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IL METODO STORICO NELLA CRITICA TESTUALE
Habis 39 (2008) 397-408
iL METODO sTORiCO NELLa CRiTiCa TEsTUaLE
Giuseppe GiangrandeUniversity of London
se ofrecen ejemplo de cmo e pole explcr por medo de un
enfoque htrco pje controvertdo de utore grego y ltno.
Pge of Greek nd Ltn uthor whch mny crtc cnnot
undertnd cn often e explned y plcng them n the proper htorcl
perpectve.
Numero collegh hnno lodto l metodo torco uto dll m cuol
d rcerche per l oluzone d prolem tetul: dto che molt govn tudo
m hnno cheto d llutrre tle metodo per mezzo d un rccolt d cconc
esempi, ho creduto utile ai ni didattici scrivere questo articolo, nel quale alluopo
utlzzer n modo p dettglto me contrut che ho g pulct n modo
puttoto uccnto.
Detto metodo torco , n poche prole, molto emplce: p d utor grec
e ltn che ono emrt npegl o corrott molt crtc modern poono
pegre restlos se li esaminiamo alla luce delluso linguistico e letterario e delle
teorie scientiche vigenti allepoca in cui tali testi furono scritti. Per esempio, solo
pendo che econdo artotele ed medc ntch clcol veccl rendevno
mpotent pomo comprendere un epgrmm umortco (AP.2) ul qule
ho ftto l luce n G.I.F. (2004) 7 . Come ho chrto ne me Scripta Minora
Alexandrina, dorm nell poe epc pot-omerc, che vevno reo perple
molti lologi moderni, si spiegano come dovuti al fatto che, secondo gli antichi,
Omero vev ondntemente uto dorm nell u poe, ftto del qule tl
Qul d eempo l erudtm M. a. Fernndez-Contrer n Habis (996) 333 ., e
leminente A. Kurz inMH(983) 260 (l mthode et htorque).
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lologi, per incredibile che possa apparire, sono ignoranti (si veda ore la precisa
me punto d H. Whte nMyrtia [2004] 59)2.
Emneremo or lcun p d utor ltn, che l metodo torco c per-
mette d comprendrere. in Properzo 2.24 a, 37-38, leggmo:
quamvis nec sanguine avitonobilis et quamvis navita dives eras3.
Cnz, con quete prole, vuol dre Properzo che egl non er n nole, n
rcco. Le prole navita dives, eene grmmtclmente mpeccl, ono tte
enz etzone lcun condnnte come corrotte d tutt gl tudo, perch Pro-
perzo non er n un nvgtore, n rcco. il beroldu, ecol f, congettur non
ita dives eras non er tnto rcco, ltote ronc che vuol dre non er per nente
rcco, er povero, e tle u congettur tt ccettt d qu tutt crtc,per qul er nduo che Properzo non potev eere detto nvgtore. altr
tudo hnno preferto l congettur haud ita, paleogracamente pi facile di
non ita (HAU...= NAUita:). In realt, il testo sano. La gura del navita rcco
ene ttett nell poe greco-romn (cf. Net-Rudd, A Commentary on
Horace, Odes, book iii, 5-6 e 288, con molto mterle). Tl navitae erno
not ordnry emen, non mrn, ut merchnt hp-owner, co mercnt
che nvgvno4 con nave propria tra lOccidente (Roma e la Grecia) e lOriente:
n Orente, e cqutvno poco prezzo merc che erno rchete n Oc-
cdente, e, rentrt per mre n Occdente, vendevno tl merc prezz lt-
m, dventndo oltremodo rcch. il loro metere er ltrettnto lucroo quntopercoloo, perch nufrg erno frequent (cf. Net-Rudd, op. cit. 363): l
navita e er fortunto evtv nufrg, dventndo rcco, m e er fortunto e
nufrgv, o morv nnegto, o perdev le merc prezoe che vev cqutte,
in tal modo diventando vittima di una rovina nanziaria totale invece di ottenere
lagognata ricchezza.
2 Il fatto che i glottologi moderni neghino lesistenza di dorismi in Omero non ha nulla a che
vedere con poet epc ellentc, qul rconocevno l preenz d dorm n Omero, eguendo
le teore codfcte d grmmtc lendrn, teore g ccettte, come ho motrto, d antmco.Un errore grotteco quello perpetrto d Reed, ncolto eguce del metodo nt-torco: bone, come
l buttmnn ed l Loeck, uprem conoctor delle teore de grmmtc ntch, hnno motrto,
h uto n modo mpeccle lo schema Ibyceum, peculrt morfologc omerc unnmemente
rconocut d tl grmmtc, n un uo vero: eene, olo perch glottolog modern negno
lesistenza delloschema Ibyceum l Reed h ffermto che bone non vev l drtto d urlo. su tle
frmcn urd htrcmente del Reed cf. qunto H. Whte ed o mo crtto n Myrtia
(2002) 36.
3 Cf. Two Textul Prolem n Ltn Poetry, Orpheus, n coro d tmp.
4 Mercatorum navigatio, Cc.Pro Lege Man. 5.
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a queto punto domo rcordrc che le elege romne ono, come ho
motrto n numero me lvor, un moco d topoi ellentc5. Orene, ccnto
alla gura del navita dives di cui ho detto si era sviluppato nellepoca ellenis-
tc l topos dellamante come navigatore metaforico nel mare pericolosissimo
dellamore. Siffatto topos oprvvuto nelle letterture moderne, per eempo
n Cervnte,Don Quijote i, cp. 43, dove un peronggo cnt co:
Marinero soy de amor,
y en su ilago rofundo
navego sin eseranza
de llegar a uerto alguno.
secondo detto topos6, se lamante come navigatore era sfortunato periva me-
tforcmente7 n un nufrgo, co non conqutv l donn che egl dederv:
e nvece er fortunto, rggungev l porto metforco cu egl gognv, co
conqutv l donn de lu mt, ed n tl modo dventv enormemente rcco
perch, econdo un ltro topos menzonto per eempo d Properzo n .4. .,
lamore della donna amata dal poeta era la pi grande ricchezza alla quale egli
potee prre (.4.8: nescit amor magnis cedere divitiis).
Qu, dunque, Cnz vuol elegntemente dre che Properzo er non g un
vero mercnte nvgtore rcco d vero denro, en er un fortunto nvgtore
metaforico nel mare dellamore, che aveva ottenuto detta grande ricchezza, cio
lamore che ella nutriva per lui.
Emneremo or due poee trde8, conervte nellAnthologia Latina. Lprima lepigramna 123 Riese:
Infundit nostris Titan sua lumina Bais
inclusumque tenet slendida cella iubar;
subiectiscaleantaliorumbalneafammis:
haec reddi oterunt phoebi vaore suo.
5 Ne me Scripta Minora Alexandrina ho tudto dett topoi ut d Properzo ed Ovdo.
Cf. anche il mio studio Topoi ellenistici nellArs Amatoria, n Cultura, Poesia, Ideologia nellopera
di Ovidio, cur d i. Gllo e L. Nctr (Npol 99) 6-98.6 Cf. becky,Anthol. Graeca. Namen- und Sachverzeichnis,s.v.Schiffahrt(verglchen mt
Lee,A.P. 5.56, 90), es.v.Liebe (Glecht der seefhrt, 2.56 f., 67, mcht chffrchg,
XX, 84 f.). Queto topos preent nfnte vrzon, cf.A.P. .29, plwvein, epgrmm d me tudton G.I.F. (2004) 24, ed Ov., Amores 2.0.9, dcuo d Lgun Mrcl n Emerita (989) 309 .
Ch fortunto n more, e conqut l donn mt (quod amare iuvat),gaudeat et vento naviget ille
suo (Ov.,Rem. Amor. 3 .).
7 O non metforcmente: per l ucdo degl mnt che non erno nvgtor fortunt nel
mare dellamore cf. Ov.,Rem. Amor. 3-20.
8 Cf. l mo lvoro alguno epgrm de lAnthologia Latina, Veleia, n coro d tmp.
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Queto epgrmm form prte d un gruppo d poee compote d un lle-
vo d Luxoru, e crtte qund nell prm met del eto ecolo dopo Crto, nel
regno Vndlco: ee ono tte or edte n mner eemplre dl mo llutre
colleg L. Zurl (Unius Poetae Sylloge [Hldehem 2007]), l qule, nel uo m-
mrevole commento, h correttmente me n rlevo l letterret (p. 58,
n. 6) dellopera poetica di Luxorius e dei suoi seguaci, poeti rafnatissimi nella
lngu e nell metrc.
Lautore di questa poesia celebra spesso i bagni caldi: in questo caso, si tratta
d un gno l cu cqu, n un vc pot nel pvmento d un cella, venv
rcldt d rgg del ole (l cell cttur e trttene l luce del ole, llumnn-
dosi, Zurli). Lacqua di altri bagni (cf. quanto ho scritto in G.I.F. [2004] l20 .)
venv cldt d un fuoco tuto otto l vc (cf. vero 3:subiectis fammis9):
qui i raggi del sole riscaldano lacqua del bagno descritto dal poeta, il che non sor-
prende, perch nel Nord afrc, dove et l regno Vndlco, l clore prodotto
del ole lto. L prolPhoebi tt d tutt crtc condert corrott,
perch gudct metrcmente mpole cu dell denenz del gentvo
Phoebi.
i due nom Titan (vero ) ePhoebus (vero 4) degnno l do sole. Molt
tentativi poco convincenti sono stati fatti per modicare congetturalmente il testo
del verso 4, verso che Zurli denisce come tormentatissimo. In realt, il testo
sano, E necessario a questo proposito ricordare che i poeti latini dellepoca tarda
urono frequentemente rcm morfologc, peclmente per qunto rgurd
le denenze0. L denenz reve (Phoeb) un tle rcmo: qu l poet h
cndtoPhoeb. Per siffatti arcaismi cf. Khner-Holzweissig 111.7 (Pl.,Mil. 362er), e lepitao di Ennio, opera di un grammatico tardo che voleva farsi passare
per Enno, dove leggmo de Meung Enn (Neue-Wgener i 43). il gentvo
Phoebi ungenitivus agentis, ed l eno del po : gl ltr gn (cl. qundo
ono dventt fredd) no rcldt dl fuoco poto otto l vc; l notro g-
no (cl. qundo dventto freddo durnte l notte) potr eere rettuto ll
u tempertur orgnr (co cld) per mezzo del uo propro vpore, prodotto
dl sole. il vero reddo (cf. O.L.D.,s.v.reddo, 2 C) signica restituire una cosa
ll u condzone che etev prm (n queto co, retture l gno ll u
tempertur orgnr, co cld). il poet vuol dre che l clore emeo dl ole
produce vapore caldo, cio fa evaporare lacqua, che diventata calda per effetto
9 Per vr tp d Hypocu, cf.RE,s.v.Bder, 2748 .
0 Cf. R. M. DAngelo, Carmen de Figuris, Olm-Wedmnn 200, Indice Analitico, s.v.
Arcaismi. Non co l trttto De ultimis syllabis fu dedcto Luxoru. Per qunto rgurd le
denenze, l prood degl utor tudt d L. Zurl invigilata lucernis (op. cit. 58, n. 6, e 62).
Un manus recentiorh trvlzzto l teto, modfcndoPhoebi nPhoebe, l che h per
reo necero lterre nchesuo n tuo. Tle trvlzzzone, come Zurl (op. cit. 86 .) h oervto,
non tt ccettt d neun crtco.
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del ole, e tle tepidus vapor(come l poet crve n epgr. 86.2 Zurl) rcld l
gno. Per concludere. L pointe dellepigramma consiste nel fatto che gli altri
gn rcevevno l clore dl o (subiectis fammis), mentre l gno decrtto
dal poeta riceveva, attraverso vaste nestre o larghe aperture praticate nel tetto, il
calore dallalto, cio dal sole2.
Un nlogo fenomeno proodco trovmo n un fort ncreontc crtt
d Luxoru (Ree 298):
Rutilo3 decens caillo
roseoque crines ehebus
sado regius mitellam
caiti suo locavit.
il poet derde un effemnto che glv come un donn, e portv n
tet un pccol mtr (mitella), che venv ut dlle donne. il vero 2 tto
volentemente lterto dgl tudo, qul penvno che eo foe reo me-
trcmente corretto dll -s nale di crines. Un crtco propoe roseaque carne,
l che un rmedo troppo volento; ltr hnno uggerto roseoque clune con
glute roe, l che urdo perch l poet t prlndo olo dell tet e dell
capigliatura dellefebo. Il Riese correttamente comprese che qui roseo vuol dre
non g d colorto roeo, en coperto, ornto d roe, e, per elmnre l
comod -s nale, propose roseoque crine, m, come tto oervto, l prol
crine qui indesiderabile, perch il poeta verrebbe a dire lefebo, reso attraente
d cpell ond e d cpell copert d roe: evdente che capillo e crine non
poono tre eme nell te fre. Le dpute de crtc ono nutl, perch
l teto no.
L elmnzone dell -s nale proposta dal Riese, sebbene crei un senso
ndederle, rende l po metrcmente corretto, crendo un elone. Non
c bisogno, per, di espungere congetturalmente tale -s nale: il testo del manos-
crtto, co crines, no perch Luxoru h uto qu l coddett pocope d -s
nale. Tale fenomeno metrico facilmente identicabile: quando la -s nale, non
venendo pronunziata, rende un verso metricamente corretto, ci signica che il
poet h ut l pocope d -s nale. Ecco ora alcuni dettagli circa la apocope
d -s nale, fenomeno di cui tratto inMyrtia (2004) 242, ctndo l dott colleg
2 Mterle nRE,s.v.Bder, ed. n smth,Dict. of Greek and Rom. Antiquities, Thrd Edton,
London 890,s.v.Balneae. L cella caldaria o tepidaria (RE, art. cit. 2750) vev groe Fenter
(rt. ct. 2753), um mglcht vele sonne ufzunehmen (art. cit. 2755). Tl fnetre erno cloed
wth gl smth, op. cit. 275); v erno nche vte perture (openng) nel offtto del caldarium,
che permettevano ai raggi solari di penetrare allinterno di detta stanza e che potevano essere chiuse di
notte o durnte l mltempo (cf. per e. l fgur pg. 277 n smth, op. cit.).
3 il mnocrtto uto dl behren (P.L.M. iV 392) h ratio: l conteto ege un epteto
prllelo roseo, e rutilo, che l burmnnu prolmente trov n un uo mnocrtto or perduto,
l lezone gut (perrutili capilli cf. Ov.,Met. 2. 39, 2. 635 e 6.75).
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R. M. DAngelo. Detta apocope era utilizzata dai poeti latini per motivi metrici. La
-s nale, dato che non veniva pronunziata, sembra, nel Vulgrlatein, spesso non
faceva posizione davanti ad una parola che cominciava con una consonante (cf.
Khner-Holzweissig I 229; Sommer,Handb. Lat. Laut- und Formenl. 303); tutta-
via, siccome il Vulgrlatein (cio il latino parlato, spesso echeggiato da Orazio:
cf. G.I.F. [2006] 315 s.) mostra che la -s nale non si pronunciava davanti a parole
comincianti sia con una consonante, sia con una vocale (Leumann, Lat. Gramm.
227), tale apocope di -s nale poteva essere impiegata dai poeti, come testimonia
Orazio, anche davanti a parole comincianti con una vocale, per ottenere uno iato ai
ni metrici. ln Orazio,A.P. 65 leggiamo (cf.Mus. Helv. [1973] 51 ss.):
l tq m.
Orazio ha usata qui la apocope di -s nale nella parolapalus, di modo che la-u, lunga, per natura, diventa breve davanti alla a- iniziale di aptaque: cf. Khner-
Holzweissig 151 s. Analogamente, Luxorius ha impiegato la apocope di -s nale
in crines, davanti alla e- iniziale di ephebus, di modo che il verso viene scandito
come voleva il Riese, cio la -e nale di crines viene elisa davanti alla e- iniziale
di ephebus. La parola crines, qui, denota le sei trecce che le donne usavano nella
loro coiffure (cf. O.L.D.,s.v. crinis, 1 b); detta parola un accusativo alla greca,
il senso, in conclusione, essendo lefebo, reso attraente dai capelli biondi ed or-
nati di rose in quanto alle sue trecce: tali sue trecce erano, insomma, decorate
con rose. Per lelisione di e nale, cf. Khner-Holzweissig 151.4. Alcuni dettagli
metrici. Per: lapocope di -s nale non solo nella poesia arcaica e tarda, ma anchein quella del periodo augusteo cf. Khner-Holzweissig I 229; per tale apocope
nach langem Vokal (come in Hor. A.P. 65) nella lingua popolare (nicht Ho-
chsprache) cf. Sommer, op. cit. 305. Secondo Fr. Leo (Sommer, op. cit. 305)
casi di apocope di -s nale vor Vokal (come in Hor.A.P. 65 e Luxorius 298, 2
Riese) sono attestati in Plauto. Il Sommer (loc. cit.) scrisse che gli esempi indicati
dal Leo non erano sicuri, ma i due chiari esempi da me citati rivendicano il Leo.
Per concludere. La Handhabe prosodica che il Sommer cercava (op. cit. 305) ci
viene data da Hor.A.P. 65 e da Luxorius 298.2. Riese. Per lapocope di -s, usata-
dai poeti latini tardi, cf.Myrtia (2004) 242, Leumann, op. cit. 228 (Literatur), e
Sommer, op. cit. 305, Anm. 4.
Esamineremo ora un passo di Giovenale, che i critici non hanno saputo spie-
gare, e che invece chiarissimo alla luce delle teorie ittiologiche e biologiche
antiche14. In Giovenale, Sat. 5.103-106 leggiamo:
14 Cf. la mia Appendix allarticolo di H. White Notes on the Poetry of Martial, G.I.F., in
corso di stampa.
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Vos anguilla manet longae cognata colubrae,
Aut glacie asersus maculis Tiberinus et ise
vernula riarum, inguis torrente cloaca
et solitus mediae crytam enetrare Suburae.
il pece Terno coperto d mcche cu del ghcco , come tutt
sono daccordo, il lupus Tiberinus. Etevno due vret dello teo pece lupus,
co l lupus Tiberinus, che ncev ed tv nelle cque rpre del Tevere (ver-
nula riparum), ed l lupus in alto captus, co l lupus che ncev ed tv nell
Mre Trreno. il lupus Tiberinus, ll nct, er coperto d mcche cure che,
ne pec dult, peo prvno, mentre l lupus in alto captus non preentv
tl mcche. alcun crtc modern, oervndo che econdo olog dell notr
epoc l ghcco non pu cure mcche, otennero che l teto del vero 04
glacie aspersus maculis, eene mpeccle grmmtclmente, dovev eere
corrotto. L p nul ffermzone fu quell ftt dl Courtney, l qule rrv otenere che le mcche menzonte d Govenle dovevno eere dovute ll
putrefzone, l che ommmente rdcolo, perch Govenle t decrvendo
pec che vengono mngt, e neuno mngeree un pece putreftto.
Ho motrto che l teto del vero d Govenle no propro n e lle
prece oervzon degl ttolog e de olog ntch. Xenokrte oerv nel
uo trttto che l lupus in alto captus, che ncev e vvev nelle cque del T-
rreno le qul non ono m coperte d ghcco, non preent le mcche ocure
n quetone, mentre l lupus Tiberinus, che nce e rmne, dopo l nct, nelle
cque rpre del Tevere durnte l tgone n cu ee ono coperte d ghcco,
coperto d tl mcche: l ghcco qund, come Govenle f notre eguendo
Xenokrte, l cu delle mcche che dtnguono l lupus Tiberinus dl lupus
in alto captus. Perch m gl ntch credevno che l ghcco foe l cu delle
mcche d cu ho detto? L rpot emplce: ippocrte (Lttr V 295 ., 6)
negnv che l ghcco produce rotture de v ngugn cutne, co emo-
rrge cutnee: le mcche cure nel lupus Tiberinus, co, venvno dgl ntch
conderte emorrge cutnee del tpo dgnotcto d ippocrte. Courtney non
h letto n Xenokrte, n ippocrte.
Chuder quet regn, che pero truttv, d p ltn ctndo un pro-
lem tetule che er rmto nolule per cnque ecol, e che l metodo torco
c permette d rolvere5. il protgont del romnzo d apuleo un govne che,
per effetto d un ncntemo, er tto trformto n un no. Rentrto po, nell
u form umn, egl nrr c che gl ccdde qundo vev tle vete nn.
Egl vev, qundo er un no, conervto l uo cervello umno, per cu potev
comprendere c che l gente dcev (nturlmente, n ltno), e potev nche for-
5 Cf. l mo rtcolo L voz del no en apuleyo y l ntx ltn, Veleia, n coro d
tmp.
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mulre, nel uo cervello, fr ltne che vree voluto dre, m che non potev
pronunzre perch uo orgn vocl (occ, etc.) erno quell d un no e po-
tevno olo emettere l uono o. Per eempo, n apul. 3.29 l govne mutto n
no tent vnemente d prlre (invocare temptavi): vree voluto dre O Cae-
sar, m dll u occ uc olo l uono o, mentre l prol Caesarnon pot
da lui essere emessa. In Apul. 8.29 lanimale la tenta una volta ancora, invano,
d prlre (proclamere gestivi): volev eclmre Porro Quirites, m pot olo
dre o, perch non fu n grdo d pronunzre n le cononntp- e -rr- dporro,
n l prol Quirites. Tutto queto chro. il prolem tetule che rolver n
Apul. 7.3. Il giovane mutato in asino, per difendersi da unaccusa ingiusta, voleva
grdre Non feci, m non ruc pronunzre tle fre:
volui dicere non feci, et verbum quidem raecedens semel ac saeius
immodice clamitavi, sequens vero nullo acto disserere otui, sed in
rima remansi voce et identidem boavi non non, quamquam nimia
rotunditate endulas vibrassem labias.
Lasino non pot pronunziare la seconda parola, ciofeci, e emr fferm-
re che pronunz l prol non due volte (non non), l che mpole, perch,
come abbiamo visto, lanimale poteva solo dire o. invno crtc hnno cercto
di risolvere il problema, usando umi di inchiostro senza ottenere alcun risultato.
Non c congettura che valga: lasino sembra dire chiaramente che pronunzi le
prole non non, parole che non possono pertanto essere modicate per conget-
tur (l teto identidemboavi non non sano, non corrotto), e che per lanimale,
come ho pegto, non potev ver pronunzte.
in relt, l prolem non ete: nvece d concentrre gl forz nterpret-
tv ulle prole non non, che gli studiosi invano hanno cercato di modicare,
necero conderre due perfett clamitavi e boavi: e no perfett con-
tv, ed n qunto tl corrpondono ettmente proclamare gestivi (cerc d
grdre, apul. 8.29) ed invocare temptavi (tent d nvocre, apul. 3.29).
i due perfett clamitavi e boavi signicano cio cercai di gridare e cercai
d urlre. il perfetto contvo, come l Lftedt motr molt nn f (Glotta
[1912] 183 s.), attestato proprio allepoca di Apuleio, ma gli editori di Apu -
leio, purtroppo, non conoscono questo fatto. Originariamente, limperfetto ed il
perfetto erno due temp del pto dtnt emntcmente, dl punto d vt
dellaspetto verbale, perch limperfetto poteve essere conativo (per esempio,
dicebam poteva signicare cercavo di dire), mentre il perfetto non lo era: per
nel latino tardo limperfetto ed il perfetto furono confusi luno con laltro (cf.
Khner-Stegmann I l32, e Sachverzeichnis,s.v.Perfectum: Wechel zwchen
Perf. und impf.: queto ftto e, purtroppo, gnoto llo szntyr,Lat. Synt. 36),
per cu l perfetto, come l Lftedt ed o mo ottolneto, potev eere
uto con vlore contvo.
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il vlore contvo, o durtvo, de perfett clamitavi e boavi ottolneto dl
vero remansi (m ttrd nel tentre d dre), e l fre concev quamquam
nimia rotunditate pendulas vibrassem labias, che crtc non vevno potuto pe-
gare, ora chiara: lasino tent di dire non non, eene le ue lr, cu
dell loro eccev rotunditas, non poteero pronunzre tl prole (l eno
eene o fce vrre,scil. nvno, le me lr che erno pendule cu
dell loro ecev rotunditas e che n qunto tl non potevno rtcolre le prole
che io volevo pronunziare). Lasino, insornma, tent invano di dire non non, e
pot olo dre o, o.
Emneremo or tre p d utor grec, che ervono egregmente l no-
tro copo. il prmo un epgrmm d Mrco argentro, che olo l metodo to-
rco pu comprendere e pegre (cf., per dettgl, G.I.F. [2004] 23 .). Eccone
l teto:
jAntigovnhn e[sterge Filovstrato": h\n de; palaistai'"oJ tlhvmwn [Irou pevnte penicrovtero".
eu|re d j uJpo; krumou' gluku; favrmakon: ajntiva ga;r scw;ngouvnat j ejkoimhvqh, xei'ne, met j jAntigovnh".
Durnte gl ultm duecento nn, crtc hnno dero, torto, quet poe-
, perch econdo loro e conterree un goco d prole dfettoo. Come
ppmo, Mrco argentro offre ne uo epgrmm calembours elegnt-
mi ed impeccabili, e lepigramma in questione ne un riuscitissimo esempio.
Mrco argentro dce che Flotrto, eendo povero, non potev ndre lettocon letera Antigone, ma che, per, si consol andando a letto con le ginocchia
pegte, ajntiva govnata, il che gli dava lillusione di fare lamore con Antigone:ajntiva govnata, dcono crtc, un calembournon ructo, perch non uoncomejAntigovnh ed qund ndegno dell conuet rguz del poet. in reltlepigramma felicissimo. I critici tutti hanno dimenticato che, gi allepoca
d argentro (prmo ecolo dopo Crto), l denenz -ivon pronunzv -(paidivon = paidiv,yucivon =yuciv), e tnto l vocleh come l vocleu pro-nunzvno come i.
Per coneguenz, argentro vuol dre che Flotrto, rccndo un uo
gnoccho pegto (ajntivon govnu, pronunzto ant gni), lludev d rccrejAntigovnh, l cu nome er pronunzto come antigni. inomm, Flotrto -rccv, e nonjAntigovnh n crne ed o, lmeno l d le etto equvlentefonetco.
Pmo or l po p dttuto d Mrco aurelo 2.24.2. Egl prl
qui degli elementi di cui composto lindividuo, che si scompongono dopo la
morte: si tratta di due elementi, lanima ed il corpo. Marco Aurelio descrive la vita
dellindividuo in questo modo:
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ajpo; sterhvmato" mevcri yucwvsew" kai; ajpo; yucwvsew" mevcri tou'th;n yuch;n ajpodou'nai.
L prol stevrhma non un corruzone, un Unwort, en e etenel grec trdo, come vedmo nel LsJ e nel Thesaurus: stevrhsi" un nomenactionis, che signica latto di privare, e stevrhma, come tutt otntv n -ma,signica lo stato di privazione, lessere privo.
i crtc non potevno comprendere che co lo tto d prvzone potee
qui signicare: Marco Aurelio parla di individui provvisti, non gi sprovvisti, dei
due elementi che interessavano gli stoici, cio il corpo e lanima. Perci, gli editori
hanno modicata la parola sterhvmato", proponendo congetture un p fntodellaltra. Se per leggiamo il passo secondo il metodo storico, cio considerando
le dee teologche negl toc, pomo uto comprendere che sterhvmato" n-
zch eere corruttel le mot juste. Dl Lmpe,Patr. Lex.,e dl Thesaurus,s.v.yuvcwsi" eyucovw, pprendmo che l termneyuvcwsi" signicava, per gli stoici,la infusione dellanima nel feto che ne era privo. Johannes Philoponus (saec. VI
d.C.), eponendo teore toche (cf. Thes.,s.v.yucovw), rlent Crppo ed t-tette n Plutrco (che ct Crppo), n seto Emprco, n Teodoreto, etc., crve
che (cf.Myrtia [2003] 236):
ejn toi'" zw/voi" a{pasin meta; th;ndiavplasin hJ yuvcwsi" givgnetai.
L diavplasi" (Lmpe,Patr. Lex.,s.v.) era la formazione del feto nellutero.Il processo creativo degli esseri viventi consiste insomma, secondo la losofatoc dell qule Mrco aurelo er eguce, prm nell diavplasi", co l for-mazione del feto privo di anima, e poi nella infusione dellanima nel feto che ne
er prvo. Qu, dunque, stevrhma tto d prvzone rferce llo tto n cu trov l feto che ncor provvto d nm. Nemmeno uno de numero ed-
tor d Mrco aurelo pev lcunch d qunto o ho qu pegto.
E per nire, illustrer un arguto epigramma di Callimaco (per alcuni dettagli,
cf.Myrtia [999] 29 .). inA.P. 2.50.-4 l poet dce Flppo, uo colleg
perch nche lu poet (cf. n. 6):
wJ" ajgaqa;n Poluvfamo" ajneuvrato ta;n ejpaoida;ntwjramevnw/: nai; Ga'n, ouj kaq j hJma'" oJ Kuvklwy
aiJ Mou'sai to;n e[rwta katiscaivnonti, Fivlippe:h] Pa'ne", pavntwn favrmakon aJ sofiva.
Le prole ouj kaq j hJma'" oJ Kuvklwy nel vero 2 erno emrte ncompren-l e corrotte crtc, perch e non le vevno conderte dl punto d vt
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IL METODO STORICO NELLA CRITICA TESTUALE
torco. Ee ono n relt ne, e contetulmente felcme. L prepozone
katav con laccusativo, nel greco dellepoca di Callimaco, ha valore possessivoe denot pprtenenz: cf. buer, Wrt. N.T.,s.v.katav, 7 , e F. W. Dnker, Gr.-Engl. Lex.,s.v.katav, 7 b: cf. per eempo l fre tw'n kaq j uJma'" poihtw'n, cttne due uddett dzonr, che vuol dre de votr poet, de poet che ppr-
tengono vo. Tle cotruzone non poetc, en proc: crtc non nno
che Cllmco mpeg cotruzon proche, colloqul, d ogn p opnto ne
uo epgrmm, come ho meo n rlevo (cf. Scrip. Min. Alex. iii l08, n. 0). Gl
edtor credevno che l vero 2 foe corrotto metrcmente, perch non pe-
vno che, come ho ftto notre n numero rtcol (cf. Myrtia [l999] 29, n. 26),
il livellamento quantitativo, Quantittsausgleich, bene attestato nella poesia
ellentc, per cu l vocleh peo cndt reve (non lung), come qu nelvero 2. Qunto ho ndcto motr che l vero 2 non olo no, en nche
ene rgomentto. il poet prm dce che Polfemo trov un cur mervglo
(ajgaqa;n ... ejpaoidavn) per ch nnmorto (twjramevnw/: lamore una malattia,come Cllmco ndc nel vero 6). Dett cur trovt d Polfemo er, come tutt
pevno, l poe, e perc Cllmco domnd: Non pprtene l Cclope ll
notr comunt d poet?, o Non l Cclope uno de notr?. L domnd,
ntrodott d ouj che corrponde l nonne ltno, pett un rpot ffermtv.
il Cclope, nomm, n qunto poet trov l cur6 per le sue pene damore,
poetndo. Nell fre ouj kaq j hJma'" oJ Kuvklwy ottnteoejstiv: l Cclope, per-onggo mtologco e dvno, non potev eere morto: l convenzone poetc lo
mmgnv vvente nelle cmpgne. in Teocrto .7 oJ Kuvklwy oJ par j hJmi'n vuoldre l Cclope che vve nell notr regone: cf. Pltone, Phaed. 64 b oiJ par j
hJmi'n a[nqrwpoi, soph.Philoct. 057 pavresti par j hJmi'n, e Clem. ..3 oiJ par juJmi'n presbuvteroi gl nzn che vvono preo d vo.
spero d vere offerto, nel preente rtcolo, un llutrzone degut del
metodo torco pplcto ll crtc tetule.
addendum
L m colleg Hether Whte, rei metricae peritissima, m f oervre che
l sommer err nel non tener conto (op. cit. 303, n. ) de dt metrc fornt d
6 L poe (sofiva), dce Cllmco, un rmedo contro tutte le ffezon (pavntwnfavrmakon), cofavrmakon novsou, luvph", etc. Nc, n Theocr. , er medco e poet: Flppo, nqueto epgrmm prllelo Theocr. , er nche lu, econdo crtc, un medco (cf. Gow-Pge,
Hellen. Epigr., Cllm., epgr. 3) ed er certo un poet, come nequvoclmente motr l domnd
d Cllmco nel vero 2. il prllelmo g przlmente notto d crtc e reo completo dll m
spiegazione del verso dell epigramma callimacheo evidente: il poeta (Teocrito, Callimaco) si rivolge,
n dletto dorco, d un medco-poet (Nc, Flppo) e dchr che, come l Cclope copr, l poe
cura lamore. I medici, come noto, parlavano in dorico.
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Carmina Latina Epigraphica. Tl dt, come C. Prokuer (Das auslautende -s
auf den lateinischen Inschriften [strurg 90] 205) gutmente mette n rle-
vo, confermno l legge d Leo-ahlerg, econdo l qule l pocope d -s nale,
con conseguente elisione, era usata dai poeti latini in sillaba nale breve o lunga
davanti a parola cominciante con vocale. La versicazione degli autori dei Car-
mina Latina Epigraphica correttm (cf. le me oervzon metodologche
n Aqhna [2005] 86 .): per eempo, l tpo trdo situs sum (Prokuer, op. cit.97) non un metrcher Fehler, en un elegnte rcmo, co l ett r-
produzone del tpo rccofretus sum (Khner-Holzweissig 229), la quale rimase
n uo n epoc ugute (cf.ALE962Nardu(s) poeta, Khner-Holzweissig 229,
Prokuer, op. cit. 20) e dvenne non rr nell poe ltn trd. a dt fornt
dll Prokuer, che confermno l uddett legge d Leo-ahlerg (op. cit. 204:
per eempo,ALE77 dellepoca di Orazio) si possono ora aggiungere i due casi
d me ndct (Hor.AP65 e Luxoru 298.2 Ree).