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HELIOS MAGAZINERivista bimestrale

di scienze, cultura e societàRegistrazione Tribunale di Reggio Cal. Nr. 3/96

Direttore ResponsabilePino Rotta

Direttore EditorialeGianni Ferrara

Comitato di redazione:Valentina Arcidiaco, Katia Colica, Elisa Cutullè, Giorgio Neri,Salvatore Romeo, Kreszenzia GehrerCorrispondenti:Giancarlo Calciolari, Faiyz Barakat Almahasneh

Editore:Centro Studi Sociali Club AusoniaPresidente: Roberto PirrelloSede legale: via Pio XI nr. 291 89132 Reggio Calabria (I)

Redazione:via Pio XI nr. 291 – 89132 Reggio Calabria (I)Tel. SMS 388 7927621partita IVA 01482330808

In copertina: “ Ventennale ”

Grafica e Stampa: Rosato (RC) 320.0898776

In questo numero:

Editoriale - Cadrà il progetto europeo?La fine della società liquida

(di Pino Rotta) pag. 2Ventennale - Dopo vent’anni di Helios Magazine(di Carlo Morabito) pag. 3 Società - Il terrore degli altri - La comunicazione della paura in occidente(di Katia Kolica ) pag. 4Società - Un bouquet di narcisi per il Re Sole(di Salvatore Romeo) pag. 5Società - Il mito della qualità della vita(di Luisa Nucera) pag. 6

Esteri - Cuba si apre al libero mercato(di Pietro Stilo ) pag. 7Esteri - Brasile – Intervista a Celia Regina Rossi(di Domenico Grillone) pag. 8Esteri – Grecia - E’ la fine di Schengen?(di Giorgio Apostolopus) pag. 10 Cultura – Il dio di Graziano(di Giancarlo Calciolari) pag. 11 Chi è Armando Verdiglione? pag. 12Cultura - Masaru Emoto, lo scienziato che “parlava” con l’acqua(di Saul Ferrara) pag. 13L’intervista- La ferocia del mondo contemporaneo (di Elisa Cutullè) pag. 14Ricerca - "SmettoSemplice"... di fumare(di Maria Laura Falduto) pag. 15Evento - I Segnalibro al Miramare pag. 16

Fuori sommario:- Helios Magazine compie 20 anni! - Poesie - In memoria di mio padre (di Carlo Morabito)Sul sito web: http://www.heliosmag.it troverete tutti i

numeri precedenti e le ricerche del Centro Studi Socialie-mail: [email protected]

Helios Magazine è edita dall’associazione socio-cultu-rale Club Ausonia (no-profit)Per sostenerci pubblica le tue inserzioni pubblicitarieo versa un contributo volontario sul Conto corrente nr. 193 - Banca Nazionale del Lavoro - intestato al Club AusoniaIBAN: IT81O 0100516300000000000193I contributi in testo e in immagini sono prestati volontariamente e a titolo gratuito.

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tendersi le risorse e le posizioni strategiche del Nord Africa e delMedio Oriente. La guerra in Iraq del 2003, fu fatta ordendo uninganno in piena Assemblea ONU e contro la volontà di centi-naia di milioni di cittadini che scesero in piazza per chiede chenon si facesse. Ma la diplomazia aveva solo preparato la cadutadei governi che si opponevano a questa scelta americana (danotare che mentre si cercano ancora i terroristi in Afganistan,ovviamente non trovandoli, il terrorismo viene alimentato daipaesi arabi alleati storicidegli USA, Arabia Sauditae Qatar) e nel 2003, senzal’approvazione dell’ONUla guerra iniziò e dall’Iraqsi espanse a tutta l’area delMediterraneo meridionalee dell’Africa centro-occi-dentale (dove la Cinaavena già cominciato la suaespansione per la conquista delle risorse alimentari e minerarie).Intanto si lavorava anche sul versante est dell’Unione Europea.Con aiuti economici consistenti americani e sotto la spinta delladelocalizzazione industriale dei Paesi dell’Europa “storica”, ipaesi dell’ex Unione Europea furono fatti entrare nell’Unionecon un’accelerazione che aveva più l’obiettivo di impedire laripresa del controllo russo su questi paesi che una volontà diintegrazione politica reale che di fatto non è ancora avvenutaessendo tutti paesi ad economia debolissima e con giovani isti-tuzione facilmente orientabili dalla morsa bancaria. Oggi tuttoquesto progetto è dispiegato. I profughi delle guerre volutedall’Occidente sono diventate il problema principale e la spintaverso l’arretramento del progetto politico europeo, mentre quel-lo euro africano è già morto e sepolto. In uno scenario di scon-tro economico e militare i paesi con la più alta concentrazione dicrediti bancari versi altri paesi, in primis la Germania, fa appari-re l’Europa un organismo vorace e predatorio e in parte propriocosì si comporta, provocando l’effetto (paradossale ma sconta-to!) una reazione popolare antieuropea. Si è dissolta la memoriadel perché il progetto europeo ed euro africano erano nati ed èrimasta la rabbia che alimenta le forze che hanno la responsabi-lità di averci condotto in questa crisi epocale ma che hanno lacapacità di indossare i panni populisti dei “difensori della patria”con il rischio sempre più consistente di una deriva autoritarianeonazista e neofascista in molti paesi nel cuore dell’Europa,culla un tempo della civiltà e del diritto. n

Editoriale

Cadrà il progetto europeo? La fine della società liquidadi Pino Rotta

Il 2016 sarà forse l’anno in cui volgerà al suo epilogo il pro-getto di disintegrazione dell’Europa iniziato già da una quin-dicina d’anni. Trionfano gli egoismi nazionalistici. Un pro-

getto che ha visto, come abbiamo più volte ribadito sin dal 2003,protagonisti due alleati storici del mondo occidentale: gli StatiUniti d’America, con la loro testa di ponte nel VecchioContinente rappresentata dalla Gran Bretagna, e il nucleo stori-co dell’Unione Europea, in particolar modo Francia, Italia,Germania e Spagna. La drammaticità dell’epilogo di questoscontro di interessi economici e geopolitici lascia sgomenti conla scia di sangue e cadaveri che da oltre quindici anni è diventa-ta una macabra consuetudine a cui la propaganda e la disinfor-mazione è riuscita a farci accettare fino al momento in cui laparte più debole, protagonista involontaria di questo scontro,non ha cominciato a cercare salvezza sulle sponde dei paesieuropei, Italia in primis, per un fatale vicinanza geografica allearee colpite dalla violenza degli interessi occidentali, aree chevanno dal Mali all’Afganistan, con al centro il focolai storico eorigine di tutti i conflitti successivi, la Palestina. Il motivo di que-sto scontro e della conseguente reazione antieuropea va ricerca-to nelle scelte politiche che dal 2001 in poi l’Unione Europea hatentato di realizzare. Dopo un percorso per nulla facile né scon-tato, nel 2001 cominciano a realizzarsi (con Romano Prodi) dueeventi politici che avrebbero potuto cambiare definitivamentegli equilibri geopolitici ed economici mondiali: inizia l’eradell’Unione Europea ratificata nel 2007, dopo la prima boccia-tura del 2005, sulle sponde settentrionali del Mediterraneo e nel2004 viene inaugurato il Parlamento dell’Unione Africana, checomprenderà 52 paesi, che si doterà di una Costituzione pratica-mente mutuata da quella europea. Sono gli anni in cui inizianoad consolidarsi gli interessi delle due sponde del Mediterraneo,con ben otto trattati sottoscritti nell’arco di soli cinque anni, dal2002 al 2007. Un mercato euro africano con una potenzialità, intermini di risorse energetiche, alimentari, di materie prime esoprattutto umane che, accanto alla forza industrialedell’Europa, avrebbe cambiato definitivamente gli equilibrimondiali. Questa prospettiva non poteva essere accettata dagliStati Uniti d’America che vedevano minacciata la propria supre-mazia, nel momento in cui un altro colosso mondiale comincia-va espandere i sui interessi, la Cina. Dal canto suo la Russia,ancora in crisi e disgregata dopo la caduta dell’UnioneSovietica, non ha potuto che ritirarsi dall’Afganistan e lasciareche i paesi occidentali, apparentemente di comune interesse edaccordo ma nella realtà succubi (soprattutto Italia, Spagna, GranBretagna e Polonia) degli interessi USAsi scontrassero per con-

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HELIOS magazine 2015 n. 5-6

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Ventennale

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HELIOS magazine 2015 n. 5-6

i bambini affogati, il Mediterraneo insanguinato, i lagerdegli immigrati, gli eccidi religiosi, le teste che cadononella schiuma, i governi che si succedono nei paesi“arabi” col consenso occidentale; e poi, lo sbriciolamen-to dei partiti, la scomparsa di destra e sinistra, il ritrattarei trattati, le reti sociali che affascinano i giovani prima diingoiarli e uccidono le famiglie, la trappola della solitu-dine nella luce dello schermo, il pettegolezzo mediaticoche inchioda alle croci, l’inquinamento che ci affogamentre programmiamo di fermarlo, i soldi europei chevanno ai ricchi perché i derelitti non sanno usarli.Una “nuova” società un pò diversa dai nostri sogni solariincautamente descritti fra le pagine di “HeliosMagazine”. Ma ci siamo ancora e c’è il nostro giornale,manifesto d’illusioni e d’amore. Ora c’è il futuro, visto dalenti più spesse e opache. Difficile da pronosticare, siamocambiati e con meno energia: iocredo, però, che forse abbiamoancora un senso e un progetto darealizzare. L’errore di base, amio avviso, è stato quello difomentare e poi creareun’Europa sbilanciata, modellatadalle logiche finanziarie e dirigore dell’Europa Centrale. Nonne abbiamo colpa, non siamostati attori principali, ma ilnostro entusiasmo ha probabil-mente favorito il consenso d’opinione. Non esiste unmodello centralista europeo che possa reggere all’impat-to del Mediterraneo, che non è solo Europa: è Islam, StatiUniti d’America, Russia, Cina. Il Mediterraneo è il luogoe il tempo di una conversione di pensiero, l’alternativa èla guerra mondiale liquida per bande annunciata da PapaFrancesco, che stiamo già vivendo. Chi siamo noi perpoter avere voce su questo? Tuttavia, questo è anche ilfuturo di chi conta poco, e che mi sembra di scorgere peril nostro Helios Magazine: fungere da megafono dell’eu-ro-mediterraneità, guardando all’inverso, dal fondo delbicchiere e magari farlo per poche orecchie: Ci serve persentirci ancora presenti e per non lasciarci dire un giornoche potevamo dirlo. n

*) Professore Ordinario, Prorettore UniversitàMediterranea di Reggio Calabria

Non so se l’alba fosse dorata quando vent’anni fanasceva “Helios Magazine” e neppure se fossestato un parto podalico, come spesso avviene per

le iniziative prese a queste latitudini; ricordo invece anninon ancora di “crisi” come la conosciamo oggi. Almenoapparentemente, la fine degli anni ottanta ci consegnavaun modello nuovo, da scartare pian piano dall’involucrolucido sopra e opaco sotto. Uno strano ottimismo ci per-vadeva, facendoci gustare (o solo immaginare) nuove tec-nologie da umanesimo di rete, buone per giovani e anzia-ni, poveri e benestanti, meridionali e non. I cantautori nonvenivano più processati per scarso impegno e potevanofinalmente parlare d’amore. Timidezza e pudore sinascondevano in pezzi talora ingenui, scritti più per gliamici che per un target commerciale. Il fiato non ci man-cava per dire che sognavamo ancora e magari il sogno erasolo all’inizio. Iniziava un’era, attorno a noi, di consumidrogati e di graduale allontanamento dall’introspezione edall’approfondimento. Noi ragionavamo a voce alta supolitica, antropologia, psicologia e cibernetica. Non so sepolitica e sindacato avessero già cominciato a trasformar-si in simulacri e neppure se si insinuavano già i prodromidell’attuale sbracato associazionismo virale (cominciava-no già a vedersi molte fiaccolate per le legalità ma non sinotavano ancora le icone dei Santi inchinarsi nei pressi discintillanti balconi). Tutto mi sembrava avvolto dall’en-fasi eterea della realizzazione degli Stati Uniti d’Europa(“solido stato internazionale”). Un programma fantasticoci è passato davanti come nel mito della caverna, Ciampie Napolitano, firme di trattati e accordi, libero scambio emoneta unica (che insolita fretta di vedere la faccia dellebanconote in Euro!), passaggi senza dogana e formalitàda confini dalla storia pesante, rappresentazioni continuedi cadute di muri. Disperse in questo scenario, mitichesirene: la rete per tutti, distanza e tempo che si frantuma-no in millisecondi, intelligenze collettive, paesaggi asprida condividere e linguaggi liquidi da presentare, elegiadell’incertezza buona. Ci eravamo figurati uno scenarioben diverso del ritorno, confezionato da egoismi e paure,dei nazionalismi e della xenofobia. Questo è quello chericordo: Europa Unita e rete, tutte insieme in un abbrac-cio solidale che ci faceva vivere felici e attendere con tre-pidazione le novità del giorno dopo. Sono state tante: l’af-fermarsi del “sovranismo”, i muri divisori, il filo spinato,i polpacci di esseri umani senza speranza morsi dai cani,

Dopo vent’anni di Helios Magazine“manifesto d’illusioni e d’amore”

di Carlo Morabito (*)

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SocietàHELIOS magazine 2015 n. 5-6

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Lo sgomento di fronte il terrorismo, il nemico oscuroche si serve di attacchi imprevisti e feroci, pervadechiunque? Quasi certamente sì; ma lo stesso non si

può dire quando gli attacchi rimangono racchiusi in unambito sociale e territoriale che, in qualche maniera, sce-gliamo che non ci riguardi. La scelta del terrore come armaè una strategia comunicativa brutale. Citando A. P. Schmid& J. De Graff (Violence as Communication: InsurgentTerrorism and the Western News Media, 1982): “La naturadell’atto terroristico, la sua atrocità, la sua locazione e l’i-dentità delle vittime fungono da generatori della potenza delmessaggio. La violenza, per diventare terroristica, richiededei testimoni”. Ma quali testimoni e in che ambito? Come civiene comunicato il dolore degli altri? In relazione alla per-cezione di una crescita allarmante del terrorismo nel mondopossiamo affermare che sì, nonostante le misure sempre piùrestrittive, i dati analizzati negli ultimi cinque anni ci ripor-tano un incremento inquietante: secondo le stime raccoltedal Global Terrorism Index nel 2015, solo nell’anno 2014il numero delle morti è incrementato dell’80% rispettoall’anno antecedente. I nostri incubi, quindi, hanno assuntonuove forme: se durante la Guerra fredda erano dati dal-l’attacco atomico, oggi è l’aggressione per mano di un grup-po del terrore ad accendere il panico. E se contiamo le oltrediciottomila vittime del terrore del 2013 per arrivare allequasi trentaquattromila del 2014 sicuramente la nostra sere-nità di cittadini è seriamente minacciata. Ma, attenzione: inumeri esaminati restituiscono un trend di crescita princi-palmente in Iraq, Nigeria, Afghanistan, Pakistan e Siria cheostentano questo triste primato col 78% dei decessi; ceden-do alla Nigeria l’infelice record di Stato in cui il numero dimorti è cresciuto maggiormente dal 2013 al 2014. Gli atten-tati alla serenità, pare, siano all’ordine del giorno anche se ilmostro invisibile diventa tale ai nostri occhi soltanto quan-do tocca popolazioni che sentiamo intimamente più vicine:a ben guardare le stime su tutto il pianeta il terrorismo deva-sta, certamente. Eppure lo fa in modo particolare nell’areadefinita MENA (Medio Oriente e Nord Africa) con, nel2014, 5580 attacchi e 13.426 morti; a seguire l’Africa sub-sahariana che con 1626 attentati riporta un’incidenza piùelevata arrivando a 10.915 decessi. Gli attacchi a Parigi,specialmente, hanno rigenerato la percezione personale delfenomeno, così come fu per la tragedia dell’11 settembre. Ela madre delle organizzazioni terroristiche sembra esserel’Isis (che, comunque, agisce impunemente generalmente inEgitto, Iraq, Libano, Siria e Turchia). Ma stando alle indagi-

ni tra le organizzazioni terroristiche, la più temibile pareessere Boko Haram che agisce senza scrupoli soprattutto inNigeria, Cameron e Chad. Diventa a questo punto necessa-rio sottolineare come negli ultimi 15 anni le perdite di civi-li a causa del terrore armato in Occidente hanno tracciato il2,6% del totale e sono avvenute non certamente a causa digruppi internazionali di estremisti islamici ma per mano diindividui o micro-gruppi che hanno sviluppato gli attacchi acausa di motivazioni politiche e razziali. Tra il 1994 e il2013 in Europa, le cifre sono più alte: circa 4mila atti vio-lenti per un totalemondiale del 6%,di cui secondo ilGlobal Terrorism,344 potrebberoessere classificaticome comporta-menti legati ainsorgenza o lottaarmata e non di ter-rorismo e che -comunque - hanno portato a ben 806 vittime, 5.805 feriti e13 atti di suicidio. Molto più alto il numero degli attentatieuropei negli anni ‘90 a causa di organizzazioni come l’Etain Spagna, il Fronte nazionale corso in Francia e l’Ira inIrlanda. E nella nostra amata Italia? Il nostro Paese, per for-tuna, non incide granché su quelle stime allarmanti chefanno impennare i dati: sono 138 (soltanto lo 0,2% del tota-le) gli attacchi terroristici che il nostro territorio ha patito.Ma la sorpresa è che ad accrescere il numero dei morti sonosicuramente due giorni luttuosi: il 12 dicembre 1969 con lastrage di Piazza Fontana (17 morti e 89 feriti) e il 2 agosto1980 che vide saltare in aria, alla stazione ferroviaria diBologna, centinaia di persone delle quali 85 perirono. Altrimovimenti del terrore imposero la morte dei giuslavoristiMassimo D’Antona e Marco Biagi (attribuiti alle BrigateRosse, rispettivamente nel 1999 e nel 2002) e, per impen-nare i dati, si aggiunge quello dell’unico attentatore suicidache, a Brescia nel marzo 2004, si fece saltare in aria inun’auto satura di gas da cucina vicino a un Mac Donald: l’i-potesi investigativa ha chiuso le indagini definendolo comeatto di un kamikaze maldestro e inesperto. Numeri chedovrebbero farci riflettere per ammettere che la nostra atten-zione, spesso, dà molto valore alle vittime del terrorismoeuropeo e occidentale; dimenticando un mondo piegato incui il sensazionalismo mediatico non entra ma il dolore è dicasa. n

Il terrore degli altri - La comunicazionedella paura in occidentedi Katia Colica

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Società HELIOS magazine 2015 n. 5-6

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L’epoca attuale sembra una sorta di società narci-sista, costituita da entità apparenti ed effimere,che recitano ruoli non scelti, ma obbligati. E’ la

società dei personalismi, nella quale anche le sigle poli-tiche, le squadre di calcio, gli Enti si identificano con“nomi” e non con programmi, ideali o capacità collet-tive.La cultura del narcisismo è caratteristica delle societànelle quali la crisi dei valori, insieme alla diverse tra-sformazioni sociali, non ultima la percezione dellatransitorietà e della precarietà, ha stravolto il senso del-l’esistenza, facendo ripiegare l’individuo su se stesso.Ma questo è un individuo incerto, dubbioso, profonda-mente e inconsciamente disorientato, poichè il dubbiodi essere diversi da tutti gli altri, consapevolezza cheovviamente è un fatto normale e indiscutibile per tutti,diviene per il narcisista una sorta di prigione da cui nonriesce a liberarsi. Egli si percepisce come una personasuperiore e speciale, ma non ne è sicuro e questa suaincertezza lo logora, per cui impronta tutta la sua esi-stenza nella ricerca di rassicurazioni sulla propria uni-cità. Da ciò deriva il suo bisogno di esibirsi e di esibi-re una personalità grandiosa, che rappresenta il solomodo di attirare l’attenzione degli altri e, con essa, laloro ammirazione. Pur di ottenere queste conferme, alla fine, egli non sipreoccupa neppure di agire, talora, attraverso la men-zogna, la manipolazione, i multiformi mutamenti diatteggiamento, in una totale mancanza di empatia versogli altri. Anzi, al contrario, quando questi ultimi dimo-strano dissonanze con il suo modo di vedere le cose edi pensare, quando non gli concedono il loro plausoincondizionato, essi vengono svalutati, screditati, criti-cati pesantemente, umiliati ed emarginati, mettendo inatto in questo modo tutta l’aggressività invidiosa che hacome unico ed esclusivo scopo quello di distruggeretutto ciò che di buono vi sia negli altri (invidia distrut-tiva di Melanie Klein).Tutto ciò si va amplificando sempre di più nel momen-to in cui la realtà virtuale creata dalla nuova comunica-zione di massa, soprattutto quella dei selfie e dei socialnetwork, si fonda in massima parte su immagini super-ficiali, sulla transitorietà, sull’allargamento dei contat-ti, a scapito della qualità, della sostanza e della profon-dità dei concetti e delle relazioni.La generazione dell’Io…io…io è quella rappresentata

da individui che ritengono di meritare il successo, l’ap-provazione e l’ammirazione senza sforzi, talvolta senzaprove, ma solo in virtù della propria personale unicità eparticolarità.Poiché sembra un fenomeno particolarmente diffuso,non è facile riuscire a distinguere quando si possa trat-tare di un vero e proprio disturbo della personalità,oppure di un semplice adattamento ai nuovi canoni cul-turali e sociali.Una stima di sé artificialmente gonfiata, d’altronde, èdifficile che nonrientri in una corni-ce quantomenoinusuale e abnor-me, che a lungoandare può provo-care sofferenze edisagi tanto aldiretto interessato,quanto a coloroche con lui si relazionano, o da cui dipendono in manie-ra più o meno diretta ed evidente. In questo caso, infat-ti, i rapporti interpersonali vengono concepiti comefunzioni strumentali per confermare il proprio valore evalidare l’autostima, per cui le persone verranno tratta-te come oggetti da utilizzare, da manipolare o daabbandonare a seconda delle proprie esigenze.Al fondo di una personalità narcisista esiste un’auto-

valutazione difettosa del proprio valore: essi si sentono,nel loro intimo e inconsciamente, insufficienti e inade-guati rispetto a un ideale dell’Io perfetto o ad un deter-minato e sognato standard esistenziale. Difettano, inultima analisi, di autostima. Vivere il narcisismo vuoldire, pertanto, immergersi in una realtà apparente, dallaquale cercare di trarre in continuazione elementi utili alproprio bisogno di autostima. Il narcisista si nutre digratificazioni, ne ha bisogno per la propria sopravvi-venza psicologica e allo stesso tempo rifugge ogni con-tatto che possa intaccare il suo autoconvincimento diessere una persona speciale.E’ in funzione di questa esigenza che verrà costruito unmondo popolato da figure comprimarie, necessarie aproclamare e a celebrare la superiorità o, meglio, l’uni-cità, di una sorta di Re Sole circondato da una corteadulante. n

(*) psichiatra

Un bouquet di narcisi per il Re Sole

di Salvatore Romeo (*)

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Idati di studio confermano che gli Italiani sono mete-reopatici e che la maggior parte dei disturbi derivi dacondizioni atmosferiche instabili. Laddove prevalgo-

no climi rigidi caratterizzati da poca luce solare e fittepiogge, si ha maggiore possibilità di incorrere in fastidineurovegetativi che sconfinano in vere e proprie patolo-gie depressive. E la depressione è un fantasma dallemolte facce, spesso camuffato da un’apparente desideriodi giustizia e senso di precisione quasi maniacale; avolte veste i panni di una stravaganza artistico-intellet-tuale poco incline all’adattamento e alle regole conven-zionali. Addirittura, al Polo Nord, dove, per sei mesiall’anno la gente vive quasi sempre al buio, si registra unelevato numero di suicidi. Statistiche, dati, parametri…riempiono le pagine di quotidiani, settimanali e mensiliche si leggono con la speranza di ritrovarsi, a secondadelle latitudini, posizionati nelle classifiche più elevate,dove la qualità di vita sembra migliore. Questo però è undato derivante da condizioni scientifico-naturali che nonbastano, da sole, a determinare la qualità della vita.Oggi il concetto è strettamente correlato ai termini “vivi-bile” e “vivibilità”, riferiti all’ambiente economico-sociale più o meno desiderabile di una città, di unametropoli o di un Paese. Questi termini sono ormaientrati a far parte del linguaggio comune. Ma il dubbioè inevitabile dato che la nostra epoca misura l’efficienzaattraverso il web e colloca i rapporti sociali nell’ambitodi una virtualità operativa attraverso i social network.Vive bene chi è inserito nel sistema on-line? Chi non loè? O chi invece non ne è schiavo? Ma il dibattito sullaqualità della vita è antico ed interessante come tutti glieventi del passato che conservano sempre un sapore distoria intessuta di battaglie e sacrifici ma ricca anche disoddisfazioni ed emozioni. Aristotele, nel suo trattatoEtica Nicomachea ne parla argomentando sul “buon spi-rito” e disquisendo sulla felicità. Prima di lui Platoneaveva dedicato vari anni della sua vita a organizzare pra-ticamente il governo e la città perfetta. Ai due filosofigreci si sono poi aggiunti, lungo i secoli, numerosi altrifilosofi, religiosi, sociologi che si sono cimentati adescrivere in dettaglio gli elementi necessari per unacomunità felice. Il criterio che viene preso in considera-zione oggi e in base al quale in città si ha una buonaqualità di vita, risponde ad alcuni indicatori come lafruizione di una serie di vantaggi politici, economici esociali che le permettono di sviluppare con discreta faci-lità le proprie potenzialità umane e condurre una vitarelativamente serena e soddisfacente. Il Sud. Reggio

Calabria, suggestiva città dello Stretto, caratterizzata daclima mite e paesaggi mozzafiato è stata inserita in clas-sifica piazzandosi all’ultimo posto. Con grande delusio-ne e un senso di vittoria insieme per coloro che invece lodavano per scontato. Gli indici economici sono facil-mente misurabili; quelli sociali come la sicurezza, lalibertà politica, il grado di corruzione e la salute, lo sonomeno. I parametri che denotano la bellezza dei luoghinaturali che peso hanno avuto? C’è quindi uno squilibriodi indicatori; contraddizioni estreme; posizioni chefanno pensare eriflettere insiemead un desiderioinequivocabile diromanticismo edoblio che si sfor-za, paradossal-mente, di identifi-care la qualitàdella vita con labellezza dei luo-ghi e il fascinodel naturalistico.Bisogna dire tut-tavia che la bel-lezza è amicadella misura, in senso lato. Essa costituisce una forma diattutimento contro ogni bruttura. Una specie di profumodella realtà. Un pò come il mito. Quanto della realtà sifonde col mito? La bellezza diventa mito e il cervello sariconoscerla prendendone piena coscienza. La crisi spi-rituale che investe il nostro tempo potrebbe preannun-ciare un riemergere del mito, della bellezza, degli arche-tipi e dell’inconscio collettivo con la duplice speranza diaccettazione e razionalizzazione. Nel mito di Euridiceed Orfeo, quest’ultimo, per rivedere l’amata, deve pro-mettere di non girarsi indietro e guardare avanti. Un ioinfantile in armonia con la natura che ricerca la cono-scenza ma che subito dopo razionalizza nel girarsi con-travvenendo così alla sua promessa. Non voltarsi vor-rebbe dire non avere rimpianti e non desiderare ciò cheè irrimediabilmente peccaminoso. La bellezza del mito e dei luoghi selvaggi di una cittàcome Reggio Calabria gettata in fondo ad una classifica.Una città che arranca ma cerca di andare avanti e trovala forza di non guardare indietro. Anche perché dietronon c’è più nessuno. n

SocietàHELIOS magazine 2015 n. 5-6

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Il mito della qualità della vita“la bellezza è amica della misura”di Luisa Nucera

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Esteri HELIOS magazine 2015 n. 5-6

Che la fine della Guerra Fredda abbia portato a deicambiamenti epocali nella geopolitica delle relazio-ni internazionali è ormai un fatto storicamente

acclarato, ma che, anche l’ultimo baluardo dell’economiasocialista si aprisse verso il liberismo economico è unaspetto sul quale nessuno (credo) avrebbe mai scommesso.Ed invece stiamo assistendo anche a questo.Il Governo cubano, con il Decreto N° 313 del 2013 ha datoavvio alla costituzione nel Porto di Mariel di una ZonaEconomica Speciale (ZES), la quale oltre ad avere un’im-portanza strategica di grande valore per lo sviluppo econo-mico dell’isola caraibica, è soprattutto il simbolo di unaapertura impensabile fino a qualche anno fa. L’istituzionedella ZES è stata di fatto legata a delle riforme che miranoanche ad armonizzarla con l’intera impalcatura giuridico-economica del paese, per affermare e dimostrare al mondoche il governo di Cuba garantisce gli investimenti esteri. Inquesta direzione va anche l’abolizione del doppio regimecambiario introdotto nel 1994.Inizialmente dicevamo che i cambiamenti sono stati nume-rosi e questo è vero, se pensiamo a come siano cambiate lerelazioni internazionali in questi ultimi anni. La linea scel-ta dall’Amministrazione Obama ne è l’esempio più eviden-te. Nessun analista avrebbe mai sprecato la tastiera del pro-prio laptop, per prevedere che tra Usa e Iran avremmoavuto una distensione così rapida ed in tempi così brevi,così come con la Cuba dei fratelli Castro, dove l’opera diPapa Francesco ha avuto sicuramente un ruolo determinan-te. Il cambio di strategia nei confronti dell’Iran, così comela fine delle relazioni tese con Cuba sono un dato da legge-re con grande attenzione, sia dal punto di vista geopolitico,che economico, e vanno interpretati in una stessa direzione,e cioè quella che gli Usa così facendo, mescolano le cartesul tavolo delle relazioni internazionali, dimostrando almondo, e soprattutto ai propri alleati storici, che sono anco-ra loro a dare le carte e non altri (almeno per il momento). Cuba sotto la guida di Raul Castro, si sta aprendo alle rifor-me in campo economico sull’esempio di quelle realizzatein Cina negli anni ’70, in particolare sulle ZES. Infatti dopole riforme attuate da Deng Xiaoping, furono proprio le ZESlo strumento che più di ogni altro attirò gli investimentiesteri in Cina, e grazie anche a tutto ciò, in circa trent’annila Cina è diventata la seconda potenza economica globale.In tal senso emblematica, diventa dunque per Cuba, l’isti-tuzione della ZES nel porto di Mariel a circa 45 kmdall’Havana, con l’obiettivo di attrarre investimenti esteri,

trovandosi Mariel tra l’altro, in una posizione geografica-mente strategica per l’approdo delle navi super postPanamax in vista dell’allargamento del Canale di Panama.Il porto di Mariel è quasi un simbolo nella storia di Cuba,nel 1980 infatti, si imbarcarono circa 120 mila cubani versola Florida, un esodo in massa sostenuto (secondo gli Usa)dal regime di Fidel Castro, essendo per la maggior partedetenuti o pazienti psichiatrici presso manicomi cubani.Oggi invece questa città e soprattutto questa infrastruttura,diventano il luogo del cambiamento. Area nella quale iBRICS hanno fortiinteressi: in parti-colare la Cina e ilBrasile che hafinanziato l’ammo-dernamento del-l’infrastruttura e lacreazione dellaZES, per un impor-to di 682 milioni didollari, un’opera-zione di diplomazia economica di alto spessore, volta adaumentare la sua influenza nelle Americhe, in un puntostrategico in cui gli Stati Uniti non hanno (almeno per ilmomento) grandi possibilità di manovra. La ZES di Mariel,è inoltre un banco di prova per lo sviluppo economico del-l’isola ed un catalizzatore per gli IDE (Investimenti DirettiEsteri) sia greenfield che brownfield, ad oggi tra i maggio-ri veicoli di tecnologia e know how industriale, finalizzatialla crescita della produzione e diffusione di servizi ad altovalore aggiunto. La ZES ha come obiettivi dichiarati quel-li di promuovere e tutelare le imprese, i progetti, l’industriameccanica, il turismo, i prodotti agricoli industriali ed ingenerale tutte le attività consentite dalla legge cubana cheutilizzano tecnologie pulite e producono beni ad alto valo-re aggiunto e servizi basati sulla conoscenza e l’innovazio-ne, incoraggiando così la creazione di posti di lavoro edincrementando il capitale umano. La zona del porto avrà unmolo di 2,5 Km, circa 130 ettari di area stoccaggio per icontainer e nell’arco di 1.000 miglia potrà interagire conben 32 porti di 17 differenti paesi, un punto strategico dialto livello dunque per lo sviluppo dell’economia marittimanell’aera caraibica e non solo in essa. n

*) Centro Studi IR- Consult - Università Mediterraneadi Reggio Calabria

Cuba si apre al libero mercato

di Pietro Stilo (*)

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Premessa

In Brasile, caratterizzato da forti diseguaglianze econo-miche e sociali, nonostante il piano di aiuti economiciper le famiglie più bisognose portato avanti dal gover-no, il 21,4% della popolazione vive al di sotto dellasoglia di povertà. I poveri assoluti sono ancora 16 milioni. Coloro chevivono nelle favelas sono oggi più di 12 milioni, ovve-ro il 6% della popolazione; nella maggior parte deicasi, essi non hanno accesso né a servizi né a struttureigienico-sanitarie dignitose. Negli ultimi anni è aumentato il livello di violenzasociale, esercitato in particolare dalle forze dell’ordineper reprimere manifestazioni di dissenso politico. Nel2014, in occasione dei Mondiali di Calcio, ha creatoscalpore l’uso della forza contro coloro che domanda-vano miglioramenti del sistema sanitario ed educativoe rispetto dei diritti dei lavoratori. Drammatica è, inol-tre, la situazione delle popolazioni indigene, come lecomunità guarani-kaiowà e terena, confinate in spazilimitati all’interno dei quali vivono in gravi condizionidi precarietà abitativa e sono colpite da denutrizione eda mancanza di acqua sicura.

Intervista

Un quadro preoccupante, quello brasiliano, in cui idiritti umani vengono quotidianamente calpestati.Incontriamo a Piracicaba, Stato di San Paolo, CeliaRegina Rossi, professoressa di Psicologia,Dipartimento di Educazione dell’Università UNESP diRio Claro. Ma soprattutto esperta sul tema dei dirittiUmani (consulente e coordinatrice in diversi progettipromossi dal governo di Brasilia). “In un momento in cui il Brasile è governato da DilmaRoussef, espressione del PT (Partido dosTrabalhadores) – esordisce la professoressa Celia Rossi-l’affermazione dei diritti umani sembra aver perso losmalto dei tempi in cui Lula aveva sorpreso tutti per letante aperture alle classi sociali più deboli ed emargi-nate.

Non bisogna dimenticare che prima dell’avvento diLula l’esclusione sociale aveva raggiunto limiti intolle-rabili per le donne, negri, per tutti coloro che ogni gior-no dovevano combattere per poter accedere ai più ele-mentari diritti. E gli omicidi contro la classe Lgbt, in particolare neiriguardi degli omosessuali, aveva raggiunto numeridavvero preoccupanti. Insomma, una situazione di diseguaglianza sociale che,grazie al governo Lula, comincia ad essere cambiatacon una serie di riforme che hanno toccato il campodell’educazione, della cultura, dell’economia”. Si èfatto un lavoro incessante di formazione nelle scuole –continua la professoressa brasiliana di evidenti origini

italiane - non soltanto con gli studenti di tutte le classima soprattutto con le famiglie. Si è lavorato moltoanche nelle scuole rurali, proprio perché la disegua-glianza sociale coinvolgeva, e coinvolge tutt’ora anchese in misura minore, soprattutto gli indios. Un lavoro portato avanti con l’obiettivo di raggiungerel’equità e che vuole toccare tutti i campi d’esclusionesociale”. Un processo culturale e di educazione, così come spie-ga la professoressa nel corso di una lunga intervista,che ha toccato prima di tutto la classe degli insegnantie professori per una formazione continua a servizio poidella comunità. “Si è trattato di un vero cambiamento,sostenuto da documenti ufficiali in relazione ai dirittiumani. Abbiamo in questo momento una Segreteria nazionale

Brasile – Intervista a Celia Regina Rossi“in Brasile diritti umani calpestati”

di Domenico Grillone

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Esteri

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per i diritti umani ben strutturata e molto forte, anchedal punto di vista economico perché è necessario faredegli investimenti mirati”. Ma rimane perlomeno inquietante il rovescio dellamedaglia, quello che si oppone al rinnovamento socia-le e dei diritti. “Allo stesso tempo – continua la professoressa - esisteun gruppo di cattolici radicali, quelli più conservatori,evangelici neo pentecostali e della Chiesa Universaleche si oppongono al cambiamento e sostenuti da tuttequelle persone che ancora non hanno elementi per capi-re l’importanza di questo tipo di cambiamento. Nel momento in cui il tema dei diritti umani cominciaa prendere più forza, questi gruppi, economicamentemolto forti (hanno comprato radio, televisioni e rivistein tutto il paese), sostenuti dall’opposizione ed in gene-re dai conservatori e dall’ultradestra, si oppongono alrinnovamento e propongono una educazione che vaesattamente nel senso opposto. Ed a questo punto il governo Lula ha cominciato amediare con questi gruppi, ed ancor di più il governoDilma, più fragile politicamente rispetto al governoprecedente proprio perché l’opposizione è più forte elei ha bisogno di maggior consenso politico, parlo deinumeri in parlamento, per far passare leggi di naturaeconomica. Ed ecco che il compromesso per lei diven-ta indispensabile e di conseguenza i risultati raggiuntinel campo dei diritti umani cominciano a vacillare. Con Dilma, proprio a causa di una maggiore pressionedei tanti gruppi d’opposizione, è diminuita la forma-zione continua nelle scuole, Ma la Costituzione delBrasile parla chiaramente di uno stato laico e federale.E quindi non può essere organizzato e amministratosecondo una prospettiva religiosa”. Insomma, il cambiamento continua ma comincia a per-dere forza “a causa di una opposizione sempre piùvigorosa e pronta ad ‘evangelizzare’ il popolo, quellopiù indifferente all’immenso valore dei diritti umani,verso valori retrivi e smaccatamente fascisti”. “Adesempio – continua Rossi – risulta assurda la propostadel governo dello Stato di San Paolo, governato dalPsbd (il partito che ha svenduto in passato a favore deiprivati le più importanti aziende pubbliche), di chiude-re un numero ingente di scuole trasferendo gli studentiin altri istituti di periferia, lontano dalle loro case Glistudenti, assieme alle loro famiglie ed i professori, esenza nessun partito ad appoggiarli, sono scesi in piaz-za in maniera pacifica, ricevendo per tutta risposta lepiù inaudite violenze. Così come è successo, per lo stesso problema, inParanà e Goias. In pratica, si chiudono le scuole pub-bliche per favorire quelle private, a pagamento. Si trat-

ta di una ondata conservatrice che mette in pericolotutte le conquiste che il Brasile ha faticosamente rag-giunto”.

E per quanto riguarda il futuro?“La diseguaglianza continuerà – conclude Celia ReginaRossi - a causa anche di un momento economico moltocritico ma credo che i giovani rappresenteranno unaforza determinante, pronta a cambiare il paese. E nelle prossime elezioni assisteremo ad un panoramapolitico molto diverso dal passato. Si è seminato moltoin questi anni e si sta assistendo ad una maggiorecoscienza politica e sociale da parte dei giovani.Saranno loro a cambiare il paese, nonostante tutto.Credo che il Brasile nel prossimo futuro avverrà unagrande trasformazione”. n

Curriculum di Celia Regina Rossi

Dottorato presso l’ Università di Sao Paulo (2005) ePost-dottorato presso l’ Università di Lisbona -Portogallo - Professore - Dipartimento di Educazione,Psicologia area - IB - UNESP - Rio Claro e professoredel post laurea nel programma scolastico e di educazio-ne sessuale della Facoltà di Scienze e Lettere diAraraquara - UNESP.Ha esperienza nel settore dell’istruzione, in particolaresulla sessualità, sesso e violenza e di educazione allasessualità, politiche pubbliche per la formazione degliinsegnanti di educazione alla sessualità e le relazionitra i sessi. Consulente speciale per gli specialisti dell’i-struzione e un servizio differenziato in esami e valuta-zioni di istruzione di base (ENEM, ANA, prova ilBrasile) di INEP.

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Cosa è successo, che mentre due giorni fa laCommissione europea ha categoricamenteescluso la possibile uscita della Grecia dal

trattato di Schengen e 48 ore dopo ha inviato unultimatum minaccioso di tre mesi, basato soprattut-to sui ultimi dati di novembre?Come si spiega lo strano atteggiamento delCommissario greco, Dimitris Avramopoulos, chegiorni fa ha assicurato che la Grecia non correlatadomanda e poi , si identificò completamente con lalinea “cattiva” della Commissione europea ? “ènostro dovere comune di preservare il trattato diSchengen per gestire meglio le nostre frontiereesterne”, ha detto Dimitris Avramopoulos , viaTwitter , causando domande legittime.Questi sviluppi inquietanti fanno parte delle notipressioni che i circoli estremisti dei istituti di cre-dito della Grecia, con un picco sempre la valuta-zione, questo multi oggetto di continuo ricattopolitico.“Non pensate che vi siate sdebitati” è il messaggioduro verso Atene, si come non hanno mai abban-donato l’idea di portare giù il governo, a tutti icosti.Le celebrazioni anche di certi media greci, annun-ciando eventuale caduta del governo per motivoSchengen , non è , che il supporto.Di questa condivisione sono anche i vari reportagirecenti ,di una parte della stampa estera, tra cui ilFinancial Times che spingendo vogliono sigillare iconfini della Grecia in cambio della remissionedel debito.E può il vice presidente della Commissione euro-pea , Valdis Ntomprofskis, ufficialmente esserescollegato completamente ad alleviare il debitogreco dalla gestione della crisi dei rifugiati, ma laraffica di pressioni negli ultimi giorni solo unacoincidenza non deve essere considerato.Si dice che un giorno dopo il Financial Times , una

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Grecia - E’ la fine di Schengen?

di Giorgio Apostolopulos

pubblicazione del sito americano Huffington Post,racconta che il Fondo Monetario Internazionalerespinge l’accordo e insiste sul fatto che il peso deitagli dovrebbe cadere sul medio greco , viene adaggravare il clima comunicativo per il governo.Con l’Europa scorrevole in metodi sempre più bru-tali per affrontare il rifugiato e Schaeuble a volerrisvegliare Erdogan, a pianificare pattuglie greco-turche congiunte nel Mar Egeo che, sistematica-mente perseguiti da Ankara sembra disgelo.Perché non acetare il d’accordo del ministro delladifesa Greca Panos Kammenos sul fatto di pattu-gliare il fronte marino , come lui vuole , in com-pagna delle navi Israeliane ed Egizie come è con-trollare i rifu-giati sui postida lui rimessi infunzione – exzone militari –con il sistema dicontrollo giàfunzionante inIsraele , che nonrileva solo le impronte, ma fa una perfetta scansio-ne sulla persona.Con la Frontex che tuttora non si è capito qual è ilsuo ruolo nelle acque del Mar Egeo e con i marinaidelle capitanerie di porto Italiane e greche a cercarsalvare più gente possibile. In combinazione con i grandi interessi economici ,legati al settore della difesa e investire nella mili-tarizzazione della frontiera , il “gioco” selvaggio siterrà fino il vertice cruciale per i rifugiati, del 18febbraio.Allora aspettiamo ancora e stiamo un poco attenticon i giochi di certi signori. n

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Cultura

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Da uno psicanalista che da sempre legge il diritto,Armando Verdiglione, e da un erudito giuristache si è formato poi come psicanalista, Pierre

Legendre, mi viene l’indicazione che le istituzioni occi-dentali provengono dal diritto romano-canonico.Istituzioni pubbliche e private, partiti, chiese, associa-zioni, imprese: il loro statuto poggia sul diritto romanocanonico. La secolarizzazione del diritto romano cano-nico sino a un certo suo smantellamento parziale nel dis-corso tecno scientifico economico e manageriale nonocculta completamente la sua traccia. Pierre Legendreriapre il cantiere della formazione del diritto romanocanonico, in particolare con il libro L’altra Bibbia. Ilmonumento romano-canonico. In ben altro modoArmando Verdiglione legge il diritto romano canonico erestituisce il suo discorso in altra cifra. Sinora nessunesperto di diritto si è interessato alla sua teoria del dirit-to dell’Altro e non dei diritti dell’uomo. Mentre alcunilinguisti e logici hanno affrontato la linguistica e la logi-ca della cifrematica, la scienza inventata da ArmandoVerdiglione. Decretum Gratiani è il nome con cui è piùcomunemente conosciuta la celebre opera denominataConcordia discordantium canonum, una raccolta di fontidi diritto canonico redatta dal monaco benedettinoGraziano nella prima metà del secolo XII (1140-1142ca.) in base alle conclusioni dei concili pregressi. Taleprima raccolta fu poi integrata attraverso numerosecompilationes, alle quali si affiancarono e più recentinorme canoniche, dette extravagantes, perché stavano,letteralmente, extra Decretum Gratiani (decretali varie Corpus Iuris Canonici). Graziano nacque in Umbriaverso la fine dell’XI secolo. Molto scarse le informazio-ni sulla sua vita. Monaco benedettino, priore, solo inseguito il suo monastero passò ai camaldolesi. IlDecretum venne accolto come la raccolta più completadi leggi compilata a quel tempo, includendo materialecompreso dai canoni apostolici fino a quelli emanati dapapa Innocenzo II (1130-1143) e dal secondo conciliolateranense (1139). Raccoglie circa 4000 testi. È ilprimo libro del Corpus Iuris canonici, la raccolta fon-damentale del diritto della Chiesa cattolica fino al 1917,anno della promulgazione del Codice Piano-benedetti-no. L’algebrista decreta. I geometristi eseguono. Qual èil logos di Graziano? Quale discernimento? Quale rac-

colto? Ha inizio l’inarrestabile processo che porterà allatotale separazione tra diritto e teologia nel mondo occi-dentale? Carl Schmitt non ha torto a sostenere che ognipolitica è teologia politica. Tale postulato della separa-zione tra diritto e teologia, sostenuto anche da HansKelsen, è insostenibile e proprio a partire dall’opera diGraziano. Il Decretum Graziani, ossia la Concordia deicanoni discordanti, comincia così: Humanum genusduobus regitur. I due modi della reggenza del genereumano sono per Graziano il Vangelo e i costumi. Lalegge del Vangelo e la legge dell’impero romano, in cuisi è operata la trascrizione della legge che emerge daicostumi del popolo romano e di quelli dell’impero. Se ildio ebraico regge il gene-re umano e gli ha fornitola legge, la Halaka, il diodi Graziano forniscemetà dell’opera. È unmezzo operatore. IlVangelo ha bisognoanche della legge degliumani. Dio opera o nonopera? Interviene nellastoria o no? Si è fattouomo o no? Il cristianesi-mo è un’eresia dell’e-braismo, anche se ha cer-cato e cerca di inghiottirel’ebraismo. Il compromesso tra diritto canonico e dirittoromano evita la missione intellettuale, e la missione deldiscorso fattasi compromissione obbliga a circolarenella mortificazione diurna e notturna. Così vivonocoloro che si percepiscono come facenti parte dei tutti,anche se spesso a titolo eccezionale. Nel senso che tuttisono eccezionali, ovvero nessuno. Nonostante l’evolu-zionismo identifichi l’homo erectus, occorre annotarecome il Decretum Graziani indichi che tale uomo non siregge. E deve essere retto. L’uomo dev’essere esecutore:sulla terra come superficie piana, senza squarcio, devecircolare. E se circola allora per il sistema regge. È unuomo retto, improntato dalla linea che all’infinito è uncerchio. E qui la critica della rettitudine di AdrianaCavarero annota come l’idealità della rettitudine si rea-

Il dio di Graziano

di Giancarlo Calciolari

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lizzi in modo storto e contorto, altroché la perpendicola-rità del primato del fallo. Dissipare l’ordine patriarcalerichiede poi la restituzione del discorso in altra qualità,non basta la critica, che è un compromesso con la krisis:il giudizio non è dell’uomo né di dio. È il giudizio detempo. Da Agostino a Spinoza tra le righe si può legge-re che dio è operatore, la fede opera, e non per l’umano,per farlo vincere o perdere alla lotteria della vita. La fedeopera in direzione della qualità e non della quantità, rap-presentata in due metà, una positiva e una negativa, ilbene e il male. La nostra lettura è più vicina a quella diMaimonide. Dio non interviene nella storia degli uomi-ni, ovvero non si antropomorfizza. E Gesù come figliodi dio richiede un’altra lettura, oltre l’istanza cristiana ecattolica. Ho già incontrato la modalità compromissoriadi Graziano. Ai primi del novecento era operativoKronecker, il matematico istituzionalmente più impor-

tante al tempo di Georg Cantor, che ha subito il suoostracismo. Ebbene Kronecker è noto per la frase: Dioha creato i numeri interi e l’uomo il resto. Ha un certointeresse che l’uomo non possa prendersi per creatore ditutto. L’uomo non è divino. Tuttavia Kronecker non harestituito, appunto, il resto e ha imperato nella ricercaponendo restrizioni anche all’attività di matematico diCantor. Occorre quindi restituire al fantasma il dio diGraziano, il dio del compromesso, il dio che avvalla ilgiudizio sull’insensatezza delle interpretazioni ebraichedella Bibbia, il dio operatore dimezzato. Dio è l’idea cheopera e quindi nessuna idea di dio. Il dio di Graziano lochiamo così perché è l’idea di dio che ha Graziano. E l’i-dea di dio è la negazione di dio. L’idea di dio è teismo enon monoteismo. E quindi dio è operatore, anche di que-sto scritto. Dio opera alla conclusione di ciò che si scri-ve dell’esperienza. n

Armando Verdiglione è nato a Caulonia (Reggio Calabria), il30 novembre 1944 è un editore e filosofo italiano. Vincitoredi una borsa di studio nel Collegio Augustinianum, ha studiatonell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove si èlaureato in Lettere con una tesi su I giganti della montagna diPirandello, psicoanalista formatosi con Jacques Lacan, tradut-tore e scrittore di saggi, pubblica in Italia con le case editriciMarsilio, Rizzoli, Feltrinelli e Sugarco, con cui collabora. Perquest’ultima dirige la collana “Bordi”. Nel 1977 traduce la rac-colta di testi Scilicet di Lacan per Feltrinelli e il SeminarioXXII. Con la sua casa editrice pubblica testi come la traduzionedel Malleus Maleficarum, Il martello delle streghe, il manualedell’Inquisizione per la caccia alle streghe, e in seguito, sempreper le edizioni Spirali, pubblica alcuni testi di Giordano Bruno,come Le ombre delle idee e Cabala del cavallo pegaseo.Traduce per Feltrinelli libri che in Francia animano il dibattito inambito culturale, come il saggio di Luce Irigaray Speculum.L’altra donna edito da Feltrinelli nel 1977 nella traduzionedi Luisa Muraro, il libro di Maud Mannoni Educazione impos-sibile. Conosce in Francia e introduce in Italia la nota studiosa dipsicanalisi e linguaggio Julia Kristeva; incontra anche JeanOury, fondatore assieme a Félix Guattari della clinica Laborde, di cui pubblica i libri Creazione e schizofrenia, Psicosie logica istituzionale. “Il collettivo”, Babele e la Pentecoste. LaBorde e la scrittura della psicosi, La psicosi e il tempo.Traducesempre per Feltrinelli l’edizione del libro di Jean-Joseph Goux,Freud, Marx: economia e simbolico. Negli anni Settanta fondail Movimento Freudiano Internazionale e l’attività editorialeche si chiamerà Spirali Edizioni. Con la casa editrice Spirali,Verdiglione pubblica in Italia autori come Jean Daniel,Bernard-Henri Lévy, André Glucksmann, Marek Halter,Fernando Arrabal, Alain Robbe-Grillet.Nell’ottobre 1978 esce in edicola il primo numero del mensileSpirali. Giornale internazionale di cultura, a cui segue l’edizio-ne francese Spirales nel 1981 e, nel 1991, Il SecondoRinascimento. Nel 1975 Armando Verdiglione e il Collettivo“Semiotica e psicanalisi” organizzano a Milano, in cinque sedidifferenti, il Congresso internazionale “Sessualità e politica”seguito dai media italiani e internazionali[15].Partecipano moltepersone, tra cui filosofi, psicanalisti, medici, psichiatri, semioti-ci, letterati, scrittori, esponenti politici di vari paesi. Nel 1976,sempre con il Collettivo “Semiotica e psicanalisi”, organizza ilcongresso “La follia”, che si svolge in più sedi, tra cui il Palazzodei Congressi e il Museo della scienza e della tecnica. Il con-gresso è seguito dalla stampa di vari paesi. Intanto, inventa lacifrematica, la cosiddetta scienza della parola. n

Chi è ArmandoVerdiglione?

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Cultura HELIOS magazine 2015 n. 5-6

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Dei quattro elementi, l’acqua è sicuramente quellopiù affascinante e misterioso per le sue caratteri-stiche. E’ l’elemento più diffuso, basti pensare che

il nostro corpo e il pianeta nel quale viviamo sono costi-tuiti prevalentemente d’acqua. L’acqua è una sostanzapolare insapore e inodore, non ha una propria forma e perquesto può assumere qualsiasi forma, non ha un propriocolore e per questo può riflettere qualsiasi colore, e puressendo un fluido estremamente delicato riesce col tempoad erodere le rocce più resistenti. Scienziati, filosofi edesoteristi hanno da sempre indagato e speculato su questoelemento spinti soprattutto da una straordinaria particola-rità: l’acqua si “trasforma”, ed infatti, non solo è l’unicasostanza che si trova in natura nei tre stati di aggregazio-ne: solido, liquido e gassoso, ma durante il suo ciclo natu-rale l’acqua passa da uno stato all’altro con estrema sem-plicità. Essa per effetto dell’evaporazione si trasformaprima in vapore acqueo e successivamente, per effettodella condensazione che avviene nell’atmosfera, in nuvo-le, per poi, sotto forma di pioggia, grandine o neve, ritor-nare nuovamente sulla terra e ritrasformarsi in acqua. Perla sua capacità di trasformarsi “viaggiando” continua-mente tra terra e cielo, questo elemento è il simbolo cheriproduce meglio l’equilibrio delle “forze” della Leggedel Tre, rappresentando anche una sorta di messaggerache mantiene in continuo contatto il “terreno” col “cele-ste”. Lo stesso Talete nella sua ricerca delle cause e delprincipio della realtà manifesta aveva individuato que-st’ultimo nell’acqua, arrivando ad affermare che “Tutto èacqua”. Emoto ha dedicato tutta la sua vita a studiare l’ac-qua; la sua originalissima ricerca è iniziata utilizzandoMagnetic Resonance Analyzer, un apparecchio capace dimisurare la frequenza vibratoria, con l’obiettivo di indi-viduare la “presenza” dell’Hado nell’acqua. Il termineHado, parola giapponese che significa letteralmente “cre-sta dell’onda”, indica la vibrazione energetica più sottileche è all’origine della creazione. Successivamente Emotoinaugurerà una nuova e straordinaria tecnica per studiarel’acqua, facendola congelare per poi fotografare al micro-scopio i cristalli che si formano durante il processo. Loscienziato giapponese però non si limiterà ad osservare efotografare i cristalli dei campioni di diverse acque, maanalizzerà dei campioni della stessa acqua sottoposta adiverse stimolazioni “vibratorie”, ottenendone un risulta-to stupefacente: l’acqua che aveva ricevuto messaggivibratori positivi, come ad esempio quelli provenienti

dalla musica classica, oppure parole e pensieri nobilicome amore e gratitudine o preghiere, formava dei cri-stalli esagonali bellissimi, mentre quella che aveva rice-vuto stimolazioni negative formava dei cristalli amorfi eprivi di armonia. Non è certamente difficile intuire leimplicazioni di una tale scoperta: se l’acqua trasforma lasua struttura in base agli stimoli che riceve significa chepossiede una propriacoscienza, ed ancora,se i nostri pensieri e lenostre parole la indu-cono a trasformarsi,considerato che ilnostro corpo e la terrasono per il 70% costi-tuiti d’acqua, quanto èelevato il nostro pote-re di intervenire sullarealtà modificandola?Emoto credeva fermamente nell’idea che la coscienza diognuno di noi contribuisca alla creazione della realtà fisi-ca, e per dimostrarne la fondatezza il venticinque lugliodel 1999 riunì in preghiera 350 persone sulle sponde dellago Biwa, per offrire a quelle povere acque inquinatemessaggi di Amore e Gratitudine. E il risultato fu strabi-liante: dopo sei mesi l’acqua si era purificata, gli stimolipsichici positivi prodotti che quel nutrito gruppo di per-sone l’avevano guarita. Nel 2003, incoraggiato da questo“miracoloso” risultato, fonderà l’organizzazione mondia-le no-profit “Acqua internazionale per la vita” con loscopo di curare le acque malate del mondo e di promuo-vere nelle nuove generazioni un rapporto di gratitudinenei confronti di questo vitale elemento. Per lo scienziatogiapponese educare i bambini ad amare l’acqua, inse-gnandogli a compiere anche piccoli gesti quotidiani comead esempio ringraziarla ogni volta che la si beve, è fon-damentale per portare la pace nel mondo. Ritengo cheanche se gli esperimenti di Emoto vengono definiti“pseudoscientifici” dobbiamo tutti essergli riconoscentiper averci insegnato che forse tutte le risposte alle nostredomande si celano in un “semplice” bicchiere d’acqua, eper averci ricordato la straordinaria forza creatrice delleparole e dei pensieri, così come il Buddha che amavaricordare ai suoi allievi: “Noi siamo quello che pensiamo.Tutto quello che siamo, proviene dai nostri pensieri. Coni nostri pensieri noi costruiamo il mondo”. n

Masaru Emoto, lo scienziato che “parlava” con l’acqua

di Saul Ferrara

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L’intervista

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HELIOS magazine 2015 n. 5-6

Nicola Lagioia, classe 73, ha esordito come scritto-re nel 2001 con Tre sistemi per sbarazzarsi diTolstoj che gli valse il Premio Lo Straniero. Con il

suo ultimo romanzo, La Ferocia (Einaudi ) ha vinto nel2015 il Premio Strega.Il testo è la rappresentazione coerente del mondo attuale,nella sua amara, ma essenziale realtà. Un turbinio di per-sonaggi, eventi catastrofici, segreti nascosti e poco “lode-voli”, sintomi di una società malata.L’approssimazione non ti piace perché non è coerente.Il dettaglio è importante, e lo è a 360°C: nella descrizionedel paesaggio, nei dettagli medici dell’autopsia di Clara,nei progetti architettonici, nelle discussioni in merito ailavori edili. Il mio intento è quello di riuscire a creare unmondo, con l’aiuto dei dettagli, un mondo quanto più pos-sibile credibile.Il mondo descritto appare duro e violento perché è lospecchio del mondo contemporaneo, duro e violento.Anzi, direi che non è nemmeno il mondo più duro e vio-lento dei mondi possibili. Non è più duro della realtàeffettiva, visto che non viviamo in un mondo i pace.E della finta famiglia perfetta, che ne pensi?La famiglia perfetta non è che non esista oggi, non esistepiù da molto tempo. Chi parla ancora in questi terminidelle famiglie? Chi ci impone questa struttura fittizia?Non mi pare che questa idea di famiglia esista più daglianni 50. La famiglia è, ormai, estremamente disfunziona-le.La protagonista assente, Clara, ha dei gusti sessuali“strani” o “deviati”, autolesionisti. Come è nata l’ideadi renderla affetta da questa passione mortale?Innanzitutto il comportamento di Clara non è un compor-tamento lineare: all’inizio sembra che Clara si interessialla ribellione di Michele [il figlio nato dalla relazioneextraconiugale del padre ma cresciuto in famiglia comeun fratell(astr)o], dandogli manforte nelle sue azioni cri-minali. Il tutto solo però finché i due non vengono sepa-rati e Michele se ne va a Roma. In quel momento arrivauna svolta e la sua vita, si allinea ai bisogni della famiglia.Anche le sue abitudini sessuali disfunzionali sono, in real-tà, utili agli affari di famiglia. Lei, infatti, va a letto con gliuomini che possono risultare utili agli affari di famiglia.A me, tuttavia, piace immaginare, che Clara, con questosuo processo di autodistruzione, abbia posto, in qualchemodo, le basi per passare il testimone a Michele e darglimaggiore visibilità a livello umano. La morte di Claradiventa, in effetti, per Michele la spinta per iniziare le

indagini sulla sua morte, sulla famiglia e sul come riusci-re ad annullare la fatiscente istituzione della famiglia, por-tandola al fallimento totale. Tra la miriade di personaggi nel romanzo, ce ne è statouno particolarmente difficile da plasmare durante ilprocesso creativo?No, non direi. La cosa difficile è stata, per me, all’inizio,entrare nella storia,riuscire a sintonizzarmicon l’atmosfera evocata,con la famiglia, con queltipo di atmosfera senti-mentale, economica,politica, cittadina etc.Una volta entrato nelromanzo, tuttavia, misono trovato a mio agiocon tutti i personaggi.Posso anche aggiungereche non me la sento di giudicare nessuno dei personaggi,neanche quelli più negativi come Ruggero o Vittorio.Credo che la letteratura debba far comprendere e non giu-dicare i personaggi, cercando di capirli… magari anchediventando empatici nei loro confronti. Questo è l’ap-proccio, secondo me, che uno scrittore può avere con isuoi personaggi, evitando di agire come un PubblicoMinistero.Pensi che questa storia possa avere un seguito?Credo di no. Di solito non continuo i miei libri: le storieper me si concludono nel libro stesso. Ammetto che misono affezionato a questi personaggi e sono fiero di aver-li “estratti dal nulla”, dove tutti i personaggi letterari sonodestinati a rimanere, finché qualcuno non li racconta.Magari un romanzo ambientato negli stessi luoghi, nellestesse atmosfere sì, ma non con gli stessi personaggi.Quando io pubblico un libro lo seguo un po’, ne facciopresentazione ed eventi collegati. Potrei dire che mi com-porto come la gatta con i gattini: li seguo finché nondiventano grandi e sono in grado di andare per i fatti loro.Non so se cambierò il mio atteggiamento in futuro ma, peradesso, non sento l’esigenza di rimetterli sotto la lente diingrandimento dello scrittore. Sono stato in compagni deipersonaggi del mio ultimo romanzo per ben 4 anni, peralmeno 5-6 ore al giorno. È quasi come con quelle perso-ne con cui sei stato così vicino, anche troppo vicino, finoa quando nasce il desiderio di andarsene ognuno per i fattipropri. n

La ferocia del mondo contemporaneo

di Elisa Cutullè

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HELIOS magazine 2015 n. 5-6

C’è stato un tempo in cui l’immagine associata alla siga-retta era quella del “Marlboro man”; vera e propria iconadell’uomo forte, virile e sicuro di sé. Questo tempo ha

conosciuto irrimediabilmente il suo tramonto. In questi anni,sia a livello nazionale che internazionale, si sviluppano inter-venti di prevenzione e di cura per affrontare “questa epidemia”in modo complessivo. Tuttavia, nonostante la forza di volontà ela motivazione interna a smettere, accade spesso di ritrovarsinel personaggio di La Coscienza di Zeno in L’ultima sigaretta,animato da buoni propositi mai pienamente realizzati. Viviamoin un contesto storico e sociale che enfatizza il godimento senzalimiti, l’indipendenza relazionale (tante ed occasionali espe-rienze vs legami affettivi stabili, è la logica del capitalismodegli affetti), l’autorealizzazione di se stessi e la libertà a tutticosti; frasi come “mi sono fatto da solo” o “basto a me stesso”sono alcuni degli errori del nostro tempo che annullano la sanae naturale dipendenza dall’Altro, sono errori che non contem-plano più il concetto di limite ma solo quello di potere; in real-tà il rovescio della medaglia dipinge un uomo che trova la suadipendenza nel gioco, nello shopping compulsivo, nel sesso online e nelle classiche forme legate all’utilizzo di sostanze qualiil fumo. Ogni tentativo, fallito, di smettere di fumare può cosiessere un ulteriore stimolo al desiderio ed una difesa dalla real-tà che ha delle inevitabili ricadute sull’autostima del soggetto,s’instaura così un circolo vizioso che gli esperti cognitivo com-portamentali definirebbero learned helplessness (impotenzaappresa). I dati sul tabagismo sono allarmanti: inalare il fumodi sigaretta (al cui interno troviamo circa 4000 sostanze tossi-che) rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio di insorgen-za di patologie neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie.Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità(OMS) il fumo di tabacco rappresenta la seconda causa dimorte nel mondo e la principale causa di morte evitabile.L’OMS calcola che quasi 6 milioni di persone perdono la vitaogni anno per i danni da tabagismo, il fumo uccide una perso-na ogni sei secondi ed è a tutti gli effetti un’epidemia fra le peg-giori mai affrontate a livello globale. Il totale dei decessi entroil 2030 potrebbe raggiungere quota 8 milioni all’anno e si pre-vede che nel XXI secolo il tabagismo avrà causato fino a unmiliardo di morti. Secondo il Rapporto fumo 2015, realizzatoin collaborazione con la Doxa dall’Osservatorio Fumo, Alcol eDroga dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia fumano circa10,9 milioni di persone, di cui il 25,4% maschi e 18,9% fem-mine. Il fumo non è responsabile solo del tumore del polmone,ma rappresenta anche il principale fattore di rischio per lemalattie respiratorie non neoplastiche, fra cui laBroncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO); per es. un indi-viduo che fuma per tutta la vita ha il 50% di probabilità di mori-

re per una patologia direttamente correlata al fumo e la sua vitapotrebbe non superare un’età compresa tra i 45 e i 54 anni e laqualità di vita di un fumatore è seriamente compromessa, acausa della maggiore frequenza di patologie respiratorie (tosse,catarro, bronchiti ricorrenti, asma ecc.) e cardiache (ipertensio-ne, ictus, infarto ecc.) invalidanti per le attività della vita quoti-diana. Le interpretazioni psicodinamiche sulla problematicasono vaste, ma sempre più fumatori richiedono istruzioni chia-re e dirette su come orientare il proprio comportamento nel-l’immediato: in quest’ottica seguendo un modello cognitivocomportamentale il Dr. Fabio Bernardi, psicoterapeuta, pro-muove un metodo valido ed efficace, ideato da lui stesso, che sisviluppa in un training denominato “Smetto facile”; dai primidati emersi, il training sembra ottenere risultati davvero sor-prendenti. L’ideatore dopo aver spento “l’ultima sigaretta”, hadeciso di dedicare quattro anni della sua vita allo studio dellaletteratura nazionale ed internazionale sul tabagismo, integran-do le conoscenze acquisite con la sua formazione clinica d’im-pronta cognitivo comportamentale. Il risultato dell’ intensolavoro di studio e di riflessioni ha dato alla luce questo trainingche consente, al termine di un weekend intensivo, di smetteredi fumare senza patire alcuna forma di sofferenza. Ma come èpossibile che siano sufficienti soltanto due giorni per congeda-re tutta la nostra vita da fumatore senza sperimentare alcunadifficoltà? Ciò è reso possibile dal sapiente lavoro di ristruttu-razione cognitiva che il Dr. Bernardi mette in opera durante ilsuo corso all’interno del quale utilizza (integrandole) alcune trale principali tecniche e strategie cognitivo-comportamentalicon gli insegnamenti dell’Acceptance and CommitmentTherapy. Inoltre, (ed è questo l’aspetto maggiormente innova-tivo che rende il training unico nel suo settore) la persona al ter-mine del weekend non viene abbandonato ma viene supportatoe monitorato per un intero anno scongiurando così eventualirischi di ricadute. Infine grazie alla collaborazione del Prof.Ivan Formica, Docente di Psicologia Dinamica all’Universitàdegli Studi di Messina, Psicoterapeuta individuale e di gruppo,le tecniche cognitive comportamentali vengono affiancate daalcuni aspetti psicodinamici che emergono dall’esperienza ingruppo, attraverso la conduzione di gruppi clinici vengono cosìstrutturati degli incontri di gruppo di follow up, al termine delweekend, che si prefiggono l’obiettivo precipuo di accompa-gnare la persona nella costruzione di questa sua nuova identitàdi non fumatore. D’altronde, riprendendo le parole di Neruda“l’importante non è nascere ma rinascere”. nPer maggiori informazioni è possibile visitare la seguentepagina: http://fabiobernardi.net/

*) Psicologa

“SmettoSemplice”... di fumare<< Se continui a pensare alle sigarette sempre allo stesso modo,quando “tenterai di smettere di fumare”, otterrai sempre gli stessi risul-tati>>. A. Einstein

di Maria Laura Falduto (*)

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EventoHELIOS magazine 2015 n. 5-6

Venerdì 19 febbraio ore 18:00Presso “Officine Miramare”

Reading del gruppo di lettura “I Segnalibro”.Organizzato da Club Ausonia.

“I Segnalibro” sono un gruppo di lettori che ormai da più di quattro anni si riunisce perio-dicamente per condividere la grande passione per i libri e la letteratura. Caratteristica delgruppo è quella di alternare incontri riservati ai membri, in cui si leggono brani e si con-dividono impressioni senza alcun tema prestabilito, a eventi aperti a tutti in cui pubblica-mente i membri del gruppo propongono un tema che lega tutte le letture.In occasione della rinascita dell’ex hotel Miramare comecentro di aggregazione della cultura reggina, anche “ISegnalibro” vogliono contribuire con un loro reading pub-blico all’interno delle attività delle “Officine Miramare”.Il desiderio è quello di pensare la cultura come qualcosadi vivo, da condividere ma che allo stesso tempo siaun’occasione per passare piacevolmente una serata.Cultura intesa come espressione di una cittadinanza pienae consapevole, “eroica” nei suoi semplici gesti quotidianied “eroica” nell’offrire alla città – grazie ad OfficineMiramare – una sfida e un rischio da assumere.Il gruppo ha deciso stavolta di cimentarsi col tema degli eroi dimenticati. Si tratta di quel-l’eroismo nascosto, in ombra, di chi ha dato un grande e personale contributo all’umanità

ma che il tempo, o la disattenzione dei più, ha consegnatoall’oblio. Questo è anche l’eroismo di chi sopravvive, dichi lotta per un ideale o per una persona, oppure di chi è“eroe per un giorno solo”. Di questi eroi, che forse moltoci somigliano, si parlerà il 19 febbraio alle ore 18:00 conl’accompagnamento musicale di Giuseppe Scambelluri. n

(curatore: Sergio V. Morabito, organizzazione: Roberto Pirrello, Presidente Club Ausonia

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We can be heroes Eroi dimenticati-eroi per un giornoa cura di Sergio Morabito e Club Ausonia

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