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A MAGGIOR GLORIA DI DIO E COL SUO AIUTO Piccola raccolta di scritti di don Mario Prandi Pag. 1 di 259

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A MAGGIOR GLORIADI DIO

E COL SUO AIUTO

Piccola raccolta di scritti di don Mario Prandi

Congregazione Mariana delle Case della CaritàReggio Emilia

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SOMMARIO (di "A Maggior Gloria di Dio")

Introduzione 4

(1) Albinea - 18 Febbraio 1929 - Diario 5(2) Il Regno di Dio Carità 13(3) Diario dal 30 ottobre 1938 al 1945 16(4) Primitivo Regolamento dell’Ospizio S. Lucia 42(5) Memoriale al Vescovo Brettoni - 16/7/43 46(6) Formule 53(7) L’Opera del Servizio Sociale 55(8) Il mio pensiero è questo 56(9) La Casa della Carità - 1951 - 58(9b) Lettera scritta da don Mario alle Suore di S.Giovanni di Q. il 7/4/51 69(10) Dio è Amore 71(11) La Casa della Carità. Pescara 26/11/52 74(12) La prima Corona della Regina del Carmelo 81(13) Piano del 1º Rosario della Carità 83(14) “La Corona” della Madonna - 11 aprile 1955 85(15) Confraternita di nostra Signora del Carmelo

“Carmelitane della Carità” 88(16) Congregazione Case Carità 90(17) Lettera al Vescovo Socche per domanda di erezione canonica 91(18) Educare al coraggio 93(19) La Leva 18/4/58 94(20) Giovani per aiutare l’opera dei Sacerdoti 106(21) La Leva - 11/11/1960 107(22) Opera del Servizio Sociale 109(23) Omelia del 15 luglio 1966 111(24) Case della Carità. Cosa sono? - 15/10/66 117(25) Revisione delle Regole 122(26) “Credo che il Signore stia lavorando sodo

per la conversione di qualcuno” 126(27) O Santa Chiesa di Dio 130(28) Ultimo Testamento - 6 luglio 1979 131(29) Incontro con M. Teresa di Calcutta 133(30) Commento alla Regola - 1981 - 140(31) 1º Sabato del Mese - 5 marzo ’83 149

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(32) Come nasce la Casa = Tentativo = 25/7/83 152(33) Esame documenti Cronistoria 28/7/83 160(34) Chi è il Cristiano 23/7/83 168(35) Piste Brasiliana e Benedettina 173(36) Le Piste 175(37) Progetto di erezione canonica dei Fratelli della Carità 8/6/83 179(38) Fratelli della Carità - Tentativo Regolamento 181(39) Regolamento Base della Congregazione Mariana

delle Case della Carità 184(40) Università 188(41) Restauratori - 8 novembre 1984 190(42) La “nostra” Famiglia nasce dal basso - Parrocchia

14/11/84 - Santi Carmelitani 193(43) Cos’è una Congregazione Mariana - E com’è la nostra - 8 agosto 1983 196(44) Una idea nuova? 26/7/80 201(45) Istituto Secolare 202(46) Struttura 16 dicembre 1980 204(47) Progetto Dio. Alcuni pensieri sulla situazione “nostra” della droga 207

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Introduzione

Già da questa piccola antologia di scritti di Don Mario Prandi si può cogliere il dono di grazia che Dio ha effuso nel cuore di questo suo sacerdote fin dalla sua giovanissima età. È sorprendente vedere come l’opera di Dio si è dipanata nella sua vita con ispirazione presenti fin dagli inizi e che si attueranno quando i tempi di Dio sono maturi. ma ancor di più sorprende la linearità e la continuità di pensiero che percorre un po’ tutti gli scritti di Don Mario, in cui si può vedere il suo grande amore per il Signore, per la Chiesa, per l’Eucaristia e per i poveri.

Don Mario ci ha lasciato una quantità notevole di scritti: alcuni definiti e ordinati, altri come semplici appunti di omelie, altri come pensieri raccolti nei momenti più disparati della sua vita, lettere, ecc… che ci auguriamo di poter presto ordinare e pubblicare.

Questa antologia è finalizzata ad aiutare tutti i membri della Congregazione Mariana delle Case della Carità nel cammino del Capitolo Generale che sta vivendo. Di conseguenza non si sono curati né la sequenza cronologica dei testi, né l’unità tematica, né tanto meno rappresentano tutto il pensiero di Don Mario sui temi che vengono trattati.

Si è cercato di fornire quei testi che sono sembrati più significativi secondo le linee specifiche sulle quali sta muovendosi il Capitolo Generale.

La maggioranza dei testi sono integrali, come sono usciti dalla penna di Don Mario. Solo alcuni (pochi) sono estrapolazioni di testi più ampi; si dà nota ogni qualvolta si omette una parte.

Sebbene siano una modesta parte dei suoi scritti coprono in pratica tutto l’arco della sua vita. Infatti ci sono brani del suo diario di seminarista diciannovenne del 1929 fino a testi del 1984 a due anni della sua morte.

Alcuni testi o stralci di testi saranno corredati da una brevissima presentazione che permette e faciliti l’inquadratura storica e il problema specifico a cui si riferiscono.

Crediamo che al di là dell’utilizzo immediato ai fini del Capitolo Generale, possa rimanere uno strumento di riflessione per ogni membro della Congregazione Mariana delle Case della Carità per approfondire il proprio rapporto con Don Mario, per entrare sempre più nella sua paternità e vivere la Casa della Carità come dono che Dio ha fatto alla sua Chiesa attraverso la persona e l’opera di Don Mario, specialmente per i più giovani che non lo hanno conosciuto personalmente.

Crediamo inoltre possa fare piacere a tanti amici che con insistenza ci hanno chiesto che si inizi la pubblicazione dei suoi scritti.

Il Signore voglia benedire queste fatiche con i doni del suo Spirito.

Don Romano ZanniSuperiore Generale della

Congregazione Mariana delle Case della Carità

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ALBINEA – 18 FEBBRAIO 1929DIARIO- (1) -

Don Mario scrive queste pagine in un piccolo notes con una calligrafia minuscola. Le scrive tre anni dopo la sua entrata in seminario. La prima pagina:

RICORDA!

Gli altri non hanno bisogno in generale dei nostri beni, ma sono avidi del nostro cuore. A me spetta dare il cuore al mio prossimo: spetta renderlo purissimo. Degno di essere dato in dono ai membri vivi di Gesù Cristo.

I miei compagni, tutti gli uomini sono miei fratelli: ora come non dovrei essere buono con loro? Essere buono col mio prossimo: che ideale luminoso attuabile! Non penserò male di loro, mai. – Che brutta cosa il pensar male! Si fa ingiuria a Dio, si vive malcontenti. Perché i cattivi pensieri tolgono ogni serenità. Vivrò nella pace dei pensieri amorevoli. Quando sarò solo, durante le orazioni penserò ai miei compagni, ai miei Superiori, ai miei parenti, a tutti gli uomini e mi compiacerò in pensieri d'amore verso di loro. –

Sereno nei pensieri: lo ripeto ancora, sereno. – Perché dovrei avere pensieri d'invidia di disistima, di disprezzo? Neppure l'ultimo peccatore si deve disprezzare. – Non ci si deve meravigliare di nessuno. La meraviglia è un brutto e impreciso modo per dire "mancanza di carità".

Il prossimo, anche esteriormente, va trattato con ogni riguardo, come un oggetto prezioso. Parlare con delicatezza somma, non toccare mai certi tasti che potrebbero far dispiacere, non ridere mai di nessuno anche se qualcuno lo merita. Conformarsi ai singoli caratteri. Parlare di ciò che interessa il compagno; purché non siano cose cattive. Si possono dire anche parole inutili. In tal caso anche le sciocchezze acquistano un valore; esse non sono più sciocchezze ma strumento di carità. Partendo da basi così piccole si possono ottenere, quando vi sia il fuoco della carità, effetti sorprendenti nella vita intima delle anime. Solo bisogna adattarsi, saper nascondere il proprio io. Per saperlo nascondere non c'è che un mezzo: farlo morire. Ed è questo che è doloroso.

L'amore al prossimo va mostrato con l'interessamento: nel campo spirituale come in quello materiale. Dobbiamo essere diplomatici della carità. Star attorno al nostro prossimo, prendercene cura,

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mostrare che si vive per lui, che si vuole il suo bene, che si pensa più ai suoi interessi che ai propri. – Però, purché si viva davvero per lui, mi pare che si possa anche fare a meno di mostrarlo; anzi, l'apostolato nascosto, il far del bene in segreto e venire, trascurati, o misconosciuti o disprezzati al di fuori da coloro stessi ai quali si fa del bene, mi pare sia più fruttuoso per gli uni e per gli altri: Almeno se ho ben capito che cosa si vuol dire di sopra! – L'egoismo è il più dispregevole dei vizi. Chiude l'uomo in un cerchio di superbia, di freddezza. L'egoista non vive, non è cattolico. Bisogna avere il cuore largo come quello di Dio. Nessun amore lo esaurisce. Se abbiamo i nostri interessi particolari, non possiamo avere la carità. Dobbiamo desiderare di essere abbassati per far crescere gli altri. Dobbiamo godere che i nostri compagni siano lodati, stimati, facciano più bella figura di noi: dobbiamo anzi pregare per questo.

Non c'è carità senza umiltà. Fare il bene mostrando di ricevere del bene da quelli ai quali lo facciamo, è una carità ben generosa. Occorre dar retta, sottomettersi a tutti, rispettare tutti: così si potrà penetrare i cuori. I consiglieri e i predicatori e gli ammonitori cattedratici non si attirano le simpatie. Si domina l'uomo con l'essergli ubbidiente. Uno che sia il più bravo della sua scuola farebbe bene di tanto in tanto di chiedere facili spiegazioni ai meno intelligenti: farebbe un atto di umiltà e di carità squisita mostrando stima per i compagni e dando loro un modo facile per ricambiargli servizi.

Quando mi verrà qualche pensiero non caritatevole a riguardo di qualche compagno, pregherò per lui.

"Non cercherò l'amicizia di nessuna creatura, se non quando il S. Cuore di Gesù mi inciterà per condurlo al suo amore" (S. Margherita Alacoque).

Salverò solo le anime che avrò amato in Gesù Cristo.

Per fare del bene bisogna essere sottomessi, mostrarsi sottomessi. Ubbidire a tutti, essere servi di tutti, naturalmente in ciò che è lecito. Ci vuole sommo rispetto per gli altri, trattarli come fossero superiori, i nostri fratelli sono grandi perché membra di Cristo Gesù.

Se voglio far del bene al mio prossimo debbo compatirlo. Cercar di vedere in esso il minor numero possibile di difetti: compatirlo nei difetti che si sono visti. Pensiamo che noi in quelle circostanze faremmo forse peggio. Non meraviglia dei difetti altrui, ma compatimento; quel compatimento delicato che vede meno che può, che scusa più che può, che copre le mancanze altrui sotto il velo della carità.

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Quando si ha questo compatimento si può fare la correzione. Essa deve essere prudente, sincera, umile, amorosa. Solo se è alimentata dalla carità essa porterà i suoi frutti.

Chi comprende l'uomo è padrone dell'uomo. Se si vuole fare del bene all'uomo bisogna conoscere il cuore umano. È questo un libro difficile che non si conosce mai abbastanza. In fondo il cuore umano è sempre buono. Ora bisogna scoprire questo fondo, cercarlo spesso tra un cumulo di cattiveria, di egoismo, di impurità di superbia. Scoprirlo, poi svolgere da esso l'edificio della vita nuova. Conoscendo l'uomo si viene a conoscere che egli è tante volte pieno d'amor proprio. Si può cominciare un apostolato accarezzando l'amor proprio del prossimo? io non saprei. Certo nella comprensione del cuore umano entra anche questo: che egli vuole essere scusato. Bisogna dunque saper scusare. Mi sembra però di più grande importanza il saper sviluppare quel germe di bontà che ogni uomo possiede, svolgerlo. Ci sarebbero sulla comprensione del prossimo mille cose da dire; ma io non saprei farlo perché manco di esperienza. So però che per comprendere le anime occorre essere molto puri.

La purità è la via migliore per la conoscenza di Dio e delle anime. L'occhio puro penetra il mistero. Dobbiamo essere puri per vedere Gesù nei nostri fratelli, per ispirare loro confidenza per dominarli con lo sguardo. Che il nostro prossimo veda attraverso il nostro occhio l'immagine di Dio e sarà nostro.

Guai se ci fermiamo al corpo! Abissus abissum invocat; perderemmo le anime invece di salvarle. Bisogna stare attenti nei discorsi; ci vuole delicatezza. Il sentimentalismo è uno dei pericoli più grandi; delicati, ma non scrupolosi. Questo riguardo specialmente a quei peccatori che ci parlano della loro vita. ln tali casi ci vuol (delicatezza) dignità ma guai a essere schizzinosi. Attenti dalla curiosità. È un male per noi perché può alimentare le passioni, rendere poi nullo il nostro apostolato. Perché se il nostro prossimo si accorge che siamo curiosi non ha più confidenza. Non è bene fare molte domande; quelle che si fanno debbono farsi con prudenza e solo quando è evidente che non le facciamo per appagare la nostra curiosità.

Vogliamo che il nostro prossimo abbia fiducia in noi? Dobbiamo averne in lui. Aver fiducia nel prossimo vuol dire credere alle sue parole, alla sua volontà, stimare le sue intenzioni, non avere alcun dubbio sulla sua onestà. Potremmo trovarci con persone evidentemente ipocrite. Allora è bene mostrare di avere fiducia in esse: con questa santa ipocrisia si può forse guarire una satanica ipocrisia. Non so però se sia bene agire così. – ln generale l'ottimismo è una cosa buona: bisogna essere ottimisti fin che è possibile. Si dice che a pensar male ci si prende sempre. Io credo che questo sia un errore: a pensar male si può qualche volta sbagliare, senza contare che da parte nostra questo modo di agire è quasi sempre riprovevole. Aver fiducia nella

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bontà umana è un far piacere al Creatore dell'umanità. Che brutta cosa essere diffidenti! Guardinghi! Meno prudenza e più disinteresse, più carità! Non imbecilli s'intende. Benché sia commovente, non è giusta la frase del lebbroso di X. de Maistre: "Io non credo che gli uomini siano cattivi" ma è peggiore la fredda, egoista frase del protestante Goethe: "Non gettare il tuo cuore al mondo: il mondo è un cane male avvezzato che non riporta mai nulla".

Nell'apostolato ci vuole segretezza: mai accennare a ciò che una persona ci ha confidato, mai fare l'apostolato a suon di tamburo. Nel silenzio e nell'umiltà si fa il doppio bene, non si dà nell'occhio a nessuno e si ha di più il vantaggio che nessuno si adombra o ci reca disturbo. Nell'amore del prossimo non vi deve essere grettezza, ma generosità. Dare senza mai chiedere. Dare i beni, il cuore, le nostre facoltà, la nostra vita. Dare col sorriso sulle labbra, dare volentieri, senza reticenze, senza condizioni. Dare tutto senza risparmiare nulla per sé. Dare con delicatezza per non umiliare nessuno. Vivere ogni momento, ogni gioia, ogni dolore per il prossimo. Vivere per esso nell'osservanza perfetta delle regole, nel sacrificio della penitenza, nella preghiera e nella meditazione. Offrire se stesso al Signore, rinunciare a tutte le consolazioni spirituali, a tutti i comodi materiali per amore dei nostri fratelli.

C'è nel mondo delle anime una brutta gelosia: si è gelosi delle anime a cui si è fatto un po' di bene o con cui si è in relazione, e si vorrebbe che nessuno le avvicinasse: quale superbia! Quale grettezza! Siamo cavalieri. –

Non c'è apostolato senza sacrificio. Intanto si salvano le anime in quanto si fa penitenza: "sine effusione sanguinis non fit remissio". Non c'è che la via del sacrificio (sacrificio della volontà e del corpo) per salvare le anime. Dobbiamo morire per dar vita agli altri. Noi siamo giovani e possiamo ancora soffrire perché il nostro corpo è pieno di vitalità, il nostro cuore capace di sentire. "Obsecro vos ut exhibeatis corpora vestra hostiam viventem". Un'ostia vivente, cioè che è piena di forze, sensibilissima al sacrificio, che si sente attratta dalla carne e vive nel martirio continuo di una lotta umiliante, che sente una irresistibile tendenza ad alzarsi e si abbassa eroicamente, che ha una carne palpitante di vita e un sangue vivacissimo e li pone sotto il torchio della penitenza per spremerne il vino vivo di Cristo. Quant'è bello quanto eroico, quanto luminoso coronare di dolore gli anni della giovinezza. Dedicare a Dio una volontà ribelle, una intelligenza che tutto vuol sapere! dare tutto per gli apostoli, per la Chiesa, per i poveri, per coloro che soffrono, per le anime deboli che non sanno innalzarsi dal fango o dalla neghittosità.

Non si può mai criticare il prossimo: è cosa santa non criticarlo neppure nelle cose permesse o da nulla.

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I poveri e gli infelici sono le immagini più somiglianti di Gesù Cristo stesso. Io non so una cosa: come tanti cristiani, tanti sacerdoti passino davanti a un infelice, un povero e non si fermino. Uno che vedendo un povero o un disgraziato, non lo solleva, perde una grazia: è come chi vedendo passare il SS. Sacramento non si inginocchia in atto di adorazione. Si perdona molto a chi ama molto. Come è gretta cosa adoperare il portafogli per sé e il borsellino degli spiccioli per gli altri. Se incontrassimo il Signore, daremmo un soldo? Eppure i poveri sono il Signore! Non umiliamoli anche noi; essi che sono tanto umiliati: i Santi davano anche gli abiti al povero. Ma la carità non è fatta solo di denaro: bisogna avere il cuore della carità, bisogna avere la comprensione della miseria. Quegli infelici coperti di stracci hanno pur un cuore e forse più sensibile del nostro, hanno pur un animo e forse più nobile del nostro. Povera gente che tanto di rado riceve un sorriso, che tanto spesso riceve insulti e freddezze! Poveri bambini che non hanno la carezza della mamma e non trovano un cuore che li consoli. Ah! deve pur rendere conto a Dio quel sacerdote che non ha compreso, che non ha saputo consolare uno di questi piccoli, che lo ha cacciato come un importuno, o se ne è liberato con pochi soldi. Oh! i soldi non sono la carità! Se avessi una penna di forza vorrei scrivere tanti libri per spingere alla carità; se avessi una voce potente potrei predicare sempre la carità. Bisogna cercarli i poveri, gli infelici. Non aspettare che vengano a bussare alla porta. Lo so che è ben noioso conversare con ignoranti, con gente lurida, con ammalati poveri: ma forse che si è sacerdoti per vivere bene? Passare allegramente ore ed ore ad un banchetto e poi mandare al povero,che aspetta alla porta, un pane, che brutta cosa per un sacerdote! Si vedono alle volte brigate di gitanti (spesso anche preti) salire i paesetti di montagna e mettersi poi a consumare allegramente le provviste in un bosco o in un prato. Vengono a vederli i bambini, si sa sono noiosi e non hanno riguardi. Io so che molte volte questi bambini vengono scacciati. Eppure s'accontenterebbero di così poco! Ma perché non avere la comprensione della carità? D'altra parte è bene scacciare la miseria dai luoghi dove si gode: sarebbe un rimprovero troppo evidente. Quando sarò prete, se (Dio) il Signore vuole, mi dedicherò in gran parte agli umili, ai poveri, ai disgraziati: essi che nulla pretendono meritano molto.

Amo quelle povere vecchierelle umili, a mala pena sopportate dalle loro famiglie, quei fanciulli che non hanno mai visto un giocattolo, che non hanno mai ricevuto una carezza, quelle spose che conoscono solo la durezza del marito rozzo, quelle giovani che non possono avere un'ora di riposo, quegli esseri che non conoscono che il lavoro continuo, che prendono cibo quando ne hanno. Bisognerebbe entrare in certe case per vedere come vive tanta povera gente. Bisognerebbe vedere come sono curati tanti ammalati. Bisognerebbe saper leggere negli occhi rossi, gonfi di pianto, di tante donne e di tanti bambini. E tanti ricchi

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consumano, e tanti ecclesiastici pure ... non si accorgono di nulla. Non c'è cosa che mi addolori di più che il vedere tanti signorini e laici e seminaristi curare il ciuffo o la sigaretta e non essere capaci di vedere una miseria. Gente per lo meno inutile. Si dirà che bisogna tenere alta la dignità; forse che l'abbassarsi sulla miseria è un disonorare la propria dignità! forse il cardinal Federigo sporcava la santa Porpora baciando i bambini mocciosi dei contadini? Certo che lo stare fra gente nobile è più dignitoso: meno evangelico però. La questione sociale è una questione di Carità e solo la Carità della Chiesa Cattolica può scioglierla.

Presentemente sono seminarista. Debbo dunque trattare con seminaristi: cioè con caratteri diversi. Bisogna conoscere il carattere di ciascuno per osservare la carità.

C'è il carattere buono per natura: forse quello da cui si riesce a cavar meno. Si può lasciare in pace: non sarà un cattivo prete. Si può influire su di lui con il buon esempio cercando di allargare un po' le sue vedute, perché mi sembra che i buoni siano di vedute non troppo larghe.

C'è il carattere nettamente superbo: il suo io entra dappertutto. È vuoto di ogni spirito. Bisogna ceder sempre: bisogna attivarlo e farlo cambiare con l'umiltà e la preghiera.

C'è il carattere romantico e malinconico per partito preso, in realtà passionale. Occorre andare adagio a mettersi (d'accordo) in relazione con lui: però credo si possa indirizzare bene.

C'è il seminarista al quale natura ha dato poco. È umile, non pretende nulla dice con semplicità: "Io sono buono a nulla". È il seminarista che amo di più.

In ogni caso ci vuole purezza grande: nell'apostolato del prossimo l'unica via è di trasformare noi stessi in Gesù Cristo, di vedere negli altri solo Gesù Cristo.

Ed ora vorrei dire qualcosa sulla poesia che emana dalla carità sulla poesia che viene dall'alito vitale delle anime, dal fuoco del cuore del prossimo. Ma la mia povera penna non sa che scrivere queste formule ancor più povere: com'è dolce, com'è santo amarsi sulla terra per amarsi poi in cielo nella unità di Dio, nella perfezione di Gesù Cristo.

RICORDI:

1) Siate tanto santi da strappare a Dio dei miracoli(Card. Lavigerie ai suoi ...)

2) Nello studio voglio farmi una formazione tale da esserecapace di occupare nella chiesa qualsiasi carica.(Un Nov. della ...)

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3) Debbo farmi un carattere forte, sereno, sacerdotale.

Gioventù trascurata, virilità perduta. “Corrumpiunt mores bonos colloquia prava" (1' Cor. 15)

Strana cosa davvero: ci diamo più pensiero della stima degli uomini che della stessa virtù, e si rimane più umiliati di un granchio preso in pubblico che di una colpa segreta. (Tanquerey)

"Non ti affliggere mai perché la gioia in Dio è la tua forza" (Nehem)

"Padre santo, io prego perché essi abbiano in sé la pienezza della mia gioia" (Giov. 17)

"Prego il Padre ed egli vi darà un Consolatore, perché rimanga sempre con voi. E lo spirito di verità ... Egli sarà in voi" (Giov. 14)

"La carità comanda un triplice movimento: un movimento di distacco; un movimento d'unione: un movimento di diffusione: distacco dalle creature, unione con Dio, diffusione del bene per le anime". (Libert O.P.)

"La vera carità consiste nel sopportare tutti i difetti del prossimo, nel non meravigliarsi delle sue debolezze, e nell'edificarsi nei minimi suoi atti di virtù". "Soprattutto, la carità non deve starsene chiusa nel fondo del nostro cuore, perché nessuno accende la lucerna per metterla sotto il moggio, ma per collocarla sul candelabro affinché serva ad illuminare tutti coloro che sono nella casa, questa lucerna è la carità". (S. Teresa del B. G.)

È preferibile lasciare ciascuno nel suo proprio sentimento, piuttosto che indugiarsi a contestare. (Imitaz.)

La solitudine è stata definita: Gesù che passa; Gesù che parla; Gesù che benedice.

Prima di mettersi al confessionale, Giovanni meditava e nelle meditazioni gli divampava in cuore una fiamma di puro amore che egli non sapeva contenere e la emetteva poi in parole ispirate, semplici e calde a cui non si poteva resistere. Senza avere l'aria di un cattedratico, e senza sforzo, conduceva con soavità quelle anime, la cui pace interna e l'abitudine dei pensieri e degli affetti sono in cielo. (S. G. della Croce)

L'orazione e la mortificazione: due cose insostituibili e impensabili ad ogni perfezionamento spirituale. (Vita di S. G. della Croce)

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"L'errore come il peccato, è separazione, mentre la verità è unità. Il vizio è vergogna e la vergogna è nascondersi".

Il lavoro è uno scudo. (Baunard)

"Noi riguardiamo questo punto (di un contegno edificante in chiesa) come fondamento dell'edificio della pietà presso i giovani; io scongiuro i miei ausiliari e successori a mantenere con la più grande cura le tradizioni di questo contegno decoroso che io sono arrivato a stabilire con molto sforzo". "Rispetto per tutte le più piccole pratiche della chiesa; rispetto per tutte le cose sante; rispetto per tutti gli insegnamenti della medesima; ecco i tre rispetti che bisogna infondere nei giovani: è il secondo modo di imprimere la pietà nei loro cuori. Il contegno dignitoso in chiesa era il mezzo più immediato, questo sarà forse il più duraturo". (Timon – David)

La vita scorre come le acque di un fiume che accarezzano, passando, le rive, le rive che più non rivedranno. (Beaudenom)

Quale potere avrà il prete parlando della preghiera, se il popolo lo vede frequentemente in intimo colloquio con l'ospite troppo spesso abbandonato del Tabernacolo! Come sarà ascoltata la sua parola, se predicando il lavoro, la penitenza, è egli stesso laborioso, mortificato! Apologista della carità fraterna, troverà cuori attenti, e se, vigilante a spargere nel gregge il buono odore di Gesù C. rifletterà nella propria condotta la dolcezza e l'umiltà dell'esemplare.

Oh! Se i cattolici, o almeno gli uomini d'azione avessero quello splendore di vita cristiana dipinta dall'illustre cardinale (Wiseman in "Fabiola") e che non è altro che l'attuazione del Vangelo! Come sarebbe allora irresistibile il loro apostolato tra questi pagani moderni, troppo spesso prevenuti contro il cattolicesimo dalle calunnie dei settari, dal carattere acerbo delle nostre polemiche e da un modo di rivendicare i nostri diritti, che sembrano provenire più dall'orgoglio ferito che dal desiderio di sostenere gli interessi di Gesù". (Anima dell'Apostolato)

"Ogni uomo conserva un settore, per quanto piccolo e nascosto di bontà, sul quale si può fare leva". – "Dopo Cristo ogni battezzato è redimibile". L'asprezza, la violenza, la durezza allontanano le coscienze, le fanno rinchiudere in se stesse, in un sordo rancore e in una ostile diffidenza. – Solo l'Amore salva. (Mons. Sargolini)

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IL REGNO DI DIO CARITA’- (2) -

Appunti scritti su un foglio doppio di quaderno a quadretti. Il tipo di carta, l’inchiostro e la calligrafia sempre minuscola fanno collocare questo scritto agli anni del seminario o a quelli subito dopo.Don Mario stesso non si ricordava la data, ma pensava fosse dei primi due anni di sacerdozio quando era curato o a Calerno o a Castelnovo né Monti.

SE DIO VOLESSE!... col suo aiuto io mi sentirei di mettervi mano   ___________________________________

IL REGNO DI DIO – CARITÀ.

1) Attualmente come si provvede: ai malati 1) con cura e assistenza famigliare: quando vi siacomuni molta pietà cristiana, assistenza sanitaria e sacerdotale, molto bene.

2) con internare in Ospedali e sanatori i soggetti.

burocrazia Praticamente rispondono bene questi istituti? dal spese forti ecc. punto di vista clinico: forse sì, forse

ottimamente; dal punto di vista cristiano: forse no. Ragioni: a) agglomerati e personale insufficiente; b) amministrazioni laiche, dove prevale il criterio: "fare almeno 60 e 60" – abbondanza di "funzionari" – criteri a volte molto umani. c) locali – ambienti non sempre rispondenti ai bisogni. d) professionismo o tecnicismo di suore e infermieri; a volte anche dei ...cappellani. e) ...

ai malati cronici 1) Ricoveri di mendicità; case di riposo vecchi regionali – prov. – comunali – private. Crescendo

il bisogno dell'elemento "pazienza cristiana" mi pare che aumentino le difficoltà del caso precedente in intensità. Si può stabilire forse una proporzione inversa così: cresce l'insolvibilità, invalidità; diminuisce la cura (carità cristiana – (in generale)

malati poveri Sono a carico pubblico, attualmente di comuni o comuni e cronici altri comuni e cronici enti civici (Mutue – Assic.

– Federaz.) almeno come è organizzato lo stato, che naturalmente dovrebbe in teoria, arrivare a provvedere a tutti i casi. Per il sorgere progressivo "di enti" che per natura dovrebbero provvedere a questa categoria di poveri un certo benessere fisico. È forse venuto a mancare nel

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cristiano e nel sacerdote quel senso di responsabilità personale che verrebbe espresso nella frase "mandavit Dom. unicuique de proximo suo" e " amate il prossimo come voi stessi".

agli incurabili 1) In famiglia: molto spesso le famiglie sono le (scemi –defic) meno adatte e attrezzate per conservare questi

infelici; perché: provengono, spesso, da famiglie tarate; o povere, o di montagna e collina; non c'è sempre tempo e modo per assisterli convenientemente. Quanti casi sono stati una vera provvidenza...grande furono accolti; qualche volta sono di sconcio per i vicini; qualche volta sono in balia di sciagurati che ne approfittano: (è notevole la tendenza sensuale in essi). 2) In ricoveri (Frenocomi – Cottolengo) molti inconvenienti già visti per altri casi. Per tutti certo è necessarissimo uno spirito di suprema e costante carità cristiana. 2) come si potrebbe provvedere meglio.

anzitutto = Non si potrebbe per esempio in un Comune tentare per i poveri così: il clero si unisce e partendo dal principio scemi cronici ecc.seguente:"il povero è Cristo" – quanto più

bisognoso e sofferente, tanto più Cristo – quello che è fatto a uno di questi minimi è fatto a me; si tira questa importantissima conclusione: non agisco per fare del bene al prossimo, non cerco di risolvere dei problemi sociali di umanità – di andare incontro a bisogni (questo rimane vero, ma viene come corollario, io parto di qui: Gesù Cristo mi fa l'immenso piacere di venirmi incontro nel povero, nel sofferente, per farmi capire il più grande precetto della legge "Ama". È una continuazione del "sic Deus Dilexit mumdum ut unigenitu I.C. daret" questo dare continua. Allora si ringrazia Dio di questa fortuna, di questo piacere che ci fa e si lavora così: avrò tanto più caro quanto più potrò far del bene a dei fratelli. Perché non potremmo assumerci noi, nel Comune l'assistenza dei bisognosi. Accordarsi in modo che l'amministrazione Com. passa al Collegio dei parroci una quota media che di solito viene pagata ogni anno per ospedalità, ricoveri ecc. e non ci pensa più. Viene alleggerito di una notevole e incresciosa (per loro) burocrazia. Può servire quello come primo nucleo per costituire in una o più parrocchie una Casa della Carità.– Non dare molta importanza all'Assistenza economica del Municipio, perché la Casa dovrà vivere di carità; e a sua volta fomenterà la carità nelle parrocchie. Per arredamenti, suppellettili ecc. interessarne la parrocchia. – Cominciare a

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parlarne come di una Casa che deve essere il Parafulmine della Parrocchia, un modo per coprire tante magagne – una palestra delle Opere di Misericordia.

altri malati Sarà impossibile arrivare ad avere un piccolo ospedale, ben attrezzato per i soli malati di chirurgia e medicina in ogni comune? a fianco della Casa della Carità? – Il medico condotto a volte coadiuvato da uno o due colleghi. Per casi gravi far venire qualche specialista o,addirittura, potendo, inviare il malato in luogo acconcio.

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E i medici non potrebbero essere dei nostri? Una specie di frati laici, ma nostri, cioè pieni di queste idee della carità? Come si aiuta il seminarista, non si potrebbe costituire dei collegi medici con criteri analoghi al Seminario?...

"Certo Dio è onnipotente!!!!!."

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DIARIODal 30 ottobre 1938 al 1945

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Pagine stralciate dal diario dei suoi primi anni di Parroco. Si trovano nell’Archivio Parrocchiale di Fontanaluccia.

16161616161616161616161616161616161616161616161616161616161616161616161616161616161616161616161616161616161616161616A Maggior Gloria Di Dio, della B.ma Vergine del Carmine, di S.Lucia V.M., inizio la cronaca degli avvenimenti più considerevoli della parrocchia. Spero, con l'aiuto di Dio, che servano solo a testimoniare a me e a chi leggerà, una minima parte delle numerosissime, non certo registrabili, Grazie e Benedizioni che il Buon Dio, nella sua Immensa Bontà, elargisce continuamente alla Sua Chiesa e alla parrocchia. Ovviamente non vengono notate le miserie e infedeltà che purtroppo sono immancabili, perché spero saranno perdonate e dimenticate dalla Divina Misericordia e dagli uomini: C'è qualcun altro che Scrive in ben altro Libro "in quo totum continetur" e che sarà letto nel dì del Giudizio. D'altra parte non faccio che poveramente soddisfare una precisa indicazione pastorale. E Dio mi aiuti e mi perdoni.  

ANNO DEL SIGNORE 1938

31 ottobre . – Dopo l'Ave Maria della sera con un tempo piuttosto piovoso e con un camioncino gentilmente prestato da alcuni amici di Villa Cadè, sbarca finalmente, dopo un movimentato viaggio, il nuovo Sacerdote mandato da S.E. Mons. E.Brettoni, Vescovo di Reggio e Principe, a guidare la parrocchia di S.Lucia V.M. di Fontanaluccia, in sostituzione del Rev. D.Giuseppe Poli, promosso parroco a Villa Cadè di R.E. Il nuovo prete, Sac. Mario Prandi del fu Giovanni, sarto e della fu Adalgisa Fantuzzi, è nato a Reggio Em. nella parrocchia di S.Teresa il 6 febbraio 1910. Ordinato Sacerdote dall'Ecc. Vescovo su ricordato, nella Cattedrale di Reggio il 15 luglio 1934, fu 6 mesi cappellano a Calerno di S.Ilario poi dal 5 gennaio 1935 al 22 agosto 1936 alla Pieve di Castelnuovo Monti e dal 23 agosto 1936 al 31 ottobre 1938, coadiutore ed economo spirituale a Villa Cadè. Scaricate le povere e poche masserizie portate da Reggio, incontro la Vecchia "Bana" che custodisce la chiesa e la lampada del SS.mo e la canonica. Si accende un bel fuoco nel grande

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vecchio Camino della Canonica e dopo una visita al Signore, si fa la prima cenetta frugale in compagnia di mia sorella Maria, di Tazzioli Bonfiglio di Fontanaluccia e di alcuni amici sopraggiunti con una altra macchina da Reggio Deo Gratias et Mariae l.Novembre.– Prima Messa nella nuova parrocchia. La Chiesa è bella, le campane grandiose. ma sopratutto la cara gente di Fontanaluccia riempie ad ogni funzione la Chiesa. 2 Novembre.– Commemorazione Dei Defunti: Non posso dimenticare oggi, assieme a tutti gli altri, il mio Caro papà, che, socialista prampoliniano prima, poi a poco a poco diventato, "in votis" sagrestano, campanaro...e ortolano di quella buona lana di suo figlio, avrebbe tanto desiderato offrire la sua modesta opera di aiuto al figlio sacerdote e parroco in montagna, ma il Buon Dio disponendo diversamente, aveva lasciato questa terra due anni prima che il figlio divenisse Sacerdote. Il Signore lo ricompensi molto meglio con la pace eterna. Assieme al papà, con una viva commozione ricordo la Carissima, indimenticabile impareggiabile mamma che mi portò con numerosi stenti fino al Seminario e che, resa impotente, sebbene molto giovane,attese trepidante e ansiosa la prima messa del figlio. Quanto avrei voluto che fosse qui oggi, assieme alle mie sorelle: ma il Buon Dio la chiamò a Se, credo piena di meriti, nel primo anno del mio sacerdozio; dopo avere assistito all'unica mia Messa Celebrata, per bontà del Vescovo, nella di lei Camera la vigilia della Sua morte Santa. Il Signore la conservi nella Pace e nella Gloria eterna assieme ai miei cari tutti che il Signore ha Voluto con Lui. – Ho portato con me a Fontanaluccia la povera poltrona di vimini dove è stata tanto tempo della Sua infermità a pregare per tutti noi – 5 Novembre.– Primo incontro a Civago per il Confessino di S.Leonardo Con i Carissimi Confratelli del Vicariato, Arcip. D.Paolino Canovi di Gazzano, Don Giov. Battista Pigozzi, decano di Cervarolo, Don Giacomo Grazioli di Morsiano, Don Alfredo Bartoli di Romanoro, Don Gian Domenico Guidetti di Civago, Don Vincenzo Farioli di Rovolo. (Vacante la parrocchia di Novellano di cui è Economo Sp. il prevosto di Morsiano. 9 Novembre.– Prima Messa all'Oratorio Santuario parrocchiale della B.V. della Neve di Pietravolta.

20 Novembre.– Ho approfittato della buona stagione nei giorni scorsi per visitare e celebrare nei vari oratori e rendermi conto della Vastissima e disagiata parrocchia che va da quota 750 sul mare al fiume Dolo e la Diga, fino a 1350 alle Case del Roncadello e della Paesina dei Casoni, e fino a 1600 al confine con la Diocesi di Massa Carrara nei pressi del Passo Delle Radici.Ho incontrato e visitato anche i parroci confinanti del Modenese: il vecchissimo Arcip. D. Piacentini di Piandelagotti, il prev. di Riccovolto D. Giuseppe Lunardi e l'Arcip. di Frassinoro D. Francesco Fiori.

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13 Dicembre.– Solennità di S.Lucia, moltissimi i fedeli e tutti i Sacerdoti della zona – molte S.Comunioni. ................... 31 Dicembre.– Con il canto del Te Deum si chiude questo anno 1938. Ottime impressioni della parrocchia nel Campo religioso morale. Infelici nelle abitazioni e nel campo economico, almeno per buona parte delle famiglie. Molti emigrano stagionalmente, dall'autunno all'estate, in prevalenza in Toscana, ma anche in Corsica, Algeria Francia e Belgio. Molte ragazze a Servizio.

Deo Gratias et Mariae

ANNO DEL SIGNORE 1939

7 gennaio.– Celebrate le Feste di inizio d'anno e della Epifania con buon concorso, anche se la neve è stata abbondante. Da oggi comincia, con l'aiuto di Dio e della Madonna la S.Messa ogni Sabato non impedito alla B.V. di Pietravolta per soddisfare in qualche modo la pia intenzione dei donatori del fondo "macchiaccia" lasciato a suo tempo per la Messa festiva e la dottrina all'oratorio della B.V. di Pietravolta. Si comincia anche a parlare con i R.mi Superiori per la Messa Domenicale che da qualche anno è stata tolta a Pietravolta. Per alcuni anni vi andò il parroco di Riccovolto, per invito del parroco di Fontanaluccia. Vedremo.

5 febbraio.– Festa di S.Agata, compatrona. Inviato come economo Spirituale in questa parrocchia, il 17–11–1938 venivo nominato, con bolla Vescovile, prevosto di Fontanaluccia. Si è pensato bene di fissare in questa odierna solennità la presa di possesso della parrocchia. Si è celebrato il rito in uso nella nostra Diocesi. Fungeva da Padrino il Sig. Arciprete di Gazzano, da assistenti il parroco di Civago e di Rovolo, da testimoni Ghini Virginio già fabbricere e Stefani Fortunato Priore della Confraternita del SS.mo Sacramento. Molte S.Comunioni, qualche gentile dono in natura da parte dei parrocchiani. 8–9 febbraio.– Si indicono pubbliche preghiere per la salute del S.Padre Pio XI @10 febbraio.– Quasi inopinatamente fra la costernazione del mondo il Sommo Pontefice pio XI è entrato nella Pace,= per Notizie ved. Bollett. Diocesano Na 2 – in archivio –

12 febbraio.– Domenica: Si tiene in parrocchia l'ufficio solenne per il Sommo Pontefice. Preparato un grandioso Catafalco Sormontato dalla Tiara, con numerosissimi lumi – tutto il popolo prega.

14 febbraio.– Alla Plebana di Gazzano Solennissima Commemorazione Vicariale del S.P. presenti tutte le parrocchie con associaz. e

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labari . Il tempo abbastanza mite ha consentito il radunarsi di molti fedeli.

26 febbraio.– Dopo Vespro assemblea nel teatrino di tutte le associazioni parrocchiali per la Commemorazione del Sommo Pontefice della Conciliazione. Si prega per il Conclave–

2 marzo 1939.– Sommo giubilo per tutta la Chiesa per la elezione a Papa del Card. Eugenio Pacelli che prende il nome di Pio XII. –Vedi Boll. Diocesano –

12 marzo.– Solenne Te Deum per la Incoronazione Del Sommo pontefice.

13 marzo.– Avendo da tempo notato con rincrescimento che non si tengono in parrocchia (e in nessuna del Vicariato) le SS.Quarantore, dopo ripetute adunanze della Confraternita del SS.mo Sacramento (molto numerosa!) e la debita autorizzazione Vescovile, concessa con paterna vivissima gioia da Mons. Vescovo, vengono fissate le SS.40 ore per la nostra parrocchia nei giorni di Venerdì, Sabato e IV Domenica di Quaresima di ogni anno, da tenersi in modo che siano effettivamente 40 ore di adorazione Solenne, con invito speciale ai Confratelli e Consorelle e alle associazioni per i turni di ogni ora e con invito ai Sacerdoti del Vicariato per le Confessioni e possibilmente a un predicatore forestiero. Così Dio ci aiuti.

21 marzo.– Si sono concluse con Solenne processione eucaristica, non ostacolata dalla abbondante nevicata del Venerdì notte, le SS.40 ore. con numerosissimo concorso di fedeli ad ogni ora e alla S.Comunione. Sono state predicate dal Rev. P.Lorenzo Cangini dei Servi di Maria della Ghiara di Reggio E.

9 aprile.– Prima Pasqua a Fontanaluccia. Preceduta dalle Funzioni della Settimana Santa, con buona frequenza di fedeli anche al canto del mattutino, si celebra la festa con molta gioia e solennità. Si inaugura il nuovo "Cero Pasquale" acquistato a Roma dalla Ditta Parisi.

10 Aprile.– Tradizionale funzione alla B.V. di Pietravolta. Il piccolo Santuario si rivela insufficiente alle funzioni! È anche piuttosto malmesso per le piccole Celle costruite da Fra Pacifico da Giuncugnano oltre 50 anni or sono, negli ultimi Anni della Sua vita. Si dice che pensava a formare una piccola Comunità! Di fatto sono cadenti e rendono malmesso il Santuario. Speriamo nell'aiuto della Madonna.

...omissis...

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30 aprile.– A Seguito di una accorata lettera del S. Padre Pio XII, viene indetta per il mese mariano la "Crociata di preghiere per la pace" con invito particolare ai fanciulli! –

14 maggio.– Pellegrinaggio parrocchiale alla B.V. della Guardia di Genova. Si parte in pulman in una quarantina. Si arriva a Genova, dove si pernotta: parte in pulman, parte presso parenti che trovansi numerosi a Genova.

15 maggio.– Al mattino molto per tempo Si sale al Santuario per la funzione. Molti salgono a piedi scalzi – Si ritorna in nottata stanchi ma contenti–

18 maggio.– Tradizionale Solenne Rogazione a Muschioso, dove giunti si canta, sul monte il Te Deum – Al ritorno Messa Cantata.

25 maggio.– In data odierna viene elevato alla Dignità di Arcivescovo e traslato alla Sede di Lanciano, S.E. Rev.ma Mons. Pietro Tesauri, nostro condiocesano, già vescovo di Isernia e Venafro. – S.E. Mons. Tesauri è ben conosciuto in parrocchia per la Solenne Missione predicata qui, già da Vescovo, nell'occasione del Centenario dell'attuale Chiesa parrocchiale.– Giacché se ne offre l'opportunità, è bene notare che l'attuale Chiesa eretta nel 1835 con elargizioni del Duca di Modena e della popolazione, fu modificata internamente, (dopo il terremoto del 1921 che ne abbattè la volta) Costruendovi le colonne rotonde e le volte a vela in luogo della grande Capriata. Fu decorata, in occasione del Centenario della costruzione, dal reggiano Prof. Anselmo Govi, che trovò qui la grazia di regolare il suo matrimonio, per interessamento anche del parroco D.Poli: ed è la quinta chiesa di Fontanaluccia. Pare che la prima si trovasse, poco dopo il "mille" sulla Rocca di Muschioso; di là passò alla "Raigada" o alla "Cagranda" dove esistono ruderi e Croci in memoria; indi all'attuale località di "Chiesa Vecchia" dove trovasi il Beneficio parrocchiale, e pare vi fosse trasferita intorno al 1500. Esiste una memoria sicura di una grandiosissima Missione predicata in quel luogo dall'illustre Gesuita P. Segneri e dal suo compagno P. Pinamonti verso il 1650. A causa di nuovi movimenti franosi verso il 1700 fu costruita di nuovo alla località detta ancora "Campanile Vecchio" e vi rimase fino al 1827. Di là passò al luogo attuale e fu ultimata nel 1835, rimanendo però in piedi per vario tempo il vecchio campanile (che diede poi il nome alla località) fino a quando, nel 1890 – 96 si costruì l'attuale massiccio campanile e si inaugurò il nuovo meraviglioso concerto di campane, fuse dalla Ditta Bimbi di Fontanaluccia a Casa Farioli – Notizie più dettagliate. che si trovano sparse nel locale archivio e in altri, mi proporrei di raccogliere se il Buon Dio lo Vorrà.–

29 maggio.– Celebrata Solennemente la Pentecoste nel giorno precedente; oggi, secondo la consuetudine si è svolto il

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pellegrinaggio parrocchiale al Santuario della B.V. di Pietravolta, in processione solenne dalla parrocchiale. Al Santuario funzioni solenni, poi ritorno. Nelle Domeniche di maggio sono pure Convenute al Santuario le processioni di Civago, di Rovolo, di Gazzano e di Riccovolto, come da antica consuetudine.

1 Giugno.– Dopo qualche riunione della direzione del Concerto bandistico, promossa dal parroco, si riprende la regolare prova di musica del medesimo concerto, prova che era stata sospesa, da qualche anno per difficoltà e controversie sorte. Il Concerto Bandistico di Fontanaluccia, sorto per iniziativa di vari parrocchiani attorno al parroco, nel 1910, cominciò regolarmente a funzionare negli anni successivi, come risulta dai libri di Verbali e contabili. Ebbe vita rigogliosa per numerosi anni, affermandosi come uno dei migliori della montagna. Ultimamente aveva cessato le proprie attività – Si spera di rimetterlo in efficienza.

8 Giugno.– Festa del "Corpus Domini" – Solennissima processione – Però il tempo è instabile – 9 luglio.– Domenica – Festa della I Comunione dei ragazzi della parrocchia. Ai 15 fanciulli della I Comunione fanno corona un'altra cinquantina che, dopo la regolare dottrina quotidiana, si accostano alla S.Comunione solenne, assieme a quelli della Iª = Funzione commovente e di molto concorso.–

16 luglio.– Solennità della B.V. del Carmine. Festa patronale. Numeroso concorso di fedeli e Sacerdoti. Si canta la Messa "Te Deum" di Perosi con accompagnamento di alcuni strumenti della locale Banda e di violini._____________________   È indetto da S.E Mons. Vescovo E. Brettoni, il Congresso Diocesano Eucar. per la prossima primavera. (Vedi Boll. Dioc. Giugno–Luglio)

...omissis...

5 agosto – al Santuario della B.V. di Pietravolta si celebra la consueta funzione titolare con S.Messa Cantata e Processione – Si raccomanda la preghiera per la Pace –

15–16 agosto – S.Maria e S.Rocco. Per S.Maria molti vanno in pellegrinaggio, alla spicciolata, a S.Pellegrino in Alpe. Per S.Rocco, tutta la parrocchia si riversa alla Chiesa.

19 agosto.– Giornata della Donna. Riunione di tutte le donne di parrocchia, presente una Propagandista del Centro.

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24 agosto – Pio XII lancia per Radio un accorato appello per la pace – "Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la Guerra" –

1 Settembre.– Ha inizio oggi la iscrizione regolare dei fedeli all'Apostolato della Preghiera e distribuz. foglietti. Il movimento fu cominciato qualche anno fa dalla madre di famiglia. Bimbi Virginia in Asti di C. Farioli-Borella, in un modo semplicissimo: La Virginia era stata a servizio a Genova dove aveva conosciuto una Zelatrice del S.Cuore, Sig–na Tilde Arnaldi; da lei aveva conosciuto l'Ap. d. Pregh. e tornata a Casa si era messa a propagandare il movimento servendosi degli incontri occasionali con le donne che venivano a lavare il bucato nel fosso vicino a casa. Il parroco predecessore, D.Giuseppe Poli, non aveva creduto conveniente entrarci, ma aveva approvato il lavoro, quasi clandestino, dell'Ap. d. Pr.. Verranno distribuiti i foglietti mensili e si promuoverà la preparazione di Zelatrici e l'aggregazione regolare a Roma– "Cristo Regni in ogni Cuore"

7 Settembre – Giovedì – Comincia l'Ora Santa di adorazione, da tenersi possibilmente ogni Giovedì Sera. Le intenzioni attuali sono per la pace, perché dense nubi si accumulano all'orizzonte di molte Nazioni. e anche per il futuro Congresso Eucaristico.1 ottobre – Inizio del Mese del Rosario, che in parrocchia si fa con molto concorso, mi dicono, e molto per tempo, perché poi presto comincia la raccolta delle castagne. che qui è uno dei raccolti più attesi e importanti. ...omissis...

4 ottobre.– Prima festa di S.Francesco D'Assisi Patrono d’Italia, proclamato tale recentemente dal Sommo Pontefice, assieme a S.Caterina da Siena – si è pregato per la nostra Patria.

15 ottobre.– Domenica. Ci si trovava già in chiesa numerosi per il Canto del Vespro. Già iniziato, quando una notevole scossa di terremoto faceva tintinnare i lampadari e cadere alcune candele dall'altare. Uno spiegabile panico si impossessava di tutti: vi fu anche qualche grido. Ci si è riversati fuori e dopo l'attimo di smarrimento si è recitato il S.Rosario e le litanie, nell'angolo della piazza verso il Cimitero. Poi si è rientrati in chiesa per la Benedizione (quasi tutti)!Nessun danno da nessuna parte. – Deo Gratias et Mariae. ...omissis...

4 Dicembre.– S.Barbara patrona dei minatori – Nel Cantiere, da tempo iniziato, nei pressi della Diga, dove si sta lavorando per la costruzione di una Centrale Elettrica, sotto la Diga, utilizzando, attraverso una galleria, le acque del

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Dragone (Riccovolto), Si celebra con grande solennità dal parroco locale la S.Messa per i minatori. È eretto l'altare all'imbocco della galleria. La Ditta Moresco, appaltatrice dei lavori, in accordo con la Soc. Em. E. E., offre un pranzo a tutti i 150 operai del Cantiere e anumerosi invitati.

Nella primavera scorsa (1939) all'inizio dei lavori era stata benedetta dal parroco locale la prima Pietra.

...omissis...

ANNO DEL SIGNORE 1940

6 gennaio.– Iniziato l'anno di Grazia 1940 con abbondanti nevicate. Queste non hanno impedito la ripresa di una vecchia tradizione da qualche anno sospesa: quella del saluto per il nuovo anno del Concerto bandistico ricostruito che nella Cella Campanaria della nostra torre, dopo il consueto "doppio" esegue alcune suonate; durante il giorno le ripete nelle principali borgate della parrocchia, con gioia di tutti. Celebrata la Festa odierna con Massima Solennità; per la prima volta vengono annunciate, al Vespro, le Feste dell'anno, dato un resoconto statistico–economico, e ricordate alcune norme per l'anno in corso.

23 gennaio.– Viene effettuata la raccolta del rame in parrocchia per la Patria. La nazione italiana è in condizioni molto poco agiate a causa delle difficoltà sorte nel mondo per la guerra in Stati vicini e per l'alleanza fra Italia e Germania.– Qualche battibecco con i raccoglitori per salvare le suppellettili di rame del Fonte Battesimale!– Un certo malessere serpeggia nel popolo e crea malumore verso il "Regime". Staremo a vedere!

4–5–6–7 febbraio.– Consueto "carnevalino delle anime" festa di S.Agata, e inizio della Quaresima. Qualche po' di allegria, ma abbastanza contenuta per i tempi che corrono.

1–2–3 marzo.– Celebrazione delle Solenni SS.40 ore con processione di chiusura nonostante il tempo inclemente. Viva partecipazione del popolo per tutta la giornata.

10 marzo.– Giornata dell'Università Cattolica del S.Cuore – Dopo il Vespro nel teatrino "piccola accademia" preparata dai ragazzi e giovani a pro dell'Università – 21–22–23 marzo.–Consuete funzioni della Settimana Santa con buona partecipazione di popolo, sopratutto al "mattutino delle tenebre"

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dove numerosi "cantori" eseguiscono le tradizionali lezioni in canto... diciamo folcloristico.

5 aprile.– In data odierna, ricorrendo il I Venerdì del mese, la parrocchia viene aggregata all'Apostolato della Preghiera, Direzione Generale per l'Italia ed eretta in centro autonomo. Il Direttore diocesano D.Giuseppe Bonacini consegna il Diploma di aggregazione.

26 aprile.– Nei giorni 23–24–25 c.m. si è tenuto a Reggio il II Congresso Catechistico Diocesano. Molta Solennità e impegno – (Vedi atti nel Boll. Diocesano del luglio di quest'anno).

9 maggio.– Pellegrinaggio alla B.V. di Pietravolta di tutti i fanciulli delle parrocchie del Vicariato per la Crociata di preghiere per la pace indetta per loro dal S.Padre Pio XII. Furono quasi 500. Ciascuna parrocchia guidata dal proprio parroco, recava in dono alla B.V. mazzi di fiori e una candela votiva: numerosissimi i fiori che riempirono il presbiterio: al mattino si tenne loro qualche riunione dopo la messa – al pomeriggio si concluse la funzione con la processione del SS.mo nel recinto del Santuario.– Fu spedito un Telegramma a Mons. Vescovo che si degnò rispondere mandando la sua Pastorale Benedizione.

12 maggio.– Pentecoste. Si è anticipata la I Comunione dei fanciulli perché nel mese di luglio, come si faceva prima, urgono troppi lavori agricoli da noi. e i ragazzi sono meno disponibili per la Dottrina. Poi ultimata la Scuola pubblica non è più possibile averli tutti.– Celebrata con molta solennità in Chiesa e con trattenimento in teatro: distribuzione di ricordi e premi a tutti. 23 maggio.– Festa del "Corpus Domini" intervento alla processione del Corpo Bandistico locale, con molto compiacimento di tutti i numerosissimi partecipanti.

31 maggio.– Festa del S.Cuore e inizio del mese di giugno. Rinnovazione della Consacrazione di Varie Zelatrici dell'Apost. d. Pregh.

10–11 giugno.– mentre mi trovavo a Reggio per alcune commissioni, sento annunciare dalla radio che il Capo del Governo, Benito Mussolini, comunica al paese, dal palazzo Venezia di Roma, l'entrata dell’Italia in guerra. Molti cittadini, purtroppo, dimostrano la loro solidarietà, ma moltissimi deplorano questa terribile cosa. –arrivato a casa apprendo con dolore che l'ordine della radio di suonare dappertutto le campane a "stormo" è stato qui interpretato da alcuni dirigenti del "fascio" come ordine di suonare "a doppio" (a festa) suscitando l'indignazione di molti parrocchiani. La cosa fu poi ricordata e disapprovata in Chiesa.–

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Non è la prima volta che dirigenti fascisti impongono cose non condivise e creano tensione con il parroco e molta parte dei parrocchiani. Notizia della invasione della Francia da parte della Germania di Hitler!!

16 giugno.– Giorno di letizia per la parrocchia per la I Messa solenne del parrocchiano D.Enea Asti di Casa Farioli, ordinato Sacerdote a Reggio qualche tempo fa. Incontrato a casa sua e condotto processionalmente alla Chiesa, qui canta la Messa assistito dai Sacerdoti del Vicariato. Sono presenti la mamma i fratelli e numerosi parenti. Mancano due fratelli trattenuti sotto le armi.– La gioia è contenuta dalla notizia della entrata in guerra. Presenta la figura del sacerdote il parroco.

23 giugno.– Prima nostra vittima della guerra: si ha notizia della morte del carissimo giovane Sassatelli Pasquino detto "il Biondo" di Casa Bernardi, delegato Aspiranti della parrocchia, ottimo giovane di indole e animo buonissimi e di solida pietà. Fu uno dei primi a partire per il fronte e cadde sulle Alpi verso la Francia il 21 giugno sacro a S.Luigi Gonzaga Patrono dei giovani. Fu sepolto nel Cimitero di Courmayeur in Savoia ...omissis...

4 Agosto.– Annuncio della Visita di Mons.Vescovo e inizio della dottrina per la S.Cresima.

18–19 Agosto.– Domenica 18 dopo il canto dei Vespri, le Confraternite e Associaz. parrocchiali con labari e distintivi seguite dal clero (Can.co Don Severino Rossi, D.Enea Asti, il parroco) si sono processionalmente recati a Casa Cerbiani per l'incontro e ricevimento di S.E. Mons. Eduardo Brettoni, Vescovo di Reggio e Principe; arriva alle ore 18 dopo essere stato ossequiato alla Madonna di Pietravolta e aver visitato il Santuario; ricevuto al canto del "Benedictus" sull'aria di Lourdes, procede a piedi, sotto il baldacchino, alla parrocchiale. Ricevuto con il canto di alcune preghiere. dice qualche parola di compiacimento e impartisce la 1 benedizione pontificale con il SS.mo Sacramento. Il giorno 19, solennità trasportata di S.Rocco: ore 7,30 ricevuto dal piccolo clero e dai Rev.mi canonici della Cattedrale, Don Cavandoli e D.Rossi, il Vescovo si porta all'altare per la Messa e Comunione Generale. Fervorino al Vangelo.– Alle 9.45 scende di nuovo in chiesa per le S.Cresime di tutto il Vicariato: sono quasi 200; presenti tutti i parroci. Discorso sul Catechismo. Il Vescovo si augura che nasca presto la Scuola Catechisti e la Scuola regolare di catechismo parrocchiale. Funzione alla Cattedra e lungo tutta la navata della chiesa. ore 11,30 dalla porta di canonica entra con il Corteo del Clero in chiesa per la Messa Solenne con Assistenza Pontificale – Celebra il canonico Rossi e assiste il Vescovo il can.co Cavandoli e due parroci del Vicariato. Al Vangelo meraviglioso panegirico di S.Rocco del

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Vescovo dalla Cattedra. Ultimata la Messa, prende parte in mitra e Pastorale alla processione con il Simulacro di S.Rocco nel campo sportivo e al ritorno, benedizione in piazza. Al Vespro assiste e dà la Benediz. Pontif. col SS.mo Sacramento. Si intrattiene con clero e popolo e posa per una foto ricordo con il clero. Dorme qui anche questa sera. All'indomani, Messa con numeroso popolo. Porta il parroco a Piandelagotti per l'Ufficio di trigesima del compianto vecchio arciprete di Piandelagotti. Era intenzione del Vescovo di recarsi, dopo l'ufficio, a S.Pellegrino, ma un violento temporale ve lo dissuase e salutato e ringraziato tutti, partì per Reggio. = La sera prima di partire, aveva proposto al parroco di trasferirlo a Reggio come cappellano delle Officine Meccaniche Reggiane che gli danno molti pensieri. Sentito un certo numero di ragioni piuttosto buone del parroco, pensa di soprassedere: mi avvertirà poi.– Provvide poi con il Sac. D. Carlo Lindner. ex presidente della Az. Catt. reggiana – = Fu ospite in canonica con il segretario e cameriere e apprezzò l'ospitalità e la tavola, ringraziando vivamente le sorelle del parroco Maria e Ida. = Furono stampati nell'occasione canti, inviti, avvisi e ci furono notizie sui giornali di Diocesi e Provincia. Deo Gratias et Mariae –

18–19–20 settembre.– Triduo di preghiera e di preparazione della Scuola per Catechisti che inizierá con la domenica I di ottobre: tutti sono chiamati a collaborare e a preparare la Costituzione della Congregazione della Dottrina Cristiana in parrocchia –

13 ottobre.– S.Eduardo – Festa del Vescovo a messa ultima presenti tutti i fanciulli della parrocchia e 8 catechisti (2 uomini e 6 donne) divisi nelle rispettive classi, si inaugura l'anno di Catechismo con la Costituzione della Congregazione parrocchiale della Dottrina Cristiana sotto il patrocinio di S.Prospero. Mons. Vescovo ha mandato la sua benedizione e ha regalato ad ogni catechista un Crocifisso e un Vangelo – atti Ap.– Vengono distribuiti durante la Messa con una cerimonia commovente – Nel pomeriggio dopo Vespro adunanza generale in teatro per l'apertura dell'anno sociale con relazione dei segretari di tutte le associazioni. Vengono pure presentati gli ultimi due importanti discorsi del S.Padre del 4 e 8 ottobre.

1–2 Novembre.– Sempre affollatissime le giornate dei Santi e Morti! Viene iniziato l'ottavario con il Rosario ogni sera all'ave maria e il suono dei botti dell'ora di notte a circa 3/4 dopo l'Ave Maria –

24 Novembre.– S.Prospero – È la giornata di preghiera indetta per tutto il mondo dal Sommo Pontefice per le gravi condizioni del mondo. Tutti sono invitati alla parrocchiale ma dato il tempo inclemente si raccomanda la preghiera negli oratori e in

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famiglia: viene suggerito il Rosario intero e le Litanie dei Santi! Viene dato il segnale a tutti con il suono prolungato a distesa della Campana maggiore– Il Papa raccomanda: il suffragio dei numerosi morti il conforto ai tribolati dalla guerra la forza per sopportare il grande complotto e per la rapida fine Il parroco aveva preparato la popolazione con visita in tutte le borgate la funzione fu sentitissima e commovente.–

28–29–30 Novembre.– Prima abbondantissima nevicata

13 Dicembre.– S.Lucia V.M. preparata anche negli oratori e in famiglia, celebrata con numerosissimo concorso di fedeli la festa patronale, con funzione di benedizione e distribuz. delle Tessere di Az.C. È stata eseguita musica discreta.

31 dicembre.– Festa dei partenti per il militare – Messa per loro e raccomandazioni alla sera Te Deum di Ringraziam. e chiusura di questo... disgraziato anno di Guerra – Cominciate delle restrizioni alimentari e molte apprensioni nelle famiglie – Dio e la Vergine ci aiutino...! D.G. et Mar.

ANNO DEL SIGNORE 1941

12 gennaio.– Simpatica iniziativa promossa dal Gruppo Uomini e Donne di Az.Catt. – Nell'occasione della festa della S.Famiglia, vengono invitati in canonica per un pranzo per loro i più anziani della parrocchia, dai 75 anni in su – Sono.presenti 16 anziani di ambo i sessi che passano allegramente questo incontro, un po' commossi un po' meravigliati di questo inconsueto incontro.– Si è cominciato a parlare con l’Az. Cattolica di fare qualche cosa per i minorati e per i Vecchi – Si vedrà.

2 febbraio. – Domenica – Si è celebrata oggi la solenne consacrazione di tutte le famiglie al S.Cuore per ottenere l'aiuto di Dio ai nostri soldati e la sospirata pace per il nostro paese e per il mondo. Vengono benedette cartoline e medaglie che vengono spedite, con la memoria della Consacrazione, a tutti i soldati nostri. Sono distribuite più di 80 cartoline: tanti sono i nostri soldati alla data di oggi – Che Dio li assista.

16 febbraio.– messa e funzione di suffragio a cura della Az. Catt. per il compianto Fulvio Lari, Presid. Dioces. della Giov. Ital. di Az. Catt. caduto qualche tempo fa eroicamente in Albania – Era anche carissimo amico personale del parroco di qui

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26 febbraio.– comincia la Quaresima. Data la regolamentazione delle Tessere annonarie viene concessa la dispensa dal digiuno e dall'astinenza, tranne che le Ceneri e Venerdì Santo.

21–22–23 marzo.– Celebrate le S. 40 ore con buon concorso di popolo. Tempo buono: un po' di vento. Ha predicato nel triduo D.Emmanuele Rabitti, prev. di S.Michele dei Mucchietti.

30/1 aprile.– Dopo Messa ultima e una breve refezione sono partito a piedi, mancando mezzi di trasporto, con Alessio Stefani per Reggio. Arrivato, lungo il tracciolino a Ponte Dolo, ho continuato fino a sera arrivando al muraglione di Levizzano,dove chiediamo ospitalità per la notte. Dormiamo in una stalla. Il mattino seguente ci si rimette in cammino e dopo non molto saliamo su un biroccio che ci porta alla Veggia – Di lì a Reggio con un treno merci –

2 april.– Al Buon Pastore, nella Cappella delle Suore canta la Iª messa P. Attilio Stefani delle missioni Estere di Parma, ordinato il 29 marzo scorso. Sono presenti, oltre lo zio Canonico Stefani e il Fratello di lui zio Alessio, anche il fratello di P. Attilio D.Primo Stefani, anche il Rettore del Seminario che fa il discorso e D. Cocconcelli di S.Pellegrino.

2 maggio.– Viene inviato a Fontanaluccia come aiuto al parroco il Sac. Pasquino Borghi ex Missionario in Africa. Vive in famiglia con noi in Canonica.

4 maggio. Domenica.– Per suggerimento di Mons. Vescovo di Reggio, si effettua oggi un grandioso pellegrinaggio di tutte le parrocchie del Vicariato di Gazzano: Viene celebrata la messa nella piazzetta antistante il Santuario per la affluenza dei pellegrini. Si prega molto per la pace e per il nostro paese. Pranzo al sacco, Benedizione e ritorno.

5 giugno.– Riunione dei casi a Cervarolo. Fra le altre cose si parla anche di un possibile Ospizio – ricovero a Fontanaluccia per raccogliervi i casi più disperati della parrocchia e forse di altre parrocchie. Vari Confratelli sono favorevoli ma non credono possibile realizzare un Ospizio in questi posti e in questi tempi. Il priore di Cervarolo dice che forse con molta fede si potrà fare. Espongo come già siano d'accordo alcuni dell'Az. Cattolica della .parrocchia e come Gigli Leonilda, proprietaria della vecchia osteria della chiesa sia disposta a cedere quel vecchio fabbricato cadente per riattarlo e accogliervi le sue due figlie sordomute. Così pure sono d'accordo alcune famiglie della parrocchia che hanno poveri disgraziati in casa e si trovano a mal partito per dover compiere molto più lavoro nei campi a causa dell'assenza di molti uomini partiti per il militare. Si pregherà e si cominceranno durante l'estate i lavori di riattamento della vecchia osteria. Il parroco di Romanoro segnala una brava

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ragazza, la Maria di Iuffone del Cerreto che potrebbe dare una mano. Si Vedrà.

12 giugno.– Parte D.Pasquino Borghi dalla parrocchia per altro incarico affidatogli dal Vescovo

16 luglio.– Consueta Solennità del Carmine con molto concorso di popolo. Osservatori ai lavori per l'"Ospizio" – Consensi – commenti; qualche offerta per l'iniziativa

Domenica 3 agosto.– Prima messa solenne del Missionario P. Stefani Attilio da Casa Farioli. Tutte le Associaz. della parrocchia e molto popolo vi partecipano. Dopo il Vespro, trattenimento in teatro e presentazione dei doni delle associaz. catt. 24 Agosto.– A Gazzano nella Solennità della Cintura, Messa con Assistenza del Vescovo e al pomeriggio S. Cresima per anche nostri ragazzi –

28 Settembre 1941.= Domenica 17ª dopo Pentecoste. Dopo la messa ultima durante la quale, come in altre circostanze, venne illustrato il significato della apertura dell'Ospizio S.Lucia, venne effettuato il trasporto della Statua di S.Lucia (che si conservava in un armadio della Sagrestia e si esponeva per la festa) dalla chiesa parrocchiale alla Casa di Gigli Leonilda (Vecchia Osteria) ormai riattata e sistemata alla meglio per riporla in un luogo adatto presso l'ingresso, a custodia di questo Ospizio per poveri deficienti o abbandonati che si chiamerà da oggi di S.Lucia V.M. Tiene un discorso molto commosso e commovente il Prof. Pasquale Marconi, fondatore dell'ospedale di Castelnuovo Monti. Si procede alla benedizione dei locali dove già si trovano i primi Ospiti: una diecina. Li assistono una giovane di Romanoro e due–tre di Fontanaluccia. Quasi tutte le famiglie della parrocchia hanno contribuito con qualche suppellettile o altro alla attrezzatura della Casa; riuscita molto varia, ma sufficiente – La Provvidenza è la Padrona della Casa – Il parroco ha già cominciato a cercare delle Religiose da varie parti per assicurare l'assistenza ai poverini! Il Vescovo ha già benedetto l'iniziativa e promesso il suo appoggio per trovare alcune Suore per l'Ospizio. Gli ospiti sono i Padroni perché in loro c'è il Signore. Speriamo che Dio ci aiuti!

13 ottobre.– Assemblea Generale per apertura dell'anno Sociale dell'Az. Cattol. Viene formulata da Uomini e Donne la proposta che: ad ogni matrimonio in parrocchia verrà offerto dall'Az. C. agli sposi un ritratto del S.Padre con la Benedizione Ap. Viene accolta da tutti la proposta – Viene pure inviato al Vescovo un Telegramma per l'Onomastico e apertura anno.

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Santi e Morti.– Molto frequentato il mese di ottobre – Molta gente alle 3 festività di quest'anno: Santi, Domenica, morti e numerosissime Comunioni.

8 dicembre.– Inizia la "Crociata della Purezza" – Tesseramenti.

12 Dicembre e 13 – Prima dei primi Vespri solenni trasporto della Statua di S.Lucia nella Parrocchiale. Il giorno della festa moltissimo concorso in chiesa e per la visita al nuovo Ospizio di S.Lucia. Durante quest'anno: 1– Attività del "Consorzio per la Trebbiatura" costituito in canonica nel 1940 con la partecipazione di numerosi soci (oltre 80) per potere eseguire la trebbiatura del frumento in proprio, non potendo attendere la venuta di macchine da fuori parrocchia, perché sempre venivano a stagione troppo avanzata; poi perché le macchine grosse non arrivavano alle borgate fuori strada per impossibilità di farle pervenire causa la mancanza di carrozzabile È stata acquistata una piccola Trebbiatrice che può portarsi a mano in tutte le frazioni; è azionata da un piccolo motore a scoppio.

...omissis...

3. Vengono continuati i lavori all'Ospizio con l'annessione di parte del fabbricato di Gigli Giuseppe e di Fontanini – Tazzioli Palmina perché nuova gente è venuta a far parte della famiglia, da altre parrocchie. Primo abbozzo di un Regolamento per il detto Ospizio – Non si trovano Religiose che si sentano di venire a lavorare quassù – Continua l'assistenza ai ricoverati da parte di tre ragazze di buona volontà e forse desiderose di consacrare la loro vita al servizio dei medesimi. Sono: Maria Giubbarelli da Romanoro, Almina Ghini da Casa Farioli, sorella del Seminarista Deiro Ghini e Fontanini Carolina pure da Casa Farioli sorella di Adamo, presidente dei Giovani.

ANNO DOMINI 1942

6 gennaio.– Epifania – ...omissis... Avvisi: 1) per i matrimoni non va il parroco. Date le ristrettezze, no fare grandi sprechi – Se c'è qualcosa in più ricordare i nostri poveri all'Ospizio.– ...omissis...

13–14–15 luglio.– "Tre sere" per tutti i Giovani presente l'assistente Diocesano D.Giardo Ruggerini. Si sono preparate anche tre ragazze o quattro per la Vestizione dell'Abito completo della B.V. del Carmine con il permesso del Vescovo, anzi dietro Suo suggerimento esplicito perché non si sono trovate fino ad oggi altre suore a servizio dei nostri poveri dell'Ospizio.– Le cose sono andate così:

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Già da tempo si è profilata l'idea che le Ragazze che servono all'ospizio (Vedi al termine del 1941) si consacrassero loro con Voti al Servizio dei poveri e che per suggerim. del Vescovo Mons. Brettoni prendessero un abito religioso, perché avessero una difesa e una livrea d'onore.– Già si erano preparati gli abiti color marrone tipo Carmelitano, ma senza Scapolare e in capo un Velo bianco. La Vigilia del Carmine il parroco andò a chiedere il "formale" Consenso ai genitori delle 4 giovani che dovevano vestirsi = Maria di Romanoro, Almina, Carolina e Cecilia Nessuna difficoltà per Maria: ma invece notevoli per Almina e Cecilia i cui genitori arrivarono anche a minacciare il parroco . Un po' desolato ritornò alla Chiesa e nella tarda serata, mentre metteva al collo e alle mani della Statua della B.V. quelle catene e anelli che si usa mettere per la sua festa, gli venne detto pressappoco così: "Signora! C'è una preghiera di S.Bernardo: o SS.ma Vergine ... non si è mai sentito dire che alcuno sia a voi ricorso e non sia stato esaudito – bene è tanto che vi chiediamo delle suore per i nostri poveri. Ne abbiamo trovate alcune in parrocchia e... i genitori sono contrari! Se domani non verranno le ragazze per ricevere l'abito benedetto, io sarò costretto a predicare che non è vera la preghiera di S.Bernardo. E poi dovrò pure togliervi tutti questi monili perché....". Ma un Confratello prete che aveva sentito quel discorso fatto ad alta voce, pensò bene di troncarlo...come poco riverente. Il mattino dopo, festa del Carmine, con la Chiesa pienissima, le tre ragazze (meno la Cecilia) erano ai piedi dell'Altare e con il consenso esplicito dei parenti espresso davanti a tutti (erano anch'essi venuti all'altare e posavano una mano sulla spalla della propria figliola – alla richiesta del loro Consenso, ritirarono la mano e le ragazze furono vestite da suore e presero il nome seguente: Maria Giubbarelli = Sr. Maria del Carmine Almina Ghini = Sr. Gemma di S.Teresa Carolina Fontanini = Sr. Giuseppina della Croce

...omissis...

13 dicembre.– Preparata dal Triduo si è celebrata con grande Solennità e con un numerosissimo Concorso di popolo la festa Patronale di S.Lucia Nella mattinata vi è stata anche l'inaugurazione della nuova Cappellina dell'Ospizio con Celebrazione della Iª S.Messa e l'autorizzazione del Vescovo a conservare il SS.mo Sacramento: ma non ancora portato. È stato un pellegrinaggio continuo di Gente all'Ospizio –_______________________   Senza grandi nevicate si celebrano le feste di Natale e fine anno con dignità e pietà. Non sono affatto buone le notizie della guerra e delle cose nostre in Italia. Dio ci aiuti e la Madonna.

ANNO DEL SIGNORE 1943

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6 gennaio.– Epifania. celebrata solennemente come di consueto la ultima e più solenne Festività con grande concorso di popolo e con Messa cantata con alcuni strumenti della ricostituita Banda locale, vengono letti in chiesa, dopo Vespro i seguenti dati: Popolazione: famiglie 200 c. – residenti 1400

fuori parrocchia: soldati 88 donne a servizio 46

Nati nel 1942 n.21 – morti 11 – matrimoni 8 S.Comunioni 12.980 avvisi: 1. Permangono dispense dal digiuno e astinenza per causa di guerra e tesseramento annonario. 2. Ogni prima domenica del mese saranno esposti i nomi delle Famiglie che celebrano l'anniversario del matrimonio nel mese. Sono invitate le famiglie a partecipare alla Messa e ai sacramenti. 3. Con la festa della Santa Famiglia avrà inizio in parrocchia la "Settimana per la santificazione della Famiglia". Le famiglie sono invitate per borgate a partecipare alla Messa, adorazione e piccolo suffragio per i morti. Lunedì: Muschioso – Trugoni – Casa Bernardi – Casa Manni Martedì: Casa Farioli – Chiesa Mercoledì: Casa Cerbiani – Campanile – Diga – Perestorte Giovedì: (alla Madonna) Pietravolta – Canalaccia – RoncadellaVenerdì: Casa Stefani Sabato: Casoni Domenica: chiusura in parrocchia // Il Concorso è stato molto buono. Mons.Vescovo ha in seguito approvato e benedetto l'iniziativa (vedi lettere di Mons.Brettoni in archivio).

4 febbraio.– S.Agata – Tesseramento per tutte le associazioni di Azione Cattolica.– Funzione per i soldati – poi trasporto solenne del SS.mo Sacramento nella nuova cappellina dell'Ospizio dove il Vescovo ha consentito che si possa conservare. È nevicato molto e la Messa cantata si fa giù – Così pure un po' di adorazione al pomeriggio.–

18 febbraio: inizia la "Messa dello scolaro" tutti i giovedì prima della scuola. Quaresima e Settimana Santa. Molto concorso al Carnevalino; alle 40 ore con vari sacerdoti; alla Settimana Santa soprattutto per alcune funzioni notturne approfittando della presenza del Diacono Don Lugari A. e del Professor Marconi di Castelnuovo Monti. Dopo Pasqua benedizioni pasquali e Comunioni solenni agli infermi.

3 maggio.– Funerale solenne di Zanni Ernesto del Roncadello con grande concorso di popolo e predica rimasta un po' famosa sulla S.Croce.

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12 maggio.– Funerale con grandissimo concorso di popolo di Cesare Fontanini del Casone. Ricorrendo il Patrocinio di S.Giuseppe si cantò in terza la Messa da vivo con larghissima partecipazione ai sacramenti e molta commozione per un'altra...memorabile predica del parroco.

13 maggio.– Celebrazione del 25.mo Anniversario delle Apparizioni di Fatima. Funzione per i fanciulli e processione e benedizione solenne nel campo sportivo: presenti vari sacerdoti del Vicariato. //Tutte le superiori ricorrenze e relative assistenze ai moribondi avevano un po' debilitata la salute del parroco che finì per risentirne. Dietro consiglio di amici il 17 maggio dopo la Messa, il parroco si recò a Reggio per una visita sanitaria. Già da qualche tempo una qualche visita in Curia era conclusa con il ritornello: mangiate, riposatevi, ma nessuno era mai venuto in aiuto né con persone, né con derrate. Una sola memorabile udienza da Mons.Vescovo, con Don Dino Torreggiani si era conclusa con un pranzo abbondante e signorile offerto da Mons. Vescovo in casa sua a Don Mario e Don Dino. ln quell'occasione in cui si parlò anche...di Enrico IV, di S.Gregorio VIl e di Canossa... Mons. Vescovo fece portare due "bottiglie di vino, residue del suo ingresso in Diocesi (1911).

Il 18 mattina visita dal Professor Bertolani in via Sessi. Episodietto umoristico con Don Dino Torreggiani. Mentre sfila il funerale del signor Lari e Don Dino è alla finestra. il Prof. chiama dentro. Va Don Mario e dice che ha portato "quel sacerdote" per una visita (che è poi Don Dino). Ma per condurlo io (Don Mario) ho dovuto fargli credere che io stesso dovevo essere visitato e lui mi avrebbe accompagnato. Il Prof. è d’accordo. Ma quando entra Don Dino e comincia (il Prof.) a interrogarlo ne nasce un ameno putiferio. Don Mario è trovato denutrito ed esaurito e bisognoso di cure e riposo. Va a Castelnuovo Monti all'ospedale. Intanto viene a Fontanaluccia a sostituire il parroco Don Silvio Gentili, parroco di Vologno e impedito di stare in parrocchia per complicazioni politiche. Vi rimane fino al 10 settembre compiendo tutte le funzioni di parroco. Don Mario a metà giugno era ristabilito e avrebbe dovuto rientrare, ma...fu convenuto "in alto" che Don Gentili rimanesse qui e Don Mario restasse all'ospedale come facente funzione di cappellano. Fu celebrato così a Castelnuovo Monti il giubilo per la caduta del fascismo il 25 luglio. Il 1 settembre rientrai in parrocchia e il 10 settembre Don Gentili partì, ma non seppi per dove.

19 settembre.– Pervenuto un avviso del comune che è stato esposto, riguardanti disposizioni per sbandati ed ex prigionieri: Non si facciano commenti in piazza per non avere conseguenze poco belle.

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Già per l'8 settembre erano arrivate notizie dell'armistizio parziale e si erano suonate le campane a festa credendo che fosse finita la guerra. Poi sentimmo che i tedeschi occupavano l'Italia. Sbandamento generale dell'Esercito Italiano. Cominciano a passare per i nostri posti e a chiedere aiuti prigionieri di varie nazionalità evasi da campi di concentramento. Ritornano anche alcuni nostri soldati. // Mons. Eduardo Brettoni mi scrive una lettera di comportamento (vedi archivio) e manda a Fontanaluccia come aiuto Don Telani. Si può così cominciare il servizio domenicale a Pietravolta, che da tanto tempo è richiesto anche con sottoscrizioni degli abitanti che hanno sempre sollecitato il completo adempimento del Legato Macchiaccia. Celebrato come di tradizione il mese di ottobre e le Feste dei Santi e Morti con molto concorso di popolo. Si sentono in giro voci poco belle per le divisioni che vanno affermandosi in Italia e maltrattamenti vari.

Novembre.– Viene costituito il Governo Repubblicano (o repubblichino come si dice dal popolo) e cominciano i primi movimenti partigiani.

23 dicembre.– Nella notte viene arrestato e prelevato l'Arciprete di Gazzano per aver dato asilo e ristoro a prigionieri di passaggio. Il pulman di fascisti che sono venuti a prelevarlo è venuto a voltare nello stradello della chiesa ma si è sprofondato contro l'Ospizio. Manovre per tirarlo su: non ci sono uomini per aiuto. Debbono arrangiarsi.– La cosa impressiona un po' tutti. Perché in tutte le parrocchie si è fatto più o meno come a Gazzano. Intanto da Fontanaluccia si prende la cura di Gazzano per le feste natalizie, in attesa di provvedimenti. Si passano feste molto meste. //Dopo i Santi parte Don Telani (che era venuto di agosto) e il 4/11 viene come curato Don Remo Davoli di Pieve Modolena da poco ordinato. Si interessa dei piccoli e aspiranti. Chiusura dell'anno con il consueto Te Deum. Mons. Vescovo ha mandato aiuti vari per la canonica e l'Ospizio dimostrando un affetto sempre crescente per la nostra opera di assistenza e per le prime suore.

Deo Gratias et Mariae!

– ANNO 1944 –

Celebrata la festa dell'Epifania si leggono i seguenti dati: popolazione: fam. 216 residenti 1070

soldati 50 c. donne a servizio 35 Nati 1943 n"23 – morti n" 17 – matrimoni 10 Sante Comunioni n" 14570 Consuete raccomandazioni per famiglie, prigionieri, dispersi, soldati. Attenti al mercato nero: è una forma di strozzinaggio non ammissibile in una coscienza cristiana. Dio non paga tutti i sabati ma paga.

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9–16 gennaio.– settimana della Santificazione della Famiglia.È stato con noi qualche giorno Don Pasquino Borghi, parroco di Tapignola per predicare e confessare. Ci racconta allegramente, come è solito, le peripezie che stanno succedendo nel minozzese fra Brigate Nere, Tedeschi e Patrioti. Prima di partire fa alcune provviste da Bimbi Assuntina e riempie il suo sacco da montagna. Nel passare dalla diga qualcuno gli dice salutandolo: "Ma che cos'ha, Don Pasquino. che è così carico?" "Delle bombe" risponde ridendo: aveva patina, saponette e alcune grosse cipolle. Alcuni giorni dopo viene chiamato a Villa per un Servizio religioso e là viene arrestato sotto l'imputazione di recezione e approvvigionamenti a...banditi pericolosi. Si trattava di partigiani e sbandati. Portato a Reggio fu processato e condannato a morte. Fu fucilato al tiro a segno di Reggio il 30 gennaio. Il tribunale fascista segnò così anche la sua condanna. //Primi di febbraio: cominciano i primi moti partigiani. Alcuni nostri giovani chiamati alle armi o non si presentano o dopo presentati scappano unendosi ai partigiani. Si hanno notizie di rappresaglie fasciste e tedesche in pianura. L'Arciprete Don Canovi è ritornato in zona, ma è latitante. Don Remo è partito. ...omissis... mercoledì 22  (marzo) – Al mattino molto per tempo verso le 5, una donna di Val di Menaggio e la sorella dell'Arciprete di Gazzano, vennero piangendo e gridando ad avvisare che dovevano essere successe brutte cose a Cervarolo perché le case bruciavano ancora e avevano sentito grida e lamenti: conveniva andare qualcuno ed il prete: potevano esserci feriti. L'Arciprete non c'era ( era nascosto ) e a Gazzano erano tutti costernati. Io andai, munito degli Oli Santi, con Bimbi G.Battista e due donne di qui: a Gazzano si unì a noi Severo del Monte e un altro o due. Trovammo i cadaveri di varie mucche nello stradello e tutto devastato o bruciato. Quando arrivammo sull'aia...ci trovammo davanti a un mucchio di cadaveri bruciacchiati, primo dei quali il povero priore Don G.Battista Pigozzi con la veste talare e poco nulla sotto e la corona del Rosario in mano. Dopo un attimo di smarrimento e una preghiera cominciammo a muovere quei poveri corpi dilaniati e contammo 23 cadaveri fra cui vecchi decrepiti. Poi ne trovammo altri due in una casa vicina. Alcuni avevano ancora al braccio un fagottino con pane e formaggio, altri con qualche indumento.– Sgomberato dai tizzoni i morti. facemmo un riparo perché non fossero molestati da animali randagi e visitammo due superstiti che erano riusciti, feriti, a sopravvivere e a scivolare fuori dall'aia durante la notte. Io andai alla chiesa e trovai le tre nipoti in lacrime e raccontarono che il Priore era stato malmenato e fatto sedere, quasi nudo fuori tra la neve per mezza giornata. Poi verso sera avevan detto a quei poverini che li avrebbero portati in Germania per questo alcuni avevano preparato dei fagottini. Ma arrivati all'aia, soprattutto dopo il ritorno di alcuni soldati ubriachi da Civago. furono incanalati dentro e massacrati. Andai anche in

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Chiesa: il Tabernacolo era stato manomesso. Mancava la Teca dell'Ostia Grande. Consolata qualche donna quasi disperata e rivisto Natale, io andai a Civago anche per annunciare ai Tazzioli la morte di Dino che era stato accumunato agli altri, nonostante venisse in licenza da militare e avesse tutti i documenti in regola (come ci disse Natale). Lungo la strada segni di una o due esecuzioni, ma non trovai cadaveri. A Civago alcune case bruciate. fra cui parte della Canonica dove c'era l'archivio parrocchiale, il parroco fuggito e molta costernazione in tutti. Giovedì 23 – Preparate da alcuni uomini di Gazzano e Asta delle casse molto rudimentali si cercò di comporre i poveri resti, mettendo anche alcuni famigliari nella medesima bara. Si fecero i funerali delle povere vittime con molto popolo e vari Sacerdoti, ma sempre in grande apprensione. // Si chiuse così questo dolorosissimo episodio della ferocia nazista nella costernazione generale. Si seppe poi che oltre 130 vittime erano state fatte nei giorni precedenti Cervarolo nelle parti di Monchio; i Tedeschi erano stati chiamati dai Repubblichini. Si seppe che erano delle più feroci S.S. ........ 9 aprile –Celebrazione della Pasqua in molta mestizia. Per le "Palme" abbiamo provveduto con ginepro e bossolo di Muschioso. Maggio e Giugno: Grandi movimenti di Partigiani. Molti salgono dalla pianura e si danno alla macchia. Si formano gruppi o "formazioni" di vario colore e tendenza. Avvengono scontri con militi e tedeschi. Ci sono feriti e alcuni passano anche dall'Ospizio– Cresce la gente e c'è poco da mangiare! Si rilevano qua e là fatti di prepotenza di alcuni partigiani ai danni di privati = Ci sono anche requisizioni di animali e generi con rilasci di "buoni" come ricevuta. Ci sono anche, in alcune località dei lanci di materiali (viveri, medicinali, armi) fatti con paracaduti. In un certo senso si respira un'aria di "quasi fine guerra" – Molti si prestano anche per questa ragione ad aiutare partigiani o sbandati.

...omissis...

Dopo il 16 luglio, B.V. del Carmine, si costituisce a Casa Cerbiani nel locale delle Scuole elementari l'Ospedaletto partigiano. Prima c'era stata una infermeria alla Magolese di Febbio; poi erano stati trasportati alcuni feriti a Gazzano provvisori; poi si era attrezzato un vero ospedaletto a Casa Cerbiani con numerosi letti e materassi e relativa biancheria requisiti da alberghi o ville della "zona franca" – poi dal materiale di due farmacie svaligiate e depositato in casa di Tazzioli Gigetto, assieme ad altre suppellettili e derrate. Arrivò anche qualche camion di frumento che fu scaricato nel solaio delle Scuole. Aveva preso la direzione dell'Ospedale il Dr. Gerol. Andreoli di Sassuolo che da tempo era qui sfollato. Era coadiuvato dal Dr.Comini e da un laureando in chimica. Anche il Prof. Marconi di Castelnuovo Monti e a volte il Dr. Poncemi e altri facevano capo a questo ospedale –

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Numerosi feriti e malati vi vennero trasportati e si arrivò presto ad una trentina di ricoverati Verso la fine mese per scontri in vari luoghi affluirono altri 30–40 feriti. Si ebbe il primo decesso all'ospedale il 30 luglio: un giovane di Mirandola: Ferdinando Borellini– Fu sepolto il pomeriggio del 31 luglio In quei giorni cominciò a regnare una grande confusione. Arrivavano notizie di una grande azione tedesca di rastrellamento che aveva avuto scontri con partigiani sia nel Reggiano che nel Modenese. Il panico stava prendendo sopratutto gli ammalati e feriti, (ma anche la formazione partigiana di Montalbano !) quando arriva il Comandante Supremo Armando in visita all'Ospedale. Tranquilizza tutti. La Norma è molto preoccupata e anche altri. Nel partire l'aiutante di Armando sussurra ai più vicini (tra cui c'è lo scrivente): "evaquate! Non ce la facciamo più".– Verso sera del 31 luglio fu deciso di sfollare i feriti e vuotare l'ospedale. La notizia trapelò in parrocchia. Tutti cominciarono a fuggire alla macchia, Si ricordavano di Cervarolo! Gli ammalati che potevano camminare furono incamminati Verso Rovolo. Rimanevano una quindicina di feriti barellati e altri molto gravi. Non c'era più alcun aiuto. Il prof. Marconi, il parroco, alcune Suore e pochi paesani e la Vida, (infermiera slava ed ebrea che non volle abbandonare i feriti) dovettero portare di peso con barelle improvvisate i poveri feriti: alcuni fra i più gravi furono nascosti nei fossi attorno a "Campanile" una quindicina a Ca' Bernardi. Era intanto venuta notte fonda. Ma non dormì nessuno. In Canonica ci radunammo alcuni per un po di cibo: ci servì roba trovata nella Casa di Gigetto. Tutta notte fu un via vai di gruppi, reparti, formazioni di partigiani che andavano chi Verso il Reggiano, chi Verso il Dragbne Arrivò anche una Colonna di prigionieri (molti reggiani?) da Frassinoro. Si fermarono a Casa Bernardi. Mancando Capi, chiesero a comandanti feriti il da farsi. ...omissis... Il giorno primo agosto passò relativamente calmo: si sentiva soltanto il rombo lontano dei pezzi di artiglieria tedesca. Alla sera andai col Prof. Marconi alla visita dei feriti che trovammo rasserenati:,.perché nella mattinata tutti, a Casa Bernardi e nei fossi avevano parlato di confessione e molti si erano confessati. Quando portai loro la comunione mi fu di molto aiuto la Vida, comunista ed ebrea che fu ammirabile nella dedizione e nel rispetto. La mattina del due agosto. mentre tutta la popolazione era alla macchia e l'Ospizio era divenuto pieno come un uovo, per malandati e ammalati venuti anche da fuori parrocchia. io andai per il consueto annunzio dell'Ave Maria. Se avessi suonato, così eravamo rimasti d’accordo chi voleva avrebbe potuto rientrare – sopratutto i medici di Castelnuovo Monti che erano nascosti in fondo al Dolo, sotto la Torre. Ma da Pietravolta e Casale si alzavano colonne di fumo. Dopo non molto comparvero a Casa Cerbiani i tedeschi. All'Ospizio ci si comunicò in fretta, rimettendoci nelle mani di Dio.

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Ma i soldati che arrivarono (esercito regolare non S.S. e poi vi erano molti italiani della Too arruolati e mimetizzati da tedeschi) non furono cattivi. Chiesero solo da rifocillarsi; il che ottennero all'Ospizio e da Gigli da parte delle suore. Un capitano che parlava italiano mi fece anzi delle scuse per il rastrellamento. Chiedemmo di salvare qualcosa dall'ospedale e l'ottenemmo. Così pure di rimettere in libertà alcune vacche che frattanto i tedeschi avevano radunato alla Chiesa. Però, disse state attenti perché anch'io sono controllato da qualche sergente. Andammo alla scuola e cominciammo con suor Gemma, suor Teresa, la Zita e qualche altro a portar giù e buttar fuori lenzuola, materassi, letti e quanto si poteva. Anche buona quantità di grano era già ammucchiata in cortile... quando un gruppo di tedeschi ci cacciò in malo modo, non prima di averci fatto buttare di nuovo ogni cosa dentro la scuola. Intanto fracassavano vetri e porte e cospargevano il tutto di materia infiammabile. Di lì a poco l'ospedale, la casa di Gigetto e due case di Montalbano erano un rogo. Si riuscì a deviare qualche mucca fuori strada. Dopo aver incendiato la capanna di Stefani a Primaore, i tedeschi si incamminarono verso il monte passando da Ca' Bernardi, ma non fecero nulla ai feriti. Finalmente si potè respirare di nuovo. Rimase con noi il Prof. Marconi che continuò a curare i feriti più gravi di Ca' Bernardi. Fu anche trasportato all'Ospizio Arnaldino Ballotta che rimase ferito in un ginocchio nella ritirata dei partigiani sopra Civago. In seguito, dopo un tentativo di ospedaletto alle Pardelle, si pensò di collocare i feriti più gravi all'Ospizio e sistemare altri altrove. Si ebbero ancora incursioni di tedeschi che si erano piazzati a Piandelagotti, ma senza cose sensazionali. Si ebbe qualche intervento alle Pardelle di medici per feriti gravi. Due partigiani morirono e furono sepolti qui. Si riprese un po' di vita normale con il funzionamento della commissione frazionale per il controllo dei viveri. Ci furono molti viaggi del parroco a Gova, Morsiano, Civago, Farneta per avvicinare i comandi partigiani e regolare un po' i prelevamenti di animali e generi vari alla popolazione dietro rilascio di numerosi buoni.

Settembre = passaggio di truppe ma senza inconvenienti. 28 Settembre = Celebrato il terzo anniversario dell'apertura dell'Ospizio. Il parroco Don Lino Messori è stato ospite nostro con la mamma per vario tempo.

...omissis...

1–2 Novembre = riunione dei capi famiglia per deliberare su problemi frazionali più urgenti. Vengono anche eletti due rappresentanti per un tentativo di consiglio comunale. Ci sono lettere del comune e atti in archivio. Dicembre = Si mandano saluti e notizie ai militari tramite moduli e interessamento della Santa Sede. Si conclude l'anno con una certa calma. Deo Gratias et Mariae.

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– ANNO 1945 –

Iniziato l'anno con relativa calma. Funzioni normali i primi giorni. Il 5 e 6 gennaio abbondantissima nevicata. Il giorno dell'Epifania si unì il Vespro alla Messa. Niente annunziazione delle feste. 7 gennaio : Domenica: dopo Messa prima mentre il parroco stava per portarsi a Pietravolta per iniziare la Messa festiva, che finalmente Mons.Vescovo aveva concesso a Pietravolta dopo (...) richieste,a Casa Cerbiani viene avvisato da un fuggiasco da Pietravolta che vi sono tedeschi in giro che hanno iniziato un rastrellamento. Un po' di panico: si svegliano alcuni partigiani che dormivano a casa, per la calma degli ultimi tempi...e per una festa celebrata a Frassinoro la notte dell'Epifania: partono verso la Diga con armi che avevano presso di loro. Verso le 10 arrivano i primi tedeschi. Non ci fu la Messa né a Pietravolta né qui in parrocchia alle 11.30. Un po' di fuggi fuggi. Il parroco viene prelevato da due soldati a accompagnato a Casa Cerbiani dove...si è insediato il comando. È messo, il parroco, contro il muretto di Settimo e piantonato e vi rimane per molto tempo. Si può vedere da lì l'orologio della torre. L'orologio si è fermato nel mezzogiorno. Io ho l'impressione che ormai si sia fermata la vita anche per me: aspetto la sentenza e l'esecuzione. Poi vengo chiamato da un ufficiale...mi è stato ingiunto: 1) radunare la gente in Chiesa e avvisarla che se fosse successo qualche cosa ai tedeschi avrebbero fatto gravi rappresaglie; 2) andare a Gazzano,al Monte dove si vedevano molti partigiani e dire loro che avessero radunato le armi e consegnate, che non avrebbero avuto molestie. Se no sarebbero scesi e rastrellato tutta la zona; e che erano in molti e con mezzi e cannoni. Questo mi disse il comandante attraverso un ufficiale interprete. – Io feci osservare che l'ambasciata l'avrei fatta ma che sull'esito non sapevo come sarebbe andata. Partii da Casa Cerbiani e ritornai in canonica per prendere il mantello. passai sempre con due tedeschi armati, in mezzo a una postazione di cannoncino che avevano piazzato sulla strada nella "lezza"; vedendomi passare e ripassare mi insultarono un po'. Partii per Casa Stefani, Ponte delle Volpi e Gazzano. Mi fermai un momento in canonica dove trovai la mamma e le sorelle dell'Arciprete sgomente. Poi proseguii per il Monte. – Mentre io mi trovavo a Casa Cerbiani, la postazione del cannoncino aveva sparato vari colpi nella zona del Monte e nella casa di Verdi dove si erano appostati dei partigiani e si vedeva attorno del movimento. Poi avevano cessato di sparare: quando io raggiunsi il pozzo che c'era al bivio sul Monte mi arrivò un nuovo colpo a pochi metri buttandomi a terra. Mi trovai coperto di fanghiglia e con un dolorino sopra la spalla destra. Tentai di rialzarmi un po' e di chiamare alcuni partigiani che si erano affacciati dietro la neve al colpo. Mi guardarono e confabularono un po':

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poi sparirono, nonostante avessi chiaramente detto che ero ferito e dovevo parlare loro. Perché nel frattempo cominciò dalla manica destra a colare il sangue, n.i trascinai verso la casa di Verdi e cercai di sormontare il colle. Non vedendo nessuno mi incamminai nella neve molto alta verso delle capanne e continuai a chiamare. Si affacciò una donna che mi riconobbe. Chiesi se vi era un'altra strada per raggiungere la Chiesa senza rifare la strada del pozzo. Mentre si parlava alla sommità del Colletto arrivò un altro colpo, poi un terzo: la donna spaventata gridò: "tornano a sparare. poveri noi; le dirò qualche 'Pater'" e poi scomparve. Tenendomi un po' il braccio che mi doleva e con molta fatica, arrivai a una casa, seppi poi di "Pavlècia" del Monte. Entrai nella piccola stalla e sentendo di sopra parlottare, bussai con un forcale al soffitto: silenzio. Dissi: "sono Don Mario, il prevosto di Fontanaluccia, sono ferito" – mi aprirono una botola e salii in cucina. – Mi curarono alla meglio la spalla fermando un po' il sangue e mi diedero a bere un ovo perché ero bianco che quasi svenivo. Mi ripresi un po' e cercai di ritornare alla Chiesa perché mi era stato detto, a Missione compiuta (?) di trovarmi là. ...omissis... Di lí a non molto arrivarono i primi tedeschi anche al monte e cominciarono a cercare "partisan – partisan" nelle case. Uscii fuori col braccio al collo per dire che non ve ne erano. Un ufficiale mi disse che il comandante era alla Chiesa e mi aspettava. Scesi più in fretta che potei, ma a metà strada incontrai i soldati che erano alla postazione del cannoncino a Casa Cerbiani, che mi riconobbero e gridando mi dissero un po' in tedesco e un po' in italiano barbaro che ero andato con i partigiani e volevano a tutti i costi che li seguissi. Mi spinsero, vociando, per alcuni passi poi un ufficiale li fece fermare. Era l'interprete di Casa Cerbiani. Mi fece rilasciare dando alcuni ordini secchi e mi accompagnò verso la Chiesa. A metà discesa incontrai il comandante che mi aveva mandato e altri ufficiali. Chiese se erano stati i partigiani a ferirmi. Risposi che erano stati i suoi soldati del Pozzo. S'arrabbiò un po'. L'ufficiale che mi aveva liberato fece un certo rapporto del gruppo che aveva sparato e mi aveva fermato. il comandante si tolse un quanto e mi diede la mano chiedendo scusa dell'accaduto; mi fece pure dire di farmi la puntura antitetanica se potevo e di tornare a casa che... a cose finite sarebbe tornato a salutarmi. Attesi che tutti i soldati fossero passati, poi scesi verso il ponte. Ma non riuscivo a camminare bene. Tagliai per la tintoria e con sforzo e un po' sul ghiaccio riuscii a passare il Dolo e tornai a casa. Arrivai sfinito in casa di Bartolomeo e la Marina, dove c'erano anche le mie sorelle. Nel frattempo era arrivata la notizia del mio ferimento. Andai all'Ospizio. C'era prigioniero e ferito a una gamba un tenente–medico della"Monterosa" fatto prigioniero da alcuni partigiani in quel di Chiozza (Garfagnana). Mi curò con amore e tentò di estrarre la scheggia dalla spalla: ma era troppo profonda. Mi disse che bastavano poche dita più su e mi sarebbe entrata nel cranio. Prosit. Avevo poi visto la veste e il

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mantello bucherellati di altre schegge che per fortuna non mi colpirono. – Deo Gratias et Mariae !! –

Mi sistemai nella casetta della Falmina che ci aveva ceduto per l'Ospizio fra i nostri vecchietti. il medico e un sergente tedesco pure fatto prigioniero e ferito anche lui dai partigiani. ...omissis... Nei giorni 8–9–10 gennaio non ci fu Messa ne in parrocchia ne all'Ospizio ci fu l'11–12 all'Ospizio – il 14 domenica una sola in parrocchia. Si sentono notizie di altri scontri con partigiani in Val d'Asta e un deposito di munizioni fatte saltare verso la "Fagiola" e altri scontri sopra Romanoro e Frassinoro.

17 gennaio – 18 = Al mattino prima dell'alba, a quelli che dormono nel reparto dell'Ospizio che si è installato nella ex casa della Palmina, viene dato l'annuncio. dal finestrino dei viveri, che un gruppo di tedeschi ha già piazzato alcune mitragliatrici nella piazzetta della Chiesa. Dopo non molto si sentono al piano di sotto e poi salgono nel piccolo dormitorio: siamo impressionati perché nella camerina accanto sono ricoverati, dallo sbandamento, tre partigiani feriti. Il medico–ufficiale della Monterosa si impegna di parlare in tedesco a quelli che vengono. Di fatti dopo un po' di meraviglia per trovare il "pastore" ferito (dicono: dai partigiani?) e di trovare un ufficiale italiano e un sottoufficiale tedesco, stanno per entrare nella stanza dei partigiani, quando il medico grida loro in tedesco: "tubercolosi infetti." – Richiudono la porta e non entrano. Va' con loro il medico e il tedesco. – Io mi alzo poco dopo e quelli sono già partiti. Dopo qualche ora viene il comandante tedesco e l'ufficiale interprete a salutarmi. Hanno finito il rastrellamento e avuto alcuni scontri. Ma tutto finito. So poi in giornata che hanno prelevato il paio di buoi a Chiesa Vecchia. Prosit. Nei giorni seguenti ripartono gli ultimi tedeschi, speriamo, dalla zona. Alcuni uomini sono prelevati e seguono le truppe – Verranno poi rilasciati in seguito. ...omissis... 9–10–11 marzo – Si possono celebrare con calma e devozione le 40 ore con funzioni regolari dalle 5 del mattino alle 20 di sera – Conclusione con la processione. ...omissis...

25 aprile – Notizia della liberazione dell'Italia dal dominio tedesco. Grande gioia. Comincia a vuotarsi l'Ospizio di feriti partigiani e civili. Molti vengono trasportati a Modena con un camion, distesi su materassi. C'è qualche membro del Comitato Liberazione Nazionale alla partenza. Altri ci furono prima in visita ai feriti.

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Primitivo regolamentoDell’ospizio s. lucia

1941- (4) –

A questo scritto non servirebbe presentazione in quanto è conosciuto fin dagli inizi dell’Ospizio, essendo il primo regolamento.C’è però una cosa da sottolineare: esistono alcune stesure leggermente diverse. E’ per questo che ne abbiamo messe due. In una bozza del primitivo regolamento dell’ospizio S. Lucia battuto a macchina è stata aggiunta a penna con la calligrafia di Don Mario: “Fontanaluccia 28-9-1941”. L’altra stesura invece è chiamata “Sermone prima della Vestizione” è stata scritta più specificatamente per le prime 3 suore e pare fosse l’omelia tenuta da Don Mario il 16-7-42, giorno della vestizione delle prime tre suore.Nello scritto “Cronistoria” Don Mario lo indica come Doc. A.

(Doc. A)

PRIMITIVO REGOLAMENTO DELL'OSPIZIO S.LUCIA ANNO 1941DEO GRATIAS!

Consapevoli del grande favore a noi fatto dal Buon Dio di averci chiamato ad amarlo nei sofferenti, con la benedizione dell'Angelo della Diocesi ci consacriamo al regale servizio degli infelici di qualsiasi specie che la Provvidenza vorrà mandare al povero Ospizio di S.Lucia .

La grazia del Dio vivente nelle Sue creature, e la parola di Gesù " Quello che avrete fatto a questi piccoli lo avrete fatto a me " sarà la nostra regola suprema.

La cara S.Lucia Vergine caritatevole e Martire gloriosa terrà lucente in noi la fiamma sacra che dovrà farci risplendere per la castità più assoluta e che dovrà far bruciare in noi quanto vi é di umano che non sia o non possa essere ordinato al fine suddetto e che dovrà incendiare la nostra vita per renderla più simile alla fornace ardente di carità che é il Cuore di Cristo.

Chiunque vorrà far parte di questa famiglia (assistenti) dovrà essere riconosciuto idoneo e accettato esclusivamente dal Vescovo della Diocesi che lo farà, per sé o per altri come a lui piacerà.

Entrando nella famiglia si uniformerà alla vita della medesima senza però i voti (deciderà il Vescovo) impegnandosi non sotto pena di peccato mortale, a compiere ogni giorno gli esercizi di pietà e ad obbedire a chi presiederà la famiglia .

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VITA DI PIETÀ

(Possibilmente ogni giorno ) meditazione, S.Messa, lettura spirituale – visita al SS.mo – Sacramento, Rosario della Vergine, un po' del piccolo Ufficio, esame di coscienza. Come norma uniformarsi il più possibile alle funzioni Parrocchiali.

VITA DI CARITÀ

All'arrivo di ogni ospite, baciare in ginocchio i piedi dell'ospite (o le mani...in mancanza ...); non mangiare mai o coricarsi la sera se non avranno mangiato o non si saranno coricati gli ospiti.

Compiere agli ospiti tutti quegli Uffici che la necessità e la cortesia possono richiedere per loro.

Lavorare con loro ricrearsi con loro.

UFFICI DI CARITÀ

Chi per volontà di M.S.Vescovo presiederà la famiglia avrà cura di designare per turno i componenti per gli Uffici della casa: cucina, pulizie, ecc....Compilerà un orario da osservarsi nel limite del possibile vario a seconda dei tempi e delle circostanze.

In certi tempi si osserverà il silenzio che favorisce il raccoglimento. Il saluto della casa sarà: "Deo Gratias" – risposta – "Semper Deo Gratias".

ALCUNI AVVISI:

"Val più l'obbedienza del sacrificio". L'ordine e la pulizia nelle piccole cose fanno vedere e supporre ordine ed equilibrio interiore.

La Santità ha le sue basi nelle piccole virtù domestiche. La perfezione non consiste nel fare cose straordinarie ma

nel fare bene le ordinarie. Non interessarsi delle cose che succedono nel mondo.

Non scusarsi. Nella casa si deve parlare possibilmente l'italiano e con

serena calma. Non é conveniente per chi vive abbandonato alla Divina Provvidenza dimostrare troppa preoccupazione e fretta nel fare le cose.

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Molta confidenza e apertura d'animo coi superiori, amare molto la Casa dove sono racchiusi grandi tesori . Se per necessità qualcuno dovrà assentarsi col permesso, rincasi al più presto. Per riguardo alla Confessione ci si regolerà col massimo e assoluto rispetto alla libertà personale nella scelta del confessore e nel tempo della Confessione: anche se questa viene raccomandata frequente. Così pure sarà della S. Comunione.

SERMONE PRIMA DELLA VESTIZIONE

Care figliole,

consapevoli del grande favore a voi fatto dal Buon Dio, di avervi chiamato ad amarlo nei sofferenti, con la benedizione dell’Angelo della Diocesi, e con i voti annuali, semplici e privati, di castità, povertà, obbedienza, che con il patrocinio della B.V. del Carmine e dei nostri Santi voi offrite a Dio nelle mani del Vescovo della Diocesi e dei Superiori che nella sua bontà si è degnato accordarvi; voi vi consacrate oggi al regale servizio degli infelici di qualsiasi specie che la Divina Provvidenza ha mandato o vorrà inviare al Povero Ospizio di S. Lucia e alle altre Case della Carità. La Grazia del Dio vivente nelle sue creature e la parola di Gesù: “Quello che avrete fatto a questi piccoli, lo avrete fatto a me” sarà la vostra regola suprema.

La cara S. Lucia, Vergine caritatevole e martire gloriosa, terrà lucente in voi la fiamma sacra che dovrà farvi risplendere per la castità più assoluta, per la povertà più evangelica e per l’ubbidienza più completa, e che dovrà bruciare in voi quanto vi è di umano che non sia o non possa essere ordinato al fine suddetto; e che dovrà incendiare la vostra vita per renderla più simile alla “Fornace ardente di Carità” che è il Cuore di Gesù.

Entrando nella nostra famiglia delle Carmelitane Minori della Carità, vi impegnerete, non sotto pena di peccato grave, a compiere ogni giorno gli esercizi di pietà suggeriti, e gli uffici di carità, sotto la direzione di chi presiederà la famiglia.

In modo particolare userete la massima deferenza e venerazione dei singoli Parroci nelle cui parrocchie potrete essere chiamate a lavorare, uniformadovi il più possibile alle funzioni parrocchiali.

All’arrivo di ogni Ospite vi atterrete alle tradizioni della Casa della Carità per il ricevimento: in particolare non mangerete o non vi coricherete la sera se non avranno mangiato o si saranno sistemati gli Ospiti. Compirete per loro tutti quegli uffici che la necessità o cortesia e carità possono richiedere: lavorerete con loro, pregherete con loro e per loro, vi ricreerete con loro.

Conserverete con l’esterno della Casa di Carità le relazioni di stretta necessità.

Osserverete in certi tempi il silenzio che favorisce il raccoglimento.

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Ricorderete sempre che: “val più l’obbedienza di sacrifici”, che la santità ha le sue basi nelle piccole virtù domestiche, come l’ordine, la pulizia, la cortesia; che la perfezione non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel fare bene le ordinarie; che è bene non scusarsi; che per chi vive abbandonato alla Divina Provvidenza non è conveniente dimostrare troppa preoccupazione e fretta nel fare le cose; che la confidenza e apertura d’animo con i superiori è fonte di molta pace e serenità interiore.Care figliole,

concluderemo questa modesta esposizione di consigli e suggerimenti, con alcune frasi sommamente confortanti della Sacra Scrittura, che riassumono tutto lo spirito vostro e di ognuno che vuol “fare la verità nella Carità”

Dio è Amore = Deus Caritas est (di S. Giovanni l’apostolo) e S. Pietro: “La Carità copre una moltitudine di Peccati”, e il profeta Isaia: “spezza il tuo pane con l’affamato e la tua luce spunterà come il mattino”.

E finalmente canteremo con l’ardentissimo apostolo S. Paolo l’inno solenne e caro della Carità proponendoci con Lui “nulla ci separi dalla Carità di Cristo.” Capo XIII della I ai Corinti.

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MEMORIALE AL VESCOVO BRETTONI16-7-43- (5) -

Queste pagine sono state prese da una decina di fogli di varie misure, scritti a volte con una calligrafia difficilmente decifrabile e con diverse cancellature, legati insieme da un pezzo di carta su cui è scritto: “Memoriale sulle finalità della Casa della Carità – Castelnovo Monti 16 luglio 1943”.

Don Mario scrive dall’ospedale di Castelnovo né Monti, dove rimane tre mesi presso l’amico Dott. Marconi. Era stato inviato dalle Autorità Ecclesiastiche a farsi curare, perché ritenuto un po’ esaurito.

Lettera al Vescovo Brettoni del 16/7/1943

Eccellenza,

sono 9 anni oggi che il Buon Dio per le mani profumate dell'E.V. rivestiva la mia povera anima dell'inestimabile dono del Carattere Sacerdotale. Penso poveramente che il giorno che V.E. si presenterà al Giudice Eterno, il Signore dirà con particolare compiacenza: Vieni benedetto perché ero ignudo e mi hai rivestito. La lunga missione Pastorale di V.E. credo che non potrà trovare più ambito compiacimento del sommo ed eterno sacerdote che quello d'avere rivestito del carattere sacerdotale tanti figlioli ormai quasi tutti sacerdoti viventi della Chiesa Reggiana. Io umilio questo voto, E.V. con immensa gratitudine e prego il Buon Dio di accoglierlo. È pur vero che il sapere di avere tradito nella mia coscienza il mio sacerdozio e di avere arrecato non lievi dispiaceri al mio Vescovo e a vari confratelli, un po' in ogni tempo, ma specialmente in questo ultimo periodo, mi umilia profondamente. Il Signore mi fa oggi la desiderata grazia di capire in quali pasticci e angustie ho lasciato la parrocchia e il mio Vescovo per aver agito con troppa strana inconsideratezza. Ho sentito dall'Arcip. D. Canovi che qualche notevole preoccupazione disturba un po' anche V.E. Mentre

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il dovere di riconoscenza e gratitudine mi impone la dolcissima necessità di ringraziare V.E. per i buoni sacerdoti, in prima il Sig. Arciprete di Gazzano e il Sig. Can. Stefani e non meno il carissimo Dott. Marconi per il paterno e continuato interessamento a mio riguardo, mi dà occasione, permettendolo l'E.V. di esporre il mio pensiero a riguardo di quella povera opera di carità che è sorta a Fontanaluccia, nella fiducia che possa riuscire a qualche utilità a risolvere qualche caso un po' complicato che si è presentato. V.E. ne farà quell'uso che vorrà. Certo non ha altra pretesa che far presente al mio Vescovo quello che è passato per la mia povera anima, e vi è attualmente e in parte credo sia noto. Il Piccolo Ospizio di S. Lucia è nato così, quasi

impensatamente per rispondere a tre bisogni che erano e permangono grandi e reali per me. 1) un bisogno di affiancare alla mia povera opera di parroco, un aiuto che riparasse in parte le mie deficienze e ottenesse un po' di assistenza dal Buon Dio sulla parrocchia.

2) un bisogno intimo e potente di riparare le mie miserie personali con un po' di carità che lo Spirito Santo suggerisce come mezzo per coprire una moltitudine di peccati.

3) un bisogno reale e, a mio povero giudizio, imprescindibile di sistemare alcuni poveri esseri infelici della mia parrocchia. Non dico che assolutamente non vi potessero essere altri modi; ma avendo tentato varie altre strade non ho trovato per allora diversa soluzione. Aperto il Piccolo Ospizio con una lusinghiera Benedizione del

mio Vescovo, accompagnata da incoraggiamenti pratici e da generosi sussidi, pare che la cosa abbia trovato il gradimento del Signore perché in poco più di un anno i pochi casi arrivarono a 26 persone più 4 per l'assistenza. Desidero che V. E. si renda conto che io non ho avuto per nulla l'iniziativa di procurare ospiti alla casa, ma ho sempre accettato, col beneplacito credo di V.E. e l'approvazione del confessore. Non nascondo di avere usato qualche volta una forse indiscreta insistenza per ottenere di ammettere nuovi ospiti, specie gli uomini, ma questo mi pareva un dovere dinanzi a richieste esplicite di terzi, di cui a Fontanaluccia esistono le prove scritte. Io ho creduto che la Casa incontrasse anche il gradimento della popolazione della

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parrocchia, almeno nell'elemento che si ritiene migliore e anche in persone di fuori, perché un grande aiuto il Signore in questi due anni, lo ha mandato attraverso i buoni. Non escludo che qualche situazione un po' (ma poco) preoccupante, mi abbia ridotto ad appoggiare il Piccolo ospizio con mezzi che a me provenivano, credo legittimamente, dal ministero e dal Beneficio parrocchiale; ma mi pareva che questo non pregiudicasse né la mia posizione di parroco, né la parrocchia. Perché ho sempre pensato che era un periodo di estreme difficoltà economiche dovute allo stato attuale di guerra e ad annate molto scarse di raccolto anche per me. In altri momenti, mi pareva che si fosse potuto assicurare una vita, seppure modesta, alla Casa senza alcun pregiudizio dell'Ente parrocchia. Credo che la propizia beneficienza della parrocchia venuta in Chiesa in questi due anni non ne abbia risentito perché le usuali offerte hanno avuto un discreto aumento. Le funzioni si sono sempre svolte con solennità: qualche lavoretto in chiesa è stato fatto e anche in occasione di 2 prime Messe del Padre Attilio Stefani Missionario e di D. Paolo Tazzioli hanno trovato una larga rispondenza nella popolazione. La vita ordinaria di parrocchia, crederei che non avesse subito menomazioni; che anzi avesse un soddisfacente ritmo con consolanti avvicinamenti e aumento ai sacramenti e partecipazione alla dottrina cristiana. Capisco di abusare un po’ della bontà di V.E., ma mi permetto

di continuare per venire a chiarire un punto che mi pare importante ed é forse lo scopo principale di questa mia lunga chiacchierata. Iniziatasi la vita dell'Ospizio è andata in me maturandosi e

affermandosi una idea, non so se nuova o strana, se vi si toglie quel tanto che purtroppo ci può entrare, della mia miseria. L'idea è questa: che la Casa della Carità potesse sorgere come un quasi necessario prolungamento della Chiesa parrocchiale, almeno nei tempi presenti, a fianco e a somiglianza delle scuole di religione, delle Case dell'Azione Cattolica degli Oratori, Ricreatori, saloni e teatrini parrocchiali. Secondo la mia grande presunzione credo anche avrebbe un vantaggio di ideale precedenza e di più immediata rispondenza a reali bisogni perché "i poveri li avrete sempre con voi" e l'esercizio della carità ai poveri sarà sempre, come è sempre stato, una delle più regali mansioni

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della S. Chiesa. Il Libro Divino è rigurgitante di suggerimenti, di comandi, di consigli, di minacce, di premi, di castighi che riguardano esplicitamente il trattamento ai poveri. Se si estende il termine di carità a tutte le opere di misericordia e si crede, con S. Giovanni alla Carità, che in altro luogo viene attribuita, a Dio in un modo che sa di definizione, (Deus charitas est) quasi a completare (non veni solvere sed adimplere) la più alta nozione di Dio, da Lui stesso data nell'Antico Testamento "Io sono Iahvè". La carità diventa non solo un mezzo nobilissimo di perfezione e di apostolato, ma la vita stessa della Chiesa. Comunque sia mi pare che l'idea della Casa potrebbe essere

teoricamente buona anche invitante. E praticamente come si potrebbe attuare? Ecco: l'attuazione ha naturalmente un certo numero di

difficoltà: anzitutto, ogni cosa buona non è sempre necessariamente o opportunamente attuabile: ci mancherebbe altro. Però nei tempi attuali l'esercizio pratico della Carità è forse una delle cose più necessarie, desiderate e, in un certo senso anche più opportune. Una pratica più generosa della carità non potrebbe forse risuscitare in tanti fratelli (e non solo poverini!) la fede e la speranza praticamente morte o mortificate crudelmente! Se una iniziativa del genere venisse soprattutto dal Clero, da quei preti che sono oggetto di vari e spesso desolanti apprezzamenti, non risveglierebbe forse quella simpatia che hanno sempre accompagnato nei santi, dopo Gesù, le opere della carità? Oh, è certamente confortante la meravigliosa multiforme

inesauribile carità del Sommo Pontefice, che Dio lo Benedica, il quale ha voluto consacrare due dei più alti gesti dell'Anno giubilare del suo Episcopato a circa 25 mila operai (poveri) nel dar loro il pane della verità e a diecimila poveri di Roma fornendo minestra e companatico! Ma mi pare che l'esempio non sia solo confortante. Mi pare che il S. Padre ripeta: ''Quemadmodum ego feci, ita at vos''. Il Maestro buono è stato scritto ''Totus vocalis incedebat''. Il Santo Padre ammaestra con la parola ma anche e forse più con l'opera. E che cosa sono, Eccellenza, quelle iniziative di Firenze e di

Roma (per citarne due sole) della Mensa del Povero, che tanta buona risonanza vanno suscitando e paterni e alti interessamenti se non attuali riconoscimenti di uno fra i più attuali e urgenti

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bisogni? E perché non sarà lecito a me di accusare il mio Vescovo di ospitare in casa sua e di sfamare da tanti anni e di frequente vari poveri che da un po' di tempo sono centinaia? Per quella confidenza paterna che V.E. si è benignamente permesso qualche volta di accordarmi, mi permetterei di celiare e chiederei a V.E. se quel modo di agire, non (… indecifrabile) alla Mensa Vescovile, se queste strane abitudini non metteranno (… indecifrabile) in imbarazzo chi dovrà provvedere la nostra Chiesa di un Pastore. Dio benedica l'E.V. e la Signorina Maria, e benedico il mio Vescovo anch'io, povero prete assieme a tutti i poveri beneficati. Non è questa adulazione, Eccellenza, e neppure un tentativo,

che sarebbe semplicemente stomachevole, di aggraziarmi il Vescovo perché chiuda uno o due occhi sulle mie miserie. No Eccellenza, è la Carità che prende un po' la mano; e la bellezza sovrumana della Carità che urge. Mi parrebbe quindi più che opportuna l'attuazione di un simile ideale in molte parrocchie. Naturalmente non è una cosa che debba affermarsi per

imposizione; ma se invece di un caso (quello di Fontanaluccia) che è diventato un "caso contemplato" e che certo fa così poco onore alla causa, vi fossero due o tre ricoveri o ospizietti in altre parrocchie (dove non c'entri questo povero prete che io e V.E. conosciamo molto bene) non si potrebbe vedere che effetto fa? Un ospizio di trenta persone per Fontanaluccia (che è già una

parrocchia di un certo disagio territoriale e di alta montagna) può presentare delle difficoltà; ma non è nato di trenta e non dovrebbe rimanere di trenta, ma di un numero che potrebbe essere limitato da V.E. (10 o 15) e in tali entità potrebbe essere sostenuto benissimo dalla popolazione con un po' di aiuto, si capisce, del parroco. O ci dovremo, Eccellenza, vedere prendere la mano da laici che attraverso conferenze di S. Vincenzo e opere di altro genere si prodigano con tanta passione? Se una ventina di poveri sono troppi per Fontanaluccia non sarebbero certo troppi per Pieve Modolena, per esempio, dove il Vescovo, V.E., potrebbe, a titolo di prova, permettere l'apertura di una Casa della Carità e addossarne in parte l'onere al parroco, come una specie di sussidio caritativo, anche questo può essere una celia; ma io sono sicuro, mi perdoni il Buon Dio e l'E.V., che un

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gruppetto di Laici buoni, in varie parrocchie si sentirebbero direi quasi di gestire o amministrare e sovvenzionare anche, una simile casetta, naturalmente purché l'istituzione non fosse in balia di sé o anche di leggi civili, ma fosse protetta almeno dall'ombra morale della Chiesa parrocchiale, come una sua appendice. Quindi il mio povero parere sarebbe: non di dare una

consistenza patrimoniale all'ospizio di Fontanaluccia, come ente a sé, ma di alleggerirlo di alcuni ospiti e tentare, invece, qualche cosa del genere in altri posti più comodi più ben provvisti. Per ora mi parrebbe sufficiente un appoggio morale sicuro del

Vescovo che tenga luogo di quelle assicurazioni che suol dare il Buon Dio in ben altri modi quando vuole qualche cosa. Cercarli noi sarebbe un po' azzardato; esibirli io andrei di certo al manicomio; non rimane che un appoggio paterno, morale del Vescovo. Il resto verrà, Eccellenza, mi pare che verrà. Se poi il Signore non vorrà questa farina, non si compromette molto per sé: due o tre casette per una decina di poveri sono presto trovate e non danno eccessiva preoccupazione. Eccellenza questo riguarda la Casa della Carità. Ciò che riguarda D. Prandi in parte è noto a V.E. Mi è stato

detto che alcune mie frasi hanno avuto un seguito da parte di autorità civili e politiche; io non sapevo, ad ogni modo chiedo scusa se ho arrecato dispiacere a V.E., ma non credo che sia stato nulla di grave. Perché in quel che ho detto un solo pomeriggio io, credo, prevaleva forse un po' di buon umore e nient'altro. Comunque giudichi V.E. Eccellenza, queste cose mi sono permesso di dirle in seguito alla visita del Sig. Arciprete e anche per suggerimento del Dott. Marconi. Ma protesto in modo categorico che il Vescovo faccia come pare a Lui. E vorrei dire che anche dinanzi a una negativa su tutta la linea il Signore troverà chi farà presente meglio di me questo potente bisogno di Carità. Ma sarà quel che Dio vuole. Oh fosse vero Eccellenza che il Buon Dio ci toccasse un po' il cuore a tutti (e pare che lo vada facendo in modi inequivocabili coi presenti cataclismi) e sopra le rovine fumiganti e insanguinate di un mondo che aveva colmato di nuovo la misura si distendesse benigna, paziente, umile, disinteressata, amorosa, conciliante, che unisce, che

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solleva, che tutto prende sopra di sé e ricostruisce, (quale diluvio di nuovo genere) la Carità di Cristo. Questa idea che espressi anche a V.E. in occasioni che mi si presentarono, la esposi anche a Don Calabria di Verona, a P. Petazzi, a Mons. Melchioni di Tortona e ne ebbi sempre approvazioni e incoraggiamenti.

Sac. Mario Prandi

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FORMULE-(6)-

E’ un foglio scritto a matita dove Don Mario sintetizza in poche righe quello che da qualche anno sta macinando.Siamo nel 1947 ed esiste soltanto la Casa della Carità di Fontanaluccia, però sono arrivate le prime vocazioni da altre Parrocchie, segni evidenti che è giunto il momento di diffondere le C.d.C. Ma come?C’è una “formula accettata”, cioè un modo di muoversi dei fratelli (ancora non esistevano, ma erano ben presenti nella sua mente e nel suo cuore) o delle sorelle della carità che vanno nelle Parrocchie ad aprire una Casa, Tabernacolo che custodisce i Poveri della Parrocchia e che poi si possono prestare anche a qualsiasi altra attività: è il modo che Don Mario ritiene conveniente. L’altra invece: “formula non accettata”. Secondo lui non va bene per il progetto di dio che gli sembra di capire.Con la “formula algebrica”, frutto della sua fantasia, Don Mario vuole sottolineare la grandezza della vocazione di fratello o soella della Carità in rapporto ai Poveri che può avere un parallelo in quella sacerdotale in rapporto all’Eucaristia.

Il prete è prete (sacerdote - ministro - dott. prof.) anche se solo: può dir Messa con un solo fedele.La sorella o il fratello della Carità è tale anche con un solo pane e un solo ammalato da custodire.

____________

I fratelli o le sorelle della Carità vanno nelle parrocchie ad aprire l’Ospizio o Casa della Carità raccogliendo i più abbandonati e sofferenti della parrocchia: e poi si prestano a qualsiasi attività che sia utile o richiesta nelle parrocchie.  

Formula accettata.____________

I fratelli o le sorelle della Carità vanno nelle parrocchie per mettersi al servizio completo della Chiesa in tutte le attività caritative (corporali e spirit.) che siano utili o richieste nella parrocchia: arrivando anche alla erezione di ospizi permanenti per poveri, abbandonati, deficienti ecc.

Formula non accettata.

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D. Mario Prandi

29.8.1947

Dio mi perdoni!

____________

Formula Algebrica

L'Eucaristia sta al Sacerdote come il Deficiente sta al Frat. o sorella della C.E.: † = D : C E =

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L’OPERA DEL SERVIZIO SOCIALE- (7) -

Appunti scritti amatita su un unico foglio che Don Mario unì con altri in una cartella in cui fece scrivere (come titolo): “Appunti Don Mario – notizie e pensioeri importanti sullo spirito delle Case”.E’ senza data, ma pare possa essere degli anni ’47-’50. E’ uno dei primi scritti che lasciano intravedere come Don Mario pensasse di espandere lo stile e la mentalità delle C.d.C. Ipotizza una forma di vita secolare in un’opera sociale che porti, anche con tecniche e specializzazioni, il Regno di dio nei servizi sociali a noome della Chiesa, partendo sempre dai più poveri.

L’opera del servizio sociale

(Come la penso e la vedo io )

Un complesso di persone con particolari attitudini e un complesso di attività o realizzazioni in mano alla Chiesa e quindi al Vescovo diocesano pronti a dare il loro modesto servizio nella diffusione del Regno di Dio.

L'Opera deve godere di una certa comprensione da parte anche dei poteri civili, delle istituzioni civiche e deve poter essere richiesta e usata per il servizio sociale e le attività a cui può dedicarsi che sono le più svariate. Tutti i bisogni nuovi e vecchi che si presentano nella vita vissuta della Chiesa.

C'è però un ordine tassativo di prelazione, prima (io direi ....) tutto quanto riguarda i poveri, gli umili, gli abbandonati gli operai di qualsiasi categoria, o credo, o idea politica, i bracc. ecc... che non trovino già una conveniente assistenza o sistemazione da parte delle innumerevoli istituzioni che in ogni tempo hanno denunziato la meravigliosa fecondità della Chiesa.

Per tutte le istituzioni esistenti l'opera deve avere un rispetto e una venerazione molto grandi e conservare con tutte, con ogni sforzo, i migliori rapporti di carità... (In generale mi pare che non siano mai le opere ad essere in contrasto fra loro ma gli uomini che le suscitano e le guidano che a volte, il Buon Dio permette che non vedano i fini stupendi che tutte le lega quando sono opera Sua).

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IL MIO PENSIERO E’ QUESTO- (8) -

Appunto senza data, ma che si presume sia del periodo precedente la presentazione del Regolamento provvisorio delle Case della Carità del febbraio 1956. In fatti allegata a questo e, scritta a mano con diverse cancellature. C’è la prima bozza di quello che diventerà poi il Regolamento.Nella “Cronistoria” don Mario lo cita come Doc. B.

(Doc. B)

Il mio pensiero è questo

Il mio pensiero è questo. La Casa della Carità non è un'entità isolata o un'opera di qualche pio istituto.

È un aiuto modesto ma efficace, non unico esclusivo, non il principale alla soluzione del problema della salvezza dell’anima dei cristiani. Per la parrocchia o per un gruppo di parrocchie, o per un settore di parrocchie può diventare una base, un luogo di incontro, una cellula, una sede della santa cospirazione per il ritorno nelle anime del Regno di Dio e della Madonna. Può essere la naturale base missionaria degli operai del Rosario, dei militi di tutte le legioni mariane, ecco perché non la vedo ne una cosa di una Congregazione, ne lasciata completamente all'arbitrio dei singoli parroci. È ovvio che il personale stabile che tiene aperta e fa funzionare la Casa vuole essere sistemato: ma io penso in una forma di collaborazione con tutti gli altri, non in una famiglia estranea o in una chiesuola chiusa. Quello che loro credono, sperano, fanno, ecc. è il medesimo di tutti gli altri fratelli di parrocchia, o almeno dei migliori di quelli che hanno capito come sia fondamentale per una equilibrata vita cristiana apostolica la testimonianza d'amore ai fratelli più diseredati; come sia molto dimensionante nella vita di ciascuno la famiglia dei poveri nei quali vi è un Gesù che è più nascosto e dimenticato dell'Eucaristia, è un Gesù vero però, un Gesù vivente in un'altra maniera che non è l'Eucaristia...

Ed è sommamente utile e producente che le figliole o sorelle o consorelle (per ora) che si consacrano a questo lavoro, non si sentano delle altre dai fratelli che aiutano la Casa, ma siano di loro, sentano come loro il bisogno di vivere le cinque realtà della Casa, di sentirla continuamente scoprire e apprezzare dei fratelli...

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Per questo è nata questa idea di fare una famiglia sola di questi cristiani che intendono (S.Padre...) arrivare ad una vita spirituale così elevata...

Si chiama Congregazione Mariana delle Case della Carità, o Confraternita o Pia Unione o altro, la sostanza è questa: un'unica famiglia di intenti, di aspirazioni, di attese e di sofferenze. La famiglia vera dei cristiani, la Chiesa vera ed efficiente.

Vedo due o tre categorie di persone – penso che possano essere legate in qualche modo fra loro. 1. sorelle effettive, che si donano totalmente per la causa 2. ausiliari, che donano qualcosa della loro attività e beni

oltre che molto della loro interiorità. 3. i cooperatori che simpatizzano e aiutano la Casa senza

prestazioni di persona, non è per loro proibito, anzi, di passare qualche tempo all'anno nella Casa. La famiglia che unisce insieme questa gente mi pare che

possa essere una Confraternita, o Congregazione Mariana.

...omissis...

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LA CASA DELLA CARITA’- (9) -

Fontanaluccia 13 settembre 1951 S. Venerio AbateReggio Emilia 24 novembre 1951 S. Prospero

Scritto trovato in brutta copia che battuto a macchina – La brutta copia inizia con la data di S.Venerio Abate, mentre il battuto a macchina ha come titolo “Casa della Carita” – Fontanaluccia – 13 settembre 1951 – diocesi di R.E.”I fogli sono agganciati tra di loro e nell’ultima pagina c’è di nuovo la data, ma diversa dalla prima: Reggio E. 24-11-51 festa di S. Prospero.Probabilmente Don Mario ha messo il luogo e la data di quando ha cominciato a scriverlo e quella di quando l’ha finito.Don Mario scrive questa pagina dietro suggerimento e consiglio di alcune persone che aveva consultato.Nella “Cronistoria” le divide in tre parti: “Premessa” che chiama Doc. X “La Casa della Carità” che chiama Doc. C “Allegato – come nasce e vive la Casa” che chiama: allegato al Doc.

C.

(Documento X)

Premessa

Penso convenga un modesto schiarimento.

La faccenda della “Casa” e delle “Case della Carità” mi ha talmente preso da divenire un motivo dominante di tutta la mia vita di prete e di parroco. Investe piuttosto profondamente tutto un mio modo di pensare e di agire che, qualche momento, mi rende un po' perplesso: non tanto per una incertezza interiore (mi pare di vedere chiaro) quanto per i riflessi che ha negli altri un mio modo di parlare e di agire. Non riesco a ragionare come molti altri, soprattutto nelle cose di casa nostra, diciamo così: impostazione della pietà cristiana, della perfezione e della santità, dell'attività apostolica di laici e di sacerdoti, soprattutto di parroci. Per questo qualche volta, forse spesso, mi pare di parlare in un piano o in un clima diverso da quello di molti miei confratelli e superiori ecclesiastici; meno mi sembra nel confronto dei laici e del popolo minuto. Mi sono chiesto: sono veramente scentrato? Così complicato nelle cose e così sfasato nell'agire, da far seriamente pensare a una mancanza di equilibrio interiore e forse anche mentale? Spesso mi sento dire: "Ma tu sei matto!'' e in una certa misura penso che sia vero. Ma

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un po' mi conforta il pensiero di essermi dovuto fare una mia vita per conto mio perché immesso dalla ubbidienza e dalla posizione in ambienti e in circostanze non del tutto comuni. Nei molti contatti avuti anche con persone prudenti e illuminate, mi sono sentito un po' incoraggiato a continuare nel mio modo di pensare e di vivere. Spesso anche modestamente complimentato, ma raramente indirizzato e consigliato, come invece mi è successo ultimamente da parte di alcuni amici e soprattutto del Rev.mo Padre Laraona in un colloquio recente. Dietro suo consiglio, se ho ben capito, mi permetto pertanto di fare una specie di cronistoria degli avvenimenti e cose che consentono di vedere l'animo mio e l'idea delle ''Case della Carità''.

Nel fare questa premessa, che confesso avviene dopo aver letto e meditato quanto ho buttato giù giorni fa, e che segue appresso, mi accorgo di molta confusione e non poche inesattezze. Spero nella tolleranza e comprensione di chi legge e nel perdono del Buon Dio. __________  

(Documento C)

Precedenti

Sono del 1910; di povera famiglia, vissuto in un rione molto popolare di Reggio Emilia. A 17 anni andai in Seminario: conoscevo un po' il mondo. In Seminario conservai contatti con l'esterno: poveri, Azione Catt., Oratorio Festivo, Scuole Serali, etc. A 24 anni fui ordinato Sacerdote e mandato sei mesi in una parrocchia dove il parroco era assente per cura. Poi fui mandato a Castelnovo né Monti: montagna, parrocchia vasta, ospedale, sanatorio, Scuole Medie.

Mi dissero: “C'è molto da fare”. Il Parroco era malato. Mi agitai parecchio ma capivo che mi sarebbe occorso qualcosa che mi ancorasse.

Dopo 20 mesi fui mandato a Cadè. Parroco impotente: poi morì. Mi dissero: "C'è molto da fare".

Mi sentii portato alla povera gente, a condividerne anche i disagi per capirli meglio e sentire un po' come loro. Mi pareva che mi capissero e mi volevano bene.

Parrocchia

Nel 1938 fui mandato Parroco in alta montagna: Fontanaluccia. Parrocchia molto vasta e scabrosa territorialmente; in compenso tradizionalmente molto buona.

Trovai alcuni elementi deficienti e minorati che non erano ben trattati in famiglia. Qualcuno era di scandalo per la borgata (una sordomuta deficiente al sommo ...). Pensai di sistemarli presso qualche istituto. Provai al ''Cottolengo", Ricoveri, amici. Non era possibile: non c'era posto e occorrevano troppi documenti e condizioni. Ne parlai con alcuni amici di Parrocchia:

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E se li tenessimo noi? perché dar via quelli che sono riconosciuti perle della Parrocchia? poi, non è forse un obbligo nostro di cristiani provvedere ai fratelli minorati della nostra Comunità?

Si cerca una casa: la Provvidenza ci procurò una vecchia osteria disabitata vicinissima alla Chiesa. Si lavora un po' per riattarla, e intanto si affacciano queste realtà.

Un seme

1° La “Casa della Carità” può convergere su di Lei la simpatia, l'adesione, l'assistenza di molta parte della comunità parrocchiale; 2° Può essere un grande lenzuolo per coprire le mie miserie e quelle della parrocchia (Sacra Scr. "passim"); 3° Diventerà il parafulmine per la parrocchia; 4° Potrà essere una scuola pratica di fraternità cristiana per i fedeli, Azione Catt. etc.; 5° Sarà una dimostrazione palese della bontà della Divina Provvidenza.

1940. Ne parlo con Mons. Vescovo Brettoni: benedice e incoraggia l’iniziativa. Si lavora per sistemare la "Casa" col concorso dei buoni. Nel frattempo cerco con grande ansia qualche buona Congregazione di Suore per l'assistenza ai fratelli infelici e per la direzione della "Casa". Delusione completa. Almeno sette Congregazioni potei avvicinare: ma per tutte occorreva qualcosa di stabile, di positivo, di garanzia; poi le sante regole non potevano mettere delle Suore allo sbaraglio. Alcune buone Suore che vennero a vedere gli ambienti esclamarono: "ma Dio che povertà".

Inizio

1941: 28 sett. Si aprì ufficialmente la "Casa" accogliendo essa già 6 o 7 ospiti disastrosamente infelici e impotenti. Provvisoriamente una giovane malaticcia di Romanoro (attuale direttrice), prestò continuativamente la sua assistenza coadiuvata da 3 amiche di Fontanaluccia.

Si passò l'inverno raccogliendo una diecina di altri casi piovuti dai dintorni; tanto più che, scoppiata la guerra, si cominciavano a sentire notevoli disagi nelle famiglie e sempre maggiori difficoltà di assistenza ai poverini, sia negli Istituti che erano minacciati di incursioni trovandosi in città, sia nelle famiglie stesse, che, private degli uomini, vedevano ricadere il peso anche di molti lavori rurali sulle donne. Le 4 figliole rimasero stabilmente nella "Casa" che si chiamò Ospizio di S. Lucia in omaggio alla Patrona della Parrocchia. Le medesime avevano uno schema molto semplice di vita di pietà; mangiavano quando ne avevano dato a tutti gli Ospiti, dormivano in un letto

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se ne rimaneva uno: perché poi passava talvolta qualche povero, ambulante, mal ridotto, molto sporco, qualche volta malaticcio: si fermava per una rimessa a nuovo,per così dire:e finiva anche per rimanere stabilmente.

A primavera del '42 le famiglie delle figliole assistenti richiesero l'opera loro a casa, nei campi etc. Ormai si era abbandonato l'idea di trovar delle Suore perché non era possibile. Mons. Vescovo m’aveva detto: "Ma se tu hai qualche buona figliola che si senta di far quella vita, comincia con quelle: Il Signore benedirà l'opera". Quelle figliole vi erano; si erano dedicate prima all'Azione Catt., al catechismo ai fanciulli, alla preparazione e pulizia della Chiesa, alla visita ad ammalati etc. ed erano di buona pietà.

Primo orientamento

Si pregò parecchio, si chiese consiglio, poi si convenne di creare un distacco completo dalla loro famiglia con una regolare consacrazione delle medesime alla "Casa" e ai poveri. E parve conveniente mettere un segno di questa consacrazione con un modesto abito religioso che garantisse in parte le famiglie, in parte le figliole nel loro lavoro, in parte attirasse la benedizione della Madonna sulla opera nascente. Si scelse l'abito del Carmine. Una parentela col Carmelo io la ebbi sempre per un complesso di condizioni accidentali: poi in parrocchia la devozione principale era alla Madonna del Carmelo. Si era già cercato poveramente di assimilare lo spirito carmelitano nella formazione delle figliole.

Il 16 luglio 1942:tre delle figliole ricevevano in pubblica chiesa la

benedizione e l'imposizione dell'abito con il rituale della Benedizione dell'abitino del Carmine (colle dovute facoltà) e con la consueta cerimonia della imposizione dell'abito delle Confraternite che è in uso nella parrocchia. Fu esplicitamente rilevato allora e sempre che si trattava di una divisa, di una tuta, od altro, e che, giudicandolo conveniente i Superiori e per ragioni di opportunità, si sarebbe potuto dimettere. Però contemporaneamente le figliole si consacravano al servizio dei fratelli professando in forma privata i voti di povertà, castità e obbedienza ("ad tempus") al Vescovo, e facevano vita comune coi poveri secondo un primitivo regolamento visto e approvato personalmente da Mons. Brettoni; il quale aveva pure autorizzato la vestizione e i voti privati demandando al parroco sottoscritto la cura delle medesime (vedi allegato); e questo risultava anche da varie lettere.

Momenti critici

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Qui bisogna aprire una parentesi. Mentre si facevano queste cose, avveniva in Diocesi un pasticcetto. Mons. Vicario Angelo Spadoni aveva dato vita ad una famiglia religiosa, poi un complesso di cose aveva portato allo scioglimento della medesima da parte dell'autorità Ecclesiast. con conseguente, almeno così pareva, impermalimento e irrigidimento del fondatore. Il quale veniva esonerato dall'insegnamento della Dogmatica in Seminario e dalla carica di Vicario generale. La faccenda aveva suscitato nel clero diocesano una specie di simpatia per lo Spadoni, non certo a beneficio della unità del clero stesso e della venerazione all'autorità legittima della Chiesa. Ciò mi risultava anche per l'amicizia con molti sacerdoti a qualche laico e soprattutto per una accondiscendente cordialità che sia Mons. Vescovo, sia Don Spadoni mi avevano concesso. Prendendo occasione dalla tensione almeno apparente esistente tra il Vescovo e il Suo vicario, il giovedí santo del '41 (o '42) scrissi due lettere di auguri, a Mons. Vescovo e al Vicario, esprimendo il desiderio di vedere ripresi i rapporti di cordialità e carità che sarebbero stati di buon esempio alla Diocesi intera. Lo Spadoni non rispose. Mons. Vescovo mi scrisse una lunghissima lettera di ringraziamento e di lusinghiere espressioni, dandomi nel contempo una esauriente documentazione dei rapporti esistenti in antecedenza con lo Spadoni, descrivendo minutamente la vicenda dell'"affare Spadoni" con accenni espliciti ai Superiori di Roma a cui era stata demandata la cosa. A questa lettera fece seguito un colloquio di oltre un'ora alcuni giorni dopo, al termine del quale, col consenso e la benedizione del Vescovo, io andai da Don Spadoni, per chiedere della lettera e altre cose... Mi trattenne per quasi due ore, cercando di giustificare la sua posizione ma rimanendo impermalito e inflessibile nelle sue idee.

Qualcosa di quanto dissi io a lui venne ripetuto dopo da alcuni sacerdoti suoi ammiratori, compreso Don Campani, con i sensi della più grande costernazione, perché, dicevano, avevo avuto la temerità e la incoscienza di gravare su un povero martire la già pesante croce. In seguito qualche sacerdote amico mi ripetè queste cose rimproverandomi di aver detto io che in Don Spadoni era in pericolo la Fede e che troppa corda aveva avuto da un Vescovo troppo buono con lui. In più mi si disse, ed erano sacerdoti assennati, che quanto io mi permettevo di fare a Fontanaluccia con le "suore" era un'abile manovra del Vescovo per darla nel naso a Don Spadoni e ad altri, e che io ero un incosciente strumento del Vescovo. Qualche amico sacerdote venne a trovarmi in parrocchia ed io non avevo altro da dire, in merito a Don Spadoni, che quanto diceva Mons. Brettoni nella lettera; e in quanto all'ospizio e alle "suore" mostravo alcune lettere del medesimo Vescovo in cui veniva elogiata, approvata e benedetta l'opera. Risultato: complimenti e una certa ammirazione per la mia povera persona; la quale, essendo molto povera, sentiva solleticarsi un po' la vanità. Tanto che ritenni conveniente togliere (in un certo senso) la causa, distruggendo quelle lettere che finivano per turbarmi, (una sciocchezza?).

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Qui cominciò per me, o si aggravò, un periodo di esaurimento fisico. 1943 Cinghia, guerra, primi lutti in parrocchia; più di 80 giovani alle armi; un susseguirsi di avvenimenti interni nella vita dell'ospizio e di parrocchia da esaltarmi e tenermi in una quasi continua euforia. A confessione però di amici di oggi sembra il periodo di maggior frequenza ai Sacramenti e alle funzioni parrocchiali e della Casa della Carità (?).

Penoso intervallo

Il 17 maggio 1943 fui invitato ad una visita medica a Reggio e a lasciare la parrocchia e l'Ospizio per alcun tempo. Rimasi 3 mesi a Castelnovo né Monti presso l'amico Dott. Marconi; a giudizio dei medici mi rimisi notevolmente in forze. Ritornato in parrocchia, con una fama nel clero un po' compromessa, ripresi le mie consuete occupazioni parrocchiali, pensando ad un ordinamento dell'ospizio, perché mi pareva che dovesse diventare una cosa grande e qualche "vocazione" di figliole assistenti si presentava.

1943, '44, '45!

Si passò il periodo cruciale della guerra, con repubblichini, partigiani, tedeschi, briganti, e povera gente sempre sotto mano, e con avventure e peripezie di ogni genere. L'ospizio divenne un rifugio, un ospedale, un centro di rifornimento per sbandati e parrocchiani alla macchia; soprattutto un luogo di fiducia, di preghiera, di ristoro per tutti.

Cessata la guerra e aumentato a 40 il numero dei ricoverati, si pensò ad un ampliamento. E fu fatto cogli aiuti più impensati. Così aumentarono le "vocazioni" e gli ospiti, e si arrivò ad un pieno di oltre 50 persone.

Non v'è mai stata però l'idea di allargarsi di più, bensì si rafforzò l'idea di distribuire in più luoghi le "case della Carità". Quello che la "casa" era stata ed era per la nostra parrocchia, avrebbe potuto esserlo per le altre. Poi cominciò a formarsi attorno alla "casa" una simpatia meditata di amici, benefattori e profani anche lontani di parrocchia. Cominciò a sentirsi da molti come un elemento base per una restaurazione della comunità cristiana nella Carità. Sembrò che nelle parrocchie la "casa" avrebbe potuto aiutare lo sviluppo di questa comunità; ancorandosi ai fratelli più disgraziati, ma adoperandosi modestamente ma efficacemente per una molteplice forma di assistenza e di apostolato. E divenne la casa della parrocchia, aiutata, sentita, difesa dai buoni e direi da tutti, domandata da sacerdoti e laici per altre parrocchie, per l'Az. Catt., soprattutto nelle zone più bruciate dal materialismo, dove uno sparuto numero di cristiani tremebondi e un campanile denunciano la sopravvivenza di una fede che va, almeno apparentemente spegnendosi. "L'esperimento di S. Giovanni di

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Querciola, di Sassuolo, del Bosco della Saliceta, nella sua varietà di attività, tutte derivate dal nucleo base di un piccolo numero di fratelli infelici in cui si è cercato e si cerca di vedere e servire il Signore Gesù e solo Questo, credendo alla Carità o almeno osando sperare di crederVi secondo lo Spirito e il testo di Giovanni, di Paolo, di Giacomo, di tutto il Vangelo, denunciando una vitalità di servizio, che pare sommamente utile, alle parrocchie.

Personale assistente

Naturalmente il problema è quello del personale che si consacri veramente ad un servizio del genere di cui sopra: Base fondamentale: far parte di una famiglia dove ci siano i minorati e abbandonati – poi, nel limite delle possibilità interne e delle esigenze esterne, dedicarsi a qualsiasi attività per cui, colla presenza, coll'opera, colla parola, si possa testimoniare Gesù Cristo nello Spirito di Lui e della Chiesa.

Questo personale attualmente costituito da donne, può essere integrato dalla formazione di uomini che vivano il medesimo spirito di consacrazione, in unione comunitaria di intenti e di mezzi, ma separati di abitazione e di compiti.

Come lo penso io

Anime generose di profonda fede e pratica cristiana, di sincera e inattaccabile adesione e ubbidienza alla legittima autorità della Chiesa, che si consacrano, dopo un periodo di esperimento nelle varie "case" e nelle varie mansioni, al servizio di Cristo nei fratelli specialmente nei più bisognosi. Questa consacrazione potrebbe essere: (io non sono molto entusiasta per i legami, di qualsiasi genere),: temporanea: per giovani o ragazze di almeno 21 anni che non abbiano ancora deciso quale sarà la loro vita avvenire: se destinata per vocazione al servizio dei fratelli nelle "case di Carità", o al matrimonio nella famiglia normale, o a qualche istituto religioso. Però nell'attesa esperimentano per uno o due o più anni la vita di dedizione alla "casa" praticando i consigli evangelici, eventualmente con voti annuali, mettendo a disposizione della "casa" la propria attività anche professionale e i relativi redditi, se si crede; come pure eventuali redditi di famiglia, senza però pregiudizio, per la consistenza patrimoniale che rimane intatta, o per eventuali persone a carico. Nessuna dote economica è richiesta. Naturalmente nel periodo in cui rimangono, sono curati ed assistiti come membri della "casa". Se eventualmente avranno destinazioni diverse, nulla vieta che la "casa" della carità curi la sistemazione dei soggetti anche con la formazione di una dote, proporzionata alle possibilità e al lavoro effettivamente prestato.

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a tempo indeterminato: come sopra, fino alla completa consacrazione a vita o alla pacifica uscita dal detto servizio e dalla "casa" della carità.

perpetua: solo a 30 anni compiuti o oltre; comunque dopo un periodo di servizio nella "casa" di almeno 7 anni. Alla consacrazione perpetua fa seguito la rinunzia allo stato coniugale, ad eventuali beni patrimoniali che il soggetto non è affatto obbligato a legare alla "casa", ma la cui sistemazione il medesimo curerà nella maniera che riterrà più opportuna. Unica condizione: che il soggetto non possiede in proprio né beni patrimoniali né redditi personali; questi, se ve ne sono, saranno senz'altro legati alla "casa".

Nulla vieta che un soggetto come sopra possa avere attività professionali o cariche o mansioni le più varie negli organismi esistenti nella società civile ed ecclesiastica.

La "casa" può ricevere soggetti in prova anche prima dei 21 anni, ma sempre col consenso dei legittimi genitori, tutori o superiori.

Questo con riserva

Un aspetto particolare potrebbe essere quello di coniugati oppure di giovani o ragazze che dopo una temporanea permanenza nella "casa", pensino di formare una famiglia propria, con abitazione separata, ma con consacrazione al servizio di cui sopra. (Due giovani molto buoni, fidanzati da tempo, e due sposi freschi della mia Parrocchia, mi hanno parlato di questo e stanno pensando ad un eventuale tentativo). Perché non dovrebbe essere possibile che una o qualche famiglia si leghi alla sorte della "casa" della carità, accettandone lo spirito? Per quanto riguarda la castità, obbligandosi per voto alla castità coniugale (retto uso del matrimonio e rispetto delle finalità del medesimo col merito di religione, se è possibile questo voto) e per il resto obbligandosi i coniugi alla ubbidienza e alla povertà, appoggiati alla casa della carità come a loro famiglia di elezione, la quale garantirà la meta con i mezzi di provvidenza e si gioverà della famiglia come elemento di formazione allo spirito di servizio nei figli propri, e all'educazione e assistenza di eventuali ospiti minorenni raccolti in tenera età ma normali in tutto.

Reclutamento

Chi può appartenere come personale di servizio alla casa della carità? Per conto mio chiunque ne abbia capito lo spirito e ne faccia regolare domanda: Sacerdoti, religiosi, religiose, laici di ambo i sessi, appartenenti o meno a Istituti terzi ordini ecc. Spiego il mio pensiero perché può sembrare pericoloso: Nelle mie povere esperienze di Prete giramondo, con frequenti contatti con gente di ogni classe e condizione sociale, mi è parso di capire che ci sia diffuso un po' dovunque nella

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Santa Chiesa un’ansia di servizio nel senso modestamente su espresso. Mi è parso che ci sia il desiderio vivo in tante anime di ricostruire in Cristo una comunità, che le società umane non riescono più a contenere e a soddisfare e che Nazioni e Continenti non limitano più.

Questo in Parroci che vedono vuotarsi la loro Chiesa, in Sacerdoti che nelle normali mansioni dubitano che si disperdano energie preziose, in religiosi e religiose di vita attiva, che, avviati in età molto giovanile a certi Istituti e arrivati a un punto della loro vita, sentono una specie di lacuna che non è colmata sufficientemente dalla pratica normale della vita religiosa; o la medesima non può permettere certe forme certi tentativi di avvicinamento di apostolato di servizio come qualcuno pensa o desidera onestamente: (lontano il pensiero di considerare casi di insofferenza o in subordinazione incomposta o altra roba del genere).

Perché non dovrebbe essere possibile che qualche prete, qualche religioso o religiosa dopo aver provato e sperimentato questa forma di servizio, potesse divenire elemento ottimo di lievitazione cristiana, a servizio della Parrocchia e della Diocesi? (naturalmente con il bene placito della legittima autorità).

Il problema delle vocazioni è certo molto serio e non dipende solo da noi. Ma se si potesse reclutare qualche elemento già formato di una certa età, per questi esperimenti, non si darebbe una mano alla Provvidenza?

(allegato al Documento C)

Come nasce e vive la casa

Nella Parrocchia si affianca moralmente e spiritualmente alla Chiesa e alle altre opere di apostolato e di preghiera. Sorge per iniziativa di qualcuno: comincia con il servizio ai più derelitti (purtroppo abbondano un po' dovunque) prevalentemente si comincia con l'elemento femminile perché più pronto a una dedizione che ha qualche aspetto semi-eroico, più capacità e delicatezze materne. Una o due o tre figliole si mettono possibilmente d'accordo col Parroco. È un po' la storia delle Associazioni di Azione Cattolica. Il Parroco può essere diffidente o inadatto, ma dopo poco ne vede ed apprezza l'utilità. La Provvidenza assicura i mezzi: poi un primo cerchio di simpatizzanti si forma intorno a questa opera di umanità. Qualcuno comincia a capire che sono i fratelli più bisognosi: che un cristianesimo ben inteso non può ignorare e: ...... il resto viene da sé, piano, piano, senza strombazzature. Si forma così continuando una comunità di intenti e di servizio, che a me sembra con l'aiuto di Dio lievita la Parrocchia, le Associazioni e anche i lontani. Si può tentare anche la visita ad ammalati poveri e impotenti alle case poi viene senz'altro la casa.

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Il padre naturale diciamo così della famiglia, è senz'altro il Parroco. Temporaneamente può non esserlo, ma poi lo diventa!

– garantito – La madre o superiora è una delle figliole. – Ho detto: la Provvidenza assicura i mezzi: penso di sì, perché Gesù lo ha promesso a chi cerca il Regno di Dio e la sua Giustizia, poi il Cottolengo e tante altre opere affini lo testimoniano. A me pare che sia ovvio che in una Parrocchia dove il Parroco ha capita la cosa, non muore di fame nessuno. Purché non si pensi, a mio povero giudizio, di dare una consistenza economica alla detta casa soprattutto per il mantenimento. È un esperimento che si tenta in un ambito ristretto – quello della Parrocchia – mal che vada il Parroco ha una sicurezza economica: dividerà il suo pane coi più abbandonati. O ci si crede in Dio o non ci si crede.

Le attuali figliole

Sono 11, e qualche aspirante. Sono disposte ad accettare un regime di vita più canonico e lo desiderano. Mi pare però che non pensino ad una congregazione religiosa. Almeno io non ci penso, anche se qualche aspetto occasionale ha potuto far pensare altri a ciò. Penso piuttosto a un Istituto Secolare o senz'altro a una possibile Federazione di Istituti Secolari che abbiano uno spirito come ho cercato di chiarire di sopra.

Certo penserei ad uno maschile formato di qualche Sacerdote e di laici, e ad uno femminile federati tra loro in una eventuale "Opera del Servizio ... sociale" o " Opera per la Comunità cristiana" o di altro nome che avesse pressapoco quegli scopi.

Questa Opera o gli elementi che la compongono dovrebbero essere in mano al Vescovo o alla Santa Sede, o per lo meno con la Loro approvazione e missione, per aiutare l'attuale organico della Chiesa al raggiungimento del suo Fine, puntando esclusivamente sulla Carità e sul senso di servizio ai fratelli per Cristo. ln modo particolare per poter arrivare dove non si arriva con Opere Ufficiali della Chiesa; per tentativi di penetrazione in ambienti ostili, per esperimenti; in genere per tutti i bisogni nuovi e vecchi che si presentano, ai quali non sia tempestivamente provvisto con presenze e testimonianze cristiane.

Questo senza pregiudizio alcuno alle Opere esistenti, senza impegnare ufficialmente l'Autorità, senza eccessiva pubblicità. L'Opera che lavorerebbe attraverso le case della carità potrebbe avere anche una consistenza economica, e la proprietà degli stabili e annessi, dei mezzi normali di sussistenza e degli eventuali aiuti che la Autorità Civile o Enti pubblici ritenessero di elargire per un qualsiasi motivo a favore degli assistiti.

“Conclusione”

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Mi pare che un organismo simile che non calcola su alcuna consistenza patrimoniale per vivere, perché si fida della Divina Provvidenza; che vuole attuare nei singoli membri un distacco completo dalla materia, pure usandone ("siete nel mondo ma non siete del mondo"), che calcola sullo spirito di fede alimentata dalla tradizionale pietà cristiana e mariana, fondata sulla carità; pronta e sottomano ai Parroci, ai Vescovi, alla Santa Sede, a cui professa la più incondizionata e amorosa soggezione; ancorata a una assistenza nelle case di carità, che diventa preziosa presenza di Cristo nei fratelli più sofferenti,coi quali si divide in qualche modo il vitto, l’alloggio le gioie e le ansie, possa costituire un buon fermento di santità nei singoli e un modesto apporto al rifiorire della comunità cristiana nel mondo.

Deo Gratias et Mariae.

Reggio nell'Emilia lì, 24/11/1951 FESTA DI S. PROSPERO

Allegato

ATTIVITÀ SVOLTE

- Assistenza e servizio ai mendicanti, cura, pulizia, rimessa a nuovo di indumenti, un po' di catechismo, qualche volta confessione e comunione; - Visita e assistenza infermieristica in casi di emergenza o in mancanza di personale qualificato, anche a domicilio; assistenza nella casa, ammalati così ridotti che gli Ospedali non possono ricevere o conservare a lungo; - Casi di semi-alienazione mentale con pericolo per la pubblica onestà lasciandoli in famiglia e con non sufficiente gravità da essere ricoverati in Istituti Psichiatrici, elementi dimessi da simili Istituti ma non completamente ristabiliti; - Deficienti di qualsiasi specie, epilettici ecc.; minorati fisici, soprattutto poveri (sciancati, vecchi, impotenti); - Piccoli illegittimi o abbandonati; - Mensa scolastica ai fanciulli; - Asilo infantile, scuola materna, nidi di infanzia per bimbi di risaiole, lavoratrici ecc.; - Assistenza associazioni minori di Azione Cattolica; - Catechismo ai fanciulli in Parrocchia; - Patronato A.C.L.I.; - Mense di Assistenza ai Lavoratori;

Coe occasionali:

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- Assistenza a parti; sottrazione di neonato a una madre snaturata e conseguente allattamento provvidenziale; - Assistenza temporanea in attesa di meglio a neonati rimasti privi di mamma; a fanciulli orfani di genitori o di uno di loro o a fanciulli sottratti alla famiglia (per discussioni gravi in famiglia, per casi di alcolismo, per incarceramento di un genitore ecc.);

Come riepilogo

- Casa di Pronto Soccorso ed eventuale smistamento.

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LETTERA SCRITTA DA DON MARIO ALLE SUORE DI S:GIOVANNI DI Q.

il 7.4.1951- (9B) -

E’ la prima lettera, che attualmente conosciamo, scritta da Don Maruio alle prime Suore partite da pochi anni da Fontanaluccia per aprire la Casa della Carità a San Giovanni di Querciola.

Ospizio S. Lucia (Fontanaluccia) Diocesi di Reggio E. 7.4.1951

Care Suore, Vi scrivo dal primo buco nostro, dove avevamo S.Lucia: ora é

trasformata in ambulatorio. C'è qui Sr. Maria, da poco alzata, ma che non sta bene, domani o lunedì andrà a Sassuolo a farsi vedere. Abbiamo anche Sr.Teresa a letto e Sr.Pia appena alzata: un po' di influenza...Però bisogna che troviate il modo, assieme al Signor Prevosto, di mandare della gente in aiuto e qualche volta di capitare anche qualcuna di voi. È un sacrificio per tutti,ma quando ci vuole bisogna farlo. Ho scritto al Signor Prevosto per alcune proposte; ve ne parlerà lui se crederà.

Voi cercate di fare per il meglio perché le nostre baracche vadano avanti in Domino. Per adesso la cosa principale sono le vocazioni: quando vi parlo di questo, voi capite che non ho nessuna qualità per insegnarvi tutte le virtù che si richiedono: ma voi capite che abbiamo bisogno di gente che viva per gli altri senza pretese, senza molti castelli anche nel campo dello spirito, ma con molta semplicità e povertà: povertà anche di "aspirazioni", di vedute, di formazione; in questo senso: che non si pensi al modo usuale della vita, delle abitudini, della "santità" delle Suore. Che si capisca la consacrazione alla "nostra gente" senza grandi programmi, disposti a seguirla e a servirla in ogni occorrenza, con umiltà e amore, da povera buona gente; anche cioè se non capiamo molto e non vediamo niente (di Angeli, visioni, ecc.).

Se la S.Chiesa qualche volta si accorgerà di noi, e ci chiederà qualche piccolo servizio, di qualsiasi genere, anche per esempio fare da mangiare al Papa o ai Cardinali in Conclave, o andare in Parlamento, o aprire un negozio, o fare le commesse o le tramviere o qualsiasi altra cosa, anche la più curiosa; o importante, come andare a fare qualche po’ di tempo le contemplative nelle più elevate condizioni, purché si conservi la nostra parentela e agganciamento alla "Nostra gente" si deve essere pronti a farlo. Naturalmente senza prendere né abitudini, né atteggiamenti, né maniere, né abiti diversi dagli usuali, salvo un po’ di pulizia maggiore, per rispetto alle abitudini degli altri.

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Questa é una cosa molto seria. Badate che ve la dico in nomine Domini anche se io sono il più sporco straccio da piedi che ci sia. Quello che sono io e che siete voi, tutti, tutti, tutti, é roba nostra: Ma quello che pare ci abbia chiamati a fare il Signor Padrone di tutto questo, é roba sua e dobbiamo farlo bene. Vi ho detto queste cose, perché abbiate bene inteso la vostra cosiddetta vocazione. In modo da rimanere più che potete fedeli ad essa, pure nella maggiore e migliore dedizione alle opere e al servizio dei Parroci e dei Vescovi: se il Signore vorrà tanto. Io non so come andranno a finire le nostre baracche. Non so se le case cresceranno o si dovranno chiudere. Questo dipende da molte cose che solo il Signore lo sa. Ma mi pare molto sicuro e molto del Signore rimanere attaccati e ancorati a questa forma di vita umile, abbastanza nascosta, ma anche abbastanza aperta per ogni genere di sofferenza e di povertà da accogliere, non come una cosa nostra (perché ci sono tanti altri fratelli e sorelle che fanno quello che fate voi, e anche meglio di voi) ma da ricevere come le cose che gli altri non possono, o non si sentono, o non riescono a fare o non sono adatti a fare. Perché nella casa del Buon Dio vi sono molte mansioni e anche nella Santa Chiesa, che é la portineria, ve ne sono tante. Può darsi che molte parole o espressioni sembrino o siano poco precise o poco delicate, o irriverenti o sconvenienti o addirittura mezzo eretiche: patti chiari; questa é tutta roba mia e marcisce con me e anche prima di me. Se però vi é un po' di sostanza, e se voi vorrete avere un po' di pazienza da "rugarvi" dentro, forse la troverete; (per esempio rileggerla insieme qualche volta un po' adagio, cercando di parlarne fra di voi di quello che capite, o di farvi un po' spiegare dal Signor Prevosto quello che non capite, se sarà necessario, ma non credo). Dunque se ci trovate un po' di sostanza, questa non é roba mia e di nessun altro, ma del Buon Dio e della Santa Chiesa. E allora prendetela con le mani dalla festa e tenetela bene a mente in modo che se ci trovate qualche anima, o maschile o femminile, che possa capire un po' queste cose, ce la mandiate su. E badate che voi di S.Giovanni, molto ben nutrite in tutti i sensi, avete l'obbligo di prolificare per il bene di tutti: allora siete vive e comunicate la vita. Adesso bacio i piedi alla Rev.da Madre Badessa suor Gemma, augurandole ogni bene, fra cui quello di capire sempre meno e di non arrivare a fare come il nonno Medardo, poveretto, che sporca parecchi lenzuoli al giorno. A suor Alda auguro di essere brava in Domino e di pensare a casa nostra. A suor Lucia di sfurbirsi in Domino e che si prepari alle cose più impensate. Preghi per i suoi. A tutti gli amici tutto quello che desiderano in Domino. Pregate davvero per me.

Don Mario

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DIO E’ AMORE- (10) -

Appunti conservati nella cartella: “Notizie e pensieri importanti sullo spirito delle Case”. Nella “Cronistoria” Don Mario lo chiama Doc. D.

Doc. D

(Premessa quella vecchia con qualche modifica.)

1 - Nella Diocesi di... parrocchia di ... con la benedizione e il consenso del Vescovo della Diocesi è aperta una Casa della Carità o Ospizio della Carità.

2 - Lo scopo generale e particolare è quello di vivere i due comandamenti della carità perché in essi v'è tutta la perfezione secondo la parola di Gesù (Mt.22, 34-40).

3 - La Casa è retta e governata da personale maschile o femminile che per vocazione si senta chiamata: a) vivere la carità secondo la povera interpretazione che questo regolamento fa dei due comandamenti della carità b) ad accettare il medesimo regolamento.

4 - Il regime di vita che i fratelli o le sorelle della Carità avranno fra di loro è quello religioso secondo lo spirito della Costituzione Apostolica "Provvida Mater Ecclesia".

5 - La famiglia dei fratelli o delle sorelle della carità è sotto la protezione particolare della Beata Vergine del Carmine della quale portano devotamente il santo scapolare, e lavorerà per il trionfo del suo Cuore Immacolato nel mondo.

6 - Avrà speciale divozione, in ogni Casa, per il patrono della Diocesi e il titolare e patrono di ogni parrocchia nonché alla schiera dei santi che più hanno vissuto la carità...

7 - Siccome ha la sua importanza l'abito religioso in certi casi e circostanze e in altre la libertà dell'abito civile, così i fratelli o sorelle della Carità opteranno per la vestizione religiosa o per l'uso dell'abito civile che verrà portato secondo le regole della buona modestia cristiana.

8 - L'abito religioso non darà che una precedenza puramente corale al fratello o alla sorella. E anche questo si userà in quanto può far meglio vivere i comandamenti.

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9 - (Inizialmente l'abito richiamerà quello dei Carmelitani. Del Terzo Ordine Carmelitano potranno i membri della Congregazione professare il regolamento secondo).

I° Comandamento.Amerai il Signore Dio tuo, con tutto il cuore,con tutta la tua anima con tutte le tue forze.

9 - Le relazione amorose col Buon Dio saranno il frutto di una incessante ricerca della unione con Dio in una aliquale Vita Contemplativa che viene consigliata secondo il secolare ed esperimentato tenore Carmelitano.

10 - Dio sarà cercato nella Pietà. Preghiere del mattino, meditazione almeno mezz'ora al mattino, Santa Messa e Comunione, lettura spirituale, visita al SS.mo, Rosario intero alla Vergine, Ufficio della B.V., preghiere della sera, esame generale, (quando è possibile mezz'ora di meditazione serale) possibilmente ogni giorno.

11 - Quando sarà possibile viene consigliato il canto o la recita dei Vespri e della Compieta, dell'Ufficio Divino nelle solennità di prima e seconda classe, secondo il calendario diocesano. Per chi lo richieda può essere concesso la recitazione di tutto o di parte dell'Ufficio Divino.

12 - In ogni parrocchia la vita di pietà della Casa cercherà di uniformarsi il più possibile agli orari e funzioni parrocchiali.

13 - Ogni mese faranno un po' di ritiro spirituale e la preparazione alla morte; ogni anno un corso di otto giorni di Esercizi chiusi.

14 - Viene consigliato l'uso di offrire ogni giorno la propria giornata secondo una intenzione particolare e a lode di una Divina Persona o Mistero come risulta dal breve Manuale unito.

15 - La più serena libertà che si conviene ai figli di Dio governerà le cose intime della coscienza, ciascuno potrà scegliersi il Confessore e il Direttore e accedere liberamente Mons.Vescovo potrà designare qualche Confessore (vedi Codice).

16 - Siccome non si ritiene possibile una intima amorosa unione col Buon Dio senza la pratica dei Consigli evangelici della Castità Povertà e Obbedienza, così viene suggerita tale pratica coi voti semplici di Povertà, Castità, Obbedienza e uno speciale di dipendenza dall'Ordinario della Diocesi. Come segno di speciale attaccamento e servizio a Santa Madre Chiesa - Per questa Santissima sposa di Cristo e per i legittimi rappresentanti della Divina Gerarchia si professerà la più devota rispettosa e generosa sudditanza. Non dimenticando mai la

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preghiera per il Sommo Pontefice, per il Vescovo, per i Sacerdoti. Per la vita di Povertà – Castità – Obbedienza ci si atterrà a queste norme evangeliche

17 - "Se vuoi essere perfetto va vendi ciò che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel Cielo poi vieni e seguimi". "Chi avrà abbandonato la casa o fratello o sorella o il padre o la madre o la moglie o i figli o i poderi per amore del mio Nome, riceverà il centuplo e possederà la vita eterna". Marco 10,24 Luca 12,22.

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LA CASA DELLA CARITA’Pescara 26-11-1952

- (11) -

Pagine scritte in brutta copia su un taccuino durante gli Esercizi Spirituali che tiene a Pescara alle suore “Zitine”.

Le Case della Carità

Premessa

Cosa sono:

Luoghi di raggruppamento di poveri, abbandonati, deficienti, minorati di qualsiasi specie che si trovano un po' dovunque per essere assistiti, curati, puliti, confortati, istruiti, secondo il bisogno. Come istituzione si assomigliano a "piccoli Cottolengo".

Hanno lo scopo di rappresentare per la comunità Cristiana, una testimonianza di amore, un servizio di Cristo nei fratelli più bisognosi, una presenza sempre attuale molto alla mano di Cristo in mezzo a noi. E possono divenire, con l'aiuto di Dio, per le parrocchie o associazioni religiose: 1) un parafulmine spirituale delle medesime. 2) un grande lenzuolo per coprire le miserie dei singoli e delle comunità (S. Scrittura). 3) una dimostrazione palese a chiunque della Divina Provvidenza. 4) una scuola pratica, una palestra, di opere di misericordia e di fraternità cristiana per fedeli, Azione Catt., associazioni religiose, ecc. 5) convergendo su di lei la simpatia, la adesione, l'assistenza di buona parte della Comunità parrocchiale, può essere il fermento di una ricostruzione comunitaria della Carità di Cristo.

Appare subito che l'aspetto assistenziale come viene abitualmente inteso ha una parte molto secondaria, modesta. Non si tratta di una ennesima manifestazione della Carità o elemosina cristiana, ma di un centro di convergenza di convinzioni e di pratiche intese a professare, coltivare, alimentare, esternare una fede precisa nella Carità, cioè in Dio che è Amore. Come ricorda S. Giovanni con chiarezza e precisione particolare.

Non è possibile non fare qui un profondo, umile, ma grandioso atto di fede, di fiducia, di speranza nell'Amore Infinito di Dio. In un tempo in cui gli uomini non riescono a

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trovare un punto di incontro, un rifugio di serenità, un vincolo di fratellanza, perché hanno perso Cristo e Dio, o l'hanno ripudiato, in un tempo in cui i valori base, anche per persone di fede, di religione, di ministero, paiono diventati l'azione, il lavoro e la ricchezza, fonte a loro volta di potenza, l'organizzazione.

In cui a confessione di uomini quotati l'organismo moderno, come una mostruosa creazione dell'uomo e messa in movimento da lui, non risponda più ai controlli e pare inghiottire tempo, denaro, personalità, istituzione, creando il caos nel mondo e permettendo il pullulare di una fungaia di rancori, risentimenti, affronti, ingiustizie, corruzioni di ogni specie, provenienti da un sottofondo di odio, di avversione, di lotta; di bassi contrasti e giochi di ambizioni, ecc.

Una affermazione coraggiosa, un positivo punto di inizio di qualcosa di nuovo e di meglio, fatto nell'Amore, sull'amore infinito di un Dio, che per far conoscere questo non ha esitato a sacrificare il suo figliolo come lo ha sacrificato e pare non esiti a far sanguinare il suo Cristo mistico la Chiesa, pare possa servire a ricondurci a casa, alla Casa del Padre alla vecchia Chiesa.

La Casa della Carità è un fermento, una cellula iniziale di un ritorno del genere umano alla sua unità nell'Amore, alla Comunità, nel senso più evangelico e positivo di questa parola. L'esperimento ormai di un secolo di socialismo, avulso da Cristo, ci sta persuadendo tutti dell'inanità di sforzi che non siano saldamente ancorati all'Amore (Dio) e da esso provenienti. L'esperienza plurisecolare di un liberalismo gretto ed egoista persuade (avverte) che le istituzioni puramente umane non possono dare frutti positivi perché manca in esse l'Amore e sono suggerite e sostenute a volte proprio da quanto vi è di più contrastante con esso: l'egoismo, l'interesse, la grettezza, ecc. Del resto molte esperienze di istituzioni filantropiche o anche caritative, buone forse in se stesse, ma guidate da questo senso liberale - borghese (legati a valori paternalistico - feudali) hanno finito per non assolvere più la loro funzione. Prova ne sia una quantità di istituzioni di vecchie Congregazioni di Carità, ospedali, ricoveri, orfanatrofi anche ben provvisti dai padri nostri di fonti di ricchezza, hanno finito per cadere in una complessa burocrazia che disperde altrove molte di quelle ricchezze, e soprattutto non consente di portare sull'assistito il soffio germinale dell'Amore cristiano. Perfino istituti economici, come banche, monti di pegno, casse mutue e assicurative che in partenza ebbero uno slancio generoso verso i poveri (nel senso più esteso della parola) finirono e finiscono per svalorizzarsi gradatamente perché viene meno il soffio vivificante dello Spirito di Cristo.

La Casa della Carità, come umile focolaio e fermento di Carità, vorrebbe riportare nella società questo culto, questa venerazione per i poveri, aggrappandosi ai più infelici e meno assistiti fra essi, ma non esaurendosi, come s'è detto, nelle

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prestazioni assistenziali, anche se premurose. E siccome, è chiaro, non è questa una cosa nuova, perché è nelle finalità della Chiesa; siccome d'altra parte non ha alcuna pretesa di essere il toccasana esclusivo della società, per questo non ha alcuna mira rivoluzionaria. Non parte aggredendo le istituzioni esistenti, né arrogandosi il giudizio o la condanna delle medesime; non propugna nessuna strutturazione o organamento nuovo; ma si inserisce nella poderosa e vetusta ed esperimentata organizzazione della Chiesa, parrocchia e diocesi.

Non è quindi un'opera nuova, almeno in un certo senso, è la vecchia tradizione della Chiesa di Amore e culto dei poveri ereditata da Gesù.

E neanche vuol essere un frutto del tempo: una reazione cioè ai ricchi o benestanti o, diciamo pure al capitalismo occidentale o al narcisismo orientale. Mio Dio che nomi grossi. Ci riempiamo tante volte la bocca di paroloni che ci montano la testa e qualche volta ci fanno perdere la positiva realtà che ci accompagna ogni giorno.

NO: perché calcola anche sui ricchi: anzi se una pretesa potesse avere, la Casa della Carità, sarebbe quella di offrire un punto di convergenza per chiunque, di qualsiasi tendenza; posizione sociale per un'opera comune. E forse Dio volendo lo spirito della Casa della Carità potrebbe offrire prezioso contributo alla soluzione anche dei formidabili problemi sociali.

Dicevamo dunque che la Casa si inserisce nella parrocchia come nel suo luogo. Parrocchia territoriale, naturalmente comprendente, almeno in questo punto, anche le istituzioni Religiose o laiche cristiane, che godono di altra territorialità.

Si vede subito che specie di grosso problema sia questo. Parlo a gente esperimentata: Preti, Frati, oblati, suore, terziari, istituti secolari, collegi, organizzazioni, Az. Catt. ecc. che o vivono o lavorano in una parrocchia, i quali, tutti dimenticando per un momento tutto il resto, si trovano riuniti in un'opera comune d’intenti e di spirito nella Casa della Carità. Sarà quel che Dio vuole. Del resto sarebbe ora che si vedesse da qualche parte questa bella fusione di intenti e si avesse, da dove deve venire, una certa elasticità che consenta l'unione di sforzi in un unico senso.

Nella parrocchia o in gruppi di parrocchie, si apre per iniziativa del parroco o di qualche altro, d'accordo con lui, la Casa della Carità, per raccogliere in essa i casi più critici della parrocchia o delle parrocchie (ce ne sono sempre dappertutto, purtroppo) e si custodiscono gelosamente come tesori più preziosi. "Quello che avrete fatto a uno di questi piccoli..." Chi li custodisce? Come vivono?

Anzitutto si potrebbe obiettare: ma non c'è il Cottolengo o i vari Cottolengo che provvedono a questo? Là c'è gente sperimentata e attrezzature adeguate, ecc.

Mi sia consentito di esporre il mio pensiero in merito. L'istituzione che va sotto il nome di Piccola Casa della Divina Provvidenza del molto santo canonico Giuseppe Benedetto Cottolengo, da tutti conosciuta, mi pare che non sia una delle

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solite opere grandiose dei santi: o meglio è quello che succede quando qualche anima veramente santa si lascia guidare dal Buon Dio. Non è necessario avvertire che è proprio questa la qualifica dei grandi santi: di non fare opere o operette loro ma di capire al momento giusto, che cosa vuole Dio da noi: dico noi Chiesa, uomini, società.

Ora, è pacifico che l'opera del Cottolengo è una risposta precisa chiara al cosiddetto secolo dei lumi e a tutto quel pasticcio che portò dalla rivoluzione Francese alle odierne aberrazioni e negazioni del soprannaturale. Chiaro argomento apologetico, della Provvidenza e della Carità.

Il mondo (la Chiesa, gli uomini, la società) se ne è accorta, e non può smentirlo, ma penso che il Buon Dio questo miracolo lo faccia per richiamarci ad alcune realtà ricordate sopra.

Ora il Cottolengo consente a un gran numero di uomini di conoscere ed esperimentare la Provvidenza, ma non a tutti. Il Cottolengo portato nelle parrocchie inserisce nella prima cellula della Chiesa questo spirito di fiducia e di abbandono nella Provvidenza: mette cioè sott'occhio a tutti questa prova palmare della Divina Bontà, e non è poco. Di più, il Cottolengo provvede e può provvedere a una quantità sempre maggiore di "casi", i quali vengono caritatevolmente sistemati: con soddisfazione sia dei vari zelanti collocatori, sia delle comunità da cui provengono, che con una iniziale offerta possono accompagnare l'ingresso dei poverini in quei luoghi. E così anche questo è fatto: e non se ne parla più. Chi può andare a Torino o Milano o altrove per visitare i propri fratelli collocati? Le povere famiglie da cui spesso provengono non li vedranno più, specie le mamme che hanno altri figlioli a cui badare. E allora non potranno fare una certa resistenza a collocarli là? D'altra parte a me personalmente risulta che in molti casi si sente rispondere: non c'è posto.

Poi se si vede un miracolo in atto, o una serie di miracoli vorrà dire perciò che il Buon Dio s'impegna a farne molti altri in casi per esempio di carestia (le famose crisi moderne) o di epidemie, o di bombardamenti o che altro gli uomini più o meno consapevoli e responsabili possano procurare! Se si pensa che il Buon Dio abbia voluto richiamare gli uomini ad una realtà, col Cottolengo, forse, penso io, la realtà è questa: che col suo aiuto è possibile provvedere dalle singole comunità parrocchiali alla conservazione dei propri tesori, ad edificazione di tutti e a contributo, in ogni luogo, al culto dei poveri e della Carità.

Ecco perché mi pare ovvio l'apertura della Casa nelle parrocchie. È nella parrocchia, dove più o meno i casi sono conosciuti e rappresentano una occasione propizia per l'esercizio di un certo numero delle opere di misericordia. D'altra parte il mantenimento di un numero limitato di soggetti non credo possa gravare gran che (anche vista la cosa umanamente) al bilancio ordinario di una parrocchia.

Per l'assistenza: ecco il punto. Ci vuole della gente che abbia molto spirito di sacrificio, molta fede, molta carità. E

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che non abbia preoccupazioni di altro genere cioè che si consacri totalmente a questo incarico. Mi pare indispensabile il più completo abbandono alla Divina Provvidenza e la pratica fedele e oggettiva dello spirito dei Consigli Evangelici. È naturale che se il Buon Dio benedirà le Case della Carità, darà anche le vocazioni adatte alla loro propagazione nelle parrocchie. Non so se sia un sogno il pensare che quella comunione d'intenti a cui ho accennato sopra, potesse arrivare anche a fornire stabilmente degli aiuti alle Case della Carità. Voglio dire se le congregazioni esistenti potessero fornire soggetti religiosamente già preparati per dedicarsi a tale compito. Penso che non dovrebbe essere impossibile. In questo caso, però, non sarebbe più la congregazione madre che assume una nuova casa, con tutte le conseguenze normali che comportano tali mansioni. Gli addetti alle Case della Carità potrebbero conservare una parentela con la congregazione da cui provengono, ma dovrebbero assumere una fisionomia tutta propria per la larghezza e fluidità di vedute e movimento e per cooperare validamente nell'ambito della parrocchia alla diffusione del culto e del servizio ai poveri di ogni specie e soprattutto alla diffusione della Carità.

Nel caso che fosse un più o meno pio sogno tutto ciò, un nucleo di figliole che potrebbe essere ingrossato potrebbe provvedere a ciò. Non occorrono poi molte persone. Ci vuole chi dia il tono alla casa e chi in certi momenti possa anche sobbarcarsi l'onere dell'assistenza ai ricoverati e ospiti. Ma una delle pregiudiziali della Casa della Carità è proprio quella di raccogliere le forze e l'aiuto di tutti. Quanti della Az. Catt., di collegi, di istituti vari potrebbero assicurare una assistenza di qualche genere agli infelici!

Del resto, se la Casa della Carità si rivelasse proprio per quello che parrebbe essere, il punto di incontro delle testimonianze cristiane, diventerebbe anche più facile far convergere verso di essa un certo numero di vocazioni che si attuano in altre opere e istituzioni.

Dal punto di vista dell'Apostolato in senso largo, mi pare che la Casa della Carità, per il suo così evidente umanitarismo possa rappresentare un punto d'incontro anche per persone di tutt'altra idea in materia di fede, di convinzioni sociali, e politiche. Quante volte purtroppo si pensa a edificare cose grandiose, più o meno, a fondare opere proprio nelle parrocchie, con scopi certamente apostolici, ma tali che fatalmente assorbono ogni attività e sono fonte di tante preoccupazioni, da fare dimenticare, in pratica, i più elementari e urgenti bisogni di poveri, abbandonati, disgraziati che vivono nell'ambito della parrocchia. Se invece si partisse in senso opposto: prima sistemare i più urgenti bisogni dei fratelli, poi tutte le opere, si vedrebbe fiorire ovunque, con spontaneità la Casa della Carità. Perché è da quella, tenuta viva dalla perenne presenza dei poveri in mezzo a noi, che scaturirebbe un senso così equilibrato di intraprendenza, che mentre spinge alle realizzazioni più ardue e grandiose, ha il merito di conservare e

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alimentare la più grande aderenza alla realtà e di sollecitare una gerarchia di valori che è quella fondamentale data da Gesù.

È per questo che la Casa della Carità può diventare anche uno stimolo e un validissimo aiuto alla propria santificazione per chiunque cerchi di capirla.

Insisto su questo concetto di aderenza a reali bisogni che praticamente coincidono con la chiara espressione della volontà di Dio. È questo che bisogna cercare in tutte le opere, compresa quella della propria santificazione. E qui mi sentirei tirare parecchio per la falda dell'abito a scendere in campi più vasti, dove l'impostazione della vita personale troppe volte è fatta per pii ma spesso non illuminati suggerimenti di altri, o per facili e sentimentali movimenti personali che non essendo controllati e meditati accuratamente, sono spesso scambiati per bene (molto vago) o addirittura per volontà di Dio. Ma all’atto pratico si rivelano movimenti impregnati di vanità, di ambizione, di ripicco, di "ti faccio vedere io cosa son capace di fare" e via di seguito. Ma questa lusinga mi porterebbe troppo lontano. Per me la convinzione base è aprire la Casa della Carità per avere la possibilità di capire la "Carità", cioè Dio. E un buon aiuto la Casa lo dà.

Dopo ... mi pare che non sia necessario altro, no? Se qualcosa sarà (difficile)1 è di fare quello che Dio vorrà. Ma il Buon Dio che dà il "velle'' e il ''posse'' ci penserà coi suoi Doni e lumi e soprattutto coi suoi angeli.

Qui mi pare doverosa una chiarificazione: molta gente ha avuto, storicamente, delle missioni, e quindi delle precisazioni ben chiare e concrete della volontà di Dio attraverso visioni, rapimenti, apparizioni, veri angeli o santi che dicono chiaro la volontà di Dio ecc. Senza fare alcun torto a tutte queste maniere che il Buon Dio ha sempre la possibilità di usare, mi dichiaro assolutamente e categoricamente per "angeli" e missioni molto più positivi ed umani: i superiori, l'autorità. Dio è gelosissimo di questo istituto, e pare questo il suo stile. Dio è Dio, Gesù è il suo mandato. Gesù ha costituito la Chiesa così. Pietro - gli Apostoli - i Vescovi - e basta. Tutta quell'altra gente, preziosissima e santa a volte, isterica o pazza altre, che si chiama confessori, direttori, consiglieri, moderatori, ispiratori, medium ecc. è tutta gente che lavora nella coscienza e quindi in una zona per lo meno di ombra: e delle zone d'ombra, inesplorate, possibili delle avventure più strane e anche sante, ce n'è a piacimento.

Ma quando qualcuno agisce alla luce del sole e quindi nella vita pratica, incontra subito l'autorità, sapientemente, provvidenzialmente l'autorità. E questa dirà il suo parere, presto o tardi, ma lo dirà. E nel caso specifico della Chiesa lo dirà impegnativo e per giunta infallibile. È certo allora che è Dio che vuole questo da me. Non c'è più discussione. È il caso di ripetere: "Roma locuta, causa soluta".

Non so se mi è consentito di dire delle parole grosse: ma mi sembra la merce più scarsa su tutti i mercati mondiali. Mi sembra l'unica grande crisi dei nostri tempi e di tutti i tempi. Forse

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manca gente capace di assumersi la totale responsabilità dei propri atti e di agire in conformità delle missioni ricevute. Quel Dio che vuole il fine vuole anche i mezzi idonei. E nella Chiesa ha precisato questo mezzo come l'unica garanzia e assoluta della sua volontà. Ci penserà poi chi rappresenta l'autorità ad agire con prudente e cosciente consapevolezza. Nel determinarsi vedrà i modi che potranno portarlo a questo, ecc. Ci potrà volere del tempo, ma questo non conta niente, perché chi agisce e vuole agire nella volontà di Dio, ha il tempo che vuole e sa aspettare anche secoli, ma intanto si avrà la norma sicura nell'agire.

E non è da credere che ogni piccolo fuocherello che si accende in una qualsiasi parte del globo, anche per impulso sicuro e certo dello spirito, debba essere visto subito dalla suprema autorità e approvato e lanciato: non è da credere che questo fuochetto debba essere chiuso in una fiaccola olimpionica, debba essere di corsa portata all'autorità, con la preghiera e la pretesa, spesso con tutte le raccomandazioni e presentazioni di rito e di uso, debba essere vista un grande incendio. Perché potrebbe capitare che nel fare la rituale anticamera, e direi provvidenziale, questo povero focherello non dovesse spegnersi (soprattutto per mancanza di olio di carità) e venuto il tempo di essere introdotti dallo sposo, avessimo dovuto correre a comprarne.

Che cos'è questa mania, questo prurito di far avvallare subito dalla suprema autorità le nostre povere piccole cose! Ma ci arriveranno se sono del Buon Dio, ci arriveranno eccome, e forse troppo presto, e forse non avranno ancora le ali che dovranno volare.

E allora succederà quello che è successo a tante piccole povere cose, che erano del Buon Dio, ma finché rimanevano piccole e povere, e quando vollero divenire grandi non seppero reggere al passo garibaldino che la Chiesa aveva loro impresso e si ripiegarono su se stesse, e quasi morirono, fin quando non trovarono un qualche samaritano che caricandole sul suo giumento le riportò, con fatica e con spesa alla primitiva vitalità.

Perché volere impegnare l'autorità in cose che sono esperienze, tentativi, quasi avventure? Se quel fuoco è da Dio e se Dio vuole che divampi, non c'è bisogno di correre a Roma: Roma lo vedrà di lontano, perché ci vede bene, e darà tutti i carismi necessari perché non si spenga più.

Con tutto questo però non intendo affatto fare la propaganda, il lancio delle Case della Carità. Dio me ne guardi. Ho semplicemente espresso il mio modo di vedere in merito all'impostazione delle medesime. Penso che conferisca alla loro Vita e alla loro funzione. Comunque lo dirà altri se è opera di Dio o meno. Per me personalmente e per chiunque voglia lavorare nel clima delle Case della Carità mi pare conveniente agire così.

26-XI-1952 Pescara

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LA PRIMA CORONADELLA REGINA DEL CARMELO

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Appunti scritti su un unico foglio, dove Don Mario fa uno schema in cui le Case della Carità, dedicate a un Mistero del Rosario, possono formare, partendo da Fontanaluccia, che è il “chiodo” a cui sono “attaccate”, “La prima corona della Regina del Carmelo”.Nello schema mette le Case già esistenti ma anche quelle che potrebbero sorgere sparse nella Diocesi.Nella “Cronistoria” lo chiama Doc. E.

DOC. E

21 -5-53 ottava dell'Ascensione (Novena di Pentecoste)

LA PRIMA CORONA DELLA REGINA DEL CARMELOOspizio di S. Lucia V.M. Fontanaluccia –(è il chiodo dove si attacca la corona del Rosario nella “Casa del Buon Padre di Famiglia” che è la Santa Chiesa Reggiana).

1 Primo Mistero gaudioso - Villa Cella - L’annunciazione - (Il Verbo ritorna fra gli infedeli - c’è residuo di popolo eletto)2 Secondo Mistero gaudioso - Sassuolo - La Visitazione - portare il Cristo a tutti per Maria3 Terzo Mistero gaudioso - S. Giovanni di Querciola - La Natività - mistero di povertà e di pace4 Quarto Mistero gaudioso - Cerè Marabino - il frutto della fedeltà del toanese offerto a Dio5 Quinto Mistero gaudioso - Scandicci di Firenze - Il mistero delle carovane

1 primo Mistero doloroso - Bosco della Saliceta - Il mistero della solitudine che produce la più abbondante messe di raccolto.2 secondo Mistero doloroso - Cavriago-Bibbiano - La gente gode troppo nella vita del Corpo (rimane spruzzata dal primo sangue che redime)3 terzo Mistero doloroso - Ramiseto o zona - La regalità, derisa e schernita, sta preparando il trionfo4 quarto Mistero doloroso - Castelnuovo Monti - Il viaggio al Calvario - (c’è un barbuto cireneo) La Casa degli “incontri”5 quinto Mistero doloroso - Campegine - La Crocifissione - C’è molto buio, ma vi cola il sangue che redime l’Addolorata

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1 primo glorioso - Cadelbosco sotto o sopra - La Risurrezione - Torna Gesù in un Cenacolo di discepoli - Vocazioni2 secondo glorioso - Campagnano di Roma - L’Ascensione verso l’alto…solio…il riconoscimento pontificio3 terzo glorioso - San Girolamo Reggio E. - Il mistero della comunità di Cristo!!!4 quarto glorioso - Montecchio - L’Assunzione - Il premio per la scelta della parte migliore (clausura)5 quinto glorioso - scandianese - Il trionfo della Madonna (che per ora non è sovrana)

Nel correggese sorgerà la Casa di Clausura per la prima Corona?

Le Case della Carità = si sviluppano con la divozione alla Vergine Santa dando origine a dei Rosari viventi di Case della Carità - ogni Casa è intitolata a un Mistero e al S. Protettore della parrocchia dove nasce.Si può prendere come caratteristica dell’apostolato di Carità lo spirito del Mistero del S. Patrono.

Ad ogni Corona Completa una Casa di Clausura per il rifornimento delle Case = e come oasi temporanea (ritiri - esercizi - rifugi) per le suore delle Case - “la Casa della Preghiera”

Sarà il “castello dell’Annunziata” di Rossena la prima? o sorgerà nel correggese?(fatelo vedere se credete a Pippo, Don Baisi - suore e amici vostri - poi mi mandate i pareri, suggerimenti, critiche sarà quel che Dio vuole e la Madonna.

Quando comincerà l’aiuto maschile?Parlatene a Pippo…è ora di scantarsi

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PIANO DEL I° ROSARIO DELLA CARITA’27-12-54- (13) -

Appunti su un unico foglio. Questa volta il titolo è cambiato rispetto al Doc. N.12 “Piano del 1° Rosario della Carità”, tuttavia il concetto rimane lo stesso.Don Mario lo cita come Doc. F.

DOC. F

problema nº 1 27–12–54 – S.Giovanni Ap. ed Ev."Vocazioni"=============

Piano del I° Rosario della Carità

15 Case intitolate ciascuna a un Mistero del Santo Rosario. Quello può diventare l'ispiratore del "clima spirituale" della Casa di Carità. È il modesto omaggio alla nostra Regina.______________________

Ogni 15 Case, una della preghiera: possibilmente di Clausura e di contemplazione. Dove però possano accedere dalle 15 Case le sorelle per rimanervi qualche tempo e ritemprarsi o anche per restarvi per sempre. La Casa della Preghiera è la "Riserva" delle Case della Carità. Attualmente: sono Nº 6 Casee una in via di fondazione - (6 richieste di Case)

(2 di suore per servizi vari)

Nº 1 Ospizio di S.Lucia – Fontanaluccia (5 elementi) (extra Rosario?– prima Casa?) (40 ricover.)

Nº 2 – S.Giovanni di Querciola 4 elem. III Mistero gaudioso – La Natività. 30 ricov.

Nº 3 . Sassuolo – II Gaudioso – "La Visitazione" 3–4 elem. – 24 ricov.

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Nº 4 . Bosco della Saliceta (Camposanto Modena) 2–3 elem. I Mistero Doloroso – Orazione nell'orto

Nº 5 Casa di Rip. dello Spettacolo Viaggiante – Scandicci Firenze (D.Dino)2 elem.22 ricov. 5º Gaudioso "Il Mistero delle Carovane"

Nº 6 : Villa Cella – I Gaudioso – l'Annunciazione 2 elem. – 10 ricov.

Nº 7 : S.Girolamo – Reggio E. III Glorioso – Il Mistero della Comunità

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Sono modestamente previste le altre Case in Diocesi, nelle varie zone, con possibilità di influenza nell'ambiente e aderenza a bisogni vari locali.

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  Dopo una esperienza di un Rosario, di qualche anno può essere preso in considerazione la possibilità di regole e strutture giuridiche per ora mi pare un po' prematuro. Comunque: la Casa di S.Girolamo consentirebbe una possibilità di incontri fra le sorelle e simpatizzanti delle Case e l'inizio di un Noviziato Si vedrà –

Attualmente: Nº 17 sorelle "vestite" 3 sorelle non vestite 3 postulanti (?) alcune simpatizzanti ______________________

  Un seme buttato: nelle parrocchie una specie di Leva di ragazze che passano un certo periodo nella Casa di Carità – come aiuto, senza iniziale vocazione a rimanere: anzi, come preparazione ad altre destinazioni di vita.

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“LA ‘CORONA’ DELLA MADONNA”11 aprile 1955

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Tentativo di Regolamento per le Suore della Casa della Carità.Prima di arrivare al Regolamento che verrà approvato da Mons. Socche nel 1956 con la scelta della formula della Congregazione Mariana, Don Mario pensa ad altre possibilità e ad altre giuridiche.

"La 'corona' della Madonna"11 - aprile 1955 - Lunedì dell’Angelo -

________________________   Appunti per un regolamento e per il noviziato delle Carmelitane della Carità

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Confraternita delle Carmelitane della Carità ________________________

  Pio istituto o società di anime religiose che si consacrano a Dio

e alla Chiesa, con i voti semplici e privati di castità, povertà e obbedienza, per la Gloria di Dio e della Regina del Carmelo e per la propria santificazione, nella posizione permanente: disponibilità di servizio per tutti i bisogni di carattere transitorio che possono presentarsi in una parrocchia o in un gruppo di parrocchie, a cui non sia provveduto o non si possa in breve tempo provvedere stabilmente – purché questo sia compatibile con lo stato e la condizione di Consorelle purché vi sia il nucleo base di un gruppo di poveri da assistere e curare – per il Culto della Carità.

Un tipo di Istituto secolare che consenta ad un certo numero di membri che lo chiedano esplicitamente di vestire l'abito della Confraternita – e per gli altri membri di conservare l'abito civile. (Come avviene per congregazioni religiose che hanno abito secolare = congregazione secolare con abito religioso) perché sono nell'esercizio delle loro funzioni. I il Culto della Carità – cioè cercare l'amore = favorire l'amore – praticare e predicare l'amore, con le parole, con gli esempi, con i fatti: il precetto nuovo, il precetto di Gesù. "Questo è il nuovo comandamento: il mio comandamento 'amatevi come io vi ho amati'". = essere gente donata, gente degli altri, gente mangiata senza preoccupazioni di sorta per sé e il proprio avvenire. Abbandonati alla Divina Provvidenza, nella completa sottomissione di ubbidienza ai legittimi superiori ecclesiastici. Un po' di vita in comune – un po' di vita liturgica e di pietà ecc. ecc. 1) la Consorella – della Carità – entra nella Confraternita con il proposito di servire Dio nei poveri e di approfittare di questo regale servizio per il bene della propria anima. A questo scopo si assoggetta, nel tempo che compie il suo servizio a tutte le regole e costumanze della Casa, senza alcun pregiudizio per il suo avvenire che rimane di libera scelta nel modo più assoluto. Per questo chi lo desidera può

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partecipare come Consorella avventizia = partecipa del bene che si fa nella Confraternita e dei benefici spirituali, compiendo quegli atti fondamentali di pietà e di servizio che caratterizzano il cristianesimo – e possono venire saltuariamente – per brevi periodi – quando possono – senza alcun obbligo – speciale se non di adattarsi al ritmo della Casa nel periodo in cui vi rimangono, per questo non v'è distinzione di data e di condizione – ... 2) alcune possono impegnarsi per almeno sei mesi e diventano ausiliarie. Per loro funziona la Leva delle ausiliarie, ragazze di almeno 18 anni, nubili, che col consenso dei genitori o tutori accettano di dividere in tutto la vita della Casa nel periodo in cui rimangono e prestano la loro opera senza retribuzione alcuna, per amor di Dio, cercando di approfittare del periodo di servizio, come di una grazia non comune per prepararsi al matrimonio, alla vita di famiglia e alla professione. Questa non assume con la Casa obbligo alcuno se non quello di prestare la loro opera per un tempo determinato da 6 mesi a 1 anno e conservare la loro libertà di rapporti con la famiglia e l'esterno, consentiti dall'impegno assunto. Avranno i consueti permessi delle operaie e donne di servizio o per conservare l'analogia, dei militari.

3) alcune possono impegnarsi come sopra ma col proposito di studiare la loro vocazione per una eventuale entrata a far parte come effettive della Confraternita, e allora diventano probande, si assoggettano alle consuete pratiche di pieta, di obbedienza e di servizio e si esercitano alla conoscenza, all'amore e al servizio dei poveri.

Noviziato –

Un periodo di un anno, dopo almeno sei mesi di postulandato (si conservano i termini per indicare particolari stati e condizioni, senza dare ad essi il senso giuridico del D.C.).

Sei mesi a Reggio a S.Girolamo della Carità – dall'Annunziata (25 marzo) agli esercizi di settembre = dal 28 settembre al 25 marzo a Fontanaluccia – Vestizioni di settembre – professione dei voti a marzo, per sei mesi a settembre rinnovazione dei voti a Fontanaluccia con tutte le altre, al termine degli esercizi. I - all'entrata in noviziato: consegna dell'abitino del Carmine e del Crocifisso. II - il periodo di Reggio: tre mesi di studio del Catechismo Grande di Pio X – lettura di vite di Santi – preparazione liturgica – ufficio della Madonna – visite alle opere di carità – Case di Carità – ricoveri – manicomio – ospedale – dormitorio – maternità e infanzia – sanatorio – conferenze di S.Vincenzo – Azione Cattolica – giornate di studio per catechisti – propagandisti ecc. Compatibilmente con le esigenze dello studio e della vita di pietà – possibile sostituzione, temporanea, di sorelle ammalate nelle Case di Carità. Corsi di: dattilografia, pratica commerciale o amministrativa, assistenza sociale – infermiera – catechista – propagandista – lavori casalinghi – lavori di cucito ecc.

A fine noviziato – possibilità di acquisire diplomi di insegnamento – scuole materne – assistenti sociali – patente di guida – perfezionamento in lingue ecc.

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– I Poveri –

Si riportano alcuni testi scritturali e liturgici che possano servire al "Io sarò con voi fino alla consumazione dei secoli" = "i poveri li avrete sempre con voi".

Ecco i "tesori della Chiesa" liturgia di S.Lorenzo – la ricchezza della Chiesa Cattolica – il Vangelo annunziato ai poveri = (nota specificatamente messianica per conoscere l'opera di Gesù) – Sacre Scritture vedere –

– Membri –

Consorelle effettive o Confratelli effettivi" ausiliarie ausiliari" avventizie avventizi

Sostenitori o simpatizzanti.

Premesso che chiunque voglia prestare la sua opera che sia in qualche modo di aiuto alla Casa della Carità lo può fare liberamente, quando, e come vuole, accordandosi per questo con i superiori della Casa. (è ammessa una partecipazione più intima o continuata alla Casa della Carità di fedeli di ambo i sessi, di qualsiasi condizione civile, come confratello/consorella sostenitore o simpatizzante, sottomettendosi alle norme stabilite per loro nel regolamento della Confraternita – e sono le seguenti:

1) Desiderino, nella maniera e misura loro consentita partecipare allo scopo generale della Confraternita che è il servizio di Cristo nei poveri e cerchino di capirne lo spirito. 2) Si sottomettano ad alcune particolari pratiche di pietà e di apostolato a) recita quotidiana di almeno una decade del S.Rosario con la breve meditazione di un Mistero del S.Rosario in particolare può rappresentare spesso occasione di approfondimento il Mistero della Casa – e di altro argomento. b) accettazione della medaglia o abitino del Carmine c) breve visita almeno settimanale se in parrocchia – mensile alla Casa della Carità –d) S.Comunione per la Confraternita una volta al mese e) partecipazione ad una adunanza annuale della Confraternita.

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CONFRATERNITADI NOSTRA SIGNORA DEL CARMELO“CARMELITANE DELLA CARITA’”

- (15) -

Altra bozza del Regolamento.Qui ci sono già le basi e diversi punti in comune con il Regolamento che verrà approvato.

Confraternita di Nostra Signora del Carmelo "Carmelitane della Carità"

I Sotto la protezione della Beata Vergine del Carmelo, di S.Giuseppe, di S.Prospero, della Vergine gloriosa S.Lucia e di S.Teresa, con l'approvazione e Benedizione dell'Angelo della Diocesi, Mons. nostro Vescovo è eretta e costituita nella Diocesi di Reggio E. la Pia Confraternita di Nostra Signora del Carmelo. II Essa riunisce i fedeli (per ora) che volendo seriamente vivere la loro vita cristiana secondo lo spirito genuino tramandato da S.Madre Chiesa, si dedicano o in perpetuo o a tempo determinato o saltuariamente alla cura dei poveri deficienti e abbandonati nel duplice scopo:di ottenere con questo la Divina Misericordia e il perdono dei peccati, per

sée per i fratelli tutti secondo la promessa dello Spirito Santo "la Carità copre una moltitudine di peccati" e di

vivere nella gioia cristiana pure promessa dallo stesso Divino Spirito "Beatus vir qui intelligit super egenum et pauperem" e di molti altri simili passi, in secondo

luogo intendono di coltivare e promuovere un culto tutto speciale alla Divina Carità secondo l'interpretazione più ortodossa del precetto nuovo di Gesù "amatevi come io vi ho amato", coronamento e plenitudine di tutta la legge vecchia e

nuova, già espressa nel comandamento: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima... e il

prossimo tuo come te stesso". "Quello che avrete fatto a uno di questi piccoli lo avrete fatto a me".

III Onde provvedere con continuità a questo loro dovere al quale si consacrano, sicure che avranno anche su questa terra dalla Divina Provvidenza la mercede sufficiente per vivere loro e i loro poveri e in caso di necessità essere... poi cureranno la fondazione nelle parrocchie delle "Case della Carità" piccoli Cottolengo distribuiti nella

Diocesi (a Dio piacendo in altre che lo consentiranno) onde avvicinare alle comunità dei fedeli quelli che sembrano i salutari benefici di avere:

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1) un parafulmine sicuro contro la Divina Giustizia 2) un grande lenzuolo che copra e ripari molte miserie

della stessa comunità 3) una scuola e una palestra di fraternità di carità

cristiana secondo la tradizione delle S.Opere di Misericordia

4) una dimostrazione palese a chiunque della bontà e premura della Divina Provvidenza

5) un fermento di ricostruzione comunitaria nella Carità di Cristo.

Il tutto per concorrere poveramente ma efficacemente alla glorificazione e splendore ...

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CONGREGAZIONE CASE CARITA’- (16) -

Appunti schematici: è un quadro in sintesi di che cosa è la Congregazione Mariana delle Case della Carità e delle sue finalità.Don Mario nella “Cronistoria” lo cita come Doc. G.

(Documento G.)

Congregazione Case Carità

– Congregazione Mariana delle Case della Carità. (Eretta in ente giuridico ecclesiastico con Decr. Vescov. in data 11-2-1956). Idea: piccoli cottolengo: quelli (poveri) che si possono collocare altrove, bene = prendiamo quelli che nessuno vuole. Non domandiamo nulla –

Seminarli per la Diocesi (per le Diocesi?!) come: 1) sussidio normale di pastorale (scuola pratica delle Opere di Misericordia) 2) fermento per una ricostruzione Comunitaria della parrocchia o di gruppi di parrocchie. 3) parafulmine della parrocchia - 4) dimostrazione pratica della Divina Provvidenza –5) grande lenzuolo per coprire molte magagne ("la Carità copre una moltitudine di peccati") (Dio perdona tante cose per un'opera di misericordia) (Lucia del Manzoni).

– Ogni 15, intitolate ciascuna a un Mistero del Rosario, formano una Corona di Carità –allora nasce una Casa di Clausura – di Preghiera per sostenerle e per rifocillare le suore assistenti =

– Nella Casa una capienza massima di 50 letti per consentire un clima di famiglia, che purtroppo non è possibile in grandi agglomerati o nelle specializzazioni –

____________

attualmente 9 Case -24 Suoreabbisognamo di un centro di formazione (Noviziato) a Reggio a S. Girolamo.

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LETTERA AV VESCOVO SOCCHEPER DOMANDA DI EREZIONE CANONICA

- (17) -

Lettera del Vescovo Mons. Socche per la presentazione e la richiesta di approvazione del Regolamento della Congregazione Mariana delle Case della Carità.

Reggio Emilia 7 ottobre 1955 festa del SS. Rosario –

Eccellenza Ill.ma e Rev.ma

mi permetto finalmente presentare e umiliare all'E.V. i miei pasticci. Quello che c'è di buono (e ce n'è ...) non è mio: quello che è mio è roba che finisce con me e anche prima di me. Sarà quel che Dio Vuole.

C'è uno schema di statuto per l'erezione Canonica e giuridica, con possibilità di richiesta del riconoscimento civile –e c'è uno schema di regolamento interno, con un manualetto – della Costituz. Apost. "Bis Saecularis" e le "Regole Comuni" delle Congregazioni Mariane –

Dopo aver lungamente (sono anni) pensato alla forma da dare a questo movimento delle Case della Carità, mi è parso conveniente attenermi a questa forma di una Congregazione Mariana. Secondo me offre la possibilità di partecipazione alla Casa della Carità in modi svariati, e a ogni ceto di persone, e conserva una unità di movimento e di direzione.

Provvidenzialmente la Cost. Ap. chiarisce bene le competenze della Compagnia di Gesù, e siamo a posto.

Così, se il minestrone può essere ingerito, v'è un po' di Compagnia di Gesù, un po' di Carmelo, un po' di Domenicani, un po' di Francescani e Benedettini .... e così siamo pari con tutti. Naturalmente ci vuole un Vescovo in gamba per propinare a chi di ragione una simile "pozione" ma, (a parte un conticino personale che io ho col mio Vescovo) pare che il Vescovo di Reggio sia adatto a far questo, cioè ad approvare i miei pasticci.

Manca la parte dei Voti, spero venga presto, poi ne discuteremo; mancano gli orari delle Case della Carità e della Sez. Carmelitane e del Noviziato, li manderò.

Intanto se V.E. ci vuol dare un'occhiata, mi dirà quando mi debbo presentare per… l'illustrazione dei regolamenti e di tutta

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la baracca. Tengo altre copie, se fosse opportuno farle vedere a qualcuno.

Mi pare che l'azienda cominci a funzionare = Qualche novizia è già venuta –qualcheduna l'attendiamo. Il Noviziato a Fontanaluccia è costruito = a Reggio sta risolvendosi.

La Madonna credo che gradisca questo Rosario Vivente di Carità delle Case intitolate al Mistero = ... sono fucine, di operai del Rosario, di Leghe di ogni sorta, cellule di fermentazione evangelica nella Carità, covi della Santa Cospirazione per la dilatazione del Regno di Dio e di Maria nelle Anime ...

Avanti Generale! – all'assalto! Suoni la tromba... e lo sparuto drappello di povera gente, di straccioni e deficienti, di aride ossa... entro cui possa spirare lo Spirito di Ezechiele... sconquasseranno tutto e faranno quello che... le persone per bene riescono a mala pena a fare –

Spero di non perdere il controllo. Mi benedica e preghi e faccia pregare per la baracca.

Dev.mo e umile servo e figlioDon Mario Prandi

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5.1.58 EDUCARE AL CORAGGIO- (18) -

Appunti su un semplice foglio, a cui è stato dato il titolo “Educare al coraggio”.

Uno degli elementi trascurati nella nostra formazione è una educazione al Coraggio cristiano. S. Pietro dinanzi al Sinedrio dichiara apertamente: "In nome di quel Gesù Nazareno che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato” ecc…

La difesa del nome di Gesù Cristo, che diventa poi l'apostolato del Salvatore, va fatta in clima e atteggiamento anche militaresco, nel senso più nobile della parola: il paragone non è nuovo avendo ripetutamente inculcato il Concetto S. Paolo ai primi cristiani.

Del resto è nel Sacramento della Cresima che troviamo la fonte di questa nostra qualifica: siamo costituiti soldati, cioè difensori e propagatori del nome di Cristo che abbiamo acquisito nel battesimo.

È dall'infusione dello Spirito Santo e dei suoi Doni che dobbiamo ricavare il Coraggio Cristiano.

I Doni ci debbono (e di fatto lo fanno se non poniamo ostacoli) trasformare. Come trasformarono gli apostoli e questa è la caratteristica più appariscente nella Pentecoste: da timidi e vili che erano o si erano purtroppo dimostrati nella Passione, balzano in primo piano, dopo la Pentecoste affrontando apertamente il mondo e le autorità e resistendo anche, quando è necessario, fino a meritare il carcere e le percosse, che non li avviliscono affatto ma li rendono gaudenti di aver subito contumelia per il nome di Cristo.

Del resto anche il cosiddetto rinnegamento di noi e il caricarsi della croce nostra – del dovere, della rinuncia, della tribolazione, del dolore per Cristo, – richiedono uno spirito battagliero che non può aversi in noi come qualità permanente se non si è allenati al Coraggio Cristiano: il dono della fortezza e della perseveranza in Cristo pare la caratteristica dei primi tre secoli del cristianesimo. Ed è molto umiliante e doloroso vedere come soprattutto quello stile e quel Clima manchi in tanti cristiani.

Anche nel campo specifico della difesa del Nome di Cristo rimaniamo purtroppo molto spesso spettatori inerti seppure addolorati di un mondo che bestemmia sfacciatamente in tantissimi modi – Viene consigliato di andarci piano, della prudenza: ci sono le leggi non bisogna e... Ma non così.

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LA LEVA18-4-58- (19) –

Scritto in brutta ciopia che Don Mario, ritrovò nell’83 tra altri suoi appunti e fece battere a macchina, cercando di decifrare le parole illeggibili.

LA "LEVA"del 18.4.58 (ultima stesura)

Sono poche le vocazioni? Mi limito ad uno sguardo del nostro ambiente emiliano. Non è

una indagine approfondita. Qualcuno potrebbe farla con competenza e con dati statistici. lo mi limito ad una constatazione che salta agli occhi abbastanza facilmente. Può darsi che il rilievo abbia valore anche fuori ambiente. Rispondo: pare di sì: perché i seminari denunciano una notevole flessione; almeno questo appare dalle non numerose, certo non proporzionate ordinazioni sacerdotali. Gli istituti religiosi lamentano una scarsità di soggetti che allarma un po' e la stessa Azione Cattolica nelle sezioni minori avverte il fenomeno. E poi quasi in ogni campo si sente la mancanza di elementi dirigenti con capacità, senso di responsabilità adeguati al bisogno.

D'altra parte, senza volermi impegnare troppo nella valutazione, pare che anche nei soggetti accettati nelle varie istituzioni, la capacità di resistenza, la generosità nella donazione, avverta un certo senso di stanchezza e di diminuzione. Certo una tradizionale interpretazione del significato di Vocazione, come una vera e totale dedizione e consacrazione della propria vita a un ideale di rinunzia e di perfezione, di meditazione e di silenzio, di purezza e di sincerità assolute, di sottomissione serena e tranquillizzante alla ubbidienza, di rinuncia a quanto ci può offrire di comodo e di facile la vita presente, è un ideale talmente impegnativo e assorbente che non tutti coloro stessi che vi si incamminano riescono a realizzare. E anche quando la propria Vocazione è ordinata ad un fine di preminente attività e apostolato pare che non si possa assolutamente derogare dai fondamentali concetti di cui sopra. Per cui non è azzardato e superficiale il timore affacciato di sopra che anche in elementi già avviati alla realizzazione della Vocazione nel senso tradizionale della Chiesa, possa notarsi una flessione di tono o di intensità, oltre che di numero. Qualcuno ha pensato e ha provato a mitigare e pare che la tendenza si

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affermi e si allarghi in vari istituti. Mitighiamo pure, allarghiamo pure, ma poi dove andiamo a finire?

Nella stessa Azione Cattolica pare si avverta una notevole tendenza, almeno in pratica, a scivolare verso una maggiore larghezza che nel passato, a interpretare la formazione dei soggetti in senso più arrotondato e smussato che certo non è molto consono alle recise e precise prescrizioni evangeliche.

Certi corsi di studio e di esercizi spirituali non sono più possibili se non in ambienti e in climi molto suggestivi, con tavole ben fornite, con diversivi svariati, altrimenti dicono, non vengono; poi bisogna modernizzarsi, ecc; bhè, staremo a vedere.

In una abbastanza recente adunanza di delegati regionali di Azione Cattolica si è rilevato come anche nel Clero giovane si tenda a lavorare molto più nelle attività sportive, organizzative, di passatempo, anziché nella, certo più impegnativa, e dura formazione e quadratura interiore dei soggetti. Altri hanno pensato di risolvere il problema delle Vocazioni promuovendo scuole apostoliche e centri di reclutamento dove i soggetti vengono presi e allevati da giovanissimi.

Di questo passo potremmo arrivare – mi si perdoni – ad allevamenti addirittura di genitori selezionati che producessero per le scuole apostoliche… Qualcuno ha pensato di ridurre le attività e le opere, se mancano i soggetti: fra l'altro le attività e le opere vanno moltiplicandosi e i bisogni dell'Avvento del Regno non sono certo diminuiti.

E poi è un ammainare delle bandiere e un retrocedere che non può andare d'accordo con la "Charitas Christi urget nos", e i figli delle tenebre sono più prudenti e furbi dei figli della luce ecc… ecc…Le cause?

Sono certamente tante e pesanti. Mi permetto di accennarne alcune: 1) La vita attuale nella sua corsa al progresso ci presenta tutti gli aspetti della nostra esistenza già preparati e condensati, concentrati, non c'è che da scegliere: qualche volta non vi è lasciato neppure il tempo della scelta perché siete affrontati, aggrediti, sommersi da una sistematica propaganda, dai giornali affissi, cinema, televisione, radio, ecc… Uno è quasi praticamente dispensato di porsi dei problemi, perché ci sono già pronte quasi tutte le soluzioni. 2) Soprattutto il Cinema ha atrofizzato in molti (giovani) la

capacità di pensare, di lavorare di fantasia, di sognare: li vede già i suoi sogni belle fatti.Colossale problema quello del Cinema, attualmente è stato detto é il movimento più grandioso della storia. Nella

storia non c'è stato avvenimento che abbia mosso tanti uomini (né pestilenze, né guerre o deportazioni, né cataclismi quanti ne muove il Cinema).

La nostra non è l'era atomica, è l'era dell'immagine, dell'impressione. Mi permetto riportare quanto ha affermato

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un competente in materia e profondo cristiano, in una sua indagine:

• il criminologo – lo dice (il cinema) responsabile dell'80% dei crimini nei minori; • il sociologo – responsabile dell’80% delle agitazioni e

sovvertimenti; • lo psicologo e psichiatra – è responsabile del 95% dei traumi psichici dei singoli e delle collettività, dei turbamenti e complessi di cui è affetta l'umanità; • il direttore di anime – è responsabile di almeno un anticipo

di dieci anni nel risveglio sessuale dei giovani, con conseguente riflesso nella superficialità e leggerezza dei giovani e con la quasi atrofia in loro dalla capacità di pensare e fantasticare, quindi anche di pregare e di

meditare. Se è vero un influsso del genere, non fa meraviglia che la voce di Dio non si senta, non si avverta anche in anime dove ci potrebbe essere per divina disposizione.

3) La facilità e comodità della vita, una sistematica penetrazione anche nei ceti di cristiani di uno spirito

molto terrestre, che crea continuamente preoccupazioni di ordine puramente umano e naturale: fino a influenzare anche anime discrete e farle pensare che il cristianesimo è bello, è buono sì ma non ci è mica tempo, si è presi e occupati da mille impegni.

La Messa se è un po' lunga è troppo lunga: non si parla poi della predica, di certe funzioni – la funzione pomeridiana domenicale è un sopraerogatorio. Quando è che si ha tempo di affrontare in pieno con calma, con quello che ci vuole, il

più importante dei problemi, quello dell'anima, quello del mondo cristiano veramente tale? La direzione assidua spirituale…?

4) L'impostazione della famiglia in un senso che non è affatto cristiana anche in famiglie cosiddette cristiane, dove il matrimonio è celebrato quando tutti o quasi i problemi economici e terreni sono risolti o presentano delle

probabili e tranquillizzanti soluzioni e dove invece il problema spirituale, della preparazione morale, di purezza, di

educazione, di intesa intima nella convivenza è appena sfiorato. Dove purtroppo il problema delle nascite sappiamo come è inteso da tanti. Dove la preghiera è poco coltivata e valorizzata e la sistemazione economica dei figli è il principale motivo di vita. Qualche volta con la precisa volontà di non far "patire" ai figli quello che si è dovuto "patire" e quindi si fanno studiare per avere una

possibilità maggiore di sistemazione in ceti e ambienti più facili e comodi di vita ecc.... 5) Un troppo affannoso e movimentato clima di vita parrocchiale

(o a volte placido e tranquillo "da ca'") può lasciare inesplorato in tanti parrocchiani il problema delle

vocazioni. Non abbiamo mai avuto come oggi un contatto così abbondante con la scuola. Molti sacerdoti dedicano numerose ore

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all'insegnamento religioso, nell'assistenza, in scuole e istituzioni anche non nostre. Come mai non fioriscono più numerose le vocazioni? Tutti questi motivi e altri ancora o nel loro complesso o ciascuno da sé possono enormemente influire nella ignoranza quasi assoluta del problema della Vocazione, o certamente incidere in senso negativo. D'altra parte se le vocazioni debbono spesso provenire da ambienti come i descritti da ceppi spesso bacati e tarati

dai mali accennati, viene voglia di dire che è bene che siano poche. E allora? Allora mi permetto di affacciare un modo

fra molti, per risolvere in parte il formidabile problema delle vocazioni. E se i cristiani che non sono più capaci di dare tutta la loro vita a Dio e per sempre, provassero a pensare

di dare a Dio in modo speciale almeno un periodo della loro esistenza?

La Leva

C'è la leva militare – ogni cittadino maschio – per ora – arrivato all'età stabilita, deve sottostare al servizio militare – Nessuno più ne discute, (se vogliamo trascurare quella nuova teoria, ma che non farà strada, degli obiettori di coscienza). Quando è ora si va –Non vale avere intrapreso un lavoro o uno studio o avere dei piani… Si lascia tutto e si va – e a casa fanno senza – Si sa che è un periodo da fare, è una tassa da pagare, quindi si fa.

E chi proibisce, per esempio, a delle ragazze di intendere con la dovuta analogia le cose in questo senso, e di pensare di dare al buon Dio un anno o poco meno, per essere totalmente dedicate a qualche opera della Chiesa come ausiliarie temporanee e come collaboratrici? Naturalmente non si potrà esserlo in tutto. Ma nessuno pretende che una ragazza – debba essere una suora: può però dare un notevole contributo a opere tenute da suore o dove le suore hanno la parte direttiva – (assistenti sociali?) Pensiamo all’esodo di tante nostre ragazze da molte parrocchie di montagna e di pianura per il servizio domestico, e domani per un lavoro stabile altrove. E forse non è sempre la necessità, propria della famiglia, che le fa andare via – le nuove esigenze della gioventù anche di montagna non si possono finanziare con le spesso magrissime risorse del luogo. Siccome non si sa e non si vuole rinunziare a tutte le nuove esigenze, forse non è tutto male, si cerca una indipendenza economica che le consenta. D'altra parte si può dare anche un certo aiuto anche alla famiglia, che non lo vede male; poi fanno tutte così; come si fa a stare a casa?

Dico io: e il buon Dio è un padrone che paga meno bene di altri padroni?

Il problema della Chiesa e della Carità è anche vostro. Come intendete, voi e tanti altri, di sovvenire alle necessità della Chiesa contribuendo secondo le leggi e le usanze...? Con uno

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scudo dato in Chiesa la Domenica? Ci vuole altro che uno scudo. Quanta povera ricca gente che crede di avere soddisfatto a questo precetto con la modesta offerta che si fa in chiesa la Domenica, o qualche Domenica, quasi sempre con la più piccola delle monete in corso, mentre per le nostre esigenze si pone sempre più di frequente mano al portafoglio – perché le innumerevoli cose (non si sa mai quante siano) che occorrono per la vita terrena, assorbono e ingoiano un gran numero di biglietti da mille, mentre per i poveri o la Chiesa si va avanti con le monetine, che spesso i nostri poveri non accettano neanche più. E crediamo di essere a posto? E la dottrina cristiana, e il culto e il decoro della Casa di Dio, e le varie opere sempre più numerose e santamente esigenti della S.Chiesa?

Ci vuole altro che quegli spiccioli! Occorrono prestazioni di persona e prestazioni continuate. Ci vuole un volontariato, seppure temporaneo, del proprio tempo, dei propri talenti, delle proprie energie per fare progredire il Regno! E che dire dei vantaggi di questo interrompimento del lavoro usuale, dalla famiglia, da una cerchia di amicizie, più o meno pericolose, da ambienti spesso deleteri, per andare a vivere per un certo tempo in tutt'altro clima? Perché si andrebbe in luoghi che hanno tutta una loro impostazione di ordine soprannaturale, dove è possibile una vita di pietà ordinata e nutrita, e una serie di prestazioni caritative che possono molto positivamente influire nella formazione di giovani generazioni, dall'orientamento per la scelta dello stato, nella preparazione alla vita qualunque essa sia – Dunque la leva; senza costrizioni certo, un volontariato. Ma tale che sia veramente utile. Presso qualche istituto o Case religiose, si possono creare centri di reclutamento; dopo qualche settimana, si possono inviare le reclute ad appositi centri di formazione, adatti alle varie attitudini, dopo un paio di mesi sono pronti per un servizio di ausiliariato affiancati a veterani o a votati.

Qualcuno può fare la firma e rimanere un tempo maggiore del consueto di leva; qualcuno può rimanere sempre, se ci ha trovato "gusto", e se ha scoperto in lui qualche segno sicuro di Vocazione.

Certo è più facile che qualcuno "scopra" una divina chiamata se vive per un certo tempo con la possibilità della S.Messa e Comunione quotidiana, della direzione spirituale, di un ambiente impregnato in ogni particolare di spirito soprannaturale, con la possibilità di ritiri spirituali regolari e ben fatti, con il contatto e la guida di anime generose e ricche di fede, come possono essere religiose o religiosi o sacerdoti opportunamente scelti per la bisogna, è più facile dico, che in un clima simile sboccino e si sviluppino Vocazioni, ché stando in certi ambienti di lavoro e di famiglia o di studio dove le possibilità di distrazioni, diversioni, allettamenti e spesso prevaricazioni sono più facili. È naturale che la leva dei volontari non si fa su tutti i giovani o le ragazze. Ma su un certo clima di giovani che hanno già una iniziazione cristiana e hanno già appartenuto più o meno alle nostre associazioni parrocchiali. Ci deve essere

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una certa libertà per i volontari. Non debbono essere tenuti all'osservanza di una regola per suore o frati. Possono essere invitati ed iniziati allo spirito di questi regolamenti che, approvati dalla Chiesa, garantiscono nelle anime una continuità di azione santificatrice dello Spirito di Dio.

Occorre avere molta comprensione di queste anime che eventualmente si offrono per la leva e non tentare di incapsularle in qualche gretta interpretazione di regolamento, ma accettarle ed aiutarle per quel che possono dare e fare, tenendo presente che è una prestazione e testimonianza temporanea, ma che avrà sicuramente i suoi riflessi dopo anche in una vita normale di famiglia, di lavoro, nel mondo.

Quindi si dovrà potere conservare quei contatti che consentano un ritorno nel mondo: contatti anche sentimentali, ridotti, contenuti e vigilati, ma sempre vivi, se ci sono, con la famiglia, con gli amici, o fidanzati. Si può pensare a brevi periodi di licenze o permessi, che non dovrebbero nuocere al buon andamento della leva e del volontariato. Occorrerà anche pensare al rimando in famiglia e nel mondo di qualche soggetto che non riesca ad assuefarsi ad un determinato tenore di vita.

Comunque: il problema non è quello del modo di realizzare la leva, che può essere variamente inteso, esaminato, discusso, perfezionato, ma di affermare e di diffondere l'idea. Molte cose hanno bisogno di essere molto frequentemente ripetute e ripensate perché entrino a costituire un certo patrimonio di mentalità cristiana.

Non ha importanza se ci vorrà del tempo, se si troveranno difficoltà, se ci sarà chi sorride o addirittura chi troverà del tempo per dimostrare con prove ragionate e non, che è un'idea balorda o inopportuna o irrealizzabile. L'importante è che l'idea si agiti, si allarghi e, forse, si affermi. Se sarà una bolla di sapone non c'è poi da impressionarsi tanto, scoppierà da sé e tutto è finito. Scoppiano anche le baby-lune e gli sputnic che tanto hanno commosso il mondo, e che costano molto di più. Se poi ci sarà qualcosa di buono l'idea si farà strada e penso che possa entrare nella testa e nel cuore di qualcuno, se Dio vorrà.

Dunque la leva –Naturalmente questa idea che è sorta per tentare di

rispondere a una urgenza di situazioni particolari, man mano che si ripensa può suggerire allargamenti e sfociare in un ben organizzato lavoro di ausiliariato volontario per molte opere.

Azione Cattolica e leva

È molto bello che vari cristiani dedichino del tempo e delle energie oltre quelle già numerose assorbite dalla famiglia, dal lavoro, dallo studio, dai sentimenti, ecc. per il lavoro di Azione Cattolica. Ma l'Azione Cattolica e le numerose opere da essa ispirate comportano una organizzazione notevolmente complessa che in certi campi e in certe posizioni non può essere fatta da dilettanti ma da professionisti – Ma uno che sia

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assorbito da una notevole quantità di urgenze per la vita terrena, non sa come fare abitualmente a dare molto. Un giovane di Azione Cattolica se è un ragazzo in gamba ha già un sacco di preoccupazioni dal campo economico e di sistemazione di lavoro, a quello culturale e sentimentale. Poi ci sono insopprimibili bisogni di svago, di sport, di distensione. Non so come sia possibile trovare dei giovani che sacrifichino varie sere e tutta la Domenica, sistematicamente, per le numerose attività e opere parrocchiali. Che vanno dalla Messa sociale, all'assistenza, all'oratorio, alle scuole di religione, alle attività sportive e ricreative; senza pensare al bisogno personale di una santificazione della Domenica che comporta un tempo maggiore alle funzioni parrocchiali, alla preghiera o qualche opera di misericordia…

Qualche quasi – eroe c'è senz'altro, la Chiesa ne ha sempre prodotti, ma un lavoro sistematico, normale, non può esigere un eroismo continuato che può spesso risolversi in una dolorosa superficialità. E questo per una parrocchia o ambiente dove si lavora molto. Ma vi sono parrocchie dove il ritmo è molto più ridotto. E qui l'esperienza purtroppo insegna che è ancor più difficile trovare gente che abbia il coraggio e la capacità di organizzare e impiantare quello che manca.

Il lamento di tante piccole parrocchie e di altre, dove purtroppo il ritmo cristiano è molto ridotto, è proprio quello della mancanza di dirigenti e collaboratori che sentano l'urgenza di un apostolato che, nel caso, è più difficile e problematico che in ambienti dove già si lavora. E allora? E perché non possiamo tentare quello che in altri campi e con tutt'altri intendimenti è largamente praticato? Voglio dire: e gli emissari di certi partiti, e gli attivisti, ecc…? Ma è tutta gente che lo fa con una mentalità da professionista non da dilettante, che ha una consistenza economica, che è preparato anche lungamente al suo lavoro. E allora non si può parlare di leva anche in questo campo? Un ausiliariato volontario per giovani, prima o dopo il militare, per ragazze dai 10 anni in su prima del matrimonio? Se si potesse contare su un certo numero di elementi che, o finiti gli studi, o interrotti opportunamente, liberi da altri impegni o lavori, si dedichino con passione per un anno all'Azione Cattolica mi pare che si potrebbe dare una formazione e preparazione molto positiva e che darebbe i suoi frutti non solo nell'anno di lavoro, ma anche dopo finito l'ausiliariato. È naturale che nascono di qui numerosi altri problemi… come e dove vivono fuori di famiglia? Chi li mantiene? Li guida? Chi li forma? I seminari, i noviziati e i collegi possono offrire delle analogie. Una specie di noviziato o di C.A.R. (Centro Addestramento Reclute) per un paio di mesi, non si utilizzano nell'apostolato. Se lavorano per l'apostolato dovranno mangiare dell'apostolato – Penso che si troverebbe e noviziato e C.A.R. di addestramento! Non c'è da impressionarsi perché non sarà la totalità dei giovani. E se fossero anche molti verrebbero opportunamente scelti i migliori. E così si potrebbe fornire qualche elemento da mandare in certe zone o parrocchie a

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lavorarvi stabilmente e a fermentare un po' l'ambiente. E questo sarebbe di molto aiuto e sollievo di certi parroci

che si sentono continuamente urgere dai superiori e dalla necessità, un lavoro che non riescono a iniziare o a profittevolmente mantenere.

Missioni e leva

Che campo immenso per i volontari e le volontarie della leva!

Dopo tante insistenze dei Sommi Pontefici soprattutto sugli ultimi cento anni è superfluo rilevare l'urgente necessità di una colta formazione dei laici all'apostolato missionario. La prestazione dei Cattolici per le missioni pare entrato ormai come elemento essenziale alla Pratica Cristiana: è una attuazione nei singoli e nelle parrocchie delle note fondamentali della Chiesa:apostolicità e cattolicità. Quale modo più idoneo a capire e vivere un Cristianesimo completo di questa ansia Missionaria? La stessa pastorale che non ne tenesse conto, pare manchevole. Ma anche qui una prestazione puramente di preghiera e di obolo può risolvere in parte il grande problema delle missioni. Soprattutto in Africa dove ancora tanto vasto campo si offre alla propagazione del Regno. Il volontariato e la leva applicato a questo campo, con gli opportuni adattamenti potrebbe offrire un notevole contributo di forze.

Qui mi permetto di accennare a un problema che se in sede di attuazione completa può avere bisogno di una approvazione e di un ordinamento dalla Gerarchia e dal Magistero della Chiesa, in fase di ripensamento e di indagine mi pare possa essere da ognuno affrontato.

Del resto qualche Eccell. Vescovo e il Cardinale di Colonia hanno prospettato il problema. Ed è questo: che una Diocesi e le singole parrocchie abbiano come termine positivo alla loro azione missionaria dei territori o dei villaggi in terra di missione a cui provvedere, o qualche opera particolare, come scuole, ospedaletti, lebbrosari, o centri di assistenza o di carità. Un elemento di indubbia coesione e di valido aiuto a mantenere e sviluppare i rapporti potrebbe senz'altro essere la leva dell'ausiliariato volontario. Esperienze recenti, in Italia e all'estero, hanno dato e danno buoni frutti, si può dire che relativamente molti giovani e professionisti consentono un volontariato.

Ordini religiosi

Un campo di utilizzazione della leva potrebbe essere quello dei Grandi Ordini nei sempre troppo scarsi elementi "laici" – dei detti Ordini. Molti se non tutti i compiti di fratelli o sorelle laiche, nel senso comunemente accettato, mi pare potrebbe essere affidato anche ad ausiliari e ausiliarie –

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Case della Carità

Finalmente ecco un campo che può offrire subito e senza dover risolvere difficoltà troppo grandi, piena attuazione della leva. È precisamente nell'esperienza ed esigenza di queste Case che si è enucleata e rafforzata questa idea – Le Case della Carità sono dei piccoli Cottolenghi, disseminati per le parrocchie e qualche volta affiancati a qualche ente o comunità di vario genere (es.: un complesso industriale che tra i suoi vari servizi sociali, potrebbe avere agganciata una Casa della Carità) per consentire a queste comunità o convivenze cristiane, una testimonianza viva di fede e di carità. Sono Case dove i ricoverati, "gli ospiti", non sono discriminati e raggruppati con una speciale assistenza a seconda della malattia o del grado di infermità e in vista di un determinato risultato terapeutico o psicologico da ottenere, questi casi recuperabili per quanto possibile si avviano ad Istituti adatti allo scopo, ma per quanto è possibile conservano un clima e aspetto di famiglia.

Vi sono raccolti ospiti, dai bambini più piccoli agli adulti e vecchi. Certo per conservare questo clima non è possibile che i ricoveri oltrepassino un certo numero: abitualmente possono essere da venti a trenta. In queste Case un gruppo di sorelle votate a questo, disimpegna con molta naturalezza gli uffici di una umana e cristiana assistenza agli ospiti; queste suore sono alimentate da una vita basata sulle consuete norme della pietà e della formazione cristiana, raccolte in un loro regolamento; in più si sforzano di vivere alcuni ideali che sono venuti in evidenza da una pratica quasi ventennale, e sembrano diventati dei capisaldi delle Case della Carità: un parafulmine, un grande lenzuolo, una scuola e palestra di carità, una esperienza della Divina Provvidenza, un fermento di ricostruzione comunitaria.

1) Un parafulmine – In ogni parrocchia v'è un altare dove Cristo Benedetto rinnova il sacrificio di immolazione per i peccati. Il Giusto immolato scarica la collera Divina e la placa e il sacrificio della Croce protegge come un parafulmine la parrocchia e la comunità cristiana, come preserva l'umanità intera. La Casa della Carità si afferma come un prolungamento del Sacrificio dell'altare, offrendo continuamente a Dio il suo Cristo nella persona dei sofferenti e minorati in espiazione e propiziazione dei peccati.

Non è necessario che tutti capiscano e offrano a Dio questo quotidiano, singolare Sacrificio, come non è necessario che ogni giorno tutta la parrocchia si unisca coscientemente e di persona al sacrificio dell'altare. Basta che vi sia un prete per questo che lo fa: il suo valore è reale e presente a tutta la famiglia. Basta che nella Casa della Carità qualche anima lo faccia con questa intenzione e che la parrocchia se ne renda conto qualche volta e il merito e il frutto è assicurato alla famiglia tutta.

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2) È scritto che la carità e l'elemosina coprono una moltitudine di peccati – e che Dio –perdona tante cose per un'opera di misericordia – Quale più facile e adatta elemosina della Casa della Carità? Dove i poveri, per quanto è possibile vengono raccolti per essere sistematicamente e continuamente assistiti perché si perpetui, in qualche modo e a nome della comunità parrocchiale, questa prestazione di misericordia. Chiunque può in ogni momento soddisfare a questo dovere così urgente per noi. Quante discrete restituzioni si possono effettuare, e che notevole richiamo può presentare la Casa per molti che nei nostri tempi non avrebbero altro modo o quasi per adempiere al loro dovere di misericordia verso i bisognosi o i sofferenti. Senza dire che può offrire a chi lo voglia un mezzo pratico di sicura penitenza delle proprie miserie il prestarsi in qualche modo per aiutare e servire i Poveri; perché è certamente anche una penitenza il sobbarcarsi un onere del genere.

il n. 3 andrebbe ridotto ad un tono (nota successiva di più piano e discreto, meno enfatico e don Mario, ndr) mistico, più scorrevole e semplice.

3) Una scuola e palestra di fraternità cristiana per tutti i fedeli.

Pare molto opportuno che oltre al tradizionale insegnamento che si impartisce da tutte le nostre cattedre con sapiente insistenza, si possa offrire ai fedeli anche una palestra di addestramento, di qualificazione, di apprendistato positivo della Carità più squisita verso i deficienti, i diseredati, i poveri più umili. Intanto si offre a tutti una possibilità di immediata umana e cristiana testimonianza di fraternità, ma questo servizio va fatto direttamente, senza intermediarie forme organizzate o demandate.

Si può pensare che S.Vincenzo de' Paoli, alla corte di Francia, precettore del delfino e degli altri figli della Regina, lui costituito, riconosciuto e venerato grande Elemosiniere e Provveditore oltre che animatore di tutte le innumerevoli opere di carità e di assistenza della Francia, potesse chiamarsi soddisfatto? Un giorno, triste e sconsolato, domanda alla Regina di disimpegnarlo da tutti i suoi altissimi incarichi "perché non conosce più il volto di un povero e non li sa chiamare per nome".

Comunque, molto di quello che si insegna in Chiesa può essere sperimentato e provato nella Casa della Carità, se (indec.) di vera Carità la (indec.) E direi con grande profitto personale anche di chi può e deve prestare la propria opera per le multiformi e importantissime altre prestazioni di carità che vanno dalla preghiera claustrale alle più terminali assistenze di insegnamento, di educazione, di presenze cristiane in ogni campo.

Non si vuole affatto ridurre tutta la Carità al servizio personale dei poveri deficienti della Casa della Carità: sarebbe un’enormità. Ma solo dare a molti o a tutti anche un modo umano e usuale di avvicinamento personale alle miserie della nostra povera umanità, che senza assolutamente pregiudicare a tutte le

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numerose forme di testimonianza cristiana esistenti, conservano tuttavia nella loro letterale interpretazione il tono del: "Avevo fame…, avevo sete… ero ignudo… ecc".

4) Una dimostrazione palese a chiunque della bontà e premura della Provvidenza.

Sono tante le forme in cui la Divina Provvidenza ama prodigarsi per i propri figlioli e se c'è una fede robusta e intima non c'è un momento, un oggetto, un individuo, un essere qualunque che non testimoni questa Paterna cura. Ma nessuno può negare che ai cristiani (ed anche ad altri) un po' distratti dalla nostra turbinosa vita, la Casa della Divina Provvidenza del Santo Cottolengo, vada svolgendo da anni una apologia della Divina Bontà, apologia più unica che rara (sviluppare…).

Se si riesce ad accostare a molti questo prodigio continuo, moltiplicando nelle Parrocchie o in gruppi di Parrocchie lo stile e la fiducia assoluta nella Provvidenza di "Quella Piccola Casa" nelle ben più modeste ma analoghe Case della Carità (che fra l'altro non possono assolutamente possedere, come Ente e come membri che la reggono, alcun cespite stabile di sussistenza), pare che nelle nostre Parrocchie si possa validamente toccare, con un'ennesima ma non ultima forma, la suddetta dolcissima, amabilissima assistenza e Provvidenza del Buon Dio.

5) Finalmente un Fermento di ricostruzione comunitaria nella Carità di Cristo.

Nella… assoluta, diciamolo subito, dei grandi complessi mondiali o degli istituti prettamente umani ed economici, di favorire e sviluppare una vera fraternità umana, si va sempre più affermando, non in se stesso ma per gli uomini tutti, che non v'è altra possibilità di ricostruzione comunitaria del mondo nella vera fraternità che in Cristo Gesù e per Lui nel Padre di tutti, Iddio.

Solo il vincolo stupendamente e sapientissimamente comunitario del Corpo Mistico ci conserva l'assoluta fiducia in una vera ricostruzione e ricapitolazione in Cristo di tutto il creato e in ispecie del genere umano in un'unica, grande anche se dolorante famiglia. E solo il Corpo Mistico ci può suggerire, fornire, preparare i fermenti per questa unica Risoluzione. La quale non sarà mai in atto completo, reale, esistenziale se non alla fine del mondo per la sua natura non di ente statico ma dinamico, in perpetuo divenire e realizzantesi nella realtà umana vivente che non è mai ferma e statica ma perpetuamente progredente fino a formare la statura perfetta di Cristo intesa da S.Paolo e, in ogni momento, dalla S.Chiesa Cattolica, Apostolica Romana.

Fra tutti i fermenti che possono contribuire a realizzare, nella realtà presente immediata, questa comunità del Corpo Mistico, o almeno lo Spirito di questa comunità (mi) pare abbastanza opportuno questo elemento che si va affermando nelle Parrocchie. La comunità dei fedeli comincia a sentire, non più

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privatamente e individualmente ma come comunità e famiglia parrocchiale, il dovere di provvedere con animo molto altruistico e caritativo, ai primi e più bisognosi fratelli, quelli nei quali, per una misteriosa consacrazione del dolore, si rende presente in un modo quasi sacrale la Persona di Cristo.

Spesso questi esseri sono presenti senz'altro in ogni famiglia parrocchiale – i Poveri li avrete sempre con voi –, qualche volta si troveranno in un gruppo di Parrocchie, ma quello che importa non è che si debba istituire una ennesima forma di assistenza o di Casa di riposo o altro, ma è il concetto un po' nuovo che quegli infelici diventano il Tesoro della Parrocchia, la Banca che custodisce i Gioielli più preziosi, oserei dire una nuova Betlemme, una nuova Epifania del Signore, un nuovo Tabernacolo di Gesù vivente e sofferente.

Quanta fede è necessaria per arrivare a questo? Non certo di più di quanta occorra per credere alla Divina Incarnazione del Verbo nel seno verginale della Madonna, per credere al Mistero Eucaristico, per credere alla reale, dolce presenza di Cristo nel Vicario suo in terra. Penserei con questo di vantaggio: che mentre quei Misteri esigono un'accettazione personale nell'intelletto, non sempre facile e disposto a piegarsi alla fede, questa fede di Cristo nei Poveri è un po' preparata da riprolegomeni più umani e toccabili fondati nel senso della naturale compassione e commiserazione per chi soffre, che per Divina bontà rimangono ancora un elemento di agganciamento degli uomini anche lontani dalla Fede tradizionale.

Ecco perchè la Casa della Carità può diventare un modesto ma prezioso contributo a quella fermentazione comunitaria del Regno che è in atto da duemila anni.

Senza dire che la Casa della Carità è fondata sostanzialmente su questi due principi: la fiducia nella Carità "Dio è Carità = Et nos credidimus Charitati", e la fiducia nel comandamento nuovo di Gesù: "Amatevi come io vi ho amati'' "Tutto quello che farete ad uno di questi piccoli lo ritengo fatto a Me".

Di più, questo clima di fede, di carità, di testimonianza continua, che è richiesto incessantemente in chi assiste stabilmente questi Poveri, non può essere frutto di una pura filantropia o di altro, ma è soltanto il derivato naturale di una intensa vita di pietà e di unione con Dio nella preghiera, nell'adorazione, nella vita liturgica, nella contemplazione, tutti elementi che soltanto possono garantire una continuità in quel lavoro.

Ora, è abbastanza ovvio che se è richiesta una speciale vocazione e donazione in chi stabilmente si consacra a tenere vivi quegli elementi fondamentali che sono come la inderogabile consistenza patrimoniale della Casa della Carità, è altrettanto ovvio che anche una prestazione temporanea da parte di elementi cristiani che abbiano una discreta preparazione interiore può essere fatta con enormi vantaggi reciproci e della Casa della Carità e dei singoli.

Ed ecco la "leva" di ragazze che donano un certo periodo di

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tempo della loro vita a questo regale servizio dei Poveri; leva che, mentre negli altri campi sopra esaminati può essere una bella e pia considerazione perché non mi risulta che sia stata attuata, almeno sistematicamente in quei campi, anche se pare ovvio e possibile, nel caso delle nostre Case della Carità è una realtà già in atto da vari anni.

Se della cosa si è sentito il bisogno o la convenienza di scriverne, non è per una elaborazione puramente intellettuale della faccenda, che qualche volta rischia di rimanere solo nell'astratto e accademico, ma è una realtà provata ed esperimentata e che in un decennio ha dato risultati veramente soddisfacenti per tutti.

Sotto a chi tocca!

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GIOVANI PER AIUTARE L’OPERADEI SACERDOTI

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Semplici appunti.

Canali, 12/ 10/ 1959

Scarsità notevole di clero, diminuzione di vocazioni almeno per rimpiazzare una mentalità che incide nelle Diocesi.

// Troppe attività (per dei sacerdoti in cura di anime e destinati alla preghiera e al ministero) che non sono tutte necessariamente copribili da un prete, ma che lo diventano per mancanza di elementi che curino quelle attività: elementi formati, capaci, disponibili, professionisti, non… dilettantisti; nel senso non dispregiativo della parola, ma nel senso che debbono dare giusti aiuti non come impegno principale della loro vita, ma come attività marginale e al di sopra e dopo normali impegni di ufficio, di famiglia, di studio, e qualche volta a scapito e dell'attività principale e dell'attività apostolica (sviluppare). Apostolato nella profess. ecc. si capisce, ma ci vogliono anche dei professionisti dell'apostolato strettamente connesso con il ministero pastorale –// proposta di un volontariato di giovani e ragazze – giovani che non vogliono diventare sacerdoti, ma aiutare l'opera sacerdotale, ma con un impegno stabile almeno temporaneo –

Torniamo ai Diaconi dei primi tempi – in un certo senso, sì – prescindendo per ora dal problema di una partecipazione reale all'ordine sacro – può anche venire – ma le funzioni sì – senza retribuzione – solo il mantenimento –

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LA LEVA- (21) -

Appunti schematici.- Questi quattro scritti degli anni ’58-’60 sono del periodo in cui Don Mario sente fortissimo il problema delle vocazioni e cerca di diffondere la “Leva” proprio perché i giovani e le ragazze, offrendo un periodo della loro vita al servizio di Dio, possano formarsi ad una autentica vita cristiana e scoprire il piano del Signore su di loro.

Baragalla - Es. Spir. 11/11/1960

= LA LEVA =

Volontariato per almeno un anno a Servizio della Chiesa nelle sue molteplici attività Apostoliche.

Emanazione dell'Az. Catt. quindi sotto la sua egida e il patrocinio e l'assistenza, tipo di istituto secolare, per la utilizzazione di volontari temporanei = con le caratteristiche di un vero esercito organizzato: Centri di reclutamento =

Esame e indagine di personalità e attitudini

Smistamento ai centri di formazione Due mesi di preparazione intensa:

Spirituale Liturgica Disciplinare Sociale - pedagogica Apostolica

Un mese di contatti e attività di prova effettuato in compagnia di anziani. 9 mesi di servizio attivo nelle parrocchie - Diocesi - istituti – fabbriche. Sempre coordinati da un "distretto'' o ''caserma" dove si rientra o ogni giorno o saltuariamente quando si è in missione - per il ritiro – rigoroso di un giorno intero + la sera prima (pomeriggio) e la mattina dopo. Rapporto o scritto o orale ai Superiori.

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Regime dell'anno: quello di un vero istituto secolare o religioso.

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Possibilità e sollecitazione dei voti di Castità - Povertà - Ubbidienza semplici - privati, per un anno.

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Conservazione di un certo numero di rapporti umani, ma vigilati. Possibilità di brevi licenze. Rilascio di un attestato di benemerenza ''pro Ecclesia'' al congedo.

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Incontri annuali o occasionali con ex-ausiliari dopo il congedo______________________

Ammissione al volontariato: dai 18-19 anni in su - ... omissis

// Divisa? - equipaggiamento - sostentamento (studiare i vari aspetti dei problemi) // Alloggiamento - Caserme (Istituti esistenti? - Conventi? Case della Carità? Case di Az. Catt.? vedere - // Finanziamento = 1) apporto dalla famiglia di un certo corredo? 2) apporto di una quota iniziale come oblazione? come dote? Come contribuzione? 3) apporto dalle Diocesi in ragione di un tot per ogni soggetto idoneo? 4) elargizioni spontanee nelle prestazioni di servizio, da parte delle parrocchie o enti? 5) sovvenzione dalla Santa Sede (P.O.A.)? da Enti cattolici? ... 6) abbandono assoluto alla Provvidenza? -

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Sarà quel che Dio vuole e la Madonna.

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OPERA DEL SERVIZIO SOCIALE- (22) -

Appunti schematici su un unico foglio.

27-12-61 S.Giovanni Apostolo

+ Sono un asino emotivo, prosit! Opera del Servizio Sociale = (vedere il resto)

Il mondo ha bisogno: di luce = Verità } Cristodi calore, soprattutto = Carità

"Veritatem facientes in charitati"

''Et nos credidimus charitati"

"Questo è il mio comandamento: amatevi come io vi ho amato".

"In questo conosceranno che siete dei miei".

Ed erano unanimemente perseveranti nell'orazione con Maria Madre di Gesù.

_____________

1) Portare fuori questa roba, più come una pratica di testimonianza che con un insegnamento.

2) Riempirsi quindi di quelle cose.

3) Liberarsi da ogni sorta di legami, impegni, preoccupazioni di ogni sorta, per essere veramente sciolti e liberi e disponibili a tutto.

4) Questa liberazione viene operata con l'assorbimento dello Spirito Evangelico dei voti di castità – povertà – ubbidienza.

5) La propria casa è la Casa della Carità. La propria famiglia è quella dei poveri = si fa tutto per loro – vivendo per loro – lavorando, studiando, guadagnando per loro – la prima

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pratica del servizio sociale si fa con loro e a loro. La Casa provvederà a tutti i bisogni ed esigenze dei membri.

6) Dopo una adeguata preparazione ci si pone a disposizione della S.Chiesa, del Vescovo, dei Parroci, per qualsiasi

venga richiesta.

7) La propria opera può offrirsi alla Chiesa o temporaneamente o perpetuamente (dopo esperimenti temporanei).

8) La preparazione professionale viene fatta con apposite scuole, lezioni, corsi e pratica.

9) La vita vera sarà alimentata dalla S.Messa Comunione, Rosario, meditazione, esame, possibilmente ogni giorno. Con Ritiri rigorosi ogni mese. Con esercizi Spirituali ogni anno.

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OMELIA DEL 15 LUGLIO 1966- (23) -

Appunti raccolti da alcune Suore all’omelia di Don Mario durante la celebrazione della S. Messa in ringraziamento dei suoi 32 anni di sacerdozio la vigilia del Carmine 1966 nella Cappella dell’Ospizio.

Non ho grandi cose da dirvi e sono queste: prima di tutto, nonostante tutto, contro tutto, soprattutto, sotto tutto, insieme a tutto, avverso tutto, dobbiamo cercare il culto di Dio. Tenerlo vivo. Voi l'avete capito, ma i preti no! Io sono noioso con loro, sono una "borsa", ma loro credono sia un vizio di gola, il mio, un mio gusto!

Pare impossibile che… quando facciamo il culto di Dio con i preti, va sempre peggio di quando lo facciamo con le suore, e questo è grave.

Vorrei che le cose del culto di Dio si allargassero di più, tener vive queste cose. Vespri Solenni… la Messa cantata… un atto di pietà più prezioso della Messa semplice, ma alla gente non piace perché… bisogna fare presto. "Dio maledisa al pca!"

Qual è il meglio? La Messa cantata o la Messa letta? Il meglio è sempre ciò che ci viene indicato, mai quello che pensiamo noi, che crediamo noi. Non è meglio la Messa letta che la Messa cantata."Ma lo dicono tutti”… Non fa niente… Anche se tutti dicono che è meglio la Messa letta che cantata, non è vero: è vero il contrario, perché la cantata è più vicina alla lode, al culto di Dio. La lode di Dio è più nel canto che nella lettura. Avete mai fatto caso che diverse volte nel Vangelo si trova: "e Gesù a gran voce…"; cosa volete dire? I momenti di gran voce sono il canto. A volte può essere il grido esacerbato di un'anima, un'imprecazione… o un canto, ma è un elemento che aiuta a rendere personale, rigoroso, sentito, il culto di Dio. (Dio scruta i reni ed i cuori, perché il culto parte da lì). (Dentro ai reni ci guarda Dio, come dentro al cuore ci guarda Lui! "Scrutans cordem et renes Deus!" È la parte più intima dell'uomo e solo Dio la scruta.)

Il canto, se è questa espressione, è lode. Allora bisogna cantare e sforzarsi di cantare. Bisogna sì tenere in ordine le" corde della chitarra" le corde fisiche… ma ci sono anche le corde della volontà, e queste danno più lode a Dio che una bella voce. Bisogna "intonare" la chitarra e cantare! Ma ricordiamo che sono le corde della volontà, quelle che contano. Il concetto del canto è quello che riunisce insieme la gioia, che può essere sofferenza. Infatti non è gioia solo la gioia, ma vi è una gioia sofferente… lo star male,… il non poterne più… per amor di Dio! Lo star male conforme alla volontà di Dio, è lo star bene… la

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gioia! Cantiamo, non per far confusione, ma per la maggior lode di Dio. Il canto non è questione di bella voce, ma di cuore, di sentire le cose!

Noi viviamo in un'epoca in cui le cose piccole non preoccupano. Preoccupano le grandi macchine… i grandi bulloni… le scoperte… gli Sputnik…! Ci vuole preoccupazione anche per le cose piccole! Ci dovrebbero importare le cose piccole! Ecco perché il canto della lode è diverso dalla recita. La gente pensa ad altro, ma a noi le altre cose non dovrebbero importare niente! Noi dovremmo andare dietro a queste piccole cose meravigliose!

I bei canti sono tenerezze… e la Chiesa le vuole! Ma se andate dietro a quello che vi dicono gli altri… è brutto.

Se invece ascoltate me, se mi date retta… Andrete bene. Datemi a mente e sopportatemi, anche se sembro brontolone!

C'è bisogno di dar "lode bene" a Dio. Le sfumature delle tenerezze della nostra maternità, non le

vedrò io, non le vedrà chi abbiamo vicino, ma Dio le vede! È la carità che conta! Non occorre molta pratica nel fare le

cose, non bisogna fare troppe cose… ma conta il come le si fanno. La carità, il grado di carità che usiamo nel farle, le cose. Ecco le tenerezze della carità.

Quante Messe dette…Oggi sono 32 anni che dico Messa. Forse sono 32 anni di

Messe dette male… e sono ancora così… poco bravo! Ma sarei peggio, se non le avessi dette! Ne avrei fatte di tutti i colori, avrei detto più robe volgari… sarei stato più cattivo! Ecco perché bisogna che mi diate una mano, che mi aiutiate a ringraziare Dio. Non ci riesco a fare tutti i fieni da solo! Il dottorone ha preso delle macchine e degli operai per farsi aiutare, perché da solo non ce la faceva a fare i fieni. Anch'io non riesco a ringraziare Dio da solo! 32 anni sono molti e quindi non riesco a fare il fieno da solo. Il dottorone lavora lavora... ma il suo lavoro va a detrimento dello spirito: e più lavora… e meglio si vede la bestia.

Domani è la Madonna del Carmine. La Madonna del Carmine è stata una indicazione del Signore, potevamo prendere un'altra Madonna. Io potevo andare in un'altra parrocchia dove era onorata una altra Madonna e il Rosario mi avrebbe dato delle indicazioni per capire l'Ordine Domenicano. Ma siccome il Signore mi ha mandato qui dove da centinaia di anni si festeggia la festa del Carmine… si vede che è dal Carmelo che dobbiamo prendere sostentamento; Dio, fin dall'eternità, sapeva che pian piano… avremmo dovuto penetrare lo spirito carmelitano… prendere le mosse dai carmelitani, perché questo era praticamente la nostra consistenza.

Lo spirito carmelitano, non è lo spirito missionario di Suor Lucia… che vorrebbe andare via e piantare qui tutto… Dobbiamo essere più Carmelitane, compenetrarci di più dello spirito del Carmelo.

Non dobbiamo fare di noi "una congregazione missionaria". Il Signore ha voluto questa "baracca". Sono 25 anni che questa "baracca" continua ad andare avanti… nonostante tutte le scosse e

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i stòss! La prima suora è "Maria del Carmine". Il Signore fin

dall'inizio ha voluto darci questa indicazione: il Carmelo. Non è una cosa inventata…! Ma noi ci crediamo poco, perché ci vediamo gli uomini.

Guardiamo ad esempio il terremoto. Viene il terremoto, sistema alcune cose e poi si calma. Tutti dicono: è un fatto naturale. Ma nessuno pensa che il terremoto (anche se non è santo e nessuno pensa di farlo santo) lo ha mandato Dio. Ora ci sono delle indicazioni del buon Dio che servono: ci sono dei preti che sono nelle mani del buon Dio per demolire, forse, e per costruire poi. Dei preti che sono dei terremoti… delle pesti… degli scossoni… ma sono strumenti in mano a Dio!

Noi siamo gente che si aggancia profondamente al Carmelo. Il Carmelo dice di riferirsi sempre alla Sacra Scrittura, ma noi ci eravamo già ispirati, perché il Carmelo deriva dalla S.Scrittura. È la conseguenza e l'epilogo di tutta una tradizione biblica antica che deriva dai S.Padri, in cui ci entra Elia, che è l'uomo più misterioso che ci sia! È il profeta misterioso!

Perché non è morto come gli altri, ma se ne è andato su un carro di fuoco… perché è uno di quelli che devono tornare per giudicare alla fine del mondo… e ha ucciso una infinità di uomini, immolandoli a Dio, perché Dio glielo aveva detto e comandato. E lui ha ammazzato senza starci troppo a ragionare sopra, Dio ha detto: "Ammazzali!" e lui ha preso la spada e li ha ammazzati tutti. Cosa gliene frega a lui? Ma… cosa ma?… Non ce ne sono di ma! "Ma c'è scritto che non si può ammazzare…!". Non è vero, se Dio lo dice, si può anche ammazzare.

"Sì, ma…". Ecco, è finita! Se cominciate a dire "sì, ma"… è finito tutto. Cosa gli importa a lui di ammazzare? Dio lo vuole! Basta!

Ha ucciso… ed è l'uomo delle tenerezze più delicate ed infinite. Che gli importa? "Prendi… lascia… prendi e mangia… rompi quella parete con la testa… prendi per moglie quella prostituta, abbi da lei un figlio e poi piantala lì…". Non importa niente! Quello che dice il Signore va sempre bene.

"Ma". Niente ma… Elia da tanto stava camminando ed un giorno è proprio stanco. Sa che deve camminare, ma non ne può più e si mette a sedere. "Alzati e cammina… cammina… avanti…" "Signore, so che dovrei camminare, ma le gambe non rispondono…!". Allora Dio, gli manda un angelo che gli porta un po' di pane e dell'acqua. "Prendi e mangia". Elia mangia, beve poi si addormenta nuovamente. "Prendi e mangia!" gli dice nuovamente il Signore. (Povero Elia! Gli era venuto un forte esaurimento e Dio lo sta curando. Dio è capace di curare gli esaurimenti!) "Prendi e mangia" Elia avrebbe potuto dire: "Basta mangiare, cosa vuoi: che crepi? Non ho più fame!". Ma se crepi ci penserà il Signore a darti un punto! Tu mangia e basta, il Signore penserà al resto!

Ma se mi vengono fuori le budella? Il Signore le rimette dentro. Ma cos'è questa storia? Perché non debbo avere fame? Perché preferisco fare una cosa piuttosto che un'altra? Se nel rompere la parete con la testa ti farai male, ma ci penserà il

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Signore che te l'ha comandato, no? "Mangia" ed Elia mangiò… e camminò fino al monte Oreb… fino

al monte di Dio… e divenne santo! E riconosceva il Signore, e sentì un venticello… e disse: "Non è il Signore"… e sentì un altro venticello, ma sapeva che non era il Signore; e ne risentì un altro… e disse: "È Lui!".

Noi, invece, non sappiamo scoprirlo in coloro che lo rappresentano, ma se io vi dico di buttarvi giù da una torre, voi non vi buttate e mi dite che sono matto. Come se Dio non si servisse dei matti! E questo è importante, vedete,… è importante!

Se un giorno vi dicessi: "Andate e buttatevi giù", andateci… perché verranno gli angeli a tenervi, e non vi succederà niente! Ve lo garantisco! Ma se cominciate a dire: "mi, mo, ma…" ti saluto! È finito tutto!

Elia fa quello che Dio vuole e la infusione dello Spirito Santo è tale che il figlio di Elia si trova con lo Spirito raddoppiato e può esclamare: "Padre mio ti vedo partire…" E il profeta Elia è il profeta del Carmelo. "Monte Carmelo". Lì ci sono state date le più grandi manifestazioni di Dio, e Carmelo significava solitudine e avvicinamento di Dio. Il monte Carmelo se ne fregava dei profeti di Baal e di tutte le idee diverse di questo mondo.

E ogni tanto, si ritiravano su questo monte, anche gli sbudellatori, i donnaioli, i ladri… tutti coloro che Dio chiamava. E un giorno si sono accorti che il decoro del monte Carmelo, di Saron, era la Madonna.

Il monte era Dio e la decorazione, la tenerezza, l'abbellimento, gli alberi, le bellezze, le acque, il decoro, la collana, la perla, il braccialetto, la gioia, lo splendore, la medaglia del monte, è la Madonna. Perché? Perché Dio passa attraverso la Madonna, e la ricerca di Dio, deve passare attraverso lei. E, a volte, la Madonna è dimenticata perfino dalle suore!!!

Il supremo, l'apice, per noi, è il Carmelo, perché il Carmelo è la ricerca di Dio, è il nostro fine, è la ricerca di Dio.

Noi dobbiamo cercare Dio, non il povero. Abbiamo scoperto che prendendo delle "pillole di povero" si arriva prima a Dio, ma il fine è Dio, non il povero!

Ecco la ricchezza del Monte: si passa dalla Madonna per arrivare a Dio, e la festa del Carmine ci richiama al dovere della solitudine, alla ricerca della solitudine con Dio! Se invece nel povero troviamo delle altre robe… se siamo stanche, avvilite, sgomente, non vanno bene nemmeno i poveri. Se i poveri ci fanno trovare delle altre robe che non sono Dio, allora non ci importa niente nemmeno dei poveri. I poveri non sono Dio: sono un condensato per arrivare prima a Dio, ma non sono Dio. Non cerchiamo il povero, ma Dio. Vi accorgerete cos'è il povero! Cos'è capace di farvi il povero! Quando vi esaurisce, quando uno piange, l'altro urla! Vi accorgerete quando il povero vi porterà delle tensioni, delle eccitazioni, dei nervosismi e delle tentazioni! E vi accorgerete cosa vuol dire fare le "Carmelitane

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dei poveri!". Quindi non cercate il povero, ma Dio! Che la festa del

Carmine vi ricordi la tradizione del nostro ordine: la ricerca di Dio, l'avvicinamento di Dio! Non mi importa un bel cavolo che non facciate dei peccati; quello che mi importa è che abbiate dentro di voi un sedimento, un deposito di Dio!

Ricercate la solitudine, la clausura! Questa ferita, questo desiderio! Non per andarci in clausura, non per farla, ma per isolarci con Dio. Questa brama bisogna che ci sia in ogni cuore. La ricerca della solitudine con Dio, per trovarlo, per trovare lui solo! Questo è il Carmelo! La solitudine per l'incontro con Dio. per distendersi davanti a Dio come davanti al sole, per prendere da Lui, quello che Lui vuole darci! Prendere Dio come si prende l'ossigeno, l'aria, il sole. E se ci farà venire fuori le croste, l'eruzione, le scottature… Bene! (Dio te stradora la "scottatura di Dio!")

Ma se ci facesse guarire da tutto… allora ci andremmo volentieri a stenderci davanti a Dio "davanti al Re Sole!".

Andare là davanti, zitte zitte, senza dire niente. Il sole fa lui, senza bisogno che io gli dica nulla. Io vado solo a "prendere il sole"! Il resto lo fa lui! Il monte Carmelo è un richiamo continuo. Non ci andremo mai, ma l'ansia, il desiderio ci vuole. La suora Carmelitana, anche se fa dell'altra roba, deve sentire il richiamo continuo del monte Carmelo! Io non ci andrò mai… ma spero che qualcuno ci vada! Come Pinocchio che montò su quel colombo mandato dalla Fata Turchina e volò nel castello… anche noi! Pensate e sperate, che un giorno passi un principe, un viaggiatore, che vi prenda su! Che venga ancora questa bella "colomba" a portare via questo povero Pinocchio che aspetta… aspetta... aspetta… Aspetta la clausura! La Casa della Preghiera! La stiamo facendo… stiamo facendo il nido: il nostro nido. Ci andrà chi ci andrà, non importa.

Ma non c'è il noviziato? Cosa importa! Lì nasceranno gli uccellini che poi voleranno via. Ma per farli nascere ci vuole un nido caldo… e noi lo stiamo facendo: "La Casa della Preghiera"!!! Voi lo dimenticate, ma io no! Ci andrà chi ci deve andare, ma il nido ci vuole. E la Casa della Carità non è completa se mancherà questo nido, questa gemma. Sono sicurissimo che quando avremo capito, Dio ci manderà anche le suore! È la Madonna che ci dà questa indicazione: la indicazione fondamentale! E sapete come si capiscono queste robe? Sapete come si arriva alla ricerca di Dio? Solo con la docilità! E poche di voi ce l’hanno.

Se io vi dico: "Mettiti lì e fai le capriole" "Ma si vedono le gambe!" sono preoccupazioni inutili. "Ammazza quelle persone, Elia!" e li ammazza. "Mangia il libro" ed Ezechiele mangia il libro. "Sfonda la parete" "Con che cosa?" "Con la testa!". Bene. Boom! Si rompe il muro e non la testa, perché la mia testa in quel momento è la volontà di Dio, e sarebbe capace di sfondare non uno, ma ben sette muri, e li sfonderebbe tutti! Capito? Teste d'oca! Teste di gallina, avete! La docilità a Dio si forma piano piano con lo spirito dell'obbedienza!

Il Carmelo ci ricorda questa ferita che abbiamo di dentro, e

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che non si potrà chiudere più e che ci porterà all'unione con Dio. Questa ansia seguita! Il modo più antico per cercare Dio è la solitudine del Carmelo, dove la Madonna ha posto il suo trono, perché ne è il decoro. Il monte di Dio! La solitudine con Dio. Non la solitudine che fa paura, ma che riempie di gioia! Ricerca… fame… desiderio di Dio. Disponiamo il nostro cuore alla solitudine, al desiderio che il Signore mandi delle anime sul monte Carmelo. Allora il Carmelo, la Madonna del Carmine si capisce. Allora la Madonna si sveglierà, anche quando sembra che tutto tace e che tutto crolli! Lei agirà e dirà: "25 anni fa…" 25 anni fa dicevo: "Signore ti prego…" la stavo mettendo a posto questa nostra bella Signora e parlavo con lei perché volevo tre suore e la Madonna non me le voleva dare. Come questa sera le dicevo: "Basta! Io ho fatto tutto quello che ho potuto… adesso pensateci Voi! Non mi volete proprio dare le suore? Bene! Domani Vi dico in pubblico che non è vero che siete la Signora delle signore! Davanti a tutti Vi toglierò di dosso gli ori e gli ornamenti e in pubblico dirò che non è vero che non si è mai inteso al mondo che qualcuno, che Vi ha invocata, sia stato abbandonato… perché si è proprio inteso… E quell'uomo sono io, Signora. E domani lo dico a tutti. Perché se io sono una "M" non me ne importa niente, perché anche le "M" servono!".

Ma il giorno dopo le suore erano lì, all'altare, con i loro genitori. E la predica ce la ho ancora nel "gobbio", perché non l'ho potuta fare, come non ho potuto toglierle niente… E Lei rideva sotto i baffi! E se la Madonna mi ha detto che verranno 400 suore, verranno! Ma se voi siete delle pite, è meglio che non vengano, se no "s'impitano" anche loro. E se voi siete pere che "a gan al pulsein" è meglio che non vengano, se no marciscono anche loro. E se voi siete un vino che fa i fiori, è meglio che non vengano, se no prendono l'aceto anche loro. Quando si è capito questa aspirazione verso Dio e lo spirito di obbedienza, si è capito il Carmelo. Ma voi non mi credete! Se Dio mi dicesse: "Tira il collo alle tue suore!" state pur tranquille che "me v'al tir a galeina a tòti!". Se vi dico qualcosa, datemi a mente! "Prendi quel Cristo e va' a fare un giro in piazza!". Andateci! La gente dirà: "È matta". Poi quando saprà che l'ho mandata io dirà: "È matto lui!… Però lei!… Che obbedienza!". Che meraviglia obbedire a un matto! Che brave! Obbedire ai preti pieni di "M", di orgoglio come me, si fa fatica, però Dio ha scelto le cose così, e quindi va bene! Se vi dico qualcosa io e Sr.Maria, obbedite a me, e non a Sr.Maria. Quando avrete capito queste robe… Dio manderà le 400 suore.

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CASE DELLA CARITA’COSA SONO?15-10-1966- (24) -

Appunti su semplici fogli di quaderno.Sembra importante a don Mario approfondire e chiarire sempre meglio l’identità della Casa della Carità. Sono gli anni cui le Autorità Civili e tante altre persone, a volte anche cristiane, scambiano le Case della Carità per un Ente Assistenziale.Nello stesso periodo Mons. Baroni, Vescovo di Reggio Emilia da poco più di un anno, definisce pubblicamente la C.d.C. “frutto profetico del Concilio” e “…prolungamento della Messa”.

15-10-'66 Santa Teresa di G.

Casa della Carità – Cosa sono? –

// Piccoli Cottolengo = Mistero del Rosario distribuiti per le parrocchie o per gruppi di parrocchie –art.2 - 3 – Regolamento.

Mons. Vescovo: "Le Case della Carità si possono chiamare un frutto

profetico del Concilio" "Sono il prolungamento naturale della Messa: liturgia della

Parola - liturgia Eucaristica liturgia della Carità. a) Le "Parole Sante" sono l'elemento sensibile di cui si serve lo Spirito Santo per farci arrivare la Sua Voce, e che Egli riempie del "suo Carisma".b) Il Pane e il Vino sono l'elemento sensibile che Gesù ha scelto e che Egli transustanzia nel Suo Corpo e nel Suo Sangue, dato per noi – (quindi sacrificio – banchetto ecc.).c) I "Poveri" sono l'elemento che Dio ha indicato e scelto come la "materia" della Carità – il substrato dell'Amore = Aspettano, alla prova dei fatti, la prestazione, la realizzazione, la testimonianza del nostro amore a Cristo –

Se Parroco e parrocchiani (cioè il popolo di Dio riesce a capire che quei poveri (della Casa della Carità) sono i loro poveri, che si può familiarizzare con loro (visite, servizi, complimenti, assistenza, ricrearli pregare con loro...) che quel che è fatto loro, lo ritiene fatto a sé (Gesù) che quel modo di

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trattarli (14 opere di misericordia) saranno il tema ultimo del Giudizio finale, se si ha presente e si capisce questo, la Casa della Carità può diventare un tarlo minatore di una certa interpretazione individualistico-borghese di un cristianesimo ormai sorpassato (Concilio) ma che tutt'ora esiste in molti strati (e resiste) dei nostri anche migliori parrocchiani –

______________

Perché serva in questo senso la Casa della Carità non può avere espansioni troppo vaste, cioè non deve raccogliere comunità di poveri di oltre 20-30 persone. Deve esserci preferibilmente la presenza di ogni età e sesso per consentire un clima di famiglia...

Nasce qui subito un grosso problema .Va chiarito in anticipo perché fonte di grossi equivoci: Casa della Carità non è una

Opera di assistenza certo che si risolve in una amorosa assistenza cristiana: ma non è ne vuole essere una delle tante pie (più o meno) opere assistenziali. Non è per provvedere a una necessità che viene dal di fuori, di carattere assistenziale e sociale. Per questi motivi che nasce la "Casa" ci sono e ci saranno strumenti, mezzi ecc. in abbondanza –

ma parte dal di dentro. Cerca un piccolo nucleo di poveri, eventualmente li prende

in prestito o a nolo o li va a cercare lungo le strade e le siepi per costringerli a entrare o li compera (ce ne sono sempre nelle parrocchie o in gruppi) perché diventino quel nucleo di poveri che serve a noi – alla Comunità = altrimenti non è chiara la istituzione –

È una terribile tentazione che va tenuta presente e affrontata come una tentazione; è molto facile: quella di organizzare, inquadrare, selezionare rendere moderna efficiente, all'altezza dei tempi la Casa della Carità (rendiamola remota più che si può, teniamola lontana più che si può) –Ma allora ci sono case che...

Sono casi di supplenza I Superiori possono concedere Suore delle nostre, anche per quei casi, ma in via,

provvisoria –suppletiva –vicaria –

in attesa (?) che si risvegli nel popolo di Dio il senso della povertà e del servizio dei poveri secondo il Vangelo: nel qual caso ci sarà un afflusso abbondante di anime che anelano o in forma stabile o in forma transitoria, come ausiliari volontari temporanei all'assistenza con prestazione personale e immediata ai poveri come il Samaritano che scende da cavallo e si ferma e si dedica e si cura di Lui oneri pagando in proprio.

Il grosso problema =

molta della nostra attuale assistenza prestata dalle comunità

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maschili e Femminili, che era nata per uno slancio genuino di carità, di bisogno di prestarsi, donarsi, aiutare i fratelli, si è ridotta ad una organizzazione della assistenza; nella quale certamente entrano componenti varie: da un punto di vista sanitario: ci vogliono di certo delle persone specializzate tecnicamente preparate – "ma questa è l'esigenza moderna della carità" ma è altra cosa fatta da laici che la fanno professionalmente e per lo stipendio =

anche i grandi ordini ospedalieri sono nati per un costante contatto con il sofferente, il povero, il vecchio il deficiente, ma poi han dovuto ripiegare a posizioni di dirigenza sorveglianza, guardaroba – cucina, amministrazione – lasciando a soggetti fuori dell'ordine – (e spesso con uno spirito in netto contrasto con quello) il maneggio e il contatto degli ammalati –

È dovuto anche al fatto di mancanza di soggetti religiosi, di "vocazioni" – ma sarebbe molto interessante conoscere (fin dove si può) se è la mancanza delle vocazioni che ha fatto ricorrere a sussidiari e supplenti nel contatto con il malato... o se è questo aver troppo affidato ad altri questo delicato compito per poter meglio organizzare le grandi opere e conservarle, che ha fatto diminuire le "Vocazioni".

"Sono venuto per servire, non per comandare o essere servito" – Prendiamo i due grandi ordini ospedalieri. Fate bene fratelli di S.Giovanni di Dio e Camilliani.

Quando anche nel campo ospedaliero e assistenziale si sono creati nella società le possibilità e capacità per fare opere autonome o civiche, era forse il tempo di mollare e consegnare loro i grandi istituti e riservarsi il modestissimo ma preziosissimo compito di infermieri e servi dei malati lasciando la fatale lusinga di poter usufruire della pubblica assistenza per conservar dei beni o delle posizioni, che hanno dovuto essere sopperite da ingente numero di persone che saranno certamente all'altezza professionale e tecnica dell'assistenza al paziente, ma sono estremamente poveri di quella caldissima, appassionata carità di cui erano (e forse sono ancora) infiammati S.Giovanni di Dio e S.Camillo e i loro figlioli spirituali. Non c'è stata forse anche qui, una enorme paura di perdere dei beni, delle posizioni di privilegio, delle situazioni comode e fruttuose dal punto di vista economico, che hanno mandato avanti così le cose? È forse anche in questo delicatissimo settore la proiezione di una consistenza e possibilità (leggi potenza) mondane che ha rattrappito il correre a divenire servi di Cristo nei poveri e nei malati? e che si è verificata perfino in alcune strutture non essenziali della stessa Chiesa? Quando questa se ne è liberata Dio l'ha vivificata e rinvigorita.

È fatale che tutti gli ordini e istituzioni, nati in un certo clima e con un certo entusiasmo e zelo che derivavano indiscutibilmente dal genuino spirito evangelico, si siano assestati e seduti nel corso degli anni o dei secoli in istituzioni solide, ben piantate, ben provviste citando: nihil habentes et omnia possidentes in un modo non certo ortodosso.

La Casa della Carità è un fatto: una Casa dove si assistono

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dei poveri. La Casa, secondo le intenzioni del regolamento approvato dal Vescovo, non nasce come espansione della attività pastorale del parroco, della persona o individuo, ma in una forma ben delineata: il parroco può promuovere l'iniziativa, può caldeggiare, sostenere, procurare gli strumenti necessari, ma, secondo il sopraddetto spirito, dà vita, o accetta la Congregazione Mariana, così com'è delineata dal Regolamento cioè una Comunità, una pia unione, una società, un tipo di confraternita, nella quale il parroco è il naturale assistente o il capofamiglia, ma non l'unico e assoluto dirigente della Casa, fra l'altro alcuni membri di questa Congregazione che lui accetta sono suore, ausiliarie, novizie, cooperatori, che possono anche essere già affiatati in antecedenza o sperimentati anche più del parroco, nell'andamento, nel clima, nella familiarità della istituzione – Questa istituzione ha bisogno di un luogo, di una casa che può essere del parroco o di qualche ente, ma non muta l’impianto o l'organizzazione efficiente e vitale della medesima dalle idee o convinzioni, o esperimenti o impostazioni del parroco o di enti, ma accetta di aprire la casa con una struttura e un clima che deriva dal regolamento della Congregazione Mariana oppure non accetta la Congregazione e non entra in essa e nello spirito di essa e la fa per conto proprio. Ma allora Suore, ausiliari e congregati non hanno ragione d'essere,molte volte non sono tenute per nulla al corrente dell'andamento… amministrativo della Casa, non possono suggerire, approvare o disapprovare certe modifiche d'impianto ecc. – e subiscono più o meno esemplarmente quanto vien comandato di fare, come brave "ossequienti" serve –

È ben vero, che in casi di supplenza e certo marginali ed eccezionali per volontà del Vescovo un gruppo di suore può prestare la sua opera alla stregua di altre congregazioni, puramente per l'esecuzione materiale di una certa assistenza e presenza nella Casa, come sarebbe accettare in via sempre suppletoria e occasionale, una Casa di Cura, un ricovero, una colonia, un asilo, una Casa di riposo e via dicendo ma allora, sempre in via eccezionale ben chiaramente espresso e dichiarato nell'accettazione della prestazione da parte delle suore, c'è almeno una speranza di addivenire col tempo ad un impianto di una vera Casa della Carità con la sua regolare impostazione e struttura di una famiglia particolare secondo lo schema del Regolamento – altrimenti vi è una presenza di suore puramente per una supplenza, purché si provveda con altri soggetti per ora non rinvenuti; di carattere transitorio – Ma lo schema della Casa della Carità, così come è concepito nella sua struttura e intenzione e nella prassi abituale delle Case della Carità è quella del Regolamento non modificabile se non dai legittimi rappresentanti di esso. Quindi: il parroco, o comitati o enti, se non ritengono di accettare e aderire a quella struttura, molto serenamente mettono in libertà i soggetti (personale) presi inizialmente e trovano le persone adatte ad attuare e vivere uno schema diverso di vita e di impostazione della Casa della Carità.

Concludendo: o la Casa nasce, vive, si sviluppa secondo lo schema del regolamento iniziale e allora tutta la Congregazione

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(cioè suore e preti e laici che vi aderiscono) sono impegnati, si mettono a disposizione, danno la loro prestazione per il funzionamento della Casa, con mutui aiuti e scambi di servizi e di mezzi se necessario per il buon funzionamento della medesima e per il raggiungimento degli scopi del regolamento iniziale – e allora: parroci, comitati, enti, o altro accettano e concorrono nella misura che ritengono opportuna e che ne sono capaci, al raggiungimento di questi scopi, dando una preziosa opera di collaborazione e di assistenza o partecipazione al funzionamento dell'impianto; oppure non si accetta lo schema approvato (e sembra anche collaudato) e le suore o altri vi rimangono fino a quando non si è provvisto diversamente – Non è possibile tribolare, pregare e soffrire per molto assai per indurre, formare e preparare Suore e collaboratori per assimilare lo spirito che deriva da quello schema iniziale e poi dover consentire che quei medesimi soggetti vengano a trovarsi in condizioni di notevole disagio di ogni genere, perché direttive e impostazioni per la Casa vengono da enti o parroci o comitati, che forse nulla hanno acquisito e capito di quello spirito o, quanto meno, non hanno intenzioni di accettarlo perché ritengono più validi altri schemi o altre strutture –

C'è una precisa e abbondante documentazione in materia che dimostra la incongruenza di certe situazioni e i disagi (a volte molto gravi) in cui vengono a trovarsi delle povere anime (le suore) che non avranno nessuna qualifica particolare, nessun dato ufficiale e nessun crisma speciale, ma che si sono consacrate e votate al totale servizio e assistenza di poveri, deficienti e abbandonati; e non cercano per sé che la serenità d'imparare sempre meglio a servire umilmente Cristo nei poveri – che non chiedono nulla per sé ma pensano di equipaggiare la Casa di quei beni di vario genere di cui la Casa ha bisogno: nell'ordine materiale, economico e in quello anche religioso soprannaturale –

Voglia il Signore convincere sempre più le anime a capire queste forme e queste intenzioni, per aumentare sempre più il numero di coloro che si offrono per i poveri in questo clima di fraterna e famigliare convivenza che viene chiamata

Casa della Carità

Deo Gratias et Mariae finito – 13.6.1967

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REVISIONE DELLE REGOLE- (25) -

Appunti fatti da Don Mario durante due incontri tenuti a Pietravolta con le Suore, prolungatosi fino a tarda notte per commentare insieme alle presenti, articolo per articolo il Regolamento del 1956In questo periodo Don Mario pensa di fare un Capitolo Generale (che si farà poi nel ’72) perché sente con urgenza la necessità che le Suore approfondiscano lo spirito della Casa della Carità e della loro vocazione per non soccombere alla logica della mentalità assistenziale.

Le Case della Carità vengono prese di mira da contestazioni varie e sono oggetto di ispezioni da parte della Provinciale Amministrazione di Reggio Emilia.

12-25 gennaio 1971===================

Revisione delle “Regole”______________________

1) In una ‘’Commissione’’ elaborare le varianti (aggiunte o soppressioni o chiarimenti) 2) proporre: a) alle suore quanto loro compete

b) alla "Congregazione" Generale i primi 12 articoli l’ordinamento l’ausiliariato -

e la leva ausiliari===================

sottoporre il tutto al Vescovo e chiedere: 1) la pubblicazione nel bollettino Diocesano 2) chiedere che un membro sia “auditore permanente” al Consiglio Pastorale Diocesano.

*E i "fratelli della Carità"? Vedere lettera del Vescovo e regolamento: spirito e pratica dei voti? può farsi in privato? rimanendo in famiglia? gli sposati?

Potrebbero essere scelti fraCooperatori e Ausiliari.

Dio ci illumini e la Beatissima Vergine!

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Osservazioni sulla "Regola" 1 - . 18-1-’71I primi 12 articoli -

due cose: carità che è misericordia perdono

art.2 e gioia

sorelle minori = si consacrano art.9 attendono lo sposo

alimentano lampade con Carità ed esultanza

art.2 = Carità che è: a) misericordia di Dio per noi e altri b) gioia e beatitudine -

art.9 = sorelle Minori consacrate a: a) attendere lo Sposo b) alimentare lampade con Carità ed esultanza Note al: __________________________________________________________________art.l - Non essendovi in Diocesi di Reggio Emilia una casa di religiosi Gesuiti, che hanno per costituzione il diritto di erigere la “Congregazione Mariana’’ il Papa Pio XII con la ‘’Bis Saecularis” concede al Vescovo di erigere la detta “Congregazione Mariana” – _______________

1 “ la Regola di cui parla è il ‘’Regolamento provvisorio delle C.M.d.C.d.C. del 19 Gli articoli cui si riferisce si possono trovare a pag. 171 del Manuale.

scopi speciali: a) si consacra a una vita contemplativa e attiva

contemplativa (carmelitana) Ricerca - adorazione di Dio nei poveri Riparazione dei peccati propri e altrui nella carità

Esercizio di Fede = iniziazione alla gioia e beatitudine promessa dallo Spirito Santo coltivazione della ora; ‘’credidimus charitati’’ nei s: poveri le opere di misericordia producono del bene nella Chiesa quindi anche in noi cioè ci

rendono migliori imponendoci sforzo ascetico di perfezione o santità sollecitano una ric della Parola

rivelata e l’uso Sacramenti

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di Speranza = fiducia e abbandono al comando di Gesù ‘’amatevi” - è quello che produce il Bene anche futuro

di Carità = ama Dio, Gesù,nei poveri scopre numerosi aspetti della Bontà di Dio e della realtà del peccato ama con tutto il cuore, l’anima; le forze lo spirito -

attiva - Serve in ogni forma e modo ifratelli per Cristo e in Cristoe tenta di suscitare in loroconoscenza e amore del Signorequando è possibile li educa al-l’accettazione della sofferenzacome contributo alla santificazione,alla espiazione e Ripazione di Cristo. Curano l’apostolato e diffusionedi questo impegno nei cristiani.

Cose un po’ chiarite (?) nei 5 punti dell’art.3 esempi omologhi: chi si consacra all’adorazione perpetua e

riparazione - alla vita claustrale al monachesimo e all’eremo o al deserto

non cerca altro che quanto sopra

vita contemplativa chi si consacra alla vita attiva vuole la carità nei

suoi molteplici aspetti delle Opere di Misericordia spirituale e corporale

Come è possibile, in certe Case, vivere l’articolo 3 - ? Parafulmine = non è una nozione pietistica o una pia

intenzione, o uno scopo recondito e tutto soprannaturale, ma un segno, un fatto, una proposta visibile perché tutti possano

vedere che: se ci sono dei luoghi, delle case, degli ostelli, degli alberghi dove si mangia e si vive bene, dove la mondanità può essere nel suo luogo e a suo agio, dove ci si di-

Nights verte o si gode la vita, dove forse anche si pecca

ritrovi in moltissimi modi (non solo contro la cosiddettacovi moralità sessuale, ma dove si sperperano soldi,club dove si ingiuria pubblicamente chi soffre o chi

noncinema ha, dove ci si abbandona qualche volta a vere

spe-balere culazioni, a paurosi contrabbandi, a violazioni

distadi norme civiche e igieniche ( e molte altre cose),

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ecc. a propagande di violenza e di corruzione, si possa

anche avere una casa dove si soffre, si prega, si cerca di vivere in un clima evangelico di fraternità, di sopportazione e dove la stessa condizione di vita sia una riparazione visibile,

un gesto di discreta protesta, una testimonianza e un esempio di penitenza, di povertà, di provvisorietà che forse scarica la Divina Giustizia (vedi Sodoma

e i giusti) dove i “giusti’’ non sono i dirigenti o gli operatori, o le suore o gli ausiliari ma i

poveri deficienti e abbandonati. lenzuolo : ‘’Quante cose Dio perdona per un’opera di

misericordi (Manzoni Lucia) Come l’elemosina copre una moltitudine di peccati (vedi Scrittura in molti testi) Come c’è una

chiesa edificio dove uno con la sua fede (perfetta o imperfetta, giusta o superstiziosa,

interessata o altruista) può entrare e compiere un gesto, un rito, fare elemosina, accendere una candela, fare visita, un pianto silenzioso e segreto, una confessione, una conversione) -

Così c’è una Casa dove altri gesti, con o senza fede, liturgici o profani, ispirati o occasionali possono essere compiuti da alcuni o da molti,

anche fra quelli che non trovano facilmente la ‘’Chiesa” o che non sono condotti a quegli altri gesti di cui sopra. E forse non sono meno graditi al Buon Dio; e possono essere veicoli di grazia, di compunzione, di conversione, di ritorno a Dio, di pace, di serenità

Scuola - Palestra: un cristiano, anche praticante, ma anche un non

credente se vuole può trovare modo nella Casa, purché ordinata in un certo stile, che abbia una certa “apertura”, accoglienza.

disponibilità, priva di istituzionismo. di norme, di orari. di schemi, di separazioni, di regolamenti, di allenarsi, di esperimentarsi, di verificarsi, di inchinarsi, di contagiarsi soprattutto di persone che creano disagio.

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“CREDO CHE IL SIGNORESTIA LAVORANDO SODO PER LACONVERSIONE DI QUALCUNO”

- (26) -

Pagine scritte su un suo quaderno di appunti in una calligrafia bella e ben leggibile.Le scrive la mattina del 27.09.1972. Nella serata durante una celebrazione eucaristica nella Cappella Vescovile Mons. Baroni, presenti don Mario, don Zanni e una decina di giovani, dà inizio al ramo dei Fratelli della Carità.

27–9–1972

Credo che il Signore stia lavorando sodo per la conversione di qualcuno. Deo Gratias et Mariae.

I Fratelli della Carità = Non so come, o meglio lo so benissimo, Dio abbia guidato le cose a oggi = S. Vincenzo de Paoli – SS. Cosma e Damiano m. –! Le "letture" – il Salmo 100 – !!

Non so come chiamarli – Forse i Signori della Carità! in un certo senso mi piacerebbe: anche ... il Signor Vincenzo chiamò (o furono chiamati i suoi) i Signori della Missione – C'è tutta la nobiltà e ricchezza del termine – Forse i piccoli Fratelli della Carità. Anche questo mi piacerebbe perché ci ricorda un grande Santo: Carlo de Foucauld. È tutto un programma – (a parte che ... ci sono alcuni "giganti" che farebbero un po' dire qualcuno). –Don Dino Torreggiani vorrebbe farne dei Servi della Chiesa – Forse anche questo termine è molto pieno di significato ma ci sono già loro: una certa parentela e affinità mi pare che ci sia; però c'è anche qualcosa che ci distingue – È vero che un aiuto ce lo hanno dato con "affittarci" per qualche tempo Mario Predieri per iniziare questa nuova famiglia. Don Giuseppe Dossetti ci ha insegnato molte cose e molto buone ma pare che il Signore porti quella famiglia per altre strade. Pure conservando con loro una simpatia e venerazione, mi pare che Dio li voglia per un'altra strada – Don Andrea Gasparino, di Cuneo, con la Sua Famiglia dei Piccoli Fratelli e Piccole Sorelle, sulla scia dei P. F. di Carlo de Foucauld, Ci potrebbero essere di molto esempio e di molto aiuto, come lo saranno per alcune preziose pubblicazioni del loro "Centro Miss." soprattutto i "Consigli Evangelici" 1971.Ci sono anche i "Miles Cristi" di Giuseppe Lazzati di Milano

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che ci potranno aiutare non poco – Bisognerà prendere contatti e conoscere come da vari anni hanno vissuto in pratica i Consigli Evangelici.

* Non va dimenticato tutto il movimento che lo Spirito Santo è andato suscitando durante e dopo il Concilio in favore di una restaurazione del Diaconato permanente come vero elemento carismatico atto a produrre nella Chiesa un vero servizio al formarsi e mantenersi della Comunità ecclesiale, allo sviluppo della dimensione missionaria della Chiesa e a un rinnovamento della Pastorale ecclesiale – I recenti e ormai numerosi documenti della Chiesa ne fanno fede. È molto importante per questa nuova famiglia, se Dio lo vorrà, tenere molto in considerazione e attenzione quel movimento e seguirlo da vicino anche per eventuali chiamate di Fratelli a quel Servizio permanente e a Dio piacendo anche al Sacerdozio.

* Soprattutto è di fondamentale importanza e di utilità per noi, la meditazione dell'Enciclica Pontificia di Paolo VI del 29 giugno 1971 "Testimonianza Evangelica" sulla vita religiosa e i Consigli Evangelici.

* Non va pure taciuto che questo mese di settembre '72 ha riunito la moltitudine dei preganti dell'Apostolato della Preghiera in tutto il mondo intorno all'intenzione promossa dal S. Padre per la comprensione e la pratica dei Consigli Evangelici.

* Tenuto presente tutto quanto è detto sopra, mi pare conveniente però precisare uno "stile" e uno "spirito" che potrebbe individuare bene la nuova famiglia: Lo Spirito Carmelitano e lo stile del permanente e personale servizio dei Poveri secondo la tradizione delle Case della Carità –

+ Spirito Carmelitano –

La ricerca e la comunione di Dio e con Dio Padre per Gesù Cristo nello Spirito Santo guidati e accompagnati da Maria SS.ma

Dio: per sé stesso, per la Sua Gloria, per la Sua Santissima Volontà, per il Suo Regno, per la Sua Lode, per il Suo Dominio Assoluto di noi, per la Grazia della entrata in Lui e della Unione con Lui qui in terra per la Visione e il Dono nella Beatitudine del Paradiso.

Dio nel Suo Cristo, nella Sua Chiesa, nei Suoi Figli (tutti gli uomini) nei Suoi Santi di tutti i tempi, nei fratelli defunti e viventi in Lui

Dio specialmente nei Suoi poveri (quelli delle beatitudini e del giudizio finale)

+ Stile e Servizio ai fratelli più poveri (vedi: Carmelitane Minori della Carità) nei quali come nella Parola e nella Eucaristia

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vi è tutto Cristo:

Si serve, si adora, si celebra, si loda Dio in loro, con gioia e con premura come per la Parola e l'Eucaristia. E si cerca Dio in loro come si cerca nella Parola e nella Eucaristia. E si usano i Poveri come si usa della Parola e dell'Eucaristia. Quindi si cerca di mettere tutto il culto e la Liturgia che si ha per la Parola e l'Eucaristia anche per i Poveri.

POVERI: È questo il punto specifico che ci differenzia dal Primo Ordine Carmelitano: qui silenzio, clausura estraneità al mondo per servire Dio e i fratelli tutti – che sono tutti Poveri – in una dimensione tutta spirituale e interiore.

Si potrebbe dire: si cercano tutte le anime in una direzione ascensionale e verticale in Dio, si tende a Dio e si trovano tutte le anime e si servono in Lui veramente e totalmente ed efficacemente. Direi in una immobilità dinamica che rispecchia quella della Trinità in Se Stessa.

Per noi: è la medesima ricerca di Dio e della sua Gloria ma non nella ascensione verticale, ma nella discesa ed espansione orizzontale che rispecchia il dinamismo pellegrinante della Incarnazione del Verbo di Dio: quindi non clausura ed estraneità al mondo, ma apertura e immersione nel mondo. Ed avendo Gesù nella sua Incarnazione scelto e prediletto i poveri, sulla sua strada e col suo aiuto si cerca di incarnarsi totalmente nel mondo come Lui e si cercano i poveri come un modo inventato da Dio per essere veramente incarnati: la scarsa o nessuna attrattiva naturale per i poveri e chi soffre (come i "nostri" poveri) ci aiuta a verificare lo spirito di fede continuo che è necessario avere per vedere e seguire Lui Incarnato. E ci aiuta anche a conservare la gioia e beatitudine che Lui ha promesso a chi vive così.

Carmelo attivo quindi ma nella continua ansia contemplativa. O contemplazione attiva fuori dal chiostro con oggetto immediato Cristo nei Poveri. Tutta la pedagogia del Carmelo contemplativo e claustrale è di nuovo usata e conservata in questa "nuova forma" di contemplazione.Teoricamente ... se Dio mi permette l'espressione, sarebbe una ricomposizione dell'equilibrio tra vita attiva e vita contemplativa. Se può usarsi un paragone, direi: è una continua ascensione verso Dio sulle ali della Contemplazione e Azione; con la precisa clausola e condizione che: tanto si vola quanto le due ali crescono insieme e sono equilibrate, senza alcuna accentuazione per l'una o per l'altra, pena l'impossibilità di volare –

Non so bene se sia chiarita sufficientemente la vocazione "Carmelitana Minore" che dovrebbe essere quella delle Sorelle e

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dei Fratelli. Ma confido pienamente che il Buon Dio, se lo ritiene utile, lo farà Lui Stesso comprendere a quanti si sentono chiamati a questa forma di perfezione.

Azzarderei una parola oggi ritornata comune: è questo il Carisma della nostra Famiglia che il Buon Dio attraverso il Figlio e nello Spirito Santo si è degnato di manifestare gradatamente alle Suore e ai Fratelli e che pare verificato e approvato dal Vescovo nostro e da altri vescovi. Un modo, ormai entrato, per riassumere questo "spirito" che unisce strettamente la Casa della Carità all'Eucaristia – mistero permanente della Gloria e Lode a Dio qui in terra e segno continuato della Incarnazione nel suo totale annientamento – pare sia la seguente: La Casa della Carità è il prolungamento della Messa o Mensa Eucaristica nella Mensa dei Poveri = Liturgia della Parola Liturgia del Corpo e Sangue Liturgia dei Poveri

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O S. CHIESA DI DIO !!!- (27) -

Testamento come preghiera.Scritto nel quaderno di appunti durante gli Esercizi Spirituali che don Divo Barsotti predicò ad alcuni Fratelli della Carità presso il centro di spiritualità di Marola.

24 agosto 1976

"Non so quando muoio e non so come e dove – ma in qualsiasi evenienza, come sono contento di avere avuto questa immensa, gratuita fortuna di essere nato e vissuto nella Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica e aggiungo, a scanso di equivoci, Romana e Reggiana! – Spero fermissimamente che il Signore mi farà la Grazia di morire in questa Chiesa. Non so quel che mi aspetta e quel che può fare una povera anima: ma prego il Buon Dio a darmi questa Grazia di morire nella Chiesa, questa di oggi che poi è quella di domani e di sempre – Con il Suo Papa, con il Suo Collegio Episcopale, con il mio Vescovo, con questi miei confratelli, con questi miei fedeli del Popolo di Dio. In mezzo a tutte le nostre povere miserie c'è però questa ricchezza e questa certezza, di essere con Cristo se si è con la Chiesa. E se anche mi dovesse capitare di perdere ogni nozione, ogni chiarezza o dovessi trovarmi in situazioni le più curiose e strane o le più dolorose e terribili, spero e prego di non distaccarmi mai dalla Chiesa.

E se mi fosse richiesto spero che Dio mi conceda per pura grazia Sua di morire anche per la Chiesa. Amen.

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ULTIMO TESTAMENTO6 luglio 1979

- (28) -

Ultimo testamento.Scritto nell’ultima giornata degli Esercizi Spirituali cui partecipò con i Sacerdoti della diocesi ed insieme ad alcuni Fratelli della Carità, presso il centro di spiritualità di Marola.

Marola, 6 luglio 1979 I venerdì del mese

S.Maria Goretti

Testamento

Caro Gesù, non è uno dei consueti incontri quello che farò quando ti comparirò davanti. Ti prego di usare tutta la Tua Grande Misericordia.

Spero che il Cuore Immacolato della Tua Santa Madre, che, nonostante tutto, ho sempre amato e pregato, mi aiuti nell'ora della mia morte; e con Lei S.Giuseppe carissimo e tutti i Santi e gli Angeli di Dio.

Ti ringrazio, Signore, di avermi creato, fatto cristiano e sacerdote e di avermi conservato e sopportato fino ad oggi.

Ringrazio immensamente la Santa Madre Chiesa che mi ha accolto, custodito, nutrito e curato nelle mie molteplici miserie e peccati: la Madonna, gli Angeli e i Santi mi aiutino a farlo.

Grazie, Gesù, per il caro D.Anselmo Pioppi che mi ha battezzato, per il burbero e carissimo D.Wenceslao Costi, mio parroco che mi ha insegnato la dottrina e mi ha ammesso ai primi Sacramenti e mi ha tenuto vicino fino alla soglia dei 17 anni, quando mi ha rivestito dell'abito talare e mi ha avviato al Seminario.

Grazie, Signore, per il caro D.Sereno Bassi, Don Domenico Benevelli, Don Ottorino Zannoni che mi hanno molto aiutato ed edificato nella mia preparazione al Seminario.

Grazie, Signore, per tutti i confessori e direttori spirituali che prima e durante il Seminario e dopo, fino ad oggi mi hanno aiutato nel mio Sacerdozio.

Grazie per il Vescovo Brettoni che mi ha Cresimato e poi ordinato prete; il carissimo Vice-Rettore D.Giuseppe Farioli, il Rettore indimenticabile mons. Antonio Colli, il suo degno successore mons.Garimberti, e tutti i carissimi professori e amici che mi hanno aiutato nel Seminario e fuori.

Grazie a D. Dino Torreggiani che mi ha scritto la prima… letterina d'amore per invitarmi in Seminario. Grazie anche

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all'infelice mio insegnante e Vicario Generale che per un mistero di Grazia ha aiutato tanti preti e poi per un altro oscuro mistero ha lasciato la Casa del Padre, almeno quaggiù!

Grazie per il carissimo D. Alboni che mi ha preso con sé appena prete, per D.Antonio Ugoletti della Pieve di Castelnuovo Monti che mi ha tenuto per un anno e mezzo come cappellano, volendomi molto bene, e grazie per l'indimenticabile D.Bruno Pattacini di Cadè.

Grazie per il dono di aver tenuto all'altare a Fontanaluccia tanti sacerdoti e grazie anche per il dolore della perdita di uno di quelli.

Grazie per i Missionari della parrocchia e per i parroci antecessori, che hanno preparato un clima così cristiano e impegnato per la parrocchia.

Grazie per il Vescovo Mons. Socche che ha tante volte visitato le nostre povere opere e che le ha benedette e approvate.

Grazie per Mons. Baroni che ha tanto amato e propagandato le Case della Carità e che mi ha voluto così bene da soffrire con me e per me.

Grazie Signore per i Sommi Pontefici che ho venerato nella mia vita dal Santo Pio X al veneratissimo Giovanni Paolo II attuale Glorioso Pastore.

Spero Signore che anche le sofferenze del Venerato Paolo VI e di Giovanni Paolo I abbiano giovato alla S.Chiesa e a me.

Grazie per questa strana tua scelta nel rendermi strumento, non so quale, per avviare la famiglia delle Carmelitane Minori e dei Fratelli della Carità e di averli seguiti poveramente ma con sincero affetto e dedizione fino ad oggi.

Se saranno "cose che durano" andranno avanti, con l'aiuto di Dio e della Madonna; se dovranno finire spero che abbiano contribuito per un po' a preparare e concimare la porzione di terreno della S.Chiesa per la nascita o crescita di qualche anima veramente santa che faccia quello che io (e ne chiedo perdono a Dio) e forse anche altri, non abbiamo saputo fare.

Grazie Signore per tutti i miei famigliari, specialmente le sorelle Maria e Ida che dal lontano 1938 fino ad oggi mi hanno premurosamente e saggiamente assistito e aiutato e soprattutto sopportato.

Grazie a tutti gli Amici Preti, Religiosi laici soprattutto, i giovani che mi hanno tanto sopportato e aiutato nel mio sacerdozio.

Grazie soprattutto ai Poveri che mi hanno aiutato a conoscere di più il Signore e una ricchissima fetta di umanità piena di tesori e risorse di ogni genere.

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INCONTRO CON MADRE TERSA DI CALCUTTA- (29) -

Lettera scritta da Bombay “a tutti gli amici” di Italia e Madagascar per comunicare la gioia dell’incontro con Madre Teresa.L’Arcivescovo di Bombay aveva chiesto alle Carmelitane Minori la loro disponibilità a collaborare in un progetto per i lebbrosi con le Suore di Madre Teresa.

INCONTRO INDIA - CALCUTTA CON M.TERESA

del 23-4-81

+ 19/4/81 Pasqua di Risurrezione

È ormai un po' di tempo che non diamo notizie. Anzitutto come abbiamo passato questa Pasqua Indiana. Descriviamo un po' la Settimana Santa con un particolare rilievo ai primi tre giorni che D.Mario e Romano hanno passato a Calcutta ospiti di Madre Teresa. Partiti i nostri amici Sante e Luigi con alcune Suore del PIME Domenica mattina, ci siamo trovati tutti alla funzione delle Palme: una lunga lista di una specie di ''pavera" per tutti e alcune belle ''palme intrecciate" preparate da vari. Alla sera delle Palme una grande processione in mezzo al villaggio con Gesù che porta la Croce, seguito dalla Vergine Addolorata. Al ritorno nella piazza il ''lamento della Veronica'': una ragazzina opportunamente abbigliata canta un brano della S.Scrittura e mostra a tutti l'Immagine del S.Volto. Due opportune Omilie, all'inizio e al termine della Processione, spiegano nelle lingue locali il significato. Si conclude con il bacio dei piedi del Signore e della Vergine (segno locale di grande venerazione - visto ripetere svariate volte con Madre Teresa e noi ospiti, da numerose persone anche a Calcutta). Lunedì mattina molto presto, mentre continua in casa l'Adorazione, il Padre e fratel Romano partono per Calcutta; Mons.Arcivescovo aveva sollecitato questo incontro. Arrivati bene dopo due ore di volo e cercato la Casa Madre delle ''Missionarie della Carità" veniamo accolti… come vecchi amici nella ospitalissima Casa di Madre Teresa: un unico fabbricato a tre piani con due modesti cortili interni dove brulicano come api in un alveare quasi quattrocento Suore, Novizie, Postulanti: è uno dei vari centri di formazione. È incredibile come si muovano rapidamente e con la più grande disinvoltura. Inoltre … chiunque, per un qualsiasi motivo, è accolto nel primo

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dei cortiletti che funge da portineria - parlatorio e viene data rapidamente evasione ad ogni richiesta. Entriamo anche noi e dopo una piccola sosta siamo accolti da Suor Federica: una suora di Malta, che parla benissimo italiano; ci fa salire alla grande e nuda cappella, dove troneggia un grande Crocifisso con a lato le parole ''Ho sete'' - il Tabernacolo, una Statua della SS.ma Vergine Immacolata e l'altare. Niente banchi o inginocchiatoi o stuoie: tutti … per terra. Le suore, compresa M.Teresa, girano per casa… scalze in segno di povertà e tutti in cappella scalzi in segno di riverenza. Durante la visita del SS.mo arriva Madre Teresa che prega un po' anche lei e poi con il più amabile dei sorrisi ci invita a sedere su una panca in un piccolo terrazzino … di passaggio: prende un panchetto anche lei e Suor Federica che è la sua prima Assistente e Consigliera. Il colloquio è cordialissimo e sobrio: solo l'essenziale. Ma questo … essenziale diventa abbondante per la esposizione del "suo" piano per Bombay e per l'accurata lettura dei primi articoli della nostra Regola e del Regolamento Provvisorio dei fratelli. È soddisfatta perché trova molte affinità con il ''suo spirito''. Rapidamente predispone una visita … a numerosi suoi Centri Operativi, accompagnati dalla sua Consigliera e da un'altra suora. Intanto è … venuto mezzogiorno e … D.Mario dice la S.Messa in italiano, con letture anche in inglese fatte da Romano e … si conclude in cappella con un centinaio di Novizie (quelle che non sono impegnate in svariati servizi) il primo … Round! Madre Teresa in persona....... ci serve un abbondante pranzo e poi … scompare. Non sono neanche le 14 che ha già procurato una piccola ambulanza e ci accompagna alla porta … scusandosi di non venire con noi per … alcuni impegni (quanti sono? Dio solo lo sa!) Tornerà verso il tardi al nostro ritorno. Intanto ha già predisposto una visita al Card.Arcivescovo e il nostro alloggio presso i Padri Gesuiti nella … immensa Casa - scuola presso l'Arcivescovado. Visitiamo il primo centro lebbrosi … nei sobborghi di Calcutta (cioè 25 + 30 Km dalla Casa Madre!) … lungo la ferrovia. Un interminabile capannone in muratura lungo … oltre un chilometro! Semplicissimo, povero e pulito. Ospita: dispensario, sale di medicazione, degenze dei più gravi, uomini e donne, dormitori per i lavoratori e lavoratrici a numerosi telai a mano; altri fanno i ciabattini, altri i falegnami, muratori, ortolani, boari, allevatori di polli, conigli, maiali e… pesci: in una grande piscina scavata da loro. Al termine del capannone un villaggetto per famiglie intere, ciascuno con la propria casetta. Fino a poco tempo fa la guida della grande famiglia era tenuta dalle suore, ora è diretta e assistita da ''fratelli della Carità" sempre di Madre Teresa. Dappertutto: semplicità, povertà, pulizia e molta laboriosità. Tutti si guadagnano da vivere. Le famiglie sono autonome; per gli altri funziona una grande cucina comune. Quanti sono? Oltre 100 sono stabili; un'altra cinquantina è in cura e può essere

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dimessa; un numero imprecisato viene, è portato, è … precettato … ma poi se ne va. E tutto va bene! Dopo un'amabile visita al Cardinale, si ritorna da Madre Teresa: si progetta un viaggio per domani a 250 Km. da Calcutta per un altro grande villaggio - lebbrosi. Poi è già notte:dai P.P. Gesuiti e … arrivederci domattina all'alba. Martedì = prima dell'alba siamo di nuovo alla Casa Madre … già in fermento. Madre Teresa ci prepara un buon..... viatico per il viaggio e ci accompagna alla porta. Immensa stazione ferroviaria di Calcutta: si arriva in macchina … fino ai treni. Partenza - linea elettrificata, si cammina bene - dopo 4 ore di treno e svariati Rosari (è ''regola'' che per strada, in viaggio, a piedi, in autobus o altro … si prega!) si arriva ad Asansol, grande città.... dove c'è una Casa di M.Teresa (una delle … 100 e passa in India); poi un'ora di macchina e siamo a Santinagar. Villaggio di lebbrosi: convento con 24 suore, sotto la guida di Sr.Francesca Saveria, una delle prime compagne di Madre Teresa, in India da 47 anni: è una iugoslava, croata, energica, bersagliera, onnipresente … con i suoi 67 - 68 anni! Messa in cappella e ufficio. Poi pranzo … abbondante. Riposino: ma non si comincia neanche: che s’inizia la ''visita" dopo un po' di preghiera. Cinque, sei, sette … padiglioni, semplici, poveri, lavati e … qualche centinaio di lebbrosi: molto gravi, gravi, in attesa di operazione, post operati, convalescenti, ospiti permanenti, ospiti di passaggio.... toh! questo è arrivato ora, e quest'altro! E … tutti fanno qualcosa: compreso chi soffre e si lamenta o fa per sé o per altri fisioterapia o qualche altro servizio. A ragionevole distanza, nella campagna coltivata dai "permanenti" e dagli occasionali che possono, numerose casette ospitano famiglie di lebbrosi. E i figli non malati di genitori malati? Sono raccolti e conservati a parte dalle suore. Qui si inserisce un discorso grosso di M.Teresa: "le vostre Case della Carità mi sono necessarie, perché in India non ce ne sono, della vostra fisionomia di "famiglia''; anche per togliere dai nostri ambienti numerosi ragazzi e giovani che restando.... segregati nei lebbrosari, non trovano inserimento facile nella società. Dirò al Ministro che queste case sono necessarie in India e che servono anche a me. E questo per gli eventuali visti: se no.... verrete con noi in altre parti del mondo: purché siate fedeli al vostro Carisma: non abbiate paura, Dio vi darà l'aiuto necessario!'' Quando ha fatto questo discorso siamo rimasti sbalorditi e ..... lusingati. Ma poi sarà come Dio vuole! Ritorno a Calcutta..... che è già notte = dai P.P. Gesuiti che sono tutti al letto e cerchiamo un.... ragionevole riposo: fa anche abbastanza fresco: ma ..... l'alba incalza ed è già ora dell'ufficio e di una prima Messa in casa concelebrata. Colazione e..... prima delle 8 siamo alla Casa Madre: è tutta inondata di acqua e sapone per le pulizie mattutine, dopo il servizio liturgico. In un batter d'occhio la casa, i shari..... e tutto il resto è lavato (secchi, scope, stracci, spazzettoni

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sono.... innumerevoli) e M.Teresa fa portare un tavolinetto nel solito terrazzino.... di passaggio e...... si comincia a compilare dei documenti: una prima bozza di una lettera al Ministro, un'abbozzo sulle Case della Carità per lei e per i vescovi.... e viene l'una. Pranzo dai Gesuiti (alla II tavola) e … riposino perché nel pomeriggio (ma è già pomeriggio!) c'è da andare al tempio della Dea Kalì dove M.Teresa ha raccolto i moribondi dal lontano 1952 e ne ha già mandati in cielo oltre 19.000, mentre ne ha raccolti e …salvati per quaggiù oltre 26.000: tutta gente che prega per lei! Dunque, dicevo, c'è da andare da loro a dire una seconda Messa: e verrà anche lei, anche se ha … altri impegni. Passando per il ... grandioso centro di Calcutta, mentre si dice il Rosario, arriviamo al tempio ora trasformato e adattato allo scopo. Un nuvolo di ragazzi e adulti corrono a salutare M.Teresa. Entriamo: due o tre grandi reparti con bassi lettini e … alcune suore con mascherine sterili, stanno facendo il.... primo trattamento ad alcuni nuovi arrivati (bagno, pulitura, medicazioni quando è possibile e sistemazione su uno dei lettini). M.Teresa passa di letto in letto e saluta tutti: uomini, donne, vecchi e ragazze … perché la morte anche fra i più poveri dei poveri miete le sue vittime ad ogni età. Una signora indiana con una grande macchina viene a prelevare M.Teresa: ci sono 4.000 operai di una ceramica che festeggiano una ragazza sordo-muta (di 18 anni handicappata che lavora in quella fabbrica) come l'operaia migliore di tutta l'India; è di ritorno da Delhi dove ha ricevuto dal Presidente della Nazione una medaglia e diploma. Ma c'è la Messa! Aspetteranno (in India sono … abituati ad attendere e non si scompongono). Dunque diciamo la Messa in quel tempio ex - pagano, divenuto santuario di sofferenza, di morte e di Risurrezione! Dopo la Messa siamo invitati anche noi ad andare con M.Teresa. Nella via adiacente alla fabbrica una folla di gente saluta la madre. Dentro all'ampio cortile e dietro le vetrate dello stabilimento gli operai e le autorità che attendono. Grande ovazione. Discorsi in varie lingue. Offerta di grandi "bouquet" di fiori (oh! che belli per la nostra Cappella, per domani Giovedì Santo! commenta a bassa voce M.Teresa). Poi un suo saluto, grandi battimani; premiazioni; visita alla sala di esposizioni: belle ceramiche da tavola e … varie statuine: M.Teresa: "Se avete dei pezzi … scadenti o mal riusciti, dateli pure a me, serviranno ad arredare un po' la casa a qualche coppietta di poveri!" Nel ritorno: "quello è il convento delle suore di Loreto in cui la Madre era insegnante prima della chiamata, dice Sr.Federica. Madre, ci ritorna qualche volta? Risposta: Non ho mica tempo!" Siamo di nuovo a Casa Madre. Molti punti "del documento" vengono chiariti o rifatti dalla Madre, poi dice: "Adesso è tardi, ci penseremo e ci pregheremo su stanotte: domattina sarà pronto. Buonanotte". E andiamo dai P.P. Gesuiti. Ma come si fa a dormire, mentre lei

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sta lavorando e pregando per noi? Non ci rimane che … fare un po' di guardia al Signore a turno … perché domani sia pronto tutto! Giovedì Santo - ore 5.30 ci vengono a prelevare; diciamo una Messa prima di partire … non si sa se arriveremo a Bombay per la Messa della Cena! Ci sono tutte: una folla! Messa un po' in inglese, un po' in italiano. Romano mi aiuta! Non fanno la S.Comunione, la faranno alla Cena. Canti, omilia … molta gioia. Dopo Messa: ufficio e colazione. Poi la Madre ci consegna una lettera per l'Arcivescovo di Bombay e per il Ministro; una copia per noi, una per il nostro Vescovo; tiene nostra “proposta” in italiano e in inglese per i Vescovi. Alcuni piccoli autografi per tutti: uno perfino scritto sulle nostre Regole! Ci salutiamo commossi. Andiamo con Dio e con due suore che ci accompagnano all'aereoporto. Ma non è finita: c'è un'ultima opera da vedere: non lontano dall'aereoporto: quella per handicappati mentali. Facciamo il punto: due lebbrosari, i "bambini", gli handicappati fisici, quelli mentali, vari centri di "programmazione famigliare", di "ricupero di ogni cascame che viene raccolto dalla città" la "mensa giornaliera" per settemila pasti (meno alla domenica), gli "abbandonati", i "malnutriti", i "moribondi", … Ma forse ne abbiamo omessi! Dio e la Madonna ci hanno fatto una enorme grazia! Ripensiamo a tutto questo..... ed altro nell'enorme aereo che ci porta a Bombay! Dove arriviamo giusto all'ora del pranzo. Il Signore è sempre là. Riposiamo un po' poi..... la Funzione della Cena in parrocchia con quattro sacerdoti. Sospendiamo la ''nostra" Adorazione per prendere parte a quella pubblica in parrocchia fino oltre la mezzanotte. Venerdì Santo - Ufficio completo in chiesa - Esposizione della S.Croce in Cappella. Alle 15 davanti a una marea di gente, scoprimento della Croce e "Messa dei presantificati'' (è festa nazionale in India il Venerdì Santo!) Un respiro; poi verso sera la Deposizione del Cristo morto dalla enorme Croce in chiesa parrocchiale: deposto in una "bara'' tutta infiorata e.... processione con il Cristo morto e la Vergine Addolorata per il villaggio. Moltitudine di luci e di popolo; predica in Koncani al ritorno e bacio delle S.Piaghe. Canti e luminarie fin quasi a mezzanotte. Sabato Santo - Ufficio in chiesa cantato. Preparazione di "varie" cose per la Funzione. A sera … scompare la luce: si rimanda l'inizio verso le 23. È tornata in tempo per tutta la Cerimonia della notte santa, conclusa con il trasporto solenne del "Sacramento" e ripresa della Adorazione nella nostra Cappella. Giorno di Pasqua - Prima Comunione in parrocchia di due nostri ospiti: Johnny e Gladis, assieme ad un altro bimbo di Versova. Trattenimento per tutti; ci sono anche coniugi italiani che hanno adottato bambini indiani. Con Messa solenne, in italiano, Vespro e Benedizione, si conclude la nostra Pasqua. Settimana davvero memorabile! Come faremo a ringraziare adeguatamente il Signore?

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Si … continua l'Adorazione perenne …! Domani porteremo il "Documento" a Mons.Arcivescovo e poi … di noi sarà quel che Dio vuole!

Traduzione della lettera di Madre Teresa al I Ministro

All'On. Capo Ministro del MaharastraBombay

Caro Capo Ministro, durante la mia ultima visita a Bombay ho incontrato fr.Romano Zanni e due altri membri della sua Congregazione che hanno condiviso il lavoro con le Suore Missionarie dell'Immacolata al Vimala Dermatological Centre - Yari Road -Versova - Bombay 61, fin dal 1975. I fratelli e le sorelle di questa Congregazione religiosa, conosciuta come la "Congregazione Mariana delle Case della Carità", sono specialmente dedicati a lavorare e vivere con handicappati di tutte le età in "Case di Amore" che loro mettono su, dove Ospiti e aiutanti vivono insieme come una famiglia. Recentemente ebbi l'opportunità di incontrare il Rev. Mario Prandi fondatore e superiore Generale della sopra menzionata Congregazione, che ha il suo centro (quartiere generale) in Italia, nella Diocesi di Reggio Emilia, a Fontanaluccia 41040 - MO Tel. 059-968020 / 0522-38675. Attraverso le loro 22 "Case di Amore" in Italia e 5 in Madagascar, molto tenero amore e cura è riversato sugli Handicappati (su gente handicappata). Quest'anno, essendo l'Anno dell'Handicappato, sarei molto grata se tu permettessi a questo (votato - dedicato) gruppo di Religiosi a venire a fondare questo tipo di "Case di Amore" nel nostro Paese, perché sarebbero uno "straordinario (tremendo)" aiuto ai tanti handicappati dei quali ci occupiamo. Sarebbe un bellissimo segno di interesse per i poveri handicappati durante quest'anno dedicato a portare loro speciale aiuto e Amore. Questa stessa Congregazione sarebbe anche disponibile a collaborare con noi nei nostri centri di riabilitazione, creando "Case di Amore" per i bambini sani dei lebbrosi (malati di lebbra) perché fino a che questi bambini vivono nei nostri centri di riabilitazione per lebbrosi non saranno inseriti (accettati) nella società tanto facilmente, ma venendo da "Case di Amore" questi ragazzi e ragazze avranno maggiori possibilità di collocarsi. La mia gratitudine a te è la mia preghiera per te: perché il Buon Dio ti possa aiutare a Crescere nel Suo Amore attraverso opere di amore e di misericordia (compassione) e così diventare uno strumento di Pace.

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Dio ti benedica M.Teresa m.c.

SPUNTI RACCOLTI DA ROMANO E D.MARIONELLA CONVERSAZIONE CON MADRE TERESA

- ''I più poveri fra i poveri'' - ''Prima fate la Casa della Carità, poi il resto: ma prima la Casa!'' - ''Siate fedeli al vostro spirito (''carisma"), non permettete.... neanche ai vescovi di.... guastarlo'' - "Noi abbiamo bisogno di voi! Perché noi non abbiamo questo tipo di casa" - ''Faremo fare al S.Padre una enciclica tutta per noi'' - ''Per la contemplazione: se noi preghiamo con il nostro lavoro, se lavoriamo con Cristo, per Cristo, in Cristo, non siamo sempre in contemplazione? Voi potete contemplarlo 24 ore al giorno" - " Pregate, pregate perché non roviniamo l'opera di Dio: quello che noi facciamo è il lavoro di Dio. Noi mettiamo in opera l'amore di Dio" - ''Fate un'ora di Adorazione al giorno e Lui vi darà le vocazioni'' ''Dobbiamo essere sempre molto leali con il Governo: se siamo leali e sinceri non ci sono problemi, se perdiamo la fiducia è finita" - ''Stiamo alla lettera - documento che abbiamo stilato. Si possono fare cambiamenti, ma prima informare il Governo'' - "Ora mandiamo tutto all'Arcivescovo di Bombay: se lui pensa che vada bene lo mandi al I Ministro, se no può stracciare il tutto'' - ''Attraverso il Governo sapremo la volontà di Dio: se dice sì, rendiamo grazie a Dio; se dice no, rendiamo grazie a Dio; che il Governo sbagli o meno non mi interessa. Noi vediamo la volontà di Dio'' - "Se non verrete in India, non preoccupatevi: possiamo andare in America del Sud, Brasile, Perù..... o in Tanzania: c'è una quantità di lavoro!" - ''Domanda: e Gandhi? - Risposta: Gandhi voleva bene a Cristo, ma non ai cristiani. Disse: se i cristiani avessero messo in pratica quello che ha detto Cristo, in India non ci sarebbe più un solo hindu!" - ".....ma Romano deve fare il prete! Risposta: mandatelo da me che lo preparo io!'' - "Osservazione fatta da noi: non prega mai per i morti! Risposta: "non ce n'è bisogno. Ho un contratto con Gesù: ogni foto che mi fanno.... una anima del Purgatorio in paradiso - Penso che sia vuoto il Purgatorio!" - ''(a D.Mario) Vieni a Roma per le professioni delle mie suore a S.Gregorio al Celio il 28 maggio prossimo''.

Calcutta l3-l5/4/81

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COMMENTO ALLA REGOLA1981

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-Durante il Viaggio in Madagascar e India comincia a scrivere il commento ai 12 Articoli del Regolamento Provvisorio della Congregazione Mariana delle Casa della Carità. Il commento verrà pubblicato a puntate sul “Fermento”.

COMMENTO ALLA REGOLA 1981 Commento ai primi Articoli del Regolamento Provvisorio della Congregazione Mariana delle Case della Carità

I ARTICOLO "Sotto il patrocinio della Beatissima Vergine del Carmine, di San Giuseppe, di San Prospero, di Santa Teresa d’Avila, di San Giovanni della Croce, con la benedizione e approvazione dell’Angelo della Diocesi Monsignor nostro Vescovo, è eretta e costituita nella Diocesi di Reggio Emilia, a tenore della Costituzione Apostolica “Bis Saecularis” del 27/9/48 la: CONGREGAZIONE MARIANA delle CASE della CARITÀ”.

La nostra Congregazione nasce non da esigenze di servizio ai poveri ma da Dio. Tutto comincia di qua: da Dio, dallo Spirito, dalla Madonna, dai Santi e, in comunione con loro, siamo Chiesa. E allora c’è la benedizione del Vescovo, il Pastore che ha il dono di discernere i carismi del gregge a Lui affidato e fa pensare alla benedizione del padre al primogenito che viene investito, acquisisce i doni del padre.

II ARTICOLO "La CONGREGAZIONE MARIANA delle CASE della CARITÀ è una pia associazione di fedeli aventi gli scopi generali di tutte le Congregazioni Mariane e i seguenti scopi speciali: – I

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fedeli della presente si dedicano alla cura dei poveri deficienti ed abbandonati onde ottenere: a) la DIVINA MISERICORDIA e il perdono dei peccati per sé e per i fratelli (secondo la promessa dello Spirito Santo “La Carità copre una moltitudine di peccati”); b) la GIOIA CRISTIANA pure promessa dal Divino Spirito Padre dei poveri “beatus qui intelligit super egenum et pauperem” (salmo 40); – In più si propongono come complemento di questo scopo speciale, di coltivare e professare nelle proprie riunioni e opere di pietà: c) la FIDUCIA nella CARITÀ “et nos credidimus CHARITATI”, secondo l’interpretazione più ortodossa della Santa Chiesa;d) la FIDUCIA nel COMANDAMENTO NUOVO di GESU “amatevi come io vi ho amati” e “quello che avrete fatto a uno di questi piccoli, lo avrete fatto a me”.

È chiaro che, o è PIA, o non ha senso.

“Per la comprensione di questo aggettivo “pia” vi prego di tener presente: a) che c’è una ricchezza lì dentro, che vi ho spiegato molte volte e che molti anni fa ci ha fatto dire la giaculatoria “Maria, Regina piissima del Carmelo, prega per noi’’; b) che c’è una stupenda antifona per il SS.mo Sacramento “Ave verum Corpus natum” che ha una delicata espressione: “O Jesu pie, o Jesu fili Mariae”;c) che la più famosa antifona della B.V. Maria, la Salve Regina, conclude con la stupenda frase “O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria”.La pietà è uno dei doni dello Spirito Santo. Nella Bibbia (andate a cercare!) è usato l’aggettivo come pio o il sostantivo come pietà, oppure è usato come fedele, seguace di …, che accetta e crede a …, ecc… Il suo contrario è empio = non pio. Anche per questo termine vedere la S.Scrittura. Di S.Francesco, un suo biografo (S.Bonaventura) diceva: “la pietà lo elevava a Dio per mezzo della divozione, lo trasformava in Cristo per mezzo della compassione, lo faceva ripiegare verso il

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prossimo per mezzo della condiscendenza e, riconciliandolo con tutte le creature, lo riportava allo stato di innocenza primitiva”. “Grandissima attrazione verso le creature, in modo speciale verso le anime redente, ecc … ” (Per “associazione” vedremo più avanti).

I FEDELI sono quelli che seguono Gesù Cristo. È chiaro che chi non segue Gesù Cristo, non può fare parte di questa associazione. Non perché si voglia escludere qualcuno, ma perché non ha senso che entri a far parte di questa associazione (con tutto quello che abbiamo detto sopra) e non voglia seguire Gesù Cristo. D’altra parte vuole anche significare che si può essere portati alla compassione e al servizio di fratelli handicappati, ma solo per sentimenti naturali, per filantropia, per motivi socio–assistenziali, o altro.Il che è buono, ma non basta. È chiaro quindi, che quanti entrano a fare parte di questa associazione (o fratelli, o sorelle, o ausiliari, o volontari), trovano la loro qualificazione specifica nella sequela di Cristo e quindi in una assistenza, in un servizio che è eminentemente liturgico e spirituale e si rivolge ai nostri poveri, come a Gesù Cristo, come è chiaro nel Vangelo.“Certamente è l’articolo più complesso (è un po’ complicato, ma può darsi che in un prossimo Capitolo riusciamo a modificarlo un po’) di tutta la nostra Regola. Se volessi portare un paragone vi direi: “Qui c’è tutta la nostra legge!” oppure: “Scrivetelo su un nastro o su qualche “filatteria” e portatelo addosso, ma non come i Farisei che ostentavano le "filatterie".... soltanto di fuori: voi imprimetelo bene nella mente e nel cuore"; vediamo di analizzarlo un po’. Anzitutto è una "PIA ASSOCIAZIONE DI FEDELI" – È una cosa molto grossa, perché questo articolo comprende (come tutti i primi dodici articoli) non soltanto le "Suore" o i "Frati", ma ogni cristiano che voglia far parte di questa Congregazione: uomo o donna, religioso, prete (o Vescovo) o laico che sia, sposato, nubile, celibe, vedovo, “consacrato" (in Istituti secolari o in

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casa propria), seminarista, aspirante, probando, novizio che sia; possidente o nullatenente, professionista, lavoratore, disoccupato, carcerato, militare, civile, mendicante, emarginato e via dicendo, ammalato, impedito … ma non vedete che la … prospettiva è la più vasta e aperta che ci sia? Non vedete che è la S.Chiesa tutta quanta? e quanti vogliono farne parte … che possono entrare in quella congregazione? Quindi niente chiusure pregiudiziali per nessuno. ASSOCIAZIONE vuole dire: circolazione di vita, solidarietà, comunione tra i "soci", caratterizzata da quel PIA che è un poema: non sociale, non assistenziale, non promotrice, non economica, non di presta–nome, non di rappresentanza, non politica, non partitica, non sportiva o turistica, ma PIA: io ho detto e scritto da qualche parte qualcosa di questa "piezza", cercatelo! (vedi FERMENTO QUARESIMA ’80). La nostra politica è quella della "Salve Regina": o Clemente, o Pia, o dolce Vergine Maria; o quella di "Ave Verum”: Jesu dulcis, Jesu pie, Jesu filii Mariae. E ricordate che una delle invocazioni più belle della nostra Regina è: “Regina piissima del Carmelo”, imparata e ripetuta a Fontanaluccia.Detto questo, i FEDELI, cioè quelli che sono fedeli, cioè che durano, che perseverano, che tengono fede agli impegni, ecc…, SI DEDICANO – Mi piace questa parola: dedicare, dedicarsi, una dedica, la dedicazione di un altare, di una chiesa, di se stessi, tutto l’animo, ecc…ALLA CURA: in tutti i sensi: di premura, sollecitudine, attenzione, gentilezza, tenerezza per i poveri; per il corpo e per l’anima, ecc. DEFICIENTI E ABBANDONATI: due cose che possono essere congiunte e questo è imperativo: non … se c’è posto, se si riesce, se sono d’accordo, se … se … Quando queste due cose sussistono insieme non c’è bisogno di permessi, di incontri, di consigli, di ecc… ma

è il nostro tesoro: il nostro elemento: basta deficiente e abbandonato: pronti! tutti sono d'accordo, anche quelli che non hanno tempo... a fermarsi (samaritano), ecc…

ONDE OTTENERE: il mare o la radio non c’entrano; quell’ONDE vuole dire: per potere, desiderando ottenere, volendo, cercando,

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supplicando, sforzandosi, ecc… la DIVINA MISERICORDIA! 30 anni fa non c’era la lettera Enciclica “Dives in Misericordia”, oggi c’è. Prosit! IL PERDONO DEI PECCATI: miei, tuoi, di tutti, di tutto il mondo.a) la Divina Misericordia e il Perdono b) la Gioia

Perdono e Gioia = sono gli scopi di tutta la nostra famiglia.Pensare che c’è "qualcuno" e "qualche cosa" (la Casa) che continuamente chiede a Dio perdono, è già una gioia. Ma avere come scopo: cioè darsi da fare, inventare quello che può produrre la gioia, prima in noi stessi e poi negli altri, è veramente un apostolato, è una missione, è una caratteristica delle suore, della Casa, dei cooperatori. Credo che dopo l’invocazione costante allo Spirito Santo e alla Madonna, la "regola suprema" sia la lealtà, la schiettezza, la sincerità con noi stessi e con tutti, sempre in ogni circostanza, come un culto speciale

a GESU’ VERITÀ !

Del resto credo che in molti altri punti se ne parli, e l’art.22 è un esplicito comportamento. Se si vive questa pratica, vanno via tutti i complessi, tutti gli scrupoli, i ritorni su se stessi, le permalosità, i puntigli … ecc. Il n.l di questo articolo è anche completato e dichiarato dal n.2.

a’ – b’ – In più si propongono come completamento di questo scopo speciale: a’) "coltivare e professare la fiducia nella Carità" cioè: credere nella Carità, nella sua potenza esplosiva, nel suo fuoco che brucia … ma credervi veramente! È la Carità che agisce, che ottiene il perdono e la gioia. Dio compie in noi questo miracolo (del perdono e della gioia). Se noi siamo fedeli alla Carità: cioè se prima che negli altri la coltiviamo in noi: se non ho la carità, non posso fare la carità. Cosa do? Se non ho niente, non do niente; se ho poco, do poco; e tutto il mondo è poco: – anche se avessi … anche se consumassi tutto me stesso, il mio tempo, la mia salute… vedi cap.13 della II ai Corinti ... non do niente! M A se ho la Carità che è

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diffusa in me dallo Spirito Santo … allora do Quella, e la do in ogni mio gesto, o prestazione, o sorriso, o rimprovero, o silenzio … vedi le 14 santissime opere di misericordia!! b’) è questo anche il senso della fiducia nel comandamento nuovo di Gesù: come Lui ha amato, e ogni cosa avrete fatto a uno dei più piccoli …C’è qui tutto il Culto, la nuova Liturgia, le tre mense, i tre pani, i tre P.P.P. (come dicono a Fosdondo). È la Parola che continua e si prolunga, è la Messa che diventa interminabile, è l’Adorazione Continuata..... Altro che assistenza o servizi socio-sanitari; altro che Istituzioni, opera, organizzazione, struttura, ecc..... Perfino il diavolo ....potrebbe fare queste cose: ma la Carità no!!!!! Questo spiega anche come, qualche volta, possiamo fare dei "servizi" di supplenza, richiesti dalla S.Chiesa: anche se non sono sempre "Case della Carità" (alluvioni, terremoti, pestilenze, lebbrosi o altro) ma sempre con la regola fondamentale di cui sopra!

III” ARTICOLO "Onde provvedere con continuità a questo loro dovere al quale si dedicano e consacrano, i congregati, in forza dell’art.3 delle Regole comuni, cureranno la fondazione nelle parrocchie, o in gruppi di parrocchie, della Casa della Carità, piccoli Cottolengo intitolati a un mistero del Santo Rosario, distribuiti per la Diocesi e (a Dio piacendo) in altre che lo consentano e così avvicinare alla comunità dei fedeli quelli che sembrano essere i salutari benefici di avere: a) un parafulmine, nelle parrocchie, della Divina Giustizia;b) un grande lenzuolo che copra e ripari molte miserie della stessa comunità; c) una scuola e palestra di Carità e fraternità cristiana per tutti i fedeli, secondo la tradizione delle sante opere di Misericordia; d) una dimostrazione palese a chiunque della bontà e premura della Divina Provvidenza; e) un fermento di ricostruzione comunitaria nella carità di Cristo.

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"QUESTO LORO DOVERE”… È questo il primo compito e obbligo. Chi viene con noi fa così (qualunque fedele); anche se non è d’accordo.Cercherà di mettercisi! Anche se non “la vede’’ in quel modo; anche se sorgono difficoltà: non si può discutere questo dovere; si cerca di capire; poi si fa come è scritto: “si consacrano e si dedicano”

a curare la fondazione, nelle parrocchie, ecc. delle Case della Carità! E qui salta fuori un discorso grosso: una volta aperta una Casa, chi ci lavora, inesorabilmente, insensibilmente e piano piano, ci si dedica, ci si consacra, vede "quella Casa", ha amore di quella Casa, di quell’ambiente e … senza accorgersene fa il suo nido: comincia delle conoscenze, con gli ospiti, con chi frequenta la Casa, con i fornitori, i benefattori; qualche volta è un aspetto naturale, una premura e un attaccamento a certi … piccoli; soprattutto se … c’è una corrispondenza, se c’è una speranza di crescita, di educazione o rieducazione, di sollecitudini e approvazioni di libri e persone; di pedagogie e psicologie, di …. consigli ecc… e si finisce per pensare che … per un bel po’ si rimarrà lì, si programma, si organizza, ecc…

E si dimentica che siamo lì per curare la fondazione delle Case ecc…! Metti caso che occorra … vedere, cercare, visitare, parlare di … una altra Casa; dover cambiar posto, farsi sostituire, abbandonare quella Casa per correre in un’altra, per aprirne una nuova, per … per … e allora non si capisce più niente! Cominciano crisette, crisi, bisogno di consigliarsi (non con superiori … ma con estranei) di sfogarsi … di trovare sostenitori ecc… MA: se si tiene ben chiaro che io debbo curare la fondazione di altre Case... che io posso essere cambiata da un momento all’altro; che ecc…, allora… vado piano a fare il nido, a prendermi responsabilità lunghe, ad attaccarmi a qualcuno o qualcosa… In questi 40 anni di rodaggio si sono visti e praticati esempi di suore che restavano a lungo, col benestare di superiori…

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MAse si farà un “capitolo”. bisognerà chiarire bene questo “punto” per ricavarne una nota precisa e sicura per tutti: sarà il cambiamento di Casa più frequente delle suore? Il cambiamento delle superiore nella medesima Casa? o che altro? Ma certo il mio pensiero, se si vorrà tenerne conto, è che la suora, chiunque sia, sia lei a conservarsi disponibile, distaccata, pronta ogni momento ad andarsene..... anche se resterà molto tempo. È un po’ come … morire: siccome ora non sono morto non posso pensare che non morirò; ogni giorno posso morire; se ci penso … Vivo alla giornata, non faccio molti programmi, non prendo nessun impegno (senza avvisare) ecc. ecc. ecc…Questa disponibiltà a fare il fondatore di Case, non è un compito o unim pegno di qualcuno in particolare o dei superiori,

ma deve essere nell’animo di ciascuno come era nell’animo degli apostoli … andare in tutto il mondo = toccherà ad altri giudicare se io debbo fermarmi e per quanto: ma io debbo stare con il bastone pronto, per … andare.Che novità grossa nasce di qua! – che non si può più fare nulla da soli! – che bisogna continuamente aprirsi e verificare con altri il proprio operato; – che la mamma, la sorella, la zia, o la nonna che io debbo fare, non posso in alcun modo vederla … nelle mamme o sorelle o zie ecc. come ci sono nel mondo, anche se a volte sono preziosi esempi, ma nella mia condizione di Religiosa: cioè sposata a Cristo e alla Chiesa; che ha scelto questa condizione con tutte le conseguenze che ne derivano e che ha assunto questo preciso e primo dovere di fondare nelle parrocchie ecc…Prima di tutto l’essenziale: il cristiano è più completo che l’uomo; il cresimato è ancora più completo che il semplice battezzato; l’ordinato è ancora di più; il consacrato è ancora più responsabile.Allora il "motivo" che rende più essenziale quello che uno è, è proprio questa sempre maggiore intimità a Cristo, che prevale su tutti gli altri motivi.

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L’essenza di una suora Carmelitana Minore della Casa della Carità è essere tutta sempre più di Cristo e solo di Cristo e di fondare Case. Sono Carmelitane Minori per questo! Come è vero che in alto e in basso si è sempre pensato a frenare questa espansione delle Case! Che si è sempre dato la colpa a qualcuno (in particolare a uno solo) di questo continuo suscitare possibilità di Case!, che si è sempre tirato fuori un sacco di ragioni molto concrete e pratiche per dire: adesso no, non si può fare ecc.... E questo ha finito per uccidere, per spegnere (o quasi) questo duplice fatto essenziale in molti di noi:

Essere tutto e solo di Cristo per fare delle Case!

Bisognerà pregare molto e pensare molto! Bisognerà rivedere le nostre mentalità formative, educative, delle Novizie, degli ausiliari, dei Cooperatori, dei benefattori ecc…

MA DIO E LA MADONNA PROVVEDERANNO!!!!

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1° SABATO DEL MESE5 marzo ‘83- (31) -

Alcune note, sono le prime che Don Mario scrive per vedere come poter gettare le basi del “Manuale”.Titolo: “1° Sabato del mese”, cioè la data.È per significare l’importanza della giornata in cui scrive.Si trova in Madagascar, durante una delle sue visite, e ha tempo e calma per poter pensare nella preghiera di rivedere o “riordinare” la struttura e la spiritualità della Congregazione mariana delle Case della Carità, per una esigenza sua e di tutta la Famiglia, ma anche in obbedienza al Vescovo che glielo aveva raccomandato.

5–3–83 I Sabato del mese –

La nostra Congregazione Mariana, che è nata canonicamente per erezione Vescovile 1’11–2–56 in base alla Costit. Apostolica “Bis Saecularis”, di Pio XII, non essendovi allora nella Diocesi di Reggio Emilia una casa dei Padri Gesuiti, ha avuto origine nel 1941 da esigenze e convenienze occasionali nella parrocchia di S.Lucia V.M. in Fontanaluccia, Diocesi di Reggio Emilia provincia di Modena. Ritenendo per tutti i Congregati Mariani il Regolamento fondamentale, secondo la nuova stesura intitolata “Principi di Vita Cristiana” come si dichiara negli articoli da 1 a 15, la nostra Congregazione Mariana prende una fisionomia speciale, con finalità e struttura particolari come consentono gli articoli 20–23–26 e 27. Fino ad oggi la nostra Congregazione Mariana non ha chiesto affiliazione alla Federazione Mondiale delle Comunità di Vita Cristiana. Per quanti desiderano di far parte della nostra “Congregazione Mariana delle Case della Carità” – e può essere ogni battezzato di almeno 14 anni, (fino a 18 anni con il consenso dei genitori o tutori), uomo o donna, celibe o sposato, sano o malato, normale o handicappato, Religioso o Religiosa (di qualsiasi congregazione o ordine, sempre con il permesso dei superiori legittimi), prete, parroco o no – o Vescovo – prende visione e accetta anche il Regolamento Speciale, con le finalità e le modalità suggerite ed entra a far parte di una delle seguenti sezioni: 1° Cooperatori = sono i normali amici della Casa, benefattori, sostenitori, oranti... 2° Ausiliari = a) occasionali o temporanei (volontari,

obiettori, “Leva”, ... b) permanenti: almeno sei mesi di regolare

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convivenza nella Casa della Carità, vivendo il normale ritmo di preghiera, di lavoro, di svago, di tempo libero ecc. Chi volesse consacrarsi come ausiliario, per tutta la vita, lo può fare, mettendo a disposizione della Casa della Carità, la propria esistenza, le attitudini, le capacità i propri beni (se non li ha destinati diversamente) ed entra a far parte della famiglia come un normale membro della Terza Sezione, ma senza l’obbligo dei voti e dei Regolamenti speciali di questa Sezione –

3° Consacrati o Religiosi = e sono “le Carmelitane Minori” e “Fratelli della Carità”Per questa sezione, vigono Regole, norme usanze particolari, consuetudini.

Per tutti i nostri Congregati Mariani il normale luogo d’incontro e di esercizio delle 14 opere di Misericordia, è la Casa della Carità.

MAcon questo preciso taglio e fisionomia:

1. non è un’opera particolare di qualcuno, tanto meno delle suore o dei fratelli 2. non è un gruppo autonomo o separato ma legato alla parrocchia o al Vicariato o Decanato e guidi alla Chiesa locale e per essa alla Santa Chiesa Universale, come da Regolam. Non è un’opera di pura assistenza, o di Ricovero, o di Accoglienza o di Ricupero – Queste attività che saranno esercitate nei migliori dei modi non esauriscono le caratteristiche del Congregato Mariano – bensì la Casa è : (o cerca di essere) 1. un fermento ecclesiale comunitario, una animazione per se – per gli Ospiti e per tutti i Cristiani per il ricupero di una vita cristiana più completa e più vera. 2. è un”culto’’, un servizio liturgico basato sulle “TRE MENSE” – della Parola, dell’Eucaristia, dei Poveri – e da ‘’esse’’ derivante – 3. è una “Messa Continua” (vedi Can.terzo) che vive di Adorazione, di Preghiera, di Riparazione, di Lode, di Supplica

prima chedi lavoro, di esigenze, di bisogni, di attività prestazioni–quotidiane– dove quel prima non è solo e principalmente un momento nel tempo, ma tende vorrebbe diventare una vita vissuta nella continua presenza di Dio servito, amato, sopportato, visto e adorato nei Poveri. 4. è una miserabile ma decisa provocazione e sfida a tutta una impostazione di vita mondana, attuale, consumistica, basata più sull’organizzazione, sull’ordine, sulla pulizia e igiene, sul

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‘’rendimento” sull’efficienza, sul ‘’perbenismo’’ piuttosto che

sulla fede semplice e genuina del Vangelo e della Chiesa; sulla speranza di una sicura assistenza della Provvidenza, che suggerirà i modi e i tempi dell’intervento quotidiano, e soprattutto sulla Carità che vuole ricuperare la dimensione Paolina della I” lett. ai Corinti e che dimostra e testimonia a tutti che è possibile un clima di famiglia, una convivenza travagliata e movimentata, ma piena di calore e di gioia e che è possibile ancora e sempre una vita cristiana normale, non imposta ma lievitata e offerta soprattutto a chi non ha più una famiglia, nido, una centro, un motivo di amore; e che aiuta, assiste, sostiene prepara e anima all’incontro sponsale

con Cristo Gesù.

Per ottenere tutto questo dal Buon Dio è stato preparato, ed è in uso da vari decenni, un

Regolamentoche vuole essere una preghiera, una proposta, un aiuto per i Congregati. Pur nei suoi limiti e imperfezioni (del resto sempre riparabili con il meditato contributo di tutti i Congregati) tenta di delineare per un Cristiano, un certo cammino di conversione e lo aiuta ogni giorno e ogni momento a richiamarsi e ricondursi all’ ‘’essenziale cristiano’’ con una pratica libera, ma costante e dinamica del S.Vangelo.

Nel presente volumetto, ad uso dei nostri Congregati Mariani vengono riprodotti “per benigna concessione,

a) il regolamento Base cioè i ‘’Principi Generali” nelle sue tre parti – b) il Regolamento della nostra Congregazione Mariana delle Case della Carità. c) la “Regola’’ delle ‘’Carmelitane Minori della Carità’: d) il “Regolamento’’ provvisorio dei Fratelli della Carità. e) le “Intenzioni Generali” per ogni giorno della Settimana. f) il breve Rito di ammissione alla Congregazione M., e la consegna del Crocifisso. g) l’Inno di S.Paolo alla Caritàh) alcune preghiere (?)

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COME NASCE LA CASA= TENTATIVO =

25-7-83- (32) -

Don Mario scrive queste pagine, durante il suo soggiorno a Peracca (TO) ospite della Sig. Polda Bastianini, che lo invitò per offrirgli un posto tranquillo dove poter pregare a scrivere. Don Mario ne approfittò per rispolverare, riordinare e consultare alcuni suoi appunti precedenti.

25–7–83 – S.Giacomo M. Ap. – Peracca (TO) –

– Schema generale –

* La Casa della Carità = cosa è in sunto – * chi accoglie? = Gesù Cristo e un po’ di Ospiti * Dove nasce, si inserisce, opera? dappertutto!peculiarità = “i poveri li avrete sempre con voi” fiuto e sensibilità per scoprirli = il parroco e/o qualche parrocchiano (altri preti, religiosi, religiose, consacrati in Istituti secolari buoni laici – uomini o donne, sposi giovani o ragazze – anche fanciulli)

Non è subito necessario e/o conveniente pensare alla Casa della Carità – si può cominciare a frequentarli, ad aiutarli e assisterli in famiglia o in casa loro (se ne hanno una)

MAsi dà l’allarme in...Chiesa, alla comunità parrocchiale

(quella che è...) con accenni vaghi o particolareggiati, tanto che si possa pregare per loro nelle preghiere dei fedeli – si può arrivare a qualche incontro di “animatori” e/o di poveri – si può vedere la loro situazione, fare un modesto censimento, ecc.

Naturalmentequesto avviene e può anche indurci a farlo se si ha una

chiara e completa visione e comprensione della Messa come il centro normale, naturale, obbligato di ogni pratica di vita cristiana.

“Signore aiutaci insegnaci a capire che nell’Eucaristia sei Via, Verità e Vita” – Primo sintomo cristiano nell’animatore: dar da mangiare... l’Eucaristia a tutti, dar da bere... l’acqua viva che sgorga per la vita eterna ecc. la Parola, la catechesi, la visita ecc. – sono l’esigenza dell’Eucaristia che “tutti trarrà a me” – Ma chi ne ha più bisogno (di Eucaristia ecc.) sono i più poveri, i più vecchi, i più ammalati che non sempre possono essere presenti alla Messa Comunitaria

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parrocchiale. Non fare gruppi!!! portarli (almeno spiritualmente) alla

unica Messa Comunitaria della parrocchia, all’unica Eucaristia accessibile a loro attraverso il “ministero” dei fratelli animatori.

Dopo un po’ forse si arriva ad avere (almeno la domenica o qualche altro giorno) un rifugio, un ostello, un posto, una stanza di accoglienza dove ...“qualche povero, può convenire o essere portato per la prima Misericordia che è quella di dare a loro, che ne hanno diritto, di preferenza, di prelazione... su tutti gli altri = per questi prima degli altri il Signore è venuto. per loro è la più urgente evangelizzazione: per ogni Vescovo (per il Papa) per ogni parroco o prete, per ogni religioso o cristiano semplice e...umile per ogni cristiano.

“Se mi ami...pasci” – il primo pascolo è la Parola e l’Eucaristia al povero perché non ha altro: perché è vita per lui; dopo verrà anche il resto: da mangiare, da bere, da vestire ecc. – per il corpo: Ma prima c’è l’anima! Non passa molto tempo che “questi tesori” premono più di ogni altro e che forse è bene metterli in uno scrigno sacro e visibile, alla mano a tutta la comunità, che già si nutre di Parola e di Pane eucaristico, e nasce così la Terza Mensa: la distribuzione di Cristo ai fratelli, ai malati, ai carcerati, agli emarginati, ai soli, ai girovaghi, ai nomadi, ai pellegrini ecc.

Allora nasce la Casa della Carità* Ma è già entrata, nel suo spirito, nel cuore di qualcuno della comunità e... piano piano ... entrerà in tutta la Comunità non come componente... libera... pia supererogatoria... ma come componente essenziale della propria quotidiana pietà cristiana, come vita di sequela a Cristo, come incarnazione di “fate anche voi come ho fatto io” che cioè mi dedicherò personalmente a Lui in questa nuova sua presenza nei poveri.

È essenziale per me cristiano vivere così – Allora la Casa della Carità viene a prendere prima di tutto

nella testa e nel cuore di qualche seguace di Cristo la sua fisionomia vera: di espansione della mia Eucaristia cioè del dono più grande che Dio mi ha fatto, ai miei fratelli, a tutti, nessuno escluso, ponendomi un “disturbo” interiore continuo, che porterò con me in ogni istante della mia esistenza, in ogni luogo, in ogni tempo finché non sarò arrivato a essere una lode perenne di Gloria, un inno continuo di lode e Adorazione: cioè un apostolo! uno che ha visto e creduto perciò evangelizza, non ne può da meno: “la Carità mi urge dentro come un fuoco” – sono venuto a portare il fuoco sulla terra e che cosa voglio se non che si accenda?” – “Senza di me non potrete far nulla” ma se sarete uniti a me porterete molto frutto e il vostro frutto rimarrà” –

Ma questaè la più alta unione con Dio e la continua presenza di Lui nella mia vita – Allora non vivo che per inventare modi, scoprire strade, dedicarmi a tutto pur di fare arrivare a tutti Cristo. Per Lui tutto sopporto, tutto soffro, tutto mi va bene

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ecc. ecc. – Dunque è nata in una pur piccolissima parrocchia la Casa

della Carità! Allora questa casa che raccoglie i miei tesori non è altro

che il Tabernacolo allargato: ho fatto un po’ di posto, vicino al Mio Signore, che si accontenta di così poco spazio (!) e vicino a Lui, Primo Ospite riunisco un piccolissimo gregge di amici suoi e miei.

Con tante canoniche vuote e malandate (perché non ci abita nessuno) è facile poter trovare un alloggio, uno spazio in cui possano vivere, vicino a Lui, i suoi e miei amici.

Qui ci si può intendere: la canonica, e il Tabernacolo bisogna sempre che ci siano in una comunità: anche se può venire la tentazione o... l’ispirazione di mettere insieme qualche prete in una unica Sede, per il Servizio eucaristico in ogni pur piccola comunità: se non ci sono preti sufficienti si può cominciare con dei Diaconi; se non ci sono Diaconi, si comincia con qualche religioso/a o Consacrato/a o con qualche buon laico, o solo o con famiglia e certo non bisogna lasciarsi vincere dalla tentazione (che è sempre diabolica) di...non lasciare deperire la canonica vicino alla Chiesa con la soluzione di una Casa di montagna (o di pianura) per le “parrocchie” che hanno esigenze pastorali di mandare, a turno, in quelle case parte del loro gregge per ferie estive o invernali: accettando così, da dati o esigenze mondane, una mentalità che fa a pugni con ogni buona pastorale

* Perché...ci sono dei poveri che non vanno mai in ferie e non possono mai andarci: tutt’al più vanno al Ricovero o all’ospedale, finché li prendono e caso mai dopo vanno in ferie – comunitarie, se non vanno al – cimitero.

* È diventata un po’ la mania, la moda del tempo; si comincia dai seminaristi e novizi e postulanti, a creare questa esigenza, che diventa poi sempre più urgente e necessaria fino a divenire insostituibile, per persone, per gruppi, per parrocchie, per istituti e via dicendo: “ci va anche il Papa a Castelgandolfo, ci vanno anche i Vescovi...in Villa, ci vanno i preti, ci vanno i laici e poi...ci andava anche Gesù Cristo a Betania...certo con una simile esegesi diventa giusto e conveniente tutto.

Ma Gesù Cristo “non aveva dove posare il capo” – qualche volta si ritirava da solo in solitudine e qualche volta chiamava gli amici; ma andavano in luoghi deserti o aspri, non in luoghi dove si tenta di mettervi ogni moderno confort e dove... la scusa pastorale o spirituale non è sufficiente a giustificare quello che può anche succedere.

Ma si può fare una breve scorribanda di tutti i “mezzi” di apostolato, dai campi o campeggi di svariato tipo, agli insediamenti stabili, ai campi di gioco, ai ritrovi, sale, cinema ecc. ecc. e poi dove si è andati a finire? Certo: turbe di ragazzi correvano dietro a S.Filippo Neri, a S.Giovanni Battista de la Salle, o Don Bosco: ma quando non avevano, questi, niente sotto mano e si servivano di spazi liberi o

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ambienti preesistenti per radunare e... catechizzare i giovani. E purtroppo quando sono partiti loro e le cose si sono istituzionalizzate e strutturate, sono durate e durano ancora se lo spirito genuino di quei colossi è continuato a vivere; ma si sono tutte più o meno afflosciate e vanificate, se si è badato più alle strutture che... all’anima dell’Apostolato.

* Ad ogni modo: torno al concetto delle canoniche perché sono il segno di una custodia, di una vigilanza, di una presenza attorno all’Eucaristia. Perché due o tre suore, in mancanza d’altro, non aprono una canonica chiusa e vanno a tener compagnia al Signore, radunando qualche fedele durante il giorno attorno a Lui per pregare insieme, per incontrarsi, per conoscersi? Ma senza specifici programmi apostolici. Come vivono? ma ci sono piccole rendite da qualche parte; poi c’è il popolo di Dio; se fanno compagnia al Signore, una starà ai suoi piedi e farà da Maria e l’altra si adopererà un po’ per tutto il resto come Marta – caso mai lavorando con le proprie mani – e si daranno il cambio, e poi troveranno clienti e amici nei più soli, nei più malati, nei più emarginati, nei più...come mi pare d’aver detto in principio.

Dunque: volendo si può cominciare la Casa della Carità in ogni più piccola e abbandonata parrocchia – “Se si va senza niente e si augura la pace...mangeranno quello che vi porranno innanzi – Tutt’al più si potrà...abbandonare l’impresa e...andarsene. Ma non prima di aver provato. E poi: a quei tempi, si andava per annunziare il Signore, che non era conosciuto; ma qui si va dove il Signore c’è già e c’è una chiesa, un Tabernacolo e una campana – e c’è anche una lampada che nella più profonda notte della solitudine, dell’abbandono, della poca fede, del disinteresse generale, ti dà sempre una fiducia: come un faro nel buio di una tempesta – E poi c’è una Signora vicino ad ogni Tabernacolo; ci sono dei Santi: che proprio non diano una mano per...tirare avanti? Non lo credo nel modo più assoluto!!! Dove si trovano queste due suore o due fratelli? Se Gesù Cristo vuol salvare il mondo, troverà il modo di farlo: ed efficacemente. E lo ha trovato “inventando’’ l’Immacolata e il Mistero della Incarnazione del Verbo. lo ha trovato vivendo con noi, come noi, per trent’anni – predicando e camminando per tre anni e facendosi degli amici; Istituendo l’Eucaristia e la Chiesa che la continui – proclamando plasticamente che era venuto per questo: per vivere, per morire ignominiosamente, per risuscitare e risalire al cielo, di dove era venuto. Dunque: Se Gesù Cristo vuole l’Eucaristia come ho tentato poveramente e confusionatamente di dire prima, e la vuole in tutte le comunità parrocchiali del mondo, vuol dire che ha già inventato i mezzi e i modi per arrivare a quello scopo. Io tento solo di ‘’costringerlo” a farlo capire a qualcuno, se questo è il suo desiderio, se è il suo tempo, se è la sua Volontà – Di qui in avanti...lavoro solo io di fantasia. Quindi non sarete

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mica così poco accorti a credere tutto quello che invento io!! Tutt’al più possiamo insieme domandare scusa di queste baggianate e chiedere umilmente a Lui, al Suo Cuore Sacratissimo, al Cuore dolcissimo e Immacolato di Sua Madre di rivelare presto a qualcuno, questi modi e mezzi, che allora saranno validi e sicuri per la riconquista del Mondo a Lui. Del resto, il nostro Sinodo va già da alcuni anni setacciando questa farina e smesdando questa polenta. Certo che ci vuole della gente pronta a questa bisogna – Pare che una vaga indicazione l’abbia data con...le Carmelitane Minori e i Fratelli della Carità: ma chi ci crede? Io no: perché vedo, o mi pare di vedere, che se non sono peggio di me (che è una cosa impossibile!) non sono neanche molto meglio – ma parliamone pure. * Carmelitane Minori della Carità: sono già (o dovrebbero essere) un punto di arrivo nel...Movimento Eucaristico che dovrebbe riportare linfa, freschezza ecc. alla Santa Chiesa – Intendiamoci: è una goccia d’acqua! perché i modi e i mezzi sono in mano al Signore e alla S.Chiesa Cattolica. E li adopera, e li usa e li propaga come, dove, quando vuole Lui. Ma se può servire anche questa goccia, ben venga – Così sono un punto d’arrivo i Fratelli della Carità – E allora cominciamo dal principio. cioè: chi è un vero cristiano oggi?

* Un battezzato che nasce, si sviluppa ecc. come è detto, un pressappoco, nelle 10 cartelline del 23/7/83 intitolate Pensieri. Poi che prima e al di là di ogni altra preoccupazione o in altre parole che ha capito o tenta di capire che l’Eucaristia–Messa è il “fons” e il “culmen” di tutta la vita cosmica(cristiana) ( nella Lumen Gentium e nella Liturgia ) e questo in concreto si vive attorno al proprio Tabernacolo parrocchiale, attorno alla propria Messa di e in parrocchia, attorno e inserito in quella Comunità qualunque essa sia, almeno come punto fermo di partenza o di riferimento. Quindi: possibilmente niente gruppi, niente cenacoli, niente altre forme associative, ma la parrocchia: canonicamente eretta, con un prete incaricato e mandato, con un Tabernacolo, un altare, un pulpito, un confessionale, un battistero, un camposanto. Se c’è una canonica e il resto bene. Se no si fa senza. Almeno per questo problema della Casa della Carità. Dunque c’è un gruppo di persone che credono in quelle cose e che partendo di li si allenano al ‘’fiuto’’ al “sentire’’ alla crescita, attraverso sacramenti e sacramentali (per ora non cerchiamone dei nuovi) e si avvia a crescere insieme nella Comunità cristiana – Arriva subito, guardandosi attorno a capire che...ci manca molta gente: allora non vuole subito conquistare tutti, ma va in cerca dei privilegiati nella comunità, che sono i poveri, che ci sono sempre – Non generici, non con frequenti allargamenti a tutti gli uomini (noi compresi) che siamo tutti poveri, – (vedi i nuovi poveri, ecc. ecc.)

* di questo non sono sicuro = verificare! Gesù non ha chiamato mai i suoi seguaci ‘’poveri’’ – ma apostoli e discepoli – o

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amici: neanche servi, ma amici e amici dello sposo; li ha chiamati pescatori di uomini, pastori di greggi, agricoltori, li ha chiamati anche ‘’rami’’, ‘’tralci” addirittura agnelli e pecore, pietre viventi che formano il tempio e la Casa di Dio.

Con una mirabile visione unitaria che vede la realtà completa in ogni uomo che crede e segue Gesù Cristo, come la proiezione del Mistero dell’Incarnazione del Verbo, dove non c’è mai separazione tra l’uomo e Dio nel Cristo, così nel cristiano c’è sì la povertà e nullità della natura umana e la propria responsabile miseria davanti a Dio, ma c’è anche sempre contemporaneamente e permanentemente nell’uomo la ricchezza della immagine e somiglianza di Dio; accresciuta ancor più con il Battesimo e gli altri Sacramenti della configurazione a Cristo Sacerdote, Re e Profeta. * quindi non c’è mai una povertà così assoluta che escluda la ricchezza della presenza di Dio, nei suoi doni meravigliosi di grazia e di salvezza. Gesù non è mai solo uomo o solo Dio; ma è sempre il Verbo Incarnato. Così l’uomo cristiano non è mai solo povero, ma anche ricco; mai solo peccatore ma anche santo, mai solo niente ma anche tutto – Questo mistero che riproduce tutta la meraviglia misteriosa della Incarnazione si riflette nell’uomo e lo anima e lo trasforma non superficialmente o ‘’moralmente” o spiritualmente (nelle pressoché abituali accezioni) ma essenzialmente, sostanzialmente, ontologicamente. Ecco perché in ogni cristiano vi è un abisso di nullità ma anche un cielo di grandezza. Nella più intima e vera visione del cristiano, si trova costante questa ambivalenza, che non impedisce affatto ai Santi di sentirsi le nullità più obbrobriose e ripugnanti, ma che contemporaneamente conforta e sostiene i più abietti e miserabili nella speranza liberatrice e gioiosa della Santità che è certo un dono; il dono della Salvezza, della Redenzione. della Pace e della gioia offerta da Cristo Signore a tutti gli uomini soprattutto agli umili, ai piccoli, ai poveri.

Detto questo un cristiano che si dà da fare per essere tale, cerca l’altro ospite, gli altri ospiti del Tabernacolo e della comunità, e li conosce e capisce; e loro conoscono lui e lo capiscono. Se questo stile o forma di vita si attua davvero si diventa (occasionalmente) degli animatori della Casa della Carità, come si è parte del Mistero della Chiesa – come si vede bene nei due primi cap. della Lumen Gentium. È il primo gradino di partecipazione. Quando il Signore e le circostanze avranno riunito alcuni poveri attorno al Tabernacolo. diventeranno (essi) i primi collaboratori della Casa (quei buoni cristiani e i poveri). Quelli lo faranno nei tempi e modi consentiti alle loro attività famigliari, scolastiche, professionali. ma lo faranno! E capiranno che l’aiuto più grande dato ai ‘’loro poveri’’ sarà quello delle 7 Opere di misericordia spirituale prima ancora delle 7 corporali.

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* Se poi Dio susciterà in loro una gioia in questo loro ‘’dare” potranno diventare cooperatori volontari alla Casa della Carità con un servizio che va dalla offerta quotidiana delle loro preghiere, gioie e sofferenze in unione al Sacrificio Eucaristico, fino al passare un po’ di tempo con i poveri o al compimento di qualche lavoretto di casa.

Se poi Dio li inviterà ad un Servizio più continuato nel tempo potranno domandare di essere parte della Casa con l’Ausiliariato temporaneo o permanente. È invalso l’uso nelle nostre Case di avere un riconoscimento anche pubblico ed esterno, assieme a un preciso mandato o ‘’missione’’ da parte della Chiesa, con la benedizione e consegna del Crocifisso. Non vi è segno più valido, più significativo più impegnativo di questo per mettersi in più stretto rapporto con Cristo Crocifisso nella sequela di Lui e nel servizio di chi soffre – È un vero ‘’Ministero’’ della Chiesa Se poi il Buon Dio e la Madonna lo vorranno, e questo si vedrà nel ‘’8usto’’ nella costanza, nella morbidezza di modi, nella carità fraterna, nella limpidezza e apertura di cuore con tutti, nella amabile correzione fraterna, nel desiderio di una ricerca più approfondita nei fratelli della presenza di Dio, sarà già a buon punto la

Vocazione Carmelitanadelle Carmelitane Minori della Carità

e dei Fratelli della Carità –Non è escluso che si possa arrivare a questa

Consacrazione Completaal Signore nei poveri

anche rimanendo nello stato laicale come le nuove molteplici forme degli Istituti Secolari insegnano addirittura nello stato coniugale e con una famiglia propria. Questa ultima ‘’forma di vita” per laici consacrati nel mondo o per coniugi consacrati avranno particolare norme di Vita: come ne potranno avere, legati alla Casa, o anche fuori, quanti potessero o volessero coltivare più intensamente una Vita monastica o claustrale o addirittura eremitica.* Per tutti resta assodato e recepito il carattere Missionario, Apostolico della professione di Cristiano, come risulta chiaramente dalle parole del Credo: ‘’Credo la Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica’’ e come è chiaramente affermato al N”17 della “Lumen Gentium’’ – e nei capitoli 111" e IV* della Medesima.

Di tutti quanti si è parlato di sopra, preti o laici rimane costante l’aspirazione e il cammino di perfezione e di santità che è ben dichiarato nel cap. V” della Lumen Gentium. A quanti poi il Buon Dio chiedesse una più completa donazione a Lui e ai fratelli viene offerta una ‘’strada’’ (sempre eucaristica) alla pratica dei Consigli Evangelici come viene ampiamente affermato nel cap.VI” dei Religiosi, nel medesimo documento e al capitolo VII” –

E siamo arrivati al cap.VIII” sulla ‘’B.V. Maria Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa –

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Tutto lo spirito della Casa della Carità è impregnato di questa luce e profumo

Mariano (di Maria)dal suo titolo “Congregazione Mariana” fino al più intimo ed eucaristico culto liturgico espresso nella lode perenne del Magnificat; nella intitolazione di ogni Casa a un Mistero del S.Rosario, alla pratica della recita quotidiana del Rosario intero, dal suo riferimento alla Regina del Carmelo come patrona principale della ‘’Famiglia’’ fino alle indicazioni più particolareggiate dei Grandi Ordini, che furono tutti sommamente devoti e legati alla Vergine SS.ma; dalla squisita tenerezza della Madre di Dio verso il suo Figlio e la sua Chiesa, fino alle più umili e modeste ispirazioni che pervadono ogni articolo delle Regole e dei Principi di Vita; tutta l’esistenza, l’operare e il diffondersi della Casa della Carità è intessuto di Maria. Sia reso grazie a Dio di questo dono che nell’Eucaristia il Signore ci ha fatto. E sia mille volte benedetta e invocata la Vergine Maria in vita e in morte.

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ESAME DOCUMENTICRONISTORIA28-7-83- (33) -

+ 28–7–83 Peracca (To) – Giornata Eucaristica

Penso che possa servire, a comprendere poi le norme pratiche che seguono, una presentazione di alcuni scritti o documenti, rinvenuti qua e là, nelle nostre Case e conservati, non si sa come, da qualche pia suora.1. Piccolo abbozzo di “Regolamento” scritto all’apertura della

prima “Casa” in Fontanaluccia il 28 – settembre 1941 “Consapevoli del grande favore a noi fatto dal buon Dio di averci chiamati ad amarlo nei sofferenti, con la benedizione dell’Angelo della Diocesi e con l’unica promessa o voto di ubbidienza a Lui, ci consacriamo al regale servizio degli infelici di qualsiasi specie che la provvidenza vorrà mandare al povero Ospizio S.Lucia V.M. La grazia del Dio, vivente nelle sue creature, e la parola di Gesù “ quello che avrete fatto a questi, lo avrete fatto a me” sarà la vostra regola suprema. La cara S.Lucia, Vergine caritatevole, martire gloriosa,

terrà lucente in voi la fiamma sacra che dovrà farVi risplendere per la castità più assoluta e che dovrà far bruciare in voi quanto vi è di umano che non sia e non possa essere ordinato al fine suddetto e che dovrà incendiare la vostra vita, per renderla più simile alla fornace ardente di carità che è il Cuore di Cristo. Chiunque vorrà far parte di questa famiglia dovrà essere riconosciuto idoneo e accettato esclusivamente dal Vescovo della Diocesi che lo farà per sé o per gli altri come a lui piacerà. Entrando nella famiglia si uniformerà alla vita di essa,

senza però voti, tranne quello al Vescovo, (?) impegnandosi, non sotto pena di peccato mortale, a compiere ogni giorno gli esercizi di pietà e ad obbedire a chi presiederà la famiglia.

VITA DI PIETÀ

Preghiere del mattino, meditazioni, S.Messa e S.Comunione, lettura spirituale, visita al SS. Sacramento, adorazione, Rosario della Vergine intero, durante il giorno, con gli ospiti, piccolo ufficio della Madonna, quando è possibile, preghiere della sera, esame possibilmente ogni giorno, uniformarsi il più possibile alle funzioni parrocchiali.

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VITA DI CARITÀ

All’arrivo di ogni ospite all’Ospizio, baciare in ginocchio i piedi dell’ospite (o le mani in mancanza di questi) non mangiare mai o coricarsi la sera se non avranno mangiato o si saranno coricati gli ospiti. Compiere agli ospiti, tutti quegli uffici che, la cortesia o necessità possono richiedere per loro, lavorare con loro, pregare con loro e ricrearsi con loro.

UFFICI DI CARITÀ

Chi presiederà per volontà di Mons.Vescovo la famiglia, avrà cura di designare, per turno ai componenti gli uffici strettamente della casa, come sarebbero la cucina, la pulizia e assetto della casa ecc. ecc. =Compilerà pure un orario da osservarsi nei limiti del possibile vario a seconda dei tempi delle circostanze. Non si avrà = con l’esterno = che la relazione di più stretta necessità, come approvvigionamento o altro. In certi tempi si osserverà il silenzio, che favorisce il raccoglimento. La casa non sarà aperta prima dell’Ave Maria del mattino e sarà chiusa irrevocabilmente all’Ave Maria della sera o subito dopo le funzioni parrocchiali, se in qualche rara circostanza si potrà essere oltre quell’ora. Il saluto della casa sarà: Deo Gratias! risposta:

Sempre Deo Gratias

“ATTIVITÀ SVOLTE”

Assistenza e servizio ai mendicanti – cura – pulizia – rimessa a nuovo indumenti – un po’ di catechismo – qualche volta confessione e comunione; – visita e assistenza infermieristica in casi di emergenza e in mancanza di personale qualificato – anche a domicilio – assistenza nella casa – ammalati così ridotti che gli Ospedali non possono ricevere e conservare a lungo –

– casi di semi-alienazione mentale con pericolo per la pubblica onestà lasciandoli in famiglia e con non sufficiente gravità da essere ricoverati in Istituti Psichiatrici – elementi dimessi da simili Istituti ma non completamente ristabiliti;

– deficienti di qualsiasi specie – epilettici – ecc. minorati fisici – soprattutto poveri (sciancati, vecchi, impotenti); – piccoli illegittimi o abbandonati;

– mensa scolastica ai fanciulli; – asilo infantile – scuola materna – nidi d’infanzia per bimbi di risaiole, lavoratrici ecc.;

– assistenza associazioni minori di Azione Cattolica; – catechismo ai fanciulli in Parrocchia;

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– patronato A.C.L.I.; – mensa di Assistenza a Lavoratori;

COSE OCCASIONALI: Assistenza a parti – sottrazione di neonato a una madre

snaturata e conseguente allattamento provvidenziale – Assistenza temporanea in attesa di meglio a neonati

rimasti privi di mamma – a fanciulli orfani di genitori o di uno di loro e a fanciulli sottratti alla famiglia (per discussioni gravi in famiglia, per casi di alcoolismo, per incarceramento di un genitore ecc..);

COME RIEPILOGO: Casa di Pronto Soccorso ed eventuale smistamento

_________________________________________________dall’esame di questi scritti dal '40 al '50 risultano chiare queste cose.1. C’è un parroco che pensa lungamente e tenacemente, pregando,

soffrendo, consigliandosi, come ridare un volto veramente cristiano alla comunità parrocchiale –

2. scopre (o crede di scoprire) che i più poveri fra i poveri possano diventare attorno alla Eucaristia, inseriti – nella pietà e nella vita della Comunità Cristiana, (parrocchiale) una strada, un “valore” un “lievito” per la comunità – vedi documento B. primo capoverso)

3. I primi responsabili di questa “evangelizzazione”, o scoperta, o riscoperta, non sono degli estranei, ma il parroco, le associazioni di Azione Cattolica, le Confraternite e pie Unioni della parrocchia (grazie a Dio c’erano) cioè la comunità parrocchiale –

4. Non si esclude, ma viene superata (da situazioni di fatto, esistenti in quell’anno di guerra 1940 e da innumerevoli ragioni pratiche) la visita domiciliare, l’aiuto, l’assistenza – Nasce invero e si afferma l’idea di una casa, di un rifugio, di un ricovero, di un ospizio, dove, dove, oltre la più immediata e corporale assistenza, ci sia la possibilità della Carità spirituale ai poverini, la vicinanza dell’Eucaristia, della Messa, di un clima di pietà cristiana anche per loro.

5. Ma questo comporterà un minimo di strutture materiali e di personale. Se ne parla in parrocchia, nel Vicariato, con i Superiori Ecclesiastici. L’idea della casa o dell’ ospizio per questi “poverini” si afferma, viene recepita, caldeggiata, approvata, benedetta.

Ma come fare? 6. La Provvidenza viene in aiuto. Una vecchia osteria disabitata,

vicinissima alla Chiesa parrocchiale, viene ceduta dalla vedova Leonilda mamma di alcuni handicappati, per la bisogna – Mentre, con l’aiuto di tutti, viene riattata e resa abitabile, anche se nella estrema povertà ed essenzialità (comune del resto a molte altre abitazioni di questa zona di alta montagna) vanno affiorando e si affermano alcune realtà:

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a) vedi documento C i cinque punti. 7. Si rassoda sempre più l’idea di doversi rivolgere a qualche

Istituto o Congregazione Religiosa esistente per ottenere qualche persona consacrata (fratello o suora) che possa garantire una presenza stabile e continuata in quella Famiglia che si va formando. Perché il primo scopo di mettere insieme quei “poverini” (piccoli o grandi, maschi e femmine) è quello di ricostruire una Famiglia nel vero senso della parola, con un “padre” una “madre” qualche zia o tata e qualche nonno, ma anche con la presenza di piccoli; una costante assistenza della Divina Provvidenza, in questi 43 anni di vita, in tutte le “Case” non sono mai mancati: quando crescono o vanno con Dio, ne vengono dei (…) (illeggibile): e con tutte le esigenze di vita di una famiglia (assistenza, scuola, cura, sistemazione, trapasso) ma anche con tutte le esigenze e gli accorgimenti di una famiglia cristiana –

8. Mons.Vescovo consiglia la ricerca di almeno due Suore – Numerosi approcci e tentativi in Diocesi e fuori non approdano a nulla.

9. Si arrivò all’ “inaugurazione” del povero ospizio di S.Lucia (patrona della parrocchia) il 28 settembre 1941 con l’accoglienza di 7 o 8 ospiti. Alcune ragazze di Fontanaluccia e una di Romanoro (di Azione Cattolica) cominciarono la loro presenza, quasi continua, avvicendandosi agli Ospiti.

10. I nomi delle prime 4 “collaboratrici” che sono tuttora viventi, sono: Maria Giubbarelli, Almina Ghini, Carolina Fontanini, Cecilia Ghini.

11. Dopo oltre un anno di infruttuose ricerche, S.E. Mons.Brettoni, che era tenuto al corrente di tutto, disse un giorno al parroco “ma perché non le fai tu le suore? – sono così brave quelle ragazze che ti aiutano!”. Da quel giorno, un po’ di malavoglia, un po’ con del ripicco perché le suore non volevano o potevano venire fin lassù, un po’ per...l’Obbedienza al Vescovo, un po’ per delle ragioni strane o inspiegabili... nacquero le “Carmelitane Minori della Carità” –

12. Non tutto in una volta! Si cominciò a scrivere dei piccoli Regolamenti (vedi Doc. A) prendendo lo spunto dal come si viveva nella casa questo clima di famiglia cristiana, un po’ con consigli, suggerimenti, (anche con opposizioni forti) un po’ cogliendo qua e là e ne è venuto fuori un altro regolamentino (vedi Doc. D)

13. Si arrivò al 16 luglio 1942 in cui in pubblica chiesa, davanti al Signore e al popolo di Dio, si consegnò la prima volta l’abito Carmelitano alle prime 3 Suore – poi in settembre alla quarta

14. Intanto si era scatenato il finimondo – caduta del Regime (25 luglio ’43 – 8 settembre – Repubblichini, carabinieri, partigiani, tedeschi, molti tedeschi (!) inglesi, olandesi, Russi sbandati... e l’ospizio si trasformò per quegli anni in una stazione di ristoro, di rifugio, in ospedale e non si sa

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in quante altre cose. Ma tutto concorreva a rendere sempre più vera la casa, una Casa di Carità completa: dove si viveva, si moriva, si pregava, si soffriva e si gioiva insieme a tutti –

15. Poi vennero aumenti di vocazioni, rassodamenti, ampliamenti vari fino a dover pensare a preparare “sorelle” o “consorelle” per altre case che venivano richieste da altre parrocchie, mentre nella constatazione dei terribili disastri della guerra, parevano rendersi più adatte queste case ad accogliere una parte delle molteplici miserie e a contribuire, poveramente, alla “ricostruzione”.

16. Conviene sottolineare avvertire che quel piccolo nucleo di Consacrate, che andava aumentando, pur avendo chiaro lo scopo di giovare alle parrocchie nel servizio ormai non più solo assistenziale agli Ospiti, ma Caritativo e Cristiano nel senso completo, non aveva ancora una fisionomia ben definita. Era una Confraternita? una Pia Unione? una Associazione Caritativa? un lievito nel popolo di Dio? L’Eucaristia, la Madonna del Carmine, i Santi della Carità, una vita di intensa preghiera erano la base sicura per la continuità dell’opera. Ma non ci fu mai, nei primi tempi una chiara visione di un Istituto o Congregazione Religiosa: pareva che il “popolo di Dio” catechizzato con questo modo di essere cristiano, di cominciare a interessarsi dei più piccoli, avrebbe lievitato, come cominciava a fare, numerosi cooperatori, volontari, aiutanti. Ma veniva anche affermandosi la necessità di provvedere con una preparazione e formazione speciale quelle che dovevano e avrebbero dovuto essere, le persone protagoniste e consacrate in questa singolare famiglia – il parroco o Sacerdote pareva adatto al ruolo di “Padre”, ma la “Madre”, la sorella maggiore o i fratelli dovevano essere tirati fuori.

17. Dopo il 1950 si va delineando una “speciale vocazione” per questi ruoli particolari. (vedi Doc. X (ics) premessa e P.Larraona e Doc. C e D) D’altra parte Mons.Vescovo Socche che è succeduto a Mons.Brettoni e vede di buonissimo occhio la Casa della Carità (vedi lettere), va premendo per una “organizzazione dell’opera” che desidera erigere in Ente Giuridico Ecclesiastico –

18. Si profilano nuove “dimensioni” e progetti per la diffusione del “Rosario della Carità”. Ogni Casa può avere un Mistero particolare come proprio Titolo e inserirsi nella parrocchia come una testimonianza di Devozione Mariana vissuta nella “famiglia” e nella vita cristiana; come un fermento anche di Devozione Mariana e del Rosario nelle famiglie della parrocchia in particolare. Nel 1953 e 1954 si ipotizza perfino un piano di diffusione della Casa in Diocesi, con un raggruppamento comune di 15 “Case” attorno a una “Casa della Preghiera” dove operatori delle medesime Case possano trovarsi, a turno, per rifocillarsi spiritualmente, per formarsi, prepararsi, allenarsi alla vita della “Casa” che va prendendo sempre di più la dimensione di centro di preghiera Eucaristica e Mariana per i collaboratori parrocchiali, per i

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volontari. Nascono le pratiche, nella Casa, di Adorazioni, di incontri, di ritiri, di Recitazione di tutto o di parte dell’Ufficio divino, che provvidenzialmente la Comunità di Monteveglio ci mette a disposizione – (vedi Doc. E e F del 1953 –’54).

19. Nel 1955 verso la fine è pronta una stesura del “Regolamento Provvisorio” per le Carmelitane Minori della Carità e per i collaboratori parrocchiali, ausiliari e consacrati che sono configurati tutti, come “fedeli del popolo di Dio” che in diverse mansioni e ruoli prestano la loro opera nella Casa della Carità – Questa “associazione di fedeli” e laici o consacrati, Religiosi o preti si chiamerà “Congregazione Mariana delle Case della Carità”, con chiare indicazioni di formare tutti una “unica famiglia cristiana” inserita nella parrocchia, come risulta chiaramente dai primi Dodici Articoli del Regolamento. La Congregazione Mariana delle Case della Carità viene eretta e approvata da S.E. Mons. Beniamino Socche con un suo canonico decreto del 11/2/1956.

20. Nei susseguenti dieci anni si chiariscono via via i punti della “Regola” e cominciano ad espandersi le “Case” o questo tentativo di lievitazione parrocchiale in diversi luoghi. Richieste e tentativi si effettuano anche fuori Diocesi.

21. Ma qui comincia un periodo di poca chiarezza nella configurazione della singola “Casa” – Il principio più volte ricordato di sopra, di portare nella dimensione parrocchiale quello che è sempre stato vivo nella Chiesa di tutti i tempi, consolidato in opere e Istituzioni di Misericordia legate ai nomi dei Grandi Santi Giovanni di Dio, Camillo de Lellis, Vincenzo de Paoli ha trovato un momento di moderna e forte diffusione nel secolo scorso, in quella triade di Santi e formatori di santi che sono S.Giuseppe Benedetto Cottolengo, S.Giuseppe Cafasso e S.Giovanni Bosco. L’opera specifica del Cottolengo, affermatasi come l’“Opera della Divina Provvidenza”, ha trovato continuatori e propagatori nel mondo (delle Figure) come il B.Guanella, il Beato Don Orione il V.Don Calabria in Italia e all’estero, non ultima Madre Teresa di Calcutta: Questi “nuovi Santi” hanno segnato il passo ad un movimento che nella Chiesa è andato fermentando (moltiplicandosi) rigogliosamente in una moltitudine di fermenti e opere che sono nell’animo della Chiesa e che quando lo spirito vuole riaffiorano sempre – Non fa quindi meraviglia che questa esigenza di aiuto, assistenza ad anziani, minorati, menomati o handicappati come si dice oggi, possa nascere in chiunque avverte un po’ più attentamente queste esigenze – E in vari luoghi e per iniziativa delle più svariate persone sono nate (e nasceranno) come una meravigliosa fioritura, innumerevoli opere e istituzioni adatte allo scopo.

22. La Casa della Carità ha potuto, in diocesi, rappresentare un momento o un aiuto per la realizzazione di quelle esigenze. E presentandosi, non come opera autonoma, ma come un “lievito” o

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un aiuto per quelle opere, ha finito per essere adoperata per delle supplenze temporanee o anche durature – La scarsità delle vocazioni, e il difficile reperimento di personale “consacrato” a quel servizio, ha permesso, sempre dietro iniziative o indicazioni dei Super. Eccl., che qualche Carmelitana Minore potesse entrare in opere preesistenti o iniziasse anche addirittura delle prestazioni prevalentemente assistenziali o direzionali nelle varie autonomie dei luoghi e delle persone – Esempi di quegli anni, anche in luoghi che poi si sono abbandonati (come Rio Saliceto, il Bosco della Saliceta, Oliveto, Felina) o altri dove sono ancora presenti alcune suore, hanno creato qualche passeggero disagio, a una precisa configurazione della Casa della Carità.

23. La fisionomia precisa che la “Casa” ha raggiunto, pare questa: (Doc.G)

24. Poi si chiarisce la “vocazione” (vedi I lettera ‘61) 25. Allo scopo di chiarificare (?!) si veda lo scritto del 1966–

196726. poi la lettera ai collaboratori (Cuore Immacolato) e a Don

Dino dalla missione* apertura delle missioni 27. Si afferma sempre più la fisionomia della Casa e delle persone consacrate che ne fanno parte come un dato completo, un “progetto nuovo” un aggancio più esplicito alla Eucaristia e alla Parola, come “le Tre Mense” il prolungamento della mensa della Parola e dell’Eucaristia nella mensa dei Poveri, nel servizio nella comunità –

28. Ci sono riscoperte sempre più pressanti della “interiorità” della “Contemplazione Carmelitana” nella vita della Casa e dei Consacrati (vedi lett. 18–12–68)

29. Nel ’70 e ’71 si afferma sempre più pressante l’interferenza della pubblica autorità (Provinciale – Regionale, Statale). Qualche momento di trepidazione passa per l’animo di consacrati e operatori; “Reggio 15” e altre pubblicazioni scandalistiche rincarano la dose, ma presto ogni perplessità è superata nell’approfondimento della natura della Casa e lettere del tempo lo manifestano (lett. 4–5 1971 rapporto di Suor Gemma dell’ 8–11–’71 “Incontro di ‘preti’ e suore dell’8–2–72

30. Nel 1972 di settembre, nasce nella Cappella Vescovile del Vescovo Mons. Baroni di Reggio Emilia, o rinasce la famiglia dei Fratelli della Carità – (vedi “Madagascar 1972–’73”) Nella Pasqua del 1973 appare una nuova presentazione della “Casa” con l’inserimento (ormai insostituibile) delle “Sorelle” e fratelli della Carità

31. l’apertura alle “Missioni Diocesane” e il “taglio” particolare del Madagascar, propongono altri rilievi e approfondimenti per i nuovi posti missionari (vedi Madagascar)

32. Richiami a maggior formazione e interioritàvedi lett. Quaresima ’74lettera di Mons.Baroni

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del 14–10–’75 lettera da Fontanaluccia 5–1–’76 lettera del 23–2–’76 lettera del 21–12–’76

Relazione per una “Commissione del Sinodo” 9–6–’77* inserire dove va: Capitolo e Revisione Regola 1971 * Vedere Fermento = annate * Presentazione al Vicariato di Correggio 1981 * India Calcutta – Madre Teresa 23 4–1981 1983 – Giugno – Vigilia del S.Cuore = abbozzo di Regolamento per

fratelli della Carità e domanda di erezione canonica della Famiglia.

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CHI E? IL CRISTIANO23-7-83- (34) -

Peracca, 23–7–83

Il Papa, il Vescovo, il prete, il diacono, il religioso/a, ogni consacrato speciale è prima di tutto

UN CRISTIANO !

Cioè una creatura ragionevole che è di fatto battezzata e quindi conformata a Cristo Sacerdote, Re e Profeta e che, come tale, deve prendere coscienza e conoscenza della nuova realtà in cui la fede di altri lo ha posto. Ogni battezzato, come non può non accettare responsabilmente di vivere la propria vita naturale, cioè di respirare, di mangiare, di agire, di muoversi, di lavorare, di riposare,

COSI'

non può, pregiudizialmente, escludere, rifiutare di vivere in conformità alla vita di Cristo. La sequela di Gesù non è certo un'imposizione, come non lo sono le altre funzioni vitali naturali. Non si violenta nessun essere creato e razionale insegnandogli a camminare, a mangiare, aiutandolo a sviluppare con equilibrio e armonia le proprie attitudini e capacità ed educandolo ad atteggiamenti e a gesti che procurino la sua crescita.

Per i CRISTIANInon è assolutamente concepibile una puericultura di carattere esclusivamente naturale –biologico che non tenga conto del

TESORO,cioè del Figlio di Dio

che è nel bambino. Ho l'impressione che una congiura diabolica, che ha coinvolto nelle sue fila anche i cristiani, fatta di letteratura pedagogica, psicologica e anche di letteratura amena per l'infanzia (connivente una larga fascia di popolo di Dio, quindi di Chiesa) abbia ignorato la puericultura cristiana, dimenticando il sublime avvertimento evangelico che Gesù

"cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dioe agli uomini" (Lc 2,52)

Ogni battezzato non può eludere la crescita spirituale del proprio figlio prescindendo dal modello di Gesù fanciullo, pena l'enorme sforzo che si dovrà poi fare nella catechesi, nella liturgia, nella iniziazione cristiana per ridurre all'impotenza

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il libero arbitrio, terribile Moloch e

Baal di tutti i tempi, che filtra o rifiuta rigidamente ciò che non sente connaturato a sé perché non si è sviluppato in armonia con la crescita biologica, pur essendo presente fin dall'inizio.Perché non si vuol credere che nella creatura battezzata è avvenuto un processo di trasformazione molto più grande e importante di quello avvenuto nel grembo materno all'origine di ogni vita umana e che esige una precisa cura da parte dei genitori? Considerando lo straordinario mistero di ogni nascita, è facile riconoscere l'enorme delitto che si commette, per qual si voglia ragione, nell'attentare alla vita fin dalla sua origine. Quando si è fatta una qualunque trattazione del problema dell'aborto partendo:

1) dall'Incarnazione del Verbo di Dio ? – Se tutta la Bibbia prepara la venuta del Messia in mezzo agli uomini come una vera Incarnazione di Dio

– se dalla prima promessa del "seme" ("Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno" Gen. 3,15) fino all'ultima parola dell'Apocalisse è tutto un susseguirsi di modi che Dio adopera per farsi capire che dalla sua “incomunicabilità” vuole entrare nella vita e nella storia dell'uomo, come non partire dal fatto più clamoroso e indiscutibile della Divina incarnazione del Verbo di Dio nel grembo purissimo di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo?

Se si cerca di approfondire, certo al lume della Fede, questo basilare, centrale cosmico MISTERO DELLA FEDE, si capirà non solo che cos'è l'aborto ma si entrerà appieno nelle verità rivelate fino al mistero dell'Eucaristia: segno ultimo e definitivo del perfetto amore di Dio

2) dalla Concezione Immacolata ? Ci basta ricordare la Concezione Immacolata della Beata Vergine per capire che c'è un essere umano nel primo istante del suo concepimento e che quindi l'aborto, senza ricorrere al sostegno di certa filosofia o teologia, è in se stesso una nefandezza. Se la Madonna è Immacolata, vuol dire che è stata preservata dal peccato originale e vuol dire anche che ogni uomo nasce con il marchio del peccato anche se non ne è consapevole. All'origine della nostra vita che viene da Dio c'è questo limite, questo male, questa schiavitù; una creatura sola ne è stata preservata divinamente, perché Dio ha così stabilito.

Credo che si debbano soppesare e valutare la cultura e le opinioni del tempo nel quale si è inseriti e nel quale si tenta di operare da cristiani, senza però sorvolare o dare per scontato il Mistero dell'Incarnazione che è punto essenziale della Fede e segno vivissimo dell'amore di Dio.

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OCCORRE RAGIONARE ALLA LUCE DELLA FEDEPoiché Cristo sa che l'intelligenza, la volontà, la sensibilità sono bacate fin dall'inizio, ha provveduto che la vita di ogni uomo sia risanata, riscattata, salvata, redenta con l'infusione della Fede, della Speranza e della Carità, cioè con l'infusione della vita divina in noi. Non ha voluto toglierci la possibilità di peccare, ma si è accompagnato a noi per crescere e svilupparsi con noi e formare così la NUOVA CREATURA che non ha solo esigenze biologiche, umane, storiche e ambientali, ma è anche capace di crescere nella grazia, di irrobustirsi e di diventare adulta per giungere alla statura di Cristo. Non impressiona affatto che quei germi di Fede, Speranza e Carità si sviluppino autonomamente, prima di ogni coscienza, responsabilità, volontà personale e libertà, quando si pensa che, negli anni della crescita infantile, c'è un grembo materno, la Chiesa Santa di Dio, che accoglie in una gestazione spirituale la nuova creatura.C'è una Chiesa che respira, che cresce, che soffre, che difende, che alimenta di Parola e di Sacramenti il nido cristiano, costituito da genitori, familiari, padrini e madrine, in cui la nuova creatura si viene a trovare. E questa Chiesa che accoglie con ben più grande giubilo questa nuova nascita alla Grazia, non è madre meno vigile, amorosa, gelosa e possessiva della madre naturale e inventa innumerevoli modi per far arrivare la propria linfa alla Nuova Creatura e farla crescere in Sapienza e Grazia davanti a Dio e agli uomini, così come cresce in età. I germi vitali della Fede, della Speranza e della Carità sono corrosi con un'azione terribile e inesorabile dai mali del mondo: dalla malattia, dalla fame, dalle stragi, da innumerevoli iniquità di fronte alle quali ben pochi osano alzare la voce. Questa nuova disastrosa peste che non risparmia né credenti, né infedeli, né cristiani, né pagani, né civili, né dotti, né ricchi, né poveri, né sani, né ammalati, né potenti, né deboli, né sfruttati, né sfruttatori, non scuote le coscienze. Il disordine morale che ci circonda non è però il segno dell'abbandono di Dio. Dio sta venendo in nostro aiuto e sta già preparando una generazione di santi che riporteranno la fede nel mondo e risaneranno una volta di più, come buoni samaritani, questa povera umanità. Attenti però, poiché già la parabola è chiara, a non essere tra quelli che passano dall'altra parte della via o tra coloro che, pur guardando, tirano diritto. È un momento decisivo per molti di queste categorie della parabola (Lc 10, 29–37) Tutte queste considerazioni per affermare che il cristiano nasce dal Battesimo; quindi non si é dispensati, per qualsivoglia ragione, a crescere il proprio figlio nella Fede, pena la responsabilità di un'uccisione prematura di Cristo in lui. Il cristiano responsabile capisce che per custodire e sviluppare la Fede occorre un'educazione permanente, quindi, superata l'infanzia spirituale, vive la pubertà e la giovinezza cristiane aiutato dai Sacramenti della penitenza e della Eucaristia. In queste fasi evolutive comincia il contatto personale con la Parola di Dio, l'Eucaristia, con la Comunità.

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Allora si pone il fondamentale problema del cristiano:

"SIGNORE CHE COSA VUOI CHE IO FACCIA?"

Non è vero che ciascuno sia libero di scegliere la propria esistenza o che questa sia determinata dalle circostanze esterne. Se la crescita è stata equilibrata sboccia senz’altro una tendenza SPONSALE: una tendenza al completamento di sé, al di fuori di sé. "Non è bene che l'uomo sia solo", ma poiché in ogni essere esiste una familiarità con Dio, il primo ed assoluto completamento dell'uomo è Dio, non la donna. Se in forza del proprio battesimo e dell'educazione cristiana ricevuta ci si è abituati a VERIFICARE I PROPRI DESIDERI, I PROPRI PROGETTI E LE PROPRIE ESIGENZE ALLA LUCE DI DIO, allora il Signore dolcemente farà capire che il completamento di sé non avviene nelle "cose" ma in Dio, nella sua volontà. Sollecitata dal rapporto con Lui, nasce così la ricerca di una compagna. oppure la chiara percezione che Dio ci attira totalmente a sé chiedendoci una sublimazione dei doni che ci ha dato.La dimensione sponsale è serenamente realizzata e ogni paternità o maternità completamente appagata, sia nella "scelta" di una compagna, che in quella di Dio, con l'aiuto di due grandissimi Sacramenti: il Matrimonio e la Consacrazione. Quando capiremo che, se è necessario un amico, un confidente, un consulente per la vita biologico–naturale, è altrettanto necessario un consulente, un amico, un confidente per la nostra vita cristiana, cioè per la nostra NUOVA VITA, per la nostra più preziosa vita di Figli di DIO, di amici di Dio? Quello che era ed è per molti popoli la saggezza degli anziani, nel cristianesimo è diventata la saggezza carismatica, la Sapienza del sacerdote cristiano (presbitero = anziano) fondata sul potere e il dovere di pascere che Dio ha affidato a Pietro. Allora la scelta si fa con Dio in qualsiasi direzione vada e la fede ci guida con più chiarezza e certezza che la saggezza umana."Chi ascolta voi ascolta me" (Lc 10, 16) disse ai discepoli e a Pietro "tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" (Mt 16, 19). Tutto questo ci rende facile il cammino con Cristo che è proprio il Dio – con – noi; non solo perché l'abbiamo nella Parola, nell'Eucaristia, nei Poveri, ma perché è con noi; cammina con noi, vive e cresce con noi, gioisce e soffre con noi: se cadiamo ci rialza perché già Lui è ... caduto. Se ci impauriamo ci conforta perché Lui ha già avuto paura; se sbandiamo ci riporta sulla giusta strada perché Lui è la Via; se sbagliamo ci illumina perché è la Verità; se moriamo ci risuscita perché è la Vita. È facile vivere da battezzati anche se l'apparenza ci fa credere che sia impossibile: ma niente è impossibile a Dio e poi ci conforta il sapere che Lui per primo è stato obbediente al Padre, Lui ha rinnegato se stesso fino alla morte, Lui che era Dio ha lasciato tutto!!Si è messo a fare solo e tutto quello che voleva il Padre e ha

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camminato verso di Lui prima di noi. CHE ASPETTIAMO? CHE VOGLIAMO?Abbiamo già tutti gli amici che lo hanno seguito fino in fondo prima di noi: ci sono santi di ogni specie, di ogni gusto, di ogni ceto, di ogni età, di ogni civiltà!

CHE VOGLIAMO? Abbiamo molte persone già nella luce e nella pace eterna che ci aiutano, che ci attirano, che ci lusingano; c’è una splendida Regina che ci abbaglia, ci innamora, ci seduce. C'è un'immensa moltitudine che non conosciamo, ma che soffre, che spera, che prega e che cammina con Lui nel silenzio, nell'anonimato, nell'abbandono degli uomini, ma non di Dio.

CHE VOGLIAMO? CHE SPERIAMO? CHE ASPETTIAMO? E ALLORA VIENI ANCHE TU! ! ! A FAR CHE? A FARE LA SEQUELA DI CRISTO POVERO, UMILE, CASTO, OBBEDIENTE, FORTE, BATTAGLIERO, CONQUISTATORE, RADUNATORE DI POPOLI, RE SUPREMO, GIUSTO, AMABILE, TUTTO !

COME?

Io ti propongo dei modi, ma discutili e sceglili con Lui o scartali addirittura se, nella Sua inesauribile fantasia, ti può presentare altri modi, altre strade. Quelli che ti ho offerto ti aiuteranno forse a capire quanta possibilità è data anche alla povera gente di incontrarsi con Lui.

Perché questo vuole:

TRARRE TUTTI A SÉ ! !

Deo Gratias et Mariae

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PISTE BASILIANA E BENEDETTINA- (35) -

Don Mario è in Madagascar e continua a lavorare e a scrivere note per il “Regolamento dei Fratelli”.

18/11/'83 – Tanà SEGUE REGOLAMENTO FRATELLI

Per quanto riguarda la pista Basiliana e Benedettina: a) intendo per pista una precisa impostazione del primitivo carattere e orientamento che S.Basilio, in Oriente, S.Martino di Tour prima e S.Benedetto poi in occidente, hanno cercato di realizzare nelle famose Regole Monastiche. – S.Agostino – Il primitivo intento di quei grandi (è sembrato a me di capire) era quello di trovare, dal quarto secolo in poi una essenzialità per il Cristiano che potesse rappresentare visibilmente la testimonianza Evangelica che per tutti i cristiani si riassumeva prima (in grado completo) nel martirio. Venuto a cessare (in molta parte e ufficialmente) questa testimonianza, i Padri citati (assieme a molti altri) si posero il quesito: quali sono i requisiti essenziali, ma necessari, perché un seguace di Cristo veramente sia testimonio del Vangelo, in un mondo che si trasforma e comincia a risentire, anche nelle strutture, l'influsso del Cristianesimo. Perché subito si affaccia il rischio di un progressivo adattamento del comportamento evangelico in una vita reale e pratica che sa essere riempita gradatamente dello spirito di Cristo (come di fatto avviene) ma che tenterà anche continuamente, fin ad oggi, di ammorbidire, diluire, “semplificare”, quanto meno prestarsi a interpretazioni del messaggio evangelico, nella vita pratica, varie, sfumate, equivoche o addirittura errate. Mi sembra questa la preoccupazione di molti Padri della tradizione cattolica e ortodossa di quel tempo. E mi pare di molto spicco l'azione dei tre ''patriarchi" citati di sopra, nel condensare in quello che sembra loro essenziale e necessario lo stile, il modo di vita e di comportarsi di un cristiano integrale * abbandonata o superata, almeno in parte l'idea che non sia possibile vivere il Vangelo nella vita normale (famigliare, socio–politica – civica,) come pareva avessero proposto gli Anacoreti o gli Eremiti delle varie tebaidi i nostri tre si mettono in ricerca, comunitaria, dei requisiti fondamentali del Messaggio Evangelico e ne vengono fuori, da quanto c'è arrivato dei veri piccoli Codici di comportamento cristiano. È indubbio che il regime personale di vita, per essere conforme al Vangelo, può sembrare a noi del secolo XX", un po' duro, austero, difficile...e tante altre cose; ma ai nostri 3 (due dei quali furono Pastori e Vescovi) non deve essere apparso tale; se lo proposero come schema e modello per ogni cristiano: e se pare

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valido anche oggi e vitale – Ma anche l'Opus Dei, il C.L., i focolarini e una serie sempre più numerosa di Istituti Secolari di oggi vanno proponendo un cristianesimo che a molti sembra “diverso” da quello ... ufficiale. Ma se riusciamo a vedere ad di là di molta attività e di molti comportamenti, non si fatica gran che a riscoprire...le famose piste di cui si sta parlando.Concludendo = è un perenne, provvidenziale tentativo di ricuperare l'essenza del Vangelo per una vita della Chiesa piena di Cristo e in Cristo.

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LE PISTE- (36) -

In Madagascar don Mario cerca di mettere a fuoco le “Piste” che danno l’occasione spirituale della Famiglia.

19/11/’83 – Tanà – LE PISTE

* Intendo per Piste: un tracciato non rigorosamente segnato ma vario e aperto delle Grandi Spiritualità che hanno segnato nella Chiesa e hanno ispirato un cammino di perfezione e di santità realizzato in moltiformi modi e con un po’ di fantasia, dai nostri amici della Congregazione Mariana delle Case della Carità.

Una idea di “chiedere” a tutti i Grandi Ordini, un aiuto a realizzare il cammino della “Carmelitana Minore della Casa della Carità” era già stato abbozzato in una

lettera di D.Mariodel 1961 (riportare)

Naturalmente pur conservando una immensa gratitudine per i “programmi’’ dei Grandi Santi di cui sopra, = e si potrebbe dire per tutti i Santi, che secondo me arricchiscono e rischiarano ognuno alla sua maniera, il perenne meraviglioso crescere del “piccolo seme” in cui Gesù ha racchiuso tutta la potenza, la ricchezza, la verità, la via, la vita del Regno, per le Sorelle Carmelitane Minori, per i Fratelli della Carità e per quanti volessero approfondire i Principi di Vita della Comunità Cristiana,* si è fatto la scelta delle due Piste: Carmelitana e Basiliano–Benedettina.

./.

19/11/’83 – Tanà – La pista Carmelitana

La Pista Carmelitana è un po’ entrata nella mia vita per una serie di circostanze, non so come quantificarle se non almeno per me, provvidenziali –* Sono nato nella parrocchia di S.Teresa di Gesù di Reggio Emilia. Non esistendo allora né in città, né in Diocesi alcun convento di Carmelitani Scalzi, l’unico motivo ispirante per me che frequentai la parrocchia da 6 a 17 anni era il grande quadro dell’abside della mia chiesa dove risplende tuttora una Gloria di S.Teresa: con la Madonna, S.Giuseppe e addirittura la SS.ma Trinità. Qualcuno dei miei primi cappellani o inservienti della mia parrocchia (che erano numerosi per le ufficiature, i tridui e le Novene che si celebravano con particolare solennità, soprattutto nei giorni più Festivi, per noi, S.Giuseppe,

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S.Teresa, l’Annunciazione, S.Anna, in cui si arrivava nella mattinata alla celebrazione di 12 – 15 qualche volta oltre venti S.Messe (come si può vedere, spero, nella grande “vacchetta” delle S.Messe di quegli anni dal 1917 al 1927 – (e io, e Marastoni, e Tapognani rispettivamente I” chierico, sagrista addobbatore e campanaro ne sapevamo qualcosa perché facevamo ... incetta di S.Messe da un mese prima, per consentire al “potente” nostro Rettore, Cav. Venceslao Costi, parroco emerito, nonché Presidente del Pio Istituto Artigianelli e membro di importanti comitati, di annunciare dall’altare che nella mattinata della prossima solennità... “vi sarà un buon numero di SS.Messe’’

* Preti che gravitavano in qualche modo a S.Teresa –

1. Don Domenico Benevelli Don Sereno Bassi coristi dellaDon Conti Luciano Cattedrale e dalDon Conti Alfredo popolinoDon Ottorino Zannoni chiamatiDon Menozzi – “prèt salghin”Don Grisendi LuigiDon Romualdo Ronzoni

Parroci : Can. Montanari – S.Prospero Mons. Scurani – S.Agostino

Almo Don Salsi – S.ZenoneCollegio Don Tarquinio Iori – S.Stefano dei Mons. Mamoli – S.NicolòParroci Don Rossi – S.Giacomo e FilippoUrbani. Mons. Pasi – S.Pietro

Don Venceslao Costi – S.Teresa Don Borghi – S.FrancescoMons. Cottafavi – Duomo

Parroci del Suburbio; 1. D. Spaggiari E. = S.Pellegrino 2. D. Ceci – poi D. Carretti Primo = Ospizio3. D. Iotti – S.Croce – 4. D. S.Prospero5. D. Cavazzoli

Frati Cappuccini - P.Domenico P.Davide

Frate=Alberto P.DanieleGhiara = D.Rigattieri P.Prospero

Ecc.Pedrein P.AndreaP.Romualdo

Canonici : Duomo S.ProsperoZanni Fulgenzio Suetta Flor.Zanni Pietro Carretti Primo

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Saccani – Poletti CeresoliSpadoni MontanariMoreali Giannasi Spadoni D.C.Bezzecchi ForacchiaCavandoliTedeschi –Cottafavi Colli Montanari Galeazzi

Dopo tutti questi ricordi, riprendo: * Il servizio al Duomo, e la presenza di Don Ottorino Zannoni, mi resero famigliare la “Beata Giovanna Scopelli” il cui corpo pare fosse stato rinvenuto...nell’orto o nei pressi di S.Teresa – Durante il Seminario (entrai, credo, l’anno della canonizzazione di S.Teresa del Bambin Gesù e della morte di Suor Elia di Bari). Fu un continuo scoprire la Piccola Santa di Lisieux nelle numerosissime pubblicazioni che fiorirono in quegli anni: alcune di eminenti e profondi scrittori. // S.Teresa d’Avila...l’avevo già conosciuta da aspirante di Azione Cattolica, quando, nel preparare la Bibliotechina del circolo cattolico S.Tarcisio della mia parrocchia, avevo scoperto la vita e le opere in una edizione della collana dei Carmelitani di Milano (l’Eucaristica,?/?). Credo che il mio parroco poi me ne facesse dono quando entrai in Seminario Divenuto Prete, a Calerno e a Cadè dove fui Cappellano, conservai dei rapporti con l’’’Oratorio dei Rossi, dei Carmelitani di Parma e, andato parroco a Fontanaluccia, trovai la Festa Principale della Beata Vergine del Carmine. Cominciai poi qualche rapporto con il Convento di Clausura di S.Giovanni del Cantone di Modena, dove erano allora le Carmelitane che ora si trovano a Montegibbio di Sassuolo. Ricordo che, ottenuta dal Commendatore Marazzi la costruzione di quel convento dalla nostra Cooperativa Edile di Fontanaluccia, si stabilisse che nella costruzione del medesimo, si cominciasse ogni settimana il lavoro con la S.Messa e che eventuali utili nella costruzione, sarebbero andati a beneficio della Chiesa di Fontanaluccia. Come di fatti avvenne, nella occasione della Incoronazione della Beata Vergine del Carmine a Regina della Parrocchia nel 1956 (credo) quando la Cooperativa Edile costruì di nuovo le due Cappelle laterali della Parrocchiale e rifece completamente tetto e pavimento della medesima. Naturalmente questo avveniva quando già l’Ospizio di S.Lucia di Fontanaluccia (1941) aveva già accolte le prime Carmelitane Minori della Carità. “fatte in casa’’ come si disse allora Da allora, prima per ottenere il Decreto della benedizione e consegna dell’abitino del Carmine in parrocchia, per l’incontro e I’amicizia e il continuo contatto con Padre Pio di Gesù e i Carmelitani di Capannori, e della vicina Toscana, (che dura tutt’ora) si è stabilito un “buon parentado’’ – Forse conviene notare qui, che un prolungato tentativo di aggregazione all’Ordine, non ha mai concluso la pratica, forse per poca

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spinta, forse per diretto desiderio dei Vescovi Brettoni e Socche o per altro, si rimase. come siamo tutt’ora, buoni e stretti...parenti poveri del Grande Ordine – Forse anche la denominazione di Carmelitane Minori della Carità, è nato da questa riverente soggezione che ha sempre avuto la nostra Congregazione con il Carmelo – come si dice nella estimazione corrente;oppure ... per non dover dipendere Don Mario, oltre che dal Vescovo, da altri ... Superiori, come piacevolmente e non senza una punta di malizietta si disse da qualche amico. Le cose andarono in modo che l’11 febbraio 1956 S.E. Mons. Beniamino Socche, Vescovo di Reggio concesse l’erezione canonica Diocesana della Congregazione Mariana delle Case della Carità con’’Regola’’ propria che vige tuttora – “ Lo Spirito Carmelitano che si è cercato di assimilare in questi 42 anni di vita, sembra abbastanza consolidato; e l’uso del Messale e del Breviario Carmelitano, ottenuto ufficialmente dall’Ordine, e i frequenti contatti spirituali con i nostri fratelli e Sorelle Maggiori ci garantiscono la solidità e la continuità di questa grandiosa e vivacissima linfa vitale nella Santa Chiesa. La Santità cui ogni cristiano è chiamato dal Concilio Vaticano II” trova inesauribile nutrimento dalle Opere di S.Teresa di Gesù, di S.Giovanni della Croce, di S.Teresa del Bambin Gesù e di innumerevoli anime come Elisabetta della Trinità, Annita Barbieri di Lucca, Suor Elia di S.Giuseppe di Bari, per non citare che le più recenti la Beata Miriam la venerabile novizia madrilena.

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PROGETTO DI EREZIONE CANONICADEI FRATELLI DELLA CARITA’

8-6-83- (37) -

Don Mario si trova in S. Girolamo (RE) e inizia a scrivere le basi del Regolamento dei Fratelli (questo e i due successivi).

8–6–83 Progetto di Erezione Canonicadei FRATELLI DELLA CARITÀ

Ecc. Rev.ma, è l'antivigilia della festa del S.Cuore di Gesù – Dopo le tappe così preziose e provvidenziali (vorrei dire "profetiche") di questo ultimo tempo pasquale, dell'apertura in Duomo dell'anno santo e di un abbraccio affettuosissimo di V.E., del giovedì santo e il discorso gridato "che in ogni parrocchia nasca la Casa della Carità..." – della S.Pasqua e del Convegno Ecclesiale con la Scuola di Socialità; del Congresso Eucaristico di Milano e del ricordo (ancora in gestazione...) dell’Istituto per la Vita, della Pentecoste...e dell'azzeramento della Società Retemilia per un prezioso contributo alla evangelizzazione con i mezzi di comunicazione sociale (manca...il cinema) della nomina del Vescovo Ausiliare, del prossimo pellegrinaggio a Loreto per il Sinodo,

mi sento spingere"sesto io no ma postremo"

a domandare umilmente la erezione canonica deiFratelli della Carità

Sono fratelli nel Signore – preti – diaconi – laici che il 27 settembre del 1972 dopo una Messa di V.E. a un primo gruppo e un primo avvio benedetto e incoraggiato ha cominciato a camminare, a fare i primi passi (e non è che non dondoli e non cada ancora: ma si irrobustiva con il cibo prezioso della preghiera "invita a pregare e insegna a pregare: è questa l'unica cosa che il mondo non sa e non fa. Anche le società più progredite vanno avanti in tutto, tranne che nella preghiera" lettera a Don Mario del 18 luglio 1972) mi pare, nella mia nullità e in mezzo ai miei numerosissimi peccati, che sia giunto il tempo di consolidarli con una specie di S.Cresima la famiglia. C'è molta gente che prega e che soffre...perché sia fatta la Volontà di Dio e solo quella. Se sarà questo il tempo di grazia e di benedizione ben

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venga l'approvazione – Se Dio dispone altrimenti, sia come Dio vuole –Sono cose grosse quelle di sopra, ma sono opera dello Spirito Santo queste sono molto piccole ma paiono...spighe rimaste nella mietitura dello Spirito Santo.Elenco –Norme di Vita –

D.Trentino S.D.Aldo Or. D.Creardo C.

lo schemino: così completato: D.Mario . Dopo una chiara impostazione su "Dio prima di Pierino – D

tutto" che pervade lo schemino e richiama il RomanoI e unico comandamento "ricordati Israele: Santeama Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, Luigicon tutte le forze, con tutta la mente (con Giulianotutto te stesso)" Felicianoe la Chiesa prima di tutto con le sue leggi e Danieleprecetti e norme e indicazioni di Vita (Ma– Stefanogistero – Pastorale) e ricava tutto questo Predieri +sia dai primi tre (Decalogo)– sia dalla pre– Asp. – Pascal 0ghiera di Gesù = Prime tre petizioni – (che Didier 0è poi lo stile e il modo di vivere di Gesù Maximin 0"non sapevate che io sono venuto per le cosedel Padre mio" "faccio solo la Sua Volontà, Checcoquel che piace a lui È la mia vita. Vincenzo

Arcang. Giorgio.

Ne deriva che anche la mia vita di fratello della Carità, sull'esempio di Gesù è informata dai due comandamenti della Carità e del nuovo Comandamento come modalità in pratica nell'Esercizio, per il prossimo, delle 14 opere –

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FRATELLI DELLA CARITA’TENTATIVO REGOLAMENTO

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+ 15–6–83 – – Fratelli della Carità –_____________________

2. Si impegnano dietro "ripetuti" richiami, incoraggiamenti e benedizioni dell'Angelo della Diocesi, il Vescovo e Padre delle loro anime (vedi lettere Pastorali e Omilie) ad essere il Ramo maschile degli Ausiliari Permanenti e Consacrati della Congregazione Mariana delle Case della Carità, eretta con Decreto Vescovile il 11/2/1956 (vedi Congregazione Mariana delle Case della Carità). Quindi a seguire lo spirito delle "Carmelitane Minori" come è indicato dai primi 12 articoli del loro "Regolamento": questi 12 articoli diventano così, nel loro spirito ed eventualmente in formulazione anche diversa, parte essenziale della loro "Regola” –

3. Il Culto e il Servizio dei poveri, che in famiglia si esprime con il "Servizio delle Tre Mense (Parola di Dio – Corpo e Sangue di Cristo dato per noi i Poveri) è la ragione di vita. Per questo cercano di assimilare lo spirito carmelitano (ricerca di Dio, dialogo con Dio, ricerca della SUA volontà, unione e uniformità con questa) ma sempre VEDENDO Gesù nei poveri e servendo e amando Lui in tutti. Per noi i "poveri" non sono ... tutti gli uomini (che pure sono tutti ...poveri) ma quelli più miserabili, più emarginati, o abbandonati, o sofferenti, quelli che hanno scarsa o nessuna assistenza, come del resto si pratica nelle Case della Carità. a) I Fratelli della Carità pur continuando a seguire la pista

Carmelitana, di cui sopra, desiderano tenere l'occhio del cuore anche alla "pista monastico eremitica tentando di cogliere, nella loro formazione, delle preziose indicazioni da S.Basilio, da S.Martino e S.Benedetto per una ricristianizzazione del lavoro e della vita di comunità e di famiglia – per questo, si impegnano a seguire l'ora et labora in qualsiasi parte siano chiamati ad operare –

4. – A questo scopo si legano ed aggregano alle Case della Carità: a) per vivere in armonia con le suore e gli ausiliari la vita di

preghiera, di lavoro, di famiglia della Casa stessa; b) si prestano ad ogni lavoro o attività della Casa;

rifornimenti, lavori di casa, costruzioni o manutenzioni ecc.

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Se si è d'accordo con la "famiglia", ci si può mettere a disposizione della parrocchia, Diocesi o istituzione sempre per "aiutare i poveri";

5. i fratelli si sforzano di vivere ogni giorno lo schema di pietà della loro REGOLA possono prendere parte, nei limiti del possibile a Corsi di formazione o aggiornamento; curano l'accoglienza, l'incontro e il dialogo con membri di altri Istituti o congregazioni ed eventuali collaborazioni con essi. 6. Nell'Apostolato, che rimane un impegno personale, e comunitario di tutta la famiglia (vedi art. 8 e 9 dei "12 Articoli") i fratelli nel limite del possibile, curano con discrezione e rispetto della personalità di ciascuno, l'amicizia, l'aggancio, il dialogo con i giovani, prospettando le loro esperienze o l'ausiliariato temporaneo di servizio dei poveri nella Casa della Carità. Con maggiore discrezione e con molta preghiera, cercano di presentare a chi lo volesse, l'ideale della vita consacrata a questo servizio con la pratica DEI CONSIGLI EVANGELICI di Povertà, Castità, Obbedienza. Questa presentazione disinteressata è volta ad aiutare i giovani a scoprire il "Piano di Dio nei riguardi di ciascuno": Dio che è Padre amoroso non abbandona i suoi figli, ma li segue e li cura con premurosa Provvidenza perché ciascuno si realizzi nello stato e nella condizione di vita conforme ai doni ricevuti e secondo la Sua Santa Volontà. Le vocazioni sono tante e molteplici nella medesima Chiesa e nel medesimo Popolo di Dio. 7. Il tutto a maggior Gloria di Dio e della Vergine Santissima, nel desiderio di compiacere al Padre, cercato attraverso Gesù suo Figliolo, nella Comunione dello Spirito Santo; con perfetta, costante e gioiosa adesione alla Santa Chiesa di Dio, così come è nella sua Gerarchia e nei suoi membri. Così Dio ci aiuti!

– REGOLAMENTO –chi sono: (scopo) cosa vogliono: come intendono vivere stile di vita: scopo – chi vogliono servire dove vogliono vivere

* (Sono fedeli) animati e incoraggiati da numerosi "richiami" dell'Angelo della Diocesi, il Padre e Vescovo delle loro anime, un gruppo di Sacerdoti, Diaconi e semplici laici chiedono di tentare e poi di consacrare definitivamente la loro vita al Servizio

delle "Tre Mense" Parola Eucaristia Poveri.come si tenta di vivere già da diversi anni dalla famiglia delle Carmelitane Minori della Carità, nella famiglia “Congregazione Mariana delle Case della Carità", come ramo maschile della medesima Congregazione Mariana. Questi fedeli, che abitualmente fanno il loro probandato per diverso tempo, e che assumono la fisionomia di Ausiliari – permanenti (vedi

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Principi di Vita) * prendono in proprio i 12 art. del Regolamento base delle Case della Carità con l’aggiunta delle seguenti precisazioni: a) alla "pista Carmelitana" che ispira tutta la Congregazione Mariana, "pista monastico- eremitica" proponendosi di cogliere preziose indicazioni per la loro formazione anche dallo stile Basiliano-Benedettino per realizzare, con l'aiuto di Dio, anche una ricristianizzazione del lavoro e della vita di famiglia –

* Omissis per questo si sforzano di vivere qualche aspetto della "Vita eremitica" nella loro Casa o "Eremo" della Macchiaccia. In tempi e luoghi indicati, si impegnano ad osservare il silenzio anche nel lavoro di ogni giorno, per varie ore del giorno e a non tralasciare mai il Divino Ufficio di ogni giorno nei tempi liturgici, celebrato in comune alla presenza della Divina Eucaristia (il Dio con noi) possibilmente un canto.

* per questo si sforzano di conservare la "presenza di Dio" durante tutta la giornata – di praticare la "correzione fraterna" avvisandosi e sostenendosi a vicenda, "portando gli uni i pesi degli altri…”

* per questo non tralasciano lo specifico esercizio delle 14 opere di Misericordia prestandosi a turno al servizio della "Casa della Carità" e degli "Ospiti occasionali" nell'apposita "foresteria" (in via di sistemazione) presso la Macchiaccia –

* per questo cercano di scoprire la volontà di Dio a loro riguardo per arricchire e impreziosire la loro vita di "fratelli della Carità" con l'eventuale ascesa al Diaconato permanente e al Sacerdozio, se chiamati –

* per questo non tralasciano la Recita quotidiana del Rosario della Madonna e le altre pratiche di pietà cristiana, suggerite dalla consuetudine o da indicazioni della Santa Chiesa –

* per questo professano la più assoluta e venerata ubbidienza al Romano Pontefice, ai Vescovi e ai legittimi Superiori eletti o approvati dal Vescovo Diocesano –

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REGOLAMENTO BASEDELLA CONGREGAZIONE MARIANADELLE CASE DELLA CARITA’

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Don Mario mette a fuoco il parallelo tra la Congregazione Mariana e la Congregazione Mariana delle Case delle Carità.Lo scrive una mattina a Fontanaluccia.

Per l'approvazione del 11/2/1956, si adottò la formula della Costituzione Apostolica Bis Saecularis del Papa Pio XII, che consentiva ai Vescovi l'erezione in Diocesi dove non erano presenti Case di Gesuiti, della Congregazione Mariana. Cominciammo dunque da qui.

1. Che cosa è la "Congregazione Mariana" originariamente è lo spirito di rinnovamento della Chiesa esteso ai laici, sotto la protezione di Maria, dalla Compagnia di Gesù (Gesuiti) nel 1587. Si è via via adattato alle esigenze storiche "questo spirito di rinnovamento" fino alla formulazione di "Principi Generali" che regolano delle "Comunità di Vita" che sono approvate dalla S.Sede il 31/5/1971. Questi " principi di vita" includono i seguenti punti 1) Dio è Fonte della Vita – Salva l'umanità facendosi uomo e nascendo dalla Vergine Maria; si dà continuamente a tutti gli uomini e li invita tutti a darsi continuamente a Lui in Cristo e con Cristo. 2) Lo spirito del Vangelo è la legge suprema: la sua norma è l'Amore diffuso dallo Spirito Santo nei nostri cuori. Essa si esprime in termini sempre nuovi in ogni situazione della nostra vita quotidiana; rispetta il carattere unico di ogni vocazione e ci rende capaci di essere liberi e sempre disponibili a Dio – 3) ci sollecita a prendere coscienza delle nostre gravi responsabilità. Ci aiuta a cercare costantemente le risposte alle necessità del nostro tempo e a lavorare con tutto il Popolo di Dio per il progresso e la pace, per la giustizia e la Carità, per la libertà e la dignità di tutti gli uomini. 4) la "Comunità di Vita" ha lo scopo di formare uomini e donne, adulti e giovani e di impegnarli, a servizio della Chiesa e del mondo – in tutti i settori della vita famigliare, professionale civica, ecclesiale ecc. Si rivolge in modo speciale a quanti avvertono più urgente l'esigenza di unire la loro vita umana in tutte le sue dimensioni alla pienezza della fede cristiana. 5) La spiritualità di questa Comunità ha come centro Cristo e la partecipazione al mistero pasquale e come fondamento la S.Scrittura, la liturgia, lo sviluppo dottrinale della S.Chiesa, la manifestazione dei Divini voleri attraverso le necessità del

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nostro tempo. 6) Attinge la propria spiritualità, dagli Esercizi Spirituali; dai Ritiri mensili, dagli incontri eucaristici del popolo di Dio, riconoscendo la necessità della preghiera comunitaria e personale e la direzione spirituale come mezzi indispensabili per cercare e trovare Dio in tutte le cose. 7) Maria, la Vergine Santissima, la Madre di Dio e degli uomini è il modello della nostra collaborazione alla Missione di Cristo. La cooperazione di Maria con il Figlio cominciò dal suo "fiat" nel Mistero della Annunciazione – Incarnazione. Questo "fiat" durato tutta la vita ci ispira a donarci totalmente a Dio in unione con Maria e ci conferma la nostra Missione di servizio ricevuta nel Battesimo e nella Confermazione. Veneriamo la Madre di Dio in maniera speciale e confidiamo nella sua intercessione per attuare la nostra vocazione – 8) L'unione con Cristo ci conduce all'unione con la Chiesa, nella quale Cristo è presente e continua la Sua Missione di Salvezza. Consapevoli d'essere noi stessi membra della Chiesa ci renderemo più idonei a incontrare Cristo in ogni uomo e in ogni situazione se faremo attenzione ai segni dei tempi e alle mozioni dello Spirito Santo: accetteremo e diffonderemo la dottrina della Chiesa, collaborando con i Pastori, condividendone le preoccupazioni, con una sensibilità aperta alle situazioni in cui vive oggi la Chiesa Universale, diocesana parrocchiale – 9) la "Comunità di Vita" ha il suo centro nell'Eucaristia e attua una esperienza concreta di unità nell'amore e nell'azione – Pratica la "revisione di vita", Impara a discernere ciò che è più importante o urgente e universale; partecipa allo sforzo di liberazione degli uomini da ogni specie di discriminazione; pratica soprattutto, con l'aiuto di Maria e dei Santi, la Sequela di Cristo umile, casto, povero. 10) l'adesione a questa "Comunità di Vita" suppone una vocazione: è aperta ad ogni cristiano che lo desidera per verificare e approfondire l'autenticità della chiamata. Verrà giudicato idoneo dai competenti organi che verranno eletti o designati dalla comunità e approvati dalla legittima autorità della Chiesa – 11) L'Autorità competente in materia di istituzione canonica e di promozione dei "gruppi " o "Comunità di vita" è il Vescovo locale, che può anche accettare, approvare, dare vita e donare propri statuti a Sezioni Speciali delle dette comunità – * * Che cosa è la "Congregazione Mariana delle Case della Carità"?È una "Sezione speciale" delle Comunità di Vita che ha avuto origine per esigenze e convenienze occasionali, nel 1941 nella Parrocchia di S.Lucia V.M. in Fontanaluccia, Diocesi di Reggio E. e provincia di Modena. È stata approvata ed eretta canonicamente dal Vescovo di Reggio E. il 11 / 2 / 1956 con propri "statuti" o Regole, come si vedrà in seguito – * * Nel corso di oltre quarant'anni, come si è potuto vedere nella presentazione origine, sviluppo della Casa della Carità si è andato arricchendo di esperienze e di testimonianze il "Metodo

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di vita" delle Case e della Congregazione Mariana così da rendersi conveniente una stesura più completa e ordinata delle norme o indicazioni per chi desideri entrare in qualche modo a far parte di questa "Famiglia" detta appunto Congregazione Mariana delle Case della Carità. * * È anzitutto "una famiglia". Questo clima tenta di caratterizzare e dare una fisionomia e struttura particolare ad ogni Casa della Carità – Non riservata, non chiusa, ma aperta a tutti – che vive la sua normale vita in una Casa. * * Ne fanno parte anzitutto i "Signori Ospiti" poi quanti desiderano cooperare, contribuire, beneficare, sostenere, o con prestazioni personali, o con la preghiera con dei sacrifici con la propria sofferenza, o in qualsiasi altro modo, che possa essere accolto e conglobato nel Sacrificio Eucaristico che è il Cuore e il Tesoro della "Casa". * * Per ormai lunga consuetudine è invalso l'uso di aggregare in una maniera speciale alla "Casa" i cosiddetti ausiliari: possono essere persone di almeno 14 anni che si impegnano un po' di più e continuamente, al Servizio della Casa. Sono occasionali o temporanei (come i volontari, gli obiettori di coscienza, la "leva delle ragazze" o altri) e permanenti. Questi si impegnano ad accettare per almeno qualche mese il ritmo della Casa, sia nella preghiera, negli orari, nelle mansioni, nel lavoro, nello svago, soprattutto nella sottomissione a chi regge la Casa (fratelli o sorelle della Carità). È accettato anche un Ausiliariato a vita qualora uno volesse dedicare la propria esistenza a questo "Servizio" (del Signore e dei poveri) fino alla propria morte – Agli Ausiliari permanenti o a vita viene consegnato un Crocifisso benedetto e un "mandato" della Chiesa che impreziosisce questo servizio con un vero "Ministero" – * * Nella categoria degli Ausiliari a vita entrano i "Consacrati" o "Religiosi" che sono le Carmelitane Minori e i Fratelli della Carità. Questi hanno particolari statuti o regolamenti – * * Per tutti i "Congregati Mariani" ogni battezzato: uomo o donna, celibe o sposato, religioso/a Diacono, prete o Vescovo, il normale luogo di incontro e di esercizio delle 14 opere di Misericordia è la Casa della Carità

MAcon questo preciso taglio: * Non è opera particolare di "qualcuno" tanto meno delle suore o fratelli;* non è un gruppo autonomo, con o senza un organico, una propria amministrazione e direzione; ma è legato alla parrocchia o a un vicariato o Decanato della Diocesi e per essa alla Chiesa Universale– * non è un'opera di pura Assistenza o di ricovero, o di accoglienza o di ricupero anche se tutte queste attività verranno esercitate per il bene degli ospiti nel migliore dei modi; ma non "esauriscono" le caratteristiche del Congregato Mariano

bensì è: (o cerca di essere)1. vedi 1-2-3 del 5-3-83 – (31) – I Sabato del mese

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4. è una piccola ma decisa provocazione e sfida a tutta una impostazione di vita mondana attuale (pagana!) consumistica, comoda, basata più su valori che suonano ancora di rispettabilità e necessità, ma che hanno perso molto del loro senso iniziale nella pratica, e recitano: "organizzazione, ordine, igiene, pulizia, efficienza, rendimento, perbenismo ecc., a questa comi–tragedia e per il recupero di quegli antichi valori

Si contrappone:una fede semplice e genuina come viene insegnata dal Vangelo e dalla Chiesa, una speranza di una sicura assistenza della Provvidenza che ha suggerito e suggerisce i modi e i tempi dell'intervento quotidiano più nella prestazione personale umana e cristiana di ogni uomo, che nelle macchine e nelle tecniche, e soprattutto una Carità che vuole ricuperare la dimensione Paolina della I ai Corinti (cap.13) e che dimostra e testimonia a tutti che è possibile sempre stabilire un clima di famiglia fra esseri umani, una convivenza, travagliata e movimentata, ma piena di calore e di gioia cristiana, donata, non imposta, ma lievitata e offerta a chi non ha più una famiglia, un nido, un centro, un motivo di amore; e che aiuta, sostiene, assiste e prepara

ancheall'incontro sponsale con Cristo.

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UNIVERSITA’- (40) -

Appunti schematici.Don Mario fa un parallelo con l’Università: come si va all’Università per approfondire la propria cultura, così un cristiano, attraverso la Congregazione Mariana delle Case della Carità e un certo programma, può approfondire la sua vita cristiana per trovare la via della santità.

"Università "? + 25/10,’1984 SS. Crisante e Daria –

1. Tener fede alla Congregazione Mariana 2. puntare sulla religiosità (cioè la caratteristica canonica di “religioso”) solo della Sezione (fare ricerche!!) – 3. La Congregazione, con i suoi principi di vita, non è in opposizione o non limita lo sviluppo della Grazia e quindi della Santità ma fornisce (offre) a chi vuole un normale aiuto al crescere cristiano (cioè al perfezionamento della personalità cristiana attraverso l’uso dei Sacramenti e dell’Orazione. Quindi non si vede come, ad esempio, in una famiglia normale non si possa crescere nella sequela di Cristo fino alla pratica consueta e normale almeno dell’Istituto Secolare.(Vedi la differenza fra Istituti Secolari e Istituti religiosi)* la differenza con il Comune Cristiano è: a) che questo entra nella Congregazione (in uno dei molti modi: o ausiliare: perpetuo o temporaneo “Crocifisso ” mandato Cooperatore e sostenitore = pregh. e off. è una specie di ... Terzo ordine b) per artic. 26–27 – può fare sezioni speciali c) accetta una norma di vita – d) può optare per maggior perfezione nel "pressius sequendi Christum” con voti e professione religiosa con propri statuti –

+ 27–10–84 per "università” –

* chiamata alla santità: è per tutti gli uomini; quindi...generica* ma Dio vuole da me una santità concreta, particolare, personale–attuale* Quale santità?

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in quale misura? in quanto tempo? (talenti o mine! attenti alla staticità) Doni – Spirito Santo Virtù infuse (Battesimo) (Cresima) (Eucaristia) Allora: * quale è il "piano" il disegno di Dio, il progetto

non per l’uomo generico ma per me persona–individuo * La ricerca in me del disegno (immagine – somiglianza – segno = segnati)

quindi:antropologia: sì, ma per poi ricavare o "scoprire"

l’analogiacon la vita nuovacioè la vita dell’uomorisuscitato – quinditrascendenza – Mondodella Grazia – Una volta fatta la chiara

Anatomia dell’uomo in Grazia

ne risulteranno: a) gli”organi essenziali e accessori per la

conservazione e crescita della vita. b) gli organi e strumenti per la trasmissione

di questa vita – c) l’attività esterna (ministeri) ed interna

(crescita mistica)per Lui e Chiesa. * Teoria della...Università, cioè ricerca per conoscere: il piano di Dio su di me; la volontà di Dio – Santità progetto di Dio non come costrizione, ma atto di amore la vocazione = ministero prima di fare...delle scelte * Tempi e spazi privilegiati per la "Preghiera": servizio...più faticoso più indispensabile più redditizio * Esperienze: equivocità del termine. non cambiare esperienza ma insistere su qualcuna * Provvisorietà degli impegni

Regina Ester Assuero Legge persiana

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impegno supremo = amore non c’è amore senza impegno “non c’è amore più grande che dare la vita...“

RESTAURATORI8 novembre 1984

- (41) -

Don Mario scrive queste pagine al ritorno da una delle sue visite alla Chiesa di S. Domenico di Reggio Emilia.

Dopo un po' di Rosario a S.Domenico * mi frulla per il capo (e forse nel cuore?) una idea: mi ci vorrà un po' a esprimerla. Vorrei fare una povera ma efficace opera...di restauro. Non ho nessuna intenzione, né capacità, né manifestazioni della Volontà di Dio, per fare opere proprie più o meno grandiose; non mi sento chiamato a questo. Sarei prontissimo a fare qualunque cosa, grossa o piccola che sia, se questa è la Volontà di Dio – ma per ora non mi pare; mi sembra invece di coltivare moltissimo di dentro il desiderio di...rammendare, con un po' di pazienza e con l'aiuto di Dio...le ''varie Religioni'' che hanno sempre illustrato e impreziosito la S.Chiesa di Dio. E in particolare, mi piacerebbe... restaurare un po’ alcuni dei grandi semi lasciati e consegnati alla storia dai Grandi Ordini e un po' lasciati cadere o deperire, almeno in qualche parte del nostro paese!Mi spiego: per grandi Ordini intendo: Benedettini di ogni confessione o riforma o derivazione come: Cistercensi, Camaldolesi, Silvestrini, Olivetani, Certosini ecc. con inclusi Canonici regolari e altre forme e famiglie monastiche, maschili e femminili che si rifanno al Grande Patriarca – * Agostiniani e quanti si rifanno alle sapienti regole fondamentali che si riferiscono o derivano dal Grande Santo. * Domenicani e derivati * Francescani di ogni osservanza * Minimi di S.Franc. di Paola * Carmelitani * Servi di Maria * Gesuiti...e ogni nuova struttura di religioni clericali regolari: Teatini, Filippini, Scolopi, Somaschi, ecc. Tutti questi grandi Ordini e altri che più o meno a questi si riducono, hanno tentato a volte riuscendovi in pieno, a volte faticando e continuando tuttora a faticare, per attuare un Carisma che qualche volta o ha...deviato, o è stato male

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interpretato o svisato o altro; sta di fatto che ha cessato certe opere che lo realizzavano; e molti frati o suore che dovevano realizzarlo, si sono ritirate da certe opere, non hanno potuto capire che i Carismi sono opera dello Spirito Santo che si muove e cresce e suscita trasformazioni (tipo metamorfosi) e molte opere... stupende sono inesorabilmente compromesse o svuotate o inaridite o abbandonate. Intendo questo: ogni Ordine ha proposto una propria spiritualità carismatica con opere e istituzioni, tipo scuole, studi, accademie, collegi, università, Confraternite, Consorterie ecc. ecc. ecc. a seconda dei tempi e del "genio" (carismatico) dei vari ordini o almeno di rappresentanti dei vari ordini. Poi sono venute meno le vocazioni. Molte monumentali opere si sono dovute abbandonare; a volte sono state violentemente strappate alla Chiesa da governi o da avvenimenti politici contrari alla Chiesa; – le vestigia sono rimaste, i Santuari, i Monasteri, Chiese e biblioteche e archivi ecc. ecc. più o meno dispersi

Ma soprattuttoi centri di irradiazione dei

fondamentali Carismidei Grandi Ordini:

le "scuole" di spiritualità veradi educazione a ogni genere

di vita e soprattuttol'irradiazione di Santità,

si è estinta o quasi.

Ecco il mio progetto:* come un preziosissimo arazzo, come una qualsiasi grandiosa opera d'arte di cui si veda la possibilità di rappezzo e di conservazione

METTERVI MANO:Come metterci mano? Cominciando da una realtà esistente. Faccio l'esempio di S.Domenico di Reggio e di S.Pietro e Prospero: due monumentali segni della presenza dei Domenicani e Benedettini a Reggio.1. Esiste la chiesa – esiste la tradizione del Rosario – C'è tutta una serie di Santi dell'ordine e c'è il corpo di un Santo, il Beato Damiano Furcherio. Come mi piacerebbe avere un gruppetto di fratelli della Carità che, per questa mia vecchia mania di restaurare quello che già c'è per non crearne del nuovo, si dedicano a...prendere in mano la chiesa e ad ufficiarla. Il Rosario è anche uno dei nostri Capisaldi. Il Culto del Rosario, la pietà, la Confraternita del Rosario (dentro alla Congregazione Mariana) * Ho visto i due chiostri e una serie di fabbricati che avevano servito a tante cose: perché non mettere lo studio che ho in testa di proporre sotto l’egida della Madonna del Rosario e di S.Domenico 2. Se molto di questo non si potrà ottenere, potrà sempre essere una sorgente di pietà e di aiuto per le Case avere il ''centro

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del Rosario" e pregare e praticare il Rosario perpetuo (una specie di adorazione continua). 3. Si può dare una mano al prete...se ci sarà ancora, che la officerà; domani si potrà donare qualche vocazione all'Ordine Domenicano e dare una mano a diffondere un po' del carisma di S.Domenico.

S.Pietro e Prospero: Una tradizione benedettina potrebbe agganciare qualche fratello per un servizio più pieno alla Chiesa (poi...anche parrocchia...diaconi, ministeri ecc.).Ridare alla vitalità della parrocchia un pizzico del Carisma Benedettino, visto le notevoli e frequenti ricorrenze, orme, segni ecc. Potrebbe dare un tono proprio a una pastorale comune a tutta la Diocesi.

* Questo mi persuade sempre più a non allontanarmi dal mio vecchio progetto, ricordato in una lettera di maggio del 1961, quando si chiedeva ad ogni grande Ordine una elemosina della loro "ricchezza''. Oggi, come spesso succede, se si può dare una mano a chi sempre ci ha aiutato e sostenuto (i grandi Santi degli Ordini) e aiutare chi è, caduto nel bisogno, sia benedetto Dio –

Mi sembra questo il ''nostro Carisma'' – quello di ''restauratori'' non di inventori di cose nuove"un buon mercante sa tirar fuori dal suo baule cose nuove e cose vecchie'' –

* Per questo, non lascio il sentiero della Congregazione Mariana che comincia dal basso, con Confraternite, pie unioni, oggi associazioni di fedeli, che mano mano che crescono nella conoscenza e sequela di Gesù Cristo, assumono responsabilmente nuovi compiti e nuovi impegni anche per corrispondere sempre più diligentemente ai nuovi doni che Dio va elargendo ai suoi fedeli. Mi pare che tutto il progetto di sopra si componga bene con le varie "sezioni'' della Congregazione Mariana che non nasce con una sua proposta di spiritualità, ma con un dato concreto di un gruppo di poveri che si aduna attorno a Gesù Cristo Eucaristico e scopre la Comunità che man mano si sviluppa. "Bisogna pregarci su ancora del tempo!!!

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LA “NOSTRA” FAMIGLIANASCE DAL BASSO- PARROCCHIA –

14-11-84 Santi Carmelitani- (42) -

Pagine scritte in S. Girolamo, dopo varie telefonate fatte precedentemente a P. Gasparino per chiedergli in che modo era riuscito ad ottenere l’approvazione della sua Famiglia e dopo essersi informato anche da altri canonisti.Le scrive per lasciare ben chiaro quale debba essere la fisionomia della Famiglia.

+ 14 11–1984 – Santi Carmelitani –

Mentre i Terzi Ordini e molte Congregazione religiose o anche istituti secolari, pare derivino come emanazione di grandi spiritualità suscitate nella S.Chiesa dallo Spirito Santo e realizzate nei grandi Ordini, (mi sia concesso questo accostamento) – il nostro movimento in favore dei poveri pare che derivi dal basso e vada via via affermandosi come espressione di una vitalità dello Spirito Santo, che è sempre presente nella Chiesa, ma che qualche volta può raffreddarsi o diminuire – Succede come negli Atti degli Apostoli: l'esigenza dei poveri e della Comunità, suggeriscono la creazione del Diaconato cioè servizio principe, privilegiato dei poveri (già indicato da Cristo stesso nella Istituzione della Divina Eucaristia e dell'Ordine) Così dalla esigenza di base, cioè nella piccola comunità parrocchiale, si vede opportuno l'inserimento nel tessuto parrocchiale di un gruppo di poveri che formano una loro famiglia attorno a Cristo Eucaristia. Tre - quattro poveri con Cristo fanno una famigliola; ci vuole qualcuno che... faccia compagnia a Cristo e ai Poveri – nasce spontaneamente un volontariato che si chiama aiutanti, ausiliari. Mentre qualcuno degli ausiliari considera la possibilità di continuare per un certo tempo o per sempre quel servizio, si scopre anche la sacralità di quella prestazione a Cristo nella sua multiforme presenza: nascono i "Crocifissi" che sono un "ministero istituito" e benedetto dal Vescovo. Non si tarda a vedere la necessità di una continuità assoluta, una dedizione e consacrazione permanente, anche con voti, a questo regale Servizio. E nascono le prime "Carmelitane Minori e i primi fratelli della Carità" –

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Questo fermento nasce dunque nell'ambito parrocchiale, nella comunità nei cui membri (parroco – parrocchiani praticanti e non) o in alcuni di loro si nota l'assenza (che sia un po' affermata e chiara) dei privilegiati e dei tesori della parrocchia, dalla vita parrocchiale. Per arrivare alla "Organizzazione" e alla diffusione in altre comunità parrocchiali di questa "branchia di pastorale" il passo è breve –

MA:non si tratta solo di strutturare un gruppo di persone che voglia scegliere per la propria santificazione e per la sequela di Cristo quel tale regime di vita: ma di far famiglia stabile e normale con i poveri (che ci saranno sempre) attorno a Cristo (che c'è ancora più sempre), ma di trovare un legame per tutti questi "cristifideli" che intendono di partecipare in modi diversificati a questa "famiglia".

E viene scelta laCongregazione Mariana

che è una pia unione, una Confraternita, una Associazione di fedeli, una specie di terzo ordine o addirittura di movimento, che ha una sua storia, una sua Regola di vita, riconosciuta dalla Chiesa. anche una dipendenza dalla Compagnia di Gesù;

MAla peculiarità non è quella dipendente struttura che ha fatto pensare alla Congregazione Mariana Ma la possibilità chiaramente ammessa e riconosciuta, che qualsiasi membro possa ascendere anche alla più alta santità e Contemplazione in grazia di una geniale possibilità di costituire nella Congregazione delle sezioni sempre più perfette per la Santità e la Sequela di Cristo: fino a preparare alcuni membri e avviarli alla più alta perfezione dei voti stabili ecc. ecc.

Ragione per cui:In ogni parrocchia (o gruppi di parrocchie) in cui nasce la Casa della Carità, si può costituire la Congregazione Mariana con questo particolare taglio: di far "famiglia con Cristo e con i poveri"; possono far parte di questa Congregazione quanti cristiani lo desiderino purché si impegnino allo stile di vita ormai collaudato. Questo si rende ancor più conveniente se come servizio stabile e continuato vengono chiamati i fratelli della Carità o le Carmelitane Minori – Si continua così a far famiglia con i poveri e con Cristo con ausiliari, crocifissi, amici, benefattori e suore e fratelli. Questo sembra almeno conveniente per una convivenza o ambito pastorale dove si prega, si lavora, si mangia insieme. Questo criterio viene molto sottolineato per dare a tutti la possibilità di vedere (e di partecipare) che non è

Un'opera propriadi qualche Istituto o Congregazione ReligiosaMa è la Comunità parrocchiale che si vale di operatori anche specializzati e preparati altrove, per una propria inderogabile presenza pastorale

con i poveri –

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Per tutte queste ragioni (mi spiace se non riusciranno così persuasive come vorrei, ma non so far di meglio) dopo aver pregato, pensato, sofferto e chiesto consiglio, non1. ritengo di abbandonare in alcun modo questa linea della Congregazione Mariana della Casa della Carità, come struttura fondamentale della nostra famiglia;2. penso di continuare a considerare le Carmelitane Minori delle vere religiose, consacrate con voti pubblici, al regale Servizio di Cristo nei poveri; 3. di continuare a considerare facenti parte di ciascuna famiglia o Casa della Carità quei crocifissi, quegli ausiliari temporanei o permanenti, quelle Carmelitane Minori quei fratelli della Carità, e quanti altri cristifideli (quindi battezzati che desiderino farne parte) siano essi laici, o chierici, o religiosi, o aspiranti o altro, sempre con il consenso delle rispettive famiglie o superiori Allora: anche il nuovo '.Regolamento dei fratelli della Carità" che intendo sottoporre al mio Vescovo di Reggio E. per una eventuale approvazione Canonica che possa consentire l'aggregazione ai medesimi anche a giovani di altre diocesi o continenti. rispecchia la chiara intenzione di conservare unita (finalmente!!!) una famiglia religiosa (la Congregazione) alla parrocchia e diocesi, come una unica famiglia e i vari membri della Congregazione Mariana (uomini, donne, bambini, malati o sani, ricchi o poveri) senza discriminazione alcuna veramente fratelli fra di loro.

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COS’E’ UNA CONGREGAZIONE MARIANAE COM’E’ LA NOSTRA

8 agosto 1983- (43) -

Pagine scritte a Fontanaluccia per il Manuale: storia della Congregazione Mariana e specificazione di che cosa è la Congregazione Mariana delle Case della Carità.

8/8/1983 – Casa – S.Domenico –Iª Stesura

Cap. I – Che cosa è una Congregazione Mariana. * La prima "Congregazione Mariana" è nata nel 1584 come emanazione dalla "Compagnia di Gesù" (Padri Gesuiti). Lo spirito di rinnovamento della S.Chiesa Cattolica, provocato anche dalla terribile "contestazione" del luteranesimo e derivato poi soprattutto dal Concilio di Trento, aveva trovato in S.Ignazio di Loiola (Enciclopedia Cattolica vol. IV pag.303 e seg. vedi anche bibliografia) un formidabile collaboratore e organizzatore. La compagine della "Compagnia di Gesù" aveva arruolato numerosi seguaci attorno al "Capitano" spagnolo, che andavano moltiplicandosi in ogni parte. Naturalmente quello "spirito di rinnovamento", non rimaneva chiuso fra le file dei Gesuiti, ma si andava estendendo nel popolo di Dio – Presso il Collegio Romano nascevano nel 1547 i primi gruppi di "gentiluomini" che si iniziavano alla vita spirituale, quindi alla propria santificazione, all'apostolato e alla difesa della Chiesa specialmente mediante una speciale devozione alla B.V. Maria – Nel 1584 il Papa Gregorio XIII – con la bolla "Omnipotentis Dei" del 5 dicembre, constatando che il movimento mariano in Roma era divenuto un centro mondiale di attrazione, erigeva canonicamente la Congregazione Mariana chiamandola "Primaria". Ad essa si aggregavano le altre in ogni parte del mondo. "Fin dall'inizio le Congregazioni Mariane ebbero parte notevole nella reazione contro l'eresia, lo scisma e l'Islamismo che aggredivano l'Europa, nella propagazione della Fede tra gli Infedeli e nel miglioramento del Clero secolare e regolare"– La Congregazione Mariana seguì le sorti della "Compagnia di Gesù" nelle "soppressioni" e ricomposizioni, nell'adattare i propri statuti e ordinamenti via via ai vari momenti storici; sempre offrendo propria disponibilità allo "spirito di rinnovamento" nel servizio della S.Chiesa. Negli ultimi tempi si diede un nuovo nome: di "Comunità di Vita Cristiana" e un ordinamento: i Principi Generali approvati per l'Italia dalla C.E.I. il 26 giugno 1970 e per il mondo dalla Santa Sede il 31–5–1971 Attualmente nel mondo queste "Comunità di Vita Cristiana" sono

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varie e decine di migliaia –

II Perché la nostra famiglia ha scelto lo stile e le norme della Congregazione Mariana. La impostazione di 50 anni fa, della Congregazione Mariana era inserita nel "Movimento" della Azione Cattolica Italiana, avendone lo spirito e l'ansia apostolica, ma si distingueva da quella, come da altre pie unioni o associazioni, per uno spirito suo, per una antica tradizione, per una Costituzione propria, detta "Regole Comuni" e per una regolare erezione canonica, nelle Chiese della Compagnia di Gesù – nel 1942 una Costituzione Apostolica del Papa Pio XII, consentiva ai Vescovi la facoltà di erigere canonicamente la Congregazione Mariana nei luoghi dove non esistevano Case di Gesuiti. Fu a lungo meditato e pensato se il modesto "movimento" iniziato con le Case della Carità, avesse potuto ritrovarsi in quello spirito di santificazione dei propri membri o aderenti, in un apostolato o animazione di carattere mariano, che intendesse servire la S.Chiesa, nelle parrocchie, con l'ansia e la disponibilità di sempre; e che potesse, in forme previste e consentite dalle "Regole Comuni" espandersi anche e basare una propria peculiare forma di "sequela del Signore" impegnandosi a condividere con i più poveri fra i poveri la loro vita, le loro necessità, le loro esigenze nella pratica continuata delle 14 opere di Misericordia (conviene precisare che sembra essersi diffuso nella Chiesa un concetto un po' equivoco dei poveri. Ha certamente una "valenza" universale nella quale siamo tutti "poveri" dinnanzi a Dio; e la povertà...spirituale è vera per tutti gli uomini. Ma pare che ci sia anche una indicazione chiara nella Sacra Scrittura del Vecchio e Nuovo Testamento che il povero visto da Cristo e impersonato da Lui ha un significato più esplicito, più tradizionale, più concreto che qui si intende). È quindi sembrato conveniente, anche al Vescovo di Reggio Emilia Mons.Beniamino Socche erigere il 11–2–1956 con suo decreto la nostra Congregazione Mariana delle Case della Carità e contemporaneamente la Sessione speciale delle "Carmelitane Minori della Carità". È nata così la nuova famiglia di Congregati Mariani, che nelle parrocchie o nei luoghi indicati dalla S.Chiesa possa vivere quel modo e quello stile di vita che si pratica, o si cerca di praticare, nelle Case della Carità. * Piano piano, mentre si andava chiarendo che in vari modi e con impegni differenziati, i fedeli potevano partecipare alla vita della Casa, si è andato formando una specie di gradualità nelle varie persone che prestano la loro opera per la Casa: e sono nate, in appoggio e in aiuto alle Carmelitane Minori a) dei preziosi collaboratori o aiutanti generici, che si configurano in: benefattori, visitatori, oranti, sostenitori; b) dei fedeli che si impegnano con una certa continuità a vivere la vita piena della Casa (dalla prima ufficiatura del mattino a quella conclusiva della sera) o a qualche parte di essa, e a partecipare ad altre pratiche cristiane (Rosario, Adorazione, Via Crucis) e offrono la loro opera di ausiliariato in tutto quanto è

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richiesto durante la giornata – Chi si ferma stabilmente per vari giorni, o può partecipare in giorni scelti fra la settimana, può aderire alla Famiglia anche con un segno esterno e sono i "Crocifissi" = Viene loro consegnato un Crocifisso benedetto e prendono parte alla vita della Casa come investiti e incaricati dalla Chiesa per il servizio dei poveri – pare questo un "ministero" di fatto a servizio dei poveri che si esercita per mandato della Chiesa. È naturale che per i "Crocifissi" è richiesta una più approfondita conoscenza dei "Principi di Vita" e delle "tradizioni" della Casa. Nota : I Volontari oggi si fa un gran parlare di Volontari, di Volontarismo ecc. Indubbiamente le due categorie suindicate rientrano in qualche modo in questo genere di volontari (provengono essi dalla obiezione di coscienza, o dal desiderio dell'alternativa al Servizio Militare o da altre motivazioni) Per noi non esiste nessun "contratto" con o senza retribuzione, né nessuna normativa di carattere civico (statale, di associazioni diverse o altro) ma solo una conoscenza e accettazione libera di un clima e di uno stile di vita. È molto importante per evitare...facili parcheggi, qualche possibile evasione o molto generiche esperienze: una presa di coscienza chiara, cristiana, casalinga e famigliare di chi vuole prestare la sua opera al Servizio di Dio negli Ospiti, può aiutare molti a fare questo tipo di scelta: e può anche dirottare altrove la propria prestazione per altri – Siano tutti benvenuti: ma possibilmente assumano la propria responsabilità e si inseriscano in un organico che esiste già da tempo e che ha i suoi ritmi e le sue abitudini. Di solito tutto nella Casa fa capo alla Suora che rappresenta la madre di famiglia e stabilisce i rapporti anche con eventuali Comitati di gestione o con altre forme direttive preesistenti. c) chi desiderasse fare più a lungo la propria permanenza o anche arrivare a scegliere di vivere sempre nella Casa come Ausiliario permanente, può essere accettato come membro effettivo a tutti gli effetti nella famiglia e può impreziosire il proprio Servizio anche con i S.Voti, se Dio lo chiama. d) Certamente un gruppo di questi ausiliari permanenti, laici, preti e diaconi, hanno scelto di vivere quello spirito anche con i S.Voti di Povertà Castità e Ubbidienza secondo le norme del Nuovo Codice di Diritto Canonico e intanto con l'approvazione del Vescovo Diocesano: in attesa di una eventuale erezione canonica e sono i fratelli della Carità.

III E se ci fossero dei giovani fidanzati o coniugi che domandassero di entrare a fare parte viva e integrale della vita della Casa, sarebbe possibile? Non è facile e semplice rispondere adeguatamente a questa domanda. Giova qui ricordare che non è nuovo nella S.Chiesa il fatto che dei coniugi veramente impegnati a vivere il proprio cristianesimo e il proprio Sacramento abbiano domandato ai Grandi Ordini una certa appartenenza allo Spirito di questi anche aggregandosi e assumendo dei modi di vita ispirati a

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quelli – ne sono derivati i Terzi Ordini che nei secoli hanno annoverato nelle loro file degli autentici santi. La stessa Congregazione Mariana ha cominciato anch'essa con laici liberi o sposati ad attuare un genere di vita improntato allo spirito fondamentale delle Congregazioni Mariane accettando in pratica di vivere i "Principi Fondamentali".Molti grandi Santi del calibro di Francesco di Sales, di Vincenzo de' Paoli, di Carlo Borromeo e di tanti altri, hanno diretto e guidato alla sequela di Cristo anime di coniugati fino a condurli ad alta perfezione – Quindi una via comune alla santità c'è sempre stata nella Chiesa quella adatta a ogni singola esigenza – Ma qui si vorrebbe vedere in che misura si possa offrire a degli sposi, una possibilità di accogliere il servizio delle "Tre Mense" arrivando alla professione e pratica dei Consigli Evangelici, anche con la ricchezza veramente immensa dei S.Voti. La "riscoperta" del Diaconato permanente, che va sempre più affermandosi in tutta la Chiesa è una risposta sempre pronta e sollecita per chi desidera veramente lavorare per il Regno. Un modo canonico di vivere i S.Voti per gli sposati (con gli opportuni adattamenti alle esigenze di una coppia) non mi pare esista nella Chiesa, anche se il problema è stato posto e teoricamente anche risolto per dei singoli casi. Ma che la Casa della Carità e la Congregazione Mariana possano "arruolare" delle coppie che, pur vivendo una particolare e separata vita di famiglia possano prendere le mosse dalla famiglia della Congregazione Mariana; possano scegliere di vivere nei pressi della Casa, possano prendere parte a una quota della vita della Casa, con l'ausiliariato comune; possano liberamente contribuire ed usufruire con "redditi" propri e della Casa, fino ad instaurare un clima di vita "comune" e arrivare anche a una esplicita "consacrazione" alla Casa e alle Tre Mense non parrebbe impossibile anche se non facile. Ma bastino questi pochi accenni per invogliare eventualmente qualcuno ad approfondire il problema. Qui può servire qualche modesto episodio che nel corso di questi 40 e più anni di vita, la Casa della Carità è stata testimone. Già nel 1945–50 qualche giovane coppia aveva prospettato quella possibilità. E dei periodi di tempo e dei tentativi avevano un po' impegnato queste coppie. Ma quando, una prospettiva del genere era stata sottoposta nel 1954 all'allora Segretario della Congregazione dei Religiosi il Rev.mo P. Arcadio Larraona (poi Cardinale e Prefetto della medesima) per le buone grazie del comp. Mons. Giov. Scapinelli pure addetto alla Congregazione Pontificia – la risposta era stata pressappoco così: "Ma Caro Don Mario, ha levato gli occhi molto avanti! La cosa potrebbe essere possibile – ma lei si sentirebbe di... arrivare anche al martirio per portarla avanti?" Naturalmente un discorso di quel tenore faceva molto presto a... sedare eventuali impulsi in quel senso. Ma si dà il caso,che: da un canto il Concilio abbia provveduto a rassicurare i cristiani che nella chiamata universale alla santità non è esclusa la finale del Martirio; dall'altro canto che svariate

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richieste di giovani e di coppie si sono verificate fino ai giorni nostri. Per cui rimane aperto il problema per quanti, più ferrati e generosi di me lo volessero affrontare –

IV cap. dove sembra di vedere che ogni cristiano di qualunque estrazione, se mosso dallo Spirito Santo può imbarcarsi in questa bella avventura –* chi è il cristiano? (vedi riassunto di Monica e Sr.Silvia)Sembra pleonastica questa domanda; ma non è così = c'è nella testa di molta gente una tale varietà di Cristi e di Madonne, e di Chiese–Cattoliche costruiti pazientemente per conto proprio o acquistati discretamente dal "mercato" comune della così detta cultura moderna (dove abbondano anche numerosissime varietà di tipi di preti, di frati, di monaci e di suore tutti prodotti all'insegna della Identità che si resta sbalorditi – Ritengo modestamente che anche molti tipi di cristiani siano un sotto–prodotto o degli scarti addirittura, derivati da quella strana suggestione che molti si sono fatti di Cristo, della Madonna, della Chiesa e quindi di Dio. Lungi da me il pensiero di affrontare a fondo il problema, che eminenti scrittori, teologi e no della scia dei Padri e del Magistero hanno saggiamente prospettato e illustrato. Sembra qui che possa bastare (se non è già di troppo) un riassunto nelle essenziali e tradizionali note che caratterizzano un cristiano e vedere come ovviamente da quelle possa derivare una collaborazione, un ausiliariato o addirittura una consacrazione della propria vita alla Casa della Carità e al servizio delle Tre Mense.

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UNA IDEA NUOVA26-7-80- (44) -

Appunti che Don Mario scrive il giorno di S. Anna.Celebra la S. Messa in S. Teresa di Reggio Emilia, invitando varie ragazze di nome Anna e lancia loro l’idea dell’Istituto Secolare, legato alle Case della Carità…

+ 26-7-80 S.Anna -

46.mo della I Messa Cantata qui: una idea... nuova? non lo so: lo è e non lo è. Accanto a... tutto il resto:

un gruppo impegnato di laici e laiche che restando quello che sono, a casa loro, nelle loro professioni, nel loro mondo, cercano Gesù Cristo nei poveri, ammalati handicappati. Principi: crescere nella umanità

1) e nella Cristianità personale 2) vedersi una volta al mese per una Messa e incontro

(anche di notte se non è possibile in altro momento)

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ISTITUTO SECOLARE- (45) -

Don Mario è in Madagascar: pensa anche all’Istituto Secolare e vede di approfondire il suo pensiero.

+ 7-3-'81 - Segue: Istituto Secolare

È proprio per una serie di... lacune e impoverimenti di ''strutture" di altri tempi che si pone il problema della evangelizzazione; cioè di trovare delle ''forme" più snelle, più attuali, più aperte, più impegnate, più disponibili, più ricche di fede, di vivacità evangelica, di "afflato di Spirito Santo": cioè forme più evangeliche:

Ma allora:1) la Fede e convinzione di chi intende consacrarsi... nel mondo, deve essere più viva, più profonda, più conosciuta, più convinta di...prima –2) la Preghiera, che non è sostenuta da un richiamo (orari), superiore, comunità luoghi e tempi stabiliti ecc. ecc. ecc. deve essere più intima, più spirituale, più continua, più ecc. ecc. ecc. 3) la castità...costa di più in mezzo a...belle donnine, (con le convenienze e...la carità dovuta...); in mezzo a mille, quotidiane occasioni ecc. ecc. che non ecc. ecc. ecc. 4) così della Povertà, e soprattutto della ubbidienza: Se... non si riesce a veder Dio in un legittimo, approvato, carismato Superiore in Congregazione o Ordine, sarà più difficile...vederlo e...fare i conti con...gli altri superiori (casa, ufficio, organizzazioni, politica, economia, mondo operaio ecc. ecc. ecc.) 5) una continua verifica e revisione di vita e di mentalità si imporrà al "consacrato nel mondo" (per non essere "del mondo") che importa un impegno maggiore con Cristo e la Chiesa! Non certo facile!! 6) La realtà creata che deve diventare l'oggetto proprio della santificazione personale e della lievitazione evangelica, è roba complessa, complicata, eterogenea, variabile, incostante (per natura) incostante (per storia e altre leggi che la regolano), che richiede non comuni quadrature di carattere, di vita, di azioni, di mentalità ... che non possono essere ... comuni, frequenti ecc. ecc. 7) ... forse ... si potrebbe continuare

allora:

Io non sono affatto contrario a Istit. Secolari; cerco anzi di

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vederne una profonda, nuova, indicazione della chiesa ispirata e guidata dallo Spirito Santo; ma: delicata; specializzata; contenuta (almeno nella fase ... preparatoria dei soggetti) limitata a una élite, cioè a pochi, a scelti, a molto provati e collaudati soggetti ecc. ecc. ecc.

Una difficoltà grave

mi sembra quella di: svilire la grande vocazione, ... rendendola accessibile a tutti (pochi ... capiscono questo ...); di rendere ... troppo facile ... per molti una visione della loro vocazione (che radicalmente ... si può vivere ... facendo i cristiani ... normali, non gli impegnati, i consacrati, gli specialisti) di ... illudere molte anime buone e semplici, che ... convenientemente ... pompate credono che ... con la pietà, con i cons. evang. ecc. si possa essere ... degli ottimi specialisti, il che non è vero.

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STRUTTURA16 DICEMBRE 1980

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Appunti su fogli di quaderno struttura delle Case e loro configurazione. Don Mario è a Bombay e scrive dopo il suo turno di Adorazione, che fa alle 2,30 di notte.

Ritorna insistente il concetto della divisione per settori (Provincie?) delle Carmelitane Minori e fratelli della Carità.Non come piano organizzativo, ma come esigenza fondamentale di un organismo che ... concepito con una certa composizione (in analogia con l’uomo e la Chiesa) non può rimanere limitato nei suoi organi essenziali se no è ... mutilo, focomelico, incompleto = rischia di essere ... un piccolo mostro. La Chiesa (come l’uomo) concepita come il Corpo Mistico, per analogia non può rimanere a) priva del suo Capo (testa) che è Gesù Cristob) priva della vitalità di tutte le sue membra, altrimenti sarebbe morta o paralizzata: ed è lo Spirito Santo che la vivifica permeandola tutta. c) non può non avere le quattro note fondamentali: cattolicità, apostolicità, unità e soprattutto Santità (che in certo modo sono presenti nel cristiano – uomo completo. d) quindi non può essere priva della ... respirazione che è la Preghiera, la Lode, l’Adorazione perenne, la Riparazione, il Ringraziamento continuato, né della circolazione del sangue che porta il nutrimento dell’Eucaristia e della Parola e dei Poveri e degli altri Sacramenti e Ministeri e carismi che sono le 14 Opere di Misericordia e la Carità, cioè la profezia, la interpretazione, le lingue, ecc. Vedi S. Paolo – e) fra i ministeri è essenziale il dono del Sacerdozio Ministeriale: (Vescovo – prete – Diacono) del sacerdozio profetico e regale del popolo di Dio e della struttura gerarchica della Chiesa voluta da Cristo stesso: (sempre per analogia) come scheletro portante di tutte le giunture e membra varie che la compongono (vedi S. Paolo). f) fase pellegrinante quindi in cammino = verso la vita eterna e la Trinità Beata come meta escatologica ma anche in ascesi continua nella perfezione per salire la montagna di Dio, la S. Montagna, come ci indica il vangelo “siate perfetti come è perfetto il Padre mio” – g) ma se farete queste cose (Vangelo – Beatitudini – Consigli) Noi verremo presso di voi e abiteremo con voi (dentro di voi).

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Quindi: anche qui in terra possibilità di unione con Dio, camminare alla continua presenza di Dio, vivere di fede, speranza e amore, e quindi vivere nella Trinità.

QUESTA ROBAper dire che: 1) le Case della Carità si debbono moltiplicare come delle cellule nuove e piene della vitalità di cui sopra, per rinnovare certe parti o sclerotiche o addirittura cancerose dell’organismo Corpo di Cristo che è la Chiesa. 2) che hanno bisogno di crescere ben compaginate e complete di tutto quello che debbono avere come cellule nuove e rinnovatrici (fermento e azzimi nuovi e innovatori) Quindi di avere: a’) fratelli e sorelle in numero sufficienteb’) Poveri nella consueta formula di famiglia (come numero e come gamma di età) c’) per garantire la vitalità: adorazione e preghiera pressoché perenned’) Povertà – Castità, Obbedienza secondo le regole e lo spirito della Chiesa – e’) vivere davvero i cinque punti fondamentali che sembrano avere o essere le Case della Carità.f’) avere e promuovere continuamente l’Ausiliariato, permanente o temporaneo (crocifissi) e collaboratori.

3) tornare a basare la Casa su un mistero del Rosario da vivere, sviluppare e ... recitare ed esprimere, in tutto il culto mariano, la propria devozione alla Regina del Carmelo.

M A

perché la crescita sia completa e non manchi nulla dell’essenziale:

1) ogni 15 Case ... sorga una Casa della Preghiera dove non si fa ... finta, come a Pietravolta, ma dove una 15.na di suore o fratelli (o tutti e due!) fanno la preghiera perenne, l’adorazione, il riposo (attivissimo dello spirito) il deserto, l’eremo, la contemplazione carmelitana, il silenzio, la clausura ... e non l’infermeria, i weekend, il ritrovo, le chiacchiere e mormorazioni più complete e ... riposate che nelle singole Case ecc. ecc. e dove: delle suore o fratelli che scelgono di preferenza quella vita, sanno accogliere, ospitare, assistere, aiutare, rincuorare, sostenere, incoraggiare, riprendere amabilmente, correggere, infervorare ecc. le sorelle e i fratelli che hanno scelto il lavoro nelle Case e vanno a fare la loro settimana, ma anche

tutto quello di sopralo fanno per ausiliari, collaboratori e ... quanti lo desiderino ... soprattutto aspiranti, probandi, novizi ecc.

M A

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dentro quello spirito delle Case della Carità = altrimenti vanno a Marola, a Iano, a Canossa o Rossena o ... in qualche altro dei numerosi posti di spiritualità e di ritiro. Perché è giusto che se uno vuole specializzarsi ... in leprologia, vada a Fontilles (Spagna) o se vuole qualche altra ... diavoleria vada dove vuole, ma che la

CASA DELLA PREGHIERAnon diventi ... la barca di Noè dove tutti ... oves et boves entrano

MA C’È DI PIU’In quella Casa, dove ci stanno non meno di

12 elementiperché dodici erano gli Apostoli e dodici le tribù del Signore e dodici ... i poveri di S. Gregorio Magno – a due a due, per dei periodi da stabilirsi, vanno a fare le loro settimane o quindicine ... nelle Case della Carità:

D O V E:se è giusto che, se il Buon Dio e la Madonna vorranno, ci debbano essere 3 o 4 o al massimo 5 suore (o 5 ... elementi, comprendendo i fratelli) ... (poi sentiremo il ... Card. Ballestrero in merito) è anche giusto che le sorelle votate alla Casa della Preghiera vadano e vivano appieno la vita della Casa, con i suoi risvolti parrocchiali e interparrocchiali. Così imparano anche loro ... cosa vuol dire vivere con i poveri ecc.; ma nello stesso tempo portano nelle Case quella ... ricchezza che la loro vita interiore più intensa consente loro di possedere –

C O S I’ :* ogni 15 misteri (50 – 60 suore o elementi) si fa una Casa di Preghiera (con 12 – 15 – 20 elementi) e tutta questa brava gente fa capo a una ... provinciale (suora) o a un responsabile (fratello) e ... i vari Rosari fanno sempre una// Unica Congregazione Mariana delle Case della Caritàcon le sorellei fratelligli ausiliari e collaboratoricome nei 12 primi articoli

– Se così Dio e la Madonna vorranno.

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“PROGETTO DIO”ALCUNI PENSIERI SULLA SITUAZIONE

“NOSTRA” DELLA DROGA- (47) -

Dopo l’arrivo di alcuni tossicodipendenti alla Macchiaccia (Casa di formazione dei Fratelli della Carità a Fontanaluccia), don Mario cerca di entrare nei loro problemi e di studiare il modo per poterli aiutare. Vanno così maturando le “terapie”, secondo lui “essenziali” e le uniche che la nostra famiglia conosce e può adottare.Dopo un incontro con i Fratelli e gli ospiti della Macchiaccia, scrive queste pagine per fissare i punti che gli sembrano più importanti per affrontare, come dice lui, la situazione “nostra” della droga e le intitola “Progetto Dio”.

Fontanaluccia 19.10.1982

“Alcuni pensieri sulla situazione “nostra” della droga”“Progetto Dio”

1. Vado sempre più precisandomi che prima di essere (la droga) causa di… infiniti disagi, è a sua volta chiara conseguenza di uno stravolgimento educativo, non è tanto la mancanza di una formazione ed educazione, quanto l’inoculamento di principi, di modi di vita, di libertà sbagliate, di falsi diritti, ecc.…

2. Nei vari incontri con i giovani drogati, mi sono, o mi vado persuadendo che le tre nostre uniche terapie, sono essenziali: Preghiera, Comunità, Lavoro.a) Preghiera: un minimo di Vita Cristiana; poche, ma

perseveranti preghiere del mattino e della sera. Invito a qualche “ora” canonica, specialmente in occasione di ricorrenze o festività particolari. Messa Domenicale e Funzione Vespertina.

Questa proposta è veramente tale e terapeutica. Naturalmente va presentata con un aggancio diretto al proprio recupero: non solo come continuità di cura che non va lasciata, pena la vacuità della nostra terapia; ma che va fatta con le dovute “precauzioni” e “dosi”, perché può diventare controproducente, come succede di vari farmaci. Cioè non si può mettere una pillola in un orecchio, o fare una iniezione endovenosa nel sottocutaneo e tanto meno farla nelle scarpe o nel vestito, e pretendere che faccia effetto.

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La preghiera ha i suoi tempi, i suoi luoghi, i suoi modi, i suoi effetti: ma ha anche le sue fondamentali regole: deve toccare la profondità dell’anima e del cuore umano e quindi deve essere fatta con attenzione, con raccoglimento, con devozione (vanno spiegati, richiamati, compresi, entrare nella persuasione…); e poi deve tentare di arrivare alla profondità di Dio e alla sua intimità. C’è una catechesi che è… l’istruzione per l’uso: “leggere attentamente”, e attenervisi.

b) Comunità: ogni comunità che voglia essere tale ha le sue regole: come la “briscola”, o il “gioco del pallone”, o qualsiasi lavoro che si faccia insieme. Non si può far valere il “due” a briscola o far prevalere una carta alta su altre se c’è “briscola”.

È una roba molto grossa che va spiegata e capita e poi vissuta. E qui non siamo di fronte a uno che non conosce i numeri o l’alfabeto, o non ha le nozioni che intendiamo proporre: ma siamo di fronte a gente che conosce già una “serie di numeri sbagliati”, un alfabeto e un discorso o una “lingua” che già conosce, usa e… AMA. Cioè: c’è già stata una “istruzione” o “catechesi”, o “propaganda”, o “imbottitura” o… che è contraria, nefasta, distruttiva rispetto a quanto vogliamo proporre noi. E non si tratta di “numeri” o “lingua” soltanto; ma di una sistematica pedagogia eversiva che ha insegnato “concetti”, “parole” e “valori” nella maniera più errata e micidiale che sia possibile, anche adoperando termini, immagini, concetti e parole che sono già nell’uso comune, ma vengono usati ed insegnati con significato equivoco cioè con precise valenze diverse dalle originali etimologicamente usuali etimologiche e = Es. Libertà-diritto, comune e comunità, -laico e laicismo, -male e bene, -peccato… ecc.…, matrimonio…Questa fondamentale eversione e stravolgimento di ogni sana pedagogia e metodologia, sono spesso “insegnamento” della scuola,del giornale, della radio-TV, soprattutto delle riviste, del cinema, del modo di vivere di una stragrande maggioranza di cristiani-cattolici (o almeno così amano definirsi e professarsi).Quindi si impone una metodica e popolare “catechesi”, illuminazione formazione di quei concetti genuini e secondo la nostra concezione religiosa (derivata dalla Bibbia e dalla costante catechesi essenziale - magistero - della Chiesa).

c) Lavoro: come elemento essenziale di espressione e traduzione in pratica, della propria personalità che è fatta ad immagine di Dio, e, nel contempo (dopo la “caduta” o ribellione iniziale) elemento che accompagna il vivere e l’agire penitenziale, sofferente, soddisfatorio, liberatore, redentore dell’uomo.

Questi due concetti vanno studiati nelle Encicliche

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Papali, che già si appellano alla Bibbia e ai Concili. Vanno capiti e interiorizzati ed incarnati in noi prima di proporli agli altri = pena la non “credibilità” di quanto insegnamo e proponiamo.Anche qui come in a) e b) c’è tutto un mondo che ha ormai delle sue concezioni sul lavoro, sulla produttività, sulle tecniche, che non lasciano spazio per la nostra concezione né dell’uomo, né di Cristo riformatore dell’uomo, Cristo che è il riformatore dal di dentro e con terapie soprannaturali e trascendenti!C’è un paziente e caritativo amore di sgombero di una serie di false costruzioni e, a volte, di puzzolenti macerie per potere arrivare a depositare il germe di vita, in un terreno che possa sopportarlo e dargli vigore.

3. Piuttosto che mettere qui una analisi ulteriore di come viene recepita questa catechesi-terapia (come intendono e… se conoscono, la Preghiera, la Comunità e il Lavoro) penso di semplificare il metodo rimettendomi con totale fiducia allo schema-test evangelico di chi riceve il “Seme”: pubblica via - terreno sassoso e poco profondo - terreno infestato di rovi, spine ed erbacce (zizzania) - terreno buono.

Faccio questa osservazione: più che a considerare gli uomini divisi e raggruppati nei quattro tipi di terreno, penso che si possano rinvenire in ogni uomo delle zone aride e incoltivabili (diavolo) zone di superficialità, zone di proliferazione di rovi e spine e zone di buon terreno. Sta al solerte “agricoltore-seminatore” scoprire le aree dell’uomo, bonificarne e distirparne una parte e… seminare nel buono.In ogni uomo vi è un’area non improduttiva.Scoprire questa area… è dono di Dio e dello Spirito Santo: tutti lo possono chiedere: chi vuole fare le nostre “terapie” è obbligato a “specializzarsi”.

Deo Gratias et Marine

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