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A B ANNO XVI N°928 26 OTTOBRE 2016 RIVISTA APERIODICA DIRETTA DA STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALI E VARIA UMANIISSN2279–6924 iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal losofo una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila Marxisti antimoderni. Approfondimenti, incontri, precisazioni. (7) E n d n o t e s MARXI S M O E T E O R I A D E L L A F O R M A V A L O R E I M Introduzione. La forma valore del prodotto del lavoro è la forma piú astratta, ma anche piú ge- nerale, del modo di produzione borghe- se, che ne risulta caratterizzato come un genere particolare di produzione sociale, e quindi anche storicamente denito. 1 ...] Marx era stato chiaro: ciò che contrad- distingueva il suo approccio, e che fa di es- so una critica piuttosto che una continuazione delleconomia politica, era la sua analisi della forma valore. Nella sua celebre esposizione de «Il carattere feticistico della merce e il suo se- greto» egli scrive: [ Ora, leconomia politica ha bensí analiz- zato, seppure in modo incompleto, il valo- re, la grandezza di valore, e il contenuto nascosto in tali forme. Ma non si è nem- meno posto il quesito: perché questo con- tenuto assume quella forma? Perché, dun- que, il lavoro si rappresenta nel valore, e la misura del lavoro mediante la sua dura- ta temporale si rappresenta nella grandez- za di valore del prodotto del lavoro? For- mule che portano scritta in fronte la loro 1 Marx, Il Capitale, a cura di Aurelio Macchioro e Bruno Maffi, T orino, Utet, 2009, vol. 1, p. 160, no- ta a. appartenenza ad una formazione sociale in cui il processo di produzione asservisce gli uomini invece di esserne dominato, valgono per la loro coscienza borghese co- me ovvia necessità naturale quanto lo stes- so lavoro produttivo. 2 Nonostante aermazioni del genere da parte di Marx, la connessione tra forma valore e feti- cismo il rovesciamento perverso allinterno del quale gli uomini sono dominati dai risultati della loro stessa attività non ha avuto un gran ruolo nellinterpretazione del Capitale fi- no al 1960. Al contrario, alcune interpretazioni 2 Marx, Il Capitale, cit., vol. 1, pp. 158–59. Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale, Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro Ciro Lomonte, Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Salíngaros, Andrea G. Sciffo, Stefano Serani, Stefano Silvestri, Massimo Commons. Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 Italia utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e gli Education www.iginomarini.com ☞Programmi: impaginazione LibreOffice ai sensi della Legge sullEditoria n°62 del 2001. Direttore: Stefano Borselli. De Marco, Armando Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, Giuseppe Misheff, Pietro Pagliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Zaratin. ☞© 2016 Stefano Borselli. La rivista è licenziata sotto Creative License. ☞Arretrati: www.ilcovile.it.il.covile@gmail.com. Caratteri di Manfred Klein, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, (con Estensione Patina), trattamento immagini GIMP e FotoSketcher. Fonte e ©: Anonimo, «Comunizzazione e teoria della forma-valore» in Endnotes n°2, aprile 2010, traduzione di Did, url: endnotes.org.uk. Versione ridotta con alcune note omesse. ☞A pagina 19 una nota re- dazionale di Armando Ermini.

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A BANNO XVI N°928 26 OTTOBRE 2016

RIVISTA APERIODICA

DIRETTA DA

STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALIE VARIA UMANITÀ

ISSN2279–6924

iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiPenetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila

Marxisti antimoderni. Approfondimenti, incontri, precisazioni. (7)

EndnotesMARXISMO E TEORIA DELLA

FORMA VALOREI

M Introduzione.

La forma valore del prodotto del lavoroè la forma piú astratta, ma anche piú ge-nerale, del modo di produzione borghe-se, che ne risulta caratterizzato come ungenere particolare di produzione sociale,e quindi anche storicamente definito.1

...] Marx era stato chiaro: ciò che contrad-distingueva il suo approccio, e che fa di es-

so una critica piuttosto che una continuazionedell’economia politica, era la sua analisi dellaforma valore. Nella sua celebre esposizione de«Il carattere feticistico della merce e il suo se-greto» egli scrive:

[

Ora, l’economia politica ha bensí analiz-zato, seppure in modo incompleto, il valo-re, la grandezza di valore, e il contenutonascosto in tali forme. Ma non si è nem-meno posto il quesito: perché questo con-tenuto assume quella forma? Perché, dun-que, il lavoro si rappresenta nel valore, ela misura del lavoro mediante la sua dura-ta temporale si rappresenta nella grandez-za di valore del prodotto del lavoro? For-mule che portano scritta in fronte la loro

1 Marx, Il Capitale, a cura di Aurelio Macchioro eBruno Maffi, Torino, Utet, 2009, vol. 1, p. 160, no-ta a.

appartenenza ad una formazione socialein cui il processo di produzione asserviscegli uomini invece di esserne dominato,valgono per la loro coscienza borghese co-me ovvia necessità naturale quanto lo stes-so lavoro produttivo.2

Nonostante affermazioni del genere da partedi Marx, la connessione tra forma valore e feti-cismo — il rovesciamento perverso all’internodel quale gli uomini sono dominati dai risultatidella loro stessa attività — non ha avuto ungran ruolo nell’interpretazione del Capitale fi-no al 1960. Al contrario, alcune interpretazioni

2 Marx, Il Capitale, cit., vol. 1, pp. 158–59.

Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale,☞Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro Ciro Lomonte, Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Salíngaros, Andrea G. Sciffo, Stefano Serafini, Stefano Silvestri, Massimo Commons. Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 Italia utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e gli Education www.iginomarini.com ☞Programmi: impaginazione LibreOffice

ai sensi della Legge sull’Editoria n°62 del 2001. ☞Direttore: Stefano Borselli.De Marco, Armando Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, Giuseppe

Misheff, Pietro Pagliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Zaratin. ☞© 2016 Stefano Borselli. La rivista è licenziata sotto Creative License. ☞Arretrati: www.ilcovile.it.✉ [email protected]. ☞Caratteri

di Manfred Klein, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, (con Estensione Patina), trattamento immagini GIMP e FotoSketcher.

Fonte e ©: Anonimo,«Comunizzazione e teoria dellaforma-valore» in Endnotes n°2,

aprile 2010, traduzione di Did,url: endnotes.org.uk. Versione

ridotta con alcune note omesse.

☞A pagina 19 una nota re-dazionale di Armando

Ermini.

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del «pensiero economico di Marx» hanno enfa-tizzato l’idea, in apparenza semplice, contenu-ta nei primi due paragrafi del primo capitolodel Capitale, dove il lavoro è riconosciuto comefonte del valore delle merci. Gli ultimi due pa-ragrafi del capitolo — sulla forma valore e il fe-ticismo — venivano generalmente intesi comeun modo piú o meno complicato di descrivere ilmercato e venivano quindi letti frettolosa-mente. Di conseguenza non venne approfondi-to il modo attento con cui Marx distinse la pro-pria concezione dall’economia politica classicadi Ricardo.3

Quando i marxisti si sono occupati della teo-ria del valore lavoro, l’hanno fatto secondol’aspetto quantitativo della sostanza e grandez-za del valore piuttosto che da quello qualitativodella forma del valore. Contro la rivoluzioneneoclassica nell’economia borghese, che avevarinnegato la teoria del valore lavoro, i marxisticercarono di riaffermare la posizione classica se-condo cui il lavoro è la sostanza del valore e ilvalore è il lavoro incorporato nel prodotto. Pro-prio come l’economia politica classica, i marxi-sti non afferrarono la peculiarità del processo diriduzione sociale necessario affinché grandezzeincommensurabili possano venire comparate.

3 Allo stesso tempo, Marx stesso sembrò riconoscerel’esistenza di un problema nella sua analisi della for-ma valore, che lo portò a redigere almeno quattroversioni sull’argomento. Ci sono differenze notevolinello sviluppo del concetto di valore nei Grundrisse,Urtext, il Contributo, la prima edizione del Capitalecon la sua appendice, e la seconda edizione del Capi-tale; e le versioni successive non possono in nessunmodo essere considerate come miglioramenti genera-li rispetto a quelle precedenti. Infatti le presentazio-ni in qualche modo piú popolari — che Marx svi-luppò in risposta alla difficoltà che persino chi gliera vicino ebbe nel comprenderlo — persero alcunesottigliezze dialettiche, e si prestarono di piú alle let-ture «ricardiane di sinistra» del ragionamento mar-xiano che avrebbero poi dominato il movimento deilavoratori. Vedi Hans-Georg Backhaus, «On theDialeics of the Value-Form» Thesis Eleven 1(1980); Helmut Reichelt, «Why Marx Hid HisDialeical Method» in Werner Bonefeld et al., eds,Open Marxism vol. 3 (Pluto Press, 1995).

Anch’essi quindi non posero la questione delperché il lavoro appare nella forma valore delsuo prodotto e quale tipo di lavoro possa appari-re in questo modo. Tuttavia, secondo le indica-zioni di Marx, è solo capendo la complessitàdella forma valore che si possono capire le for-me successive del denaro e del capitale o il mo-do in cui l’attività umana assume la forma del-l’accumulazione di capitale.

Per Marx, la forma valore è l’espressionedel carattere duplice del lavoro nel capitali-smo: da una parte lavoro concreto che si mani-festa nel valore d’uso della merce e dall’altra la-voro astratto che si manifesta nella forma valo-re. Nonostante il lavoro astratto sia una caratte-ristica storicamente specifica del capitalismo, ilmancato raggiungimento di un’adeguata di-stinzione di questi due aspetti del lavoro condu-ce a considerare la forma valore come espressio-ne del semplice e naturale lavoro umano inquanto tale. Il lavoro come contenuto o sostan-za del valore era inteso come lavoro fisiolo-gico, come qualcosa di indipendente dalla suaforma sociale. In questo senso la sostanza è inte-sa come qualcosa che risiede naturalmentenell’oggetto, ma per Marx il lavoro astratto e ilvalore sono qualcosa di piú complesso. Il valo-re è una relazione o un processo che si dispiegae si mantiene attraverso forme differenti — inun determinato momento come denaro, poi co-me merce necessaria al processo di produzione(merce forza lavoro compresa), successiva-mente come merce-prodotto, e poi ancora co-me denaro — anche se mantiene sempre una re-lazione con la merce quando è denaro e vicever-sa. Per Marx dunque, il valore non è né l’incar-nazione del lavoro nella merce e nemmeno unasostanza immobile. È piuttosto una relazione oun processo che domina coloro che lo mettonoin moto: una sostanza che è allo stesso temposoggetto. Tuttavia nella tradizione marxista or-todossa non si comprendeva che il «lavoroastratto» è una forma socialmente e storicamen-te determinata di una parte dell’attività uma-na, che implica la trasformazione degli esseriumani in fattore per l’incremento senza limiti

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di questa attività e la conversione dei suoi ri-sultati in un fine in sé. Comprendere il valorecome una forma semplicemente imposta (dallaproprietà privata dei mezzi di produzione) suun contenuto di base non problematico in séstesso andò di pari passo con una visione del so-cialismo inteso essenzialmente come una versio-ne a direzione statale di quella stessa divisioneindustriale del lavoro che però nel capitalismoviene organizzata dal mercato. In questa visio-ne il lavoro, governato dal mercato nel capitali-smo, diventerebbe nel socialismo il principiocosciente di organizzazione della società.

Un’importante eccezione alla tradizionalemancanza di attenzione del marxismo per laforma valore e il feticismo fu rappresentatadall’economista russo Isaak Rubin. In un pio-nieristico lavoro svolto negli anni ’20, ha rico-nosciuto che

la teoria del feticismo è anzi la base del-l’intero sistema economico di Marx, e inparticolare della sua teoria del valore,4

e che il lavoro astratto in quanto contenuto dellavoro non è

un in sé a cui si aggiunga dal di fuori laforma; ma è piuttosto il contenuto stessoche, nel corso del proprio sviluppo, si dàla forma già latente in esso.5

Ma il lavoro di Rubin, occultato in Russia, ri-mase piú o meno sconosciuto. Per l’ortodossia(ovvero «l’economia politica marxista») il fat-to che la critica borghese vedesse in Marx es-senzialmente un seguace di Ricardo non era damettere in discussione. Piuttosto egli veniva di-feso proprio su questa base, come colui che a-veva corretto e messo in ordine il riconosci-mento di Ricardo del lavoro come contenuto

4 Isaak Rubin, Saggi sulla teoria del valore di Marx, Mi-lano, Feltrinelli, 1976, p. 5.

5 Ibid., p. 94. Riccardo Bellofiore ha fatto notare cheRosa Luxemburg fu un’altra eccezione all’internodel marxismo tradizionale nell’aver posto attenzionealla forma valore. Vedi la sua introduzione a RosaLuxemburg and the Critique of Political Economy(Routledge 2009), p.6.

del valore e del tempo di lavoro come suagrandezza, e aggiunto ad esso solo una teoriadello sfruttamento definibile come «ricardianadi sinistra».

In questa visione il lavoro esiste quasi natu-ralmente nel prodotto, e lo sfruttamento èvisto come un problema di distribuzione diquel prodotto — per questo la «soluzione» alcapitalismo è intesa come un riorientamentodella distribuzione in favore dei lavoratori, ope-rata da questi tramite lo stato o altri mezzi. Sesi concepisce lo sfruttamento come sottrazionedi una porzione del prodotto sociale da parte diuna classe dominante parassitaria allora il so-cialismo non deve modificare sostanzialmentela forma della produzione di merci, ma puòsemplicemente prenderne possesso, eliminarela classe parassitaria e distribuire il prodottoequamente.

M Un retroterra comune.a mancata considerazione della formae del feticismo nella lettura del Capita-

le ha iniziato ad essere seriamente messa in di-scussione solo dalla metà degli anni ’60 — inparte grazie ad una riscoperta di Rubin — inun numero di approcci etichettati in momentidiversi come «teoria della forma valore». Il di-battito sulle sottigliezze della forma valore,su questioni di metodo, sulla questione delrapporto tra Marx e Hegel e cosí via, emerse-ro allora, contemporaneamente alla teoriadella comunizzazione. Sia la teoria della for-ma valore sia la comunizzazione sono l’espres-sione di un’insoddisfazione per le comuni in-terpretazioni di Marx e quindi di un rifiutodel marxismo «ortodosso» o «tradizionale».Per noi c’è un’implicita convergenza tra lateoria della forma valore e la teoria della co-munizzazione, a tal punto che entrambe sipossono influenzare reciprocamente in modopositivo. Analizzeremo qui i parallelismi sto-rici tra queste due tendenze e i loro punti diconvergenza.

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Tra la metà degli anni ’60 e la fine degli an-ni ’70 il capitalismo a livello mondiale era ca-ratterizzato da intense lotte di classe e movi-mento sociali radicali: dalle rivolte urbane ne-gli USA agli scioperi insurrezionali in Polonia,passando dai i movimenti studenteschi e la «ri-bellione giovanile» alla caduta di governi elettidemocraticamente o meno in seguito alle agi-tazioni dei lavoratori. Consolidate relazionisul posto di lavoro venivano ora messe in discus-sione, cosí come la famiglia, le questioni di ge-nere e la sessualità, la salute mentale, e il rap-porto tra uomo e natura, in un clima di genera-le contestazione che attraversava tutta la socie-tà. Collegato a queste lotte, il boom postbellicoterminò in una crisi di accumulazione di capita-le con inflazione alta e disoccupazione crescen-te. A molti il superamento del capitalismo e del-le sue pseudoalternative dell’est sembrava esse-re all’ordine del giorno.

La comparsa sia del marxismo critico caratte-ristico della teoria della forma valore sia dellateoria della comunizzazione trovavano i loropresupposti in queste lotte e nelle speranze ri-voluzionarie da esse generate. Nello stesso mo-do in cui le due tendenze emersero in contempo-ranea, cosí tramontarono insieme all’ondata dilotte che le aveva prodotte. La crisi dell’ac-cumulazione degli anni ’70, invece di condurread un’intensificazione delle lotte e al loro svi-luppo in una direzione rivoluzionaria, provocòpiuttosto una ristrutturazione radicale del capi-talismo durante la quale i movimenti e le aspet-tative rivoluzionarie a loro collegati venneroglobalmente sconfitti. Questa ristrutturazioneportò alla relativa eclissi di queste discussioni.Cosí come la discussione sulla comunizzazioneemerse in Francia nei primi anni ’70, per poiaffievolirsi negli anni ’80 e primi ’90 e infineriapparire di nuovo recentemente [...].

M Comunizzazione.

Non l’unità degli uomini viventi e attivicon le condizioni naturali inorganichedel loro ricambio con la natura, e di con-

seguenza la loro appropriazione della na-tura, bensí la separazione di queste con-dizioni inorganiche dell’esistenza umanada questa esistenza attiva, una separazio-ne che è posta compiutamente solo nelrapporto tra lavoro salariato e capitale,ha bisogno di una spiegazione ovvero è ilrisultato di un processo storico.6

a teoria della comunizzazione compar-ve come critica di varie concezioni del-

la rivoluzione ereditate sia dalla Seconda chedalla Terza Internazionale, cosí come anchedalle tendenze dissidenti e dalle opposizioni.L’esperienza del fallimento della rivoluzionenella prima metà del 20° secolo sembrava por-re come questione fondamentale il sapere se ilavoratori potevano o dovevano esercitare illoro potere attraverso lo stato e il partito (Le-ninismo, Sinistra Comunista Italiana) o orga-nizzandosi sul posto di lavoro (anarcosindaca-lismo, Sinistra Comunista Tedesco-Olande-se). Da una parte alcuni sostennero che ful’assenza del partito — o del tipo giusto dipartito — che condusse al mancato successorivoluzionario in Germania, Italia o Spagna,dall’altra parte altri dissero che fu proprio ilpartito, e la concezione «statista» e «politica»della rivoluzione, che fallí in Russia e che gio-cò un ruolo negativo anche altrove.

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Coloro che svilupparono la teoria della co-munizzazione si rifiutarono di interpretare larivoluzione in termini di forme di organizzazio-ne, e al contrario tentarono di concepire la rivo-luzione in termini di contenuto. La comunizza-zione presupponeva il rifiuto della visione dellarivoluzione come di un evento in cui i la-voratori prendono il potere seguito da un perio-do di transizione: veniva invece concepita co-me un movimento caratterizzato dall’adozionedi misure comuniste immediate (come ad esem-pio la distribuzione di beni) non solo per il pre-gio intrinseco a tali misure, ma anche comemezzo di distruzione delle basi materiali della

6 K. Marx, Forme che precedono la produzione capitali-stica, Editori Riuniti, Roma, 1991, pp. 29–30.

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controrivoluzione. Se, dopo una rivoluzione,la borghesia viene espropriata ma i lavoratoricontinuano a produrre in aziende separate, di-pendendo dal rapporto con quel posto di lavo-ro per la propria sussistenza, e continuano acommerciare con altre aziende, rimanendo inpoche parole dei lavoratori, a quel punto che ilcambiamento sia autoorganizzato dai lavorato-ri o diretto centralmente da uno «stato opera-io» conta poco: il contenuto capitalistico rima-ne, e prima o dopo il ruolo distinto o la funzio-ne del capitalista risorgerà. Al contrario, la ri-voluzione come movimento comunizzatore di-struggerebbe — smettendo di costituirle e ri-produrle — tutte le categorie capitalistiche:scambio, denaro, merce, l’esistenza di aziendeseparate tra loro, lo stato e — piú fondamental-mente — il lavoro salariato e la stessa classe la-voratrice.

Perciò la teoria della comunizzazione sorsein parte dal riconoscimento che opporre al mo-dello partito-stato leninista un differente set diforme organizzative — consigli democratici,antiautoritari — non avrebbe portato alla ra-dice del problema. In parte, questo nuovo mo-do di pensare alla rivoluzione sorse dalle carat-teristiche e dalle forme della lotta di classe cheuscí allo scoperto in quel periodo — come ilsabotaggio, l’assenteismo e altre forme dirifiuto del lavoro — e da movimenti sociali e-sterni al luogo di lavoro, i quali negavano l’af-fermazione del lavoro e dell’identità operaia co-me base della rivoluzione. Un grande sprone al-lo sviluppo della nozione di comunizzazionefu il lavoro dell’Internazionale Situazionista(IS) che, con la propria prospettiva di una ri-voluzione totale basata sulla trasformazionedella vita quotidiana, aveva percepito e teoriz-zato i nuovi bisogni espressi nelle lotte, e chevenne poi riconosciuta come miglior anti-cipazione ed espressione dello spirito del ’68francese.

Ma se il concetto di comunizzazione fu inun senso il prodotto delle lotte e degli sviluppidel tempo, la capacità dell’ambiente francesedi esprimerlo fu inseparabile da un ritorno a

Marx, e in particolare la scoperta e la diffusio-ne di un «Marx sconosciuto» presente in testicome i Grundrisse e i Risultati del processo im-mediato di produzione (da qui in poi Risultati).Prima che questi testi fossero resi disponibilinei tardi anni ’60, l’IS e altri critici del marxi-smo ortodosso tendevano ad attingere ad esem-pio dal giovane Marx dei Manoscritti econo-mico-filosofici del 1844. Anche nel caso dell’ISe della Scuola di Francoforte, dove pure c’eraun uso della teoria del feticismo e della reifica-zione presa dal Capitale, questo era mediato tra-mite Lukacs, e non era il prodotto di un’appro-priazione dettagliata dei tre volumi del Capi-tale. Perciò la critica matura dell’economiapolitica come un tutto unico tendeva ad esserelasciata nelle mani del marxismo tradizionale.Come abbiamo già indicato, all’interno dell’in-terpretazione positivistica, la rilevanza della de-scrizione di Marx del suo stesso lavoro comeuna critica dell’economia politica el’importanza della forma valore e del feticismovennero quasi del tutto tralasciate. Testi nuo-vamente disponibili come i Grundrisse eroserole letture tradizionali e permisero di riconosce-re la radicalità della critica matura.

Attraverso la loro marginale relazione conil marxismo ortodosso, coloro che si identifi-cavano con la critica della Sinistra Comunistadel bolscevismo e di ciò che avvenne in Russiaerano in una buona posizione per leggere i testidi Marx nuovamente disponibili.

M Jacques Camatte e la rivista Invariance.olto importante nel contesto francesefu Jacques Camatte e la rivista Inva-

riance che apparve la prima volta nel 1968. Ol-tre ad aver espresso un’apertura dell’ereditàdella tradizione della Sinistra bordighista ita-liana sia all’esperienza della Sinistra tedesco-olandese che alle lotte attuali del tempo, In-variance fu la sede di una nuova lettura diMarx. L’ex collaboratore di Camatte, RogerDangeville, tradusse i Grundrisse e i Risultatiin francese — mettendo i bastoni tra le ruote

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all’interpretazione di Marx antihegeliana diAlthusser dominante in Francia. In Invarian-ce Camatte pubblicò un importante commentoa questi testi.7

Il testo di Camatte ebbe per la Francia post’68 un ruolo simile a quello avuto nello stessoperiodo da Genesi e struttura del Capitale diMarx di Rosdolsky per le discussioni in Germa-nia.8 Entrambi ricorrono abbondantemente al-le citazioni per introdurre ed esplorare il si-gnificato dei testi marxiani che erano lar-gamente sconosciuti all’epoca. Rosdolsky offreuno studio esauriente dei Grundrisse, mentre ilresoconto meno sistematico di Camatte attingeda altri manoscritti di Marx, in particolare i Ri-sultati. Nonostante Camatte riconosca i meritidel libro di Rosdolsky,9 una differenza sta nelfatto che mentre Rosdolsky in ultima analisi ri-duce i Grundrisse a una mera preparazione peril Capitale, Camatte è piú in sintonia con il mo-do in cui questo e gli altri manoscritti del Capi-tale vanno al di là dell’interpretazione che imarxisti hanno ricavato dal lavoro piú maturo.Camatte riconobbe che i differenti modi in cuiMarx introdusse e sviluppò la categoria di valo-re nelle varie versioni della critica dell’econo-mia politica hanno un significato che va al di làdel progressivo miglioramento dell’esposizio-ne. Alcune delle prime analisi espongono aspet-ti come l’autonomizzazione del valore, la defi-nizione del capitale come valore in processo el’importanza della categoria di sussunzione, inuna forma piú chiara rispetto alle versioni pub-blicate. Nella lettura da parte di Camatte dei te-sti nuovamente disponibili troviamo il ri-conoscimento del fatto che le implicazioni del-

7 Jacques Camatte, Il Capitale totale. Il «capitolo VI»inedito de «Il Capitale» e la critica dell’economia politi-ca. Edizioni Dedalo, Bari, 1976. Originariamentepubblicato in Invariance Prima serie n.2 (1968).

8 Roman Rosdolsky, Genesi e struttura del Capitale diMarx. Edizioni Laterza, Bari, 1971. Originariamen-te pubblicato in tedesco nel 1968.

9 Camatte tuttavia critica Rosdolsky per «non giunge-re al punto di affermare ciò che crediamo sia fonda-mentale: il capitale è valore in processo, che diventauomo.» Jaques Camatte, Il Capitale totale, cit., p.19.

la critica dell’economia politica marxiana era-no di gran lunga piú radicali di quanto nonavesse creduto l’interpretazione positivista adopera del marxismo.10

Nel lavoro di Camatte c’è un’affascinanterottura con i presupposti marxisti tradizionali,una rottura che spicca nettamente nel con-trasto tra il suo commento originale di metà an-ni ’60 e le note da lui aggiunte nei primi anni’70. Mentre il commento antecedente è alleprese con la classica teoria marxista della tran-sizione, nelle note posteriori gli assunti di que-sta teoria vengono respinti.11 Cosí Camatte con-clude le sue note del 1970 con un appello allacomunizzazione:

Dal momento che la quasi totalità degliuomini si leva contro il capitale e controil lavoro, si tratta di una lotta contro ilcapitale e contemporaneamente contro illavoro, come due aspetti della stessarealtà. In altri termini, il proletariato de-ve lottare contro il proprio dominio alfine di potersi negare in quanto classe e,dunque, distruggere sia il capitale sia leclassi. Una volta conseguita la vittoria— su scala mondiale — la classe univer-sale che si è realmente formata nel corsodell’ampio processo che ha preceduto larivoluzione stessa, nella lotta contro il

10 Questo è una lettura dei Grundrisse che piú tardi ver-rà identificata con Negri. Infatti è stato sostenutoche i primi lavori di quest’ultimo siano debitori percerti versi nei confronti di Camatte. Al di là dellenotevoli ambivalenze della politica dell’autonomia,il capitolo «Comunismo e transizione» in Marx oltreMarx (1978) di Negri argomenta essenzialmente infavore della comunizzazione.

11 Commentando la sua precedente idea di un «domi-nio formale del comunismo» Camatte scrive: «la pe-riodizzazione perde oggi la sua validità; inoltre la ra-pidità della realizzazione del comunismo sarà accele-rata rispetto a quanto si è pensato in precedenza.Infine dobbiamo specificare che il comunismo non ène un modo di produzione, né una società..» Questanota compare nell’edizione inglese a p. 148, n.19mentre nella traduzione italiana la stessa nota com-pare a p. 466 n. 25 ma senza l’aggiunta del 1972 quiriportata. La traduzione dall’inglese è quindi nostra.

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capitale (formazione del partito secondoMarx), che si è trasformata psicologica-mente e ha trasformato a sua volta la so-cietà, non può che scomparire giacché di-venta l’umanità stessa. Non ci sono piúgruppi al di fuori di essa. Soltanto allorail comunismo può svilupparsi libera-mente. Non c’è piú da realizzare nessuncomunismo inferiore e la fase di ditta-tura del proletariato si riduce alla lottaper la distruzione della società capitali-stica, del potere del capitale.12

M Frammenti e manoscritti.er la maggior parte dei teorici posterioridella comunizzazione, gli scritti di

Marx precedentemente non disponibili diven-nero testi fondamentali. La traduzione deiGrundrisse e del suo famoso «frammento sullemacchine» influenzò direttamente il ragiona-mento originale di Gilles Dauvé sulla comu-nizzazione.13 In questo frammento Marx de-scrive come il capitale, nel suo impulso ad au-mentare la grandezza del pluslavoro, riduca iltempo di lavoro necessario al minimo attraver-so l’applicazione massiccia della scienza e del-le conoscenze alla produzione. Questo generala possibilità dell’appropriazione da parte ditutti di quel sistema alienato di conoscenza,permettendo la riappropriazione del tempo dipluslavoro come tempo disponibile. Il comuni-smo è perciò inteso non nei termini di unanuova distribuzione della stessa tipologia diricchezza fondata sul tempo di lavoro, ma co-me fondato su una nuova forma di ricchezzamisurata sul tempo disponibile.14 Il comuni-

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12 Ibid., p. 25 (Nota del 1970).13 Gilles Dauvé (Jean Barrot) «Sur l’Ultragauche»

(1969), prima edizione in inglese con il titolo «Leni-nism and the Ultraleft» in: Jean Barrot (Gilles Dau-vé) e François Martin, Eclipse and Re-Emergence ofthe Communist Movement, Black and Red, 1974, p.104.

14 «Giacché la ricchezza reale è la produttività svilup-pata di tutti tutti gli individui. E allora non è piú iltempo di lavoro, ma il tempo disponibile la misura

smo non è altro che una nuova relazione conil tempo, o addirittura un altro tipo di tempo.Per Dauvé, attraverso questa attenzione sultempo, Marx sottintende una rottura radicaletra capitalismo e comunismo che «escludel’ipotesi di qualsiasi via gradualistica al comu-nismo attraverso la progressiva distruzionedella legge del valore» e dimostra pertantol’inadeguatezza dell’alternativa consigliaristae democratica al leninismo.15

I primi manoscritti mostravano inoltre unaconcezione piú radicale della rivoluzione, adun piú fondamentale livello ontologico. I ma-noscritti rivelano che per Marx la criticadell’economia politica chiama in questione ladivisione tra soggettività e oggettività, cosa si-gnifichi essere un individuo e ciò in cui consisteo meno il nostro stesso essere. Per Marx questequestioni ontologiche sono essenzialmente so-ciali. Egli considerò che gli economisti politicierano piú o meno riusciti a chiarire le catego-rie che definivano le forme sociali di vita nel ca-pitalismo. Ma mentre la borghesia tendeva apresentare queste come necessità astoriche,Marx le riconobbe in quanto forme storica-mente specifiche della relazione tra gli uominie tra gli uomini e la natura. Il fatto che l’attivi-tà umana sia mediata da relazioni sociali tra co-se imprime alla soggettività umana un caratte-re atomizzato e senza oggetto. L’esperienza in-dividuale nel capitalismo è pura soggettività,con tutta l’oggettività esistente contro di essasotto forma di capitale:

della ricchezza.» Karl Marx, Lineamenti fondamen-tali della critica dell’economia politica, La Nuova Ita-lia, Firenze, 1978, II volume, p. 405. È interessanteil fatto che Moishe Postone, il quale ha chiarito espli-citamente le implicazioni politiche radicalidell’approccio «forma valore» ponga questi passaggialla base della propria reinterpretazione di Marx. Siveda: Time, Labor and Social Domination (Cam-bridge University Press 1993).

15 Gilles Dauvé, Eclipse and Re-Emergence of the Com-munist Movement, Black and Red, 1974, p. 61, tra-duzione nostra

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La separazione della proprietà dal la-voro si presenta come legge necessariadi questo scambio tra capitale e lavoro.Il lavoro posto come il non — capitalein quanto tale è 1) lavoro non oggettiva-to, negativamente concepito [...] separa-to da tutti i mezzi e gli oggetti di lavoro,dalla sua intera oggettività. È il lavorovivo esistente come astrazione da questimomenti della sua effettiva realtà (e altre-sí come non valore); questa completaspoliazione, pura esistenza soggettiva,priva di ogni oggettività del lavoro. È illavoro come miseria assoluta: la miserianon come privazione, ma come completaesclusione della ricchezza oggettiva.[...] 2) È lavoro non oggettivato, nonvalore, concepito positivamente, o nega-tività riferentesi a se stessa […]. È il la-voro non come oggetto, ma come attivi-tà non come valore esso stesso, ma comesorgente viva del valore. [...] Non èaffatto una contraddizione dunque affer-mare che il lavoro per un lato è la mi-seria assoluta come oggetto, per l’altro èla possibilità generale della ricchezzacome soggetto e come attività o piutto-sto i due lati di questa tesi del tutto con-traddittoria si condizionano reciproca-mente e derivano dalla natura del lavo-ro, giacché questo, come antitesi, comeesistenza antitetica del capitale, è il pre-supposto dal capitale, e d’altra parte pre-suppone da parte sua il capitale.16

[…]

M Il dibattito in Germania.a nuova appropriazione di Marx dallaquale è sorta la prospettiva della comu-

nizzazione fu parte di un processo molto piúvasto di riappropriazione e sviluppo di lettureradicali di Marx. Dopo la rivoluzione unghe-rese del 1956, il comunismo ufficiale persel’egemonia sul dissenso e sull’interpretazionedi Marx nei paesi occidentali. Mentre Marx

L

16 K. Marx, Lineamenti, cit., I vol., pp. 279–80.

aveva detto «dubitate di tutto», il marxismo or-todosso o tradizionale tendeva a presentarsicome una visione del mondo unitaria con unarisposta per ogni questione. Aveva una filo-sofia onnicomprensiva (il «materialismo dia-lettico»), una visione meccanicistica dellastoria (il «materialismo storico») e il propriopensiero economico (l’«economia politicamarxista»).17 Questi pilastri della versione uf-ficiale del marxismo furono messi in discussio-ne attraverso un ritorno allo spirito critico diMarx, che ricordava da vicino il modo in cuiuna generazione precedente di marxisti criticiera fiorita nel periodo immediatamente succes-sivo alla rivoluzione russa.18

La rivitalizzazione della teoria marxiana inquel periodo, cosí come negli anni ’20, com-portò una rottura dalla visione del marxismocome un sistema positivo di conoscenza e unrinnovo del riconoscimento della sua dimensio-ne critica — un passaggio nel quale la relazio-ne di Marx con Hegel fu nuovamente messa inquestione. Da metà anni ’60, il rifiuto delle in-terpretazioni generalmente accettate di Marxiniziò ad estendersi al Capitale, il suo lavorocentrale. Nuove letture attinsero a precedentimanoscritti della critica dell’economia politi-ca, ed erano interessate non solo ai risultati acui Marx giunse, ma anche al metodo uti-lizzato per arrivarvi. Il Capitale venne in Fran-

17 Per un’interpretazione del «marxismo tradizionale»come «marxismo filosofico» («worldview marxism»)si veda Michael Heinrich, «Invaders from Marx:On the Uses of marxian Theory, and the Difficultiesof a Contemporary Reading», Left Curve 31 (2007)pp. 83.8. Questo modo di caratterizzare il «marxi-smo tradizionale» sembra avere origine con il marxi-sta umanista Iring Fetscher, con il quale Reichelt ePostone studiarono. Si veda il suo Marx and Mar-xism (Herder and Herder 1971).

18 Lavori di spicco di quel periodo sono Storia e co-scienza di classe di Lukács, Marxismo e filosofia diKorsch, Saggi sulla teoria del valore di Marx di Rubine La teoria generale del diritto e il marxismo di Pašu-kanis. Una delle caratteristiche del nuovo periodo fula riscoperta di molti testi di questo periodo prece-dente, e un approfondimento delle loro tematiche.

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cia riletto in modo strutturalista, in ItaliaTronti e l’operaismo vi si dedicarono «dal puntodi vista della classe operaia» e in Germania sor-se una Neue Marx-Lektüre («nuova lettura diMarx»).

La lingua tedesca dette alla Neue Marx-Lektüre un chiaro vantaggio sullo studio diMarx rispetto ad altri paesi. Questi nuovi testidel «Marx sconosciuto» generalmente divenne-ro disponibili e conosciuti prima in tedesco chenelle altre lingue, e non si presentavano pro-blemi legati alla traduzione.19 Inoltre, la gran-de risorsa culturale che Marx usò nella criticadell’economia politica — l’idealismo classicotedesco — non era soggetto agli stessi proble-mi di ricezione che il pensiero hegeliano avevain altri paesi. Cosí, mentre in Italia e in Fran-cia le nuove letture di Marx tendevano ad ave-re una forte impronta antihegeliana in reazionea precedenti fascinazioni per l’hegelismo econtro il «marxismo hegeliano», le discussioniin Germania furono capaci di sviluppare unquadro piú sfumato e informato del vincolo He-gel-Marx. Fondamentalmente si resero contoche, nella descrizione della struttura logica del-la totalità reale delle relazioni sociali capitali-stiche nel Capitale, Marx era in debito non tan-to con la concezione hegeliana di una dialetti-ca storica, ma con la dialettica sistematica dellaLogica. Il nuovo marxismo critico (a volte spre-giativamente chiamato Kapitallogik) aveva diconseguenza meno in comune con il preceden-te marxismo critico di Lukacs e Korsch checon quello di Rubin e Pašukanis. La NeueMarx-Lektüre non fu una scuola omogenea maun approccio critico con all’interno accese di-scussioni e vere divergenze tra interlocutoriche nondimeno condividevano una certa dire-zione.

19 Come nota Chris Arthur, un esempio significativo diciò consiste nel fatto che quasi tutti i riferimenti al la-voro «incorporato» nel Capitale sono traduzioni deltermine tedesco Darstellung che potrebbe essere tra-dotto in modo migliore con «rappresentato». Si veda«Reply to Critics» Historical Materialism 13.2 (2005)p.217

Il contesto politico in cui sorsero i dibattititedeschi fu l’ascesa di un movimento studente-sco radicale. Il movimento aveva due poli: unotradizionale, alle volte collegato con lo Statodella Germania dell’est e con un orientamentomarxista ortodosso verso il movimento opera-io, e un piú forte polo antiautoritario influenza-to dalla teoria critica della scuola di Francofor-te, in modo particolare dalla sua dimensionepsicoanalitica, che offriva una spiegazione alperché i lavoratori sembravano disinteressati al-la rivoluzione.20 Grazie, e non in piccola parte,all’influenza della scuola di Francoforte, il mo-vimento studentesco tedesco ottenne rapida-mente fama per la sofisticatezza teorica deisuoi dibattiti. La visione, ma anche l’instabilitàe l’ambivalenza, del polo antiautoritario trova-rono espressione nella traiettoria del suo leadercarismatico Rudi Dutschke. Nel 1966, influen-zato fortemente da Korsch, decretò anacronisti-ca «la teoria dei due stadi» della rivoluzione co-munista e «del tutto discutibile per noi» dal mo-mento che

pospone l’emancipazione reale della clas-se lavoratrice nel futuro e considera lapresa del potere statale borghese da par-te del proletariato come di primaria im-portanza per la rivoluzione sociale.21

Ma coniò anche lo slogan «lunga marcia nelleistituzioni» che divenne la ragion d’essere delpartito tedesco dei Verdi (a cui lui aderí, insie-me all’altro leader antiautoritario DanielCohn-Bendit). Oggi è la riformista e del tuttostatista Die Linke (il partito di sinistra in Ger-mania) che si identifica piú fortemente con lasua eredità politica. Una figura piú importantedal punto di vista teorico all’interno della SDSfu Hans Jürgen Krahl, in modo particolare do-

20 Questo includeva un interesse per Freud e Reichcombinato con i feroci attacchi di Adorno al revisio-nismo della psicoanalisi contemporanea, il Marcusedi Eros e civiltà e L’uomo ad una dimensione e l’anali-si della Scuola della «personalità autoritaria».

21 Rudi Dutschke, «Zur Literatur des revolutionärenSozialismus von K.Marx bis in die Gegenwart»SDS-korrespondenz Sondernummer 1966

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po che spararono a Dutschke. Krahl era unostudente di Adorno e portò molti dei concettichiave delle «teoria critica» nel movimento,ma era anche un attivista (in un episodio triste-mente famoso, Adorno denunciò alla poliziaKrahl e i suoi compagni quando occuparonouno degli edifici dell’Istituto) e mantenne unorientamento ancorato al proletariato e alla lot-ta di classe.22 Nonostante la Scuola di Franco-forte, dedicandosi a questioni di psicoanalisi,cultura e filosofia, avesse in gran parte abban-donato lo studio della critica marxiana dell’e-conomia politica nelle mani dei marxisti, furo-no Krahl e altri studenti di Adorno — HansGeorge Backhaus, Helmut Reichelt — chediedero inizio alla Neue Marx-Lektüre.

Cosí, mentre a rendere aperto il milieu «co-munizzatore» alla radicalità dei nuovi testimarxiani fu il background nel comunismo deiconsigli e in altre posizioni della sinistra comu-nista critiche del bolscevismo, in Germania —dove queste tendenze erano state distrutte nelperiodo nazista23 — fu Adorno e la scuola diFrancoforte a giocare un ruolo in qualche mo-do equivalente. Sia il comunismo dei consigliche la scuola di Francoforte si svilupparono apartire dalla riflessione circa il fallimento del-la rivoluzione tedesca nel 1918–1919. Mentrela relazione del consigliarismo con la rivoluzio-ne tedesca è piú immediato, Sohn-Rethel, par-lando della scuola di Francoforte e di pensatori

22 Krahl morí in un incidente automobilistico nel 1970.La collezione dei suoi scritti e discorsi pubblicatapostuma — Konstitution und Klassenkampf — non èstata ancora tradotta in inglese. [In italiano: HansJürgen Krahl, Costituzione e lotta di classe, Milano, JacaBook, 1973. (N.d.R.)]

23 Un eccezione significativa fu quella di Willy Huhn,che influenzò alcuni membri della SDS di Berlino.Membro di «Rote Kämpfer», un nuovo raggruppa-mento di membri del KAPD dei tardi anni ’20,Huhn fu imprigionato per un breve periodo dai nazi-sti nel 1933–34, dopodiché tornò al lavoro teoricoche include un’importante critica della socialdemo-crazia: Der Etatismus der Sozialdemokratie: Zur Vor-geschichte des Nazifaschismus. Ciononostante fu solodopo il picco del movimento che i comunisti dei con-sigli vennero riscoperti a dovere e pubblicati.

vicini come Lukàcs e Bloch, cattura conun’espressione paradossale la loro relazionepiú complessa con quel periodo:

lo sviluppo moderno del pensiero marxi-sta in Germania, di cui testimonia adesempio la scuola di Francoforte, derivada impulsi di allora, e quindi, in un certosenso, dipende dalla struttura teoreticaed ideologica della mancata rivoluzionetedesca24

Sebbene distaccata da qualsiasi ambienteproletario, la scuola di Francoforte aveva prova-to a mantenere vivo un marxismo critico edemancipatore contro il suo sviluppo come ideo-logia apologetica per l’accumulazione statalein Russia. L’affinità con il comunismo dei consi-gli è piú evidente nei primi testi come Lo statoautoritario di Horkheimer, che gli studenti anti-autoritari pubblicarono con la disapprovazionedello stesso Horkheimer, divenuto col tempopiuttosto conservatore. Ciononostante, una cri-tica radicale della società rimane al centro deitesti meno immediatamente politici di Adornocome quelli degli anni ’50 e ’60 e forse proprioper il fatto di evitare la logica dell’efficacia poli-tica immediata. Mentre «l’ultrasinistra» haprovato a mantenere viva la promessa eman-cipatrice della teoria marxista contro gli svilup-pi concreti del movimento dei lavoratori enfatiz-zando l’autonomia contro la rappresentazionee le istituzioni della classe lavoratrice, la scuoladi Francoforte ha provato a fare lo stesso, para-dossalmente allontanandosi dalla lotta di classeimmediata e dalle «questioni economiche».

24Egli aggiunge: «La condizione paradossale di que-sto movimento ideologico può aiutare a spiegare lasua quasi esclusiva preoccupazioni per questioni so-vrastrutturali, e l’evidente mancanza di attenzioneper la base economica e materiale sottostante.» Al-fred Sohn-Rethel, Lavoro manuale e lavoro intellet-tuale, Feltrinelli, 1977, p. 19 Cfr. la prima riga dellaDialettica Negativa di Adorno: «La filosofia che unavolta sembrò superata si mantiene in vita perché èstato mancato il momento della sua realizzazione.»Theodor Adorno, Dialettica Negativa, Einaudi,2004, p. 5.

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Questo fece sí che la riappropriazione radi-cale di Marx negli anni ’60 in Germania assun-se necessariamente la forma al contempo diuna continuazione e di una rottura con la tradi-zione della scuola di Francoforte. L’intersezio-ne tra una sensibilità ispirata dalla scuola diFrancoforte e l’attenzione per lo studio ap-profondito della critica dell’economia politicada essi evitata, viene espressa da un aneddoto suBackhaus. Secondo Reichelt, l’origine del pro-gramma della Neue Marx-Lektüre può essereindividuata nel momento in cui Backhaus,mentre era in un alloggio per studenti a Franco-forte, incappò accidentalmente in una primaedizione del Capitale,25 all’epoca molto rara.Notò che le differenze con la seconda edizionebalzavano immediatamente all’occhio, ma an-che che questo fu possibile esclusivamente per-ché egli seguí le lezioni di Adorno sulla teoriadialettica della società, per cui:

Se Adorno non avesse ripetutamente pre-sentato l’idea di un «concetto nella real-tà stessa», di un vero universale che puòessere individuato nell’astrazione delloscambio, senza le sue domande sulla co-stituzione delle categorie e la loro rela-zione interna con l’economia politica, esenza la sua concezione di una strutturaoggettiva che è diventata autonoma,questo testo sarebbe rimasto silenzioso— semplicemente come lo fu per i già(allora!) cento anni di discussione sullateoria del valore di Marx.26

I dibattiti sulla nuova lettura del Capitale ini-ziarono realmente dopo il 1968. Le questioniche portarono allo scoperto, che vennero gene-ralmente affrontate solamente anni dopo e spes-

25 La prima edizione tedesca del Capitale presentavagrosse differenze — specialmente nella struttura enello sviluppo del primo capitolo sulla merce e sulvalore — rispetto alla seconda edizione, che fu la ba-se delle successive edizioni leggermente modificate edelle traduzioni in altre lingue

26 Helmut Reichelt, Neue Marx-Lektüre: Zur Kritiksozialwissenschaftlicher Logik (VSA-Verlag, 2008)p.11.

so in maniera meno profonda all’interno di di-scussioni in altre lingue, riguardavano: il carat-tere del metodo marxiano e la validità della suainterpretazione engelsiana; la relazione tra losviluppo dialettico delle categorie nel Capitalee la dialettica hegeliana; il significato degli a-spetti non completati del programma di Marxper la sua critica; l’importanza del termine cri-tica e la differenza tra la teoria del valore diMarx e quella delle economia politica classica;la natura dell’astrazione nel concetto marxianodi lavoro astratto e nella critica dell’economiapolitica in generale.

Nonostante il loro carattere spesso filologi-co e astratto, ai dibattiti sulla nuova lettura delCapitale veniva attribuita un’importanza politi-ca nell’attrito tra il polo antiautoritario e quellotradizionale all’interno del movimento studente-sco, dove il secondo sosteneva che la cornicedel marxismo ortodosso necessitava solo di esse-re aggiornata e aggiustata.27 La Neue Marx-Lektüre mise in discussione questo progetto diun’ortodossia rinnovata schierandosi niente me-no che per una ricostruzione fondamentale del-la critica dell’economia politica.28

Al tempo, la visione dominante del metododi lavoro utilizzato nel Capitale era una varian-te di quello logico-storico proposto da Engelsin testi come la sua recensione del 1859 delContributo ad una critica dell’economia politicadi Marx e la sua prefazione e integrazione alterzo volume del Capitale. In questa visione, la

27 Mentre il polo marxista tradizionale della SDS finoal 1968 fu essenzialmente riformista, appellandosiad una transizione legale al socialismo, quello cheemerse dopo il 1968 fu antirevisionista in sensomaoista-stalinista. Questo fu il periodo in cui moltiche un tempo furono antiautoritar persero la lorocritica del marxismo partitico e vennero coinvoltinella fondazione dei «K-Groups» («K» stava perKommunist).

28 Si veda Michael Heinrich, «Reconstruion or De-construion? Methodological Controversies aboutValue and Capital, and New Insights from the Criti-cal Edition» in Riccardo Bellofiore e Roberto Fine-schi, eds., Re-Reading Marx: New Perspeives afterthe Critical Edition (Palgrave Macmillan 2009).

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progressione delle categorie del Capitale segueda vicino il loro reale sviluppo storico, cosíche i primi capitoli del Capitale sono intesi co-me descrizione del periodo precapitalistico di«produzione semplice di merci» quando la«legge del valore» avrebbe agito in un modo pu-ro. Nei dibattiti in Germania e successivamentea livello internazionale, l’autorità di Engels —cosí come quella del marxismo tradizionale cheda essa derivava — venne del tutto messa in di-scussione. La Neue Marx-Lektüre affermavache né l’interpretazione di Engels, né una del-le sue modifiche proposte,29 diedero giustiziaal movimento che stava dietro l’ordine e lo svi-luppo delle categorie nel Capitale. Piú che unavanzamento da un stadio non capitalistico, oun ipotetico modello semplificato, di sempliceproduzione di merci verso uno stadio avanzato,o un modello piú complesso, della produzionecapitalistica di merci, il movimento nel Capita-le doveva venire inteso come presentazione del-la totalità capitalistica fin dall’inizio, muoven-do dall’astratto al concreto. In The LogicalStruure of Marx’s Concept of Capital (La strut-tura logica del concetto di capitale in Marx),Helmut Reichelt sviluppò un concetto che, sot-to diverse forme, è ora basilare per i teorici del-la dialettica sistematica: ossia che la «logicadel concetto di capitale» in quanto processoautodeterminato corrisponda all’andare al di làdi se stesso del concetto nella Logica di He-gel.30 Secondo questa visione il mondo del ca-pitale può essere visto come oggettivamente

29 Ad esempio, Grossman propose l’idea di successiveapprossimazioni nelle quali Il Capitale avrebbe pre-sentato una serie di modelli analitici via via piú com-plessi in relazione all’aggiunta di ulteriori aspetti del-la realtà.

30 Helmut Reichelt, Zur logischen Struktur des Kapital-begriffs bei Karl Marx (Suhrkamp Verlag 1970).Quanto stretta sia da essere intesa questa corrispon-denza è oggetto di grande dibattito. Si veda la discus-sione tra Chris Arthur, Tony Smith e Roberto Finel-li in Historical Materialism (numeri 11.1, 15.2 e 17.1).In Germania Michael Heinrich e Dieter Wolff criti-cherebbero, sotto diversi aspetti, l’idea di «un’omolo-gia» tra capitale e spirito.

idealista: per esempio la merce è una «cosa sen-sibile sovrasensibile».31 La dialettica della for-ma valore dimostra come, partendo dalla piúsemplice forma merce, gli aspetti materiali econcreti del processo della vita sociale sono do-minati dalle astratte e ideali forme sociali delvalore. Per Marx, come Reichelt nota:

Il capitale è concepito come un continuocambiamento di forme, nel quale il va-lore d’uso è costantemente integrato e al-lo stesso tempo espulso. In questo pro-cesso, anche il valore d’uso, assume laforma di un oggetto eternamente evane-scente. Ma questa scomparsa continua-mente rinnovata dell’oggetto è la condi-zione per la perpetuazione del valore stes-so — è attraverso il cambio di forme co-stantemente rinnovato che si conserval’unità immediata di valore e valored’uso. Ciò che dunque viene a costituirsiè un mondo capovolto nel quale il sensi-bile nel suo senso piú vasto — come valo-re d’uso, lavoro, scambio con la natura— è degradato a mezzo della auto ripro-duzione di un processo astratto che sotto-stà all’intero mondo oggettivo in conti-nuo cambiamento. […] L’intero mondosensibile degli esseri umani che riprodu-cono se stessi attraverso il soddisfaci-mento dei propri bisogni e il lavoro è,pezzo per pezzo, risucchiato in questoprocesso, nel quale tutte le attività sono«in sé stesse capovolte». Sono tutte nellaloro apparenza evanescente, immediata-mente il loro opposto, la persistenza delgenerale.32

31 Questa è la piú accurata traduzione ad opera di Bone-feld di «sinnlich übersinnlich» tradotta malamentenelle edizioni inglesi del Capitale. Si veda la sua notacome traduttore a: Helmut Reichelt, «Social Realityas Appearance: Some Notes on Marx’s Conceptionof Reality», in: Werner Bonefeld e Kosmas Psycho-pedis, eds., Human Dignity. Social Autonomy AndThe Critique Of Capitalism (Hart Publishing 2005),p.31.

32 Ibid., p. 46–47.

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Questo è il capovolgimento ontologico, lapossessione della vita materiale da parte del ca-pitale. È ciò che Camatte comprese nel suo ri-conoscimento dell’importanza della compren-sione del capitale in quanto valore in processoe come sussunzione. Se non c’è valore d’usoche non sia nella forma di valore nella societàcapitalistica, se valore e capitale costituisconouna potente, totalizzante forma di socializzazio-ne che modella ogni aspetto della vita quotidia-na, il loro superamento non è una questione disemplice sostituzione dei meccanismi del mer-cato attraverso un controllo statale o l’autoge-stione dei lavoratori di queste forme, ma richie-de la trasformazione radicale di ogni sfera del-la vita. Per contrasto, la concezione tra-dizionale del marxismo derivata da Engels —secondo cui la legge del valore preesisteva alcapitalismo — creò una separazione tra la teo-ria del mercato e del valore e quella del plusva-lore e dello sfruttamento e cosí facendo creò lapossibilità di idee come la legge del valore so-cialista, una forma di denaro socialista, un«mercato socialista» e cosí via.

M Un Marx incompleto?arte della natura dogmatica del marxi-smo ortodosso consisteva nel considerare

i lavori di Marx come un sistema completo alquale si doveva aggiungere solamente l’analisistorica degli stadi successivi del capitalismo,come l’imperialismo. La scoperta dei mano-scritti e del piano di lavoro per la critica del-l’economia politica dimostrò che il Capitaleera incompleto, non solo nel senso che i volu-mi due e tre, e le Teorie sul plusvalore, non so-no stati terminati da Marx e sono stati redattirispettivamente da Engels e Kautsky,33 ma an-

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33 Quando a Mosca vennero ripubblicate le Teorie sulplusvalore, furono in grado di mettere in discussionele decisioni editoriali di Kautsky, cosa che non avreb-bero mai preso in considerazione per i notevoli cam-biamenti apportati da Engels al Terzo Volume. Unapubblicazione dei Manoscritti originali (in tedesco)rivela che il lavoro di Engels comprendeva importan-ti riscritture e discutibili decisioni editoriali, ma un

che che questi costituivano solo il primo di seilibri pianificati, insieme ai libri sulla proprie-tà della terra, il lavoro salariato, lo stato, ilcommercio estero, e «Il mercato mondiale e lecrisi.»34 Il riconoscimento del fatto che ciòche esiste è solo un frammento del progetto diMarx fu di grandissima importanza, poichéimplicò una visione della teoria marxiana co-me progetto radicalmente aperto e diede ini-zio allo sviluppo di aree di indagine che venne-ro a malapena toccate dallo stesso Marx. Il co-siddetto dibattito sullo stato e il dibattito sulmercato mondiale furono tentativi di svilup-pare alcune di quelle aree che Marx stessonon trattò sistematicamente nel Capitale.35

Attingendo al pionieristico lavoro di Pašuka-nis, i partecipanti al dibattito sulla derivazionedello stato intesero la separazione tra «sferaeconomica» e «sfera politica» come caratteristi-ca peculiare della dominazione capitalistica.L’implicazione fu che — lontana dal dar vitaad un’economia socialista e uno stato dei lavora-tori, come nel marxismo tradizionale — la rivo-luzione dovrebbe essere concepita come di-struzione sia della «sfera economica» che dello

tale mettere in discussione il corpus centrale del mar-xismo appariva come un anatema al marxismo tradi-zionale. Si veda Michael Heinrich: «Engels’ Edi-tion of the Third Volume of Capital and Marx’s O-riginal Manuscript», in: Science & Society, vol. 60,no. 4, 1996, pp. 452–466

34 Rosdolsky polemicamente sostiene che il secondo eterzo libro sono incorporati in un piano modificatodel Capitale, ma anche se uno dovesse essere d’accor-do con lui piuttosto che con le controargomentazio-ni di Lebowitz e Shortall, i rimanenti tre libri sonochiaramente un’impresa incompiuta.

35 Per il dibattito sulla derivazione dello Stato si veda:John Holloway e Sol Picciotto, eds,. State and Capi-tal: A Marxist Debate (University of Texas Press1978) e Karl Held e Audrey Hill, The DemocraticState: Critique of Bourgeois Sovereignity (Gegen-standpunkt, 1993). È stato tradotto molto poco (inlingua inglese n.d.t) del dibattito sul mercato mon-diale, ma si veda: Oliver Nachtwey e Tobias TenBrink, «Lost in Transition: the German World-Mar-ket Debate in the 1970s», Historical Materialism16.1 (2008), pp. 37–70.

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«stato». Nonostante l’aspetto astratto, e allevolte scolastico, di questi dibattiti, si inizia inquesto modo a vedere come il ritorno critico aMarx, sulla base delle lotte dei tardi anni ’60 inGermania, ebbe implicazioni specifiche e radi-cali per la concezione del superamento del mo-do di produzione capitalistico.

Questo è ugualmente vero per il centraleconcetto marxiano di lavoro astratto per comeè concepito nei dibattiti tedeschi sul valore.Mentre nella scienza sociale borghese, e nellaforma dominante del marxismo, l’astrazione èun fatto mentale, Marx affermò che nel capita-lismo era presente una forma differente di astra-zione: «astrazione reale» o «pratica» che lepersone mettono in atto nello scambio senzanemmeno rendersene conto. Come indical’aneddoto di Reichelt su Backhaus, fu l’idea diAdorno di un concetto oggettivo nella vita so-ciale capitalistica ad ispirare l’approccio carat-teristico della Neue Marx-Lektüre alla criticamarxiana dell’economia politica. Questa ideadi Adorno e la sua nozione di «pensiero dell’i-dentità» sono state a loro volta ispirate dalleidee che Alfred Sohn-Rethel gli comunicò ne-gli anni ’30. Il dibattito in Germania avanzòcosí in seguito alla pubblicazione, avvenuta nel1970, di queste idee nel libro di Sohn-RethelLavoro manuale e lavoro intellettuale.36 In que-sto lavoro Sohn-Rethel identifica l’astrazionedall’uso che si da nel processo di scambio comela radice non solo dello strano tipo di sintesisociale nella società della merce, ma propriodell’esistenza del ragionamento concettualeastratto e dell’esperienza dell’intelletto indi-pendente. La tesi di Sohn-Rethel è che il «sog-getto trascendentale» teorizzato esplicitamen-te da Kant non è altro che un’espressione teore-tica e allo stesso tempo cieca dell’unità o identi-tà della cose costituite attraverso lo scambio.Tali idee, insieme a quelle di Pašukanis su co-

36 Alfred Sohn-Rethel, Geistige und körperliche Arbeit.Zur Theorie gesellschaftlicher Synthesis (Suhrkamp1970). Trad. italiana: Lavoro intellettuale e lavoro ma-nuale. Per la teoria della sintesi sociale (Feltrinelli Edi-tore 1977).

me il «soggetto legale» e la merce siano storica-mente coprodotte, fanno parte di un periododi disamina critica in cui tutti gli aspetti dellavita, incluso il nostro senso di soggettività inter-na e la coscienza, vennero concepite come for-me determinate dal capitale e dal valore.

Per Marx l’esempio piú calzante di «astra-zione reale» è la forma denaro del valore, e pro-babilmente il contributo piú longevo del dibat-tito tedesco consiste nello sviluppo di una «teo-ria monetaria del valore» lungo la via già trac-ciata da Rubin. In un passaggio importante del-la prima edizione del Capitale Marx descrive ildenaro come un’astrazione che perversamenteprende un’esistenza nel mondo reale in manie-ra indipendente dalle sue particolarità —

È come se a fianco e al di là di leoni, ti-gri, conigli e tutti gli altri animali reali…esistesse in aggiunta anche l’animale,l’incarnazione indipendente dell’interoregno animale.37

I prodotti del lavoro privato devono esserescambiati con queste rappresentazioni concre-te di lavoro astratto affinché la loro validità so-ciale possa essere realizzata in pratica. Cosíun’astrazione, piú che essere un prodotto delpensiero, esiste nel mondo come un oggetto do-tato di oggettività sociale di fronte al quale tut-to si deve inchinare.

Il marxismo tradizionale non diede impor-tanza a questo dibattito, e seguí generalmenteRicardo e gli economisti borghesi nel vedere ildenaro come un semplice mezzo per facilitarelo scambio di valori-merce preesistenti. Al con-trario il dibattito tedesco notò lo strano tipo dioggettività del valore — che non fa parte dinessuna merce particolare, ma esiste solo nellarelazione delle equivalenze tra una merce e latotalità delle altre merci — un qualcosa chepuò essere generato solo attraverso il denaro.Questo ruolo del denaro in una società mercan-

37 Marx, «The commodity, Chapter One, Volume Oneof the first edition of Capital» in Value: Studies byKarl Marx, trad. di A. Dragstedt (New Park 1976),p. 27. Traduzione nostra.

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tile generalizzata influisce sull’esperienza del-lo stesso lavoro vivo. Dal momento che il lavo-ro è semplicemente un’attività svolta per il de-naro, il tipo di lavoro svolto non ha importan-za ed è casuale. Il legame organico che esiste-va in società precedenti tra individui particola-ri e specifiche forme di lavoro è spezzata. Unsoggetto capace di muoversi indifferentementetra diverse forme di lavoro si è formato:

Qui, dunque, l’astrazione della catego-ria «lavoro», il «lavoro in generale», il la-voro sans phrase, che è il punto di parten-za dell’economia moderna, diviene perla prima volta praticamente vera. Cosil’astrazione piú semplice che l’economiamoderna pone al vertice e che esprimeuna relazione antichissima e valida pertutte le forme di società, si presenta tut-tavia praticamente vera in questa astra-zione solo come categoria della societàmoderna.38

Il lavoro astratto, quindi, in quanto astrazio-ne pratica è una forma di lavoro fondamental-mente capitalistica, un prodotto della riduzio-ne di tutte le attività all’attività astratta finaliz-zata al generare denaro. Nella visione tradizio-nale, il superamento del modo capitalistico diproduzione non necessita di abolire il lavoroastratto: il lavoro astratto, secondo questa vi-sione, è una astrazione generica, una verità ge-nerale e transtorica sottostante l’apparenza del-la forma mercantile nel modo di produzione ca-pitalistico. Questa verità risplenderebbe nelsocialismo, dopo avere eliminato il ruolo paras-sitario dei capitalisti e aver rimpiazzato l’orga-nizzazione anarchica del mercato del lavorosociale con la pianificazione statale. Da un pun-to di vista critico, il marxismo tradizionale ave-va trasformato delle forme e leggi capitalisti-che in generali leggi storiche: in aree relativa-mente arretrate come la Russia, dove il marxi-smo diventò l’ideologia di uno sviluppo indu-striale a guida statale, il Capitale divenne unasorta di «manuale delle istruzioni». Al contra-

38 K. Marx, Lineamenti, cit., I vol., p. 32.

rio, per i teorici della forma valore, la teoriadel valore di Marx, in quanto teoria monetariadel valore, non

è una teoria circa la distribuzione dellaricchezza sociale, ma piuttosto una teo-ria della costituzione della totalità so-ciale sotto i dettami della produzione ca-pitalistica della merce.39

La questione venne dunque spostata dalladistribuzione al superamento della forma del la-voro, della ricchezza e del modo di produzionestesso.

In diversi paesi, alle volte grazie alla cono-scenza dei dibattiti tedeschi ma anche indipen-dentemente, ispirati da testi come i Grundrissee i Saggi di Rubin, sorsero questioni simili a cuivennero trovate simili risposte. Per esempio,l’importanza della forma valore venne ripresada Jaques Ranciere, allora seguace di Althus-ser. Althusser aveva correttamente identificatola completa rottura con il terreno teoretico diRicardo e dell’economia politica classica ma fuincapace di identificare l’analisi della forma va-lore come centrale per questa rottura, perchéla rifiutò a causa del suo «hegelismo». Rancie-re, ad ogni modo, notò che ciò che

distingue radicalmente Marx dalla teoriaeconomica classica è l’analisi della formavalore della merce (o della forma mercedel prodotto del lavoro).40

Questo riconoscimento fu fatto proprio ancheda un altro antihegeliano, Colletti,41 e alimen-tò un dibattito in Italia iniziato da lui stesso e

39 Michael Heinrich, «Invaders from Marx: On theUses of Marxian Theory, and the Difficulties of aContemporary Reading», Left Curve 31 (2007)

40Jacques Rancière, «Le Concept de Critique et la Cri-tique de l’Economie Politique des Manucrits de1844 au Capital», in Althusser et al, Lire le Capital(RUF 1996), p.128. Ed. italiana in commercio: Leg-gere il Capitale (Mimesis, 2006) oppure Critica e criti-ca dell’economia politica. Dai «Manoscritti del ’44» al«Capitale», Feltrinelli, 1973.

41 Lucio Colletti, Il marxismo e Hegel: Materialismodialettico e irrazionalismo (Laterza, 1969).

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Napoleoni,42 che giunse a conclusioni vicine aquelle dei teorici della forma valore. Nel dibat-tito anglofono, dove pochissimo del dibattitotedesco venne tradotto fino alla fine degli anni’70, Rubin ebbe una grande importanza.43 Nel-la Conferenza degli economisti socialisti, unforum centrale per queste discussioni, ci fu unacceso conflitto tra la teoria del valore basatasul lavoro sociale astratto e ispirata da Rubin euna piú tradizionalista teoria del valore basatasul lavoro incarnato. Quelli del primo grupposi diressero verso una teoria monetaria del valo-re, come nelle discussioni tedesche, ma la Lo-gica di Hegel venne discussa troppo poco e lasua rilevanza troppo poco apprezzata per com-prendere la relazione sistematica delle catego-rie nel Capitale.44 In assenza di una traduzionedi Reichelt e Backhaus, i pochi anglofoni cheseguirono i tedeschi nell’intento di ricostruireil Capitale,45 la scuola di Konstanz-Sydney,identificata come «value-form school» (scuoladella forma valore), veniva vista dalla maggiorparte dei partecipanti come eccessivamenteestrema. È una caratteristica della dialettica si-stematica, per come è emersa recentemente,quella di avere al centro della discussione le

42 Si veda Riccardo Bellofiore, «Quanto vale il valorelavoro? La discussione italiana intorno a Marx:1968–1976», Rivista di Politica Economica, vol. 89(1999).

43 Tuttavia, stranamente, l’importanza di Rubin vennesottostimata nei dibattiti tedeschi. Gli Studi vennerotradotti dall’inglese in tedesco solo nel 1973, e ven-ne omesso il primo capitolo sul feticismo. Si veda De-vi Dumbadze «Sachliche Vermittlung und sozialeForm. I.I. Rubins Rekonstruktion der marxschenTheorie des Warenfetischismus» in Kritik der politi-schen Philosophie Eigentum, Gesellsschaftsvertrag,Staat II

44Un’importante eccezione è rappresentata dal pio-nieristico saggio di Jairus Bnaji: «From the Commo-dity to Capital: Hegel’s Dialeic in Marx’s Capi-tal», in Diane Elson, ed., Value: The Representationof Labour in Capitalism (CSE Books 1979).

45 e.g: Michael Eldred, Critique of Competitive Free-dom and the Bourgeois-Democratic State: Outline of aForm-Analytic Extension of Marx’s Uncompleted Sy-stem (Kurasje 1984).

suggestioni del bisogno di una ricostruzionepiú radicale.

M (Anti)Politica della teoria del valore.a rilevanza critica della teoria della for-ma valore consiste nel mettere in que-

stione qualsiasi concezione politica basata sul-l’affermazione del proletariato in quanto pro-duttore di valore. Riconosce il lavoro di Marxcome una critica essenzialmente negativa del-la società capitalista. Attraverso la ricostruzio-ne della dialettica marxiana della forma valo-re, dimostra come il processo della vita socia-le venga sussunto, o determinato nella suaforma, dalla forma valore. Ciò che caratteriz-za tale «determinazione della forma» è unaperversa priorità della forma sul contenuto. Illavoro non preesiste semplicemente alla suaoggettivizzazione nella merce capitalista co-me terreno positivo da liberare nel socialismoo nel comunismo attraverso la modificazionedella sua espressione formale. Piuttosto, in mo-do fondamentale, il valore, in quanto prima-ria mediazione sociale, preesiste e di conse-guenza ha il dominio sul lavoro. Come argo-menta Chris Arthur:

L

Al livello piú profondo, il fallimento del-la tradizione che usa il modello della«simple commodity produion», consistenel focalizzarsi sull’individuo umano co-me origine delle relazioni del valore, piúche vedere l’attività umana come ogget-tivamente inscritta nella forma valore…Ad ogni modo, in verità, la legge del va-lore è imposta alle persone attraversol’efficacia di un sistema con il capitale alsuo cuore, il capitale che subordina laproduzione di merci è l’obbiettivo dellavalorizzazione ed è il vero soggetto (iden-tificato in quanto tale da Marx) che ciaffronta.46

46Chris Arthur, «Engels, Logic and History» in Ric-cardo Bellofiore, ed., Marxian Economics a Reapprai-sal: Essays on Volume III of Capital, vol. 1 (Macmil-lan 1998), p. 14. Trad. nostra.

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Mentre sembra vero e politicamente effica-ce47 dire che noi produciamo capitale con il no-stro lavoro, è in realtà piú corretto dire (in unmondo che è veramente sottosopra) che noi, inquanto soggetti del lavoro, siamo prodotti dalcapitale. Il tempo di lavoro socialmente neces-sario è la misura del valore solo perché la for-ma valore pone il lavoro come suo contenuto.In una società non piú dominata da forme alie-nate, non piú organizzata attorno l’autoespan-sione di ricchezza astratta, l’ossessione per illavoro che caratterizza il modo capitalistico diproduzione scomparirà.48 Con la scomparsadel valore, il lavoro astratto scompare in quan-to categoria. La riproduzione degli individui ei loro bisogni diventano il vero fine in sé. Senzale categorie di valore, lavoro astratto e salario,il «lavoro» cessa di avere il suo ruolo sistemati-co come determinato dalla primaria mediazio-ne sociale: il valore.

Questo è il motivo per cui la teoria della for-ma valore, per quanto riguarda la nozione di ri-voluzione che muove da essa, è orientata nellastessa direzione della comunizzazione. Il supe-ramento delle relazioni sociali capitalistichenon può comprendere una semplice «libera-zione del lavoro»; piuttosto, l’unica «via di usci-ta» è la soppressione del valore stesso, dellaforma valore che pone il lavoro astratto comemisura della ricchezza. La comunizzazione èla distruzione della forma merce e la simulta-nea fondazione di relazioni sociali immediatetra gli individui. Del valore, inteso come forma

47 Mike Rooke per esempio critica Chris Arthur el’approccio della dialettica sistematica per il fatto di«reificare la dialettica» e di perdere il suo significatodi «dialettica del lavoro». «Marxism, Value and theDialeic of Labour», Critique Vol. 37, No. 2, May2009, pp. 201–216.

48Al di là della società di classe «il lavoro» — il biso-gno umano di scambio con la natura («il corpo inor-ganico dell’uomo...con il quale deve rimanere in per-petuo scambio se non vuole morire [Manoscritti eco-nomico-filosofici]) non è un obbligo esterno maun’espressione della propria natura. La decisione, adesempio, di dover fare qualcosa per mangiare, non èun obbligo.

totalitaria della mediazione sociale, non ce nesi può sbarazzare solo a metà.

Il fatto che pochi teorici della forma valorehanno esplicitamente dedotto queste radicaliconclusioni politiche dal loro lavoro è del tut-to irrilevante: queste conclusioni politiche (oantipolitiche) radicali sono per noi le implica-zioni logiche dell’analisi.

M Un ritorno a Marx?l riconoscimento da parte della teoria del-la forma valore del «nocciolo nascosto»

della marxiana critica dell’economia politicapotrebbe suggerire che già nel 1867 Marxcomprese il valore come una forma totalizzan-te di mediazione sociale da superare in bloc-co. In questo senso il marxismo, con la sua sto-ria dell’affermazione del lavoro e l’identifica-zione con «l’accumulazione socialista» a gui-da statale, potrebbe essere visto come una sto-ria del fraintendimento di Marx. La letturacorretta, che punta ad una negazione radicaledel valore è stata, secondo questo punto di vi-sta, in qualche modo mancata. Ad ogni modo,se la teoria marxiana della forma valore impli-cava la comunizzazione nella moderna acce-zione, allora era un’implicazione che lo stessoMarx evidentemente non scorse.

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Infatti, l’atteggiamento di Marx versol’importanza della sua teoria del valore fu am-bivalente. Da una parte Marx insistette sull’im-portanza «scientifica», ma in reazione alle diffi-coltà che i suoi lettori ebbero nel comprenderele sue sottigliezze sembrò voler venire a com-promessi su di essa per il bene della ricezionedel resto del proprio lavoro.49 Oltre a voler vol-garizzare il suo lavoro e «nascondere il suo me-todo», permise ad Engels (che come abbiamo vi-sto fu uno di quelli che ebbero difficoltà su que-sto aspetto del lavoro del proprio amico) di scri-vere varie recensioni in cui l’analisi del valore e

49Per una discussione (sulla scorta di Backhaus) [in lin-gua inglese, N.d.T ] si veda Michael Eldred, Prefa-zione a Critique of Competitive Freedom and theBourgeois-Democratic State (Kurasje 1984), xlv-li.

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del denaro veniva minimizzata in modo da non«ridurre l’argomento principale». Sembra cheMarx ebbe questa posizione:

La teoria del valore è il prerequisito logi-co della sua teoria della produzione capi-talista, ma non è indispensabile per lacomprensione di ciò che questa seguenteteoria significhi, e specialmente cosa siala critica della produzione capitalista. Ildibattito marxista negli ultimi anni haadottato questa presunta attitudine mar-xiana (cfr. anche il consiglio di Marx al-la signora Kugelmann)50 in ogni direzio-ne ponendo il problema se la teoria mar-xiana del valore è necessaria per la teo-ria marxiana dello sfruttamento di clas-se.51

Marx sembrò accettare che una lettura piú omeno ricardiana di sinistra del suo lavoro potes-se essere adeguata per le necessità del movi-mento dei lavoratori. I suoi scritti politici sup-ponevano che una potente classe lavoratrice,unendosi attorno un’identità di classe semprepiú omogenea, avrebbe semplicemente esteso,tramite i suoi sindacati e i suoi partiti, le sue lot-te quotidiane in un superamento rivoluzionariodella società capitalistica. Contro Lassalle e ilmarxismo socialdemocratico dei suoi tempi,Marx scrisse la caustica Critica del Programmadi Gotha nella quale ne attaccò fortemente leposizioni a favore del lavoro e gli assunti in-coerenti in materia di politica economica. Manon pensò fosse necessario pubblicarlo. E inpiú le idee che propone anche nella Critica(che venne poi pubblicata da Engels) non sonoper niente prive di problematiche. Includonouna teoria della transizione nella quale il dirit-to borghese continuerebbe a prevalere nella di-stribuzione attraverso l’uso di buoni lavoro e in

50 Marx consigliò alla moglie del suo amico di saltare,a causa della sua difficoltà, la prima parte del Capita-le (sul valore e il denaro) — Eldred si riferisce quial fatto che molti lettori di Marx come quelli influen-zati da Sraffa e Althusser che questo sia il modo giu-sto per approcciarsi a Marx.

51 Michael Eldred, Ibid. pp. Xlix-l.

cui la descrizione del «primo stadio del sociali-smo» è molto piú vicino al capitalismo diquanto lo sia al piú attraente secondo stadio,ma senza spiegare il meccanismo secondo cui ilprimo evolve nel secondo.52

Sarebbe sbagliato suggerire che i dibattiti te-deschi ignorarono la distanza tra la posizioneradicale che molti di loro stavano deducendo osviluppando a partire dalla critica marxiana ela politica dello stesso Marx. Nei tardi anni’70 un modo significativo in cui questa questio-ne iniziò ad essere compresa fu nei termini diuna differenza tra un «Marx esoterico» conuna critica radicale del valore in quanto formadi una mediazione sociale totalizzante e un«Marx essoterico» in sintonia e in appoggio de-gli obbiettivi del movimento dei lavoratori delsuo tempo.53 Il Marx essoterico veniva intesocome se fosse basato su una lettura sbagliatadel potenziale radicale del proletariato del 19°secolo. Una forte tendenza nel contesto te-desco divenne quella di rifiutare il Marx essote-rico in favore del Marx esoterico. L’idea diMarx del capitale come soggetto automatico einconscio rimpiazzò l’idea, che anche lui sem-brò avere, di un proletariato come soggetto del-la storia. La lotta di classe non viene negata inquesta visione ma vista come «immanente al si-stema» — come qualcosa che si muove attra-verso le categorie — e l’abolizione delle cate-gorie viene ricercata altrove. Secondo questa vi-sione Marx semplicemente sbagliò a identifi-carsi con il movimento dei lavoratori, che conil senno di poi ci ha dimostrato essere un movi-mento per l’emancipazione all’interno della so-cietà capitalistica e non il movimento di aboli-zione di quella società. Questa tendenza è

52 Si veda R. N. Berki, Insight and Vision: The Pro-blem of Communism in Marx’s Thought (JM Dent1984) capitolo 5.

53 Nonostante possa benissimo derivare da Backhaus,secondo Van der Linden la distinzione fu coniata daStefan Bruer in «Krise der Revolutionstheorie»(1977). Marcel van der Linden, «The Historical Li-mit of Workers’ Protest: Moishe Postone, Krisis andthe Commodity Logic», Review of Social History, vol.42 no. 3 (December 1997), pp. 447–458.

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esemplificata dai gruppi della «critica del va-lore» Krisis e Exit. Nonostante non usi la di-stinzione esoterico/essoterico, Moishe Postone,che ha sviluppato il suo pensiero a Francofortenel primi anni ’70, argomenta essenzialmentein favore dello stesso tipo di posizione. In Ti-me, Labor and Social Domination (Tempo, lavo-ro e dominazione sociale) vede Marx offrireuna «critica del lavoro nel capitalismo» (ilMarx esoterico) piuttosto che, come nel mar-xismo tradizionale, una «critica dal punto di vi-sta del lavoro» (il Marx essoterico). È interes-sante rivelare che a parte il fatto di aver toltol’attenzione dalla classe, Postone è piú esplici-to della maggior parte dei marxisti accademicidella forma valore nel dedurre le conclusionidalla sua teoria che in termini politici lo posi-ziona nell’ultrasinistra o addirittura in accordocon le tesi della comunizzazione.54 […]

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a Nota redazionale.Di piú, il marxismo si è decomposto nelledue forme del materialismo dialettico e delsocialismo; il processo del comunismo èorientato verso l’accettazione dei valori del-la società opulenta, misurata dal sociologi-smo. Dunque perdita della dimensione delpassato (è ciò che la società borghese ha ac-cettato dal marxismo realizzandosi come

54 Come Dauvé, Postone prende il «Frammento sullemacchine» per indebolire le tradizionali concezionimarxiste del socialismo; egli vede il marxismo comeun marxismo ricardiano alla ricerca dell’autorealiz-zazione del proletariato piuttosto che, come inMarx, la sua autoabolizione, concepisce l’URSS co-me capitalista, e [...] sottolinea la costituzione stori-ca sia dell’oggettività che della soggettività. Ad ognimodo quando si tratta di giungere a posizioni prati-che nel presente si orienta verso riforme, affermandosignificativamente che le sue analisi «non significanoche io sono un ultra». Moishe Postone e TimothyBrennan, «Labor and the Logic of Abstraion: aninterview» South Atlantic Quarterly 108:2 (2009) p.319.

puramente borghese, separata dal riferimen-to ad ogni altro valore che la «mistificava»),ma insieme di quella dell’avvenire. Dunque,alla realizzazione della pienezza e della li-bertà umana si è sostituito il processo di invo-luzione dell’uomo nell’animalità, cioè il ni-chilismo radicale. Espressione di questa bor-ghesia soltanto tale, cioè di una società ridot-ta ai puri rapporti economici, è l’attuale de-mocrazia pura, come democrazia elevata a va-lore, che differisce dal totalitarismo nei preci-si termini in cui la «perdita del sacro» differi-sce dall’ateismo, e soltanto in essi: perché èanch’essa fondata, in ultima analisi, sullaforza, come quantità di voti, né riconosce,oltre alla forza, autorità di altri valori. (Au-gusto Del Noce. l problema dell’ateismo, IlMulino, Bologna, 1990, pp. 566–569).

l lettore del Covile si sarà forse chiestoperché una rivista di taglio conservatore è

da qualche tempo attenta ad aree culturali chesi richiamano al marxismo, cercando di vede-re i risvolti e gli esiti della discussione al lorointerno. Abbiamo definito gli autori di questearee marxisti antimoderni, a significare che at-tingono il loro pensiero da quello di Marx inmodo diverso ma altrettanto legittimo rispettoai partiti comunisti protagonisti della lunga etragica stagione rivoluzionaria del novecentoconclusasi con la dissoluzione dei socialismireali, ma anche rispetto a coloro che, prenden-do atto del fallimento delle rivoluzioni comu-niste, intendono ancora riferirsi a Marx comecampione del progressismo culturale. Abbiamovoluto cioè far risaltare che nell’analisi mar-xiana del capitale esistono concetti quali quel-li ad esempio di alienazione e estraniazione,mai rinnegati dal suo autore anche se larga-mente trascurati dalla sua lettura egemone,che pongono o dovrebbero porre serissimiinterrogativi: ovviamente a chi al marxismo sirichiama, ma non solo a costoro. Come sosten-ne Giovanni Paolo II dopo la caduta dei regi-mi comunisti atei, per la quale si era moltoadoperato, ora un altro e ancor piú temibile av-

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versario si stagliava all’orizzonte: quello di uncapitalismo altrettanto ateo, o meglio a-reli-gioso, attento solo agli aspetti materiali del-l’esistenza. Le parole di Augusto Del Noce ri-portate sopra hanno identico significato. Og-gi, a ormai tanti anni di distanza, possiamoben dire che ciò che allora appariva solo comeuna possibilità, in realtà era consustanzialeall’essenza stessa del capitale. Se Del Noceparlava di una borghesia soltanto tale, cioè diuna società ridotta ai soli rapporti economici, esenza discutere in questa sede se la borghesia(e il proletariato) esistono ancora all’epocadel capitalismo finanziario globalizzato, appa-re ormai chiaro che la desacralizzazione, l’alie-nazione e l’estraniazione generalizzate, la dei-dentificazione e l’omologazione degli esseriumani ridotti a macchine per il consumo, clo-ni l’uno dell’altro a dispetto del conclamatosdoganamento di ogni diversità, non sonoaspetti accidentali o contingenti del capitale,ma la sua vera realtà, il suo begriff (concetto).Finalmente liberatosi da bardature e freni chelo appesantivano (irrilevanza concreta delle re-ligioni col loro portato di esigenze etiche emorali, sottomissione ferrea del politico all’e-conomico), il capitalismo può dispiegare pie-namente sé stesso. Tutto ciò interroga neces-sariamente il marxismo, soprattutto la letturadi Marx in chiave progressista sul piano cultu-rale col corollario della inesistenza di una na-tura in sé degli esseri umani, e la pretesa dellasua scientificità come scoperta definitiva delleleggi di trasformazione sociale. Sempre DelNoce, trattando de Il suicidio della rivoluzio-ne, ebbe a scrivere parole illuminanti:

Ma la riduzione della ragione marxista asemplice ragione scientifica, non sembrasignificare affermazione della naturalitàfilosofica del marxismo? E affermare que-sto non è anche smorzarne lo spirito ri-voluzionario? Si può ancora parlare di ri-voluzione quando questa non attinge ivalori?

Ma gli esiti oggi evidenti del capitalismo in-terrogano pesantemente anche il pensiero con-servatore classico55 e quello cattolico, o meglioquella sua parte, del resto assolutamente preva-lente, che, legatasi al capitalismo liberale in op-posizione all’ateismo marxista dei paesi comuni-sti, ha creduto di poter realizzare in esso, o persuo tramite, le proprie istanze. Lo vediamoogni giorno, ad esempio nell’illusione di conci-liare il capitalismo con la difesa della vita dalconcepimento alla sua fine o con la difesa delladifferenza sessuale; in generale nell’illusioneche le liberaldemocrazie occidentali siano illuogo politico, economico e culturale in cui leistanze conservatrici in termini di etica e dimorale ma anche di consolidati usi, costumi,tradizioni popolari e religiose, insomma in tut-to ciò che Burke definiva come ordine sociale,possa meglio essere preservato.

Si dà allora la necessità di una reciproca,profonda riflessione, senza cadere nel sincreti-smo o perorare alleanze politiche spurie. Cre-diamo che il testo di Endnotes sulla forma valo-re che proponiamo in questo numero, esempla-re nella sua chiarezza, possa essere un contribu-to importante di rivisitazione della propria cul-tura, non solo per chi si richiama al marxismo,ma anche per coloro che, da posizioni culturaliopposte, intuiscono gli esiti finali della moder-nità. Del resto, cosí come il marxismo piú intel-ligente è debitore verso il grande pensiero con-servatore, non c’è nulla di scandaloso nell’am-mettere anche il contrario.Armando Ermini

55 Sulle differenze all’interno del conservatorismo, chequi non possiamo discutere, si veda Il Covile n° 841,marzo 2015.

dIl Covilef N° 928Wehrlos, doch in nichts vernichtet / Inerme, ma in niente annientato (Konrad Weiß Der christliche Epimetheus)