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Attivazione dell'articolo 11 della legge 24 giugno 2009, n.77 MICROZONAZIONE SISMICA Relazione illustrativa Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Comune di Villa Santina Regione Soggetto realizzatore Data dott. geol. Giovanni Pascolo dott. geol. Raffaella Braidotti Maggio 2016

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MICROZONAZIONE SISMICARelazione illustrativa

Regione Autonoma Friuli Venezia GiuliaComune di Villa Santina

Regione Soggetto realizzatore Datadott. geol. Giovanni Pascolo

dott. geol. Raffaella Braidotti

Maggio 2016

Giovanni
Casella di Testo
Giugno 2016
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INDICE 1 Introduzione ....................................................................................................................................................... 1

2 Pericolosità sismica di base............................................................................................................................... 4

3 Assetto geologico e geomorfologico dell’area ................................................................................................... 7

4 Dati geotecnici e geofisici................................................................................................................................. 16

5 Modello del sottosuolo ..................................................................................................................................... 24

6 Interpretazioni ed incertezze............................................................................................................................ 26

7 Metodologie di elaborazione e risultati............................................................................................................. 28

8 Elaborati cartografici ........................................................................................................................................ 29

9 Confronto con la distribuzione dei danni degli eventi passati .......................................................................... 35

Compendio fotografico

Traccia delle Sezioni Geologico-Tecniche

10 Bibliografia ....................................................................................................................................................... 41

11 Elenco Allegati ................................................................................................................................................. 42

Nel testo le lettere fra parentesi quadra fanno riferimento alla Bibliografia

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1 INTRODUZIONE La presente Relazione Illustrativa è riferita allo Studio d i Microzonazione Sismica di Livello 1 redatto per gli ambiti urbanizzati e di sviluppo insediativo del Comune di Villa Santina (UD). Secondo gli “Indirizzi e criteri per la Microzonazione Sismica” (ICMS 2008) del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, lo scopo d’indagine è di pervenire alla valutazione della pericolosità sismica locale attraverso l’individuazione di zone del territorio caratterizzato da comportamento sismico omogeneo. Il Livello 1 rappresenta uno studio propedeutico qualitativo indispensabile per la redazione dei successivi livelli 2 e 3 e consiste nella raccolta organica e ragionata dei dati di natura geologica, geotecnica e geofisica e delle informazioni preesistenti e/o acquisite, al fine di pervenire alla costruzione del prodotto finale rappresentato dalla carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (M.O.P.S.). Con lo studio di MS di Livello 1 il territorio comunale risulterà suddiviso nelle seguenti microzone:

• “Zone stabili ”, dove non si prevedono effetti locali con scuotimenti attesi assimilabili a quelli verificabili su substrato rigido pianeggiante, ovvero equiparabili a quelli forniti dagli studi di pericolosità di base;

• “Zone stabili suscett ibili di ampli ficazion i locali ”, nelle quali si prevedono amplificazioni del moto sismico a causa dell’assetto litostratigrafico del terreno e/o geomorfologico superficiale e/o profondo del territorio (coperture sedimentarie, pendii, creste, valli strette, ecc);

• “Zone di attenzione per instabili tà”, in cui gli effetti indotti o innescati dal sisma determineranno una deformazione permanente del terreno. Ciò a causa di fenomeni di instabilità di versante, di liquefazione del terreno, di riattivazione di faglie attive e capaci, cedimenti differenziali.

Lo studio, le indagini geofisiche e le elaborazioni cartografiche sono stati condotti in ottemperanza agli “Indirizzi e criteri per la Microzonazione Sismica” - Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, Roma, 2008 e gli “Standard di rappresentazione e archiviazione informatica - Microzonazione sismica” - Commissione tecnica per la microzonazione sismica (articolo 5, comma 7 dell’OPCM 13 novembre 2010, n. 3907, OPCM 4007/2012), Versione 3.0 - Roma, ottobre 2013. I principali riferimenti normativi e tecnici seguiti sono:

- L. 64/1974: Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche.

- L.741/1981: Ulteriori norme per l’accelerazione delle procedure per l’esecuzione di opere pubbliche.

- D.M. LL.PP. 11.03.1988: Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione ed il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione.

- D.M. LL.PP. 16.01.1996: Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche.

- Ord. Presidente del Consiglio dei Ministri 3274/2003: Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica.

- Decr. Giunta FVG 2325/2003: “Recepimento dell’OPCM n. 3274/2003 in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica.

- Ord. Presidente del Consiglio dei Ministri 3431/2005: Ulteriori modifiche ed integrazioni a OPCM n. 3274/2003 recante « Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica».

- Ord. Presidente del Consiglio dei Ministri 3519/2006: “Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone”.

- D.M. 14.01.2008, “Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni”.

- Delib. Giunta FVG 845/2010: “Classificazione sismica del territorio del Friuli Venezia Giulia – Allegato 1”.

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Il Comune di Villa Santina (Cod. ISTAT 030133) in Carnia, nella Provincia di Udine della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, raggiungibile dall’autostrada A23 Palmanova - Udine - Tarvisio: dall’uscita Carnia si prosegue per 5 km fino a Tolmezzo lungo la S.S. n° 52 «Carnica» che procede lungo la valle del fiume Tagliamento ed ancora in direzione ovest per ca. 7 km fino al capoluogo. Il territorio comunale ricade nei seguenti elementi della Carta Tecnica Regionale Numerica alla scala 1:5000:

- 031151 «Avaglio» - 031152 «Enemonzo» - 031162 «Fusea» - 031163 «Villa Santina» - 048044 «Assais»

Corografia (da cartografia Editrice Tabacco) con ubicazione delle principali localit d’interesse per lo studio MS Il territorio comunale (superficie 13 km2) ha forma sub-triangolare rovescia estesa circa E-W secondo la valle del fiume Tagliamento che lo attraversa nel suo medio-alto corso e qui limitato verso ovest dal solco della Val Degano (col torrente omonimo che proviene da nord). Nella parte settentrionale è un fronte roccioso subverticale con il Monte Cretis (1041 m) e il Col Maior (1002 m); la parete, allungata in direzione longitudinale, separa l’altopiano di Lauco (700 m.l.m.) dalla piana alluvionale di fondovalle del Tagliamento, sulla quale sorgono gli abitati (350 m.l.m.). Verso sud il territorio comunale si estende alle pendici settentrionali del gruppo del M. Verzegnis o Pizzat e qui si raggiungono le quote massime (ca. 1500 m.l.m.). La predisposizione dello studio ha previsto l’individuazione preliminare degli areali entro i quali sviluppare gli approfondimenti; lo studio di Microzonazione Sismica non si estende infatti a tutto il territorio comunale ma unicamente alle zone urbanizzate o fortemente infrastrutturate. I criteri per la delimitazione delle aree di indagine sostanzialmente hanno combinato aspetti morfologici, geologici e antropici, di interesse ai fini della valutazione degli effetti locali. Le aree da studiare sono state individuate e delimitate nell’ambito di confronti con il Sindaco e l’U f ficio Tecnico , facendo riferimento alla cartografia urbanistica esistente e quindi ai seguenti principali elementi antropici: 1. aree edificate; 2. aree industriali; 3. aree urbane in espansione;

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4. viabilit . Gi Villa di Invillino, con cui confonde le sue vicende passate per la presenza di una storica rocca (Col Santina), Villa Santina trae da quest’ultima il nome moderno; la sede comunale venne spostata da Invillino a Villa nel 1806.

Veduta verso nord-ovest del capoluogo comunale di Villa Santina

La maggior parte della popolazione del Comune di Villa Santina (2.250 abitanti) vive ora nel Capoluogo , edificato all’incrocio tra le direttrici stradali per la Mauria e per il Comelico e successivamente espanso verso i corsi d’acqua che lo delimitano. Il Comune conta la sola frazione di Invilli no (120 abitanti), sorta al piede del colle roccioso che si eleva di ca. 50 m sul fondovalle e gi an tico punto di riferimento militare e poi religioso (castello-pieve).

Frazione comunale di Invillino con il Colle (veduta verso sud)

La vocazione turistica e l’importanza per la sua posizione (capolinea della ex-tratta ferroviaria da Stazione della Carnia, ora dismessa) sono state revitalizzate dopo il terremoto del 1976 da piccole e medie attivit a rtigianali nel settore del legno, della tessitura tradizionale, dei prodotti plastici e del commercio, le quali si sono concentrate nella Zona Indu striale nell’ampia piana di fondovalle, che rimane tuttora ampiamente adibita ad attivit agricole. Le aree di interesse hanno dunque riguardato il fondovalle con Villa Santina Capoluogo, il borgo Moia all’imbocco della Val Degano e borgo S.Anton io (con una piccola Zona Artigianale), la Zona Industriale e la frazione comunale di Invillino,. Dalla viabilit n azionale (S.S. n° 52 «Carnica») che procede lungo la valle del fiume Tagliamento si dipartono importanti arterie di comunicazione stradale: verso la Val Degano (S.S. n° 355 «della Val Degano») ed il Comune di Raveo (S.P. n° 35 «di Esemon»), verso il territorio di Verzegnis (S.P. n° 72 «di Invillino») e per l’altopiano di Lauco (S.P. n° 44 «di Lauco»).

. Val di Gorto .

. Capoluogo .

. Zona Indu striale .

. Altop iano d i Lauco .

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2 PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE Classificato sismico di I categoria con grado di sismicit S = 12 (D.M. 22.09.1980 - a modifica del grado = 9 attribuito in D.M. 15.09.1976), ai sensi della più recente Classificazione Sismica del territorio regionale il Comune di Villa Santina rientra in una «Zona 2 – di alta sismicità» caratterizzata da 0.175 < ag < 0.25 (Delibera Giunta Regionale 845/2010).

Classificazione sismica della Regione Friuli Venezia Giulia

La “pericolosit sismica di base” in termini di amax con probabilit di superamento del 10% in 50 anni (riferita a sito su suolo molto rigido) si può definire sulla base delle valutazioni disponibili nel sito WEB dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (2004): le accelerazioni massime al suolo sono dell’ordine di 0,20 - 0,25 g.

Mappa di pericolosit sismica (I.N.G.V.)

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L’area di Villa Santina non indicata come zona particolarmente significativa per epicentri di terremoti in epoca storica; l’ultima sequenza sismica vicina importante comunque del 14 febbraio 2002, il cui evento principale ha avuto le seguenti caratteristiche:

latitudine: 46° 25.6' N longitudine: 13° 06.0' E profondità: 14,7 km località: Amaro - Monte Sernio magnitudo Mw: 5.23

Secondo la zonazione sismica del territorio nazionale, che identifica le zone sorgente a caratteristiche sismiche omogenee, il territorio del Comune di Villa Santina nella zona sismogenica identificata con il valore 905, sede della genesi della maggior parte della sismicità regionale osservata.

Zonazione sismogenetica ZS9 (I.N.G.V. 2004) L’area carnica centrale sede di una sismicità di medio livello: sia in epoca storica sia strumentale essa stata colpita da numerosi terremoti, talora distruttivi. I meccanismi focali sono in massima parte di tipo trascorrente con movimento destro sul piano WNW-ESE e sinistro sul piano coniugato (Renner 1995, Poli et al. 2000 in Poli, 2011). L’asse di massimo sforzo di questi terremoti comunque sempre compatibile con quello regionale ricavato dal terremoto del Friuli del 6 maggio 1976 e con il regime compressivo dell’area, definito dal movimento della placca Adriatica verso NW contro la zolla Europea, sotto l’effetto della spinta della zolla Africana. Si segnala che nell’estremo settore est del territorio comunale presente un’importante struttura tettonica con direzione NE-SW ed immersione a W («Linea But-Chiarsò»), cui fa capo la sorgente sismogenica ITCS067 del Database of Individual Seismogenic Sources - DISS a cura di I.N.G.V.) con magnitudo associata di 5,8. La sismicità storica può essere espressa sulla base dei dati estratti dal Database Macrosismico Italiano DBMI11 dell’ I.N.G.V. il quale permette di visionare la storia sismica delle località italiane. Il diagramma della storia sismica del Comune di Villa Santina, limitatamente ai terremoti con intensità al sito Is uguale o superiore a 4 - 5, il seguente:

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Ecco l’elenco dei terremoti in cui citato Villa Santina.

Per la frazione di Invillino nel Catalogo si trovano indicazioni anche in merito al terremoto del Friuli del 1700.

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3 ASSETTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO DELL’AREA

3.1 GEOMORFOLOGIA Villa Santina sorge a circa 350 m.l.m. nella valle del fiume Tagliamento, qui nel suo medio-basso corso montano, ed il territorio d’interesse si estende sulla sinistra idrografica del fiume e del suo più importante affluente, il torrente Degano (che proviene dalla Val Degano o Val Calda). I rilievi, mediamente elevati, si sviluppano al limite tra le settentrionali Alpi Carniche Meridionali (o Alpi Tolmezzine), e le Prealpi Carniche: il corso del Tagliamento considerato il limite tra questi comparti montuosi. Le locali morfologie sono riconducibili ad antiche fasi glaciali cui si sono sovrapposti gli effetti dell’erosione idrica lineare ed il deposito in epoche più recenti di materiali alluvionali e detritici. Anche la tettonica e la litologia hanno influenzato la morfogenesi: le incisioni idriche e la valle principale risultano allungate nella direzione delle strutture; in corrispondenza del substrato lapideo si possono osservare pendenze maggiori. Si registra un certo contributo antropico negli insediamenti urbani mentre altrove appare limitato alle infrastrutture (es. viabilità, rilevati ex-ferroviari). Le porzioni di piana alluvionale più distali rispetto agli alvei attuali sono state sfruttate fin dall’antichità per costruire gli insediamenti in posizione elevata rispetto al Degano e al Tagliamento; più di recente l’espansione edilizia ha riguardato le pendici “sotto monte”, sui conoidi di deiezione dei rii Moia e di S.Ignazio. Di un certo significato proto-abitativo anche i colli isolati di Invillino e Di Zuca, su cui sono presenti vestigia storiche. Nel fondovalle sono state trovate tracce della passata sedimentazione di terreni a granulometria fine entro effimeri specchi palustri, di profondità ed estensione molto ridotte, ed in seguito ai più recenti svuotamenti il fondovalle assunse l’aspetto che oggi possiamo apprezzare. La piana del Tagliamento appare qui poco differenziata, ben ampia ad ovest, verso la confluenza con il Degano, e più stretta verso est, in direzione del territorio comunale di Tolmezzo. Nel settore meridionale del comparto vallivo la morfogenesi stata caratterizzata per lo più dal regime alluvionale del fiume (piene) che attualmente mostra efficienti opere di arginatura, completate di recente. Il torrente Degano, anch’esso arginato verso l’abitato, si venuto piuttosto organizzando in un ampio ventaglio alluvionale in continua progradazione nella direzione di flusso, con pendenza di ca. 1%. Il quadro geomorfologico appare dunque complicato dall’idraulica valliva, da profonde esarazioni glaciali e successivi riempimenti che si sono ripetuti nel tempo. La presenza di antichi depositi anche cementati (detriti alluvionali e brecce di versante), rimasti sospesi rispetto il fondovalle attuale, testimone che tali dinamiche di svuotamento e sovralluvionamento in passato furono piuttosto eclatanti. Oggi si possono riconoscere schematicamente gli effetti longitudinali del Tagliamento, confinati a sud dalla dinamica del Degano, per il quale si sono avuti, piuttosto, ripetuti divagamenti nel fondovalle, con l’alveo che subì evidenti variazioni con le piene: si instaurarono nuovi percorsi, le depressioni esistenti vennero riempite e ne vennero scavate di nuove; il toponimo “La Val” (cfr. Figura) prossima a borgo S.Antonio ad es. richiama possibili dinamiche passate del paleo-Degano (oppure dei corsi d’acqua affluenti dal fianco settentrionale - rii Moia e Radima - che lasciarono traccia nel settore a ridosso della compagine rocciosa del fianco settentrionale.

Cartografia storica I.G.M. – 1963

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L' azione gravitativa importante in corrispondenza dei rilievi: attiva la produzione di detrito di falda dalle pareti calcareo-dolomitiche del fianco vallivo settentrionale, ove sono finanche presenti l’accumulo di una paleo-frana a grossi blocchi (zona cimitero in borgo S.Antonio) oppure lembi rimasti sopraelevati di antiche falde detritiche piuttosto ben sviluppate durante le epoche più fredde. Dai bastioni conglomeratici di Invillino si sono attivati, specie in concomitanza con sciami sismici storici, rilasci di massi anche ciclopici, rimasti in accumulo al piede.

Rilievo laser-scan – Estratto da [A]

3.2 STRATIGRAFIA Nel territorio comunale di Villa Santina, al di sopra del substrato roccioso formato da rocce del Mesozoico, sono variamente distribuiti depositi di varie facies ascrivibili al Quaternario che si cercato di individuare sulla base delle differenti caratteristiche (geometriche, morfologiche, topografiche, tessiturali e litologiche) degli accumuli, le quali permettono una distinzione delle facies e quindi la definizione dei processi dai quali hanno tratto origine, mediante anche l’analisi altimetrica e dell’acclività della zona. Come tipico della regione qui si conferma una localizzazione delle differenti formazioni rocciose secondo allineamenti orientati ca. E-W con sviluppo verso S delle rocce più recenti, anche dal momento che un’importante struttura tettonica sepolta ad andamento longitudinale («Linea dell’Alto Tagliamento») trasporta i termini carbonatici ladinico-carnici sopra la successione dolomitica tardo-triassica affiorante sul fianco meridionale della valle. Le formazioni più recenti della zona sono di età quaternaria: gli accumuli più estesi sono nel fondovalle, con tipici depositi alluvionali torrentizi o fluviali, i quali si mostrano anche tenacemente cementati nei termini più antichi. SUBSTRATO ROCCIOSO Pur se entro le aree d’interesse (a fondovalle) non dato rilevare in affioramento il bed-rock, anche sulla scorta della letteratura specifica sulla geologia dell’area (in particolare Note illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 - Foglio 031 “ Ampezzo” e Note illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000 - Fogli 4c-13 “ Monte Cavalli no - Ampezzo” ) si può indicare che il substrato roccioso rappresentato dal basso verso l’alto dalle seguenti unità della «Successione triass ica medio-sup.» del Mesozoico:

• «Dolomia Cassiana» e «Formazione della Val Degano» (Carnico) • «Formazione di Raibl» (Carnico sup.) • «Formazione del Monticello» (Norico)

DOLOMIA CASSIANA (DCS) Per gli scopi del presente lavoro si p referito riprendere la suddivisione classica per il settore centrale carnico senza dover adeguare la nomenclatura in uso con quella più recente che prevede l’utilizzo del litosoma (informale) «Gruppo del M.Siera» (ER). Nelle cartografie classiche relative al settore carnico del resto la «Dolomia Cassiana» stata quasi sempre accorpata alla «F.ne dello Sciliar» e congiuntamente denominata «Dolomia dello Schlern» Auctt. Dunque si optato per riferirsi alla «Dolomia Cassiana»; la «Formazione della Val Degano» rappresenta il suo locale equivalente lagunare. Con questa unità s’intendono i termini alti della piattaforma carbonatica indifferenziata ladino-carnica che affiorano nel fronte roccioso subverticale incombente sull’abitato di Villa Santina e nei contrafforti rocciosi del rilievo arrotondato che sovrasta verso nord-ovest il borgo Moia - Foto 1. Si tratta di un’irregolare alternanza di dolomie, calcari dolomitici e calcari, a stratificazione per lo più indistinta. I litotipi sono di colore per lo più grigio e grigio scuro, e tendono ad essere fetidi alla percussione. Lo spessore dell’unità nell’area stimato sull’ordine di 600-700 m. Non dato osservare in affioramento il limite superiore con la «Formazione della Val Degano», la quale appare piuttosto in contatto tettonico, come rilevabile lungo la Provinciale n° 44 «di Lauco».

CAPOLUOGO

INVILLINO

Paleofrana

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FORMAZIONE DELLA VAL DEGANO (DEG) La formazione costituita da litotipi eterogenei fra i quali sono accentuati le eteropie e che spesso sono coinvolti in vistosi fenomeni tettonici che alterano e rendono problematico il riconoscimento della regolare successione dei litotipi, i quali peraltro si alternano in maniera quanto mai irregolare e diversa da luogo a luogo. Nel settore non sono preservate successioni continue dell’intera unità. I “calcari scuri e marne” (DEGb) osservabili lungo la Provinciale n° 44 «di Lauco» corrispondono ai “calcari scuri stratificati” già ascritti al «Gruppo di Raibl» Auctt.: calcari grigio scuri, a volte fetidi e bituminosi, in strati di 5 - 50 cm che prevalgono sugli interstrati marnosi; questi ultimi possono formare livelli da pochi cm fino a 0,6 m. Lo spessore dell’unità estremamente variabile, tra 50 e 500 m. Un diffuso litosoma costituito dalle “areniti e marne torbiditiche” (DEGd) - Foto 2 che formano una caratteristica successione arenitico-marnosa potente 40 - 50 m [B] che qui dà luogo ad una lente compresa all’interno dei calcari scuri e marne. Le areniti, per lo più grigio-rossastre, formano strati spessi da 2 a 150 cm e sono ben rappresentate nei dintorni del borgo Moia. Le marne formano invece strati scuri o francamente grigio-cenere, in genere sottili, e rinvenute piuttosto verso la sommità dell’altopiano. La giacitura degli strati rocciosi della Val Degano tende a delineare vistosi fenomeni plicativi di trascinamento tettonico, dei quali d ifficile una rigorosa definizione geometrica. Le litologie calcaree localmente si possono presentare tettonizzate (cataclasiti) mentre le areniti hanno reagito in modo più duttile, sviluppando delle pieghe. Sono di seguito descritte le unità della «Successione triassica medio-sup.» che, pur non presenti in affioramento entro il settore d’interesse, rappresentano delle evidenze osservate durante i sopralluoghi di campagna estesi verso l’esterno e importanti per la ricostruzione geologica generale e del bed-rock sepolto in particolare.

FORMAZIONE di RAIBL (RBA) Tentativamente si attribuisce a questa formazione il substrato roccioso sepolto nella porzione valliva; essa si colloca nel lembo compreso tra la “Linea dell’Alto Tagliamento” e la più meridionale Linea «Idrija - Ampezzo». Sulla base di informazioni nei territori circostanti e che derivano dalla consultazione della letteratura specifica, può essere ipotizzata nel substrato profondo la presenza delle associazioni litologiche di scarsa resistenza al taglio e che hanno costituito lubrificante tettonico: il “membro a gessi e do lomie grigie” (RBA2) esposti piuttosto ad ovest, nel territorio comunale di Enemonzo, laddove producono insidiosi fenomeni di sprofondamento che coinvolgono la coltre detritica superficiale; il “membro a do lomie e marne” (RBA3) osservabile anch’esso ad occidente e costituito da rocce sulle quali l’erosione selettiva della parte più friabile origina caratteristiche dolomie cariate, qui note come “tóf”. Essendo presente lungo fasce di intensa tettonizzazione (anche possibili pieghe e strati rovesci), la potenza della successione nell’area non valutabile. Comprensiva delle suddette facies si ipotizzano almeno 500 m. L’età complessiva della F.ne di Raibl il Carnico superiore (Triassico sup.).

FORMAZIONE di MONTICELLO (DMM) L’unità tardo triassica costituita per la gran parte da dolomie non laminate e prive di strutture con colore tendenzialmente grigio dei litotipi. La stratificazione netta con giunti di strato piano-paralleli; subordinati i banchi di potenza maggiore ai 50 - 100 cm. La formazione ha potenze mediamente sui 200 - 300 m. L’unità rappresenta il passaggio tra Carnico e Norico. Verso sud la riconosciuta presenza del limite stratigrafico con la «Dolomia di Forni» (DMF) - Foto 3 ha guidato la ricostruzione stratigrafica, pur complicata dalla presenza d’importanti lineamenti tettonici locali.

Ricostruzione geologica versante meridionale della Val Tagliamento – Ridis. su Estratto da [C]

DMF

DMM

RBA

DOLOMIA PRINCIPALE

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DEPOSITI QUATERNARI Per quanto riguarda le coperture detritiche presenti nell’area esaminata il complicato quadro illustrato nella trattazione geomorfologica si conferma, e le informazioni acquisite hanno portato a non considerarle unitarie, a “scala di sisma”. Peraltro in tali depositi sono di molto difficile individuazione le correlazioni tra le superfici dei limiti che li separano. In letteratura le unit della successione del Quaternario continentale (Pleistocene?Med./Sup.-Olocene) sono state suddivise in tre sintemi: alpino orientale pre-LGM, LGM e post-LGM, intendendo con LGM l' Alpine Last Glacial Maximum (sensu Ravazzi, 2003 - in C.A.R.G.). La trattazione che segue tende ad assecondare le informazioni derivanti dalla Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 - Foglio 031 “Ampezzo” , pur con distinzioni derivate da evidenze emerse durante i rilievi specifici.

SINTEMA PRE-LGM ALPINO ORIENTALE

Cong lomerati (deposito fluviog laciale) (QQAb) Si concentrano in una particolare zona di fondovalle, a SE, formando i bastioni del Col Santino e del Col di Zuca. Ricondotti dagli Autori al «Conglomerato del Tagliamento» individuato nella media Val Tagliamento, più di recente si è riconosciuta la loro appartenenza alla «Unità di Invilli no», la più recente delle quattro unit in cui è stato suddiviso il “Conglomerato” (Monegato, 2010). Definiscono un’antica copertura fluvio-torrentizia s.l., costituita da ruditi grossolane ben cementate - Foto 4, localmente anche fratturate; sono di aspetto massivo, a stratificazione poco evidente, con diffuse embricature e sporadiche evidenze di trasporti in massa. L' assetto dei depositi è suborizzontale. I clasti, da subarrotondati ad arrotondati, rappresentano le litologie affioranti lungo il solco vallivo che ospita il deposito (calcari, dolomie, arenarie e siltiti, rocce effusive). Sono presenti anche rare litologie alloctone verosimilmente rimaneggiate da tilliti di allogamento pre-LGM. Anche per i pochi blocchi fuori taglia può essere invocato un rimaneggiamento di blocchi morenici pre-LGM. La litofacies conglomeratica si concentra verso l’originario depocentro vallivo ed è interpretabile come deposito fluvio-torrentizio, in parte rappresentato da barre fluviali longitudinali di ambiente glaciale, in quanto correlabili con tilliti affioranti più a monte tra Enemonzo ed Ampezzo. Il limite inferiore non è stato osservato in affioramento ed è costituito da una superficie di inconformit che tende ad realizzarsi nel substrato roccioso. Il limite superiore è una superficie d' esarazione glaciale LGM o alluvionale e coincidente con l’attuale superficie topografica. Localmente (più a oriente) sono state segnalate interdigitazioni tra i conglomerati e porzioni di brecce clinostratificate di versante. Lo spessore del corpo conglomeratico è variabile e tentativamente ricondotto a 80 - 100 metri nei valori massimi. I depositi corrispondono ad un Pleistocene Medio precedente all' avvento dell' ultimo acme glaciale.

Brecce clinostratificate (deposito di versante) (QQAa) Lungo il fianco vallivo settentrionale, in un' ampia fascia tra Villa Santina e Tolmezzo (fuori dalle aree d’interesse) si rilevano frequentemente dei depositi di brecce cementate che talora creano dei cumuli dalla tipica morfologia. Si osserva corrispondenza di alcuni caratteri (tessiturali, morfologici in generale dei corpi di accumulo) con quelli dell' unit informale «Brecce Eterometriche» individuata nella media Val Tagliamento da Paronuzzi (1982). Nell' area per il litotipo sono segnalate interdigitazioni con lenti conglomeratiche. Sono brecce spesso grossolane, formate da clasti spigolosi, di dimensioni fortemente variabili e dalla forma irregolare, prevalentemente calcareo-dolomitici; talora si osserva un maggior grado di arrotondamento dei clasti. Nell' insieme i suddetti depositi appaiono come ammassi ben cementati di clasti. Vi sono parecchie cavit e d interstizi dovuti all' assenza della componente sabbiosa e si osservano saltuariamente dei modesti riempimenti di materiale limo-sabbioso. Il maggiore o minore contenuto di matrice determina sostanziali diversit per quanto riguarda la cementazione e la presenza di vuoti. La tenacit de gli accumuli è dovuta al solo contributo del cemento carbonatico. Si osserva talvolta un tipico aspetto stratificato, a crostoni sovrapposti. Il limite superiore appare erosivo e la superficie coincide con quella topografica attuale. Gli spessori dei corpi breccioidi è variabile e nell’ordine anche di diverse decine di metri. Sono accumuli di un generico Pleistocene Medio-Sup. precedenti all' ultimo acme glaciale.

SINTEMA LGM ALPINO ORIENTALE Per lo più fuori dai settori di diretto interesse per la Microzonazione Sismica, è stato preso in considerazione per la definizione dei rapporti stratigrafici; è in massima parte formato da till di allogamento distribuiti alle medie e basse quote dell' intero territorio, specie nei settori meno acclivi. Comprende depositi riferibili alla fase di deglaciazione LGM, rappresentati da sedimenti glaciofluviali prettamente "tardiglaciali".

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Depositi glaciali (till di allogamento) (QQBc).

Accumuli di ciottoli e blocchi frequentemente striati, talora “fuori taglia”, dispersi in abbondante frazione limo-sabbiosa e osservati a borgo Moia, sul fianco settentrionale della valle, prossimi al limite comunale con Lauco. Lo spessore massimo indicato in qualche decina di metri ma la distribuzione irregolare e talora tende a coprire le zone di spaglio di torrenti e rii simulando, con una convergenza di forme, la presenza di ventagli di deiezione. Il limite inferiore modellato sul substrato pre-quatemario. La superficie del limite non percepibile ed generato da un' esarazione glaciale. Il limite superiore appare nettamente erosivo e la superficie coincide con quella topografica. L' età d' accumulo del till riferibile al LGM. Più in particolare, l' abbandono della coltre morenica di fondo risalirebbe alla fase di rapida deglaciazione del Pleistocene sup.

SINTEMA POST - LGM ALPINO ORIENTALE È rappresentato dalla falda di detrito accumulata al piede della nuda parete rocciosa del Gruppo del monte Cretis e dai depositi alluvionali concentrati in massima parte nella Val Tagliamento e sul fondo dell’asta torrentizia del t.Degano. Formano anche riempimenti di piccoli specchi palustri e conoidi di deiezione, questi ultimi di maggiore o minore estensione, solo in parte tuttora attivi: in genere l' attività delle conoidi di deiezione si localizza laddove i corsi a carattere torrentizio hanno portate solide stagionali particolarmente elevate (ad es. rio Moia), che sono state comunque sensibilmente smorzate dalle opere artificiali di regimazione idraulica.

UNITÀ UBIQUITARIE

Detriti di falda e di versante (UINa3)

I depositi di versante accumulati alla base delle compagini rocciose sono rappresentati essenzialmente da pietrisco e blocchi spigolosi (volumi fino ai grossi massi), che danno luogo ad accumuli prossimi all’angolo di riposo dei materiali. La composizione litologica dei clasti d olomitico-calcarea e rispecchia quella delle pareti di distacco; a Invillino si tratta di blocchi francamente conglomeratici. La forma ango losa o subangolosa. Gli accumuli detritici rappresentano una spessa mascheratura per il substrato roccioso pre-quaternario, il quale tende a raggiungere profondità rilevanti a breve distanza dalle pareti (non risultano informazioni in merito). A Borgo S.Antonio si riferisce della presenza di un accumulo di prevalenti blocchi di grandi dimensioni (UINa2), verosimilmente legato ad un fenomeno di paleo-frana (?) originata dalla parete rocciosa acclive e qui attraversata da linee tettoniche convergenti. L’accumulo non appare particolarmente significativo nella risposta sismica locale, pur rappresentando un preciso riferimento stratigrafico e dunque segnalato. Anche al Colle Santino le evidenze della falda di detrito che coronano il bastione conglomeratico riportano a “franamenti a blocchi” più direttamente inquadrabili negli accumuli di frana recente (UINa1a), collocati in epoca storica e più di recente collegabili a fenomeni occorsi durante i periodi sismici. Coltri eluvio-colluviali (UINb2)

Rappresentano una copertura quaternaria particolarmente diffusa nel settore nord-occidentale del sito d’interesse. Sono generate dal rimaneggiamento, con trasporto limitato, del till di allogamento LGM e dal disfacimento in situ del substrato roccioso (in particolare quello arenaceo-marnoso), dalle parti non più alimentate delle deiezioni dei rii minori che solcano il rilievo sovrastante il Capoluogo, che in passato erano verosimilmente coalescenti nelle alluvioni fluviali di fondovalle con cui appaiono interdigitati; la dominante dinamica dei corsi d’acqua principali induce peraltro a pensare ad un passaggio piuttosto netto in profondità a questi ultimi. Risultano costituite da un insieme eterogeneo di ghiaie e ciottoli, materiale fino e sabbie (più abbondanti in posizioni distali), che formano una copertura sopra il bed-rock pre-quaternario, il quale tende ad approfondirsi man mano che ci si allontana dal rilievo. Le potenze massime del deposito sono stimabili in parecchie decine di metri. I detriti sono caratterizzati da sensibile eterogeneità delle classi granulometriche e da un basso grado di arrotondamento dei clasti, per la massima parte riconducibili alle litologie arenacee della ‘Fm. della Val Degano’. La distribuzione dei depositi tende a definire zone di spaglio dei rii conformandosi a ventagli di deiezioni. Il limite superiore coincide con la superficie topografica, testimoniando forme di aggradazione non più attive; in altre circostanze può essere erosivo, d' impostazione relativamente recente. L' erosione appare quale adeguamento al profilo torrentizio basale e l' aggradazione a sua volta conseguenza di erosioni subite dal rilievo dopo la deglaciazione e prima dello sviluppo di una consistente copertura vegetale. L’età di sviluppo olocenica s.l. Nel settore tendenzialmente i limiti con i subsintemi già trattati si confondono. Depositi alluvionali (QQCb).

Nel fondovalle i depositi più recenti, in fase di formazione, si concentrano lungo gli alvei di piena dei principali corsi d’acqua (Tagliamento, Degano), non oggetto di sviluppo edificatorio. Si tratta di ghiaie grossolane con sabbie e ciottoli che formano un materasso alluvionale soggetto a lento trasferimento in una generale tendenza erosiva; tale tendenza nell’ultimo secolo stata contrastata da diffusi interventi di regimazione (argini, sistemazioni spondali). Fuori dagli alvei attivi il limite superiore coincide con la superficie topografica. Si tratta di depositi che costituiscono forme di aggradazione relitta. Nella piana sono prevalse infatti condizioni di bacino (piana) intramontano, con

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depositi fluvio-torrentizi grossolani, ora rimasti elevati rispetto agli attuali alvei: prevalenti ghiaie e ghiaie anche sabbio-limose, organizzate in banchi di qualche metro con base erosiva e granulometrie tendenzialmente decrescenti verso l' alto. A tratti sono presenti livelli di sabbie, talvolta ciottolose, limi e sabbie in strati di 10 - 50 cm. Frequenti le embricature dei clasti, la cui natura rispecchia quella del substrato affiorante nel bacino d' alimentazione; si rinvengono sporadici elementi alloctoni quali rielaborazioni di till di et L GM. In profondit sono segnalati anche tenaci corpi conglomeratici, le cui geometrie sono lentiformi irregolari. Verso il fianco vallivo settentrionale il deposito tendenzialmente passava lateralmente ad ambiente di “spaglio” fluviale di piena: nella zona del Capoluogo si è trovata inoltre traccia di impaludamenti storici (presenti anche livelli torbosi carbonizzati), per effetto dell’intasamento vallivo verosimilmente opera di cerchie glaciali tardive oppure di paleofrane, a fungere da sbarramento per i deflussi nel fondovalle. Ne poteva derivare la formazione di ridotti specchi lacustri in profondit ed estensione, che potevano trasformare le zone palustri in veri e propri laghetti.

Affioramento di sedimenti pseudo-lacustri recenti al sottopasso tra Villa e Invillino Le informazioni frammentarie raccolte ed i rinvenimenti di stratigrafie molto differenti a brevi distanze confermano un continuo alternarsi nella piana di ambienti deposizionali anche ben diversi, di cui risulta francamente difficile una delineazione rigorosa. La frazione più fine (limi e argille) può divenire predominante rispetto a quella clastica entro intercalazioni lentiformi di argille, limi e sabbie, talora con una certa continuit laterale e spessore di diversi metri, verosimilmente sedimentate su precedenti superfici morfologiche, tipo ad es. canali abbandonati - in prossimit de l rio Radima alla Zona Artigianale hanno generato accumuli superficiali di una certa rilevanza (QQCb*). Discriminando le risultanze delle prospezioni geognostiche è parso di una qualche utilit riconoscere in settori più prossimi agli alvei attuali un litosoma significativo ai sensi della risposta sismica locale, pur non rappresentando un particolare riferimento stratigrafico, costituito da depositi fluvio-torrentizi tendenzialmente pu li ti (QQCb1), nel quale le frazioni fini risultano dilavate durante il deposito, per una tendenziale dinamica fluviale dominante. Nel complesso i depositi descritti costituiscono un “materasso” alluvionale molto potente al di sopra del substrato roccioso pre-quaternario: un pozzo spinto a quasi un centinaio di metri di profondit n on ha intercettato il bed-rock. Riporti

Nelle aree urbanizzate il sottosuolo naturale appare rimaneggiato superficialmente e con associazione di spessori irregolari di riporti artificiali che possono interessare i primi metri di profondit e localmente degli accumuli significativi. Sono costituiti per lo più da inerti e compaiono come sottofondo stradale o rilevati atti a regolarizzare i blandi pendii; ancora a contorno delle infrastrutture lineari (metanodotto e condotte idriche, argini) e non si devono trascurare i tombamenti delle rogge urbane o le strutture ex-ferroviarie presenti. Pur riconoscendo di aver discriminato settori poco estesi arealmente e di dubbio significato dal punto di vista della microzonazione sismica del territorio comunale, nel presente lavoro si è ritenuto comunque riportare nella cartografia geologico-tecnica gli ambiti di maggior estensione (Zona Industriale / ex-Ferrovia, Zona Artigianale).

alluvion i

“ palustre”

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3.3 TETTONICA La tettonica registrata nel comparto in oggetto a lquanto complessa, dal momento che si realizza l’intersezione di diversi sistemi deformativi che riflette la complessa evoluzione cinematica che ha interessato il settore. Si possono rilevare motivi tettonici più o meno estesi, variamente orientati e che spesso si intersecano, a volte discontinui e coperti nel loro decorso da depositi quaternari o dalla copertura vegetale. Gli elementi tettonici sono riferibili a sistemi già riconosciuti in passato e confermati di recente: orientamenti N-S, NW-SE, E-W e NE-SW. Risulta difficile inserire i differenti sistemi deformativi in precisi contesti spazio-temporali: le geometrie tettoniche suggeriscono un’interazione plurima dei campi deformativi succedutisi. L’assetto dei terreni e la fratturazione osservata nelle rocce sono legati all’azione di importanti strutture di interesse regionale:

- il comparto tettonico locale s’individua nell’hangingwall della «Linea M.Dof - M.Auda» importante struttura tettonica a carattere regionale presente più a sud, con direzione E - W e piano immergente da 20° a 45° verso N. Essa porta generalmente i terreni norici su quelli del Giurassico - Cretacico che caratterizzano la fascia immediatamente a S della struttura, pur se nei punti strutturalmente più bassi porta in affioramento dolomie cariate carniche e la ‘Formazione del Monticello’ (cfr. Carta geologica delle Prealpi Carniche). Secondo più recenti modelli o rielaborazioni delle geometrie crostali della Regione piuttosto ipotizzata l’appartenenza dell’elemento tettonico al sistema trascorrente «Idrija - Ampezzo».

- entro la valle piuttosto importante la «Linea dell’Alto Tagliamento» -rappresentata nel presente studio-, struttura regionale circa E-O ad alto angolo, per lo più ipotizzata (e qui con decorso sepolto sotto la potente coltre detritica), cui si associa un notevole rialzo strutturale (ca. 1,5 km) di tutto il settore a N, costituito da terreni ladino-carnici, rispetto quelli norici meridionali. Essa ha determinato uno scalino tettonico che può evidenziarsi in particolare dove i primi si piegano ad ampia flessura sudvergente, verticalizzandosi.

È una tettonica complessa, prevalentemente disgiuntiva, però non mancano importanti fenomeni plicativi come risposta più duttile delle rocce alle sollecitazioni tettoniche. Gli strati rocciosi possono apparire con accentuata suddivisione per le notevoli deformazioni subite. La ricostruzione tettonica risultata molto difficile per le frequenti dislocazioni delle principali strutture longitudinali ad opera di faglie verticali ca. N-S a carattere trascorrente; nell’ambito d’interesse per la MS. la Carta Geologica d’Italia (F031 - Ampezzo) mostra motivi tettonici dal decorso per lo più ipotizzato sotto le coperture detritiche; i controlli eseguiti per il presente lavoro non hanno fornito informazioni tali da permettere differenti chiavi di lettura. Tentativamente si sono potuti individuare pochi elementi tettonici rappresentabili in cartografia che sono quelli maggiormente comprovati dalle evidenze di campagna e di seguito descritti. A nord del Capoluogo due linee NNE-SSW “movimentano” la regolare successione stratigrafica dei terreni (‘Fm. della Val Degano’ ribassata tettonicamente rispetto la Dolomia Cassiana); lungo una di esse si sarebbe impostata l’incisione idrica del rio Moia. Il rio di S.Ignazio scorrerebbe piuttosto lungo l’asse (inclinato a SE) di un “sinclinorio”. Nella Carta geologico-tecnica si conferma informazione della più orientale delle suddette linee NNE-SSW, non escludendo peraltro che essa possa avere un più articolato andamento di faglia inversa NNW-vergente, radicandosi nella faglia dell’Alto Tagliamento e trascinando verso l’alto il corpo dolomitico sovrastante l’abitato di Villa Santina, in una complessa macrostruttura a fiore positiva (come le più recenti interpretazioni tettoniche riportano ad es. per il complesso montuoso del vicino monte Amariana – cfr. C.A.R.G. “Gemona del Friuli”). In questo fianco della valle (fuori dalle aree d’interesse) si riporta qui di elementi tettonici disgiuntivi E-W e NW-SE invocati ad esplicitare la presenza di discontinuità morfologiche del bastione roccioso dolomitico. Le linee subparallele al versante (con componente a franappoggio più inclinato del pendio a tagliare l’ammasso roccioso in “fette”) sono interpretabili come effetti disgiuntivi indotti dalla «Linea dell’Alto Tagliamento»; su alcuni di questi piani di faglia p ossibile osservare delle strie con movimenti verticali seguiti da una trascorrenza destra: tali componenti sarebbero il risultato di una riattivazione transpressiva delle strutture dovuta alle più recenti compressioni alpine (Pliocene Superiore ? - Quaternario), orientate tra NW-SE e NNW-SSE. Altre evidenze morfologiche indicano la presenza di linee ad alto angolo e direzione ca. meridiana cui sono associate ulteriori strutture “a fiore” complesse. Nel fianco vallivo meridionale, la ‘Fm di Monticello’ che appare tendenzialmente con debole inclinazione verso sud, si può rilevare piuttosto a “franappoggio” rovesciato quasi verticale, per effetto della «Linea M.Dof - M.Auda». La scarsità di affioramenti che rende complesso il riconoscimento dei litosomi, le diffuse rotazioni delle giaciture, con locali rovesciamenti, hanno definito un quadro complessivo per cui, nonostante i dati raccolti, non si possono estendere con sicurezza le ricostruzioni tettoniche in profondità, lateralmente, e agli ambiti immediatamente adiacenti a quelli d’interesse per il presente studio.

NEOTETTONICA L' attività geodinamica non si e saurita con i più recenti sollevamenti, piegamenti e sovrascorrimenti di età neogenica, ma continuata e continua tutt' oggi come testimoniato dall'attività sismica attuale. Dall’esame dei dati disponibili nel “Catalogo delle faglie capaci” del Servizio Geologico d’Italia – Ispra (ITHACA) per l’area in esame non sono emersi tuttavia dei dati di rilievo. Sui bastioni di conglomerati pleistocenici si concentrano talora fessurazioni con orientazioni però fortemente discordanti, dunque l’eventuale individuazione di strutture neotettoniche non appare sicura.

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3.4 IDROGEOLOGIA

ACQUE SUPERFICIALI

La zona studiata bordata dal torrente Degano alla confluenza con il fiume Tagliamento, le cui acque scorrono divagando entro larghi alvei ciottolosi. Per scongiurare possibili fenomeni esondativi sulla piana di Villa Santina ed Invillino, come quello disastroso del 1966, lungo la sponda sinistra sono state realizzate a più riprese opere di difesa arginale che attualmente appaiono efficienti ed in buono stato di conservazione. L’idrografia secondaria rappresentata dal rio Moia, dal rio di S.Ignazio e dal rio Radima. Inoltre i fossi sulla piana coltivata, di norma asciutti, nei quali l’acqua corrente in relazione con gli eventi meteorici: si tratta di modesti canali a pelo libero che convogliano per lo più l’acqua al Tagliamento in prossimità della frazione di Invillino, a mezzo di un sistema di rogge oggi parzialmente tombate e che raccoglievano - al “mulino del Dario”- parte di portata del Degano. L’acqua era convogliata artificialmente lungo i modesti canali e sono state utilizzate nel passato per il funzionamento di mulini o attività artigianali (es. “seghe”). Il rio Moia attraversa ca. N-S il borgo omonimo e il suo letto di norma risulta asciutto La stabilizzazione dell’alveo e la riduzione significativa del trasporto solido si o ttenuta con l’inserimento di un canale con difese spondali in pietrame cementato e salti di fondo. Il rio di S.Ignazio scorre verso sud in un solco ad elevata acclività, generato lungo la massima pendenza dall’azione erosiva entro le rocce. Alle quote alte alimentato da una sorgente al contatto fra rocce a differente permeabilità (calcaree su marnoso-argillose). Una parte delle portate raccolta ca. a q. 500 m da una briglia-sbarramento e convogliata verso il bacino del rio Moia; all’abitato il rio risulta captato da un canale sotterraneo e scolato nella rete fognaria. Il rio Radima un corso d’acqua con carattere torrentizio, nel quale la presenza d’acqua corrente segue di solito precipitazioni piovose prolungate. La sua valle sospesa rispetto a quella principale del fiume Tagliamento: il rio raccoglie le acque del versante a N, le quali, attraverso un’alta e pittoresca cascata - salto di 200 m -, scendono sul fondovalle in Borgo S.Antonio, ove sono raccolte da un canale artificiale e scolate a E nel Tagliamento.

ACQUE SOTTERRANEE

Le alluvioni di fondovalle sono sede di ricca circolazione idrica di subalvea del Degano e del Tagliamento. Per il buon grado di permeabilità degli accumuli sciolti le oscillazioni della superficie freatica sono sensibili, con rapidi impinguamenti durante i periodi piovosi ed altrettanto rapidi abbassamenti in corrispondenza di quelli asciutti. I dati relativi alla falda acquifera sotterranea si limitano alle informazioni derivate dagli scavi e dai sondaggi già effettuati, non essendo riportata tra le informazioni riferite per i due pozzi per acqua terebrati nella piana. Per Villa Capoluogo durante le perforazioni risultata a diversi metri di profondità (12 - 15) dal piano campagna. Per alcuni valori riscontrati sui 5 - 6 m p robabile che i fori abbiano potuto richiamare l’acqua “pellicolare” pressoché continuamente veicolata su interfacce scarsamente permeabili dei sedimenti palustri o (paleo-)lacustri. Non e scluso tuttavia che la debole prevalenza dell’acqua rispetto all’interfaccia sia sintomo di falde idriche in pressione molto debole (quasi artesiane) circolanti nei sottili complessi sabbiosi permeabili o in corpi più ghiaiosi.

Profondità della falda nella piana di Villa Santina – da Intergeo 1977 A 2 - 5 m B 5 - 10 m C > 10 m

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Le osservazioni qui eseguite fanno concludere che le acque meteoriche tendono a percolare infiltrandosi nel sottosuolo con deflusso prevalentemente verticale per la permeabilit medio-alta dei materiali più superficiali. Localmente per l’eterogenea composizione del sottosuolo si determina circolazione idrica profonda entro i primi metri di profondit : modeste falde situate entro i depositi grossolani e sostenute da livelli fini, poco permeabili. A seguito di piogge intense in alcuni punti (La Sega ad Invillino, Casolari Pilùc verso Tolmezzo) possono venire alla luce “livelli idrici” con continuit laterale piuttosto evidente, per fenomeni di tracimazione della falda gi e videnziati anche negli strumenti urbanistici comunali; il terreno può apparire saturo d’acqua e l’edificazione gi sconsigliata.

Invillino “La Sega” – periodiche tracimazioni della falda che interessano la rete gas

A Invillino un pozzo che in passato è stato oggetto di monitoraggio da parte della Regione ha mostrato che fino al 1958, prima dell’entrata a pieno regime dell’Impianto Idroelettrico dell’Alto-Medio Tagliamento, la minima profondit della falda assumeva valori di 1 - 5 m, con andamento irregolare legato alle precipitazioni meteoriche.

INVILLINO - Pozzo n . 111FREATIMETRIE / PRECIPITAZIONI

ANNO 1978

0

20

40

60

80

100

120

140

160

2/1

22/1

14/2 9/3

1/4

24/4

17/5 9/6

2/7

25/7

17/8 9/9

2/10

25/1

0

18/1

1

11/1

2

Data

Pre

cip

itaz

ion

i [m

m]

-900-800-700

-600-500-400-300

-200-1000

Pro

fond

ità

da

p.c

. [m

m]

Precipitazioni

Freatimetrie

?

S is ma0 2 /12

Dati storici sulla profondit della falda a Invillino

Alle successive nette riduzioni artificiali delle portate dei corsi d’acqua è corrisposto un sensibile abbassamento della falda, particolarmente nei periodi “di magra”. Si registra qui l’informazione secondo cui, in corrispondenza di una scossa sismica del 2.12.1978, sia avvenuto un abbassamento della quota freatimetrica di circa 5 m. Non si sono resi disponibili dati relativi alla profondit di falda a Borgo Moia.

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4 DATI GEOTECNICI E GEOFISICI La preliminare raccolta dei dati pregressi derivata essenzialmente dal reperimento presso l’archivio dell’Ufficio Tecnico del Comune degli studi geologici a supporto degli strumenti urbanistici (studio per la zonizzazione in prospettiva sismica del territorio comunale del 1977 e relazione geologica al P.R.G.C. del 1996) e di altre relazioni geologiche acquisibili. Inoltre consultazione di letteratura scientifica e di altri studi svolti nell’area, come reperiti dall’archivio personale dello scrivente (anche con la disponibilità del geologo Daniela CROCE di Udine circa un’indagine geosismica di supporto ad un progetto di intervento edilizio su di un fabbricato nell’area). Infine stata anche interrogata la banca dati messa a disposizione dal Servizio Geologico della Regione F.V.G., pur senza rilevare ulteriori stratigrafie significative per il presente lavoro. Il totale delle precedenti informazioni utilizzate, come rappresentate nella Carta delle Indagini allegata, definito da 38 indagini delle quali 13 puntuali e 25 lineari, sintetizzate nella tabella seguente.

ZONA NOME SOFTMS ORIGINALE NOTE Capoluogo 030133L1ERT1 Tomo1 Indagini per riconversione edificio

“ 030133L2ERT2 Tomo1 Indagini per viabilità comunale “ 030133L3ERT3 Tomo2 “ “ 030133L4ERT4 Tomo3 “

Borgo S.Antonio 030133L5ERT5 Indagini per nuovo ponticello Invillino 030133L6ERT6 Indagini per intervento Prot.Civ.

“ 030133L7ERT7 Indagini per prolungamento arginale Capoluogo 030133L8MASW8 Vill01_A Indagini per ristrutturazione asilo

Invillino 030133L9MASW9 Invi001_A Indagini per costruzione fabbricato ATER Zona Industriale 030133L10SEV10 SEV1 Indagini per studi post-sisma 1976

Borgo Moia 030133L11SEV23 SEV2 “ “ 030133L12SEV24 SEV3 “

Capoluogo 030133L13SEV13 SEV4 “ “ 030133L14SEV14 SEV8 “

Zona Industriale 030133L15SEV15 SEV9 “ “ 030133L16SEV16 SEV10 “ “ 030133L17SEV17 SEV14 “ “ 030133L18SEV18 SEV15 “

Capoluogo 030133L19SEV19 SEV17 “ Invillino 030133L20SEV20 SEV20 “

“ 030133L21SEV21 SEV21 “ Borgo S.Antonio 030133L22SR28 BS3 “

Invillino 030133L23SR25 VS-01s-05 Indagini per riclassificazione sismica in FVG “ 030133L24ERT26 VS-01e-05 “ “ 030133L25ERT27 VS-02e-05 “

Zona Industriale 030133P1PA1 Pozzo idrico Capoluogo 030133P2PA2 “

Invillino 030133P3SD3 S1 Indagini per studi post-sisma 1976 Capoluogo 030133P4SD4 S2 “

“ 030133P5S8 S4 “ “ 030133P6SD15 2 Indagini per costruzione casa di riposo

Invillino 030133P7S22 S1 Indagini per costruzione fabbricato ATER Borgo S.Antonio 030133P18DL38 3 Indagini per nuovo fabbricato commerciale

“ 030133P18HVSR39 HVSR1 “ “ 030133P18T37 Scavo1 “

Invillino 030133P19DH40 I1 Indagini per riclassificazione sismica in FVG Zona Industriale 030133P20DP42 Indagini per costruzione antenna

“ 030133P20HVSR41 “ Le indagini di gran lunga prevalenti sono di tipo geoelettrico che forniscono di per sé una scarsa informazione ai fini della Microzonazione Sismica, pur trovando discreto impiego in questa zona, laddove si registra una certa diffusione di terreni a grana fine bassoresistivi, individuabili con le prospezioni elettriche. I sondaggi non hanno raggiunto il substrato roccioso soggiacente la copertura detritica e sono ben poche e localizzate le informazioni sulla velocità delle onde s nei terreni ottenuta mediante indagini apposite. Si resa indispensabile l’integrazione delle informazioni raccolte mediante la realizzazione di diverse misure di microtremore in campagna, le quali hanno contribuito a giungere ad un quadro informativo di base ritenuto quanto più possibilmente dettagliato per giungere alla predisposizione delle carte MOPS.

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4.1 DATI PREGRESSI STUDIO IN PROSPETTIVA SISMICA DEL TERRITORIO COMUNALE (anno 1977) A seguito del ben noto periodo sismico del 1976 i comuni pi colpiti furono sottoposti ad accertamenti geologico-tecnici entro alcune aree al fine di permettere una zonizzazione di massima in prospettiva sismica, secondo quanto indicato nella “Guida sui metodi e sulle finalità delle indagini” redatta dall’Università degli Studi di Trieste. Il Comune di Villa Santina fu interessato da attività specifiche dello studio INTERGEO di Udine e furono realizzati: - sondaggi elettrici verticali in configurazione Schlumberger - prospezioni geosismiche a rifrazione (sismografo monotraccia e energizzazione con mazza battente) - sondaggi geognostici fino a -20 m da p.c. Trattandosi di un’importante campagna d’indagine entro un territorio rimasto in seguito povero di informazioni sulla composizione profonda del sottosuolo, le risultanze sono state acquisite con ruolo di primo piano nel presente studio in particolare per poter estendere arealmente i dati provenienti da singoli settori indagati successivamente, pur “con beneficio d’inventario” attualmente derivante da perplessità circa le tecnologie allora applicabili, dalle incertezze d’interpretazione dei dati in un contesto stratigrafico complesso (frequenti eteropie laterali dei terreni) e sull’effettiva ubicazione dei siti d’indagine: pi p recise quelle dei sondaggi puntuali (comunque incerte le informazioni stratigrafiche), per le prospezioni geofisiche vennero riportate solo delle colonne elettrostratigrafiche e di velocità (pi d romocrone minimali), con sommari inquadramenti territoriali. Oggi non appare possibile una corretta trasposizione delle prospezioni geofisiche nell’originaria configurazione lineare (necessaria la definizione delle precise coordinate degli estremi e riferite quote); laddove ritenuto comunque significativo per il presente lavoro, il dato pregresso delle indagini lineari (profili sismici a rifrazione, sondaggi elettrici verticali) non ha potuto fare riferimento all’effettiva disposizione geometrica degli stendimenti realizzati. RICOSTRUZIONE EDILIZIA SCOLASTICA (1977) Affiancato agli studi post-sisma del 1976, di cui è integrativo, l’intervento si è collocato nel “polo scolastico” del Capoluogo (elementari e medie). Cospicue le indagini realizzate in un ambito localizzato: n° 4 sondaggi con mezzo meccanico fino a 25 m con prove penetrometriche SPT in avanzamento e raccolta di campioni soggetti a prove di laboratorio geotecnico. Mancano le informazioni riferite ai n° 4 sondaggi elettrici e n° 1 base geosismica a rifrazione - sismografo monotraccia e energizzazione con mazza battente, di fatto integrative delle conoscenze già emerse tramite i sondaggi. Si è riportata la stratigrafia della perforazione ritenuta pi indicativa e risultanze geotecniche d’interesse. CASA PER ANZIANI (1978) Per determinare le caratteristiche geotecniche e litostratigrafiche del terreno di fondazione si eseguirono: - scavi esplorativi (profondità 2.5 m) - n° 4 sondaggi a carotaggio continuo fino a -20 m da p.c. con prove penetrometriche S.P.T. in avanzamento - n° 1 prospezione geosismica a rifrazione (sismografo monotraccia e energizzazione con mazza battente) - n° 4 stendimenti elettrici in configurazione Wenner Trattandosi di un sito pressoché puntuale le risultanze d’indagine sono state selezionate riportando nel presente studio quelle ritenute significative allo scopo. P.R.P.C. DI RECUPERO DI UNA ZONA “O” E RICONVERSIONE DI DUE FABBRICATI PRODUTTIVI (2000) Furono realizzati n° 5 scavi esplorativi (3 ÷ 4 m) e una prospezione geofisica in configurazione di Tomografia Elettrica 2D; di quest’ultima si sono riportate le risultanze valutata la maggior profondità d’investigazione. NUOVA TRATTA STRADALE TRA LA S.S. N 52 E LA ZONA INDUSTRIALE (2001) Per la caratterizzazione dell’intervento si eseguirono: - n° 4 scavi esplorativi (profondità 3 ÷ 5 m) - n° 3 prospezioni geoelettriche in configurazione di tomografia elettrica 2D Poco significativi gli scavi (profondità ridotte se riferite alle finalità del presente studio), viste le maggiori profondità d’investigazione sono proposte le risultanze d’indagine geofisica. NUOVO PONTICELLO (2002) Nell’ambito della viabilità di cantiere per le opere paramassi realizzate a difesa del cimitero del Capoluogo venne effettuata una tomografia elettrica 2D, acquisita. INTERVENTI DI PROTEZIONE CIVILE (2003) Si riportano le risultanze 2D della tomografia elettrica realizzata per qualificare i terreni d’intervento. PROLUNGAMENTO ARGINE (2006) Si riporta l’elettrosezione della tomografia elettrica 2D eseguita.

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FABBRICATI DI ALLOGGI DI E.R.P. (2007 e 2009) Per le caratterizzazione geotecnica dei terreni sono state acquisite le risultanze di: - un’indagine sismica in configurazione MASW (definizione Vs30) - n 1 sondaggio a carotaggio continuo fino a -13.5 m da p.c. con penetrometrie S.P.T. in avanzamento RISTRUTTURAZIONE / AMPLIAMENTO SCUOLA MATERNA (2010) Per le caratterizzazione geotecnica dei terreni è stata eseguita un’indagine sismica MASW (definizione Vs30). COSTRUZIONE RADIOBASE TELEFONICA (2011) Si riportano le risultanze di una penetrometria dinamica continua con attrezzo oleodinamico pesante e una misura di microtremore a stazione singola. COSTRUZIONE CAPANNONE COMMERCIALE (2013) Per qualificare i terreni d’intervento sono state realizzate: - n 5 prove penetrometriche dinamiche con attrezzo oleodinamico leggero (2.2 ÷ 5.4 m) - n 4 scavi esplorativi con mezzo meccanico (prof. max 4.3 m) - misura di microtremore a stazione singola Si riportano le risultanze di uno scavo, la HVSR e una delle penetrometrie (conformi tra loro). INDAGINI PER RICLASSIFICAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO DEL F.V.G. (2005) L’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), nell’ambito di una convenzione stipulata con la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (e in lavoro congiunto con le Università di Udine e Trieste) per la riclassificazione sismica del territorio regionale, ha individuato la zona di Villa Santina (frazione Invillino) tra i 9 siti campione nei quali effettuare prospezioni geofisiche atte ad una classificazione tipologica dei terreni. Sono state eseguite due campagne d’indagine: nella prima si sono svolte prospezioni geofisiche in configurazione di tomografia elettrica 2D (n 2 stendimenti); nella seconda si è provveduto con un profilo sismico e un profilo georadar (non acquisito), misure down-hole in una perforazione per determinare la velocità di propagazione delle onde elastiche (sia longitudinali - P che trasversali - S) nei materiali attraversati dal foro d’indagine. Sond aggi geogno stici L’indagine bibliografica ha permesso di reperire le risultanze di n 9 sondaggi geognostici a carotaggio continuo e n 2 sondaggi a distruzione di nucleo; di essi 9 sono stati terebrati nel Capoluogo e 2 nella frazione di Invillino. Inoltre n 2 pozzi per emungimento di acqua sotterranea con riferite stratigrafie sommarie; uno nella Zona Industriale, piuttosto datato (anni ’60), e uno più recente (1997) che di fatto costituisce la terebrazione che ha raggiunto la massima profondità d’indagine rinvenuta (88.37 m da p.c. - 282 m.l.m.) I sondaggi non hanno intercettato il substrato roccioso. Le profondità indagate in media vanno dai 15 ai 25 m. Al Capoluogo sotto brevi spessori di terreno rimaneggiato dall’attività antropica o agricola si riscontrano i termini del potente corpo di depositi alluvionali di fondovalle, localmente commisto a contributi di verosimili ambienti paleo-lacustri o di deposizione fluviale più distale: limi sabbiosi con rara ghiaia, più abbondanti tra i 15 e i 20 m (anche evidenze di corpi più superficiali sui 5 - 10 m). Viene segnalata talora localizzazione di circolazione idrica sotterranea al contatto fra ghiaie alluvionali e sedimenti fini meno permeabili e risultano altresì indizi di falde in debole pressione (prevalenza del livello idrico). In aree più prossimali ai corsi d’acqua (Campo Sportivo, Zona Industriale) non è dato rinvenire informazioni circa la presenza di corpi a granulometria fina, verosimilmente soggetti durante il deposito a dilavamento. A Invillino le risultanze di un sondaggio che poneva in evidenza una stratigrafia con prevalenti terreni fini hanno condizionato lo sviluppo urbanistico nel sito (in particolare prescrizioni sulla quota d’imposta dei fabbricati), tuttavia nei più recenti approfondimenti non sono risultati particolari riscontri della situazione; una recente perforazione più centrale seguita dallo scrivente ha testimoniato la presenza di sole granulometrie tipiche di terre grosse. Prove penetrometriche SPT In avanzamento ai fori di sondaggio vennero eseguite prove di Standard Penetration Test (S.P.T.): infissione a percussione di un campionatore di forma e dimensioni normalizzate, sostituito da una punta conica nei terreni ghiaiosi e sabbiosi. Il dispositivo a percussione è comprensivo di una testa di battuta avvitata sulle aste, maglio in acciaio del peso standard di 63,5 Kg, dispositivo di guida e di sganciamento automatico del maglio per assicurare una caduta libera di 760 mm. Lo stato di consistenza (per terreni coesivi) e di addensamento (per terreni granulari) del terreno viene valutato, qualora non si abbia rifiuto per estrema compattezza, registrando il numero di colpi necessari all’affondamento del campionatore per 3 tratte successive di 150 mm e calcolando il valore N S.P.T. come somma dei numeri relativi alla seconda e terza tratta. I valori registrati sono i seguenti:

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Sond aggio Prof. da p.c. [m] N COLPI

4.5 - granulare (36) - 50 - 50 = Rifiuto 6.5 - coesivo (13) - 12 - 11 = 23

030133P4S4 Capoluogo

10 - coesivo (10) - 18 - 33 = Rifiuto 4.5 - granulare (28) - 37 - 40 = Rifiuto 6 - granulare (12) - 17 - 23 = 40 8.5 - coesivo (6) - 8 - 8 = 16

11 - granulare (36) - 48 - 50 = Rifiuto 15 - granulare (39) - 50 - Rifiuto 18 - granulare (24) - 46 - 50 = Rifiuto

030133P5S8 Capoluogo

22 - granulare (48) - 50 - Rifiuto 1.5 - coesivo (14) - 17 - 12 = 29 3 - granulare (22) - 34 - 31 = Rifiuto

4.5 - granulare (21) - 21 - 6 = 27 8 - coesivo (14) - 12 - 12 = 24 9 - coesivo (7) - 6 - 6 = 12

030133P6S15 Capoluogo

11 - granulare (12) - 36 - 44 = Rifiuto 2.5 - granulare (13) - 17 - 19 = 36 4 - granulare Rifiuto

030133P77S22 Zona Artigianale

6.5 - granulare Rifiuto

Nella piana si potuto verificare che nei terreni tendenzialmente grossolani superficiali si manifesta il “rifiuto” alla penetrazione, pur se i risultati sono influenzati dalle dimensioni dei grani, perciò devono essere valutati con attenzione in presenza di ghiaie con ciottoli come quelli individuati nel sito. L’unica prova penetrometrica dinamica continua riscontrata, con attrezzo oleodinamico pesante, ha confermato nei primi metri un minor addensamento dei materiali (N S.P.T. 20 - 30 ÷ 50). Nei terreni coesivi i valori SPT variano fra 12 e 29, peraltro non condizionati dalla profondità relativa della prova. Di seguito si completano le informazioni penetrometriche provenienti da indagini non riportate in questo studio, riferite a complessi di depositi fini nel sottosuolo di fondovalle

Prof. da p.c. [m] N° COLPI

9 - coesivo (2) - 10 - 7 = 17 15 - coesivo (7) - 6 - 6 = 12

15.5 - coesivo (3) - 3 - 12 = 15 19 - coesivo (2) - 3 - 2 = 5

Prospezion i geosismiche tipo MASW Dalla ricerca bibliografica si pe rvenuti al reperimento di n° 2 prospezioni con tecnica investigativa tipo MASW per l’acquisizione del parametro Vs30 - i dati alle profondit maggiori non sono considerati attendibili. Nella frazione di Invillino (Case ATER - Borgo del sole) una MASW - 2007 / Cod. SoftMS 030133L9MASW9 -, ha mostrato uno strato di ca. 4m a v ~ 250 ÷ 305 m/s (e ca. 1m di riporti a v ~ 400 m/s), cui seguono v ~500 ÷ 700 m/s fino a 18 m (a seguire v > 800 m/s ?) - valore Vs30 ~ 600 m/s (?). Nel Capoluogo (Asilo) una MASW - 2010 / 030133L8MASW8 - ha permesso di ricostruire i valori delle velocità delle onde di taglio fino a ca. 40 m dal piano campagna: uno strato dello spessore di 4 - 5 m con v ~ 250 ÷ 300 m/s cui seguono v ~ 350 ÷ 400 m/s fino a 10 m da p.c; uno strato con v ~ 500 ÷ 800 m/s fino a ca. 33 m da p.c. e a seguire v >800 m/s (valore Vs30 ~ 500 m/s). Le suddette informazioni sono sufficientemente in linea con quanto risulta dalla prospezione down-hole dell’OGS nella zona di Invillino (Localit La Sega) ove si ipotizzano - pur con incertezze - v ~ 450 m/s fino a 6 - 7 m, cui seguono v ~ 600 ÷ 800 m/s fino a 29 m da p.c. Inoltre con il campo di velocit d elle onde S ricavato dall’inversione dei dati ottenuti nello stendimento in tomografia geosismica 2D - Figura, di cui si riporta l’informazione che esso indica chiaramente lo strato più superficiale di 5/10 m circa a v ~ 200 m/s cui seguono valori variabili lateralmente tra 500 ÷ 900 m/s fino a ca. 50 m dal p.c.

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4.2 NUOVE INDAGINI La Regione Friuli Venezia Giulia prescrive gi al Livello 1 della MS la predisposizione di misure di microtremore a stazione singola. Queste misure permettono di avere, a questa scala di approfondimento, dati quali-quantitativi per l’individuazione di possibili fenomeni di amplificazione della sollecitazione sismica e una misura della frequenza fondamentale di vibrazione dei depositi (che costituisce un’indicazione importante per la valutazioni di possibili fenomeni di risonanza dei manufatti e quindi della necessit d i assumere particolari accorgimenti progettuali o escludere particolari tipologie costruttive in aree specifiche). La campagna di misure strumentali è stata realizzata nell’ambito delle zone d’interesse individuate, cercando di distribuire i punti di indagine in modo uniforme nell’area in esame, tenendo altresì conto della distribuzione delle altre indagini pregresse disponibili e delle condizioni geologiche dei siti. Le misure HVSR ai fini della MS di livello 1 si prestano a due ordini di interpretazioni: - qualitativo: i dati ottenuti permettono di identificare aree con risonanza sismica nel campo delle frequenze di

interesse ingegneristico (0.5 ÷ 10 Hz – cioè il range di frequenze di risonanza di edifici e manufatti); - semi-qualitativo: alle misure sono associate stime sia dello spessore delle coperture responsabili del fenomeno

della risonanza, sia dell’entit del contrasto di impedenza responsabile degli effetti osservati; questo tipo di risultato non sostituisce un’analisi di dettaglio, ma ha lo scopo (sotto stretto controllo geologico) di fornire indicazioni preliminari sulla struttura del sottosuolo e di orientare le indagini successive di approfondimento.

Abaco per una stima semi-qualitativa dello spessore coperture e dell’entit de l contrasto sismico Nelle prove HVSR per il presente studio si è utilizzato un geofono 3D da superficie SR04, della SARA Electronic Instruments di Perugia, dotato di tre sensori da 4,5 Hz. Le misurazioni sono state effettuate a febbraio 2016, in condizioni di tempo soleggiato, con poco vento. L’elaborazione delle registrazioni effettuate sono state eseguite con software winMASW® della Eliosoft, con verifica della rispondenza ai criteri statistici definiti dal Progetto SESAME. Le prove sono corredate da documentazione specifica, con riferita scheda per ciascuna misura (in Allegato). A seguire si discutono sinteticamente gli aspetti significativi, le considerazioni e le valutazioni che emergono dall’esame delle misure effettuate per le aree comunali interessate dall’indagine di MS.

Risultanze delle misure HVSR Sono state realizzate complessivamente n. 11 prove H/V. La visione d’insieme per ciascuna area permette di inquadrare correttamente ciascuna singola misura nel contesto più ampio e con il contributo di un’interpretazione svolta su più punti e con più riferimenti connessi alle stratigrafie da indagini disponibili (sebbene purtroppo non qualitativamente numerose). Le considerazioni sono di carattere “stratigrafico”, inquadrando le risposte delle prove con le conoscenze geologiche disponibili (individuazione di coperture e soggiacenza substrato lapideo), divenendo esse poi sostanziali, dal punto di vista “ingegneristico”, laddove i picchi di risonanza rientrano nel range di frequenze di vibrazione di edifici e manufatti (0,5 - 10 Hz) per le implicazioni dirette che possono avere con fenomeni di risonanza delle strutture.

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ZONA INDUSTRIALE Contesto geologico: copertura detritica alluvionale granulare sovrapposta al substrato roccioso molto profondo. L’ubicazione della prova ha inteso di fatto controllare la situazione sulla base della disponibilit di una perforazione idrica di quasi 50 m, confrontando una vicina misura analoga che genericamente indica un picco sui 15 - 20 Hz. Generalit : la prova è in adiacenza ad un sito con informazioni profonde sul sottosuolo (perforazione pozzo - 030133P1PA1) che ha mostrato prevalenza di ghiaie, con qualche orizzonte cementato. L’elaborazione di fatto si è concentrata sulla presenza di eventuali picchi a frequenze utili a definire impedenza dei depositi cementati. Prova HVSR1 - 030133P1HVSR27: misura “da interpretare” anche per vicinanza di disturbo antropico (stazione di pompaggio); presenza di un massimo relativo tendenzialmente direzionale, sui 14 Hz sufficientemente in linea con la vicina HVSR - 030133P20HVSR41 - alto il contrasto di impedenza (A0 = 7.6); si tende ad affermare che il contrasto possa porsi sull’ordine di qualche metro, probabilmente nell’ambito dell’urbanizzazione dell’area.

CAPOLUOGO

Borgo S.Anton io Misure H/V effettuate: 5 Contesto geologico: cospicua copertura detritica alluvionale eterogenea. L’ubicazione della prima prova ha inteso porsi nelle vicinanze di un sito con sondaggio di taratura per i primi 20 m (Casa per Anziani - 030133P6SD15); presenti di fatto informazioni sul sottosuolo, di contributo alle correlazioni, compresa una misura analoga che ha indicato un picco sui 6,70 Hz (cfr. 030133P18HVSR39). Generalit : le prove sono a circa 400 m dal ripido pendio roccioso; si è provato a verificare l’eventuale effetto della riferita complessit geologica della copertura alluvionale. Prova HVSR2 - 030133P9HVSR28: misura con un picco (6,45 Hz) ben pronunciato (A0 ~ 4), persistente e debolmente direttivo. In alternativa alle informazioni su variazioni composizionali della “copertura” (più terrosa e con livelli limo-sabbiosi nei primi 10 m) si è portati anche a valutare l’evidenza in possibile “effetto di bordo” vallivo. Prova HVSR10 - 030133P16HVSR35: conforme alla precedente, con un picco a 6,8 Hz (H/V ~ 5).

Centro Contesto geologico: cospicua copertura detritica alluvionale eterogenea. Si è ricercata un’ubicazione delle prove nelle vicinanze di siti con sondaggi di taratura per i primi 20 - 25 m (Centro storico - 030133P5S8 e Distretto scolastico - 030133P5S8 ) e con altre informazioni sul sottosuolo, di contributo alle correlazioni. Generalit : le prova sono più o meno prossime (fino a circa 400m in linea d’aria) dal ripido pendio roccioso; si è provato a verificare l’eventuale effetto della riferita complessit g eologica della copertura alluvionale. Prova HVSR3 - 030133P10HVSR29: misura “da interpretare” per una certa tendenza alla direttivit , con un picco sui 4,5 - 6 Hz verosimilmente testimone di un contrasto (H/V > 4) a qualche decina di metri di profondit che potrebbe confermare una coltre più superficiale di detriti meno rigidi. Prova HVSR4 - 030133P4HVSR43: misura “da interpretare” essendo influenzata dal “rumore” stradale; un picco che tende a “sfrangiarsi” sui 3 - 6 Hz verosimilmente testimone di un certo contrasto (H/V > 3) a qualche decina di metri di profondit con una coltre di detriti meno rigidi. Probabile interfaccia inclinata. Non si esclude che il piccolo picco a 1,5 Hz possa dare indicazione del bedrock profondo.

Periferia occ identale Contesto geologico: cospicua copertura detritica alluvionale eterogenea. Si è ricercata un’ubicazione nelle vicinanze di un sito in cui vi è disponibilit d ella stratigrafia di una profonda perforazione idrica (quasi 90 m). Generalit : con la prova si tende ad avvicinarsi verso il centro della piana. Prova HVSR5 - 030133P11HVSR30: misura “da interpretare”, con tre picchi (8, 20 e 60 Hz). I primi due mostrano le maggiori ampiezze (~ 4.5) e tendenzialmente sono a direttivit meno pronunciata; si tende ad apprezzare informazioni riferite ad una “copertura” più sciolta mentre altre discontinuit sembra possano porsi sull’ordine di qualche metro di spessore - cautela nell’interpretazione la presenza di disturbo antropico: sottoservizi. .

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Borgo Moia Misure H/V effettuate: 3 Contesto geologico: presenza di substrato roccioso alle quote alte degradante al di sotto di cospicui spessori di copertura detritica. L’ubicazione delle prove ha inteso fornire un controllo della situazione.

Interpretazione delle misure Generalit : una prova entro l’ampio ventaglio di deiezione del rio Moia; una in contesto più distale verso il fondovalle con copertura alluvionale rilevante e la rimanente piuttosto più prossima al pendio roccioso, nel ventaglio delle deiezioni del rio di S.Ignazio. Prova HVSR6 - 030133P12HVSR31: evidenzia un massimo ben pronunciato (~ 3 Hz A0 = 4.9). Buon contrasto a decine di metri di profondità con ipotetico passaggio fra copertura quaternaria e substrato lapideo. Prova HVSR7 - 030133P13HVSR32: rispetto alla precedente mostra due massimi (4.5 e 15 Hz). Il secondo quello a maggior ampiezza (~ 7) e tendenzialmente più persistente. Si ritiene possa trattarsi dell’effetto dello spessore di copertura colluviale poco addensata sopra le ghiaie alluvionali sull’ordine di qualche metro, che a loro volta mostrano un’interfaccia (?) alle più basse frequenze. Prova HVSR8 - 030133P14HVSR33: conferma la tendenza della prima prova ad un picco sui 3 - 4 Hz testimone di un alto contrasto (H/V = 6): possibile roccia a meno di una ventina di metri di profondità.

INVILLINO Misure H/V effettuate: 3 Contesto geologico: vicinanza di un rilievo conglomeratico elevato sul fondovalle e substrato roccioso ben al di sotto della copertura alluvionale generata da apporti dei corsi d’acqua principali (Tagliamento, Degano), interdigitati tra loro e a corpi eterogenei anche di sedimentazione distale e/o paleo-lacustri (?). La prima prova in un sito con maggiori informazioni sul sottosuolo (sondaggio e MASW) e la seconda prova si avvicina al corpo ruditico cementato; possibile il confronto con una precedente misura analoga che aveva indicato un picco un po’ direttivo (A0 > 4) sui 2 Hz - 030133P8HVSR26.

Interpretazione delle misure Generalit : L’elaborazione di fatto si concentrata sulla presenza di un eventuale picco “migrante” verso alte frequenze, per caratterizzare un’eventuale discontinuità rappresentata dal corpo cementato, con ricerca di possibili estrapolazioni locali rispetto alle altre informazioni sul sottosuolo (down-hole e altre prove) nella frazione comunale. Prova HVSR9 - 030133P15HVSR34: misura con un picco (2,5 - 3,5 Hz) ben pronunciato (A0 ~ 4), persistente e debolmente direttivo. La misura s’interpreta con un buon contrasto a quasi un centinaio di metri di profondità fornito dal passaggio fra copertura detritica sciolta e substrato roccioso compatto (dolomie raibliane - di RBA3 ?). Picco 10 Hz conferma il locale breve spessore (pochi metri) del complesso riporti inerti/ex-agrario sulle alluvioni addensate. Prova HVSR11 - 030133P17HVSR36: a sud rispetto alla precedente; picco sfrangiato (ca. 2,5 - 3,5 Hz) ben pronunciato, persistente e piuttosto direttivo. Possibile conferma nel settore di un certo contrasto fra detriti di copertura su roccia competente (A0 ~ 4). Prova HVSR10 - 030133P16HVSR35: verso il fianco nord della valle; picco (6,8 Hz) ben pronunciato, persistente e non particolarmente direttivo. Conferma nel settore delle risultanze illustrate per il vicino sito Borgo S.Antonio - Zona Artigiana con un certo contrasto nei detriti di copertura (A0 ~ 5). Per le aree urbanizzate d’interesse si propone la seguente figura quale sintesi ragionata delle risultanze delle misure di rumore ambientale.

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Stima frequenze di risonanza (con fattore amplificazione) da HVSR

- dai dati pi significativi - Alcune considerazion i generali sui dati HVSR nelle aree indagate Sulla scorta delle misure effettuate (e di quelle pregresse rese disponibili) e della loro combinazione con evidenze geologiche di superficie e di sottosuolo derivanti dal confronto con le indagini presenti, si possono dedurre alcune considerazioni di carattere generale per le aree indagate che hanno indirizzato l’interpretazione dei dati geofisici:

1. mancano sicuri dati di appoggio di profondità del passaggio copertura-substrato geologico, di possibile taratura per questo tipo di indagine (indirette);

2. i picchi, qui assunti per lo pi quale sintomo di passaggio tra termini a diverso grado di addensamento nella copertura sedimentaria, manifestano significative variazioni di impedenza sismica che possono indurre fenomeni di amplificazione locale degne di attenzione;

3. a Invillino l’interfaccia amplificante si conferma piuttosto profonda verso il centro della valle (basse frequenze all’abitato) rispetto a quanto registrato verso il fianco settentrionale;

4. non è da escludere la presenza di fenomeni di amplificazione direzionali (2 - 3 D ?) legati sia ad effetti morfologici (possibili dorsali e valli sepolte, “effetti di bordo”) sia alla presenza nel territorio di contatti fra substrati a rigidità differente con interfaccia a geometria non piano-parallela (generata ad es. da faglie sepolte); su tali aspetti potranno essere svolti approfondimenti specifici nei seguenti livelli di studio.

2 - 4

4 - 6

> 6

> 5

4 - 5

< 4

Frequenza (Hz)

Ampli ficazione

da altro stud io

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5 MODELLO DEL SOTTOSUOLO Dall’interpretazione delle informazioni geologiche derivate dai rilievi di superficie, dall’analisi della letteratura specifica e delle risultanze delle indagini geognostiche, pregresse e di nuova realizzazione, si pervenuto al modello del sottosuolo per l’area oggetto di studio di Microzonazione Simica. A seguire vengono descritte in dettaglio le Sezioni Geologico-Tecniche presenti in Allegato che potranno rappresentare le sezioni topografiche di riferimento per i successivi livelli di studio.

• SEZIONE 1 - Borgo Moia / Capoluogo / Campo sportivo

Nella sua parte nord-occidentale (quota ca. 380 - 390 m.l.m.) il capoluogo comunale sugli accumuli della conoide del rio Moia (UINb2 - GM), le cui divagazioni sono oggi rese inattive dalle efficienti opere di difesa spondale, al piede del pendio roccioso lungo il quale si svolge la viabilità per l’altopiano di Lauco. Dalle osservazioni possibili anche verso monte risulta che il substrato roccioso marnoso-arenaceo della Fm. della Val Degano (DEGd - ALS) verosimilmente al passaggio al (qui)sottostante corpo calcareo-dolomitico della «Dolomia Cassiana» (DCS - LP) - tentativamente si inserito in posizione intermedia il litosoma calcareo ben stratificato basale della ‘Val Degano’ (DEGb - LPS) in termini minimi di spessore. Mancano informazioni dirette sull’andamento e la composizione in profondità del bed-rock, del quale affiorano gli strati marnoso-arenacei ai primi tornanti stradali e rapidamente degradanti al di sotto di un (cospicuo)spessore di copertura detritica, ricostruito fino a diverse decine di metri. È possibile un maggior approfondimento erosivo verso il centro della valle conseguente all’esarazione più importante del ghiacciaio della Val Tagliamento, come confermato dalla terebrazione di un pozzo per acqua al fondovalle che mostra l’estensione alle maggiori profondità della sedimentazione grossolana di bacino (piana) intramontano (QQCb) rispetto la piana di q. 360 m.l.m. Le marcate eterogeneità della copertura detritica quaternaria, tendenzialmente anche con tenori significativi locali di sabbie e terreni coesivi (QQCb - GM), non appaiono rappresentabili con sicurezza; sulla scorta delle precedenti prospezioni geoelettriche e di considerazioni sedimentologiche; s’ipotizza piuttosto un’interfaccia generata dalla prevalente dinamica fluvio-torrentizia nelle posizioni prossimali al torrente Degano e al fiume Tagliamento, laddove le frazioni più fini possono risultare dilavate (QQCb1 - GW). Anche sulla scorta delle risultanze HVSR s’invoca tendenza ad un maggior addensamento dei terreni di copertura in profondità e non dato escludere che possano essere presenti in basso termini cementati anche tenaci. Si indicata infine la presunta presenza sepolta della «Linea dell’Alto Tagliamento» che sovrappone i terreni ladino-carnici settentrionali, rispetto quelli raibliani (RBA2 - AL) e norici presenti a meridione. Analogamente si ripreso dal CARG un orientamento NW-SE di significato trascorrente (destro?).

• SEZIONE 2 – Capoluogo centro / Zona Indu striale

A monte del centro storico il substrato definito fino a 650 m.l.m. dalla potente piattaforma carbonatica cassiana (DCS - LP) al cui piede si rileva un’importante accumulo di detrito di versante: pietrisco e blocchi spigolosi (UINa2 - GW) che danno luogo ad una potente mascheratura che raggiunge spessori rilevanti a breve distanza dalle pareti (non risultano informazioni in merito). A fondovalle si realizza l’eteropia con i depositi per lo più grossolani di bacino (piana) intramontano (QQCb), sulla quale l’edificato – ca. a q. 350 m.l.m. Le erosioni glaciali verosimilmente portarono il livello di base a quote prossime ai 200 m.l.m., in modo che il fondo vallivo si approfondì nei più teneri terreni raibliani (RBA2 – AL), con escavazione stimata in 150 m, in linea con termini indicati in letteratura per settori contermini. Sulle complicate differenziazioni interne della coltre detritica quaternaria, non rappresentabili, si già trattato nella precedente sezione; mancano informazioni univoche sugli spessori eventualmente derivabili da risultanze HVSR, anche per quelli che si ritengono mancati contrasti d’impedenza sismica tra il substrato roccioso sepolto e le coperture, talora piuttosto rigide (nel pozzo idrico al centro della valle sono testimoniati fenomeni di cementazione a 20 e 40 m di profondità). • SEZIONE 3 e 4 – Cimitero / Zona Artigianale / Invill ino

Sul fianco vallivo settentrionale permangono le evidenze della falda di detrito (UINa1a) a coprire il piede del bastione roccioso del monte Cretis, in «Dolomia Cassiana» (DCS - LP) sovrascorsa tramite la «Linea dell’Alto Tagliamento» sui termini basali raibliani (RBA2 – AL) che avrebbero rappresentato un importante orizzonte di scollamento tettonico. I fenomeni di accumulo/erosione che si sono succeduti nel tempo (anche con formazione di antichi accumuli di brecce di versante cementate e conglomerati rimasti sopraelevati rispetto all’attuale fondovalle) avrebbero generato due discontinuità sulle quali si concentrata l’attenzione: quella definita tra i detriti quaternari ed il substrato roccioso, sulla cui profondità non si hanno informazioni dirette ma che, dalle risultanze delle prospezioni geofisiche HVSR realizzate – interfaccia ? sui 2 - 2,8 Hz a Invillino, verosimilmente si può ipotizzare piuttosto elevata (qui fino a circa un centinaio di metri); inoltre le fasi glaciali post-pleistocene avrebbero individuato coerenti indizi di erosione delle brecce cementate del versante nord e del corpo conglomeratico del Colle di Invillino a S

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(sommit a ca. 400 m.l.m. QQAb - GR, con accumuli di versante al piede UINa1a), ma che tuttavia non appare rappresentabile trasversalmente con sicurezza, per la carenza di dati sul sottosuolo, e con dubbi riguardanti il suo effettivo significato in termini d’impedenza. Nella copertura si confermerebbe altresì l’eteropia tra depositi alluvionali tendenzialmente grossolani (QQCb1 - GW) definiti dai corsi d’acqua principali (il Tagliamento in particolare) e i sedimenti di accumulo più distale, con importanti tenori di granulometrie sottili (QQCb - GM), talora soggetti anche a rielaborazioni da parte dei corsi d’acqua minori; tale coalescenza risulta di complicata ricostruzione, specie nell’area della Zona Artigianale, per la presenza di accumuli antropici, perché la più recente dinamica fluvio-torrentizia ha ri-“omogeneizzato” la piana anche arretrando sensibilmente il fronte della falda detritica settentrionale, e infine perché qui si è riscontrato verso la superficie che accumuli fini di piana inondabile (QQCb* - ML) assumono una netta conformazione, laddove si sarebbero sedimentati su superfici morfologiche pregresse, in prossimit de l rio Radima, tipo canali abbandonati. • SEZIONE 5 – Capoluogo / Invilli no

Costituisce uno “spaccato” vallivo longitudinale cumulativo delle interpretazioni trasversali esposte nelle precedenti trattazioni. Si svolge dalle quote di 380-390 m.l.m. della parte occidentale (Borgo Moia) sugli accumuli di conoide del rio Moia (UINb2 - GM) e procede lungo la valle a prevalente sedimentazione grossolana di bacino (piana) intramontano (QQCb - GM), fino al settore di Invillino a q 340 m.l.m., laddove gli eventi alluvionali del Tagliamento (QQCb1 - GW) avrebbero differenziato la sedimentazione nella piana. Dalle osservazioni possibili piuttosto verso l’altopiano di Lauco il substrato roccioso tentativamente viene ricostruito secondo un complesso “sinclinorio” di trascinamento tettonico per la presenza dell’elemento ca. N-S che provoca la sovrapposizione della piattaforma Cassiana sul termine bacinale della Val Degano - da non escludere la prosecuzione nell’area d’interesse di una vicariante più orientale segnalata dal CARG lungo l’incisione del rio Moia. Verso oriente si registra l’approfondimento del solco vallivo, ritenendo di aver individuato nella confluenza valliva indizi per una possibile esarazione più spinta, e la presenza della faglia dell’Alto Tagliamento, di cui si è gi detto. L’indicazione della posizione delle indagini lungo la traccia di sezione, laddove non siano effettivamente presenti nelle vicinanze del tracciato della sezione, ne rappresenta una ragionata proiezione.

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6 INTERPRETAZIONI ED INCERTEZZE

6.1 Range di velocità delle ond e S per le varie li tolog ie L’esame delle indagini geosismiche specifiche raccolte (due in configurazione MASW, una tomografia sismica e misure down-hole in un foro di sondaggio) ha permesso di pervenire alla definizione di alcuni range di variabilit delle velocit delle onde S per i terreni localmente presenti. Le indagini dedicate all’individuazione delle Vs sono state realizzate in un sito del Capoluogo (Asilo in Largo Don Coradazzi) e a Invillino (due siti - di cui uno esterno ad aree d’interesse). I seguenti valori derivano da interpretazioni dello scrivente: le risultanze di queste indagini non è apparsa sempre sufficientemente aderente ai vicini dati da altri tipi di prospezione, perciò saranno considerati con una certa cautela. Nella tabella sono riportati i valori come ritenuti estrapolabili dalle prove, cercando di differenziare i materiali di copertura sulla base di deduzioni ottenute incrociando le informazioni geologiche e geologico-tecniche disponibili.

INDAGINE Spessore [m] vs [m/s] Interpretazione 4 200 - 300 Alluvioni sciolte

5 - 6 400 Alluvioni con frazione fine 030133L8MASW8

Capoluogo 20 - 25 600 - 800 Alluvioni ghiaiose addensate

4 250 Alluvioni sciolte 030133L9MASW9 Invillino 20 - 30 600 - 800 Alluvioni ghiaiose addensate

5 - 10 200 Alluvioni sciolte 030133L23SR25 Invillino 25 - 30 600 - 800 Alluvioni ghiaiose addensate

5 450 (?) Alluvioni sciolte 030133P19DH40 Invillino 20 - 25 600 - 800 (?) Alluvioni ghiaiose addensate

Range di velocit de lle onde S per varie litologie a Villa Santina

6.2 Spessori e ind ividuazion i li totipi nel sottosuolo Le perforazioni geognostiche realizzate nel territorio comunale non hanno raggiunto il substrato roccioso, dunque sono assenti informazioni specifiche sul suo andamento in profondit . La stessa ricostruzione dei litotipi costituenti il substrato appare di difficile definizione per la scarsit di affioramenti e per la complessit tettonica locale. I dati diretti più profondi disponibili sono derivati dalla terebrazione di pozzi idrici nella piana di fondovalle. Il primo, nella zona del ponte della SS52 sul torrente Degano, ha permesso di indagare fino a ca. 90 m dal p.c. con l’individuazione dei depositi ghiaiosi alluvionali pressoché indifferenziati; il secondo, più datato, nella Zona Industriale e con profondit d’indagine di 50 m, ha indicato intervalli cementati nelle alluvioni a 20 e 40 m dal p.c. Le profondit indagate dai rimanenti sondaggi in media vanno dai 15 ai 25 m, con rinvenimento di stratigrafie anche piuttosto differenti a brevi distanze che hanno confermato l’alternarsi nella piana di ambienti deposizionali differenti, di cui risulta francamente difficile una delineazione rigorosa. Le risultanze geofisiche “indirette” in profondit pongono degli interrogativi per possibili interpretazioni non univoche: ad es. valori bassoresistivi ρρ <100 Ω·m attribuibili a sedimenti fini sono compatibili anche con possibile presenza idrica sotterranea. Nell’ampio ventaglio di informazioni, le risultanze a disposizione non sempre appaiono significative per la corretta individuazione dei terreni o la riferita definizione degli spessori. I dati MASW vanno valutati con attenzione, specie per quanto riguarda le porzioni più profonde. A Borgo Moia si tende a convergere verso indizi di bed-rock non molto profondo (sui 30 m). Al Capoluogo non è chiara l’eteropia con i depositi alluvionali degli accumuli di bordo valle (conoidi e falde detritiche, paleo-frana), che peraltro al loro interno possono gi manifestare importanti variazioni granulometriche in senso sia verticale che orizzontale. Nella Zona Industriale i dati geoelettrici sono sufficientemente coerenti con una bi-partizione trasversale della copertura (detriti altoresistivi prossimali ρρ =600÷800 Ω·m e depositi distali più bassoresistivi). Alla Zona Artigianale le informazioni per lo più dirette hanno posto l’accento sulla presenza di uno strato superficiale con importante tenore di materiali fini nelle alluvioni. A Invillino non si sono ottenute informazioni utili alla definizione della prosecuzione in profondit del corpo conglomeratico incombente sull’abitato (e riferite eventuali implicazioni nella risposta sismica locale). L’impiego della tecnica HVSR utilizzata a compendio dei dati disponibili, ben applicabile in un sistema stratificato in cui i parametri variano solo con la profondit (1-D) come in figura, può risultare meno incisivo in presenza di marcate eteropie negli strati e interfacce inclinate, come quelle presenti negli ambiti indagati.

V1

V2

h

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Nella determinazione dello spessore della “coltre” sciolta dunque, in totale assenza di informazioni specifiche di taratura, dubitativamente si ritenuto riferire i picchi registrati a situazioni che vanno comunque interpretate. I picchi direzionali oppure “frastagliati” appaiono riconducibili del resto a possibili effetti 2D (o 3D), connessi alla morfologia direzionale della zona (valle con fianchi ripidi) e presumibilmente a qualche morfologia sepolta definita dal substrato degradante verso il centro della valle o a complesse strutture erosive, difficilmente ricostruibili. La ricostruzione dell’andamento del substrato e l’attribuzione locale a tipi di copertura differenti, in generale apparso estremamente complicato a causa delle scarse informazioni disponibili e alla netta transizione fra corpi di differente genesi in brevi dintorni, peraltro qui con il susseguirsi nel tempo di diversi ambienti di sedimentazione.

6.3 Geotecnica Delle prove Standard Penetration Test (S.P.T.) si già riferito in dettaglio alle pagg. 16 - 17. Nella piana i terreni tendenzialmente grossolani superficiali tendono a manifestare “rifiuto” alla penetrazione (valori di N S.P.T. > 50) per l’effetto dei (grossi)clasti che ostacolano l’avanzamento; analogamente le risultanze visionate di penetrometrie dinamiche con attrezzo oleodinamico “leggero” confermano comunque materiali tendenzialmente compatti, per lo più ghiaiosi. Nei termini più francamente limo-argillosi superficiali della Zona Artigianale, ponendo N (10cm) ~ N S.P.T.(30 cm) nei primi metri si conferma N < 5. La discreta resistenza alla penetrazione dinamica registrata in terreni fini profondi appare in linea con informazioni desunte da informazioni riguardanti passate prove di laboratorio geotecnico (di taglio, edometrie), laddove essi si mostrano comunque poco compressibili e con caratteristiche geotecniche più che discrete. Per i terreni granulari si rinvenuta qualche granulometria. Per l’”agrario” superficiale dei limiti di consistenza.

INDAGINE Prof. da p.c. Granulometria / Limiti Note

030133P5TD14 6.0 m / coesivo Limi poco compressibili LL=28 IP=7

coesione 30 kN/m2 ϕ = 23,5°

Mod.edom. (1-3 kg/cm2) = 97 kg/cm2

POLO SCOLASTICO 18 m Limi sabbiosi coesione 0 kN/m2 ϕ = 30°

Mod.edom. (3-5 kg/cm2) = 117 kg/cm2

CAMPIONE “ AGRARIO” INVILLINO

0,8 m / coesivo LL=42 LP=23 IP=19 Argille di media plasticità

SCAVO Z.ARTIG. 0,6 m / coesivo LL=40 LP=25 IP=15 Argille di media plasticità

SCAVO INVILLINO 0,5 m / granulare G=58% S=27% L+A=14%

SCAVO Z.INDUSTR. 5 m / granulare G=63% S=19% L+A=17%

6.4 Amplificazion i e costruito Nell’edificato si configurano condizioni predisponenti i fenomeni di amplificazione del moto sismico. Per i caseggiati (talora con qualche esempio di case del vecchio tipo carnico “a loggiati”) si riscontrata la diffusa presenza di edifici di tecnica costruttiva moderna e di altezze quasi mai considerevoli (in genere sui 2 - 4 piani). Avendo gli edifici una propria frequenza di risonanza, gli effetti più negativi sulla loro integrità in termini di accelerazione che la struttura sarà chiamata a sostenere, si hanno quando si verificano fenomeni di “doppia risonanza” suolo-struttura. La frequenza di risonanza di un edificio dipende principalmente dalla sua altezza e può essere calcolata approssimativamente attraverso la formula di Pratt:

frequenza naturale edificio ~ 10 Hz / numero p iani

Quando sussiste la corrispondenza fra la frequenza naturale dell’edificio e la frequenza fondamentale di risonanza del terreno vi “doppia risonanza” con effetti potenzialmente gravosi per l’immobile. In quest’ottica soltanto una campagna di nuo ve indagini HVSR negli ambiti edificati, numericamente più diffuse di quelle poste in essere qui, potrebbe permettere un’assunzione completa di dati, per poter giungere a riferite considerazioni più sicure e possibilmente discriminare eventuali settori nei quali tali fenomeni di doppia risonanza possano manifestarsi.

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7 METODOLOGIE DI ELABORAZIONE E RISULTATI Il presente studio di Microzonazione Sismica di livello 1 effettuato per le aree urbane e urbanizzabili del territorio comunale stato condotto seguendo le indicazioni contenute negli “Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica - DPCN” finalizzate all’analisi di pericolosità sismica necessaria per la valutazione del rischio sismico ed applicabile ai settori della programmazione territoriale, della pianificazione urbanistica, della pianificazione dell’emergenza e della normativa tecnica per la progettazione. Si p roceduto alla preliminare raccolta di dati preesistenti derivanti dalla consultazione della cartografia geologica e della letteratura scientifica specifica, delle risultanze delle indagini geognostiche pregresse come reperite dagli archivi consultati, in particolare all’Ufficio Tecnico del Comune. Essendo emerse insufficienze nelle indispensabili informazioni riguardanti la profondità del substrato geologico nelle aree di studio e le frequenze naturali dei depositi quaternari individuati, si sono svolte nuove indagini geognostiche, privilegiando ai fini dell’indagine stratigrafica del sottosuolo in ottica di modellazione sismica, la tecnica di indagine geosismica passiva a stazione singola (rapporti spettrali o HVSR): in presenza di due strati, di cui uno superficiale e uno profondo con densità e Vs sensibilmente differenti, un’onda sismica che viaggia nel primo strato viene parzialmente riflessa dall’interfaccia che separa i due strati; dalla frequenza fondamentale di risonanza (fr) si ricercato lo spessore H con la formula H = Vs1/4 fr. Per questioni di disponibilità economica non si po tuto aumentare il numero delle indagini svolte per ulteriori approfondimenti o controllo dei dati ottenuti, eventualmente provvedendo con tecniche alternative (es. sondaggi, MASW, tomografie elettriche) funzionali ad una più completa individuazione delle M.O.P.S. I dati raccolti sono stati catalogati in funzione della loro affidabilità e della possibile utilizzazione in ottica di modellazione sismica del territorio. L’archiviazione dei dati provenienti dalle suddette attività si svolto mediante l’impiego del software SoftMS, messo a disposizione dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile; dalla rappresentazione cartografica nella “Carta delle Indagini” si ottiene la localizzazione delle diverse indagini divise per tipo. Essendo lo studio di Microzonazione Sismica finalizzato alla valutazione della pericolosità sismica locale attraverso l’individuazione di zone del territorio caratterizzate da comportamento sismico omogeneo, passando anche attraverso la “Carta Geologico - Tecnica” e le riferite “Sezioni Geologico - Tecniche”, il documento di sintesi stato rappresentato dalla “Carta delle M.O.P.S.” su cui sono riportate: - zone in cui si ritiene che il moto sismico non subisca modifiche rispetto a quello atteso in condizioni di bedrock

rigido affiorante orizzontale: scuotimenti attesi assimilati a quelli forniti dagli studi di pericolosità sismica di base - zone in cui il moto sismico può subire modifiche rispetto a quello atteso in condizioni di bedrock rigido

affiorante ed orizzontale a causa delle condizioni litostratigrafiche e topografiche locali - zone in cui sono presenti (o sono suscettibili di) fenomeni di deformazione permanente del territorio indotti o

innescati dal sisma (instabilità di versante, liquefazioni, fagliazione superficiale, cedimenti differenziali, ecc.). La qualità dei risultati relativi alla ricostruzione del modello del sottosuolo fortemente dipendente dal numero di informazioni puntuali disponibili e dalla loro distribuzione areale, in questo caso assolutamente carente nei confronti della profondità del substrato: ad es. non stato possibile compilare lo shape “Isosub” dunque non estrapolabile una “Carta della profondità del substrato”. Per lo studio in esame, nella “Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica” sono state individuate due categorie di zone: - Zone stabili suscett ibil i di ampli ficazion i locali, per le condizioni stratigrafiche e morfologiche locali; - Zone di attenzione per instabili tà, perché interessate da locali fenomeni franosi. Riguardo gli areali interessati da instabilità di versante si fatto riferimento alle perimetrazioni del Progetto di Piano per l’Assetto Idrogeologico del fiume Tagliamento dell’Autorità di Bacino competente (P.A.I.) per il comune di Villa Santina, rese disponibili in formato digitale (file .shp) e rappresentati sul relativo sito www.adbve.it nel file .pdf della - Carta della pericolosit geologica, Tavola 1 di 1 A Villa Santina non sono stati riconosciuti fenomeni riconducibili a zone di attenzione per instabilità relative a

- cedimenti differenziali : tendenzialmente non si sono rilevate situazioni che possano condurre a tale tipologia di fenomeno. Non si avuto notizia di indizi di compattazioni del terreno a seguito dei precedenti eventi sismici.

- liquefazione del terreno : pur in presenza di condizioni che possono comportare suscettibilità a tale fenomeno (accelerazioni del suolo e magnitudo degli eventi attesi, bassa profondità della falda, granulometria talora limo-sabbiosa dei sedimenti) si ritenuto che non vi siano situazioni da evidenziare; eventuali livelli sabbiosi saturi suscettibili a questo tipo di fenomeno manifestano spessori e profondità dal piano campagna che portano ad escludere problematiche di rilievo, delle quali peraltro non sono segnalati indizi di fenomeni avvenuti in passato. Ciò avvalora il comportamento reale del sottosuolo, già sottoposto a terremoti, meglio di quanto non possano fare simulazioni analitiche o prove in sito.

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8 ELABORATI CARTOGRAFICI Lo studio di Microzonazione Sismica di livello 1 del Comune di Villa Santina (UD), con riferimento agli “Standard di rappresentazione ed archiviazione informatica” ha previsto la stesura delle seguenti tre carte, archiviate in formato .PDF nella cartella “Plot”, sottocartella “MS” e in formato .MXD nella cartella “Progetti”.

• Carta delle Indagini • Carta Geolog ico - Tecnica • Carta delle Microzone Omogenee in Prospett iva Sismica (Livello 1)

8.1 Carta delle Indagini La carta riporta l’ubicazione delle indagini preesistenti allo studio di Microzonazione Sismica in essere, e quelle realizzate ex-novo (n 11 misure delle vibrazioni ambientali con stazione singola come individuate per poter completare il quadro delle conoscenze disponibili). Scopo dell’elaborato è quello di fornire una rapida lettura della distribuzione spaziale dei dati esistenti al fine di orientare i livelli successivi di approfondimento. La scala di rappresentazione, in conformità a quanto previsto dagli standard per gli studi di MS, è 1 : 5.000. Le prove preesistenti rappresentate (in numero di 38) si dividono in: - n 2 sondaggi geognostici a carotaggio continuo - n 5 sondaggi geognostici a distruzione di nucleo - n 1 scavo esplorativo con mezzo meccanico tipo escavatore - n 2 prove penetrometriche dinamiche con attrezzo oleodinamico - n 2 profili sismici a rifrazione - n 2 indagini sismiche in configurazione MASW - n 1 indagine sismica in configurazione “down-hole” - n 9 tomografie elettriche (2D) - n 12 sondaggi elettrici verticali - n 2 misure di microtremori a stazione singola Le prove sono state codificate e archiviate nel database Cdl_tabelle mediante impiego di SoftMS 4.0 e georiferite negli shapefile “Ind_pu” e “Ind_In”. Le informazioni cartografiche sono associate a record numerici progressivi che ne rappresentano l’identificativo rintracciabile nella banca dati, con i riferimenti utili alla loro consultazione.

8.2 Carta Geolog ico-Tecnica per la Microzonazione Sismica (CGT_MS) L’elaborato deriva da quanto di base riferibile alla geologia e geomorfologia, alle caratteristiche litotecniche, geotecniche ed idrogeologiche derivate dalle ricerche eseguite (rilievi di campagna, letteratura geologica, indagini pregresse e realizzate ex-novo). Le informazioni che provengono dalla CGT sono necessarie alla definizione del modello di sottosuolo - di cui al Capitolo 5, e funzionali alla realizzazione della Carta delle MOPS. La scala di rappresentazione della Carta Geologico-Tecnica di base per la microzonazione sismica è 1 : 5.000. Conformemente a quanto previsto dagli standard di rappresentazione le unità geologiche affioranti individuate nelle aree indagate sono state distinte in terreni di copertura e substrato geologico. Nell’area di interesse sono pressoché esclusivi i depositi di copertura; al di fuori delle pareti montuose aggettanti, il substrato roccioso è direttamente individuabile - secondo controlli di superficie e verifiche geomorfologiche - unicamente nella zona della prima tratta dell’arteria stradale per l’altopiano di Lauco. La realizzazione della carta, finalizzata in prospettiva sismica, prevede l’accorpamento delle informazioni geologico formazionali e litologiche in unità che presentino risposta conforme alla sollecitazione sismica; pertanto risultano sintetizzate rispetto alla carta geologica s.s. (non allegata) e il numero di “tipi” geologico-tecnici è ridotto. I rapporti stratigrafici fra i diversi terreni rilevati sono riportati in apposito elaborato – Allegato. La carta è completata con le forme di superficie ritenute significative, qui sostanzialmente riconducibili alla presenza di orli di scarpate e di falde detritiche. Infine le zone interessate da instabilità di versante, gli elementi tettonico-strutturali e le tracce delle sezioni geologiche rappresentative del modello geologico. Per le sezioni si sono cercate orientazioni adeguate alla migliore descrizione e alla più immediata comprensione del modello geologico di sottosuolo, talora complesso, e delle peculiarità morfologiche: a Borgo Moia si è raggiunta la porzione abitata più elevata del Capoluogo e a Invillino la singolarità del bastione conglomeratico del Colle Santino - si rammenta qui che le tracce delle sezioni rappresentate nella Carta Geologico-Tecnica sono il relativo segmento contenuto entro le aree ritenute d’interesse – cfr. pagg. 39 e 40. Le informazioni tettoniche, già discusse in apposito paragrafo, non si possono dire certe: dal database del Progetto ITHACA non sono emerse informazioni di rilievo per il Comune in esame, inoltre non si è potuto trovare particolare riscontro degli elementi indicati in CARG trattandosi di elementi per lo più sepolti. Con apposita simbologia sono riportati i sondaggi meccanici con riferite informazioni (profondità perforazione) che completano la lettura della carta. A seguire vengono fornite delle descrizioni dei singoli settori d’interesse per lo studio di Microzonazione Sismica.

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• CAPOLUOGO

Il bed-rock p resente con le litologie della «Dolomia Cassiana» alle pareti rocciose del gruppo del M.Cretis (dolomie, calcari dolomitici e calcari a stratificazione per lo più indistinta dolomie vacuolari – LP) incombenti sull’abitato e rapidamente degradante sotto i detriti di versante (di falda GW fd e paleofrana GP fd) e, nella piana di fondovalle, sotto i potenti depositi fluvio-torrentizi (GM in) rimasti elevati rispetto agli attuali alvei dei corsi d’acqua principali. Gli accumuli detritici rappresentano una spessa coltre al di sopra del substrato roccioso di cui non da to disporre di informazioni circa lo spessore, pur se tende ad essere considerevole, come confermato dalla terebrazione di un pozzo per acqua (90 m). nel settore occidentale, che non ha incontrato la roccia. • BORGO MOIA

Il substrato roccioso affiorante nelle pareti più settentrionali oltre il limite comunale (Dolomia Cassiana – LP) localmente intuibile al primo tornante della viabilità per Lauco, nel corpo di litologie marnoso-arenacee della Fm. della Val Degano (ALS) degradante sotto un cospicuo spessore di copertura detritica rappresentata dal conoide delle deiezioni dei rii Moia e S.Ignazio (GM ca), blandamente terrazzata nella porzione più orientale. • ZONA INDUSTRIALE

Presenti spessori molto estesi di detriti di copertura, generati dalla sedimentazione grossolana di bacino (piana) intramontano del torrente Degano e del fiume Tagliamento; ci si aspetta che localmente le frazioni più fini potranno risultare dilavate dalla prevalente dinamica delle correnti idriche trattive (GW in) rispetto alle posizioni più distali verso settentrione, laddove s’incontrano marcate eterogeneità e tendenzialmente significativi tenori locali di sabbie e terreni coesivi (GM in). • BORGO S. ANTONIO E ZONA ARTIGIANALE

Le risultanze delle prospezioni geognostiche hanno fornito lo spunto per individuare una marcata eterogeneità superficiale della copertura detritica. Verso il rilievo prevalgono i detriti di falda - GW fd - mentre alla piana si manifesta anche un ampio corpo superficiale di sedimenti depositi fini (ML p i) di diversi m di spessore, che potrebbero essersi potuti accumulare in una “bassura” verosimilmente legata alla dinamica erosiva del rio Radima • FRAZIONE DI INVILLINO

Il corpo di antichi conglomerati del Col Santino bordato verso il piede da accumuli di versante ormai “assestati” - GW fd - ed in eteropia laterale con l’abbondante copertura detritica derivata dalla sedimentazione grossolana di piana intramontana (GW in), qui più direttamente legata ad eventi alluvionali del vicino fiume Tagliamento, che avrebbero differenziato la sedimentazione nel bacino. Tenuto conto anche della complessa dinamica di rielaborazione della coltre alluvionale ad opera dei corsi d’acqua non sono comunque emerse informazioni tali da poter fornire conferma per passate ricostruzioni stratigrafiche che avevano previsto una porzione di sedimenti a presenza quasi esclusiva nel sottosuolo di granulometrie sottili; qui piuttosto si confermano in posizione più distale rispetto al fiume le coperture fluvio-torrentizie eterogenee e con significativi tenori locali di terreni sabbiosi e/o coesivi (GM in). Le evidenze morfologiche si limitano alle locali falde detritiche superficiali e alla presenza di una modesta scarpata a direzione longitudinale, la quale comunque non manifesta peculiarità geometriche (altezza maggiore di 3 m) tali da poter essere inquadrata ad es. nelle condizioni amplificanti previste nelle Norme Tecniche per le Costruzioni 2008. Peraltro le stesse deiezioni del rio Moia (e S.Ignazio) palesano acclività trasversali blande, rientranti nella categoria topografica T1 di NTC2008 (sito con inclinazione media i 15°) dunque entro tale corpo sedimentario per caratterizzare la risposta sismica locale appare ragionevole, in ambito tecnico-progettuale, affidarsi a variazioni dell’azione sismica tenendo conto solo delle condizioni stratigrafiche locali del sottosuolo presenti – amplificanti cfr. risultanze prove HVSR. Per le faglie, stante l’assenza d’informazioni differenti, ne derivata un’attribuzione in faglie presunte - per il cinematismo si fatto riferimento a quanto in bibliografia.

In specifici settori si sono i riporti artificiali - RI zz - che localmente possono costituire degli accumuli con spessori significativi (Zona Artigianale / ex- stazione ferroviaria). La loro presenza ritenuta comunque di dubbio significato dal punto di vista della microzonazione sismica del territorio, considerato anche il contesto stratigrafico già “amplificante” nel quale s’inseriscono, perciò si op tato per segnalare la loro presenza esclusivamente nella cartografia geologico-tecnica, rinunciando a ulteriori specifiche a livello di MOPS (ciò avrebbe significato la ricerca di incerte differenziazioni locali, per ambiti territoriali estremamente contenuti, anche sulla scorta di informazioni frammentarie riguardanti in particolare gli spessori in oggetto).

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8.3 Carta delle Microzone Omogenee in Prospett iva Sismica (Livello 1 o Carta delle M.O.P.S.)

L’elaborato rappresenta la principale sintesi del presente studio di Microzonazione Sismica MS di Livello 1, in quanto individua gli areali (microzone) dove, sulla base delle osservazioni geologiche, geomorfologiche, dei dati geognostici e geofisici, p revedibile l’occorrenza di diverse tipologie di effetti prodotti dall’azione sismica. Miglior lettura delle problematiche sismiche deriva dal fatto che la cartografia completata con indicazione delle frequenze fondamentali e di risposta sismica locale s.l.: la valutazione della presenza di eventuali fenomeni di amplificazione di fatto inserita nella delimitazione delle zone MOPS, laddove la distinzione deriva sia da “colonne stratigrafiche tipo” - cfr. anche Legenda - ma anche prendendo in considerazione i valori di frequenza e ampiezza di risonanza del sito. Per buona parte del territorio analizzato si possono riconoscere configurazioni schematizzabili secondo condizioni “2D” (margini di deposito quaternario) e la delimitazione ha preso spunto anche da tale considerazione. Le microzone individuate in carta, alla scala 1 : 5.000 sono classificate nelle due categorie di seguito descritte: a) Zone stabili suscett ibili di ampli ficazion i locali, nelle quali sono attese amplificazioni del moto sismico,

come effetto dell’assetto litostratigrafico e morfologico locale; ZONA 1: Pendice con inclinazione superiore a 15° dove affiora la formazione rocciosa in posto o con spessori di coltri di alterazione o colluvi ritenuti inferiori a 3 metri (spessore che non comporta fenomeni di amplificazione dell’onda sismica rilevanti per le strutture edilizie ed i manufatti in genere). Nell’area riferita si ritiene che i litotipi presenti, peraltro, non mostrino una risposta francamente rigida e non raggiungano il valore standard di Vs > 800 m/s che tendenzialmente potrà essere raggiunto in profondità in modo graduale senza bruschi salti di impedenza sismica. ZONA 2: Detriti di falda anche con grossi blocchi talora deposti in massa, a matrice di pietrisco e sabbia. Presenti sulla pendice meridionale del gruppo del M. Cretis, talora con parziali lembi a cementazione anche tenace, e risultano poggianti sul basamento lapideo “cassiano”. Nei primi metri sono rappresentati dagli accumuli più recenti; lateralmente e verso il basso possono essere in eteropia con depositi alluvionali ed eluvio-colluviali (accumuli ai piedi delle pareti rocciose coalescenti con accumuli detritici di fondovalle). Amplificazione verosimilmente legata all’individuazione di un corpo detritico a sé stante, tendenzialmente con un contrasto di impedenza e picco di risonanza valutabile sui 3 - 4 Hz. ZONA 3: Accumuli eluvio-colluviali con granulometrie sensibilmente eterogenee e basso grado di arrotondamento dei clasti: ghiaie e ciottoli, materiale fino e sabbie, che formano una copertura sopra il bed-rock pre-quaternario, che tende ad approfondirsi man mano che ci si allontana dal rilievo. Nelle parti distali possono dominare le tessiture fini. Contrasto d’impedenza fra copertura e substrato roccioso, fino a una cinquantina (?) di m nei valori massimi, visti i fenomeni di amplificazione con picco di risonanza sui 3 - 3,5 Hz. Sono poggianti su basamento roccioso a differente composizione (arenaceo-marnosa e calcareo-dolomitica) e interessano la zona più settentrionale del Capoluogo, con porzioni abitate sorte sui ventagli di “spaglio” colluviale dei rii Moia e S.Ignazio. ZONA 4: Strato superficiale di sedimenti di piana inondabile distale: limi / argille, anche intercalati a sabbie e ghiaie, che formano un orizzonte di qualche m di spessore, con buona estensione laterale. Verso il basso dominano sedimenti fluvio-torrentizi di piana alluvionale. Lo spessore complessivo importante, valutabile in parecchie decine di metri; p robabile che contrasti d’impedenza entro la copertura detritica possano essere responsabili dei fenomeni di amplificazione delle onde sismiche di superficie, con picco di risonanza sui 6 - 7 Hz. ZONA 5: Alluvioni grossolane elevate rispetto agli attuali alvei: ghiaie arrotondate con ciottoli e matrice limo-sabbiosa, con orizzonti più francamente sabbio-limosi o argillosi anche di qualche m di spessore. Si suppone in profondità la presenza di lembi cementati. Gli accumuli nei primi metri 5 - 15 m sono rappresentati da termini tendenzialmente meno consolidati e a maggior tenore di fino, pur se difficile una rigorosa discriminazione. Stratigrafia della piana valliva. Il deposito alluvionale di molte decine di metri, poggiante in profondità sul substrato roccioso a componente “cassiana” e “raibliana”. Contrasti d’impedenza nelle coperture sciolte verosimilmente tendono a produrre fenomeni di amplificazione delle onde sismiche di superficie, con picco di risonanza sui 4 - 5 Hz.

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ZONA 6: Recenti alluvioni grossolane: ghiaie arrotondate “pulite” con ciottoli e matrice sabbiosa, anche cementate in profondit . Lo spessore del deposito alluvionale si stima di oltre cento metri. In profondit è il substrato roccioso (alternanza di litotipi, anche evaporitico ?). Stratigrafia della piana, al bordo dei corsi d’acqua principali (Zona Industriale). Gli accumuli nei primi metri sono rappresentati da termini più recenti (tendenzialmente meno addensati) con possibili contrasti di impedenza che tendono a produrre picchi di risonanza sugli 8 - 15 Hz. ZONA 7 Alluvioni grossolane di fondovalle: ghiaie subarrotondate “pulite”, con ciottoli e matrice sabbiosa poggianti su substrato dubitativamente riferito ad un corpo compatto di dolomie stratificate del Raibl, a quasi un centinaio di m dal p.c. Stratigrafia propria della zona di Invillino: si registrano picchi di amplificazione piuttosto netti con risonanza sui 2 - 3 Hz, la cui origine potrebbe essere ricondotta a discontinuit roccia-copertura ma in alternativa alla presenza di corpi cementati (non si può escludere continuit laterale con il ‘Conglomerato del Tagliamento’ del bastione del Col Santino).

Nelle suddette “Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali” risultano raccolte per lo più quelle aree dove le coperture hanno spessori > 3 m e nel sottosuolo i valori Vs s’ipotizzano anche piuttosto discontinui; in tale condizione si assiste a fenomeni di amplificazione dello scuotimento sismico in superficie, collegati alla presenza di interfacce fra materiali con importante differenza d’impedenza sismica. Come gi an ticipato, per le coperture si tratta di depositi granulometricamente molto variabili, connessi ad ambienti deposizionali che hanno visto nel tempo rapide variazioni di competenza delle correnti di trasporto dei sedimenti: i depositi generati presentano quindi un’elevata variabilit sia verticale che orizzontale, anche in spazi ristretti, delle dimensioni granulometriche e delle tessiture, talora a con sensibile grado di cementazione. Se alla scala della sollecitazione sismica possono essere ritenuti qualitativamente omogenei (come tendenzialmente confermato dalle misure HVSR) le peculiarit de i depositi di copertura rendono complicata una rigorosa assunzione in termini di spessori ed estensione laterale. Per le Zone 3, 4 e 5 si è ritenuto di accorpare il graficismo che rappresenta i litotipi del substrato, dal momento che, pur in presenza di termini rocciosi sepolti anche differenti, ad es. per le locali sovrapposizioni tettoniche (‘Dolomia Cassiana’ su ‘Raibl’), si ritiene che per il riferito buon grado di rigidezza delle coperture oppure per le rilevanti profondit cui trattasi circa l’interfaccia - oltre alla scarsit d ’informazioni attendibili -, tale discriminante non costituisca sintomo significativo di differente comportamento alle sollecitazioni sismiche e risulterebbe problematica la ricerca a questo livello di studio di rigorose differenziazioni in ottica MOPS. b) Zone di attenzione per instabili tà, nelle quali gli effetti sismici attesi e predominanti sono riconducibili a

deformazioni permanenti del territorio (non sono necessariamente esclusi per queste zone anche fenomeni di amplificazione del moto).

Di particolare rilevanza sono quei settori che possono risultare coinvolti da scendimenti di massi, specie in concomitanza con movimenti tellurici, come del resto testimoniati a seguito dell’importante periodo sismico del ‘76.

Stralcio planimetrico sui fenomeni di scendimento massi - da studi post-sisma 1976

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INSTABILITÀ DI VERSANTE ATTIVA

Le pareti rocciose del bastione del monte Cretis, incombente su parte del Capoluogo e sul tracciato della S.S.52 “Carnica”, interessato per la gran parte da un’area a pericolosità geologica elevata o molto elevata del P.A.I. - Progetto di Piano per l’Assetto Idrogeologico del fiume Tagliamento, già perimetrata con codice 0301330100 per possibili crolli/ribaltamenti diffusi. La perimetrazione aveva ripreso a valle il limite di massimo avanzamento massi del P.R.G.C., anche derivato dagli studi post-sisma 1976, localmente arretrato in corrispondenza di alti muri in c.a. realizzati nel immediato post-terremoto, oppure di altre opere di difesa più recenti (valli-rilevati nell’area del Cimitero, barriere paramassi metalliche) talora ritenute adeguate alla mitigazione del rischio. Di recente il Servizio Geologico della Regione F.V.G. ha individuato le pareti rocciose dell’area Villa Santina - Tolmezzo tra quelle meritevoli di approfondimenti specifici, secondo le più moderne procedure d’indagine e di studio e le condizioni di pericolosità sono state delineate nella configurazione più aggiornata, qui pedissequamente assunta - per le risultanze correlate alle ricerche svolte e per gli approfondimenti riferiti si rimanda ai contenuti completi disponibili in rete (www.massmove.at). All’estremo più settentrionale dell’area d’interesse, prossimo al confine con il territorio comunale di Lauco, stata introdotta una specifica zona di attenzione riconducibile ai fenomeni di crolli/ribaltamenti diffusi dalla compagine rocciosa qui incombente - perimetrazione PAI 0300470100 - classificati attivi pur se contrastati da una serie di interventi paramassi: disgaggi, chiodature, muro e barriere metalliche, che localmente mitigano il grado di rischio.

INSTABILITÀ DI VERSANTE NON DEFINITA Per l’accertata presenza nel P.A.I. di settori in cui, per mantenere la memoria storica delle perimetrazioni pregresse di rischio geostatico, a valle di opere paramassi o per recenti approfondimenti specifici, l’Autorità di Bacino ha inserito alcuni arretramenti nei limiti riferiti, introducendo di fatto in posizione distale delle aree a pericolosità residua moderata (grado P1), si inteso qui confermare la situazione riportando degli areali di attenzione per instabilità di versante non definita.

INSTABILITÀ DI VERSANTE QUIESCENTE Ad Invillino stata riportata una zona di attenzione riconducibile ai crolli/ribaltamenti dal bastione conglomeratico incombente - perimetrazione PAI 0301330200 - già classificati quiescenti. Forme di superficie e sepolte La morfologia superficiale e sepolta può essere un fattore predisponente i fenomeni di amplificazione localizzata delle onde sismiche. Dalle informazioni a disposizione non si reso possibile definire l’eventuale presenza di assi di paleo-canali nella piana al di sotto della recente copertura alluvionale o comunque indizi di assi vallivi d’interesse ai fini dello studio. Fra i dati areali trattati compaiono le falde di detrito individuate al piede del bastione roccioso del m. Cretis. Tra quelli morfologici lineari si sono indicati due orli di scarpata (altezze comprese fra 10 e 20 m) che, come già detto a pag. 30, si ritengono di dubbio significato riguardo eventuali amplificazioni delle sollecitazioni sismiche - peraltro già in un contesto a riferita amplificazione stratigrafica.

8.4 Commenti finali e criticità A conclusione del presente lavoro, eseguito sulla base delle informazioni pregresse che si sono rese disponibili e di nuovi dati di acquisizione originali e dedicati, che si auspica possa contribuire ad un miglioramento della valutazione del rischio sismico locale e a riconoscerne possibili livelli di abbattimento, po ssibile fornire le seguenti considerazioni. Con lo Studio d i Microzonazione Sismica di Livello 1 del territorio comunale il Comune di Villa Santina si adegua ai più recenti standard predisposti in merito dal Dipartimento della Protezione Civile Nazionale e adottati dall’Amministrazione, in particolare per quanto riguarda la rappresentazione e l’archiviazione informatica dei dati. Un precedente studio storico post-sisma del 1976 definì le basi di conoscenza specifica in una “zonizzazione di massima in prospettiva sismica” che s’intende oggi aggiornata e resa più efficiente. Permangono purtroppo alcuni interrogativi già evidenziati nello studio originario e che riguardano in particolare l’assetto tettonico, la profondità dal substrato roccioso al di sotto degli abitati (mancanza di sondaggi profondi) e l’effettiva presenza nel sottosuolo di Invillino di quei complessi di sedimenti a granulometria sottile che in passato hanno condizionato la pianificazione urbanistica locale.

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La complessa distribuzione dei terreni ed il complicato contesto tettonico del resto hanno suggerito di mantenersi con lo studio il pi strettamente possibile agli ambiti d’interesse: nelle prossime fasi di approfondimento si potrà prevedere un approfond ito controllo geolog ico nelle aree contermini, per cercare di completare tali conoscenze. La perforazione di sond aggi meccanici di profond ità tale da poter ragg iung ere il bed-rock (almeno uno per ogni ambito abitato) sarà un’altra attività irrinunciabile. Rispetto alla precedente “zonizzazione di massima” risulta dettagliata per quanto possibile, la situazione al borgo Moia e alla Zona Artigianale e rese pi omogenee le valutazioni riguardanti la piana valliva e la frazione di Invillino. La qualità delle indagini già svolte (tipo e scarsa estensione in profondità), e la relativa incisività di quelle realizzate ex-novo in un settore con rapide transizioni tra differenti ambiti geologici, ha condizionato la qualità dell’elaborato di riferimento, che dovrà intendersi ampiamente rettificabile in futuro. Negli ambiti non direttamente oggetto di verifica locale saranno comunque necessarie nuo ve indagini, anche per poter indagare in modo approfondito su eventuali effetti 2 e 3D che può subire questo settore vallivo intramontano.

• Le zone di attenzione per instabilità sono da considerare a medio/alta pericolosità sismica in riferimento ai fenomeni di scendimento massi.

• Al di fuori delle falde detritiche si è portati ad escludere evidenti effetti “morfologici”, visto che l’acclività si mantiene in genere blanda o quasi nulla. Piuttosto potranno essere indagati meglio gli “effetti di bordo” stante il substrato degradante sotto il variabile spessore di copertura detritica di cui non sono note le geometrie.

• Tendono a prevalere i condizionamenti stratigrafici e risulterà necessario indagare sulla presenza locale di motivi tettonici sepolti, dei quali non sono ben conosciute le geometrie.

Infine non si segnalano criticità riferibili a liquefazione del terreno in condizioni sismiche: possibili livelli sabbiosi saturi suscettibili a questo tipo di fenomeno manifestano spessori e profondità dal piano campagna che portano ad escludere problematiche di rilievo, delle quali peraltro non sono segnalati indizi di fenomeni avvenuti in passato. Il presente Studio di Microzonazione Sismica di Livello 1 è stato redatto nell’ottica della programmazione territoriale e non è sostitutivo di quanto previsto dalle Norme Tecniche riguardanti il progetto delle costruzioni.

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9 CONFRONTO CON LA DISTRIBUZIONE DEI DANNI DEGLI EVENTI PASSATI Il Comune di Villa Santina, come gran parte dell’area carnica caratterizzato da una certa sismicità che si può manifestare anche con ricorrenza secolare o plurisecolare, dando luogo a intensi terremoti che in passato hanno causato notevoli danni al patrimonio edilizio. Negli abitati rimangono poche tracce nel patrimonio edilizio comunale di edifici antichi (al max del 1700 - 1800). Non sono riportati coinvolgimenti di Villa Santina nel grande sisma che nel Medioevo riguardò tutto il Friuli il 25 gennaio 1348 (epicentro riportato nell’area carnica - secondo il cronista fiorentino Giovanni Villani “tutte le chiese di Carnia sono cadute”); per quello del 26 marzo 1511 (violento terremoto in Friuli, con stima di oltre 10.000 morti e gravi danni in una vasta area compresa fra la valle della Sava e quella del Tagliamento) non si può escludere che la datazione 1522 (?) per la Chiesa della Beata Vergine del Sasso - nel settore più orientale del territorio comunale - possa in qualche modo essere significativa di ricostruzione post-sisma. Si rinvengono informazioni localizzate in merito al terremoto del 28 luglio 1700 (IX grado scala Mercalli) che colpì in particolare il vicino “Canale di Socchieve” con distruzioni nei confinanti territori di Raveo, Enemonzo ed Esemon di Sotto, che avrebbe comportato danneggiamenti alla pieve di Invillino. Le repliche continuarono per alcuni mesi. Il territorio carnico venne colpito da un sisma l’8 marzo 1790 (VIII grado scala Mercalli) e il 7 giugno 1794 “venne interessato da scosse tutto l’Alto Tagliamento” (non si sono reperite notizie locali in merito). Piuttosto vicino appare l’epicentro del terremoto distruttivo del 27 marzo 1928 (coinvolte Prealpi Carniche Orientali e la bassa Carnia) con repliche che si susseguirono per vari mesi, dando luogo ad un periodo sismico veramente eccezionale e che verosimilmente qui provocò ingenti danni, con successiva demolizione di parte dell’edificato e conseguente introduzione dei primi interventi “antisismici” (tirantature - arch. A. De Prato comunicaz. verbale). Si già detto al Capitolo 2 dell’evento degno di nota del 14 febbraio 2002 (Mw 5.23), qui senza danni a persone o cose come il più recente degli eventi, il 30 gennaio 2015 (M: 4.1): siamo ormai in epoca delle Norme Tecniche per le Costruzioni e dei Piani di Emergenza Comunale. Ancora ben impresse nella memoria dei residenti, piuttosto, sono le date (6 maggio e 15 settembre) del terribile terremoto del Friuli che colpì nel 1976 (il più grande evento registrato nell’Italia Settentrionale!). Dalle testimonianze raccolte in merito a questo evento non risultano notizie di edifici completamente crollati - nel tempo la tecnica costruttiva si saputa adeguare alla consapevolezza di dover adottare qui le dovute cautele antisismiche - quanto piuttosto diffuse lesioni con numerosi abitazioni e opere murarie coinvolte, caduta di camini, ecc. I danneggiamenti più importanti riguardarono il centro storico lungo l’asse SS52 (Via Roma) SS355 (Via C. Battisti) dall’ingresso al paese (Via Pal Piccolo) verso Borgo Moia. Qui ancor oggi po ssibile individuare i siti con edifici già demoliti e non più oggetto di ricostruzione.

Area con i maggiori danneggiamenti nel 1976 (Villa Santina Capoluogo) e vedute di fabbricati in via di demolizione

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Villa Santina Capoluogo - Via Roma veduta recente e con danneggiamenti (e prime demolizioni) post-sisma 1976

Danneggiamenti si ebbero anche alle poche abitazioni di borgo S.Antonio e in maniera diffusa alla frazione di Invillino, verosimilmente anche per una condizione di edificato di scarsa qualit ; la pieve posta alla sommit de l Colle Santino fu danneggiata. La ricostruzione di Villa Santina fu ingente. Ad es. il solo intervento dell’A.N.A. con il “Cantiere n.5” (10 giugno – 11 settembre 1976) comportò i seguenti lavori:

- ripristino di n. 122 tetti e camini - rifacimento di n. 40 muri e di altri lesionati - realizzazione di 17 alloggi (ricavati da strutture occasionali) - getto di n.18 cordoli in cemento armato, con rifacimento del relativo tetto o posa di arpe.

Utile infine una conferma del fatto che sul capoluogo sono incombenti delle pareti rocciose subverticali e la frazione Invillino è al piede di un bastione roccioso conglomeratico. Episodi di massi caduti in passato hanno provocato situazioni di pericolo, di cui si hanno informazioni per quanto riguarda i periodi sismici del 1976, e a difesa dei manufatti presenti sono state realizzate delle opere di protezione (muri in c.a., barriere paramassi, valli-rilevati, terrazzamenti, placcature e sottomurazioni di blocchi instabili, ecc.) che attualmente appaiono efficienti ed in buono stato di conservazione, utili a più riprese a introdurre rettifiche ai limiti di massimo avanzamento massi calcolati, con possibile utilizzo urbanistico di aree altrimenti vincolate per rischio geostatico. Si tratta, al pari del presente studio, di procedure atte al miglioramento delle conoscenze territoriali, per una sempre più corretta fruizione del territorio a disposizione.

Tolmezzo (UD) 30.06.2016 il Sogg etto realizzatore: Dott. Geol. Giovanni PASCOLO

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COMPENDIO FOTOGRAFICO

[1] Substrato roccioso calcareo dolomitico sovrastante il capoluogo - Dolomia Cassiana (DCS - LP)

[2] Substrato roccioso arenaceo della ‘FM. di Val Degano’ (qui DEGb - LPS)

Strada Provinciale per Lauco (fuori da zona d’interesse)

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[3] Substrato roccioso dolomitico stratificato (passaggio ‘Monticello’ – ‘Dolomia di Forni’ Fianco vallivo meridionale

[4] Depositi alluvionali cementati sul Colle di Invillino (QQAb – GR)

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TRACCIA COMPLETA DELLE SEZIONI GEOLOGICO - TECNICHE

SEZIONE 1

SEZIONE 2

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SEZIONE 3 e 4

SEZIONE 5

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10 BIBLIOGRAFIA MARTINIS B. (a cura di): “Studio geologico dell’area maggiormente colpita dal terremoto friulano del 1976”; Riv. Ital. Paleontologia, v. 83, n. 2, pp. 199-393, Milano, 1977. PARONUZZI P.: “Variazioni litologiche nel conglomerato della media valle del Tagliamento”; Tesi di laurea inedita dell' Istituto di Mineralogia e Petrografia dell’Universit d egli Studi di Trieste, 1982. POLI M.E., ZANFERRARI A.: “Sismotettonica della Carnia Centrale”; GNGTS, 2011. “Accertamenti geologico-tecnici” in Comune di Villa Santina (UD), per la Comunit Montana della Carnia; STUDIO INTERGEO, Udine, 1977. “Indagine geologico-tecnica per la redigenda Variante Generale al P.R.G.C.” per il Comune di Villa Santina; STUDIO DI GEOLOGIA TECNICA E DI MECCANICA DELLA ROCCIA - Prof. Dr. R. ONOFRI, Trieste, 1996. “Progetto di Piano Stralcio per l’assetto idrogeologico dei bacini idrografici dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave, Brenta-Bacchiglione Legge n.267/98 e Legge n.365/00”; Autorit d i Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione, Venezia, 2004. Informazioni riguardanti perimetrazioni P.A.I. e dissesti franosi non delimitati I.F.F.I. forniti dall’Autorit d i Bacino competente in formato digitale (file .shp). “L.R. 34/76 Piano Ricostruzione Edilizia Scolastica - Studio Geologico – Tecnico del terreno di fondazione” in Comune di Villa Santina (UD), per l’Amministrazione Provinciale di Udine – Divisione Tecnica; Dott. Geol. G. C. BERNARDIS, Udine, 1977. “Analisi delle Caratteristiche geologico-tecniche dei terreni di fondazione della costruenda Casa per Anziani nel Comune di Villa Santina (Udine)” per la Comunit Montana della Carnia; STUDIO INTERGEO, Udine, 1978. “Relazione Geologica al Progetto dei lavori per la riconversione ad uso abitativo di due fabbricati produttivi” per il Comune di Villa Santina; Dott. Geol. G. PASCOLO, Tolmezzo, 2000. “Relazione Geologica al Progetto dei lavori di realizzazione della tratta stradale di collegamento tra la S.S. n° 52 Carnica (localit Bivio Invillino) e la Zona Industriale del Capoluogo comunale” per il Comune di Villa Santina; Dott. Geol. G. PASCOLO, Tolmezzo, 2001. “Relazione Geologica per la realizzazione delle opere paramassi a difesa del cimitero del Capoluogo comunale” per il Comune di Villa Santina, dott. geol. G. PASCOLO, Tolmezzo, 2002. “Relazione Geologica al Progetto degli interventi di protezione civile nella frazione di Invillino” per il Comune di Villa Santina; Dott. Geol. G. PASCOLO, Tolmezzo, 2003. “Relazioni Geologico-Tecniche ai Progetti dei lavori di costruzione di due fabbricati di alloggi di E.R.P. in localit Invillino” per ATER - Alto Friuli; Dott. Geol. G. PASCOLO, Tolmezzo, 2007 e 2009. “Relazione Geologica per la ristrutturazione/ampliamento scuola materna”; Dott. Geol. D. CROCE, Udine, 2010. “Relazione Geologica per la realizzazione di un nuovo capannone commerciale”; GeoMok, Udine, 2013. AA. VV.: “Catasto regionale dei pozzi per acqua e delle perforazioni eseguite nelle alluvioni quaternarie e nei depositi sciolti del Friuli - Venezia Giulia” Reg. Aut. Friuli – Venezia Giulia, Trieste, 1990. “Carta geologica del F.V.G. “1:150.000.

[A] Prog. 1381 – 302 Interreg IV : MassMove – Relazione Finale “Villa Santina Caneva di Tolmezzo” – Dipartimento Scienze Geologiche e Geotecnologie Univers. Studi Milano - Bicocca 2011

[B] “Carta Geologica d’Italia, Foglio 031 «Ampezzo»” e Note Illustr.; I.S.P.R.A. – Univ. di Bologna, 2009.

[C] “Geologia delle Prealpi Carniche”; Pubbl. n. 44 Ediz.del Museo Friul. di St. Nat., Udine, 2000.

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11 ELENCO ALLEGATI E APPENDICI - Colonna Stratigrafica e Geologico - Tecnica MS (1) - Schede di acquisizione nuove indagini HVSR (11) - Carta delle Indagini - alla scala 1:5.000 - Carta Geolog ico - Tecnica per la Microzonazione Sismica - alla scala 1:5.000 - Carta delle Microzone Omogenee in Prospett iva Sismica - alla scala 1:5.000 - Sezion i Geolog ico - Tecniche (2 Tavole)

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Horizontal-to-Vertical Spectral Ratio from passive seismics

HVSR 1

=======================================================================

Date: 29 02 2016 Time: 09 25

Dataset: MT_20160124_085822.SAF

Original record length (min): 30.0 Sampling frequency (Hz): 300 Window length (sec): 20 Length of analysed temporal sequence (min): 21.9 Tapering (%): 5 Spectral smoothing (triangular window): 10 %

=======================================================================

In the following the results considering the data in the 0.5-20.0Hz frequency range Class Peak frequency (Hz): 8 - 20 Peak HVSR value: 7.6 (±1.1)

=== SESAME criteria reliable H/V curve =========================================

#1. [f0 > 10/Lw]: 14.615 > 0.5 (OK) #2. [nc > 200]: 37415 > 200 (OK) #3. [f0>0.5Hz; sigmaA(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0] (OK)

=== SESAME Criteria for a clear H/V peak (at least 5 should be fulfilled) ==================

#1. [exists f- in the range [f0/4, f0] | AH/V(f-) < A0/2]: yes, at frequency 3.7Hz (OK) #2. [exists f+ in the range [f0, 4f0] | AH/V(f+) < A0/2]: yes, at frequency 16.3Hz (OK) #3. [A0 > 2]: 7.6 > 2 (OK) #4. [fpeak[Ah/v(f) ± sigmaA(f)] = f0 ± 5%]: (OK) #5. [sigmaf < epsilon(f0)]: 0.842 > 0.731 (NO) #6. [sigmaA(f0) < theta(f0)]:1.092 < 1.58 (OK)

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Horizontal-to-Vertical Spectral Ratio from passive seismics

HVSR 2

=======================================================================

Date: 29 02 2016 Time: 09 32

Dataset: MT_20160124_103455.SAF

Original record length (min): 30.0 Sampling frequency (Hz): 300 Window length (sec): 20 Length of analysed temporal sequence (min): 26.0 Tapering (%): 8 Spectral smoothing (triangular window): 10 %

=======================================================================

In the following the results considering the data in the 0.5-20.0Hz frequency range Class Peak frequency (Hz): 5 - 8 Peak HVSR value: 4.0 (±0.5)

=== SESAME criteria reliable H/V curve =========================================

#1. [f0 > 10/Lw]: 6.447 > 0.5 (OK) #2. [nc > 200]: 19727 > 200 (OK) #3. [f0>0.5Hz; sigmaA(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0] (OK)

=== SESAME Criteria for a clear H/V peak (at least 5 should be fulfilled) ==================

#1. [exists f- in the range [f0/4, f0] | AH/V(f-) < A0/2]: yes, at frequency 1.6Hz (OK) #2. [exists f+ in the range [f0, 4f0] | AH/V(f+) < A0/2]: yes, at frequency 8.5Hz (OK) #3. [A0 > 2]: 4.0 > 2 (OK) #4. [fpeak[Ah/v(f) ± sigmaA(f)] = f0 ± 5%]: (OK) #5. [sigmaf < epsilon(f0)]: 0.827 > 0.322 (NO) #6. [sigmaA(f0) < theta(f0)]:0.509 < 1.58 (OK)

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Horizontal-to-Vertical Spectral Ratio from passive seismics

HVSR 3

=======================================================================

Date: 29 02 2016 Time: 09 54

Dataset: MT_20160124_113209.SAF

Original record length (min): 30.0 Sampling frequency (Hz): 300 Window length (sec): 20 Length of analysed temporal sequence (min): 17.1 Tapering (%): 8 Spectral smoothing (triangular window): 10 %

=======================================================================

In the following the results considering the data in the 0.5-20.0Hz frequency range Class Peak frequency (Hz): 3 - 5 Peak HVSR value: 4.1 (±0.5)

=== SESAME criteria reliable H/V curve =========================================

#1. [f0 > 10/Lw]: 4.872 > 0.5 (OK) #2. [nc > 200]: 9451 > 200 (OK) #3. [f0>0.5Hz; sigmaA(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0] (OK)

=== SESAME Criteria for a clear H/V peak (at least 5 should be fulfilled) ==================

#1. [exists f- in the range [f0/4, f0] | AH/V(f-) < A0/2]: yes, at frequency 1.2Hz (OK) #2. [exists f+ in the range [f0, 4f0] | AH/V(f+) < A0/2]: yes, at frequency 7.6Hz (OK) #3. [A0 > 2]: 4.1 > 2 (OK) #4. [fpeak[Ah/v(f) ± sigmaA(f)] = f0 ± 5%]: (OK) #5. [sigmaf < epsilon(f0)]: 0.633 > 0.244 (NO) #6. [sigmaA(f0) < theta(f0)]:0.509 < 1.58 (OK)

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Horizontal-to-Vertical Spectral Ratio from passive seismics

HVSR 4

=======================================================================

Date: 08 04 2016 Time: 09 54

Dataset: MTHV_20160408_101439.SAF

Original record length (min): 20.0 Sampling frequency (Hz): 128 Window length (sec): 20 Length of analysed temporal sequence (min): 13.1 Tapering (%): 8 Spectral smoothing (triangular window): 10 %

=======================================================================

In the following the results considering the data in the 0.5-20.0Hz frequency range Class Peak frequency (Hz): 3 - 5 Peak HVSR value: 3.3 (±0.7)

=== SESAME criteria reliable H/V curve =========================================

#1. [f0 > 10/Lw]: 3.533 > 0.5 (OK) #2. [nc > 200]: 5229 > 200 (OK) #3. [f0>0.5Hz; sigmaA(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0] (OK)

=== SESAME Criteria for a clear H/V peak (at least 5 should be fulfilled) ==================

#1. [exists f- in the range [f0/4, f0] | AH/V(f-) < A0/2]: yes, at frequency 0.9Hz (OK) #2. [exists f+ in the range [f0, 4f0] | AH/V(f+) < A0/2]: yes, at frequency 6.0Hz (OK) #3. [A0 > 2]: 3.3 > 2 (OK) #4. [fpeak[Ah/v(f) ± sigmaA(f)] = f0 ± 5%]: (OK) #5. [sigmaf < epsilon(f0)]: 1.058 > 0.177 (NO) #6. [sigmaA(f0) < theta(f0)]:0.720 < 1.58 (OK)

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Horizontal-to-Vertical Spectral Ratio from passive seismics

HVSR 5

=======================================================================

Date: 29 02 2016 Time: 11 02

Dataset: MT_20160131_091531.SAF

Original record length (min): 30.0 Sampling frequency (Hz): 300 Window length (sec): 20 Length of analysed temporal sequence (min): 29.2 Tapering (%): 8 Spectral smoothing (triangular window): 10 %

=======================================================================

In the following the results considering the data in the 0.5-20.0Hz frequency range Class Peak frequency (Hz): 8 - 20 Peak HVSR value: 4.8 (±0.6)

=== SESAME criteria reliable H/V curve =========================================

#1. [f0 > 10/Lw]: 8.352 > 0.5 (OK) #2. [nc > 200]: 28396 > 200 (OK) #3. [f0>0.5Hz; sigmaA(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0] (OK)

=== SESAME Criteria for a clear H/V peak (at least 5 should be fulfilled) ==================

#1. [exists f- in the range [f0/4, f0] | AH/V(f-) < A0/2]: yes, at frequency 2.1Hz (OK) #2. [exists f+ in the range [f0, 4f0] | AH/V(f+) < A0/2]: yes, at frequency 10.5Hz (OK) #3. [A0 > 2]: 4.8 > 2 (OK) #4. [fpeak[Ah/v(f) ± sigmaA(f)] = f0 ± 5%]: (OK) #5. [sigmaf < epsilon(f0)]: 5.331 > 0.418 (NO) #6. [sigmaA(f0) < theta(f0)]:0.594 < 1.58 (OK)

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Horizontal-to-Vertical Spectral Ratio from passive seismics

HVSR 6

=======================================================================

Date: 29 02 2016 Time: 11 21

Dataset: MT_20160131_100542.SAF

Original record length (min): 30.0 Sampling frequency (Hz): 300 Window length (sec): 20 Length of analysed temporal sequence (min): 26.7 Tapering (%): 8 Spectral smoothing (triangular window): 10 %

=======================================================================

In the following the results considering the data in the 0.5-20.0Hz frequency range Class Peak frequency (Hz): 3 - 5 Peak HVSR value: 4.9 (±0.6)

=== SESAME criteria reliable H/V curve =========================================

#1. [f0 > 10/Lw]: 3.040 > 0.5 (OK) #2. [nc > 200]: 9607 > 200 (OK) #3. [f0>0.5Hz; sigmaA(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0] (OK)

=== SESAME Criteria for a clear H/V peak (at least 5 should be fulfilled) ==================

#1. [exists f- in the range [f0/4, f0] | AH/V(f-) < A0/2]: yes, at frequency 0.8Hz (OK) #2. [exists f+ in the range [f0, 4f0] | AH/V(f+) < A0/2]: yes, at frequency 4.1Hz (OK) #3. [A0 > 2]: 4.9 > 2 (OK) #4. [fpeak[Ah/v(f) ± sigmaA(f)] = f0 ± 5%]: (OK) #5. [sigmaf < epsilon(f0)]: 2.523 > 0.152 (NO) #6. [sigmaA(f0) < theta(f0)]:0.640 < 1.58 (OK)

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Horizontal-to-Vertical Spectral Ratio from passive seismics

HVSR 7

=======================================================================

Date: 29 02 2016 Time: 11 29

Dataset: MT_20160131_110533.SAF

Original record length (min): 30.0 Sampling frequency (Hz): 300 Window length (sec): 20 Length of analysed temporal sequence (min): 22.8 Tapering (%): 8 Spectral smoothing (triangular window): 10 %

=======================================================================

In the following the results considering the data in the 0.3-7.0Hz frequency range Class Peak frequency (Hz): 3 - 5 Peak HVSR value: 3.7 (±0.4)

=== SESAME criteria reliable H/V curve =========================================

#1. [f0 > 10/Lw]: 4.469 > 0.5 (OK) #2. [nc > 200]: 11887 > 200 (OK) #3. [f0>0.5Hz; sigmaA(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0] (OK)

=== SESAME Criteria for a clear H/V peak (at least 5 should be fulfilled) ==================

#1. [exists f- in the range [f0/4, f0] | AH/V(f-) < A0/2]: yes, at frequency 1.1Hz (OK) #2. [exists f+ in the range [f0, 4f0] | AH/V(f+) < A0/2]: yes, at frequency 6.9Hz (OK) #3. [A0 > 2]: 3.7 > 2 (OK) #4. [fpeak[Ah/v(f) ± sigmaA(f)] = f0 ± 5%]: (OK) #5. [sigmaf < epsilon(f0)]: 1.023 > 0.223 (NO) #6. [sigmaA(f0) < theta(f0)]:0.363 < 1.58 (OK)

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Horizontal-to-Vertical Spectral Ratio from passive seismics

HVSR 8

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Date: 29 02 2016 Time: 14 01

Dataset: MT_20160131_122106.SAF

Original record length (min): 30.0 Sampling frequency (Hz): 128 Window length (sec): 20 Length of analysed temporal sequence (min): 16.1 Tapering (%): 8 Spectral smoothing (triangular window): 10 %

=======================================================================

In the following the results considering the data in the 0.5-20.0Hz frequency range Class Peak frequency (Hz): 3 - 5 Peak HVSR value: 6.0 (±0.6)

=== SESAME criteria reliable H/V curve =========================================

#1. [f0 > 10/Lw]: 3.314 > 0.5 (OK) #2. [nc > 200]: 6231 > 200 (OK) #3. [f0>0.5Hz; sigmaA(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0] (OK)

=== SESAME Criteria for a clear H/V peak (at least 5 should be fulfilled) ==================

#1. [exists f- in the range [f0/4, f0] | AH/V(f-) < A0/2]: yes, at frequency 0.8Hz (OK) #2. [exists f+ in the range [f0, 4f0] | AH/V(f+) < A0/2]: yes, at frequency 5.2Hz (OK) #3. [A0 > 2]: 6.0 > 2 (OK) #4. [fpeak[Ah/v(f) ± sigmaA(f)] = f0 ± 5%]: (OK) #5. [sigmaf < epsilon(f0)]: 0.462 > 0.166 (NO) #6. [sigmaA(f0) < theta(f0)]:0.585 < 1.58 (OK)

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Horizontal-to-Vertical Spectral Ratio from passive seismics

HVSR 9

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Date: 29 02 2016 Time: 14 01

Dataset: MT_20160131_140102.SAF

Original record length (min): 30.0 Sampling frequency (Hz): 128 Window length (sec): 20 Length of analysed temporal sequence (min): 23.0 Tapering (%): 8 Spectral smoothing (triangular window): 10 %

=======================================================================

In the following the results considering the data in the 0.5-20.0Hz frequency range Class Peak frequency (Hz): 2 - 3 Peak HVSR value: 4.1 (±0.5)

=== SESAME criteria reliable H/V curve =========================================

#1. [f0 > 10/Lw]: 2.783 > 0.5 (OK) #2. [nc > 200]: 7513 > 200 (OK) #3. [f0>0.5Hz; sigmaA(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0] (OK)

=== SESAME Criteria for a clear H/V peak (at least 5 should be fulfilled) ==================

#1. [exists f- in the range [f0/4, f0] | AH/V(f-) < A0/2]: yes, at frequency 0.7Hz (OK) #2. [exists f+ in the range [f0, 4f0] | AH/V(f+) < A0/2]: yes, at frequency 4.3Hz (OK) #3. [A0 > 2]: 4.1 > 2 (OK) #4. [fpeak[Ah/v(f) ± sigmaA(f)] = f0 ± 5%]: (NO) #5. [sigmaf < epsilon(f0)]: 3.919 > 0.139 (NO) #6. [sigmaA(f0) < theta(f0)]:0.482 < 1.58 (OK)

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Horizontal-to-Vertical Spectral Ratio from passive seismics

HVSR 10

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Date: 29 02 2016 Time: 15 03

Dataset: MT_20160131_150730.SAF

Original record length (min): 30.0 Sampling frequency (Hz): 128 Window length (sec): 20 Length of analysed temporal sequence (min): 24.6 Tapering (%): 8 Spectral smoothing (triangular window): 10 %

=======================================================================

In the following the results considering the data in the 0.5-20.0Hz frequency range Class Peak frequency (Hz): 5 - 8 Peak HVSR value: 4.9 (±0.6)

=== SESAME criteria reliable H/V curve =========================================

#1. [f0 > 10/Lw]: 6.816 > 0.5 (OK) #2. [nc > 200]: 19766 > 200 (OK) #3. [f0>0.5Hz; sigmaA(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0] (OK)

=== SESAME Criteria for a clear H/V peak (at least 5 should be fulfilled) ==================

#1. [exists f- in the range [f0/4, f0] | AH/V(f-) < A0/2]: yes, at frequency 1.7Hz (OK) #2. [exists f+ in the range [f0, 4f0] | AH/V(f+) < A0/2]: yes, at frequency 8.9Hz (OK) #3. [A0 > 2]: 4.9 > 2 (OK) #4. [fpeak[Ah/v(f) ± sigmaA(f)] = f0 ± 5%]: (OK) #5. [sigmaf < epsilon(f0)]: 1.086 > 0.341 (NO) #6. [sigmaA(f0) < theta(f0)]:0.566 < 1.58 (OK)

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Horizontal-to-Vertical Spectral Ratio from passive seismics

HVSR 11

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Date: 29 02 2016 Time: 15 29

Dataset: MT_20160131_160035.SAF

Original record length (min): 30.0 Sampling frequency (Hz): 128 Window length (sec): 20 Length of analysed temporal sequence (min): 17.8 Tapering (%): 8 Spectral smoothing (triangular window): 10 %

=======================================================================

In the following the results considering the data in the 0.5-20.0Hz frequency range Class Peak frequency (Hz): 2 - 3 Peak HVSR value: 3.7 (±0.6)

=== SESAME criteria reliable H/V curve =========================================

#1. [f0 > 10/Lw]: 2.595 > 0.5 (OK) #2. [nc > 200]: 5398 > 200 (OK) #3. [f0>0.5Hz; sigmaA(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0] (OK)

=== SESAME Criteria for a clear H/V peak (at least 5 should be fulfilled) ==================

#1. [exists f- in the range [f0/4, f0] | AH/V(f-) < A0/2]: yes, at frequency 0.7Hz (OK) #2. [exists f+ in the range [f0, 4f0] | AH/V(f+) < A0/2]: yes, at frequency 4.0Hz (OK) #3. [A0 > 2]: 3.7 > 2 (OK) #4. [fpeak[Ah/v(f) ± sigmaA(f)] = f0 ± 5%]: (OK) #5. [sigmaf < epsilon(f0)]: 3.234 > 0.130 (NO) #6. [sigmaA(f0) < theta(f0)]:0.620 < 1.58 (OK)