A SALVATORE Stile e Ritmo in Tacito (1950)

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    STILE E RITMO IN TACITO

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    ARMANDO SALVATORE

    STILE E RITMO IN TACITOPrecede il saggio Brevis de Taciti Dialogo disputatio

    cr^

    LUIGI LOFFREDO EDITORE IN NAPOLI

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    PROPRICTA LEnERARlA RISERVATALe copie non firmatR dall'autore si ritengono contraffatte

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    AFRANCESCO ARNALDI

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    PREFAZIONEOra finalmente mi concesso di presentare agli stu-

    diosi i risultati delle mie ricerche sullo stile e sul ritmo diTacito.

    Non mi rincresce che i miei appunti siano rimasti ottoanni a

    "stagionare nello scrittoio. La stagionatura stata tutt' altro che inerte e tranquilla. Posso dire che non

    passato un giorno senza che dessi al mio lavoro unnuovo ritocco, un nuovo sviluppo o anche un nuovo ta-glio, quando, ripensando e rileggendo, incontravo qualchepagina non del tutto chiara e persuasiva, o che potessenuocere alla linea propostami nella composizione del libro.Tuttavia si trover che gli esempi sono abbondanti ;per qualcuno, forse, anche troppi : ma non importa. Lapersuasione piena non si ottiene se non si recano molteprove. Le intuizioni, anche belle, anche geniali, non ba-stano a convincere. " Sarebbe facile scrivevo altrove affidarsi alla propria intuizione e secondarla, senza losforzo paziente..., che una prova di disciplina interiore,di correggere tale intuizione, infrenarla, quando neces-sario, darle insomma una base concreta e positiva per im-

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    vili pedirle. come purtroppo spesso avviene, di degenerare inun eccessivo ed arbitrario soggettivismo .

    Questo il valore profondo della tlolosjid : non af-fermar nulla che non sia adeguatamente documentato.

    Credo che il mio lavoro torni gradito ai cos dettifilologi puri, che in esso troveranno molti dati concreti, enon dispiaccia, pertanto, a critici d' altre tendenze, chetali dati vedranno raggruppati intorno ad un centro idealee valutati, commentati quasi uno per uno.

    Nelle ricerche stilistiche finora compiute si son messe inluce, se non erro, le caratteristiche dello stile di Tacito,senza per metterle in rapporto con la psicologia dell' au-tore. Cos, per quanto riguarda il ritmo, si son fatte delletabelle, in base alle quali essendosi notato che il ritmo diTacito non il ritmo di Cicerone, si concluso che laprosa dello storico aritmica, e che Tacito disdegna ilritmo.

    Ma a questa troppo facile e frettolosa affermazione siribella la stessa lingua latina, resa melodica dalla sua evo-luzione e dall' arte dei suoi maggiori scrittori : melodicitdella quale Tacito non poteva non valersi.

    Se dunque uno scrittore nel caso nostro un grandescrittore non ha il ritmo ciceroniano, deve avere unaltro ritmo, il suo ritmo, che va ricercato con la stessapazienza e lo stesso acume con cui s' studiato il ritmoin Cicerone. Nello studio della prosa ciceroniana ci si soffermati, per lo pi, sulle clausole. Per Tacito, tale me-todo si rivela insufficiente. Tacito, storico, non segue le re-gole del numerus col rigore di un oratore, qual' essen-zialmente Cicerone.

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    IX Ma Tacito, non meno di Cicerone, ha vivo il senso

    del ritmo e, per ottenerlo, sfrutta tutte le risorse che la lin-gua latina gli otre -. quantit, accento, suono, conforma-Eione e disposiHone dei vocaboli, ecc. Gli sono tutt' altroche sconosciute le clausole, che usa non solo nei discorsidiretti nei quali il ritmo assume, per ovvie ragioni, unamaggiore evidenza e consapevolezza ma anche in altreparti della sua opera, quando vuol proiettare maggior lucesu di un motivo. La clausola assolve in Tacito una fun-zione eminentemente espressiva.

    Per meglio comprendere il valore di questa afferma-zione, sar bene soffermarsi un momento a chiarire cosaintendiamo per stile e per ritmo.

    Lo stile la maniera caratteristica con cui lo scrittoreesprime i propri pensieri e sentimenti. Il ritmo l'aspettomusicale dello stile, cio quella particolare musicalit concui lo scrittore sottolinea, scandisce e quasi commenta si-multaneamente r espressione di un determinato motivo omomento spirituale. Si comprende quindi come il ritmosia, nel senso spiegato, coefficiente di espressivit. Eccoperch il ritmo di un brano stato per me uno spiraglioper illustrare il brano stesso, specialmente nei capitoli suidiscorsi indiretti e sulle narrazioni, in cui m' parso dicogliere alcuni moduli musicali, che costantemente ritor-nano, col ritornare dello stesso motivo psicologico.

    Ho creduto di poter meglio mettere in evidenza talecaratteristica del ritmo considerato in funzione dello stile,inserendo le varie osservazioni su 1' aspetto ritmico dellaprosa tacitiana in quegli stessi capitoli in cui esamino lostile. Cos, nel capitolo sui discorsi indiretti, il lettore tro-

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    vera trattato un aspetto del ritmo quale in essi si manifesta ;aspetto diverso da quello che si rivela, ad esempio, nelledescrizioni, ove sono sviluppati alcuni elementi del ritmo{ad es. il parallelismo) che altrove erano stati soltanto ac-cennati.

    Alcune di queste idee ebbi occasione di esporre inuna memoria dal titolo /?//mo e stile in Tacito, pubblicatanei /Rendiconti della Accademia di Arceologia Lettere edelle arti di Napoli, voi. .XXUl, Napoli 1949 (1' estratto del1947), pp, 105-35.

    " Important article . lo definisce il Bardon in unarecensione su Latomus VII 194S, p, 116, in cui, dopo avernotato la non sufficiente chiarezza nell' esposizione di certiconcetti, difetto dovuto soprattutto alla mancanza di spazio,come il Bardon stesso riconosce " vrai dire, 1' exposde ces questions de rvthme exige de la place , affermache " plusieurs remarques y sont intressantes, pntrantes;et le mrite de 1' auteur est rel, car ces problmes exigentbeaucoup de science et de tact . E soggiunge : " j' espreque M. S. aura bientt la possibilit d' tendre sa dmon-stration sur tout un livre. Alors, il ne se contenter pas denous intresser: il saura sans doute nous convaincre , Miauguro che la speranza del Bardon non sia stata vana.

    Ho premesso, al primo capitolo, il saggio in latinoBrevis de Taciti Dialogo disputatto, che scrissi tempo faper confortare il mio spirito, nella dura fatica dell' inse-gnamento. L'ho riletto attentamente: non m' sembratoinopportuno presentarlo nella veste in cui fu la primavolta concepito. Non so quanto piacere potr recar ci, inun tempo in cui. specialmente i giovani, dovrebbero sentir

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    XI pi viva la gioia di scrivere nella magnifica lingua deinostri padri.

    La dedica al mio Maestro vuol essere un umile segnodi riconoscenza e di devozione verso chi molto mi hadato, seguendomi e illuminandomi, con la sua profondaconoscenza di Tacito, in questi anni di lavoro.

    Ringrazio di cuore 1' amico Giuseppe Maggi, per il ge-neroso aiuto prestatomi durante la correzione delle bozze. *

    Caserta, 29 agosto 1950.ARMANDO SALVATORE

    * Quanto al testo, mi sono basato sul!' edizione critica del WiCK per ilde oratodbus, su quella dell' Annibaldi per V Ag.rcola e la Germania, ap-partenenti al " Corpus Scriptorum Latinorum Paravianum (Augustae Tau-rinorum 1935, 1936, 1937). Ho tenuto oresente, per le Histociae, la prege-vole edizione del Giarratano, per yli Annales quella, altrettanto pregevole,del Lenchantin De Gubernatis (Romae, 1939 e 1940). Della recente edizionedegli Annales, curata dal FucHS (Tacitus, Annales, Frauenieldae 1946 e 1949,Voi. 1 e II) ho potuto prendere visione quando la stampa del presente vo-lume gi s'ra iniziata.

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    BREVIS DE TACITI DIALOGO DISPUTATIOQuaestionem de Dialogi qui de ocatoribus inscribitur auctore multum varieque a grammaticis esse vexatamnemo ignorai. Qua in re tractanda liceat nobis a com-

    muni et contrita paulum deflectere via novaque ad eamillustrandam vestigia sequi. Omnibus fere de dicendi generedisputationibus ad aliam partem operis nostri reiectis, quaeviri sentiant inter se colloquentes inquiramus, quaeque desuperioris aetatis oratoribus. praesertim de Cicerone, iudiciaproferant. Quod ad efficiendum, nonnullos oportet locosconsideremus, qui maximi sunt momenti, ut quid propriumac suum auctor induxerit inteiligamus.

    Equidem puto plerorumque mentes, qui in Dialogumstudium operamque contulerunt, id obtudisse, quod Ci-ceronis vim in huius operis auctore maiorem exislimave-runt quam subtiliter rem investigantibus apparet. Hoc igiturdemonstrare conamur, complures Dialogi sententias cumlonge a Cicerone diierre, tum ad Tacitum proxime acce-dere. Illuni enim cap. 6 locum examinemus, ubi oratoriaeeloquentiae voluptates memorantur, cuius iucunditas, utauctoris verba referam, non uno aliquo momento, sedomnibus prope diebus ac prope omnibus horis contingit.Sed Taciti maxime animum atque orationem perciperenobis videmur, ubi legimus : " coire populum et... accipereaffectum quemcumque orator induerit 1 Huius loci inter-pretes, ad Ciceronem de oratore I 19, 87^ vel II 45, 189 *

    ^ " et ufi eorum, qui audirenf, sic afficerentur animi, uti eos affici velletorator ...^ " Ncque fieri potest... videbuniur .

    1 - A. Salvatore - Stile e litmo in Tacito.

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    ole*;ientes revocant. Sed " accipere affectum et " induereaffcctum Taciti sunt verba propria et peculiaria : vide,quaeso, An. IV 12 " senatus populusque habitum ac vocesdolentum simulatione magis quam libens induebat , etc.Cicero quoque eloquentiae gaudio affectus est, sed num-quam quantum scio secretum oratorum gaudium atquecuram trepidationemque iisdem verbis effinxit ac Tacitus.Qui, vulgatis dicentium gaudiis praefermissis et imperitorumquoque oculis expositis, secretiora iila et tantum ipsis oran-tibus nota ita describit : " Sive accuratam meditatamqueprofert orationem, est quoddam... pondus et constantia ;sive novam et recentem curam... attulerit, ipsa sollicitudocommendat eventum et lenocinatur voluptati . Omniaquidem, hoc loco, Taciti nobis memoriam excitant : ora-tionis varietas', poeticus color*, usus verbi " lenocinandi ^praecipue mirabilis quaedam et hominum animos explo-randi et vel minima sentiendi et ad artis lucem orationeproferendi facultas. Hic Aper ipsius Taciti vocem ac sonumexprimere videtur. Nec non magni est momenti verba per-pendere quae idem Aper refert ^ ut significet quam brevepoetis atque exiguum gaudium contingat : " Et ut beatis-simus recitationem eius eventus prosequatur, omnis illa iaus...velut in Inerba vel flore praecepta, ad nullam certam etsolidam pervenit frugem, nec aut amicitiam inde refertaut... mansurum in animo cuiusquam beneficium, sed cla-morem vagum et voces inanes et gaudium volucre . Exem-plum habes mirum Taciteae, quae dicitur, brevitatis, quahuius loci initium obscuritate quadam involvitur. Sed Tacitisermonis sonum quoque atque colorem deprehendere vi-

    ' V. infra p. 18.' Y. Cornelil Taciti Dialogus de oratoribus. Introduzione... a cura di F,Arnaldi, Napoli 1944, p. 15 ubi Ov. am. Ili 9, 32 iaudafur.^ Y. Germ. 43 " Populi fruces... ienocinantur .* V. cap. 9.

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    demur, in his maxime verbis " clamorem vagum... et au-dium volucre .

    Alia vero sunt nobis Apri verba diligenter expendenda,ut videamus quantopere Dialogi auctor a Cicerone distet,si litterarum iudicia rationesque respicimus. Haec enim incap. 10 legimus: " Ego vero omnem eloquentiam omnesqueeius partes sacras et venerabiles puto . Si igitur recte Aprisententiam interpretamur, poesis quoque eloquentiae parsest iiabenda. Hoc testatur Aprum carminibus non omninoadversari, sicut eius oratio contra Maternum poetam adcredendum nos impellere potest. Magna est igitur Apri viset gravitas, qui, non minus quam Maternus aut Messalla,efficit ut intellegamus quae de litteris atque eloquentiaauctor Dialogi opinetur. Quod ad Ciceronem attinet, huncAper affirmat ^ aequales superavisse " iudicio , ita utnova tempora quodammodo praenuntiaret, primumque, inextremis praecipue orationibus, quasdam invenisse sententias,cum in prioribus pauci sensus apte et cum quodam lumineterminarentur *. Idem vero Aper paulo ante ^ dixeratCassium Severum qui nova eloquentiae itinera quae-sivit ad aliud se dicendi genus vertisse " iudicio etintellectu. Neminem latet quae vis in hac verborum simili-tudine (iudicio... iudicio) insit.Eadem igitur ratione, qua Ciceronem, Cassium SeverumAper admiratur; quod, ni fallor, nemo grammaticorum

    satis fortasse perspexit.Itaque sententiarum tamquam lucem censet Aper in

    Cicerone desiderar!, illam dico lucem quae iam in Dialogo,multoque magis in Agricola et in Germania, tot locos loco-rumque conclusiones illuminat, ut quae ad singulos hominesreferuntur, ad universum hominum genus tribui posse vide-

    ^ V. cap. 22.' Ibid.' Cap. 19.

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    antur. Hoc Taciti scriptoris opera praecipue distinguit. Verasunt etiam quae de prioribus Ciceronis orationibus Aperdicit : " nihil excerpere. nihil referre possis . His verbis,quae inter Ciceronem et Tacitum maxime intersint, acutis-sime deprehenduntur. Etenim qui, postquam Taciti operapervolutavit. ad Ciceronem legendum se convertit, ae-quabile quoddam in hoc et unum quasi sonum habenspercipit ; nulla est lux quae, ut in Tacito teri solet, subitoexplendescens, legentium oculos mentesque praestringat.Idem Aper in cap. 20 dixerat suorum temporum iuvenes,qui profectus sui causa oratores sectareniur, non solumaudire sed etiam referre domum aliquid illustre et dignummemoria velie atque in vicem tradere ac saepe in coloniaset provincias suas scribere, " sive sensus aliquis arguta etbrevi sententia effulsit. sive locus exquisito et poetico cultuenituit . lam enim ab oratore poeticum etiam decoremexigi, non Accii aut Pacuvii veterno inquinatum, sed exHoratii et Vergilii et Lucani * sacrario prolatum. quorumauribus et iudiciis obtemperantem, aequalium oratorumaetatem pulchriorem et ornatiorem extitisse. Clarissime hicprobatur quae historiae vis Dialogo insit, cuius auctorCiceronem quidem Ciceronisque aetatem admiratur, ncquetamen a suae aetatis virtutibus ac litterarum rationibusanimum omnino abstrahit; omnia " sine ira et studio examinat atque perpendit: quod futurum rerum scriptorem,claris indiciis, nobis praenuntiat.

    Apri vero verba optime, nisi fallor. declarant quo-modo et quatenus Ciceronis a Tacito oratio distet. Namcum numquam ille superet quae inter sermonem et carminaintersunt, in hoc autem poetarum verba et sensus oratio-nem pervadunt in eamque intluunt, ita ut poetico ilio colore

    ' Quae inter Lucanum et Tacitum intercedant, opfime disseruerunf W.LUNDSTRM Tacitm poetiska Kllor, Go:eborg 1923, pp. 7 sqq.; CourbaudLes procdei d'art de Tacite dans les Histolres, Paris 191S, pp. 33 sqq.

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    Taciti sit sermo repletus. Ipsam Dialogi orationem, etsiCiceronem imitatur, poetico tamen decore, quem a Vergiliomaxime et ab Horatio auctor iiaurit, passim respersamvidemus.

    Sed alia quidem Aper exponit , quae pretium estoperae referre, ut manifeste intelligamus quomodo quaein Dialogo arte, ut ita dicam, viri Inter se colloquentesprofiteantur, in libris ad historiam pertinentibus Tacitus usueffecerit. Nam virtutes persequens, quibus sit praeditusoportet orator, haec Aper profert : ' " nullum sit verbumvelut rubigine infectum, nulli sensus tarda et inerti structurain morem annalium componantur; fugitet foedam et insulsamscurrilittem, variet compositionem, nec omnes clausulasuno et eodem modo determinet . Qui Tacitum perlegit,nullam in eo tardam et inertem structuram inveniri novit.Sed mentem advertamus ad verba "variet compositionem,,;hic ipsum mihi videor Tacitum audire, qui ut copiose G.Srbom demonstravit * , sermonis variatione saepissimeutitur; multaque variationis exempla iam in Dialogo exstant ^Quod autem sequentia verba " nec omnes clausulas...determinet spectat, ad A. Gudeman sententiam accedoqui scribit ^ Tacitum ut ex aliis quoque locis erui potest, e.g. 22, 6 ; 23, 1 clausularum doctrinam cognitam habuisse,quas in orationibus quadam ratione adhibere, atque in iisquoque, quae in Dialogo sunt, unum et aequabilem nu-merum effugisse.

    ^ V. cap. 22.^ Y. Srbom Vanatlo sermonis Tacltel aliaeque apud eundem quaestiones

    selectae, Upsaliae 1935.^ V. infra, pp. 18 sqq. P. Cornelli Taciti Dialogus de oratoribus, mit proleg.omena... von AlfredGudeman, Leipzig 1914, p. 360.

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    D Quae in extrema orationis suae parte Aper disputat,maxima sunt dii^na consideratione. Messallam enim. Ma-

    ternum et Sccundum laudat. cum perfecisse hos videat quaede eloquentia ipse sentit; iiam ut ait Aper antiquorumii iaetissima quaeque imitantur. gravitati sensuum nitoremet cultum verborum miscent, atque causarum nccessitatibusobsequentes. ubertatem aut brevitatemadhibcnt ac libertatemtemperant. Haec verba " brevitas, libertas nonnihil habentmomenti ac ponderis. quod ad Taciti animum orationemquepertinet. '

    Ex iis quae supra exposui, lioc arbitror colligi posse,multa in Dialogo esse, quae futura Taciti opera illustrent,maxime si dicendi genus animadvertimus, Etenim si quispiane percipere vult, quibus causis Tacitus scribendi ra-tionem magis magisque mutaverit, donec illum sermonemconsequeretur qui suus ac proprius est, Apri verba accurateperpendat , qui Cassium Severum contendit * a vetereatque directa dicendi via tlexisse et ad aliud dicendi genusse transtulisse, cum vidisset formam quoque ac speciemorationis " cum condicione temporum et diversitate aurium esse mutandam.

    Ipse Maternus eadem sentire videtur, cum in extremaDialogi parte ^ profitetur si deus aliquis vitas ac temporadisertissimorum hominum quae Dialogi sunt personae -re-pente mutasset, nec iis summam illam laudem et gloriam ineloquentia neque priorum aetatum oratoribus modum ettemperamentum defutura fuisse. Sed, ut recte C. Keyssnernotat *, cum Aper novam mutatis temporibus dicendi

    ' Magnam mihi rim, quod fulurum Tacili dicendi genus spectat. haberevidentur etiam verba Messailae (v. cap. 31): " Sunt apud quos adstrlctum etco'lectum et singula statlm argumenta condudens dicendi genus plus fldeimeretur...

    * V. cap. 19.^ V. cap. 41. V. Betracftungen zum Dialogus als Kunstwerk und Bedenntnis : Studien

    zu Tacitus (Wiirzburger Studien zur Altertumswissenschaft), Stuttgart 1936,p. 112.

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    7 formam exquirendam censeat, eloquentiae nullum iam esselocum Maternus affirmat,

    Auctorem vero Dialogi magnam Apri verbis quaesupra retuli vim tribuere hoc etiam comprobatur, quodin cap. 26 initio Messalla Apro concedit, omisso ilio etperfectissimo genere eloquentiae, novam dicendi formameligendam esse, atque minime se verbis Apri repugnareasserit \ qui plures eloquentiae formas cum iisdem tumdiversis saeculis exstitisse confessus erat, Messalla igitur,qui Ciceronem vehementer admiretur, negandum tamennon esse dicit ^ Cassium Severum, quem Aper solumnominare ausus sii, posse oratorem vocari,

    Sed quamquam Messalla Apri sententiam de mutandogenere dicendi non reicit, tamen explicat et novis rebusargumentisque confirmat. Nam se malie ait ^ C, Gracchiimpetum aut L. Crassi maturitatem quam calamistros Mae-cenatis aut tinnitus Gallionis : "adeo melius est orationemve! hirta toga induere quam fucatis et meretriciis vestibusinsignire . Tacitus quidem hic loqui videtur. PraetereaMessalla , postquam lasciviam verborum, levitatem sen-tentiarum et licentiam compositionis, quibus plerique tuncutebantur, acriter insecutus est, Cassium Severum varietaleeruditionis et lepore urbanitatis et ipsarum virium roboreceteros superavisse contendit.

    Haud multum igitur Messallam ab Apri abesse sententiaapparet. Nam Messalla quoque " sublimius et cultius di-cere , " nitorem et altitudinem \ oratorum virtutes essecenset ; atque cum de Corvino affirmat non per ipsumstetisse quominus laetitiam nitoremque suorum temporumexprimeret, res aequo animo se indicare ostendit.

    * Y. cap. 25.* Y. cap. 26.^ Ibidem.* V. cap. 21.^ Y. cap. 21 i.

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    8 Itaque commune est quiddam inter Dialogi personas,

    quae. etsi verbis pugnant, re tamen eadem fere sentireomnes videntur. Quod si Messallae verba * " ...etiam simihi partes adsi^natis proferendi in medium quae omnessentimus cum Apri comparamus ^ " vos vero, viri di-sertissimi iioc nobis persuademus, opinionum discre-pantia, quae a viris inter se colioquentibus exhibetur, eoauctorem tendere ut artis tantum propositum assequatur,eaque idcirco dissimiiitudine uti, quo maiorem doctrinaevim vi^oremque iniciat. Interdum ipse auctor ludum atqueartitcium detegit , ut locis quidem accidit, quos supramemoravi : idem ex uniuscuiusque ore Tacitus loquitur.

    Ex his quae dieta sunt, quaedam mihi lux tluerevidetur ad recte illum cap. 1 locum interpretandum, quemvarie litterarum studiosi emendare conati sunt, Scribit qui-dem Tacitus non ingenio sibi sed memoria et recordationeopus esse, ut quae a praestantissimis viris et excogitatasubtiiiter et dieta graviter acceperit, persequatur " cumsinguli diversas vel easdem sed probabiles causas afferrent ,Si quis quam diversas (sed... haud probabiles, fortasse)opiniones interpretes huius loci protulerint cognoscere vult,recentem M. Lenchantin De Gubernatis editionem inspiciat.Obscura quidem verba apparent " diversas vel easdem .Sed, ut F. Arnaldi ' vidit, nihil obstat quominus cogite-mus, cum quas de corrupta eloquentia Maternus et Mes-salla causas afferant, diversae sint, Secundum tamencuius,ut videtur ^ oratio intercidit ad alterutrius opinionem ac-cedere potuisse, Haec autem mihi posse adiungi videntur,cum auctor verba " diversas vel easdem scriberet, legentesquasi praemonere voluisse, diversas quidem singulorum

    * V. cap. 28 in.' Y. cap. 23.^ Op. laud., p. 2.* V. quae Bardon conlra disserif -. Dialogue des orateurs et fnsfltuton

    oratoire, in Revue des tudes latines 1941, p. 125.

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    9 virorum causas esse sed easdem, quia in simulata opinionumdissensione atque discordia, in unam tamen omnes ean-demque sententiam convenire viderentur. Quae quisque inDialogo enuntiat, diversa sunt et eadem atque alius as-severat ; omnia vero sunt probabilia. In Dialogo igiturviri loquentes inducuntur quae quisque sentit et vult ; nihilauctor refellit aut reicit; omnis oratio aliquid habet veriet probabilis. Quod Aper in cap. 18, de iis qui varieCiceronem iudicaverunt, disserit (" Si me interrogas, omnesmihi videntur verum dixisse ), ipse de Dialogi personiseorumque sententiis fateri auctor potest.Sed ad Messallam nunc revertamur, qui severitatemmemorat* ac disciplinam maiorum de educandis formandis-que liberis ; sua autem aetate " neque in auctoribus co-gnoscendis neque in evolvenda antiquitate neque in notitiamvel hominum vel temporum consequendam satis operaeinsumi ^ Itaque, cum Apri oratio praemonstret quo Tacitusgenere scribendi usurus sit, haec et alia verba Messallaeut praesentiamus efficiunt quae sententiarum gravitas etcopia, quanta antiquitatis scientia, quae hominum animoset rerum causas investigandi vis in Taciti scriptoris librisfutura sint. Messalla quoque suum de Cicerone iudiciumprofert, sed aliter eum iudicat atque Aper fecerat : illumdialecticae subtilitatem, illum moralis partis utilitatem, illumrerum motus causasque cognovisse affirmat ^ Aper autem,qui Ciceronem primum excoluisse orationem, primum etverbis dilectum et compositioni artem adhibuisse dixerat *,in lucem protulerat quae Ciceronis cum suo litterarum iudicioac sensu maxime consentirent aut ab iis discreparent.

    * Y. cap. 28 sqq.* Y. cap. 20 in."* Cfr. Hlst. I 4 " non modo casus eventusque rerum, qui plerumque

    fortuiti sunt, sed ratio etiam causaeque noscantur .* Y. cap. 22.

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    10 Idem quidem Tacitus est, qui variis rationibus Ciceronemmiratur et laudat.

    Itaque Messallae verba nobis doctrinae copiam atquestudia illustrant Taciti ; quae. quam magna sint, Jiistonarumatque Annalium excursus optime demonstrant. ' Quodigitur supra breviter attigi, clarius nunc confirmatur, cumin Dialogo tum in Taciti operibus, quae ad historiam at-tinent. non unum esse veritatis vuitum. sed ad eam auctorempervenire diversis et inter se discrepantibus opinionibus :hic totius Dialogi summa continetur. I^ecte igitur Bardoncogitat * Ciceronis admirationem, quam Messalla ostendit,non omnibus partibus Taciti iudicium exprimere : hic enim,ut supra diximus, licet magni Ciceronem aestimet, tamen anovarum rerum studiosis in eloquentiae ac litterarum genereomnino non abhorret. Quare Dialogus animum nobis testaturauctoris in fluctuatione et dubio versantis quam sit ipseviam ingressurus. In hac quidem inter vetera et recentiafluctuatione atque in ipsis quae in Dialogo inveniuntur cum sententiarum tum virorum inter se discordantiis, prae-cipua est totius operis laus.Quae omnia in ipsa singularum personarum dicendiratione apparent, ita ut recte dici possit iam in Dialogomiram convenientiam et consensum inesse inter sententiasquas quisque exponit et oratione, qua eas exprimit. Aperenim sententiarum saepe lumina in sermone suo persequituratque dicendi brevitatem, quae, ut inter omnes constat,Taciti est propria. Messalla quoque, qui Ciceronis concin-nitatem atque aptam et quasi rotundam constructionemimitatur, luminosis nonnumquam utitur verbis. Atque utBardon vidit quibus locis auctor Dialogi Ciceronem re-centioris aetatis scriptoribus opponit, cum Apri sententiampiane accipere non videatur, dicendi tamen brevitatem,

    ' Y. BoissiER Tacite, Paris 1903, pp. 10 sqq.* Op. laud., pp. 129-30.

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    11 orationis nitorem, audaces imagines ac translatus adhibet,neque ad Ciceronem omnino se fingere et accommodarevidetur, magnum quidem exemplar, sed non fortasse perfec-tum. Quod fluctuationem confirmat quae, ut supra ad-monuimus, Dialogum pulchritudinis plenum opus efficitatque gravitatis.

    Praeterea Messalla , magna admiratione permotus

    ,

    superioris aetalis iuvenes laudat \ quos pater vel propinquiad oratorem deducebant qui principem in civitate locumobtineret; hunc ait sectari eos solitos esse, prosequi, huiusomnibus dictionibus interesse sive in iudiciis sive in contio-nibus, ita ut altercationes quoque exciperent. Haec verbain memoriam meam reducunt quae de se auctor in cap. 2scribit, Marcum Aprum et lulium Secundum memorans,quos ipse in iudiciis non modo studiose audiret, sed domiquoque et in publico adsectaretur, mira studiorum cupiditateet quodam ardore iuvenili, ut fabulas quoque eorum etdisputationes et arcana semotaedictionis penitus exciperet,Utroque loco Tacitus similibus fere verbis idcirco utitur,ut cum iuvene ilio qui apud maiores foro et eloquentiaeparabatur mente et cogitatione se ipsum quodammodocomparet. Ex quo probatur quantum suae vitae atque ususTacitus in verba iniciat virorum, quos in Dialogo facitinter se colloquentes.

    Maternus quoque ad praeterita tempora animum cumadmiratione ac desiderio quodam convertii, ad eam veroaetatem qua libertas vigebat, cum magnam nemo potentiamsine aliqua eloquenza consequi posset, plurimumque "splen-dor reorum et magnitudo causarum eloquentiae prae-starent *. Mirum fortasse videatur quod Maternus, omnino

    ' V. cap. 34.2 V. cap. 31.

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    12 oblitvis quae vehementer et divino quodam spiritu inilatusantea ' in Aprum disputaverat, poetarum et carminum sibivelut patrocinium assumens. de eioqucntia mine copioseloquitur, eodem ardore et impetu quo Aper eam defenderat*.Praeterea ab aequaliiim eloquentia Maternus non refiigerevidetur. siquidem ad Messallam conversus '\ corruptae seeloquentiae causas exquirere affirmat, quas tractare iliesolitum se esse dixerat " paulo ante piane mitior eteloguentiae temponim nostrorum minus iratiis .

    Sed, ut alterius sermonis Materni vis manifeste appareat,verba referre iuvat quibus cap, 27 conciuditur : " Perge inquit Maternus et cum de antiquis loquaris, utere antiqualibertate. qua vel magis de^eneravimus quam ab eloquen-tia ... Haec quidem verba extremam Dialoigi partem mihitotam collustrare videntur ; ncque longe a vero erramuscogitantes, cum eloquentiam Aper per se ipsam defendat,qui eius voluptates senserit atque perceperit, Maternumeloquentiam cum libertate coniungere, atque non tantumcorruptam eloquentiam quantum libertatem amissam la-mentare Hoc maestitia eius verba replet atque levi quadamironia, quae ex eo spirare loco * mihi videtur, ubi scriptumest quo modo... minimum usum... ars medentis habeat iniis gentibus, quae firmissima valetudine ac saluberrimiscorporibus utantur, sic minorem esse oratorum honoremobscurioremque gloriam Inter bonos mores et in obsequiumregentis paratos ^ Quid enim opus esse longis in senatusententiis, cum optimi cito consentiant ? quid multis apudpopulum contionibus, cum de re publica non imperiti etmulti deliberent, sed sapientissimus et unus? Si ad An. I 9

    ' V.

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    13 mentem convertimus " Igitur ut olim plebe valida... sic con-verso statu ncque alia re Romana quam si uniis imperite! ,hoc efficimus, quae in Dialogo tenuis ac subtilis ironiaest, in Annalibus (praecipue in libris I-\7I) graviorem animidolorem factum esse. Nihil pergit Maternus voluntariis ac-cusationibus opus esse, cum tam raro et tam parce ^ pec-cetur, nihil invidiosis et excedentibus modum defensionibus,cum clementia cognoscentis obviam periclitantibus eat. Ipsamihi in memoriam redeunt quae de Claudio scribit Tacitusin XI Annalium libro * : "et secuta sunt Claudii verba ineandem clementiam .

    Ita denique Maternus, magna animi commotione affectus,sermonem concludi! : " Credite, optimi et in quantum opusest disertissimi viri... : quae verba cum Apri compararipossunt ^ : " Vos vero, disertissimi, ut potestis, ut facitis,illustrate saeculum nostrum pulcherrimo dicendi genere .Quae igitur ironia ceteris potest supra allatis ar-gumentis adiungi, quo Dialogum a Tacito scriptum esseclarius comprobetur.

    * Cfr. in Ag.r. 1 2 {tarde mitescunt, cito proveniunt) idem variationisexemplum.* V. cap. 3.^Y. cap. 23.

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    PARTE PRIMAGENESI E PRIMO STADIO EVOLUTIVO DELLO STILE DI TACITO

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    Capitolo I

    IL DE ORATORIBUS E LA YARIATIODopo aver mostrato l' importanza e il significato del

    de oratoribus, nel quale abbiamo trovato esposte in sedeteorica e critica idee che poi si realizzeranno nella pra-tica dello stile di Tacito, ci proponiamo ora di provare,mediante esempi concreti, come gi nel de oratoribus com-paia a tratti il nuovo stile, e si ha l'impressione di scoprirepi d'una volta, nello sfondo apparentemente ciceroniano,il vero volto di Tacito. Crediamo, cos, di portare un con-tributo in difesa della tacitianita del Dialogo, battendociproprio sul terreno che sembrerebbe pi propizio per isostenitori della sua non autenticit, voglio dire lo stile.Non che quanto di tacitiano e' dal punto di vistadell'espressione non sia stato sentito e intuito, prima dinoi, anche da altri. Cito, per tutti, il BoissierS il quale trovauna certa affinit tra il de oratoribus e le altre opere di T," dans la vigueur des espressions, dans l'clat des images,dans la hardiesse crer des mots et des tours nouveaux.Or continua il critico francese c'est prcisment parces qualits que la genie personnel d'un crivain se rvle;le reste est plutt affaire d'habitude et d'ducation . An-

    * Cir. la Notce del Bornecque, premessa a Tacite, Dialogue des orateucs...Texte tabll par Henry Goelzer, Paris 1923, p. 5.

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    18 che il Pichon ' hci osservazioni interessanti, riguardo allamaniera in cui T. presenta i persona^^^i: " au contraire deCicron. Tacite les fait vivre, aijir et parler devant nous etl'on saisit dja dans le Dialogue ce sens de la ralit. cedon du pittoresque et de la vie frappants dans les tableauxdes nnales . Giuste osservazioni, ma che rimangonoancora allo stato d' intuizione, se non sono dimostrate,scendendo sul terreno positivo e concreto. Questo noicerchiamo di fare nelle pagine seguenti.

    Fermeremo la nostra attenzione sulla variatio, argo-mento, questo, che avr ampia trattazione nel corso delnostro lavoro. In de or. 55 scritto nam in loco nifil re-verenfiae est, in qu e m nemo nisi aeque imperitus intrat;in condiscipulis nifil profectus, e ti m pueri... audiantur :prima una relativa, poi una causale ; siamo ricondotti colpensiero, per il cambio di costruzione, ad An. II 88 f., ove detto di Arminio ... Graecorum annalibus ignotus, quisua tantum mirantur, Romanis faud perinde Celebris, du mveler extollimus recentium incuriosi. In de or. 6 troviamo:Sive accuratam meditaiamque profer orationem,est quoddam... siue novam e t recentem cu r a m nonsine aliqua trepidai ione animi a 1 1 u l e r i l , ipsaso 1 1 i e i t u d o commendai evenlum : qui alla variatioriguardante l'uso dei tempi e delle congiunzioni copulative,si aggiunge quella riguardante l' uso diverso dei termini(orationem... curam... Irepidatione... sollicitudo).

    Persona e genere del verbo variano in de or. 1 ncqueenim ila appellamus nisi anliquos, tiorum autem tem-porum diserti... vocantur; cfr. ffisl. I sed ambitionemscriptoris facile averseris, obtreclalio et livor pronisauribus accipiunlur. Al cap. 23 io leggo, coi codici,ea, quoliens causa p o sci l , uberlas, ea, quoliens pe r-mittitur, brevitas; lo Spengel, e con lui molti editori,

    * Cfr. Histoire de la Littrafure latine, Paris 1897, p. 680

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    19 anche moderni, eccetto l'Arnaldi, scrivono permittit e cosristabiliscono il parallelismo con poscit; non credo che cisia necessario, anzitutto perch esempi di variatio stiamoscoprendo e continueremo a scoprire ; e poi, a guardarbene le cose, il passivo permittitur ha una funzione diversadall'attivo poscit, va letto in altro tono, pi dimesso ; cfr.decm. 10 Sipcofibuerunt, nulla de eadem. re ineundem consultano ; sin permissum...^

    Chiari esempi di variatio si trovano anche nell'uso dellecongiunzioni : e. 24 quanto non solum ingenio a e spi-ritu, sed etiam evuditione e t arte (cfr. Germ. 9,7 Lamentaa e laccimas cito, dolorem e t tristHiam tarde ponunt); du-plice variatio questa del e. 31 de bonis a e malis>de fio ne st o et turpi (Seneca, invece, epist. 95, 5S ha :bona et mala, fonesta et turpia, iusta et iniustd).

    Confusione fra particelle copulative e disgiuntive tro-viamo in de or. 15 f. ...longius absit ab Aescfine et Demo-stfene Sacerdos iste Nicetes et si quis alius... quam Apera u t Africanus a u t vos ipsi a Cicerone a u t Asinio re-cessistis: cfr. An. IH 46 ...miles correptis securibus etdolabris ...credere tegmina et corpora ; quidam trudibusa u t furiis... prosternere.

    Esempi di variatio nell'uso di congiunzioni disgiuntivetroviamo in de or. 5 f. quo propugnare pariter et inces-sere ve l in iudicio s i ve in senatu si v e apud princi-pem possis (seguo, con 1' Arnaldi, la lezione dei codici). *Degni di considerazione sono i seguenti casi, nei quali lavariatio si manifesta sotto diversi aspetti : e. 38 in. ita

    * ScorretterHa stilistica trova il Yalmagqi (commento al de oratoribus,Torino 1923, n. ad l.) nell'espressione del de oratoribus, e. 8 gucd non aprincipe accepednt nec accipl possit; giusto il confronto con Germ. 18Quae nurus accipiant nirsusque ad nepotes referantur.' In Tacito troviamo la variatio : seti... sive : cfr. Hist. I 14 seti propria

    electlone sive... Lacone Instante-, An. I 36 seu ni6il militi sire omnia conce-dentur; IV 56 in.; sive... seu troviamo in Germ. 34 sive adiit Hercules, seuQuidquid...

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    - 20 tamcn ut omnia in foro, omnia l eg ib u s , omniaa pud praetores gececentuc (ctr. An. Ili 1:2 f. incuria... in foro... a pud s e n a t u m ... a pud iu-dices...); e. 11 t]^o autem, sicut in causis agen-d i s efficerc ali^uid et eniti fortasse possum, ita r e e i fa-ttone tragoediarum...; e. 12 in. Memora... tantam... ad-ferunt voluptatem... quod non in strepi tu nec se-dente ante ostium li t i g a t o ce nec i n t e r s o rd eac lacrimas... ; e. 13 Non me f re m i t u s s a l u t a nt i u mnec an6elans libertus excitet ; e. Il in. Quae cumdixisset Aper acrius... et intento ore, re mi s su set sub ri de ns Maternus... ; e. -29. in. lentus est inprincipiis. longus in narrationibus, otiosus circa exces-sus ; e. 2S in. A^a/77 pridem suus cuique filius... non incellula emptae nutricis, sed g r e ni i o a e s i n u ma-tris educabatur ; e. O in. nec in auctoribus co g na-sce n d i s nec in evolvenda a nt i q u i t a t e necin n o t i t i a m vel rerum... satis operae insumitur ; e. 34Scitis enim magnam illam... famam non minus in di-ve r s i s su b s e 1 1 i i s parari quam s u i s : cos i codici.L'Andresen premette, a suis, in: a torto; ctr. infatti e. 31 f.incidunt enim causae... q u i b u s iuris notitia desideratur,pleraeque autem, in qu i b u s fiaec quoque scientia re-quiritur : anche qui. al primo quibus, il Meiser premettein, per eccessivo amore al parallelismo che Tacito, sin dalde oratoribus, in molte parti mostra di sprezzare.

    Altri casi in cui si cercato di normalizzare il testo,troviamo in de or. 6 f. nam ingenio quoque, sicut in agro ;quasi tutti gli editori scrivono in ingenio ; in aggiunta delcorrettore del Leidensis, che in 27 f. premette al relativo lapreposizione a, laddove tutti i codici e il Gudeman giusta-mente si attiene alia loro lezione hanno : utere antiqualiberiate, qua vel magis degeneravimus quam ab eloquen-tia : ci, quantunque in Germ. 45 f. sia scritto : non modoa liberiate sed etiam a servitute degenerant : 1' autore del

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    21 de oratoribus si compiace non raramente, come proveremomeglio in seguito, di simili improvvisi mutamenti di co-strutto. Mi sembra che abbia ragione il Srbom di osser-vare (o, e, p. 49, n. 3), riferendosi ai tre ultimi esempi danoi recati : " nihil obstat... quominus fngenfo et quibus prdativis et qua pr ablativo separativo accipiamus .Volendo continuare la serie di espressioni variate, nelde oratoribus, si potrebbero ancora ricordare i seguenticasi : e, 56 f. cum testimonia quoque in causis publicisnon ab se nt e s nec per t a b e 1 1 a m dare, sed e o-ram et praesentes dicere cogerentur ; e. 37 in. Nonopinov, Demosthenem o r at i o ne s inlustrant... nec Cice-ronem magnum oratorem P. Qu i n ti u s de f ns u saut Licinius Arcfias faciunt: Catilina et Milo anc illi fa-mam circumdederunt (cfr. Agr. 41 in. Causa periculi noncrimen ullum aut querela laesi cuiusquam, sed infensusvirtutibus princeps); e. 40 est magna illa... eloquentia alumnalicentiae... Comes seditionum, etfrenati populi incitamentum,s ine b s e q u i o, s i ne s e ve r i t a te, co ntu m a x^temeraria, a r r o g a n s... Cfr., circa la struttura, Germ.35 (si parla dei Cauci) Si ne e u p i d it a t e , s i neim p tenti a , quieti secretiqu e..., Hist. I 9 exer-citus... Hordeonium Flaccum spernebit, senecta ac debilitatepedum inv al i du m, s ine constantia, sin e a uc-t o r i i a te , ne quieto quidem milite regimen. N vorreipassar sotto silenzio il passo del e. 5 non fercule loricaet gladius in a eie firmius munimentum quam reo etpe rie l i fa n t i eloquentia : significativi sono i confronticon Agr. 33 nam ut superasse tantum itineris... pulcUrumac decorum in f ro nt e m , ita fugientibus peri-culosissima..., Hist. I 30 f. nec est plus, quod pr ca e deprincipis quam quod innocenti bus datur, An. I 64locus... ad g r a d u m instabilis, procede ntibus lu-bricus. Il 5 agmen opportunum ad insidias, defen-s a nt i b u s iniquum.

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    Nel de oratoribus non mancano esempi d'espressionevariata, per quanto rii^uarda 1' uso degli as^gettivi : e. 29fi i s t ri n a I i s favor et gladiatorum e q u o r ii m q u estudia; cfr. An. XII 51 Sed coniiix... fugam ob metiimfi o s t il e m et mariti caritatem tolecavit : qui, oltrealla variatio, ce la disposizione chiastica di fi. e m.\ e. 10 f,nobis satis sit p r i v a t a s et nostri saeculi contro-versias tueri ; e, lo quod spatium temporis... perquambreve et in proximo ej/ (cfr. An. XI 20 unde te-nnis fructus nec in l o n g u m fuit; XII 35 cuncta nobisimportuna et suis in m e l i u s); e. 34 i. frequensin oculis consuetudo contionum, s a e p e cognitae populiaures (cfr. An. XII 39 Crebra 6inc proelia et s a e p i u sin modum latrocinii ; XIV 1 in, crebris criminationibus,ali quando per facetias). E si potrebbe infine citarel'ultimo perio.io del e. 31, che gi abbiamo avuto occa-sione di ricordare a proposito della variatio q u i b u s... inq u i b u s : ora c'interessa il plerumque, che si pu tranquil-lamente lasciare, coi codici, contro pleraeque, che la mag-gior parte degli editori adotta, a causa di plurimae cheprecede.

    Esempi di variatio si trovano anche nell'uso dei gradidegli aggettivi: e. 14... et Materni laeta... au de nt i o ret poetarum... similior oratio ; 37 f. Nam quo saepiussiete rit... tanto alt i o r et e xce l s io r et illis nobilitatusdiscriminibus. Qui si aggiunge anche la variatio q u o...tanto; cfr. anche e. 6 in. Ullam t a n t a... opum... volup-tas qu a m spedare...Anche nell'uso dei nomi propri si riscontrano esempidi variatio: e. 10 quotus quisque, cum ex H i s p a n ivel Asia, ne quid de Gallis nostris ioquar... ; cfr.Agr. 15 quantulum... transiisse militum. si sese Britan-n i numereni ? Sic 6e rm a n i a s excussisse iugum, ilpasso famoso di Germ. 37 non S amni s , non Po e n inon fii s p a n i a e 6a 1 1 i a e v e , ne Partii quidem

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    25 saepius admonuere e Hist. Ili 59 in. erectus S a m n i s... etMa rs /... Quod Campania pvaevenisset. A mostrarecome il procedimento, i cui primi sintomi ci parso dicogliere nel de ovatocibus, sia man mano condotto alleestreme conseguenEC, non sar inopportuno ricordare Hist.I 2 turbatum 1 1 1 y r i e u m , Ga.ll i ae nutantes, pecdo-mita Br it a nni a et statim omissa : coortae in nos S a r-mat a r u m a e Sueborum g.entes, W 14 .atsibicobur peditum... consanguineos G e emano s , Gali i asidem cupientes.

    Gli esempi sinora recati ci consentono di concludereche ci sono piij fili onde collegare, dal punto di vista dellostile, il de ovatoribus alle opere di sicura attribuzione ta-citiana, nelle quali, come vedremo, l'uso della variatio frequentissimo. Ma ce di piJ. La filologia da sola nonbasta a comprendere un fenomeno letterario ed artisticonella sua interezza. La nostra ricerca non sarebbe del tuttoesauriente, se all'osservazione del fatto in s non aggiunges-simo lo sforzo di penetrare i mofivi che han prodotto ilfatto stesso. Questo criterio ci piace di applicare anchenell'esame di un fenomeno stilistico d'indubbia importanza,qual' quello della variatio : a cominciare, appunto, dalDialogo. Sar costretto a ritornare su alcuni esempi gisopra riportati, per riesaminarli da un altro punto di vista.Nel cap. 28 Messalla, iniziando il suo discorso sulle causeche hanno prodotto il decadimento dell'eloquenza, ricordai bei tempi antichi in cui suus cuique flius ex casta pa-rente natus, non in cellula emptae nutricis, sed gtemio acsinu matris educabatuv; non in cellula... sedg rem io a e sinu: variatio, dunque. Cerchiamo divedere da che cosa essa determinata : se, cio, fine ase stessa o mezzo, del quale lo scrittore si serve perchvuol prospettare le cose in modo diverso, esprimere un suosentimento ; se solo un fatto tecnico, o non deriva, in-vece, da un'esigenza spirituale. Io ritengo che lo scrittore

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    24 -abbia qui voluto presentar le cose su di un piano senti-mentale diverso: in cellula esprime con mezi norma-lissimi lo stato in luogo : si tratta di cosa materiale :" non veniva allevato nella celletta di una nutrice prez-zolata . ; r espressione gremio ac sinu maln's, invece, ciporta in un' altra sfera di idee e di sentimenti ; non illuogo soltanto, determinato, preciso, ha voluto indicare loscrittore, ma qualcosa di ben pili inlimo, e si servito diuna costruzione, si direbbe quasi, affettiva. L'ablativo sem-plice racchiude in se una quantit di valori inesprimibili,ha qualcosa di poetico ; penso a due passi del primo librodeWnneide, v. 685 ut cum te gre mio accipiet laetissimaDido e 71 s fiaec loto pectore Haeret et interdum g re m i ofovet inscia Dido. La lingua e lo stile del Dialogo nonson privi d'influssi e suggestioni virgiliane.

    In de or. 22 in, l'espressione c/rca e^-ce^uj molto picolorita rispetto a lentus... in principiis e longus in nar-rationibus : il circa allarga l'immagine ed esprime, quasi,il compiaciuto attardarsi dell'oratore nelle sue digressioni.

    Ma, oltre agli esempi sinora ricordati, un'altra serie dipassi merita di essere considerata, nei quali si nota la va-riatio circa la maniera di costruire il periodo. Lo scrittoresembra che abbandoni, ad un tratto. 1' ordine iniziale e,quasi sopraffatto da un'altra idea che vuole balzare allaluce, rompe la costruzione seguendo, inaspettatamente,un'altra via. Questo procedere per piani diversi, o inter-rotti, caratteristico del periodare tacitiano, come dimo-streremo abbondantemente in seguito ; tracce di esso sitrovano e in misura non piccola gi nel de oratori-bus. Si tratta, a volte, di una spezzatura leggera ma, adogni modo, significativa. Si confronti, infatti, e. 6 i. namingenio quoque, sicut in agro, quamquam alia diu seranturatque elaborentur, g r a t i o ra t a me n q u a e suasponte nascuntur. Osserva l'Arnaldi (o. e. p. 16)che tamen, dopo il quoque, " porta nel periodo una lieve

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    25 Spezzatura, come ad indicare un cambiamento di tono,diventato qui, quasi nell'assaporare la gioia, di una mag-giore intimit -, e. 10 Nec excusatur offensa necessifudineofficii aiit fide advocationis foduitae et subitae dictionisimpetu : me d i t at u s v i d e r i s . . . ; eli Ego autem...potentiam fregi : 6 o d i e si quid in n o b i s n o -titiae a e no mi ni s est...:\ codici non hanno,dinanzi a fodie, Yet che primo il Lipsius aggiunse e conlui tutti gli editori, che io sappia per stabilire la corrispon-denza col precedente et ingredi famam; ma ha ragione ilSrbom (o. e, p. I2)di sostenere che l'/ inutile; c' unapausa dopo fregi, s che fiodie va pronunziato con forza;Vet che precede ingredi ha valore di etiam. La mancanzadi et, prima di 6odie, crea nel periodo una di quelle in-crinature che frequentemente si trovano nei discorsi diMaterno: cfr. infatti e. 12 faec eloquentiae primordio,faec penetraiia ; hoc primum habitu cuituque commodamortalibus in illa casta et nullis contacta vitiis pectorainfluxit -.sic r a e u la loquebantur. Interessante la struttura del periodo che precede immediatamente(e. 12 in.): Memora vero et luci... tantam mi6i adferuntvoluptatem, ut Inter praecipuos carminum fructus nume-rem, Quod non in strepitu... componuntur, sed sece-dit animus in loca pura...: qui c' la spez-zatura, dopo componuntur, e la ripresa {sed secedit ani-mus) sembra portarci su di un tono diverso, che sottolineae seconda 1' idea di tranquillo raccoglimento, espressodalle parole di Materno. Un analogo mutamento di tonoe di prospettiva, nell' ambito di uno stesso periodo, tro-viamo nel e. 57 non quia tanti fuit rem publicam malosferre cives, ut... oratores haberent, sed... quaestio-nem meminerimus, sciamusque... {eh. Agr.46 non quia intercedendum putem imaginibus... sed, utvultus hominum, ita simulacro v u It u s . . . mo r -talia s u nt . . .); e. 40 Non de otiosa... re loquimur et

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    Quoe... mcdestia gaudcat, sed est magna il la etn t a b il i s e l o q u e n t i a a l u m n a l i ce n t i a e ;39 Sam quo modo nobiles equos cursus et spatia probant,sic est a l i Q u i s o ra t o r u m campus...; 41Quo modo... minimum usus... ars medentis tiabet in iisgentibus, quae firmissima valitudine... utuntur, sic mi-nor o ra to r u m 6o n o r obscuriorque gloriaest Inter bonos m o r e s . . . E sempre Maternoche parla : il suo interesse per l'idea espressa in quellache abbiamo chiamato ripresa del periodo ; si tratta divere e proprie svolte pi o meno improvvise, che si fannonotare da chi legge attentamente ; sembra che il filo inizialesi perda ad un tratto, e che il nuovo pensiero che s ipresenta alla fantasia dello scrittore voglia erompereisolatamente ; si spezzano quasi i legami con quanto dettoprima. E il caso ancora del periodo finale del e. 30neque ocatoris vis... angustis... terminis cluditur, sed i sest orato r, qui de omni quaeslione...; 21 f, Ocatioautem... ea demum puledra est in qua non eminent venaenec ossa numerantur, sed temperatus a e bonuss a n g u i s i m p l e t membra et exsurgit tori s...;22 Ego autem oratorem... volo... non ea solum instrui su-pellectile, quae... usibus suffciat, sed sit in appa-ra t u e i u s et a u r u m et g e m m a e . . . Periodoevidentemente spezzato anche questo del e, 32 Si testesdesiderantur, quos potiores nominabo quam... Demosffie-nem... ? et Cicero 6is... verbisrefert: si pro-cede sempre per piani l' uno all' altro sovrapposti. Qui come verr chiarito meglio in seguito l'essenza delperiodare tacitiano ; il de oratoribus rientra in questa ten-denza stilistica.Sotto questa luce vanno considerati anche alcuni pe-riodi, nei quali i pensieri si succedono, accavallandosi quasi,in modo che la forma diventa contorta. Val la pena diricordare a questo proposito l'inizio del e. 19, chela

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    27 maggior parte degli editori, ritenendolo corrotto, ha cer-cato di correggere in tutte le maniere e che invece, trascrittocom' nei codici, rappresenta un'altra conferma a quantostiamo notando circa lo stile del de oraton'bus. dunqueprudente ed anche metodico leggere : Nam quatenusantiquorum admiratores unc velul terminum antiquitatisconstltuere solent, qui usque ad Cassium, quem reum fa-ciunt, quem primum adfrmant flexisse ab ista vetere atquedlrecta dicendi via, non infirmitate ingenii nec inscitia lit-terarum trnstulisse se ad aliud dicendi genus contendo...Tale periodo, come tanti altri precedentemente esaminati, diviso in due parti ; la prima, da nam quatenus a via,la seconda, da non infrmitate a contendo. Anche qui, ab-biamo il sovrapporsi di un'idea a un'altra : null'altro chequesto; l'autore sembra che si dimentichi, via tacendo, delmodo in cui ha iniziato il periodo, incalzato da un altropensiero, e lo esprime con immediatezEa, senza curarsi diben legarlo con quanto precede.Che il periodare del de or. sia sempre simmetrico o, co-munque, sempre rispondente ai canoni ciceroniani, soltantoun pregiudizio, che va sfatato; e la costituzione del testonon pu non tener conto dei criteri nuovi onde va guardatolo stile del de oratoribus, spesso cos lontano dal cicero-niano. Credo opportuno il confronto con i seguenti passi, suiquali avremo motivo di ritornare pi innanzi : Hist. I 15-16(parla Galba) ed Augustus in domo successorem quaesivit,ego in re publica, non quia propinquos... non fabeam,se d ncque i p s e i m p e ri u m ... a cce p i, et...;ncque enim iic... certa dominorum domus... sed impe-ra t u rus...; 29 (parla Pisone)... non quia... tristioremcasum paveam...: p a t r is... v i ce m do leo ; 83 (parlaOtone) ncque ut adfectus vestros... accenderem... ncque ut... cofiortarer..., sed veni postulaturus... A pen-sar bene, il motivo che determina la variatio il medesimo:

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    2S il voler porre, cio, un concetto in mai^,jior risalto rispettoad un altro.

    La tendenza, rilevante, ormai, nel nostro Dialogo, avariare l'espressione, a colpire il lettore con trapassi im-provvisi, con scorci taglienti, la tendenza, insomma, arompere la monotona simmetria, a inculcare meglio unpensiero, scuotendo la fantasia e usando una costruzionesintattica o un' immagine diversa, provata dagli esempiseguenti : e, 3 in. Magna eloQuentia ... materia alitar etmctibus excitatur et urendo clarescit ; materia, motibus,urendo : qui la van'atio d luogo ad una xXtia^ chemi richiama alla mente un passo del 1. XV degli Annali(e. 38). ove descritto l'incendio di Roma: Impetu pecva-gatum incendium plana primum, deinde in edita assurgenset cursus inferiora populando...

    Spesso tornando al de oratoribus nell'ambito diuno stesso periodo si avvicendano pi particelle (pronomio avverbi) dal suono diverso ; di questo improvviso, a voltebrusco mutamento di suono - esempi di variatio anch'essil'autore del Dialogo mostra di compiacersi. E non inop-portuno aggiungere che tali passi appartengono, per lopi, ai discorsi di Apro e di Materno, caratterizzati, anchein tal modo, nella loro maggior foga e impeto oratorio :e. 10 f. Sentio Quid responderi possit : fi i n e ingentis cla-mores, ex is adsensus, 6aec in ipsis auditoriis... lau-daci ; 12 Haec eloQuentiae primordia, fi a e e... fi oc...sic oracula loquebantur; 23 sed vobis... versantur... isti,Qui... Quibus... Qui; e pi innanzi: Nam et te, Mes-salla, video... et vos... ita gravitati sensuum nitorem... miscetis, e a electio inventionis, is ordo rerum, e a...ubertas, e a... brevitas, is compositionis decor, e a sen-tentiarum planitas est, sic exprimitis adfectus, sic li-bectatem temperatis, ut...^ (periodo interessante perch vi

    Cir. Germ. 18 f. Hoc iuncti boves... fi o e... fi o e... Sic vivendum.

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    29 troviamo la coesistenza, accanto ad espressioni in cui c'concinnitas, di altre che hanno l'impronta della variatio: la variatio che s'innesta sul tronco, ancor saldo, dellaconcinnitas, come nel passo del e. 25 solum... avbitvocBnttum non ma l i g n i t a t e ne e invidia, sed s i m-pliciter et ingenue iadicium... detexisse; 9.9 q.uibusoccupatus... animus q u a n tu ! u m loci... q u o t u mque mque invenies qui... q u o s alios... sevmones e x -cipimus; 36 quae singula... videbantur, quia quantoquisque plus... poterai, tanto f a e i I i u s ... tanto magi s...tanto plus apud principes gratiae, plus auctoritatis apudpatres, plus notitiae... apud plebem parabant^. Hi clien-telis... redundabant, fi o s reverebantur, fos... colebant,6 OS... videbantur... fi i ... erant... (nel periodo immediata-mente precedente, troviamo, per: 6inc teges... finc... finc...finc); cfr. Germ. 13 Haec apud illos toga, file primusonos, ante 6 o e... reipublicae e, pii sotto, 6 a e e dignitas,fi a e vires..., Hist. I 4 in. Ceterum... repetendum videtur,qualis status urbis, quae mens exercituum, quis fiabitusprovinciarum, quid... validum, quid aegrum fuerit...Anche per quanto si riferisce alla collocazione delleparole, l'autore del Dialogo tradisce una tendenza allavariet; egli, che pur conosce perfettamente le regole dellaconcinnitas, ne sente anche la monotonia; si direbbe checerca di raggiungere un'armonia di suono, invertendo ladisposizione simmetrica dei vocaboli. Si legga infatti e. 6 in.Ad voluptatem... eloquentiae transeo, cuius iucunditasnon uno... momento sed omnibus p r o p e d iebu s a esic pereundum. Circa i rapporti, d' altro genere, fra de o. e Germ., cfr. de e.20 f. non rudi caemento et informis teg.ulis exfruimtur ; Germ. 16ne caementocum quidem apud illos aut tegulacum usus ; de o. 35contcoversiae cobustioribus adsig.nantuc; Germ. 13 rob u sfio-ri b u s et iam prldem probafls adgregantur.

    * Cfr. Agr. 6 tanto mai or... quanto... plus; Germ. 20 f. quantopi s... tanto m ai o r... tanto gratiosior... ; An. Isi f. ; lY IS quantomalore... plus; Yl 34 f.

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    50 prope omnibus fi e r i s conti ngit: i.}u\ l'autoremostra di possedere un orecchio musicale finissimo: lavoluptas eloquentiae sottolineata, provata e fatta pro-vare attraverso la dolcezza del ritmo; e. 9 quanto... pul-cfjrius... suum g e n i u m propiti are, suam ex-peri r i liberalitatem; e. 12 Nec ullis aut gloriamaior aut augustior honor (siamo al primo, ispirato di-scorso di Materno); 13 in. Ac ne fortunam quidem vatum...comparare timuerim e u m inquieta et a n x i a o r a -torum vita (si noti anche la variatio : fortunam va-tum ... inquieta... o. v.; pi innanzi, ancora Materno, dir:Non me f re m i t u s s a l u t a n t i u m nec a nh e l a n slibertus excitet); e. 19 lam vero longa principiorumpraeparatio etnarrationis alte repetita s e r i e set multarum diuisionum ostentatio et mille argumentorumgradus (variet e simmetria si disposano), 37 f, Nam quosaepius steterit tamquam in ade quoque plures et intuleritictus et exceperit; osserva l'Arnaldi (o. e, ac^ /.) a proposito:" caratteristicamente tacitiano l'ordine delle parole e citaAgr. 33 inventa Britannia et subacta, 6erm. 2 aut incfioaturluna aut impletur, Hist. I 47 omisisset offensas an distulisset,An. II 38 sive indulserint largitionem sive abnuerint.Ma ancora pi caratteristicamente e chiaramente taci-tiana la struttura del seguente periodo del e. 22 lentusest in principiis... otiosus circa excessus; tarde commovetur,raro incalescit; pauci sensus opportune et cum quodamlumine terminantur: struttura trimembre, molto vicina aquesta di Agr. 12 solum praeter oleam... patiens frugum,fecundum; tarde mitescunt, cito proveniunt; eademqueutriusque rei causa multus 6umor terrarum caelique; oltrealla somiglianza di struttura c' anche, tra i due passi, unapi stretta somiglianza nell'uso della variatio {de o tarde...raro; Agr., tarde... cito).

    Mi piace inoltre sottoporre alla meditazione del let-tore in riferimento, sempre, alla collocazione delle parole

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    51 e all'armonia di suono che ne deriva il seguente periododel e. 18 Sic Catoni seni comparatus C. 6racc6us pleniocet uberiov, sic Gcaccfo politiov et ornatior Crassus, sicutroQue distinctior et urbanior et altior Cicero, Ciceronemitior Corvinus et dulcioc et in verbis magis^ elabocatus.Il giudizio letterario si qui risolto in arte. E un passosignificativo, questo, e ci d una visione esatta della prosadel de oratovibus. Ogni membro ha una struttura diversadal precedente : un crescendo da sic Catoni a Cicero (sinoti il passaggio da due comparativi, ptenior et u., atre : distinctior et u. et a); dopo Cicero, che sta al culminedella parabola, un abbassamento di tono, con una nuovadisposizione degli aggettivi {Cicerone mitior Corvinus etdulcior...).

    La prosa del de o. non ha ancora i chiaroscuri dellaprosa tacitiana; ma la novit di quella prosa, rispetto allaciceroniana, consiste mettendo da parte la variatio, fattoormai assodato in una dolccHEa, saporosit e densit distile, che Cicerone non ha. Chi voglia controllare tale nostraaffermazione, rilegga, dopo aver meditato il de oratoribus,il primo libro del de oratore di Cicerone, E potr forseaver valore di simbolo, a penetrare la differenza tra le dueprose, il confronto che suggeriamo tra de oratore I 6, 20,\ i5, 64 Q de oratoribus 30 f. Cicerone, nel secondo deipassi citati, fa dire a Crasso: Quamobrem si quis univer-sam et propriam oratoris vim definire complectique vult,is orator erit mea sententia 6oc tam gravi dignus nomine,qui, quaecumque res inciderit, ... prudenter et composite etornate et memoriter dicet cum quadam actionis etiam di-gnitate. E un esempio tipico del periodare ciceroniano,rotondo, armonico, in cui domina sovrana la legge dellaconcinnitas. L'autore del Dialogo, invece, cos fa esprimereMessalla, ammiratore di Cicerone : ... is est orator, qui deomni quaestione pulcfre et ornate et ad persuadendumapte dicere pr d i g n i t a te rerum, ad u t i l it ate m

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    32 temporum, cum v o l u p t a t e audientium pos-si f; c' s l'ottima clausola tinaie, ma c' anche chec'interessa la triplice variatio ( ancora Messalla che nele. 51 dir in q.uibus (adibus) de bonis ac malis, de 60-nesto et turpi, de iusto et iniusto dispiitatur, rompendoanche qui. lui ciceroniano, la simmetria tanto rispettata daCicerone.

    Si direbbe che la prosa ciceroniana un po' generica(le critiche a lui mosse da Apro, in fondo, come osser-vammo altrove, sono giuste), come generico, astratto eideale il tipo di oratore che nella sua fantasia vagheg^^ia.L'autore del Dialogo, invece potremmo tranquillamentedire : Tacito , vivendo in un' epoca in cui molte idealitcrollavano ed altre al loro posto sorgevano, non contem-pla un ideale astratto-, egli vede gli oratori, che si succe-dono in epoche diverse e sono pi o meno fortunati, aseconda dei tempi. Nella realt Tacito fgge il suo occhioacuto, ed anche la sua prosa, dico la prosa del de ora-toribus, non generica e incolore, ma varia, come larealt stessa, che mutevole. Questa dilerenza spirituale,rispetto a Cicerone, che pure il suo modello, si concre-tizza nella grande variet della prosa del de oratoribus.

    La variatio non soltanto un fatto di pura tecnica; invece l'espressione, in arte, di un'esigenza di caratterespirituale. Alla luce di queste considerazioni e dell'analisifatta nel corso di queste pagine, si pu ora meglio capireil giudizio che Apro d su Cicerone (ce. 22 e 23) e, so-prattutto, il significato profondo della sua affermazionecirca la dote che deve, tra le altre, possedere 1' oratore :variet compositionem (e. 22 f.).* E crediamo anche di averdimostrato con prove sufficienti quale valore abbia ilde oratoribus per comprendere e spiegarci l' evoluzionedello stile futuro di Tacito.

    Cfr. qui innanzi, p. 5.

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    JJ Ma il Dialogo, se non ha come si diceva sopra

    ancora i chiaroscuri, i giochi sottilissimi di luce e d'ombraproprii del Tacito maturo, ha pur esso un fascino nei pas-saggi, a volte improvvisi, da un tono impetuoso, acceso,vibrante, ad uno pij dolce, pij calmo, piij smorzato. Silegga, dopo il finale del e. 38 (.,, postquam longa tempo-rum quies et continuum popult otium et assidua senatustranquillitas et maxima principis disciplina ipsam quoqueeloquentiam sicut omnia depacaverat), ove il lungo insi-stente parallelismo e la serenit del ritmo esprimono benequel che di pacifico e di riposato e' nei tempi nuovi,r inizio del e. 59 : il tono si solleva, si agita; non piij lapace e la calma dei tempi, ma le cause che han prodottoil declino dell'eloquenza stanno dinanzi agli occhi e allafantasia di Materno: Quantum fumilitatis putamus... quan-tum virium detraxisse... Poi di nuovo sembra che la vocesi abbassi (da nam quo a res velut in solitudine agitur).salvo a risollevarsi, al ricordo della ben diversa situazionein cui si trovavano gli antichi oratori : Oratori autem cla-more plausuque opus est... qualia... antiquis oratoribus con-tingebant, cum... cum... cum... Ed appunto in questo ra-pido mutar di tono, che rientra l'esempio di variatio giricordato : Non de otiosa et quieta re loquimur... s e d estmagna il la... e lo que nt i a alumna l i cent iae...Quel che prima poteva apparire soltanto un fenomenotecnico, ora s' illumina di una luce diversa.Crediamo di aver trovate^ la via giusta per inserire,anche da questo punto di vista, la variatio del de orato-ribus in un'esigenza che emana dalla psicologia e dall' a-nima stessa di Tacito,

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    Capitolo II

    L' AG RICOL Ali de cratoribus non rimane isolato, nell'ambito della

    produzione tacitiana. Molti atteggiamenti stilistici di questoscritto sono stati da noi avvicinati ad altri, simili o quasi,del Tacito maturo. Ma se finora abbiamo cercato di dimo-strare che la ciceronianit del de oratocibus spesso s' in-crina, si rompe, e nuovi germi sbocciano e si elevanodall' iumus ciceroniano, adesso vorremmo chiarire sino ache punto, nelle opere successive, lo stile del de oratoribussi fa ancora avvertire, sino a che punto e perch Tacito se ne allontana. In altre parole, pur rimanendosempre fermi nell'idea che gi nel de o. in atto la ribel-lione allo stile di Cicerone, il che stato esaurientementeprovato, si tratta di vedere, ora, il progressivo formarsied evolversi dello stile di Tacito. Gi nel Dialogo Tacitoha stampato, chiaramente e indelebilmente, la sua orma ;e non a torto, forse, abbiamo voluto trovare in quest'operaun documento interessantissimo donde partire per com-prendere e, direi quasi, giustificare l'evoluEione di cui par-liamo. Cercheremo di essere obiettivi, mostrando i puntidi contatto tra 1' Agricola di qui cominceremo e \\ deoratoribus e i punti in cui Tacito prosegue per altra via,e nuovi orizzonti si aprono ad illuminare la sua operafutura. Il problema grosso, fondamentale, questo : si nota,generalmente, il distacco enorme che, dal punto di vistadello stile, separa il de o. dal resto dell'opera di Tacito;

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    35 ma, giustamente, 1' autore di un antico lessico tacitiano, ilBoettlicher, affermava che spesso a mala pena riconosciamo,neir Agricola, lo stile degli Annales. E nessuno dubita cher Agricola appartenga a Tacito. Ma l' Agricola rappresenta,spiritualmente e stilisticamente, una tappa immediatamentesuccessiva al Dialogo. Cominciamo a vedere che cosa v'di comune tra queste due opere. Tralasciando di notarele somiglianEe dovute al particolare significato di alcunivocaboli, o a costruzioni sintattiche analoghe, o anche adidentit di sostanza, di sentimento e di pensiero cose,queste, indubbiamente importanti, ma che ci distrarrebberodalla nostra indagine soffermiamoci per ora a considerarealcuni brani, in cui 1' arte di foggiare il periodo moltovicina a quella del de ocatoribus: son questi i ponti cheuniscono 1' Agricola al Dialogo,

    Il Bornecque, in un suo articolo sulla prosa metricae il Dialogo degli oratori (in Revue de pMologie, XXIII,pp. 334-42), ha confrontato le clausole metriche di quest'ul-timo con quelle dell' Agricola e della Germania e, osser-vando che r autore del Dialogo e Tacito conoscevano leleggi della prosa metrica, senza per applicarle, ha con-cluso che il de oratoribus appartiene all' autore delle duemonografie che sono, tra le opere dello storico, le pij vi-cine all' epoca di composizione del Dialogo. Agli esempirecati dal filologo francese, altri se ne possono aggiungere.L'inizio dell' i4gr., dal tono indubbiamente oratorio, ci ri-porta al periodare largo e spesso abbondante * del de o.:Clarorum virorum facta moresque posteris tradere... ne no-stris quidem temporibus... aetas omisit, quotiens magna

    * Il e. 4 interessante, oltre perch vi sono periodi dalla struttura clas-sica, anche per le abbondanze stilistiche: es. incensum ac flagrantem animum ;sublime et erectum ingenlum ; palcfiritudinem ac speciem magnae excelsaegueglorine; pi sopra bonam integramque naturam; sedem ac magistram stu-diorum. Osserva il Rabaud (nel!' o. e. del Goelzer, p. 88, n. 4) : " dans leprologue, dans les harangues, dans la proraison apparali un ressouvenirde la priode cicronienne ,.

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    :>o

    qUqiiq ac nobilis virtus vicit ac supecgressa est vitium pacvismagnisQue civiiatibus comnnine. ignorantiam recti et invi-diam. Si noti anche la struttura perfettamente classica deglialtri seguenti brani : e. 9 in. Revectentem... cui destinarat ;13 Igitur... tcadidisse; 25 Ceterum... compararentur (pe-riodo lungo, ricco di parallelismi : simili... simii! ; sua... suos;modo... modo ; tinc... Hinc e terminante con clausola eretico-trocaica) ; 27 At Britanni non uirtute se victos, sed occa-sione et arte ducis rati, nifiil ex adrogantia remittere, quo-minus tuventutem armarent, coniuges ac liberos in loca tatatransferrent, coetibus... conspirationem civitatum sancirent;44 f. Nam, siculi... exfausit; 45 praecipua... muniebat.Tu vero... amissus est; 4 Id tliae quoque uxorique prde-cp

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    57 Ma ci sono altri punti di contatto, ugualmente pro-

    bativi, tra le due opere.Com' noto, nel!' Agricola si trovano due discorsi di-retti, pronunciati l' uno da Calgaco, duce dei Britanni(ce. 30-52), r altro da Agricola (ce. 35-54). Son discorsi diuna certa estensione. Tacito sente ancora la gioia dell' o-ratoria, e sfoga questa sua antica passione in cinque nonbrevi capitoli. S'intende che quanto a contenuto siamoben lontani da quello dei discorsi tenuti dai vari interlo-cutori del de o. Ma a noi qui interessa lo stile, anzi, unelemento fondamentale dello stile, il ritmo. L' Ullmann ^ hamostrato che la tendenza metrica a base eretico-trocaica seguita, come si sa dai calcoli dello Zielinsbi ^ da Ci-cerone ha in questi due discorsi dell' Agr., e pi nel deoratoribus, un certo sopravvento sulla tendenza spondaico-dattilica. Dunque, anche la prevalenza di determinati tipidi clausole, nei cinque capitoli sopra citati, ci consente dicollegare V Agricola al de oratoribus. Del resto, basta co-minciare a leggere il e. 50 per convincersene. Cito, daice. 30 e 31, le clausole finali dei periodi:(30) classe romana -u y^ j_ _lignavis tutissima sunt ^ -^ w w inviolatos 6abebamus -i- w-^- ^ wmodestiam effugias -^ w -j- O '^ w

    perch vi prospettato, da un punto di vista ideale, il rapporto tra .4gr. ede e, che noi stiamo esaminando da un punto di vista stilistico: "C'nella chiusa dell' Agricola il tono dei discorsi di Materno nel Dialogo,pi sereno che lieto... Il richiamo tanto pi convincente, in quantol'ispiraaione ini2iale viene a questi due ultimi capitoli proprio dalle pagine...di quel De Oratore (III 2) che costituisce indubbiamente il principale modellodel Dialogo. La sospetta oratoriet di quest' ultimo trova... la giustificazione. ..nella persistenza dell' interesse per un libro di teoria retorica anche nell'operache segna ormai l' inizio della sua opera di storico .

    ^ Cfr. Les clausules dans les discoucs de Tacite: Symb. Osi., fase, supplet.lY, Serta Rudbergiana, 1931.Cfr. Das Clauselgesets in Clceros Reden, Leipzig 1904 e Der constructtveRfi:^t6mus In Ciceros Reden, Leipzig 1914.

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    3S -1. ^^ -i

    V^ -i ^ v^ ^\^ -i- -i- \^

    ^ V^ V_y

    concupiscuntpacem appellant(31) carissimos esse voluit -2-w-!--^wOwwtospitum polluunturccntumelias conterunturcctidie pascitexercenJis reservemureo suspediusgloria carissima estseposuerit

    Ma l'eloquenza di Calcalo ritmo e clausole aparte . come dicevo, molto diversa dall'eloquenza,ad es., di Messalla : pi spezzata e nervosa. Tacito hatenuto presente il discorso che Catilina pronuncia ai sol-dati nel e. 53 del b^llum Catilinae. C', in questa orazionesallustiana, forza di pensiero, non senza qualche arditezzadi spunti, come li dove Catilina dice : memineritis vos di-vitias, decus, glon'am, praeterea Ubedatem atque patciam indextris vostris portare ; questo il punto culminante deldiscorso di Catilina. Sallustio non va pi in l ; si notanella frase la tendenza a mettere sullo stesso piano concretoe astratto ; ma Sallustio non giunge al tacitiano Nosterrarum ac libectatis extremos recessus ipse ac sinus famaein hunc diem defendit ; nunc terminus Britanniae patet,atque omne ignotum pr magnifico est {Agr. 50). Le inter-pretazioni che i critici hanno proposto per il passo sonovarie, ed questa una prova della sua difficolt : difficoltdello stile di Tacito, denso, espressivo, che si va coloran-do di poesia.

    Tacito per ha tenuto presente Sallustio non soltanto neldiscorso di Calgaco, stato sostenuto che, come, nel deo., Tacito ha imitato Cicerone, cos, ndV Agr., ha imitatoSallustio. Chi legga attentamente l'Agricola, nota che loscritto tacitiano risente in modo chiaro e continuo, lingui-sticamente e stilisticamente, l'influenza di Sallustio e di

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    39 Livio. Ecco sorgere la necessit, per noi che stiamo stu-diando l'evoluHione stilistica di Tacito, di gettare per ora unrapido, sintetico sguardo sull'opera sallustiana. per cogliernealcuni aspetti stilistici che ci aiutino a comprendere taleevoluzione.

    Il problema dell' imitaEione sallustiana di Tacito statotrattato da pij d'uno studioso ; ma n lo Schnteld ', nil Wlfflin ^ n altri, che io sappia, hanno considerato lostile di Sallustio o alcuni aspetti di esso in funzione del-l' evoluzione stilistica di Tacito. Si potrebbe per andarepi in l. Io penso che influenze dal punto di vista dellostile di Sallustio su T. non si possano escludere, a co-minciare dal de ovatocibus. Si ha motivo di ritenere chealcuni casi di vaviatio, da noi gi riscontrati nel de o.,siano stati determinati anche dal fatto che l'autore del Dia-logo aveva letto Sallustio. Ad es., la variatio qu ib u s...in qu i b u s d de o. o\ f. richiama questa che troviamoalla fine, quasi, del discorso di Cesare {Cai. 51) ...vidus...maiov illis fuit... quam in nobis^. Anche il pas-saggio dal grado positivo al comparativo degli aggettivi{de 0. 14; 37) richiama lug.. 49 pmdentes cum Imperitis...ne p aucio re s cum p l u r ib u s. Cos il passaggio daun aggettivo ad un avverbio, o viceversa {de o. 34 f.) fapensare a pcivatim... publica di lug. 32, e ad altri esempidello stesso tipo, che presto ricorderemo. La variatio dide o. 36 per tabellam... coram si pu avvicinare a questa dilug. 14 ab latere... procul ; il sive in senatu sive apud pcin-cipem di de o. 5 f. risponde a apud vos aut in senatu dilug. S5. Inoltre, il triplice mutamento di costruzione di

    ' De Taciti stadlls Sallustianis, Leipzig 1884. Circa i modelli di Tacito,neir Agr., cfr. R. Meister Lltecary reminlscences In tde Ag.r., in Trans, andProceed... 1921, pp. 53 ss.

    2 Pnilologus 1867 (26), pp. 123 ss.' Un motivo in pi per conservare, nel passo del de o., la lezione dei

    codici.

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    40 fug. 31 Nam illa...piget dicere, ... giiam ludibrio fucriiis...cfuam foede quamgue inulti...ut vobis animus ...corruptussit, si pu ben avvicinare ai numerosi, improvvisi trapassi,nel de o., da un costrutto a un altro, da noi a suo temponotati '. Infine, lo stile spezzato che caratterizza tanti pe-riodi del de o. (es. e, 13 tantum posse...; \7 \. ne dividatis;25 m. adeo maesti...: parum est; 37 Catilina et Milo, etc.)fa pensare a tanti brani di Sallustio, di cui caratteristicoV abruptum dicendi genus. Quando leggo in de o. 21 Pa-cuvium cede et Accium non solum tragoediis sed etiamorationibus suis expressit : adeo d u r u s et s i e cu sest, penso s ad Agr. I f. At mine narraturo mifii...: t amsaeva... virtutibus tempora, ma anche a /wg. 54quo cuiusque animus feri eo discedunt... : ita se mo r e s6 a b en t

    Se. dunque, da una parte, l' influenza ciceroniana sul-r Agricola, come ha mostrato l'Arnaldi, ha il suo signifi-cato, non meno interesse presenta, dall' altra, l' influenzastilistica di Sallustio sul de oratoribus. Sallustio era, siapure in forma un po' velata, presente all' autore del Dia-logo, che, in tal modo contrariamente a quanto pensalo Steele * finisce con assumere una nuova funzione nellaformazione e nello sviluppo dello stile di Tacito. Agricolae de oratoribus s' illuminano a vicenda ; e se prima ci era-vamo limitati a scoprire, nella monografia, i legami che launiscono al Dialogo, ora abbiamo trovato, nel Dialogo,qualche scintilla che nell' Agricola diventer diffuso ba-gliore di fiamma.

    Passiamo ad esaminare lo stile deW'Agr., cominciando

    ' Anche 1' espressione In tantum, che troviamo in de o. 32 e, forse i codd. Vat. e Leid. hanno tantum 24, espressione che ritroveremo in Germ.45, si pu spiegare pensando alle tante espressioni dello stesso tipo che sitrovano in Sallustio e anche nell' A^r. di Tacito : cir. In immensum...

    * Tte autfiorsfiip of Dlalogus de oratoribus in Amer. Journ. of Pfiilol.XVII, pp. 239 ss.

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    41 da quel che di normale esso presenta, prima di metterein rilievo il nuovo. L' interesse dell' Agricola appuntoin questo contrasto, in quest' ondeggiare tra il vecchioe il nuovo stile. A volte, nuovo e antico si trovanouniti, neir ambito di un solo periodo, come, ad es., inquesto del e. 4 In fuius sinu indulgentiaque educatus peromnem fomstarum adium cultum pueritiam adulescen-timqu transgt. Qui distinguiamo nettamente i confinifra antico e nuovo ; la seconda parte, da per omnem atransegit, quanto a lingua, collocazione di vocaboli, a qua-lit e risonanza di clausola, appartiene alla lingua e allostile ciceroniano ; la prima parte, sino ad educatus, dichiaro stampo tacitiano. Cicerone aveva s scritto, in deor. II 40... qua nos in liberos nostros indulgentia esse de-bemus; ma non arrivato a dire, come Tacito, in fuiussinu indulgentiague educatus. U autore del de oratoribusaveva per fatto dire a Messalla, e. 28 ...pridem ...suuscuique flius ... premio ac sinu matris educabatur. Ora sicomprende meglio quanto abbiamo osservato a propositodi questo brano ; non ci interessa pi il fatto, puramentefilologico, dell' in che come s' visto nel capitolo pre-cedente i codici non hanno, dinanzi a premio, e che irecenti editori, in parte, arbitrariamente aggiungono. Pos-siamo ora dire: era il sentimento, l'umanit di Tacito chenel de o. lo portava ad esprimersi cos, quello stesso sen-timento poetico, direi quasi \ che ritorna nel brano del-l' 4gr/co /a. Abbiamo spiegato, cos, il nuovo dell' /Igr. allaluce di un brano del de o. -. qui premio ac sinu matriseducabatur, l in fuius sinu indulgentiaque educatus: unpasso innanzi, nella maniera di esprimere uno stesso sen-timento.Riprendendo l' esame dei brani improntati allo stile

    * Cfr. Verg. Geo. II 345 et exciperet caeli Indulgentia terras.

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    42 oratorio, notiamo che un gran numero di parallelismi sitrova neir Agricola. Oltre a quelli contenuti nei due discorsidiretti (e. 30 si locuples fostis est, avari, si paiiper, am-biticsi, Quos non Ociens, non Occidens satiaverit ; 31 intributum... in frumentum; quotidie emit, Quotidie pascit;exurere coloniam, expugnare castra; in !iberta tem, non inpatientiam bellaturi '; 32 nullae... nulli; agnoscent britannisuam causam, recordabuntur Galli pciocem libertatem; 33tot... tot... seu fortitudine adversus fostes seu patientia...adversus... rerum natucam..., ncque... ncque. ..; non fama necrumore, sed castris et armis; 34 in, vestra decova recensete,vestros oculos interrogate) altri se ne incontrano : e. 5 tumde salute, mox de Victoria certavere (al e. 26 T. scriversecuri pr salute, de gloria certabant, andando al di l diLivio, elle in XXI 41 fa dire ai soldati, dal console Scipione:...utinam pr decore... 6oc vobis et non pr salute essetcertamen) ; 9 procul ab aemulatione adversus collegas, pro-cul a contentione adversus procuratores et vincere ingloriumet atteri sordidum; 15 aeque discordiam... aeque concordiam.Alterius... alterius. Nifiil... nifil... eripi domos, abstrati li-beros, iniungi dilectus; 39 in. fronte laetus, pectore anxius;40 noctu in urbem, noctu in Palatium; 41 in. absens accu-satus, absens absolutus est; amore et fide... malignitate etlivore; 43 nobis luctuosus, amicis tristis; 45 adsidere vale-tudini, fovere deficientem, satiari vultu...

    Passiamo ora al campo opposto, quello della variatio.Qui s' innesta 1' imitazione da Sallustio e Livio. Noi cite-remo dapprima gli esempi dell' Agr., aggiungendo quellidegli altri due storici, che possono costituire un precedenteper Tacito, salvo poi a commentare qualcuno degli esempistessi pi significativi e che possono darci un' idea chiara

    ' E' una correzione del KOCK e del Wlfflin, per in poenitentiam tataridei codici. L' Urlichs e 1' Annibaldi hanno in poenitentiam bellaturi. Comun-que, si tratta di espressioni ardite.

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    43 di quel che di nuovo e' in T., della sua originalitstilistica, cio, rispetto ai suoi predecessori.

    La vacietas nell' Agricola assume diversi aspetti :I. Mutano i complementi in uno stesso periodo : e. 6

    vixeruntque mica concordia, per mutuam caritatem et in-vicem se anteponendo (triplice variatio) ; 9 Ne famam qui-dem... ostentanda viriate aut per artem quaesivit; 24 inspem magis quam ob formidinem; 33 puichrum... in fron-tem, ita fugientibus periculosissima; 35 agmen in aequo,ceteri per adclive iugum; 41 temeritate aut per ignaviam;42 paratas simulatione, in adrogantiam compositus; 46 nonper alienam materiam et artem, sed tuis... moribus. Cfr.Sali. Cat. 17 incerta pr certis, bellum quam pacem male-bant; 33 plerique patriae ^ sed omnes fama atque fortunisexpertes sumus; 4 poenam... sibi oneri, impunitatem per-dundae rei publicae fore credebat ; lug. 7 ncque per vimncque insidiis; S facitosi domi potentes apud socios; 23aut per vim aut dolis (cfr. invece 25 aut vi aut dolis); 31parandi iuris... gratta... vos pr liberiate; 86 alti inopia...ala per ambitionem; 89 cibus illis adversus famem atquesitim, non lubidine... erat; 108 magis Punica Me quam obea quae praedicabat; 112 non sua ignavia sed ob rempublicam.

    II. Ad un avverbio, in un membro, corrisponde, nel-r altro, un sostantivo : Agr. 29 Quem casum ncque... ambi-Uose, ncque per lamicnta... tulit; 44 f. per intervalla... con-tinuo; cfr. Sali. Cat. 51 recte atque ordine; lug. 4 furtimet per latrocinia potius quam bonis artibus (triplice variatio);14 6ostes ab latere, vos amici procul; 22 ncque recte ncquepr bono; 42 f. singulatim... pr magnitudine; 46 paulatimtemptando... multa pollicendo; S5 nec illos arte colam, meopulenter; 87 quid boni... aut cantra esset; 92 forte quam

    ' Alcuni codici hanno patria, lesione adottata da qualche editore.

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    44 Consilio; 101 turmatim et... contertis equis; 105 non prranis fiostibus, sed accurate ac liberaliter fabuit; 1 1 1 prse brevitec et modice, de pace... multis disseca it.

    III. Ad un sostantivo o aggettivo in uno dei due mem-bri, corrisponde, nell'altro, un' intera proposizione : Agr. 9nullis in 6oc ipsius sermonibus, sed quia par videbatuc;10 in. non in comparationem... referam, sed quia tum...perdomita est; 45 securus iam odii et qui... dissimularetgaudium; cfr. Sali. Cat. 9 audacia in bello, ubi pax eve-nerat aequitate; oo in. nos arma ncque contro patn'amcepisse ncque quo periculum aliis faceremus; 47 in. intec-rogatus de itinere... postremo quid aut qua de causa con-sili fabuisset; lug. 29 locutus de invidia facti sui atqueuti in deditionem acciperetur ; 50 in.; 51 opes factionis...ac maxume quod...; 45 cum propter artis bonos tum ma-xume quod... gerebat...; 65 ut sellam iuxta ponecet... tur-mam; 91 f. non avaritta ncque scelere... sed quia locus...;100 non tam diftdentia... quam uti... esset; 115 in. doloan vere cunctatus. Casi siffatti occorrono anche in Livio:V 47 f. et apud Gallos, quia vulgatum erat... nuntios com-meare, et apud Romanos ab nocturni periculi memoria;IX incerti de fide sociorum et quod pudor praepediebat;XXII 61 f. ncque ante consulis Romam adventum nec post-quam is rediit.Talvolta la proposizione fa riscontro ad un participio :Agr. 55 decus... bellanti, et auxilium si pellerentur; cfr. Sali.lug. 85 in. co dolore impeditus et quia... videbatuc; 97 etvictis sibi munimento foce et si vicissent nullo impedimento;Liv. XXII 4 f. sol, seu de industcia ita locatis, seu quodfocte ita sietece...

    IV. Ad un aggettivo, o avverbio, di grado positivo,se ne accompagna uno di grado comparativo, e viceversa :Agr. 4 vefementius... caute; 16 adcogantec... ducius; novus...mitioc; 25 magno paca tu, maioce fama; 55 pcomptioc in

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    45 spem, firmus adversis*-; cfr. Sali. /ug. 49 in. ut prudentescum imperitis, ne pauciores cum plunbus.V. Ad un aggettivo, si accompagna un ablativo diqualit: A^r. 16 segnior et nullis castrorum expecimentiscfr. Sali. lug^. 6 in. pollens vicibus, decora facie... ingeniovalidus; 20 quietus... placido ingenio... oppovtunus... me-tuens... '; 28 patiens labocum, acri ingenio; 51 fominessceleratissumi, cruentis manibus...; 43 acri viro et... fama...aequabili...; 46 intdum, ingenio mobili... avidum; 52 in.pares... opibus disparibus; 63 f. clarus... egcegiis factis ; 65morbis confectus et... mente... imminuta; 81 Romanos iniu-stos, pvofunda avaritia; 89 inmunes, levi imperio et... fide-lissumi; 95 evuditus, animo ingenti; 98 tevdtus... demissoanimo ^

    VI, Ad una serie d' infiniti storici, segue un verbo dimodo finito : Agr. 42 Ac primo occultius quietem et otiumlaudare, mox operam suam in adprobanda excusationeofferre, postremo non iam obscuri suadentes simul terren-tesque pertraxere ad Domitianum. Su questo interessantis-simo brano mi sono trattenuto altrove \ cercando di mo-strare come l'azione concreta, materiale, violenta, trovi quila sua adeguata espressione nell' uso del perfetto [perir-

    ^ La vaciatio, nell' Ag.r., si estende anche all' uso degli avverbi : e. 3lente... cito; 12 tarde... cito. Avverbio di grado positivo + aggettivo al com-parativo, si trova in Ag.r. 6 uti long.e a luxuria ita famae propor.

    "^ Per la tendenza ad unire un aggettivo con un participio, cir. lug.11 ferox et... despiciens ; 15 i. avidus potentiae... occultans; 32 eique timidoet ex conscientia diffidenti ; 6 1 f. .Kumidae persuadet, cum ing.enio infido, tummetaenti... : 84 magnifica pr s et ills doientia ; 107 t. dubio atque fjaesitanteJugart6a. A volte, in un membro, in luogo dell'aggettivo, si trova l'avverbio :lug. 93 non temere... sed temptans... et circumspiciens.

    ^ Qui, in luogo dell' aggettivo , e' il participio. Si noli, in quasi luttigli esempi ricordati, la tendenza di Sali, a racchiudere 1' ablat. di qualit tradue o pi aggettivi. In lag. 7 troviamo il seguente tipo di vaviatio : ut nostcls...carus, S'umantinis maxamo terrori esset. All' aggettivo, risponde un genitivodi qualit in fug. SS gloriosa... neque belli patrandi.

    * Cfr. Ritmo e stile in Tacito, in Rendiconti della Accademia di Archeo-logia, lettere e belle arti, N. S. Voi. .XXIII, Napoli 1949, pp. 22-23 dell' estr.

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    46 .xere), di contro ai due precedenti infiniti descrittivi, espri-menti un' azione velata, mensognera, ipocrita. Casi divariatio di tal genere troveremo abbondantissimi nellefiistoriae e negli Annales; ritengo opportuno rimandare api innanzi l'esame di questo aspetto dello stile di Tacito.Qui vorrei far notare come il brano in questione segni unprogresso quanto a facolt di rendere, in stile, sentimenti,psicologie, azioni diverse anche rispetto agli altri passidell' Agr. in cui adoperato l'infinito storico: ce. 5; 15;19; 20; 21; 27; 36. In questi brani. Tacito molto vicinoal suo modello Sallustio, il quale, come hanno osservatoil Draeger * e il Constans * e come pu del resto con-statare chiunque abbia