Il bene comune oggi - prospettivapersona.it · pegno e di testimonianza a favore del bene comune....

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EDITORIALE N. 61-62/07 5 Il bene comune oggi di F. Felice - Professore di Dottrine Economiche e Politiche alla Pontificia Università Lateranense PROSPETTIV A PERSONA Tra il 18 e il 21 ottobre si è svolta a Pisa e a Pistoia la “Settimana Sociale” 2007, intitolata: “Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano”. Un’occasione per celebrare ed aggiornare cento anni di storia, di im- pegno e di testimonianza a favore del bene comune. Un titolo particolarmente adeguato al concetto al quale si è voluto dedicare la prossima settimana sociale. Interro- garsi sul bene comune significa interpellare la propria coscienza sulle problematiche e le sfide che contraddi- stinguono i difficili giorni che stiamo vivendo. Il concetto di bene comune è posto al cuore della nozio- ne di giustizia sociale, nozione sulla quale si sono impe- gnati filosofi e scienziati sociali di tutte le epoche. Uno degli autori contemporanei che ha maggiormente in- fluenzato il dibattito economico, politico e culturale del XX secolo, criticando aspramente la nozione stessa di giustizia sociale, è stato il premio Nobel per l’economia F.A. von Hayek. Secondo Hayek, la debolezza di tale no- zione risiederebbe nella sua duplice natura: essa è intesa sia come virtù individuale sia come principio regolamen- tatore dell’ordine sociale. Il filosofo austriaco osserva che la virtù (individuale) della giustizia e la giustizia so- ciale in quanto principio regolamentatore agiscono su due piani separati. La prima è una caratteristica propria del comportamento individuale la cui rettitudine è rin- venibile solo in rapporto al modo di agire del soggetto, mentre la seconda, dal momento che è intesa da Hayek come una descrizione dei fenomeni non necessariamen- te dipendenti dalle intenzioni dei singoli soggetti, bensì il più delle volte come effetti inintenzionali di azioni vo- lontarie, non può essere riferita ad un comportamento morale individuale. Non possiamo non prendere sul se- rio tale critica, sebbene ritengo che si possa superare la trappola di Hayek passando per una riformulazione di tale concetto, ancorandolo al principio di sussidiarietà orizzontale; dunque al cosiddetto “progetto della società civile”. Una simile prospettiva presenta il vantaggio di non ca- dere nell’“agguato” di Hayek. Lo stesso economista, in- fatti, riconosce l’importanza del ruolo che in una società libera svolgono i gruppi intermedi per il raggiungimen- to di benefici sociali nella sfera politica, economica e culturale. Invero, Hayek afferma che in qualsiasi società più l’uni- verso delle libere associazioni è articolato e ricco di espe- rienze, più ricca, variegata e pluralista risulterà la sua at- tività. Inoltre, il fatto che più uomini si organizzino spon- taneamente dipende dall’intima natura dell’uomo che è espressamente sociale, ed in tal senso il libero associarsi della persona umana costituisce la manifestazione stes- sa della validità della nozione di giustizia sociale così intesa. In secondo luogo, possiamo collegare il princi- pio in questione ad un ordinamento democratico che pre- senti al suo interno tre sistemi di libertà, tra loro auto- nomi, ma che, nel contempo, interagiscono. Essi sono la libertà economica, che si esprime attraverso la proprietà privata, il mercato, gli incentivi all’esercizio dell’inizia- tiva personale, dell’inventiva e dell’assunzione del ri- schio; c’è poi la libertà politica, che si esplicita nel ri- spetto dei diritti politici, ed infine la libertà religiosa, in- tellettuale e culturale. L’esercizio della giustizia socia- le, intesa come libera iniziativa degli individui che scel- gono di indirizzare responsabilmente la propria naturale tendenza all’associarsi verso finalità sociali, porta ad un particolare ordinamento sociale, le cui caratteristiche non possono non riflettere quelle dei soggetti che lo costitui- scono: la libertà, la creatività, la capacità di adattamen- to e di interazione col sistema. Il sistema sociale così ca- ratterizzato presenta particolari affinità con l’idea haye- kiana di ordine spontaneo. È detto spontaneo non in quanto nasce automaticamente e senza alcuno sforzo, bensì perché è il frutto di una serie di scelte e scopi di- versi; esso non è né preordinato né tanto meno pianifi- cato o pensato da un’intelligenza superiore. Tale ordina- mento tuttavia non è anarchico, ma necessita di regole certe, astratte e generali, nonché di meccanismi capaci di realizzare tutti i cambiamenti e tutte le scelte volute dalla maggioranza. Al centro dell’idea di giustizia sociale, possiamo collo- care il concetto di bene comune, inteso come una “giu- sta miscela” di saggezza pratica e di utopia, concretezza e speranza. Per questa ragione, ha senso parlare di bene comune nella misura in cui lo si contestualizzi; ed il ti- tolo della settimana sociale: “Il bene comune oggi…” sembrerebbe indirizzarci esattamente in questa direzio- ne. Quindi, il concetto di bene comune andrebbe analiz- 01_Prospettiva_pp_1_6 26-11-2007 10:39 Pagina 5

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EDITORIALE

N. 61-62/07 5

Il bene comune oggi

di F. Felice - Professore di Dottrine Economiche e Politiche alla Pontificia Università Lateranense

PROSPETTIVA• P E R S O N A •

Tra il 18 e il 21 ottobre si è svolta a Pisa e a Pistoia la“Settimana Sociale” 2007, intitolata: “Il bene comuneoggi: un impegno che viene da lontano”. Un’occasioneper celebrare ed aggiornare cento anni di storia, di im-pegno e di testimonianza a favore del bene comune. Untitolo particolarmente adeguato al concetto al quale si èvoluto dedicare la prossima settimana sociale. Interro-garsi sul bene comune significa interpellare la propriacoscienza sulle problematiche e le sfide che contraddi-stinguono i difficili giorni che stiamo vivendo.Il concetto di bene comune è posto al cuore della nozio-ne di giustizia sociale, nozione sulla quale si sono impe-gnati filosofi e scienziati sociali di tutte le epoche. Unodegli autori contemporanei che ha maggiormente in-fluenzato il dibattito economico, politico e culturale delXX secolo, criticando aspramente la nozione stessa digiustizia sociale, è stato il premio Nobel per l’economiaF.A. von Hayek. Secondo Hayek, la debolezza di tale no-zione risiederebbe nella sua duplice natura: essa è intesasia come virtù individuale sia come principio regolamen-tatore dell’ordine sociale. Il filosofo austriaco osservache la virtù (individuale) della giustizia e la giustizia so-ciale in quanto principio regolamentatore agiscono sudue piani separati. La prima è una caratteristica propriadel comportamento individuale la cui rettitudine è rin-venibile solo in rapporto al modo di agire del soggetto,mentre la seconda, dal momento che è intesa da Hayekcome una descrizione dei fenomeni non necessariamen-te dipendenti dalle intenzioni dei singoli soggetti, bensìil più delle volte come effetti inintenzionali di azioni vo-lontarie, non può essere riferita ad un comportamentomorale individuale. Non possiamo non prendere sul se-rio tale critica, sebbene ritengo che si possa superare latrappola di Hayek passando per una riformulazione ditale concetto, ancorandolo al principio di sussidiarietàorizzontale; dunque al cosiddetto “progetto della societàcivile”.Una simile prospettiva presenta il vantaggio di non ca-dere nell’“agguato” di Hayek. Lo stesso economista, in-fatti, riconosce l’importanza del ruolo che in una societàlibera svolgono i gruppi intermedi per il raggiungimen-to di benefici sociali nella sfera politica, economica eculturale.

Invero, Hayek afferma che in qualsiasi società più l’uni-verso delle libere associazioni è articolato e ricco di espe-rienze, più ricca, variegata e pluralista risulterà la sua at-tività. Inoltre, il fatto che più uomini si organizzino spon-taneamente dipende dall’intima natura dell’uomo che èespressamente sociale, ed in tal senso il libero associarsidella persona umana costituisce la manifestazione stes-sa della validità della nozione di giustizia sociale cosìintesa. In secondo luogo, possiamo collegare il princi-pio in questione ad un ordinamento democratico che pre-senti al suo interno tre sistemi di libertà, tra loro auto-nomi, ma che, nel contempo, interagiscono. Essi sono lalibertà economica, che si esprime attraverso la proprietàprivata, il mercato, gli incentivi all’esercizio dell’inizia-tiva personale, dell’inventiva e dell’assunzione del ri-schio; c’è poi la libertà politica, che si esplicita nel ri-spetto dei diritti politici, ed infine la libertà religiosa, in-tellettuale e culturale. L’esercizio della giustizia socia-le, intesa come libera iniziativa degli individui che scel-gono di indirizzare responsabilmente la propria naturaletendenza all’associarsi verso finalità sociali, porta ad unparticolare ordinamento sociale, le cui caratteristiche nonpossono non riflettere quelle dei soggetti che lo costitui-scono: la libertà, la creatività, la capacità di adattamen-to e di interazione col sistema. Il sistema sociale così ca-ratterizzato presenta particolari affinità con l’idea haye-kiana di ordine spontaneo. È detto spontaneo non inquanto nasce automaticamente e senza alcuno sforzo,bensì perché è il frutto di una serie di scelte e scopi di-versi; esso non è né preordinato né tanto meno pianifi-cato o pensato da un’intelligenza superiore. Tale ordina-mento tuttavia non è anarchico, ma necessita di regolecerte, astratte e generali, nonché di meccanismi capacidi realizzare tutti i cambiamenti e tutte le scelte volutedalla maggioranza.Al centro dell’idea di giustizia sociale, possiamo collo-care il concetto di bene comune, inteso come una “giu-sta miscela” di saggezza pratica e di utopia, concretezzae speranza. Per questa ragione, ha senso parlare di benecomune nella misura in cui lo si contestualizzi; ed il ti-tolo della settimana sociale: “Il bene comune oggi…”sembrerebbe indirizzarci esattamente in questa direzio-ne. Quindi, il concetto di bene comune andrebbe analiz-

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zato sulla base delle mutate esigenze dell’uomo contem-poraneo ed in considerazione del ruolo che oggi svolgo-no le libere associazioni e le persone.Analizzando il concetto di bene comune, si rende neces-saria la distinzione fra il suo oggetto formale ed il suocontenuto materiale; formalmente, infatti, il bene comu-ne è intimamente legato sia alla società nel suo comples-so sia alla singola persona in risposta alla sua eminentedignità. Tale aspetto, che rappresenta l’oggetto formale,non muta al variare delle circostanze storiche, mentre ilcontenuto materiale cambia radicalmente rispetto alleepoche storiche ed alle aree geografiche di riferimento.Oggi, ad esempio, il concetto di bene comune richiamal’attenzione dei governanti su aspetti del tutto ignorati

nelle precedenti epoche: assistenza medica, autostrade,controllo dei tassi d’inflazione, istruzione pubblica, di-ritto al lavoro, bilancio dello stato in pareggio. Se consi-derassimo l’ordine sociale ed il bene comune come ilfrutto di un’autorità centrale e pianificatrice, difficilmen-te potremmo immaginare che la vastità e la complessitàdi tali esigenze possano trovare nel mondo limitato de-gli uomini una reale concretizzazione. Di qui il richia-mo all’esercizio della saggezza pratica e della ragioneprudenziale, all’interno di una più corretta comprensio-ne della natura dell’ordine sociale, al centro del qualec’è il fondamentale ruolo svolto dalle libere persone edall’associazionismo nel pieno rispetto del principio disussidiarietà orizzontale, oltre che verticale.

EDITORIALE

N. 61-62/076 PROSPETTIVA• P E R S O N A •

ANDREA MANTE-GNA, Sacra Fami-glia con Santa Eli-sabetta e San Gio-vannino, Temperasu tela, cm 75,5 x61,5, Dresda, Staa-tliche Kunstsam-mlungen

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