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PENSIERO E PERSONA Riportiamo il testo dell’inter- vento di G. Gaelazzi al seminario di Studi che ha inaugurato il Cen- tro personalista di Acquaviva Pi- cena, coordinato da Giancarla Pe- rotti Barra. 1. Accezioni di personalismo Da una ricognizione sulla storia del personalismo si evince che esso è un orientamento di pensiero che na- sce con il cristianesimo, ed è Agosti- no di Ippona ad essere concettual- mente all’origine del personalismo, che all’inizio ha una connotazione teologica e solo in tempi successivi anche filosofica. Più precisamente, lo sviluppo del personalismo si potrebbe artico- lare in diversi momenti. Una prima fase è quella che corrisponde alla Pa- tristica e alla Scolastica, quando il personalismo ha una decisa specifi- cazione religiosa: da Severino Boezio a Tommaso d’Aquino a Ugo da San Vittore. Una seconda fase, che com- prende il Rinascimento e l’Illumini- smo, è caratterizzato dalla secolariz- zazione, e l’autore che meglio sinte- tizza tale impostazione è Immanuel Kant. Ma è nel 900 che viene coniato il termine “personalismo” da Charles Renouvier, il quale lo pone a titolo di una sua opera, pubblicata all’inizio del secolo, e proprio il ’900 potrebbe essere definito il secolo del personali- smo, in quanto è in questo secolo che il personalismo nasce e muore come orientamento di pensiero, che si spe- e quella del postpersonalismo, con il quale le diversificazioni si accresco- no, in quanto si moltiplicano gli ap- procci concettuali e disciplinari, tra cui interessa qui segnalare quelli a connotazione neo-personalista. Al di là del suo percorso pro- priamente filosofico, per cui si pre- senta prima come reazione all’ideali- smo e al positivismo, poi all’esisten- zialismo e al marxismo, infine allo strutturalismo e al decostruzioni- smo, il personalismo potrebbe essere configurato nella contemporaneità come una linea di tendenza alterna- tiva all’altra linea di tendenza che ha dominato “il secolo lungo”, vale a di- re il nichilismo, che da Nietzsche a Heidegger a Foucault ha dichiarato la “morte di Dio”, la “morte della metafisica”, e la “morte dell’uomo”; di contro il personalismo, pur nelle diverse traduzioni che ha avuto dal punto di vista diacronico e sincroni- co, si è caratterizzato per una conce- zione incentrata sui soggetti in quanto caratterizzati da libertà e re- sponsabilità. Tenendo presente quanto abbia- mo detto dovrebbe risultare la com- plessità del fenomeno del personali- smo, di cui dunque non si possono ignorare i molteplici significati, ma di cui non si possono misconoscere al- cuni importanti concetti, che costi- tuiscono ormai acquisizioni condivi- se. Al riguardo può servire il ricorda- re che due degli eventi più significa- tivi del secolo XX, vale a dire la Di- chiarazione universale dei diritti umani e il Concilio ecumenico Vatica- no II, ruotano attorno al concetto di cifica in diverse correnti filosofiche, le quali anche al loro interno appaio- no notevolmente variegate. Basti pensare che anche il mo- mento forte del personalismo nove- centesco, che si colloca tra gli anni Trenta e Cinquanta, è caratterizzato dalla presenza del personalismo di Emmanuel Mounier e da quello di Jacques Maritain. Non solo: al di là dei “dioscuri” del personalismo, è da dire che esso è presente in modo tra- sversale in diverse correnti della pri- ma metà del ’900: tutto ciò a confer- ma del carattere pluralistico del per- sonalismo. Nella seconda metà del secolo scorso – come ha felicemente sinte- tizzato Paul Ricoeur – “muore il per- sonalismo, torna la persona”, nel senso che il movimento del “perso- nalismo comunitario” tramonta, tramontando le due filosofie, l’esi- stenzialismo e il marxismo, cui il personalismo si era posto come al- ternativa. Tuttavia la scomparsa del personalismo come corrente filoso- fica non segna affatto la fine dell’idea di persona, la quale anzi acquista una rinnovata importanza, e finisce per essere al centro non solo della ri- flessione filosofica, ma anche della ricerca scientifica, per cui si può par- lare di molteplici personalismi (filo- sofici e teologici) e personologie (filo- sofiche e scientifiche). Schematizzando, si potrebbe di- re che, lungo il ’900, si presentano tre fasi: quella del protopersonalismo nelle sue diverse espressioni; quella del personalismo propriamente det- to, anch’esso, peraltro, differenziato; Le sfide del personalismo, oggi Giancarlo Galeazzi - Docente di Antropologia filosofica, Istituto Teologico marchigiano, Ancona Tra tomismo e fenomenologia realista N. 63/08 9 PROSPETTIV A PERSONA 02_Prospettiva_pp_7_30 15-04-2008 10:01 Pagina 9

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PENSIERO E PERSONA

Riportiamo il testo dell’inter-vento di G. Gaelazzi al seminariodi Studi che ha inaugurato il Cen-tro personalista di Acquaviva Pi-cena, coordinato da Giancarla Pe-rotti Barra.

1. Accezioni di personalismo

Da una ricognizione sulla storiadel personalismo si evince che esso èun orientamento di pensiero che na-sce con il cristianesimo, ed è Agosti-no di Ippona ad essere concettual-mente all’origine del personalismo,che all’inizio ha una connotazioneteologica e solo in tempi successivianche filosofica.

Più precisamente, lo sviluppodel personalismo si potrebbe artico-lare in diversi momenti. Una primafase è quella che corrisponde alla Pa-tristica e alla Scolastica, quando ilpersonalismo ha una decisa specifi-cazione religiosa: da Severino Boezioa Tommaso d’Aquino a Ugo da SanVittore. Una seconda fase, che com-prende il Rinascimento e l’Illumini-smo, è caratterizzato dalla secolariz-zazione, e l’autore che meglio sinte-tizza tale impostazione è ImmanuelKant.

Ma è nel ’900 che viene coniatoil termine “personalismo” da CharlesRenouvier, il quale lo pone a titolo diuna sua opera, pubblicata all’iniziodel secolo, e proprio il ’900 potrebbeessere definito il secolo del personali-smo, in quanto è in questo secolo cheil personalismo nasce e muore comeorientamento di pensiero, che si spe-

e quella del postpersonalismo, con ilquale le diversificazioni si accresco-no, in quanto si moltiplicano gli ap-procci concettuali e disciplinari, tracui interessa qui segnalare quelli aconnotazione neo-personalista.

Al di là del suo percorso pro-priamente filosofico, per cui si pre-senta prima come reazione all’ideali-smo e al positivismo, poi all’esisten-zialismo e al marxismo, infine allostrutturalismo e al decostruzioni-smo, il personalismo potrebbe essereconfigurato nella contemporaneitàcome una linea di tendenza alterna-tiva all’altra linea di tendenza che hadominato “il secolo lungo”, vale a di-re il nichilismo, che da Nietzsche aHeidegger a Foucault ha dichiaratola “morte di Dio”, la “morte dellametafisica”, e la “morte dell’uomo”;di contro il personalismo, pur nellediverse traduzioni che ha avuto dalpunto di vista diacronico e sincroni-co, si è caratterizzato per una conce-zione incentrata sui soggetti inquanto caratterizzati da libertà e re-sponsabilità.

Tenendo presente quanto abbia-mo detto dovrebbe risultare la com-plessità del fenomeno del personali-smo, di cui dunque non si possonoignorare i molteplici significati, ma dicui non si possono misconoscere al-cuni importanti concetti, che costi-tuiscono ormai acquisizioni condivi-se. Al riguardo può servire il ricorda-re che due degli eventi più significa-tivi del secolo XX, vale a dire la Di-chiarazione universale dei dirittiumani e il Concilio ecumenico Vatica-no II, ruotano attorno al concetto di

cifica in diverse correnti filosofiche,le quali anche al loro interno appaio-no notevolmente variegate.

Basti pensare che anche il mo-mento forte del personalismo nove-centesco, che si colloca tra gli anniTrenta e Cinquanta, è caratterizzatodalla presenza del personalismo diEmmanuel Mounier e da quello diJacques Maritain. Non solo: al di làdei “dioscuri” del personalismo, è dadire che esso è presente in modo tra-sversale in diverse correnti della pri-ma metà del ’900: tutto ciò a confer-ma del carattere pluralistico del per-sonalismo.

Nella seconda metà del secoloscorso – come ha felicemente sinte-tizzato Paul Ricoeur – “muore il per-sonalismo, torna la persona”, nelsenso che il movimento del “perso-nalismo comunitario” tramonta,tramontando le due filosofie, l’esi-stenzialismo e il marxismo, cui ilpersonalismo si era posto come al-ternativa. Tuttavia la scomparsa delpersonalismo come corrente filoso-fica non segna affatto la fine dell’ideadi persona, la quale anzi acquistauna rinnovata importanza, e finisceper essere al centro non solo della ri-flessione filosofica, ma anche dellaricerca scientifica, per cui si può par-lare di molteplici personalismi (filo-sofici e teologici) e personologie (filo-sofiche e scientifiche).

Schematizzando, si potrebbe di-re che, lungo il ’900, si presentano trefasi: quella del protopersonalismonelle sue diverse espressioni; quelladel personalismo propriamente det-to, anch’esso, peraltro, differenziato;

Le sfide del personalismo, oggi

Giancarlo Galeazzi - Docente di Antropologia filosofica, Istituto Teologico marchigiano, Ancona

Tra tomismo e fenomenologia realista

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persona, tanto che, riecheggiandouna espressione di Giovanni PaoloII, si potrebbe dire che l’uomo appa-re come la strada della società e dellachiesa.

Detto questo, possiamo enun-ciare l’ipotesi che si vuole qui avan-zare, vale a dire che, oggi, in presen-za di tutta una serie di antinomie as-siologiche, tipiche della società con-temporanea, il personalismo puòcontribuire al loro superamento, nelsenso che offre la possibilità di fuo-riuscire dalle contraddizioni che ca-ratterizzano la tardo-modernità.

Schematizzando, possiamo in-dividuare quattro sfide fondamenta-li, che riguardano il soggetto, la con-vivenza, il multiculturalismo e la lai-cità. Vediamo come ciascuno diquesti temi risulti contrassegnatoda tendenze contrastanti più o me-no reali, che rischiano la disumaniz-zazione dell’uomo e della società, ecome il personalismo possa costi-tuire una alternativa, che punta in-vece alla loro umanizzazione e comeaiutino in questa direzione il pen-siero e la testimonianza di due filo-sofi: Jacques Maritain ed Emma-nuel Mounier, a cui (soprattutto alprimo) a più riprese ho dedicatosaggi, tra cui quelli raccolti nellamonografia Jacques Maritain un fi-losofo per il nostro tempo.

2. Prima sfida: il soggetto

Di fronte al tema del soggetto, lasocietà contemporanea appare ca-ratterizzata da tendenze contrastan-ti, cioè per un verso dall’individuali-smo e per altro verso dalla massifica-zione; in realtà si tratta di facce dellastessa medaglia, in quanto, solo lad-dove “muore l’individuo e trionfal’individualismo”, sono possibiliprocessi di omologazione e di sper-sonalizzazione.

In questo contesto, c’è chi haparlato di una società caratterizzatada relativismo e nichilismo, da consu-mismo e edonismo; si ha quasi l’im-pressione di andare verso una uma-nità senza umanità, e l’immagine

Ebbene, l’idea di persona, cheoggi è posta al centro di orientamen-ti filosofici, teologici e scientifici, ri-conducibili a una impostazione“neo-personalista”, si connota perquattro caratteri: la dignità, nel sen-so che la persona è sempre fine, maisolo mezzo; la diversità, nel sensoche la persona è individualità origi-nale e irripetibile; la dialogicità, nelsenso che la persona costitutivamen-te è relazione: con sé e con l’alterità;e la donatività, nel senso che la per-sona è trascendimento di sé: in sen-so orizzontale e verticale.

Una tale concezione di persona,per quanto possa diversificarsi a se-conda dei paradigmi e degli approc-ci, costituisce una concezione condi-visa da parte di numerosi pensatori,che la caratterizzano ora in senso piùontologico ora in senso più fenome-nologico, ma in diverso modo pon-gono la configurazione sostanzialisti-ca ovvero relazionale in alternativa aquella funzionalistica o operazionale,la configurazione olistica in alterna-tiva a quella analitica, la configura-zione integrale in alternativa a quellariduttivistica, la configurazione uni-taria in alternativa a quelle monisti-che, dualistiche e compositive.

Volendo fare riferimento a Jac-ques Maritain e Emmanuel Mounierpotremmo rinviare alla loro operacomplessiva, ma in particolare sipossono citare rispettivamente Lapersona e il bene comune, e il Manife-sto del personalismo comunitario, co-me abbiamo cercato di mostrare inalcuni saggi dedicati a Mounier eMaritain.

Per quanto in modi diversi (piùmetafisico Maritain, più fenomeno-logico Mounier) i due filosofi fran-cesi hanno configurato la persona intermini di totalità unitaria, per cui ledistinzioni che si operano non han-no il carattere di parti chiamate acomporsi, bensì di aspetti di un’uni-ca realtà.

Infatti, quando Maritain parladella persona in termini di indivi-dualità e personalità non intendedue componenti della persona, ma

della “folla solitaria” (Packard) rias-sume bene questo contrasto, cheporta ad un crescente individualismomassificato, ad un particolarismosempre più esasperato, ad una fram-mentazione sempre più accentuata,pur nel contesto della cosiddetta glo-balizzazione.

Di contro a questa duplice ten-denza il personalismo risponde ri-vendicando il principio persona. Sitratta, per la verità di un principioche oggi è sostenuto in maniera tra-sversale da molteplici concezioni, percui è stato detto che “muore il perso-nalismo, ritorna la persona” (Rico-eur). Tuttavia, di fronte alla diversitàdi connotazione che l’idea di perso-na va assumendo, occorrerebbechiedersi a “quale” idea di persona sifa riferimento

La categoria di persona, che inpassato aveva un carattere analogico,applicandosi a Dio e all’uomo, ri-schia oggi di configurarsi in modoequivoco, in quanto viene applicataagli uomini, ma anche agli animali ealle macchine, e in ogni caso solo acerte condizioni, per cui accade chenon possano essere definiti personegli umani, se non hanno certi requi-siti, e possano essere definiti personedegli animali e delle macchine, se in-vece li hanno.

In presenza di una tale situazio-ne è sembrato ad alcuni che sia dapreferire al termine “persona” quellodi “uomo”, che non si presta ad esse-re applicato se non agli umani. Que-sto per dire quanto la “fortuna” deltermine “persona” abbia finito persegnarne la “sfortuna”.

Ad ogni modo, nell’attuale mol-teplicità delle filosofie e delle scienzedella persona, ci sono alcuni orienta-menti che potremmo porre sottol’etichetta di neopersonalismo, senzaperaltro dare a questa espressione al-cun carattere di movimento, ma so-lo per indicare una linea di tendenzache fa coincidere il concetto di per-sona con quello di uomo lungo tut-to il suo percorso esistenziale e nelladiversificazione delle situazioni incui viene a trovarsi.

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due modi di guardare ad essa, sen-za comprometterne l’unità. Altret-tanto può dirsi a proposito delle di-stinzioni che Mounier opera par-lando della persona, colta nella suatriplice condizione (profondità,larghezza e altezza). In tutti i casi ditratta sempre di uno “spirito nellacondizione di incarnazione”, di uno“spirito incarnato”: non dunque un“angelo” né una “macchina” e nem-meno (per usare l’immagine concui Maritain sintetizza l’antropolo-gia cartesiana) “un angelo al volan-te di una macchina”.

3. Seconda sfida: la convivenza

Di fronte al tema della convi-venza, la società contemporanea ap-pare caratterizzata da opposti atteg-giamenti: il bellicismo di alcuni e ilpacifismo di altri; da una parte colo-ro che ritengono inevitabili i conflit-ti e ritengono che la loro risoluzionenon possa che essere violenta; e dal-l’altra parte coloro che invece so-stengono il carattere solo congiuntu-rale e non strutturale della violenza,per cui ipotizzano che possa essereeliminata, pervenendo ad una con-dizione senza conflitti.

È evidente in queste posizioni lapresenza o di una “ideologia” bellici-sta o di una “utopia” pacifista: inogni caso si finisce per attribuire aciascuna di queste posizioni un valo-re assoluto, totalizzante.

Di contro a questa duplice ten-denza il personalismo risponde ri-vendicando il principio pace in ter-mini di ricerca e di impegno, ricono-scendo, cioè, che i conflitti, pur ineli-minabili, si possono superare in mo-do non violento, ponendo a scopo ilbene comune, che è da intendere noncome somma (più o meno elevata)di beni individuali, ma come il benedella società in quanto composta dapersone, per cui la maggioranzaesercita il suo potere sempre nel ri-spetto della minoranza, ricercandole soluzioni adeguate in termini dirazionalizzazione non solo tecnicama anche etica di convivenza.

titolato Né bellicisti né pacifisti, doveindica quale debba essere il compor-tamento dei cristiani di fronte al pro-blema della pace, secondo la successi-va intitolazione o sottotitolazione.

Per il pensatore di Grenoble è lacategoria di “fortezza” quella a cuioccorre appellarsi per evitare il belli-cismo dei prepotenti e l’ignavia degliimpotenti; da qui la duplice critica,che egli svolge contro il bellicismo econtro il pacifismo, per mostrare chela pace è compromessa non solo daiguerrafondai ma anche dagli imbelli.Dunque, bellicismo e pacifismo sonorifiutati da Mounier per il loro carat-tere ideologico; in alternativa ad essiegli pone una concezione cristianache definisce “realismo spirituale”, eche si può comprendere indicandoalcuni concetti di pace, da cui prendele distanze, vale a dire la pace come“moratoria di una catastrofe” o come“continuazione della guerra conl’impiego di altri mezzi”. Ebbene, perevitare di “dare il nome di pace allasemplice assenza di guerra armata odi sangue versato”, occorre rendersiconto di che cosa sia effettivamentela guerra. «La guerra per il cristianonon comincia con il moltiplicarsi deimorti e nemmeno con l’uso dellaviolenza fisica, ma s’inserisce fra lapace vissuta interiormente e l’odiointeriormente accettato, che portanopoi le catene fatali delle loro conse-guenze visibili». Ne consegue che vadenunciata non solo la guerra effetti-va, ma anche la pace apparente, laquale «può essere a certe condizioniun male spirituale equivalente al ma-le della guerra». Ecco, dunque, unaprima conclusione: «un giudizio cri-stiano può dover mettere su un pia-no di stretta equivalenza morale unaguerra fondata sull’odio e la menzo-gna e una pace nutrita di egoismo, diviltà e di spergiuro».

Di contro al concetto negativo dipace come negazione o assenza diguerra, cioè quello che Mounier defi-nisce “un acquietamento”, la pace cri-stiana si configura in termini positivi,cioè come “pacificazione che scaturi-sce da un ordine interiore dell’uo-mo”.

Ne consegue che un’etica pub-blica non può prescindere daun’etica personale; quest’ultimanon va confinata nel privato di cia-scuno, ma costituisce invece riferi-mento essenziale anche per costrui-re un’etica sociale, finalizzata al be-ne della comunità.

Volendo fare riferimento a Jac-ques Maritain e Emmanuel Mounierpotremmo rinviare ad alcuni testispecificamente dedicati al tema, acui, data la sua attualità, intendiamodedicare un più ampio spazio, facen-do in particolare riferimento alle ri-flessioni sviluppate da Mounier.

Di Jacques Maritain vanno te-nuti presenti i due Discorsi sulla pacetenuti all’UNESCO a distanza divent’anni: il primo del 1947 era inti-tolato originariamente La via dellapace e poi è stato riproposto con untitolo più esplicito: Le possibilità dicollaborazione in un mondo diviso, eil secondo dedicato a Le condizionidel progresso e della pace, dove indicale condizioni spirituali della pace.

Ma il tema della pace, che èesplicito in questi due saggi, costitui-sce una istanza che ricorre in modomagari indiretto in tanti scritti diMaritain, in particolare in quell’ope-ra che, se anche non è il capolavorodi Maritain (tale è da considerare Igradi del sapere), è pur sempre l’ope-ra sua più famosa, cioè Umanesimointegrale, dove l’ideale storico con-creto, qui configurato come “unanuova cristianità”, ossia una cristia-nità “non decorativamente cristiana,ma vitalmente cristiana”, può ben es-sere additato come quello di una so-cietà umanistica, in quanto in gradodi coniugare insieme la rivendicazio-ne della dignità della persona, il per-seguimento del bene della società, ilrispetto del pluralismo nelle suemolteplici espressioni e il rifiuto diogni forma di assolutizzazione delmondano. Così la pace potrebbe benessere definita come ideale storicoconcreto, evitando la sua riduzioneideologica o utopistica.

Di Emmanuel Mounier va inparticolare tenuto presente lo scrittoin origine programmaticamente in-

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4. Multiculturalismo

Di fronte al tema del multicul-turalismo, la società contemporaneaappare caratterizzata da opposti at-teggiamenti: da una parte l’intolle-ranza o, quanto meno, la diffidenza,e dall’altra parte la tolleranza, ma intermini che rischiano l’indifferenza;detto altrimenti sembra che si debbaoptare o per l’assolutismo (fonda-mentalismo) ovvero per il relativismo(nichilismo), cioè rispettivamenteper la rivendicazione di una identitàescludente ovvero per il rifiuto diogni appartenenza identitaria in no-me di un divenire inconcludente.

Di contro a questa duplice ten-denza il personalismo risponde ri-vendicando il principio dialogo inte-so sia come ascolto che come interlo-cuzione; infatti il vero dialogo nonc’è quando semplicemente ci sonodelle persone che si parlano, maquando prima ancora di parlare siascoltano: ascoltano per capire eparlano per farsi capire.

È da sottolineare che il dialogo,così inteso, è qualcosa di più dellatolleranza, che pure è valore, ma cherischia di configurarsi come soppor-tazione dell’altro più che come vera epropria accettazione dell’altro.

Il problema che si pone nel-l’odierna società multietnica e mul-tireligiosa è quello di passare dallamulticulturalità (che è constatazionesociologica) alla interculturalità (cheè obiettivo assiologico), secondo unalogica di integrazione ovvero di inte-razione.

A tal fine proviene dal persona-lismo una indicazione forte per unrecupero di quello che è stato chia-mato “il principio dimenticato”, valea dire l’ideale di fratellanza, che, ri-spetto a quelli di libertà ed egua-glianza, è rimasto in ombra; ma pro-prio questo spiega forse perché glialtri due ideali siano diventati ideo-logie, e tra loro contrapposte; la pos-sibilità di conciliare libertà ed egua-glianza (come già suggeriva HenriBergson) dipende dal mettere incampo proprio il terzo principio: è lafratellanza l’orizzonte entro cui pos-

stione è necessario operare una spe-cificazione di livelli, per cui a livellodi persone ci si deve ispirare alla“amicizia civile”, e a livello di movi-menti a “confronti collaborativi”,mentre a livello di teorie bisognaesercitare la “giustizia intellettuale”:il che vuol dire distinguere tra un li-vello teorico ed uno pratico: mentresul primo non si può scendere acompromessi, sul secondo è possibi-le anzi necessario essere capaci dicondivisione e di mediazione. Ecco,dunque, le due caratteristiche concui bisogna misurarsi per perseguireconcretamente la pace: la consape-volezza di trovarsi in un mondo di-viso, e insieme la consapevolezza cheè necessario cooperare.

Di ciò era convinto anche Mou-nier, che ne diede, come Maritain,più di Maritain, una testimonianzaforte. Non è un caso che entrambi ipensatori sono stati fatti oggetto, perquesto, di attacchi e polemiche, e an-cor oggi non manca chi li critica perle loro aperture.

5. Laicità

Infine, di fronte al tema dellalaicità, la società contemporanea ap-pare caratterizzata da opposti atteg-giamenti: per un verso il rifiuto daparte del clericalismo, e per altroverso la radicalizzazione da parte dellaicismo: e l’uno fomenta l’altro, eviceversa. Tutto ciò ha finito col de-terminare una contrapposizionenetta tra cattolici e laici. Ma vediamocome si è concretizzata questa con-trapposizione, e se ci sono posizioniche riescono ad evitarla. Lo faremoutilizzando alcuni titoli di libri chepermettono di sintetizzare efficace-mente le diverse posizioni.

Possiamo, allora, muovere dadue affermazioni di noti pensatoridi diversa impostazione filosofica– neoidealista uno, e neoempiristal’altro – ma accomunati da unatendenza, che si può definire “laici-sta”, pur se diversamente connotata.

Il primo è il neoidealista Bene-detto Croce, autore di un saggio del

sono essere perseguiti scopi di liber-tà e di uguaglianza, evitando le loroassolutizzazioni nel libertarismo edell’egualitarismo.

Volendo fare riferimento a Jac-ques Maritain e Emmanuel Mounierpotremmo rinviare ad alcuni testi,rispettivamente: Il filosofo nella socie-tà (in particolare il saggio su Verità etolleranza) e Il personalismo: nel-l’uno e nell’altro caso il pluralismonelle sue diverse espressioni è consi-derato in termini positivi. Infatti, ca-ratterizza il concetto stesso di perso-na, e si rintraccia inoltre a livello isti-tuzionale e culturale: in ogni caso èda vedere come ricchezza per la con-vivenza, per cui “la città fraterna” ap-pare una conquista che impegna lepersone, le comunità e le religioni.

Nel contesto del pluralismo oc-corre certo guardarsi dal particolari-smo e dalla frammentazione, aspettiantitetici ma non meno pericolosidella uniformità e della omologazio-ne. In un pluralismo, che non esa-spera la conflittualità né punta allaegemonia, è il dialogo la scommessavincente Nel dialogo la tolleranza vaconiugata con la libertà, per un ver-so, e con la verità, per l’altro; infattisono, queste due, le condizioni pernon trasformare il dialogo in unasemplice somma di monologhi. Sen-za libertà, la ricerca della verità scadenel dommatismo, e senza verità la li-bertà scade nel relativismo. Tenendocollegate libertà e verità è possibileconfigurare la ricerca come esigenzadi assolutezza e, insieme, di relatività,e vedere nel dialogo uno strumentoefficace di tale ricerca.

Piace ricordare che i due filosofifrancesi non hanno solo teorizzato ilpluralismo, facendone un aspetto ir-rinunciabile dell’umanesimo inte-grale e del personalismo comunita-rio, ma lo hanno anche testimoniatoin prima persona entrando in dialo-go con i diversi umanesimi e perso-nalismi del loro tempo, tanto chepossiamo considerare Maritain eMounier come i filosofi del plurali-smo e del dialogo.

Secondo il filosofo di Meudon,per affrontare correttamente la que-

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N. 63/08 13PROSPETTIVA• P E R S O N A •

Nasce un Blog educativo: puoi visitarlo http://www.prospettivapersona.it/blEg/index.php

Il “bleg”, laboratorio educativo, nel blog per farsi persona.(contributo di Carla e Kisley Di Giuseppe)Il “Buon Anno 2008” tra i componenti lo staff.

… sguardo, cornice, percezione, sogno, presenza, attesa, protagonismo,persona, osservazione, curiosità, protezione, contestualizzazione, alteri-tà, …

“Viaggiare vuol dire spostarsi per il mondo, sognare spostarsi dentro il mondo. Non cesse-rò mai di stupirmi del fatto che ho una testa ed una mente che fanno di me un universo ase stante. “(J. Gaarder);

Come laboratorio educativo siamo lieti di offrire agli operatori della scuola uno strumento ca-pace di rendere finalmente merito alle professionalità individuali e di gruppo che interagisconoall’interno di ogni Istituto.Il bleg, in quanto struttura di rete, gratuitamente nata per farsi sintesi della complessità del no-stro territorio in materia di innovazione educativa, offre opportunità di proposta e di confronto,si fa voce di cittadinanza attiva e aiuta a fare sintesi della complessità in materia di innovazioneeducativa.

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1942 intitolato Perché non possiamonon dirci cristiani in cui il non cre-dente Croce riconosceva che non insenso religioso bensì culturale “nonpoteva non dirsi cristiano”, anzi il li-beralismo finiva per configurarsi perCroce come l’inveramento del cri-stianesimo, in questo senso Croce“non poteva non dirsi cristiano”, masolo nel senso che era liberale. Dalcanto suo il neoempirsta BertrandRussell in un libro degli anni ’50, in-titolato Perché non siamo cristianispiegava le ragioni per cui ritenevache, ad uno spirito critico come lui,non fosse possibile essere dogmaticocom’è un cristiano: il liberalismopertanto si configurava come l’atteg-giamento antidogmatico per eccel-lenza e, quindi, impossibile da con-ciliarsi con il cristianesimo, e con lachiesa che se ne è fatta interprete. Ec-co, queste due posizioni esemplifica-no bene due differenti atteggiamen-ti, di fronte ai quali i cattolici eranodecisamente ostili: nel primo casoperché il liberalismo fagocitava il cri-stianesimo, e nel secondo caso per-ché il liberalismo era alternativo alcristianesimo.

Queste due posizioni, da consi-derare emblematiche al di là delleparticolari concezioni dei due autoriche le hanno sostenute, trovano ogginuovi sostenitori, ma anche fautoridi nuove impostazioni, e senza di-menticare quelli, occorrerà riferirsi aquesti, per percorrere piste inedite intema di laicità.

Muoviamo da coloro che rin-verdiscono, anzi accentuano, le posi-zioni del laicismo: soltanto alcune ci-tazioni, ma significative. Riecheg-giando le due famose espressioni diCroce e di Russell, due pensatorihanno spiegato Perché non possiamodirci cristiani, così il filosofo politicoPaolo Flores d’Arcais (in un suo re-cente articolo) e Perché non possiamoessere cristiani (e meno che mai catto-lici), così il logico e matematico Pier-giorgio Odifreddi (in un suo recentevolume). Altri autori che si muovo-no su analoghe posizioni sono, peresempio, i filosofi Giulio Giorello(autore del volumetto Di nessuna

la religione, a meno che non si trattidi clericalismo.

Mentre laicismo e clericalismo,più o meno rinnovati nelle loroespressioni, tendono per un verso acombattersi, e per altro verso a com-battere la laicità, la quale trova peral-tro riconoscimento e apprezzamen-to in credenti e non credenti, che, ri-fiutandosi di perpetuare vecchie di-cotomie, avvertono l’urgenza diinaugurare un nuovo stile, che per-metta di evidenziare il comune con-cetto di laicità, e come esso sia diver-samente specificato.

C’è la laicità come rivendicazio-ne della libertà religiosa: o nel sensonegativo sostenuto dai laicisti comelibertà dalla religione, o nel senso po-sitivo, che si traduce in una triplicelibertà: come libertà di religione, daparte del credente, nel senso di liber-tà di scegliere la religione; come li-bertà della religione da parte dellachiesa, nel senso di libertà di eserci-zio delle religioni; e come libertà nel-la religione, cioè nell’ambito dellachiesa stessa come formazione diuna opinione pubblica nella chiesa,come capacità dei laici di parlare aipastori e dei pastori di ascoltare i lai-ci, fermo restando ovviamente chel’impegno magisteriale è propriodella gerarchia.

Ma la laicità non è solo libertàreligiosa, è anche un modo di conce-pire l’uomo e il mondo e il rapportouomo e mondo. A voler adattare alnostro caso delle espressioni diven-tate famose: potremmo parlare perun verso di dignità (de hominis di-gnitate), e per altro verso di autono-mia (de rerum natura juxta propriaprincipia e anche de hominum civita-te juxta propria principia), cui conse-guono atteggiamenti di rigore, ri-spetto e responsabilità.

In questa ottica la laicità non èsolamente un modo di impostare irapporti interistituzionali (tra stato echiesa, certo, ma anche tra stato e so-cietà), è anche, e prima di tutto, unanuova mentalità, cioè un modo dirapportarsi dell’uomo all’essere e alpensare, all’agire e al fare all’insegnadi una triplice connotazione della

Chiesa) e Carlo Augusto Viano (au-tore del volume Laici in ginocchio,oltreché di alcuni saggi sul tema).

Accanto a questi non credentiche sono sostenitori di un laicismoradicale, non mancano altri non cre-denti che, invece, sono assertori diuna laicità distinta dal laicismo: così,per esempio, il politologo Gian Enri-co Rusconi, il costituzionalista Gu-stavo Zagrebelsky, e lo scrittoreClaudio Magris.

Passando al campo cattolico, èda dire che anche in esso è possibilerintracciare questi due modi di ve-dere il problema, vale a dire quello dichi ritiene inevitabile lo sbocco dellalaicità nel laicismo, per cui rifiutal’una e l’altro, e quello di chi inveceritiene che occorra operare la distin-zione, rifiutando il laicismo, e accet-tando la laicità.

Di contro a questa divisione ilpersonalismo rivendica il principiopluralismo, che permette di avere unconcetto complesso di laicità, comecategoria che può essere condivisada credenti e non credenti.

Per sintetizzare possiamo direche in ambito cattolico la laicità vie-ne da alcuni identificata con il laici-smo, e quindi rifiutata in toto, men-tre altri distinguono tra laicità e lai-cismo, accettando quella e rifiutan-do questo; in tal caso alla laicità siattribuisce una caratterizzazione adintra e ad extra della Chiesa, comeappare chiaro se si considera, ri-spettivamente, la Chiesa come “po-polo di Dio” (così nella LumenGentium) e la Chiesa “nel mondo”(così nella Gaudium et Spes). Uti-lizzando una distinzione di PaoloVI, si può dire che la condizione se-colare caratterizza tutti i “Christifi-deles”, mentre l’indole secolare con-nota specificamente i “Christifide-les laici”.

Anche in ambito non cattolico lalaicità viene da alcuni identificatacon il laicismo, e da altri invece vie-ne da esso distinta; in alcuni si caricadi uno spirito irreligioso e anticon-fessionale, in altri invece non c’è al-cun atteggiamento contro la chiesa e

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Page 7: Le sfide del personalismo, oggi - prospettivapersona.it · ques Maritain e Emmanuel Mounier potremmo rinviare alla loro opera complessiva, ma in particolare si possono citare rispettivamente

PENSIERO E PERSONA

N. 63/08 15PROSPETTIVA• P E R S O N A •

laicità, configurata come: esercizio dirazionalità (criticità), spazio di rela-zioni (confronto) e impegno di rin-novamento (cambiamento).

Certo, si tratta di tre imposta-zioni che sono diversamente moti-vate e finalizzate dai credenti e dainon credenti, che accettano la laicità.Infatti, la razionalità può essere inte-sa in senso ristretto (limitata ai pro-blemi) e in senso allargato (aperta almistero); la relazionalità può essereintesa in senso strumentale o strut-turale; il rinnovamento può essereinteso come scopo assoluto (ultimo)o relativo (penultimo, infravalente).Ebbene, in tutti e tre i casi la laicitàdei cattolici si distingue per l’ispira-zione e l’aspirazione evangeliche.

Volendo fare riferimento a Jac-ques Maritain e Emmanuel Mou-nier potremmo rinviare ad alcuneloro categorie, rispettivamente, di“nuova cristianità” (così in Umane-simo integrale) e di “cristianità de-funta” (così nell’omonimo saggio).Con stili diversi e con progetti di-versi Maritain e Mounier possonoessere considerati filosofi cristianidella laicità e, insieme, filosofi dellalaicità cristiana.

Infatti, ai cristiani laici è chie-sto di esercitare la laicità sia ad in-tra che ad extra della chiesa. Unadistinzione, resa celebre da Mari-tain, aiuta a capire: è la distinzionetra l’agire in quanto cristiani e l’agi-re da cristiani; nell’ambito ecclesia-le si deve agire in quanto cristiani,all’insegna dell’unità di fede; nel-l’ambito sociale si deve agire da cri-stiani, all’insegna del pluralismodelle opzioni, politiche, economi-che, culturali. In entrambi i casi icristiani laici sono chiamati a unrapporto che è di collaborazioneasimmetrica con la gerarchia all’in-terno della chiesa, e di collaborazio-ne paritetica con le altre compo-nenti della società.

Analogamente avviene in Mou-nier, e con una libertà anche mag-giore, nel senso che il filosofo di Gre-noble supera l’idea di cristianità, im-pegnando i cristiani nella edificazio-

evidenzi il bivio di fronte al quale citroviamo e alla necessità di espri-mere una opzione tra due orienta-menti principali: l’umanesimo dauna parte e l’antiumanesimo dal-l’altra, o, se si vuole, il nichilismoda una parte e l’antinichilismo dal-l’altra.

Da parte nostra ci siamo e-spressi a favore dell’opzione perso-nalistica o umanistica, e l’abbiamofatto con riferimento a Jacques Ma-ritain ed Emmanuel Mounier: sitratta di due autori che si collocanonella prima metà del ’900, e quindisono, almeno per certi aspetti, sicu-ramente datati, ma riferendoci aidue pensatori francesi lo abbiamofatto a titolo esemplificativo, e – ag-giungiamo – per invitare non tantoa ripetere le soluzioni da essi indica-te quanto piuttosto a ripetere il pro-blema che essi hanno affrontato.Infatti, misurarsi con la loro specu-lazione e confrontarsi con la lorotestimonianza costituiscono in-dubbiamente delle operazioni chesono utili ancor oggi.

ne della città dell’uomo in terminiche esaltano la laicità, senza peraltroconcessioni al laicismo.

6. Conclusione

La conclusione cui si può per-venire è che, riassumendo, di fron-te alle antinomie contemporanee –dell’individualismo e della massifi-cazione, del bellicismo e del pacifi-smo, della diffidenza e dell’indiffe-renza, del laicismo e del clericali-smo – il personalismo (di JacquesMaritain e di Emmanuel Mounier),il post-personalismo (di orienta-mento laico) e il neo-personalismo(di orientamento religioso) posso-no costituire delle alternative all’in-segna dei principi persona, pace,dialogo e pluralismo.

In tal modo alcune grandi que-stioni disputate nel nostro tempo(soggetto, convivenza, multicultu-ralismo e laicità) possono esseresottratte all’attuale dilemmaticità, efatte oggetto di una riflessione che

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