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Periodico bimestrale di informazione • Sped. A.P. 45% art.2 comma 20B L.662/96 Roma • Anno VII - Numero 3 giugno 2005 - 4,00 • Soc. Editrice Imago Media Piedimonte M. (CE)

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2 ANNO VII N°3 - GIUGNO 2005

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Storica cerimonia a Messinadi Massimo MaccheroniPeriodico bimestrale di informazione

Anno VII - N° 3giugno 2005Reg.Tribunale di Roma n° 246/99 del 7 Giugno 1999Sped. abb. post. 45%art.2 comma 20B L.662/96 Filiale di Roma

DIRETTORE RESPONSABILE

Elio Gallinaro

CAPO REDATTORE

Massimo Maccheroni

SEGRETERIA DI REDAZIONE

Cosma Cavallo - Salvatore Fistetto

REDAZIONE

Cristiano Barbagallo - Simona BizzariMargherita D’Ambrosio - Paolo FavilliMirko Marcocci - Giacomo MicaliSascha Singh Rai - Claudio Rizzello

Viale dell’Arte 16 - 00144 RomaTel. 06.5908.4666Fax 06.5908.4798e-mail: [email protected]

COLLABORATORI

Valerio Massimo Acanfora - Fulvio BianchiFrancesca Bittarello - Roberta BriccaAurelio Caligiore - Giacomo CavillierCinzia Geromino - Luca SalamoneFrancesca Urbani - Sergio Ventricelli

SERVIZI FOTOGRAFICI

Giuseppe Affinito - Carlo CrastollaRoberto Esposito - Antonio FiumeLuca Silvi - Alessandro Tagliapietra

SI RINGRAZIA PER LA COLLABORAZIONE

Ufficio Relazioni Esterne del Comando Generale dellaGuardia di Finanza - Il FinanziereIl subacqueo - Rivista A.V. 64/1997Associated Press - Museo Storia Naturale “Aquileia”Acquario di Genova - Università di RomaVincenzo Pace, Giuseppe Zaccaria,Renato Coroneo - Marina 2000 srlReport snc - Consorzio di Gestione di Torre Guaceto

IDEAZIONE, PROGETTAZIONE GRAFICA

E FOTOLITO:Graphos s.r.l.s.s. 158 loc. Pezza zona industriale81010 Dragoni (CE)

EDIZ., STAMPA E CONC. PER LA PUBBLICITÀ:Società Editrice IMAGO MEDIAIscr. n. 1766 R.O.C. pressol’Autorità per le Garanzie nelle ComunicazioniVia Nuova Monte Muto81016 Piedimonte Matese (CE)Tel. e fax 0823.866710www.imagomedia.itAzienda con Sistema Qualità Certificato ISO 9001:2000 da SGS ITALIA

ABBONAMENTI

Italia: annuo € 20 (ridotto € 14)Estero: annuo € 40 (ridotto € 28)versamento su c.c.p. n° 15042815intestato a Imago Media Editrice81016 Piedimonte Matese (CE)

In copertina: il Ministro della Difesa On. Martino, nel corso della cerimonia inau-gurale del Reparto supporto navale di Messina, mentre si congratula con unodei giovani Ufficiali frequentatori del primo corso avanzato di manovra.

Articoli, servizi e foto devono essere inviati dagli Autori allaredazione della rivista; anche se non pubblicati, non vengono restituiti.Gli articoli investono la diretta responsabilità dell’Autore, rispecchiandone le idee personali.

pag. 11

Newport-Bermuda racedi Francesca Urbani

pag. 18

Le Fiamme Gialledi Paolo Favilli

in questo numerin questo numeroo

pag. 27

Nautilus, fossili viventi dei maridi Francesca Bittarello

pag. 24

Il “codice Urbani”di Giacomo Cavillier

pag. 32

Il Benaco ribollente come il maredi Cosma Cavallo

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pag. 36

Acquacolturadi Cinzia Geromino

Rubriche

pag. 5 - Editoriale

pag. 66 - Recensione

pag. 68 - Flash

pag. 47

Torre Guacetodi Fulvio Bianchi

pag. 51

A salvaguardia dei mari edelle coste d’Europa

di Aurelio Caligiore

pag. 41

Guardia Vecchiadi Valerio Massimo Acanfora

pag. 54

Palermo, tutto intorno al portodi Sergio Ventricelli

pag. 60

La Costituzione europeadi Luca Salamone

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Sempre più dinamico, globale, incontinua evoluzione. Un mondosempre più piccolo in cui l’essere

uomo stenta ad adattarsi, a riconoscersi.Le certezze ineludibili di ieri - la famiglia,l’etica, la morale - sono messe indiscussione e l’uomo ingranaggio/arteficedi questa società ne esce abbattuto,spaesato, stressato e con un sempremaggior bisogno di sicurezza.Qualcosa possono fare le istituzioni, comela Guardia di Finanza - il più antico corpodi polizia italiana - o la Guardia costiera, infesta per la nuova base di Messina,testimonianza di un adeguamentocontinuo a quelle che sono le necessitàdella gente. Ma questo non è sufficiente.Karol Wojtyla, papa della gente e fra lagente - a cui anche noi delle Capitanerie diporto siamo stati vicini in varie occasioninei suoi 26 anni di pontificato -rivalutando i valori quali la famiglia, ilrispetto per la vita, la pace, spessodimenticati per interessi particolari, hamostrato a questo spaesato genere umano,al di là di ogni credo, la via da seguire peruscire dal vortice dell’insicurezza.Un passo alla volta, con volontà e fermezzaverso un’umanità migliore.Intanto a larghe falcate avanza l’estate econ essa si avvicina il tempo del riposo,delle necessarie vacanze.Potrà così capitare di imbattersi, duranteuna nuotata, in un Nautilus, cefalopodedalla bella conchiglia variegata, da oltre500 milioni di anni su questa terra; unicoessere ad aver capito, malgrado tutto, l’artedella sopravvivenza.

Elio Gallinaro

editoriale

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6ANNO VII N°3 - GIUGNO 2005

“STORICA”cerimonia a MessinaInaugurato, il 4 maggio scorso, il Reparto supporto navale della 6ª Squadriglia

Unità della 6ª Squadriglia all’ormeggio presso la banchina del nuovo Reparto supporto navale

DI MASSIMO MACCHERONI

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Una brezza sostenuta faceva sventolare lebandiere e i gonfaloni presenti nellabanchina San Salvatore della base

navale di Messina, il 4 maggio scorso, in occa-sione della cerimonia di inaugurazione dellasede del Reparto supporto navale e della 6ªSquadriglia della Guardia costiera.

Composta da sei pattugliatori d’altura delleclassi “Saettia” e “Diciotti”- unità multiruolodi oltre 50 metri, con 30 uomini di equipag-gio, destinate alle operazioni di pattugliamen-to costiero, antinquinamento, assistenza alnaviglio in difficoltà, ricerca e recupero nau-fraghi - la Squadriglia si è costituita grazie allerisorse economiche assegnate in attuazionedella legge n. 413 del 1998, per il rifinanzia-mento degli interventi per l’industria cantieri-stica ed armatoriale.

La rilevanza dell’evento è stata sottolineatadalla presenza alla cerimonia del Ministro dellaDifesa, On. Antonio Martino, dal vicemini-stro delle Infrastrutture e trasporti On. MarioTassone, dall’Ammiraglio Giampaolo DiPaola, Capo di Stato Maggiore della Difesa,dal Capo di Stato Maggiore della MarinaAmmiraglio di Squadra Sergio Biraghi, dal-l’Ammiraglio Ispettore Capo (CP) LucianoDassatti, Comandante generale del Corpodelle Capitanerie di porto e dal Comandantemarittimo autonomo in Sicilia, Ammiraglio diDivisione Armando Molaschi, oltre a numero-se autorità civili locali. Dopo i ringraziamentil’Ammiraglio Dassatti ha evidenziato come“per noi delle Capitanerie di porto questa siauna giornata storica che testimonia la crescitastrutturale e strategica del Corpo nonché l’ap-prezzamento per chi, lavorando con grandeimpegno, offre al Paese un servizio essenziale edi vera eccellenza. La sede di Messina, oltrealla presenza della Capitaneria di porto e delnuovo Reparto Supporto navale della 6ª Squa-

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driglia della Guardia costiera”, haproseguito l’Ammiraglio Dassatti,“sarà sede del terzo Nucleo subac-queo e costituirà anche un importan-te centro di formazione nel controllodel traffico mercantile (VTS) e del-l’addestramento del personale delCorpo al comando di unità navali”.

“A tal proposito colgo l’occasioneper felicitarmi con i 16 giovani STVdei corsi normali dell’AccademiaNavale che hanno appena concluso ilprimo corso avanzato di manovra”.

“In un’ottica di una formazionespecialistica” ha concluso l’Ammira-glio Dassatti, “saranno inoltre privi-legiati i rapporti di collaborazionecon la locale Università e altri istitu-ti scientifici dell’area che costituisco-no un importante polo di studio dellabiologia marina e dell’oceanografiain Sicilia”.

Significativa l’attenzione del

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L’On. Antonio Martino, Ministro della Difesa, accompagnato dall’Ammiraglio GiampaoloDi Paola, Capo di Stato Maggiore della Difesa, dall’Ammiraglio di Squadra SergioBiraghi, Capo di Stato Maggiore della Marina e dall’Ammiraglio Ispettore Capo (CP)Luciano Dassatti, Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di porto - Guardiacostiera, mentre passa in rassegna lo schieramento.

L’Ammiraglio Dassatti durante il suo intervento.

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governo verso il Corpo delle Capita-nerie di porto Guardia costiera.

L’onorevole Mario Tassone haricordato il ruolo svolto dal Corponella tutela dell’ambiente marino,nella vigilanza ai traffici marittimi -incrementati per l’attuazione dellecosiddette autostrade del mare - enella presenza nel canale di Siciliaper “un’azione forte e dirompente nelcontrasto alla criminalità e nelladifesa dell’ambiente”.

Dal canto suo il Ministro Anto-nio Martino ha posto l’accenno su “icompiti del Corpo che non riguarda-no solo gli aspetti più propriamentemilitari o di supporto alle altre forzedi polizia”.

“Oggi il personale delle Capitane-rie di porto - Guardia costiera sitrova a svolgere nuove funzioni isti-tuzionali che giorno dopo giorno cre-scono per importanza e impegno

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IL REPARTO SUPPORTO NAVALE

Il Reparto supporto navale viene istituito per le esigenze degli equipaggidelle unità della classe “Saettia” e “Diciotti”. Oltre ai compiti amministrativo logistici per gli equipaggi delle unità navalied il mantenimento in efficienza delle navi assegnate alla 6ª Squadriglia ilReparto ha la gestione degli immobili e delle infrastrutture già facenti partedella base navale della Marina Militare, oggi in uso al Corpo dellecapitanerie di porto - Guardia costiera.L’adeguamento/ristrutturazione delle infrastrutture alle nuove esigenze haseveramente impegnato il personale del Reparto. È stata realizzata unaforesteria, di 30 posti letto, per il personale in transito ed un complesso di22 alloggi per consentire al personale imbarcato - durante i periodi di sostadelle unità - il ricongiungimento alle famiglie.È in programma la sistemazione delle banchine e degli ormeggi e lariconversione di alcuni locali per magazzini ed officine. Infine da menzionare il ruolo che il Reparto supporto navale svolge per lapreparazione del personale destinato al comando delle unità navali dellaGuardia costiera, di cui si è appena concluso il primo tirocinio avanzato dimanovra per sedici giovani ufficiali del Corpo. In totale sono 196 i militari che compongono la base navale di cui 23ufficiali, 101 sottufficiali e 74 volontari di truppa al comando del Capitanodi Vascello (CP) Felice Tedone, anche comandante della 6ª squadriglia.

L’On. Mario Tassone, viceministro delle Infrastrutture e Trasporti durante la sua allocuzione

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come il controllo dell’inquinamento,la protezione civile, la vigilanzasulla navigazione da diporto. Sentoper ciò il dovere” ha proseguito ilMinistro della difesa “di rivolgere unsentito plauso agli uomini e alledonne del Corpo per la provata capa-cità di affrontare efficacemente leloro molteplici incombenze con pro-fessionalità, coraggio e dedizione.Messina e la Marina Militare sonounite da un legame duraturo eprofondo, essenziale per una città chevanta antichissime tradizioni mari-naresche”. L’On. Martino - accen-nando al disastroso maremoto cheha recentemente colpito il lontanoOriente - ha ricordato l’analogodisastro che si abbattè, nel 1908,sulla città di Messina. “Navi milita-ri russe, inglesi ed italiane giunserorapidamente nella città martoriata. Imilitari italiani, in gran parte mari-nai delle navi ancorate in rada, riu-scirono a salvare oltre 17.000 citta-dini. Questo vincolo, questa memo-ria durano da sempre. Ecco le ragio-ni dell’affetto fra Messina e la Mari-na Militare, rafforzato dai tantimarinai di origine messinese. Lanuova sede della Guardia costieraconferma” ha concluso l’onorevoleMartino “un legame antico che vienerinverdito con scelte logistiche ed ope-rative capaci di rispondere alle odier-ne esigenze di sicurezza”.

Il Ministro della difesa accompa-gnato dal Comandante generale delCorpo, ha quindi scoperto la targarecante l’indicazione del Reparto edella Squadriglia. A conclusionedella cerimonia l’arcivescovo di Mes-sina Mons. Giovanni Marra, habenedetto la nuova base.

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In alto: il Capitano di Vascello (CP) Felice TedoneComandante del nuovo Reparto supporto navale edella 6ª Squadriglia a capo dello schieramento nelcorso della cerimonia;al centro: scopertura della targa dell’istituendo Repartoe della Squadriglia;in basso: S.E. Mons. Giovanni Marra, mentrebenedice la base.

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Newport - Bermudar a c e

DI FRANCA URBANI

Cosa unisce Newport RhodeIsland detto “Ocean State” conle Bermuda Island (UK), isoleposte nell’Oceano Atlantico, alcentro della barriera corallina

più settentrionale del mondo, a 635 migliadalle coste americane?Soprattutto una famosa regata biennaleche si svolge in giugno e che nel 2006compirà ben 100 anni. È organizzata dalCruising Club of America (CCA) e dalRoyal Bermuda Yacht Club (RBYC). Hoseguito sulla barca della stampa la par-tenza della 44esima edizione, posta all’al-tezza di Castle Hill, il famoso albergo dacui si sono ammirate tante regate dicoppa America. Per gli amanti della cro-naca, diciamo pure che l’albergo sorgepoco lontano dall’enorme casa in cui ènata e si è sposata Jacqueline Kennedy. Ilcomitato organizzatore della N.B. presie-duto da John Winder (RYBC) e l’ufficiostampa diretto da Talbot Wilson, eranoospitati all’Hotel Marriot, decoratointernamente con vele colorate, comefosse esso stesso una marina. Tutto èstato predisposto per ricevere le barcheda crociera e da regata nel porto di New-port, caratterizzato da numerose marinee alberghi per gli amanti del mare, e conun incredibile sviluppo lineare di pontiliin legno, per un numero altrettantoincredibile di imbarcazioni.Nel periodo dall’8 al 18 giugno (giornodella partenza), mentre si svolgevano i varimeeting preparatori alla Newport Bermu-da, erano presenti in porto, oltre alle bar-che partecipanti alla regata, un grandissimonumero di Superyacht per un raduno dicharter di lusso; Oracle e Alynghi, ospitidel Newport Shipyard, dove hanno fatto lamessa a punto delle appendici, prima diprepararsi per il match-race del 19 giugnoorganizzato dal New York Yacht Club. Lo

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spettacolo di tutte queste barche che sfilavano dallamattina alla sera nel porto era meraviglioso. Il 18giugno, giorno della partenza, le barche dovevanolasciare l’imboccatura della baia di Nagarasset versole 13, per arrivare non prima di due giorni al St.Davi’s Head, a Bermuda, attraversando la Correntedel Golfo (Gulf Stream), l’imprevedibile fiume chescorre seguendo tortuosi meandri nell’oceanoAtlantico, e che separa le acque temperate da quel-le tropicali, le acque continentali da quelle delmedio atlantico, e gli uomini dai ragazzi. A questoproposito ricordiamo che l’uomo più giovaneaveva 9 anni, e quello più vecchio 84. Le barche, lunghe dai 37 ai 94 piedi, con equi-paggi da 2 a 23 persone, sono state 159, divisein 5 classi. La partenza è stata molto emozionan-te perché al colpo di fucile dello “starter” tuttigli spinnaker si sono improvvisamente aperticome fuochi d’artificio, e subito le barche sisono allontanate nella nebbia. Talbot Wilson hadetto: “Voliamo a Bermuda a lavorare!”. Comepuò infatti la gente seguire una regata oceanica,che esce subito fuori vista, appena dopo la par-tenza, fino a che qualche giorno dopo i naviga-tori non respireranno i profumi dei fiori di Ber-muda? Collegandosi alla rete, ovviamente(www.bermudarace.com).Il giorno dopo, 19 giugno, eccoci nell’ufficiostampa del RBYC, aspettando i dati sulle primebarche, con la tranquillità data dal tempo buono,nulla in confronto alle condizioni meteorologi-che proibitive del 2002. Ma è proprio qui diseguito che voglio spiegarvi perché questa diffici-le regata si può considerare sicura, e su qualipunti poggia la prevenzione.

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Nel caso si debbano subire dannidurante la regata

Navigare significa avere tutto quello che occor-re per affrontare l’ambiente marino e, avendol’equipaggiamento adatto, padroneggiare l’am-biente stesso, sostiene Les Crane skipper di“Monterey”.Dopo che tu oltrepassi le 200 miglia al largodelle coste di Newport, Rhode Island, sei al difuori di ogni possibilità d’aiuto, cioè sei oltre illimite entro il quale operano unità di soccorsoper la ricerca e il salvataggio delle barche. Deviquindi essere preparato al peggio, perchè ognimiglio che ti allontana da Newport è un migliopiù lontano dalla salvezza”, così ha detto unoskipper che ha fatto la settima Newport Ber-muda race nel 2004, e conclude: “una volta chetu sei 200 miglia fuori dalla costa, e c’è unatempesta o brutto tempo, te la devi vedere dasolo”. Per questa ragione si dà tanta importan-za, in questa regata, alla preparazione delle bar-che e a rendere autosufficienti gli equipaggi. Inun articolo scritto per Cruising World, JohnRausamiere, storico marinaio che ha partecipa-to molte volte alla regata, ha detto: “Non è sor-prendente che gli organizzatori prendano lasicurezza sul serio e insistano perché anche ipartecipanti abbiano proprio questo atteggia-mento”. Gli sponsor (Royal Yacht club of Ber-muda e Cruising Club of America) sono fanati-ci della sicurezza e delle capacità marinaresche.In tutte le regate Newport Bermuda sin dal1923 c’è stata una sola vittima, dovuta all’in-

cendio di una barca, e inoltre, una sola barcaha colpito la barriera corallina che sta a senti-nella della linea di arrivo a St. David’s Head, aBermuda. Questo non è un caso, ma il fruttodi una formidabile preparazione. I partecipantiche si iscrivono, debbono subire un attentoesame prima di essere accettati, e così le lorobarche. I seminari sulla sicurezza in mare sonoobbligatori per una parte dell’equipaggio, pro-prio per prepararli alle manovre con una navi-gazione burrascosa, e all’eventuale recupero diun membro dell’equipaggio fuoribordo. Que-sto metodo si è rilevato estremamente efficace enecessario nella regata del 2002, quando unforte vento di Nord-Est colpì le barche, e la“Gulf Stream”, combinata ai venti, creò unmare veramente terribile, che scaraventò fuori-bordo ben quattro marinai. Fortunatamentetutti e quattro furono prontamente recuperati.L’incidente sembra, comunque, far parte dellalogica di questa regata, anche quando si è pie-namente preparati.Il bermudiano Colin Couper, skipper di “Babe”,la barca del governatore di Bermuda, ricorda diaver rotto il timone, che l’equipaggio fu in gradodi aggiustare con mezzi di fortuna, e raccomandadi portare molti pezzi di ricambio del motore,del generatore e di altre parti della barca. MrLesCrane ricorda di aver avuto altre brutte sorprese:“Nel 1992 abbiamo rotto l’albero a sole 20 oredall’arrivo, e nel 1990 siamo stati investiti da raf-fiche fortissime, e siccome in quel momento sta-vamo cambiando le vele, queste sono state strap-pate via, insieme a tutti gli strumenti dell’albero”.

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Mr. Les Crane suggerisce anche che per preparar-si all’imprevisto, la prima cosa è mettere a postogli strumenti e l’equipaggiamento, assicurandosidi ridurre al minimo la possibilità di rotture, eche l’equipaggiamento regga ai rigori della regata.In concreto un mese prima della regata lo passi aprepararti specialmente se vieni da Bermuda, edevi poi tornare con la tua barca a Newport”.Tuttavia, nonostante questi racconti di duri navi-gatori inquietino un po’, le barche non sono deltutto sole nella traversata, infatti e per fortuna c’èGeronimo!

Geronimo: un guardiano per l’emergenza.

Per assistere qualsiasi barca si possa trovare in dif-ficoltà durante le 635 miglia della traversata daNewport, Rhode Island, a St. George, Bermuda,la St. George’s School, prospiciente le acque diNewport, mette a disposizione la sua nave scuolaa vela, per accompagnare i partecipanti comevascello di comunicazione. “Geronimo”, è unoSloop armato a cutter di 69 piedi, progettato daTed Hood, per la St. George’s School nel 1998,presso i cantieri “New England boatworks”, sottola guida dello skipper in pensione e membro delCCA Steve Connett. Il suo attuale capitano èuna donna, Deborah Hayes. Durante la regata,ci spiega Talbot Wilson portavoce dell’ufficiostampa, ogni mattina viene fatto un rapportosulle posizioni delle barche, con un appello fattodal vascello “Geronimo”, occupato dagli studenti

della scuola assieme ad un equipaggio speciale diesperti delle comunicazioni presi dal comitatoorganizzatore della regata Newport Bermuda.Dopo l’appello Geronimo manda le posizionidelle barche, tramite FTP, al sito della regata(www.bermudarace.com). Inoltre Geronimotiene i contatti con il mondo esterno, in partico-lare con un centro medico per le emergenze inmare a Boston. A questo proposito, nella regatadel 2002, un marinaio di “Clover”, Dave Frazer,fu colpito violentemente al volto procurandosiuna profonda ferita in bocca, e attraverso “Gero-nimo” arrivò il consiglio del centro medico, diriempire la bocca di Frazer con delle bustine dithè per fermare l’emorragia, e, cosa abbastanzasorprendente, questo rimedio funzionò, tantoche Frazer potè continuare il viaggio e arrivare aBermuda quattro giorni più tardi (dove per altrofu ricoverato in ospedale).Quando non partecipa alla regata, “Geronimo”porta gli studenti in speciali viaggi educativi disei settimane, durante le quali si studiano letecniche di navigazioni a vela, l’inglese e lescienze marine; a questo proposito, molto affa-scinanti sono le campagne in cui si studiano leabitudini delle tartarughe. Vorrei ora spiegare, almeno in parte, il motivoper cui la navigazione nella regata NewportBermuda è così complessa: questo dipendeprincipalmente dal fatto che bisogna affronta-re la Corrente del Golfo, la “Gulf Stream”insomma.

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Navigare la Corrente del Golfo

Ogni volta che un navigatoreesce fuori nel vasto oceano blu,deve fronteggiare sfide e diffi-coltà, sia nel caso in cui ci sia ilmare grosso, sia nel caso in cuici sia poco vento; in genere,questa è la regola per raggiunge-re qualsiasi destinazione.Per quelli che partecipano allaregata Newport Bermuda, larotta è ugualmente piena disfide, specialmente la traversatadella Corrente del Golfo. Men-tre in genere si divide la traver-sata in tre parti principali, Tal-bot Wilson, capo ufficio stampadella regata, ed egli stesso navi-gatore di grande esperienza, sug-gerisce che la rotta debba esseredivisa in quattro segmenti: laprima tratta della regata copre ladistanza tra Newport e la GulfStream, e nelle informazionidate da Bill Norton sul sitodella regata (www.bermudara-ce.bm/2004/description.php)leggiamo: “Navigando nell’ac-qua gelida, e spesso nella neb-bia, il marinaio deve selezionareuna rotta verso la posizione otti-male all’interno del margine piùsettentrionale della corrente delGolfo, evitando il lato cattivodei gorghi caldi più a Norddella corrente stessa, oppureavvantaggiarsi del lato favorevo-le dei gorghi caldi che si muo-vono in senso orario”. La cor-rente nei gorghi può raggiunge-re i tre nodi, e i gorghi possonoavere 60 o 100 miglia di diame-tro. Le foto dei satelliti e la lorolettura sono oggi disponibili,così i navigatori hanno un’ideaabbastanza buona della posizio-ne della corrente e dei gorghipiù grandi; è però difficile starelungo la Rhumb Line (la rottapiù diretta tra Newport e Ber-muda) e i navigatori hannospesso paura di spostarsi troppoverso est. Il secondo segmento è probabil-mente il più difficile, perchè il

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navigatore deve studiare attentamente le fotodei satelliti per determinare la rotta miglioreper attraversare la “Gulf Stream”.Per quanto riguarda le configurazioni della“Gulf Stream” (non c’è una configurazionetipica), il sito della regata spiega: “Il navigatoredeve scegliere di attraversare generalmente lacorrente circolare sopra i 4 nodi, nel modo piùefficace. A causa dell’enorme differenza di tem-peratura tra la corrente e il versante d’acquaverso Nord, non è raro avere attività tempora-lesche con tuoni. I regatanti spesso incontranovento leggero interrotto da forti mulinelli divento e lampi. La corrente stessa è spesso abba-stanza agitata, perchè il vento e la velocità del-l’acqua interagiscono. Ci sono molte teorie sucome attraversare la “Stream”, ma spesso lastrategia migliore è attraversarla il più veloce-mente possibile per evitare i suoi meandri”.Gli ultimi due segmenti della regata sono rela-tivamente semplici, paragonati alle incognite acui le barche vanno incontro verso e attraversola Corrente del Golfo.Secondo Mr. Wilson il terzo segmento dalla“Stream” porta le barche dalla corrente del golfofino a circa 50 miglia da Bermuda. Ed eccoci alquarto tratto: bisogna fare molta attenzione per-ché le barche imbocchino con precisione il puntoin cui devono entrare nelle acque di Bermuda, emuoversi tra i coralli della barriera fino alla linea

di arrivo al largo di St. David’s Head. Sentiamo aquesto proposito il sito: “le 300 miglia dalla finedello Stream fino a Bermuda, sono generalmentepiacevoli: i naviganti sono in acque calde, i ventisono più leggeri, tuttavia anche l’entrata a Ber-muda non è senza problemi, in quanto le barchedevono fare attenzione alle boe che segnalano ilpercorso, e saltarne anche una sola costituiscepenalità”.Certamente, dopo tutte le difficoltà del viaggio,l’arrivo a Bermuda, è un vero premio per i rega-tanti che si rilassano tra gente cordiale, acque cri-stalline, feste organizzate dal Royal Yacht Club diBermuda, dalla mattina fino a notte inoltrata: ilgiusto riposo del navigatore, insomma!

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Forse non tutti sanno che la forza di poliziapiù antica in Italia è la Guardia di Finanza.Costituita come Legione di Truppe Legge-

re nel 1774 dal re di Sardegna Vittorio AmedeoIII, ha il compito di vigilanza finanziaria suiconfini in tempo di pace e quello proprio delletruppe leggere - esplorazione, sicurezza delletruppe in marcia e molestia al nemico attraversocolpi di mano - durante la guerra.

Come supporto alle truppe ordinarie pie-montesi il Corpo partecipa al percorso quasicentenario di riunificazione sotto la bandiera dicasa Savoia degli stati italiani, trasformandosidopo la restaurazione, in Corpo delle RealiDogane.

Anche in molti altri stati preunitari, successi-vamente alla dominazione francese in Italia,seguendo l’esempio dell’organizzazione imperia-le transalpina, viene istituito un Corpo destina-to alla difesa delle frontiere e alla tutela finan-ziaria degli interessi statali. Di questi possiamoricordare la Regia Guardia di Finanza del Lom-bardo Veneto, la Real Guardia di Finanza nelGranducato di Toscana e le Guardie dei daziindiretti nel Regno delle Due Sicilie.

Molti finanzieri, in tutta Italia, prendonoparte ai moti insurrezionali del Risorgimento,distinguendosi in particolare nelle Cinque Gior-nate di Milano, nella difesa della Repubblicaromana e nella seconda guerra d’indipendenza,combattendo anche a fianco di Garibaldi, con imille.

Con l’unione d’Italia avviene anche l’accor-pamento dei vari corpi doganali che poi nel1881 prendono il nome di Corpo delle guardiedi finanza, con compito di “impedire, reprimeree denunziare il contrabbando e qualsiasi con-travvenzione e trasgressione alle leggi ed ai rego-lamenti di finanza”.

Nel 1907 la Guardia di finanza divenne atutti gli effetti un corpo militare con la conces-sione delle stellette e nel 1911 ottenne la ban-diera di guerra.

Così il Corpo partecipa alla campagna inLibia, svolgendo compiti di repressione del con-

trabbando di guerra e partecipando a vere e pro-prie azioni militari.

I finanzieri partecipano, con queste compe-tenze anche alla prima guerra mondiale e a lorotocca sparare quello che sembra essere stato ilprimo colpo di fucile italiano durante il conflit-to, nella notte tra il 23 ed il 24 maggio 1915contro dei guastatori austriaci intenti a far salta-re il ponte di Brazzano sullo Judrio.

Tra le due guerre il Corpo incrementa la suacomponente navale per la difesa delle coste,compito assegnatogli sin dallo scoppio delprimo conflitto, e, dal 1923, inizia a formareparte del suo personale per le investigazioni tri-butarie, tese ad accertare il rispetto delle normesui tributi imposti dallo stato.

Inoltre i compiti di vigilanza per il Corpo siestendono a tutte le frontiere dell’Impero italia-

Breve storia della più antica forza di poliziaDI PAOLO FAVILLI

FOTO COMANDO GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA

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no, costringendo i suoi uomini, soprattutto neiconfini con gli stati slavi, a trascorrere il periodosuccessivo alla Grande Guerra in perenne situa-zione di guerriglia.

La seconda guerra mondiale vede i finanzieriimpegnati su tutti i fronti, dall’Italia alla Greciaall’Albania, alla Jugoslavia, fino all’Africa e tra iprotagonisti di El Alamein. Inoltre, con l’armi-stizio numerosi sono coloro che si schieraronocon la resistenza, fornendogli assistenza durantelo svolgimento dei loro compiti d’istituto oaddirittura assumendo funzioni di comandodelle formazioni partigiane.

Durante la liberazione d’Italia i reparti dellaGuardia di Finanza sono impegnati a fiancodegli alleati, con conseguente legittimazione delCorpo quale unica forza di polizia fino al ripri-stino del normale stato di cose da parte delgoverno. Questa posizione agevola il Corpo neltornare ai suoi compiti istituzionali in tempo dipace. I problemi sono però gravosi: la sorve-glianza dei confini orientale, il contrabbando ditabacchi ed il controllo tributario, sempre piùimportante con l’espandersi dei mercati e lariforma delle imposte dirette.

Il Corpo si trova a dover incrementare il navi-glio e a creare la componente aerea per contra-stare una vera flotta contrabbandiera , compostada unità ex militari, che incrocia nel Mediterra-neo.

L’organizzazione della Guardia di finanzasubisce un riordinamento sostanziale verso lafine degli anni 50 e con successivi continui studied esperimenti per rendere la sua azione adegua-ta al quadro di riferimento. In particolare, sonomesse in primo piano l’esigenza di rimodulare lastruttura - in relazione al progressivo accentuar-

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Al centro: Il servizio di vigilanza portuale in una cartolina d’epoca;in basso: Torpediniera costiera tipo Thornycroft utilizzata sui laghi di confine e nella laguna veneta fino alla prima guerra modiale.

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si delle funzioni di polizia economico-finanzia-ria e di contrasto ai fenomeni criminali, poten-ziando la componente operativa e le proiezioniinvestigative - l’adattamento della sua struttura aquella della pubblica amministrazione - in fortecambiamento, con una decentralizzazione chefavorisca l’efficienza e l’economicità - e la ridu-zione dei vertici gerarchici - per garantire un’a-zione di comando più snella, razionalizzandonel contempo la formazione.

Così il Corpo è giunto alle soglie del nuovomillennio, quando il D.P.R. 34/99 ha definito lasua organizzazione attuale, su tre livelli diresponsabilità.

Il primo livello è costituito dal ComandoGenerale, organo mediante il quale l’Autorità di

vertice esercita le funzioni di alta direzione, pia-nificazione, programmazione, indirizzo e con-trollo e tiene i rapporti con istituzioni nazionalied internazionali.

Il secondo livello si identifica nei ventiComandi Regionali che, integrando le funzioniprima attribuite ai Comandi di Zona o di Legio-ne, costituiscono strutture a competenza pienain ogni settore nell’ambito di ciascuna Regioneamministrativa.

Il terzo livello è rappresentato dai 103Comandi Provinciali che svolgono attività dicomando, coordinamento e controllo dell’ope-ratività dei Reparti nell’ambito territoriale diriferimento.

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La “Colonnella”

Le fiamme gialle, simbolo di tutti gli appartenenti alla Guardia di Finan-za, che ornano il fregio del berretto dei militari del Corpo e che vengonoriprodotte sulle bandiere dei corsi di formazione degli allievi, rievocano laLegione reale piemontese, erede della Legione truppe leggere, da cui ilCorpo stesso trae origine. Questa si distinse contro i francesi nel 1815,riuscendo nell’impresa di espugnare e prendere la città fortificata di Gre-noble, pur non disponendo di artiglieria di grosso calibro e la sua ban-diera colonnella - alla prima compagnia di ogni reggimento di fanteria,con il privilegio di avere come comandante titolare lo stesso colonnellocomandante del reggimento, era assegnata una bandiera particolare, lacolonnella appunto - che aveva agli angoli le prime fiamme gialle ricevet-te la medaglia d’oro al valor militare. L’ufficializzazione del legame traGuardia di Finanza e Legione reale piemontese si ebbe proprio tramite le“fiamme gialle”, nel 1933, quando Re Vittorio Emanuele III concesse allabanda musicale del Corpo delle drappelle che riproducevano i simbolidella bandiera colonnella della Legione sabauda in quanto “a questa siriannoda, attraverso un secolo di gloriose vicende, l’origine della attualeGuardia di Finanza”.

Finanzieri impegnati in controlli doganali presso gli aeroporti

Controlli fiscali effettuati dai militari della Guardia di Finanza

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In quest’ultimo livellosono compresi i NucleiRegionali di Polizia Tri-butaria, i Reparti Aero-navali e i Reparti T.L.A.

Nel 2001 inoltre, conil decreto legislativo n.68 del 18 marzo, laGuardia di Finanzaottiene il più ampioruolo di polizia econo-mica e finanziaria a tute-la del bilancio pubblico,delle Regioni, degli Entilocali e dell’UnioneEuropea.

Attualmente le princi-pali funzioni del Corposono:- i controlli fiscali, che

impegnano in buonaparte le risorse operati-ve, nelle situazionipatologiche del sistemaeconomico. Particolareattenzione va all’eco-nomia sommersa eall’evasione fiscaleinternazionale;

- la vigilanza sulle accise,che a causa della rile-vanza che assumonosulla formazione delprezzo finale dei pro-dotti a largo consumosu cui gravano (oliminerali, tabacco ebevande alcoliche)sono ad elevato rischiofrode;

- il contrasto al contrab-bando di tabacchi lavo-rati esteri, mirato areprimere il traffico cheattraversa per lo più ilnostro Paese verso ilnord Europa;

- la prevenzione e repres-sione delle frodi comu-nitarie, in particolaredei fenomeni fraudo-lenti che interessano ilcomparto della PoliticaAgricola Comune equello dei Fondi strut-turali;

Questa opera consente dieliminare gli effettidistorsivi nel sistema dilibera concorrenza e delmercato, discendenti dalcomportamento di ope-ratori non corretti, checon le loro condotte sot-traggono le risorse ailegittimi proprietari;- i controlli dogana-li, in linea con gli orien-tamenti strategici dettatiin sede comunitaria, nelrispetto delle esigenze dirapidità e fluidità delcommercio internaziona-le e tesi a tutelare gli inte-ressi finanziari dell’Unio-ne Europea e il correttofunzionamento del mer-cato interno.- i controlli erariali esulla spesa pubblica rivol-ti a tutti i tipi d’incentivialle attività produttive, diorigine comunitaria, sta-tale e locale. Dal 2002,inoltre il comparto dellaspesa sanitaria, una dellepiù significative voci dibilancio dello Stato, èoggetto di controlli siste-matici, da parte del per-sonale del Corpo, volti aindividuare e reprimeregli illeciti;- il contrasto alla cri-minalità economica, percombattere la penetrazio-ne di interessi illeciti nelmercato, perseguendol’obiettivo primario diincidere sui flussi di“denaro sporco” e privarele organizzazioni crimi-nali delle risorse econo-miche, fenomeno dive-nuto molto importantenegli ultimi anni con l’e-scalation dei finanzia-menti al terrorismo inter-nazionale;- il contrasto al falsonummario, nella tuteladegli interessi nazionali e

Unità cinofile impegnate nell’attività antidroga.

L’impegno del Corpo nella repressione delle frodi.

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comunitari, e la relativa prevenzione, ricerca erepressione delle violazioni in materia di valu-

te, titoli, valori e mezzi di pagamento naziona-li e esteri;

- la tutela del patrimonio ambientale, artisticoed archeologico per combattere gli illecitiambientali connessi al cosiddetto eco-busi-ness, gestito dal crimine organizzato e il traffi-co di reperti archeologici e delle opere d’arte;

- la tutela dei marchi, brevetti e diritti d’autore,quale irrinunciabile attività a garanzia dellacredibilità e dello sviluppo economico delPaese, nonché come tutela dei consumatori;

- la collaborazione con le Authority, in conside-razione delle specifiche peculiarità professio-nali maturate dal personale del Corpo, pergarantire il libero mercato, le comunicazioni,gli appalti pubblici, le assicurazioni e la tuteladella privacy.Ulteriori compiti della Guardia di Finanza, a

cui concorrono altri Organi istituzionali, sono iservizi d’ordine e di sicurezza pubblica, il con-trasto all’immigrazione clandestina, la lotta altraffico di stupefacenti, il soccorso, a salvaguar-dia della vita umana, in mare ed in montagna ei compiti di polizia giudiziaria. Da citare infinela partecipazione del personale delle fiammegialle a missioni internazionali di peace keepingquali quelle in Albania ed in Kosovo.

La formazione del personale

La selezione del personale, così come l’adde-stramento, sono sempre stati dei punti di forzadella Guardia di Finanza.

Sin dalla sua costituzione quale legione di

truppe leggere è sempre stata pensata comeun’unità ad altissima specializzazione e già dalla

fine del XVIII secolo i criteridi reclutamento si basavanosulle caratteristiche professio-nali, fisiche e morali degliindividui più che sulla loroestrazione sociale.

Oggi, l’ampiezza dei com-piti assegnati alla Guardia diFinanza e il loro carattere pre-valentemente tecnico-econo-mico impongono una forma-zione professionalmente all’a-vanguardia ed un continuoaggiornamento da parte deiruoli ufficiali, ispettori,sovrintendenti, appuntati efinanzieri.

Vediamo come è articolata

nel suo complesso.Al vertice c’è l’Ispettorato per gli Istituti di

Istruzione, retto da un Generale di Corpo d’Ar-mata, da cui dipendono i comandi di Corpo

Una pattuglia della guardia di finanza durante un controllo su strada.

Una giovane tenente della guardia di finanza

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dell’Accademia, dellaScuola Ispettori eSovrintendenti e dellaLegione Allievi.

L’Accademia è ilprincipale istituto diformazione del Corpo.Trae origine dalla“Scuola Allievi Ufficialidella Regia Guardia diFinanza”, istituita nel1896 a Caserta e dal1984 con sede a Bergamo.

Qua vengono formati gli ufficiali dei ruoli

normale, aeronavale, tecnico-logistico e speciale.I primi due seguono un corso di cinque anni

presso l’Accademia di Bergamo e la Scuola dispecializzazione di Roma-Castelporziano. Gliallievi del ruolo normale conseguono la laureaspecialistica in Scienze della sicurezza economi-ca e finanziaria, mentre gli allievi del ruolo aero-

navale conseguono lalaurea triennale in Scien-ze della sicurezza econo-mica e finanziaria e suc-cessivamente frequenta-no un biennio speciali-stico per divenire pilotimilitari o comandanti diunità navali, con periodiformativi presso l’Acca-demia Aeronautica per iprimi e presso l’Accade-

mia Navale per i secondi. La scuola Ispettori eSovrintendenti ha sede invece a L’Aquila mentre

la Legione Allievi, dove si svolge la formazionedi base dei finanzieri del “contingente ordinario”si trova a Bari e da essa dipende la Scuola Nau-tica di Gaeta - per la formazione del contingen-te di mare - e la Scuola Alpina di Predazzo, perla formazione ed il perfezionamento dei militaridestinati all’impiego in alta montagna.

Il servizio navale

La Guardia di Finanza ha a disposizione unanotevole componente navale per svolgere i suoicompiti istituzionali, frutto di una continua evo-luzione e di una tradizione ultracentenaria.La flotta è composta dalla nave scuola “GiorgioCini” - costruita nel 1970 e ceduta al Corpo nel1984 dall’Omonima fondazione - 3 pattugliatoriclasse “Zara”, dotati di apparati operativi di tipoprettamente militare, con elevate doti di autono-mia e tenuta del mare, in grado di svolgere lavigilanza nelle acque internazionali, il controllodi vaste aeree marittime e di coordinare gruppitattici aeronavali nelle attività di repressione deitraffici illeciti perpetrati via mare.

I Guardacoste, unità di più di 20 metri, inforza al Corpo sono 88, divisi nelle classi“Mazzei”, “Corrubbia”, Bigliani e Meattini edestinati al contrasto e alla repressione deitraffici illeciti nelle acque territoriali e nell'al-to mare.Le “fiamme gialle” si servono inoltre di 197vedette - tra le quali vanno ricordati i 13mezzi classe “Levriero” che, con i 70 nodi divelocità massima, sono le più veloci unità dipolizia attualmente in servizio nel Mediterra-neo e vengono impiegate efficacemente con-tro l’immigrazione clandestina, il traffico distupefacenti ed il contrabbando - e di 332unità navali minori.

Allievi della Scuola Nautica nel corso di una cerimonia

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NUOVI SVILUPPI SULLA TUTELA DEL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO SOMMERSO

DI GIACOMO CAVILLIER

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Con decreto legislativo 22 gennaio 2004,n.42 pubblicato nel Supplemento ordina-rio n.28/L alla Gazzetta Ufficiale n.45 del

24 febbraio 2004, emanato in attuazione delladelega prevista dall’art.10 della legge 6 luglio2002, n.137 è stato approvato il Codice dei Benicultuali e del Paesaggio” detto anche “CodiceUrbani”; si tratta di un complesso strumento nor-mativo che comprende tutti gli istituti vigenti inmateria di tutela, valorizzazione e fruizione deibeni culturali e paesaggistici del nostro paese. Trale novità introdotte dal Codice v’è quello di disci-plinare all’art.94 le ricerche e i ritrovamenti for-tuiti di reperti archeologici e storici rinvenuti neifondali della zona di mare estesa dodici migliamarine a partire dalla zona contigua; in tal modo,il legislatore ha operato un diretto ed esplicitorinvio alle “Regole relative agli interventi sulpatrimonio culturale subacqueo” allegate allaConvenzione Internazionale di Tutela del Patrimo-nio Archeologico Sommerso (Underwater CulturalHeritage 2001) dell’Unesco, adottata il 2 novem-bre 2001, fermo restando sia il principio di dirit-to internazionale in base al quale la ricerca in altomare deve essere considerata libera, sia che loStato costiero è competente ad esercitare la pro-pria giurisdizione esclusiva in materia di ricercanella fascia prospiciente le acque territoriali fino a24 miglia dalla costa (art.303 della legge 2 dicem-bre 1994, n.689) al fine di recuperare e preserva-re quei beni che attengono alla propria area cul-turale e perciò ritenuti essenziali per lo studio delproprio passato.Come si vede, abbiamo a che fare con una dispo-sizione del tutto nuova, che anticipa la legge diratifica ed esecuzione della predetta Convenzio-ne, volta essenzialmente a disciplinare il delicatosettore della ricerca e della tutela del patrimonioarcheologico sommerso, il quale, in difetto di unaspecifica regolamentazione, ha posto e continua aporre numerosi problemi, soprattutto nel diffici-le rapporto tra la legislazione di tutela e la disci-plina dei relitti prevista dal Codice della Naviga-zione.A ciò valga la considerazione che l’attività dellaricerca archeologica sottomarina è sì subordina-ta alla valutazione tecnico-scientifica del Mini-stero per i Beni e le Attività Culturali ma è alcontempo sottoposta al controllo da parte delMinistero delle Infrastrutture e dei Trasportiper ogni attività che comporti occupazione edutilizzo diretto e/o indiretto del demanio marit-timo. Tale dicotomia è altresì avvertibile nelcaso dei ritrovamenti, dacché se è vero che ognirinvenimento sul demanio marittimo o nel-l’ambito del mare territoriale appartiene ipso

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Nella pagina a lato: operatori subacquei intenti a riportare dati e note del sito archeologico su una tavoletta di rilevamento e un vaso ritrovato lungo il percorso archeologico di Cala Gadir, Pantelleria;in questa pagina: una sequenza del lavoro svolto dagli operatori subacquei che si avvalgono di tecniche ed armamentisemplici necessari viste le realtà fisiche dell’ambiente incui si va ad operare.

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iure allo Stato - art.91 comma 1 del CodiceUrbani, principio, questo, che trova applica-zione anche per i beni rinvenuti nella zonacontigua (pescherecci che trattengono nelleloro reti dei reperti) in virtù dell’art. 4 delCodice della Navigazione (la nave che battebandiera italiana è da considerarsi territorioitaliano) - è altrettanto vero che gli stessi benirinvenuti in mare, e nel caso di specie quelliarcheologici e storici, ai sensi degli artt.508 e510 dello stesso Codice della Navigazionedivengono proprietà dello Stato se nessunproprietario si presenta a rivendicarli nelbiennio: si pensi, ad esempio, ad un’unitànaufragata al cui interno vi siano beni archeo-logici in regime di regolare possesso e/o diproprietà che qualche tempo dopo il naufra-gio possono esser rivendicati in restituzionedal legittimo proprietario; tale norma trovapoi ulteriore applicazione qualora l’unità nau-fragata contenente i beni archeologici sia statarinvenuta da chiunque in acque internaziona-li; in entrambi i casi, per paradossale che sem-bri, lo Stato è tenuto a restituire i beni all’i-stante nonostante il pericolo che questi venga-no poi distrutti o venduti dal ritrovatore.L’importanza della Convenzione e, di riflessodell’art.94 del Codice Urbani, sta dunque nel-l’aver prodotto, anche se indirettamente attra-verso la definizione di bene culturale e le variemodalità della ricerca sottomarina, una distin-zione tra i “relitti” intesi come res vacua posses-sionis e le cose da classificare come res vacuaedominii in cui rientrano tutti i beni rinvenuti inmare che per la loro stessa natura (giacenti sulfondo) o accertata antichità escludono l’esisten-za di un proprietario e pertanto non possonoche appartenere a quello Stato che effettua ilritrovamento o rientrare nella “gestione” del-l’autorità che effettua l’accertamento; in que-st’ultimo caso, l’accertamento è di per sé datoessenziale ai fini della tutela del bene poichécostituisce l’innesco del lungo procedimento di“restituzione” dello stesso allo Stato proprieta-rio garantendone, altresì, la fruibilità scientificaagli operatori di settore.Quanto operato in sede comunitaria e interna-zionale con la Underwater Cultural Heritage2001 è, invero, un primo sostanziale passoverso l’auspicata elaborazione di un Codice deiBeni Culturali Internazionale capace non solodi limitare drasticamente le numerose situazio-ni di irregolarità e di depauperamento delnostro patrimonio culturale ma, soprattutto, difungere da idoneo “collante” nella cooperazionetra gli Stati.

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Dall’alto in basso: mosaico rivenuto nel sito archeologico di Baia edolium romano di età imperiale ritrovato nei fondaliantistanti Fiumicino.

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Con il nome di Nautilus si intende indica-re in zoologia, dei molluschi marini cheappartengono all’unico genere di Cefalo-

podi Tetrabranchiati ancora viventi ai nostrigiorni.Sono animali con una struttura biologica arcai-ca che contano attualmente poche specie viven-ti, tutte concentrate nelle acque tropicali dell’O-ceano Indiano e Pacifico.Con il termine di “Fossili viventi” gli scienziatiindicano degli individui rappresentanti digruppi filetici che in un passato geologico lon-tano erano molto abbondanti ma ai nostri gior-ni sono pressoché estinti.Anche i Nautilus sono definiti in ambito scien-tifico dei fossili viventi, in virtù del fatto chesono gli unici appartenenti in vita all’ordine deiTetrabranchiati, che fu notevolmente diffusonell’Era Paleozoica. Eccetto i Nautilus non siconoscono difatti altri molluschi che non sianofossili appartenenti a questo antico ordine.

La storia evolutiva del piccolo nautilus

Dagli studi dei resti fossili, si è arrivati alla cer-tezza che i Nautiloidèi, intesi come una sotto-

classe di Cefalopodi Tetrabranchiati, fecero laloro comparsa al termine del Cambriano.Riuscirono a trovare delle nicchie ecologichetali, che li portarono a proliferare velocementesino a divenire molto comuni nel periodo suc-cessivo al Cambriano ovvero il Siluriano.Sappiamo che nel nostro Pianeta si sono succe-dute delle lunghe fasi temporali nelle quali levariabili ambientali, intese come fattori chimi-ci, sono mutate.Queste mutazioni nelle condizioni biotichedella Terra, hanno portato gli abitanti sia vege-tali che animali esistenti in Ere passate, a segui-re una lenta evoluzione che li portasse a trovar-si in sintonia con i molti cambiamenti.Le varie specie che non sono riuscite a trovarenel tempo un compromesso che le portasse adadattarsi a nuove condizioni di vita, si sonoinesorabilmente estinte.Per i motivi suddetti sebbene in maniera moltosemplificata, già nell’Era Secondaria molti Ordi-ni di Nautiloidèi erano scomparsi.Agli albori dell’Era Terziaria era presente solo unordine: quello dei Nautilidi, l’unico giunto sinoai nostri giorni.Di questo Ordine ora classificato nella sistema-

DI FRANCESCA BITTARELLO

Nautilus Pompilius - comune cefalopode tetrabranchiato

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tica zoologica come “famiglia”, fa parte il Nauti-lus, giunto sino a noi dal passato remoto comeun vero fossile vivente.

Anatomia ed ecologia del nautilus

Ad una prima analisi si può dividere il Nautilusin due strutture differenti: il mollusco propria-mente detto ed il guscio madreperlaceo esternoche lo ospita. Tutti i molluschi Cefalopodi ingenerale hanno delle appendici periboccaliattorno al capo, e centralmente ad esso unaformazione muscolare ad imbuto che permettedi far entrare, per poi espellere, l’acqua.I Tetrabranchiati come suggerisce il nome stessohanno 2 paia di branchie.Il Nautilus oltre a possedere le caratteristichedei Cefalopodi Tetrabranchiati ha delle partico-larità tutte proprie. Il bel guscio univalve conpeculiari strie di diversi colori è sempre avvoltosu se stesso ed a seconda delle specie possiedestrie fantasiose diverse. Nelle specie attuali, tracui la più comune è il Nautilus Pompilius, ilguscio può avere un diametro che va dai 20 ai30 cm ben poca cosa rispetto ai loro antenati

che, come riscontrato dai reperti fossili, poteva-no raggiungere una lunghezza vicina ai 4 metri!La conchiglia è ricercata dai collezionisti e spes-so, grazie alla resistenza, viene scolpita per faresouvenir o gioielli che popolazioni locali ven-dono ai turisti o utilizzano direttamente.Internamente il guscio è formato da vari settitrasversali calcarei che dividono l’interno dellaconchiglia in camere. I setti sono concavi versola parte più esterna del guscio.Non sono però camere chiuse totalmente inquanto un piccolo foro centrale le collega.Questo foro serve a fare passare un piccolo sifo-ne membranoso che partendo dal corpo del mol-lusco, che si trova nella camera più esterna, arri-va sino all’ultima camera più interna e piccola.Il corpo del mollusco giace nella camera esternain modo tale che i numerosi tentacoli che circon-dano la bocca possano uscire all’esterno insiemead un paio di occhi semplici e rudimentali.Il guscio, oltre a fornire al mollusco un’impor-tante protezione, ha un ruolo fondamentale nelpermettere il galleggiamento dell’animale inquanto le camere più interne dove non c’è ilcorpo sono riempite d’aria.

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sezione di nautilus - setti trasversali calcarei concavi dividono la conchiglia in camere

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I Nautilidi grazie a questo sistema di concame-razioni madreperlacee ereditate geneticamentedai suoi antenati può muoversi verticalmentenell’acqua, riempiendo o svuotando le camere.Possiamo asserire che il suo movimento è resopossibile grazie all’espulsione dell’acqua attra-verso il sifone.Nell’eventualità il mollusco muoia nelle profon-dità dei mari, il suo guscio, per via delle camered’aria, sale in superfìcie rimanendo a galla.Per quanto riguarda l’ecologia del Nautilus pos-siamo dire che è un predatore.È in grado di mangiare piccoli pesci che cattu-ra con i suoi robusti tentacoli.La presenza di un becco corneo nella bocca glipermette, inoltre, di rompere il guscio di altrimolluschi e nutrirsi così di suoi parenti sep-pur lontani. La lotta per la sopravvivenza cheesiste in natura, non ci impedisce di pensareche il Nautilus sia anche cannibale. È un ani-male oviparo che ad ogni covata è in grado diprodurre centinaia di uova che, partendo dalarve planctoniche (spesso vittime di voracipredatori), si trasformano lentamente nelnostro simpatico e bel Nautilus.

Il nome nautilus (dal greco nauti’los ovve-ro navigante): curiosità

Corsi e ricorsi storici, ebbene sì, il nome Nau-tilus evoca nella nostra mente varie situazionisuggestive.È per questo motivo che oltre ad aver prestatoil nome al bel guscio madreperlaceo e al suoanimaletto, il nome Nautilus, richiama altrerealtà. Oltre agli zoologi anche i militari hannopensato di battezzare con questo nome le lorocreature tecnologiche marine.Così si chiama Nautilus il primo sommergibilefrancese costruito nel 1798 da Robert Fulton.Più di un secolo e mezzo dopo nel 1956, è l’o-monimo Nautilus statunitense, il primo sotto-marino a propulsione atomica a raggiungere ilPolo Nord passando sotto la Calotta Glaciale.Il sottomarino Nautilus più famoso però, restaquello creato dalla fantasia del romanziere JulesVerne in “Ventimila leghe sotto i mari”.Va ricordato infine che porta il nome di Nauti-lo anche un bellissimo vaso in oro a forma diconchiglia del secolo XVI-XVII, conservato nelMuseo di Cluny a Parigi.

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i nautilidi grazie al sistema di concamerazioni madreperlacee possonomuoversi verticalmente nell’acqua, riempiendo e svuotando le camere

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30ANNO VII N°3 - GIUGNO 2005

1 ERA ARCHEOZOICA (o PRECAMBRIANO)Lasso di tempo che va dalla prima forma-zione di una crosta solida sopra gli Oceani,stimato in 4,6 miliardi di anni fà sino all’i-nizio dell’Era seguente ovvero la Paleozoica.

2 ERA PALEOZOICA (o PRIMARIA)Inizia 530 milioni circa di anni fa èdenominata anche primaria, in quantoinizialmente gli scienziati ignorarono,sino a che non li scoprirono, i terreniarcheozoici più antichi.È divisa in 6 periodi. In ordine dal piùantico al più recente abbiamo:cambriano, ordoviciano, siluriano, devo-niano, carbonifero, premiano che chiudequesta era 245 milioni di anni fa.

3 ERA MESOZOICA (o SECONDARIA)È conosciuta dai media come era dei rettili,per via del dominio assoluto di questi ani-mali, tra i quali i dinosauri, che conquistaro-no terre emerse ,acque e aria.È suddivisa in 3 periodi: il più antico iltriassico, poi giurassico e cretacico.

4 ERA CENOZOICA (o TERZIARIA)Inizia 65 milioni di anni fa: estinti la mag-gior parte dei rettili, il dominio assoluto èdei mammiferi ed è conosciuta anche comeera dei mammiferi.I periodi vanno dal paleocene, eocene, oligo-cene, miocene al più recente pliocene.

5 ERA NEOZOICA (o QUATERNARIA)Questa è l’era nella quale viviamo, iniziacirca 2 milioni di anni fà con il pleistoceneche vede la comparsa dell’uomo. Si dividein pleistocene e in olocene che comprende gliultimi 10 mila anni circa.

Le 5 ere geologiche: riferimenti temporali

fossile di aturia aturi - in evidenza i setti trasversaliconcavi verso la parte più esterna del guscio

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Èil 31 agosto 2003, giorno di regata sul lagodi Garda. È in programma la 37ª edizionedel Trofeo Gorla; 270 imbarcazioni, di varie

classi, si preparano ad affrontare la competizione.Una regata di fine estate sulle placide acque

lacustri. Almeno all’apparenza. Perchè il lago diGarda è capace di trasformarsi, in poche decinedi minuti, da placido specchio d’acqua in unmare tempestoso, pericolosissimo.

Una regata che resterà impressa nella memoriaper le barche rovesciate, per il numero dei rega-tanti salvati, per l’altezza delle onde provocate dafortissime raffiche di venti contrari, per i coloridel lago diventati all’improvviso freddi e scuri:uno scenario teso e quanto mai drammatico.

Per quella giornata il bollettino Meteo annun-ciava venti moderati da Ovest e deboli da Nord.La mattinata comincia bene e la Motovedetta CP862 di stanza a Bogliaco molla gli ormeggi e si

dirige verso il campo di regata per la consuetaassistenza; ma in pochi minuti l’imprevisto.

Poi alle 11.00 si scatena l’inferno; pioggia,grandine ed un intenso vento a 70/80 nodi, stra-volgono quella che sarebbe dovuta essere unatranquilla giornata di gara. L’imbarcazione giu-ria comunica via radio con la motovedetta dellaguardia costiera e chiede di intervenire, poichè ilfortunale ha investito in pieno la regata.

La motovedetta che in quel momento si tro-va alla testa della regata interviene immediata-mente, anche se le condizioni meteorologichecreano difficoltà a mantenere la rotta.

L’equipaggio avvista le prime imbarcazionisemiaffondate e numerose persone in acqua ter-rorizzate. L’altezza delle onde e la velocità del ven-to rendono proibitive le operazioni, costringendoil personale della motovedetta, tra un recupero el’altro, a rientrare nel locale di plancia per respi-

Il Benaco...Il Benaco...

...ribollente come il mare...ribollente come il mareDI COSMA CAVALLO

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rare aria pura, poiché all’esterno l’acqua nebuliz-zata crea problemi di respirazione.

Le richieste di soccorso aumentano e gliuomini della guardia costiera non riescono più agestire contemporaneamente telefono, radio,comandi e recupero dei naufraghi.

Scatta l’allarme, si tratta di un macroevento,è necessario perciò coordinare e smistare le chia-mate ad altri enti. Parte subito il coordinamen-to interregionale tra le diverse forze in campoper i soccorsi. Presso l’ufficio della guardiacostiera di Bogliaco, la Protezione Civile e il 118di Verona e di Brescia stabiliscono un centroraccolta informazioni da dove ci si tiene in con-tatto con la Prefettura di Brescia. Si istituiscono2 centri sanitari avanzati, uno nel porto di

Bogliaco, l’altro nel porto di Torri del Benaco.In azione anche le motovedette della Guardia diFinanza, Carabinieri, Polizia e Vigili del Fuoco.Arrivano 5 elicotteri a cui si assegna una zona diricerca in modo tale da coprire l’intero lago.

Le onde non intendono placarsi, quattro, cin-que metri alte. Alle 14.15 l’ultimo salvataggio:una imbarcazione con 5 persone a bordo, forte-mente inclinata a causa della rottura del timone;nonostante la pericolosità dell’operazione, si deci-de di affiancarla e rischiare il trasbordo dei 5 rega-tanti prima dell’imminente affondamento. Lecondizioni meteorologiche migliorano, le onde sicalmano, il cielo torna a riprendere il suo azzurrodi sempre: sono terminate anche le richieste disoccorso e tanti sguardi si incrociano, in silenzio.

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Alcune sequenze dei soccorsi del 31 agosto 2003.In alto: il Presidente della Commissione Difesa della Camera e del Centro Alti Studi Difesa e Sicurezza Luigi Ramponi premia l’equipaggio della

motovedetta CP 862

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L’emergenza è finita, senza vittime.Tutto risolto grazie alla macchina dei soc-

corsi che il Garda ha offerto e che ha funziona-to al meglio. In 6 ore ininterrotte di lavoro ilComandante della Motovedetta CP 862, Capodi 2ª Cl. NP Marco Ravanelli ed i suoi uominiCapo di 2ª Cl. NP Carlo Falcone, Sottocapo di3° Cl. NP Francesco Scognamiglio, Sottocapodi 2° Cl. NP Marcello Colotti e Sottocapo di3° Cl. NP Giovanni Cusimano, il 118, la Poli-zia, la Guardia di Finanza, i Carabinieri e i tan-ti volontari, hanno recuperato 75 velisti e sur-fisti caduti in acqua, cercato persone che risul-tavano disperse, riportato a riva i feriti e leimbarcazioni danneggiate.

Alla fine il bilancio parla di 6 persone ricove-rate, 20 medicate presso il presidio medico.

La comunità del Garda, riconosce ai “Marinaid’acqua dolce” un immane lavoro allo stremo delleloro possibilità e li propone per una onorificenza.

È passato un anno. Il 23 novembre scorso, ilPrefetto di Brescia, Dott.ssa Maria Teresa Cor-tellessa Dell’Orco consegna all’equipaggio dellaguardia costiera la medaglia di bronzo al valorecivile, conferita dal Presidente della Repubblica,con questa motivazione “Componente l’equi-paggio di una motovedetta nel corso di unaregata velica, evidenziando notevole slancioaltruistico, non comune coraggio e grande capa-

cità professionale, interveniva in soccorso dellenumerose imbarcazioni venutesi a trovare in dif-ficoltà a seguito di un improvviso e violentissi-mo fortunale, riuscendo a trarre in salvo nume-rosi naufraghi. Chiaro esempio di elette virtùciviche ed alto senso del dovere”.

Dei giorni nostri un altro meritato riconosci-mento agli uomini dell’equipaggio. Il 26 aprile2005 a Roma, il conferimento del Premio Bra-vo. Un premio che vuole manifestare l’apprezza-mento della società nei confronti dell’impegnoprofuso da uomini e donne delle Forze Armate,delle Forze dell’ordine e dei Corpi dello Stato,che si sono distinti per “perizia e abnegazioneincarnando al meglio gli ideali del Corpo diappartenenza”. È con questo spirito che LuigiRamponi, Presidente della Commissione Difesadella Camera e del Centro Studi Difesa e Sicu-rezza, ha istituito il Premio, volendo ringraziarequesti uomini per essere stati autori di operazio-ni particolarmente rischiose e per garantire inPatria e all’estero la sicurezza, la legalità ed ivalori della democrazia.

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il Comandante Generale con alcuni membri dell’equipaggio. Da sini-stra: Sc. 2ª cl. Np/Ms Giovanni Cusimano, C° 1ª cl. Np Carlo Fal-cone, Amm. Ispettore Capo (CP) Luciano Dassatti, C° 1ª cl. NpMarco Ravanelli (comandante della motovedetta)

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Attività sul Lago di Garda

Le Capitanerie di porto - Guardiacostiera sono presenti sul lago di Gardacon un mezzo navale sin dal 1999,anche se limitatamente al periodo estivo.Un servizio - chiesto insistentemente alMinistero delle Infrastrutture e Traspor-ti dalla Comunità del Garda di concer-to con le regioni Lombardia, Veneto e laprovincia autonoma di Trento - volutoper assicurare alle centinaia di migliaiadi persone, che scelgono il lago di Gardaper trascorrere le loro vacanze, la neces-saria sicurezza.L’unità prescelta è una motovedetta dellaclasse 800, appositamente studiata per ilsoccorso, veloce, inaffondabile e concapacità operativa ogni tempo. E’ inoltredisponibile, per la sorveglianza, un gom-mone.L’incremento dell’attività di soccorso epronto intervento ha indotto il Coman-do generale a disporre quest’anno l’isti-tuzione di un Nucleo mezzi navaliGuardia costiera la cui base continueràad essere nel porto di Bogliaco, scelto perla sua posizione strategica che permettedi raggiungere, in tempi brevi, i puntipiù lontani del bacino del Garda.Il Nucleo, dipendente dalla DirezioneMarittima di Venezia, supporta l’atti-vità dei mezzi navali nell’assicurare unasorveglianza operativa 24 ore su 24.

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un’imbarcazione in difficoltà durante laregata e la motovedetta CP 862 in attività

di pattugliamento

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L’acquacolturaDI CINZIA GEROMINO

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L’acquacoltura è l’allevamento di organismimarini (pesci, molluschi, crostacei, alghe,ecc.) o di acqua dolce destinato al consu-

mo umano, al ripopolamento di ambientiacquatici, all’acquariofilia, alla farmacologia, allapesca sportiva.Nata originariamente come attività di supportoalla pesca, l’acquacoltura diventa oggetto diinteresse e sfruttamento industriale solo durantegli anni ‘70. La storia dell’acquacoltura ha radici lontane neltempo, che risalgono ad oltre 5.000 anni fa. Pre-sente fin dal Neolitico, si diffuse durante l’Im-pero Romano, in particolare nei paesi Mediter-ranei, trovando la sua massima fioritura nelMedioevo. I primi tentativi di allevamento ittico in Italiarisalgono invece al 1860 e riguardano la ripro-duzione in cattività della trota, una delle speciepiù allevate nella penisola, per proseguire poicon lo sviluppo della vallicoltura, che pone lebasi delle moderne tecniche di allevamento dellespecie ittiche marine. Le prime iniziativeimprenditoriali iniziano nei primi anni ’50 conla realizzazione di organizzazioni, prima di pic-cole dimensioni e poco evolute dal punto divista tecnologico, successivamente (a partiredalla metà degli anni ’70) con la creazione diimportanti impianti industriali, localizzati quasiesclusivamente nel Nord Italia.Ancora oggi è il Settentrione a rappresentarel’area dove si trova la più alta concentrazione diimpianti di itticoltura. Il ritardo dello sviluppodell’acquacoltura nel Sud, nonostante gli sforzidegli operatori del settore che comunque stan-no producendo buoni risultati, è dovuto inprimis alle difficili condizioni economiche delMezzogiorno e soprattutto ad errate valutazio-ni nella politica di programmazione (errori dilocalizzazione dei siti e scelte tecnologiche sba-gliate).Esistono tre diverse tipologie di allevamento cheassicurano ai mercati italiani un rifornimentocostante dei prodotti ittici : allevamento intensi-vo, estensivo e semiestensivo.Nell’allevamento di tipo intensivo i pesci sonoallevati e alimentati artificialmente e tutte leattività connesse (semina, ricambio, smaltimen-to idrico e di spazio) sono costantemente moni-torate dall’uomo.Le nuove tendenze dell’acquacoltura intensiva,le cui potenzialità sono però frenate dalle diffi-coltà burocratiche legate soprattutto alle con-cessioni demaniali, sono caratterizzate daimpianti di maricoltura (allevamenti praticatiin vasche galleggianti poste direttamente in

mare) organizzati come oasi e aree protette perla riproduzione di pesci, molluschi e crostacei.Tali allevamenti sono realizzati attraverso lacostruzione di barriere artificiali (o gabbie off-shore), e si trovano per lo più lungo le costedell’Adriatico settentrionale, tra Emilia-Roma-gna e Marche (Porto Garibaldi, Rimini, Catto-lica, Senigallia, Falconara, Portonuovo e PortoRecanati), anche se impianti di maricolturasono stati realizzati nel Mar Ligure e lungo lecoste della Sicilia.L’allevamento estensivo è di tipo policolturale.Diverse specie di pesci (per lo più orate, branzi-ni, anguille e cefali) convivono nello stesso baci-no e si nutrono direttamente dalla rete trofica,sfruttando così le risorse fornite dall’ambiente.Di regola l’acquacoltura estensiva è praticatanelle lagune costiere o “valli di pesca”. La valli-coltura, patrimonio ecologico, paesaggistico eculturale unico in Italia, costituisce, infatti, laforma classica di tale pratica, l’esempio migliore

di come le attività e gli interessi umani possanointeragire con l’ambiente. La sfida da affrontare è dunque quella tra lanatura e l’uomo nell’ottica della difesa dell’am-biente, nel tentativo di rimarginare le ferite cheancora sussistono.Un ruolo decisivo nell’acquacoltura italiana èricoperto infine dalla molluschicoltura, la semi-na cioè di mitili, vongole e ostriche in zonemarine o lagunari idonee ad un rapido accresci-mento della specie. L’acquacoltura italiana ècaratterizzata prevalentemente da un allevamen-to di tipo estensivo, ed è praticata quasi esclusi-vamente in Veneto, Emilia Romagna e Friuli-Venezia Giulia.

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Nella pagina a lato: avanotti con un peso di 200-300 grammi prima di esseretrasferiti nelle vasche a mare;in questa pagina: pesca dagli impianti delle varie specie ittiche

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Nelle altre zone della penisola, soprattutto inToscana, nel Lazio e in Sardegna, si parla di “sta-gnicoltura”, ovvero la gestione per fini produtti-vi di lagune e laghi costieri. Esiste, inoltre, una forma intermedia di alleva-mento, detta semiestensiva. In questo caso, l’al-levatore integra l’alimentazione naturale deipesci con diete artificiali, utilizzando mangimiche sono sottoposti a stretti controlli sanitari.Secondo la definizione dell’Unione Europea e

Sullo sfondo: avanotti;in alto: orate e spigole appena “pescate” dagli impianti e una fase del controllo sullo stato dei pesci effettuato dal personale dell’impianto a mare

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della Fao, l’acquacoltura è considerata dal puntodi vista giuridico come un’attività agricola. Que-sto principio è ripreso dal nostro Ordinamento,che, con la Legge 5 febbraio 1992 n. 102, inte-grata dalla Legge 27 marzo 2001 n. 122, defini-sce “Imprenditori agricoli”, ai sensi dell’articolo2135 del Codice Civile, i soggetti, persone fisi-che o giuridiche, singoli o associati, che esercita-no l’acquacoltura e le connesse attività di prelie-vo sia in acqua dolci sia in acque salmastre o

marine. Le analogie con il settore agricoloriguardano in particolare due fattori: la produ-zione di tipo zootecnico (riguardante gli anima-li) e i rischi connessi all’attività (rischio econo-mico, legato alla gestione e all’andamento delmercato, e rischio ambientale, dovuto alla mag-giore esposizione a calamità naturali, difficil-mente controllabili nel mondo acquatico). L’acquacoltura è considerata una forma produt-tiva in grande espansione e, con le giuste caute-

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le nei confronti di rischi ai quali essa è ancorasoggetta (rischi biologici, tecnici ed economici),si conferma a tutt’oggi una valida risorsa perl’incremento della produzione di proteine ani-mali (in particolare in zone lontane dai punti disbarco dei pescherecci), per integrare o rimpiaz-zare la produzione di pesci catturati, in calo intutto il mondo, in grado di favorire l’occupazio-ne e lo sviluppo economico e, non ultimo, dirisanare e conservare ambienti ed ecosistemialtrimenti a rischio. E’ per questo motivo che di anno in anno assi-stiamo all’aumento di interesse degli Istituti diricerca pubblici, delle Università e delle autoritàpolitiche nazionali ed internazionali che, instretta sinergia, sono chiamati ad elaborare pro-grammi e studi di audit ambientale, finalizzatialla identificazione di metodiche gestionali delleattività produttive ecosostenibili. I progressi scientifici, inoltre, hanno favorito laproduttività degli impianti di acquacoltura

attraverso la sperimentazione sul campo di tec-niche innovative e piccoli miglioramenti chehanno consentito, non solo un maggior guada-gno economico, ma soprattutto una più attentagestione delle risorse ambientali marine e ilrispetto degli equilibri naturali. A questo propo-sito, gli acquacoltori italiani hanno rivelato unacerta cautela nell’introduzione di specie nonautoctone, per ridurre al massimo il diffondersidi malattie e di conseguenza l’alterazione delpatrimonio genetico o i delicati equilibri dell’e-cosistema. Non va però dimenticato che duedelle specie maggiormente allevate in Italia sonorappresentate dalla trota iridea, di provenienzaamericana, e dalla vongola verace asiatica.Ma la realtà dell’itticoltura italiana è ancora oggi

troppo modesta. La produzione complessivarisulta piuttosto deludente se messa in relazionecon la produzione europea (che fornisce ormaioltre il 10% dei prodotti ittici complessivamen-te commercializzati, mentre l’Italia si ferma soloal 7%) e di poco conto se consideriamo, invece,la produzione mondiale.Il panorama dell’acquacoltura in Italia, nono-stante la secolare tradizione marinara e il patri-monio costiero della penisola e delle sue isole,ha subito nel corso del tempo numerose oscilla-zioni, costretta di volta in volta a fare i conti conuna sempre più feroce concorrenza straniera(greca e scandinava in particolar modo). Minorivincoli ambientali e costi del lavoro ridotti,insieme ad una minore attenzione nella difesadei diritti dei lavoratori, hanno permesso aiPaesi stranieri impegnati nella produzione dipesci di attuare una politica di prezzi di mercatoaltamente competitiva.La qualità e la garanzia di un prodotto sicurohanno dunque un costo. E proprio la strutturadei costi di produzione dell’acquacoltura hainciso in maniera preponderante sulla “crisi”del settore. Per contrastare le difficoltà nonbastano allora iniziative singole, ma è necessa-ria una maggiore sinergia tra gli allevatori e leistituzioni. Alle attività di tipo comunitario (adesempio lo SFOP, Strumento finanziario diorientamento della pesca), volte ad esercitareun maggiore controllo sull’utilizzo dei fondierogati e sui prodotti presenti sul mercato,devono corrispondere adeguate politichenazionali (e regionali nello specifico), chedevono coordinarsi con le associazioni e sinda-cati di categoria, in una comune difesa degliinteressi del settore. Uno snellimento dell’iter burocratico e unmaggiore investimento nella formazione dirisorse umane competenti costituiscono unvalido incentivo per la ripresa dell’acquacoltu-ra. Se guardiamo infatti alla situazione interna-zionale, paesi come la Gran Bretagna, la Fran-cia e la Scandinavia, formano a livello universi-tario professionalità ad alto profilo specialisticoche rispondono ai numeri e alle esigenze delmercato. Professionalità e buone capacità manageriali,incisive politiche di sostegno e valorizzazionedel settore, insieme a produzioni pianificate erazionalizzate sono quindi una condizionenecessaria per la crescita dell’acquacoltura“made in Italy”, volta alla tutela del consuma-tore (prodotti sani e di qualità) dell’ambientein cui opera e allo sviluppo economico delPaese.

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Impianti di acquacoltura posizionati su fondale sabbioso a circa cinque migliadal porto di Sant’Antioco

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Guardia VecchiaUn anno di attività del centro V.T.S. di La Maddalena

DI VALERIO MASSIMO ACANFORA

La prima costruzione sovrastante l’isolain località Guardia Vecchia, punto piùelevato di La Maddalena a quota 146

mt s.l.m., risale all’XI secolo ad opera deipisani, i quali edificarono una torretta diavvistamento per monitorare le invasioni deiSaraceni. Nel 1284, durante la guerra tra Pisae Genova, gli stessi pisani, sopra le rovinedella precedente, innalzarono una ulterioretorre di vedetta che permettesse di vigilare sulloro dominio sardo a discapito delle miregenovesi.

Il Comandante della Marina Sarda BaroneDes Geneys sull’altura della Vecchia Guardia,ove prima esistevano le rovine dell’anticatorre costruita dai pisani, fece costruire il

forte San Vittorio, soprannominato “FortezzaVecchia o della Vecchia Guardia”, aventeforma ottagonale, il cui scopo era quello diproteggere dall’alto l’isola da eventuali scorri-bande o colpi di mano dei francesi.

Dal 1854 ebbe inizio l’era delle grandi for-tificazioni nell’arcipelago e in questo fran-gente fu deciso che il forte San Vittorio per lasua ubicazione fosse restaurato e utilizzatocome punto di vedetta e per segnali.

Nel 1937, furono portati a termine i lavo-ri di ampliamento della vecchia torre trasfor-mandola in una struttura a forma esagonaleformata da 5 ampliamenti, più una sala pergli strumenti ed una terrazza per le osserva-zioni. Il forte fu dotato di 6 obici da 24 cm a

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due facce, una rivolta all’ingresso di levantedell’Arcipelago di La Maddalena e l’altrarivolta all’ingresso di ponente. All’estremitànord, vi erano altri 6 locali utilizzati per: cari-camento proiettili e confezionamento dellecariche, deposito delle cariche e dei proiettilie magazzini vari. A sud del vecchio forte,dentro le mura, furono costruiti 4 baracca-menti nei quali trovavano accasermamentocirca 250 uomini.

Durante il periodo del secondo conflittomondiale, l’intero comprensorio fu utilizzatoper il personale dell’esercito, distaccato perl’utilizzo dell’armamento antiaereo.

Dopo il secondo conflitto mondiale nel1951, la parte interna fu ristrutturata inmodo da ottenere l’alloggiamento per unapiccola guarnigione formata da personalemisto Aeronautica/Marina con il compito diassolvere i servizi di vedetta, meteorologia,

segnali e semaforico. Dal 1970, in accordocon l’Aeronautica Militare il servizio meteo-rologico fu effettuato solo da personale dellaMarina. Nel 1978 fu installata la stazioneradio, prima ubicata nell’Isola Chiesa, laquale ha operato fino al 1° gennaio 2000 datadi cessata attività prevista dal piano di ristrut-turazione nazionale della Forza Armata eperiodo in cui lo stabile passò in consegnaalle Capitanerie di porto allo scopo di allesti-re il centro V.T.S. (Vessel Traffic Service).

Il sistema V.T.S. nazionale è un sistema,altamente tecnologico e gestito da personalequalificato delle Capitanerie di porto, istitui-

to allo scopo di incrementare egarantire la sicurezza e l’effi-cienza del traffico marittimo, difavorire l’intervento in caso diincidente o in presenza di situa-zioni potenzialmente pericolosein mare - comprese le operazio-ni di ricerca e soccorso - emigliorare la prevenzione diinquinamento marino.

Il VTS permette, nel con-tempo, di fornire agli altri orga-ni dell’Amministrazione statale,centrale e periferica, agli orga-nismi internazionali ed all’u-tenza in generale informazionie servizi idonei per garantire lasicurezza nelle acque territorialied internazionali di interessedello Stato e nei porti.

Tali obiettivi vengono perse-guiti mediante il monitoraggiocontinuo delle zone di mareinteressate, utilizzando appositisensori e sistemi di comunica-zione, quali radar, radiogonio-metri, ricetrasmettitori radio,telecamere a circuito chiuso,

opportunamente dislocati lungo la costa ed icui segnali vengono riportati, a mezzo diponti radio o di collegamenti in fibra ottica,ai centri di controllo locali (VTSL), di normaubicati nelle esistenti strutture operative delleCapitanerie di porto.

42ANNO VII N°3 - GIUGNO 2005

La Madonna della medaglia miracolosa

Nel corso dei lavori di ristrutturazione del complesso diGuardia Vecchia per ospitare il centro V.T.S. locale è stata rin-venuta un’effige sacra che ritrae la Madonna della medagliamiracolosa probabilmente risalente all’inizio del secolo. L’im-

magine si riferisce all’appa-rizione cui fu prescelta S.Caterina Labourè, delleFiglie della Carità di S. Vin-cenzo, la quale vide dueprodigiosi quadri e nel con-tempo sentì una voce che lediceva di riprodurre gli stes-si sulle due facce di unamedaglia che avrebbe dona-to grazie a chi l’avesseindossata con fede e penti-mento. La Medaglia fuconiata e furono in molte leguarigioni spirituali e cor-porali che si ottennero e perla quale fu chiamata a vocedi popolo miracolosa.

Guardia Vecchia

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Con il decreto dell’exMinistero della Marina Mer-cantile datato 26 febbraio1993, e la successiva risoluzio-ne IMO A.670(18) adottata il4.11.1993 dal titolo: “Naviga-zione nello Stretto di Bonifa-cio”, è stata interdetta la navi-gazione nelle Bocche di Boni-facio alle navi battenti bandie-ra italiana del tipo petroliere,gasiere e chimichiere aventi abordo carichi costituiti daidrocarburi, sostanze chimi-che o sostanze inquinantipericolose e nocive all’am-biente marino, quali definitedalle convenzioni internazio-nali di cui l’Italia è paese con-traente.

La Francia ha recepito lastessa risoluzione dell’IMOcon il Decreto del PrefettoMarittimo del Mediterraneo,datato 15 febbraio 1993, nelquale viene posta analogainterdizione della navigazioneall’interno delle Bocche diBonifacio alle navi cisternacon carichi costituiti da idro-carburi e alle navi con carichicostituiti da sostanze pericolo-se o tossiche.

È pertanto vigente un regi-me di divieto che riguardaesclusivamente le navi battentibandiera italiana o francese.Inoltre, le Bocche di Bonifaciocostituiscono uno stretto a sta-tus internazionale per cui,nonostante la navigazioneavvenga all’interno di acqueitaliane o francesi, gli statirivieraschi non possono interdire la naviga-zione alle navi straniere.

Le navi che intendono attraversare le Boc-

che di Bonifacio con rotte da est verso oveste viceversa, se superiori a 300 tsl, sono obbli-gate a navigare all’interno di uno schema di

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Particolare del radar installato sulla torre del centro V.T.S. di La Maddalena

Statistica sulle tipologie di navi trasportanti merci pericolose che hanno attraversato le bocche di Bonifacio

Guardia Vecchia

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rapportazione del traffico (riportato sulla car-tografia nautica ufficiale edita dall’IstitutoIdrografico della Marina Militare) così comestabilito dal Decreto del Ministero dei Tra-

sporti e della Navigazione del 27 novembre1998, con il quale l’Italia ha dato attuazionealla circolare IMO (Sicurezza della Naviga-zione) n°201 del 26.05.1998, relativa ai

Sistemi di Rapportazionenavale obbligatoria.

Sembra trascorsa un’eternitàda quel 30 novembre 1998quando, con l’Ordine di Servi-zio n° 20/98 si disponeva, inottemperanza al D.M.27.11.1998 n° 267, l’inizio del-l’ascolto radio sui canali VHF10 e 16 da parte del personale inservizio presso l’allora Circoma-re La Maddalena per la raccoltadei dati relativi alle navi in tran-sito nelle Bocche di Bonifacio ela compilazione dei BONI-FREP (BONIFacio REPort).

Si chiamava LADYGRETA, battente bandieraturca e proveniente da Varnacon direzione Capo Corse laprima nave registrata negliarchivi del V.T.S. di La Mad-dalena in quella notte tra ilnovembre ed il dicembre del1998, una piccola nave di1.327 tonnellate che con il suocarico di fosfati era ignara diquale importanza avesse pergli uomini della Guardiacostiera di La Maddalena; que-gli uomini che con i pochimezzi allora a disposizione sta-vano iniziando un’avventurache sarebbe stata una solidaesperienza sulla quale imposta-re poi i lavori di attivazionedel V.T.S. nazionale.

A quel tempo l’attività sisvolgeva nella vecchia sede diCircomare La Maddalena edera svolta in assetto operativo“di riserva” rispetto alla stazio-ne costiera francese di Pertusa-to già da tempo operativa.

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Personale del Corpo delle Capitanerie di porto al lavoro nella sala apparati del centro V.T.S.

Visione panoramica dalla torre V.T.S. sull’arcipelago di La Maddalena

Guardia Vecchia

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In data 3 giugno 1999 èstato siglato un accordo bila-terale tra i rappresentati dell’I-talia e della Francia relativa-mente alle procedure operati-ve per la gestione congiuntaitalo-francese del sistema dirapportazione navale nelleBocche di Bonifacio.

Tali procedure prevedonoin particolare che il servizio inparola debba essere garantito24 ore al giorno per una inte-ra settimana a partire da ognilunedì da parte di ognunadelle due stazioni (La Madda-lena e Pertusato) alternativa-mente.

Il giorno 5 febbraio 2001 èstato firmato un Protocollotra il Governo della Repubbli-ca italiana e quella franceserelativo alle modalità di accesso nelle acqueterritoriali dei mezzi navali delle due partiper il controllo del traffico marittimo nelleBocche di Bonifacio.

Il servizio di controllo del traffico mercan-tile nelle Bocche di Bonifacio consiste nell’ef-fettuazione del riconoscimento delle unitàmercantili all’approssimarsi di quest’ultimealle Aree Precauzionali dello schema di sepa-razione del Traffico, e nel plottaggio, attra-verso un sistema radar integrato con un rap-portatore, delle rotte e delle velocità dellesuddette navi durante l’attraversamento delleBocche, al fine di vigilare sull’applicazionedel regime giuridico sopracitato.

Il riconoscimento delle unità navali avvie-ne mediante la localizzazione tramite appara-to radar e successivo contatto radio, su fre-quenze VHF ch 10, tra la stazione operativa,che assume l’appellativo di “Bonifacio Traf-fic”, e l’unità navale che trasmette tutti i datirelativi al carico, alla navigazione ed alla navestessa utilizzando uno schema formattatodenominato Bonifrep.

Successivamente i dati raccolti attraverso il

riconoscimento vengono inseriti in unabanca dati gestita dalle due stazioni.

Quando una delle due stazioni effettua ilservizio settimanale l’altra stazione resta instand-by pronta ad intervenire in caso di ava-ria della stazione operativa.

Dal 1° Agosto 2003 sono operativi i radaristallati sull’antica torre di Guardia Vecchia,“rimessa a lucido” per l’occasione grazie ancheai lavori del personale allora in servizio pressoLa Maddalena e trasformata nell’attuale sededel “Centro di Controllo V.T.S. BonifacioTraffic” il quale ha operato in sinergia con lastazione dei colleghi francesi dandosi il cam-bio come stazione “on duty” ogni settimana.

Il 9 Febbraio 2004 è iniziato l’avvio opera-tivo assistito che ha avuto la durata di unanno solare e che ha visto affiancato il perso-nale del Centro V.T.S. ai tecnici specializzatidell’Alenia Marconi Systems.

L’avvio operativo assistito è terminato nelmese di Marzo 2005.

L’architettura del Centro V.T.S.L. di LaMaddalena che dipende dal V.T.S. di area diCagliari, è composto da:

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Navi transitate nelle bocche di Bonifacio dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2004

Guardia Vecchia

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- sensore Radar locale di profondità:consente una copertura operativa dello spa-zio marittimo con un raggio variabile tra le20 e le 40 miglia; ha lo scopo di rilevaretutti i bersagli “visibili” al radar nell’area dicopertura, acquisirli automaticamente etracciarne le rotte per poi inviarli al centrodi Controllo dei dati delle tracce, il tuttorappresentato su supporto cartografico nel

monitor della Postazione Operatore.- sistema di telecamere a circuito chiuso:

consente il controllo visivo dello specchiod’acqua interno ed antistante il porto e lezone costiere nonché i tratti di mare ritenu-ti di particolare criticità quale le Bocche diBonifacio; il monitoraggio viene effettuatotramite controllo remoto e permette diindividuare e prevenire manovre ed altreoperazioni illecite quali il lavaggio di stive ocomunque di tutte quelle attività non con-sentite o dannose per l’ambiente.

- sistema di elaboratori grafici:sono interfacciati con la strumentazioneradar che consente di ricostruire l’immaginedel traffico all’interno delle Bocche di Boni-facio.

- sistema di comunicazioni radio in bandaVHF-FM:è interconnesso tramite apposito sistemahardware con le linee telefoniche.

- stazione meteo locale:rileva tramite i suoi sensori i dati relativialle variabili meteorologiche al fine di valu-tare l’evoluzione globale delle condizionimeteo; i dati presi in considerazione e

visualizzati sulla consolle meteo sono velo-cità e direzione del vento, temperatura edumidità relativa dell’aria, livelli di pioggia,pressione atmosferica e visibilità.

- 2 Postazioni Operatore.- 1 Banca Dati per il naviglio.

Il sistema sarà ulteriormente integrato conl’AIS con la fornitura di un Apparato Radio-goniometrico (DF) che ha lo scopo di rileva-re le emissioni radio su banda di frequenzaVHF marina/terrestre e VHF aeronautica, edi un Apparato Radio in banda VHF-AM.

I vari sistemi che compongono l’architet-tura generale del VTS sono interfacciati dauna rete LAN a sua volta interconnessa con ilVTS CENTRALE ed il VTS di AREA trami-te collegamento in RUPA.

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Guardia Vecchia

panorama da Guardia Vecchia

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un piccolo gioiello nel cuore della Puglia

DI FULVIO BIANCHI

Torre Guaceto

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Un piccolo gioiello nel cuore della Puglia.È la riserva marina di Torre Guaceto. Sitrova a 17 chilometri a Nord di Brindi-

si. Un piccolo gioiello, come detto, fra la loca-lità di Penna Grossa e quella di Apani, che inte-gra in un unico complesso anche una riservaterrestre - ricca di un’importante zona umida - ereperti archeologici di notevole interesse. Un’a-rea davvero unica. Il nome Torre Guaceto haorigine dal toponimo arabo Gaw-sit, luogo del-l’acqua dolce. La località è facilmente raggiungi-bile percorrendo la SS 379 Bari-Brindisi e pren-dendo l’uscita Serranova al km. 35. Il consorziodi gestione di Torre Guaceto è formato dalComune di Brindisi, da quello di Carovigno edal Wwf Italia e si è costituito alla fine dell’an-no 2000, con l’intento di occuparsi della RiservaNaturale e dell’Area Marina Protetta. Questa hauna superficie totale di 2.227 ettari, per unalinea di costa di 8.405 metri: 179 ettari nellazona A, 163 nella B e 1.885 nella C. Nella zonaC sono consentite la navigazione e l’approdo dinatanti a vela, a remi e a pedali, con natanti amotore di pescatori professionisti nonché dimezzi adibiti al trasporto collettivo per le visiteorganizzate e dei mezzi di servizio e di vigilanza.La pesca sportiva si può praticare con le lenzeda riva e da barca, con l’esclusione dell’uso deipalamiti. Nel periodo estivo è previsto, fra le varie atti-vità, anche il seawatching (immersione inapnea, con maschera e pinne): raduno a Ser-ranova, accompagnamento in furgone alluogo di immersione. L’intera attività ha ladurata di un’ora e trenta, l’attrezzatura puòessere noleggiata sul posto. È possibile ammi-rare il rigoglioso sviluppo di numerose alghebrune come le cistoseire, il nastro a forcelli edil ventaglio di mare, che formano, nella fasciasuperficiale rocciosa, un esteso manto erbosoabitato da una miriade di organismi. Un’at-tenta esplorazione dei grossi massi di franatae dei profondi tagli più in basso ed eccoapparire un numero incredibile di tane dovetrovano riparo numerosi esemplari di sparidi,tra cui i saraghi e le occhiate. Sempre in que-sto basso tratto del fondale, un incontro assi-curato, per la loro caratteristica di vivere“attaccati” al substrato, è offerto da svariatiantozoi tra cui l’actinia equina, il notopomodoro di mare e il madreporario Clado-cora caespitosa, il più grande dei madreporaridel Mediterraneo che, nella zona antistante lavecchia Torre aragoneta, abbonda di esempla-ri anche di notevoli dimensioni.Troviamo poi delle splendide insenature sabbio-

In apertura: a tutta pagina un particolare dei meravigliosi fondali dell’area mari-na protetta, nella foto piccola e nella foto soprastante la Torre aragoneta.

Particolare dei fondali dell’area marina di Torre guaceta e nella foto sottostanteuno degli stagni della riserva

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se arricchite dalla presenza delle conchiglie dipiccoli molluschi gasteropodi e bivalvi prove-nienti da un fondo conchiglifero presente allargo e meta ambita per malacologi ed appas-sionati di tutto il mondo. Ma se una visita inapnea offre ai visitatori la piacevole visione diun ampia varietà di organismi, Torre Guaceto,nei suoi fondali più profondi, che si estendo-no sino alla batimetrica dei 50 metri, offrenelle praterie di posidonia oceanica e nelcoralligeno uno degli ambienti più affascinantidella riserva. Il coralligeno, questa delicatastruttura di origine organogena (formata daorganismi animali e vegetali), è sicuramente lameta più ambita dei sub che visitano la riser-va. È il regno delle spugne come la comunePetrosia ficiformis, con il nudibranco Discodorisatromaculata, assieme alle grandi Axinelle:Axinella cannabina e Axinella polypoides su cuiè possibile ammirare le uova di calamari Loligovulgaris che si avvicinano sottocosta di notteper deporle. Molto ricco di pesci è il maredella Puglia: polpi, aragoste, astici, murene,gronghi, ecc. Importante è sottolineare anchela presenza della tartaruga marina (carrettacarretta). Il direttore, dottor Alessandro Ciccolella, cispiega le tanti attività in pieno sviluppo:“In accordo con il Ministero dell’Ambientee della Tutela del Territorio, stiamo predi-sponendo un campo boe per le barche avela nella zona C. Sarà gratuito ancorarsi.Inoltre presto saranno pronti anche duesentieri subacquei Ara (autorespiratore), dai12 ai 24 metri di profondità. Ma anche chimette maschera e pinne, e può farlo libera-mente nelle zone B e C, può ammirare unosplendido fondale anche a 5-6 metri diprofondità. Abbiamo inoltre un centro visi-

Particolare dei fondali con, in primo piano, un crinoide detto anche giglio di mare

La bella spiagga della riserva e nella foto in basso panorama dalla spiaggia con,sullo sfondo, la Torre aragoneta. Nella pagina successiva dall’alto verso il bassoparticolare di una duna sabbiosa con la tipica macchia di ginepro ed unapanoramica di uno specchio d’acqua della zona umida

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te e museo multimediale a Serranova”. L’Ente gestore dispone di due gommoni, più unmezzo spazzamare e una piccola imbarcazione conoblò di vetro per le attività scientifiche. “Inoltre -continua il direttore - abbiamo predisposto unapedana che porta al mare e un solarium per i disa-bili”. D’estate, ci sono oltre 5.000 turisti al giorno.Un numero consistente, e in aumento. Il ministero dell’Ambiente ha predisposto datempo un potenziamento delle attività di sorve-glianza nel periodo estivo, dotando anche le Capi-tanerie di motovedette destinate proprio alle Areemarine protette. Come ci spiega il Capitano diVascello (CP) Angelino Cianci, comandante dellaCapitaneria di porto di Brindisi: “Da giugno a set-tembre la vigilanza è fissa, sia via terra che via marein forza di un’apposita convenzione stipulata tra ilMinistero dell’Ambiente e della Tutela del Territo-rio ed il Comando generale del Corpo delle capita-nerie di porto. Inoltre è stata stipulata una conven-zione tra la nostra Capitaneria e l’Ente Gestore perun servizio di vigilanza straordinaria. In Italia, c’eraun solo precedente, alle Isole Ciclopi (dipendentidalla Capitaneria di porto di Catania). Per quantoriguarda Torre Guaceto, i rapporti con l’Entegestore sono ottimi. Stiamo particolarmente attentia contrastare la pesca di frodo, essendo questaun’area particolarmente ricca di pesce”. Nel corso dell’anno 2004 per il servizio di vigilanzaa Torre Guaceto la Capitaneria di porto di Brindisiha impiegato due unità navali: sono state percorse2.300 miglia in 78 missioni, 49 le ispezioni a terra,6 gli illeciti amministrativi perseguiti, 7 i sequestripenali, ecc. “L’attività di vigilanza - ci spieganodalla Capitaneria di porto di Brindisi - viene prece-duta da una campagna di informazione, che hasicuramente scoraggiato comportamenti nonconformi alle regole”.

I numeri utili

Consorzio gestione di Torre Guaceto:via Piazzetta A-32Serranova di Carovigno (BR).Telefono 0831-989885.

Capitaneria di Porto di Brindisi:viale Regina Margherita 1, Brindisi.Telefono 0831-521022. Fax 0831-568113.

Comuni interessati:Brindisi, piazza Matteotti(telefono 0831-229376)Carovigno, piazza Verdi 1(telefono 0831-992481).

Wwf Italia: via San Anna 6, Carovigno.Telefono e fax 0831-990882.

Sito Internet: www.riservaditorreguaceto.it

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DI ROBERTA BRICCA

E AURELIO CALIGIORE

L’EMSA (European Maritime SafetyAgency), nata sull’onda emozionale deldisastro ambientale causato dall’affonda-

mento della petroliera “Erika”, avvenuto nell’in-verno del 1999 al largo delle coste nord-occi-dentale francesi, è stata concepita come stru-mento di rafforzamento della sicurezza maritti-ma all’interno dell’Unione Europea.

Gli scopi principali affidati all’Agenzia sonoprincipalmente legati alla riduzione dei rischinel settore dei trasporti marittimi e alla preven-zione degli inquinamenti marini, deliberati oaccidentali, causati dalle navi.

In termini generali, l’Agenzia - istituita il 27giugno 2002 in base al provvedimento (EC) n.1406/2002 - è un organo tecnico-scientifico

dei mari e delle coste d’EuropaL’Agenz i a E u r opea p e r l a S i c u r e z za Ma r i t t ima

In questa pagina: volontari al lavoro per recuperare materiale catramoso sulla costa galiziana dopo il disastro ambientale provocato dal naufragio della motonave Prestige e un particolaredella motonave Venus arenata nei pressi di Castiglioncello(Livorno)

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della Commissione Europea facente capo allaDirezione Generale Trasporti ed Energia (DGTREN) che sviluppa una propria strategia diriduzione dei rischi connessi ai trasporti viamare attraverso l’analisi dei sistemi e delle pro-cedure di sicurezza marittima già esistenti negliStati membri dell’Unione Europea, consiglian-do alla Commissione nuovi criteri che possonoutilmente essere applicati, dopo l’approvazionedel Consiglio e dal Parlamento Europeo, sottoforma di Direttive e Regolamenti comunitari.

Per sviluppare questa politica unitaria, l’A-genzia è chiamata ad assistere la Commissionenei momenti decisivi per tutto cio’ che si riflet-te sulla sicurezza marittimo che, ricordiamo, nelcontesto europeo, abbraccia non solo la “Safety”ma anche la “Security” e la “Marine Pollution”,fino a spingersi alla sicurezza dei passeggeri edegli equipaggi secondo i parametri previstidalla STCW 78/95 (International Conventionon Standards of Training, Certification andWatchkeeping).

Per allargare la sfera di attribuzioni dell’Agen-zia in materia di antinquinamento, il 31 marzo2004, il Parlamento Europeo ed il Consiglio,hanno emanato il Regolamento (EC) n°724/2004 che, emendando il soprarichiamatoRegolamento, conferisce all’EMSA nuovi e piùampi poteri in materia di risposta all’inquina-mento marino causato dalle navi. In ragione diquesti nuovi compiti, l’Agenzia potrà costituireuna propria “task force” operativa in grado diintervenire, in collaborazione con i mezzi delloStato Membro colpito e sotto coordinamentodelle autorità del medesimo Stato, nelle aree incui si dovesse verificare l’inquinamento marino.

Naturalmente, data la diversità geografica eclimatica dei mari europei, l’individuazione e lascelta dei mezzi navali più appropriati per con-trastare possibili inquinamenti non sarà facile e,allo stato attuale, lo staff dell’Agenzia, direttodall’olandese Willem de Ruiter, non ha ancoraconcluso nessun contratto di noleggio di unitàspecializzate.

Nell’intento di migliorare la legislazionecomunitaria in materia di sicurezza marittima,per l’anno in corso, l’Agenzia potrà pianificarevisite mirate alle autorità degli Stati Membri everificare la rispondenza con quanto previstodalle vigenti normative europee di settore.Occorre ricordare che l’Agenzia non decide auto-nomamente sui propri obiettivi e linee di lavoroma che questi, vengono stabiliti e approvati dallo“Administrative Board”, il Consiglio di Ammini-strazione vero e proprio in cui sono presenti tuttii rappresentanti degli Stati membri.

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In queste immagini momenti di esercitazioni antinquinamento complesse, fondamentali

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L’Agenzia, in un prossimo futuro, dovràseguire anche tutta la materia internazionaleriguardante la sicurezza marittima e l’antinqui-namento, sia a livello Internazionale (IMO) chea livello Regionale (Convenzione di Barcellona,Convenzione di Helsinki, Accordo di Bonn,etc.).

Tra gli obiettivi segnalati dalla Commissioneall’Agenzia rientrano anche i controlli sugli entidi classifica navale, stabiliti dalla Direttiva94/57/EC, i quali prevedono la valutazione del-l’operato dei Registri navali europei almenoogni 2 anni.

Non va tralasciato il ruolo importante chel’Agenzia è chiamata a svolgere nel contesto delMemorandum of Understanding di Parigi(1982) e delle attività ad esso correlate, posti inessere dai PSC (Port State Control) europei. Lastandardizzazione di questi controlli permetterà,in futuro, di sviluppare un’azione comune edeterogenea in tutti gli scali europei.

Sotto il profilo della prevenzione dell’inqui-namento marino causato dalle navi, l’Agenzia haregistrato l’accrescimento dei propri compiti,poiché per l’anno in corso sono previsti specifi-ci controlli sui dispositivi portuali preposti alritiro e il trattamento dei rifiuti di bordo, comestabiliti dalla Direttiva 2000/59/EC, nonchél’applicazione della Regola 782/2003/EC suldivieto di applicare pitture contenenti compostiorganostannici , meglio conosciute come pittu-re TBT (Tributilf-fenil-stagno).

Questa rapida e, certamente, non esaustivarassegna dei principali compiti dell’ EMSA, evi-denzia come la materia riguardante la sicurezzadei traffici marittimi sia ritenuta, giustamente,rilevante nel panorama dell’Unione Europea edi grande attualità tra gli Stati Membri.

La materia “sicurezza marittima”, nell’acce-zione più ampia in precedenza tratteggiata,assegnata all’Agenzia, ci induce a considerare,sotto una nuova luce, quali possibili rapportidovranno essere instaurati tra questa nuovarealtà di dimensione e respiro europeo e ilCorpo delle Capitanerie di Porto, consideratoche entrambi operano su analoghi fronti percompiti e finalità.

Instaurare un dialogo, teso ad uno scambiodi vedute ed esperienze nei diversi settori dicompetenza, potrebbe rappresentare unmomento di crescita per entrambe le istituzioniche, ovviamente, da prospettive diverse, perse-guono gli stessi obiettivi e risultati: garantire lasicurezza dei traffici marittimi, la salvaguardiadella vita umana in mare e l’integrità dell’am-biente marino.

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per affrontare al meglio le emergenze

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54ANNO VII N°3 - GIUGNO 2005

DI SERGIO VENTRICELLI

Il destino in un nome. Secondo la leggenda, a fondarePalermo è stato un ignoto navigatore approdato per casosui lidi della Conca d’Oro. Sedotto dalla bellezza e dalla

posizione, ne presagisce il destino da terra di conquista,dove le influenze delle grandi civiltà convivranno armonio-se. I greci la battezzano inequivocabilmente Panormos, tuttoporto, proprio per indicare il legame inscindibile tra levicende dello scalo marittimo e le configurazioni dell’agglo-merato urbano, che in ogni tempo si sono reciprocamentecondizionate. Con il passare dei secoli, le molteplici attivitàdel porto sono divenute per Palermo autentiche espressionidi centralità, dove consentire l’inserimento di contatti alunga distanza e di interessi internazionali di rilievo, qualifi-candolo per la sua capacità di produrre fatti e processi inno-vativi. L’approdo strategico ideale per lo splendore d’artelasciato dalla storia, in un paesaggio reso già incantevole daitradizionali calori caldi della Sicilia.

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primi del ‘900: veduta del molo sud

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Il primo nucleo urbano, l’attuale centro sto-rico, risale all’ottavo sec. a.C. ad opera deifenici che ne fanno emporio per gli scambicommerciali. Successivamente Palermo è alungo contesa tra Cartaginesi e Romani che,nel 254 a.c., riescono a espugnarla facendo-ne centro nevralgico di una intensa attivitàcommerciale marittima, come testimonia ilvasto materiale archeologico rinvenuto.Occupata dagli Arabi (nell’831), diviene unadelle più grandi e ricche città del tempo (aquesto periodo va fatta risalire la costruzionedella “Kalsa”, cittadella fortificata nei pressidel porto eretta a protezione delle struttureamministrative e militari esistenti). Lo svi-

luppo economico si consolida durante lesuccessive denominazioni Normanne eSveve, alle quali è legata la straordinaria cre-scita culturale, che tocca il suo punto massi-mo con Federico II di Svevia (1208). Nel

1575, a seguito del progressivo interramentodel porto e della conseguente riduzione deglispecchi acquei, si rende necessario costruireil primo tratto del “Molo Sud” e l’anno suc-cessivo quello “Nord”, relegando l’anticoporto della Cala al naviglio minore.Ma gli angioini trasferiscono a Napoli lacapitale del Regno e Palermo vede l’inizio diun periodo di stallo, che si protrae per tuttala dominazione spagnola e per il periodo incui la città appartiene al Regno dei Borboni(1734 - 1860). Sul finire del XIX secoloviene costruito uno scalo di alaggio per piro-scafi dalla Società di Navigazione Florio, chedà l’avvio al grandioso cantiere navale oggi

gestito dalla Fincantieri e tra i più funzionalidi Europa. I lavori di ricostruzione e rimo-dernamento del porto, a seguito dei bom-bardamenti della Seconda Guerra mondiale,portano migliorie strutturali e logistiche

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terminal crociere - salone bagagli

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nonché la creazione dell’Ente Autonomo delPorto di strutture per la movimentazione eper lo stoccaggio delle merci, un importanteterminal contenitori, un impianto di bunke-raggio, silos per i cereali e la splendida Sta-zione marittima passeggeri al Pontile Vitto-rio Veneto.Violenta e inattesa arriva la grande mareg-giata del 25 ottobre 1973, che affondanumerosi natanti, demolendo in larga parteinstallazioni mobili e fisse e recando gravidanni alle opere di attracco. I palermitaninon si danno per vinti. Vengono scavatinuovi fondali e l’arredo delle infrastrutturesubisce sostanziali modifiche trasformando ilporto da scalo ancora tradizionale a com-merciale e modernissimo, provvedendo, frail 1981 e il 1982, alla costruzione di uncomplesso frigorifero per la conservazione dicarni congelate e altre derrate deperibili. Nel1985 si costruisce il terminale per la movi-mentazione di rinfuse secche sul molo trape-zoidale, un grande impianto destinato allenavi cisterne: strumento indispensabile per ibacini di carenaggio e i cantieri navali.

• • •

Per il numero e la qualità dei servizi dispo-nibili e per l’efficienza delle attrezzature diultimissima generazione, oggi il porto di

Palermo si configura come stazione di smi-stamento e stoccaggio polifunzionale e, alcontempo, destinazione ambita da navi cro-ciera, yachts e scafi da diporto. L’andamentodei traffici ha registrato negli ultimi anni lacrescita continua dei trasporti RO-ROdeterminando la necessità di adibire un’areapiù vasta di quella attuale, in grado di sod-disfare le esigenze operative e statistiche.Così è sorto il Terminal Intermodale, unasuperficie di circa 15.000 mq sulla CalataMarinai d’Italia, in grado di accogliere siaveicoli commerciali che carri ferroviari,garantendo l’interscambio strada-mare-ferro-via e lo stoccaggio dei mezzi gommatipesanti, nonché un opportuno servizio disorveglianza, l’espletamento delle operazionidoganali e il rilascio dei titoli rappresentatividelle merci. Il Terminal Containers, costi-tuisce l’unità operativa cardine della movi-mentazione specializzata, con una capacitàcomplessiva di 120.000 TEU all’anno. Nellaparte nord-est la Fincantieri DivisioneCostruzione Mercantili di Palermo ha stabi-lito il più grande complesso cantieristico delMediterraneo per la trasformazione e le ripa-razioni navali. In grado di progettare ecostruire tutti tipi di navi per il trasporto dimerci e passeggeri: dalle portacontainer alleportarinfuse, dalle petroliere ecologiche allegasiere e ai traghetti, fino alle navi da cro-

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la zona destinata al terminal containers

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La Capitaneria di porto di Palermo

Notevole è l’impegno della Capitaneria diporto di Palermo in materia di vigilanzadel demanio marittimo.Negli ultimi mesi, con azioni coordinatedalla Procura della Repubblica, più voltele ruspe sono intervenute per risanare ebonificare la costa palermitana, In collaborazione con l’Assessorato Regio-nale Territorio e Ambiente, la Sovrinten-denza Beni Culturali, il Genio Civile, laProvincia, il Comune e l’Autorità Portua-le, la Capitaneria di Palermo ha stilato unprogramma d’intervento, volto ad indivi-duare le aree di particolare interesse pub-blico che devono essere restituite alla col-lettività. La sezione Demanio della capita-neria ha censito le opere da demolire equelle da adibire ad uso pubblico, anchemediante interventi di ampliamento deldemanio marittimo. Ogni Ente, ciascuno per la parte di pro-pria competenza, realizzerà un progetto,concordato e pianificato con criteri tecni-ci ed economici, per raggiungere l’obietti-vo comune che è la tutela e la salvaguar-dia del territorio.Lo stesso Direttore Marittimo, Contram-miraglio (CP) Vincenzo Pace ha afferma-to che dopo il tavolo tecnico voluto dal-l’Assessorato al Territorio, gli interventinon saranno tesi esclusivamente adaffrontare le emergenze senza una realeprogrammazione. “Un plauso va alla Capitaneria di porto -afferma il Segretario di Legambiente Sici-lia Giuseppe Messina- finalmente qualcu-no lancia un messaggio chiaro”.

vedute del terminal intermodale

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ciera. L’Autorità Portuale ha realizzato -sulla banchina Puntone - un nuovo impian-to di bunkeraggio, destinato al rifornimentodi olio combustibile, gasolio ed altri prodot-ti petroliferi, con una capacità di 9.000 m3

distribuiti in quattro serbatoi interrati incemento armato. Infine il boom del settorecrocieristico, impostosi negli ultimi annicome importantissima componente dei traf-fici marittimi mondiali, ha trovato fedeleriscontro negli approdi registrati da moltesocietà sia per la favorevole posizione, siaper le bellezze storico monumentali dellacittà e dei suoi dintorni. I cospicui investi-menti operati nel settore, le commesse aicantieri navali per la realizzazione di navimolto grandi e capaci di soddisfare i desideridi un turista sempre più esigente, sono delresto la riprova di un settore in grandeespansione. La Stazione marittima passegge-ri, collegata alle navi con una passerellamobile, è dotata di tutti i servizi necessari

per offrire ogni confort: ufficio informazionituristiche, banche, bar, tavola calda, noleg-gio auto, deposito bagagli e un modernissi-mo salone per la consegna e il ritiro deibagagli dei croceristi. Uno sviluppo all’avan-guardia salvaguardato dalla Capitaneria diporto. Palermo, sede del 12° M.R.S.C.(Marittime Rescue Sub Center), monitorizzauna vasta zona compresa tra il territorio diGela e il Comune di Finale di Pollina,garantendo la sicurezza della navigazione -safety e security - e la salvaguardia della vitaumana in mare, la vigilanza delle riserve edelle aree marine protette (Capo Gallo -Isola delle Femmine e Riserva Marina diUstica), l’ispezione di navi, condotte sotto-marine e il recupero di reperti archeologicinonché il controllo del fenomeno dell’immi-grazione clandestina che interessa, in parti-colare, l’isola di Lampedusa. Ci lavorano250 persone, tra ufficiali, sottufficiali e per-sonale di truppa, 34 le motovedette. Al suo

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vertice c’è il Contrammiraglio (CP) Vincen-zo Pace, che lo scorso anno (tra fine giugnoe i primi di ottobre) ha ricoperto anche l’in-carico di Commissario straordinario primadella nomina del Prof. Antonio Bevilacquaalla presidenza dell’Autorità Portuale. “Un’e-sperienza importante - ci ha confidato l’Am-miraglio -, che mi ha permesso di confron-tarmi in modo diverso dal solito con que-stioni di rilievo”.

• • •

Dopo aver raggiunto traguardi ambiziosi,oltre un milione di passeggeri ogni anno,l’attenzione dell’Autorità Portuale si è sposta-

ta verso il necessario poten-ziamento dei servizi dellaStazione Marittima, con larealizzazione di nuove atti-vità commerciali. Grazie alcrescente interesse degli

operatori economici del settore della nauticada diporto si sta valorizzando il ruolo strate-gico dei porticcioli dell’Arenella e dell’Ac-quasanta, della banchina Piedigrotta, dellaCala, del Molo Ct. Bersagliere, del Foro Ita-lico e del porticciolo di Sant’Erasmo. Previstiprogetti per la realizzazione di nuovi punti diormeggio e di ulteriori porti turistici oltre anumerose attività culturali incentrate suimonumenti della città. La nuova program-mazione non è limitata solo al fronte maritti-mo ma rappresenta un processo di razionaliz-zazione e riassetto del sistema trasporti in unquadro unitario porto-città-territorio. Paler-mo ha acquisito piena consapevolezza diessere uno scalo privilegiato per le navi da

crociera, con servizi passeggeri di qualità emete turistiche prestigiose raggiungibili gra-zie a una fitta rete di navi di linea che assicu-rano collegamenti regolari in Italia, in Euro-pa e nel mondo. Una grande realtà in conti-nua evoluzione.

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sopra: panoramica del terminal crocierea sinistra: il molo di attracco per navi passeggeri

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La COSTITUZIONE EUROPEALa COSTITUZIONE EUROPEAUna breve analisi delle principali caratteristiche della legge di ratifica 57/2005

DI LUCA SALAMONE

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Iprimi “vagiti” del nuovo, comune, spiritounitario risalgono al periodo immediatamen-te successivo al secondo conflitto mondiale1,

ed in particolare all’integrazione delle industriedel carbone e dell’acciaio dell’Europa occidenta-le. La Comunità europea del carbone e dell’ac-ciaio (CECA) prese forma nel 1951 con seimembri fondatori: Belgio, Germania occidenta-le, Lussemburgo, Francia, Italia e Paesi Bassi. Ilpotere di prendere decisioni riguardanti l’indu-stria del carbone e dell’acciaio di questi paesi fuconferito ad un organismo indipendente esopranazionale denominato “Alta Autorità”, ilcui primo presidente fu Jean Monnet. La CECAfu un successo tale che, nel volgere di pochianni, gli stessi sei Stati fondatori decisero dicompiere un passo successivo: integrare altri set-tori delle proprie economie.

Così, nel 1957, fu firmato il “Trattato diRoma”, col quale furono istituite la Comunitàeuropea dell’energia atomica (EURATOM) e laComunità Economica Europea (CEE)2, e con ilquale gli Stati membri si prefissero l’obiettivo dirimuovere le barriere commerciali fra loro esi-stenti per costituire un “mercato comune”. Suc-cessivamente, nel 1967, avvenne la fusione delleistituzioni delle tre Comunità europee. A parti-re da quel momento, vi furono soltanto una“Commissione”, un “Consiglio dei ministri” eun “Parlamento europeo”.

Di lì a pochi anni i successi di tali iniziativetransnazionali condussero, nel 1985, il Consi-glio europeo di Milano, grazie ad una mozioneproposta dalla delegazione italiana, all’appro-vazione dell’istituzione di una Conferenzaintergovernativa destinata ad esaminare l’ipote-si di una riforma istituzionale. I riflessi di que-sta iniziativa trovano attuazione nell’“AttoUnico Europeo” del 1986, in virtù del quale, alcompletamento del mercato interno ed allalibera circolazione di persone, merci, servizi ecapitali (attraverso la definitiva abolizione delle“barriere non tariffarie”), seguì il potenziamen-to del Parlamento e della Commissione. Inseguito, i Consigli europei di Dublino e Romasancirono l’indissolubilità tra l’unione econo-mico-monetaria e quella politica, preludio delTrattato di Maastricht.

Il “Trattato sull’Unione europea” veniva firma-to a Maastricht dai ministri degli Affari esteri edai ministri delle Finanze degli Stati membri, il7 febbraio 1992. Con esso i Paesi aderenti prov-vedevano a:• introdurre accanto al c.d. “primo pilastro”,

dove politiche comuni vengono elaborate suagricoltura, trasporti, questioni monetarie, unc.d. “secondo pilastro”, per la cooperazione inmateria di politica estera e sicurezza, ed un c.d.“terzo pilastro”, relativo alla cooperazione nellepolitiche della giustizia e degli affari interni.

• stabilire l’istituzione di una cittadinanza euro-pea;

• rafforzare il ruolo legislativo del Parlamento;• rendere irreversibile il cammino verso l’unione

monetaria;• implementare le politiche sociali.

È al trattato di Maastricht, quindi, che sideve - grazie all’introduzione di queste forme dicooperazione intergovernativa nel sistema“comunitario” esistente - la nascita dell’Unioneeuropea (UE). La fervente integrazione econo-mica e politica tra gli Stati membri dell’Unioneeuropea lasciava tuttavia emergere all’orizzontela necessità di un ulteriore passo: quello delcompletamento formale del mercato unico. Per-tanto, in quello stesso anno (1992), veniva isti-tuita l’Unione Economica e Monetaria (UEM),e con essa veniva altresì avviato il processo perl’introduzione di una moneta unica europea(l’euro, divenuta poi realtà il 1° gennaio 2002),gestita da una Banca centrale europea.

A questo punto, la prospettiva di un ulterio-re allargamento e la necessità di una maggioregovernabilità delle istituzioni comunitarie ave-vano reso chiara l’esigenza di approfondire laquestione dell’unione politica. Per tale ragione,nel 1997, alcune parti del Trattato sull’Unioneeuropea sono state emendate dal “Trattato diAmsterdam”, che ha aumentato le competenzedel Parlamento europeo ed ha aggiunto nuovisettori che prevedono il voto a maggioranzaqualificata in sede di Consiglio. Successivamen-te, nel 2001, col “Trattato di Nizza” è stato(ri)definito il peso dei quindici Stati membri edei dieci in via di adesione nelle istituzionicomunitarie e si è provveduto ad estendere, ulte-

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(1) Per il vero la necessità di unità era storicamente già nota. Così ad esempio era orientata la filosofia napoleonica del governo, sia esso civileo militare, che si basava appunto sull’unità di comando: «Una casa divisa internamente non può stare in piedi», NAPOLEONE 1816. Il prin-cipio su cui riposava la filosofia napoleonica del governo era altresì condiviso da VON CLAUSEWITZ, Della guerra, Milano 1982.

(2) L’Unione europea, come sopra sviluppatasi, si è gradualmente ingrandita grazie alle nuove adesioni succedutesi nel corso del tempo: Dani-marca, Irlanda e Regno Unito sono diventati Stati membri nel 1973, seguiti dalla Grecia nel 1981, da Spagna e Portogallo nel 1986 e daAustria, Finlandia e Svezia nel 1995. Da ultimo, 1° maggio 2004, l’Unione europea si è estesa ad altri 10 paesi dell’Europa orientale e meri-dionale: Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia. Seguiranno, dal 2007, laBulgaria e la Romania e probabilmente, successivamente la Turchia e la Croazia.

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riormente, il voto a maggioranza qualificata anumerosi settori, prevedendo il voto all’unani-mità essenzialmente solo per le decisioni inmateria fiscale, di difesa e di politica estera.

Una sostanziale svolta è tuttavia maturata solodi recente. Essa è stata dettata dall’esigenza disemplificare, ordinare ed unificare, in un unicotesto normativo, il coacervo di disposizioni sca-turente dai quattro trattati su cui l’Unione euro-pea si è sinora fondata. Tale esigenza ha portatoil Consiglio europeo, riunito a Laeken (Belgio) il14 e 15 dicembre 2001, ad approvare la “Dichia-razione sul futuro dell’Unione europea”. In questodocumento viene trasposta la necessità di rende-re le istituzioni comunitarie più democratiche,trasparenti ed efficienti, e di preparare un testo dimodifica dei vigenti trattati europei. A tal fine, il28 febbraio 2002, è stato costituito un gruppo dilavoro, denominato “Convenzione europea”, inca-ricato di formulare proposte su tre temi:1. avvicinare i cittadini al progetto europeo e

alle istituzioni europee;2. strutturare la vita politica e lo spazio politico

europeo in un’Unione allargata;3. fare dell’Unione un fattore di stabilizzazione

e un punto di riferimento nel nuovo ordinemondiale.La “Convenzione”, riunitasi per la prima

volta il 28 febbraio 2002, ha concluso i suoilavori il 10 luglio 2003. Nel corso dei lavori pre-paratori, essa - partendo dalla constatazione che

il contesto politico europeo ed internazionale hasubito una profonda evoluzione, e che il proces-so d’integrazione europea deve intercalarsi inquesto contesto e riflettere sulle trasformazionioggi in corso - ha elaborato un “progetto di Costi-tuzione europea”. Detta Convenzione ha quindioperato, secondo il mandato della Dichiarazio-ne di Laeken, affinché l’Unione del XXI secolopossa risultare più vicina alle esigenze dei propricittadini.

Nel progetto di Trattato costituzionale il con-ferimento della personalità giuridica all’Unioneeuropea - unitamente allo sviluppo della politi-ca estera di sicurezza comune - è consideratoquale condizione essenziale per consentire all’U-nione stessa di svolgere un’azione più coerente evisibile sulla scena mondiale.

Le “parole d’ordine” su cui s’impernia il pro-getto di Trattato costituzionale sembrano essere:• attribuzione della personalità giuridica in capo

all’Unione europea;• accorpamento dei trattati vigenti in un’unica

fonte normativa; • chiara ripartizione di competenze tra l’Unione

e gli Stati membri, nel rispetto delle identitànazionali;

• semplificazione degli atti legislativi dell’Unione;• introduzione di meccanismi per un effettivo

rispetto del principio di sussidiarietà e per unpiù ampio coinvolgimento dei Parlamentinazionali nella vita dell’Unione.

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In apertura: Il Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi e il Ministro degli Esteri On. Sergio Frattini mentre appongono la propria firma allostorico trattato; sopra: i rappresentanti dei venticinque stati membri dell’Unione dopo la firma della costituzione

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Le disposizioni in esso contenute hanno,altresì, come prioritario obiettivo quello di ren-dere i cittadini più vicini e più partecipi alla vitaistituzionale dell’Unione europea. Anche gliarticoli relativi allo “Spazio Unico di Libertà,Sicurezza e Giustizia” - ed in particolare allasicurezza interna, alla lotta alla criminalità ed alcontrollo delle frontiere - rappresentano un ten-tativo di venire incontro alle aspettative dei cit-tadini dell’Unione.

Il Progetto di “Costituzione europea” (rectius:“Trattato che istituisce una Costituzione per l’Eu-ropa”) è stato consegnato ufficialmente a Romail 18 luglio 2003. Ciò nondimeno solo il 4 otto-bre 2003, durante la Presidenza italiana dell’U-nione, la Commissione intergovernativa haintrapreso le trattative per raggiungere un accor-do sulla stesura e l’adozione della versione defi-nitiva della prima “Costituzione europea”.Durante tale periodo, alcuni Stati membrihanno richiesto di apportare modifiche allabozza proposta dalla Convenzione, in modo danon alterare eccessivamente il sistema istituzio-nale già deciso a Nizza. Tuttavia, stante l’impos-sibilità di raggiungere un accordo finale durantei lavori del semestre di Presidenza dell’Unione aguida italiana (immediatamente successivo ailavori della Convenzione ed aperto ufficialmen-te il 4 ottobre 2003 con la Conferenza intergo-vernativa di Roma), la decisione definitiva èstata presa durante il successivo semestre di pre-sidenza irlandese. Sicché solo il 18 giugno 2004nel corso del Consiglio europeo di Bruxelles, icapi di Stato e di governo dei 25 Stati membri

hanno adottato all’unanimità il “Trattato cheistituisce una Costituzione per l’Europa”, con l’ap-provazione definitiva di un testo peraltro, inmolti punti, ampiamente diverso da quello pre-disposto dalla Convenzione. La firma ufficialedel Trattato da parte dei capi di Stato e di gover-no è avvenuta a Roma il 29 ottobre 2004, gior-no nel quale si è sostanzialmente chiuso quel-l’articolato processo, cominciato il 15 dicembre2001 con l’approvazione della “Dichiarazione diLaeken”.

La tappa successiva alla firma del Trattato èstata la ratifica da parte di ciascuno degli Statifirmatari secondo le proprie procedure costitu-zionali, ossia l’approvazione parlamentare (è ilcaso dell’Italia) e/o la consultazione referendaria.Una volta avvenuta la ratifica, ufficialmentenotificata da tutti gli Stati firmatari, occorreràattendere un anno affinché la nuova “Cartacostituzionale” possa entrare in vigore e produr-re i suoi effetti. Sino ad allora rimarranno invigore i “vecchi” trattati.

LA RATIFICA DEL TRATTATO COSTITU-ZIONALE DA PARTE DELLO STATO ITA-LIANO: UNA BREVE ANALISI DEI TRAT-TI SALIENTIL’Italia, dimostrando di credere fortemente nellanuova “Costituzione europea”, non ha persotempo, ed il 7 aprile 2005, con 217 voti favore-voli e 16 contrari, il Senato della Repubblica haapprovato il disegno di legge n. 3269, di ratificaed esecuzione del Trattato costituzionale. Taleapprovazione segue di qualche mese quella della

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La sala dei Oriazi e Curiazi protagonista per la seconda volta di un momento storico per l’Europa

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Camera dei Deputati, che, nella seduta del 25gennaio 2005, si era già pronunciata - conampia maggioranza (436 i favorevoli, 28 i con-trari e 5 gli astenuti) - sul disegno di legge diratifica ed esecuzione del Trattato che adottauna Costituzione per l’Europa (AC 5388).

La legge n. 57/2005, recante la “ratifica edesecuzione del Trattato del 29 ottobre 2004, cheadotta una Costituzione per l’Europa” (pubblicatasulla Gazzetta Ufficiale del 21 aprile 2005, n. 92- Supplemento Ordinario), è entrata in vigore loscorso 22 aprile. Essa tuttavia sarà “operativa”non appena conclusi tutti i procedimenti di rati-fica del nuovo Trattato costituzionale3. Soloallora, quindi, l’apparato dell’Unione europeasubirà un restyling, sia sotto il profilo strutturalesia sotto quello formale, che gli consentirà diapparire più attuale ed al passo con i tempi,oltreché di uniformarsi ai mutamenti socio-cul-turali-giuridici intervenuti nell’ultimo venten-nio. I tre punti cardine sui quali si basa la ratifi-cata “Costituzione europea” sono: 1. avvicinamento dei cittadini al progetto euro-

peo e alle istituzioni europee;2. strutturazione della vita politica e dello spazio

politico europeo in un’Unione allargata; 3. creazione dell’Unione quale fattore di stabi-

lizzazione e punto di riferimento nel nuovoordine mondiale.Strutturalmente, il Trattato costituzionale è

composto da 448 articoli, introdotti da unpreambolo, suddivisi nelle quattro parti di cui iltesto normativo si compone:• nella parte I, quella propriamente più “costitu-

zionale”, figurano sessanta articoli che defini-scono latu sensu l’Unione, i suoi valori, i suoiobiettivi, la ripartizione delle competenze fraStati membri e Unione, l’assetto istituzionale,gli strumenti d’azione, il quadro finanziario ele disposizioni per l’appartenenza all’Unione;

• nella parte II è contenuta, pur con le dovuteintegrazioni, la “Carta dei diritti fondamenta-li”, sancita dal Consiglio europeo di Nizza neldicembre 2000;

• nella parte III si trovano invece tutte le disposi-

zioni relative alle politiche dell’Unione europea;• infine, nella parte IV si possono rinvenire le

clausole finali ed alcuni protocolli, di cui alcu-ni già esistenti ed allegati ai “vecchi” trattati. Le numerose innovazioni introdotte hanno

portata assai ampia e incidono su moltepliciaspetti. Tuttavia, pur con tutte le inevitabili dif-ficoltà legate al fatto di aver dovuto coniugare idue principi cardine dell’Unione, quello inter-governativo e quello comunitario, pressoché inogni articolo, pare possibile rintracciare, find’ora, alcune “chiavi di volta” della nuova“Costituzione europea” che, si ribadisce, rappre-senta un’importante apertura verso il futuro,soprattutto alla luce del recente allargamentodell’Unione a venticinque Paesi.

Vediamo, quindi, di illustrare gli aspetti piùrilevanti che vanno ad intaccare, soppiantando-lo, l’apparato originario costituito da quel coa-cervo di Trattati e Convenzioni in premessa cita-ti e, si badi bene, vigenti sin quando la nuova“Carta costituzionale” non sarà ratificata da tuttii Paesi dell’Unione, prendendo, solo allora, ilposto dell’originario Trattato di Roma4.

Tra le novità più importanti, alcune dellequali segnalate da autorevole dottrina5, vi sonoquelle con le quali: • si dota esplicitamente l’Unione di un’unica

personalità giuridica;• si accorpano i Trattati vigenti;• s’incorpora la “Carta dei diritti fondamentali”,

legittimandone, così, la sua completa “giuridi-cizzazione” e vincolatività per tutti gli Stati(ratificanti) dell’Unione;

• si fondono i c.d. tre pilastri della politica euro-pea, inserendo le attuali disposizioni in ununico quadro giuridico comune;

• s’innova la “forma di governo” dell’Unioneche, non utilizzando più istituzioni plurivalen-ti a seconda dei pilastri di appartenenza, assu-me più chiaramente una figura di governo del-l’Unione;

• si stabiliscono le misure necessarie per miglio-rare la struttura e rafforzare il ruolo di ciascu-na delle tre istituzioni dell’Unione, tenendo

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(3) Ad oggi, i Paesi che, oltre l’Italia, hanno già ratificato la “Costituzione europea” sono: Lituania, l’11 novembre 2004, l’Ungheria, il 20dicembre 2004, e la Slovenia, lo scorso 1° febbraio, tutte e tre con procedura parlamentare. Il 20 febbraio 2004 si è svolta in Spagna la con-sultazione referendaria che ha visto pronunciarsi i cittadini sulla Costituzione europea. Alle urne si è recato il 42% degli elettori, i quali sisono espressi a larga maggioranza a favore del testo, con una percentuale del 77%, mentre solo il 17% dei votanti si è pronunciato per il“no”. Spetta ora al Parlamento spagnolo ratificare il Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa. Riguardo agli Stati che ancora devo-no ratificare, Danimarca, Francia, Polonia, Portogallo e Repubblica Ceca hanno dichiarato che sottoporranno il testo a consultazione popo-lare; Regno Unito e Paesi Bassi hanno invece optato per una doppia procedura, che prevede referendum e ratifica parlamentare, mentre glialtri Stati procederanno per via parlamentare.

(4) In tal senso si consideri che la nuova Costituzione non entrerà in vigore in generale prima del 2009 e, per alcuni aspetti, prima del 2014,lasciando funzionare l’Unione fino a quel momento ancora con i “vecchi” trattati in vigore.

(5) G. MORBIDELLI, Dieci punti di novità come (prime) chiavi interpretative per leggere le innovazioni introdotte dal “Trattato che adotta una Costi-tuzione per l’Europa, Giustizia amministrativa on line, 2004.

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conto in particolare delle conseguenze dell’al-largamento;

• si rafforza la natura democratica dell’Unione.La Costituzione vi provvede prevedendo unanotevole espansione del ruolo e dei poteri delParlamento europeo e raddoppiando i settoridella legislazione cui si applica la procedura dicoadesione, che divine così il processo norma-le dell’Unione;

• si adotta una migliore ripartizione delle com-petenze dell’Unione e degli Stati membri,risolvendo parzialmente i molti problemi lega-ti sia ai soggetti rispetto alle singole aree d’in-tervento sia internamente alle stesse materie;

• si riforma il “sistema delle fonti normative” del-l’Unione, con modifiche che, partendo da unaridefinizione di ciascuna - la ridefinizioneinvolge anche il nomendelle stesse - ne discipli-nano meglio i rispettiviambiti, prevedendo daun lato gli atti legislativi,ovvero la legge europea,la legge quadro europeae i regolamenti, ovveroatti non legislativi diportata generale; dall’al-tro, atti non legislativi insenso stretto come ledecisioni, le raccoman-dazioni e i pareri. Conti-nuano tuttavia ad avererilievo, tra gli atti nonaventi valore giuridico,gli atti a carattere atipicoquali risoluzioni, con-clusioni, dichiarazioni,che l’art. I-33 non prevede però espressamente;

• s’introduce il c.d. meccanismo delle “passerel-le” e quindi il sistema di votazione che ha fis-sato come regola generale la maggioranza qua-lificata e la codecisione, sebbene - ed è la c.d.“passerella” - il Consiglio europeo possa deci-dere all’unanimità, previa approvazione delParlamento europeo (che si pronuncia a mag-gioranza assoluta), che la regola della maggio-ranza qualificata si estenda anche ai settori peri quali la Parte III della Costituzione prevede ilvoto all’unanimità6;

• si recupera il ruolo dei Parlamenti nazionali,che vengono reinseriti nei processi decisionaliintrecciando la loro possibilità di intervento edi partecipazione intorno all’applicazione del

principio di sussidiarietà;• si attribuisce un nuovo ruolo al suddetto prin-

cipio di sussidiarietà che, insieme con quellodi proporzionalità, viene reso giustiziabiledalla Corte di Giustizia;

• s’instaura una semplificazione degli strumentidell’Unione;

• si adottano misure volte ad accrescere la demo-crazia, la trasparenza e l’efficienza dell’Unioneeuropea;

• si apporta nuova linfa alla politica di sicurezzae difesa comune dell’Unione europea, preve-dendo altresì un più razionale uso dello “stru-mento” militare.In conclusione sembrano potersi sostanzial-

mente condividere le affermazioni di quanti,studiosi ed operatori, hanno visto nei principi

portanti della nuova “Costituzione europea”una svolta epocale che non potrà non riverbe-rare i suoi riflessi, si ritiene positivi, sui princi-pi di unità e democraticità che dal secondodopo guerra in poi hanno pervaso l’intero con-tinente europeo.

Per tale ragione è auspicabile che allo sforzoprodotto dal legislatore europeo possa seguireun altrettanto auspicabile impegno da parte ditutti gli Stati membri, affinché il processo diratifica del Trattato che istituisce una Costitu-zione per l’Europa - che in alcuni Stati (su tuttisi pensi alla Francia) è ancora in una fase di stal-lo - possa concludersi nel più breve tempo pos-sibile, cosicché l’Europa, tutta, possa finalmenteavere la tanto agognata “Carta costituzionale”.

65

(6) Sebbene basti il contrario avviso di un solo Parlamento nazionale, trasmesso a Bruxelles senza dibattito alcuno con altri, perché questa pro-cedura possa bloccarsi.

Veduta del Campidoglio sede della firma del Trattato.

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66ANNO VII N°3 - GIUGNO 2005

Emilio Magni Sopra e sotto le onde257 pagine

Sopra e sotto le onde.Lo spaccato di ottoanni di guerra e pri-

gionia raccontati meticolo-samente, come in unaradiocronaca.La storia di Mario Giovan-ni Rota, uomo “vecchiostampo”, come tutte quellepersone che hanno vissutoquei tempi difficili e durivincendo le loro battagliecon le armi della serietà.Nella vita, nella fede e nellavoro. Il suo protagonista“Mario”, “Giovanni”,“Vanni” o semplicementeRota (come viene chiamatonell’opera) lariano di Fiumelatte classe 1918vive a Valmadrera e fino a pochi anni fa nonera mai andato al di là di qualche narrazionesugli episodi di quegli anni.Poi la decisione di “raccontare fino in fondo”.Sozzi (l’editore del libro e concittadino del pro-tagonista), per uno dei capricci del destino,incrocia la storia del marinaio Rota in un’oste-ria di Erba quando incontra per la prima voltal’autore e chiaccherando scoprono di avere unpunto in comune... Rota.Questi, ad esempio, aveva costruito la casa diSozzi quando tornando in patria dalla prigio-nia, si mise a fare il muratore. Decisero di col-laborare per raccontare una storia unica.Un libro in fomato originale, 6 capitoli intensidi storie di mare, di guerra e pace, dall’arruola-mento a La Spezia alle rimpatriate con gli ex-commilitoni.Arruolato nel 1938, Rota viene catturato nel-l’agosto del 1942 dagli inglesi in seguitoall’affondamento del sommergibile “Cobalto”.Poi la prigionia.Durante quegli anni trovò per caso il giornale,The Times, con le foto scattate da un fotore-

porter presente all’atto dell’affondamento delsommergibilie italiano.Vanni ne comprese immediatamente l’impor-tanza e conservò nelle suole di un paio discarpe (che non calzò più) questo importantis-simo reperto.La ferrea memoria e lo spiccato senso per lacronaca di Rota, uniti dall’esperienza di croni-sta di “lungo corso” dell’autore hanno portatoalla luce episodi intensi e ricchi di particolari.Nella storia emergono episodi di grandeumanità anche tra nemici come quando,appena catturato da soldati inglesi, uno diquesti, continuando a puntare verso di luiun mitra, gli porse una sigaretta. Il reso-conto di Mario Giovanni Rota della guerrada lui vissuta è dedizione alla Marina e aisuoi comandanti, amicizia sincera verso icommilitoni e un sentimento di pace, checoinvolge anche i nemici di allora.Dalla fervida memoria di Rota un’importan-te cronaca di episodi dimenticati riportatialla luce da “un incrocio di costellazioni inosteria”.

recensione

DI SALVATORE FISTETTO

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flashDelegazione bulgarain visita a Maricogecap

A fine marzo, il Capo di Stato Maggioredella Difesa bulgara, Generale Nikola Kolev,ricevuto dal Comandante generale, Ammira-glio Ispettore Capo (CP) Luciano Dassatti,ha visitato il Comando generale delle capita-nerie di porto.La visita è proseguita presso la Centrale Ope-rativa, dove il Capitano di Fregata (CP)Damiano Capurso, ha illustrato l’organizza-zione ed i compiti della guardia costiera ita-liana, soffermandosi in modo particolare sulV.T.S. (Vessel Traffic Service) e sull’organiz-zazione S.A.R. (Search and Rescue).

Visita del C.S.M.dell’Armada Argentina

Il Capo di Stato Maggiore Generaledella Armada Argentina, Ammira-glio di Squadra Jorge Omar Godoy,si è recato in visita al Comandogenerale del Corpo delle capitaneriedi porto.L’Ammiraglio Godoy si è intratte-nuto a colloquio con il Comandan-te generale, Ammiraglio IspettoreCapo (CP) Luciano Dassatti sulletematiche riguardanti l’organizza-zione delle capitanerie di porto ita-liane.Al termine della visita, l’Ammira-glio Godoy ha espresso apprezza-mento per l’alto livello di specializ-zazione cui è giunto il sistema ita-liano.

Delegazione statunitense a Livorno

Lo scorso 29 marzo, una rappresentanzadel Congresso degli Stati Uniti ha visitatola Direzione Marittima della Toscana. La delegazione è stata ricevuta dal Con-trammiraglio (CP) Salvatore Giuffrè, ilquale ha illustrato agli ospiti le funzioniche il Corpo delle capitanerie di portosvolge, con particolare attenzione allasecurity in ambito portuale e a bordodelle navi.Al termine dell’incontro ha fatto seguitouna visita sulle unità CP 273 e CP 286.Il capo delegazione, Senatore HaroldRogers, ha espresso apprezzamento per leattività che il Corpo svolge a favore dellacomunità internazionale, nel settore deltraffico marittimo, della salvaguardiadella vita umana in mare, della tutelaambientale e delle risorse marine.

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flashLe “Orche” del 2° Nucleo Aereo dellaguardia costiera

Il Dutch Volkel Spotting Group, un’associa-zione olandese di appassionati che gira ilmondo per conoscere gli aerei militari e civili,ha visitato la base del 2° Nucleo Aereo diCatania. Dopo un saluto del Capo ServizioOperazioni, Comandante di Corvetta (CP)pil. Salvatore Licata, il personale ha illustratoagli ospiti le diverse configurazioni del P 166DL 3 SEM e SEM-A.L’Associazione Nazionale Ufficiali Aeronauticadella sezione di Catania ha svolto un’analogavisita. Ricevuti dal Comandante, Capitano diFregata (CP) pil. Sergio Liardo, gli ospiti hannopotuto approfondire l’attività della componenteaerea. Al termine dell’incontro scambio di cresttra il Comandante Liardo e il Presidente del-l’A.N.U.A. Generale Lucio Arena.

Adriatico: autostrada del futuro

Si è svolto a Termoli, presso la sala “NucleoIndustriale”, un convegno internazionale sultema “Adriatico: autostrada del futuro”.L’incontro, promosso dal locale Lions Club, haavuto tra i relatori l’Ammiraglio Ispettore (CP)Sergio De Stefano, che è intervenuto in materiadi “Security e autostrade del mare”, affrontandotutte le implicazioni che la nuova regolamenta-zione per la sicurezza dei trasporti marittimicomporta, anche ai fini dei collegamenti dello“Short Sea Shipping”.Al convegno hanno preso parte numerose Auto-rità locali, il Comandante della capitaneria diporto di Termoli, Capitano di Fregata (CP)Luca Sancilio, ed i Comandanti degli Ufficimarittimi di Ortona e Vasto.

XXII Trofeo Accademia Navale e città diLivorno

La XXII edizione del TAN, ancora una volta,conferma la sua vocazione internazionale, con lapartecipazione di 25 Marine estere, oltre 700imbarcazioni e 2500 reganti.Più di 50.000 accessi al sito del TAN nel mese diaprile, a dimostrazione di un’edizione vissuta nonsolo in mare, ma anche in navigazione sul web.Un successo per l’organizzazione della manifesta-zione, ma anche per la città di Livorno, che peruna settimana è stata la capitale della vela.Lo scorso 22 aprile, sulle note della fanfara dell’Accademia Navale, nave Palinuro ha ospitato lacerimonia ufficiale di apertura alle regate della XXII edizione del Trofeo, importante appuntamen-to per i tanti appassionati, sportivi e professionisti della vela.La locale capitaneria ha allestito uno stand all’interno del salone “Tuttovela”, offrendo ai tanti visi-tatori una panoramica di quelle che sono le principali attività del Corpo.

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Nettuno ospita la 3ª Fiera Nautica

A fine marzo, si è svolta a Nettuno la 3ª edizione della Fiera Nautica, allestita presso il porto turisti-co “Marina di Nettuno”. La kermesse, organizzata dalla Provincia, Associazione Artigiani, Confarti-gianato, con il patrocinio del Comune, ha presentato un’offerta eterogenea per tutti i gusti e le esi-genze, dalla piccola deriva al lussuoso yacht. Molti gli stand presenti, fra cui quello dell’Ufficio cir-condariale marittimo di Anzio che ha suscitato l’interesse di molti visitatori, che hanno ricevutoinformazioni inerenti la nautica da diporto, la sicurezza delle navigazione e le attività istituzionalisvolte dal Corpo delle capitanerie di porto.

Tecnologia del Cospas-Sarsat al servizio di tutti

Recentemente, presso la scuola media statale “Luigi Lom-bardi” di Bari, è stata organizzata la “Giornata della Prote-zione”.Alla manifestazione, voluta dal Dirigente Scolastico UgoCastorina e dall’Associazione di volontariato “Ala Azzurra”,sono intervenuti il Capo servizio controllo spazio aereo del36° Stormo dell’aeronautica militare di Gioia del Colle,Tenente Colonnello Giuseppe Talamo, il Sottotenente diVascello (SM) Francesco Ruggiero, il Comandante dellastazione satellitare Cospas-Sarsat di Bari, Capitano diVascello (CP) Michele Dammicco e il Sottotenente diVascello (CP) Luca Gaetani. Il Comandante Dammicco hatenuto una conferenza a circa 300 studenti che hannomanifestato entusiasmo per l’interessante relazione, incen-trata non solo sull’utilizzo e funzionamento della centralesatellitare, ma anche sul rispetto del valore della vitaumana tutelata dall’opera di coloro che per lavoro o pervolontariato si occupano di ricerca e soccorso.

Capitaneria di porto di Taranto

Nel rispetto delle convenzioniinternazionali per la sicurezza dellanavigazione, la tutela dell’ambien-te marino e la prevenzione all’in-quinamento, il personale dellaguardia costiera di Taranto haeffettuato, dall’inizio dell’anno, 28ispezioni su navi straniere.Nel corso delle verifiche sono stateriscontrate 150 violazioni e sonostate sottoposte a fermo 4 navinon conformi ai requisiti richiestidal PSC (Port State Control).Nel mese di marzo, in collabora-zione con l’Ufficio marittimo diPolicoro, la capitaneria di Tarantoha effettuato controlli sul novella-me, denunciando 3 pescatori percattura e detenzione di specie itti-ca protetta senza regolare autoriz-zazione ed elevando 4 sanzioniamministrative per mancanza didocumenti a bordo.

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Pesca Ambiente Territorio:attività produttive per il mare

Presso il castello baronale del comune diMinturno, a inizio marzo, si è svolta unatavola rotonda sul tema: “pesca-ambien-te-territorio”.Al convegno ha partecipato il Caporeparto affari giuridici e servizi d’istituto,Contrammiraglio (CP) Felicio Angrisano,accompagnato dal responsabile del centronazionale controllo pesca, Capitano diVascello (CP) Pietro Verna e dal Capodel compartimento marittimo di Gaeta,Capitano di Fregata (CP) Pietro Ruberto.L’Ammiraglio Angrisano, durante lamanifestazione, ha illustrato il ruolo dellaguardia costiera nel settore della pesca edella tutela del mare.Le conclusioni sono state tenute dall’On.Paolo Scarpa Bonazza Buora, Sottosegre-tario al Ministero delle Politiche Agricolee Forestali, che si è intrattenuto sullanuova politica della pesca ed in particola-re sugli ultimi accordi intervenuti inmateria tra i Paesi della Comunità Euro-pea.

Accademia Italianadella Marina Mercantile

Presso il centro Congressi “Magazzini delCotone” di Genova, si è svolta la presen-tazione dell’istituzione dell’AccademiaItaliana della Marina Mercantile. Presenti alla conferenza stampa, fra glialtri, il Direttore Generale per le Infra-strutture della Navigazione Marittima edInterna, Dr. Cosimo Caliendo, il Presi-dente della Provincia di Genova, Dr.Alessandro Repetto ed il Comandantedella capitaneria di porto di Genova,Ammiraglio (CP) Marco Brusco.L’iniziativa, avrà come progetto la forma-zione tecnica superiore, l’aggiornamentoprofessionale degli ufficiali e la promo-zione delle carriere legate al mare.

Visita del Comandante generale allaDirezione marittima di Ravenna

Il Comandante generale, AmmiraglioIspettore Capo (CP) Luciano Dassatti havisitato, nel mese di marzo, la Capitane-ria di porto di Ravenna.Ricevuto, presso la vecchia sede dellacapitaneria, dal Direttore Marittimo,Capitano di Vascello (CP) Mauro Cata-rozzi, l’Ammiraglio Dassatti è salito abordo della motovedetta CP 274 dove,lostesso Comandante Catarozzi, ha potutoillustrargli infrastrutture portuali presen-ti lungo il Porto Canale di PortoCorsini.Durante il percorso l’Ammiraglio Dassat-ti ha colto l’occasione per salutare ilgruppo degli ormeggiatori presso la lorosede.

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Conferenze e manifestazioni a San Benedettodel Tronto

Presso la locale capitaneria di porto, nel mese dimarzo, è stata organizzata una conferenza-dibat-tito per gli armatori delle unità da pesca interes-sati alla zona di tutela biologica Fossa di Pomo.Tale iniziativa è stata necessaria per dissipare iltimore che tale zona di tutela, istituita in un’areamarittima dove tradizionalmente le unità di SanBenedetto esercitano la pesca, possa compromet-tere il futuro della locale marineria.L’incontro, presieduto dal titolare della capitane-ria, Capitano di Fregata (CP) Giuseppe Aulici-no, ha avuto in qualità di relatori, il Dr. ToninoGiardini, rappresentante regionale della Federpe-sca e il Prof. Corrado Piccinetti, del laboratoriodi biologia marina di Fano.Presso “Palazzo dei Capitani” ad Ascoli Piceno,si sono svolte le “Giornate di Orientamento”,rivolte alle scuole medie superiori e alle univer-sità. La capitaneria di porto e il 1° nucleo som-mozzatori della guardia costiera di San Benedet-to hanno partecipato alla manifestazione conuno stand, illustrando i compiti istituzionali delCorpo con dimostrazioni pratiche dell’utilizzodelle attrezzature maggiormente in uso durantele immersioni.

Waste port management in the Adriaticports

A metà marzo, funzionari degli enti locali alba-nesi di Durazzo e Valona e rappresentanti delporto di Bar hanno visitato le strutture portualidi Pesaro. Tale incontro si inserisce nell’ambitodelle iniziative legate al programma “Waste portmanagement in the Adriatic ports”, coordinatodalla Regione Marche, a cui partecipa la localecapitaneria. Il progetto si propone di pianificaree gestire i rifiuti portuali nell’area adriatica, difar acquisire agli operatori una maggiore consa-pevolezza in merito alle disposizioni europee inmateria di gestione degli scarti e di diffondere,tra gli utenti delle strutture portuali, una culturadella raccolta differenziata, del recupero e delcorretto smaltimento dei rifiuti. Nel corso della

Recuperati relitti a Mazara del Vallo

Si sono concluse le operazioni di recupero di 6relitti affondati nel fiume Mazzaro e nel bacinoportuale, a causa di una piena straordinariaavvenuta agli inizi di novembre. La forte cor-rente, oltre all’accumulo di detriti nell’avanpor-to e nel bacino, ha provocato la rottura dei cavid’ormeggio, danneggiando 37 imbarcazioni. Le unità affondate, oltre ad impedire l’uso diuna porzione del bacino, rappresentavano ungrande pericolo per la sicurezza della navigazio-ne. Per la rimozione è intervenuto il 1° NucleoSubacquei della guardia costiera di San Bene-detto del Tronto.

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visita, il Comandante della capitaneria di porto diPesaro, Capitano di Fregata (CP) Antonio Musoli-no, ha illustrato agli ospiti le caratteristiche pecu-liari e le potenzialità, presenti e future, dello scalopesarese, con particolare riferimento alle tematicheambientali.

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flashGommoshow Expomare 2005

Si è svolta a Fiumicino la 4ª edizione del Gommo-show.Oltre alle attività commerciali legate al diporto eall’immersione in mare, presenti varie Istituzionied Enti preposte alla prevenzione ed al salvataggioin acqua.Nell’area espositiva, lo stand della Società Naziona-le di Salvamento e quello della capitaneria di portodi Roma hanno avuto un notevole afflusso di visi-tatori, ai quali sono state date informazioni suldiporto nautico e sui compiti che ciascuna sezionedella Società svolge.L’Ispettore Regionale della Società, Contrammira-glio (CM) r. Giacomo Lo Presti, ha ricevuto lavisita dell’Ispettore Generale della Società di Salva-mento, Contrammiraglio (CP) r. Giustino Lizza edel Direttore Marittimo del Lazio e Comandantedella capitaneria di porto di Roma, Ammiraglio(CP) Franco Mulas che hanno espresso ammirazio-ne per il continuo ed attento lavoro a salvaguardiadella vita umana in mare.

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L’Onorevole Sospiri in visita a Ortona

Il Sottosegretario di Stato del Ministerodelle Infrastrutture e dei Trasporti, On.Nino Sospiri, ha visitato, a fine marzo, ilporto di Ortona.L’Onorevole ha presenziato all’inaugurazio-ne del transito del convoglio ferroviariomerci della società “La Sangritana”, per lamovimentazione di sale alla rinfusa sullanuova banchina nord del locale porto.Presenti alla cerimonia le Autorità locali,regionali e il Comandante di CircomareOrtona, Tenente di Vascello (CP) AngeloCapuzzimato.

Pesca & Dintorni 2005

La 1ª edizione di “Pesca & Dintorni”,salone nazionale pesca sportiva e bar-che da pesca, ha aperto le porte delPalaLottomatica a Roma, il 22 aprilescorso.Nell’area espositiva di 7.000 mq., leAziende specializzate nel settore dell’at-trezzatura e dell’accessorio hanno pro-posto le novità, mentre appositi standhanno ospitato personaggi del mondopescasportivo che hanno messo la loroesperienza a disposizione degli appas-sionati visitatori.Bandiera verde per questa manifestazio-ne che ha visto la presenza di un nutri-to pubblico, che ha seguito con interes-se la conferenza stampa riguardante irapporti tra le Autorità di Polizia cheoperano in mare ed i diportisti.

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Corso di aggiornamento delle unità SAR

Si è svolto, recentemente, presso il CentroAddestramento Alitalia, un corso di aggiorna-mento professionale degli equipaggi delleunità SAR, per l’intervento su aeromobiliammarati.Al corso hanno partecipato 25 militari, imbar-cati su motovedette della capitaneria di portodi Roma.Sono stati illustrati aeromobili nei vari assettie sono state effettuate alcune simulazioni di

Nave Dattilo a Venezia

ammaraggio, evidenziando le diverse condizioniche il velivolo può assumere in galleggiamento.Tale attività si inquadra in un più ampio pro-gramma per l’addestramento al soccorso inmare ad aeromobili incidentati in prossimità diaeroporti costieri.

Si è svolto a Venezia il 4° Salone Nautico Inter-nazionale. Per tutta la durata della manifestazioneNave Dattilo CP 903, impegnata in attività ope-rativa in Adriatico, è stata una elegante corniceagli stand allestiti per la mostra.L’Unità ha attirato la curiosità di numerosi visita-tori, oltre duemila, ai quali sono state illustrate lecaratteristiche tecniche e le attività proprie dellanave.Particolare interesse ha suscitato il progetto diumanizzazione del luogo di lavoro, con la curadei particolari abitativi e dei singolari effetti cro-matici dei locali interni della nave.

I porti di Roma e del Lazio: capolinea delleautostrade del mare

In occasione dell’inaugurazione della nuovasede dell’Autorità Portuale di Civitavecchia, si ètenuto un convegno sul potenziamento infra-strutturale dei porti laziali. Presenti il Ministrodelle Infrastrutture e dei Trasporti, On. PietroLunardi, il Ministro dell’Ambiente e della Tute-la del Territorio, On. Altero Matteoli e nume-rose Autorità religiose, civili e militari. Il Mini-

stro Lunardi ha sottolineato l’utilità delleautostrade del mare come alternativa al tra-sporto terrestre, per trasferire le merci sunavi con grandi risparmi in termini econo-mici, ambientali e di sicurezza.Il Ministro Matteoli ha affermato quanto losviluppo infrastrutturale sia indispensabileper sostenere l’aumento dei traffici: Civita-vecchia, Fiumicino e Gaeta sono le porte diuna vasta area, dove sorgono infrastruttureche, collegate, possono far decollare la piùgrande piattaforma logistica italiana.Il Comandante della locale capitaneria,Capitano di Vascello (CP) Vincenzo Moran-te, ha evidenziato la costruttiva collaborazio-ne tra l’Autorità Portuale e l’Autorità Marit-tima di Civitavecchia che, in piena sinergiae nel rispetto dei propri ruoli istituzionali,profondono il loro impegno per incremen-tare e valorizzare la funzione del porto, oggicapolinea nazionale e internazionale diimportanti flussi di traffico.

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