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B A ANNO XVI N°912 18 LUGLIO 2016 RIVISTA APERIODICA DIRETTA DA STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALI E VARIA UMANIISSN2279–6924 iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal losofo una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila Marxisti antimoderni. Approfondimenti, incontri, precisazioni. (2) N EC E S S ARI A E M E R S I ON E D I G I A N N I COL L U Acqui, 20 giugno 1946 - 1° luglio 2016 a Un i ntel let t ua le di r i levanz a e u r opea . Ma non potevo negare allinter- locutore il manoscritto. È a lui che devo tutte le informazioni su Jacob F rank e il suo movimento, e anche altre preziose indicazioni. Il soggetto del mio libro laveva interessato vivacemente; mi aveva chiesto di poterlo leggere. Ha te- nuto il manoscritto per settimane. E ora non sembra contento. Siamo seduti a un « tavolino di un bar di Wiesbaden una cittadina con troppe farmacie davanti a due birre. Lui è semicalvo, lapparenza di professore di liceo, a parte gli occhi: neri pungenti e umidi. I suoi lineamenti sono come il completo liso che indossa: polverosi e indistinti, di uno che ha viag- giato molto e abitato in camere dal- bergo. Passa senza accorgersene da un italiano esitante al francese a un inglese con accento a volte tedesco, a volte americano. Non dirò chi è, anche perché non lo so veramente. A me si è presentato come un bibliolo, e mi basta. Ha deposi- tato sul pavimento la sua cartella enorme borsa di cuoio a soetto, sanca- ta di libri, fogli, scartafacci con cui è sempre apparso ai nostri incontri e ne ha tirato fuori il mio manoscritto». (Mau- Alzek Misheff, Ritratto di Gianni Collu, verderame, Acqui T erme, 2014. INDICE 2 Un intellettuale di rilevanza europea. (Stefa- no Borselli) 6 Per lEresiarca (Danilo Fabbroni) 7 Il ritratto di Gianni (Alzek Misheff) 7 Brani da Apocalisse e Rivoluzione Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale, Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro Ciro Lomonte, Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Salíngaros, Andrea G. Sciffo, Stefano Serani, Stefano Silvestri, Massimo Commons. Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 Italia utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e gli Education www.iginomarini.com ☞Programmi: impaginazione LibreOffice ai sensi della Legge sullEditoria n°62 del 2001. Direttore: Stefano Borselli. De Marco, Armando Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, Giuseppe Misheff, Pietro Pagliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Zaratin. ☞© 2016 Stefano Borselli. La rivista è licenziata sotto Creative License. ☞Arretrati: www.ilcovile.it.il.covile@gmail.com. Caratteri di Manfred Klein, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, (con Estensione Patina), trattamento immagini GIMP e FotoSketcher.

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BAANNO XVI N°912 18 LUGLIO 2016

RIVISTA APERIODICA

DIRETTA DA

STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALI

E VARIA UMANITÀ

ISSN2279–6924

iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiPenetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila

Marxisti antimoderni. Approfondimenti, incontri, precisazioni. (2)

NECESSARIA EMERSIONE DIG I A N N I C O L L U

Acqui, 20 giugno 1946 - 1° luglio 2016

a Un intellettuale di rilevanza europea.

Ma non potevo negare all’inter-locutore il manoscritto. È a lui

che devo tutte le informazioni su JacobFrank e il suo movimento, e anche altrepreziose indicazioni. Il soggetto del miolibro l’aveva interessato vivacemente; miaveva chiesto di poterlo leggere. Ha te-nuto il manoscritto per settimane. E oranon sembra contento. Siamo seduti a un

«tavolino di un bar di Wiesbaden — unacittadina con troppe farmacie — davantia due birre. Lui è semicalvo, l’apparenzadi professore di liceo, a parte gli occhi:neri pungenti e umidi. I suoi lineamentisono come il completo liso che indossa:polverosi e indistinti, di uno che ha viag-giato molto e abitato in camere d’al-bergo. Passa senza accorgersene da unitaliano esitante al francese a un inglesecon accento a volte tedesco, a volteamericano. Non dirò chi è, anche perchénon lo so veramente. A me si è presentatocome un bibliofilo, e mi basta. Ha deposi-tato sul pavimento la sua cartella —enorme borsa di cuoio a soffietto, sfianca-ta di libri, fogli, scartafacci con cui èsempre apparso ai nostri incontri — e neha tirato fuori il mio manoscritto». (Mau-

Alzek Misheff, Ritratto di Gianni Collu, verderame, Acqui Terme, 2014.

INDICE

2 Un intellettuale di rilevanza europea. (Stefa-no Borselli)

6 Per l’Eresiarca (Danilo Fabbroni)7 Il ritratto di Gianni (Alzek Misheff)

7 Brani da Apocalisse e Rivoluzione

Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale,☞Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro Ciro Lomonte, Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Salíngaros, Andrea G. Sciffo, Stefano Serafini, Stefano Silvestri, Massimo Commons. Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 Italia utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e gli Education www.iginomarini.com ☞Programmi: impaginazione LibreOffice

ai sensi della Legge sull’Editoria n°62 del 2001. ☞Direttore: Stefano Borselli.De Marco, Armando Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, Giuseppe

Misheff, Pietro Pagliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Zaratin. ☞© 2016 Stefano Borselli. La rivista è licenziata sotto Creative License. ☞Arretrati: www.ilcovile.it.✉ [email protected]. ☞Caratteri

di Manfred Klein, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, (con Estensione Patina), trattamento immagini GIMP e FotoSketcher.

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rizio Blondet, Gli «Adelphi» della dissolu-zione, Ares 1994, pp. 222–223).

ancora ufficialmente sconosciuto il mi-sterioso interlocutore di Blondet, colsuo borsone, ma da anni la vox populi lo

identifica in Gianni Collu e di conseguenza di-chiara Wiesbaden, anch’essa antica città terma-le, un volut0 indizio per Acqui. A quanto parequesto ruolo di saggio e suggeritore nascosto,Collu non lo avrebbe svolto solo con Blondet,anzi gli amici e discepoli che lo seguivano daanni assicurano che gran parte degli importanti,forse decisivi, contributi di Gianni Collu allastoria culturale degli ultimi quarantanni del no-stro paese, non siano quasi mai sotto il suo no-me. Qualcuno lo ha paragonato a «qualchegrande eresiarca la cui opera è rintracciabile so-lo dentro quella di altri». Riccardo De Benedet-ti ci ha scritto:

È

Leggendo il Fraenger ho come l’impres-sione che il comportamento di Gianni ab-bia imitato alcune osservazioni delFraenger stesso su Bosch: «La somma deititoli errati, delle false interpretazioni, del-le attribuzioni contraddittorie, e la spiace-vole incertezza relativa alla cronologia del-la sua opera, tutto rivela sufficientementela perplessità che regna tra gli storicidell’arte intorno a questo mago olandese».

In effetti pare che Gianni soffrisse di una ve-ra idiosincrasia per l’atto dello scrivere e inoltredalla seconda metà degli anni ’70 Gianni prefe-riva che il suo nome non comparisse: diceva an-che che quella bordighiana dell’anonimato «eraun’idea bellissima». Ma ora è il momento del-l’emersione. Come per Bordiga.1

Frutto di varie consultazioni con suoi amicifedeli, presentiamo dunque un primissimo elen-co di testi collegati direttamente o indiretta-mente a Gianni Collu. Le voci che compaiono

1 Com’è noto i testi di Amadeo Bordiga (1889–1970) dalsecondo dopoguerra in poi erano stati tutti pubblicatianonimi. Dopo la sua morte, non senza conflitti tra lo-ro, amici e discepoli si impegnarono in un gigantesco la-voro di corretta attribuzione.

nell’elenco a volte sono confermate dal-l’autore materiale del testo, altre volte si fonda-no solo su parole di Gianni a vari amici: inquesto caso, in via prudenziale, trattiamol’informazione come semplice ipotesi; tuttavianon possiamo nascondere quanto la sequenzadegli scritti mostri una impressionante coeren-za di temi e qualità — viene da dire: una solamano — e, di contro, come per qualche testoe per qualche autore, in assenza di un contribu-to di Collu, sembri di essere di fronte ad un cu-rioso unicum.

Va sottolineato, ripetiamo, come in genere itesti siano stati effettivamente scritti integralmen-te da altri, a volte praticamente sotto dettatura,altre, invece, utilizzando solo parzialmente al-cuni suoi suggerimenti.

Aggiungiamo che un destino davvero singo-lare sembra accomunare i testi che enumeria-mo: false edizioni, denunce, beffe, editori cherinunciano al libro pur di successo — non è so-lo il caso della Ares e gli Adelphi della dissolu-zione — per non avere fastidi (da chi?). Forseil lampo degli occhi e il sorriso sornione diGianni, colto cosí vivamente da Alzek nelritratto, riesce a spiegare tutto.

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M Una prima ricognizione dell’opera di Gianni Collu.

1969«Transition»

Testo per la maggior parte di Collu«Transition», in Invariance série 1 n°8, ottobre-dicembre 1969.2 Autore: nel tempo e nelle varietraduzioni il testo è stato attribuito a: a) anonimo,b) Camatte-Collu, c) Collu-Camatte, d) solo Col-lu, e) solo Camatte.Nota: In Invariance 1974 serie 2 anno 7 specialetransition p. 43, Camatte scrive: «Transition (rédigépour la majeure partie par G. Collu)». In Invarian-ce. Points de repere: 1968–1980, Camatte indica co-me autori: «G. Collu, J. Camatte», in quest’ordine.

1969«De l’organisation»

Testo con contributo di Collu«De l’organisation», Invariance série 3, n. 2, 1976.Autore: come sopra: a) J. Camatte, G. Collu, b) so-lo Camatte.Nota: In Invariance 1979 serie 3 n° 5–6, p. 78, Ca-matte scrive: «si on on lit contemporainement Del’organisation qui est, en réalité, une lettre écritepar J. Camatte et G. Collu le 4.9.1969 et qui fut pu-bliée dans Invariance n. 2, série 3, 1976»

1973Apocalisse e rivoluzione

CoautoreApocalisse e rivoluzione, Dedalo, Bari. Autori:Giorgio Cesarano - Gianni Collu.Nota: Testo a quattro mani uniformato stilistica-mente da Cesarano.

1975Rapporto Veridico...

Ipotesi: testo per gran parte di Collu?Rapporto Veridico sulle ultime possibilità di salvare ilcapitalismo in Italia (editore: inizialmente ScottiCamuzzi, successivamente Mursia) Autore: testofirmato Censor che viene attribuito a GianfrancoSanguinetti.

2 www.nelvento.net/critica/transizione.php.

1977Lettere agli eretici

Ipotesi: testo sostanzialmente di Collu?Lettere agli eretici. Epistolario con i dirigenti dellanuova sinistra italiana (falso Einaudi)3 Autore: te-sto firmato Enrico Berlinguer, che viene attribuitoa Pierfranco Ghisleni.

1978

Risposta a BollatiIpotesi: Testo sostanzialmente di Collu?

Il caso Berlinguer e la casa Einaudi. Corrispondenzarecente (opuscolo a diffusione clandestina).4 Auto-re: testo anonimo che viene attribuito a PierfrancoGhisleni.

1980Curatela del Fraenger

Curatela (e traduzione insieme a Irene Bernardini)di: Wilhelm Fraenger, Il regno millenario di Hiero-nymus Bosch, Guanda.

1988Prefazione a Aguéli

Testo di Collu, con pseudonimo.Prefazione a: Ivan Aguéli, Écrits pour la Gnose,Éditions Arché. Autore: Gianni Rocca.

1994Gli «Adelphi» della dissoluzione

Ipotesi e vox populi: importantecontributo di Collu

Gli «Adelphi» della dissoluzione, Ares Autore:Maurizio Blondet.Nota: Nel testo Blondet riferisce di un misteriosointerlocutore e consigliere incontrato a Wiesba-den.

2002Cristina Campo...

Testo di Collu, con pseudonimo.«Cristina Campo e la «Tradizione» primordiale»,

3 www.nelvento.net/critica/einaudi/eretici.pdf.4 www.nelvento.net/critica/einaudi/einaudi.htm1980.

18 Luglio 2016 Anno XVI

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Studi Cattolici n°496, giugno 2002.5 Autore: Gian-ni Rocca.

2003Furio Jesi...

Testo di Collu, con pseudonimo.«Furio Jesi: un «curioso» intellettuale di sinistra»,Studi Cattolici n°508, giugno 2003.6 Autore: Gia-nandrea Torre.

2013’68. Magie, veleni & incantesimi spaL’autore conferma l’importante

contributo di Collu’68. Magie, veleni & incantesimi spa. Del potereoscuro e la rivoluzione del ’68, Ed. Solfanelli. Au-tore: Danilo Fabbroni.

2014La superficie opaca

L’autore conferma l’importantecontributo di Collu

La superficie opaca, Ed. Youcanprint.Autore: Danilo Fabbroni.

5 Ristampato in Il Covile n° 814, settembre 2014.6 Ristampato in Il Covile n° 816, ottobre 2014.

M Un altrettanto primissimo bilancio.

bbiamo parlato di ipotesi, ma se l’elenco èben fondato — lo verificheranno gli stu-

diosi, ma molti sono pronti a scommetterci —ne emerge il profilo di una mente straordinariae di rilievo internazionale, intervenuta semprecon lucidità visionaria per aprire nuove strade.Qui facciamo riferimento, e minimalmente, so-lo a tre momenti cruciali.

A

1969 Il dominio reale.È ormai opinione diffusa che il testo che ha

permesso un grande passo in avanti nella com-prensione di alcune delle idee piú forti e diffici-li di Marx, facendo parlare il suo fondamenta-le VI capitolo inedito, è «Transition»7 di Collu-Camatte. È anche sempre più evidente che è daquel testo che prese le mosse, senza citarlo, ilrampante Toni Negri per la sua «sussunzionereale».8

7 Di fatto Transizione e De l’organisation sono le cose diCollu piú lette nel mondo — via la silenziosa crescitadell’importanza del pensiero di Jacques Camatte. Tra-dotte in inglese e reperibili in rete, sono conosciute soloa nome di Camatte (il quale invece, come abbiamo vi-sto, è stato ben chiaro nell’attribuzione).

8 Per una chiarificazione si veda il benissimo documenta-to, come peraltro tutta la produzione di questa eccel-lente rivista: «The history of subsumption» in Endnotes

dIl Covilef N° 912

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Quarant’anni dopo Costanzo Preve e DiegoFusaro, con buon profitto ma scarsa trasparen-za, a quella fonte continueranno a rifornirsi.

1977. La svolta antidissolutoria nel marxismocritico.

Nella seconda metà degli anni ’70, mentresembrava andare a compimento la profezia del-nociana sull’approdo radicale (nel senso pan-nelliano proprio) del marxismo, uscirono tre te-sti che denunciavano come la pretesa liberazio-ne sessuale fosse perfettamente funzionaleall’estensione del comando del capitalesull’intera vita. Quei testi segnarono l’inizio diuna cruciale divaricazione in seno al marxi-smo, divaricazione inizialmente ultraminorita-ria ma che col tempo avrebbe continuato adestendersi. I testi di cui parliamo sono, tutti esolo, questi: in francese Oublier Foucault diJean Baudrillard e Amour ou combinatoire se-xuelle di Jacques Camatte, in italiano le Lettereagli eretici, il falso Einaudi di un Gianni Collucon la maschera di Enrico Berlinguer. E quifinisce l’elenco:9 le benemerite riflessioni dei

n° 2, aprile 2010, a: endnotes.org.uk.9 Ci riferiamo ai ragionamenti marxisti: del 1977 è anche

l’importante Le nouveau désordre amoureux di Finkiel-kraut-Bruckner, cosí come vanno riconosciute le tante

Tronti, dei Preve, dei Michéa, dei Debray arri-veranno decenni piú tardi.

1994. Sabbia nelle ruote di una anticamacchinazione anticristiana.

Il fatto che non si voglia riconoscerlo nondiminuisce l’importanza de Gli Adelphi delladissoluzione nella storia culturale del nostro pae-se. Se Roberto Calasso poteva parlare, nei suoirisvolti di copertina, di René Guénon come«un maestro solitario e indispensabile del no-stro tempo» che «ha avuto una grande influen-za in questo secolo», a non minor ragione que-sto piccolo libro ha segnato una svolta, dandoconsapevolezza ai giovani piú accorti di una in-tera generazione su quale potente e discretogruppo di potere operasse intorno a Calasso e isuoi sodali.10 N

intuizioni di Pasolini.10 Senza accennare a quanto il libro abbia cambiato bio-

grafia ed esegesi montaliana.

18 Luglio 2016 Anno XVI

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a Per l’Eresiarcaccade — quasi non si sa come né quan-do — che le cose si materializzanoall’improvviso, nel volgere di un atti-

mo, senza quasi volerle o accorgersene.A

Il come potrebbe essere davvero stato neiprimi bagliori di un estate del 1975, entrandocome di solito, nella libreria Le Muse del cor-so di Perugia, per comperare l’ultimo numerode Il piccolo Hans e trovarvi la notizia dellascomparsa improvvisa di Giorgio Cesarano.

Apparve allora come un autentico ossimoro.Un’elegia alla Vita si sentiva fortemente emana-ta da Apocalisse e rivoluzione, firmato a quattromani appunto da Giorgio Cesarano e GianniCollu ed ora il sipario si calava sul palco col sui-cidio di Cesarano quanto mai inaspettato.

Inspiegabile.Una coltre, una superficie opaca, non per-

metteva ai piú ed in primis al sottoscritto di an-dar oltre, di bucare la rete degli specchietti perallodole a centinaia, onde capire o perlomenoveder chiaro.

Il quando lo si potrebbe datare un decenniodopo. Un colpo di dadi assolutamente manda-to in arena dal Caso mi pone tra le mani il reca-pito di Gianni Collu.

Non esisteva persona migliore a cui osarchiedere lumi sulla mesta fine, ripetiamo: in ap-parenza totalmente contraddittoria, di Cesara-no. Contraddizione che metteva in forse quan-to (all’apparenza) stava scritto in Apocalisse mache in realtà (purtroppo) era consequenziale in-vece nel deleterio Manuale di sopravvivenzacosí succube nihilisticamente all’egida batallia-na ed a quella ancor peggior di Gian Emilio Si-monetti.

Da qui, da questo intricato nodo di coinci-denze si dipanò un intricato, fittissimo, percor-so tra discente (il sottoscritto) e Docente (Gian-ni Collu) che si rapprese quasi tutto di un bot-to, in pochi mesi, in una densissima materia cheprese la forma prima di un testo che voleva fari conti con quell’esiziale Turning Point che fu

il ’68 e poi con una sorta di seguito che proiet-tava quanto ragionato su quel Movimento sinoai giorni nostri.

Inutile dire che tutte le pecche del testo, glizoppicamenti, lo zigzagare errabondo, le zonegrigie non chiarissime, sono da imputare al sot-toscritto e basta.

La proverbiale pudicizia, mista alla piú tota-le modestia, di Collu impedí di citarlo apertisverbis benché accettò, con relativa mia sorpre-sa, di essere indicato nei Ringraziamenti sottola figura celata del, testualmente, «Zio d’Ame-rica», forse, oso dire, perché trovava divertenteil paludamento, lui che era cosí eccelso anchequando assumeva uno spirito faceto ed ilare.

Motivo di tristezza ulteriore oggi come oggipensare che la chance di parlar di lui open airsia dovuta alla Sua scomparsa.

Sabato 1° Luglio 2016: a Gianni Collu checi ha lasciato il Ricordo, indelebile, imperiturodi una Vita che in parte resta da inventare.Danilo Fabbroni

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a Il ritratto di Gianni.— Ecco Gianni, dalla foto dell’altro giorno

ti ho dipinto con il verderame, a te come sem-bra?

— Abbastanza somigliante.Qualche giorno dopo— Sai, da te sono passati amici che mi cono-

scono da sempre, entusiasti per la somiglianza,adesso che guardò bene, ti dico, sono proprioio!

— Sono molto contento Gianni, la somi-glianza è la cosa piú importante, da molto tem-po per me la sfida è saper copiare bene, il restoè abitudine e poco altro…

Gianni Collu non era un artista. Anzi, erauna specie di anti-artista. Di recente mi fececonoscere frammenti pubblicati nel 1973, doveintuiva che il modello dell’artista senza nessu-na responsabilità sarebbe diventato presto ilmodello per tutti, gli stessi anni in cui il gran-de performer Joseph Beuys stabiliva che «ogniuomo è artista» e «tutto è arte» ovvero irrespon-sabilità dell’artista demiurgo chiamata libertàd’ espressione...

Con Gianni per circa due anni il mercoledíera il giorno di lavoro-conversazione-pranzofrugale che durava ore cadenzato con non soquanti caffè. Diceva di aver smesso di scrivereda circa dieci anni. Diceva che conversare ser-ve a capire, il dialogo come forma di ascolto,dialogo come forma migliore.

Schivo, non voleva apparire o firmare nessu-na cosa, un comportamento unico e tutto suoche io chiamerei «essere per non apparire».

Oltre ai suoi scritti che meritano approfon-dimenti, una figura cosí coraggiosa nella ricer-ca della verità, cosí radicale contro ogni luogocomune, lascerà un esempio di comportamentocivile?Alzek Misheff

a Brani di Gianni Collu da Apocalisse e Rivoluzione selezionati da lui medesimo.11

1973-2016

Giorgio Cesarano Gianni Collu, Apocalisse erivoluzione, Dedalo Libri, Bari 1973.

N.B.: tutte le citazioni sono tratte da questaedizione; i numero riportati indicano l’aforismada cui viene tratto il testo citato.

1.ella sua ultima forma possibile diespressione «politica», la dialettica radi-

cale ha già definito le condizioni d’esistenzadel capitale contemporaneo come quelle in cuiil capitale, transcresciuto grazie alla controri-voluzione al di là dei suoi modi di dominio for-male, realizza nel presente, sull’intiero piane-ta, come sull’intiera specie, come sull’intieravita di ciascun uomo, i modi di una colonizza-zione integrale dell’esistente che si connota neitermini di un dominio reale (p. 9).

N

7.l periodo ultimativo che stiamo vivendo è ilperiodo in cui, completata l’opera di colo-

nizzazione teleologica tanto nel sistema termo-dinamico come nel «sistema uomo», colmatoogni spazio residuo possibile, esaurito il campodei «salti di qualità» praticabili in direzione del-lo sviluppo produttivo espresso in termini dicrescite esponenziali, il capitale viene ad urta-re contro i suoi limiti insuperabili, venendogli

I

11 Gianni aveva apprezzato (dopo che Alzek glielo avevastampato: non disponeva di computer) il numero dimaggio sui «Marxisti antimoderni», sull'onda di quelpiccolo entusiasmo, gli avevo chiesto di preparare per inostri lettori una selezione di brani da Apocalisse e rivo-luzione che fossero attuali e soprattutto opera sua. Ap-prezzò l'idea e mi disse che si sarebbe fatto aiutare da«un giovane di Viterbo», che poi si è rivelato per Dani-lo Fabbroni. Danilo conferma di aver fatto la prima sele-zione e racconta che Gianni l'ha approvata, dicendogliche l'ottanta per cento di questi passi era suo. I brani fu-rono poi commentati da Gianni in uno degli incontriconviviali descritti da Alzek (S. B.).

18 Luglio 2016 Anno XVI

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a mancare ogni dimensione ulteriore di trans-crescenza a livelli d’organizzazione superiori.A questo punto, la forza d’inerzia del suo stessoprocesso di crescita è il limite critico contro ilquale si trova a cozzare. Gli si impone un’in-versione di tendenza: il passaggio pressoché re-pentino da un modo di sviluppo esprimibile intermini di crescite esponenziali a un modo d’e-quilibrio a sviluppo zero. È ciò che gli scien-ziati cibernetici del Massachusetts Institute ofTechnology (MIT) — e non loro soltanto —hanno appena finito di confessare, con tutto ilfalso «distacco» e la simulata «obbiettività neu-trale» che caratterizza la falsa coscienza scien-tifica; null’altro di nuovo aggiungendo, quantoa sostanza, a ciò che la dialettica radicale avevapreannunciato [...] oltre un secolo addietro.L’inevitabile corsa del capitale, quale modo diproduzione economico-politico, verso una cri-si autodistruttiva irreversibile (p. 15).

8.estito l’immacolato camice della scien-za, i relatori del MIT recitano la parte

dei sapienti coscienziosi, risoluti a non tacerpiú oltre una verità che brucia, costi quel checosti, e ostentano di aver dimesso ogni servizioalle ideologie dominanti per servire finalmentela nuda verità [...]. Ma il camice ha la tramacosí logora che s’intravvede d’acchito, in tra-sparenza, la vecchia livrea degli stregoni-mag-giordomo, gli stessi d’ogni sterminio e d’ogni ri-catto, di Auschwitz (il salario all’osso) come diHiroshima (la soluzione demografica); dellaguerra batteriologica e defoliante (la disinfesta-zione della vita) al pari della pace nevrotica te-rapeuticamente necrotizzata (il bisogno di vi-vere come malattia mentale). Se il regno del-l’economia sembra disporsi all’autocritica, allo-ra è il momento di credere non già che sia il re-gno dell’economia ad aver fatto il suo tempo,bensí la critica ad entrare, in funzione di mecca-nismo regolatore, al servizio dell’economia.Nelle mani di gomma degli scienziati-robot, lacritica dell’economia politica si trasmuta in eco-

V

nomia autocritica: la ratio [...] lascia dunque lapelle ai suoi impagliatori? (pp. 16-17)

16....] il popolo è sempre piú il capitale in per-sona: il popolo che ha il voto, il popolo che

si rappresenta, il popolo che ha il «privilegio»della parola, assume senza avvedersene il ruolodel fantoccio che parla con la voce, e che co-pre le mani, del ventriloquo (p. 25).

[

17.na macabra archeologia è chiamata a re-suscitare, nei morti-vivi, l’anima fenicia

dei commerci avventurosi; ma sotto le costella-zioni del diluvio le anime morte non possonoche trafficare reliquie: la morte dei desideri èl’equivalente generale che informa del suo valo-re tutte le zecche della «personalità» depressi-va. Lasciamo che i morti valorizzino la loro«vita» (p. 25).

U

26.io-capitale è la nuova forma che il va-lore vuole assumere, inseguito dalla de-

valorizzazione. In ciascuno di noi il capitalechiama al lavoro la forza viva: la protesi interio-rizzata fino in fondo genera un’infezione morti-fera (p. 38).

L’

41.ideologia della scienza tende a rimpiaz-zare l’ideologia religiosa. Non importa

che dimostri di non saper scongiurare definiti-vamente l’errore: una specie tanto cieca sa dinon poter procedere che per prova ed errore,finché non abbia conquistato tutto il saperepossibile su una natura che le è muta, è dispostaad accettare l’errore come una sua propria se-conda natura. La scienza è l’istituzionalizzazio-ne dell’errore piú improbabile (p. 50).

L’

47.iustamente i chirurghi estetisti comeMansholt o Galbraith si preoccupano diG

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rifare la faccia alla «qualità della vita». Essihanno ancora bisogno di far credere che la so-pravvivenza promossa a «vita» sia il controvalo-re sostanziale del lavoro come sacrificio neces-sario, occultando il piú a lungo possibile la pa-tente verità della vita come lavoro. Tanto me-no orribile sarà la «vita», tanto piú ogni suoco-produttore vi si investirà per valorizzarsi,tanto piú dunque il capitale dal volto umano rea-lizzerà in ciascuno il suo valore. Ma come l’or-rore del canceroso non può nascondersi, quan-do la neoplasia sta necrotizzandolo, cosí il vol-to necrotico del capitale non può che rispec-chiarsi nell’orrore della vita di ciascuno. Tra lapropaganda della «vita» che ne è la maschera,e i tratti inconfondibili della morte che ne è larealtà in processo, il capitale vede con suo orro-re incunearsi il futuro.

Sfondando il muro di una soggettività giàcarcerata dalla storia, l’economia politica tra-bocca all’interno di ogni essere; rapidamente li-vella ogni vuoto, semplicemente occultandolo.Nel momento in cui l’identico si riproduce o-mogeneamente al di là come al di qua della sog-gettività trapassata, essa perde i tratti del carce-re che è sempre stata, e assume i tratti del-l’azienda produttrice. Ogni azienda produttri-ce è una zecca, da quando il denaro si è transu-stanziato in credito, e il capitale fittizio valoriz-za sul «buon» nome dell’impresa. Ogni aziendastampa il suo denaro inesistente, se leggi in tra-sparenza, al di là della facciata, le somme rossedel suo castelletto di sconto.

Cosí in ciascuno il capitale realizza un im-prenditore di sé: fondando ogni «personalità»come un’azienda, immettendola nella circola-zione apoplettica del credito, dove a circolare èla generalità del non-avere. Il capitale che si fauomo, fa di ogni uomo il capitale, di ogni vital’impresa del valore, di ogni «persona»un’azienda in debito permanente del suo senso,creditrice permanente del non-senso generaliz-zato (pp. 58-59).

49.ome nel ciclo della merce il valore pro-dotto deve circolare compiendo diverse

metamorfosi, sotto le seducenti spoglie di unqualsiasi valore d’uso, per riuscire a realizzarsi,quindi a risultare valorizzato; cosí è per l’indi-viduo ridotto a frammento del momento com-plessivo del valore, che deve in un continuumossessivamente coatto (questione di «vita» o di«morte»), valorizzare la propria sopravviven-za, che in quanto immagine con apparenza divalore d’uso può, o realizzarsi divenendo matri-ce di una serie, oppure andare incontro al disa-stro della devalorizzazione. Ciò che il dominioreale del capitale cerca di programmare in que-sto ambito, è una forma di «circolazione sempli-ce» delle differenti forme di sopravvivenza, co-munque progettate o confezionate, in cui vigadel tutto la competizione. L’Ego-valore, chediviene piccola azienda operando sul mercatosecondo lo schema classico della legge del va-lore (scambio di pseudo-equivalenti), è il sog-getto dell’ultima utopia «proudhoniana» del ca-pitale, la società del libero mercato della so-pravvivenza.

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Il ciclo maniacale euforico e quello depres-sivo, che costituiscono oramai i momenti focalie caratterizzanti del non-vissuto quotidiano, ene regolano la stravolta scansione emotiva, so-no ormai il riflesso palese l’uno dell’avvenutavalorizzazione del valore, che è poi il consegui-mento di una dignità ontologica del tutto irrea-le, l’altro una bancarotta sempre potenzialmen-te mortale. La ciclotimia incombe come desti-no collettivo (p. 62).

52.ome per l’antico il senso del magico sicondensava incarnandosi nella «figura»

promettente dello sciamano e dello stregone,cosí il saper essere moderno condensa nelle«figure» promettenti dello scienziato edell’artista il senso anticipato di ciò che mancaalla «vita» per sentirsi avverata verosimilmente(p. 66).

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53.a sapienza dello scienziato, la penetran-za veggente dell’artista, scaturiscono en-

trambe da un’emergenza della negazione. Se es-si mostrano di sapere ciò che nessun altro sa, èperché si dimostrano capaci di negare l’intierez-za di ciò che ciascuno crede di sapere. I sa-pienti sanno soprattutto che il sapere non satutto (p. 66).

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57.ia la produzione di merci inutili e tropporapidamente deperibili, via la crescita in-

controllata di nuove imprese, via la devaloriz-zazione accelerata, via l’estrazione insensata dienergie naturali in esaurimento, via l’industria-lizzazione concentrata in poche nazioni, via laproduzione inquinante, via lo sfruttamentosquilibrato delle terre; ma soprattutto via dallavita dell’uomo-capitale il lavoro produttivo disole merci. Questo è il succo delle raccomanda-zioni che concludono il rapporto del MIT, equesto è il senso esplicito dei suggerimenti diMansholt. Ma se il capitale rinuncia a sovrapro-dursi, se dissacra l’eucarestia dei consumi, aquale nuovo santo intenderà votarsi? È facileprevederlo: il regno dell’abbondanza materialeper pochi è caduto, viva il regno dell’ascesi spi-rituale per tutti. Calino le ore di lavoro allemacchine da quaranta a venti la settimana, sia-no i piú al servizio dei «servizi personali», au-menti il tempo libero, «fioriscano» in questonuovo tempo (delle libertà d’essere inutili) lacultura e la «poesia», si socializzano al piú pre-sto, facendo della vita una scuola dell’obbligopermanente, estetica e filosofica; si produca inogni uomo il poeta della sua sopravvivenza. Ilcapitale dal volto umano ha bisogno di un po-polo ingentilito (pp. 68-69).

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59.ualsiasi manicomio è un luogo di assortameditazione, a paragone di una catena di

montaggio, di un ufficio, di una città, di unluogo di villeggiatura, di una coda di rientro daun week-end. Gli psicofarmaci non ce la faran-

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no a bloccare la denuncia collettiva della folliacoatta. Gli architetti possono smettere di pro-gettare nuovi ospedali: una cascata non sta inun secchio (p. 75).

63.iú grigia, piú miserabile, piú ripetitiva,piú degradante, piú vuota era la vita di

ciascuno, piú il film dell’avventura era rutilan-te, ricco di sensi sequestrati, esclusivo, subli-mante, traboccante. Non c’è che circoscriverei frammenti di una vita qualsiasi nel mosaicoche ne espurghi la tristezza d’essere autentica-mente non-vissuta, per riscuotere d’un colpotutte le gratificazioni della cui mancanza essaè costituita. Questa è la lezione che il capitaledal volto umano vuole imparare dall’arte, perimmediatamente trasfonderla al corpo carcera-to dietro quel volto. Sia ciascuno l’imprendito-re di una trascendenza generalizzata. Riscuotaciascuno il suo senso valorizzato nei dividendidelle Azioni Immaginarie. Un piccolo sforzo,e tu non sarai piú il tu che si conosce per pove-ro di tutto e per obbligato a tutto, ma sarail’eroe delle avventure del senso centralizzato,di cui i tuoi sensi sono in credito permanente.Sarai l’amante magnifico di un’amante magni-fica e viceversa, a patto che tu non creda unaparola di quanto i tuoi sensi sanno. Discreditai tuoi incubi di schiavo, e sarai il re dell’incu-bo, finalmente superiore a tutti gli altri, chiusiciascuno nella sua superiorità. Sarai l’entusia-sta spettatore di te stesso, basta che tu non pre-tenda di alzarti.

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Sarai la banca centrale del senso di tutto, apatto di non guardarti mai nello specchio dellaverità: in te stesso, che ti mostra come il mendi-cante di un tozzo di senso cui sopravvivere. Sa-rai tutto, a patto di non vedere che sei un sol-dato del Niente (pp. 78-79).

64.ra che il capitale si trova di fronteall’impresa nuovissima di prodursi quale

popolo di stoici, solo il sogno può continuareO

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ad essere sovrabbondante. Muovendo guerra al-lo stormo pullulante delle sue «cose» degrada-te, il capitale chiama a sé e fa sua la coscienzainfelice nel duplice ruolo di liquidatrice del re-gno delle cose, e di pianificatrice del regno delvalore transustanziato. Non si tratta — come irelatori del MIT, Mansholt, Laborit, e tutti ipropagandisti dell’inversione di tendenza con-trollata vogliono far credere — di destituire divalore le cose, per resuscitare un umanesimoche sia il rinascimento del Valore dell’Uomo,quanto di destituire di cose il valore, per un Ri-nascimento dell’uomo-valore.

L’importante è, per il capitale, che le «cose»in cui il valore si è fin qui realizzato scompaia-no di fatto dall’orizzonte reale, bensí operinouna trasmigrazione tanto dalle forme in cui og-gi appaiono come dai luoghi in cui appaiono evengono prodotte (p. 79).

66.on importa quale natura abbia la merce,se di «cosa» piuttosto che di «persona»,

perché il capitale possa seguitare ad accrescersiin quanto tale: è sufficiente che sussista un mo-mento della circolazione in cui una merce qual-siasi si assuma il compito di scambiarsi con Dper ricambiarsi successivamente con D’. Ciò èperfettamente possibile, in linea teorica, quan-do si sostituisca alla merce-cosa la merce-uomo, purché il capitale costante converta ilsuo investimento maggioritario dagli impiantiidonei a produrre esclusivamente oggetti agliimpianti idonei a produrre «persone sociali»(servizi sociali, e «servizi personali») (p. 82).

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69.uomo del risentimento è il falloforo piúspettacolare: sembra uscire da un film,

anzi non ne è mai uscito. Ma la sopravvivenzapuò sembrare un film solo a chi sta dalla partedel proiettore. I tanti che siedono nel buio stan-no incominciando a capirlo. Prima di tutto:niente eroi. Né a letto, né a tavola, né con lecarte né con la faccia truccata, né falsi né tantomeno «veri». [...] si tratta di sapere dove co-

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mincia la lotta reale [...]. Esattamente dove co-mincia, e finirà, la produzione di sé come figu-ra, l’amministrazione di sé come ente autono-mo della valorizzazione interiorizzata, la mer-cificazione dei rapporti umani nella collusionesancita dallo scambio di inautentico. La con-giura del silenzio sulla semplice, patente, onni-presente impossibilità di continuare a fingeredi vivere (p. 84).

75.ochi anni, e lo spirito della stampa under-ground ha mostrato la sua intrinseca de-

bolezza: d’essere, come ogni «spirito», conna-turato al potere degli spettri. C’è un modo dirappresentarsi liberati che svela un «undergro-und» in piú nella prigione. C’era da aspettarse-lo: quella «giovinezza», cosí immaginifica,creativa, liquidatrice di «cose», [...] digiunatri-ce, è già il modello ideale della Civiltà della Ca-restia. Si profila la fine del proibizionismo perle droghe leggere, mentre le droghe pesanti ali-mentano il profitto di un capitale mafioso [...]la via della droga è il secondo canale sul qualeil potere preme perché si intubi la lava dellasovversione. «Politici» e drogati sono i nemiciche piacciono alla CIA (pp. 88-89).

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79.tanno venendo anni torbidi e sanguinosi.Questo lo dobbiamo sapere tanto meglio

quanto piú risolutamente rifiutiamo di arren-derci all’ultima figura della morte [...]. Capita-le illuminista e capitale terrorista, confonden-do tutte le carte si scontreranno in una sgomen-tante confusione anche nei nostri stessi corpi,nelle nostre stesse vite. I partigiani della vitanon si lasceranno «pacificamente» uccidere,ma non consentiranno alla morte di impadro-nirsi della loro passione. Lasciamo che i suicidiseppelliscano gli assassini (p. 92).

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80.el thrilling a suspense degli oppostiestremismi, sceneggiato dai vari Ministe-

ri della Sicurezza Nazionale, in questo spettaco-lo speciale proiettato in mondovisione, estremaastuzia [...] è in azione il fine occulto [...]l’infame spettacolo della guerra civile (p. 93).

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87.oncentrati: sarai il valore. Ma poiché do-vrai essere la realizzazione del valore, oc-

corre che si riproduca in te la sua vocazione al-la metamorfosi, occorre che tu ti produca qua-le serie di figure. [...] cosí la Civiltà della care-stia si accinge a sopravvivere al diluvio dei vuo-ti e dei veleni abolendo la materialità squalifi-cata della merce-tritume, ma assumendone,transustanziata, la filosofia miserabile (p. 101).

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91.oncentrati: sarai anche tu uno zampillodi tritume dirotto. Da una parte i tetri ar-

migeri del terrorismo sanguinoso, cosí assortinella falloforia del loro attimo futuro [...] tra-vestiti, falsificati, trapiantati, sradicati, nonimporta piú a vivere quale frattempo, non im-porta piú a spartire quali nefandezze [...] nel-l’ossessione abbagliante del risentimento idola-trato, il tempo ridotto all’orologeria che li sepa-ra dall’immolazione (pp. 104-105).

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92.on era per caso che a muoversi, tra i gase le randellate della polizia, erano i ca-

detti di quel pensiero negativo, i suoi eredi pre-destinati. Non s’erano ancora riselciate le stra-de, che il capitale capiva di dover imbeccareuna nuova via (p. 106).

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99.ov’era l’Es sarà l’Ego, scrisse Freud.Un sanguinoso putsch scientifico, e do-

v’era l’Es appare lo specolo di un nuovo proget-to d’estrazione. [...] la psicologia è [...] lascienza delle scienze che mettono in formal’inessenza evidente. Attenzione a questi apolo-

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geti della frammentazione [come RonaldLaing]: quanto piú se ne mostrano dolenti e di-sperati, tanto piú vi guadagnano profitto. Veriuomini del capitale illuminista, essi sono i ma-nagers della comunità della Carestia progetta-ta da Mansholt (pp. 116- 117).

100.gni rapporto umano è dunque una parti-ta giocata per «denaro» [...] e, come

ogni partita, o avviene concretamente in, unacerchia, una setta, una iniziazione, un ambientecon-giurato, una massoneria. La cui forza ènelle leggi del gioco (p. 119).

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33.o spossessamento è cosí assoluto e com-pleto. Ogni vuoto è colmato dalla razio-

nalizzazione dello sfruttamento integrale.L’obbiettivo «pacificante» dell’ideologia pro-gressista è, anche in questo processo d’inter-vento occultamente violento sulla formazionedell’esperienza individuale, perfettamentechiaro. La fabbrica della persona è una fab-brica continua, non può abbandonare la perso-na a se stessa, né può rischiare di consentirleuno spazio di sviluppo autonomo in cui ritrovila propria volontà-vocazione di giudicare larealtà fuori dagli schemi prefabbricati del giu-dizio e di esercitare una critica al di fuori deglischemi prefabbricati della «critica razionale»,cui il sistema e i suoi apparati mediatori sonopronti a rispondere con l’eterna promessa delrimedio immediatamente futuro, con l’eternoespediente logico di minimizzare le «imperfe-zioni» del presente sempre spacciato come il«momento» di trapasso (p. 210).

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dIl Covilef N° 912Wehrlos, doch in nichts vernichtet / Inerme, ma in niente annientato (Konrad Weiß Der christliche Epimetheus)