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A ANNO XVI N°920 10 SETTEMBRE B RIVISTA APERIODICA DIRETTA DA STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALI E VARIA UMANIISSN2279–6924 iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal losofo una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila A cur a d i Stef a no B o r s e l l i I L M O L I N I S M O D I FE S O E D E M E N D AT O N Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale, Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro Ciro Lomonte, Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Salíngaros, Andrea G. Sciffo, Stefano Serani, Stefano Silvestri, Massimo Commons. Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 Italia utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e gli Education www.iginomarini.com ☞Programmi: impaginazione LibreOffice ai sensi della Legge sullEditoria n°62 del 2001. Direttore: Stefano Borselli. De Marco, Armando Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, Giuseppe Misheff, Pietro Pagliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Zaratin. ☞© 2016 Stefano Borselli. La rivista è licenziata sotto Creative License. ☞Arretrati: www.ilcovile.it.il.covile@gmail.com. Caratteri di Manfred Klein, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, (con Estensione Patina), trattamento immagini GIMP e FotoSketcher. I testi che se- guono, di origi- ne disparata, sono stati per molta parte accumu- lati nel corso di due linee di ricerca abbastanza im- portanti per la nostra rivi- sta e che hanno originato le raccolte Omaggio a Juan Caramuel Y Lobkowitz. Un genio scientico in epoca baroc- ca (nn. 692, 694, 696, 700) e Indagini su Scipione deRicci (nn. 862, 864, 865, 870, 876, 879). Da parte mia, oltre a dare un ordine, dei titoli a volte tendenziosi ed evi- denziare i passaggi ritenuti piú significativi, mi sono li- mitato a una brevissima cronologia e a qualche ta- bella e graco il cui scopo è solo di invitare a un ap- profondimento. Se cè un punto di vista soggiacente, e forse cè, tutti possono vedere quantesso sia anco- ra inconcluso. Un sasso nello stagno su questioni di quattro secoli fa che ap- parentemente non interes- sano piú a nessuno, ma a noi sí. Indice Parte prima.............................................................................. 2 Schemi riassuntivi della prima parte.................................... 2 · Cronologia sommaria..................................................... 2 · 1588–1789. Due secoli di conflitti................................. 2 · Due partiti....................................................................... 2 · Rileggendo Weber........................................................... 3 Definizioni............................................................................ 3 · Molinismo........................................................................ 3 · Giansenismo..................................................................... 3 Affascinati da Pascal............................................................. 3 · Antonio Socci riprende la leggenda nera....................... 3 · Un allievo del pascaliano Messori................................. 4 Opinioni su Agostino........................................................... 4 · L’opinione di Jacques Camatte...................................... 4 · Il punto di vista della Chiesa ortodossa......................... 5 · La staffetta del nichilismo.............................................. 6 Perplessità di un predestinato.............................................. 6 · Invece… (Matteo 6, 34).................................................. 6 Il molinismo mitigato di S. Alfonso de’ Liguori................. 6 Sconfitta apparente e vittoria sostanziale............................ 8 · La bilancia pendeva dalla parte sbagliata?.................... 8 · Tra giansenisti e ortodossi, una terza forza................... 8 · Un domenicano contemporaneo conferma................... 9 Opinioni su Pascal............................................................... 12 · L’opinione di Jacques Camatte..................................... 12 · L’opinione di Francesco Olgiati................................... 12 · L’opinione di Romano Guardini.................................. 14 La ragionevole sintesi di Dino Pastine............................... 15 Filmografia minima............................................................ 17 Parte seconda........................................................................ 18 Massimo Borghesi spiega il pensiero di Franco Rodano...18 Il Marx di Rodano.............................................................. 19 · La vera coscienza del capitale...................................... 19 · L’apologia di un’epoca storica nuova........................... 19 Mattioli guardava lontano.................................................. 19 Rileggendo Weber (2)........................................................ 20 Il pastiche cattocomunista: don Milani contro il lavoro.. .20

Transcript of A Il Covi e

AANNO XVI N°920 10 SETTEMBRE 2016

BRIVISTA APERIODICA

DIRETTA DA

STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALIE VARIA UMANITÀ

ISSN2279–6924

iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiPenetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila

A c u r a d i S t e fa n o B o r s e l l i

IL MOLINISMO DIFESOED EMENDATO

N

Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale,☞Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro Ciro Lomonte, Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Salíngaros, Andrea G. Sciffo, Stefano Serafini, Stefano Silvestri, Massimo Commons. Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 Italia utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e gli Education www.iginomarini.com ☞Programmi: impaginazione LibreOffice

ai sensi della Legge sull’Editoria n°62 del 2001. ☞Direttore: Stefano Borselli.De Marco, Armando Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, Giuseppe

Misheff, Pietro Pagliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Zaratin. ☞© 2016 Stefano Borselli. La rivista è licenziata sotto Creative License. ☞Arretrati: www.ilcovile.it. ✉ [email protected]. ☞Caratteri

di Manfred Klein, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, (con Estensione Patina), trattamento immagini GIMP e FotoSketcher.

I testi che se-guono, di origi-

ne disparata, sono statiper molta parte accumu-lati nel corso di due lineedi ricerca abbastanza im-portanti per la nostra rivi-sta e che hanno originatole raccolte Omaggio a JuanCaramuel Y Lobkowitz. Ungenio scientifico in epoca baroc-

☞ ca (nn. 692, 694, 696, 700) eIndagini su Scipione de’ Ricci(nn. 862, 864, 865, 870, 876,879). Da parte mia, oltre adare un ordine, dei titoli avolte tendenziosi ed evi-denziare i passaggi ritenutipiú significativi, mi sono li-mitato a una brevissimacronologia e a qualche ta-bella e grafico il cui scopo

è solo di invitare a un ap-profondimento. Se c’è unpunto di vista soggiacente,e forse c’è, tutti possonovedere quant’esso sia anco-ra inconcluso. Un sassonello stagno su questionidi quattro secoli fa che ap-parentemente non interes-sano piú a nessuno, ma anoi sí.

IndiceParte prima..............................................................................2

Schemi riassuntivi della prima parte....................................2· Cronologia sommaria.....................................................2· 1588–1789. Due secoli di conflitti.................................2· Due partiti.......................................................................2· Rileggendo Weber...........................................................3

Definizioni............................................................................ 3· Molinismo........................................................................3· Giansenismo.....................................................................3

Affascinati da Pascal.............................................................3· Antonio Socci riprende la leggenda nera.......................3· Un allievo del pascaliano Messori.................................4

Opinioni su Agostino...........................................................4· L’opinione di Jacques Camatte......................................4· Il punto di vista della Chiesa ortodossa.........................5· La staffetta del nichilismo..............................................6

Perplessità di un predestinato..............................................6· Invece… (Matteo 6, 34)..................................................6

Il molinismo mitigato di S. Alfonso de’ Liguori.................6

Sconfitta apparente e vittoria sostanziale............................8· La bilancia pendeva dalla parte sbagliata?....................8· Tra giansenisti e ortodossi, una terza forza...................8· Un domenicano contemporaneo conferma...................9

Opinioni su Pascal...............................................................12· L’opinione di Jacques Camatte.....................................12· L’opinione di Francesco Olgiati...................................12· L’opinione di Romano Guardini..................................14

La ragionevole sintesi di Dino Pastine...............................15Filmografia minima............................................................17

Parte seconda........................................................................18Massimo Borghesi spiega il pensiero di Franco Rodano.. .18Il Marx di Rodano..............................................................19

· La vera coscienza del capitale......................................19· L’apologia di un’epoca storica nuova...........................19

Mattioli guardava lontano..................................................19Rileggendo Weber (2)........................................................20Il pastiche cattocomunista: don Milani contro il lavoro.. .20

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a Parte prima.

Rileggendo Weber a partire dal giansenismo.

M Schemi riassuntivi della prima parte.

· Cronologia sommaria.1517 Tesi di Lutero.1540 Paolo III Farnese istituisce l’ordine deiGesuiti.1550 Michele Baio a Lovanio insegna tesimolto vicine a quelle di Lutero e Calvino.1588 Esce Concordia del gesuita Luis de Moli-na.1588 Salpa la Invincibile Armata (che sarà sco-nfitta).1598–1607 Congregazione De Auxiliis. (I do-menicani accusavano d’eresia il molinismo. Siconcludono con un nulla di fatto).1610 Inizia l’esperienza delle riduzioni gesui-tiche in Uruguay (Brasile, Paraguay, Argenti-na, Bolivia e Uruguay).1621 Ipotetico raduno segreto giansenista diBorgo Fontana.1640 Pubblicato postumo Augustinus di Gian-senio.1653 Bolla Cum occasione. Condanna cinqueproposizioni sintesi del pensiero di Giansenio.1656 Pascal, Lettere Provinciali contro i ge-suiti e in difesa dei giansenisti.1690 Papa Alessandro VIII condanna il rigo-rismo.1713 Bolla Unigenitus. Condanna le posizionidei giansenisti e dei loro alleati domenicani.1756 Sconfitta militare e distruzione delle Ri-duzioni.1765 Alfonso M. de Liguori Dell’uso mode-rato della opinione probabile.1773 Papa Clemente XIV sopprime la Com-pagnia di Gesú.

· 1588–1789. Due secoli di conflitti.

Per lo schieramento dei domenicani si veda(fonte non sospetta) Gerardo Cioffari O.P.,Domenicani nella storia, Centro studi Nicola-iani, Bari 2011.

Disputasull’Immacolata

concezione

FrancescaniGesuiti

Domenicani

Tesi moliniste

Gesuiti Domenicani

Tesi gianseniste

Gesuiti…

GiansenistiDomenicani

Devozione SacroCuore

Gesuiti….

Giansenisti

Dibattitosul Probabilismo

GesuitiDomenicaniGiansenisti

· Due partiti

Gesuiti(i.e. Molinisti)

Giansenisti(compreso Pascal )

Unità del genere uma-no

Predestinazionismo /Eccezionalismo

Carnalità SpiritualismoSenso della creaturali-

tàSolitudine

Certezza ScommessaOttimismo Pessimismo

Allegria SerietàPopulismo Elitarismo

Devozionalismo IntellettualismoAmore per le immagi-

niIconoclastia

In buona sostanza:Cristianesimo Gnosticismo

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· Rileggendo Weber.

M Definizioni.

· Molinismo.

la teoria sviluppata dal gesuita spa-gnolo Luigi de Molina (1535–1600) cir-

ca il rapporto tra la volontà libera e la gra-zia. Dio concede la grazia, adatta le cir-costanze per giungere a buon esito e prevedele nostre azioni future. Però, siccome questaprevisione «dipende» dalle nostre libere de-cisioni, Molina chiamò scientia conditionata,o scientia media la conoscenza rispetto alledecisioni e azioni future degli uomini. Que-sto sistema era opposto a quello dei Domeni-cani, specialmente di Domenico Bañez(1528–1604) [… che] non sembrava rispetta-re pienamente la libertà umana. Tra il 1598e il 1607, una commissione, chiamata DeAuxiliis, si riuní a Roma, ma non riuscí a ri-solvere il problema. Si concluse con la proi-bizione ai Gesuiti di dare ai Domenicanil’etichetta di «Calvinisti» e ai Domenicani,di chiamare i Gesuiti «Pelagiani».1

È

1 Gerald O’ Collins, Edward G. Farrugia, DizionarioSintetico di Teologia.

· Giansenismo.

ovimento teologico e spirituale, ca-ratterizzato dal rigorismo morale e

dal pessimismo sulla condizione umana. Ilsuo nome gli viene da Cornelio Otto Jansen(Giansenio) (1585-1638). Questi fu ordina-to vescovo di Ypres, in Belgio, nel 1636.Con il suo amico Jean Duvergier di Hauran-ne, abate di san Cirano (1581-1643), Gianse-nio volle incoraggiare una riforma autenti-ca della dottrina e della morale cattolica.Siccome il Protestantesimo si richiamavaspesso a sant’Agostino di Ippona (354-430), Giansenio studiò a fondo i suoi scrit-ti, specialmente quelli diretti contro Pela-gio. Nella sua opera postuma Augustinus(1640), tra gli altri punti Giansenio sosten-ne che la grazia di Dio determina irresisti-bilmente le nostre libere scelte, e senza unagrazia speciale è impossibile osservare i co-mandamenti. Cinque proposizioni toltedall’Augustinus di Giansenio furono con-dannate nel 1653, nel 1656 e nel 1690. No-nostante l’insistenza sulla forza della graziadi Dio, i Giansenisti predicavano e pratica-vano una moralità rigorosa ed un approccioscrupoloso alla recezione dei sacramenti.2

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M Affascinati da Pascal.Oggi vediamo il molinismo calunniato e il gianseni-smo sdoganato. Tuttavia ci si domanda: ma il rigori-smo giansenista (e antigesuitico) è una possibile rispo-sta alla dissoluzione della Chiesa in atto o ne è inveceuna delle cause?

· Antonio Socci riprende la leggenda nera.

osí — con la vergognosa casisti -ca gesuit ica, già demol ita da Pa -

scal nel Seicento — si sono introdotti iconcetti di «discernimento» e di «caso percaso» che — se applicati alla comunione

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2 Ibidem.

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per i divorziati risposati — saranno il trion-fo del relativismo.3

· Un allievo del pascaliano Messori si di-chiara, scherzando solo in parte, giansenista.

al canto mio, siccome sono pragma-tico e concreto, sarei tentato di dire:

il sinodo si poteva pure evitare e comunquepoteva non decidere niente. Dal momentoche comunque chiunque e ovunque fa comecacchio gli pare, sia preti che laici. Bastaandare a una qualsiasi messa la domenica, eall’improvviso… tutti cattol ici in graziadi Dio, tutt i a prendere la comun io -ne, in mano, in bocca, ovunque. Tranne io: trattenuto dai miei peccati,dalla scarsa volontà di non reiterar -l i, dall’assenza di confessione e so -prattutto dal mio pert inace giansen i -smo, che mi pone in una posiz ionesui gener is e critica con la comunio -ne, la confessione e il senso di colpa.

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Ma poi… lo stesso Bergoglio faceva cosída vescovo, la dava un po’ a tutti, e da cardi-nale ha aiutato anche la sorella a porre fineal suo matrimonio, e poi da papa faceva letelefonatine alle fedeli argentine divorziaterisposate per consigliarle di andare a pren-derla in altra parrocchia «dove non ti cono-scono» la comunione, se nella sua non glie-la davano. Ecco, noi g iansenist i [ve-dendo] sempre questi escamotage chevorrebbero imbrigliare nella casisti -ca persino Dio, queste leziose e spre -g iudicate ipocrisie non abb iamo maiamato de i gesuiti: onde li od iamo, igesu iti, e sempre l i abbiamo odiat i,quelli ant ichi e quelli, piú sc iaguratiancora, presenti.

[...] Il problema risposati: non si risolve,si rimedia. Siamo seri: la questione dei di-

3 Antonio Socci, Libero, 25 ottobre 2015.

vorziati risposati sacramentalmente non si ri-solve: semplicemente si ripara. Con un sa-cramento che vorrei dire di «pietà», piú chedi grazia, nei loro riguardi, anche se non hocapito che necessità ci sia della comunionea tutti i costi: nella Chiesa ci si può stare epartecipare a diversi livelli, e la comun io -ne dovrebbe essere (ok, è il giansen i -sta che parla) un premio allo sforzopenitenziale persegu ito lungo un in -tero per iodo, perché se il peccato èlavato dalla confessione, l’alone del -la colpa resta, è come un chiodo nelmuro, tolto il chiodo resta comun-que il buco (ma r ipeto: non intendopred icare i mie i convincimenti, perquesto onestamente li dichiaro perquel che sono: giansen ismo, che ri -vend ico per me e non certo impongoagli altr i).4

M Opinioni su Agostino.

· L’opinione di Jacques Camatte.

a vita è gioia. È il godimento di vive-re. Altrimenti, se non c’è il godi-

mento c’è il vuoto: e questo accade quandoho bisogno di colmare tutto quello che acca-de e mi ritrovo con il tempo. A questo propo-sito è straordinario tutto quello che S. Ago-stino scrive sulla questione del tempo. Si ve-de il bambino che dipende... Lui dice: «Dadove nasce il tempo?». Dice, ad esempio,«Il passato è quello che è accaduto e chepreme su di me, il futuro è quello che siaspetta». Dunque lui sta sempre aspettan-do. E quello che è terribile è che il tempoviene dal futuro ed è... sempre nell’attesa diessere visto, di ricevere tutto quello che de-

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4 Antonio Margheriti Mastino, «Una non-decisioneche andava presa. Il Sacramento di ‹pietà›» in Papa-lepapale 25 ottobre 2015.

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ve ricevere normalmente da una madre o daun padre. Invece se io accetto il mio bambi-no nella sua naturalezza, nella sua sponta-neità, nella sua concretezza, nella sua im-mediatezza, in quanto non è me, ma evi-dentemente [...] è nella mia continuità bio-logica, allora sí che lui non può piú aver bi-sogno della creazione di un tempo per dareun quadro alla sua vita. Capisci? È straordi-nario questo problema del tempo posto da[S. Agostino]. Quando si conosce un po’ lasua vita e poi la vita della madre, Monique,che è stata veramente... Ah! Lei è riuscita...S. Agostino è un prodotto proprio della ma-dre. È incredibile. Non dico questo controle madri e contro le donne, eh…5

· Il punto di vista della Chiesa ortodossa.

Agostino di Ippona e la sua teologia.

ur non avendo obiezioni sulla santitàpersonale di Agostino di Ippona, sulla

sincerità della sua conversione e sulla ric-chezza umana e profondità del suo impe-gno per Cristo, l’Ortodossia ritiene le sueconclusioni teologiche per lo meno poten-zialmente fuorvianti e pericolose.

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Questa è la ragione per cui numerose chie-se ortodosse preferiscono usare il termine«Beato Agostino», escludendolo dal noverodei santi universali, pur ponendolo tra igiusti, anche per l’umiltà di avere affidato al-la Chiesa il compito di correggere gli erroririscontrati nei suoi scritti.

La posizione delle singole chiese orto-dosse nei confronti di Sant’Agostino non èunivoca (curiosamente, furono proprio igrandi difensori della fede ortodossa, come

5 Qui trascriviamo un frammento della conversazio-ne, in italiano, che il pensatore francese tenne aMilano il 30 ottobre 2012. Un video con partedell’incontro è stato messo in rete da Riccardo DeBenedetti; www.youtube.com/watch? v=Ha-VZV-kZX-g.

San Fozio e San Marco di Efeso, a tenerloin maggiore stima e venerazione), ma cer-tamente l’Ortodossia non lo pone tra imaggiori Padri della Chiesa, men che menoal primo posto, come la Chiesa cattolicaromana ha sempre tendenzialmente fatto.

Questo non è il luogo per un’analisi dellepossibili deviazioni della teologia agostinia-na, ma possiamo brevemente elencare i pun-ti che l’Ortodossia ha ritenuto piú pericolo-si:

1) una diminuzione dell’enfasi sull’aspet-to personale della Santissima Trinità, che ri-duce le persone a semplici «relazioni» del-l’unica essenza divina;

2) l’adoz ione di una concezionepess imist ica sul peccato originale;

3) una tensione esagerata nella dia -lett ica tra natura e grazia .

Il primo punto è stato tra le cause dellanascita di concezioni impersonali della divi-nità (deismo); gli altri due sono allabase della lunga querelle tra Cattoli -cesimo romano e mondo protestante .[…]Peccato e caduta dell’uomo

La concezione agostiniana del peccatocome eredità di natura ha esercitato unastraordinaria influenza sulla teologia occi-dentale; secondo il pensiero patristico del-l’Oriente, invece, solo l’intelletto libero epersonale può commettere peccato, chenon è mai un atto di natura. Il peccato diAdamo apre le porte alla mortalità, eall’ottenebramento delle passioni, ma que-sta colpa ancestrale (come del resto la sal-vezza) può realizzarsi in ogni persona solocoinvolgendo la sua libera volontà.

Questo contrasto si è fatto acutonella polemica sul destino de i bambi -ni non battezzati, che per Agostinorestano comunque eredi della colpa,

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e riguardo al tema dell’Immacolata conce-zione, che per l’Ortodossia è privo del fon-damento di una vera e propria colpa eredita-ria da cui Maria sarebbe stata preservata.

È opportuno altresí ricordare che per lateologia occidentale, per la quale la cadutadi Adamo avvenne da uno stato di grazia econoscenza, la colpa originale è valutatacon parametri diversi da quelli dei Padriorientali, per i quali Adamo cadde da unostato di ignoranza innocente.6

· La staffetta del nichilismo.

on a caso Karl Löwith, memore diriflessioni di Nietzsche, non esita a

presentare, insieme, Tertulliano , Agosti -no, Pascal, Stirner, Marx, Kierke -gaard , fino a Heidegger ed oltre, come remoti o attual i, indiretti o diretti re -sponsabil i del sostanziale «n ichil i -smo cosmologico della soggettiv itàmoderna» e dell’angoscia del-l’insoddisfazione permanente. Senzamezzi termini, Capograssi, per suo conto, ri-conosce che, con segno negativo, il furoreattivistico è, a suo modo, conseguenza dellaaspirazione cristiana alla assolutizzazionedell’esistenza. (Non per niente, del resto, lagoethiana dannazione di Faust è tipicamen-te luterana, agostiniana, cristiana).7

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M Perplessità di un predestinato.Dal film A proposito di Henry.

Henry Turner (Harrison Ford ), avvocatodi successo, ferito gravemente durante una ra-pina, ha perso la memoria. Dopo un periodo diriabilitazione torna a casa e cerca di ricostruirepassato e identità.

6 www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=32&locale=it&id=159.

7 Pietro Piovani, Indagini di storia della filosofia: incon-tri e confronti, Liguori, 2006, pp. 554–555.

1) Con la cameriera Rosella (Aida Linares).Henry — Rosella, che cosa faccio quan-

do sono a casa?Rosella — Lavora giorno e notte.Henry — Lavoro molto?Rosella — Lavora cosí tanto! C’è da non

crederci.Henry — Che cosa faccio qui quando

non lavoro?Rosella — Niente. Lei lavora sempre.... (pausa. Henry perplesso)Rosella — Bentornato a casa, signor Hen-

ry.

2) Con la piccola figlia Rachel (Mikki Allen).Guardano vecchie foto.

Rachel — Eccone un’altra di me da pic-cola. (ride mostrandone un’altra)

Henry — E questo chi è?Rachel — Sei tu. Tuo padre ti faceva ta-

gliare il prato, occuparti della spazzatura efar uscire il cane e lavare la macchina. Cosíhai imparato ad apprezzare l’etica del la-voro.

Henry — E che cos’è?Rachel — Non lo so.

· Invece… (Matteo 6, 34).

on affannatevi dunque per il doma-ni, perché il domani avrà già le sue

inquietudini. A ciascun giorno basta la suapena.

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M Il molinismo mitigato di S. Alfonso de’Liguori.

n realtà queste nove Dissertazioni teolo-giche morali, appartenenti alla vita eter-

na formarono un volume di 250 pagine[...]. [Il volume] Causò un incidentesignificativo, oggi incred ibile, tral’autore e il suo rev isore ecclesiast i -co, il canon ico Salvatore Ruggier i,

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riguardo ai bambini morti senza bat -tesimo: avrebbero dovuto subire la pe -na del senso e la pena del danno,cioè la sofferenza cosciente della pri-vaz ione eterna di Dio? Alfonsoespresse il suo parere citando sanTommaso: era da escludere sia l’unache l ’altra; poi, con totale oggettivi -tà, aggiunse: «S . Agostino fortemen -te sostiene tutto l’opposto» e dietrodi lui Gregor io Magno, Prudente diTroyes, Is idoro, Fulgenzio, AlbertoMagno e, tra i moderni, Lorenzo Be -ni, il cardinale Enr ico Noris, F iorenzo Conry e molti altri .

Il canonico Ruggieri, dall’alto del suogiansenismo, sentenziò papale papale che«la sentenza di san Tommaso non potevapassare» e che Mons. de Liguori dovevaschierarsi con Agostino. Alfonso però,malgrado l’opinione corrente, pro -clamata ancora nel 1774 dal magi-stero d i Pio VI, rifiutò che si correg -gesse il suo testo, perché vi era implicato a suo parere il vero volto di unD io buono e giusto.8

P P PLutero, monaco agostiniano, reagí pro-

clamando l’agostinismo piú duro; lo stessofece Calvino. Il Concilio di Trento tenne idue capi dal bandolo affermando che da unaparte è necessaria la grazia attuale (l’aiutodi Dio) per tutte le opere buone e dall’altral’uomo è effettivamente dotato di libero ar-bitrio. Ma quali rapporti si danno tra la gra-zia e la libertà? Il concilio non seppe chedire, lasciando la porta aperta ad ogni gene-re di conflitto tra gli stessi cattolici. Comin-ciarono già nell’assise conciliare. Cent’anni

8 Théodule Rey-Mermet, Il santo del secolo dei lumi:Alfonso de’ Liguori (1696–1787), Città Nuova, 1983,p. 781.

dopo (1640) apparve un libro ponderoso,l’Augustinus, scritto qualche anno primadal rettore dell’università di Lovanio, Cor-nelius Jansen, detto Jansenius (allora vigevala mania molieresca di latinizzare i nomi),sulla dottrina agostiniana della grazia. Ildotto e austero professore, morto nelfrattempo da vescovo di Ypres, osses -sionato dall ’angoscia della salvezza edall’idea di un Dio terr ibile e despo-ta, si era messo un paio di occhial iaffumicat i nel leggere Agostino, cheda parte sua non aveva certo bisognoche lo si rendesse ancora piú oscuro .Ne aveva conservato solo le tesi piú pessimi-ste: il libero arbitrio di fatto non esiste; la«grazia efficace» fa tutto; il Cr isto non èmorto per tutti gli uom ini; nella«massa dannata» degli uomini Dioscegl ie pochi privilegiati ai quali,non g ià a tutti, accorda la salvezzaeterna . ..

Un amico di Jansenius, Duvergier deHauranne, abate di Saint Cyran, introdussequesto «cristianesimo» tetro e austero tra lemonache di Port Royal sue penitenti. Mo-nache e «solitari» di Port Royal des Cham-ps divennero «giansenisti», cioè discepolidi Jansenius. Con la sua teologia di unDio arb itrario e avaro ne i riguard idella sua salvezza, il giansenismo po -teva solo generare l’ansietà delle ani -me nobil i, l’ossessione della legge diDio, l’esigenza di una purezza ange -lica, l’allontanamento dai «temib ili»sacrament i, in una parola, il r igori -smo morale e pastorale. […] Nell’am-bito del cattolicesimo, che si divise in duecorrenti, si affrontarono due «scuole»: dauna parte coloro che erano prima di tuttopreoccupati di salvaguardare l’assolutezzadi Dio, la sua onnipotenza, i suoi diritti, la

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sua legge, essendo Dio tutto e l’uomo, para-gonato a lui, niente, operatore di niente,capace di niente (a voler essere precisi il pa-ragone è semplicemente impossibile); dal-l’altra coloro che invece volevano onorarela persona umana, la sua ragione, la sua vo-lontà, la sua libertà. La prima scuola, coe-rente con il procedere speculativo, fu quel-la dei Domenicani al seguito di san Tomma-so, insieme con il Santo Ufficio, la maggiorparte dei vescovi e dei seminari; la secondafu quella dei Gesuiti al seguito dell’uomodegli Esercizi, sant’Ignazio, e del teologoLuis de Molina (1535–1600). Per farla bre-ve, si parlò di «tomisti» e di «molinisti». I«tomisti» erano i cavalieri dichiarati dellasovranità di Dio: per la loro dommatica lagrazia è tutto, per la loro morale in ca -so di dubbio occorre seguire semprel’opinione piú probabile ( probabi lior)e perfino mantenersi sempre nel piús icuro (tutior), c ioè prendere semprele parti della legge. Erano quindi«probab ilioristi», spesso «tuzior isti»,sempre rigoristi . I «molinisti» inveceritenevano che dopo tutto Dio è benl ibero di rendere l’uomo partecipedella sua sovranità, per cui la deci -sione umana collabora efficacementecon la grazia per la salvezza, […].9

P P PQuesta eminente prudenza, nata dalla

scienza ma soprattutto dallo Spirito e dalcontatto amoroso con gli uomini, condusseil Liguori all’audacia delle revisioni anchepiú profonde, perfino a livello di principi,come quella, celebre e tanto attuale ancoraoggi, sui fini del matrimonio. Alfonso eb -be l’intell igenza e il coragg io di an -dare contro tutta la tradiz ione r isa -lente a sant’Agostino affermando che

9 Ibidem, p. 573–574.

fine primario del matrimonio non èla procreazione: «I fini intrinsec i es -senzial i sono due: il dono mutuo deicorp i e il vincolo indissolub ile. . . Chis i sposasse con l’intenzione d i nonavere figli, peccherebbe gravemente,ma il suo matrimon io sarebbe vali-do». E chiedeva ai confessor i di noninterrogare i pen itenti sulla contrac -cezione . 10

M Sconfitta apparente e vittoria sostanziale.

· La bilancia pendeva dalla parte sbagliata?

a Chiesa condannò piú volte, nel1690, nel 1717 e nel 1794, il gianseni-

smo, ma come ha scritto Delumeau,L

le condanne del l ’ infless ibi l ità [delg ianseni smo] non imped irono al laCh iesa cattol ica d i propendere net -tamente verso i l r igor ismo a part i -re dalla seconda metà del XVII se -colo .11

· Tra giansenisti e ortodossi, una terza forza.

ulla rivista Annales — attualmente,come è noto, uno dei migliori organi

specializzati in storia — Emile Appolis pub-blica un articolo di valore e di molto interes-se, nel quale, riunendo fatti già noti e nuovidocumenti da lui raccolti, g iunge a di -mostrare, con una chiarezza impres -sionante, che il giansenismo, indivi -duato, condannato, perseguitato, masempre radicato negl i amb ienti cat -tol ici, produsse a sua volta quasi unaterza forza — un terzo partito, dice Appo-lis — costituita da ecclesiastici di diverse

S

10 Ibidem, p. 580.11 Gabriele De Rosa, Tempo religioso e tempo storico,

Ed. di Storia e Letteratura, 1998, p. 17.

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categorie, che svolsero il compito molto de-licato di fornire ai giansenisti sopportabilicondizioni di esistenza in seno alla Chiesa,nonostante tutta la pressione contraria.

In primo luogo tali ecclesiastici non si di-chiaravano giansenisti. Anzi, in linea gene-rale il loro modo di agire dava la illusioneche fossero d’accordo con Roma. In realtà,però, non combattevano il giansenismo, esostenevano la tesi che questo sarebbe tran-quillamente scomparso se gli antigianseni-sti avessero smesso qualsiasi campagna con-traria, e la Santa Sede si fosse astenuta daogni misura di rigore che avesse caratterepersonale.

Questa posizione, che dal punto di vistadottrinale non era quella dei giansenisti, eneppure quella degli antigiansenisti militan-ti, riuscí gradita a molti spiriti eminenti, de-siderosi di impegnare tutta la loro influenzaper togliere vigore alla lotta contro l’eresia.

A partire dal momento in cui questa tatti-ca insidiosa trionfò, nelle file cattoliche simanifestarono tre atteggiamenti: quello deigiansenisti, in lotta aperta contro i seguacidi Roma; quello della terza forza, an-ch’essa opposta ai seguaci di Roma, che ac-cusava di essere esagerati, intransigenti, fo-mentatori di lotte, nemici della carità; equello dei seguaci di Roma, isolati, incom-presi, scoraggiati perché contro di loro sivolgevano non solo i giansenisti, ma anchemolte persone illustri per le cariche che ri-coprivano e degne per la loro pietà e austeri-tà di vita, arruolate nella terza forza.

Il grande merito dello studio di Appolisconsiste nel mettere in rilievo che gli uomi-ni della terza posizione, sotto veste di neu-tralità, erano agenti devoti della causa gian-senista e che prestavano alla setta il piú pre-zioso dei servizi.12

12 Mons. Antonio De Castro Mayer (vescovo di Cam-

· Un grande domenicano contemporaneo (padre Tyn) tra le righe conferma.

è stata quest’opera del Padre Ludo-vico Molina, Societatis Jesus, intito-

lata Concordia della grazia e degli ausilii diDio con le opere umane, ecc. Ebbene, in que-sta Concordia, il Padre Molina, seguito daaltri confratelli del suo Ordine, sostennepraticamente il fatto che la giustificazionedell’uomo non dipende dalla infallibilitàdella predestinazione divina. L’efficaciastessa della grazia, cioè il fatto che la graziaproduca l’effetto salvifico nell’uomo, nondipende dalla predestinazione, quindi an-cora da Dio che dispone cosi, ma dipendedall’accettazione umana. Vedete?

C’

Paradossalmente proprio anche nel moli-nismo, c’è la tesi dell’accettazione, ma que-sta volta non divina, ma umana. Quindi, inqualche modo, è l’uomo che deve accettaree, una volta che accetta quella grazia che èancora inefficace — Dio offre all’uomo unagrazia inefficace —, l’uomo accetta questagrazia. [...]

Però, una volta che l’uomo ha accettato,Dio rende efficace quella grazia che primagli offriva come una possibilità, però, e quic’è il problema, in dipendenza della accetta-zione umana. Quindi insorsero i nostri cariconfratelli dell’epoca, in particolare il Pa-dre Domingo Bañez, il quale sostiene che latesi non è difendibile, non solo perchécontrasta i sapientissimi dogmi di San Tom-maso d’Aquino, nostro maestro, ma ancheperché proprio contrasta con la realtà dellecose, come spesso accade quando ci si mettecontro San Tommaso.

pos), «Il giansenismo e la terza forza», Cristianità,1, 1973, traduzione della prima parte dello studio«Como se prepara uma revolução — o jansenismo e aterceira força», comparso su Catolicismo, Campos,agosto 1952, n. 20.

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Ebbene, contrasta la realtà delle cose, inquanto non tiene sufficientemente contodella trascendenza divina e dell’universalitàdella sua predestinazione, in qualche modogiustamente. Scusate, io la penso cosí, cioènon è che faccia apologia pro domo mea. Sipotrebbe quasi dire che non perché sono do-menicano insegno le tesi di Bañez, ma, per-ché insegno le tesi di Bañez, tra l’altro perquesto mi sono fatto domenicano.

[...] Ebbene, il Padre Bañez sostiene giu-stamente che in qualche modo nella teoriamolinistica proprio l’atto piú salvifico, cheè quello di accettare l’amicizia di Dio, pro-prio l’atto piú salvifico che decide della no-stra vita eterna, si trova in qualche modoespulso dalla predestinazione divina e dallaefficacia della grazia divina, cioè è un atto,quello piú importante, che in qualche modosi pone al di là della mozione divina. Questii termini della questione. Notate, miei cari.Io, per quanto feroce bagneziano, come di-cono quelli dell’altra parte, noialtri dicia-mo, e Padre Bañez per primo, con moltaumiltà, che non è bagneziano, ma tomista.Ebbene, per quanto bagneziano, tut -tavia devo ammettere che il problemaè una di quelle controversie, m iei ca -ri, dove in qualche modo si vede quel -lo che il Padre Garrigou-Lagrangechiama «il chiaro-scuro del miste -ro». Cioè ci si avvicina al mistero, ma piúci si avvicina, in qualche modo, piú il mi-stero appare, piú anche si nasconde Non sose rendo l’idea. Piú ad uno sembra già diaverlo afferrato, piú appaiono anche dei mo-tivi validi per la parte avversa. Non so se mispiego. La mia profonda convinzione è cheeffettivamente la soluzione molinista nonsia buona, intendiamoci, sin dall’inizio.Però almeno in apparenza la loro i-stanza non è da scartare. Cioè, quella

che è la loro preoccupazione è effettivamen-te la libertà dell’arbitrio, cioè che l’uomo,pur sottomesso all’influsso divino, possaperò decidere lui stesso se accettare o no.

Sennò si cadrebbe d i nuovo nel de -terminismo, o d i tipo agostiniano,che poi era destinato d i sfociare nelgiansenismo e che portò già al pro -testantesimo . Giustamente i Padri Gesu iti si preoccupavano di questa evo-luzione, quindi, in qualche modo, il liberoarbitrio potrebbe essere visto come coartatopsicologicamente dalla divina grazia, oppu-re comunque tolto di mezzo per una graziadivina, che causalmente influirebbe in ma-niera tale da sostituirsi al libero arbitrioumano, cosicché praticamente sarebbe Dioche decide per l’uomo e non l’uomo per sestesso.

La grande soluzione tomistica, ve la an-ticipo solo tra parentesi. Vedete, è quella didire che in fondo Dio, quando ci muoveall’atto libero, non è che si pone in con-trasto con la causa seconda, ma propriocausa nella causa seconda sia l’atto sia il mo-do in cui l’atto procede da essa: è questa labellezza della trascendenza di Dio.

Quindi la questione è posta in termininon attendibili. Non ci si deve chiedere co-me mai il libero arbitrio possa sussistere,possa campare anche sotto l’influsso divino.Ci sarebbe quasi da chiedersi come il liberoarbitrio possa aver luogo, se non ci fossel’influsso divino. [...] L’ istanza dei Ge -su iti effettivamente è valida , perchési preoccupa di quello che ogni buoncattolico dovrebbe tenere a mente,cioè la necess ità d i salvare il l iberoarbitr io . E loro, vedendoci un po’ co -me determinist i, ci davano di gianse -n isti, dopo , mentre pr ima ci davanodi protestanti, e persino calvinisti, e

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v ia dicendo. E no ialtri l i ripagavamocon la stessa moneta , dando a lorodei semipelag iani, se non add iritturapelag iani tout court .

Tanto è vero che poi questa Congregatiode Auxiliis, per bocca dello stesso SommoPontefice, deliberò e disse che praticamen-te la quaestio non era ancora matura per es-sere dogmaticamente decisa. [...] Quindinon era il caso che la Santa Sede prendessein qualche modo una soluzione definitiva,mentre gli esponenti delle diverse scuoleerano invitati a non molestarsi a vicendacon accuse di eresia.

Anzitutto, le diverse scuole che sono incampo, non sono solo i Gesuiti e i Domeni-cani, ce ne sono diverse. Anzitutto c’è iltomismo radicale. Nello stesso tomi -smo ci sono diverse sfumature: c’èper esempio il tomismo della stessoBañez, di Alvarez, di Lemos, i qualisostengono che la volontà di D io è,in certa qual misura, positivamentel imitat iva del numero dei predestina -ti . Ciò ha a che fare con la predestinazione. Cioè Dio influisce.

Nessuno era calvinista di questi. Capite-mi bene, qui bisogna essere molto fini. Cioènon è che si cade necessariamente nell’erro-re di Calvino, secondo cui il buon Dio causail peccato e non se ne parli piú. Va bene?Questo nessuno di questi signori lo sostene-va. Però, dicevano in qualche modoche c’è una specie d i prædefinitio, co -me dice d’altronde lo stesso San Tommaso, una specie di prædefin itio, pre -definizione quas i di quella stessa di -st inzione che separa i buon i dai mal-vagi rispetto all’eternità.

Invece il tomismo moderato, soprat-tutto rappresentato da un teologo moltofine, di cui purtroppo si tiene poco conto,

un certo Gonzales de Albeda. Ebbene, egliinsiste sul condizionamento da parte dellapermissione del peccato. Cioè Dio predesti-na direttamente alla salvezza, indirettamen-te invece alla reprobazione. […] Questo inbreve. […]

L’agostinismo. Ci sono soprattutto questidue esponenti di una scuola per la veritàagostiniana, ma un po’ posteriore, cioè delSettecento, un certo Norris e un altro che sichiamava Berti, che sono agostin iani s icet simpl iciter. Cioè dicono prat ica -mente che la volontà salvifica di D ionon è universale. Voi sapete che S. Ago-stino su questo non aveva dubbi e interpre-tava quindi il celebre luogo della I Lettera aTimoteo, secondo capitolo, versetto 4, do-ve si dice che Iddio vult omnes homines sal-vos fieri, cioè Dio vuole che tutti gli uominisiano salvati.

S. Agostino aveva dei problemi diametral-mente opposti ai nostri. Infatti per noil’inferno non ha da esserci. Invece per S.Agostino era una realtà fin troppo ovvia.Quind i dice: se l’ inferno c ’è, comec’è , allora bisogna pur pensare cheDio, se la sua è efficac issima, alloravuol dire che D io effettivamente nonvuole che tutti s i salvino. Perché comela mettiamo? Se la volontà di Dio sicomp ie sempre e se non tutti si salva -no, vuol dire che in partenza D ionon ha voluto la salvezza di tutti . SanTommaso poi distingue opportunamente,ma S. Agostino proprio non ha di queste pre-occupazioni. […]

Quindi tutta la controversia, se volete ri-dotta un po’ al nocciolo, riguarda l’originedell’efficacia della grazia. Tutta la domandaè questa: da dove viene alla grazia la suaefficacia? Molina dirà: dall’accettazioneumana. Suarez dirà: dalla previsione divina,

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tramite la scienza media, del buon uso chel’uomo farà della sua grazia. I Tomisti di -ranno: dipende dalla sola volontà di -v ina; a chi Dio vuole la darà efficace,fortunato lui, per la verità, e a ch inon vuole, ahimè!

Però, vedete, per i tomisti la grossadifficoltà sarà poi quella di spiegare il latonegativo. Cioè, se Dio non dà la grazia effi-cace, perché non la dà efficace? Capite?Quindi, quando la dà efficace, dipende daLui che abbia efficacia. Ma se non la dàefficace, ovviamente non s iamo Calvi -n isti e qu indi non d ic iamo che Diocausa il peccato, perciò bisogna, inqualche modo, nel lato negativo, preve-dere un condizionamento dalla parte del-l’uomo che si sottrae.13

M Opinioni su Pascal.

· L’opinione di Jacques Camatte.

icuramente sparirà! Ma tra i due mo-menti c’è questa invarianza. E questo

elemento può entrare nella trasmissione,non soltanto ai miei figli, ma a tutta la gen-te che incontro. Che possono [...] arricchir-si, anche se la parola non è esatta, di questogodimento che è la mia vita. Altrimenti cosaposso trasmettere? Il vuoto. Sono niente. So-no soltanto nella Maya di un’illusione. [...]quello che da giovane sentii come molto im-portante era la certezza, [...]. E per me senon c’è certezza, non c’è vita. Perché[altrimenti] non sono [...] legato al proces-so di vita totale. Il processo di vita totale,non soltanto della vita organica o come la

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13 P. Tomas Tyn OP, Corso sulla Grazia e Carità,1987–1988, lezione n. 2 trascritta da Sr. Matilde Ni-coletti, testo rivisto da P. Giovanni Cavalcoli, dispen-sa: http://www.arpato.org/testi/dispense/Grazia_1–150.pdf.

vediamo sul nostro pianeta, ma processo divita del cosmo, perché tutto è vita. Tutto na-sce, tutto sparisce, tutto è cambiamento. Esentir questo non è come [per] Blaise Pascalche ne aveva una paura tremenda, ma è ungodimento. Invece lui era proprio il bambinoche non è stato riconosciuto, proprio nel suoessere, dalla madre e dal padre. Diceva: «Ilsilenzio di questi spazi infiniti mi fa paura».Vuol dire che io non sono riconosciuto dal-lo spazio. L’indifferenza. Ma qual è il sup-porto fondamentale: è un supporto psichi-co: non è stato riconosciuto. E l’indifferenza èproprio la cosa piú tremenda. È meglio esse-re considerato come un nemico.14

L’universo vivo della Bibbia.

ov’eri tu quand’io ponevo le fonda-menta della terra? Dillo, se hai tanta

intelligenza! Chi ha fissato le sue dimensio-ni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la mi-sura? Dove sono fissate le sue basi o chi haposto la sua pietra angolare, mentre gioiva-no in coro le stelle del mattino e plaudivanotutti i figli di Dio? Chi ha chiuso tra due por-te il mare, quando erompeva uscendo dal se-no materno, quando lo circondavo di nubiper veste e per fasce di caligine folta? (Giob-be 38, 4–9)

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· L’opinione di Francesco Olgiati.

e l’uomo è qualcosa, se i valori naturaliesistono (sia pure che l’uno e gli altri

provengano da Dio), ne segue come logicaconseguenza che gli esseri non debbono es-sere disprezzati e condannati in sé, ma soloche debbono essere utilizzati come mezzi alfine supremo: e tale — non negazione delsensibile, ma subordinazione di esso a Dio— fu, come dicemmo, la dottrina di Agosti-no. Se, invece, noi non siamo che concu-piscenza e peccato, se Dio e la grazia sono

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14 Incontro a Milano del 30 ottobre 2012, cit.

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in contrasto con noi, bisognerà pure giunge-re ad una rinuncia completa del sensibilesotto tutte le sue forme. Ed ecco allora i ca-pitoli del secondo tomo dell’Augustinus,specie nel libro II, dove vengono accusati edenunciati alla deplorazione tutti i teologiche qualcosa concedevano alle «voluptatescorporis, sive narium, sive aurium, sive ocu-lorum, sive alterius externi sensus» (capoXV). Ecco Pascal, che rimprovererà asua sorella le carezze che dava ai fi-gli suo i; ecco la conseguenza delle dottri-ne gianseniste nell’educazione dei fanciulli,cosí bene tratteggiate da Édouard Paradisnella sua opera La pédagogie janséniste com-parée à la pédagogie catholique (1910); eccol’ammonimento dell’Abate di Sa int-Cyran che le lagrime non sono fattese non per piangere i nostri peccati eche si abusa d i esse se le usiamo adaltro scopo; ecco la lotta a i fiori su-gli altari e — come riferisce il Sainte-Beuve — l’esclamazione di Hamon (unodei princ ipali solitar i di Port-Ro-yal): «Molti debbono ch iudere gli occh i quando pregano in chiese che so-no troppo belle»; ecco il rigorismo gian-senista che spoglia le manifestazioni dellapietà di tutto ciò che parla ai sensi ed alcuore. Se l’influsso divino e la grazia non di-struggono, ma potenziano l’attività umana,si capiscono i canti di Sant’Agostino ed isuoi slanci di amore tenero a Dio ed al suoCristo. Dio e l’uomo si sentono uniti el’affetto del figlio per il Padre getta il pri-mo nelle braccia dell’altro. Ma se ogni om-bra di attivismo dilegua, è troppo evidentel’ingiunzione del piccolo scritto d’una suo-ra di Port-Royal: Le chapelet secret daSaint-Sacrement. In quella meditazione insedici punti, in onore dei sedici secoli scorsidopo la morte del Salvatore, si adoravano se-

dici attributi della divinità di Cristo: l’i-naccessibilità, l’incomprensibilità, l’inco-municabilità, ecc. ecc., in una parola — co-me osserva il Mourret nella sua Histoire gé-nérale de l’Église — tutti gli attributi capacidi mostrare il Salvatore come un padroneminaccioso, e non un attributo che ci invi-tasse a considerarlo come un padre ed unamico. E la parola d’ordine dell’opuscolosonava cosí:

Che le anime lascino Dio nel luogo pro-prio alla condizione del suo essere luogoinaccessibile, nel quale Egli riceve la glo-ria di non essere accompagnato che dallasua essenza.

Di qui il Dio «terribile»; la grandezza dellaVergine, che è «terribile»; il sacerdozio, chenelle lettere dell’Abate di Saint-Cyran adArnauld diventa «un mistero terribile e spa-ventoso». Di qui la restaurazione dell’anti-ca disciplina dei primi tempi, le Religiose diPort-Royal prostese alla soglia della cappel-la, ben lontane dal Tabernacolo, per adora-re Cristo con maggior rispetto. Di qui unamorale inumana a forza di austerità,una teoria feroce intorno al piccolonumero degli eletti, una l iturgiasenza splendore, un cuore senza fre -mit i d’amore . Non piú anime che grida-no: «Tardi ti ho amato, o Bellezza infini-ta!», ma coscienze tremanti che balbettano:«Signore, io ho paura di voi!» Non la beni-gnità agostiniana verso il peccatore, ma ilcurato Du Hamel della parrocchia diSaint-Merry, che imponeva ai fedeli «ore dilagrime» e «ore di flagellazione» fra scenebizzarre ed immorali ad un tempo. Non lenorme intorno alla Eucarestia di San-t’Agostino, inspirate alla sua fede e alla suateologia eucaristica; ma il libro di Anto -nio Arnauld: De la fréquente Commu -nion (ossia la lotta contro la Comu -

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n ione frequente), il plauso di Ar-nauld per le persone che differisconola loro Comunione s ino al terminedella loro vita, — e suore e chierici, che,per dare esempio a tutti di rispetto al Sacra-mento, non facevano neppure la loro Pa-squa — e direttori di coscienze preoccupatid’insegnare, non a ricevere i Sacramenti,ma a star lontani da essi! Tutto questo iGiansenisti esigevano in nome dell’umiltà:«l’umiltà — inculcava l’Arnauld — nonconsiste tanto nel partecipare ai Misteripiú elevati del Cristianesimo, quanto nel-l’allontanarci da essi per un certo tempo,giudicandoci indegni di avvicinarci». Umil-tà strana, che, isolando l’uomo da Dio, si al-leava alla superbia (si ricordi la defin i -zione esattiss ima delle Relig iose diPort-Royal: «pure come angeli e or -gogliose come demoni») [...].15

· L’opinione di Romano Guardini.

a scoperta [della teoria della cicloi-de] destò grande scalpore e costituí

per Leibniz, che ricevette una copia del ma-noscritto, la base per la formulazione delcalcolo infinitesimale. Anche questa realiz-zazione scientifica magistrale fu coinvolta— come già a loro tempo erano state le ri-cerche sul problema dello spazio vuoto —in una lotta, che lascia un’impressione peno-sa, ma che è importante per un giudizio sul-la vita interiore di Pascal. Questi, spintodai suoi amici, aveva messo a concorso unpremio per la soluzione del problema e siera impegnato a darla egli stesso, nel casonon ne giungesse alcuna soddisfacente. Ladisputa con due de i pretendenti alpremio, ma soprattutto col gesuita P.Lalouère, suscita un’ impressione d i

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15 Francesco Olgiati, La pietà cristiana. Esperienze e in-dirizzi, Ed. Vita e pensiero, Milano, 1935, pp.25–28.

violenza e di ingiustiz ia non diversa -mente dalla polemica sostenuta a suotempo con P. Noël . Il comportamen -to di Pascal tradisce uno stato diestrema irritab ilità — fin troppocomprensib ile solo in un uomo mala -to mortalmente che ha dietro a sé an -ni di graviss ime sofferenze fisiche, didura lotta interiore e di irr itanti bat -taglie esterne. Quello di cui si tratta nonè tanto la pretesa di priorità di un grandescienziato, quanto piuttosto la causa delmovimento giansenistico, al cui servizio èstata posta la realizzazione di questo scien-ziato. Cosí P. Lalouère non è soltanto il ri-vale nella gara scientifica, ma è anche il mo-linista e avversario di Port-Royal.

E pure un’altra impressione proval’osservatore che guarda Pascal non soltan-to col rispetto per lo spirito superiore, maanche con la preoccupazione per l’uomo;quest’anima non era in rapporto di simpatiacol suo ambiente. La frase di Tertulliano:Miserrimus ego, semper uror caloribus impa-tientiae, avrebbe potuto dirla anche Pascaldi sé. Egli era dotato a profusione. [...] MaPascal non è soltanto incredibilmente dota-to: le sue doti hanno qualcosa che incutepaura. Non sono soltanto espressione di or-goglio di famiglia le parole che usa GilbertePérier là dove racconta che il padre, quan-do sorprese il ragazzo dodicenne intento alavorare a una scoperta matematica, «spa-ventato per la grandezza e la forza di questogenio, lo lasciò senza dir parola» (P.O., p.6). Il genio può possedere molte qualità:può esser anche terribile. Nel gen io diPascal c’è qualcosa di terr ibile. Unaprofondità oscura si agita sotto. Unardore divorante è in esso. Una sel-vaggia forza di presa esso possiede .Se c i si occupa a lungo di lui, s i com-

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prende subito ciò che gl i manca . Pa -scal non ha alcuna sensibilità per lanatura vivente . Non una parola neisuoi scr itti che trad isca una sensibili -tà per quel che nella natura è fermento di vita, flu ire , crescere; per il pae -saggio o l’albero e il fiore . Cosí nessuna spontanea sensib ilità egl i rivelaper l’arte . Architettura , pittura, pla -stica non significano nulla per lui;piú estranea ancora gli è manifesta -mente la musica . Né la natura, né l’artesono per lui spazio ed elemento esistenziale.Ciò che egli vede è la natura come oggettodi dominio spirituale e l’uomo con la suaopera. Lo spirito dunque in un senso parti-colarmente rigoroso del termine. Ed an -cora una cosa manca a Pascal: lo hu-mor. Non conosco nessun punto chene tradisca pur solo un soffio . Iron ia,satira affilata e pungente, certo: nel -le Provinciales spr izza scint ille lasua asprezza , sibila la sua frustata .Ma nessuno pare possedere questafondamentale forza umana , metafisi-ca, rel igiosa, che rende capaci di e-sperimentare con cuore sensib ile ilmale dell’esistenza, senza ricevernedanno interiore . Tutto il g iansen i -smo sembra esserne privo. Questo èserio, irremov ibilmente serio — manon è un grave giudiz io sopra questaspecie di «serietà» crist iana il fattoche si debba dire che ad essa mancal’umorismo? che manca cioè la bon-tà, la libertà, l’accettazione com-prens iva di ciò che è? La natura , lamusica , l’umorismo: in verità a Pa -scal mancò tutto ciò che in un parti -colare senso rende umano la spir ito:ciò che libera, placa , a iuta . Da questamancanza deriva quella pressione terribile,

quell’accalorarsi dello spirito, quella minac-cia di distruzione. Ed oltre a ciò quel corpomalato con i nervi sovraeccitati ed i barbarimetodi di cura del tempo! Solo quando siconsiderano bene tutti questi fatti, si può ca-pire quanto Pascal fosse minacciato, quan-to gli sarebbe stata necessaria la vicinanza diuna persona buona e dolce, la vicinanza diun’anima profonda che, avendo già conqui-stato in sé calma e libertà, avesse preso a pro-teggerlo; quanto egli avesse bisogno di unamore che lo addolcisse. Vicino a lui nonc’era nulla di questo. Gli uomini del suoambiente destano una strana impressione.Sono seri, forti d i carattere, moral -mente severi, ascetici: tutto; solo unacosa sembra manchi loro: la forza il -luminata e calda del cuore, quellaforza che comprende ed aiuta . Essicercano la gloria di Dio, l’affermazio -ne della causa giansenistica: verreb -be solo voglia di chiedere loro se san -no vedere e sentire. Ma le cose rima -sero cosí fino alla fine, poiché inquest’atmosfera senza compassione ildemonico di questo «spirito senzamusica» ragg iunse il parossismo ed alui non rimase altra via libera chequella verso la solitud ine del silen -z io assoluto! 16

M La ragionevole sintesi di Dino Pastine.

Per Juan Caramuel] La grazia non si èsostituita alla natura umana. Essa ci for-

nisce piuttosto una garanzia della possibili-tà di orientare verso il bene la libertà natura-le dell’uomo. Come non si può r icavaredalla natura un diritto d i validitàeterna, cosí è impossibile operare u-na dist inzione tra uomini che per na-

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16 Romano Guardini, Pascal, Morcelliana, 2002(1956), pp. 283–286.

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tura sarebbero dirett i al bene e altriche sarebbero inevitabilmente predi -spost i al male. Cristo è venuto adoffrire una via di salvezza a tutti gl iuom ini, non solo agli elett i, e talevia cons iste in un uso ben guidato della l ibertà che è ugualmente presentein tutti, anche in coloro che la leggeposit iva umana ha reso schiavi. 1 7 Sa -rebbe un peccato gravissimo di su-perbia contro Dio il voler riconosce -re da elementi natural i o da undeterminato comportamento le carat -teristiche de i predestinati .

[… il lettore...] dovrà riconoscereche al fondo l’elemento ritenuto da igiansenist i particolarmente scandaloso nelle opere di Caramuel e degli al -tri lassist i è proprio il loro desider iodi ammettere tutti gl i uomini, senzad istinzione di nasc ita, di paese, d iorigine, di temperamento e di com -portamento, all’opera redentr ice del -la grazia .

Ai giansenisti di Lovanio ripugna -va profondamente l’idea che il priv i -legio concesso loro da Dio facendolinascere nelle regioni piú colte e il -luminate dell’Europa cattolica fossed isconosciuto da que i teologi che vo -levano ammettere, in condizioni dipar ità, all’opera di redenzione paga -ni, eretici e cattol ici superst iziosi eidolatr i dei paes i del sud . [...] Certo sa-rebbe vano negare che i voluminosi trattatidi teologia morale composti dai probabili-sti, e tra questi anche da Caramuel, conten-gano nella loro minuziosa casistica argomen-ti francamente ridicoli, [...] Altre volte lesoluzioni adottate da Caramuel ripugnano

17 Theologia moralis fundamentalis, cit., I, pp. 369–370.(N.d.A.)

alla coscienza morale contemporanea, comenel caso in cui, per motivi economici e diprestigio sociale, si ammette la liceità dellacastrazione di ragazzi dotati di una bellavoce,18 o rivelano un’inaccettabile conformi-smo di fronte ai piú riprovevoli costumidell’epoca, come i tentativi di giustificarein alcuni casi il duello o i delitti compiuti indifesa dell’onore.19 È lecito però a taleproposito domandarsi quale dottrinafilosofica o teologica potrebbe salvar -si se nel giud icarla si dovesse adotta -re il criterio di prendere anzitutto inconsideraz ione le esagerazioni o leaberrazioni che ne sono derivate . [...]Eppure gli aspetti patologici del pro -babilismo sono spesso gli un ici ad es -sere conosciut i. La vasta produzionedi quei teologi è rimasta ad ingiallirenelle bibl ioteche o negli archivi,mentre alcune opere dei loro avversa -ri, come Pascal e Nicole, continuanoad avere una larga diffus ione. Troppofacile sarebbe ammettere che la storia abbiafatto giustizia, salvando dalla dimenticanzasolo le opere meritevoli. Il probabilismo si èesaurito perché, per l’essenza stessa dellasua dottrina, non poteva trasformarsi in ere-sia. [...]

In una prospettiva storica i proba -b ilist i meritano un giudiz io piú sere -no. Soprattutto essi hanno il dirittodi far ascoltare anche la propria vo -ce, accanto a quella degli avversar i.Anche la loro casistica , se esaminatain modo non unilaterale, può riserva -re delle sorprese, rivelandosi alle vol -te ispirata non dal farisa ismo legali -st ico ma da un’analisi acuta de i fe -nomeni . Non bisogna dimenticare che il

18 Ibidem, I, pp. 552–555. (N.d.A.)19 Ibidem, pp. 546–547. (N.d.A.)

dIl Covilef N° 920Wehrlos, doch in nichts vernichtet / Inerme, ma in niente annientato (Konrad Weiß Der christliche Epimetheus)

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metodo seguito da Pascal, certo polemica-mente efficace, ma non altrettanto corretto,è stato quello di scegliere con cura le propo-sizioni che potevano impressionare il letto-re, senza tenere conto delle premesse o del-le giustificazioni, e di omettere tutto il re-sto. [...] Ci s i può chiedere a questopunto se l’accusa di farisaismo s iapiú pert inente nei confront i delle in -terpretazion i estensive di Caramuelo degli atteggiamenti scandalizzat idi Pascal.

L’autore delle Provinciali finge ad uncerto punto di ascoltare costernato l’elenca-zione da parte del suo avversario di una se-rie di teologi iuniores. Nell’elenco i patroni-mici castigliani e i cognomi italiani, parti-colarmente se storpiati dall’abituale pro-nuncia francese, producono l’effetto di unaduplice ridicola cantilena. Per aumentareancor piú il carattere barbaro e inusitato diquei nomi, vengono aggiunti poi all’elencoalcuni teologi di provenienza catalana, ba-sca, celtica o teutonica. Pascal finge alloradi restare sbalordito e di non poter trattene-re un’esclamazione provocatoria: Eh bien,mon père, tous ces gens-là sont-ils deschrétiens?20 Evidentemente, secondo Pascal, per essere crist iani era necessa -rio freg iarsi di un cognome compresonegli alb i della nobiltà francese dispada o di toga . E proprio questo è ilpunto di maggiore d ivergenza tral’austerità morale dei giansenisti e illassismo de i probabil isti. Quest i ulti -m i ritengono che nessun uomo possaessere abbandonato alla perdiz ione.Il Cr isto è r isorto per i teolog i di Lovanio e per i filosofi cartesiani, per icann ibali del Bras ile e per i contad i -n i superstiz iosi della Sicil ia o del-

20 Les Provinciales, 5e lettre. (N.d.A.)

l’Andalusia . Tutti sono ugualmenteeducabil i, purché il maestro sappiaparlare loro un linguaggio adatto .

M Filmografia minima.

n elenco di film che possono aiutarela comprensione di alcuni dei temi

qui sollevati:U1) Sulla weberiana etica del lavoro abbia-mo già ricordato A proposito di Henry(1991, regia Mike Nichols).2) Sulle differenze tra luteranesimo e catto-licesimo, indispensabile I l pranzo d i Ba -bette (1987, Gabriel Axel).3) Come pure il divertente I l mio grossograsso matrimon io greco (2002, JoelZwick).4) Sullo scontro gesuiti-giansenisti è cele-bre l’episodio del duello nel complesso Lavia lattea (1969, Luis Buñuel), ma qui vo-gliamo sottolineare il brano che introduce il duello21 e la sua la perfetta ricostru-zione dell'ambiente di Port-Royal (gli abi-ti, ripresi da quadri dell'epoca, ma soprat-tutto le pose e lo spirito rarefatto) e le suesuore «pure come angeli e orgogliose comedemoni». A proposito di orgoglio, predesti-nati, eletti, pneumatici ecc. ecc., nello stes-so film si raccomanda l’episod io del ve -scovo gnostico Priscilliano: notevole,in chiusura dell’episodio, la fraio panisgnostica con maledizione dei lavoratori chehanno prodotto il pane: «Non sono statoio a mieterti e a trebb iarti. Non sonostato io a impastarti, non sono statoio a metterti nel forno. Non sono iola causa di tutte le tue sofferenze. Ecoloro che te le hanno inflitte possa -no provarne di simili .»22

21 www.youtube.com/watch? v=V8oF6RuLf YM#t=48m12s.22 www.youtube.com/watch? v=V8oF6RuLf YM#t=17m45s.

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5) Sempre in tema di differenze prote-stanti-cattolici, tenero un episodio deiSimpson sui relativi rami del Paradiso.23

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a Parte seconda.

Uno pseudomolinismo fondato sul lavoro.«Già nel 1944 le idee di Rodano davano ilsenso di quale pastiche tra gesuitismo cattoli-co e giansenismo comunista fosse impastatala sua visione» (Massimo Teodori, Il viziettocattocomunista, Marsilio, 2015.)

M Massimo Borghesi spiega il pensiero diFranco Rodano.

n Italia Felice Balbo e Franco Rodano, idue maggiori intellettuali del cattolice-

simo comunista, sviluppano una riflessioneapparentemente analoga, per certi aspetti, aquella balthasariana. Il tema d i fondo èqui il rilievo e la valutazione del la -voro, una tematica che nell’ambitocrist iano non avrebbe trovato la suagiusta collocazione. Come annota Bal-bo:

I

Contro il lavoro: filosofi greci (eccezio-ne: Esiodo). Per il lavoro, ma con signi-ficato anche e soprattutto mortificante:Cristianesimo. ¶ Per questo è necessariauna completa dissociazione dell’antro-pologia cristiana dall’antropologia chepotrebbe essere chiamata di «tipo plato-nico».

[…] Al pari di Balthasar, anche Balbo ve-de quindi il rischio della «contemplazione»filosofico-ellenica nel suo abito aristocrati-co, individualistico. Ciò che lo d ifferen-zia dal teologo svizzero è, al contra -r io, l’opposizione frontale tra plato-nismo e cr ist ianesimo […] Quest’op-

23 www.youtube.com/watch? v=idLQ26P9dpQ.

pos iz ione è trovata da Balbo a partiredall’incontro con il marxismo, la cu iterapia pos itiva starebbe nel liberareil crist ianes imo da ogni venatura pes -simistica derivante dall’antropologia elleni-ca. […] È questa, in qualche modo, anche laposizione di Franco Rodano. […] Per cura-re questa visione negativa non resta al cristia-nesimo, per Rodano, che l’incontro con ilmarxismo. Grazie ad esso la teologia potevarecuperare, contro Agostino, una visionenon pessimistica della natura umana, e il co-munismo, da parte sua, poteva abbandonarel’eredità gnostico-hegeliana, l’utopia di rea-lizzare una super-umanità diversa da quellacontrassegnata dal limite.

La pr ima crit ica conclude a una proposta di ripresa della teologia gesu iti -ca del Se icento, quale garanzia di unapiena autonomia della natura dal so-prannaturale. La seconda crit ica con-s iste in un tentat ivo di separazionedel marxismo dall’hegelismo, al finedi staccare il concetto di rivoluzioneda quello, che Rodano attribu iva aMarx, di «salto nell’assoluto». [...]Rifiutando il pensiero classico, indebitamen-te identificato con il modello gnostico, essirifiutano l’idea stessa di «partecipazione» aldivino, che costituisce il cuore della metafi-sica classica. In tal modo l’incontro con ilmarxismo non può non significare subordi-nazione ad esso. Il cristianesimo, accoglien-do la critica marxista alla contemplazionedelle verità eterne, accede necessariamenteal primato della prassi. Questa , nel qua -dro di un marxismo pr ivato dell’ideadi metamorfosi dell’umano, si r isolvenella celebrazione d i una vis ione tec -nocrat ica . L’incontro balb iano-roda -niano tra cristianesimo e marxismo sirealizza, in tal modo, solo attraverso

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la reciproca sterilizzaz ione della di -mens ione religiosa. L’esito, non prev isto, come Del Noce metterà in lucenel suo I l cattolico comun ista , è la realizzazione integrale dell’homofaber.24

M Il Marx di Rodano.

· La vera coscienza del capitale.

l risultato è che l’opera di Marx apparein gran parte come la vera coscienza del

MPC [Modo di Produzione Capitalistico(N.d.R.)]; i borghesi e dopo di loro i capita-listi non hanno potuto con le loro diverseteorie mostrare che una falsa coscienza.Inoltre, il MPC ha realizzato il progettoproletario di Marx; il proletariato e i suoiteorici restati sul piano strettamente mar-xista si sono trovati, in una sola volta, la con-correnza dei seguaci del capitale. Quest i,pervenuto al dominio reale, non puòche riconoscere l’efficacia del mov i -mento e sanzionare la validità dell’o-pera di Marx ridotta il piú delle vol -te al materialismo storico . Ma quandoin Germania all’inizio del secolo, i lavorato-ri pensavano che con la loro azione avreb-bero distrutto il MPC non si rendevano con-to che tendevano, in realtà, ad autogestirlo.La falsa coscienza prese piede a sua voltasul proletariato.25

I

· L’apologia di un’epoca storica nuova.

ei suoi aspetti peggiori, invece, lateoria marxista rappresenta l’apolo-

gia di un’epoca storica nuova, testimone del-la fusione tra «libero mercato» e pianifica-

N

24 Massimo Borghesi, «Contemplazione e/o azione?»,in Atlantide, n. 1, 2009, pp. 56–62, note omesse.

25 Jacques Camatte, «Errance de l’humanité. Conscien-ce répressive. Communisme», Invariance, serie II n°3, 1973, p. 18.

zione economica, tra proprietà privata e pro-prietà nazionalizzata, tra competitività emanipolazione oligopolistica della produ-zione e dei consumi, tra economia e stato— in breve, l’epoca moderna del capitali-smo di stato. La sorprendente con -gruenza del «socialismo sc ientifico»di Marx — un socialismo che cons i -derava la razionalizzazione economi -ca, la pian ificazione produttiva e lo«stato proletario» come obiettivipr ioritari del progetto rivoluziona -rio — con l’intrinseco sv iluppo delcapitalismo verso il monopolio,verso il controllo politico e verso unapparente «stato di benessere» ha giàfatto sí che alcune sue correnti isti -tuz ionalizzate, come la socialdemo -crazia e l’eurocomunismo, contribuissero attivamente alla stabilizzaz ionedi un’epoca di grande razionalizza -zione del capitalismo. In effetti, ci ba-sta una lieve modifica prospettica per esserein grado di valerci dell’ideologia marxistaper definire «socialista» l’era capitalista incui viviamo.26

M Mattioli guardava lontano.

attioli tuttavia guardava lontano:e tra i disprezzati cattolici, l’unico

che ammise nella cerchia delle sue piú inti-me amicizie e influenze, per sapientementeindirizzarlo, fu Franco Rodano: il capostipi-te della razza dei cattolici-comunisti. Fu lastrana ideologia di Rodano, miscuglio inedi-to di marxismo-snob, di moralismo anti-borghese e di oscurantismo reazionario «cat-tolico», a interessare Mattioli. Il quale —se si guardava bene di aderire personalmen-

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26 Murray Bookchin, Marxism as Bourgeois Sociology,Lettura all’Hampshire College [Mass.], 10 febbra-io 1979

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te a una simile ideologia — operò per accre-ditare Rodano nel mondo della cultura poli-tica. Lo fece collaborare alle riviste diquell’ambiente che Elena Croce, membrodi spicco della cerchia interna di Mattioli,definí «snobismo liberale», e da cui altri cat-tolici venivano assolutamente esclusi; lousò in delicate trame che andava tessendofra lui, Togliatti e cattolici «anomali» co-me l’anti-moderno don Giuseppe De Luca;lo avvicinò infine ai vertici del Partito Co-munista — questa «chiesa» che per lui oc-correva mutare geneticamente dal di den-tro, depurandola dei messianismi, della«teologia» palingenetica marxista — finen-do per fare di Rodano il consigliere segretodi Enrico Berlinguer.27

27 Maurizio Blondet, Gli «Adelphi» della dissoluzione,Ares, 1994, p. 34.

M Il pastiche cattocomunista: don Milani contro il lavoro.

n genere coloro che difendono i ricrea-tori parrocchiali considerano apodittico

che la ricreazione sia in sé stessa necessitàfisiologica. Io penso che questo preconcet-to sia nato tra educatori che avevano dinan-zi agli occhi studenti e poi supinamente tra-sferito sugli operai. Questo trasferimentonon mi pare valido. Ammettiamo pure chelo studente dopo ore di lavoro intellettuale,abbia bisogno di un po’ di esercizio fisico.Ma allora ritorco l’argomento: l’equivalen-te per un operaio è che dopo ore di eserciziofisico egli ha bisogno di ricrearsi con un po’di lavoro intellettuale. Di ritornare unpo’ uomo con lo studio e non di con -servarsi con una sterile ricreaz ionequella bestia che è diventato col lavoro fisico .28

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28 Da Esperienze pastorali.

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M Rileggendo Weber (2).