7 Capitolo ECONOMIA AZIENDALE

4

Click here to load reader

Transcript of 7 Capitolo ECONOMIA AZIENDALE

Page 1: 7 Capitolo ECONOMIA AZIENDALE

7 Capitolo- IL FINALISMO DELL IMPRESAPremessa Il reddito non può essere visto solo nella concezione che pone l impresa in condizione soggettiva, quale strumento di creazione di ricchezza a vantaggio del suo soggetto economico e dei portatori di capitale di rischio in genere; deve essere affiancata un'altra concezione che la consideri in posizione oggettiva, in virtù del ruolo che essa ricopre nel piu ampio contesto economico e sociale.

Le principali teorie sul finalismo imprenditorialeNon è tanto l impresa ad avere determinati fini quanto gli individui o i gruppi che la possiedono, la governano o vi operano. Assume rilievo l eventuale dissociazione tra proprietà e gestione dell impresa nonché la natura pubblica o privata del soggetto economico.-teoria della massimizzazione del profitto-teoria della sopravvivenza aziendale-teroria dello sviluppo dimensionale Teoria della massimizzazione del profittoIl profitto negli studi è stato inteso come:-remunerazione dell imprenditore per l organizzazione dei fattori produttivi-premio a colui che promuove l innovazione -come compenso he ripaga il rischio subito dall investimento del capitale nell attività aziendale-frutto di acquisizione di posizioni monopolistiche

Oggi si tende a mediare fra le diverse impostazioni considerando il profitto come un identità composita in cui rientrano i fattori sopra indicati anche se la sua legittimazione tende ad essere connessa principalmente alla remunerazione del rischio corso dall imprenditore. Secondo la teoria in esame, i comportamenti del imprenditore sarebbero vedono la ricerca della piu ampia differenza positiva tra i ricavi e costi, massimizzando cosi il risultato reddituale riveniente dell’ attività economica. Sorge chiedersi se il risultato economico che vuole rendere massimo è quello immediato o quello di lungo termine; l’ipotesi di un comportamento razionale da parte del soggetto aziendale sembrerebbe far propendere per la proiezione del profitto sul lungo andare, anche a prezzo dei risultati negativi nel breve. Non si può trascurare l incidenza del fattore rischio per effetto del quale alcune scelte gestionali potrebbero essere ispirate non tanto all esigenza dei massimi profitti ma a quella della compensazione e diversificazione del rischio medesimo. Infine il comportamento amministrativo si basa sul concetto della razionalità limitata, ciò significa che la razionalità dell uomo amministrativo è menomata da numerosi vincoli dovuti in sostanza a :-impossibilità di conoscere tutte le alternative di scelta per mancanza della completezza delle informazioni-motivazioni e principi radicati nei membri dell organizzazione -abitudini piu o ,meno consapevoli dei individui che limitano il corretto processo di valutazione delle alternative.Se si condivide questo modello di razionalità limitata, ne consegue che il fine del’l impresa non dovrebbe essere tanto quello di ottenere un profitto massimo, quanto piuttosto quello di raggiungere un profitto soddisfacente inteso come quel obbiettivo reddituale che in date condizioni di mercato e di ambiente in generale, risulta appagante in termini di investimento, di tempo e di denaro nell impresa, tenuto conto delle inevitabili condizioni di incertezza in cui vengono prese le fondamentali scelte gestionali.

Teoria della sopravvivenza aziendaleLa critica piu rilevante sollevata nei confronti della teoria della massimizzazione si basa sulla dissociazione tra proprietà e governo dell impresa Questa provocherebbe un mutamento dei fini: mentre i proprietari possono essere interessati al massimo profitto, i manager (tecnostruttura)sono preoccupati della sopravvivenza e della continuità dell azienda. Quindi il comportamento amministrativo ipotizzato in questa teoria si concreta:-nella visione del profitto in termini strumentali al rafforzamento della struttura

Page 2: 7 Capitolo ECONOMIA AZIENDALE

patrimoniale dell impresa.-nel rifiuto di quelle attività gestionali che seppur ad alta redditività presentano rischi per la vita aziendale.In questo senso l esigenza principale consiste nel raggiungere un livello stabile (non massimo), di profitto senza correre rischi eccessivi e destinando risorse adeguate all autofinanziamento.

Teoria dello sviluppo dimensionale Anche questa teoria si basa sulla separazione tra proprietà e management, che è interessato all espanzione dell impresa piuttosto che al massimo profitto.Baumol: l obbiettivo del management può essere caratterizzato come una massimizzazione delle vendite soggette al vincolo di un profitto minimo.La crescita dimensionale conduce ad: 1) un rafforzamento dell azienda in termini organizzativi 2) un incremento delle retribuzioni e del prestigio del personale direttivoLa concezione circolare del finalismo dell impresa In questa concezione, le varie dimensioni del finalismo d’impresa sono tra loro collegate in modo da innescare un circolo virtuoso che esalta e rafforza il corretto perseguimento.Le migliori impostazioni del finalismo si incontrano quando l’ attenzione del management è focalizzata sul lungo termine, con il perseguimento di risultati economici, competitivi e sociali.L’azienda per remunerare i fattori produttivi:a) deve produrre ricchezza, non solo per chi la gestisce o possiede,ma anche per la collettività, evitando le tensioni di un profitto massimo o rapido raggiunto a tutti i costi. Quindi non si deve creare quell’ assolutizzazione che potrebbe comportare una modifica del consenso sociale di cui gode..b) motivazioni di interesse politico/non istituzionali, non devono renderla un soggetto distruttore di ricchezza c) l’impresa può perseguire anche altri fini, a condizione che questo non provochi un declassamento del risultato economico.d) deve raggiungere una capacità di reddito solida e duratura, che dipende dall’ attitudine dell’ impresa nel competere validamente sui mercati e nel godere di un alto consenso da parte degli interlocutori sociali.

Il risultato economico -Non è visto solo come fine ma in primo luogo come mezzo per assicurare duratura prosperità all impresa, dai soggetti che vi partecipano-la tensione verso la sua realizzazione deve elevarsi rispetto a logiche di profitto di breve termine. Un fondato giudizio sulla legittimità del profitto non può basarsi solo sulla sua entità ma anche sulla sua qualità. -Esso è di “qualità” se non deriva dallo sfruttamento opportunistico di contingenze favorevoli ma da una superiore capacità di competere e di soddisfare le attese degli interlocutori sociali.Vantaggio competitivo difendibileOgni impresa per assicurarsi condizioni di prosperità deve ricercare un “vantaggio competitivo difendibile”, il quale è il risultato della sua attitudine a sviluppare e mantenere competenze e caratteristiche che la distinguono positivamente dalla concorrenza. La ricerca della VCD, è una strategia orientata alla affermazione di una specifica e peculiare identità (immagine):- insista nel tipo di offerta messa a disposizione della clientela ma, nel caso si sostanziale parità con i concorrenti sul prezzo, qualità-consistente nei profitti che differenziano essa stessa, come soggetto, dai concorrenti:convinto orientamento al servizio del cliente, sincera attenzione per le attese degli interlocutori sociali. (immagine)

Finalità del profitto socialeLa superiore capacità di competere e la duratura redditività si connettono sinergicamente.Essenziale è la ricerca del consenso circa il disegno imprenditoriale:avvicinare quanto piu possibile il consenso reale di cui l impresa gode presso gli interlocutori sociali, al

Page 3: 7 Capitolo ECONOMIA AZIENDALE

consenso necessario per realizzare tale disegno. Il consenso reale, dipende dalla attrattività percepita del rapporto di partecipazione all impresa, il quale a sua volta si connette a attese degli interlocutori sociali, capacità percepita dall impresa per soddisfare tali attese.Le attese sono influenzate dalla cultura e razionalità economica degli interlocutori.La capacità percepita di soddisfare le attese dipende da:-correttezza dei rapporti intercorsi in passato-informazioni a disposizione circa il futuro andamento dell impresa. Il consenso necessario perla realizzazione del disegno imprenditoriale, è obbiettivo tanto piu difficile da raggiungere quanto piu suddetto disegno comporta impegno e rischio per gli interlocutori. L impegno e il rischio sono a loro volta funzioni di:-ambizione del progetto strategico-difficoltà di realizzazione dello stesso-attuale situazione dell impresaCome innalzare la soglia del consenso reale, fino a raggiungere quello necessario?Lo strumento piu efficace è la trasparente comunicazione del disegno strategico, cosi da ottenere l adesione convinta e matura degli interlocutori.Il valore aggiuntoSi parla di economicità per “significare la conformità a convenienza economica, cioè a convenienza giudicata e misurata in tema di beni economici” Con il termine socialità si vuole intendere la conformità al bene comune che non è soltanto benessere comune, sebbene il benessere (economico) comune, sia condizione fondamentale del bene comune umano.Quindi l economicità nell amministrazione favorisce la diffusione del benessere economico, è fondamentalmente conforme al bene comune risponde a criteri di socialità, anzi è potente strumento di socialità.Significa che l economicità sociale non può essere sacrificata e il suo perseguimento deve essere un obbiettivo di fondo dell impresa,per questo è necessario un adeguato strumento di misurazione, rappresentazione, e interpretazione della stessa, che possa esprimere in termini quantitativi una finalità di valenza generale comprendendo in sé sia il ruolo economico che sociale.Ai fini della misurazione, lo strumento adatto è il valore aggiunto la cui produzione e distribuzione costituiscono due aspetti dello stesso fenomeno, la ricchezza aziendale.Esso può essere inteso come la maggior ricchezza creata dall impresa ma anche e soprattutto come fonte di distribuzione della medesima tra i soggeti che hanno presa parte seppur a diverso titolo all attività produttiva.Nell aspetto della sua creazione il valore aggiunto può essere inteso come eccedenza di valori prodotti rispetto all ammontare dei valori consumati nell operare dell impresa.In altri termini esso è espresso dalla differenza tra il valore degli elementi che un produttore acquisisce dall esterno e il valore dei beni o servizi da esso prodotto, con l impiego del suo ingegno , del lavoro e del capitale.Il valore aggiunto assume il ruolo basilare di fonte di distribuzione di ricchezza tra i partecipanti all attività aziendale. In questo senso può essere decisamente utile epr giudicare l economicità sociale dell impresa in funzione della sua capacità di produrre risorse in grado di soddisfare le attese dei diversi portatori di interessi che gravitano intorno al sistema aziendale, ossia:-i propriettari remunerati attraverso la distribuzione degli utili - i lavoratori che ricevono salari e stipendi nonché altre forme di retribuzione differite ed indirette-i finanziatori esterni ai quali vengono corrisposti degli interessi sui capitali concessi in prestito.-lo Stato che acquisisce una quota della ricchezza prodotta dall impresa attraverso l imposizione fiscale-il sistema aziendale medesimo che per mezzo dell autofinanziamento prorpio e improprio ricostituisce o rafforza la prorpia capacità economico-produttiva.Il valore aggiunto, dunque misura “il grado di partecipazione o l’apporto di ogni singola azienda alla costituzione del “fondo di valore” da cui gli individui della comunità locale nazionale, ma anche mondiale, attingono i servizi per soddisfare i bisogni via via avvertiti. La duratura esistenza di un impresa è possibile solo se essa è capace di creare abbastanza valore aggiunto da soddisfare gli interessi e le attese (economiche e non) di un insieme di stakeholder.