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B A N°485 / X 18 Dicembre 2018 X Y X RIVISTA APERIODICA DIRETTA DA STEFANO BORSELLI U Il Covile ) RISORSE CONVIVIALI E VARIA UMANIISSN2279–6924 iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal losofo una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila Stefano Serafini C O N T A D I N O D I S T EL L E ormidabile contadino del tempo, al quale la sorte diede di scavare con lesattezza del- lo stupore le molte imperfezioni della scienza, è tramontato, al modo delle sue amate costellazioni, Giuseppe Sermonti. Narratore radicale, arma- to dellalatissima ossidiana, in forma di luna, della poesia, rintracciava forme piene di senso al- lusivo e indecifrabile nel cretoso assolutismo dei fatti che si sgretolava sotto le sue mani da scienzia- to. Non vi è scritto, fra quelli che Sermonti ci ha regalati, che non rechi con sé il ato plasmatore di meraviglia di questo solitario della cultura davan- ti alla luce delluniverso e del suo orire. «Domi- ne non sum dignus», scrisse a sigillo di una delle sue pagine piú belle. La scorsa primavera lo vi- di per lultima volta, la voce e i sensi scavati dal- letà. Era limpido. Mi porse ledizione cinese del suo Dimenticare Darwin. «Mi hanno cercato lo- ro», mi disse, riferendosi agli editori lontani. Par- lammo poche parole del suo lavoro e sebbene mi pa- resse di ssare unevidenza banale, gli dissi quello che pensavo, cioè che la sua battaglia era ormai vinta. Lui mi ascoltò con la solita attenzione, come da dentro un dolore che riconoscevo. Ristette un attimo quando gli chiesi come si sentisse. Poi aermò: «Pieno di vita». Tramontando al tem- po Giuseppe Sermonti si è incamminato per le vie delleterno, dove lo aveva preceduto la sua amata Isabella. Ora ricompone con lei la piú brillante del- le costellazioni. Io lo vedo che il cielo abbraccia le loro radici possenti e gentili, piene di luce. F *+ salutare far conoscere meglio la gura straordinaria di Giuseppe Sermonti, il genetista noto per le sue critiche al darwi- nismo e al totalitarismo della scienza ideologiz- zata. Basta infatti un giro sul grande fratello collettivo Internet (ad es. una scorsa alla com- battuta storia di redazione della sua poco atten- dibile scheda su Wikipedia) per constatare il ro- vello di alcuni «attivisti» indaarati a screditar- ne limmagine. Gratari di provincia dello scientismo 1 che amano riempirsi la bocca dei ti- È 1 Scientismo è la metafisica che assolutizza (o essenzializ- za) l’oggetto come definito dai parametri del metodo sperimentale quantitativo nato in Europa tra la fine del XVI sec. e i primi decenni del XVII sec. Esso, in breve, postula che tutta la realtà si riduce a ciò che la condivisione linguistica e teorica (a sua volta conven- Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non com- mercial e, ai sensi dell a Legge sull Editori a n°62 del 2001. Dir et tore: Stefano Bors el li. Segret eria operati va: Armando Ermini , Gabriel l a Rouf. ☞Redazi one: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Pietro De Marco, Armando Ermini, Mari sa Fadoni Stri k, Ci ro Lomonte, Et t o r e Ma r i a Ma z z ol a , Al z ek Mish e ff, Gabr i e l l a Rouf, Ni k o s A. S a n g a r o s , An d r e a G. S ciffo, S tefan o S e r a n i, S t e f a n o S i lv e s t r i . © 2018 Stefano Borselli. La rivista è li cenziata sotto Creative Commons Attribuzi one. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 It al ia Li cen- s e. Ar ret r ati: www. i lcovi l e . i t . i l . covi l e@gma i l . com. Car a t t e ri u t i l i z za t i : per l a t e s t a t a i Mor r i s Ro man d i Di et e r St e ffman n e gli Educ at i on di Manfre d Kl ei n, per i l t es t o i Fe l l Typ e s r e al iz zat i da Igi no Marini , www. i gi nomar i ni . com ☞Programmi: i mpagi nazi one Li bre Office (con Estensione Patina), trattamento immagini GIMP e FotoSketcher. Giuseppe Sermonti Roma, 1925 Roma, 16 dicembre 2018.

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BAN°485 / X 18 Dicembre 2018

X Y XRIVISTA APERIODICA

DIRETTA DA

STEFANO BORSELLI UIl Covile)RISORSE CONVIVIALI

E VARIA UMANITÀ

ISSN2279–6924

iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiPenetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila

S t e fa n o S e r a f i n i

CONTADINO DI STELLE

ormidabile contadino del tempo, al qualela sorte diede di scavare con l’esattezza del-

lo stupore le molte imperfezioni della scienza, ètramontato, al modo delle sue amate costellazioni,Giuseppe Sermonti. ¶ Narratore radicale, arma-to dell’affilatissima ossidiana, in forma di luna,della poesia, rintracciava forme piene di senso al-lusivo e indecifrabile nel cretoso assolutismo deifatti che si sgretolava sotto le sue mani da scienzia-to. Non vi è scritto, fra quelli che Sermonti ci haregalati, che non rechi con sé il fiato plasmatore dimeraviglia di questo solitario della cultura davan-ti alla luce dell’universo e del suo fiorire. «Domi-ne non sum dignus», scrisse a sigillo di una dellesue pagine piú belle. ¶ La scorsa primavera lo vi-di per l’ultima volta, la voce e i sensi scavati dal-l’età. Era limpido. Mi porse l’edizione cinese delsuo Dimenticare Darwin. «Mi hanno cercato lo-ro», mi disse, riferendosi agli editori lontani. Par-lammo poche parole del suo lavoro e sebbene mi pa-resse di fissare un’evidenza banale, gli dissi quelloche pensavo, cioè che la sua battaglia era ormaivinta. Lui mi ascoltò con la solita attenzione,come da dentro un dolore che riconoscevo. Ristetteun attimo quando gli chiesi come si sentisse. Poiaffermò: «Pieno di vita». ¶ Tramontando al tem-po Giuseppe Sermonti si è incamminato per le viedell’eterno, dove lo aveva preceduto la sua amataIsabella. Ora ricompone con lei la piú brillante del-le costellazioni. Io lo vedo che il cielo abbraccia leloro radici possenti e gentili, piene di luce.

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*+

salutare far conoscere meglio la figurastraordinaria di Giuseppe Sermonti, ilgenetista noto per le sue critiche al darwi-

nismo e al totalitarismo della scienza ideologiz-zata. Basta infatti un giro sul grande fratellocollettivo Internet (ad es. una scorsa alla com-battuta storia di redazione della sua poco atten-dibile scheda su Wikipedia) per constatare il ro-vello di alcuni «attivisti» indaffarati a screditar-ne l’immagine. Graffitari di provincia delloscientismo1 che amano riempirsi la bocca dei ti-

È

1 Scientismo è la metafisica che assolutizza (o essenzializ-za) l’oggetto come definito dai parametri del metodosperimentale quantitativo nato in Europa tra la finedel XVI sec. e i primi decenni del XVII sec. Esso, inbreve, postula che tutta la realtà si riduce a ciò che lacondivisione linguistica e teorica (a sua volta conven-

Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non com-merciale, ai sensi della Legge sull’Editoria n°62 del 2001. ☞Direttore:Stefano Borselli. ☞Segreteria operativa: Armando Ermini, GabriellaRouf. ☞Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, PietroDe Marco, Armando Ermini, Marisa Fadoni Strik, Ciro Lomonte,Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Gabriella Rouf, Nikos A.Sal íngaros, Andrea G. Sciffo, Stefano Serafin i , Stefano S i lves t r i .

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Giuseppe SermontiRoma, 1925 – Roma, 16 dicembre 2018.

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toli di riviste stimate e accreditate dalla «comu-nità scientifica» (della quale per la maggior par-te non fanno parte, neanche come gregari), sen-za rendersi conto di ignorare quale sia, propria-mente, il contenuto della scienza, quale funzio-ne abbia in questa contingenza storica, né acosa serva la divulgazione critica, costoro han-no lasciato in Rete le accuse piú strane control’importante scienziato e intellettuale italiano:devoluzionista, creazionista, luddista, guruecc.; si agitano affinché le sue riflessioni, chesono in buona sostanza epistemologiche, venga-no classificate come «pseudo-scienza».

Ruota per il trasporto dell’acqua. Bassorilievo,Palazzo Ducale di Urbino, XV-XVI sec.

zionata in termini matematici) preseleziona e definiscecome reale, senza porsi il problema della genesi del lin-guaggio e della teoria stessi, né della relazione costitu-tiva dell’oggetto con tali variabili, ovvero con il sogget-to conoscente. In termini piú semplici è l’ingenua fedenella «verità» astorica, assoluta e onnicomprensiva del-la scienza (sia come metodo, sia come risultati), oun’indebita identificazione della razionalità e dellaconoscenza medesime con la scienza. In un certo sensolo scientismo è il provincialismo della conoscenza, edè divenuto per questo il verbo comune della cosiddettaglobalizzazione. La globalizzazione ha infatti ridottoil mondo a «provincia» non solo in termini di tempo espazio, ma anche di qualità e differenze; il suo abitato-re tipico è il turista occidentale middle-class convintodi rappresentare a buon titolo, con le sue reazioni e isuoi interessi standard, l’umanità, magari mentre a Pa-rigi, New York o Shanghai cerca il suo pranzo al Mc-Donald.

Sermonti d’altronde, che è molto amato daisuoi lettori, ha sempre attirato l’odio ideologi-co di certi ambienti settari. Negli anni ’70,all’uscita del suo primo libro contro lo scienti-smo, tale prevenzione venne mascherata para-dossalmente da «progressismo di sinistra»… con-tro Sermonti, in difesa delle industrie! Darwinnon era ancora in gioco. Causa plausibile del-l’avversione di allora, poteva essere l’invidiapersonale di un potente aspirante barone, chemal ne tollerava la brillante carriera. Ma dasola non bastava, neanche a quei tempi, a spie-gare tutta la profondità dell’ostracismo, ben di-stinguibile dai normali dissidi accademici chebene o male contrappuntano sempre la distin-zione di un percorso. Qualche anno fa il pro-gressismo, inteso come «difesa» di Darwin, ven-ne brevemente richiamato alla ribalta da unalettera di sei professori de La Sapienza di Ro-ma, i quali — autentici libertari — pretendeva-no si censurasse la presentazione di un libro diSermonti all’Università, giungendo ad ac-cusarlo addirittura di tendenze razziste (quan-do è invece Sermonti ad additare nel darwini-smo una sponda della dottrina della razza).2

Oggi, piú modestamente, altri graffitari ri-vestono la medesima avversione di un candidoamore per la purezza ed il metodo, lamentan-do presunti o reali «errori», ai quali danno lacaccia con tendenziosa acribia nei suoi scritti,indagati piuttosto che letti.3

Un’accusa illuminante che ultimamente vie-ne mossa al genetista, è poi quella di essere un«ex scienziato». Ciò denota, nei critici,un’idea curiosamente religiosa, quasi «calcisti-ca», della scienza: ad essa — indipendentemen-te da competenze metodologiche, titoli e sco-perte — un uomo «apparterrebbe», e sarebbecosí chiamato scienziato, finché ne accettassele interpretazioni condivise dalla maggioran-

2 La vicenda venne seguita dal quotidiano romano IlMessaggero il 20 e il 25 maggio 2003.

3 Strettamente parlando, non è neanche un’operazioneparticolarmente originale cercare errori in una produ-zione che negli anni ha accumulato forse un migliaiodi articoli, senza contare i libri!

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za, e da essa potrebbe «uscire» perdendo il tito-lo per apostasia!4

Il motivo che da quarant’anni rende il no-stro Autore una sorta di spauracchio per unacerta nebulosa para-culturale, va spiegato inprospettiva. Coloro che getterebbero Sermontiall’inferno, infatti, ve lo scaglierebbero volen-tieri insieme a tutta la filosofia, a tutto il pensie-ro che eventualmente non sottostà all’imperiodella ragione mercantile, alla riflessione criticanei confronti del presunto «valore universale enormativo» della conoscenza positivistica, achi non si piega alla «dittatura del fatto» (Hus-serl). Non parliamo poi di altre forme dello spi-rito umano, come la religione e la mistica (o lateoria sociale rivoluzionaria, ormai scomparsaall’orizzonte). Tra gli accusatori di Sermonti,inevitabilmente, e senza che il vecchio biologoabbia a che fare con questo genere di cose, siriscontrano esaltati e beffardi arcinemici di tut-to ciò che Piero Angela — simbolo vivente del-lo statuto televisivo del sapere per tutti — met-te in un fiorito mazzo e indica come «cattivo»:dall’omeopatia ai cerchi nel grano, dall’astrolo-gia alla parapsicologia, dalla lettura dei fondidi caffè alla mistica indiana. Non a caso, ognivolta che pare loro esservene l’occasione, ed evi-tando eventualmente di entrare nel merito, Ser-monti viene accusato di misticismo, religiosità,oscurantismo, ecc. Per la maggior parte di que-ste persone, la scienza non è tanto un particola-

4 A titolo di esempio si veda la recensione del CICAP, afirma Andrea Bottaro, al libro Dimenticare Darwin,sul sito www.cicap.org. L’autore si prodiga nel mette-re in bocca a Sermonti solenni sciocchezze da lui maiprofferite, ovviamente senza citare le fonti, s’incapo-nisce alla ricerca di errori per «trarre in fallo» il profes-sore, e riferendo con acredine un complimento mossoda un lettore al suo stile letterario («Uno che credessenella reincarnazione, direbbe che Sermonti in una vitaprecedente fosse [sic] un poeta») conclude: «La cosaveramente difficile da credere è che, solo qualche de-cennio fa, Sermonti sia stato uno scienziato». Se l’ele-ganza pare a costui una colpa e quasi un trucco da illu-sionista, si capisce la competenza estetica dalla qualepuò accusare l’Autore di «uso pretenzioso di arcaismi»(sic)! Visti i termini — poesia versus scienza —dev’essergli davvero costato un grande sforzo allonta-narsi dalle sue solite letture per scrivere la recensione.

re metodo e modo della conoscenza umana,storicamente formatosi per il contributo di de-terminate forze sociali ed economiche, con unsuo preciso ambito di competenze formali chene delimita e in gran parte preforma l’oggetto;ma è l’unica ammissibile forma vera e certa diconoscenza, una conoscenza che avrebbe con-chiuso in sé il proprio fine.

Persino l’arte e la poesia, se espongono pre-tese conoscitive (ma a parte rarissimi casi, ciònon avviene piú almeno dal XVII sec.), vengo-no liquidate da simili signori con il terminemolto in voga di «fuffa».

Sembra incredibile, ma un pensiero talmen-te limitato da ritenere che la realtà possa esserespiegata unicamente nei termini di una scienzacongelata nei suoi traguardi oggettuali odierni,incapace di rendersi conto che gli occhialiscientifici con i quali guarda il mondo e se stes-so sono anch’essi parte del mondo, sono an-ch’essi un prodotto storico, ha assunto al gior-no d’oggi, per diffusione, un ruolo di dominiototalizzante. La sua infiltrazione s’è realizzataattraverso i mezzi d’informazione di massa, colsostegno che essi inevitabilmente fornisconoalla mediocrità, al ragionamento automatico,acritico, passivo, alla superficialità, al mercato,e all’ideologia che tutto preforma e predigeri-

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Opera contestata. La copertina della riedizione de IlCrepuscolo dello scientismo, Genova, Nova Scripta

2002.

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sce per i cervelli connessi allo spettacolare inte-grato.5 Tale pensiero, di fatto, è esso stesso un

5 Cfr. Guy Debord, Commentari sulla società dello spet-tacolo, IV: «… in definitiva il senso dello spettacolare in-tegrato è che si è integrato nella realtà stessa manmano che ne parlava; e che la ricostruiva come neparlava. Cosí questa realtà non gli sta piú di frontecome qualcosa di estraneo [...] Lo spettacolo si è mi-schiato a ogni realtà, irradiandola. Come era facil-mente prevedibile sul piano teorico, l’esperienza prati-ca della realizzazione sfrenata delle volontà della ra-gione mercantile avrà dimostrato rapidamente e senzaeccezioni che il divenir-mondo della falsificazione eraanche un divenir-falsificazione del mondo. Eccetto unpatrimonio ancora cospicuo, ma destinato a ridursisempre di piú, di libri e di edifici antichi [...] non esistepiú nulla, nella cultura e nella natura, che non sia statotrasformato, e inquinato, secondo le capacità e gli inte-ressi dell’industria moderna. La genetica stessa è diven-tata pienamente accessibile alle forze dominanti dellasocietà» (1988, trad. It. di Fabio Vasarri). Id, La socie-tà dello spettacolo, I, 6: «Lo spettacolo, compreso nellasua totalità, è nello stesso tempo il risultato e il proget-

elemento portante di quella «matrice» di pre-supposti indiscussi — la merce, lo sfruttamen-to del forte sul debole, il denaro, lo sterminio«bellico», la tecnologizzazione dell’esistenzacome progresso, ecc. — che dominano e spo-gliano la nostra vita, e che hanno sostituito difatto la realtà, tanto da non permetterci piúnemmeno di pensarla indipendentemente daessi. Dopo aver proceduto sottotraccia nella so-cietà per molti decenni, contrastato sempre piúdebolmente da una cultura umanistica spetta-colarizzata ma comunque di forti radici, re-centemente in Italia ha cominciato ad articolar-si sulla bocca delle masse.6 La teodicea Whigdel pensiero positivistico, che ha accompagna-to fin dal suo nascere l’imperialismo della bor-ghesia britannica, trionfa cosí, quando il capita-lismo finanziario è giunto al suo sbraco, nelcuore del Mediterraneo come volgare arro-ganza da blog italiota.

to del modo di produzione esistente. Non è un supple-mento del mondo reale, la sua decorazione sovrappo-sta. È il cuore dell’irrealismo della società reale. In tut-te le sue forme particolari, informazioni o propaganda,pubblicità o consumo diretto di distrazioni, lo spettaco-lo costituisce il modello presente della vita socialmentedominante. Esso è l’affermazione onnipresente dellascelta già fatta nella produzione, e il suo consumo con-seguente. Forma e contenuto dello spettacolo sono en-trambe l’identica giustificazione totale delle condizio-ni e dei fini del sistema esistente. Lo spettacolo è anchela presenza permanente di questa giustificazione, inquanto occupazione della parte principale del tempovissuto al di fuori della produzione moderna.» (1967,trad. It. di Paolo Salvadori). Entrambe le opere di De-bord, brevi quanto dense e preziose, meritano di esserelette e meditate, senza spaventarsi per la difficoltà appa-rente di queste citazioni (all’opposto dell’insignifican-te facilità del modello Piero Angela, che invece do-vrebbe spaventarci). Le si trovano riunite in un unicovolumetto tascabile riedito fin dal 2001 da Baldini Ca-stoldi Dalai, e altri (l’importante, a detta dello stessoAutore, è evitare le straduzioni realizzate in Italia pri-ma del 1979).

6 La diffusione «culturale» attraverso popolari quotidia-ni (come La Repubblica) e importanti case editrici, èiniziata prima, perché il suo sistematico e ininterrottomartellamento giungesse a ottenere tale risultato.L’apparente obiettivo antireligioso (una vera missio-

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Un’ipotesi non darwiniana: la periodicità biologicamorfofunzionale dell’ala secondo il citogenetista del-l’Università di Lund Antonio Lima-de-Faria (fattoconoscere in Italia per primo da Sermonti) non ha unacausa genetica. L’ala compare improvvisamente in ge-neri e specie privi di relazione genetica diretta — pte-rosauro, pipistrello, uccello, insetto, pesce volante —secondo un ritmo ordinato, come nel paradigma della

tavola degli elementi di Mendeleev.

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Il tutto, indipendentemente dal fatto chenel frattempo la biologia molecolare ha ormaida tempo superato il dogma dell’evoluzioni-smo, cioè la centralità della selezione naturalee del caso nello sviluppo di forme e funzionibiologiche, togliendo, per cosí dire, la terra sot-to i piedi ai sedicenti (e ignari) scudieri dellaScienza identificata con Darwin.7 Una conclu-sione storicamente inevitabile, ma che nonavrà presa comunque sul fondo ideologico dicostoro, né sul corso dominante delle cose, cheormai del darwinismo già ha smesso di avere bi-sogno. L’origine è oggi una questione superatadai «gregari» veri, i quali non si occupanocerto di Sermonti. Il circuito li ha completa-mente integrati nella propria intangibilità au-toreferenziale, essi la natura non l’indaganopiú — la creano in laboratorio.

M Una vita da biologo.ato a Roma nel 1925, quarto di sei fratel-li (Rutilio, avvocato, politico e giornali-

sta; Tina Bianca; il suo gemello Enrico, agro-nomo; Vittorio, il famoso dantista; Lia) Giu-seppe Sermonti si laurea dopo la guerra inScienze Agrarie presso l’Università di Pisa e inScienze Biologiche all’Università di Roma. Lasua carriera inizia prestissimo, a soli 25 anni,con la chiamata come responsabile del repartodi Genetica del Centro internazionale di chimi-ca microbiologica (CICM) dell’Istituto Su-

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ne) dei libercoli semi-comici di Odifreddi, Dawkins,Onfray, Hitchens, o l’erotofilia spinta che si riscontraun po’ ovunque, non sono che falsoscopi. Quel che real-mente viene mediata è una visione oggettivista dellarealtà.

7 Cfr. ad es. l’allegra panoramica di A. Lima-de-Faria,Praise of Chromosome «Folly». Confessions of an Unta-med Molecular Struure, World Scientific, Singapore,2008, in attesa del prossimo libro di M. Piattelli-Pal-marini e J. Fodor, previsto per quest’anno, sull’evolu-zione senza adattamento, come annunciato da Piat-telli-Palmarini stesso in «L’ornitorinco sconfiggeDarwin», Corriere della Sera, 14 maggio 2008. Un volu-me «storico» sull’argomento resta A. Lima-de-Faria,Evoluzione senza selezione. Autoevoluzione di Forma eFunzione, trad. It. Genova, Nova Scripta, 2003. Ma èdell’ottobre 1998 (11 anni fa!) la copertina della rivistaNew Scientist intitolata: «Evolution is Dead».

periore di Sanità diretto da E. B. Chain. Dob-biamo alle sue ricerche la scoperta della sessua-lità nel Penicillium (a Glasgow, con GuidoPontecorvo) e negli streptomiceti (con sua mo-glie Isabella). Gli tocca dunque il titolo di pa-dre della Genetica dei microorganismi indu-striali.8 Di tale disciplina fonda e dirige laCommissione Internazionale. Consulente di al-cune fra le piú importanti multinazionali far-maceutiche, come Ciba-Geigy, Lepetit, EliLilly e Pliva, dirige la International School forGeneral Genetics del Centro Ettore Majorana, aErice, presso la quale organizza corsi quadrien-nali di Microbial Breeding. Nominato cattedra-tico di Genetica all’Università di Camerino,passa dopo un anno a quella di Palermo, poi aquella di Perugia; è presidente per due annidell’Associazione Genetica Italiana, e nel 1980è invitato come vicepresidente al XIV Congres-so Internazionale di Genetica, a Mosca.

Nel 1971 pubblica presso Boringhieri il trat-tato Genetica Generale. L’anno seguente, perZanichelli, l’operetta divulgativa Vita coniuga-le dei batteri; ma contemporaneamente comin-cia a riflettere sul significato della scienza e lasua inadeguatezza per i bisogni fondamentalidell’essere umano. Scrive cosí anche i due saggicritici e politicamente radicali Il crepuscolo del-lo scientismo9 e La mela di Adamo, la mela diNewton,10 testi sostenuti da una cultura uma-nistica e scientifica di grande respiro europeo.In essi contesta la riduzione della scienza aduna convenzione strumentale per il dominiotecnico, preorientata in gran parte da cornicidi natura extrascientifica (per citarne alcuni: ilcapitale, l’industria, il mito del Progresso, laguerra). L’ideale ricerca della verità dellascienza viene stravolta nei fatti e ridotta a ricer-ca dell’utile economico, dell’oppressione, e del-lo sterminio. Sermonti mostra anche con esem-

8 Cfr. G. Sermonti, Genetics of Antibiotic-Producing Mi-croorganisms, Wiley & Sons, London 1969.

9 Rusconi, 1971, riedito nel 2002 per i tipi di NovaScripta.

10 Rusconi, 1974, anche questo riedito da Nova Scripta,2006.

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pi tratti dalla storia della medicina e della chi-mica che i successi con i quali la scienza accade-mico-industriale giustifica se stessa, sono quasisempre dovuti all’appropriazione di conoscen-ze pre-scientifiche spacciate poi per prodotti dilaboratorio, o a sviluppi dell’industria bellica.Ad es. l’aspirina, «rubata» alla saggezza popola-re antica che ne usava il principio, contenutonelle foglie di salice, già duemila anni fa; o gliinsetticidi, nati dalle fabbriche riconvertite diarmi chimiche. Il darwinismo — un’ideologiaereditata dall’economista Malthus, piuttostoche una visione scientifica basata su dati positi-vi — è in qualche modo la sintesi di tale spiri-to perduto, l’essenza pregnante ed esemplaredello scientismo, cioè la tendenza autoritariaad assolutizzare una razionalità scientifica co-nfinata quale unica forma valida di pensiero,alla quale tutto dev’essere ridotto (in primoluogo la vita). Da qui l’invito di Sermontiall’esodo dalla forma mentis dello scienziato incarriera, trasformatosi in una sorta d’ibrido traun tecnico, un uomo d’affari, e un sacerdote (oun poliziotto) dell’ordine capitalistico.

La reazione del pubblico fu di grande inte-resse: i libri ebbero numerose edizioni, che an-darono tutte esaurite. La reazione di potenticolleghi accademici fu invece di tutt’altro ver-so. Il trasferimento alla cattedra di geneticadell’Università di Roma previsto di lí a poco— la famiglia aveva già traslocato — inspiega-bilmente si blocca. Una serie di attacchi perso-nali compaiono su L’Unità, e in lettere anoni-me recapitate al suo mentore scientifico inGran Bretagna, il genetista Guido Pontecorvo.Il settimanale L’Espresso, non pubblica la re-censione de Il Crepuscolo dello scientismo scrittada Guido Ceronetti, che abbandonò la rivista.Approfittando del clima politico degli anni’70, quando anche la casa editrice Rusconi ca-de oggetto di poco edificanti inviti ad erigerleintorno un «cordone sanitario», si organizza(in contumacia) una contestazione «studente-sca» alle idee dell’Autore, accusato senza trop-pe spiegazioni di conservatorismo ideologico.

Sermonti non si arrende, e continua a scava-re alle fondamenta della scienza. Concentran-dosi sull’evoluzionismo neo-darwiniano, lo at-tacca dall’interno con un approccio strutturali-sta, e dall’esterno con una radicale critica epi-stemologica e socio-culturale. Sul fronte scien-tifico la battaglia si svolge in importanti sodali-zi internazionali: dal 1980 egli assume infattila direzione della Rivista di Biologia, una delleprime pubblicazioni biologiche al mondo, fon-data nel 1919 da Ugo Polimanti, e la trasformain un punto di riferimento mondiale per le piúvalide idee biologiche non conformi; dal 1986,inoltre, si impegna nel Gruppo di Osaka per loStudio delle Strutture Dinamiche (Osaka Groupfor the Study of Dynamic Struures) un proget-to nato durante un importante convegno sullostrutturalismo in biologia presso la città giap-ponese di Osaka. Nel corso del convegno siaffermò il termine «post-darwinismo»:11 affer-mando l’insoddisfazione verso la biologia dar-winiana dominante, i partecipanti si dichiara-rono infatti piuttosto in continuità con autoriche prediligevano lo studio dell’origine dinami-ca della forma, quali J. H. Woodger e C. H.Waddington, e dichiararono la necessità per labiologia di andare oltre il modello centrato suldeterminismo genetico. Il gruppo era compo-sto nel suo nucleo da Sermonti stesso, DaveLambert, Brian C. Goodwin, Atuhiro Sibata-ni, Franco M. Scudo, Francisco J. Varela, An-tonio Lima-de-Faria, Mae-Wan Ho, Lev V.Belousov, Jerry Webster, René Thom, HughPaterson. In seguito aderirono altri studiosi,tra i quali anche Stephen Jay Gould, innamora-to del problema della forma. Di rilievo furonoanche i contributi extradisciplinari, ad es. quel-

11 Mae-Wan Ho, «A Struuralism of Process», in B. C.Goodwin, A. Sibatani, G. Webster (eds.), DinamycStruures in Evolution, Edinburgh University Press,Edinburgh 1989. Lo strutturalismo in biologia (piúpropriamente strutturalismo dinamico) pone al centrodella ricerca il problema della forma, della sua genesi edelle leggi che la regolano nel vivente. Rappresentaun’importante tradizione parallela al dominante mo-dello darwinista, e ha dato vita a concetti come quellodi «campo morfogenetico».

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li dello straordinario fisico italiano GiulianoPreparata.12

In Russia qualcosa di simile stava accaden-do con l’approccio nomogenetico, rappresenta-to da L. Berg, A. Ljubiščev, S. Meyen e altri,ispirati dall’alternativa del grande von Baer aldarwinismo. Partecipando a entrambi, l’em-briologo dell’Università di Mosca Lev Belou-sov, rappresenterà il trait-d’union fra le confe-renze nomogenetiche della Scuola biologicarusso-estone e gli incontri del Gruppo di Osa-ka che si svolgeranno negli anni successivi(Praga 1987, Cornwall 1988, Mosca 1989,Oaxtepec 1991, Potsdam 1993).

Giuseppe Sermonti, nella sua veste di diret-tore della Rivista di Biologia orienterà i proprisforzi controcorrente a favorire tale comunica-zione tra le linee strutturaliste della biologiaest-europea, giapponese e occidentale, dandocosí vita in Italia a un plesso fondamentale del-la presa di coscienza e della diffusione delleidee strutturaliste in biologia.13

Il 1986 è anche l’anno della pubblicazionedi Dopo Darwin, di cui parleremo piú avanti, equello in cui Sermonti decide di lasciare l’inse-gnamento universitario. Sul piano culturale edivulgativo l’impegno non è minore, con lapubblicazione di centinaia di elzeviri che nelcorso degli anni compariranno sui quotidianiIl Tempo, Roma, Il Giornale e infine Il Foglio

12 Cfr. G. Sermonti — A. Sibatani, «Dieci anni del Grup-po di Osaka», Rivista di Biologia 92 (1999), pp. 211–218. Il testo teorico di riferimento piú importante com-parso in Italia è l’eccellente volume: G. C. Webster, B.C. Goodwin, Il Problema della Forma in Biologia, Ar-mando, Roma 1988. Rapporti sugli incontri nazionali einternazionali del Gruppo di Osaka si trovano in di-versi numeri della Rivista di Biologia.

13 La nomogenesi (declinata da Autori diversi in varie for-me come autogenesi, ortogenesi, ologenesi, evoluzioneregolata, ecc.) vede nelle forme viventi e nelle loro di-sposizioni tassonomiche un ordine non casuale e auto-poietico, già presente in potenza al principio del loro di-spiegarsi. Per una panoramica della biologia non darwi-niana e una trattazione critica (ma — occorre dirlo?— non creazionista) dei contorni culturali della teoriadell’evoluzione cfr. la rivista Atrium, IX (2007) 1, nu-mero speciale sull’evoluzionismo a cura di S. Serafini.

(compresa una divertita collaborazione al pe-riodico Astra, in spregio del bigottismo di mol-ti suoi colleghi che mai si «contaminerebbero»dialogando con chi crede all’astrologia), nu-merose conferenze, e la pubblicazione di sor-prendenti volumi che punteggiano un percorsodi ricerca vivace e multidisciplinare, intessutodi una scrittura bellissima.

M L’anima scientifica.e già nel 1974 una deliziosa raccolta difiabe su temi scientifici14 aveva dimostrato

l’interesse dell’Autore per il significato e lesimbologie della scienza nascoste nella tradi-zione delle favole (ad es. la storia di Biancane-ve, nata in ambienti della Rühr come figuradell’estrazione dell’argento, «avvelenato» col

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14 Il Ragno, il Filo e la Vespa, Mondadori, Milano 1974,riedito nel 2004 col titolo La Danza delle Silfididall’editore La Finestra (Lavis). A questo volume neseguiranno altri tre, a carattere tematico: Fiabe diLuna, Rusconi, Milano 1986; Fiabe del sottosuolo, Ru-sconi, Milano 1989; Fiabe dei fiori, Rusconi, Milano1992. Col titolo Fiabe di tre reami. Simbolismo e funzio-ne delle fiabe, essi sono stati raccolti in una silloge illu-strata di oltre pagine dall’editore La Finestra nel2004.

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Confronto tra i crani di un feto di scimpanzé (sinistra)e di un feto umano (destra), e tra due esemplari adul-ti: l’allontanamento del pongide dalla forma «giovani-le» è assai piú grande di quanto non avvenga nell’uma-no, il quale tende a mantenerla (neotenia) [da G. Ser-monti, Il tao della biologia, Torino, Lindau 2007, p.

79].

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cianuro e dormiente fino al «bacio» della forna-ce), nel biennio 1981–1982 compaiono due bre-vi saggi di intensa meditazione: Le forme dellavita15 e L’anima scientifica.16 In particolarequest’ultimo, edito inizialmente in poche centi-naia di copie, destò l’ammirazione di originalipensatori come Zolla («il capolavoro di Ser-monti»), Panikkar (il teologo raccontò di nonaver chiuso occhio per divorarlo in una notte)e Cattabiani, il quale, oramai in fin di vita per ilcancro che lo affliggeva, pregò l’editore MarcoAlbertazzi (La Finestra) di ripubblicare «lagemma di Sermonti».17

L’anima scientifica è «una discussione sul me-todo, una sorta di dialogo sui massimi sistemi,di cui uno è l’evoluzionismo e l’altro è la real-tà».18 Vi scrive Sermonti:

Come insegnava Goethe, non dovrem-mo chiederci il perché ma il come dellecose. Nel chiedere il perché c’è un taci-to presupposto che dietro ogni cosa cisia un’intenzione, un proposito (appun-to, un «perché») e quindi che ogni cosasia scomposta o scomponibile in fini estrumenti, o mezzi di produzione, comeun’azienda umana. Sotto tutto questo c’èuna sottile mentalità ottimistica, econo-micistica, produttivistica. No. Il mondoopera su un’altra dimensione, galleggianell’eterno, è sospeso nell’infinito, ed èper l’appunto questo spostarci nelle suedimensioni incantate il piú raffinato eprezioso risultato della conoscenza, enon, al contrario, quello di rovesciare ilmondo ai nostri piedi. ¶ Comprendere larealtà per rappresentazioni, per riferi-menti a tipologie, vuol dire riceverla persimboli. [… Ma] una scienza che ricevela natura per simboli, che la interpreta

15 Armando, Roma 1981, riedito da Sodalitium, Verrua Sa-voia 2003.

16 Dino, Roma 1982, poi Solfanelli, Chieti 1994, poi LaFinestra, Lavis 2003, e infine (con il titolo Una scien-za senz’anima) Lindau, Torino 2008.

17 Comunicazione personale di Marco Albertazzi.18 G. Sermonti, L’anima scientifica, La Finestra, Lavis

2003, p. 47.

attraverso archetipi, si dispone ad offrir-ci una immagine delle cose che strana-mente richiama quella di un’antica erme-neutica, oppure quella di una sacra rap-presentazione. [...] Gli scienziati hannoesplorato il mondo per innumerevoli ra-gioni e ispirazioni, con amore o con o-dio, con rispetto od arroganza, al servi-zio della verità o della menzogna. Ciòche semmai si può rimproverare loro èquello d’aver consentito (ma non tuttil’hanno fatto, specie tra i maggiori) a far-si rappresentare dai cavalieri dell’apoca-lisse, di aver accettato l’invito alla tavo-la del lupo, o anche d’essersi fatti com-muovere dalle omelie di profeti travesti-ti. ¶ Non voglio processare l’umanità ome stesso, ma proporre una strada in cuitrovo piú senso, piú garbo, piú saggezzache nelle piste della scienza ufficiale. Enon sono certo io il primo a suggerirla.Io non faccio che ricercare un sentieroche piedi sapienti hanno percorso moltoprima di me, e non ho mai ambito népensato, né preteso, di saper fare qual-cosa di piú di questo.19

M Oltre Darwin.el 1980 era già uscita la principale operasul darwinismo,20 scritta a due mani col

giovane paleontologo Roberto Fondi21 il qualesi dedicò alla seconda parte del volume dedi-cata all’applicazione dell’Evoluzione all’uo-mo. In essa si indaga l’aspetto ideologico na-scosto sotto l’apparente obiettività scientificadella teoria dell’evoluzione per selezione na-turale di Charles Darwin, che aveva mutuatol’idea fondamentale di «sopravvivenza del piúadatto» dalla «bibbia» dell’economicismo ingle-se del suo tempo, il Saggio sul principio della po-polazione (1798) di Thomas Malthus. L’ideache il debole debba soccombere, e che la na-

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19 Ibidem, pp. 49–51.20 G. Sermonti, R. Fondi, Dopo Darwin. Critica all’evo-

luzionismo, Rusconi, Milano 1980.21 Roberto Fondi, un altro autore interessante, attualmen-

te insegna Paleontologia del Quaternario presso l’Uni-versità di Siena.

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tura porti comunque, automaticamente, versoun miglioramento della specie, piaceva moltoai sostenitori del Progresso e del sistema capita-listico, allora in piena fioritura nel mercantili-smo dell’impero britannico.

Se il darwinismo si impose, scalzando inbreve tempo altre ipotesi e interpretazioni, sideve insomma soprattutto a fattori sociali edeconomici, e non certo, come propugnano i di-vulgatori della teodicea darwiniana, a una «e-voluzione» del sapere per selezione dell’ideamigliore. In realtà è il concetto stesso di evolu-zione a selezionare e rinforzare la cornice ideo-logica che l’ha a sua volta scelto, allevato e ab-bracciato: società mercantile e ideologia scien-tifica, entrambi frutto del medesimo modellocapitalistico, si giustificano a vicenda. Di fron-te a un simile incesto, la sola esistenza di altrevalide spiegazioni del mondo biologico, generasorpresa e un senso di liberazione intellettuale.Il libro di Sermonti destò dunque clamore, e insoli due anni conobbe cinque edizioni.

La ricca documentazione offriva per la pri-ma volta ai lettori italiani la conoscenza di ricer-che biologiche non darwiniane condotte in mol-ti paesi, riabilitava la dignità scientifica dellaforma, e ribaltava l’idea di un’origine sponta-nea della vita e dello sviluppo graduale dalsemplice al complesso, mostrando che la ric-chezza delle forme viventi non è aumentata colprogredire delle ere, e che non sono mai esistiteincompiute «forme intermedie». La vita e-cheggia nel tempo variazioni di temi perenni,dentro l’architettura senza storia delle leggi na-turali. Una rilevante appendice al dibattito ver-rà aggiunta da Sermonti cinque anni dopo, pub-blicando La luna nel bosco, saggio sull’origine del-la scimmia,22 che contesta l’origine scimmiescadell’uomo. Naturalmente Sermonti non vi ab-braccia, come si è voluto far credere, una visio-ne devoluzionista (l’idea cioè di una sorta di evo-luzione al contrario, discendente, appunto unadevoluzione, ad es. dall’uomo alla scimmia). E-

22 Rusconi, Milano 1985; riedito e ampliato col titolo Iltao della biologia, Lindau, Torino 2007.

gli riprende piuttosto l’esposizione della ricapi-tolazione e della pedomorfosi di Stephen JayGould,23 e la grande idea ologenetica di autoricome Karl Ernst von Baer e Daniele Rosa, se-condo la quale la completezza, la maggiore ric-chezza d’informazione, la massima potenziali-tà, si trovano al principio piuttosto che alla finedella tassonomia, e lo svolgersi della filogenesinon fa che specificare, adattare a una funzionedi nicchia specifica, ciò che era totipotente edunque aspecifico. Queste tematiche si intreccia-no al fenomeno della neotenia, cioè la «risalita»di certe specie verso i propri caratteri originarie potenziali, secondo quanto indicato da Koll-man e Bolk. Per quest’ultimo, ad es., la nostraspecie si distingue tra gli ominidi proprio per es-sere neotenica: «l’uomo, nel suo sviluppo fisico,è un feto di primate che è divenuto sessualmen-te maturo».24

L’origine dunque non va intesa in sensotemporale e meccanicamente causale. In effetti«le origini» ricercate dalla scienza moderna, in-teressano poco:

Esse non sono le ragioni delle forme, nesono puramente uno strumento, il fangoprimigenio che, anziché indicare, con-traddice e si oppone alla forma che daesso sta per generarsi [...] L’origine —nella tradizione di von Baer — è il pia-no generale entro di noi, è la classe en-tro cui siamo collocati nello spazio deiviventi.25

23 Cfr. S. J. Gould, Ontogeny and Phylogeny, HarvardUniversity Press, 1977. La ricapitolazione vuole chelo sviluppo dell’organismo ripercorra gli stadi evoluti-vi della specie, come illustrato dal noto falso di ErnstHaeckel. La pedomorfosi è lo sviluppo di caratteristi-che morfofunzionali giovanili della famiglia in animaligià sessualmente maturi, ad es. l’uomo i cui caratteribiometrici (la posizione relativa del foramen, la formatondeggiante del cranio, ecc.) lo rendono molto simileai piccoli degli scimpanzé, ma assai meno agli individuiadulti (vedi la figura precedente sul confronto tra i cra-ni).

24 L. Bolk, Das Problem der Menschwerdung, Gustav Fi-sher, Jena 1926, cit. in G. Sermonti, Il tao della biolo-gia, op. cit. p. 64.

25 G. Sermonti, Il tao della biologia, op. cit. pp. 130–131.

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Possiamo affermare in tal senso che l’uomoè piú giovanile, piú vicino all’origine, degli an-tropoidi arrampicatori ben adattati al propriopezzo di mondo. L’uomo, animale incompletoe senza nicchia, «creatura aurorale e primige-nia», girovaga per il pianeta come l’adole-scente del creato, alla ricerca di un’idea sempreal di là dell’orizzonte.

L’argomento verrà ripreso dall’Autore unventennio dopo nel volume Dimenticare Dar-win,26 una sorta di pacata ed elegantissima resadei conti col vecchio avversario, davanti al tri-bunale del tempo. Con argomenti aggiornatialla letteratura scientifica del post-darwinismoe dei grandi colleghi di fronda coi quali ha po-tuto confrontarsi in tutto il mondo dopo l’edi-zione del primo libro, conferma le proprie con-clusioni, e porge alle discipline della vita l’invi-to del matematico e filosofo Alfred N. White-head: «Una scienza incapace di dimenticare ipropri fondatori è perduta». A conclusione del-la prefazione, Sermonti fra l’altro puntualizza:

Per le riserve che nutro nei confrontidell’Evoluzionismo sono stato accusatod’essere un «creazionista». Non lo sono:se me lo si permette, aspirerei soltantoad essere una creatura.27

M Dalla storia della scienza a quella della scrittura.

n quegli anni l’editore romano Di Renzo co-mincerà l’opera ancora in corso di pubbli-

cazione delle «commedie da tavolo»,28 dialoghiI26 G. Sermonti, Dimenticare Darwin. Ombre sull’evolu-

zione, Rusconi, Milano 1999, uno degli ultimi titoli pri-ma della chiusura del grande editore, andato prestoesaurito. Riproposto con alcune sviste redazionali da IlCerchio di Rimini nel 2003 (edizione riveduta e ri-stampata nel 2006), è anche il primo libro dell’A. tradot-to negli Stati Uniti col titolo Why is a Fly not a Horse?,Discovery Institute, Seattle 2005.

27 G. Sermonti, Dimenticare Darwin. Ombre sull’evolu-zione, Rusconi, Milano 1999, p. 14.

28 Profeti e professori. Tre «commedie da tavolo», 1997;Scienziati nella tempesta. Profeti e professori, 2003; Trale quinte della scienza. Profeti e professori. Cinque com-medie da tavolo, 2007. Questo approccio alla storia del-la scienza aveva avuto un precedente, dalla forma piú

immaginari ma verosimili tra i protagonisti del-le piú illuminanti vicende storiche della scien-za, dalla scoperta delle leggi di Mendel al di-battito sulla circolazione sanguigna, dal Pro-getto Manhattan, alla vita dello scienziato efilosofo russo Pavel Florenskij.

Esse uniscono il piacere di piccoli e squisitipezzi teatrali, con l’indagine rivelatrice di avve-nimenti cruciali nella scienza, spesso ribaltan-do luoghi comuni impostisi per decenni. È ades. divertente constatare come lo scopritoredella circolazione sanguigna, William Harvey,il quale difendeva la centralità del cuore nel cir-colo paragonando l’organo a un re, espungessela metafora, e abbracciasse addirittura il model-lo contrario, che dava piú importanza alla pe-riferia dei vasi, subito dopo la rivoluzione diCromwell e la decapitazione di Carlo I.29

Dall’interesse per le modalità simboliche, ilsignificato e le origini della scienza, Sermonti,

tradizionale, nel volume: Mendel, nascita e rinascita del-la genetica, La Scuola, Milano 1984.

29 Cfr. «Le ragioni del cuore», in G. Sermonti, Profeti eProfessori, op. cit., p. 59.

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Corrispondenza millenaria fra alcune lettere indoeu-ropee (fenicio e greco) ed asterismi [da G. Sermonti,«¿Desciende el alfabeto de las constelaciones?», Bero-

so [Barcelona] (2002) 7, p. 29].

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impegnato ad aggiornare e ripubblicare le sueopere, negli ultimi anni ha tratto anche unsorprendente filone di ricerca, apparentementesconnesso dal suo campo d’indagine. È lo stu-dio dell’origine zodiacale degli alfabeti semiti-ci, basato sulla comparazione formale, simboli-ca e ordinale con gli antichissimi segni di raffi-gurazione delle costellazioni (databili a oltre20.000 anni dal presente) e le lettere della no-stra famiglia alfabetica, testimoniate già intor-no al III millennio a.C.

L’ordine costante (A, B, C, ecc.) e la formastessa delle lettere, che in versioni variate ve-diamo ripetersi per tutti gli alfabeti dellanostra civiltà, dal sinaitico, al lineare B, al gre-co, all’etrusco, al latino, non sarebbero dunquedel tutto convenzionali, ma avrebbero una ra-dice rovesciata, che rivolgendosi verso l’altoaffonderebbe nel cielo. L’alfabeto non sarebbeche un’immagine derivata delle forme delle co-stellazioni.

Sebbene la corrispondenza formale e ordina-le fra i segni alfabetici e le costellazioni sia ef-fettivamente impressionante, l’idea generasconcerto. Cosa può mai esserci in effetti di piúarbitrario, e dunque variabile, delle forme chegli uomini hanno immaginato unendo dei pun-tini luminosi nel cielo stellato? Eppure, quelle«forme immaginate» hanno una costanza plu-rimillenaria. Con uno studio transculturale digrande fascino, avvalendosi di contributi pres-soché dimenticati di studiosi come Marcel Ba-douin, Sermonti ricostruisce la misteriosa anti-chità delle forme del nostro zodiaco, ipotiz-zandone un’origine paleolitica.30

30 Cfr. G. Sermonti, «Le nostre costellazioni nel cielodel paleolitico», Giornale di Astronomia, XX (1994) 3,pp. 4–8; G. Sermonti, «¿Desciende el alfabeto de lasconstelaciones?», Beroso [Barcelona], 7 (2002), pp. 7–30; G. Sermonti, «Origine astrologica dell’alfabeto»,Avallon 50 (2002), pp. 41–54; G. Sermonti «Mansio-nes lunares y alfabeto», Beroso, 10 (2003), pp. 29–50;S. Serafini, «La scrittura celeste: nell’alfabeto un’anti-ca testimonianza archeoastronomica?» e G. Sermonti,«Un tentativo di raffronto tra stazioni lunari e alfabe-ti», entrambi in Rivista Italiana di Archeoastronomia, II(2004), pp. 95–106 e 107–116; S. Serafini, «Le formedelle stelle. G. Sermonti sull’origine dell’alfabeto»,

Di piú, egli è riuscito a trovare un terzo ele-mento di paragone, una logica di collegamentoextra-formale tra le due classi di segni, e cioèuna dinamica astronomica dei miti piú antichidella nostra civiltà. Le stesse radici semanticheche sovrintendono alle narrazioni antiche, nonsarebbero che illustrazioni dei movimenti deicieli, come aveva detto il grande Giorgio DeSantillana,31 e ci aiutano a comprendere l’ordi-ne e i sottogruppi (corrispondenti a cicli miti-ci) delle nostre lettere.

Miti e costellazioni. La raffigurazione mitraica del sa-crificio del Toro, riporta fedelmente le costellazionidi Perseus, Taurus, Canis Maior, Hydra, Scorpio, se-condo un modello rimasto invariato nei millenni, dallefigure minoiche alle icone di S. Giorgio che uccide ildrago [da G. Sermonti, Il mito della Grande Madre,

p. 93].

Atrium VI (2004) 4, pp. 47–66; G. Sermonti,«L’abbecedario degli astri», Atrium VII (2005) 1, pp.5–27; G. Sermonti, «Lettura archeoastronomica delDisco di Festo», Riv. Italiana di Archeoastronomia,(2005), pp.17–29; G. Sermonti, «L’alfabeto discendedai cieli», in Istituto Accademico di Roma, ACTA2007, Il Veltro, Roma 2007, pp. 209–225.

31 G. De Santillana, H. Von Dechend, Il mulino di Am-leto. Saggio sul mito e sulla natura del tempo, trad. It. Mi-lano, Adelphi 1983.

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Toro Farnese. Particolare (II sec. d.C., Museo Ar-cheologico di Napoli). Questo gruppo scultoreo rap-

presenta il mitico supplizio di Dirce.

In realtà non si tratta che della medesimariflessione sull’enigma della forma, mossa dauna prospettiva piú generale, quella culturale.Nel 2002 esce cosí, dopo una serie di articolicomparsi su varie riviste, Il mito della grandemadre, dalle Amigdale e Çatal Hüyük,32 un sag-gio avvincente, ricco di osservazioni astronomi-che, archeologiche, filosofiche e naturalistichesulle origini della nostra civiltà. Ad esso sta

32 Mimesis, Milano. L’inizio di tali studi risale a diecianni prima, dalla collaborazione col turcologo Giaco-mo Carretto, cfr. G. Sermonti, G. E. Carretto, «Biolo-gia della riproduzione in una città neolitica. Simboliastrali a Çatal Hüyük», Rivista di Biologia / Biology Fo-rum, 85 (1992), pp. 311–320; G. Sermonti, «Scienza emito in un sito neolitico dell’Anatolia», Atti e Memoriedella Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze, n.s.LV (1993), pp. 69–85.

per aggiungersi un nuovo volume,33 il quale neapprofondisce e puntualizza molti aspetti.

L’atto di indagare la genesi della scienza(questa religione rispettata e temuta), di solle-vare il velo che tutti ritenevano inesistente, eguardare là dove era inconcepibile si potessespingere lo sguardo, ha condotto lontano l’Au-tore, dimostrando la fecondità delle sue rifles-sioni e delle sue intuizioni. Per noi risulta un in-segnamento prezioso, e un’inestimabile spe-ranza di libertà e verità.

Stefano Serafini

Pubblicato in origine come «Giuseppe Sermonti. Formevive per una libera scienza», Nexus, n. 79 (Maggio,

2007), pp. 79–93.

33 Giuseppe Sermonti, L’alfabeto scende dalle stelle.Sull’origine della scrittura, Milano, Mimesis, 2009.L’alfabeto è disegnato, nel cielo notturno, con i trattidelle costellazioni boreali. La prima metà dell’alfabetogreco (da alfa a ypsilon) ricalca le costellazioni zodia-cali, marcando una stazione lunare per ogni segno. Laseconda metà (da csi a omega) ricopia intere costella-zioni ordinate sulla Via Lattea. Il cerchio zodiacale al-linea animali (da Toro ad Ariete), l’arco galattico eroi,volatili e il cane infernale (da Orione, al Cigno, alCane maggiore). Il riferimento astrale fissa l’ordine ela perennità dell’alfabeto, che fu prima un calendario esolo piú tardi un glossario, le cui iniziali (acronimi) off-rirono voce all’alfabeto. Le lettere ripetono i suoni del-la Creazione: «Li condusse all’uomo (gli animali) pervedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modol’uomo avesse chiamati gli esseri viventi, quello dove-va essere il loro nome» (Genesi 2, 19).

dIl Covilef N° 485Wehrlos, doch in nichts vernichtet / Inerme, ma in niente annientato (Konrad Weiß Der christliche Epimetheus)