4 EDUCAZIONE PSICOMOTORIA

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Educazione psicomotoria Principi di intervento Secondo Jean Le Boulch

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attività motoria

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Educazione psicomotoria

Principi di interventoSecondo Jean Le Boulch

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“La psicomotricità si definisce per la sua non direttività e il suo non giudizio”

“Nell’apprendimento motorio intelligente non si parte dalla tecnica, ma la si scopre” (Rousseau)

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Modalità di intervento dell’educatore

• L’educatore si pone inizialmente in un atteggiamento di osservazione e di ascolto (“prendere tempo” di Rousseau)

• Si concentra su quello che il bambino sa fare piuttosto che su ciò di cui è carente

• Accompagna, favorisce e orienta l’esperienza di apprendimento soggettivo

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• E’ un partner simbolico in grado di restituire l’immagine che il b.no sta dando di se stesso,attraverso il gioco e il dialogo non verbale, favorisce la strutturazione della sua identità (ripropone la modalità di relazione madre – b.no)• E’ consigliato all’educatore un suo percorso di formazione personale (psicomotoria) che gli faccia ripercorrere l’esperienza emozionale del proprio vissuto psicomotorio

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“ L’educatore nel setting psicomotorio deve operare a livello del corpo – tanto della sua

istintiva spontaneità quanto della sua raffinata simbolicità affinchè il bambino, in

una alternanza discontinua di regressioni e di avanzamenti, possa percorrere tutte le tappe che dal piacere–dispiacere senso–motorio

iniziale conducano all’autonomia propria del pensiero operatorio piagetiano”

(Aucouturier, Lapierre)

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Fasi della didattica nella psicomotricità

Jean Le Boulch, 2000

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1° Fase esplorativa-globale

• L’educatore crea le condizioni per una libera esplorazione dell’ambiente e del problema motorio, senza eccessive e dettagliate spiegazioni, dimostrazioni, esemplificazioni, sollecitando il bambino a trovare una sua risposta motoria per tentativi ed errori.

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• Nel processo di apprendimento prevale l’elaborazione delle informazioni sensoriali esterocettive: visive (colori, forme, dimensioni), uditive (rumori), olfattive (odori) e tattili.

• L’insegnante osserva e ascolta l’allievo, valuta i pre-requisiti motori, acquisisce informazioni necessarie per programmare il suo intervento didattico

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• Con i bambini più insicuri e portatori di disabilità, in questa fase, è necessario prestare attenzione al dialogo corporeo tonico-emozionale fra adulto e bambino, in cui l’adulto stabilisce un contatto fisico, attraverso lo sguardo, la voce e il contatto manuale, dapprima esteso, e poi sempre più ridotto, per trasmettere fiducia, sicurezza e distensione.

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• Il b.no manifesta l’esigenza di apprendere dei modelli più efficaci di risposta, impara a controllare le sue azioni e risposte motorie, e a dissociare i movimenti.

• Vengono mostrati degli schemi motori efficaci che saranno tradotti in immagini motorie interiorizzate ed elaborati.

2° Fase conoscenza, analisi e dissociazione

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Nel processo di apprendimento motorio assumono un ruolo prevalente le informazioni propriocettive e cinestesiche e la funzione di interiorizzazione

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• I modelli interiorizzati vengono ripetuti e si arriva alla stabilizzazione degli automatismi, che renderà l’esecuzione indipendente dal controllo corticale superiore.

• La perfezione dell'automatismo interiorizzato è così grande che, senza mantenere l'attenzione sui dettagli di esecuzione, esso si adatta con il massimo di flessibilità allo scopo da raggiungere.

 

3° Fase di stabilizzazione