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IL QUADRO DI RIFERIMENTO STORICO E POLITICO La guerra di indipendenza spagnola (Peninsular War per gli inglesi) vide la Spagna, il Portogallo e l’Impero britan- nico contrapporsi alla Francia guidata da Napoleone. Lo scontro iniziò quando le truppe francesi, attraversata la Spagna, loro alleata, attaccarono il Portogallo nel 1807 e, poi, a seguito della defezione spagnola, la Spagna nel 1808. Il teatro operativo in questione rappresentò il primo grande palcoscenico in Europa che vide protagonista, su vasta scala, una forma particolare di combattimento: la guerriglia. In realtà per le truppe francesi quest’ultima non costituiva una novità assoluta in quanto nel 1806 avevano fronteggiato le rivolte bavaresi e la sanguinosa insurre- zione napoletana. Fu una guerra combattuta su territori particolari, che meglio si prestavano dal punto di vista tat- tico e operativo a tale confronto, quali ad esempio gli impervi passi pirenaici o le brulle distese della Sierra Morena. 64 Rivista Militare L « U L C E R A S P A G N O L A » Con questo articolo inizia una serie di elaborati che, analizzando le operazioni COIN francesi in Spagna dal 1807 al 1812, le tattiche tedesche di controguerriglia impiegate nella lotta antipartigiana in Russia e nei Balcani nel Secondo conflitto mondiale, le ope- razioni COIN condotte dagli Stati Uniti d’America negli anni della guerra del Vietnam, la controinsorgenza in un moderno contesto urbano, quale quella condotta dall’Esercito britannico in Irlanda del Nord, vuole fornire un quadro dell’evoluzione dottrinale della «Counterinsurgency» dal periodo imperiale napoleonico fino ai nostri giorni. Ogni approfondimento, presentando, con sufficiente dettaglio, aspetti prettamente tecni- co-militari relativi alla specifica campagna, vorrà essere un’analisi attraverso cui arrivare ad assimilare le principali lezioni apprese e l’importanza e l’influenza esercitate da quei concetti nei conflitti successivi. Ciascuno studio non potrà fornire un quadro completo ed esaustivo dell’argomento trat- tato (non fosse altro che per palesi limiti di spazio), ma si porrà piuttosto come obiettivo finale quello di tracciare idealmente una sorta di evoluzione delle operazioni di «Coun- terinsurgency», rivelando come, all’atto pratico, le problematiche e i connotati operativi di esse siano ricorrenti e correlati da profonde analogie, sia in termini di modalità di condotta sia per quanto riguarda le soluzioni tattiche adottate, evidenziando, paritetica- mente, le diversità legate allo specifico ambiente e alle tecnologie belliche disponibili per l’una e per l’altra fazione in lotta. Il presente articolo, primo della serie, vuole approfondire le operazioni di controguerri- glia condotte dall’Esercito francese nella Penisola Iberica negli anni compresi fra il 1807 e il 1812, cercando di spiegare le ragioni del fallimento operativo dell’Esercito napoleo- nico, ma anche tracciando le innovazioni dottrinali e ordinative, nonché tecnologiche, che ebbero un impatto positivo sulla campagna e che permisero di conseguire, in taluni casi, discreti successi. Lo studio è stato eseguito basandosi anche sulle «Istruzioni alle truppe impiegate nella lotta contro i Chouani» fornite sul finire del XVIII secolo dal Ge- nerale francese Hoche ai suoi uomini, in occasione della campagna di controinsorgenza in Vandea, Bretagna e Normandia, valide anche nella successiva invasione della Spagna. Il Direttore di «Rivista Militare» Colonnello g. (p.) s. SM Francesco Paolo D’Emilio LE OPERAZIONI DI CONTROGUERRIGLIA FRANCESI IN SPAGNA (1807-1812)

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IL QUADRO DI RIFERIMENTO STORICO E POLITICO

La guerra di indipendenza spagnola (Peninsular War per gli inglesi) vide la Spagna, il Portogallo e l’Impero britan-nico contrapporsi alla Francia guidata da Napoleone. Lo scontro iniziò quando le truppe francesi, attraversata laSpagna, loro alleata, attaccarono il Portogallo nel 1807 e, poi, a seguito della defezione spagnola, la Spagna nel1808. Il teatro operativo in questione rappresentò il primo grande palcoscenico in Europa che vide protagonista, suvasta scala, una forma particolare di combattimento: la guerriglia. In realtà per le truppe francesi quest’ultima noncostituiva una novità assoluta in quanto nel 1806 avevano fronteggiato le rivolte bavaresi e la sanguinosa insurre-zione napoletana. Fu una guerra combattuta su territori particolari, che meglio si prestavano dal punto di vista tat-tico e operativo a tale confronto, quali ad esempio gli impervi passi pirenaici o le brulle distese della Sierra Morena.

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L’«ULCERA SPAGNOLA»

Con questo articolo inizia una serie di elaborati che, analizzando le operazioni COINfrancesi in Spagna dal 1807 al 1812, le tattiche tedesche di controguerriglia impiegatenella lotta antipartigiana in Russia e nei Balcani nel Secondo conflitto mondiale, le ope-razioni COIN condotte dagli Stati Uniti d’America negli anni della guerra del Vietnam,la controinsorgenza in un moderno contesto urbano, quale quella condotta dall’Esercitobritannico in Irlanda del Nord, vuole fornire un quadro dell’evoluzione dottrinale della«Counterinsurgency» dal periodo imperiale napoleonico fino ai nostri giorni.Ogni approfondimento, presentando, con sufficiente dettaglio, aspetti prettamente tecni-co-militari relativi alla specifica campagna, vorrà essere un’analisi attraverso cui arrivaread assimilare le principali lezioni apprese e l’importanza e l’influenza esercitate da queiconcetti nei conflitti successivi.Ciascuno studio non potrà fornire un quadro completo ed esaustivo dell’argomento trat-tato (non fosse altro che per palesi limiti di spazio), ma si porrà piuttosto come obiettivofinale quello di tracciare idealmente una sorta di evoluzione delle operazioni di «Coun-terinsurgency», rivelando come, all’atto pratico, le problematiche e i connotati operatividi esse siano ricorrenti e correlati da profonde analogie, sia in termini di modalità dicondotta sia per quanto riguarda le soluzioni tattiche adottate, evidenziando, paritetica-mente, le diversità legate allo specifico ambiente e alle tecnologie belliche disponibiliper l’una e per l’altra fazione in lotta.Il presente articolo, primo della serie, vuole approfondire le operazioni di controguerri-glia condotte dall’Esercito francese nella Penisola Iberica negli anni compresi fra il 1807e il 1812, cercando di spiegare le ragioni del fallimento operativo dell’Esercito napoleo-nico, ma anche tracciando le innovazioni dottrinali e ordinative, nonché tecnologiche,che ebbero un impatto positivo sulla campagna e che permisero di conseguire, in talunicasi, discreti successi. Lo studio è stato eseguito basandosi anche sulle «Istruzioni alletruppe impiegate nella lotta contro i Chouani» fornite sul finire del XVIII secolo dal Ge-nerale francese Hoche ai suoi uomini, in occasione della campagna di controinsorgenzain Vandea, Bretagna e Normandia, valide anche nella successiva invasione della Spagna.

Il Direttore di «Rivista Militare»Colonnello g. (p.) s. SM

Francesco Paolo D’Emilio

LE OPERAZIONI DI CONTROGUERRIGLIA FRANCESI IN SPAGNA (1807-1812)

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Il conflitto spagnolo trae le sue origi-ni dal Trattato di Tilsit (1) che nel1807 pose termine alla guerra fraRussia e Francia, sancendo, di fatto,un’alleanza fra le due maggiori po-tenze continentali. Una convenzionesegreta, siglata dal Principe Kurakinper la Russia e dal Ministro per gliAffari Esteri francese Tayllerand, de-finiva le rispettive aree di influenzadelle due Potenze nello scacchiereeuropeo, assegnando la Penisola Ibe-rica alla sfera francese (2).Il casus belli si materializzò quando ilPortogallo si rifiutò di entrare a farparte del cosiddetto «Sistema Conti-nentale» francese (3) nonostante lepressioni politico-militari dei Tran-salpini e della stessa Spagna. Tale di-niego trovò la sua giustificazionestrategica nell’alleanza fra le duemaggiori potenze coloniali europeedell’epoca: Portogallo (4) e GranBretagna. Tale accordo, infatti,avrebbe scongiurato il blocco dellecolonie portoghesi d’oltremare daparte della Royal Navy, che, se attua-to, avrebbe soffocato l’economia na-

zionale; scenario plausibile a frontedi un eventuale rifiuto all’aiuto ri-chiesto dall’Impero britannico.Di contro, Napoleone considerava ilPortogallo come un obiettivo milita-re di semplice acquisizione e un’ul-teriore opportunità per strangolarel’economia britannica. L’invasionedel Regno lusitano poneva comun-que delle problematiche di nonsemplice soluzione nella considera-zione che, in seguito alla sconfitta diTrafalgar (5), la flotta francese nonera capace di condurre una spedi-

zione operativamente efficace nelleacque portoghesi, controllate dallaRoyal Navy. L’unica via di accessopossibile verso il Portogallo eraquindi quella terrestre, ma ciò com-portava l’attraversamento dellaSpagna da parte delle Armate napo-leoniche.L’Imperatore necessitava quindi diuna scusa per entrare in territoriosovrano spagnolo. L’opportunitànon tardò ad arrivare e si presentòsotto il nome di Manuel Godoy (6).Questi, godendo del favore del mo-narca spagnolo Carlo IV, ascese alrango di Primo Ministro. Di chiarisentimenti antibritannici, iniziò aintrattenere fitte relazioni diploma-tiche con la Francia imperiale, per-cepita dallo statista spagnolo comeun pericolo minore per gli interessinazionali, rispetto a quello rappre-sentato della Gran Bretagna.Dopo le vittorie francesi di Jena eAuerstadt nel 1806, Godoy allineòla Spagna al resto delle Nazioni eu-ropee, entrando a far parte del «Si-stema Continentale» imposto dallaFrancia. Inoltre, nel 1807 il Governospagnolo comunicò alla Francia cheavrebbe assicurato supporto milita-re nel caso di un’eventuale azionebellica transalpina contro il Porto-

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Una delle celebri opere del Goya sulla guer-ra d’insurrezione spagnola.

Un dipinto raffigurante la battaglia di So-mosierra.

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gallo. Nell’ottobre dello stesso announ Esercito francese di 25 000 uomi-ni, al comando del Generale Jean-Andoche Junot (7), attraversò il con-fine franco-spagnolo in ragione delTrattato di Fontainebleau (8) permuovere guerra al Portogallo.Dopo l’ingresso nella Penisola Iberi-ca, le forze francesi, che crebbero infretta fino a raggiungere il numero di40 000 uomini, spesso assunsero più icomportamenti di una vera e propriaforza di occupazione, piuttosto che ditruppe alleate in transito. L’Esercitofrancese avviò infatti una serie dioperazioni (9) volte a garantire il con-trollo delle proprie linee di comuni-cazione (LOC) e rifornimento, facen-do precipitare rapidamente la situa-zione. Per reazione, Godoy richiamòcon effetto immediato il contingentespagnolo operante al comando delGenerale Junot e Napoleone per tuttarisposta accusò il Governo spagnolodi aver rotto unilateralmente gli ac-cordi sanciti a Fontainebleau, dichia-rando il Trattato non più valido. Go-doy fu posto di fronte ai propri erroripolitici. Il Principe Ferdinando, figliodi Carlo IV, cercò di ristabilire la si-tuazione politica e l’ordine interno ri-muovendo dall’incarico Godoy, ma

ormai gli eventi avevano preso undecorso incontrollabile.La popolazione spagnola insorsecontro l’Esercito francese e il ReCarlo abdicò in favore di suo figlioFerdinando, che però non fu ricono-sciuto come successore legittimo dalGoverno francese. Di fatto, la Spa-gna entrava in guerra contro laFrancia, dopo averne autorizzatol’ingresso dell’Esercito nel proprioterritorio, per proteggere la propriasovranità e il diritto dinastico disuccessione della famiglia reale.

LA GUERRIGLIA SPAGNOLA

Accanto al conflitto convenzionalese ne aprì, contestualmente, un altroben più vasto e sanguinoso, quellocondotto dalla popolazione controle forze di occupazione francesi. Sindall’inizio piccole bande di patriotisi organizzarono per cercare di osta-colare le operazioni delle truppefrancesi attraverso l’impiego di tat-tiche «mordi e fuggi». Tali azioni sievolsero in un conflitto locale, cheoggi definiremmo a bassa intensitàe che gli Spagnoli appellarono guer-rilla, piccola guerra appunto, un ter-mine che da allora divenne partedel linguaggio universale.Come precedentemente accennato,la guerriglia non costituì una novi-tà assoluta in seno ai ranghi del-l’Esercito napoleonico, sebbene lacultura spagnola, significativamen-te diversa da quelle del resto d’Eu-ropa, ne sancì connotati sostanzial-mente differenti rispetto alle prece-denti esperienze.Due tratti fondamentali ne caratte-rizzarono l’andamento: il radica-mento a livello sociale della Chiesacattolica e la presenza nella PenisolaIberica dell’Esercito britannico sbar-cato, nel frattempo, a sostegno delleforze portoghesi.La guerriglia era organizzata sostan-zialmente in tre diverse tipologie digruppi combattenti:• le partidas, vere e proprie bandeorganizzate, composte da circa 50

uomini, guidate da un Coman-dante, un vice, tre subalterni perle truppe appiedate e due perquelle montate a cavallo. La disci-plina era similare a quella del-l’Esercito spagnolo. Dal punto divista logistico queste unità dove-vano provvedere autonomamenteal rifornimento di armi, munizio-ni e viveri, spesso attaccando erazziando i convogli e i depositidell’Esercito napoleonico. I com-piti assegnati alle partidas furonoprincipalmente: l’interdizione del-le LOC francesi, l’acquisizione diinformazioni operative attraversola cattura di staffette e messaggerie la condotta di azioni di disturbocontro l’Esercito napoleonico;

• le guerrillas, diffuse in tutte le Pro-vincie settentrionali e centrali, dilivello organico inferiore rispettoalle più articolate partidas, allequali però erano affiliate, agendodi concerto con esse dal punto divista operativo;

• i serranos, presenti nelle zonemontuose della Penisola, quali laSierra de Ronda e l’Andalusia,che agivano di propria iniziativa,svincolati dalle azioni operativedelle partidas;

• i bandidos, che sfruttavano la cau-sa nazionale per scopi di lucro,colpendo indistintamente sia leforze di occupazione sia la popo-lazione spagnola stessa.

Le partidas erano guidate da unaJunta Central (10), il cui compito eraquello di assicurare il necessario co-ordinamento politico, operativo elogistico dei gruppi combattenti.Nella realtà dei fatti questo era uncompito di difficile realizzazione, inquanto spesso i capi delle partidaserano ansiosi di colpire gli invasorifrancesi solo per perseguire scopipersonali, miranti a ottenere benefi-ci, fama e notorietà. La maggiorparte delle partidas ebbe un’organiz-zazione paramilitare e una strutturadi Comando e Controllo ben defini-ta (11), che le rendevano unità com-battenti flessibili ed efficaci.Dal punto di vista tattico le partidas

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Il ritratto di una guerrigliera spagnola.

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prediligevano attaccare le unitàfrancesi in ordine sparso, non ricor-rendo a formazioni prestabilite. Ciòfacilitava un rapido ripiegamento ola dispersione, nel caso in cui la si-tuazione non fosse stata favorevole.Nella seconda metà del conflitto lepartidas mutarono la propria tattica,suddividendo gli effettivi in organi-co in due gruppi. Mentre il primocaricava le unità avversarie, il se-condo gruppo restava al riparo del-la vegetazione o di appigli tatticinaturali, supportando il primogruppo con tiri mirati e, nel biso-gno, coprendone il ripiegamento.Un’altra caratteristica della guerri-glia fu quella di colpire l’Esercitonapoleonico dovunque. I Francesinon ebbero tregua e questo ingene-rò un diffuso senso di insicurezza.Inoltre, dal punto di vista operativociò causò non poche problematichetra cui la polverizzazione del dispo-sitivo su tutto il territorio, con con-seguente dispersione delle forze chequindi non poterono mai operarecongiuntamente contro gli Esercitiinglese e portoghese.La resistenza spagnola rappresentò,per di più, una preziosa fonte infor-mativa per l’Esercito di Wellington.Le partidas raccoglievano informa-zioni operative fondamentalmentein tre modalità:• attraverso attività ricognitive;• sfruttando i cittadini e i patriotiresidenti nelle zone operative diinteresse;

• attaccando le staffette e le guarni-gioni francesi.

Quest’ultimo sistema fu quello chedal punto di vista informativo portòi risultati migliori, tanto che i Fran-cesi furono costretti a dotare le staf-fette di consistenti unità di scorta,che numericamente, in alcuni casi,potevano superare addirittura ilcentinaio di uomini.Obiettivi privilegiati della resistenzaerano, in genere, corrieri isolati oconvogli logistici, che venivano in-gaggiati in condizioni di superioritànumerica e garantivano risorse pre-ziose in termini logistici e informati-

vi. A causa della cronica mancanzadi munizioni i capi banda pianifica-vano con attenzione il luogo e letempistiche dell’imboscata. Gli assa-litori venivano posizionati il più vici-no possibile agli obiettivi in modotale da erogare un preciso fuoco e,successivamente alla prima salva,lanciarsi all’assalto coprendo brevidistanze. In questo modo veniva ri-sparmiato munizionamento e il ne-mico veniva ingaggiato senza cheavesse modo di riorganizzare le pro-prie fila. Questa tattica impediva an-che un uso appropriato ed efficacedelle unità di cavalleria e artiglieriadelle quali il contingente francese era

ampiamente provvisto. Terminatol’assalto, gli insorti si dileguavanorapidamente, così come erano appar-si, prendendo direzioni diverse.Le partidas numericamente più con-sistenti erano capaci di condurreoperazioni contro guarnigioni ridot-te e geograficamente isolate. La cat-tura di tali capisaldi garantiva allaresistenza un’adeguata fonte di mu-nizionamento ed equipaggiamenti.La tattica era semplicemente quelladi circondare le postazioni francesi,costringendo gli occupanti a rin-chiudersi in esse. Raggiunto taleobiettivo, la resa degli assediati si ri-

duceva essenzialmente a una que-stione di tempo, variabile in base al-la disponibilità di provviste e muni-zioni a loro disposizione e, conte-stualmente, al tempo necessario af-finché altri reparti potessero giun-gere in soccorso e rompere l’accer-chiamento.I piccoli villaggi rurali venivano im-piegati dalle partidas come fonti direclutamento, nonché aree logistichein cui stoccare e nascondere muni-zioni e vettovaglie.L’importanza dei guerriglieri perl’Esercito di Wellington fu enorme.J.J. Pellet, Ufficiale francese, la rias-sunse forse nella maniera migliore:

«...le bande di insorti spagnoli e l’Eser-cito britannico si appoggiavano a vicen-da. Senza gli inglesi gli spagnoli sareb-bero stati presto schiacciati o dispersi.Senza la guerriglia, le Armate francesiavrebbero acquisito un’unitarietà e unaforza che non riuscirono mai a raggiun-gere in questo Paese e l’Esercito anglo-portoghese, all’oscuro delle nostre ope-razioni e progetti, non sarebbe stato incondizione di reggere ad operazioniconcentrate» (12).

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Un dipinto raffigurante fanteria di lineaspagnola alla battaglia di Gevora.

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L’ESERCITO FRANCESE

Nel 1807 l’Esercito napoleonico rap-presentava dal punto di vista mili-tare quanto di più moderno ci fossesia in termini organizzativi sia intermini tattici e operativi, senzaconsiderare la geniale guida strate-gica di Napoleone. Riesce quindidifficile comprendere come un pu-gno di contadini spagnoli possaaver tenuto in scacco le Armatefrancesi per più di un lustro.Un prima risposta a questo quesitopuò essere data considerando che,sebbene a due soli anni di distanzadalle folgoranti vittorie di Ulm eAusterlitz, le unità imperiali nonerano più le stesse. Napoleone ave-va infatti avallato un reclutamentostraordinario proprio per fronteg-giare l’esigenza della Penisola Iberi-ca, reputata teatro secondario ri-spetto alle esigenze di contenimentodelle velleità russe, prussiane e au-striache nell’Europa centrale. L’Im-peratore era infatti convinto che lacampagna spagnola fosse destinataa una rapida conclusione, non com-prendendo come le truppe ivi dislo-

cate fossero in numero insufficienteper fronteggiare gli Eserciti inglesee portoghese e, contestualmente, laguerriglia spagnola. Inoltre, il mec-canismo di auto sostentamento logi-stico in loco si rivelò del tutto inade-guato nel supportare la Grande Ar-mée, anche per le più elementari ne-cessità, affamandola e riducendoneampiamente le capacità operative.Napoleone affrontò quindi l’impe-gno in Spagna assemblando unaforza di spedizione inadeguata siain termini numerici, sia qualitativi.Nonostante gli Eserciti portoghese espagnolo fossero sulla carta ampia-mente inferiori, in fase di pianifica-zione della campagna non furonotenute nella debita considerazionené le difficoltà logistiche di un terri-torio impervio e inospitale comequello della Penisola Iberica, né laminaccia asimmetrica. Napoleoneriteneva più opportuno spendere ipropri reparti di veterani nel con-

trollo del territorio dell’Europa cen-tro-orientale, piuttosto che inviarliin Spagna. Pertanto, il Ministro del-la Guerra francese organizzò l’Ar-mata preposta all’invasione dellaSpagna con giovani e inesperti co-scritti, allo scopo di mantenere in-tonse le capacità belliche delle Ar-mate di stanza in Germania e in Ita-lia. L’età media delle truppe non su-perava i vent’anni e la costituzionenon era superiore. In merito, il Ge-nerale Barone Marcellin de Marbotcitò nelle sue memorie di guerral’impressione negativa che le truppefrancesi suscitarono nell’opinionepubblica iberica, una volta varcato ilconfine con la Spagna, sconfessandoil luogo comune «degli invincibili vit-toriosi delle battaglie di Marengo, Au-sterlitz e Friedland».L’addestramento fu pressoché inesi-stente, considerati anche i tempi ri-stretti con cui l’impresa fu pianifica-ta. I Quadri ricevettero l’ordine dicompletare l’addestramento dellereclute in teatro, cercando però, perquanto possibile, di nascondere lesessioni addestrative agli autoctonispagnoli, affinché questi non aves-sero contezza della precaria situa-zione operativa in cui versava ilcontingente francese. Per sopperirea tali deficienze Napoleone stesso:• introdusse una riorganizzazione alivello ordinativo delle unità im-pegnate in Spagna. Nello specificoi reparti a livello reggimento furo-no divisi in due aliquote, asse-gnando ulteriori Ufficiali e Sottuf-ficiali extra organico. L’obiettivoera quello di incrementare la per-centuale dei Quadri presenti inogni compagnia, allo scopo disurrogare la scarsa esperienza del-la truppa con Comandanti più nu-merosi ed esperti;

• distaccò un battaglione, apparte-nente a ogni reggimento impe-gnato in Spagna, presso le città difrontiera o i porti con lo scopo disupportare logisticamente le trup-pe in transito e fornire un primoacclimatamento con il teatro dioperazioni;

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Un dipinto raffigurante l’assalto francese alMonastero di Santa Grazia durante l’asse-dio di Saragozza.

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• fuse le compagnie fucilieri di di-versi reggimenti in unità organi-che, pure a livello reggimentale,allo scopo di pattugliare e control-lare le linee di flusso logistico trala Francia e il teatro iberico, men-tre un ulteriore battaglione di fan-teria, più esperto, veniva immessoin zona di operazioni con lo scopodi effettuare missioni a più eleva-to contenuto operativo. Questopermetteva di addestrare le reclu-te gradualmente (con le attività dicontrollo del territorio nelle rearareas) e di condurre operazioni ci-netiche in un ambiente con ade-guato livello di sicurezza.

Per quanto riguarda la cavalleria,strumento fondamentale delle Ar-mate napoleoniche, i Francesi ebbe-ro serie problematiche, riguardantiprincipalmente il rifornimento logi-stico e la disponibilità numerica dicavalcature e uomini. Presto, infatti,le operazioni di controguerriglia ri-chiesero un numero sempre più ele-vato di reparti di cavalleria, che intermini di mobilità, celerità e flessi-bilità di impiego, si rivelarono pedi-ne fondamentali per la condotta ditali operazioni. I cavalli rappresen-tavano, anche per gli insorti, unobiettivo importante e, non di rado,le operazioni delle partidas non era-no altro che grossi furti di mandrieappartenenti all’Esercito francese, icui reparti, nell’intervallo di unanotte, rimanevano appiedati permesi. Per risolvere tale problemati-ca, l’Imperatore distaccò tempora-neamente in Spagna squadroni ap-partenenti a unità diverse dislocatein altri teatri (es. Italia, Germania,ecc. ...), costituendo così nuovi reg-gimenti di cavalleria in territorioiberico. Queste unità, formate pre-valentemente da stranieri, scontentidell’impiego distante dalla propriaNazione, furono afflitte da graviproblemi logistici che ne minaronoe limitarono fortemente le capacitàdi impiego.Il protrarsi del conflitto costrinse leautorità francesi ad aumentare il nu-mero delle unità straniere impiegate

in territorio spagnolo, attraversobandi di arruolamento straordinariemanati in territori europei occupa-ti. Ciò comportò il vantaggio diestendere il bacino della coscrizione,ma, di contro, diminuì notevolmen-te la capacità operativa del contin-gente napoleonico e, parallelamente,aumentò le difficoltà di coordina-mento tra i reparti. Ovviamente, vifurono punte di eccellenza operativaanche tra i contingenti stranieri. IPolacchi della «Legione Vistola», adesempio, si distinsero nei combatti-menti convenzionali (assedio di Sa-ragozza), ma anche e soprattuttonelle operazioni di controguerriglia,specie nelle attività di anticecchinag-gio. La situazione reale però rende-va il contingente polacco un’eccezio-ne. Nella maggior parte dei casi, i re-parti provenienti dai Paesi alleatidella Francia erano di caratura me-diocre, composti per lo più da mer-cenari, prigionieri di guerra e crimi-nali in fuga dai propri territori, deci-si a servire Napoleone piuttosto chescontare lunghi periodi di detenzio-ne. Le defezioni furono praticamen-te all’ordine del giorno, in quanto viera la convinzione che passandodalla parte degli insorti sarebberomigliorate le condizioni logistiche edi vettovagliamento, che da partefrancese, in taluni casi, rasentavanola soglia della fame.Le difficoltà maggiori però, per leforze di occupazione francesi, deri-varono dalla scarsa disciplina (spe-cie dei contingenti stranieri) e dallebarriere linguistiche, che amplifica-rono le problematiche di coordina-mento operativo. Nell’Esercito im-periale, in occasione della campa-gna iberica, erano presenti sei na-zionalità diverse, con quattro lin-gue differenti, senza considerarepoi i vari dialetti in uso. I rapportidi servizio che arrivavano presso icomandi generali dovevano primaessere tradotti in francese e le rispo-ste o gli ordini che ne scaturivanosuccessivamente trasposti nella lin-gua nativa dell’unità straniera inte-ressata.

Nel novembre 1808, a seguito delprecipitare degli eventi, Napoleonein persona prese il controllo delleoperazioni nello scacchiere iberico,dando il via a una seconda invasio-ne della Spagna. Il Corpo di spedi-zione era composto dai più efficien-ti reparti operanti in Germania e Po-lonia. L’Imperatore portò con sé imigliori Generali francesi fra cuiNey, Soult, Moncey, Lefebvre e Mor-tier. Già nell’inverno del 1809 la si-tuazione in Spagna si era volta nuo-vamente in favore dei Francesi, cheavevano effettivamente annullato laresistenza spagnola e costretto al ri-tiro dalla Penisola Iberica parte delcontingente britannico. Sicuramen-te, la presenza di oltre 200 000 vete-rani in supporto al già numerosocontingente di occupazione (au-mentato a circa 100 000 uomini),

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Arco di Trionfo a Parigi con l’elenco dellevittorie francesi nella guerra di Spagna.

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nonché l’abile guida dei miglioristrateghi francesi, furono fattori de-terminanti nel raggiungimento de-gli obiettivi militari. Napoleone die-de ancora prova, se mai ve ne fossestato bisogno, del suo genio militaree del suo acume strategico, tornan-do in Patria con una Spagna appa-rentemente pacificata.La ribellione era però pronta a ri-prendere l’iniziativa sia a livello tat-tico, sia a livello operativo e, nono-stante l’intervento personale di Na-poleone, la campagna nella PenisolaIberica si trascinò per altri quattrolunghi anni, senza che le truppefrancesi riuscissero a imporre un ef-ficace, effettivo e duraturo controllosul territorio.Riassumendo, furono molti i pro-blemi che il contingente napoleoni-co fu costretto ad affrontare e checaratterizzarono l’intera durata delconflitto:• i reparti impiegati erano per lopiù costituiti da giovani recluteinesperte specie nel combattimen-to non convenzionale;

• la Grande Armée dovette confron-tarsi con cronici problemi legati almorale delle truppe e al loro so-stegno logistico;

• la lealtà e l’affidabilità dei contin-genti stranieri furono quantome-no discutibili;

• l’impossibilità nel foraggiare lecavalcature, nello sfamare gli uo-mini e nel garantirne ricovero evestizione appropriati divenneropresto un incubo per i Coman-danti francesi che non sepperofornire adeguate risposte a livellologistico;

• le condizioni agrarie della Spagnanon poterono fornire una rispostaalternativa valida all’annoso pro-blema del sostentamento delletruppe, né il Servizio logistico diIntendenza francese poté garanti-re un adeguato flusso di riforni-menti dalla Madrepatria. Tali li-mitazioni furono imputabili all’at-tività di guerriglia spagnola chenon risparmiava i convogli logi-stici transalpini e alla scadente re-

te viaria della Penisola Iberica;• l’immanente pericolo costituitodalle Potenze dell’Europa centraleimpose alla Francia l’accettazionedi un doppio fronte bellico, di fattoingestibile in modo efficace dalpunto di vista strategico, specie perle operazioni condotte in Spagnache furono sempre considerate se-condarie rispetto a quelle sostenutea est dello scacchiere europeo.

In conclusione, parafrasando il Ge-nio corso, l’«ulcera spagnola» fu la-sciata sanguinare per troppo tempo,tanto che costituì una delle princi-pali cause della disfatta napoleonicain Europa.

ORGANIZZAZIONEE PREDISPOSIZIONI TECNICHEFRANCESI NELL’AMBITODELLA CONTROGUERRIGLIA

Come precedentemente affermato,le truppe imperiali francesi costitui-vano per l’epoca l’apice dal puntodi vista militare, per quanto riguar-dava l’addestramento e la leadershipdei Comandanti. La strategia di Na-poleone nei precedenti conflitti con-venzionali consisteva essenzialmen-te in una manovra penetrante, por-tata in profondità nelle linee avver-sarie. Essa prevedeva una concen-trazione di uomini e fuoco d’arti-glieria in punti diversi, ma benidentificati, dello schieramento ne-mico e una temporizzazione dellamanovra della fanteria molto defini-ta e coordinata con quella delle altredue Armi.Le Armi della cavalleria e dell’arti-glieria furono notevolmente amplia-te, così come il Servizio logistico diIntendenza. Dal punto di vista tatti-co, le Armate napoleoniche eranomolto più organizzate rispetto aiprecedenti Eserciti delle dinastieborboniche. Le unità di fanteria era-no usualmente impiegate in linea,in colonna o con una combinazionedelle due (Ordre Mixte), protette daun grande numero di «Volteggiato-ri». Fucili e siepi di baionette costi-

tuivano ancora le armi principalinelle fasi finali di un attacco o nelconsolidamento di uno schieramen-to difensivo. La cavalleria agiva an-cora con compiti di ricognizione oinfliggeva il «colpo di grazia» a unnemico indebolito dai precedenticombattimenti. Provenendo dai ran-ghi dell’artiglieria, Napoleone diedemolto impulso a quest’Arma, im-piegata per lo più con lo scopo dibattere le formazioni avversarie inavvicinamento o schierate a difesa.I Francesi affrontarono le bandepartigiane spagnole che, ovviamen-te, non impiegavano le stesse tatti-che convenzionali per le quali essierano addestrati e operativamentesuperiori sotto tutti i punti di vista.Da ciò discese l’esigenza da parteimperiale di modificare le proprietattiche e la propria struttura ordi-nativa in funzione delle soprag-giunte esigenze operative dettatedalla particolarità di un conflittoasimmetrico.La costante minaccia portata dallebande di irregolari a cui erano sot-toposte le unità francesi imponevaun controllo capillare delle retrovie,sottraendo così forze alla parte delcontingente impiegata in operazioniconvenzionali contro gli Eserciti in-glese e portoghese. Ciò significava«sacrificare» una parte importantedelle forze di manovra per garantirele proprie LOC e la relativa catenalogistica; il tutto a discapito del com-bat power da impiegare in operazio-ni convenzionali.La maggioranza dei Comandanti diNapoleone cercarono quindi diadattarsi e di plasmare le proprieforze secondo principi innovativi,sconosciuti ai più. Essi tentarono digarantire un effettivo controllo delleLOC impiegando diverse tecniche,che in alcuni casi prevedevano fi-nanche l’organizzazione di una spe-ciale milizia, destinata alle opera-zioni di controguerriglia, reclutatatra la popolazione locale.Anche gli aspetti fisici del territorioe quelli demografici influenzarono ilconflitto. I grandi spazi iberici resero

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le comunicazioni e il funzionamentodella catena di Comando e Controllofrancese molto difficoltosi. Città, vil-laggi e roccaforti presidiati dal-l’Esercito napoleonico erano separatispesso da distanze considerevoli, ilche costringeva i convogli e le colon-ne logistiche a percorrere lunghitratti di strada, spesso sterrata, espo-nendosi agli attacchi fulminei e de-vastanti delle partidas. Le catenemontuose dei Pirenei, della Sierra

Madre, dei Monti Cantabrici e diquelli Catalani rappresentarono pergli insorti spagnoli dei santuari pra-ticamente inespugnabili, nei qualitrovare ristoro, addestrarsi e riorga-nizzarsi dopo un combattimento,per poi tornare a colpire in tempi emodi a loro congeniali.La guerriglia spagnola, consapevoledella propria inferiorità in terminidi potenza di fuoco e organizzazio-ne logistica, cercò sempre di evitare

lo scontro in campo aperto conl’Esercito francese. Gli insorti cerca-rono piuttosto di colpire i Francesisfruttando al massimo l’elementoterreno, scegliendo luoghi angusti eposizioni in quota per effettuare leimboscate. Con tali presupposti, lasuperiore potenza di fuoco e adde-stramento francese furono notevol-mente degradati, fino ad annullarsicompletamente. Le imboscate eranogeneralmente condotte colpendo

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LA COMPAGNIA «VOLTEGGIATORI»– Compito Tattico Classico –

Essi nacquero originariamente per affrontarela Cavalleria nemica «saltando», nel vero sen-so del termine, sopra i cavalli nemici; una biz-zarra idea che in combattimento non ebbe suc-cesso. Ciò nonostante, i «Volteggiatori» svolse-ro un ampio ventaglio di compiti, tra i qualifuoco d’appoggio, fissaggio delle truppe nemi-che e compiti di osservazione/esplorazione.Nell’ipotetica scala gerarchica di valori questetruppe erano seconde solo ai Granatieri. L’ad-destramento dei «Volteggiatori» poneva moltaenfasi sull’abilità nel tiro e sulla rapidità dimovimento.Originariamente, i «Volteggiatori» furonoequipaggiati con una carabina o moschettocorto chiamato «dragon», a causa del fumoche emetteva allo sparo. In epoca successiva,il loro armamento basico era costituito dal«Moschetto Charleville» del 1777, corredatoda una baionetta. Come i Granatieri, i «Vol-teggiatori» erano equipaggiati con una spa-da corta atta al combattimento ravvicinato,raramente utilizzata. Le Compagnie di Vol-teggiatori potevano essere impiegate percreare una formazione di fanteria leggera alivello reggimento o Brigata.

Compito Tattico in Operazioni - Counterinsurgency -

Nelle operazioni di controguerriglia i «Vol-teggiatori» e le compagnie di fanteria leg-gera in generale erano le unità più adegua-te per rispondere a eventuali imboscate te-nute a più ampi reparti in marcia. Esse era-no quindi devolute alla protezione diGrandi Unità di fanteria in movimento.Nello specifico, l’unità «Volteggiatori», cheprecedeva il grosso delle truppe, si distac-cava dalla formazione (1) e avanzava diqualche centinaio di metri nella direzioneda cui proveniva l’attacco. L’Ufficiale in co-mando, in genere un Capitano (2), primadi dare il comando di disporsi in ordinesparso, stabiliva le distanze per lo schiera-mento che prevedeva due ranghi aperti a

ventaglio (3) e un terzo rango compatto indoppia riga in riserva (4). Solo a quel pun-to poteva essere dato l’ordine di aprire ilfuoco da fermi o in movimento verso lasorgente di fuoco nemico. Mentre un ran-go caricava le armi, il secondo avanzava dicorsa verso la posizione successiva. La ri-serva si teneva a distanza, ma aderente al-l’azione, per inviare progressivamente irinforzi necessari. Il movimento dei dueranghi avanzati era coordinato da Ufficialiinferiori subalterni (5) (Tenenti o Sottote-nenti), in posizione centrale rispetto alleproprie Sezioni.Sebbene la manovra di questi Reparti fosseancorata a formazioni prefissate, si cercava,per quanto possibile, di sfruttare eventualiappigli tattici. Il pericolo maggiore era costi-tuito da un eventuale attacco d’infilata por-

tato da unità a cavallo (che comunque scar-seggiavano nelle fila dei ribelli spagnoli) oda guerriglieri posti in posizioni particolar-mente protette e defilate da cui effettuareun tiro mirato. Un segnale acustico di rialli-neamento emesso da tamburi o corni porta-va i «Volteggiatori» a ricompattare i ranghipiù indietro nel caso in cui l’azione offensi-va fosse stata arrestata.

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l’avanguardia o la retroguardia. Lascelta delle tattiche dipendeva an-che dalla disponibilità degli arma-menti in termini sia quantitativi, siaqualitativi. Armi prevalentementecostituite da fucili ad avancarica oaddirittura archibugi, che esaltava-no il combattimento ravvicinato,spesso corpo a corpo.Vi furono comunque anche altre im-portanti motivazioni tattiche cheportarono gli insorti spagnoli acombattere in un territorio preva-lentemente montuoso: la maggiorparte di essi erano appiedati. Al-l’epoca infatti, le cavalcature idoneea un ambiente montano scarseggia-vano a causa soprattutto delle poli-tiche di difesa degli anni precedenti,che avevano privilegiato l’appronta-mento e l’armamento di una pode-rosa Marina (anche in funzione pro-tettiva delle numerose colonie), adiscapito di efficienti forze di terra ein particolare di una moderna ca-valleria, reputata troppo costosa daorganizzare e soprattutto mantene-re. Giocoforza, le partidas, non po-tendo contare su una sufficiente di-sponibilità di cavalli, furono parti-colarmente vulnerabili negli spaziampi alle azioni della mobile e nu-merosa cavalleria francese e dell’ar-tiglieria. Esse scelsero quindi di im-postare il conflitto come un confron-to da giocarsi nell’unico terreno che,in pratica, annullava la schiacciantesuperiorità tecnico-tattica francese:quello montuoso.Un altro problema cui i Francesi do-vettero far fronte fu quello dellapresenza di città fortificate nella Pe-nisola Iberica, retaggio di un’epocaprecedente in cui esse venivano im-piegate come roccaforti opposte altransito da e per l’Africa di Esercitidi passaggio. Queste cittadelle, pro-tette da mura spesse e quindi diffi-cili da espugnare anche per i mezzidell’epoca, garantirono un sicuroasilo all’Esercito spagnolo, disto-gliendo, per il loro assedio, prezioserisorse operative da impiegare con-tro l’Esercito inglese. Alcune batta-glie durarono per giorni, in alcuni

casi per intere settimane (assedi diSaragozza, Valencia e Lerida).I Comandanti francesi dovetteroquindi affrontare la questione ope-rativa in termini differenti, distin-guendo tra operazioni convenziona-li (contro gli Eserciti britannico, spa-gnolo e portoghese), guerra d’asse-dio e operazioni di Counterinsurgen-cy vere e proprie. Come anticipato,il teatro spagnolo vide operare alcu-ni tra i migliori Generali francesidell’epoca, tra cui Massena, Reille eReynier, che avevano già avutoesperienze in operazioni di contro-guerriglia in occasione dei moti na-poletani, ma la maggior parte di es-si non aveva alcuna conoscenzaoperativa pregressa, dovendo quin-di imparare a proprie spese la ge-stione e la condotta di un conflittoasimmetrico.Le tattiche impiegate dai Francesinon differivano in maniera sostan-ziale da quelle impiegate in situazio-ni precedenti, a partire dai tempi diAlessandro Magno. Dopo la conqui-sta di un territorio, l’Esercito neavrebbe occupato le principali città eavrebbe stabilito il controllo operati-vo delle maggiori rotabili. Nei terri-tori ostili venivano invece stabiliticapisaldi e fortificazioni distanti traloro al massimo un giorno di marcia,sfruttando le strade più accessibili.Questo avrebbe garantito il necessa-rio supporto logistico per le truppe eun’adeguata sicurezza per i convoglilogistici. Una rete di pattuglie appie-date e a cavallo avrebbe garantito ilcontrollo stradale e particolari for-mazioni molto flessibili e leggere,denominate «colonne volanti» (13),sarebbero intervenute all’occorrenzaper rintuzzare attacchi della guerri-glia ed, eventualmente, disperdere leformazioni nemiche. I Francesi, difatto, replicarono tale organizzazioneanche nel teatro iberico.Nel corso del conflitto, come accen-nato, i principali obiettivi della guer-riglia furono i convogli logistici o leguarnigioni transalpine più deboli eisolate, bersagli facili e idonei alloscarso livello addestrativo ed orga-

nizzativo degli insorti. Presto però iGenerali napoleonici reagirono aquesta minaccia, elevando il livellodi sicurezza delle retrovie delle pro-prie unità e concentrando le proprietruppe in aree vitali. Nel 1810, in Ca-talogna, i Francesi organizzarono uncomplesso sistema operativo e logi-stico che prevedeva una serie diavamposti fortificati lungo le princi-pali vie di comunicazione.Tali fortificazioni assicuravano unrifugio sicuro e dei perni difensivialle truppe in movimento e allescorte, che garantivano la sicurezzadei corrieri e dei convogli. Inoltre,esse costituivano una sorta di polologistico di sostegno per la riscos-sione di tributi, provvigioni e la rac-colta di provviste. Il totale delletruppe impiegate per i predetticompiti, nella sola Catalogna, am-montava a circa 12 000 uomini. Nel-lo stesso periodo, la guarnigioneche occupava la Navarra, a fronte diuna forza effettiva di 4 700 uomini,ne impiegava oltre 2 700 con compi-ti di sicurezza, mentre solo 2 000 uo-mini svolgevano attività operativeoffensive. Ciò a riprova di quantofosse oneroso il problema di fron-teggiare adeguatamente gli insortispagnoli. Peraltro, il sistema di for-tificazioni in parola era molto sofi-sticato per gli standards dell’epoca eprevedeva, retaggio delle intramon-tabili torri di segnalazione romane,un sistema di comunicazione basatosu segnali luminosi trasmessi dauna torre all’altra.Come precedentemente accennato,una componente fondamentale delsistema difensivo delle retroviefrancesi era costituita dalle cosid-dette «colonne volanti», che pattu-gliavano le principali vie di comuni-cazione, operando negli spazi tradue capisaldi. Il loro compito eraquello di controllare le strade e in-terdire le stesse alla guerriglia, cer-cando, quando possibile, di ingag-giare le formazioni degli insorti perneutralizzarle. Le «colonne volanti»furono ampiamente impiegate inSpagna e ottennero discreti successi,

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costituendo un efficace strumentoper il controllo del territorio.In generale, comunque, le predispo-sizioni operative francesi, quali il ci-tato sistema di fortificazioni protet-to da pattuglie appiedate e «colonnevolanti», ebbero come effetto quellodi disperdere nell’area di operazio-ne le risorse belliche, con conse-guenti problemi e relative limitazio-ni nella concentrazione del combatpower, sottraendo pedine fonda-mentali per la condotta delle opera-zioni offensive contro l’Esercito an-glo-portoghese.Tale polverizzazione di forze fu ciòche rese possibile la sopravvivenzadelle truppe di Wellington nelloscacchiere iberico. D’altro canto,l’esiguità dei distaccamenti francesiin alcune provincie consentì agli in-sorti spagnoli di unire le partidas inpiù ampie formazioni, nella consa-pevolezza che, senza aiuti esterni, letruppe francesi di occupazione nonavrebbero avuto la capacità operati-va di contrastare efficacemente la

resistenza. Pertanto, per gestire nelmigliore dei modi tale complessa si-tuazione operativa, i Comandanti diNapoleone dovettero giocoforzaadottare soluzioni quantomeno «in-gegnose». I Francesi godevano in-contestabilmente di due vantaggi dinon poco conto:• una schiacciante superiorità nelfuoco erogato dall’artiglieria edalla fanteria;

• una efficace e moderna arma dicavalleria.

Entrambi gli strumenti dovevano pe-rò essere adeguati alle esigenze delleoperazioni di controinsurrezione inun terreno particolarmente comparti-mentato come quello spagnolo.A tale scopo, lo Stato Maggiore fran-cese costituì un certo numero diChasseurs des Montagnes. Queste uni-tà furono create attingendo dai re-parti della Guardia Nazionale in ser-vizio nei territori di confine dellaFrancia, con particolare riferimentoai dipartimenti pirenaici confinanticon la Spagna. Esse si guadagnaro-

no presto sul campo un’ottima repu-tazione in termini di efficacia ed effi-cienza operativa e, non da ultimo, ilrispetto dell’avversario.Altra innovazione fu quella di costi-tuire unità irregolari di controguer-riglia formate da autoctoni, chiama-ti Miquelets Français. Come forma diincentivo al reclutamento furonogarantiti speciali privilegi per chiavesse sposato la causa imperiale(doppie razioni viveri, diarie mag-giorate, diritto di saccheggio e rela-tiva immunità).A causa della cronica mancanza dicibo e acqua per i cavalli e delle pes-sime condizioni delle rotabili, i Fran-cesi furono costretti a riorganizzare eriarticolare le proprie unità di arti-glieria. I pezzi standard dell’Armatafrancese erano i cannoni da 6 e da 12(pounder) (14). Lentamente le batteriefrancesi in servizio in Spagna furonoriequipaggiate con pezzi da 4 e 8pounder, più leggeri e dotati di unamaggiore mobilità tattica nelle im-pervie strade iberiche. Altro vantag-

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L’ORDINE A CATENA

Altro schieramento molto usato dallafanteria leggera sia in scontri conven-zionali sia in operazioni di controguer-riglia era il cosiddetto «Ordine a cate-na». Esso consisteva nel distaccare dalgrosso della colonna in movimento,che aveva subito un attacco, un’unitàdi consistenza variabile di «Tiralleurs»(1) che formava gruppi di tiratori di-stanti ciascuno dieci passi dall’altro (2).Ciascun gruppo era composto da 4 uo-mini disposti su 2 file (3). La formazio-ne avanzava per quanto possibile in li-nea, cercando di sfruttare eventuali ap-pigli tattici, fino a stabilire un contattocon il nemico. A questo punto il tiratorein prima fila a destra di ciascuna for-mazione si distaccava dal propriogruppo facendo tre o quattro passi inavanti e aprendo il fuoco (4), per rien-trare subito nei ranghi. Contempora-neamente, uscivano dalla formazione ilsecondo tiratore a sinistra (5), che ripe-teva l’operazione seguito a sua voltadal terzo e dal quarto componente del-la Squadra. Nel frattempo il primo tira-tore ricaricava il fucile. Il vantaggio eraovviamente quello di fissare l’avversa-rio con un fuoco continuo e prolungatonel tempo, sebbene non particolarmen-te voluminoso.

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gio non trascurabile era rappresenta-to dalla possibilità di impiegare ilmunizionamento catturato o sottrat-to all’Esercito spagnolo, che pureaveva in linea tale tipologia di pezzi.L’impiego delle batterie in teatromontano necessitava comunque diinnovazioni anche a livello di sup-porto logistico. In tal senso furonomodificati i carriaggi dei pezzi da 3,4 e 12 pounder, rendendoli meno in-gombranti, più flessibili e idonei almovimento in territorio comparti-mentato. L’impiego del tiro con il se-condo arco contro le formazioni diinsorti, da speroni di roccia posti inquota contro gole e burroni, reserotali armi un prezioso strumento ope-rativo aggiunto nell’ambito delleoperazioni di Counterinsurgency.Pur considerando le precedenti mi-sure, le principali innovazioni pro-cedurali e operative riguardaronol’Arma di cavalleria. Proprio inquesto periodo la cavalleria france-se fu riorganizzata in tre classi: leg-gera, di linea e pesante. La cavalle-ria leggera era normalmente depu-tata a compiti di ricognizione e disicurezza delle formazioni in movi-mento. La cavalleria pesante eraprevalentemente impiegata come

forza di rottura, quando le condi-zioni operative e orografiche neconsentivano l’utilizzo. La cavalle-ria di linea fu invece utilizzata co-me soluzione di compromesso,spesso con compiti di ricognizione,ma anche per la condotta di opera-zioni offensive. Composta per lopiù da unità di Dragoni, essi pote-vano combattere indistintamente apiedi o a cavallo. In pratica svolge-vano attribuzioni di «fanteria a ca-vallo» e il loro armamento era pre-disposto per lo svolgimento deicompiti specifici della fanteria inquanto comprendeva: un moschet-to con relativa baionetta (difficil-mente impiegabile a cavallo) e unasciabola o spada a lama dritta. Que-sti reparti dimostrarono la loro effi-cacia contro le formazioni guerri-gliere spagnole, grazie alla loroestrema flessibilità e alla rapiditànegli spostamenti, qualità che con-sentirono loro di combattere effica-cemente appiedati e, contempora-neamente, di aggirare rapidamenteil fianco avversario attraverso l’uti-lizzo delle cavalcature, qualora l’oc-casione si fosse rivelata propizia. Acominciare dal 1808, la Francia in-viò in Spagna 24 reggimenti di Dra-goni, che presero il nome di «Dra-goni Spagnoli».I Francesi costituirono anche delleunità specificamente designate al

controllo delle proprie aree di retro-via e delle principali strade in cuitransitavano gli indispensabili flussilogistici. Tra queste una delle piùimportanti fu senza dubbio la Gen-darmerie d’Espagne. Composta daunità di cavalleria scelte tra quellepiù esperte e per lo più formate daveterani delle guerre continentali, laGendarmerie d’Espagne comprendevaventi squadroni, comprensivi ditruppe appiedate e a cavallo. Tra icompiti principali assegnati vi era-no pattugliamenti delle LOC, ge-stione dei prigionieri e scorte a con-vogli logistici o staffette.

MODALITÀ TATTICHEDI CONDOTTADELLA CONTROINSURREZIONE

Principio generale

I Comandanti francesi erano chiara-mente consapevoli della superioritàa loro favore in termini di livello diaddestramento delle truppe, disci-plina e potenza di fuoco. Pertanto,essi ricercarono, ogni qualvolta sene fosse presentata l’opportunità, loscontro in campo aperto con un nu-mero di effettivi superiore a quellodegli insorti. Nella condotta delloscontro, soprattutto in relazione alterreno, le unità si schieravano in li-nea su due file, allo scopo di sfrutta-re la massima potenza di fuoco ero-gabile. A riguardo venivano spessocondotte esercitazioni specifiche peril dispiegamento e il mantenimentodi tali formazioni in battaglia.

Scorte

La fase di preparazione e predispo-sizione della scorta era fondamenta-le. In tale fase preparatoria, veniva-no singolarmente controllate le armiindividuali, gli acciarini dei mo-schetti e si verificava che le gibernefossero piene.La formazione di scorta era compo-sta da un’avanguardia, una retro-guardia e da elementi a protezione

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Un dipinto raffigurante la resa dei francesia Bailen.

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dei fianchi, oltre che dalla scorta ve-ra e propria. Tali predisposizionitattiche prescindevano dalle dimen-sioni del convoglio da proteggere.L’avanguardia era formata, in gene-re, da 4, 6 o 8 uomini e non si di-stanziava mai più di trecento passidalla colonna principale. Quandopossibile era comandata da un Sot-tufficiale, che ne garantiva la disci-plina e la corretta esecuzione deicompiti assegnati.Circa un quarto della forza effettivadella scorta doveva essere devolutoper la protezione dei fianchi delconvoglio. Questi distaccamentinon avrebbero mai dovuto distan-ziarsi dalla formazione scortata piùdi trecento passi, allo scopo di so-stenere la scorta in caso di attaccoalla colonna. Il compito di tali unitàera quello di ricognire il terreno ailati del convoglio allo scopo di pre-venire eventuali imboscate. Partico-lare attenzione era posta nell’attra-versare villaggi, foreste o terreni

particolarmente compartimentati, incui si assumeva una formazione suun’unica fila di uomini. Le unitàpreposte al controllo dei fianchi do-vevano sempre mantenere il contat-to con il grosso della colonna. An-che in questo caso, il loro comandoera affidato a dei Sottufficiali.La retroguardia aveva una consi-stenza numerica di effettivi analogaa quella dell’avanguardia. Dovevamarciare circa duecento passi dietroall’unità scortata. A differenza del-l’avanguardia, sempre in marcia, laretroguardia doveva effettuare pe-riodicamente delle soste tattiche,specie in terreni elevati, per assicu-rarsi che il convoglio scortato nonfosse seguito. Questo imponevasuccessivamente una marcia più so-stenuta per recuperare il terrenoperso rispetto al resto della colonna.Se le unità di scorta includevano re-parti di cavalleria, tali assetti mar-ciavano dietro alla fanteria. Uno odue soldati a cavallo dovevano es-

sere distaccati con le unità di avan-guardia e retroguardia del convo-glio, con funzioni di staffetta e colle-gamento veloce.In condizioni climatiche avverse odurante le marce notturne, le di-stanze tra gli elementi di scorta e lacolonna in movimento erano ridotterispetto alle misure sopra indicate.Qualora la scorta fosse stata nume-ricamente consistente, si divideva indue formazioni, che avrebbero mar-ciato rispettivamente in testa e incoda alla colonna da proteggere. So-lo un numero esiguo di uominiavrebbe marciato tra i carri compo-nenti il convoglio, anche allo scopodi permettere una progressione del-la colonna il più possibile celere euniforme. La colonna logistica daproteggere avrebbe marciato in filaindiana e il Comandante del convo-glio, qualora la formazione si fosseframmentata, avrebbe rallentato oaddirittura si sarebbe arrestato, perconsentire all’unità di compattarsi.

75n. 3 - 2013

SCORTA A UN CONVOGLIO

La formazione di scorta era composta da un’avanguardia (1), una retroguardia (2) e da elementi a prote-zione dei fianchi (3), oltre che dalla scorta vera e propria (4). L’avanguardia era formata, in genere, da 4,6 od 8 uomini e non si distanziava mai più di trecento passi dalla colonna principale. Era comandata daun Sottufficiale (5). La protezione sui fianchi era garantita da distaccamenti che non avrebbero mai dovu-to distanziarsi dalla formazione scortata più di trecento passi, allo scopo di sostenere la scorta in caso diattacco alla colonna. Il compito di tali unità era quello di ricognire il terreno ai lati del convoglio allo sco-po di prevenire eventuali imboscate. La retroguardia aveva una consi-stenza numerica di effettivi analoga a quella dell’avanguardia. Do-veva marciare circa duecento passi dietro all’unità scortata. Adifferenza dell’avanguardia, sempre in marcia, la retroguar-dia doveva effettuare periodicamente delle soste tatti-che, specie in terreni elevati, per assicurarsi che ilconvoglio scortato non fosse seguito. La scortavera e propria, comandata da un Ufficiale(6), qualora fosse stata numericamenteconsistente, si divideva in due forma-zioni, che avrebbero marciato rispetti-vamente in testa (7) e in coda (8) allacolonna da proteggere. Solo un nu-mero esiguo di uomini (9) avrebbemarciato tra i carri componenti il con-voglio, anche allo scopo di permettereuna progressione della colonna il piùpossibile celere ed uniforme.

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Se il reparto di scorta fosse stato nu-mericamente esiguo negli effettivi,tutti gli uomini avrebbero marciatoin testa al convoglio da proteggere esolo due soldati avrebbero chiuso lacolonna.L’Ufficiale Comandante della scortastabiliva un segnale (in genere acu-stico) per l’allarme, in seguito alquale le unità in avanguardia, retro-guardia e di protezione ai fianchi sisarebbero ricompattate con il grossodel reparto.Qualora il primo a imbattersi nellaformazione nemica fosse stato il Co-mandante dell’avanguardia, egliavrebbe dovuto inviare un uomo in-dietro per allertare il grosso dellascorta. Se l’avanguardia fosse stataattaccata, avrebbe dovuto mantene-re la posizione il più a lungo possi-bile, consentendo alla retroguardiae alle formazioni a protezione deifianchi di ricongiungersi con il restodella scorta e al Comandante dellastessa di impartire i primi ordini. Lostesso comportamento doveva at-tuarsi in caso di attacco della retro-guardia o delle unità poste ai fian-chi della colonna. I carri componen-ti il convoglio avrebbero dovuto di-sporsi in doppia fila per proteggersivicendevolmente, mentre il Coman-

dante della scorta si sarebbe dovutomantenere in posizione defilata, alloscopo di sottrarsi al fuoco nemico eguidare la reazione con ordine. Egliavrebbe dovuto proteggere i fianchidel dispositivo con i «Volteggiatori»e sfruttare al massimo il terreno. Incaso di ritirata del nemico, la scortanon doveva impegnarsi nell’inse-guimento, in quanto suo compitoprincipale era quello di garantire lasicurezza del convoglio.Nel caso di guasto di un carriaggioil suo carico sarebbe stato suddivisotra gli altri carri e i cavalli messi atraino.Le soste nei villaggi per rifocillare letruppe dovevano essere effettuatepreferibilmente all’ingresso degliabitati allo scopo di poter ripiegarefacilmente qualora attaccati dagliinsorti. Gli uomini non dovevanodisperdersi e la sicurezza sarebbestata garantita da apposite sentinel-le posizionate in punti strategici. Seil convoglio avesse sostato per lanotte in un villaggio, le vie di acces-so a quest’ultimo sarebbero state in-terdette. Prima del pernottamentoveniva stabilita un’area presso laquale le truppe si sarebbero raduna-te in caso di allarme. I Comandantiche avessero disatteso tali predispo-sizioni sarebbero stati giudicati daun tribunale come traditori dellaFrancia. Similmente venivano puni-ti gli atti di codardia in battaglia,con pene inasprite per coloro chedetenevano il Comando.

Operazioni di controinsurrezione

Le modalità di movimento delle uni-tà nelle operazioni di Counterinsur-gency erano sostanzialmente invaria-te rispetto a quelle fissate per la scor-ta ai convogli logistici. Anche in que-sto caso la formazione principale sa-rebbe stata preceduta da un’avan-guardia, comandata da un Ufficialecon il compito, oltre che di ricognirela zona, anche di acquisire informa-zioni dai braccianti e dai contadinilocali, attività che spesso era basilareper il successo di un’operazione.

Anche in questo tipo di operazionila disposizione delle unità sul cam-po prevedeva una formazione in li-nea su una doppia fila, allo scopo disfruttare appieno la maggiore po-tenza di fuoco, mentre i ribelli o ibriganti preferivano formazioniaperte, polverizzate sul terreno, cheattaccavano per manipoli di 3-5 uo-mini. Una volta che gli insorti batte-vano in ritirata o ripiegavano, leunità francesi, a meno di quelle pre-poste alla scorta di convogli, prov-vedevano al successivo inseguimen-to. Una parte dell’unità veniva spe-dita in avanguardia con il compitodi pressare l’avversario, il grosso se-guiva di buon ordine, Comandantein testa, sempre pronto ad approfit-tare di ogni occasione per cercarel’annientamento del nemico. Qualo-ra le forze ribelli fossero state supe-riori in maniera preponderante, soloallora, il Comandante dell’unità at-taccata impartiva l’ordine di ripie-gamento, impiegando i Volteggiato-ri come schermo per coprire la ma-novra. I regolamenti dell’epoca vie-tavano tassativamente l’abbandonodell’armamento e del muniziona-mento all’avversario, pena la CorteMarziale.Nell’ipotesi in cui le unità francesiavessero dovuto rastrellare un vil-laggio in cui si presupponeva fosse-ro presenti degli insorti, l’avvicina-mento all’abitato sarebbe avvenutoin silenzio, sfruttando ogni appigliotattico per cogliere in pieno il fattoresorpresa. La forza disponibile sareb-be stata suddivisa in due distacca-menti. Il primo avrebbe avuto ilcompito di interdire le vie di acces-so all’abitato, allo scopo di bloccarepossibili vie di fuga. Contestual-mente, una volta cinturato, la secon-da formazione avrebbe rastrellato ilvillaggio.Nelle operazioni di controinsorgen-za non erano infrequenti le imbo-scate, realizzate nei passi di monta-gna o in gole scoscese. I Francesi at-taccavano sempre sul fianco il corpoprincipale della formazione avver-saria in movimento, con lo scopo di

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Il Ritratto del Duca di Wellington, Coman-dante delle forze britanniche e portoghesidurante la guerra di Spagna.

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annientarla totalmente. La condottadi tali operazioni offensive era ingenere devoluta agli Ufficiali subal-terni più esperti e risoluti, meglio seconoscitori del terreno. Al contrario,spesso le imboscate dei ribelli consi-stevano in scariche di fucileria indi-rizzate all’avanguardia o alla retro-guardia delle colonne francesi, se-guite da un rapido ripiegamento.

Ricognizione

Lo scopo delle attività di ricognizio-ne era prioritariamente quello di ac-quisire informazioni sugli sposta-menti delle partidas, con il fine ulti-mo di ottenere l’esatta dislocazionedelle unità avversarie. In genere, ta-li pattuglie erano composte da 10-12uomini, comandati da un Sottuffi-ciale. Due elementi marciavano intesta alla pattuglia con funzioni di«occhi» a una distanza di circa 300-400 passi, gli altri marciavano indoppia colonna con un altro paio diuomini distanziati a protezione deifianchi. La formazione era chiusa daun’altra coppia di uomini con fun-zioni di retroguardia. Tale fram-mentazione era preferibile all’esserepresi di sorpresa dalle bande arma-te, cosa che il più delle volte com-portava l’annientamento della pat-tuglia da ricognizione. Gli uominidistaccati rimanevano sempre a unadistanza tale per cui erano control-lati a vista dai Comandanti dell’uni-tà in marcia, anche in presenza diterreno particolarmente comparti-mentato o boschivo. Nel caso in cuigli elementi di testa della pattugliaavessero avvistato il nemico senzaessere scorti, avrebbero dovuto im-mediatamente indietreggiare versoil grosso dell’unità, senza aprire ilfuoco. A questo punto la pattugliacompatta avrebbe cercato di avvici-nare la formazione nemica il piùpossibile, allo scopo di ottenere in-formazioni più precise in merito al-la direzione, consistenza e tipologiadi armamento dell’avversario.L’unità avrebbe quindi ripiegato,utilizzando un percorso alternativo

a quello di andata.Nel caso in cui fosse stata scopertaprematuramente, la pattuglia avreb-be aperto il fuoco con una scarica difucileria per avvisare il grosso del-l’unità di appartenenza, da cui ge-neralmente era distaccata. Nel casoin cui il nemico si fosse lanciato al-l’inseguimento, il Comandante del-la pattuglia avrebbe dovuto divide-re la propria unità in due formazio-ni, che avrebbero percorso sentieridiversi precedentemente stabiliti.Quando possibile le pattuglie da ri-cognizione francesi erano accompa-gnate da una guida locale di com-provata affidabilità che era impiega-

ta singolarmente allo scopo di ri-durre la possibilità di essere scoper-ta, sfruttando così la sua capacità dimimetizzazione con l’ambiente cir-costante.

Ricognizione notturna

L’attività ricognitiva era condotta,per ovvi motivi di opportunità, digiorno, ma occasionalmente potevaessere effettuata anche con il favoredelle tenebre, quando la situazione

operativa contingente lo imponeva.Le modalità di condotta e spiega-mento sul terreno della pattuglianotturna ricalcavano quelle sopracitate, a meno delle distanze deglielementi di avanguardia, retroguar-dia e protezione dei fianchi, che era-no ovviamente ridotte.La formazione si arrestava spessoper ascoltare eventuali rumori, mar-ciando in assoluto silenzio. Un ru-more, anche minimo, avrebbe potu-to mettere a repentaglio il buon esi-to della missione. Gli uomini avan-zavano in coppia. Era fatto divietodi fumare o accendere fuochi du-rante i bivacchi, che avrebbero po-

tuto rivelare, anche a distanza, laposizione dell’unità.Se nel corso dell’operazione la pat-tuglia entrava in contatto con l’av-versario, la procedura prevedeva unavvicinamento alle formazioni ne-miche allo scopo di acquisire infor-mazioni utili ad accertare la direzio-ne di marcia dei ribelli. Ottenuti talipreziosi elementi informativi, l’uni-tà in ricognizione ripiegava celer-mente, ritornando al Comando perinformare i superiori. Se le informa-zioni acquisite fossero state di vitaleimportanza, esse avrebbero potutoessere anticipate attraverso l’inviodi una staffetta a cavallo. Nel caso la

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Un dipinto raffigurante l’uccisione e l’oc-cultamento di un Dragone francese.

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pattuglia fosse stata scoperta, il Co-mandante avrebbe ordinato l’imme-diata apertura del fuoco, per fissarel’avversario, ripiegando immediata-mente in direzione del grosso del-l’unità.

Marce notturne

In generale, le marce notturne preve-devano modalità attuative simili aquelle impiegate in quelle diurne ameno della formazione in avanguar-dia che avanzava in «fila indiana»,allo scopo di mantenere costante-mente il contatto tra i propri uomini.Tale predisposizione era efficace an-che nelle marce all’interno di areedensamente boscose. Erano inoltrenecessari il più assoluto silenzio euna maggiore attenzione nella vigi-lanza dei fianchi del dispositivo.

Il Comandante dell’avanguardia, senecessario, lasciava indietro uno deisuoi uomini per indicare la stradagiusta al grosso della formazioneche seguiva. Se l’avanguardia avvi-stava il nemico, il Comandanteavrebbe dovuto inviare una staffettaper informare il resto dell’unità.L’avanguardia non avrebbe dovutoaprire il fuoco se non a distanzeravvicinate, ignorando il fuoco av-versario. In caso di attacco notturnoerano inoltre fondamentali i segnalidi allarme e quelli di attuazione deivari ordini, che venivano emanatiattraverso l’uso di fischietti.

Pattuglie

Le pattuglie avevano lo scopo prin-cipale di garantire la sicurezza delleguarnigioni e dei distaccamenti iso-lati. I regolamenti dell’epoca impo-nevano il distacco di pattuglie not-turne nell’ambito delle predisposi-zioni difensive delle guarnigioni

francesi; chiaramente le pattugliepotevano essere effettuate anche digiorno. Il Comandante del distacca-mento o della guarnigione fissavagli orari e gli itinerari.

Acquartieramentoe rapporti con le autorità civili

Ciascun Comandante di distacca-mento o guarnigione era obbligato aintrattenere rapporti con le autoritàcittadine spagnole (anche nei villag-gi più piccoli), sin dal giorno di arri-vo del contingente. In genere, perl’acquartieramento delle truppefrancesi in un villaggio veniva re-quisito solo il numero strettamenteindispensabile di alloggi. Ciò alloscopo di non disperdere l’unità sulterreno, ma soprattutto evitare disa-gi alla popolazione locale. In generegli alloggiamenti erano scelti traquelli del centro dell’abitato e i re-parti erano disposti organicamentenelle strutture prescelte.Da subito erano scelti e comunicati,a tutti, i punti di raccolta in caso diallarme, anche ai Comandanti dellaGuardia Nazionale, se presenti, perevitare difficoltà di coordinamento.L’Ufficiale in comando era tenuto aricognire il villaggio per scegliere iluoghi idonei ove apprestare posta-zioni difensive, con particolare rife-rimento a tutte le strade che porta-vano al centro città. Stabilite le posi-zioni difensive, venivano successi-vamente distaccate pattuglie su iti-nerari prestabiliti, a intervalli irre-golari. Le postazioni difensive era-no scelte con cura tra quelle che ga-rantivano non solo una sufficienteprotezione, ma anche i migliori set-tori di tiro. Da tali posizioni potevaessere erogato il fuoco anche fino a300-400 passi di distanza dagliobiettivi.Particolare attenzione era posta alcontrollo e all’ispezione, da parte diUfficiali e Sottufficiali, delle posta-zioni difensive e delle unità inviatein pattugliamento. Circa ogni diecigiorni vi erano ispezioni generaliagli uomini e agli equipaggiamenti,

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Una cartina raffigurante la Spagna e il Por-togallo.

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anche per evitare problemi sanitari.Gli Ufficiali in comando della guar-nigione o del distaccamento erano isoli responsabili dell’ordine e delladisciplina, nonché degli aspetti logi-stici e sanitari all’interno dell’ac-quartieramento.Le relazioni con le autorità localidovevano essere mantenute, perquanto possibile, con tratto di cor-dialità e disponibilità, allo scopo diaccattivarsi la fiducia dei nativi, conil fine ultimo di ottenere informa-zioni e sostegno logistico.Particolare cura veniva rivolta al-l’addestramento delle truppe inguarnigione. Le aree adiacenti al ca-posaldo erano studiate con cura, se-gnalando sulle carte a disposizionepossibili vie di approccio, vie di fu-ga e posizioni da cui il nemicoavrebbe potuto colpire l’acquartiera-mento. Spesso venivano svolte ma-novre a partiti contrapposti, antesi-gnane delle moderne esercitazionidi reparto, che prevedevano imbo-scate e colpi di mano, allo scopo difar familiarizzare Ufficiali e truppacon le modalità di condotta delleoperazioni di controinsurrezione.

CONCLUSIONI

Napoleone nel corso della sua car-riera militare combatté personal-mente più di cinquanta battaglie,perdendone solo tre (Aspern-Essling, Lipsia e Waterloo), sebbeneil dato sia chiaramente controverso(15). Il numero in sé, oltreché em-blematico della genialità militare estrategica del «genio corso», aiuta acomprendere come all’epoca fosseancora attuale il concetto di «batta-glia decisiva». Grandi Eserciti na-zionali si affrontavano in campoaperto e l’esito di una o più batta-glie (campagna) decideva il corsodell’intera guerra. Era ancora di-stante il moderno assunto di «guer-ra totale», in cui ogni energia del si-stema Paese deve essere profusaper il raggiungimento della vittoriafinale. Alcune problematiche però,

come la logistica e la tecnologia,iniziavano ad assurgere quali pro-tagoniste nella condotta della guer-ra, che fino a quel momento con-templava, tra i suoi tratti distintivi,l’impiego dell’artiglieria a tiro teso,le unità di fanteria schierate in for-mazioni lineari o in quadrati, l’usodi armi ad avancarica, la scarsa mo-bilità delle truppe sul terreno, l’im-piego prevalente della cavalleriapesante come forza di rottura.Il teatro iberico rappresentò, daquesto punto di vista, un punto didiscontinuità rispetto ai summen-zionati elementi, se paragonato aiconflitti precedenti e a quelli coevi,combattuti in altre regioni del «Vec-chio Continente». Innanzitutto, il

centro di gravità (16) francese inSpagna, a livello tattico-operativo,non era rappresentato dalle forze dimanovra impegnate contro gli Eser-citi alleati, ma dalle forze impegnatenel controllo e nella sicurezza dellelinee di comunicazione e riforni-mento, con particolare riferimentoalle unità di cavalleria, assetti pre-giati grazie alla loro grande flessibi-lità e mobilità sul terreno. Il princi-pale sforzo bellico degli insorti fuinfatti rivolto al soffocamento dei ri-fornimenti della Grande Armée, im-pegnata contro gli Eserciti britanni-

co, portoghese e spagnolo.L’«ulcera spagnola» fu caratterizza-ta da un basso livello di intensitàdegli scontri, il più delle volte consi-stenti in una miriade di scaramucceche coinvolgevano pattuglie france-si di scorta o in ricognizione e ban-de di insorti. Evitare la battagliacampale, cercata invece dai France-si, costituiva l’obiettivo operativoprincipale per gli insorti, a loro agionell’applicazione di tattiche di guer-riglia condotte prevalentemente interritorio impervio e con formazioninumericamente ridotte, le cui carat-teristiche esaltavano una rapidità euna flessibilità sconosciute alla po-tente, ma lenta, macchina bellicaimperiale. In tale complesso scena-rio operativo i Francesi furono benpresto costretti ad attuare una pro-fonda revisione dei propri principid’impiego e dottrinali che si mate-rializzò con l’introduzione di alcuneinnovazioni tattiche e operative dirilievo tra cui:• la decalibrazione delle artiglierie

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Sopra.La carica dei Lancieri polacchi della GuardiaImperiale francese a Somosierra.

A sinistra.Il ritratto di Juan Martin Diez, El Empeci-nado.

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per rendere l’Arma più flessibile egarantire il supporto di fuoco an-che ai minori livelli ordinativi;

• l’organizzazione di unità di fante-ria e cavalleria più leggere e flessi-bili, capaci di operare in modo ef-ficace in ambiente montano ecompartimentato;

• l’impiego di complessi pluriarma,logisticamente autonomi (le cosid-dette «colonne volanti») che, dalpunto di vista operativo, fu la pre-disposizione tattica che riscosse imigliori risultati;

• un sistema di fortificazioni e capi-saldi permanenti, volti a garantirela necessaria sicurezza delle rota-bili principali;

• l’istituzione di unità «autoctone» ounità speciali, con compiti di sorve-glianza e raccolta d’informazioni.

Le citate predisposizioni, nonostan-te l’impatto positivo sull’andamen-to generale del conflitto, non costi-tuirono però fattori decisivi per ot-tenere la vittoria finale.Quanto precede può essere quindiconsiderata come l’eredità tecnico-militare maturata dai Francesi inquesto conflitto che si rivelò utile etrovò applicazione, con i necessaricontemperamenti e modifiche, anchenelle epoche successive (17). Di con-tro, la «guerrilla» spagnola costituìidealmente le basi dottrinali e proce-durali per la condotta di operazionidi Insurgency su vasta scala controun Esercito regolare, più forte e me-glio addestrato e organizzato.La guerriglia ebbe indiscutibilmenteun ruolo fondamentale nella vittoriafinale degli Eserciti della Coalizioneguidata da Wellington, così comeebbe a dichiarare Sir A. Gordon in«Alla destra di Wellington, letteredel Tenente Colonnello Gordon»(1808-1815, Army Records Society,2003, p. 87): «...le piccole formazioni diinsorti spagnoli ... raramente riscuote-vano successi sul campo, ma la loro vo-lontà e caparbietà, anche in condizioniavverse furono ammirabili. Impegnaro-no un gran numero di truppe francesi,impedendo loro di concentrarsi controWellington. Infatti, le bande operanti

nelle zone occupate dai francesi giocaro-no tutte lo stesso ruolo, ovvero quello didemoralizzare e minacciare i francesi,costringendoli a impiegare uomini e ri-sorse materiali nella protezione dei con-vogli logistici e delle guarnigioni.L’Esercito anglo-portoghese deve il pro-prio successo, e finanche la propria so-pravvivenza, alla resistenza spagnola».Dal punto di vista strettamente mi-litare, nonostante le innovazioni tec-niche e tattiche sopra citate e intro-dotte per modellare e modificare incondotta uno strumento bellico cheaveva riscosso tutti i suoi successi inconfronti convenzionali, la campa-gna spagnola si rivelò un pieno fal-limento operativo. Le cause furonoriconducibili essenzialmente al-l’ostinata capacità di resistenza de-gli insorti, all’insufficiente organiz-zazione logistica francese, al territo-rio impervio e compartimentatodella Penisola Iberica, alla scarsa at-tenzione prestata dai vertici militarinapoleonici, che, ancorati al concet-to di «grande battaglia risolutiva»,considerarono sempre la guerra diSpagna come un teatro secondario,non intuendo correttamente comenella Penisola Iberica fossero in gio-co i destini dell’Impero.

L’epilogo fu quello che in futuroavrebbe caratterizzato la quasi tota-lità dei conflitti cosiddetti «asimme-trici» che, nel corso degli anni, vide-ro cambiare protagonisti e scenarioperativi, ma restarono immutatinei loro tratti generali e nelle moda-lità di condotta e, molto spesso, an-che negli esiti finali.Dopo sei lunghi anni di guerra, leArmate francesi, distrutte nel fisicoe minate nel morale, furono costret-te ad abbandonare la Spagna, seb-bene invitte in scontri di un certo ri-lievo contro le formazioni irregolaridegli Spagnoli, in difesa dei confininazionali, minacciati a Est dalla coa-lizione nemica.In conclusione, un piccolo Esercito,male armato e addestrato, formatoin larga parte da contadini, artigia-ni, nullatenenti e religiosi, riuscìnell’impresa di battere quella che,per potenza e organizzazione, eraconsiderata la più efficiente macchi-na da guerra dell’epoca, attraversol’impiego di tattiche di guerriglia su

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Rivolta di Madrid: i Mamelucchi dellaGuardia Imperiale francese vengono assalitidalla popolazione.

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ampia scala, che coinvolsero tutta lastruttura sociale del Paese. La scon-fitta in Spagna fu il prologo dei suc-cessivi fatali rovesci di Napoleone aLipsia e a Waterloo, che segnaronola fine dell’Impero francese e la «Re-staurazione», con il Congresso diVienna (18), degli assetti politicipre-rivoluzionari.

Maggiore t. (tlm)Gianluca Bonci

NOTE

(1) In realtà con la pace di Tilsit (attualeSovetsk, sita nell’enclave russa di Kali-ningrad) furono siglati due accordi dipace: tra Francia e Prussia e tra Franciae Russia. Quest’ultimo sancì la mutuaassistenza in chiave antibritannica tra idue Paesi: la Francia si obbligò ad aiuta-re la Russia contro l’Impero Ottomano,in cambio lo Zar si sarebbe impegnatoin funzione antibritannica a provocarela guerra tra la Svezia e la Finlandia.(2) Questo accordo segreto prevedevatra l’altro:• Art. 1: la Russia si approprierà dei ter-ritori turchi in Europa ed estenderà isuoi possedimenti in Asia;

• Art. 2: le dinastie dei Borboni di Spa-gna e dei Braganza in Portogallo ces-seranno di governare. I Principi dellafamiglia Bonaparte succederanno adentrambe le corone. [...].

(3) Con il termine Blocco Continentale,o «Sistema Continentale», fu denomina-to il divieto, emanato da Napoleone il21 novembre 1806 da Berlino (Decretodi Berlino), di consentire l’attracco in unqualsivoglia porto dei Paesi soggetti aldominio francese, alle navi battenti ban-diera inglese. Questa palese violazionedel diritto internazionale fu formalmen-te giustificata con l’esigenza di rispon-dere all’azione di blocco dei porti fran-cesi operata dalla Gran Bretagna, la cuiMarina sequestrava da tempo le navifrancesi. Lo scopo era evidentementequello di colpire l’economia inglese, inconsiderazione del fatto che, con lasconfitta di Trafalgar, la Francia non erapiù in grado di contrastare il dominio

inglese dei mari. La reazione inglese fuimmediata: nel gennaio 1807 furonoemesse alcune Ordinanze che istituzio-nalizzarono il comportamento della Ma-rina britannica nei confronti delle navineutrali dirette ai porti francesi. Quellesorprese in mare a trasportare le mercisoggette al bando venivano catturate,messe in vendita all’asta e il carico se-questrato. Grazie alla potenza e all’effi-cienza della Royal Navy, il blocco istitui-to dalla Gran Bretagna fu molto più effi-cace di quello francese: di fatto, le mercicoloniali sparirono dai mercati dei Paesisoggetti al Blocco Continentale. Dopo idecreti di Milano, l’Inghilterra inasprì lesue ordinanze: qualsiasi commercio coni porti continentali soggetti a blocco eravietato pena la confisca del carico e il se-questro della nave (qualunque fosse labandiera di appartenenza) a patto che lenavi dirette in tali porti non attraccasse-ro prima in un porto inglese e pagasserouna «tassa di rispedizione» sui carichidestinati all’Europa napoleonica.(4) L’Impero coloniale portoghese fu ilpiù longevo d’Europa e comprendevanel XVIII secolo il Brasile e alcuni terri-tori in Africa e Asia.(5) La battaglia di Trafalgar fu un pas-saggio decisivo, nell’ambito delle guerrenapoleoniche, che vide la vittoria il 21ottobre 1805, a largo di Capo Trafalgar,vicino Cadice, della Royal Navy sotto ilcomando di Lord Nelson, sulla flottacongiunta franco-spagnola. Nelson stes-so trovò la morte a causa di un colpo dimoschetto, sparato da un marinaio fran-cese, che gli perforò un polmone. Laflotta britannica, inferiore per numerodi natanti e di uomini, era invece supe-riore in termini di esperienza della ciur-ma e di addestramento dei Quadri. Laflotta francese, guidata dall’AmmiraglioVilleneuve, scarseggiava in marinai eUfficiali esperti, decimati dalle esecu-zioni e dall’emigrazione durante la Ri-voluzione francese. La Squadra spagno-la era comandata dall’Ammiraglio DonFederico Gravina e disponeva di navimigliori rispetto a quelle francesi, ma diequipaggi raccogliticci e inesperti. Lavittoria britannica di Trafalgar chiusedefinitivamente il secolare duello anglo-francese per il controllo degli oceani:

Napoleone dovette rinunciare per sem-pre all’invasione della Gran Bretagna,che restò padrona assoluta dei mari finoalla Grande Guerra.(6) Manuel Godoy Álvarez de Faria RíosSánchez fu Primo Ministro della Spagnadal 1792 al 1808. Entrato nel 1784 nelCorpo delle Guardie della Regina MariaLuisa di Borbone-Parma, ne divennepresto amante, quindi, nel novembre1792, con il favore di Re Carlo IV, fu no-minato Primo Ministro, carica che man-tenne, salvo una breve interruzione, finoal 1808. Appoggiato dalla Francia impe-riale nella cosiddetta «guerra delle aran-ce», che vide la Spagna affermarsi sulPortogallo, egli stipulò il 6 giugno 1801il Trattato di Badajoz, alleandosi ufficial-mente con la Francia. L’alleanza con Na-poleone tuttavia costò cara alla Spagnapoiché il 21 ottobre 1805 la flotta spa-gnola andò distrutta a Trafalgar. Nel1807, Godoy stipulò con Napoleone aFontainebleau un Trattato segreto per laspartizione del Portogallo (cfr. nota n. 8)tra Francia e Spagna, che tuttavia nonebbe mai seguito. Con la sconfitta fran-cese a Waterloo e la successiva restaura-zione, odiato dalla popolazione e dal fi-glio e successore di Carlo IV, FerdinandoVII, Godoy si stabilì a Parigi nel 1819,

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Guerriglieri catalani.

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ove visse fino alla morte.(7) Jean-Andoche Junot Duca di Abran-tès fu un Generale francese. ConobbeNapoleone, del quale divenne segreta-rio, in occasione dell’assedio di Tolonenel 1793. Si distinse nella prima campa-gna d’Italia, venendo ricompensato conl’incarico di portare al Direttorio lebandiere catturate al nemico e guada-gnando la promozione al grado di Co-lonnello. Seguì Napoleone in Egitto co-me Aiutante di Campo e fu promossoGenerale di Brigata. Partecipò alla suc-cessiva campagna di Siria ove, ferito efatto prigioniero, guadagnò la stimaanche dell’avversario britannico. Dopouna serie di vicissitudini personali eprofessionali, gli fu affidata a settem-bre 1807 l’Armata del Portogallo. No-nostante la sconfitta inflittagli da Sir A.Wellesley, egli riuscì a negoziare abil-mente con gli Inglesi, ottenendo il rim-patrio per sé, i suoi soldati e il relativoequipaggiamento sulle navi inglesi(Convenzione di Sintra), in cambio del-

la totale evacuazione del Portogallo daparte dei Francesi. Tornato in Franciacombatté con la Grande Armée nellaCampagna d’Austria del 1809 e nel1810. Successivamente, tornò nella Pe-nisola Iberica con l’Armata comandatadal Masséna, ma subì anche questa vol-ta una dura sconfitta ad opera dellostesso Duca di Wellington. Partecipòalla campagna di Russia in cui guidòl’VIII Corpo d’Armata con competenzae bravura, non riscuotendo però il con-senso di Napoleone che lo accusò inve-ce di aver commesso svariati errori,specie nel non aver ostacolato suffi-cientemente la ritirata dell’Esercito rus-so dopo la vittoriosa battaglia di Smo-lensk. Nominato Governatore dell’Illi-ria e colto da pazzia, terminò i suoigiorni internato nella tenuta del padrein Borgogna, dove si lanciò da una fi-nestra rompendosi una gamba che,successivamente, tentò di amputarsicon un coltello da cucina: morì diecigiorni dopo a causa di complicazioniinfettive.(8) Tale accordo fu il risultato di nego-ziazioni segrete fra Godoy e il Governofrancese. Esso prevedeva l’autorizzazio-

ne formale al transito sul suolo spagno-lo per le truppe francesi e la spartizionedel Portogallo fra Francia e Spagna altermine della guerra, lasciando sul tro-no Carlo IV con il titolo di «Imperatoredelle due Americhe». Inoltre, la Spagnaavrebbe fornito un contingente di 14 000uomini provenienti dai reparti d’élitedell’Esercito a supporto dell’iniziativafrancese.(9) Tra queste annoveriamo l’assedio diPamplona e quello di Barcellona.(10) Il 28 dicembre 1808, la Junta Central,sostenuta a livello politico dal Governospagnolo, riconobbe la validità deigruppi di resistenza armati, emanandoistruzioni dettagliate relativamente allaloro composizione, organizzazione, pa-ga, ecc....(11) Tra le più famose partidas citiamoquella di «Don» Julian Sanchez, costitui-ta da una formazione a cavallo dotata diuniformi e armi sottratte per la maggiorparte ai Francesi.(12) Gli alleati di Wellington: Spagna,1808-12, «Soldatini dell’epoca napoleo-nica», Ed. Del Prado, 2002, p. 10.(13) Le colonne volanti, così comeespresso da C. Callwell in «Small Wars»,

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Anche i religiosi presero parte alla guerrainsurrezionale spagnola.

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circa un secolo dopo, sono «caratterizzateda una grande libertà d’azione. [...] Puòmuoversi in ogni direzione e il nemico puòcontrastare il suo piano per la campagna so-lo affrontandola sul campo di battaglia.Questo è il motivo per cui il sistema di co-lonne volanti, Corpi di forze autosufficientiche percorrono il teatro di guerra, è così lar-gamente adottato nella guerra irregolare.Piccole colonne volanti formano difatti lapiù efficace protezione per le linee di comu-nicazione di un Esercito. Esse possonosgombrare il campo e affrontare in un mododecisivo ogni assembramento di guerrierinemici che minacciano la linea e allo stessotempo non sono ostacolate dalla preoccupa-zione riguardo le loro stesse comunicazioni,poiché esse possono sempre tornare intatteal punto di partenza. [...] Quando lo stessoEsercito abbandona i suoi collegamenti equindi diventa una colonna volante, sottocerti aspetti si avvantaggia dall’essere unaforza autosufficiente, ma ha anche svantaggimolto seri. Come ovvia conseguenza le trup-pe sono sovraccariche di feriti, di grandiconvogli e di colonne che trasportano tuttele scorte militari, sufficienti a sopperire aqualsiasi evenienza possa verificarsi durantel’intero tempo che l’Esercito rimane isolatodalla sua base. Questo significa una massadi trasporti che vanno protetti. [...].», da«Small Wars», di C. Callwell (a cura diA. Beccaro), Libreria Editrice Goriziana,2012, p. 148.(14) In realtà il pounder non esprime il ca-libro in artiglieria, ma il peso del proiettosparato. Deriva dall’inglese pound (lib-bra), il cui peso equivale a 454 grammi.(15) L’esito finale di una battaglia otto-centesca poteva essere determinato dauna molteplicità di fattori tra cui: nume-ro delle perdite, cattura di una città o diun territorio, Esercito che si è ritirato perprimo, morte del Comandante in capo,ecc.... Tali elementi potevano essere incontrasto, portando spesso a reclamarela vittoria contemporaneamente entram-be le parti in lotta.(16) In accordo con la definizione di J.Strange dello U.S. Marine Corps War Col-lege, il centro di gravità è costituito dallefonti primarie che garantiscono, a unadeterminata parte in lotta, forza fisica emorale, efficacia ed efficienza in com-battimento e capacità di resistenza.

(17) L’impiego delle colonne volanti tro-vò applicazione, con discreto successo,anche in territorio italiano, nello specifi-co, nella lotta al brigantaggio condottanelle zone meridionali del Paese neglianni immediatamente successivi all’uni-ficazione (Cfr. «Manuale di controguer-riglia 1868 - Istruzioni per la repressionedel brigantaggio», E. Pallavicini di Prio-la, Ed. Effepi, 2012). Tali formazioni,unite alla decalibrazione delle artiglieriee al supporto di fuoco decentrato ai mi-

nori livelli ordinativi, furono utilizzatedagli Inglesi contro i Boeri in Sud Africaalla fine del secolo XIX.(18) Il Congresso di Vienna si tennenell’omonima città nel periodo com-preso tra il 1° novembre 1814 e il 9 giu-gno 1815. Vi parteciparono le maggioripotenze europee allo scopo di ridise-gnare la carta politica del Continentedopo gli sconvolgimenti derivanti dal-la Rivoluzione francese e dalle guerrenapoleoniche, riaffermando il cosiddet-to «ancien régime».

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83n. 3 - 2013

Un dipinto raffigurante i difensori di Sara-gozza.