5 Personalismo

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Questioni di etica della vita Istituto Universitario Sophia Laurea magistrale in Fondamenti e prospettive di una cultura dell'unità A.A. 2009/2010

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Questioni di Etica della Vita

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Questioni di etica della vita

Istituto Universitario Sophia

Laurea magistrale in Fondamenti e prospettive di una cultura dell'unità

A.A. 2009/2010

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Il personalismo

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Ritorniamo alla nostra domanda: Cosa è bene fare?

“Cosa è bene fare?” significa sempre “Cosa è bene per l’uomo?”… ovvero… “Cosa è in linea con il rispetto della sua dignità?”

La persona umana, nella sua totalità, deve quindi essere riporta al centro della valutazione etica, ed essere così “punto di riferimento e di misura tra il lecito e il non lecito”,

È nell’uomo, pertanto, che dovrà ricercarsi il fondamento etico delle azioni

La risposta del personalismo

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Modello personalista (cognitivista)

La centralità del concetto di persona nel pensiero filosofico… e in bioetica

o L’elaborazione di questo concetto è il tentativo dell’uomo di comprendere e rappresentare se stesso e i propri simili, stabilendo – al contempo – il significato e il valore delle relazioni interpersonali.

Il concetto di persona presuppone un convincimento: che l’uomo “sporge” (emerge) dalla natura-ambiente, si percepisce come soggetto autonomo e trova in se stesso (nel suo essere) la fonte della propria dignità

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Il concetto di persona

Prósopon

Il dogma trinitario

Angeli

… uomo (uso analogico del termine persona-umana)

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Modello personalista (cognitivista)

La persona

Significati in uso del termine “persona”:o Psicologico (avente personalità)o Giuridico (soggetto di diritti)o Morale (titolare di dignità)o Ontologico (possessore di un particolare modo

d’essere)

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Modello personalista (cognitivista)

Una premessa Di “personalismo”, storicamente, si parla in una

triplice accezione:o personalismo “relazionale-comunicativo” (Apel,

Habermas)

• valore della soggettività e della relazione intersoggettiva

o personalismo “ermeneutico” (Gadamer)

• ruolo chiave della coscienza soggettiva nell’interpretazione della realtà

o personalismo “ontologico” (Tommaso d’Aquino)

• pone a fondamento della soggettività un’esistenza ed un’essenza costituita nell’unità corpo-spirito

• La persona è sostanza individua di natura razionale (Boezio)

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Sovrapponibilità fra esseri umani e persone umane

esseri umani=persone

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Personalismo ontologico

esso vuole affermare uno statuto oggettivo (ontologico) ed esistenziale della persona

La razionalità, la libertà, ecc. sono caratteristiche che dipendono dall’essere stesso della persona (e la persona può manifestarle o non-manifestarle)

Lo statuto ontologico della persona umana si riconosce (non si attribuisce) ad ogni essere umano, in quanto sostanziale.

Affermando lo statuto ontologico della persona se ne riconosce la rilevanza assiologica (il valore).

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Personalismo ontologico

1. L’uomo è persona perché è l’unico essere in cui la vita diviene capace di auto-riflessione (=ragione); di autodeterminazione (=libertà); di cogliere il senso delle cose (=coscienza).

2. Ragione, libertà e coscienza non sono riducibili alle “leggi dell’evoluzione”, ma derivano dall’anima razionale (spirituale) che informa e dà vita al corpo.

3. Differenza sostanziale uomo/animale; 4. La persona è un corpo spiritualizzato, una unitotatiltà

corporeo-spirituale che vale per quello che è.5. In ogni scelta la persona impegna ciò che è, la sua

esistenza e la sua essenza, il suo corpo e il suo spirito6. Consapevolezza razionale che ogni essere umano

possiede un eguale e intrinseco valore, che chiamiamo dignità.

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Personalismo ontologico: conseguenze etiche

Persona significat id quod est perfectissimum in tota natura, scilicet subsistens in rationali natura (Tommaso d’Aquino, S. Th. I, q.29, a.3)

Chi è massimamente perfetto non può non essere riconosciuto e rispettato semper et pro semper, in ogni circostanza di tempo e di luogo, cioè in modo assoluto. Nessun valore arbitrario - neanche il superamento di tutte le malattie - può sostituire il valore di ogni singola persona.

La persona impone l’imperativo categorico di agire in modo da trattare l’umanità, in sè e negli altri, sempre come fine e mai soltanto come mezzo (Kant, Fondamenti della metafisica dei costumi)

l’essere perfettissimum in tota natura resiste a qualsiasi tentativo di abbassarlo alla condizione di semplice strumento.

l’uomo è “la sola creatura in terra che Iddio abbia voluto per se stessa” (Gaudium et spes, n. 24).

Anche la prospettiva teologica afferma il primato dell’essere e della dignità della persona, e per tanto il valore assoluto della norma personalista.

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Personalismo ontologico: conseguenze etiche

Il bonum, il valore ultimo che misura l’agire morale, viene inteso come promozione dell’essere e della preziosità (o dignità) della persona in quanto persona.

L’essere e la dignità della persona sono, quindi, valori assoluti. Di conseguenza, la bioetica personalista pone come primum principium il rispetto incondizionato dell’inviolabilità della persona (e quindi della vita umana) e la tutela della sua libera espressione, in primis sul versante dei diritti umani.

Riassumendo, possiamo affermare che la persona, dal suo concepimento fino alla sua morte naturale, deve essere sempre:

o punto di riferimento ultimo in ogni decisioneo sempre fine, mai mezzoo metro di misura per giudicare ciò che moralmente

è lecito o illecito

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La corporeità umana

Conseguenze etiche la vita fisica è un bene primario o fondamentale

o non è un bene assoluto (lo è, ad es. in prospettiva trascendente, la vita eterna)

o precede tutti gli altri beni relativio solo il raggiungimento del bene spirituale e trascendentale

della persona può rendere accettabile il rischio della vita fisica (es. martirio)

o il primo bene che la segue gerarchicamente è la sua integrità

o i beni della vita relazionale (affettivi e sociali) sono subordinati ai due precedenti

ogni “mercificazione” del corpo è un’offesa alla dignità della persona

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I principi della bioetica personalista

1. Il principio di difesa della vita fisica

2. Il principio di libertà e responsabilità

3. Il principio di socialità e sussidiarietà

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1 - Il principio della difesa della vita fisica

La tutela della vita umana: la vita umana fisica è valore fondamentale su cui si fondano e si sviluppano tutti gli altri valori della persona

D’altra parte, la vita umana fisica non esaurisce tutto il valore della persona, non è il bene supremo, assoluto che invece rinvia al trascendente

Un intervento sulla vita fisica è un intervento sulla persona, un danno è un danno alla persona

La promozione della salute

o “diritto alla salute”

o Educazione all’accettazione del limite (dolore, morte)

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3 - Il principio di libertà e responsabilità

Libertà da e libertà per Rem ponderare Res-pondere

Responsabilità individuale (verso se stessi) Responsabilità sociale (verso gli altri) Responsabilità professionale (verso particolari

categorie di persone)

Responsabilità nei confronti della vita

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4 - Il principio di socialità/sussidiarietà. 1

Impegna di ogni singola persona a realizzare se stessa nella partecipazione alla realizzazione del bene dei propri simili.

La propria vita e quella altrui come un bene non soltanto personale, ma anche sociale, dunque impegno della comunità a promuovere il bene comune promuovendo il bene di ciascuno. La vita e la salute di ognuno dipendono anche dall'aiuto degli altri.

Per la sussidiarietà, la comunità deve da un lato aiutare di più dove più grave è la necessità (curare di più chi è più bisognoso di cure e spendere di più per chi è più malato), dall'altro non deve soppiantare o sostituire le iniziative libere dei singoli e dei gruppi, ma garantirne il funzionamento.

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Il principio di socialità/sussidiarietà. 2

Esempi di implicazioni per la bioetica: Giustificazione del dono di organi e tessuti, che pur

comporta una certa mutilazione nel donatore. Sperimentazione non-terapeutica.

Le opere assistenziali (ospedali, case di cura, lebbrosari) frutto del senso del servizio fraterno dei sani verso i malati.

In termini di giustizia sociale, obbligo della comunità a garantire a tutti i mezzi per accedere alle cure necessarie, anche a costo di chiedere sacrifici maggiori a chi meglio può sostenerli.

In nome del principio di sussidiarietà, non si dovrà mai sottrarre la cura di assistenza al malato più sofferente o più grave.

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Il metodo della riflessione

Quali scopi per una metodologia di analisi bioetica? Avere una chiave di lettura “ad hoc” per

individuare possibili emergenze etiche negli atti umani da esaminare

Disporre di uno strumento confrontabile Orientare le scelte in modo eticamente

adeguato

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Il metodo della riflessione

A

B

C

Esame degli aspetti

biomedici

Analisi dei valori in gioco (significato antropologico)

Soluzione del problema etico

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Fine