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L uigi Lanzuisi nasce a San Felice Circeo il 18 Ottobre del 1889, in una delle ca- se del cosiddetto “Montone”, da- vanti allo splendido panorama che si gode quando ci si affaccia alla ringhiera, con l’odore del mare portato dal vento. Era il ter- zo degli undici figli di Tommaso e Maria, umili contadini che lavora- vano duramente la terra. Luigi era un uomo di altri tempi, in un’Ita- lia di un’altra epoca. Ma gli uo- mini buoni hanno caratteristiche che non cambiano mai, uguali per tutte le stagioni: lui era pa- ziente, mite, onesto. Ed era un grande lavoratore. Su suggerimento del fratello mag- giore Gualtiero partì agli inizi del Novecen- to verso gli Stati Uniti d’America, in cerca di un lavoro. Il fratello, che già si trovava lì, gli scrisse una lettera, nella quale magnifi- cava il benessere americano e le opportu- nità che quelle terre offrivano a chi vi giun- geva da oltreoceano. Luigi, ventottenne, ar- rivò a Wheeling, città dello stato della Vir- ginia Occidentale, bagnata dal fiume Ohio, e teatro di violenti scontri durante la Guer- ra d’Indipendenza americana, quando i na- tivi lottavano contro le colonie inglesi. Recentemente, il marito della nipote di Lui- gi, Giuliano Tallone – collaboratore de Il Centro Storico – è riuscito a risalire a sor- prendenti informazioni riguardanti il perio- do americano di Luigi Lanzuisi, grazie ad al- cune schede anagrafiche statunitensi sco- vate su internet. Da queste ultime risulta che l’impiego di Luigi era quello di glass buffer, ovvero operaio specializzato in la- vorazioni di vetro artistico. La paga era pro- babilmente piuttosto buona e il Nostro ini- ziò a coltivare anche la passione per la mu- sica, suonando il basso e la tromba. Una passione che avrebbe continuato a eserci- tare anche a San Felice, mettendola a dis- posizione della banda del paese. Il fratello Gualtiero rimase negli Stati Uniti ed ebbe due figlie. Luigi, invece, come ben sanno i sanfeliciani che l’hanno provato, fu preso da una nostalgia molto forte per il proprio paese, per il mare e il promontorio. Una no- stalgia potente come un incantesimo della Maga Circe. Perciò decise di tornare al luo- go natio e conobbe Anna. Anna Sferra era nata a San Felice Circeo il 17 Giugno del 1903. Era la secondogenita di sei figli. I genitori, Gioacchino e Luisa, erano commercianti e gestivano un empo- rio al piano terra di una “palazzina” sita pro- prio, come casualità vuole, nella piazzetta del “Montone”. Era una donna imponente, molto alta, caratteristiche piuttosto insolite per un’epoca in cui le donne difficilmente superavano il metro e sessanta. Mani e pie- di lunghi e grandi (calzava il numero 42!). Energica e forte, ereditò dai genitori le ca- pacità commerciali e – dopo aver sposato Luigi – aprì un nuovo negozio di generi ali- mentati e diversi, come si chiamavano un tempo. Quella bottega era una sorta di su- permarket ante litteram, per anni punto di riferimento per tutto il paese, e che Anna gestiva con maestria ed energia. Come ri- corda la nipote Bruna, in quel piccolo ne- gozio delle meraviglie vi era di tutto un po’: vino, olio, frutta, confetture, salumi, pa- sta…Quest’ultima veniva spezzettata dalle capaci mani di Anna, la quale – a occhio – ne determinava la lunghezza; dopodiché veniva pesata e impacchettata in una car- ta di colore blu. Amata e stimata da tutto il paese, Anna – durante i difficili anni della continua a pag. 2 Territorio Giulio Scalfati di A. Bazuro pag. 12 ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICOBIMESTRALE GRATUITO - ANNO 13 N. 73 - LUGLIO-AGOSTO 2015 Territorio Metano nel Centro storico di G. Pallavicini a pag. 3 SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA Cultura Felice II dimora fuori … di M Rocchi a pag. 21 Storia Francesco Cirio di don C. Rinaldi a pag. 8-9 C ENT RO S T ORICO F inalmente siamo alla stretta fi- nale di questa lunga, tormen- tata, ma soprattutto sconcer- tante questione della realizzazione della rete di distribuzione del metano nel Cen- tro storico di San Felice Circeo. Quanto segue per evidenziare le respon- sabilità delle passate Amministrazioni, Schiboni-Cerasoli, ma anche dell’attuale, guidata da Gianni Petrucci. Saltiamo tutte le fasi preliminari iniziate fin dal 1988 e arriviamo al 2003, quando ve- niva concesso dal Ministero dell’Industria un finanziamento a fondo perduto, sulla base di un progetto esecutivo predisposto dall’Italgas, di 6.376.693,00per la meta- nizzazione del territorio di San Felice Cir- ceo, ivi compreso il Centro storico. L’11 marzo 2003 iniziavano i lavori per la realizzazione della rete metanifera, che si concludevano il 10 marzo 2004 senza che venisse realizzata la rete all’interno del Centro storico. Nell’arco dell’anno, du- rante il quale si sono svolti i lavori, sono state fatte varianti al progetto iniziale ap- provato per metanizzare “strade private con accesso pubblico” su indicazione del- l’Amministrazione Schiboni. Malgrado le continue richieste dell’Italgas di accedere all’area del Centro storico per completare il progetto, il Comune non autorizzava. I lavori venivano dichiarati chiusi il 10 mar- zo 2004 per fine mandato dall’Italgas, che nel frattempo aveva ricevuto il pagamen- to del contributo richiesto dalla maggior parte dei proprietari di abitazioni del Cen- tro storico. Intanto la maggioranza Cerasoli program- mava il rifacimento della pavimentazione di P.za Vittorio Veneto e di Corso Vittorio Emanuele. Il progetto esecutivo non prevedeva la messa in opera della rete metanifera. A se- guito di interventi continui e puntuali del- l’Associazione “Il Centro Storico” presso il Ministero dei Beni Ambientali e il So- praintendente di Latina, il Comune di S.F.C. era invitato a provvedere in merito. Il 9 agosto 2010, l’Associazione Cittadi- nanzattiva, su iniziativa dell’Associazione di ALESSANDRO CRESTI Editoriale Principatus virum ostendit La sovranità mostra l’uomo Metanizzazione del Centro storico continua a pag. 6 Territorio “Centro Storico” e “Circeo in Comune” A. Ruggeri a pag. 4 Luigi Lanzuisi e Anna Sferra di Alessandro Lanzuisi Anna e Luigi Sommario a pag. 3 Allaccio alla rete del gas di Giorgio Pallavicini a pag. 3 Talento, conoscenze, passione di Alessandro Petti a pag. 5

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L uigi Lanzuisi nasce a SanFelice Circeo il 18 Ottobredel 1889, in una delle ca-

se del cosiddetto “Montone”, da-vanti allo splendido panoramache si gode quando ci si affacciaalla ringhiera, con l’odore delmare portato dal vento. Era il ter-zo degli undici figli di Tommaso eMaria, umili contadini che lavora-vano duramente la terra. Luigi eraun uomo di altri tempi, in un’Ita-lia di un’altra epoca. Ma gli uo-mini buoni hanno caratteristicheche non cambiano mai, ugualiper tutte le stagioni: lui era pa-ziente, mite, onesto. Ed era ungrande lavoratore.Su suggerimento del fratello mag-giore Gualtiero partì agli inizi del Novecen-to verso gli Stati Uniti d’America, in cercadi un lavoro. Il fratello, che già si trovava lì,gli scrisse una lettera, nella quale magnifi-cava il benessere americano e le opportu-nità che quelle terre offrivano a chi vi giun-geva da oltreoceano. Luigi, ventottenne, ar-rivò a Wheeling, città dello stato della Vir-ginia Occidentale, bagnata dal fiume Ohio,e teatro di violenti scontri durante la Guer-ra d’Indipendenza americana, quando i na-tivi lottavano contro le colonie inglesi.Recentemente, il marito della nipote di Lui-gi, Giuliano Tallone – collaboratore de IlCentro Storico – è riuscito a risalire a sor-prendenti informazioni riguardanti il perio-do americano di Luigi Lanzuisi, grazie ad al-cune schede anagrafiche statunitensi sco-vate su internet. Da queste ultime risultache l’impiego di Luigi era quello di glassbuffer, ovvero operaio specializzato in la-vorazioni di vetro artistico. La paga era pro-babilmente piuttosto buona e il Nostro ini-ziò a coltivare anche la passione per la mu-sica, suonando il basso e la tromba. Unapassione che avrebbe continuato a eserci-tare anche a San Felice, mettendola a dis-posizione della banda del paese. Il fratelloGualtiero rimase negli Stati Uniti ed ebbedue figlie. Luigi, invece, come ben sanno isanfeliciani che l’hanno provato, fu presoda una nostalgia molto forte per il propriopaese, per il mare e il promontorio. Una no-stalgia potente come un incantesimo dellaMaga Circe. Perciò decise di tornare al luo-go natio e conobbe Anna. Anna Sferra era nata a San Felice Circeo il17 Giugno del 1903. Era la secondogenitadi sei figli. I genitori, Gioacchino e Luisa,erano commercianti e gestivano un empo-rio al piano terra di una “palazzina” sita pro-prio, come casualità vuole, nella piazzetta

del “Montone”. Era una donna imponente,molto alta, caratteristiche piuttosto insoliteper un’epoca in cui le donne difficilmentesuperavano il metro e sessanta. Mani e pie-di lunghi e grandi (calzava il numero 42!).Energica e forte, ereditò dai genitori le ca-pacità commerciali e – dopo aver sposatoLuigi – aprì un nuovo negozio di generi ali-mentati e diversi, come si chiamavano untempo. Quella bottega era una sorta di su-permarket ante litteram, per anni punto diriferimento per tutto il paese, e che Annagestiva con maestria ed energia. Come ri-corda la nipote Bruna, in quel piccolo ne-gozio delle meraviglie vi era di tutto un po’:vino, olio, frutta, confetture, salumi, pa-sta…Quest’ultima veniva spezzettata dallecapaci mani di Anna, la quale – a occhio –ne determinava la lunghezza; dopodichéveniva pesata e impacchettata in una car-ta di colore blu. Amata e stimata da tutto ilpaese, Anna – durante i difficili anni della

continua a pag. 2

TerritorioGiulio Scalfatidi A. Bazuro

pag. 12

ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICO” BIMESTRALE GRATUITO - ANNO 13 N. 73 - LUGLIO-AGOSTO 2015

TerritorioMetano nel Centro storico di G. Pallavicini

a pag. 3

SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA

CulturaFelice II dimora fuori …di M Rocchi

a pag. 21

StoriaFrancesco Cirio di don C. Rinaldi

a pag. 8-9

CENTRO STORICO

F inalmente siamo alla stretta fi-nale di questa lunga, tormen-tata, ma soprattutto sconcer-

tante questione della realizzazione dellarete di distribuzione del metano nel Cen-tro storico di San Felice Circeo.Quanto segue per evidenziare le respon-sabilità delle passate Amministrazioni,Schiboni-Cerasoli, ma anche dell’attuale,guidata da Gianni Petrucci.Saltiamo tutte le fasi preliminari iniziate findal 1988 e arriviamo al 2003, quando ve-niva concesso dal Ministero dell’Industriaun finanziamento a fondo perduto, sullabase di un progetto esecutivo predispostodall’Italgas, di 6.376.693,00€ per la meta-nizzazione del territorio di San Felice Cir-ceo, ivi compreso il Centro storico.L’11 marzo 2003 iniziavano i lavori per larealizzazione della rete metanifera, che siconcludevano il 10 marzo 2004 senza chevenisse realizzata la rete all’interno delCentro storico. Nell’arco dell’anno, du-rante il quale si sono svolti i lavori, sonostate fatte varianti al progetto iniziale ap-provato per metanizzare “strade privatecon accesso pubblico” su indicazione del-l’Amministrazione Schiboni. Malgrado lecontinue richieste dell’Italgas di accedereall’area del Centro storico per completareil progetto, il Comune non autorizzava. Ilavori venivano dichiarati chiusi il 10 mar-zo 2004 per fine mandato dall’Italgas, chenel frattempo aveva ricevuto il pagamen-to del contributo richiesto dalla maggiorparte dei proprietari di abitazioni del Cen-tro storico.Intanto la maggioranza Cerasoli program-mava il rifacimento della pavimentazionedi P.za Vittorio Veneto e di Corso VittorioEmanuele.Il progetto esecutivo non prevedeva lamessa in opera della rete metanifera. A se-guito di interventi continui e puntuali del-l’Associazione “Il Centro Storico” pressoil Ministero dei Beni Ambientali e il So-praintendente di Latina, il Comune diS.F.C. era invitato a provvedere in merito.Il 9 agosto 2010, l’Associazione Cittadi-nanzattiva, su iniziativa dell’Associazione

di ALESSANDRO CRESTI

Edito

riale

Principatus virumostenditLa sovranità mostra

l’uomoMetanizzazione del Centro storico

continua a pag. 6

Territorio“Centro Storico” e “Circeo in Comune”A. Ruggeri

a pag. 4

Luigi Lanzuisi e Anna Sferra di Alessandro Lanzuisi

Anna e Luigi

Sommario a pag. 3

Allaccio alla rete del gasdi Giorgio Pallavicini a pag. 3

Talento, conoscenze, passione

di Alessandro Petti a pag. 5

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 2

Il Personaggio

guerra – aveva aiutato diverse persone bi-sognose sfamandole e chiudendo un oc-chio sul cibo dato a credito pressoché illi-mitato. Talvolta Luigi, in maniera scherzosa,si divertiva a sottolineare, intonando un al-

legro motivetto, il momento in cui il clientepagava la merce che acquistava; viceversa,il motivetto diventava cupo e funereo quan-do l’avventore faceva segnare in conto sen-za tosto elargire la pecunia. All’interno diquelle mura era possibile acquistare anchestoffe e abbigliamento intimo, matite e fo-gli, materiale scolastico, nonché merci peri contadini, come le apposite scarpe inver-nali, che Luigi andava a ritirare personal-mente a Ronciglione, nel viterbese. E sì,perché il buon Luigi non stava di certo conle mani in mano: contribuiva alla piccolaazienda di famiglia, recandosi con il suo fur-gone ad acquistare la merce per la botte-

ga. Ancora non vi erano i fornitori che sca-ricavano la merce direttamente nei locali deinegozi. Era quindi necessario andare di per-sona, sotto pioggia e vento, sotto il sole co-cente, lungo strade impervie, d’inverno ed’estate. Le mete più battute erano Itri, Fon-di, Formia e Gaeta, dove ci si approvvigio-nava dei generi alimentari. Spesso accom-pagnava il padre in quei giri, per giorni in-teri e anche notti, Tommaso, il secondo deisette figli avuti dalla coppia. Ma anche Ze-

linda, Terzilio, Elodia, Elvira (che in seguitoereditò dalla madre negozio e competenzecommerciali), Pia ed Enzo erano soliti aiu-tare la mamma e il papà, assorbendo inugual misura il senso del dovere genitoria-le. Abitavano poco fuori la porta principaledel centro storico, ma in seguito si trasferi-rono nel cuore del paese, quando acqui-starono una bella casa che affacciava pro-prio sulla piazza principale. Quello fu unmomento molto importante per la famigliaLanzuisi, un momento che i figli ancora ri-cordano distintamente. Nonostante l’ineso-rabile trascorrere del tempo, Anna erasempre indaffarata, anche quando si trova-va nel retro bottega. Lì spesso preparava damangiare per figli e nipoti. Durante il perio-do pasquale, sfornava le tipiche ciambelledi San Felice che, con il loro caratteristicoprofumo di anice, non mancavano mai sul-la tavola, come tradizione imponeva. Annane preparava più del solito, in modo da po-terle vendere anche in negozio. E per i bam-bini il dolce pasquale veniva modellato aforma di pupa o cellitte, a seconda che ildestinatario fosse una femminuccia o unmaschietto.

E non mancava neanche di impastare il pa-ne. In una sua poesia dedicata alla madre,il figlio Tommaso ricorda: […] Noi bambinicontemplavamo il prodigio della pasta chesi allungava, si gonfiava, si spezzava, assu-meva la tondeggiante forma della pagnottasotto il tocco sapiente delle mani della

mamma. […] Nell’aria sentivamo la fragran-za del pane appena uscito dal forno […] Gu-stavamo il sapore della fetta inzuppata nellatte o ricoperta di marmellata di melacoto-gna. E nelle nere ciglia della mamma vi eraun bianco velo di farina.Luigi, dal canto suo, aveva un vero e pro-prio hobby: possedeva una vigna, lungo lastrada che conduce dal paese al cimitero.Percorreva la strada accompagnato dal fi-do asinello di nome Giardone, animale tal-mente mansueto e intelligente che era di-ventato una celebrità in tutto il paese. Lui-gi amava produrre lui stesso il vino. Colti-vava la vite e pestava i grappoli d’uva ingrandi tinozze, in modo che tutti potesserobeneficiare dell’ottimo vino Moscato e Ce-sanese, frutti della sua passione e della suafatica. Era solito lavorare alla vigna cantic-chiando e fischiettando, fino a quando, inun triste e sciagurato pomeriggio, un malelo colpì in mezzo ai campi, lasciandolo clau-dicante, a tratti assente, l’ombra di quelloche era. Ma non cancellando il sorriso se-reno, sempre presente sul suo viso. E an-che in quelle precarie condizioni, con gran-de sforzo, non rinunciava alla sua vigna; sifaceva accompagnare in quel lembo diparadiso circondato dal bosco, per godereforse un’ultima volta della vista del mare edella pianura. Fiducioso in Dio, attendeva lasua ora finale, arrivata il 4 Aprile del 1978.Talvolta le belle e solide unioni non riesco-no proprio a sciogliersi, a interrompersi. Edè per questo che, appena un anno dopo,anche Anna lasciò per sempre il suo ama-to paese per colpa di un male incurabilecontro cui lottava da un po’ di tempo. Erail 13 Aprile del 1979. Ed era la fine non so-lo di una storia, ma anche di un’epoca cheoggi ci appare sempre più lontana e sbia-dita. Ma a me, che sono il nipote di Luigi eAnna, piace immaginare che quella storia equell’epoca non si siano conclusi in queglianonimi giorni di Primavera, almeno finchéognuno di noi ne custodirà una parte nellapropria memoria, avendo premura di tra-mandarle alle generazioni future. n

di Alessandro Lanzuisi

L’attaccamento al Paese, al mare e al promontorio

Un supermercato ante litteram

segue da pag. 1

a 28 anni raggiunse il fratello Gual-tiero negli Stati Uniti d’America“

tornato a San Felice conobbe esposò Anna Sferra, che aprì e ge-

sti un negozio di generi alimentari e di-versi“ “

Luigi Lanzuisi e Anna Sferra

1922 - Anna e Luigi con la primogenita Zelinda

1933 - Anna e Luigi musicante. Zelinda, Tom-maso, Terzilio, Elodia ed Elvira

1917-18 - Luigi durante il soggiorno negli StatiUniti

D opo anni di inutili at-tese 39 famiglie delCentro storico del

Comune di San Felice Circeosono state costrette ad av-viare un giudizio davanti alTribunale di Roma nei con-fronti dell’Amministrazionecomunale e dell’Italgas perottenere l’allaccio delle pro-prie abitazioni alla rete delgas metano e il risarcimentodei danni sino a oggi subiti.La vicenda prende le mossenell’ormai lontano 1988quando l’Amministrazionecomunale decise di concedere il servizio difornitura del gas metano all’interno del ter-ritorio comunale all’Italgas. Purtroppo nelcorso degli anni i lavori di realizzazione del-la rete non hanno mai visto la fine e quindii proprietari di molti immobili all’interno delcentro storico sono ancora privi dell’allac-cio alla rete del gas metano.Infatti, solo nel 2006 sono stati portati a ter-mine una parte dei lavori. In particolare larete non posata da Italgas era quella origi-nariamente prevista all’interno del centrostorico del Comune.Nel 2007 e nel 2008 venivano predisposti erealizzati una serie di interventi in via Cam-po La Mola, mentre gli immobili del centrostorico venivano completamente ignorati.Nel 2010 l’Associazione CittadinanzattivaOnlus, che da anni si occupa della difesa edella tutela dei diritti dei consumatori, su ini-ziative dell’Associazione Centro Storico, innome dei cittadini interessati ormai esa-sperati dalla situazione creata dal Comune,diffidava il Sindaco e l’Italgas a effettuare gliinterventi utili per completare la realizzazio-ne della rete di distribuzione del gas in tut-to il territorio cittadino e permettere così atutti di poter fruire del metano.La diffida veniva trasmessa anche alla Pro-cura della Corte dei Conti, all’Autorità perl’energia elettrica e il gas e al Ministero del-l’Interno per l’adozione degli opportuniprovvedimenti per quanto di competenza.L’Italgas addebitava la mancata esecuzio-ne dei lavori nel centro storico alla volontàdell’Amministrazione Comunale, in partico-lar modo chiariva che i lavori non sono sta-ti terminati a causa dei numerosi slittamen-ti nell’avvio dei lavori che si sono susseguitiin corso d’opera a causa cioè “della man-cata definizione da parte degli Enti compe-tenti delle necessarie autorizzazioni perl’avvio dei lavori in relazione alle modalità direalizzazione degli allacciamenti aerei e di ri-pristino della pavimentazione stradale”.Nel 2012 i cittadini, tentando di risolvere bo-nariamente la vicenda, hanno presentatoistanza di mediazione. Purtroppo, anche in questa occasione, lefamiglie, hanno trovato di fronte un muro daparte dell’Amministrazione Comunale, laquale in occasione dell’incontro di media-

zione ha rappresentato che con delibera delConsiglio Comunale era stato preso attodell’impegno di Italgas di completare a ca-rico e onere di quest’ultima i lavori all’inter-no del centro storico. Nulla, però, venivadetto in merito a un impegno diretto del Co-mune e sui tempi di realizzazione.Tuttavia nonostante le numerose rassicura-zioni e i positivi propositi, a oggi grandissi-ma parte degli immobili del centro storicodel Comune non può fruire del metano.Così, con il sostegno dell’Associazione Cit-tadinanzattiva Lazio Onlus, insieme all’As-sociazione nazionale, e con il patrocinio de-gli avvocati Giorgio Pallavicini e Antonio DiSalvo del Foro di Roma, le 39 famiglie pro-prietarie di immobili nel centro storico han-no deciso di citare in giudizio il Comune el’Italgas per ottenere finalmente la tutela diun diritto già da anni riconosciuto a tutti glialtri cittadini del Comune.E ciò con indubbi vantaggi soprattutto intermini economici in conseguenza del no-tevole abbattimento dei costi di gestionedegli appartamenti e delle attività commer-ciali, rispetto all’uso della bombola a GPL.Basti pensare che per un appartamento dimedie dimensioni, circa 60/70 mq, il mag-gior costo medio annuo dovuto all’utilizzodel GPL è di circa 1.000,00 euro.Inoltre, gli immobili, con l’allaccio alla retedi distribuzione del metano e la fruizionedello stesso, acquisirebbero una notevolerivalutazione.In conclusione l’azione giudiziaria da partedelle 39 famiglie è stata l’unico mezzo possi-bile con cui interagire con l’AmministrazioneComunale. Un’Amministrazione sorda, che èrimasta immobile di fronte agli appelli e allerichieste dei cittadini per oltre 27 anni, non-ostante diffide e istanze di mediazione.È evidente che se il Comune avesse realiz-zato quanto stabilito nelle diverse deliberesusseguitesi nel corso degli anni, ci sareb-be stato un notevole risparmio di tempo edi denaro da parte di tutti i soggetti coinvoltinella vicenda.La speranza, a questo punto, è che la Giu-stizia agisca correttamente riconoscendo ildiritto dei cittadini del centro storico di go-dere di un servizio negato dall’Amministra-zione e da Italgas. n

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 3

Territorio

Inevitabile andare in giudizio

L’allaccio alla rete del gas metano degli immobili del Centro storicoUna vicenda iniziata nel lontano 1988

di Giorgio Pallavicini

Editoriale La sovranità mostra l’uomo 1Personaggio Luigi e Anna 2Territorio Allaccio alla rete del gas 3Territorio “Centro Storico” e

“Circeo in Comune” 4Cultura Talento, conoscenze,

passione 5Lettere Lettere al Direttore 7Storia Francesco Cirio 8-9Storia La rocca del Circeo 10Il fatto Il metano ti dà una mano …

ad essere eletto 11Territorio Giulio Scalfati 12Territorio Franco Barbieri Hermitte 13Cultura Alexander Langer 14Salute Alimentazione e

abbronzatura 15Territorio Mutua Cultura e Muro

delle Nommere 16Territorio Turismo – Homo

Neanderhalensis 17Cultura Il Caffè Letterario 18Territorio I sentieri del Circeo 19Territorio La bicicletta entra … 20Cultura Felice II dimora fuori … 21Cultura S. Donato e la Sorresca 22Cultura Il mondo della banda

musicale … 23Cultura Il Museo Archeologico

di Sperlonga 24Sport Calcio 25Varie Qui viveva la Maga Circe

Oroscopo 26Tempo libero Cucina – Cinema

Ora legale – Citazioni 27Annunci 28

SSOOMMMMAARRIIOO

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 4

Territorio

L’ editoriale il “Centro Storico” è lacattedrale nel deserto dell’omer-tà e dell’indifferenza, perché, co-

me scrisse un poeta del 1900:“Come in un sogno divagar vorreicon la mente mia nell’infinitoed abbracciar le umani genti,come a braccia aperte Gesù feceai pargoli del mondo intero,per raccogliere da tutti bontà e amore “ ….,costituisce l’unica fonte di confluenza at-traverso la quale i Sanfeliciani, in primis,possono esprimere lusinghe, raccomanda-zioni e apprezzamenti ma anche critiche,contestazioni e giudizi nei confronti dell’o-perato dell’AmministrazioneComunale. Nello scorso mese di gen-naio però, in ossequio allaverità, si era palesata, in me-rito all’omertà, così all’im-provviso con un colpo dibacchetta magica da partedel Sig. Sindaco di San Feli-ce Circeo, un’altra possibili-tà, cioè quella attraverso lapubblicazione del giornale “Circeo in Comune “ finalizza-to all’informazione e al “dia-logo“ dell’Amministrazionecon i cittadini. A distanza di sei mesi, però,non è successo più niente….a Roma direbbero “statte bo-no, nun t’aggità, nun te move perché finchéc’è vita c’è speranza” … anche se ne con-segue una tracotante sfacciataggine che sitraduce in arroganza di padrone di palazzoa cui manca soltanto il balcone.Da questa situazione emerge tra l’altro, conprepotenza, il problema degli abusi edilizi aruota libera senza alcun intervento interrut-tivo da parte di chi dovrebbe e che non fama che, a volte, a conclusione della realiz-zazione degli illeciti interviene con l’appli-cazione delle leggi a tutela dei centri stori-ci ma sempre nel rispetto dell’inconcluden-za e del detto campa cavallo mio che l’er-ba cresce.Spaziando così a 360° nella rosa dei venti iraggi del cerchio, comunque orientati, s’im-battono sempre sui manufatti illeciti che co-stituiscono l’emblema dell’insulto ai sitipaesaggistici da garantire ma che non losono affatto per l’incuria di coloro che so-no preposti alla loro conservazione.Evviva il Comune di San Felice Circeo cheper lo spirito di modernità ripudia quanto diantico e di caratteristico risulta ancora esi-stente.In ogni caso, anche se le eccezioni confer-mano la regola, come la mano che a voltetradisce il pensiero, in alcuni casi bisognatogliersi il cappello come per esempio perla località “ciaquea“, nome dalle originisconosciute ma che costituisce e si identi-fica con un periodo storico del paese.Quale matusa sanfeliciano ricordo, come

avvalorato anchedai miei nonni, cheprima degli anni1950, periodo nelquale incomincia-rono a realizzare aSan Felice Circeole prime fogne, iservizi igienici incasa erano una ra-rità riservata sol-tanto a pochi eletti.Pertanto, comeusanza comune, lefamiglie andavano

a svuotare gli “ orinali “ – vasi da notte – aciaquea, uno dei luoghi designati a racco-gliere i liquami, situato a valle del centro sto-rico dove oggi si trovano le scuole contor-nate dalla Via Gino Rossi. Altre volte però –molto spesso - per necessità ritenute im-pellenti si andava a ciaquea a fare diretta-mente lo svuotamento.Oggi questa usanza si è dissolta nel tempoperché il Comune con l’evolversi degli annie del progresso ha cancellato dall’anagrafeciaquea, rimasta soltanto un mito in disusocome i vespasiani. Da questo periodo storico due sono le real-tà oggi vigenti di collegamento che fannoonore al passato e al presente.Per quanto attiene il passato per stigmatiz-zare una persona che manifesta capacitàintellettuali e culturali ma che alla resa deiconti dimostra il contrario, si dice: “ Chije sesarà laureate all’univerzetà de Ciaquea”,mentre per il presente abbiamo l’“EnglishPub“ – ritrovo di ristorazione notturno – condue passaggi di transito, sia da Via XX Set-tembre, sulla verticale di Corso VittorioEmanuele, che da Via Gino Rossi ex Cia-quea; a ridosso infine di quest’ultimo, qua-le ottava meraviglia del mondo, dopo la set-tima di Babilonia, Il “giardino pensile“ contettoia floreale e colonne d’ercole lungo lascalinata che accede al mare.Entrambi formano una coppia d’assi d’orolegati in un unico abbraccio, come dueamanti, all’insegna del vogliamoci tanto be-

ne amore mio per non lasciarci più.Oggi, per grazia di Dio, l’atmosfera pesan-te di Ciaquea si è rigenerata durante i nu-merosi decenni trascorsi dal profumo cheemana dai fornelli gestiti dagli Chefs deRang dell’English Pub, quali esperti di cu-cina, per le gustose pietanze approntate eservite all’esterno sulla veranda con vistamare e giardino pensile. Scendendo nel particolare il pub è statorealizzato con due stili diversi; l’interno ri-specchia la classica scuola all’inglese conampi tavoli nella taverna e con alti sgabellial bancone di legno pregiato, mentre l’e-sterno è stato creato in conformità agli abu-si edilizi sanfeliciani caratteristici dei luoghiall’aperto.Infatti, a ridosso dell’angolo del parapetto inmuratura che delimita l’inizio della Via GinoRossi, dalla parte delle “ scalelle “, è stataposizionata un’ampia pedana sulla qualesono stati sistemati numerosi tavolini con ri-lassanti sedie, che confortano i clienti co-me se fossero in una loggia sul mare.Successivamente nel tempo sono state ro-sicchiate modifiche alla struttura fino a con-seguire un ampio locale, anche se di legno,debitamente coperto e con luminose vetra-te.Oh! Madonna mia delle Grazie quanto te vo-jo bene … aiutame tu.Ritornando invece all’argomento del giardi-no pensile, adiacente all’English Pub, èd’obbligo affermare che il progetto di rea-lizzazione certamente porta la firma diqualche luminare amante dell’arte e dellanatura e che chiunque, inoltre, al Comunedi San Felice Circeo si dovesse permetteredi criticare l’esecuzione certamente dimo-stra di non essere amante delle bellezze na-turalistiche e che anzi dovrebbe elevare l’o-pera a livello di area protetta per la sua va-lorizzazione quale ambiente naturale.Chissà come se chiama er proprietario….Voi vede che è uno de quelli che dovrebbee che invece non fa! ... Boh! n

di Antonio Ruggeri

Critiche e raccomandazioni, chiacchiere e … chiacchiere

Il “Centro Storico” e il “Circeo in Comune”Un modo diverso di fare informazione

Tetti del Centro storico

H o ritrovato, in un libro, una bellissi-ma frase del grande scrittore epoeta tedesco J. W. Goethe: “Trat-

tate un uomo per quello che è, e rimarràquello che è. Trattatelo per quello che puòe deve essere, e diventerà quello che puòe deve essere”.Ma quali sono le chiavi attraverso le qualigli uomini, e in particolare i giovani, posso-no diventare quello che possono e debbo-no essere?Sono innanzitutto il talento, le conoscenze (in-tese naturalmente come competenze, noncome “gli amici degli amici”…) e la passione.Riconoscere il talento, valorizzare le cono-scenze, riscoprire la passione: questa è lastrada per creare amministrazioni efficien-ti, organizzazioni competitive, imprese ec-cellenti.Queste tre parole riassumono, infatti, il com-portamento di successo non solo dei singo-li individui, ma soprattutto delle organizza-zioni, chiamate a rispondere a continue sfi-de in termini di gestione e sviluppo delle ri-sorse umane. Perché il futuro passa attra-verso la valorizzazione del capitale umano.Il capitale umano è l’unica componente chepuò costituire di per sé un valore aggiunto,formata com’è dal valore dell’immaginazio-ne, dell’intelligenza, dell’esperienza, dellecapacità, delle emozioni.Per l’Italia - Paese come è noto a corto dimaterie prime – la materia prima di eccel-lenza non può che essere il proprio capita-le umano, fonte di valore aggiunto per pun-tare sull’ideazione, la progettazione e lasperimentazione.In quest’ottica è evidente che l’attenzionealla scuola e all’università e alla qualità del-le risorse umane - e alla capacità delle stes-se di essere protagoniste attive delle am-ministrazioni, delle organizzazioni, delle im-prese - risulta di primaria importanza.Talento, Know how (o le conoscenze sepreferite), passione. Ecco le tre principalicaratteristiche per diventare protagonisti inogni campo si vorrà scegliere: pubblico o

privato, scientifico o umanistico, ammi-nistrativo o culturale, politico o tecnico.Il talento, in particolare, è caratteristicadelle persone dotate di grande capaci-tà di impegno e significa, in sostanza,‘eccellenza’. Di qui l’importanza di sa-perlo riconoscere, di educare le perso-ne a svilupparlo, di investire su di loroa beneficio di tutto il sistema. Come? Chiedendo molto, ma dandoanche molta fiducia, correggendo gli er-rori e riconoscendo i meriti, chiedendosoluzioni ai problemi in termini di alter-native, raccogliendo le proposte, valu-tando l’interesse ad apprendere, osser-vando e valorizzando i comportamentidi curiosità, originalità, innovazione.Il Know how (le conoscenze) è caratte-ristica delle persone che conoscono lecose utili e le sanno mettere in atto, edè sinonimo di ‘professionalità’. È l’in-sieme delle conoscenze necessarie arealizzare un processo organizzativo,tecnologico, politico o culturale che sia.Chi possiede Know how, conseguente-mente possiede un insieme di competenzespecifiche. Ma fondamentale sarà separa-re il K.H. tradizionalmente inteso, dallecompetenze sempre nuove frutto dell’intel-ligenza: perché le prime possono esseredelegate all’esterno, mentre le seconde so-no proprie del talento del capitale umano esono quindi da coccolare e sviluppare perdivenire utili all’interesse generale delle or-ganizzazioni.La passione, infine. È la caratteristica dellepersone che hanno e manifestano interes-se, coinvolgimento e predilezione moltospiccate per idee e azioni e, in sostanza, si-gnifica “entusiasmo”. Delle tre parole di cui qui stiamo parlandoè certamente la più importante. Solo per-sone appassionate, gruppi appassionati,organizzazioni appassionate, possonocreare all’esterno una comunicazione e unacondivisione positive, ponendo in essere unatteggiamento di scambio già vincente in

partenza. E un’organizzazione appassiona-ta comincia sempre da un management ap-passionato al suo lavoro. Un lavoro fontecertamente di reddito, ma soprattutto – nel-le professioni in cui naturalmente ciò è pos-sibile - di realizzazione umana. La passio-ne professionale è un approccio al propriolavoro basato su forte motivazione, sensodi coinvolgimento e di identificazione, im-pegno spontaneo, senso di appartenenza,spirito di gruppo e di squadra e anche sen-so del futuro.Una passione così nutrita di coraggio, vo-lontà, impegno e visione, piega gli eventicon il calore della sua intensità e restituiscea chi la pratica un senso di pienezza e diidentità ineguagliabili.E allora, ciascuno per il suo, ciascuno nel-la propria professione, impegniamoci congenerosità, soprattutto verso i giovani, a ri-conoscere il talento, a valorizzare le cono-scenze, a sviluppare la passione. n

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Cultura

di Alessandro Petti

Il capitale umano

Le chiavi del successo

Talento, conoscenze, passione

J.W. Goethe

Avviso di convocazione assemblea

I l 12 agosto 2015 alle ore 18.30, si terrà l’annuale assemblea ordinaria dei Soci dell’Associazione culturale “Il Centro Storico”di San Felice Circeo.L’assemblea si svolgerà presso il Bar “La Terrazza” – Piazza S. Francesco (Centro Storico).

ORDINE DEL GIORNO

Consuntivo attività 2014/2015Dimissioni / Nomina Presidente e DirettivoAttività 2014/2015Campagna Soci 2015/2016Varie

Il presente comunicato vale come avviso di convocazione per tutti i Soci.L’assemblea è aperta anche ai cittadini simpatizzanti.

Il PresidenteAlessandro Cresti

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Editoriale

“Il Centro Storico” in nome dei cittadini delCentro storico, diffidava il Comune a effet-tuare gli interventi utili per l’allaccio delleutenze alla rete già realizzata, senza otte-nere riscontro.Da rilevare che l’attuale Consigliere di mag-gioranza, Giuseppe Bianchi, della questio-ne della mancata metanizzazione del Cen-tro storico aveva fatto un “cavallo di bat-taglia”, spalleggiato dal noto “Sancho Pan-za”, quando si trovava a militare all’oppo-sizione nel gruppo “Un Comune per Ami-co”, poi “defunto” per volere di qualchebenpensante ora a sostegno dell’attualemaggioranza.Oggi che il consigliere Bianchi milita nellamaggioranza, non si è mai pronunciato sul-la questione!Maggio 2012. Si insedia la nuova maggio-ranza “Petrucci” e nel suo programma ilcompletamento della rete di metanizzazio-ne è uno dei punti di forza per ottenere ilconsenso.Il vice Sindaco del momento, Egidio Cali-si, in un incontro da lui voluto, mi chiede ditrovare una soluzione soddisfacente inquanto “non ci sono soldi”. La propostafatta viene accolta e si basa sui seguentipunti:• Il Comune riconosce che le richieste de-

gli abitanti del C. S. hanno un fonda-mento;

• I cittadini proprietari di appartamenti delC. S. rinunciano a qualunque richiesta diindennizzo economico;

• Il Comune si impegna a realizzare il com-pletamento della rete metanifera entrouna data certa.

Viene predisposto, sulla base di quanto so-pra, dagli avvocati dell’Associazione “IlCentro Storico” uno specifico documentoche inaspettatamente è respinto.L’”Autority per l’Energia”, informata dei fat-ti, chiede chiarimenti al Comune, il quale ri-tiene di non rispondere!Al termine di questa triste vicenda, copiadella documentazione è stata depositatapresso La Corte dei Conti di Roma per va-lutare il “danno erariale”.Viene presentata istanza di mediazionepresso la Camera di Conciliazione delleProvince Italiane alla fine di luglio 2012,ma all’incontro il Comune non si presen-ta. Nei successivi due incontri intervienel’avv. Corrado De Angelis, avv. di fiduciadella precedente Amministrazione, con unmandato di totale chiusura sull’argomen-to!Terzo quadrimestre del 2012. Grande en-fasi da parte del Sindaco, Gianni Petrucci(“Metano in paese, fine dei disagi”), del-l’attuale vice Sindaco, Eugenio Saputo, at-traverso “la stampa amica”, nel comunica-re che era stato firmato l’atto aggiuntivo al-la “convenzione” con l’Italgas, dimentican-do di dire che era già stato predisposto damolto tempo dall’Italgas stessa, per allac-ciare la rete di recente posata nel C. S. dal-la precedente Amministrazione a quella delresto del territorio, già in esercizio e, infine,del solito “Sancho Panza” su facebook(“Un impegno programmatico, in partico-

lare di Giuseppe Bianchi, rispettato in 3mesi”).A questo punto non rimaneva altro che ri-volgersi alla Magistratura per far valere idiritti dei cittadini del Centro storico.Trentanove famiglie, proprietarie di abi-tazioni, con l’assistenza dell’Associazioneper la tutela dei diritti dei cittadini, “Citta-dinanzattiva”, hanno firmato una procuraagli avv.ti Giorgio Pallavicini e Antonio DiSalvo per difendere i loro diritti dinanzi alTribunale civile di Roma e vedere con-dannare il Comune di S.F.C. al risarci-mento del danno subito per i maggiori co-sti sostenuti in conseguenza del manca-to allaccio delle abitazioni alla rete del gasmetano. Una perizia effettuata da un tec-nico del settore ha quantificato in302.375,00€ l’importo complessivo da ri-sarcire oltre interessi e rivalutazione mo-netaria fino al soddisfatto.La prima udienza, alla quale sarò presen-te, si terrà il 12 novembre 2015 presso il Tri-bunale Civile di Roma.Quando la politica, questa politica nonrisponde, è nostro diritto-dovere per-correre strade alternative!

Sogno o son desto?

Troppo assurdo per essere vero .... Sicu-ramente è una battuta di qualche subdo-lo buon tempone della nostra illuminataAmministrazione, che, mentre si compia-ce pubblicamente delle scelte del nostroPrimo Cittadino, sotto sotto fa uscire que-ste “perle” sul suo presunto modo di ope-rare. Il fatto, in estrema sintesi, sarebbequesto: Il Ministero degli Interni deve ob-bligare gli enti locali ad attingere alle listedi mobilità delle soppresse province, pereventuali assunzioni stagionali di perso-nale ausiliario... I funzionari ministeriali,

probabilmente,rendendosi con-to che tale tardi-va disposizioneavrebbe potutocausare qualcheproblema alleamministrazionicomunali comela nostra, alleprese con as-sunzioni stagio-nali per affronta-re la calca esti-va, decidono,provvidenzial-mente, di tem-poreggiare, so-p r a s s i e d o n o ,prendono tem-po prima di pro-mulgare questedisposizioni perdar modo aglienti locali di or-ganizzarsi almeglio. Solo astagione inizia-ta, e assunzioniormai fatte, nelmese di giugnolegiferano quan-to sopra... Sem-brerebbe che,con un tempi-

smo raro, suscitando probabile e giustifi-cata ilarità dei severi funzionari, appenapromulgata la legge, si aggirasse tra i va-ri uffici del Viminale, un accaldato “Sin-daco” in cerca di un’impossibile soluzio-ne per poter assumere un gruppetto dipropri ausiliari del traffico... Non può essere credibile tanta superficia-lità, altrimenti ci sarebbe poco da sorride-re e dovremmo, invece, iniziare a preoccu-parci seriamente se fosse vero che un pri-mo cittadino che ha responsabilità di am-ministrare un paese turistico come il no-stro, si rammentasse solo in giugno di do-ver assumere personale ausiliario da af-fiancare alla Polizia Urbana ....

Er marito che rinvia

Corsi in questura e dissi ar commissario:Venite co’ du’ aggenti, fate presto,perché la mia signora … questo e questo…in una casa a via der Seminario.

Procederemo subito a l’aresto!Rispose risoluto il funzionario –Lui, però, chi sarebbe? E’ necessarioche prima sappia er nome e tutter’er resto.–

Ma ammalappena je lo nominaifece un zompo e strillò: - Caro signore,nun sa che quello è un pezzo grosso as-sai?

Sarebbe er capitano … - A ‘sta notizzia,dissi: - Va bene: sarverò l’onorein un’antra occasione più propizia.

(Trilussa)

segue dalla primaEditoriale di ALESSANDRO CRESTI

Principatus virum ostenditLa sovranità mostra l’uomo

Marco Vuchich

È nella legalità̈ che costruiamo e ampliamo balconi nel Centro storico!

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Lettere

San Felice Circeo – Panchine al Centro sto-ricoGentile Direttore,mi creda, era già dadiverso tempo chechiedevo a tutti i pos-sibili interlocutori isti-tuzionali, il motivo peril quale ci fosserosempre meno panchine nel Centro Stori-co. Le superficiali risposte ricevute eranodi questo tenore: “Le sedute senza schie-nale sono vietate dalle nuove normativeEuropee ...”. Oppure: “Quelle montate ilmese scorso, e smontate il giorno dopo,non erano destinate al nostro paese, ma alComune di Sperlonga... (!?!)”. Ancora: “Icommercianti non le vogliono nei pressidelle loro attività....” Insomma, una serie dibanali spiegazioni che non servivano a giu-stificare l’assenza di panchine pubbliche.Giovedì 9 luglio, a stagione estiva iniziata,finalmente sono arrivate, nemmeno il tem-po di gioirne, perché ci si è accorti subitotutti, che il tipo di panchina scelta, sareb-be stata molto più idonea a essere ospi-tata in un giardino e non certo in un Cen-tro Storico del quale, peraltro, si sta pro-cedendo al recupero...Non è per il gratuito gusto della polemicache ho scritto questa lettera, ma solo per-ché ritengo un imperativo morale usare isoldi pubblici nel migliore dei modi possi-bili e non tanto per far vedere...Meglio astenersi da fare scelte per tutti, senon si è in grado di dotare il Centro Stori-co di semplici e idonee panchine! Grazie

(lettera firmata)

San Felice Circeo – Diritto al riposoCaro Direttore,è un’ignara turista che vuole richiamare lasua attenzione e quella di tutti coloro chesono affezionati al magnifico Circeo. Lamia necessità non è quella di rendere no-ta la ripresa dei lavori di restauro per l’am-pliamento di Vigna la Corte, quanto il pe-riodo in cui codesti lavori hanno ripreso.Noi come altri fatichiamo a trovare tran-quillità nelle ore diurne in quanto verso leore 7:00 il frastuono dei lavori comincia in-cessantemente. Martelli pneumatici, to-saerba, picchiettamenti vari, chi più ne hapiù ne metta, sono i rumori che impedi-scono il riposo di residenti e turisti. La lo-calità è piena di attrazioni, un posto stu-pendo, ma il turista ha deciso di cambia-re mete in quanto il paese non è più quel-lo di una volta. Le opere messe in atto perun miglioramento sono scarse e molto alungo termine. Ultimo esempio i lavori direstauro di Vigna la corte in corso da cir-ca quattro anni, meno recente l’esempiodelle impalcature che hanno addobbato ilpaese per otto interminabili mesi e di re-cente rimosse per la gioia di tutti. La do-manda che ci poniamo è una e semplice:Perché con un intero inverno a disposizio-ne in cui il paese non vive il fermento del-la stagione, si è deciso di riprendere que-sti lavori proprio ora? Perché proprio a lu-glio, periodo in cui dovrebbe essere giàtutto pronto per i turisti che arrivano in cer-

ca di riposo e tranquillità? A questo pun-to non resta che attendere la fine dei lavori,che siamo sicuri, non arriverà mai. Tutte leestati è la stessa storia, una musica giàsentita: Nei mesi estivi si riprendono i la-vori, entro settembre non finiscono, sibloccano e se ne riparla a luglio dell’annosuccessivo quando invece di ampliare, sipensa a restaurare perché si sa che un’o-pera abbandonata necessita di doppio la-voro. Speriamo che la parola “turismo” ri-esca a prendere una parte del cuore degliamministratori del comune di San FeliceCirceo.

(lettera firmata)

San Felice Circeo – “Il Centro Storico”Egregio Direttore,passavo per caso sulla piazza principaledel centro storico e ho sentito il bisogno,incontrandola, di esternarle la mia stimaper la rivista “Il Centro Storico” che da tan-ti anni promuove la conoscenza della sto-ria e dei costumi del Circeo e si occupadell’attualità con intenti promozionali e di-fesa del territorio e dei suoi abitanti.Parlando con lei ho saputo che sta attra-versando un periodo “difficile”, a causa dialcuni facinorosi che stanno boicottando inmalo modo la rivista. Non conosco le ra-gioni di questo modo improprio di espri-mere le proprie opinioni, ma non mi mera-viglia perché in un ambiente ristretto comequello di San Felice Circeo, dove tutti co-noscono tutti e spesso sono imparentatitra loro, è facile che “le pentole perdano iloro coperchi” e una rivista indipendentepossa disturbare qualcuno. L’omertà, l’al-terazione dei fatti danno l’opportunità dimodificare la realtà e di farla franca. Il ri-sultato è un progressivo disastro ambien-tale e umano, difficile da recuperare, manon impossibile.La sua rivista, sostenuta da persone coltee di buona volontà, può aiutare, attraver-so un libero e critico dibattito, a più ri-spetto dell’ambiente e delle persone e a ri-fondare una democrazia più consapevole,uscendo per sempre dalla sterile e dan-nosa ineluttabilità feudale. Cordiali saluti.

(lettera firmata)

San Felice Circeo – Un ricordoCaro Direttore,il 12 luglio ultimo scorso ci sono state leesequie di un importante operatore turisti-co del Circeo: Vincenzo Capponi, dettobonariamente “Il Conte”, un titolo blaso-nato con cui gli amici lo chiamavano, co-me a volergli riconoscere un’affettuosa no-biltà “honoris causa”, per le sue ricono-sciute, grandi capacità in ambito lavorati-vo. Ogni locale da lui gestito, insieme al-l’instancabile Laura, sua moglie, era un si-curo successo. Fu il primo a credere nel-le potenzialità del “Centro Storico” di SanFelice, trasformando dei locali sfitti datempo, nel salotto del Gran Bar “Il Princi-pe”. In poco tempo il paese si animò del-la presenza di numerosissimi villeggiantiche faticavano a trovare un tavolo liberonel prestigioso locale, dove, ogni sera, isuoi ospiti si godevano spettacoli di qua-lità, che Vincenzo sapeva organizzare concapacità da consumato “Talent Scout”. Il “Conte”, fece da traino commerciale an-

che per tutti gli altri locali del paese ed èstato un gran peccato, aver costatato per-sonalmente, in occasione dei suoi funera-li, la totale assenza delle istituzioni locali.Non hanno saputo onorare la dipartita diun Uomo che da solo, è riuscito a pro-muovere il Circeo, più di quanto abbianomai fatto i tanti assessori al turismo pas-sati e attuali. Caro Vincenzo, dopo le sofferenze di que-st’ultimo Tuo periodo di vita, “che la terrati sia finalmente lieve... “.

(lettera firmata da un Suo compaesano)

San Felice Circeo – Segnaletica orizzontaleEgregio Direttore,sono una turista abituale e ho casa a SanFelice Circeo. Per motivi personali percor-ro abitualmente via di Sabaudia, che pur-troppo è una strada molto pericolosa perla mancanza di illuminazione e soprattut-to di segnaletica orizzontale. Perché l’Am-ministrazione di San Felice non se ne oc-cupa, visto che invece è stata così solle-cita nel realizzare dovunque le strisce bludei parcheggi a pagamento? Mi auguroche si intervenga rapidamente perché al-trimenti segnalerò il disagio alle autoritàcompetenti prima che avvenga qualche in-cidente.Grazie e buon lavoro

(lettera firmata)

San Felice Circeo -Parcheggi a pagamen-toGentile Direttore, perché questo paesedeve essere conti-nuamente ammini-strato con tanta su-perficialità? Le bastiosservare il dispendiodi denaro pubblicoper i discutibili lavori nel “Centro Storico”,non accompagnati da scelte politiche ca-paci di evitarne il drammatico spopola-mento. L’ultima, in ordine di tempo, è latassa aggiuntiva di cui i proprietari d’im-mobili non residenti, sono debitori conl’abbonamento per i pochi parcheggi au-to disponibili: euro 120.00. Al contrario, iresidenti, i dipendenti comunali e i com-mercianti (anche se non residenti), paga-no solo euro 20,00. Perché un proprietario di un piccolo im-mobile, che resiste nonostante i mille dis-servizi da sopportare, deve essere ulte-riormente discriminato anche per il solopoter parcheggiare lontanissimo da casa?Proprio non si capisce. Non sarebbe sta-to giusto concedere tale riduzione anchea noi che sosteniamo, in questo comune,anche la tassa sul secondo immobile? Credo che anch’io, con molto dispiacere,finirò per mettere in vendita la mia picco-la casetta del “Centro Storico”, soprattut-to dopo che qualche sera fa, mi sono do-vuto spostare con celerità da un nuovoparcheggio riservato al “medico”... (?) Co-sa che ho fatto immediatamente, per evi-tare di essere pure sanzionato, ma poi hovoluto verificare chi fosse il “medico”conlo studio nel “Centro Storico” …. e allora,ho capito tutto! Addio, Circeo...

(lettera firmata)

Sociale

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 8

– I ricordi non esauriscono la storia– Francesco Cirio e Colonia Elena (1897-

1900)– Speranze e delusioni per San Felice

Circeo

I l processo di riunificazione nazionale,da metà dell’ottocento fino alla primaguerra mondiale (1915-18), non è solo

la denigrata “Italietta” del mal costume, del-le discriminazioni sociali, dell’analfabeti-smo, del brigantaggio, ma anche quella en-tusiastica atmosfera culturale di progressoscientifico, che avrebbe affrancato i popo-li dalla schiavitù della povertà e conquista-to per loro la libertà di un lavoro, che pote-va assicurare pane e progresso.E’ quella che è nota come cultura del “po-sitivismo”, che riteneva di poter dominareanche la natura matrigna, trasformandolacon la scienza e l’ingegneria in madre ge-nerosa, capace di sfamare i suoi figli e fon-te di guadagno per i frutti, che la terra diSan Felice Circeo poteva offrire all’espor-tazione.E’ il caso di Francesco Cirio (Nizza Mon-ferrato 1836-Roma 1900), fondatore dellaSocietà Cirio, specializzata nella produzio-ne di conserve alimentari. Egli, nell’ultimoscorcio dell’ottocento pose in essere, nellazona limitrofa a Torre Olevola, chiamata poi

Colonia Elena, l’impresa poi abortita di unastrategica operazione di bonifica del terri-torio col conseguente utilizzo-esportazionedei raccolti.James Aguet (Firenze 1848-San Felice Cir-ceo 1932), banchiere svizzero, percepì lastrategia imprenditoriale di Cirio e non esi-

tò ad acquisire l’ex feudo del Circeodall’Argelli nel 1898: era, infatti, venutoa Colonia Elena a verificare le speri-mentazioni della Società Cirio, dive-nendone socio.La cosa era strategicamente valida, mai tempi ristretti, l’urgenza dei risultati ela mole degli investimenti necessari, fe-cero arenare il tutto: negli anni trenta delnovecento, col decisivo contributo del-lo Stato, l’esperienza di Colonia Elenadivenne “prototipo” della bonifica inte-grale dell’agro pontino.

I ricordi non esauriscono la storia

Un credibile servizio alla conoscenzastorica di San Felice Circeo, anche sulrecente passato, ci deve indurre a ope-rare una distinzione tra ricerca storica insé, che evidenzia i fatti rilevanti per la ri-costruzione del passato e quella accatti-vante, spesso nostalgica, letteratura delleradici, che a tanti può sembrare un’alter-nativa-rifugio-gratificazione al disincantocontemporaneo e che fa entrare negli av-venimenti.La gustosa rievocazione di un recente pas-sato di San Felice Circeo, all’insegna diun’epoca “felix”, non ci deve illudere, per-ché il recente passato aveva ben poco di“felix”: i tempi erano duri, la miseria deva-stante, la falcidia delle morti infantili, l’emi-grazione, le guerre e quant’altro.Non basta attardarsi narcisisticamente nel-la dolciastra nostalgia a evocare i miti, lapresenza di attori celebrati, di imprenditorituristici geniali, di architetti famosi, di auto-revoli ricercatori dell’antichità del sito.Tutto ciò impreziosisce il Circeo, come il lie-vito che dà fragranza al pane.Ma il tutto deve essere incentivo a far cre-scere questo meraviglioso ecosistema al-l’insegna della laboriosa formica e non del-la vanerella cicala.Come a dire che la migliore identità di SanFelice Circeo è l’intelligenza e la vivacitàdell’operare, che non ha bisogno della luceriflessa del luminare, venuto dal di fuori, mache ha già tutto nella sua identità a proporrei suoi lati migliori: l’ospitalità, l’accoglienza,il coraggio all’autocritica intelligente e co-struttiva, che lo ponga come interlocutoreaperto, capace di offrire il meglio di sé aglialtri, appunto perché erede e gestore diquel dono incomparabile, che è l’ecosiste-ma naturale e culturale del Circeo: una Ma-ga Circe, che affascina per la sua bellezza,non per una astuzia passionale, che duraben poco.Rievocare fatti e persone di ieri è bella co-sa, ma non è melanconia.C’è anche quella, ma non solo.Samuel Beckett, nel suo saggio su“Proust”, chiamava questi ricordi autobio-grafici “memoria volontaria”, ovvero la ri-costruzione di un universo, scaturito con-

sciamente dalla riflessione, al fine di offrirequalcosa di testimoniale. Ma gli sprazzi diluce antica, che si accendono, devono ave-re vibrazioni intessute di bonarietà, prive diasprezze più o meno latenti, verso personedel passato o del presente.Sì! Perché talvolta emerge quell’indulgentedifetto a porci al centro dell’universo (anchedi quello locale) e che voglia o non voglia,fa emergere un memorialista, che pensa diessere indispensabile, senza essere nep-pure utile.

Francesco Cirio e Colonia Elena(1897-1900)

Che la vocazione economica del sanfeli-ciano, fino a pochi decenni fa, non predili-gesse il mare, ma la terra ferma, è risapu-to.“Per secoli – scrive Annibale Folchi nel suoL’Agro Pontino 1900-1934, Roma 1994,p.147- si era arroccato sul promontorio e isuoi abitanti, i ‘circellesi’, erano stati co-stretti a trovare equilibrio precario e soffer-to col suo territorio agronomicamente diffi-cile: scosceso e boschivo intorno al Paesein collina, malarico e soggetto ad allaga-menti nella esigua striscia pianeggiante aipiedi del promontorio. Chi non si era risol-to verso il mare, facendosi pescatore, ave-va una forte attrazione verso la pianura, sul-le terre della vicina Terracina … Instancabi-li come le formiche, essi raggiungevanoquotidianamente i campi di Pantano Mari-no e di Le Cese. Senza sosta, in tutte le sta-gioni. Il giorno in pianura, la notte in Paeseper sfuggire alla malaria, come i loro ante-nati alle incursioni saracene e agli attacchidei nemici armati …”.1900: muore Francesco Cirio. Con la suamorte abortisce anche l’impresa di bonifi-care un lembo di palude pontina, fra SanFelice Circeo e Terracina.

Francesco Cirio e Colonia Elenadi don Carlo Rinaldi

Francesco Cirio

James Aguet

Storia di una bonifica abortita (fine ‘800)

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Territorio

Aveva acquisito da poco 2000 ettari di ter-reno “macchioso” dal comune di Terracinail 3 giugno 1897: la zona sarà conosciutacome Colonia Elena, in onore della princi-pessa consorte del futuro re d’Italia, Vitto-rio Emanuele III e lo scopo era quello di unaintegrale trasformazione colturale (agricolae igienica).Cirio aveva puntato su quei terreni in basea tre fattori allora facilmente disponibili:le terre incolte o male coltivate;l’abbondanza di acqua;la forza-lavoro dei carcerati per il loro bas-so costo.A proposito della manodopera dei detenu-ti, tema allora poco suscettibile di polemi-che garantiste, Cirio osservava, rivolgen-dosi al primo ministro Pelloux: ”Io credo sa-rebbe opera santa e umanitaria facendo lo-ro scontare la pena, anziché rinchiusi, neicampi, applicandoli secondo la loro età,sesso e forze, a quei lavori che possono ac-cudire benissimo, giacché nei campi vi èposto per tutti, sia nei lavori agricoli, che inquantità di industrie affini all’agricoltura e al-l’acquicoltura” (Archivio Centrale di Stato,Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1899,PelLoux: ”Cirio, impiego dei carcerati nei la-vori agricoli”; dalla Memoria (punto 1) sot-toposta “al sano criterio di S.E. il GeneralePelloux”).Per Francesco Cirio, Colonia Elena si pre-stava all’esperimento.Sui 250 ettari iniziali, i lavori fervono: fab-bricati, strade e canali di scolo. Vigneti e al-tre colture erano già presenti. Francesco Ci-rio aveva speso 450.000 lire per la bonificaidraulica e agraria e sperava di rientrare nel-le spese con la produzione ortofrutticola.Non era per nulla peregrina la sua strategia,che sarà vincente in loco dalla seconda me-tà del novecento: la bonifica di Colonia Ele-na si prestava ai raccolti per l’esportazionedi frutta e verdura, non solo in Italia, giàd’allora (Archivio Centrale di Stato, Presi-denza del Consiglio cit., 1886, De Pretis,b.157: ”Domanda di Cirio per facilitazionisui trasporti ferroviari”.).Quella località, tra San Felice Circeo e Ter-racina rappresentava per Cirio un vero El-dorado e opportunità trainante all’economiadella giovane Italia e con orgoglio si ricol-legava all’industria delle confetture, da luifondata a Torino nel lontano 1866. Perchétutto andò a rotoli? Affiorarono problemi digestione, ma soprattutto difficoltà a reperi-re mano d’opera adeguata e investimenti.I coloni veneti, reclutati da Cirio –riferisce ilcit. Folchi-, avevano già concluso la loro av-ventura di emigranti e bonificatori, iniziatanell’autunno del 1897. Quando vennero, fu-rono accolti come i più adatti alla nuovaesperienza: fu un disastro. Alcuni morironodi malaria, altri, depauperati dalle febbri,tornarono più poveri al paese natale.Fu poi la volta dei contadini emiliani e na-poletani e il risultato non sortì fortuna. Ci fupoi l’idea di avvalersi dei detenuti, che Ci-rio, grazie alle sue conoscenze ai vertici deigoverni d’allora, cercava di avere a dispo-sizione.Il memoriale di Cirio assicurava al capo delgoverno Pelloux (metà aprile 1899) che icarcerati, messi a lavorare dietro “compen-so di vitto e vestiario”, avrebbero –fra l’atro-alleggerito il bilancio statale, se tolti dallainoperosa vita dietro le sbarre.All’interlocutore del primo ministro, Cerasa,Cirio comunica che, nella giornata, partirà

per Terracina e Gaeta“ per vedere se è pos-sibile di conchiudere definitivamente con idirettori di quelle carceri e procurare così la-voro a tutti gli infelici dei due stabilimenti”,che crede siano circa 800, “ma dove vi sa-rebbe locale per portare il numero a mille”.Non se ne fece nulla, anche perché le va-ghe assicurazioni dei ministeri coinvolti im-paludarono il tutto.L’esperienza di Colonia Elena era destina-ta ad abortire, poco dopo la scomparsa delsuo sfortunato ideatore, avvenuta nel 1900.

Speranze e delusioni per San FeliceCirceo

La gente di San Felice Circeo e i suoi am-ministratori avevano accolto entusiastica-mente il progetto Cirio, ponendo a disposi-zione le limitatissime risorse locali.A metà aprile del 1897, Francesco Cirio erariuscito ad ottenere il permesso di costrui-re nella montagna comunale di Orto Car-

bone una “calcara”, per la fornitura dellacalce, e l’estrazione della pietra, per la co-struzione delle case coloniche.Cirio avrebbe garantito di occupare “i cir-cellesi”, “… a preferenza dei forestieri” neilavori a Colonia Elena. L’amministrazionecomunale concedeva a Cirio le agevolazio-ni, ma a settembre dello stesso 1897 era in-tenzionata a verificare l’evoluzione dell’o-perazione (San Felice Circeo: delibera con-siglio n.52, seduta dell’11 settembre 1897:”Istanza Cirio”).Francesco Cirio non poteva lamentarsi del-la collaborazione degli amministratori co-munali, che avevano autorizzato l’estrazio-ne provvisoria della pietra a prezzo di favo-re, concedendo circa 20.000 metri quadra-ti di terreno della montagna comunale, ”almite canone di 15 lire al rubbio” /= metriquadri 18000/, per consentire a Cirio di edi-ficare le “case per abitazione nei mesi esti-vi delle famiglie dei lavoratori della Colonia”.A settembre del 1897 emergono i primi con-trattempi.A Colonia Elena si apre una “forma”, un ser-batoio idrico, che allaga i terreni a sinistradella strada procedendo da San Felice aTerracina. L’incidente, imprevisto, impedi-sce la coltivazione dei campi allagati e l’im-

possibilità dei coloni a onorare il canonepattuito sui terreni.Si cerca di ovviare all’inconveniente.L’usciere del comune di San Felice conte-sta il danno al direttore di Colonia Elena,Augusto Tittoni. La vertenza ha già le ca-ratteristiche di un contenzioso che non pro-mette bene.L’assessore Bernardo Bianchi propone di“autorizzare il Sindaco a stare in giudiziocontro il Direttore della Colonia, e per esso,contro la Società Anonima per la coltiva-zione dei terreni incolti in Italia”. Il consigliocomunale frena e suggerisce anche i modiper liberare i campi dall’allagamento dellazona di Pantano Marino, convogliando l’ac-qua sul canale Olevola “a mezzo dell’anti-ca forma-/raccolta d’acqua/-denominatadi Paris; e ciò perché questo Comune è ani-mato dal principio di andare d’accordo coni signori Componenti l’Amministrazione Co-loniale …”.I nodi vengono al pettine e “l’assessoresupplente Tommaso Capponi fa presente… che questo Comune con le concessio-ni summentovate -/la calcara, l’estrazionedella pietra e affitto del terreno per le abi-tazioni estive/- ha dato prova di facilitare ilavori coloniali, ma nello stesso temposperava che se ne sarebbe avvantaggiatoil commercio e l’industria di quella popo-lazione, continuandosi a fare i settimanalipagamenti in questo abitato, come aveva-no promesso i cessati Amministratori, ciòche avrebbe apportato un benessere alPaese, come lo fu per lo passato …; madippocchè, col fare i pagamenti deglioperai nella Colonia stessa, i medesimioperai non si riversano più nei giorni festi-vi in Paese, non solo, ma coll’impianto diuna dispensa nella Colonia, gli altri fore-stieri che prima venivano qui a fare spesa,comprano invece colà tutto quanto lorooccorre, e ciò non già perché in questoComune i prezzi delle derrate siano alteratia fronte della Colonia, ma solo per la vici-nanza della macchia alla dispensa e per-ché indirettamente sono, come si dice, ob-bligati di provvedersi del necessario nelladispensa stessa” (San Felice Circeo, deli-bera consiglio n.15, seduta del 14 set-tembre 1897: ”Circa i provvedimenti daprendersi dal Comune per le concessionifatte alla Colonia Principessa Elena”).In ultima analisi, l’indotto socio-economicosanfeliciano non aveva beneficato dell’e-sperienza di Colonia Elena: anche l’occu-pazione operaia era risultata inferiore alleaspettative, perché venivano privilegiati “iterrazzieri ed altri, comprese le donne” enessun falegname e muratore sanfelicanone aveva fatto parte.Il disincanto era palpabile e di lì a poco tut-to fu abbandonato.James Aguet, il neo barone dell’ex feudo diSan Felice Circeo e socio di Francesco Ci-rio nell’impresa abortita di Colonia Elena, sirivelò più oculato del suo interlocutore e ap-plicò le sue innovazioni solo su scala ridot-tissima e all’interno delle sue proprietà.Mentre Cirio, se adeguatamente supporta-to dall’alto, avrebbe potuto, con decennid’anticipo, iniziare la bonifica integrale del-l’agro pontino, il barone Aguet improntavala sua azione di innovatore con quel tipicopaternalismo liberale, progressista sì, ma“pro domo sua”: Di Colonia Elena rimane-vano venti case coloniche e un germe di ri-assetto idraulico del territorio. n

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Personaggi

N on sappiamo quando, dopo la ca-duta dell’Impero Romano, scom-parve la città di Circei. Forse venne

distrutta nell’843 dai Saraceni, che sac-cheggiarono e distrussero l’abbazia di Mon-tecassino e la città di Fondi, e a Roma sac-cheggiarono le basiliche di S. Pietro e di S.Paolo. Certamente la città non esisteva piùnell’873, quando il papa Giovanni VIII scris-se ai prefetti di Amalfi chiedendo di inviaredelle navi al Circeo per catturare 40 Sara-ceni sfuggiti alla flotta greca, che si eranoandati a nascondere negli anfratti del mon-te Circeo – “in montis Circel latibulis” (MI-GNE, Patrologie, CXXVI, n. CCCXLIV): sesul monte Circeo vi fosse stata ancora lacittà di Circei, il papa non avrebbe avuto bi-sogno di rivolgersi ad Amalfi per eliminarequei 40 Saraceni disarmati, né loro viavrebbero cercato scampo.Dopo di allora il Circeo rimase deserto per al-tri due secoli. Nell’anno 1000 il papa Silve-stro II concesse al conte Dayferio la città diTerracina con il suo territorio, delimita-to dai seguenti confini: da un lato, ini-ziando da Capo d’acqua, proseguo-no per il campo di Agapito, per la Dro-ga e per il fiume vicino a San Donato,seguono il fiume fino al mare e a do-dici miglia entro il mare; dall’altro la-to, iniziando dal fiume Portatore,proseguono fino a Sassa, a Son-nino, alle Portelle e al lago, e at-traverso il lago fino al fiume diSanta Anastasia e a dodici migliaentro il mare (BAV, Perg. Terra-cina, 67). Nel documento il Cir-ceo non è nominato, anche seera incluso nel territorio di Ter-racina, che a Ovest si esten-deva fino al “flumen quod estiuxta Sanctum Donatum”, ossiafino all’attuale Rio Martino, vi-cino a San Donato, che sitrovava nei pressi dell’o-dierno Borgo Grappa,mentre a Est arrivava finoa Santa Anastasia, nelcomune di Fondi.La testimonianza suc-cessiva sul territorio delCirceo ci è data da un do-cumento, forse del 1074, giunto a noi incondizioni a dir poco problematiche. Sem-plificando, si tratta di questo: alla fine del1223 un notaio terracinese confezionò undocumento falso per avvalersene in unacausa tra Terracina e Piperno (oggi Priver-no). Il documento falso venne assemblatomettendo insieme una parte di una con-cessione di Gregorio VII a Desiderio, alloraabate di Montecassino, con una parte del-la concessione dell’anno 1000 di SilvestroII a Dayferio (quella che abbiamo visto so-pra). Se dal documento falso sottraiamo laparte copiata dalla donazione di Silvestro II,quel che rimane è, più o meno, la parte piùsignificativa della donazione di Gregorio VII.

Ciò premesso, e con tutti i dubbi del ca-so, in questo documento il territorio diTerracina è delimitato dagli stessi con-fini della concessione di Silvestro II, or-dinati però diversamente: iniziando daSanta Anastasia giunge alle Portelle,sale al monte Dafati, discende a Son-nino, prosegue fino alla Coda e al Por-tatore, va alla località Palliata e scen-de al Rio Martino e al fiumicello di S.Donato fino alle foci di Fogliano, siestende in mare per dodici miglia etorna a Santa Anastasia (CONTATORE,De Historia Terracinensi, pp. 163-164). Anche in questa donazione ilCirceo non viene nominato, e quin-di pensiamo che fosse ancora de-serto; ma non passarono molti an-ni che i Terracinesi vi costruironouna rocca.Nel 1118, dopo la morte di Pas-quale II, i cardinali riuniti nelmonastero del Palladio, vicino

alle case dei Frangipane(filo-imperiali), elesserocome nuovo pontefi-ce Giovanni Caetani,già cancelliere di Pas-

quale II e avversario dell’imperatore.Venuto a sapere dell’elezione, CencioFrangipane, furibondo, entrò nelmonastero sfondandone la porta,malmenò il nuovo papa e lo trasci-

nò per i capelli nella sua casa, dovelo mise in catene. I cardinali, an-ch’essi malmenati, temendo il peg-gio fuggirono da Roma. Quando lavoce dell’accaduto si diffuse, i Ro-mani accorsero in armi e costrin-sero i Frangipane a liberare il pa-

pa, che venne incoronato e ac-compagnato in Laterano dal po-polo festante. Ristabilita la pa-

ce i cardinali fecero ritorno aRoma: tra gli altri il cardi-nale Ugo d’Alatri vi feceritorno dalla rocca delCirceo - “a Circea ar-ce” - che Pasquale IIgli aveva affidato perprevenire le mire degliimperiali, e che il nuo-

vo papa (non l’avesse mai fatto! Do-po non molto se ne pentì amara-mente!) ordinò di restituire ai Ter-racinesi (DUCHESNE, Liber Pontifi-calis, II, pp. 313-314). Dunque larocca del Circeo, prima che Pas-quale II l’affidasse al cardinaleUgo d’Alatri, era appartenuta aiTerracinesi, e a loro venne restitui-ta da Gelasio II.Nel 1134 un Terracinese ri-belle, Marino di Formosa,con il consenso di Gaeta siimpadronì della rocca delCirceo e di tutto il territoriocompreso tra il fiume Ligu-

la (poi detto Levola, e Olevola) e Foglia-no. Tra Marino e Gaeta venne stipulatoun trattato: Marino si obbligava verso iGaetani a farli salvi, con le loro navi,dagli assalti che potevano avvenire inmare dalla foce del fiume Ligula finoal fiume di Fogliano, in tutto il terri-torio soggetto al suo potere. Se iGaetani vi fossero approdati percommercio, o per scampare a

qualche burrasca, non avrebberodovuto pagare nulla.

Se vi avessero fatto naufragio,Marino avrebbe aiutato i nau-

fraghi senza pretendere nul-la. Qualunque Gaetano fosse

giunto nell’isola del Circeo –“ad Circeiam insulam” - e in tut-to il suo territorio, per commer-

cio o per pescare, avrebbe po-tuto farlo liberamente. Ai

Gaetani veniva concessodi poter tagliare del le-gname nelle selve, tra ilfiume Ligula e Fogliano,

senza pagare nulla. Ma-rino non avrebbe con-cluso un accordo di pa-

ce con i Terracinesi senza il consenso deiGaetani, e se i Gaetani fossero stati in guer-ra contro i Terracinesi, li avrebbe aiutati conle armi. Se Marino avesse acquistato un altro do-minio, avrebbe esteso questo trattato alnuovo dominio, e se avesse ceduto a qual-cuno il suo tratto di mare, avrebbe fatto giu-rare all’acquirente di osservare il trattato.Dal canto loro i Gaetani non prendevanonessun impegno verso Marino, se non quel-lo, sottinteso, di non attaccarlo (GIORGI, Dis-sertatio historica, pp. 225-227). Ora cichiediamo: come faceva Marino a garanti-

re ai Gaetani che le loro navi non avreb-bero subito assalti mentre navigavanonelle acque del Circeo? Forse il pirataera proprio lui? E, ripensando al penti-mento di Gelasio II per aver fatto ri-consegnare la rocca del Circeo ai Ter-racinesi, ci viene un altro dubbio: primadi Marino, erano stati gli stessi Terraci-nesi a esercitare la pirateria nelle ac-que del Circeo? Notiamo infine chenel documento il Circeo è indicatocome isola: significa solo che inquell’epoca il Rio Torto era navi-gabile da un mare all’altro, equindi il Circeo era completa-mente circondato dalle acque.

Prima della bonifica di Pio VI, nelterritorio di Terracina vi sono statealtre “isole” in senso strettamen-

te topologico: l’isola di Tabio el’isola di S. Martino, lontanealcune miglia dal mare,considerate “isole” inquanto completamentecircondate da fiumi e da

canali. n

Papa Giovanni VIII

Papa Gregorio VII

Papa Silvestro II

La rocca del CirceoDistrutta dai Saraceni nell’843

di Riccardo Bianchi

Prima di Papa Pasquale II la Rocca era appartenuta ai terracinesi

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Il fatto

C i sono voluti appena 253 giorni percostruire Sabaudia. Fondata il 5agosto del 1933, la città venne inau-

gurata il 15 aprile del 1934. A San FeliceCirceo, invece, non sono bastati undici an-ni per vedere completata la metanizzazio-ne del paese: ad oggi i cittadini residenti nelcentro storico non hanno ancora ricevutol’allaccio del proprio appartamento alla re-te del gas, e di questo bisogna ringraziaresia la vecchia che la nuova amministrazio-ne. Di cui vi fa parte chi aveva fatto dellametanizzazione del borgo antico il propriocavallo di battaglia per poi dimenticarseneuna volta eletto. Qualche settimana fa, nel silenzio genera-le della stampa locale, l’associazione Cit-tadinanzattiva del Lazio, insieme a circa 40residenti, ha presentato in Tribunale una ri-chiesta di risarcimento per i danni subitiper un importo di oltre 300 mila euro al Co-mune di San Felice Circeo e alla societàItalgas per la mancata attivazione del ser-vizio. Servizio che sarebbe dovuto partirenell’estate del 2012, quando l’amministra-

zione Petrucci approvò una delibera cheavrebbe dovuto sbloccare l’impasse gra-zie a un atto aggiuntivo al contratto stipu-lato con l’Italgas. “Il consiglio comunale –gongolava l’onnipresente delegato al cen-tro storico – vara finalmente la metanizza-zione del centro storico. Un impegno pro-grammatico, in particolare di GiuseppeBianchi, rispettato in tre mesi”. Lo stessoBiancoerente, che si era appunto battutoin prima linea per risolvere la questione,non nascose la sua soddisfazione affer-mando che sarebbe bastato approvaresemplicemente l’atto aggiuntivo, già pro-posto anni prima quando stava all’oppo-sizione. “Quindi adesso – disse in consi-

glio - io sonomolto contentodel lavoro svoltodall’assessore ailavori pubbliciEugenio Saputoche, in due mesi,è riuscito a farequello che inquattro anni nonsi era riusciti afare”. Due mesi dopo, la Giunta annunciava cheormai era fatta: “A partire dai prossimi gior-ni dopo anni di attesa – scrivevano – i cit-tadini del centro storico e di Campo La Mo-la potranno essere allacciati alla rete delgas”. Ancora più espliciti i trombettieri del-la carta stampata. Titolo: “Metano in pae-se, fine dei disagi”. Svolgimento: “Metanonel centro storico di San Felice Circeo, ilservizio è finalmente attivo. Nella mattinatadi giovedì, dopo la stipula dell’atto aggiun-tivo nei giorni precedenti, la condotta è en-

trata in funzione. Dopotanto è stata risolta, enon solo a parole, l’in-finita querelle intornoalla metanizzazione”. Einvece, a distanza di treanni, quello che restasono solo le parole. Ol-tre ai soldi già versatidai cittadini per l’allac-cio e per la Dia. Natu-ralmente i giornali, inquesti anni, non hannodedicato più neancheuna riga “all’annosoproblema”. Meglio nonparlarne, poi magari la

gente viene a sapere la verità.Ma per fortuna c’è chi ancora vive e lottainsieme a noi. E che conduce, inascolta-to, una battaglia solitaria. Con dichiara-zioni che condividiamo appieno: “I cittadi-ni hanno chiesto e chiedono tuttora chia-rimenti all’Amministrazione sulla data diinizio e fine lavori, sulla data di erogazio-ne del metano e su come intenda tutelaregli interessi di cittadini e villeggianti per iritardi verificatisi nella realizzazione del-l’impianto”. E ancora: “Mi sono chiesto come mai l’Am-ministrazione a domande così puntuali, e suun argomento così importante, abbia ri-

sposto in maniera così evasiva: tempi, ini-zio lavori, fine lavori ed attivazione del ser-vizio avrebbero richiesto delle risposte pun-tuali e precise e non un generico “entro bre-ve termine”; le modalità di distribuzione delmetano all’interno del centro storico nondovrebbero essere dettate dalla società for-nitrice ma dovrebbero essere imposte dalComune, infine, non c’è risposta sul modocon cui si potrebbero tutelare gli interessidei cittadini, che hanno già pagato per l’al-laccio e sostenuto, in molti casi, spese perl’adeguamento dell’impianto domestico,senza sapere se la storia andrà a buon fi-ne”. Il finale è da applausi: “Avendo visita-to in tutta Italia molti comuni, che hanno giàrisolto brillantemente il problema della dis-tribuzione del metano nei loro centri stori-ci, mi domando come mai a San Felice Cir-ceo la cosa sembra essere difficile o addi-rittura impossibile?” Di chi sono queste di-chiarazioni? Ma di Biancoerente natural-mente. Peccato che risalgano ad appenanove anni fa. Siamo sicuri però che questecose le pensa anche ora. n

Una battaglia dimenticata da chi un tempo si batteva per la metanizzazionedi Rosa L.

Nel 2012 la Giunta Petrucci annunciava l’avvio del servizio nel centro storico ma dopo tre anni tutto è ancora fermo

Presenze del Sindaco … (al 21 luglio 2015)

Sindaco in giunta- sedute 189- presenze 95- assenze 94in percentuale presenze 50%; assenze 50%

Sindaco in consiglio- sedute 26- presenze 23- assenze 3in percentuale presenze 89%; assenze 11%

Il metano ti dà una mano … a essere eletto

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La “maledizione del lago”

R icordo spesso l’accecante riflessoche aveva il sole estivo sulla brecciadel viale d’accesso al Lago di Paola.

Mi ricordo il silenzio di quei pomeriggi pas-sati a camminare in equilibrio sulle palanchedi legno che attraversavano i canali. Il rumoredel vento tra le canne. Ho passato i mesiestivi della mia infanzia a giocare con i pe-sci che saltavano nelle griglie dei “lavorieri”,senza mai riuscire a comprendere a fondo ilsenso di quei luoghi. Non capivo bene il no-stro ruolo in quelle proprietà, che sembra-vano avere una malinconia legata a ciò cheerano state un tempo e, allo stesso tempo,un’insofferenza per ciò che stavano diven-tando. Questa sensazione l’ho portata den-tro nella mia vita di adolescente e di adulto,nella quale ho preso poi distanza da queiluoghi per tante ragioni che non ho qui il tem-po di raccontare. Dopo la laurea in giuri-sprudenza, mi sono allontanato da Roma edalle vicende del lago, di cui poco sapevo,ma che mi riportavano la mente a intermi-nabili guerre e fastidiosi litigi familiari. Miononno e i fratelli si erano distrutti la vita, ol-tre a quella della rispettive famiglie, nel ten-tativo di dividere un patrimonio che potevadare tanto a tutti e che invece aveva rap-presentato quasi una condanna. La “male-dizione del lago” la chiamava mio padre. Cle-mentino Battista, il nostro antenato che con-duceva in affitto le attività di pesca dal 1854,lo aveva acquistato nel 1888 indebitandosifino alla testa (e non, quindi, grazie a privile-gi feudali, come in molti pensano). Mentre gliaffari prima andavano bene, quando ne di-venne proprietario finì subito sull’orlo del fal-limento. Giovanni Scalfati, il nipote al qualeClementino lasciò in eredità il lago, morì gio-vanissimo di un male fulminante, passandola mano al fratello Alfredo, il mio bisnonno,che preferì la carriera politica a quella di “pe-scatore”, diventando il primo Podestà di Lit-toria, l’attuale Latina. Da quel momento, il la-go fu sempre dato in gestione fino al 1954 ei numerosi affittuari che si susseguirono nonvissero mai reali fortune. Poi fu costituita l’A-zienda Vallicola del Lago di Paola, strumen-to giuridico attraverso il quale, Alfredo e suofiglio Giulio, avvocato e grande esperto dieconomia e diritto della pesca, pianificaronol’attività di itticoltura in modo professionale.Tramite il finanziamento della Cassa del Mez-zogiorno, a partire dal 1959, fu realizzato unimportante intervento di miglioramento fon-diario del Lago di Paola, che portò alla co-struzione di uno dei più imponenti campi diallevamento di molluschi presenti in Italia, ol-tre alla sistemazione degli argini dei canali edelle strutture utilizzate per la vallicoltura (os-sia per l’allevamento del pesce). Le opereeseguite sul Lago di Paola suscitarono inte-resse e consenso a livello internazionale: nel1960 fu organizzato presso la sede azienda-le il Consiglio Generale della FAO sulla Pe-sca; ma anche questa iniziativa e il succes-so imprenditoriale che sembrava presagire,si dissipò in fretta. Le fogne comunali conti-

nuavano a essere riversate nel lago – per de-creto prefettizio “provvisorio” - sin dalla co-stituzione di Sabaudia nel 1934, e da partedelle autorità non si aveva ancora la cogni-zione, né la responsabilità, per accorgersi diciò che stava accadendo. Nei pressi delBraccio dell’Annunziata, i canali del Consor-zio di Bonifica scaricavano nel lago i residuidi un allevamento di quasi quattromila maia-li. La “grande moria” del Lago di Paola av-venne nella notte dell’11 luglio 1979. Quellasera, verso le otto, il capocasale telefonòpreoccupato, perché per tutta la serata il “la-voriero” si era riempito di anguille che cer-cavano di raggiungere il mare. La spiegazio-ne era nelle voci dei pescatori che accorse-ro immediatamente a vedere: il lago si stavaammalando. Tutti i canali di allevamento ven-nero isolati con paratoie di legno e si tentòdi ossigenarli con alcuni compressori. Vi di-moravano tonnellate di pesce pregiato – spi-gole, orate, saraghi. Per tutta la notte si pe-scò senza sosta nelle griglie lungo i canali,dove il pesce si ammassava nella sua fugadisperata dal lago. Alle prime luci dell’alba,il fenomeno si mostrò in tutta la sua gravità.Il lago era una distesa biancastra e sullesponde affioravano file sterminate di pesci,capitoni e anguille. Morti, rigonfi, con la pan-cia riversa verso l’alto. Alla fine della setti-mana, ci si rese conto che era stato eliminatotutto il patrimonio biologico del bacino. Glioperai dell’azienda saranno costretti a sot-terrare quintali di carcasse in profonde bu-che, a seguito di un’ordinanza comunale. Da quel momento, cessò qualunque pro-duzione per vari anni. Tutto il personale per-se il lavoro e cessò ogni reddito per circaquarantadue famiglie, che lavoravano a va-rio titolo per l’azienda. Rimasero solo alcu-ni guardiapesca, necessari per la vigilanzadi quanto rimasto. Gli oneri bancari e pre-videnziali imposero all’Azienda Vallicola il ri-corso al tribunale per richiedere l’ammini-strazione controllata. Era la fine del sognodi mio nonno, Giulio Scalfati, che nel frat-tempo aveva impegnato e bruciato tutta lasua vita nella speranza di veder realizzato ilsuo progetto. Per questa ragione, quandoda piccolo trascorrevo l’estate a Sabaudia,tutto intorno mi sembrava spento. Retaggiodi ciò che un tempo era stato e che invecesi era dissolto lasciando un’ombra di tri-stezza. Mentre correvo lungo gli argini deicanali, non sentivo più la voce di mio non-no; semplicemente perché lui era altrove.Con il suo metro e novanta - e oltre - e i suoiocchi azzurri quasi albini, per incontrarlo,dovevamo andare a Sperlonga, a PalazzoSan Rocco, dove lui ormai soggiornava daanni l’estate. Triste e solo, perso nei suoiracconti di storia, ogni volta sempre più ri-petitivi per via dell’età. Appena laureato in Legge, sono andato astudiare e a lavorare all’estero; prima inSpagna, poi negli Stati Uniti. Di ritorno, so-no stato assunto dal più importante studiolegale italiano, nella sede di Milano. Ogni

volta che tornavo a Roma, tuttavia, andavoa trovare mio nonno nel suo appartamen-to: metà biblioteca e metà studio legale. Ri-cordo che mi faceva sempre sedere in del-le ampie poltrone rosse, con grandi brac-cioli sui quali accavallavo le gambe, esat-tamente come facevo da bambino. Non eracontento della strada che avevo preso.Ogni volta mi diceva che ero diventato unimpiegato di alto livello, schiavo di altri e le-gato a interessi che non erano quelli dellafamiglia. Gli unici che lui riconosceva comevalidi e degni di impegno. “Lo vedi l’archi-vio?” – mi diceva indicandolo con il basto-ne. “Qui c’è tutto quello che ti serve”. Noncapivo, a quel tempo, ciò che queste pocheparole volessero dire. Ma lui, forse, avevagià tutto chiaro. Guardavo la fila intermina-bile di faldoni che campeggiava negli ar-madi di metallo, immaginandomi la quanti-tà di documenti che contenevano e deiquali non sapevo nulla. “Qui c’è la storia ditutto. Di quello che siamo stati”, continua-va scuotendo la testa sconsolato. “Dopo lamia morte andrà tutto perduto”. Avevo dif-ficoltà a rispondergli. Mi ricordo, anzi, checambiavo subito discorso raccontandoglidelle mie esperienze professionali; ma a luiinteressavano poco. Mi guardava mentreparlavo, ma i suoi occhi mi oltrepassavanocome se non esistessi. Al collo sempre unastriminzita cravatta nera, che non si era piùtolto dalla scomparsa della figlia Teresa.Negli ultimi tempi era frustrante parlare conlui. Quando ero adolescente era diverso,perché mio nonno era una persona di unacultura sterminata e i suoi racconti di sto-ria, che romanzava per renderli digeribili, miaffascinavano. Quell’anno, a Natale, mi re-galò un tomo rilegato e alto quindici centi-metri: era l’indice dell’Archivio Scalfati. Loringraziai, aprendolo e sfogliando un po’ dipagine. Poi lo richiusi e, arrivato a casa, lomisi nella libreria a prender polvere.

Sono passati da allora, circa diecianni. Nel frattempo mio nonno non c’è più,tante cose sono cambiate e oggi - insiemea mia madre, ai miei fratelli e a mio cugino– viviamo ogni giorno con l’impegno di tu-telare la memoria di un luogo e le sue sor-ti future, nel solco di un insegnamento. Dinotte, ogni tanto, mi sveglio di soprassaltoe ripenso alla maledizione del lago che miha portato qui. La nostra vita è segnata daquello che siamo, da quello che facciamoe, spesso, da quello che il destino ha deci-so per noi. n

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 12

Territorio

di Andrea Bazuro

Luglio 2007 – L’Avv. Giulio Scalfati e suonipote Andrea

La grande moria di pesci del lago di Paola nella notte dell’11 luglio 1979

La fine del sogno di Giulio Scalfati

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 13

Territorio

P otremmo certamente chiamarlo Mr.Bandiera Blu. Si deve certamente alui se Sabaudia e San Felice godo-

no del prestigioso riconoscimento interna-zionale della Bandiera Blu rilasciato dallaF.E.E. (Foundation for Enviromental Educa-tion, cioè Fondazione per l’EducazioneAmbientale).Franco Barbieri Hermitte era un chimico, exdirigente, ambientalista nello spirito, aman-te della natura e soprattutto strenuo difen-sore del Parco Nazionale del Circeo, dellesue bellezze, dei suoi valori e delle sue cit-tà. La comunità locale gli deve molto e nonlo sa.Non tutti sanno, infatti, che la Bandiera Bluè un riconoscimento internazionale asse-gnato ogni anno in 48 paesi (prevalente-mente europei) sulla base di criteri precisiquali la qualità delle acque (non solo di bal-neazione), le gestioni ambientali degli Entilocali (tra cui i rifiuti),l’educazione ambien-tale e l’informazionedestinata a residenti eturisti, i servizi pubblicie la sicurezza. Su que-sti argomenti il Dott.Barbieri pungolava leamministrazioni locali,le spronava a fare me-glio, gli poneva obietti-vi misurabili in cambiodel prestigioso ricono-scimento. Non mer-canteggiava in cambioattenzione o vantaggipersonali, richiamavaal dovere, s’indignava,era pronto a dare ilproprio contributo an-che tecnico, e non per-deva mai una visione d’insieme che poi èracchiusa nel significato stesso della Ban-diera Blu.Era una persona “curiosa”, come tutti gliappassionati. Voleva “sapere di più”, cono-scere. Quest’anno al Parco del Circeomancherà il convegno estivo della F.E.E.sempre da lui organizzato. I temi trattati inquesti ultimi anni danno l’idea del suo ap-proccio, dal mare alle produzioni agricole,dalla qualità delle acque del Lago di Paolaall’erosione delle dune e della costa, dallaraccolta differenziata a una diversa promo-zione turistica. Aveva, infatti, una conce-zione precisa del territorio, ne monitorava ivari aspetti e “usava” il suo ruolo nella F.E.E.per accendere i riflettori sulle varie proble-matiche chiedendo ai Sindaci di esporsi, direndere conto, di prendere impegni. A queiconvegni portava esperti nazionali, per di-re che il Parco è un posto speciale il cui in-teresse va ben oltre la comunità locale. IlDott. Barbieri era un “watchdog”, cioè un“cane da guardia” di quegli interessi e va-lori che spesso sono sottovalutati dalla po-litica locale, era una validissima “sentinel-

la” dei beni comuni di cui tanto siparla e che poi nella pratica sono iprimi a essere messi in discussionequando gli interessi economici pre-mono i decisori. Era apparentemen-te silenzioso, ma in realtà sapeva benfarsi ascoltare. Il Dott. Barbieri aveva un’eleganzaanglosassone, era pacato nel parla-re e cortese nei modi, fermo nelle sueidee ma aperto al dialogo e al con-fronto. Potremmo dire che aveva lafermezza della gentilezza. Una cosache una volta si sarebbe detta “edu-cazione”, cioè quel sapersi relazio-nare agli altri senza venir meno a séstesso, quella capacità di tolleranzasenza derogare ai propri principi.Quando veniva a trovarmi era sem-pre l’occasione per fare “il punto”:“Come siamo messi col Piano del

Parco?”, “con iSindaci va me-glio?”, “dobbia-mo fare qualcosaper….”, e chiedevasempre “come possia-mo darle una mano?”.Già, ci davamo del lei,come uomini di altritempi. Non so se lui poidavvero fosse un uomodi altri tempi, anzi sonopropenso a credere ilcontrario. Non tantoper la sua costante vo-glia di aggiornarsi,quanto per il fatto che ilDott. Barbieri era uomodi un tempo che non c’èmai stato, quello dellapacatezza e del lavoro

sodo che cambia le cose, quello che la no-stra società avrebbe potutoavere mentre ha preferito l’u-briacatura fintamente moder-nista. Questo ricordo non vuoleessere solo alla persona,che certamente ci manche-rà, quanto all’impegno checi lascia in eredità. Il rico-noscimento di Bandiera Blunon è per sempre. Trattan-dosi di una sorta di “eco-la-bel” volontaria basato sullagestione sostenibile del ter-ritorio, si fa presto a distrar-si e a perdere i requisiti ne-cessari per mantenerlo. Noicerto speriamo che si mi-gliori nella strada intrapresa,ma è come se dopo la spin-ta iniziale si sia rimasti lì, po-co oltre la linea di partenza.E’ opportuno allora che gliAmministratori locali sappia-no sin da subito che il Dott.

Barbieri non è stato solo il loro “pungolo”ma anche il loro avvocato quando si trat-tava di far capire perché alcune cose nonerano state ancora realizzate e alcuniobiettivi erano ancora contraddittori. Que-sto avvocato mancherà nella difesa futuradi Bandiera Blu e i parametri saranno va-lutati senza l’intermediazione di quella be-nevolenza che solo chi ama profonda-mente un territorio, sentendosene parte,può avere. E allora il miglior ricordo che dobbiamo aMr. Bandiera Blu è quello di continuare sul-la strada da lui tracciata, pensando sempreche il miglioramento sta nella possibilità dimisurare ogni anno il passo avanti che si èfatto. n

* Presidente del Parco Nazionale del Circeo

La fermezza della gentilezza

Sostenitore della bandiera Blu a San Felice Circeo e a Sabaudia

di Gaetano Benedetto*

Franco Barbieri Hermitte

Franco Barbieri Hermitte

Bandiera blu

R I S T O R A N T E

Al Convento

di Lolita Capponi

Piazza Mazzini, 4 (Centro Storico)

04017 San Felice Circeo (LT)Tel. 0773/546167 -

348.9185443

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Cultura

A vent’anni dalla sua scomparsa permorte volontaria a Pian de’ Giullariil 3 luglio 1995 voglio ricordare la fi-

gura di Alexander Langer: insegnante, gior-nalista (scrisse soprattutto su Lotta Conti-nua e Il Manifesto), traduttore (era madre-lingua bilingue) e uomo politico unico, cheha lasciato un profondo segno nei suoi, enostri, tormentati tempi. Ho conosciutoLanger solo superficialmente, incontrando-lo in un paio di riunioni all’inizio degli anni’90, ma i suoi scritti e il suo esempio sonostati di ispirazione per me come per moltialtri della mia generazione e mi pare giustotracciarne un sintetico profilo.Nato a Sterzing/Vipiteno da famiglia di lin-gua tedesca il 22 febbraio 1946, percorsemolti dei movimenti e delle inquietudini de-gli anni tra i ’60 e i ’90 da una particolareposizione “di confine”, forse facilitata dallasua origine Altoatesina (o meglio, Sudtiro-lese). Si occupò approfonditamente dellaquestione dell’origine multietnica della suaregione, coprendo anche il ruolo di Consi-gliere Regionale in Alto Adige eletto per trevolte, opponendosi sempre a un approccio“contabile” ai problemi delle minoranze lin-guistiche: fu tra l’altro obiettore di coscien-za al censimento etnico del 1991, e ciò glicostò la mancata candidatura a Sindaco diBolzano, per la violazione delle norme cheallora vigevano. Di formazione cattolica, anche se figlio di unebreo viennese fuggito in Italia alla perse-cuzione nazista, non perse mai una pro-fonda spiritualità del suo approccio alla so-cietà e alla politica: mantenne molti rapporticon figure sostanziali del mondo cattolicoe della chiesa soprattutto a Firenze, dovestudiò all’università, e nella natia Bolzanocome Ernesto Balducci, Don Lorenzo Mila-ni e la sua “Scuola di Barbiana” (tradussein tedesco la famosa “Lettera a una pro-fessoressa”), Don Enzo Mazzi e Giorgio LaPira che fu suo professore. Visse tutte leprincipali esperienze “movimentiste” in Ita-lia: la contestazione del 1968, poi LottaContinua – anche nell’ambiente della fa-coltà di Sociologia a Trento dei primi anni’70, dove prese una seconda laurea (era giàlaureato in Giurisprudenza a Firenze) - e poisoprattutto anche con frequentazioni inGermania dove divenne amico di DanielCohn-Bendit (leader del ’68 francese e poidei Verdi tedeschi) e di Joschka Fischer, poiministro del Governo rosso-verde di Ger-

hard Schroder. In Italia partecipò, all’iniziocome ispiratore e “nume tutelare” (tra l’al-tro garante delle prime liste verdi) alla co-struzione del movimento dei Verdi, ma ri-fuggì sempre incarichi troppo “centrali”, efu sempre attento alla costruzione di rego-le che potessero favorire una professiona-lizzazione della politica – che poi forse fu

proprio la ragione del crollo di questo par-tito.Fu sempre un pensatore originale e auto-nomo, e ciò gli costò molto anche in termi-ni di relazioni col suo stesso mondo cultu-rale, quello dell’Arcipelago Verde europeo:non sempre fu compreso e non sempre lesue posizioni furono condivise dai suoistessi compagni e amici, come nel casodella sottoscrizione di un documento “con-servatore” sui temi etici, o di uno dei suoiultimi atti, una pressante richiesta di inter-vento armato alla comunità internazionalenello scenario della guerra nella ex-Jugos-lavia, davvero fuori dalle righe per uno deipiù famosi esponenti del mondo pacifista(era tra l’altro ospite fisso della rivista “Azio-ne Nonviolenta”, una delle più diffuse delsettore). Eppure i suoi costanti rapporti da

Parlamentare Europeo (era stato eletto perdue volte, nel 1989 e nel 1994) con la real-tà Jugoslava, e in particolare con la città diTuzla, che fu vittima di una delle ormai fa-mose stragi di quella terribile guerra euro-pea, l’avevano convinto di una necessità diun forte intervento internazionale, senza ilquale la situazione sarebbe ulteriormentedegenerata. Di Alex Langer si parla spessocome “profeta dei nostri tempi”: in quel ca-so lo fu davvero perché solo una settimanadopo la sua morte avvenne la tremendastrage etnica di Sebrenica, della quale, in-fatti, ricorre anche in questi giorni il ven-tennale.Fu amico di Gino Girolomoni, il fondatoredell’agricoltura biologica in Italia – anche luiscomparso da poco, e che ho avuto la for-tuna di conoscere personalmente – e diIvan Illic, il filosofo della “convivialità”, altredue figure a lui molto vicine e troppo pococonosciute per le proposte sociali e politi-che che portavano avanti. Per la sua pro-fondità di pensiero e per l’esempio della suaazione Alex Langer è stato sempre unesempio di come sia possibile superare gliostacoli delle differenze, costruire il dialogoe la pace, lavorare per un mondo migliorerestando coerenti con le proprie idee e au-tonomi nel giudizio. All’età di 49 anni – lamia attuale – ha deciso che il peso del suoimpegno e delle sue relazioni non era piùsopportabile. La sua ultima frase “Non sia-te tristi, continuate in ciò che era giusto” cideve far riflettere. Certamente mi sento didire che Alex Langer sarebbe un’utile gui-da anche nei nostri difficili tempi e che cimancherà a lungo. n

Insegnante, giornalista, traduttore e uomo politico

La sua ultima frase: “Non siate tristi, continuate in ciò che è giusto”

Alexander Langer: costruttore di ponti

di Giuliano Tallone

Alex Langer

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Salute

I ìl segreto per un’abbronzatura perfet-ta è una dieta ricca di cibi abbronzan-ti: con le loro proprietà nutritive aiute-

ranno infatti la vostra pelle a reagire ai rag-gi del sole e a farvi avere una tintarella in-vidiabile. Qualunque sia la vostra carnagio-ne, qualunque sia il tempo che prevedete distare stesi sotto il sole: il primo segreto peravere una pelle abbronzata e idratata è be-re tantissima acqua. Tra i cibi troverete poitantissimi piccoli alleati in grado di aiutarela vostra pelle ad aumentare l’intensità del-la propria abbronzatura. Integrate la vostradieta con questi cibi sin da ora e la vostratintarella sarà impareggiabile!I cibi abbronzanti altro non sono checibi ricchi di vitamina A in grado di stimo-lare la produzione della melanina, la re-sponsabile della vostra tintarella.Il modo più facile e veloce per riconoscerei cibi abbronzanti è guardare il loro colore:i frutti e le verdure arancioni o rossi sonotendenzialmente ricchi di betacarotene e vi-tamina A. Tuttavia non sono gli unici cibi ab-bronzanti, ma solo quelli con un maggiorepotere abbronzante.Non sono solo i cibi ricchi di vitamina A a es-sere dei preziosi alleati per la vostra abbron-zatura: non basta, infatti, scurirsi ma bisognaanche che la pelle abbia tutti gli elementi nu-tritivi per mantenersi elastica e luminosa.Anche se la vitamina C tende a rallentare l’ab-bronzatura, è meglio integrarla nella dieta: nonsolo, infatti, alzerà le vostre barriere immuni-tarie, ma è anche un ottimo antiossidante ingrado di combattere l’invecchiamento dellapelle. Cominciamo a introdurre nella nostradieta giornaliera un paio di tazze di thè verde,un vero concentrato di antiossidanti, e a me-tà mattino e metà pomeriggio, come spunti-ni, frullati o centrifugati di frutta e verdura distagione ed evitiamo l’esposizione al sole nel-le ore più calde perché anche il forte calore faconsumare al nostro corpo le sostanze che ciservono da difesa. Ci accorgeremo che ci ab-bronzeremo ugualmente e ci sentiremo enor-memente meglio. Per quanto riguarda la pel-le, la polvere o il liofilizzato di vitamina C siscioglie in acqua minerale naturale (1/3 di cuc-chiaino di polvere + 1 cucchiaino d’acqua) esi mescola a un’emulsione con cui si mas-saggia, fino a completo assorbimento, viso,collo, decolleté e mani. I raggi uva, infatti,stressano la pelle e integrando con cibi an-tiossidanti (come frutti di bosco, arance, pa-paya e kiwi) avrete un aiuto in più per mante-nere la pelle giovane e abbronzata. Incre-menta,quindi, la tua alimentazione con fruttae verdura di colore giallo e arancione (carote,albicocche, nespole, pesche, melone, barba-bietole rosse...): la loro tinta indica una parti-colare ricchezza di betacarotene, precursoredella vitamina A, che favorisce direttamente laproduzione di melanina.Stimolando l’attività dei meloniciti (le cellu-le della melanina), il betacarotene è in gra-do di sviluppare un’abbronzatura profonda.Mirtilli, uva e lamponi sono ricchi di polife-

noli, agenti in grado di svolgere una poten-te azione anti-ossidante, contrastando l’ef-fetto del photo-aging.Inoltre, regolano la microcircolazione cuta-nea, diminuendo la sensazione di calore.Ne basta una manciata a colazione. Oppu-re per una pausa dissetante opta per unsucco di mirtilli. Pesce e frutti di mare, ric-chi di acidi grassi e omega 3, proteggonodal sole, riparando le fibre di collagene edelastina, messe a dura prova durante l’e-sposizione solare. Contengono inoltre zin-co e selenio, sali minerali che riparano lecellule dall’azione ossidativa. Il risultato?Pelle liscia e abbronzata uniformemente.Mai farsi mancare la vitamina E, soprattut-to se si ha la pelle secca e delicata, che inestate si disidrata particolarmente. La trovinel germe di grano, nell’olio d’oliva, nellemandorle e nell’avocado. Tra i vegetali a ef-fetto spiccatamente “abbronzante” non di-menticare mai il pomodoro, che contieneuna sostanza particolare (il licopene) adazione protettiva. E’ stato studiato che il li-copene si assimila meglio se si consuma-no pomodori cotti. Via libera dunque aglispaghetti con il pomodoro.Consumare cibi ricchi di betacarotene nonvuol dire solo assicurarsi un’abbronzaturadorata, ma anche una maggiore protezionedalle scottature solari. Ne sono ricchi pe-peroni, prezzemolo, rucola, radicchio, spi-naci, mango. Il betacarotene filtra i raggiUV e neutralizza gli effetti nocivi dei radica-li liberi, grazie all’azione antiossidante. Non è necessario consumare troppi caro-teni: oltre a colorare la pelle, potrebbero ac-cumularsi nel fegato, creando disturbi me-tabolici. Ne bastano 100 mg il giorno a scel-ta tra gli ortaggi preferiti. Ricco di vitaminaA e B, il melograno ha anche un effetto diu-retico, utile in caso di gonfiore e sensazio-ne di pesantezza. Da consumare sotto for-ma di succhi o di integratori.E’ stato dimostrato inoltre che la querceti-na delle mele è in grado di svolgere un’a-zione contro i radicali liberi.Arricchisci la tua insalata con i germogli disoia oppure consuma regolarmente cibi abase di soia, come latte, yogurt, biscotti ecc.Non solo frutta e verdura. Anche la carne ap-porta il suo contributo a un’intensa e dorataabbronzatura. Una porzione di filetto di man-zo contiene 7 mg di zinco necessari per ave-re il giusto apporto di azione protettiva.Infine dovrete cercare di tener lontani dallavostra pelle pericolosi eritemi e irritazionicutanee e aiutare soprattutto la pelle a re-stare elastica: nulla come i cibi ricchi diOmega 3 sono in grado di aiutarvi. Via liberaa salmone, pesce, avocado e noci.Chi non sogna di mantenere l’abbronzatu-ra conquistata durante le vacanze? Avetefaticato ore e ore su quel lettino in riva almare per riuscire ad avere una pelle dav-vero abbronzata, e ora sapete che nel girodi pochi giorni potreste già tornare al pal-lore pre-vacanziero. Non arrendetevi e sco-

prite i trucchi per mantenere la vostra ab-bronzatura intensa e luminosa.1. Doccia no bagnoNon fate il bagno: restare a mollo nell’acquaa lungo non aiuta la vostra pelle, è quindimeglio fare una doccia veloce e rapida.Inoltre abituatevi da subito ad abbassare latemperatura dell’acqua: l’acqua calda fa-vorisce la desquamazione della pelle.2. Trattamento pre-docciaPrima di infilarvi sotto la doccia spalmatesul corpo un po’ di olio idratante, aiuterà lavostra pelle a restare idratata e la proteg-gerà dall’azione aggressiva che spessohanno i bagnoschiuma.3. Attenzione al bagnoschiumaIl bagnoschiuma classico può rivelarsi trop-po aggressivo per la vostra pelle: sceglietedei prodotti specifici oppure preferite pro-dotti oleosi che oltre a detergere idratanocontemporaneamente anche la pelle. 4. Non strofinare la pelleStrofinare la pelle in modo aggressivo, è ilmodo migliore per dire addio all’abbronza-tura a meno che periodicamente potrete dinuovo esporvi al sole per dare una nuova ca-rica al vostro colore estivo: sotto la docciausate una spugna morbida e alla fine asciu-gatevi semplicemente tamponando la pelleanziché strofinarla. Poi creme idratanti. Il ba-gnoschiuma migliore è il “sapone non sapo-ne” che permette la pulizia senza seccare equindi squamare la pelle. Il ricambio ci saràaiutiamolo con creme molto idratanti.5. Idratare, tantissimoSceglietevi un set di creme super idratanti daspalmare sulla pelle due volte il giorno. Ob-bligatoria la crema idratante dopo la doccia,ma anche in un secondo momento della gior-nata è meglio stenderne un velo leggero.6. Week end sotto il soleIl modo migliore per mantenere l’abbronza-tura è cercare di catturare ogni singolo rag-gio di sole: Uscite in pausa pranzo e anda-te al parco.7. Ancora caroteUno dei trucchi della vostra abbronzaturaperfetta è la dieta che avete seguito? Nonpensate di aver finito, anzi: continuate ladieta che a questo punto vi aiuterà a man-tenere l’abbronzatura.8. Niente aria condizionataPreparatevi a soffrire gli ultimi giorni caldi:l’aria condizionata dovrà essere rigorosa-mente spenta! Quest’ultima, infatti, vi sec-ca la pelle e vi fa perdere l’abbronzatura!Quando, infine, la vostra abbronzatura co-mincerà ad andarsene e compariranno letante odiate macchie più chiare non vi re-sta che fare immediatamente uno scrub peruniformare il colore della carnagione. n

* Docente di Patologia Clinica – Università“La Sapienza” Roma

I cibi ricchi di vitamina A sono abbronzanti

Continuare la dieta abbronzante per mantenere a lungo la tintarella

di Maria Santulli*

Alimentazione e abbronzatura

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 16

Territorio

A vendo da tempo questo importantespazio a disposizione sul bimestra-le “Il Centro Storico”, spesso e vo-

lentieri ho avuto modo di esprimere grati-tudine e a volte lodare l’operato dell’Asso-ciazione Odissea, sia per il senso di appar-tenenza sia perché effettivamente in un mo-do o nell’altro questo gruppo si impegna suvari fronti.Non ho specificato gruppo di “ giovani” perevitare il solito cliché, e soprattutto perchél’Odissea è prima di tutto un insieme di per-sone che amano il proprio paese. Solo in unsecondo tempo potrei dare a questo grup-po l’appellativo di “giovani” giusto per chilo è davvero, o per chi ha superato legger-mente quella soglia, ma lo è dentro di sé(non me ne vogliano i soci per tale affer-mazione!)Come spesso è stato rilevato anche in pre-cedenti articoli, “ fare associazionismo” nonè facile, non si è sempre pienamente dis-ponibili nel farlo e anche se il tempo lo sitrova, non tutti gli eventi o le varie attivitàsvolte vengono comprese dal pubblico. Infatti, a volte si tende a vedere solo in su-perficie e ciò che si scorge appare “super-ficiale” appunto, ma dietro a quell’avveni-mento c’è un lavoro di squadra, c’è deltempo speso (volentieri), c’è iniziativa, c’èvoglia di fare. Purtroppo non sempre tuttofila liscio e obiettivamente alcune cose ven-gono meglio di altre, ma questo può soloaiutare a migliorare e a migliorarsi. Dopo-tutto, fermarsi al primo ostacolo, non hasenso e lo stare fermi a guardare altri cherealizzano qualcosa, non ne ha ancor di piùe oltretutto non porta a niente.Sono del parere che “ è meglio fare che par-lare” anche se sono una irrefrenabile logor-roica, ma capita quell’eccezione che con-ferma la regola.Ciascun evento ha la sua importanza, chesia a scopo ricreativo, sociale o ambienta-

le, ed è a tutti gli effetti, un piccolo contri-buto per la nostra comunità. Sarebbe un er-rore classificarli, quando invece basta por-li su uno stesso piano. Per questo motivo,particolare importanza va alle attività anco-ra in corso di compimento.Continua così il nostro “banco di mutuacultura”, ovvero la nostra esposizione di li-bri, prettamente riciclati, messi a offerta li-bera a disposizione del pubblico. Legata atale iniziativa c’è la “raccolta alimentare”grazie alle quale possiamo assicurare unaspesa per alcune famiglie disagiate. Infatti,ogni qual volta il banco è realizzato, il suoricavato è devoluto per l’acquisto di gene-ri alimentari di prima necessità, in seguitodistribuiti.L’1 Luglio scorso sono state affisse qua-ranta mattonelle del “muro delle nomme-ra”, visibilmente valorizzato e ancora in cre-scita, visto che ne sono prossime ancoradieci, ovviamente integrabili con altre. Quin-di colgo l’occasione per invitare chi voles-se farne una o più a contattarci sulla pagi-na face book “Associazione Odissea”o alnumero 3398583084.Una iniziativa semplice questa del “Murodelle Nommera” che spesso incuriosisce ipassanti o i turisti, rende amorfi coloro chese ne disinteressano totalmente, e mantie-ne l’uso di dare ancora un soprannome aqualche compaesano, oltre a portare allamente tanti soprannomi, magari non più tra-mandati, ma importanti per chi viveva SanFelice e lo vive ancora all’insegna della tra-dizione.In attivo c’è anche il musical “Rock ofAges”, uno spettacolo ambientato nei miti-ci anni Ottanta, che verrà messo in scena il5 agosto 2015 presso il Campo Sportivo A.Ballarin (loc. Mezzomonte) a San Felice Cir-ceo. Tra canzoni e momenti “rokkeggianti”,la storia di un ragazzo e una ragazza inna-morati della musica, con un sogno nel cas-

setto quello di poter un giorno diventareun’icona del rock come il loro idolo StaceyJaxx, con tante vicende che accompagne-ranno i protagonisti e tutti i loro compagnidi viaggio.Il musical, anche se è un momento ilare,leggero, ha un notevole valore. Infatti, per-mette innanzitutto di far aggregare un nu-meroso gruppo di ragazzi e ragazze, tracomparse, ballerine e protagonisti, di esse-re il collante tra di loro, quindi motivo di in-contro, e soprattutto permette loro di re-sponsabilizzarsi, visto che la riuscita e ilsuccesso dell’evento dipende esclusiva-mente da loro. Ecco perché è un avveni-mento da non perdere, per cui il mio invitova a tutti quelli che amano la musica, la re-citazione, la danza, ma soprattutto a chicrede ancora nei nostri ragazzi!Con il musical si chiude la stagione deglieventi e delle attività, per dar spazio a unapiccola ma meritata pausa.Quante cose può un’associazione, maquanto si suda per poterle realizzare.Ma questo lo sappiamo noi, noi che ci met-tiamo in gioco, noi che sbagliamo, noi chediscutiamo, noi che ci demoralizziamo, noiche gioiamo, noi che alla fine dei giochi sia-mo soddisfatti del risultato, perché ciò chearriva alla gente è il “prodotto finito”, ma illavoro che c’è e non si vede è la parte piùimportante, è la parte che viviamo. n

I l 7 giugno scorso per le strade di SanFelice Circeo, si è svolta la prima edi-zione di “Circeo in Vespa”. Una mani-

festazione ideata dal sottoscritto, AndreaAmbrosio, Nicolò Sala in collaborazionecon il “Comitato Giovani Circeo”. Vi hannopartecipato circa cinquanta mezzi che han-no ammirato le bellezze che ogni giorno cioffre il Circeo.Siamo partiti dal porto turistico facendo co-lazione alla “Cerveseria” e abbiamo per-corso la strada panoramica che porta al fa-ro, per poi salire sul piazzale delle crocet-te.

I partecipanti provenienti da tutta la provin-cia (Pontinia, Itri, Terracina, Sabaudia) sonorimasti sbalorditi dalla Bellezza (la maiu-scola è un errore voluto).Intorno all’ora di pranzo le vespe si sonofermate in piazza Vittorio Veneto e dopoaver pranzato all’”Over Sea Pub”, hannomesso in moto e sono tornate a casa.Ho sempre pensato che nella vita è meglioprovarci che rimanere fermi.Siamo partiti dal nulla, ancora una volta, ecome folli ci siamo concessi il lusso di ri-schiare.Siamo felici di averlo fatto. Felici di aver tra-

sformato una normale domenica di giugnoin una domenica in sella a una vespa per iposti più belli che questo nostro meravi-glioso paese ci offre.Vogliamo ringraziare tutte le persone chehanno reso questa idea realtà. Un ringraziamento speciale va al ComitatoGiovani Circeo, la Cerveseria, Over SeaPub, il Grottino al Porto, la bcc di Monte-nero, la cooperativa Mediana, lo stabili-mento balneare “La Bussola”, il Comune diSan Felice Circeo, la Polizia Municipale e atutti i quarantasette partecipanti. n

di Federica Capponi

Il musical “Rock of Ages”

Le tante iniziative dell’Associazione Odissea

di Thomas De Bellis

I° edizione del “Circeo in Vespa”Il Circeo visto in sella a una vespa

Il Banco di Mutua Cultura e il Muro delle Nommera

Sequestro dei parcheggi in viale Europa

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 17

Territorio

L’ estate è ormai partita alla grande,dopo le incertezze climatiche del-la prima metà di giugno, e si guar-

da al Turismo come la grande risorsa chepuò mettere ordine in alcuni conti, può da-re fiducia consolidando gli indizi di una ri-presa dell’economia globale e di quelle lo-cali; il Circeo, Sabaudia, Terracina, si riaf-facciano alla ribalta internazionale e inter-na, ma restano (o si ripetono) alcuni “se” ealcuni “ma”. Io riesco a vederne almeno tre. Il primo è l’a-zione di rottura che la Magistratura portaavanti contro le situazioni che potrebbero es-sere sanate molto prima che la buona sta-gione esploda: è il caso del sequestro dei“parcheggi” (ma sono un poco di tutto) lun-go Viale Europa, nella riviera orientale del Cir-ceo. Si tratta di scampoli di terreni lasciati li-beri da una cattiva pianificazione del suoloin una zona importantissima per le strategiedi accoglienza dei flussi turistici. Davanti, ilmare e gli stabilimenti balneari, dei quali sideve dire in termini positivi per gli ottimi pro-gressi estetici e funzionali che hanno rag-giunto; in mezzo, il lungomare, che fa da se-parazione tra il “servizio-mare” e i punti diapprodo degli Ospiti, e che, insieme, con-sente loro di distribuirsi sul territorio; allespalle una zona che è venuta formandosi ob-bedendo al criterio dello spontaneismo edelle esigenze che via via si palesavano: de-

positi invernali-estivi per barche grandi e pic-cole; bar e altri punti di appoggio e di so-stegno alla domanda dei turisti; depositi diroulotte; aree di sosta per le auto che altri-menti intaserebbero e bloccherebbero lostesso lungomare. Stiamo, cioè, parlando dicose utili. Solo che non sempre sono statepianificate e, quindi, regolamentate.Proprio come i nuovi sequestri di pontili sulfiume Sisto, secondo un “disegno” non vo-luto da nessuno, ma che puntualmente si ri-pete, e che la Regione non ha saputo o vo-luto riordinare (e ne sono passati di anni!).E’ la zona sulla quale si affollano poteri am-ministrativi e titolarietà giuridiche che, an-ziché riunirsi in sinergia, si combattono peraffermare la prevalenza di ciascuna, la-sciando senza disciplina sia chi ha bisognodi servizi di approdo per le barche, sia chicerca di dare quei servizi (banchine, riforni-menti di carburante, punti di appoggio e disosta, ecc.). Regione, Provincia, Comune,Capitaneria di Porto, Consorzio di Bonifica:un groviglio di competenze litigiose. Man-ca un articoletto di due righe per fare ordi-ne ed economia: “I porti fluviali apparten-gono alla competenza di ..., che rilascia leautorizzazioni dopo avere consultato in unaconferenza dei servizi i vari titolari di com-petenze”. Ci sarà pure qualche consigliereregionale disposto a farsi promotore di unalegge fatta di un solo articolo e di un solo

provocatorio comma. Speriamo per l’annoprossimo.Altro problema. Il Turismo continua a essereun perfetto sconosciuto: nessuno sa qualisono i numeri che lo formano da quando laRegione ha avuto la cattiva idea (qualche an-no fa, passata legislatura) di smantellare tut-to quello che già esisteva e funzionava be-ne (gli uffici statistici) per “innovare”. La con-clusione è che sono stati spesi altri soldi chesi potevano risparmiare, perché il sistemaera largamente collaudato e bastava solo ag-giornarne qualche aspetto di dettaglio; chesi sono perdute alcune competenze profes-sionali che sarà arduo ricostruire; e che nes-suno sa i numeri del fenomeno turistico ne-cessari per programmare.Un terzo e ultimo punto: si è tanto detto espeso per Milano Expo. Sono stati finanzia-ti progetti locali; quei progetti sono stati at-tuati, ma a Milano Expo non vi è traccia diuna provincia che si chiama Latina (sia purein smantellamento). Né traccia dei progetti,un opuscolo, una iniziativa promozionale chefaccia conoscere luoghi e offerte turistiche làdove vi è la domanda buona e ricca. Vi è“solo” la Regione Lazio con le sue propostegenerali e a volte generiche. E i soldi per iprogetti sono privi di sbocco operativo.Va bene così, anzi no. E viene sempre dadomandarsi perché mai debba sempremancare uno per fare cento. Boh! n

A Milano Expo non vi è traccia delle Provincia di Latina

Il turismo continua a essere un perfetto sconosciuto

di Pier Giacomo Sottoriva

Un’ipotesi dell’antropologa Pat Shippman

U n’antropologa americana dellaPensylvania University, Pat Shipp-man, ha formulato una nuova ipo-

tesi sulle cause dell’estinzione degli uomi-ni di Neanderthal, una questione rimastasempre aperta tra gli esperti di preistoria.Nel suo libro dal titolo “Gli invasori. Comegli umani e i loro cani portarono i Neander-thal all’estinzione” la Shippman sostiene,basandosi su scavi e progressi recenti nel-le tecniche di datazione al radiocarbonio,che a determinare l’estinzione dei neander-thaliani fu l’invasione della specie Homo sa-piens nel periodo Neolitico e un’azione con-giunta dell’uomo e del cane.Dall’articolo di stampa (Venerdì della Re-pubblica del 29/5/2015), da cui ho tratto lenotizie sugli studi dell’antropologa statuni-tense, non vi sono indicazioni circa even-tuali azioni di eliminazione fisica diretta(quali eccidi o aggressioni) degli uomini diNeanderthal da parte dei neolitici. E’ statod’altra parte accertato dagli studiosi che le

due popolazioni convissero nel territorio percirca cinquemila anni, senza che si fosseroverificare forme di aperta conflittualità.L’articolo di cui sopra si sofferma per lo piùsul ruolo dei cani, una specie di dimensio-ni del tutto superiore a quella dei cani mo-derni (la Shippman li chiama lupi/cani); que-sti avrebbero fornito all’uomo un determi-nante aiuto nelle battute di caccia. L’homodi Neanderthal affrontava le prede da vici-no, usando clave, asce o pugnali, e spes-so veniva aggredito da pericolosi predato-ri, per lo più grossi felini, attirati dall’odoredel sangue. L’Homo sapiens, molto più abi-le nella lavorazione della pietra, producevapunte di frecce e di lance, mediante le qua-li abbatteva le prede a distanza; pertantoaveva bisogno di cani abili a raggiungere infretta la preda, a finirla e a difenderne il cor-po dagli altri predatori. Marcello Zei, illustre studioso e appassio-nato divulgatore delle scienze preistoriche(ha fondato la Mostra permanente “Homo

sapiens e habitat al Circeo”), allievo e col-laboratore di Carlo Albero Blanc, era dell’i-dea che l’Homo sapiens nel tempo abbia ri-dotto sempre più gli spazi ecologici ai lorocontemporanei di origine molto più antica,meno attrezzati, determinando fattori d’in-voluzione dell’uomo di Neanderthal, spin-gendoli, per lo più indirettamente, all’estin-zione. L’ipotesi di Zei è stata confermata re-centemente da noti ricercatori.Sull’argomento le ricerche di Pat Shippman(che non contraddicono l’ipotesi di Zei) for-niscono un’indicazione particolare, di note-vole interesse, in quanto si basa sui risulta-ti di scavi e di datazioni molto attendibili,che hanno mostrato la contemporaneapresenza, nei siti esplorati, dei resti fossilidei grandi cani e degli strumenti litici rea-lizzati dall’Homo sapiens (punte di freccia,di lancia, coltelli ecc….). Nel Parco Nazionale del Circeo, presso la

Un’azione congiunta dell’uomo e del cane

L’estinzione dell’Homo Nearderthalensis

di Nello Ialongo

continua a pag. 21

di Angela Palombi

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 18

Cultura

“I l fu Mattia Pascal” di Luigi Piran-dello, grande classico italiano, èstato il libro scelto

dal Caffè Letterario per l’ul-timo incontro della stagione.Viene proposto spesso nel-le scuole come lettura co-struttiva e a ragione; ma iol’ho letto solo adesso, conun approccio di sola letturadi piacere, a volte, il modomigliore di leggere alcunigrandi libri. Non è sempliceriassumere la trama, per lemolte vicissitudini del prota-gonista, pertanto, non pos-so far altro che un riassuntoessenziale.Mattia Pascal è un giovanescapestrato e senza partico-lare propensione in nessuncampo, che con inettitudinee irresponsabilità si costrui-sce una vita misera e senzaprospettive che lo lascia inevitabilmente in-soddisfatto. Dopo una vincita fortunata al ca-sinò in cui si era recato, scoperto che al suopaese tutti lo avevano invece dato per sui-cida, decide di approfittarne e di sparire. Nonvuole tornare a quella vita squallida, da unamoglie che non ama, e da creditori cui avreb-be dovuto dare l’intera somma appena vin-ta. Decide invece crearsi una nuova vita e di-venta Adriano Meis, con un nuovo passatoe soprattutto un nuovo futuro. Ma dopo al-cuni anni si ritrova, anche con la nuova iden-tità, invischiato in situazioni diverse, ma conlo stesso squallore delle precedenti. AdrianoMeis non lo rende più felice di quanto fa-cesse Mattia Pascal. Tornato al suo paesecome ultima speranza di ottenere quel futu-ro migliore, ben poco farà in realtà per co-struirlo. Ed è questo l’essenziale, l’insegna-mento da trarre dalle avventure di Mattia Pa-scal: è importante quello che si costruisceper se stessi, come si sceglie di condurre lapropria vita perché anche con un nome di-verso si ha comunque la propria natura e sicommettono gli stessi errori. Non è fuggen-do che si può correggerli e risolvere i pro-blemi, ma affrontandoli, con avvedutezza egiudizio, con l’umiltà del proprio lavoro su sestessi e la voglia di migliorarsi. Mattia Pascalè un inetto che si lascia condurre dai casisenza mai prendere in mano le redini dellapropria vita, non la prima, né tantomeno laseconda ed è per questo che nessuna delledue lo lascerà mai soddisfatto. Oltre a quella per i libri, c’è un’altra passio-ne cui mi piace dedicarmi, anche se noncon la stessa costanza, né gli stessi risul-tati purtroppo. Gli scacchi. Molto più che ungioco. Sono certa di poter affermare, sen-za alcun dubbio che non esista altro “gio-co” in cui vi sia la stessa elevazione men-tale e d’animo, lo stesso spessore intellet-tivo e morale, la perspicacia, la dedizione eil rispetto, nonché la stessa magia che han-

no gli scacchi. L’aspetto magico degliscacchi è il rendersi conto che le regole cui

il gioco sottostà, sono inrealtà regole di vita, di com-portamenti etici, scelte dicoraggio e di intelligenza pernon soggiacere alla forzadell’avversario, che non èquello con i pezzi dal colorediverso dal nostro, bensì leavversità della vita. L’ap-proccio di un giocatore inuna partita rivela il suo ca-rattere, molto più di quantolo farebbero altre situazioni;ciò che ciascun pezzo può onon può fare sulla scacchie-ra, ci rende consapevoli deinostri limiti in rapporto congli altri; capire quando si puòcontinuare a lottare o quan-do si deve riconoscere diaver perso, senza per que-sto essere dei perdenti.

Questo è ciò che davvero va scoperto econquistato con gli scacchi. Ho sottratto unpo’ di spazio alla trama, facendovi invecequesta premessa poiché credo che sia que-sto il vero messaggio del libro di Walter Te-vis, “La regina degli scacchi”. La prota-gonista è Beth, una bambina “sola timida ebruttina” che sembra non avere grandi pos-sibilità nell’orfanotrofio in cui finisce a ottoanni. Un incontro casuale con gli scacchicambierà il corso dellasua vita. Da quel mo-mento il gioco, la cattu-ra diventando per leiquasi una fissazione,poi una disciplina, poiun lavoro, infine un tra-guardo. CrescendoBeth non smetterà maidi giocare, né di studia-re gli scacchi, con le lo-ro strategie e le partitedei più grandi maestri,fino a raggiungere lapiù alta posizione con-quistabile. Da ragazzinasenza prospettive, gire-rà il mondo di torneo intorneo coltivando e rap-presentando quella che a un certo puntocessa di essere una passione e diventa unaragione di vita, la realizzazione di un desti-no. E diventa anche una donna forte e ingamba, che basta a sé stessa, perché è unerrore se al termine del libro si ha l’impres-sione che lei paghi la sua realizzazione conla solitudine, Beth sceglie. Come negliscacchi, sceglie ciò che vuole diventare esceglie la sua strategia di attacco senza esi-tazioni né ripensamenti. Alicia Gimenez-Bartlett è nota per alcuni ro-manzi polizieschi. Incuriosita dai commen-ti molto positivi a suo riguardo, ho letto que-sto romanzo il cui titolo, “Giorni d’amore e

inganno”, ho riflettuto a posteriori, è effet-tivamente ben scelto per indicarne il con-tenuto. Iniziato senza particolare parteci-pazione, mi sono invece ritrovata a legger-lo avidamente, con sempre più interesse,coinvolta nell’abbondanza di riflessioni cuimi ha portato.Vicino la pic-cola cittadinadi San Mi-guel, in Mes-sico, sta sor-gendo unanuova strut-tura in cui la-vorano inge-gneri e operaispagnoli, al-loggiati insie-me alle lorofamiglie in unresidence ap-positamenteloro dedicato.Di tutti gli abi-tanti del vil-laggio, sonoquattro le coppie, marito e moglie, che di-ventano protagoniste del romanzo, e che cifanno interrogare sulla complessità di tuttii rapporti umani, ma soprattutto di quello fraconiugi. Ogni coppia ha i propri problemi:una è sull’orlo del divorzio, con una comu-nicazione pari a zero già da anni; quella che

sembra essere la più affiatata sirivela in realtà composta di duepersone che non si conosconoper niente; il matrimonio più equi-librato e stabile, lo è solo poichéin realtà si è tramutato in una dis-creta amicizia; quella più stagio-nata infine, esempio di “matri-monio riuscito”, è invece solo unperfetto esempio di convenienza.Quando due di loro s’innamora-no e tradiscono i rispettivi coniu-gi, gli effimeri equilibri di ciascu-no collassano insieme alla tran-quillità dell’intero villaggio. Ed è aquesto punto che ci si interroga.L’amore dura negli anni? Restaimmutato? O cambia, ma restacomunque amore? E se invece

siamo noi a cambiare, la nostra natura? Sedopo anni di un rapporto, ci si accorge chequesto non soddisfa più le nostre esigen-ze, che lo trasciniamo come una zavorraspinti solo dal senso di responsabilità, do-vremmo liberarcene? Si ha ancora il dirittodi seguire i propri istinti, anche se ferisco-no altri o se sono malsani, o bisogna ri-nunciarvi e seguitare a fare ciò che gli altrisi aspettano da noi? Chi sceglie di abban-donare, ha ingannato fino allora? Ma chi re-sta pur non amando più, non inganna for-se comunque? E l’amore stesso, non è avolte un inganno? Come per i protagonistidel romanzo, a ognuno la propria scelta. n

Chiusura in bellezza

Un classico, una biografia e una commedia attuale

Il Caffè Letterario

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Territorio

L a zona del precipizio del Circeo èuno degli angoli più belli della costatirrenica, ma che pochi co-

noscono anche perché è quasi to-talmente inaccessibile. Alcuni an-ni fa portai sul Picco di Circe unmio amico archeologo, come meappassionato escursionista e sca-latore, il quale ha scalato numero-se vette sia delle Alpi che degli Ap-pennini. Quando glielo proposi, l’i-dea di salire su una montagna al-ta poco più di cinquecento metrigli sembrò un programma banalee non aderì con molto entusiasmo.Venendo con me provò inveceemozioni molto forti, mi disse chenon si sarebbe mai aspettato pa-norami così vari e spettacolari: diqua il mare azzurrissimo, i cespu-gli fioriti della gariga che amman-tano un declivio aspro e sassoso,dall’altra parte la lecceta umida eombrosa, la distesa infinita della pianurapontina, cinto dalla interminabile bastiona-ta dei Monti Lepini; rupi imponenti e verti-ginose che si stagliano su una vegetazionefittissima; le massicce mura del tempio ro-mano che circondano la vetta. A distanza dianni il mio amico mi dice che il ricordo diquell’escursione non lo ha mai abbando-nato.Nel 1984 Stefano Ardito dedicò al Parco na-zionale del Circeo un capitolo della sua gui-da A piedi nel Lazio che fu in quell’epoca laBibbia degli escursionisti della nostra re-gione. Su otto itinerari proposti la metà sisvolgeva sul promontorio. Dopo trent’annil’unico sentiero segnato e ancora percorri-bile è quello che sale alla vetta dai pressi diTorre Paola. Per il resto non c’è nulla. Nonc’è un’indicazione, non c’è un cartello, nonc’è più neanche una vaga traccia di sentie-ro che possa essere seguita con un po’d’intuito e confidando sul proprio sensodell’orientamento. I tracciati che erano an-cora esistenti un paio di decenni fa, in as-senza di una qualunque attività di manu-tenzione sono stati totalmente divorati dal-la vegetazione.Un percorso breve, ma bellissimo e sel-vaggio, anche questo menzionato nel librodi Ardito consentiva di scendere alla sco-gliera ai piedi del Precipizio, partendo dalpunto finale della strada sterrata che pas-sa sopra il Riparo Blanc. Si scendeva inmezzo alla macchia, per un sentiero ripidocon qualche salto di roccia, dove per pas-sare bisognava aiutarsi con le mani e si ar-rivava in una spiaggetta di sassi levigati, da-vanti a un mare smeraldo, circondata da ru-pi calcaree su cui crescono spontanea-mente le palme nane (chamaerops humilis).Vi ho portato degli amici stranieri lo scorsoanno, ma dopo alcuni infruttuosi tentativi,abbiamo dovuto battere in ritirata. Il sentie-ro era stato invaso dalla vegetazione e nonsi capiva più dove bisognava passare.

C’è poi la strada sterrata di Va-sca Moresca – un percorso fa-

cile, ma anche questo totalmente scono-sciuto - che con alcune svolte sale a un in-taglio del versante meridionale, dove ci siaffaccia all’improvviso sulla parete del Pre-cipizio, godendo uno dei panorami piùspettacolari della costa laziale. Una volta daquel punto, in meno di un’ora di cammino,si poteva salire al Picco di Circe, eventual-mente completando l’escursione con unadiscesa sul versante opposto, come giàproposto a suo tempo dalla guida di Ardi-to. Oggi ovviamente manco a parlarne: ilpercorso è del tutto impraticabile.Sarebbe un’opportunità straordinaria com-binare la salita da Torre Paola e quella daVasca Moresca con un lungo itinerario chepercorra tutta la cresta del Promontorio,toccando il Circello e l’Acropoli, per poi ca-lare verso San Felice seguendo il lungo mu-ro in opera poligonale che anticamente col-legava l’Acropoli con l’abitato di Circeii; rea-lizzare percorsi attrezzati, con pannelli di-dattici, combinare la natura del Parco conle testimonianze archeologiche. Il Circeo hadelle enormi potenzialità. Se i luoghi fosse-ro adeguatamente valorizzati e si facesseuna buona attività di promozione si potreb-be richiamare molto turismo straniero, cheè sempre più orientato verso vacanze eco-sostenibili, fra natura e arte.Purtroppo a San Felice Circeo siamo an-cora all’anno zero. Si cancellano d’un solcolpo anche le poche opportunità che cierano rimaste. Quest’anno è stato chiusoun altro percorso di una bellezza straordi-naria, quello che sale dal Porto a Torre Fi-co, il quale aveva anche il vantaggio di gua-dagnare rapidamente il versante marino delpromontorio per chi partiva dalla spiaggiadi Levante, immettendo il visitatore sullatranquilla e piacevole via Grotta delle Ca-pre, da cui varie scale conducono alle grot-te e alla scogliera sottostante. Ora il per-corso è stato precluso da reti altissime e in-valicabili, corredate da cartelli di divieto. Mi

hanno detto che poco tempo fa sulla sca-la si è verificato un brutto incidente. Inve-ce di chiudere, si potrebbe spenderequalche soldo per mettere una ringhieralungo la rampa e delle reti di protezionesulle rocce più incombenti Non sono ope-re colossali, soprattutto sarebbe denaroben speso.D’altra parte non si può pretendere di met-tere in sicurezza tutti i percorsi di monta-gna. Alcuni hanno i loro pericoli, una mag-giore esposizione, passaggi su roccia e perquesto sono frequentati solo da escursio-

nisti esperti. E’ giusto creare una rete infor-mativa che avvisi i turisti della lunghezza deipercorsi e del loro livello di difficoltà. Chi nonse la sente, potrà rinunciare. Ma non si de-vono mettere mai i lucchetti alle montagne.In Italia purtroppo molti pubblici ammini-stratori ancora concepiscono lo sviluppo intermini di cementificazione del territorio e diopere pubbliche tanto costose quanto inu-tili, che garantiscono profitti altissimi a unaristretta casta di costruttori e ben remune-rate “consulenze” ai politici che li sponso-rizzano. Oggi abbiamo invece disperata-mente bisogno di una capillare attività dimanutenzione ordinaria di ciò che già esi-ste, tutelando il paesaggio ed evitando undissennato consumo del territorio Costameno, genera ugualmente lavoro, e i finan-ziamenti pubblici potrebbero andare diret-tamente nelle mani di piccole società e re-ti di cooperative gestite da giovani, favo-rendo un benessere più diffuso e meno dis-uguaglianze.Molte amministrazioni comunali in Italia sisono già incanalate lungo questo camminovirtuoso. Al Circeo è ancora tutto da fare.Vediamo ancora cose che sono indegne diun paese civile, come quegli scheletri in ce-mento armato di case abusive tirate su piùdi quaranta anni fa e che stanno ancora lìa deturpare gli angoli più belli del Parco, so-pra Torre Cervia come a Punta Rossa. Ilmassimo dell’obbrobrio sono gli scheletri didue ville mai finite situati tra il porto e villaAguet che sono la prima cosa che si vedequando ci si affaccia dalla curva panorami-ca di via del Faro. È un pessimo biglietto davisita per il turismo evoluto, che avvicina ilCirceo più ai comuni della via Domizianache a luoghi prestigiosi e molto apprezzatiall’estero come il Parco dell’Uccellina o leCinque terre. Il Circeo ha bisogno di uncambiamento antropologico e generazio-nale, cominciando innanzitutto dalla politi-ca. n

Nessuna manutenzione

La politica deve orientarsi alla tutela di ciò che già esiste

I sentieri del Circeo

di Marco Bianchini

Picco di Circe

di Roberto Pallottini

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Territorio

L e biciclette entrano ufficialmentenella pianificazione generale dellamobilità. Non solo di quella urbana

o provinciale (Roma ha già un Piano qua-dro della ciclabilità urbana e un piano pro-vinciale – Ciclinpro), ma anche di quella re-gionale1. Sono entrato nel gruppo di pro-gettazione del CTL (Centro Trasporti e Lo-gistica) della Facoltà di Ingegneria de “LaSapienza”, incaricato della redazione delPiano regionale della Mobilità Trasporti eLogistica - PRMTL2, proprio per redigere ilPiano settoriale della mobilità ciclistica. La Regione ha predisposto un sito per co-municare lo stato dei lavori del PRMTL e so-prattutto coinvolgere tutti i cittadini e stake-holders che vogliono portare un contributocritico, di idee e proposte. Una pratica par-tecipativa forse troppo formale, poco dialo-gante, ma sicuramente utile per affiancare leforme di partecipazione più tradizionali co-me i convegni, gli incontri di lavoro, i tavolitecnici ecc. (https://www.pianomobilitala-zio.it). La regione vuole chiudere in tempibrevi il Piano, almeno per quello che riguar-da la rete ciclabile. A fine Luglio avremo glielaborati pronti, per avviare poi le procedu-re di approvazione. Sicuramente entro fine2015 sarà approvato. Mentre, contempora-neamente, in consiglio regionale sono arri-vate due proposte di Legge sulla mobilità ci-clistica e sostenibile, molto importanti perfornire norme e programmare le opere. In-somma, le cose si muovono, lentamente co-me si addice alle biciclette, ma si muovononella direzione giusta.Il Piano in elaborazione prevede di organiz-zare gli interventi proposti in tre fasi tem-porali, a breve medio e lungo periodo. Quel-lo che viene chiamato “do minimum” rap-presenta ciò che già si sta facendo3, men-tre il “do everything” comprende la realiz-zazione dell’intero piano. Molta importanzaviene data al Piano come strumento di in-formazione per gli utenti della bici, pensan-do ad aprire un sito interattivo dove poteranche fornire indicazioni utili alla imple-mentazione del Piano stesso. Il tema, come abbiamo più volte detto, è digrande importanza per un territorio comequello Pontino, perché le biciclette sono unmezzo particolarmente adatto per muover-si, vista la morfologia dei luoghi. Bisognasolo aumentare la sicurezza per chi le uti-lizza e si potrebbero aprire potenzialità disviluppo straordinario, sia per la mobilitàquotidiana di chi vive o lavora sul territorio,sia per quella dei turisti e dei cicloturisti, congrandi benefici per l’ambiente, con la redi-stribuzione dei flussi di turisti verso l’inter-no e la riduzione della pressione sulla co-sta, e per lo sviluppo dell’economia locale,soprattutto delle aree rurali4. Vale la penaraccontare come si sta sviluppando il Pia-no regionale perché la sua approvazionepotrebbe costituire una opportunità impor-tante per il territorio pontino e sollecitare leamministrazioni locali, fino a ora poco sen-

sibili e poco esperte, a diventare piùpropositive e operative. Entrando nel merito, il piano si arti-colerà per rispondere alle tre grandiaree di mobilità, quella del pendola-rismo, quella del cicloturismo, e infi-ne quella del ciclismo sportivo. Saràdata grande importanza all’intermo-dalità, soprattutto quella con il ferro,per il pendolarismo nelle aree urba-nizzate, soprattutto verso l’area ro-mana, e per raggiungere i territori piùlontani dalle aree di concentrazionedella popolazione, compresi quindi iterritori ad alto valore paesaggistico. Un contesto che verrà segnalato dalPiano come area ad alta accessibili-tà intermodale (treno + bici) è proprio quel-lo Pontino che va da Anzio/Nettuno a Ter-racina con almeno quattro/cinque stazionidelle ferrovie regionali. Per il quale quindisarà sollecitata l’elaborazione di un pianocondiviso della rete ciclabile, che consen-ta di collegare le stazioni del ferro con i luo-ghi ad alta attrattività turistica, attraversan-do la campagna della bonifica. Il Piano terrà conto degli obiettivi territorialiper definire i tipi di percorsi (lunghezze, fon-di stradali, parti di territorio da connettere).Poi definirà le caratteristiche dei percorsi,che in gran parte non potranno essere co-stituiti da piste ciclabili in sede propria (percosti e fattibilità) ma dalla messa in sicurez-za delle strade esistenti, con corsie in se-gnaletica verticale e orizzontale, magari raf-forzata dalle bande rumorose, puntando conle opere alla soluzione delle criticità (incroci,tratti particolarmente trafficati ecc.). Infine in-dicherà la strategia di attuazione, preveden-do oltre agli interventi a breve, medio e lun-go periodo anche le verifiche di fattibilità deidiversi tracciati che fanno parte di grandi di-rettrici, da effettuare nel momento in cui si fa-ranno, sul modello di Ciclinpro. Il territoriopontino è attraversato da almeno tre grandidirettrici: la litoranea Tirrenica e la ciclopistadel Sole, che sono fra gli obiettivi prioritari,e una direttrice trasversale, che connette lacosta all’interno, attraverso i Lepini versoFrosinone/Ceprano, e soprattutto verso ilParco Nazionale dell’Abruzzo (al passo diForca d’Acero).Il Piano Paesistico territoriale, ancorché so-lo adottato ma ormai in via di approvazio-ne, viene utilizzato come principale riferi-mento per individuare i territori, i beni cul-turali e i paesaggi rilevanti che possono co-stituire gli obiettivi del cicloturismo, e ven-gono presi in considerazione esplicitamen-te i Piani Territoriali Provinciali Generali(PTPG) di tutte le province del Lazio, in mo-do da pensare la rete ciclabile come stru-mento di sostegno degli obiettivi generalidella pianificazione (sistemi urbani locali daintegrare anche con la mobilità ciclabile lo-cale, per raggiungere i nodi di scambio del-le stazioni ferroviarie, i centri di servizi e diattività ecc.). Una scelta strategica infine è

quella di recepire e valorizzare le grandi di-rettrici interregionali del programma Bicita-lia e di quello europeo Eurovelo, quindi, co-me abbiamo detto, la ciclopista del sole ela litoranea tirrenica che interessano la pia-nura Pontina.I numerosi percorsi cicloturistici già da lun-go tempo individuati e praticati dalle asso-ciazioni, hanno costituito la principale fon-te di informazioni per la parte riguardante ilcicloturismo, in quanto percorsi già testatie dove sono già chiare le criticità da risol-vere. Sia quelli che percorrono le aree di ri-levanza ambientale e culturale, sia quellispecializzati per temi: i percorsi dei bene-dettini o dei francescani ad esempio. Unodei più sentiti è proprio il percorso litoraneo,che costeggia l’intera pianura Pontina. L’attività partecipativa proseguirà anche do-po l’adozione della proposta di Piano. Tuttoil materiale e le proposte verranno inviate al-le associazioni che hanno già collaborato ea quante vorranno farlo prima dell’approva-zione del Piano. E poi verranno sentiti gli En-ti locali. Soprattutto perché, oltre a fornire in-formazioni e proposte, saranno informati deicriteri premiali che la Regione intende adot-tare, privilegiando gli interventi condivisi fraComuni ed enti territoriali e basati su Piani lo-cali, che riguardano le aree più accessibili al-le biciclette e di più alta qualità paesaggisti-ca. E’ proprio il caso della pianura pontina.Toccherà quindi a Latina, Sabaudia, S. Feli-ce Circeo, Terracina, Priverno dimostrare diavere tutte le carte giuste per ottenere risor-se per la rete ciclabile. n

1 Un piano del cicloturismo la Regione La-zio lo aveva proposto nel 20092 Coordinato dal prof. Francesco Filippi econ il Prof. Luca Persia come responsabilescientifico3 La circumlacuale di Bracciano e poco al-tro, purtroppo.4 Anche Bonifica 2.0, il progetto del PO-MOS – il polo per la mobilità sostenibile del-la Regione che ha sede a Cisterna di Lati-na, va nella stessa direzione del Piano del-la mobilità ciclistica e andrebbero coordi-nati.

Una opportunità per la pianura pontina

San Felice Circeo deve avere le carte in regola per ottenere le risorse per la rete ciclabile

La bicicletta entra nella pianificazione regionale

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Cultura

I l Capponi, illustrando il Circeo, scrive“nel giorno 27 aprile 1777 sotto il pon-tificato di Pio VI, [la Chiesa] venne con-

sacrata solennemente in nome e memoriadi S. Felice II Papa e martire… Per impegnopoi dello stesso Tesoriere e a richiesta diquella popolazione il lodato Pontefice sicompiacque di benedire un corpo Santoscavato nelle catacombe degli antichi cri-stiani, che battezzatolo per S. Felice Papae martire lo inviò a quelli abitanti; i quali de-votamente vi fecero costruire un’appositaurna che presentemente in questa Chiesasi conserva”. Leggendo queste righe è nato il mio desi-derio di approfondire l’argomento e ho tro-vato ampia documentazione negli studi diG.N. Verrando.Confrontare dati storici agiografici e ar-cheologici relativi a Felice II è un’impresaardua.Da “I Santi Patroni del Lazio” I, p.239-240“La mancanza di dati fondati sulla vita e sul-l’identità di San Felice e la consapevolezzadella contraddittorietà contenuta nelle fontiha indotto la comunità locale, a un atteggia-mento di rimozione della realtà storica, rele-gando le origini del culto patronale a un tem-po antico e immemorabile. E’ assai proba-bile che, il dubbio storico abbia rafforzato lafiducia dei fedeli in uno slancio devozionalepiù deciso nei confronti del Protettore”.Mi cimento ora nell’esporre lo stato di al-cune questioni, nulla volendo togliere alladevozione.Non è finora emersa da attività di scavoun’iscrizione che certifichi: “qui la tomba diFelice II”.Vane furono le speranze suscitate dal rin-venimento di due epigrafi: una nel 1582quando il Cardinale Baronio redigeva unnuovo elenco dei Martiri Romani, l’altra nel1787 strenuamente difesa da un libro di P.A.Paoli.Negli studi ora si considera solo una lastratombale già riusata nel pavimento dellachiesa di S. Cecilia in Trastevere, e perdu-ta. All’inizio del 1600, l’archeologo Bosio vilesse: “Gaudiosa deposita in basilica dom-ni [martire] Filicis”. Detta lastra, nel suo pri-mo uso, era in un cimitero al III miglio del-la via Portuense o in un altro al II dell’Aure-lia.L’indicazione risale al VI-VII secolo: derivadal Liber Pontificalis, raccolta di vite deiPontefici, e dagli Itinerari per i pellegrini in

cammino sulle vie consolari verso le tombedei martiri. Dal V secolo, Felice entra nellalista dei Papi ed è ritratto nel fregio della ba-silica di S. Paolo.Felice II vive al tempo dell’imperatore Co-stanzo II, il figlio di Costantino che dopoavere ereditato l’Oriente e l’Egitto, nel 353è signore di tutto l’impero romano.Costanzo è favorevole agli ariani che, nu-merosi in Oriente, sostenevano una dottri-na trinitaria già condannata dal Concilio diNicea nel 325 per la quale Cristo non sa-rebbe stato figlio di Dio, ma solo la più ec-cellente delle sue creature.All’epoca, era normale che l’imperatore pri-meggiasse su tutta la Chiesa. In realtà, dalvescovo di Roma egli non pretendeva chesi facesse ribattezzare secondo la regolaariana, ma che intrattenesse buone relazio-ni con gli ariani. Nel 356, Costanzo II manda in esilio papaLiberio (352-356) che non aveva aderito al-la condanna di Atanasio oppositore dell’a-rianesimo. Nel palazzo imperiale fa consa-crare vescovo Felice che allora era arcidia-cono della Chiesa di Roma, rivestiva cioè laseconda carica nella gerarchia. Il popolo,fedele in gran parte a Liberio e sconcerta-to dagli eventi, è in tumulto.Nel 357 Costanzo viene a Roma e si lasciaconvincere a farvi rientrare Liberio. A con-dizione però che Liberio e Felice siano in-sieme vescovi. Nel 358 Liberio torna a Ro-ma e il popolo insorge al grido”Un solo Dio,un solo Cristo, un solo Vescovo”.Felice deve allontanarsi dalla città, tenta dirientrarvi, è respinto, si ritira a vivere in unsuo podere, fuori dalle porte di Roma. Muo-re il 22 novembre 365. Fin qui poche notizie storiche da testimonifavorevoli o contrari più o meno intransi-genti verso l’imperatore e l’arianesimo. Tut-ti, anche i suoi avversari riconoscono in Fe-lice un fedele custode dell’ortodossia cri-stiana. “Antipapa” diviene, suo malgrado.Non più vescovo, si ritira fuori dalle mura,fino a che la morte lo coglie.Gli scritti agiografici ambientano e descri-vono variamente la sua morte.Dal capitolo 38 del Liber Pontificalis “Feli-ce”: Felice II per avere dichiarato ereticoCostanzo II, è condannato al martirio ed èdecapitato segretamente presso le muradella città e dell’acquedotto di Traiano l’11novembre. Damaso, futuro papa con altri

cristiani ri-escono asottrarne ilcorpo e aseppellirloal II migliodell’Aureliail 15 dicem-bre, nella Basi-lica fatta erige-re da Feliceche aveva anche acquistato il terreno cir-costante.Dal capitolo 37 dello stesso libro: “Liberio”:“Felice, ormai vescovo deposto, abitò in unsuo poderetto sulla via Portuense e lì anchemorì il 29 luglio.Attingendo alla Passio Felicis il monacoAdone (IX secolo) nel suo Martirologio dice:Felice, da quel ritiro sulla Portuense, lo pre-levano gli ariani. Ricondotto in città, gli ètroncato il collo e riceve la corona del mar-tirio. Il suo corpo è quindi rapito da presbi-teri e sepolto nella basilica sulla via Aurelia.Sono dati che fanno discutere gli storici.Felice II è o no, il martire della via Portuen-se? Di questo sappiamo che il suo corpo ri-posa in una chiesa, presso un “Cymiteriumad Insalatos” così detto, pare perché situa-to in un luogo destinato alla distribuzione oalla lavorazione del sale che a Roma giun-geva lungo la via. La sua tomba nel VII se-colo è una delle principali stazioni della viadi Porto, detta anche “via di S. Felice mar-tire”. Il 29 luglio, festa di S. Felice, in tutti imartirologi, è condivisa anche da altri tremartiri venerati al V miglio della Portuense.Aumenta negli studi la convinzione che ilmartire Felice della Portuense - tra i tanti aRoma – sia proprio il Nostro. Felice, non piùvescovo potrebbe essersi ritirato presso laBasilica eretta dal papa Giulio I, al III migliodella Portuense ed è possibile che questabasilica sia diventata la chiesa di S. Felice.I riferimenti topografici al II miglio dell’Au-relia e al III della Portuense sono tra i pochidati certi e utili per la ricerca di tracce del-le Basiliche da individuare ora solo grazie aisepolcreti circostanti.La chiesa sulla Portuense andrebbe cer-cata sulle colline tra le vie Portuense eMagliana, sulle alture di “Vigna Pia”. LaBasilica con la tomba presso l’ipogeo del-la “Vigna Franceschini”, via Aurelia Anti-ca, 278. n

Vissuto al tempo dell’Imperatore Costanzo II

Variamente descritta la sua morte, avvenuta il 22 novembre del 365

Felice II dimora fuori dalle porte di Roma

di Maria Rocchi

Felix II antipapa

costiera meridionale del lago di Paola (lo-calità “Casarini”), sono presenti abbondan-ti resti di una raffinata industria della pietradel periodo Neolitico. Gli uomini della spe-cie “sapiens”, abili navigatori, attraversava-

no il mare dal Circeo all’isola di Palmarola,dove avevano scoperto un giacimento diossidiana, una roccia nerastra, di consi-stenza vetrosa, di origine vulcanica, che siprestava molto alla fabbricazione di armiper la caccia e utensili per le diverse fun-zioni. I manufatti in ossidiana prodotti dal-l’Homo sapiens, compaiono un po’ ovun-que nei villaggi neolitici del Mediterraneo,ma tale pietra vulcanica è presente soltan-to nelle isole di Milo, di Pantelleria, di Lipa-

ri, di Palmarola e in Sardegna. Attraversostudi petrografici e ricerche sulle differentipercentuali di isotopi (Uranio e Torio) è sta-to possibile riconoscere la presenza dei ma-nufatti in ossidiana di Palmarola in molti luo-ghi del mar Tirreno, del mar Ligure e persi-no del mar Adriatico fino in Istria. Dalle rivedel lago sito ai piedi del promontorio i ma-nufatti litici venivano esportati a grandi di-stanze prevalentemente per mezzo di im-barcazioni. n

segue dalla pagina 17

Territorio di NELLO IALONGO

L’estinzione dell’Homo Nearderthalensis

di Oliviero Mizzon

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Cultura

C apita, girando per un territorio, d’im-battersi in nomi di luoghi che hannoun che di strano. Spesso liquidiamo

la cosa come dovuta a frutto di fantasia,stranezze del passato o perché è semprestato così. I nomi come il linguaggio e i suo-ni provengono da lontano, attraverso nu-merose generazioni che li hanno modifica-ti, limati, strapazzati o fusi con altri vocaboli.Occhio quindi alla loro origine, dietro ci po-trebbe essere una storia. Vorrei di seguitoproporvi qualche esempio:“Lestra” è un nome ricorrente parlando dipalude. Indica uno spiazzo tra gli alberi conqualche capanna e un minimo di coltiva-zione. I Latini indicavano tali luoghi come<extra arbores> fuori dagli alberi. Non siusavano gli articoli allora ma li portarono gliinvasori germanici (i barbari) dando originealla lingua volgare. In questo caso extra sifuse con l’articolo < la> formando lestra.“Olevola” non ha a che fare con l’olivo. Nelpassato il fiume Sisto non sfociava diritto inmare, ma si divideva in due rami: uno ver-so Badino e l’altro verso Torre Olevola. I La-tini chiamavano <lingula> la striscia di ter-ra stretta tra il mare e i due rami del fiume.Nel Medio Evo il nome diventò <livola> poi<levola. Infine Olevola.“Fogliano” è il più grande dei laghi costieripontini. Il pescato godeva di buon nomesulle tavole dei Romani. Erano ben tenuti ilaghi allora, con chiuse, canali e fosse cheimmettevano acque fresche, ricambio conacqua di mare etc. Sorsero due piccoli cen-tri sotto la spinta economica della pesca:Circei (Torre Paola) e Clostra (Borgo Grap-pa). Nel tardo impero, stante la presenza diuna villa di Kamenio Ceionio Iuliano, la zo-na era inclusa in un latifondo di qualche ra-mo della famiglia dei Giuliani. <Fundus Iu-liani> si diceva in latino, chiaro che la con-trazione ha generato <fuliani> e infine Fo-gliano.Si potrebbe continuare, ma qui mi fermoringraziando chi nel passato si è preso cu-ra dell’etimo di questi nomi. La cosa peròmi intriga e vorrei esporre un paio di miesupposizioni.Interessandomi al passato della zona co-stiera mi sono imbattuto in un documentodi papa Gregorio I° Magno (600 dC ca.) incui si conferma che la proprietà dei laghiera dell’ordine di S. Benedetto. Riguardoa Fogliano così si esprime il Papa:< …la-cu fuliani cum ecclesia sancti Donati etcum turre (campanile?) et colonabus…>.Quindi una chiesa ben strutturata da col-locare senz’altro nel centro della perdutaClostra situata a lato della via Severiana.Ritrovamenti e carte medioevali hannosempre collocato il “castrum” o le mura diS. Donato vicino al lago e solo in epoca piùtarda con l’impaludamento della zona ilnome si è spostato nella più asciutta lestrache dà il nome all’attuale Borgo S. Dona-to. Ma perché questo nome? La chiesa eracertamente esistente prima di papa Gre-

gorio, risale for-se al periodo incui si affermavauna forte pre-senza di cristia-ni. Nel 361/363d.C. l’imperato-re Giuliano, det-to l’Apostata,fieramente av-versato da par-te cristiana peril tentativo di ri-equilibrare lesorti dell’anticareligione di Ro-ma ormai soc-combente alnuovo credo,non dette inizioad alcuna verapersecuzionesu vasta scala.In quel tempo inseguito a feroci scontri con i pagani fucondannato a morte ad Arezzo il vescovoDonato. Non perdonarono i fedeli di Clo-stra quel misfatto alla famiglia dei Giulia-ni, compresi i proprietari del latifondo, e in-titolarono l’erigenda chiesa al Santo vitti-ma della prepotenza (a loro dire) imperia-le.Questa la mia ipotesi certamente non di-mostrata ma probabile. Non è detto che ungiorno abbia a trovarsi chi di questa mia ri-cerca saprà scriverne una spiegazione lo-gica.Nello stesso documento papa Gregorio no-mina anche il lago “Sanctae Mariae de Sur-riscu” ed è la prima volta che compare il no-me del lago di Paola o meglio della Sorre-sca. Non sappiamo come lo chiamassero iRomani in epoca repubblicana. La tesi se-condo cui il nome deriverebbe dal partici-pio “surrectum” non mi ha mai convinto:troppo confuso e generico questo qualco-sa costruito o sollevato dalle acque a par-te l’ovvia somiglianza della radice. Mi sonoproposto di cercare un’altra ragione.Sono partito dal lago di Caprolace antica-mente riportato come “caput-laci” e mi so-no detto che se esisteva un capo cioè unsopra, probabile che esisteva anche un sot-to cioè un <sub>. Che cosa avrebbero ri-sposto a un antico viaggiatore che avesserichiesto informazioni su queste zone? Unacosa del genere:<…est lacus sub Circemonte>.Un passo del Regesto Sublacense ci diceche l’abate di Subiaco (977 dC) ne fece do-no al figlio di Demetrio duca del lago di Fo-gliano (segno che la nobiltà comincia a con-tare) e che uno dei confini era posto vicinoal lago “de Surrisce”. Da notare che Subia-co deriva da “sub-lacu”. Analogamente mipare chiaro che Sorresca possa derivaredalla contrazione di “sub-Circe”. Se <sub>diventa <sur> e scompare la <c> allora re-

sta <surirce>, poi <surrisce> e infine< sor-resca>.Credevo di aver catturato una cernia con lemani invece stringevo una sfuggente an-guilla. Poco dopo vagando per un mercati-no di Gaeta, misi le mani su un volumettodi storia della città pubblicato nel 1885.L’autore si firmava Don Onorato Gaetanid’Aragona Conte di Castelmola. Non diffi-cili da immaginare le sue malcelate simpa-tie borboniche. All’interno mi imbatto nelladescrizione di una chiesetta di S. Maria del-la Sorresca. Ora sono due, il nome comin-cia a essere inflazionato! Ma le carte parla-no chiaro: di una chiesa di Gaeta si trattaanche se ormai in disuso. Riporta il Gaeta-ni che il nome deriva da un magazzino (del‘500) per la lavorazione del tonno con ac-canto un capitello della Vergine: il tutto poifinì col diventare una chiesetta. Sembra dicapire che un taglio pregiato del tonno ve-nisse chiamato “sorra”.La mia primitiva teoria cominciava a vacil-lare. In fin dei conti a Circei (Torre Paola) po-teva pur esserci un centro pesca con lavo-razione di grossi pesci. Comunque in qual-che parola latina si nasconde l’origine del-la Sorresca. Una quasi conferma l’ho tro-vata in un libro di ricette regionali. L’autri-ce, A. Gosetti della Salda, riporta la prepa-razione del pesce spada alla ghiotta nellazona del messinese. Il fatto per me ecla-tante è che un taglio del pesce viene chia-mato “surra”.Appare evidente che tale no-me, presente nel Centro-Sud, risale a unacomune origine romana.Di fronte a due indicazioni distanti fra loroma convergenti ho cominciato ad avere ilsentore di avere una qualche certezza e laconclusione è venuta da sé: che “surriscuo surrisce” proviene dalla fusione di <sorrao surra> con uno spezzone del termine “pe-sce o pesca” fino ad arrivare all’odiernaSorresca. n

Raccontare il territorio attraverso i nomi (1° parte)

Ipotesi sulle radici del nome Sorresca

S. Donato e la Sorresca

Santuario della Sorresca

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Personaggio

“È una bella giornata di primavera;nel borgo tutti sono vestiti apennello per festeggiare il San-

to Patrono… da lontano si sente un suonoche si avvicina a poco a poco: è la Banda,giunta sino al paese dalla lontana terra diPuglia. L’anziano afferma: “questa musica èVita pugliese”! Il bimbo non sa perché maha il cuore pieno di gioia; forse solo il gio-vane studente, avvezzo a frequentare di-scoteche e ad ascoltare in cuffia il rapperdel momento, è forse indifferente al fasci-no di questo suono e alla voce del “flicor-nino” che la sera manderà in estasi un pub-blico ahimè non numeroso ma fortementeappassionato. Da dove trae origine questo strano organi-smo musicale, troppo “serio” per essere“popolare”, troppo “popolare” per essere“serio”, che prima cammina con fatica pre-cedendo il Santo in una processione poisiede in “cassa armonica” dando vita allacosiddetta “lirica dei poveri”? Da dove trae

origine questo strano organismo musicaledi cui si suole dire che “ovunque va portala Festa” (sempre che non lo troviamo a lan-ciare al cielo strazianti melodie durante unfunerale!)? Da dove trae origine questo strano organi-smo musicale che, con sgargianti divise ti-rate a lucido sfila in via dei Fori imperiali” eche magari vediamo per televisione, tuttoserio e impettoruto, fare un concerto in unimportante auditorium?“Ho tratto queste parole da un articolo scrit-to dal M° Fulvio Creux, su “Il mondo dellabanda musicale nell’Italia di oggi”.Il M° F. Creux descrive una banda “tipo” delSud Italia, quasi come se avesse steso sutela un dipinto anonimo, con colori sgar-gianti e tratti ben delineati…. E’ sufficiente leggere queste sue poche ri-ghe per immaginare una situazione di festa,in cui anziani e bambini ascoltano le note diuna marcia sinfonica suonata da una ban-da musicale… Il Flicornino è uno strumento tipicamentebandistico, cantabile e dal suono pene-trante e melodico; non è uno strumento fa-cile da suonare, né si studia nei Conserva-tori; più passano gli anni e meno è comu-

ne trovare qualcuno che lo suoninelle bande e, soprattutto, che losuoni bene; non avendo la stessaspontaneità della tromba in sib, delflicorno soprano o della cornetta è,dunque, non semplice affidarlo a unbambino che si avvicini verso i seio sette anni allo studio della musi-ca.Se potessi trasporre quello che,spontaneamente, possiamo imma-ginare leggendo le parole del M°Creux, pensando a San Felice Cir-ceo, alla Banda Musicale L. Cec-carelli e alle Feste Patronali a cuiessa partecipa, quasi ogni parolacalzerebbe a pennello; anziani ap-passionati che vengono da un pas-sato bandistico come ottimi “musicanti”non mancano di certo nel nostro paese;non mancano i bambini che ascoltano vo-lentieri le note della banda musicale, e che,incuriositi, si fermano per toccare con ma-no gli strumenti che la compongono; spes-so sono proprio dei piccolissimi a volersiavvicinare, in braccio ai loro genitori, aglistrumenti più grandi e pesanti (basso tuba,grancassa …) che i componenti della ban-da stessa lasciano, in ogni festa patronale,appoggiati al muro posto dinanzi al porticodella Chiesa di San Felice Martire, durantela messa, in attesa di riprenderli per suonarenella Processione successiva alla Celebra-zione. Non mancano i fanciulli che passano di cor-sa o in bicicletta, in mezzo alle file dellabanda musicale (abitudine anche di pas-santi più adulti …), quando questa sta ese-guendo qualche brano ed è ferma, nel belmezzo del centro storico; questo perché labanda rappresenta una realtà vista alla por-tata di tutti e, passare tra le file della ban-da, durante una sua performance, è quasicome dire: “anche a me piacerebbe essereuno di loro”… Ma l’impegno e la costanza verso lo studiodella Musica e verso le prove che puntual-mente vengono fatte (per chi già suona inbanda) con cadenza settimanale, spesso so-no alcuni dei motivi che non invitano ad ap-partenere a questa realtà, assieme alla pi-grizia delle nuove generazioni, sempre piùprese e affascinate dalla tecnologia e nondalle tradizioni di paese … I giovani (non tut-ti per fortuna!), ormai, sono coinvolti dai rit-mi frenetici della vita di oggi, hanno spessopoco tempo per le passioni che prevedonouno studio autonomo e hanno, quindi, pocotempo anche solo per provare a frequenta-re delle lezioni di musica. E non si pensa dabambini, talvolta, che una passione possadivenire una professione nel futuro.La banda viene, oltretutto, immaginata perlo più negli aspetti musicali che essa rap-presenta durante le processioni; e non sem-pre il pubblico, che si sofferma ad ascoltarlanelle piazze, mentre è ferma e impegnata inqualche marcetta o marcia sinfonica, è lo

stesso che la banda si ritroverà di fronte,durante un concerto, in cui eseguirà, inve-ce, un brano “d’altro tipo”; per “altro tipo”intendo un brano originale per banda (adesempio Queen’s park melody e Concertod’amore di Jacob de Haan, brani del “no-stro” repertorio) o un Canzoniere napoleta-no della durata di quarantasette minuti! Miriferisco, in particolare, al Canzoniere notocome “La Canzonetta”, trascritto dal M°Pucci (anche questo “brano” è nel nostrorepertorio). Ed è talvolta curioso come, chi si soffermaad ascoltare le bande musicali, lo faccia so-lo se ne conosce i componenti o per do-mandare a qualcun altro, nel nostro caso aSan Felice, “A chi è figlio quello?” o “ A cherazza appartiene?”… E non per capire se labanda sta eseguendo “Maria Rosaria” (mar-cia sinfonica del M° N. Bello che la bandadi San Felice sta studiando) o “ Espana”(passo doble dei fratelli Cardaropoli), o percapire se la banda è “intonata” o se c’è ac-curatezza nell’espressione musicale …. Una cosa è certa: la Banda musicale, chesia di Trapani o di Milano, porta gioia e al-legria e accompagna le feste patronali dan-do loro un colore che non avrebbero sen-za; questo avviene soprattutto se chi ac-compagna queste feste, ne conosce e por-ta avanti le tradizioni (inni caratteristici ol’attacco delle bande in punti geografici“strategici” del paese, durante le proces-sioni…). Mi auguro personalmente che, il cuore checi mettono i musicanti, musicisti e maestrinell’esprimersi sotto il sole, al vento o se-duti in un teatro, sia lo stesso che ci metteil pubblico che li ascolta … n

La curiosità dei bambini per gli strumenti musicali

Una tradizione che va mantenuta e fatta crescere

di Luana Petrucci

“Il mondo della banda musicale nell’Italia di oggi”

Raduno bandistico Priverno 3 Maggio 2105

Sorresca 2015

Borgo Montenero

Via Monte Circeo, 132Tel. 0773.597978

di Mario Tieghi

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Sport

È una passeggiata consigliata che sicombina volentieri con un percorsoverso il sud della provincia di Latina,

specialmente in una giornata primaverile.Solitamente, in questo periodo, non ci so-no moltissimi visitatori, ma il luogo, che sitrova al km 16+600 della Litoranea Flacca,a pochi chilometri da Sperlonga, vale beneuna puntata proprio per la ricchezza delletestimonianze che sono qui conservate edesposte in adeguati locali. La bianca scul-tura di Ulisse è sicuramente il pezzo piùpubblicizzato conservato nel museo ar-cheologico di Sperlonga. Rappresenta l’e-roe greco per antonomasia, che si fa am-mirare dentro le stanze del pregevole sito,che raccoglie anche alcune pregevoli testi-monianze attinenti alle storie raccontatenell’Odissea di Omero e nell’Eneide di Vir-gilio. Quel viso di persona, allo stesso tem-po intelligente e curiosa, contornato da unacorta barba e da un originale copricapo cheriporta ai tempi antichi, è l’exemplum con-tingente di un personaggio che ha sempreaffascinato il genere umano, tanto da dive-nire il protagonista in tutti i tempi delle vi-cende più intraprendenti e audaci. Di re-cente si è parlato dell’intraprendente Odis-seo come uno degli iniziatori della dinami-ca amorosa di approccio nei confronti delgentil sesso.La struttura museale è sorta a fine anni ’50,in occasione di una serie di eccezionali sco-perte, subito ritenute davvero interessanti,attribuite ai tempi storici dell’imperatore Ti-berio (14-37 d.C.). Sulla parete esterna della struttura musea-le colpisce il visitatore un’epigrafe, compo-sta negli anni ’60, in cui si sottolineava ladeterminazione della popolazione locale direalizzare in loco il futuro Museo contro le

aspettative della “onnivora Roma” di tra-sferire le diverse emergenze archeologichenella capitale. Sono trascorsi quasi 2000 anni da quandovenne riunita questa pregevole raccolta diopere a ragione della residenza preferitadall’illustre figlio di Tiberio Claudio Nerone,di cui portava i nomi, e di Livia Drusilla. All’ingresso del complesso, ci si trova difronte ad una Erma di giovane con Cirba-sia, nella quale gli archeologi hanno rico-nosciuto il viso di Enea, quasi a conferma-re che una buona parte dei reperti fossestata lì trasferita per ricordare gli avveni-menti del poema epico di Omero. Tra i pezzi, in bella mostra, appare una rico-struzione, seppure parziale, dell’impresa diUlisse insieme ai compagni di viaggio al mo-mento del duro scontro avvenuto con Scil-la. L’opera denominata “Scilla e la nave diUlisse” è attribuita agli artisti rodiesi, Atano-doro, Agesandro e Polidoro. Il gruppo è unacopia in marmo di un originale bronzeo eret-to a Rodi nel II secolo a. C., e, nel 1957, ven-ne ricostruito sulla base di 7000 frammenti. In un’ampia stanza, una raccolta di bianchimarmi fissa la sconvolgente scena del ci-clope Polifemo, sprofondato nel sonno, chesta sul punto di essere accecato dall’eroedi Itaca. E così altri pezzi di rara bellezza ri-empiono le aperte stanze nelle quali si am-mirano una serie di esemplari in marmo, tut-ti di origine greca. Anche la statua del “bel-lo” per antonomasia, Ganimede, il coppie-re degli dei, si trova all’interno dei locali euna copia marmorea qualche anno addie-tro è stata collocata sul ‘frontone’ dellagrotta di Tiberio, a rimarcare l’originalità delluogo di maggiore prestigio nell’area ar-cheologica. In questo caso parliamo di Ga-

nimede, rapito dall’aquila inviata da Giove,realizzato con una statua di marmo frigiosannitico di età imperiale (II sec. A. C.) All’interno della spelonca (spelunca, il to-ponimo latino che avrebbe dato origine alnome di Sperlonga), l’imperatore Tiberioaveva provveduto a sistemare tutte lesplendide statue, decorandola con una se-rie di pezzi archeologici di esemplare valo-re. L’escursione nella parte bassa che de-grada sulla spiaggia, dà la possibilità di vi-sitare una serie di scavi di particolare inte-resse, a ragione degli ambienti che sonostati restaurati anche con la messa in evi-denza di alcuni intonaci con i loro colori ori-ginari in stile ‘pompeiano’. Il momento più suggestivo è comunque le-gato alla visita interna della grotta, un sitodavvero particolare per la presenza di unaben conservata peschiera e di un insiemedi reparti che fanno intendere quello chepoteva essere il tenore di vita di quel tem-po lontano. Momenti diversi nei quali si de-clinava il gusto per il mito legato alle im-prese del grande Ulisse congiuntamente auna scenografia sulla quale si intersecavala suggestione dell’acqua del mare Tirreno,che si immergeva nei luccicanti cunicoli pie-ni di pesci.Il recente e appropriato volume del docen-te universitario e sperlongano doc, Tom-maso La Rocca, dal titolo “Con gli occhi deldopo Il figlio del pescatore sulle orme diUlisse” fa rivivere in un modo più diretto eaggiornato la grotta di Tiberio, sin dalla pri-ma scoperta, allestita seguendo un proget-to scenografico di indubbio e rilevante in-teresse storico e culturale. Una visita che incanta e che fa incontrare ilmito con la realtà! n

Struttura sorta alla fine degli anni ‘50

Il Museo Archeologico Nazionale di SperlongaPasseggiata tra luoghi d’arte

I l 26, 27 e 28 Giugno si sono svolti al Pa-lasport Flaminio di Rimini gli “OpenWorld Taekwondo Championships

ITF”,una delle manifestazioni più importantidel 2015 organizzate dalla ITF-ITALIA.Un appuntamento a livello mondiale, in cui ra-gazzi di diverse nazionalità si sono sfidati sultappeto di gioco.I giovanissimi di San FeliceCirceo nella categoria junior hanno parteci-pato all’evento ottenendo ottimi risultati.Infatti, i ragazzi hanno affrontato durante l’an-no un lungo e impegnativo periodo di allena-menti, svolti sia a San Felice Circeo con ilmaestro Mauro Bersani IV dan , che a Terra-cina con il master Fabio Caiazzo VII dan,e inquesto modo hanno avuto la possibilità di

migliorarsi e contemporaneamente di arric-chire il proprio bagaglio tecnico , che li ha ac-compagnati fino a Rimini e che ha portato lo-ro solo grandi soddisfazioni.Partecipando a tale evento , gli atleti hannoavuto l’opportunità di entrare in contatto conl’originale Taekwondo, ovvero con l’effettivospirito di questa speciale arte marziale, com-prendendone il suo valore. E solo confron-tandosi con atleti provenienti da ogni partedel mondo, oggi i nostri sportivi hanno unamarcia in più per affrontare le future compe-tizioni agonistiche. Tra i “nostri”, grandi risul-tati sono stati portati a casa da:Marco Bonaldo (medaglia argento forme emedaglia argento combattimenti),

Giorgia De Santis (medaglia argento formee medaglia argento combattimenti),Purchiaroni Killian (medaglia bronzo com-

battimenti).Nei mesi di luglio e agosto i ragazzi si go-dranno un meritato riposo interrotto da alcu-ni eventi dimostrativi ,mentre gli allenamenti riprenderanno a set-tembre, pronti per un’altra stagione all’inse-gna della disciplina, del divertimento e del sa-no sport. A questo punto non mi resta che fare un rin-graziamento speciale ai maestri per il loro ec-cellente lavoro svolto, sperando in una sta-gione altrettanto proficua sia per il medaglie-re sia e soprattutto per i nostri ragazzi! n

Open world Taekwondo championships ITF 2015

Edu-Taekwon-Do

di Rossella Demin

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C onclusa un‘annata straordinaria, laCoppa Latina rimarrà il primo verotrofeo di questa giovane società di

calcio.Un gruppo fantastico e affiatato, guidato dacosì poche persone, ha saputo dominare lefasi finali della competizione, senza molla-re mai, sacrificando anche le prime bellegiornate estive, per prepararsi partita dopopartita, alla storica finale di Sezze. Il terzo posto in classifica ci ha fatto gua-dagnare il vantaggio di giocare al Ballarin leprime due fasi del torneo, gare condotte daprotagoniste indiscusse, dapprima con l’E-nea Pomezia, archiviata con un sonoro 3-1grazie alle splendide reti del duo Calisi Ste-fano ed Enrico, successivamente contro iltanto temuto Montegiordano.La gara con i romani, terminata 2-1, ha con-fermato la forza di questa squadra.Grazie a una magistrale prestazione da par-te di tutti, agli ospiti non é stata lasciata al-cuna possibilità di impostare la partita. An-nullato completamente tutto il loro repartooffensivo e rifilate due reti al loro portiere,solo nel finale, al 92’ per la precisione, so-no riusciti a segnare il gol della bandiera sucalcio di rigore.Le semi finali si disputano così in camponeutro, e i sorteggi ci portano a gareggiarecontro Fanciulla D’Anzio, in una giornata fin

troppo calda e sulla pozzolana di BorgoSan Michele.La partita si presenta già dai primi minutimolto faticosa, proprio per il caldo e la pol-vere del campo, questo ha fatto sì che fos-se una gara leggermente sotto tono in con-fronto a quanto eravamo abituati.Poche, ma molto chiare, le occasioni da golda parte di entrambe le squadre, ma non-ostante ciò il risultato non si sblocca dallo0-0 neanche dopo i tempi supplementari.Solo degli interminabili calci di rigori, benotto per parte, consacrano gli Amatori Cir-ceo finalisti della Coppa Latina, con un ri-sultato finale di 5-4.Si arriva così alla tanto agognata finale. Ilcampo di gioco designato é lo Stadio Ta-sciotti di Sezze, l’altra finalista é il RealMaenza e sugli spalti tante le persone ac-corse a godersi la gara, tra sostenitori san-feliciani e giovani supporters Maentini.La partita inizia subito a mille da parte di en-trambe le compagini, ma nessuna delle duemolla un colpo, rendendo la gara moltoequilibrata.I novanta minuti terminano sullo 0-0 senzagrandi episodi, e come per le semi finali, siadel Circeo che del Maenza, i tempi supple-mentari non bastano a decretare la vincitri-ce della coppa.Si va così alla lotteria dei rigori, dove un su-

per Mattia Pecchia in porta e la freddezzadi tutti i compagni dal dischetto, ci hannoportato a scaricare tutta la tensione accu-mulata, in un finale e collettivo urlo di gioiasotto le tribune, dove ci aspettavano tutti inostri per festeggiare la vincitrice della Cop-pa Provincia di Latina 2014/2015.Sarà non solo un anno da ricordare, per ilprimo storico traguardo, ma come affermail presidente Mirko Rossato “sarà un nuo-vo punto di partenza”.La società, quest’anno, con la qualificazio-ne guadagnata sul campo alla seconda ca-tegoria, e l’innesto di nuove figure dirigen-ziali di esperienza, parte per migliorare an-cora di più l’aspetto societario e fare da su-bito un buon anno di assestamento, percontinuare poi già dal campionato2016/2017 a puntare a essere protagonista,come ci ha abituati negli ultimi due anni. n

Calcio

Mai cosi in alto, e primo trofeo della storia

A.S.D. A. Circeo Calcio

di Andrea Fortunato

G iovedì 4 giugno 2015 è stata la gior-nata di chiusura della stagione 2014-2015 per la Scuola Calcio ASD Nuo-

va Circe “Simone Rizzato”, con il Ballarin infesta. Infatti, sin dal pomeriggio sono stateorganizzate attività per i ragazzi, una fra tut-te la tradizionale partita figli contro genitori.Fra tutti gli incontri quelli più divertenti sonostati quelli tra i bambini del 2009-2010 con-tro le proprie mamme, davvero uno spetta-colo esilarante. Nella serata, al termine del-le partite tutti insieme hanno potuto gustarele bontà del buffet e della grande braciata.Per questo colgo l’occasione per ringrazia-re tutti per la partecipazione, quest’anno era-vamo davvero numerosi!Tirando le somme della stagione 2014-2015possiamo essere soddisfatti per i risultatiraggiunti e questa è da considerarsi dav-vero positiva anche perché per la prima vol-ta dopo molti anni l’ASD NUOVA CIRCE SI-MONE RIZZATO ha potuto contare la squa-dra dei “Giovanissimi” tra le sue fila. Que-sti ragazzi hanno oltretutto ottenuto un se-sto posto inaspettato.

Buoni anche i risultati dei campionati “Pul-cini” ed “Esordienti”, con le nostre squadresempre protagoniste nei vari incontri. Il me-se di Maggio è stato molto intenso e lesquadre hanno partecipato ai tornei, persi-no la squadra de “i piccoli amici 2008-2009” che hanno ottenuto un meritato quar-to posto nel memorial” E. CESTRA di Bor-go Grappa”. Nello stesso torneo anche i ra-gazzi del mister Salvatore, ovvero i pulcini2005/2006 hanno convogliato le loro faticheverso un ottimo secondo posto.Grandi i risultati degli “Esordienti2002/2003” che si sono distinti in modo ec-cellente ottenendo la vittoria in ben tre tor-nei: il torneo di Pasqua organizzato dallapro calcio Terracina, il 3° memorial NicolaDi Maggio a San Donato e il memorial “E.CESTRA di Borgo Grappa”. La soddisfa-zione è doppia per il memorial di San Do-nato, perché il torneo è intitolato a un bim-bo sfortunato, del nostro paese. In questaoccasione ben dieci squadre si sono sfida-te sul campo di gioco: Anxur Terracina, Cit-tà di Sonnino, Frasso, Pro Calcio Terracina,

San Michele Faiti, Hermada, Priverno Lepi-ni, Samagor, San Donato Pontino e la AsdNuova Circe. I nostri ragazzi hanno vinto iltorneo segnando 20 gol e non subendonealcuno.Nel terzo torneo i ragazzi si sono distinti,realizzando 34 reti e subendone solamenteuna, contro squadre del capoluogo ponti-no come Nuovo Cos Latina, R11, F.C. Ago-ra. In questa pausa estiva la dirigenza stalavorando per riconfermare e perché no, permigliorare i risultati raggiunti in questa sta-gione 2014/2015. L’obiettivo principale èquello di riconfermare tutte le squadre peril prossimo campionato e poi quello di rag-giungere la quota di 100 tesseramenti. An-che per il prossimo anno il Presidente Vit-tori ha confermato che i corsi siano gratui-ti.Così mentre i nostri atleti si riposano, vi an-ticipiamo l’invito all’appuntamento del 2settembre 2015 al Campo Sportivo A. Bal-larin (loc. Mezzomonte) San Felice Circeo,per cominciare una nuova avventura calci-stica insieme! n

Stagione 2014-2015 positiva

ASD Nuova Circe “Simone Rizzato”

di Mario Capponi

Sport

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Varie - Oroscopo

Oroscopo di Agosto 2015 Tel. 338 9760253 di AldebaranAriete

dal 21/3 al 20/4

Stagione molto generosa convoi nativi! Venere e Giove insie-me vi regalano un periodo dav-vero super-fortunato: ottimo perl’amore, le finanze, gli incontri, lafamiglia. Tutta questa energiadeve essere ben indirizzata altri-menti non funzionerà.

Torodal 21/4 al 20/5

Alcuni aspetti astrali provocanouna certa debolezza fisica. Lavita affettiva potrebbe esserecomplicata dalle interferenze diparenti. Il lavoro darà buoni ri-sultati.

Gemellidal 21/5 al 21/6

Venere riscalda la vostra vitacon l’amore passionale e inten-so e ricco di novità. Non avre-te tempo di annoiarvi: viagge-rete, conoscerete nuova gentee la vostra innata curiosità saràsoddisfatta.

Cancrodal 22/6 al 22/7

Arrivano nuovi stimoli positiviper rendere più interessante ilperiodo vacanze. Giove portaespansione e farà bene allamente per considerare di più leopportunità.

Leonedal 23/7 al 22/8

Venere, nel vostro cielo, è Amo-re! Un incontro nuovo con per-sona (forse) anche stranierache potrebbe cambiare la vo-stra vita. Rimanete in contattocon il vostro lavoro.

Verginedal 23/8 al 22/9

Con calma, senza pressioni,cercate il relax e pensate a voistessi e fate un bilancio serenodella vostra vita. Mercurio virende lucidi e desiderosi di fa-re nuovo progetti futuri.

Bilanciadal 23/9 al 22/10

Per tutto il mese Venere illumi-na il vostro cielo. Nuovi incon-tri, amicizie e … l’amore rende-ranno più felici le vostre vacan-ze. Non dimenticate però di se-lezionare come piace a voi.Molto bene la forma fisica.

Scorpionedal 23/10 al 21/11

Atmosfera un po’ nervosa incasa e con i figli. Non vi con-viene prendere posizione ades-so: c’è caldo e questo rendetutti insofferenti! Siate accomo-danti e rilassatevi.

Sagittariodal 22/11 al 20/12

Finalmente potete dedicarvi al-le cose che vi piace fare: viag-giare, ballare, nuotare e goder-vi la vacanza. Il cielo vi lasciatranquilli. Sarete affascinanti eirresistibili.

Capricornodal 21/12 al 19/1

Il vostro orizzonte si allarga evoi potete respirare un’aria nuo-va. Cercate, anche in vacanza,di non perdere il contatto con illavoro: nuovi eventi sono in ar-rivo e dovete essere pronti aprendere al volo ogni opportu-nità.

Acquariodal 20/1 al 18/2

Giove e Venere severi, mettonoalla prova le vostre relazionid’amore. Forse non avete rag-giunto la vostra stabilità o lagiusta strada per sentirvi matu-ri? Riflettete.

Pescidal 19/2 al 20/3

In amore chiedete lealmente ciòche volete: se sarete chiari, nonandrete incontro a equivoci omalintesi. Cercate di non pre-tendere troppo dagli altri e dal-la vostra stessa fortuna.

A pensarci bene San Felice è uno deipochi posti italiani dove il mare siunisce a un monte decisamente

elevato come quello del Circeo. Una mon-tagna che non sfigurerebbe tra i contraffor-ti dell'Appennino e che come tale - soprat-tutto quando si è più piccoli - si immaginapiena di segreti e misteri. Ancor oggi sonoconvinta che il monte Circeo non è stato deltutto esplorato e che chissà quali segretinasconde. Ad esempio solo di recente hoscoperto - ma questa è solo una questionedi mia ignoranza - che oltre il «Quarto cal-do», mitico posto lungo le pendici che guar-dano il mare dove sono alcune delle ville piùbelle, vi è anche il «Quarto freddo», quelloche guarda verso l'interno, dove vi è una fit-ta e rigorosa foresta termofila, ovvero dipiante sempre verdi come la quercia e la ro-verella. E forse, proprio qui in questa parteche resta un po' più misteriosa anche per-ché meno costruita, nei miei ricordi di bam-bina abitava la maga Circe, la mitica figliadi Elios il dio del Sole e della Ninfa Persei-de alla quale dovette sfuggire Ulisse e chetrasformava gli uomini in porci. La sorte che

toccò a ben undici dei compagni di Ulisse,che rimasero con la maga per più di un an-no. Già me li vedevo i naufraghi dell'Odisseanascondersi proprio in questa parte dellamontagna dove potevano trovare da man-giare bacche e funghi, oltre che ghiande:me li vedevo camminare nascosti tra gli al-beri pronti a cercare qualche grotta come ri-fugio, e poi dalla parte laterale, arrivare almare dalla parte delle dune. Certo è la fan-tasia di una ragazzina, ma di certo il mon-te Circeo affascina e sviluppa l'immagina-zione con i suoi luoghi ancora nascosti opoco frequentati. Ma la storia che più micolpisce è che al loro arrivo ad accoglierlifu il sottofondo soave della bella Circe checantava «tessendo una tela grande, im-mortale come sono i lavori che fanno ledee: delicati, fulgidi, fini»... (canto decimo,versi 222-225). E così ancor oggi a ricordarei racconti che mi facevano, per gli abitantidel Circeo la bellissima maga non è solouna figura mitologica ma anche realtà: mol-te testimonianze descrivono di aver udito lasua voce ammaliante o di averla intravista

tra gli angoli più nascosti della vegetazionedella montagna.In realtà poi nell'Odissea fu la maga Circea non resistere al fascino ammaliatore diUlisse, tanto da innamorarsene e lasciarsiconvincere a far tornare le sembianze uma-ne ai suoi compagni: fu lei, infatti, alla fineche gli spiegò come comportarsi nell'Ade,come resistere al canto delle Sirene e co-me difendersi da Scilla e Cariddi. Che sia fantasia o meno a me è sempre pia-ciuto immaginare che in questo luogo in-cantevole, ricco di tanti misteri, il viaggioesplorativo della montagna da parte di Ulis-se, sia stato anche ricco di profondi incon-tri naturalistici. E che l’eroe omerico abbiaamato molto le spiagge ai piedi della mon-tagna facendosi in gran segreto dei bagnimeravigliosi come quelli che mi sono sem-pre fatta io: nuotando lungo le coste sco-gliose alla ricerca di un approdo, o buttan-dosi sulla spiaggia delle dune per rilassar-si un po' tra tante avventure. E al di là deimiti o delle leggende il mistero del monteCirceo è ancora da esplorare. n

Qui viveva la Maga CirceTra la fitta vegetazione vola l’immaginazione

Ho scoperto “Quarto freddo”di Lilli Garrone

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 27

Tempo libero

G ermania, aprile 1945. La guerrasembra non finire mai per il ser-gente Don Collier, sopravvissuto al

deserto africano e alle spiagge della Nor-mandia. Leader carismatico di un mani-polo di soldati di diversa estrazione e di-verso carattere, Don è inviato in missionedietro le linee nemiche e dentro un tankSherman. Perduto in uno scontro a fuocoil loro tiratore, reclutano Norman Ellison,un giovane soldato a disagio con la guerra e la violenza. Ri-battezzato dalla sua squadra Wardaddy, Don si prende cura co-me un padre del ragazzo, che inizia ai rudimenti della guerracon metodi poco ortodossi. Avanzare contro il nemico, abbat-terlo e sopravvivergli favorisce la confidenza e il cameratismotra gli uomini di Don, che impavidi hanno deciso di seguirlo inun’ultima impresa contro trecento soldati tedeschi. Un’ultimalinea armata prima della libertà e della pace.A partire dagli anni Ottanta, Hollywood ha smesso di rap-presentare la Seconda Guerra Mondiale in maniera asettica,precipitando il conflitto nell’orrore e mettendolo in scena co-me uno spettacolo dell’orrore. Fury, film bellico di David Ayer, prosegue l’estetica del solda-to Ryan e si ritaglia un posto nel genere. Non tanto e non so-lo perché il suo regista, ex marine, ha esperienza diretta dellamateria, ma per l’impianto drammaturgico singolare, articola-to in un interno (il carro) e in una relazione corpo-macchina. A guidare la riflessione di Ayer sullo stato di guerra, sullo sta-to di tutte le guerre, c’è il sergente di Brad Pitt, massiccio, la-conico e (in)gloriosamente bastardo dentro un cingolato, die-tro alle cicatrici e il taglio barocco pettinato con rigore mar-ziale e brillantina grassa.

FURYdi DAVID AYER

Il fil

m p

iù v

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di ALESSIA BRAVO

Mazzancolle, cozze e vongole all’acqua di pomodoro e avocadoPreparazione 45 minuti – cottura 10 minuti – Vino Alto Adige Valle Isarco Riesling

Ingredienti per 4 persone– 200 gr di cozze; – 200 gr di vongole – 16 mazzancolle; – 12 pomodori maturi – 1 spicchio d’aglio; – 1 mazzetto di basilico – 1 scalogno; – 1 avocado maturo – crostini; – zucchero – olio d’oliva extravergine; – sale e pepe

Mettete a mollo le vongole in acqua leggermente salata per farlespurgare dell’eventuale sabbia e lavate bene le cozze. Lavate i po-modori, poneteli in un robot da cucina con lo scalogno, un pizzicodi zucchero, un po’ di sale e 300ml d’acqua e tritate il tutto fino a ot-tenere una crema finissima. Filtrate il composto con un colino a ma-glia fine e conservate l’acqua e la polpa in contenitori separati.Mettete ½ mazzetto di basilico in infusione nell’acqua di pomodoroe conservate a temperatura ambiente. Condite la polpa di pomodo-ro con sale, pepe, il restante basilico tritato e tenete da parte.Pelate l’avocado e tagliatelo a cubetti molto piccoli; metteteli inuna ciotola e salate. Sgusciate le mazzancolle e scottatele velo-cemente in una padella antiaderente.Fate aprire le cozze e le vongole con l’aglio in camicia e un filod’olio e poi sgusciatele. Eliminate quelle non aperte.Con l’aiuto di 2 cucchiai ricavate 4 quenelle dalla polpa di pomodo-ro e disponetele una per piatto. Aggiungete le code delle mazzan-colle, le cozze e le vongole, quindi unite l’avocado e bagnate il tut-to con l’acqua di pomodoro. Guarnite con i crostini e servite.

Avv. Michele Stasi

Recesso Per Gravi Motivi

L a Corte di Cassazione con sentenza n. 12291 del 30 maggio2014 ha stabilito che chi ha ricevuto un bene in locazione (ilconduttore) può decidere di sciogliere unilateralmente il con-

tratto, secondo la legge 392/1978, quando vi sono gravi motivi chene impediscono la prosecuzione, basta che dia il preavviso al lo-catore almeno sei mesi prima con lettera raccomandata. La vicen-da: la signora L.E. non riesce più trascorrere la propria normale vi-ta quotidiana, a causa del continuo abbaiare del cane dell'inquili-no di sopra, il cane abbaia di continuo notte e giorno. La signoralascia l'appartamento, il proprietario si rivolge al tribunale, che emet-te decreto ingiuntivo, intimando il pagamento dell'affitto non ver-sato, la signora si oppone sostenendo di aver esercitato il diritto direcesso: l'abbaiare continuo del cane, giorno e notte, le aveva cau-sato un grave stress, come testimoniato anche dal suo medico, nonvi era altra soluzione che quella di lasciare l'apartamento. Il tribu-nale riconosce le ragione della signora L.E., la decisione di primogrado viene confermata in appello, la controversia finisce innanzialla Cassazione e, come già accennato, ribadisce che si può rece-dere dal contratto di locazione quando vi sono gravi motivi che ren-dono impossibile la vita, come nell'appartamento in questione, fat-ti che non dipendono da azioni del proprietario ed avvenuti dopola firma del contratto di locazione.

e-mail: [email protected]

ORA LEGALE CITAZIONI UTILI

Rispettabile

Uno è tanto più rispettabile quantopiù sono le cose di cui si vergogna.George Bernard Shaw. Uomo esuperuomo

Autorità

E hai visto il pover’uomo che se nefuggiva dinanzi al cagnaccio? In ciòhai potuto cogliere una bellaimmagine dell’autorità: e cioè uncane ch’è obbedito nelle suefunzioni, quand’è in carica.William Shakespeare. Re Lear, Atto IV,Scena VI (Lear)

Legge

Le leggi sono ragnatele che le moschegrosse sfondano mentre le piccole cirestano impigliate.Honoré de Balzac. La casa Nucingen

Superiorità

La malattia del nostro tempo è lasuperiorità. Ci sono più santi chenicchie.Honoré de Balzac. Il medico di campagna

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28 luglio. Papà, mamma e nonna Elvira rinnovano gli auguridi buon compleanno ad Anna Giulia Tallone che ha com-piuto 9 anni. Si uniscono anche tutti i compagni di giochidella “Piazza”.

1 agosto. Felice compleanno al nostro socio Rami da tuttal’Associazione “Odissea”.

15 agosto. Tanti auguri di cuore alla nonna più buona delmondo, Assunta Di Prospero per il suo compleanno da tut-ti i nipoti e in particolare da Melissa.

15 agosto. Buon compleanno a Sara Trevisani dalla famiglia.16 agosto. Agosto mese da “Leoni”… Auguri di Buon com-

pleanno a nonno Mario Maiolo per i suoi 85 anni; a sua fi-glia Simonetta per i suoi 55 anni il 18 Agosto; a suo nipoteAlessio per i suoi 25 anni il 7 Agosto.

16 agosto. A Ida Baraldi tanti auguri per i suoi 94 anni da par-te della famiglia, in particolare da Gabriella, Franco, Stefa-no e Claudia.

20 agosto. Tantissimi auguri a zio Stefano per il suo com-pleanno da Fede ,Riki, Nico, Many, Yuri e Marco.

22 agosto. Per il tuo compleanno volevo regalarti qualcosadi unico, straordinario, di fantastico, ma non mi sembravail caso di chiudermi in un pacco regalo. Tanti auguri di BuonCompleanno a Sabrina Benetti da Veronica.

25 agosto. Buon compleanno a Marina Lanzuisi dalle zefe-re Elisabetta e Federica.

29 agosto. Tanti auguri alla reporter del taekwondo Rossel-la Demin per il suo compleanno.

31 agosto. Auguri a Matteo Foscolo per il suo super com-pleanno da Fede e Nico.

5 Settembre. Affettuosissimi auguri a Karol Cormons per ilsuo 1° compleanno. Bacioni dai nonni, zii, mamma e papà.

10 Settembre. Tanti auguri a Renata Fantoni, la mamma piùrompi che c’è! P.S. Non ti agitare perché non ti cambiereicon nessun’altra. Auguri dalla figlia esaurita.

12 settembre. Nicolò Foti compie 7 anni. E’ diventato un omet-to bello e giudizioso. Auguri di salute e serenità dai nonni, damamma e papà, dagli zii Reka e Riccardo, dai cuginetti e so-prattutto da quel simpaticone del fratellino, Rodolfo.

12 settembre. Ma quale Marcolino? Quest’anno sono 12! Ca-ro Marco Narducci te stai a fa grande pure tu.

17 settembre. Buon compleanno a Paola Ceccato con amo-re da mamma, papà e il piccolo Valerio.

18 settembre. Tantissimi auguri di buon compleanno ad Ales-sandro Avagliano dalla famiglia e dagli amici.

20 settembre. Essela … fa il compleanno pure essa … allabest friend più’ best … che si può, Elisabetta Cavalieri, eallora tanti auguri da Fede e Nico … soprattutto Nico.

26 settembre. Al fratello più bello de tutta la cesa, RiccardoCapponi, e de tutto tummulite un buon compleanno di cuo-re dalla tua sorellona.

27 settembre. Beh nascere il giorno del pupone è proprio unonore, Melissa, ma di più lo è averti conosciuto e condivi-so un mondo di cose sul lavoro che ancora scopriremo in-sieme. Ao’ amica caruccetta tanti auguri dalla tua tutor.

Editore: Associazione culturale “Il centro storico” di San Felice Circeo (LT). Corso Vittorio Emanuele, 23. Tel. 328 6110379, fax 06 51985217. E-mail: [email protected] -www.sanfelicecirceo.info - Reg. Trib. di Latina n. 796 del 12/09/2003 - Direttore responsabile: Gloria Gabrielli - Direttore editoriale: Alessandro Cresti. Redazione Alessia Bravo, Salvatore Coccoluto,Francesca Faccini, Valeria Di Marco, Domenico Mignardi, Maurizio Paolini, Sabrina Scapini, Veronica Tecchio - Stampato da CSR, via di Pietralata, 157 - Roma

Compleanni

Vincenzo Capponi

Caro Vincenzo, il 12 luglio scorso all’età di 70 anni, te ne sei andato dopo due mesi di silenzio, durantei quali tutti eravamo convinti che ce l’avresti fatta. Tu che sei stato tra le anime di quei bei tempi andati,dapprima alla Pineta e poi nel glorioso “Principe”. Mi ricordo quel bel pianoforte a coda fuori al locale,che ha allietato tante serate sia dei turisti che di noi sanfeliciani e che qualcuno si azzardava a suonareanche di mattina solo per il piacere di farlo. Mi piace pensarti a servire ancora un ottimo champagne,(dopotutto vuoi che non si trattino bene lì in paradiso!) o al massimo nell’attesa a degustare una birra conSan Pietro. Un caro abbraccio a Laura e ai tuoi figli. Ciao Conte.

Profumi toscani

Ristorante

San Felice Circeo - Centro Storicoper prenotazioni 333.1702601

www.profumitoscani.it

Bar della PiazzaF.lli Avagliano

P.zza IV Ottobre, 7BTel. 0773.597175Borgo Montenero

Gioielleria

Luigina BartelloniPiazza Vittorio Veneto

S. FELICE CIRCEO

Centro Storico tel. 0773.548292

Borgo Montenerofesta

della birra

28-29-30 Agosto 2015

Anniversario12 settembre. Mario e Franca Maiolo il festeggiano il loro 60° anniversario di matrimonio. Auguri da tutta la truppa.