A tavola con le religioni

93

Transcript of A tavola con le religioni

Page 1: A tavola con le religioni
Page 2: A tavola con le religioni

A tavola con le religionia cura di Paola Barigelli-Calcari

Page 3: A tavola con le religioni

Anche il mangiare e il bere sono per la

gloria di Dio (1 Cor 1,31)

Page 4: A tavola con le religioni

Siddharta-Buddha (563-483

a.C.) ha invitato l’uomo alla

moderazione in qualunque

campo della vita. Il culto si

fonda sulla meditazione da

praticare in luoghi privati o

pubblici –le pagode- davanti a

statue che lo rappresentano

con il desiderio di salvare tutti

gli uomini.

Page 5: A tavola con le religioni

Che cos’è la Via Media?

E’ la nobile via delle

otto virtù: retta fede,

retta decisione, retto

discorso, retta azione,

retta via, retto sforzo,

retto pensiero, retta

concentrazione

Page 6: A tavola con le religioni

Per raggiungere

l’illuminazione un buddista

rinuncia a lavori come la

vendita di armi, la produzione

di alcolici e ad ogni attività

che comporti la morte di

animali e di uomini.

Page 7: A tavola con le religioni

FORMULA TRIRATNAO TRIPLICE GIOELLO

Io mi rifugio

nell’Illuminato (Buddha)

nella Dottrina (Dharma)

nella Comunità (Samgha)

Page 8: A tavola con le religioni

A differenza del

jainismo il

buddismo mostra

un carattere

moderato nella

dottrina e in

cucina. Pare che

anche Buddha

abbia mangiato

carne di maiale a

casa del fabbro

Cunda.

Page 9: A tavola con le religioni

La bocca di un monaco è come un forno.

Proprio come il forno bruci senza distinzioni

Il legno di sandalo e lo sterco di vacca,

La nostra bocca dovrebbe essere uguale.

Non vi dovrebbe essere alcuna distinzione

Tra il cibo raffinato e quello semplice e

ordinario.

Dovremmo essere soddisfatti di qualsiasi cosa

riceviamo.

(Soeishu, testo del buddhismo giapponese Tendai)

Page 10: A tavola con le religioni

Così dicono tutte le anime perfette e

benedette, passate, presenti e future:

così essi parlano, così proclamano:

Nessuna cosa che respira, nessuna

cosa che esiste, nessun essere di

qualsiasi specie può essere ucciso,

trattato con violenza, insultato,

torturato o respinto.

Questa è la pura legge, immutabile ed

eterna, proclamata dai saggi che

conoscono il mondo, per chi riflette e

per chi non riflette.(Libro di Buona Condotta 1,4)

Page 11: A tavola con le religioni

Vardhamana, l’ultimo Jina (549

a.C.) condannò l’inutile

crudeltà dei sacrifici animali e

la sacralità dei Veda.

Non solo gli esseri viventi

(uomini e animali) possiedono

un’anima, ma anche le pietre, i

laghi, i fiumi, le città sono

segnate da questa impronta

divina: tutto è vivente.

Perciò i jainisti osservano un

rigoroso vegetarianesimo.

Page 12: A tavola con le religioni

Sono profondi

sostenitori della

dottrina della non

violenza e in campo

economico rifiutano

numerosi lavori tra i

quali il macellaio e il

militare. Gradiscono

fare i commercianti.

Ascoltano le prediche

dei monaci e offrono

fiori, frutta e dolci.

Page 13: A tavola con le religioni

La totale adesione

al principio della

non violenza è

senza alcun

compromesso

secondo il jainismo.

I genitori di

Mahavira

testimoniarono

l’assoluto rispetto

della vita di tutti gli

esseri del mondo

rinunciando al cibo

sino alla morte.

Page 14: A tavola con le religioni

Secondo il

Chanyuan Qinggui

bisogna sforzarsi

costantemente di

servire pasti

svariati che siano

appropriati al

bisogno e

all’occasione, e

che permettano a

tutti di praticare

con il corpo e la

mente senza il

minimo ostacolo

Page 15: A tavola con le religioni

Nelle religioni orientali i pasti

vanno consumati negli spazi aperti

con alcune limitazioni per le

bevande alcooliche, il caffè e il

tè. Alcune praticano l’astinenza

dalla carne di animali terrestri e

dal pesce, e il rifiuto per i

formaggi stagionati. In particolare

gli indù non usano aglio e cipolla e

alcune caste anche le carote, le

rape e le leguminose rosse.

Che cosa mangio oppure che cosa

rifiuto di mangiare? Dalle mani di

chi accetto il cibo cotto?

Chi è più in alto nella scala delle

caste è più schizzinoso.

Page 16: A tavola con le religioni
Page 17: A tavola con le religioni

Secondo l’Ayurveda è importante

non usare contemporaneamente

alcuni prodotti. Per esempio il

latte non può essere consumato

contemporaneamente ai funghi,

alla verdura, legumi, ceci, agioli,

mango, agrumi, pompelmo,

tamarindo, noci, aglio, ravanelli,

yogurt. Incompatibile col latte il

miele, la melassa, il sale, l’olio e

le farine

Page 18: A tavola con le religioni

La cucina è il luogo di casa dove

si celebra la puja. Essa è

l’adorazione delle divinità

indiane attraverso la recitazione

dei mantra e l’offerta di cibo,

latte, riso, fiori, incenso. Nel

mese di bhadra (agosto-

settembre) è la ricorrenza di

Ganesha, figlio di Shiva.

Rappresentato con la testa

dell’elefante, esso è il simbolo

del sole, capace di splendere

durante le quattro stagioni in

tutti gli angoli della terra.

Page 19: A tavola con le religioni

Nel mese di Kartik

(ottobre-novembre) si

celebra la puja in onore

della dea Kali che

consente il sacrificio di

animali. Moglie di Shiva, il

nome significa nero,

tempo, morte. Viene

onorata perché preserva i

suoi fedeli dal peccato.

Page 20: A tavola con le religioni

Nel mese di phalguna

(febbraio-marzo) si celebra la

festa di Shivaratri, notte di

Shiva: durante il giorno i fedeli

digiunano e la notte pregano

nel tempio venerando il

simbolo di Shiva, il linga, un

fallo.

Il digiuno è tempo sacro, si

festeggia la divinità non

l’uomo che può cibarsi solo

dopo le ore ventiquattro

quando è terminato il tempo

sacro.

Page 21: A tavola con le religioni

La dieta vegetariana è

riservata alle caste più

alte, la cui osservanza

determina in qualche

modo lo status sociale. Il

divieto di cibarsi di carne

per buddhisti e induisti ha

delle deroghe per i paria.

I jainisti che credono che

tutto quanto esiste abbia

un’anima (panpsichismo)

hanno rispetto per ogni

forma di vita.

Page 22: A tavola con le religioni

I monaci jainisti hanno creato

diversi ricoveri per gatti, cani,

ratti, uccelli e bovini malati o in

stato di abbandono.

Il rispetto per ogni forma di vita

arriva a giustificare il digiuno

che porta al suicidio addirittura

come un esempio sublime.

Questo estremismo apprezza

ogni forma di vita esclusa quella

del digiunatore.

Page 23: A tavola con le religioni

Secondo le scritture vediche non

si può offrire al Signore alcun cibo

a base di carne. Gandhi ricordava

che l’errore degli uomini è quello

di imitare gli animali

dimenticando di appartenere agli

esseri superiori.

Comunque anche il consumi di

alimenti leciti è soggetto ad una

condizione fondamentale:

«per rendere il cibo benefico,

commestibile e gustoso per tutti

bisogna prima offrirlo a Dio, la

Persona Suprema» (Bhagavadgita, 17,8-10)

Page 24: A tavola con le religioni

Swami Vivekanda affermava:

noi indiani pensiamo

religiosamente, dormiamo

religiosamente, sposiamo

religiosamente e nutriamo il

corpo religiosamente; il

mangiare non è mai qualcosa

che non appartiene all’uomo.

Anzi nella cultura religiosa

d’oriente esso manifesta

apertamente il profondo senso

religioso che caratterizza

l’uomo vivente in quell’area

geografica.

Page 25: A tavola con le religioni

La protezione della vacca in Inda ha diverse

motivazioni.

Oltre ad essere un simbolo politico della

resistenza indù contro gli invasori musulmani

prima e cristiani –gli inglesi- poi, secondo

Gandhi rendeva possibile l’agricoltura. Quindi

le vacche sono utili per sfamare la

popolazione indiana. Oltre al fatto che gli

indiani amano il latte e i suoi derivati

(formaggio, yogurt, burro, panna…) questo è

chiamato il cibo miracolo perché in esso sono

contenute tutte le sostanze nutritive

necessarie per una buona salute.

Sulla base di alcuni testi sacri (Veda,

Purana,Ramayana, Bhagavadgita)

nell’animale abitano 330 milioni di dei e

divinità. Solo servendo e pregando le vacche

l’uomo arriverà al nirvana.

Page 26: A tavola con le religioni

Alcuni europei leggono questo

dato come vittoria della

morale sulla fame. Invece

sono state ragioni storiche

quali l’intensificazione

produttiva, l’esaurimento

delle risorse naturali e

l’aumento dell’intensità

demografica - oltre i limiti di

crescita sostenibile - che

fecero scegliere agli indiani

una dieta vegetariana.

A ciò si aggiunge il grande

respiro religioso caratterizzato

dalla sacralità di ogni forma

vivente.

Page 27: A tavola con le religioni

I buddisti riconoscono agli

animali la dignità di creature di

Dio: l’uomo non può intervenire

distruggendo parte della

creazione in quanto è anch’egli

una creatura. Ma per gli induisti

la vacca è molto di più: usano il

suo sterco intorno al letto di un

morente per allontanare la

morte, oppure la portano vicino

alla persona in fin di vita

affinché possa afferrare la coda

e attraversare il mare della

morte.

Page 28: A tavola con le religioni

L’Induismo vivrà sinchè

ci saranno indù che

proteggono le vacche

(Gandhi)

Page 29: A tavola con le religioni

ISLAMISMO

Servitevi dunque, mangiate le cose lecite e buone che il Dio via ha

concesso Sura XVI, 114

Mangiate e

bevete

senza

abbuffarvi,

ch’Egli non

ama chi si

abbuffa Sura VII, 31

Page 30: A tavola con le religioni

Maometto, che ha scritto i

versetti recitati

dall’arcangelo Gabriele, ha

inteso creare una nuova

comunità religiosa capace di

non tradire gli antichi

insegnamenti ricevuti da Dio.

Colpito dalle norme

alimentari degli ebrei vicini,

che cementavano e

caratterizzavano la sinagoga,

egli prescrisse ai musulmani

alcune restrizioni alimentari

che ancora oggi segnano

l’Islam.

Page 31: A tavola con le religioni

I vari successori di

Maometto, i Califfi,

e i vari hadith (detti

o tradizioni) hanno

confermato nel corso

degli anni questa

scelta alimentare,

che ben più di una

indicazione

sanitaria, a tutt’oggi

è sentita come

precetto teologico.

Page 32: A tavola con le religioni

In verità egli ha dichiarato haram per voi la carne di animale morto di

morte naturale, il sangue, la carne suina e l’animale ucciso sul quale sia

stato invocato altro nome diverso dal nome divinoSura XVI, 115

Page 33: A tavola con le religioni

Approfondire la normativa

alimentare musulmana e

cercare di capire le ragioni

profonde che la giustificano

non è cogliere un aspetto

folkloristico dell’Islam, ma il

tentativo di comprendere il

rapporto tra l’uomo ed il suo

Dio.

Page 34: A tavola con le religioni

Il Dio vi ha proibito di

assaggiare l’animale morto da

sé, e il sangue, la carne suina

e ogni altra carne d’animale

su cui sia stato invocato ogni

altro nome diverso da quello

del Dio. Faremo eccezione per

colui che, non volendo, sarà

obbligato a nutrirsene, senza

essere un ribelle o un

trasgressore: egli non

peccherà, poiché il Dio è

indulgente, dispensatore di

misericordia (Sura II, 173)

Page 35: A tavola con le religioni

Non cibatevi di ciò che su cui non è stato invocato il nome del Dio,

sarebbe cosa ingiusta, sicuramente (Sura VI,121)

Page 36: A tavola con le religioni

E’ importante notare l’obbligo

che scaturisce dal Corano: gli

animali permessi si possono

mangiare a patto che siano

sgozzati, questo avviene

tagliando loro le due vene

giugulari e la laringe.

Il gesto di macellare,

tadhkiya, vero e proprio

rituale, avviene quando

l’animale è ancora vivo e il

gesto deve comunque essere

sempre accompagnato

dall’invocazione del nome di

Dio.

Page 37: A tavola con le religioni

Abbiamo dichiarato haram

(proibito) per i Yahud (ebrei)

ogni animale con l’unghia

intera; gli abbiamo

dichiarato haram l’adipe

bovina e quella ovina,

eccezion fatta per il grasso

del dorso e delle viscere e di

quella che con le ossa è

mescolata. Abbiamo deciso

così di castigarli a causa

della loro ribellione, noi

siamo veritieri (Sura VI, 147)

Page 38: A tavola con le religioni

Oltre al tabu riferito al

maiale –Sura VI, 126-,

tenendo conto delle

differenze

gastronomiche dei vari

paesi islamici, si può

dire che viene proibita

oltre alla carne di

maiale, quelli di uccelli

rapaci, di asini, di

muli, di rettili, del

topo, della rana, della

formica e dei pesci

privi di scaglie.

Page 39: A tavola con le religioni

Per quanto riguarda la

carne di cavallo Abe an

Efah (699-767),

fondatore della scuola

hanafita di diritto

islmico, la proibì

mentre Avicenna (980-

1037) la definì molto

nutriente. Oggi solo in

Iran viene mangiata.

Page 40: A tavola con le religioni

Sul cane nel Corano non ci sono

prescrizioni. L’animale viene però

considerato impuro e quindi non viene

mangiato. I musulmani cinesi sono molto più

possibilisti in quanto per la loro cultura è

cibo raffinato.

Page 41: A tavola con le religioni

Possiamo bere alcoolici e

giocare al masir?

Colpa grave pesa su

entrambe le azioni, anche

se non disgiunte da modesta

utilità (Sura II,219)

Ci sono comunità

musulmane che ritengono

lecite le bevande alcooliche

dalla fermentazione dei

datteri e altri frutti.

Maometto ha messo in

guardia dalle conseguenze

devastanti del vino: odio tra

fratelli e scarsa

considerazione per Dio

Page 42: A tavola con le religioni

Il Ramadan ricorda la

rivelazione del Corano e la

vittoria nella battaglia di Badr

(624). L’ astensione dal cibo

significa che il musulmano

rifiuta temporaneamente il

cibo materiale per nutrirsi

solo della parola divina.

Gente di fede: vi è stato

imposto il digiuno come era

stato imposto a coloro che vi

hanno preceduto. Sarete

timorati? Lo speriamo !

(Sura II,183)

Page 43: A tavola con le religioni

Leciti sono i rapporti sessuali con le

vostre donne la notte del digiuno. Esse

sono come un vestito per voi, voi siete

come un vestito per loro. Il Dio sapeva

bene che vi stavate rovinando da soli,

venne in soccorso e vi ha perdonato.

Dormite con le vostre donne, cercate

ciò che il Dio ha ordinato per voi,

mangiate, bevete, fino a quando non

distinguerete, al sorgere dell’aurora,

il filo bianco da quello nero. Poi

digiunate fino a notte: mentre siete in

ritiro nella casa del Dio, non avrete

rapporti sessuali con le vostre donne…

Sura II, 187

Page 44: A tavola con le religioni

Ramadam è un obbligo irrinunciabile per un

musulmano: può essere differito nel tempo a causa di

una malattia, di un viaggio o della guerra santa ma va

sempre osservato. Calcolato con il sorgere della luna

nuova, secondo il calendario lunare, che è più corto di

11 giorni rispetto a quello solare, impiega 33 anni per

completare il giro delle stagioni. Quindi il mese del

digiuno è variabile.

Page 45: A tavola con le religioni

Il mese di digiuno musulmano appare come una prova da

superare, il cui raggio d’azione investe il seguace di Allah sia

nel suo esercizio fisico (si astiene da cibi, bevande e altro

ancora) che nel suo impegno spirituale (astenersi da pensieri

cattivi e da azioni non conformi all’Islam)

Page 46: A tavola con le religioni
Page 47: A tavola con le religioni

Le scelte alimentari del

musulmano rientrano nel

concetto di adab: è la

giusta attitudine interiore

che consente un corretto

comportamento esteriore

nei confronti di tutto ciò

con cui veniamo in

contatto, a cominciare dal

rapporto con noi stesi,

quindi col nostro prossimo,

infine con Dio

Page 48: A tavola con le religioni

L’islam insegna, attraverso il

digiuno e il modo con cui si

mangia, che l’uomo deve

costantemente lottare per

raggiungere prima, e mantenere

poi, un sano equilibrio. Il cibo è

indispensabile al corpo dell’uomo,

ma questi deve avere un rapporto

corretto con il cibo: essere capace

di rinunciavi per un certo periodo

dell’anno, o addirittura astenersi

dalla carne di maiale: deve

insomma dimostrare a se stesso di

sapersi dominare. E così, liberato

da ogni impedimento, il credente

può divenire muslim, cioè un

sottomesso alla volontà di Allah.

Page 49: A tavola con le religioni

Il maiale era cacciato e mangiato già dal 7000-6000

a.C. Ma intorno al 2000 a.C. gli egiziani lo

identificarono con Set il dio del male e si rifiutarono

di mangiarlo perché pensavano che si nutrisse dei

figli e dei cadaveri. Se con Hammurabi 1900 a.C.

c’erano ancora allevamenti di maiali, i

mesopotamici ne fecero un tabù. Il Buddismo ne

fece il simbolo dell’ignoranza, da cui dipende la

legge della causa-effetto, origine delle

reincarnazioni. Il maiale si nutre di tutto è incapace

di selezionare il cibo che consuma.

Comunque il tabù del maiale è l’unico che avvicina

l’islam agli israeliti.

Ancora oggi in certi ambienti musulmani il maiale p

considerato immondo perché è pericoloso per l’uomo

cibarsi della sa carne, sede di parassiti e germi

micidiali che arrecano danno alla salute dell’uomo.

Page 50: A tavola con le religioni
Page 51: A tavola con le religioni

Ciò che distingue veramente

il popolo ebraico dalla fede

degli altri popoli, fino

all’arrivo del cristianesimo e

dell’islamismo, sono la fede

in un Dio unico e i divieti

alimentari. Occorre

sottolineare il giusto ruolo

alla più corposa legislazione

alimentare mai conosciuta in

nessun altra religione, tale

da suggerire l’idea di una

teologia alimentare.

Page 52: A tavola con le religioni

La fede nell’unico Dio e

la capacità degli ebrei di

vivere secondo i dettami

della Bibbia

(circoncisone e

normativa alimentare)

hanno permesso la

sopravvivenza della

comunità ebraica a

dispetto di terribili

avvenimenti storici che

ne hanno a più riprese

minacciata l’esistenza.

Page 53: A tavola con le religioni

Il popolo ebraico oggi si

compone di ashkenaziti e

sefarditi.

I primi sono gli ebrei

dell’Europa centrale e

orientale, parlano la lingua

yddish (misto ebraico e

tedesco medievale) e si

rifanno al Talmud

palestinese.

I secondi provengono dal

Portogallo, Spagna e Francia

meridionale: Parlano il ladino

e seguono il rito del Talmud

babilonese.

Page 54: A tavola con le religioni

Gli Ashkenaziti –settentrionali-

presentano meno ricchezza,

fantasia e varietà: essi

privilegiano il brodo, il pesce

ripieno, l’aringa di fine digiuno, le

patate, la composta di frutta.

I Sefarditi –meridionali- amano

stufati, cotture sostanziose:

tzimess, stufato di carne e

prugne, pesce dolce all’italiana,

insalata di carote al cumino,

purea di melanzane.

Page 55: A tavola con le religioni

Gli ebrei sono consapevoli dell’importanza

che riveste la stretta adesione alle norme

alimentari.

Sempre nel pieno rispetto dei tabù

alimentari gli ashkenaziti rifiutano ogni

impasto con farina, temendo che possa

lievitare e non mangiano il riso. Mentre i

sefarditi usano questi ingredienti ed hanno

sviluppato una ricca pasticceria.

Page 56: A tavola con le religioni

Kasher è il cibo che si

può consumare. Ma

sono anche le cose e le

persone: significa

valido-adatto-buono-

conforme.

Il contrario di Kasher è

taref.

Le mitzwot sono i

comandi da eseguire

anche in cucina.

Gli animali possono

essere tahor, leciti,

oppure tame, proibiti.

Page 57: A tavola con le religioni

Questi sono gli animali che potete

mangiare: il bue, la pecora e la capra; il

cervo, la gazzella, il daino, lo stambecco,

l’antilope, il bufalo e il camoscio. Potrete

mangiare di ogni quadrupede che ha

l’unghia bipartita, divisa in due da una

fessura e che rumina. Ma non mangerete

quelli che ruminano soltanto o che hanno

soltanto l’unghia bipartita, divisa da una

fessura e cioè il cammello, la lepre,

l’irace, che ruminano ma non hanno

l’unghia bipartita; considerateli immondi;

anche il porco, che ha l’unghia bipartita

ma non rumina, lo considererete

immondo. Non mangerete la loro carne e

non toccherete i loro cadaveri (Dt 14,4-8)

Page 58: A tavola con le religioni

Fra i volatili terrete in abominio

questi, che non dovrete

mangiare, perché ripugnanti:

l’aquila, l’ossifraga e l’aquila di

mare, il nibbio e ogni specie di

falco, ogni specie di corvo, lo

struzzo, la civetta, il gabbiano e

ogni specie di sparviere, il gufo,

l’alcione, l’ibis, il cigno, il

pellicano, la folaga, la cicogna,

ogni specie di airone, l’upupa e il

pipistrello (Lv 11,13-19)

Page 59: A tavola con le religioni

Questi sono gli animali che potrete

mangiare tra tutti quelli acquatici.

Potrete mangiare quanti hanno pinne e

squame, sia nei mari, sia nei fiumi. Ma

di tutti gli animali, che si muovono o

vivono nelle acque, nei mari, nei

fiumi, quanti non hanno né pinne né

squame, li terrete in abominio. Essi

saranno per voi in abominio; non

mangerete la loro carne e terrete in

abominio i loro cadaveri. Tutto ciò che

non ha né pinne né squame nelle

acque sarà per voi in abominio (Lv 11,9-12)

Page 60: A tavola con le religioni

Sarà per voi in abominio anche

ogni insetto alato, che cammina

su quattro piedi. Però fra tutti

gli insetti alati che camminano

su quattro piedi, potrete

mangiare quelli che hanno due

zampe sopra i piedi, per saltare

sula terra. Perciò potrete

mangiare i seguenti: ogni specie

di cavalletta, ogni specie di

locusta, ogni specie di acridi e

ogni specie di grillo. Ogni altro

insetto alato che ha quattro

piedi lo terrete in abominio! Lv

11,20-22

Page 61: A tavola con le religioni

Le regole alimentari ebraiche sono molto più complesse rispetto a quelle delle

religioni orientali e dell’islamismo. Il lavoro in cucina molto più complesso. La

normativa ebraica sembra porre la sua attenzione soprattutto sulla carne. Altre

restrizioni riguardano alcune parti del corpo dell’animale, il grasso e il sangue.

I rabbini hanno sintetizzato tre regole:

1. Divieto di cucinare insieme carne e latte

2. Divieto di mangiarli insieme

3. Divieto di consumare ciò che deriva dall’insieme di carne e latte.

Page 62: A tavola con le religioni

“Non cucinerai il capretto nel latte della madre“.

Un divieto che racchiude il senso delle Mizvoth

alimentari: spingere gli uomini a portare il sacro nel

quotidiano, fare della propria tavola un altare,

adempiere al proprio ruolo sacerdotale nel mondo.

Il latte è il primo alimento dell’uomo, che la natura

offre spontaneamente e automaticamente, che non

richiede preparazione, e che soprattutto non richiede,

per ottenerlo un intervento cruento.

La carne invece presuppone una cultura, la capacità di

allevare o cacciare un animale, e soprattutto, la sua

morte. Il divieto di mescolare carnee latte vorrebbe

forse indicare che non bisogna perdere di vista questa

contrapposizione di significati.

Forse la contrapposizione sta proprio nel fatto che è un

alimento «innocente», l’altro invece deriva da un

«delitto»

Page 63: A tavola con le religioni

Una cucina Kasher deve essere dotata di

pentolame, utensili, posate e vasellame diversi

e facilmente riconoscibili da usare per la carne,

e altri da usare per il latte e i suoi derivati.

Tutti gli utensili usati per la preparazione dei

piatti di carne devono essere riposti in armadi e

cassetti diversi da quelli in cui vengono riposti

gli utensili usati per la preparazione o il

consumo dei piatti contenenti latticini. Lo

stesso vale per gli spazi in cui questi ingredienti

vengono conservati, normalmente in frigo.

Tradizionalmente gli utensili, i piatti e

canovacci usati per la carne erano

contrassegnati dal colore rosso, mentrq quelli

per il latte e i suoi derivati erano

contrassegnati dal colore blu; entrambi possono

venire usati per il pesce.

Page 64: A tavola con le religioni

Nel vangelo i discepoli

di Gesù sono stati

rimproverati dai farisei

e dagli scribi di non

osservare «molte altra

cose per tradizione,

come lavature di

bicchieri, stoviglie e

oggetti di rame…» (Mc 7,4)

Page 65: A tavola con le religioni

La festa di Pasqua aggiunge altre

regole descritte principalmente in Es

12.

Viene ucciso un agnello o un capretto

maschio, senza difetto, nato

nell’anno.

L’animale doveva morire al crepuscolo

dopo il tramonto del sole mentre il

suo sangue serviva a colorare gli stipiti

e l’architrave della casa ebraica. La

carne era arrostita e mangiata la

notte stessa insieme ad altri alimenti

quello che rimaneva andava bruciato.

Page 66: A tavola con le religioni

A differenza di altre religioni,

l’ebraismo non conosce divieti per

quanto riguarda il vino. Nella

Bibbia solo i nazirei lo rifiutavano

e un popolo i recabiti.

Se ne condanna l’eccesso di uso

ma viene considerata una

bevanda lecita.

«Il vino è come la vita per gli

uomini, purché tu lo beva con

misura. Che vita è quella di chi

non ha vino? Questo fu creato per

la gioia degli uomini. Allegria del

cuore e gioia dell’anima è il vino

bevuto a tempo e misura» (Sir 32,27-28)

Page 67: A tavola con le religioni

Il Talmud afferma

che il vino bevuto

con moderazione

dischiude il cervello

dell’uomo.

Colui che è

completamente

astemio raramente

possiede la saggezza(Rabbi di Koretz)

Page 68: A tavola con le religioni

La dieta alimentare degli ebrei non è

vegetariana anche se vieta la carne di

molti animali. Il rito della shechitah

permette di poter consumare la carne

lecita.

Il taglio della trachea e dell’esofago,

fatto con una lama affilatissima, che

non deve avere nessuna intaccatura.

La lama viene fatta strisciare sul

collo, avendo cura di muoverlo

rapidamente, senza fermarsi e senza

esercitare pressioni sul collo

dell’animale in senso antero –

posteriore. La morte dell’animale è

rapida e praticamente indolore;

contemporaneamente si ottiene, con

il taglio dei vasi del collo, un rapido e

abbondante dissanguamento

Page 69: A tavola con le religioni

Un giorno in un paese arrivò un

giovane macellatore rituale, in

sostituzione del vecchio defunto.

Dopo qualche tempo, gli ebrei locali

ebbero questa discussione.

Uno chiese: Come va il nuovo

macellatore?

Un altro rispose: Fa il suo dovere.

Recita le preghiere? Sì, le recita.

Affila il coltello? Certamente. E

inumidisce la lama? La inumidisce.

Allora che cosa c’è che non va?

Replicò il secondo.

Rispose il primo: Sai, il fatto è che

il nostro vecchio macellatore era

solito inumidirla, la lama, con le

sue lacrime.

Page 70: A tavola con le religioni

Il macellatore, schochet,

solo dopo aver superato

speciali esami ed aver

ottenuto la licenza da

rabbino può procedere alla

shechitah.

Sia la Bibbia sia la

riflessione rabbinica hanno

previsto tutta una serie di

norme a tutela della vita e

del rispetto degli animali.

Riposo sabbatico, divieto di

castrazione e caccia sono

esempi di rispetto della

vita animale.

Page 71: A tavola con le religioni

L’uccisione di un animale è un

gesto da condannare perché

pone fine alla vita di un essere

vivente: solo Dio può togliere la

vita ad un essere vivente

perché solo lui l’ha donata.

L’unica eccezione a questo

principio è legata al sacrificio

dell’animale a Dio: dopo aver

offerto a Dio l’animale, solo

allora, l’uomo può cibarsi della

sua carne.

La shechitah si impone come un

atto educativo che deve far

pensare, che deve insegnare,

che comunque non deve far

dimenticare la crudeltà

dell’azione.

Page 72: A tavola con le religioni

Mangerai dunque a sazietà

E benedirai il Signore Dio tuo

A causa del paese fertile che ti ha dato

Birkat ha-mazon, benedizione del pasto,

cf. Dt 8,10.

Chi per errore avesse messo in bocca dei

cibi senza aver detto la benedizione,

deve spingerli da un lato (della bocca) e

dire la benedizione.

(R. Jehudah)

Quando mangiate e godete del gusto e

della dolcezza del cibo, ricordate che è

il Signore che ha messo nel cibo il gusto

e la dolcezza. Mangiando così lo

servirete veramente. (Besht)

Page 73: A tavola con le religioni

L’uomo non è autorizzato a sopprimere una

vita e se lo fa sa che metterebbe a repentaglio

anche la sua.

Nella religione cristiana questa idea è sparita.

Esisteva il mattatoio, dal latino mactare che

richiama magis auctus, accrescere,

sacralizzare.

Il popolo d’Israele continua ad affermarne

l’importanza: si può mangiare carne di animali

a patto che questi, in quanto esseri viventi,

siano uccisi mediante un gesto che deve essere

sacro.

Page 74: A tavola con le religioni

Queste norme sono azioni,

modelli di comportamento che

rappresentano un sistema di

vita. Un’idea religiosa si capisce

con lo studio; ma per capire

un’azione che esprime un’idea

religiosa il solo studio non è

sufficiente; l’azione deve essere

vissuta.[…] L’esperienza ebraica

si capisce veramente soltanto

quando la si vive (R. Di Segni)

Page 75: A tavola con le religioni

Le norme ebraiche che

regolano la dieta degli ebrei

non sono fini a se stesse ma

devono essere calate in un

contesto più vasto: quello

della santità qedushah da cui

deriva sacro qadosh che

significa anche separato

distinto

Page 76: A tavola con le religioni

Il digiuno ha maggior valore della carità.

Per quale ragione? Il digiuno si compie

col corpo, l’altro col denaro (R. Elazar)

La distruzione del tempio di

Gerusalemme obbligò tutti gli ebrei a

praticare il culto al Dio unico senza

salire al luogo che egli si era fatto

costruire da re Salomone.

Ogni fedele, praticando il digiuno,

obbedendo alle regole alimentari e a

tutta la normativa della legge era

messo in grado di adempiere alla

volontà di Dio.

Page 77: A tavola con le religioni

Il digiuno riveste un

ruolo decisivo nella

religione ebraica:

esso ricorda a tutti gli

ebrei (in particolare

quelli della diaspora) i

momenti decisivi del

popolo eletto da Dio

ricordandone gli

avvenimenti principali

(la maggior parte dei

quali ricavati dal

testo sacro).

Page 78: A tavola con le religioni

L’ebreo digiuna per:

1. Suscitare la compassione di Dio

2. Entrare in contatto con Dio

3. A causa di calamità naturali

4. A causa di guerre

Chi digiuna deve:

1. accompagnare il digiuno alla

preghiera

2. Leggere la Torah

3. Umiliarsi

4. Cospargersi il capo di cenere

5. Ricordare che il digiuno può

essere fatto di sabato solo in

casi eccezionali

Page 79: A tavola con le religioni

Il calendario delle festività

ebraiche è così determinato:

Tutti i sabati

14 Adar, Purim (festa delle sorti)

14 Nisan, Pesach (Pasqua)

6 Sivan, Shavuoth (Pentecoste)

9 Av, Tishah ve-Av (digiuno:

giorno di lamento per la

distruzione del tempio)

1 Tishri, Yom Kippur (digiuno di

espiazione)

10 Tishri, Simchat Torah (feste

della legge)

24 Kislew Hannukkah (festa delle

luci)

Page 80: A tavola con le religioni
Page 81: A tavola con le religioni

La comunità cristiana delle origini si divise

fin da subito sul rispetto delle regole

alimentari ebraiche. Quando l’apostolo

Pietro, nato da famiglia ebrea, accettò

l’invito a cena di Cornelio, un centurione

romano, alcuni cristiani non esitano a

rimproverarlo: «Sei entrato in casa di

uomini non circoncisi e hai mangiato

insieme con loro!» (At 11,3). Pietro

conosceva bene quel divieto «Voi sapete

che non è lecito per un Giudeo unirsi o

incontrarsi con persone di altra razza; ma

Dio mi ha mostrato che non si deve dire

profano o immondo nessun uomo.» (At

10,28). Nella lettera ai Galati si legge che

Pietro «prima che giungessero alcuni da

parte di Giacomo, prendeva cibo insieme ai

pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a

evitarli e a tenersi in disparte, per timore

dei circoncisi» (Gal 2,12).

Page 82: A tavola con le religioni

se i primi cristiani di origine ebraica hanno

continuato a osservare le prescrizioni alimentari

della Bibbia di Israele, la conversione dei pagani al

cristianesimo ha spinto gli apostoli ad accantonare

quei divieti. Ancora dagli Atti apprendiamo una

visione di Pietro: «Gli venne fame e voleva prendere

cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in

estasi. Vide il cielo aperto e un oggetto che

discendeva come una tovaglia grande, calata a terra

per i quattro capi. In essa c’era ogni sorta di

quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo.

Allora risuonò una voce che gli diceva: “Alzati,

Pietro, uccidi e mangia!”. Ma Pietro rispose: “No

davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato

nulla di profano e di immondo”. E la voce di nuovo a

lui: “Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più

profano”».

Page 83: A tavola con le religioni

Ai tempi del primo Concilio tenuto dagli apostoli a

Gerusalemme, più o meno nel 50 d.C., fu presa la

decisione di limitare il più possibile la distinzione tra

animali leciti e proibiti, cibo puro e impuro. «Abbiamo

deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro

obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi

dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali

soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a

guardarvi da queste cose» (Ac 15:28-29). Vale la pena

sottolineare che nel medesimo Concilio venne tolto per i

cristiani l’obbligo della circoncisione, importantissimo

sigillo identitario per gli ebrei ai quali era proibito

frequentare, avere rapporti e anche solo salutare i non

circoncisi. Con quelle decisioni la Chiesa primitiva usciva

dai confini etnico-religiosi di Gerusalemme e del

giudaismo. Non con il senso e il fine di un atto di

ribellione nei confronti dell’integralismo israelita ma

come strumento funzionale ad una predicazione non

discriminatoria, a tutto campo, finalizzata alla diffusione

del Vangelo di Cristo allora non ancora scritto.

Page 84: A tavola con le religioni

Nella prima lettera ai Corinti San Paolo affronta ancora il tema del

cibo con la sua consueta determinazione e intelligenza. Sulle carni

immolate agli idoli: «…noi sappiamo che non esiste alcun idolo al

mondo e che non c’è che un Dio solo.» (I Co 8:4) E ancora più

avanti: «”Tutto è lecito!”. Ma non tutto è utile! “Tutto è lecito!”.

Ma non tutto edifica. Nessuno cerchi l’utile proprio, ma quello

altrui. Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure

senza indagare per motivo di coscienza, perché del Signore è la

terra e tutto ciò che essa contiene. Se qualcuno non credente vi

invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto

davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza. Ma se

qualcuno vi dicesse: “È carne immolata in sacrificio”, astenetevi

dal mangiarne, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per

motivo di coscienza; della coscienza, dico, non tua, ma dell’altro.

Per qual motivo, infatti, questa mia libertà dovrebbe esser

sottoposta al giudizio della coscienza altrui? Se io con rendimento

di grazie partecipo alla mensa, perché dovrei essere biasimato per

quello di cui rendo grazie?» (I Co 10,25-30).

Page 85: A tavola con le religioni

Nella sua epistola ai Romani (Rm 14), Paolo

scrive: «Accogliete tra voi chi è debole nella

fede, senza discuterne le esitazioni. Uno crede di

poter mangiare di tutto, l’altro invece, che è

debole, mangia solo legumi. Colui che mangia non

disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non

giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha

accolto» … «Io so, e ne sono persuaso nel Signore

Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se

uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è

immondo. Ora se per il tuo cibo il tuo fratello

resta turbato, tu non ti comporti più secondo

carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo

cibo uno per il quale Cristo è morto! Non divenga

motivo di biasimo il bene di cui godete! Il regno

di Dio infatti non è questione di cibo o di

bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito

Santo». (Rm 14:2-4, 14-17)

Page 86: A tavola con le religioni

Il sangue

Il divieto di consumare il sangue, oggi non più così ferreo, è

stato a lungo rispettato dei cristiani così come confermato

da Tertulliano di Cartagine ( 155-220 ca. ), apologista,

polemista, teologo e moralista, il quale dimostra l’assurdità

delle accuse contro i cristiani, e come stragi e calunnie

ottengono l’effetto contrario. Sua è la famosa frase sanguis

semen cristiano rum (il sangue è semente di cristiani). Nella

sua Apologia del cristianesimo (IX, 9-15) così si esprime:

«Arrossisca la vostra aberrazione davanti a noi cristiani, che

non consideriamo il sangue degli animali neppure come cibo

ammesso nei pranzi, e per questa ragione ci asteniamo dagli

animali uccisi per soffocamento o morti naturalmente, per

non essere in alcun modo contaminati dal sangue, anche se

giace sepolto fra le viscere». Nel 692, il Concilio in Trullo

(palazzo imperiale di Costantinopoli) vieta espressamente il

consumo di qualsiasi alimento contenente sangue, e

stabilisce la scomunica per il popolo che contravvenga al

veto e la destituzione per i sacerdoti.

Page 87: A tavola con le religioni

L’ordine religioso dei

Certosini fa della privazione

costante di ogni carne un

elemento fondamentale della

sua regola al capitolo 7 del

loro Statuto si legge:

“Secondo un’abitudine

introdotta dai nostri padri

fondatori e sempre guardata

con particolare rispetto, noi

abbiamo rinunciato all’uso

della carne. Questo è un

tratto caratteristico

dell’Ordine e un segno della

austerità eremitica in cui,

con l’aiuto di Dio, noi

abbiamo scelto di vivere”.

Page 88: A tavola con le religioni

Le carni equine

Alcune prescrizioni alimentari si affacciano di quando in

quando nella storia della cristianità. Nel 732, i cavalieri

franchi di Carlo Martello nei dintorni di Tours mettono un freno

all’ espansionismo musulmano e papa Gregorio III pone fine

con una epistola al consumo di carne equina: i quadrupedi si

sono mostrati troppo preziosi per venire banalmente macellati.

Il successore di Gregorio, Zaccaria I, scaglia un ulteriore

anatema sulla carne di cavallo con l’intento di discriminare gli

invasori Germani che si cibavano delle carni immolate al culto

di Odino. Il sacrificio pagano diventa quindi la vera ragione

dell’interdetto alimentare. Tracce di questa avversione nei

confronti delle carni equine (il cui consumo fu ri-considerato

“lecito” per la Chiesa all’epoca della Ritirata di Russia)

permangono ancora in molte aree cristiane che considerano il

cavallo “impuro” o “abominevole” dal punto di vista religioso,

in questo inconsapevolmente d’accordo con l’Islam e

l’Ebraismo.

Page 89: A tavola con le religioni

L’astinenza e il digiuno

La Scrittura non comanda ai cristiani di digiunare o di astenersi dal consumo

delle carni. Ma allo stesso tempo, la Bibbia presenta il digiuno come

qualcosa di buono, proficuo e che ci si aspetta. Secoli di tradizione

spirituale cristiana avevano conservato le pratiche dell’astinenza e del

digiuno come un memoriale necessario. Oggi la chiesa cattolica propone

(non obbliga a) l’astinenza dalla carne solo nei venerdì di quaresima,

permettendo la sostituzione di questa pratica con altre opere nei venerdì

del resto dell’anno. Le chiese ortodosse invece conservano una legislazione

molto precisa riguardo all’astinenza da alcuni alimenti e i fedeli vi si

attengono con estrema serietà. Resta difficile da comprendere perché mai

astenersi dalle carni e poter invece mangiare la carne… di pesce, che oggi è

più ricercata e più costosa della carne stessa.

Page 90: A tavola con le religioni

Alcuni gruppi religiosi cristiani continuano a osservare i precetti

alimentari della Bibbia. È il caso degli Avventisti e raccomandano una

dieta ovo-latteo-vegetariana e il rispetto degli interdetti biblici sugli

animali. E si ritengono che “la distinzione tra gli animali puri e impuri

fu operata all’epoca di Noè, molto tempo prima dell’esistenza di

Israele”. E si raccomandano anche di astenersi dal fumare e dal

consumare alcol, e caffè (considerate lente forme di suicidio, contrarie

quindi al comandamento “non uccidere”). Per questo motivo nelle

celebrazioni eucaristiche usano succo d’uva anziché vino. Gli Avventisti

si astengono dal consumo del sangue ma non si oppongono alla

trasfusione terapeutica com’è consuetudine per i Testimoni di Geova.

Per questi ultimi le regole alimentari della Bibbia non sono vincolanti

(sangue escluso) e non hanno alcuna preclusione sul consumo del vino e

degli alcolici ma considerano il fumo come una disobbedienza al

dettato di San Paolo “purifichiamoci da tutte le sozzure della carne e

dello spirito”. I Mormoni non osservano le prescrizioni alimentari della

Bibbia riguardanti gli animali ma raccomandano di non cibarsi di

sangue. Si astengono dal fumo, dall’alcol, dal tè e dal caffè.

Page 91: A tavola con le religioni

Nella religione cristiana, a differenza di quella ebraica

e islamica, non esistono regole o tabù alimentari se

non quelli legati alla moderazione e a evitare gli

eccessi e i peccati di gola. Questo perché

l’insegnamento di Gesù Cristo, per quanto riguarda i

divieti alimentari, si discosta da quello ebraico: ”Non è

ciò che entra nella bocca che contamina l'uomo; ma è

quel che esce dalla bocca che contamina l'uomo […]

Non capite che tutto ciò che entra nella bocca se ne va

nel ventre, e viene espulso nella fogna? Ma le cose che

escono dalla bocca procedono dal cuore; sono esse che

contaminano l'uomo. Poiché dal cuore provengono

pensieri malvagi, omicidi, adulteri, fornicazione, furti,

false testimonianze, maldicenze. Queste sono le cose

che contaminano l'uomo; ma il mangiare senza lavarsi

le mani non contamina l'uomo” (Mt 15,11; Mt 15,17-

20).

Page 92: A tavola con le religioni

Nella Chiesa cattolica fa eccezione a questa regola generale il

divieto di consumare carne nel venerdì santo insieme all’obbligo

del digiuno in alcune circostanze particolari come il mercoledì

delle ceneri e il venerdì santo. Nel medioevo, e in qualche

misura ancora oggi, tra i cristiani, la passione per il cibo (gola)

rappresenta uno dei sette vizi capitali, perché può essere

occasione di cedimento al piacere. Per i monaci, per esempio,

se la gola era di ostacolo alla salvezza il digiuno era la regola

per rinforzare la virtù e redimersi. Un valore, questo, ancora in

uso in alcune forme di ascetismo cristiano. Tuttavia, è

importante notare che, nella religione cristiana, l’evento

culmine della salvezza, cioè l’istituzione dell’Eucarestia, si

svolge intorno al tavolo dell’ultima cena, durante la

celebrazione della Pasqua ebraica, mentre gli apostoli e Gesù

mangiano l’agnello, il pane azzimo, le erbe amare e bevono il

vino rosso: un evento che i cattolici ricordano e rivivono ogni

giorno nella Santa Messa.

Page 93: A tavola con le religioni