2010 - 03 APRILE

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03 editoriale Sentieri della speranza Fiorella Ferrarini 04 politica Il coraggio del sogno Albertina Soliani 08 politica Il 7 gennaio e la Costituzione Ettore Borghi 13 politica Foibe e memoria mutilata Antonio Zambonelli DEMOCRAZIA DEMOCRAZIA DA NORD A SUD DA NORD A SUD 04 2010 Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - D.L. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- DCB - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLI - N. 4 Aprile 2010 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia aprile cultura Viaggio della Memoria 2010: Auschwitz/Birkenau. Cronaca e diario del Viaggio 18

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democrazia da nord a sud

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03editorialeSentieri della speranzaFiorella Ferrarini

04politicaIl coraggio del sognoAlbertina Soliani

08politicaIl 7 gennaio e la CostituzioneEttore Borghi

13politicaFoibe e memoria mutilataAntonio Zambonelli

DEMOCRAZIADEMOCRAZIADA NORD A SUDDA NORD A SUD

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PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia

aprile

culturaViaggio della Memoria 2010: Auschwitz/Birkenau. Cronaca e diario del Viaggio

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Spedizione in abbonamento postale - Gruppo III - 70%Periodico del Comitato ProvincialeAssociazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia

Via Farini, 1 - Reggio Emilia - Tel. 0522 432991e-mail: [email protected]; [email protected] web: www.anpireggioemilia.itProprietario: Giacomo NotariDirettore: Antonio ZambonelliCaporedattore: Glauco Bertani

Comitato di redazione: Eletta Bertani, Ireo LusuardiCollaboratori: Paolo Attolini (fotografo), Massimo Becchi, Riccardo Bertani, Bruno Bertolaso, Sandra Campanini, Nicoletta Gemmi, Enzo Iori, Enrico Lelli, Saverio Morselli, Fabrizio TavernelliRegistrazione Tribunale di Reggio Emilia n. 276 del 2 Marzo 1970Stampa: Centroffset - Fabbrico (RE)Questo numero è stato chiuso in tipografi a il 30-03- 2010 Per sostenere il “Notiziario”:

UNICREDIT, piazza del Monte (già Cesare Battisti) - Reggio Emilia IBAN: IT75F0200812834000100280840

DA NORD A SUDla Copertina

Piazza Prampolini. La manifestazione di Reggio Emilia del 1° marzo 2010: “Da Nord a Sud: Alleanza per la democrazia” (foto di Angelo Bariani)

5x1000

Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

Fai così:Apponi una fi rma nel riquadro dei moduli CUD 730-1 e Unico (detrazione dei redditi) dove compare la dicitura “Sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni”

e scrivi il numero del codice fi scale dell’ANPI: 00776550584

ANTIFASCISMO, COSTITUZIONE, DEMOCRAZIAC’è bisogno dell’A.N.P.I.

Iscriviti presso i Comitati Provinciali (indirizzi su www.anpi.it)Destina il 5 x mille. E’ semplice e non costa nulla

Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

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di Fiorella Ferrarini

sommarioeditoriale

Con la lucidità che lo accompagna da sempre e con una veemenza che tanto ci dice della preoccupazione dell’AN-PI per le sorti della democrazia del Paese, il presidente Ricci ha parlato di “una gravissima situazione avviata ver-so un graduale mutamento di regime” e di una “deriva che sempre più si allontana dal perseguimento del bene comu-ne” soprattutto “attraverso virulenti attacchi alla Costitu-zione” e ricorrendo ad una sistematica delegittimazione delle Istituzioni dello Stato.E’ trascorso neanche un mese dal Consiglio nazionale ma il clima politico di scontro sociale, di uso personale del potere e di protervia nelle azioni del premier si è ulte-riormente acceso, proprio in uno dei momenti più delicati come è quello del voto, principale istituto di garanzia del sistema democratico.Richiamandosi ossessivamente al popolo sovrano, che se-condo lui legittima qualsiasi atto o legge o comportamen-to, misconoscendo o denigrando la Costituzione, mostra di disprezzare le regole e le norme della convivenza, che cambia e fa cambiare a proprio piacimento, come è avve-

Si è svolto recentemente a Cervia il Con-siglio nazionale ANPI che ha visto una grande partecipazione e che ha consenti-to una rifl essione e un confronto davvero ampi e necessari più che mai in questo momento di disorientamento e di confl it-to permanente.

A reggere i A reggere i sentieri della sentieri della speranza speranza il il noinoi dei partigiani e dei partigiani e delle partigianedelle partigiane

Editoriale

- A reggere i sentieri della speranza il noi dei partigiani e delle partigiane, di Fiorella Ferrarini .......................................... 3Politica

- “Abbiamo il coraggio del sogno come allora...”, di Albertina Soliani ...................................................................... 4- Domenica delle palme (o delle salme?), di Antonio Zambonelli ..... 6- Il blocco del traffi co serve?, intervista a Massimo Becchi, di Glauco Bertani ......................................................................... 7- 7 gennaio, di Ettore Borghi .......................................................... 8- ABC della Costituzione, di Giancarlo Ruggieri ............................. 10- Malaffare, di Mauro Bortolani .................................................... 11- Da Nord a Sud: alleanza per la democrazia. Reggio Emilia 1° marzo 2010, di g. b. ........................................ 12- Ancora sulle foibe e sulla memoria mutilata, di Antonio Zambonelli .................................................................. 13Esteri

- Talebani, chi sono, che cosa vogliono?, di Bruno Bertolaso ........ 14Economia

- Una lezione da imparare: le vicende del Gruppo Burani, di Giorgio Bonetto ...................................................................... 16Cultura

- Viaggio della Memoria 2010: Auschwitz/Birkenau. Cronaca e diario del Viaggio, ..................................................... 18- Fabbrico: volontari della Resistenza, di Fiorenza Bigi, Chiara Preti ............................................................................... 24- L’Albania vista attraverso la sua letteratura, di Senat Halilay ...... 26- Angelo Formiggini, ucciso dalle leggi razziali fasciste, di Giulia Manzini ........................................................................ 28Avvenimenti

- A Castelnuovo Monti col maestro Gandolfi . Festa del tesseramento ............................................................. 29- ANPI 2010. Le feste del tesseramento delle sezioni cittadine, di Anna Salsi ............................................................................. 30- Antonio Bonini lascia la presidenza ANPI di Cadelbosco Sopra, di g.b. ...................................................... 31Memoria

- Nel nome della Resistenza, Paulette Davoli insieme alla nipote Giulia ........................................................................ 39- Ivo Mareggini a 13 anni con i partigiani, di Alessandro Fontanesi 40- Morto a 92 anni padre Camillo De Piaz, di Antonio Zambonelli ... 41- Ricordo del partigiano Oranci Fantasma che sopravvisse alla fucilazione .......................................................................... 42- Aprile 1950. Conferimento della medaglia d’oro al valor militare al Comune di Reggio Emilia ....................................................... 43- Ricordati i martiri di Villa Cadè ................................................... 44- Ricordati i martiri di Ponte Cantone ........................................... 45- 65° anniversario dell’assalto al comando germanico di Albinea . 46Compleanni ................................................................................. 48Lettere ........................................................................................ 49Lutti ............................................................................................ 50Anniversari ................................................................................. 52Offerte ........................................................................................ 56Turismo ...................................................................................... 59Le rubriche

- Segnali di Pace, di Saverio Morselli ........................................... 34- Opinion leder, di Fabrizio “Taver” Tavernelli ................................ 36- Conoscere gli altri, di Riccardo Bertani ...................................... 37- L’informazione sanitaria. Le risposte del prof. Iori ...................... 38- La fi nestra sul cortile, di Nicoletta Gemmi .................................. 57

continua a pag. 4

3aprile 2010notiziario anpi

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continua da pag. 3

Era il tempo della persecuzione, il tempo dei martiri. Quando si è chiamati a decidere l’essenziale. Ecco la loro testimonianza per noi oggi. I tempi sono cambia-ti, ma ci sono in gioco gli stessi valori: la dignità e il valore della persona, la libertà, l’uguaglianza, il diritto, la solidarie-tà, la pace. Sono i valori universali, i diritti umani universali che, dirà don Dossetti, verranno scritti nella Costituzione e nelle Carte internazionali perché erano tutto ciò che si era salvato dalla grande distruzione. Nient’altro. Bisognava ripartire da lì, per un nuovo cammino. C’era chi aveva resistito con la propria vita all’urto della storia, adesso altri avrebbero realizzato il loro sogno. Nacque, pochi mesi dopo, la Costituzione, il nuovo patto civile degli italiani. Na-sceva la democrazia, nasceva la Repubblica che riconosceva i diritti fondamentali: l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, religione, il diritto al lavoro, all’istruzione, alla salute. Sessantacinque anni dopo, che ne è della nostra democrazia? Un’altra domanda drammatica per noi oggi. Niente è scon-tato, niente è per sempre. Anche oggi, come allora, vi è il rischio dell’affermarsi di un’idea della politica come forza di chi comanda e come sudditanza di chi si lascia comandare. Ieri con gli strumenti della propaganda, delle leggi razziali, della violenza. Oggi con quelli della sottile persuasione mas-smediatica, dell’arroganza del più forte, dell’uso e dell’abuso spregiudicato del potere, della dittatura stessa della maggio-ranza: quando il Parlamento è svilito, gli organi di garanzia sono messi in discussione e l’interesse di pochi calpesta il bene comune. Giunge fi no a noi il discorso di Pericle sulla piazza di Atene 2500 anni fa: “Noi non siamo come i nostri vicini, la nostra Costituzione si chiama democrazia perché da noi contano i più, non i pochi e tutti sono uguali di fronte alla legge”. Come non vedere che oggi sono in discussione i pilastri della Repubblica, l’equilibrio dei poteri – legislati-

nuto nel caso del decreto “salva lista” o delle venti leggi ad personam, cioè fi nalizzate ad un vantaggio personale o comunque di pochi privilegiati.Ma le regole sono il tessuto etico in cui cresce la civiltà, come ci ha ricordato Rita Borsellino!In realtà nel nostro Paese non c’è il capo del governo che cerca di perseguire con equilibrio il bene dei cittadini, ma c’è il capo di un partito che si permette di usare la televisione pubblica come se fosse di sua proprietà, che si difende dai processi e non nei processi, che fa mace-rie delle istituzioni, che fomenta le divisioni e accentua i confl itti.Non ci si dica che questa nostra preoccupazione per “la democrazia a rischio” (come ha recentemente denunciato il Consiglio superiore della magistratura), condivisa dai partigiani e dagli antifascisti ma anche da una crescente indignazione nel paese che ha dato voce all’opposizione fi nalmente unita, sia determinata da un antiberlusconi-smo di maniera.Chi defi nisce i magistrati “una banda di talebani”, chi li-mita e censura la libera informazione, chi impedisce ai garanti di garantire, ritiene pericolosamente che lo stato di diritto sia un impaccio e mostra una concezione pro-prietaria del potere.In questi giorni si è parlato della necessità di creare un fronte di difesa democratica: l’ANPI, dopo aver lanciato un vibrato appello al voto regionale come strumento in-dispensabile di partecipazione e di scelta responsabile, si prepara a celebrare in tutti i Comuni della nostra pro-vincia l’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Non c’è alcun atteggiamento nostalgico in questo nostro “fare memoria”, non c’è ritualismo o riferimento ad un passato ormai trascorso: la storia di una lotta di popolo contro la dittatura ci ha ricostituito come comunità, ci ha ridato dignità di cittadini e non più di sudditi, ci ha ridato la speranza e il desiderio di ricostruire, sempre e onesta-mente, un paese che onora la sua Costituzione, defi nita dal Presidente della Repubblica “la più bella del mondo”! L’ANPI è un fronte per la difesa della democrazia ed è un riferimento etico decisivo, che lavora in rete con i partiti e le associazioni che si riconoscono nell’antifascismo.E a reggere i sentieri della speranza non c’è l’io, quell’ego smisurato che paralizza la vita politica, ma c’è il noi, nel-lo stesso spirito collettivo e generoso che fu delle parti-giane e dei partigiani.

Fiorella Ferrarini

Pubblichiamo la parte Pubblichiamo la parte centrale dell’orazione centrale dell’orazione

uffi ciale tenuta uffi ciale tenuta dalla senatrice dalla senatrice

Albertina Soliani Albertina Soliani il 30 gennaio 2010 il 30 gennaio 2010

per commemorare il per commemorare il 66° del sacrifcio di don 66° del sacrifcio di don

Pasquino Borghi e degli Pasquino Borghi e degli altri otto patrioti fucilati altri otto patrioti fucilati

al poligono di tiroal poligono di tiro

politica

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4 aprile 2010notiziario anpi

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Abbiamo il coraggio del sogno, come allora”

politica

Se doVE ß i diRE qui qual è la cosa cHE più DE VE ST AR e a cuOR e pER la vIT a pRE sENT e e pER il futuro DE l noST ro PaES e nON avRE i ES IT azION i: la CoST IT u-zION e DE LL a RE puBB lica, il fruTT o DE LL a RE sIS tEN za e DE l grAND e moviMEN TO di libER azION e, DE l rIS cAT TO nazION aLE . ScrIT ta cON il sAN gue, e pER ciò nON bAR AT tabiLE , nON dIS pON ibiLE . CON oscER la, amAR la, difEN DE rla, RE aliZZ AR la è oGG i il noST ro primo compIT o. Su di ES sa HA NN o giurAT o quAN TI HA NN o RE spON sabilIT à puBB licHE , ma è tuTT o il popolo cHE DE VE viVE rla e difEN DE rla.

vo, esecutivo, giudiziario – l’autonomia della Magistratura, l’ordinamento della giustizia. Se si incrina questo edifi cio è la libertà dei cittadini, è il bene comune che vengono travolti. Che ne abbiamo fatto della nostra convivenza civile che la Costituzione disegna fondandola sul principio della solidarietà e del bene comune, se usiamo la paura per alimen-tare il razzismo, il rifi uto del diverso e di nuovo l’antisemitismo, e perfi no per negare la Shoà. Qui nelle nostre con-trade. Mentre cresce lo smarrimento e l’incertezza. Non siamo ciechi, come lo fummo ieri di fronte al fascismo e alla sua propaganda. Se dovessi dire qui qual è la cosa che più deve stare a cuore per la vita presente e per il futuro del nostro Paese non avrei esitazioni: la Costituzione della Repub-blica, il frutto della Resistenza e del grande movimento di liberazione, del ri-scatto nazionale. Scritta con il sangue, e perciò non barattabile, non disponibile. Conoscerla, amarla, difenderla, realiz-zarla è oggi il nostro primo compito. Su di essa hanno giurato quanti hanno responsabilità pubbliche, ma è tutto il popolo che deve viverla e difenderla. C’è, in essa, il senso del diritto e della legalità, il rispetto per il pluralismo del-le idee e dell’informazione, l’accoglien-za per chi chiede asilo, l’etica, il decoro e l’onore dei comportamenti per chi ha responsabilità pubbliche. Se li stiamo

smarrendo, è la coscienza del popolo che deve risvegliarsi, perché senza que-sti valori fondamentali non si costruisce il futuro del Paese. Non solo ci mette a prova la crisi economica, non solo viene a mancare il lavoro e la sicurezza socia-le, ma è il signifi cato stesso della convi-venza civile che si affi evolisce. C’è un pensiero resistente che dobbiamo coltivare, c’è un cambio di mentalità che l’Italia ci chiede. Oggi tocca a noi costruire una nuova Italia, con coraggio uscendo dalla ras-segnazione, per le nuove generazioni. Dobbiamo credere nella scuola, dare una missione agli insegnanti, suscitare responsabilità nelle famiglie, e chiede-re ai rappresentanti del popolo di essere esempio di serietà, disinteresse, respon-sabilità, di dare ai giovani lo spazio per crescere e assumere presto responsabi-lità. E’ necessaria una grande ripresa econo-mica e sociale ma soprattutto un grande risveglio, morale, culturale e politico della coscienza nazionale, che prenda su di sé il proprio destino. Rigenerare l’Italia, questo è quello che tocca a noi perché essa viva nel mondo di domani. Come allora, con la fatica di allora, con la determinazione di allora. Non scorag-giamoci di fronte al compito. Vi sono, in Italia e nel mondo, i segni di un grande bisogno di cambiamento. Di cambiamento etico, a partire dalla fi -

nanza globale, la società non tollera più spregiudicati e irresponsabili. Educhia-mo i giovani alla sobrietà, alla misura, alla generosità e una stagione nuova si aprirà davanti a noi. Abbiamo il coraggio del sogno, come allora.

Albertina Soliani

5aprile 2010notiziario anpi

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politica

Ci sono state le votazioni del 28 e 29 marzo

DOMENICA DELLE PALME (O DELLE SALME?)Facciamo del 25 aprile una grande giornata di festa e di rinnovata e di rinnovata speranza. speranza. Dunque domenica 28 marzo (delle Palme, nella liturgia cristiana) e lunedì 29 si è votato in tante regioni italiane, in diverse province e diversi comuni. Se dobbiamo dirla sinteticamente, non abbiamo avuto risultati esaltanti. Altri faranno, anche su queste pagine, analisi e commenti più approfonditi. A caldo, e in chiusura di questo numero del “Noti-ziario”, ci limiteremo ad alcune osserva-zioni.Come associazioni della Resistenza e dell’antifascismo (ANPI, ALPI-APC, ANPPIA) avevamo diffuso un Invito al voto dal quale risulta quali fossero le no-stre aspettative. Aspettative, auspici, rias-sumibili in due punti:- Innanzitutto appello alla partecipazione ricordando che la conquista del diritto di voto a suffragio davvero universale (le donne nell’Italia pre-fascista non avevano diritto di voto) è stato uno dei frutti della Resistenza. Tra l’altro in terra reggiana si votò liberamente, per la prima volta dopo la lunga notte della dittatura fascista, nelle zone partigiane dell’Appennino tra luglio e settembre del ’44.- In secondo luogo invito a “votare per quei partiti e liste che chiaramente si ispi-rano agli ideali per i quali 626 partigiani reggiani hanno dato la vita e a quei prin-cipi che, nati dalla lotta di Liberazione, sono consacrati nel testo della Costituzio-ne repubblicana”.

Di fatto, anche nel reggiano come nel resto d’Italia, è continuato il processo di erosione dei votanti. Al punto che si è rilevato come il maggior partito italiano

sia ormai quello degli astenuti. Sicché potremmo dire che non siamo stati molto ascoltati. Anche se si teorizza che è proprio delle democrazie “mature” un basso tasso di partecipazione, non possiamo fare a meno di ricordare che dal 1946 è stato motivo di orgoglio, in particolare per noi emiliani, di ogni appartenenza politica, la massic-cia presenza alle elezioni.Ed ancora nel reggiano, nonostante la te-nuta dei partiti che si richiamano con coe-renza all’antifascismo, il nostro appello di cui al secondo punto non ha avuto gran-de successo. Ha avuto più successo il ri-chiamo di pancia della Lega Nord, ormai transitata sulla sponda meridionale del Po e diventata, a livello nazionale, forza de-terminante in uno schieramento di centro destra nel quale alligna il fastidio per le regole e la Costituzione (sovietica?) del cavaliere e il mito lacerante di una “Pada-nia libera” del Senatùr.Noi non siamo politologi e nemmeno, in questa sede, sostenitori di un partito par-ticolare. Ma per quanto riguarda la reite-rata affermazione di un centrodestra che francamente non amiamo (fatta salva la buona fede delle singole persone che vi si riconoscono) crediamo che qualche colpa l’abbiano anche quei partiti che, sorti per successive metamorfosi da una grande tradizione di radicamento territoriale e po-polare (socialista e socialcristiana), hanno talvolta gettato, con l’acqua sporca, anche il bambino, cioè le buone pratiche e la ca-pacità di indicare con chiarezza obiettivi precisi, concreti di medio e lungo perio-do. Sicché, per stare in un’area comunque

“di sinistra”, hanno più successo gli slo-gans dei “Grillini”, che hanno raggiunto percentuali di voto di tutto rispetto anche qui in Emilia. C’è un compito dell’ANPI nella nuova situazione venutasi a creare? Crediamo proprio di sì. Crediamo che ci sia bisogno più che mai di un recupero delle nostre radici democratiche e antifasciste. Oc-corre che la nostra associazione, dove già militano diversi giovani a fi anco dei par-tigiani, sappia farsi sentire presso le am-ministrazioni pubbliche e presso i partiti, sappia essere sempre più presente con la propria iniziativa ideale sul territorio. Ciò che del resto ha già iniziato a fare in vari luoghi. Intanto dovremo riuscire a fare del 25 aprile 2010 una grande giornata di festa e di rinnovata speranza in una Nuo-va Resistenza che non sia tanto contro qualcuno quanto piuttosto per qualcosa di nuovo. Una splendida canzone-poema di De An-dré s’intitola La domenica delle salme . E’ un canto alto che fruga con sconvolgente pietas e tratti di dolente ironia nelle feri-te del Novecento. Fino a un’immaginaria “domenica delle salme” in cui “nessuno si fece male / tutti a seguire il funerale/del defunto ideale”.Il 28 marzo di quest’anno non è stata – nonostante tutto – una domenica delle salme, bensì delle palme. Non rinuncia-mo – laicamente – all’attesa e alla prepa-razione di una pasqua di resurrezione e di liberazione.

Antonio Zambonelli

e

Una Nuova Resistenza

Una Nuova Resistenza

non solo “contro” ma

non solo “contro” ma

soprattutto “per”soprattutto “per”

6 aprile 2010notiziario anpi

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Perché dovrebbe essere utile il blocco del traffi co? Che incidenza ha sull’inquina-mento complessivo dell’aria e a Reggio in particolare? Quanta ragione hanno quello che lo contestano?Il blocco del traffi co nasce come risposta emergenziale negli anni ’90 in cui, con l’uso delle targhe alterne, si riuscì seppur per poche giornate all’anno, a fare scen-dere i valori degli inquinanti. Effettiva-mente si bloccavano circa metà delle auto in circolazione. Ritenuta misura ingiusta (andava a colpire soprattutto chi aveva una sola auto) si è passato nove anni fa in tutta la Regione a misure decisamente più blande. Oggi fra deroghe, mancanza di controlli e sospensioni la variazione della concentrazione di inquinanti duran-te le giornate di limitazione del traffi co è praticamente irrisoria se non nulla. Se all’inizio questa misura aveva comunque anche un valore educativo oggi ha perso ogni valenza ambientale e culturale, di-ventando praticamente solo la foglia di fi co degli amministratori comunali che devono fare vedere di fare qualcosa senza scontentare nessuno, tanto da sospendere la limitazione dell’uso delle auto durante il periodo natalizio, a tutto vantaggio del commercio. I dati delle centraline dell’Ar-

pa dicono chiaramente che il blocco è or-mai talmente irrisorio che oltre non essere percepibile dall’automobilista non è nep-pure utile all’ambiente. La centralina di viale Timavo, situata in prossimità della circonvallazione interna, quindi la più ve-ritiera di ciò che si respira ad essere sul-la strada, ha già superato i 35 sforamenti delle polveri fi ni consentiti dalla legge. La migliore è quella di viale Risorgimento, nei pressi dell’ospedale, non a caso zona protetta e quindi a minor traffi co, che si attesta sui 25 sforamenti. Questo vuol dire che il problema delle polveri fi ni è sì di area ampia, ovvero coinvolge l’intero bacino padano, soggetto ad uno scarso ri-cambio d’aria, ma è molto infl uenzato dal traffi co veicolare, il maggior responsabile delle emissioni stesse.

Quale può essere un intervento realistico per affrontare il tema dell’inquinamento dell’aria?La qualità dell’aria negli ultimi anni è andata migliorando, a seguito soprattutto del teleriscaldamento che ha centralizzato le emissioni e del rinnovo del parco au-tomobilistico cittadino. E’ palese come sempre meno si vedano auto con fumate bianche o nere dai tubi di scarico. Quello

che resta invariato da decenni è il traspor-to pubblico, ora appannaggio quasi esclu-sivo di studenti, extracomunitari, anziani e categorie a basso reddito. L’appetibilità di questo mezzo si è ridotta negli anni: nel 1996 l’ACT dichiarava 98 viaggi /abitante all’anno, mentre nel 2009 questo valore si attesta a 77, testimoniando che l’abbelli-mento dei mezzi e delle fermate, è impor-tante, ma non fondamentale per invitare i cittadini ad usare il mezzo pubblico che si muove in mezzo alle auto, senza corsie preferenziali. E’ questo uno dei dati più evidenti: se il mezzo pubblico ha la stessa velocità media di una qualunque autovet-tura che senso ha preferirlo?

Rimaniamo in tema traffi co: quali sono le proposte di Legambiente? E sul trasporto pubblico: perché non gli viene data la pre-cedenza su ogni ipotesi di riorganizzazione complessiva della viabilità? Quali sono gli ostacoli?Reggio non ha mai avuto una cultura del trasporto pubblico. Dopo l’ultima guer-ra fu l’ultima città in Emilia Romagna a costruire un sistema di trasporto pub-blico, con linee con percorsi contorti e poco chiari un vero enigma per chi viene dall’esterno. Questa forma mentis è rima-

IL BLOCCO DEL TRAFFICOIL BLOCCO DEL TRAFFICO SERVE? SERVE?

politica

Inquinamento atmosferico

e politica dei trasporti

Una conversazione con

Massimo Becchi,

presidente di Legambiente

di Reggio Emilia

“Quello che resta invariato da decenni è il trasporto pubblico, ora appannaggio qua-si esclusivo di studenti, extracomunitari, anziani e categorie a basso reddito. L’ap-petibilità di questo mezzo si è ridotta negli anni: nel 1996 l’ACT dichiarava 98 viaggi /abitante all’anno, mentre nel 2009 questo valore si attesta a 77...”

Una Nuova Resistenza

non solo “contro” ma

soprattutto “per”

7aprile 2010notiziario anpi

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politica

sta pressoché immutata fi no ad oggi con scarse innovazioni. Da trent’anni si parla della metropolitana di superfi -cie, sfruttando le linee ferroviarie che transitano in città, ma gli investimenti veri sono sempre e solo stati fatti sulla viabilità tradizionale, spesso con risul-tati deludenti, senza comunque decon-gestionare i viali cittadini o certe vie da sempre assediate dalle auto, ma fa-vorendo logiche speculative legate al mattone e alla costruzione di comples-si commerciali. L’unico modo per ri-durre le auto è farle fermare alle porte della città, con parcheggi scambiatori (come a Parma) che ti permettano di arrivare in centro con un navetta senza il problema ed i costi di parcheggiare l’auto. Quelli realizzati a Reggio sono stati realizzati già all’interno della cit-tà, troppo vicini al centro, tanto da po-terlo raggiungere in alcuni casi anche a piedi. Altri investimenti insensati sono stati fatti per alcuni parcheggi, come quello sotterraneo della stazione, poco utilizzato e a ridosso del più funziona-le parcheggio di piazzale Europa che accoglie i pendolari che sfruttano il treno per recarsi al lavoro.

È realistico pensare, per la nostra provincia, al potenziamento del tra-sporto, passeggeri e merci, su rotaie? A livello regionale sembra muoversi qualcosa, nel senso di intendere l’Emilia Romagna come un unico agglo-merato urbano e quindi ipotizzando un potenziamento del trasporto su rotaie a livello regionale? Esempio: che cosa impedisce d’investire su una “metro-politana” Bologna-Piacenza?Le ferrovie sono regolate da logiche molto strane. A tutti parrebbe logico un servizio da e per Bologna con ca-denza di due/tre corse all’ora che fun-ga da metro di superfi cie per l’Emilia. In questo modo uno si recherebbe in stazione e dopo un’attesa ragionevo-le potrebbe imbarcarsi senza pianifi -care eccessivamente gli spostamenti.

Invece assistiamo ad una concentra-zione di corse per Bologna fra le 7 e le 9 in alcuni momenti sbalorditiva (otto corse fra cui alcune a 7 minuti l’una dall’altra) per poi diradarsi nel corso della giornata. Lo spazio per costruire un sistema del genere c’è: il trasporto passeggeri già convive con un intenso traffi co merci, che anche nelle ora di punta transita tranquillo, ad una velocità modesta ma costante e senza fermate. Il trasporto delle mer-ci resta comunque appannaggio delle tratta Milano-Bologna, dello scalo di Dinazzano per le ceramiche e ad alcu-ne merci pesanti nella bassa: le zone industriali, ad iniziare da Mancasale non sono state pensate per questo tipo di trasporto, seppur a pochi metri vi scorra la linea Reggio-Guastalla, così come l’eccessiva frammentazione di zone industriali e artigianali che ogni comune ha voluto ha solo complicato il quadro generale. Addirittura alcune aree industriali non sono dotate nep-pure della viabilità ordinaria come quella di Villa Argine a Cadelbosco di Sopra, costruita in una zona priva di strade degne di questo nome, ma for-temente voluta dall’ amministrazione comunale.

Ultima questione: come risolvere i problemi dei collegamenti tra pianura e montagna? Anni fa qualcuno aveva avanzato l’ipotesi di un ferrovia fi no a Castelnuovo Monti...Le ferrovie in montagna ci vanno, hanno dei criteri di pendenza molto restrittivi, ma sono sempre esistite. L’ipotesi è sempre e solo rimasta tale, favorendo il pendolarismo dei viag-giatori in auto che alla mattina arri-vano in città per fare ritorno alla sera. Questo ha causato l’intasamento di Rivalta e la necessità di nuove strade per decongestionare questa porta di accesso al centro cittadino. Un cane insomma che si morde la coda.

a cura di Glauco Bertani

7 gennaio7 gennaio

“E’ opinione di chi scrive che il giusto riconoscimento di una verità aneddoticamente indi-scutibile (la priorità di Reggio rispetto a Milano o altre eventuali pretendenti) non abbia evitato – o, piuttosto, abbia favorito – uno slittamento di signifi cato della data del 7 gennaio in due direzioni complementari ed entrambe discutibili. Facendo innanzitut-to della festa del Tricolore (e dell’appartenenza reggiana del Tricolore stesso) una questione di vanto municipale e, allo stesso tempo, imbalsamandola sempre più nell’uffi cialità. Dunque non più un’occasione per collegare passato e presente in una rifl es-sione pubblica preoccupata e problematica, nel segno dei valori della Costituzione...”.

IL BLOCCO DEL TRAFFICOIL BLOCCO DEL TRAFFICO SERVE? SERVE?

8 aprile 2010notiziario anpi

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politica

Cari amici del “Notiziario”, qual-cuno, ricorderete, non aveva gradito che fosse il senatore

Schifani a commemorare la nascita del Tricolore, l’ultimo 7 gennaio. Solo una minoranza di rompiscatole? E’ passato abbastanza tempo per tornare sull’ar-gomento con suffi ciente serenità, pren-dendo spunto dal fatto contingente per toccare temi più generali.E’ opinione di chi scrive che il giusto ri-conoscimento di una verità aneddotica-mente indiscutibile (la priorità di Reg-gio rispetto a Milano o altre eventuali pretendenti) non abbia evitato – o, piut-tosto, abbia favorito – uno slittamento di signifi cato della data del 7 gennaio in due direzioni complementari ed en-trambe discutibili. Facendo innanzitutto della festa del Tricolore (e dell’appar-tenenza reggiana del Tricolore stesso) una questione di vanto municipale e, allo stesso tempo, imbalsamandola sempre più nell’uffi cialità. Dunque non più un’occasione per collegare passato e presente in una rifl essione pubblica preoccupata e problematica, nel segno dei valori della Costituzione: quelli che vi stanno scritti, quelli che attendono di essere attuati, quelli soprattutto che vengono contraddetti nei fatti, nelle parole, nei progetti politici. In questo senso andavano, per fare due esempi abbastanza lontani nel tempo, le parole pronunciate da un poeta come Luzi e da un politico di alta statura morale come Riccardo Lombardi.Dov’è il nesso, si dirà, visto che il 7 gennaio si commemora un fatto storico e si celebra la bandiera nazionale? Ma proprio questo è il punto, che sfumi il signifi cato storico sia dei fatti comme-morati, sia del tempo che stiamo viven-do.Il Tricolore non è nato, se vogliamo es-sere onesti, per unire, ma per dividere: un nuovo mondo – in parte operante nei fatti, in parte sognato – intendeva affermarsi sulle rovine del vecchio. Per il quale le inaudite parole “libertà” ed “eguaglianza” suonavano scandalo-

se ed eretiche. Le cose saranno chiare appena un paio d’anni dopo la vicenda reggiana, con l’assalto “sanfedista” alla Repubblica napoletana e la feroce sop-pressione dei suoi dirigenti, il meglio di cui poteva disporre la città in fatto di cultura illuministica e di valore profes-sionale. E non è un caso che alla testa della plebaglia che invocava “morte a li giacubbini” ci fosse un uomo di chiesa, il cardinale Ruffo, che univa in sé anche la qualità di principe: riassunto vivente dei ceti privilegiati di “Ancien régime”, pronti a prendersi una rivincita. I temi del Risorgimento sono tutti enun-ciati in quel breve torno di tempo, a co-minciare dal fatto che la nostra sorte sarà costretta a dipendere, nel bene e nel male, dall’intera situazione euro-pea. I ricordi di scuola ci soccorrono: il “tradimento” di Napoleone col trattato di Campoformio, pochi mesi dopo l’as-semblea reggiana. E poi la complicità di Nelson nella decapitazione dell’élite morale e culturale partenopea.La faticosa (e tortuosa) storia che segue porta sì all’unità, ma soprattutto allo stato di diritto e alla riduzione dell’ar-bitrio dei potenti. C’è ancora slancio il-luministico e risorgimentale nella legge Coppino (1877) sull’istruzione elemen-tare obbligatoria, laica e gratuita e nel codice Zanardelli (1890), che abolisce la pena di morte e sancisce la liceità dello sciopero. La democrazia tarderà a venire, la si avrà solo con la Costituzio-ne repubblicana, ma questa nostra Carta – ce lo ha insegnato Bobbio – accoglie in sé anche le istanze migliori del libe-ralismo, oltre che del socialismo e del cattolicesimo sociale. La nostra storia vi si riassume.Ma oggi? Non ci vuol molto a capire che è presente ai vertici del sistema politico (maggioranza parlamentare, Governo) un’estraneità alla Costituzione e allo stesso Stato di diritto (nei suoi aspetti più populistici, al costituzionalismo in quanto tale) che vuol dire ripudio della storia che sta loro dietro: illuminismo, spirito risorgimentale, antifascismo.

Al suo rinforzo, una ventata di revisio-nismo a comando mira a liquidare la cultura di radici illuministiche, la con-cezione laica dello Stato, il movimen-to risorgimentale, presentandoli come fonte della maggior parte dei mali di cui soffriamo. E, va aggiunto, il temporali-smo che i nostri padri liberali (credenti o laici che fossero) pensavano sconfi tto per sempre, risorge ora in forme sem-pre più agguerrite ed invadenti, dispo-sto a sorvolare sulla qualità morale di chi incarna il potere politico, purché sia disposto a concedere agli enti ecclesia-stici forme ben tangibili di privilegio e ad accettare il “non placet” del Vaticano nel campo dei diritti individuali, quelli per intenderci che non obbligherebbero a nulla il credente, ma aprirebbero spazi di libertà e di dignità a chi intendesse usufruirne. Si impongono così le tavole di giudizio della Chiesa cattolica anche a quanti non la riconoscono come pro-pria autorità morale, con tanti saluti a Cavour e al suo “libera Chiesa in libero Stato”.Per tornare al punto di partenza, un per-sonaggio politico non è un attore – oggi geloso perché interpreta Otello, do-mani perplesso come Amleto –, ma la sua fi gura politica è tutt’uno con la sue convinzioni. Può darsi bensì, nei casi migliori, che la carica istituzionale “su-per partes” lo induca ad agire, persino a pensare, separando la sua appartenenza dai suoi prevalenti doveri. Ma è questo il caso del sen. Schifani? C’è qualche atto che si possa addurre a dimostrazio-ne della sua indipendenza dall’egolatra che ci sgoverna? Magari una chiara presa di distanza dal Boss e da Bossi, nelle loro continue manifestazioni di disprezzo per lo stato di diritto (leggi ad personam), la Costituzione (“sovie-tica”, come è noto), la stessa Bandiera nazionale?“E’ peggio di un crimine – diceva qual-cuno che in politica ne sapeva più di Andreotti – è un errore”.

Ettore Borghi

Una lettera di Ettore Borghi, professore e già vice sindaco nella giunta Benassi, sui temi del 150° anniversario del Tricolore.

9aprile 2010notiziario anpi

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“Il fascismo è una menzogna detta da prepotenti” (Ernest Hemingway).

A 65 anni dalla Liberazione, tale icastica e pregnante defi nizione sembra essere ancora attuale, in quanto ben descrive la presente temperie politica. Lo Stato, qualsiasi Stato, è un ordina-mento giuridico a fi ni generali e si com-pone necessariamente di tre fondamentali elementi: un gruppo sociale (popolo), un territorio, un’autorità. Il primo di tali ele-menti costituisce lo Stato comunità mentre il terzo integra lo Stato persona.La forma di Stato è determinata dal tipo di rapporto che c’è fra lo Stato comunità e lo Stato persona. In tale ambito, la tipologia spazia dalla democrazia alla dittatura.La forma di Governo, invece, è data dai rapporti intercorrenti fra gli organi dello Stato persona. Le principali forme di Go-verno sono la Repubblica, che può essere parlamentare ovvero presidenziale, e la Monarchia, assoluta o costituzionale.In base ai rapporti stabiliti fra lo Stato persona e le autonomie locali, poi, può aversi il centralismo, il regionalismo o il federalismo.Alla luce dell’assetto costituzionale tut-tora vigente, si può affermare che:

L’Italia è una Repubblica democratica parlamentare su base regionale, di tipo partecipativo, con forme di democrazia di-retta e con tutela speciale delle minoranze linguistiche, connotata dalla separazione e dall’equilibrio dei poteri, da reciproci bilanciamenti e controlli, da istituti di garanzia, dal riconoscimento di inviolabili ed inalienabili diritti fondamentali, dalla particolare attenzione per il benessere dei cittadini, la sicurezza sociale dei più deboli, la sanità, l’istruzione, il lavoro, la previdenza e gli altri servizi pubblici (Stato sociale) e dai principi dello stato di diritto.La domanda, a questo punto, è la seguente: è stato, di fatto, già instaurato un “regi-me”, in sostituzione del descritto assetto costituzionale della Repubblica italiana, tuttora formalmente vigente?Il regime può assumere le vesti dello Stato totalitario, come storicamente è avvenuto con il fascismo, con il nazismo e con le c.d. democrazie popolari, ovvero, ed è l’ipotesi che qui interessa, quelle di un governo autocratico.In particolare, il regime autocratico fon-

da il suo potere sulla forza carismatica del “capo”, sull’obbedienza dei sudditi, sull’autoreferenzialità, sulla preminenza delle forze di polizia rispetto agli organi di garanzia giurisdizionale, sul controllo dei mezzi d’informazione, sul dispregio di regole codifi cate (“lacci e lacciuoli”), sul vilipendio degli avversari politici.Alcune defi nizioni ed alcuni esempi possono meglio chiarire in quale dire-zione stia andando il destino politico del nostro Paese, cosicché ciascuno sia conseguentemente in grado di rispondere all’anzidetta domanda.La dittatura è quel regime che riduce o sopprime del tutto le libertà fondamentali dei cittadini ed impone il potere di un uomo o di un gruppo su tutti gli altri. (Cfr.: Dizionario di storia e geopolitica del XX secolo, a cura di Serge Cordellier, ed. Bruno Mondadori, 2001). La tirannide fonda il suo potere sulla particolare posizione di un capo popo-lare ed è, per lo più, sostenuta dal ceto mercantile e bottegaio (Cfr.: Antichità Classica, Garzanti, 2000).La demagogia si incentra nella partico-

“L’Italia è una Repubblica democratica parlamen-tare su base regionale, di tipo partecipativo, con forme di democrazia diretta e con tutela speciale delle minoranze linguistiche, connotata dalla se-parazione e dall’equilibrio dei poteri, da reciproci bilanciamenti e controlli, da istituti di garanzia, dal riconoscimento di inviolabili ed inalienabili diritti fondamentali, dalla particolare attenzione per il benessere dei cittadini, la sicurezza socia-le dei più deboli, la sanità, l’istruzione, il lavoro, la previdenza e gli altri servizi pubblici (Stato sociale) e dai principi dello stato di diritto.La domanda, a questo punto, è la seguente: è stato, di fatto, già instaurato un “regime”, in sostituzione del descritto assetto costi-tuzionale della Repubblica italiana, tuttora formalmente vigente?”

FORMA DI STATO E FORMA DI GOVERNOFORMA DI STATO E FORMA

ABCABC della Costituzione della Costituzione

politica

10 aprile 2010notiziario anpi

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politica

lare capacità di un uomo politico, abile parlatore, di convincere e trascinare il popolo. Secondo Aristotele (Politica), la demagogia segna il passaggio verso la tirannide. (Cfr.: ibidem). Ed ora, alcuni illuminanti esemplifi ca-zioni.– A proposito di dittatura. Erano con-siderati colpevoli di “avere annullato le garanzie costituzionali, distrutte le libertà popolari, compromesse e tradite le sorti del paese, condotto alla attuale catastrofe.” Così recitava il decreto luo-gotenenziale 27.7.1944, n. 159 (G.U. n. 41 del 29.7.1944, Serie speciale).– A proposito di tirannide. Insegna Platone che le leggi sono le mura della città. Chi dunque governando pretende di infranger-le, abbatte le difese della città e la rende facile preda dei barbari.– A proposito di demagogia. Era il cam-pione della democrazia, l’idolo del popolo, ma si distingueva per ignoranza, modi da strada, costumi perversi, sfrontatezza, smodato desiderio di adulazione, avidità, intrigo, ambizione senza scrupoli, dissi-mulazione, prepotenza, crudeltà, empietà mascherata da falsa devozione, slealtà politica. Tale era, secondo Aristofane, il demagogo Cleone, eletto stratego in Atene nel 424…Una sintesi alquanto illuminante relativa a tali perniciosi ed antidemocratici modi di governare si coglie in un pensiero, purtroppo quanto mai ancora attuale, di Giuseppe Garibaldi: “Il dispotismo suole corrompere una metà della Nazione per avvilire e incatenare l’altra”.Orbene, chi mai ci salverà dal pericolo grave, concreto ed imminente del muta-mento della forma di stato e della forma di governo, saggiamente elaborate dai Padri costituenti, verso un confuso guazzabuglio di demagogia, tirannide e dittatura, che si va sempre di più delineando all’orizzonte del Paese?Mentre così mi arrovellavo, mi sono im-battuto nel seguente pensiero, espresso da Maximilien de Robespierre, che potrebbe evocare le esigenze del tempo presente, pur se attualizzato nelle forme di una pacifi ca e democratica manifestazione di volontà popolare: “Quando una nazione è stata costretta a ricorrere al diritto di insurrezione, essa rientra nello stato di natura nei confronti del tiranno. Il pro-cesso al tiranno è l’insurrezione; il suo giudizio è la caduta della sua potenza; la sua pena è quella richiesta dalla libertà del popolo”.

Giancarlo Ruggieri

I primi mesi dell’anno 2010 non hanno portato notizie positive per il nostro Paese.Oltre ai dati economici, con la dimi-nuzione del lavoro e con il calo delle esportazioni, le notizie di indagini che hanno per oggetto il “malaffare” anche ad alti livelli, pur nella doverosa attesa degli sviluppi, sgomentano gli onesti e rafforzano nei loro propositi chi fa dell’illegalità un mestiere redditizio.L’art. 54 della Costituzione invita, anzi obbliga gli italiani a osservare la Costituzione e le leggi, e pretende molto di più da coloro che sono in-vestiti di pubbliche funzioni, ai quali impone di comportarsi con “disciplina e onore”.La scrivente associazione e i molti cittadini onesti avvertono come una grave ferita all’intera collettività tutti quei comportamenti illeciti che, se confermati, aggravano le condizioni del Paese, rallentano le sue possibilità di ripresa, abbassano continuamente il livello morale della società.Avvertono come scarse e labili siano le misure che vengono proposte dal Governo per combattere la criminalità a questi livelli e come siano state invece tempestive e pesanti le misure prese a carico di poveri e immigrati.

Avvertono anche come sia odiosa e controproducente la continua campa-gna contro i magistrati, cui vengono imputati persino atteggiamenti eversi-vi e che non vengono invece sostenuti in queste operazioni di pulizia.Tra breve, anzi, potranno essere ap-provate norme che tendono a sottrarre singole persone ai processi, ed altre, come la disciplina delle intercettazio-ni, di intralcio all’azione giudiziaria, norme che, in nome di una presunta difesa della privacy, impediranno l’accertamento di possibili reati in tempo reale e con fondamento di prova.L’associazione reggiana per la Costi-tuzione vuole stimolare la rifl essione dei cittadini e di quanti apprezzano il rispetto della legalità ad ogni livello, perché facciano sentire la loro voce in ogni occasione e con qualunque mezzo, aderisce alla mobilitazione di quanti, in nome dei valori costituzio-nali, manifesteranno pubblicamente la loro indignazione.

Mauro Bortolani

L’Associazione reggiana per la Co-stituzione ha sede in Via Roma 53 a Reggio Emilia (fax 0522/457375 – e. mail: [email protected])

MALAFFAREMALAFFAREL’ ’ art. 54 della Costituzione invita, anzi obbliga gli italiani a osservare la Costituzione e le leggi, e pretende molto di piùù da coloro che sono inve-stiti di pubbliche funzioni, ai quali impone di comportarsi con “disciplina e onore.

Un nota dell’Associazione reggiana per la Costituzione che volentieri ospitiamo su queste pagine.

FORMA DI STATO E FORMA DI GOVERNO DI GOVERNO

11aprile 2010notiziario anpi

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Avvio della manifestazione. Sul piedistallo del monumento, da sinistra: Alessandro Frignoli e Fiorella Ferrarini, vice presidenti dell’ANPI, il presidente Giacomo Notari al microfono e don Eugenio Morlini, che è stato un po’ l’anima della manifestazione (foto di Glauco Bertani)

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Da Nord a Sud:Reggio Emilia 1° marzo 2010Alleanza per la democraziaLa bella e partecipata manifestazione del 1° marzo pro-mossa da vari soggetti fra cui l’ANPI di Reggio Emilia si è svolta all’insegna della lotta alle mafi e. Si tratta in pratica, secondo lo spirito degli organizzatori, di una necessaria nuova Resistenza. Non è perciò a caso che il festoso corteo che ha percorso le strade cittadine – prima di approdare in piazza Prampolini – sia partito dal monumento alla Resistenza reggiana in piazza Martiri del 7 luglio.(g.b.)

Sopra il signifi cativo striscione sorretto da vari giovani, spicca il simbolo ideato da studenti dell’Istituto d’arte “G. Chieri-ci” come emblema della manifestazione: l’esigenza di giustizia come direzione ob-bligata di marcia (foto di Glauco Bertani)

Lo stesso simbolo “timbrato” sul volto di tanti manifestanti (foto di Angelo Bariani)

Alcuni momenti del manifestazione(foto di Angelo Bariani)

12 aprile 2010notiziario anpi

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Di nuovo il 10 febbraio scorso il Giorno del ricordo, istituito con apposita legge del Parlamento italiano nel 2004, è stato celebrato in tutta Italia e anche nella nostra provincia, quasi ovunque isolan-do la tragedia delle Foibe, e dell’esodo di 300.000 italiani dall’Istria e dalla Dalmazia, dal doloroso contesto in cui tali vicende vanno collocate. Non per un impossibile giustifi cazionismo ma per capire tali dolorosi eventi nel quadro dell’immane tragedia di un Novecento che ha visto l’orrore di guerre che lungo la prima metà del Secolo hanno provocato milioni di morti, fi no a quell’unicum che fu e rimane la Shoah. Ne abbiamo già scritto più di una volta su queste pagine, ma visto l’andazzo, conviene ribadire alcun i punti.L’infoibamento di alcune migliaia di ita-liani (ma anche di slavi collaborazionisti dei fascisti italiani e dei nazisti), fu una vicenda atroce, e sulla quale per troppi anni è calata una coltre di non giustifi -cabile silenzio. Avere per decenni escluso dalla memoria collettiva la tragedia degli infoibamenti è stato qualcosa di più di un errore da parte delle sinistre italiane. Che non furono però sole ad avere tale atteggiamento. A guerra fi nita anche la DC, allora e poi per decenni principale forza di governo, scel-se il silenzio su quelle vicende in cambio di analoga rimozione sui crimini di guerra commessi dalle forze armate italiane (in primis dalle camicie nere) nella Penisola balcanica a cominciare dalla Jugoslavia, quando fummo invasori a fi anco della Germania nazista. Dopo il 1948, col di-stacco di Tito dall’obbedienza sovietica, tutto l’Occidente (USA in testa) perseguì soprattutto l’obbiettivo di una Jugoslavia “deviazionista” come possibile alleata nella partita della Guerra fredda.Così la tragedia delle Foibe e il dramma dell’esodo di 300.000 italiani da Istria e Dalmazia è stata per decenni lascia-ta all’uso strumentale dei neofascisti dell’MSI, eredi di quel regime che in ter-ritori jugoslavi aveva perpetrato crimini di ogni sorta a partire dal 1920 e fi no a tutta la seconda guerra mondiale. E ricor-rentemente, anche qui a Reggio, gli allora missini poi aennini , fi n oltre la svolta di

Fiuggi, contrapponevano oscenamente, in prossimità di ogni 27 gennaio, le Foibe ad Auschwitz e alla Shoah.La tragedia della nostra frontiera orientale era partita, con gravi responsabilità ita-liane, già all’indomani della conclusione della prima Guerra mondiale, quando ottenemmo come bottino la penisola dell’Istria. Un territorio nel quale, sotto l’impero asburgico, le varie etnie (italia-ne, croate, slovene, ebraiche…) avevano potuto convivere, ciascuna libera di sviluppare la propria cultura, di avere proprie scuole, di usare liberamente la propria lingua.Sotto l’Italia, le cosiddette “terre reden-te” (c’erano costate 600.000 morti…) subirono un violento processo di sna-zionalizzazione degli slavi, un processo che si fece vieppiù violento con l’avvento del fascismo: Molti libri di storici seri ci hanno docu-mentato da anni quelle vicende. Ma i libri li leggono in pochi, mentre la bassa pro-paganda che passa per vari giornali e so-prattutto per le televisioni (talvolta anche quelle tacciate di essere “comuniste” dal cav. Innominabile) determinano il senso comune di molti italiani, contribuendo, come fanno da anni, a costruire le teste degli innamorati del cavaliere.Facciamo qui, anche come suggerimento di lettura, alcune citazioni dal grande scrittore triestino sloveno Boris Pahor:“Fin dal 1920 in questa regione pluriet-nica la repressione nazionalista colpì duramente le minoranze… la proibizione delle associazioni culturali e politiche, la chiusura delle scuole slovene e croate, l’italianizzazione forzata, a partire dalla lingua e dai nomi [...]”.E ancora:“frequentare la scuola italiana e parlare esclusivamente in italiano a dieci anni fu per me un trauma. Praticamente smisi di apprendere, di imparare… Spesso ci obbligavano a riempire le pagine del quaderno con frasi del tipo: ‘Devo parlare soltanto italiano’, […] Sberle, derisioni e punizioni corporali erano la nostra di-sgraziata realtà. […] Si accanirono anche sui sacerdoti e sulla gente di chiesa, la cui colpa era pregare e cantare in sloveno: anche loro venivano puniti con bicchieri

di olio di ricino[…]”.Quella di Pahor, autore tra l’altro dell’importante libro Necropoli, sulla sua esperienza di deportato in vari lager nazisti, non è la testimonianza faziosa di un fanatico fi loslavo. Nato nel 1913 a Trieste, Pahor è stato docente di lingua e letteratura italiana. Dunque un tipico uomo che sta “sulla frontiera” senza odio per le culture diverse dalla sua, che era ed è slovena. Le citazioni di cui sopra le traggo dal suo libro recante un titolo assai signifi cativo Tre volte no. No alla snazionalizzazione brutale operata dall’Italia fascista, No al nazismo, No al comunismo di Tito. Ma berlusconiani e postfascisti vari pre-feriscono continuare ad usare il ricordo delle foibe in modo del tutto strumentale isolando la tragica vicenda dal più ampio contesto costellato di colpe e di crimini che il regime fascista italiano ha compiuto in quelle terre a partire dal 1920 per giun-gere agli eccidi e alla distruzione di interi villaggi compiuti dal nostro esercito, alle-ato a quello hitleriano, nella aggressione alla Jugoslavia tra l’aprile 1941 e i primi di settembre ’43. Dimenticando altresì che diversi italiani dell’Istria, diversi di loro già gerarchi fascisti, militarono ancora, per esempio nella Milizia, al servizio dei nazisti, dopo l’8 settembre, distinguendosi particolarmente nelle repressioni contro i partigiani (slavi e italiani). E si noti che viceversa la gran parte dei soldati dell’esercito italiano – nonostante tutto – furono aiutati dalle popolazioni slave, dopo l’8 settembre, a salvarsi dalla deportazione da parte dei nazisti. E che, ancora, diversi soldati italiani militarono nelle formazioni della Resistenza jugoslava: dal capitano Valdo Magnani, al soldato Tonino Montanarini (caduto a Svilokos combattendo contro i tedeschi), per citare soltanto due dei tanti reggiani che compirono quella scelta.Insomma sì al 10 febbraio Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo, ma che sia dedicato al ricordo ed alla seria rifl essione storica su tutta la complessa e drammatica vicenda dei rapporti italo-slavi nella prima metà del secolo XX.

Antonio Zambonelli

ANCORA SULLE FOIBE E SULLA MEMORIA MUTILATASì al 10 febbraio Giorno del Ricordo. Ma che sia ricordo (e storia) di tutta la complessa e drammatica vicenda italo slava nella prima metà del secolo XX.

Nella foto, lo scrittore triestino slo-veno Boris Pahor

13aprile 2010notiziario anpi

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“Nella confusa realtà politica dell’Afganistan chi sono i Ta-lebani? Si può affermare, in proposito, che gli stessi sono l’espressione concreta di un movimento islamico (De tale-bano islamik Tehrik), nato nel 1994 a Kandahar in Afganistan ad opera di un gruppo di studenti integralisti, provenienti da scuole religiose coraniche pakistane (Madrase), che affi an-cò i mujaheddin, nel periodo in cui questi ultimi, conduceva-no operazioni di guerriglia contro il regime di Balrak Karmal. A seguito di non condivise decisioni politiche di quest’ultimi, gli studenti integralisti costituirono un loro Consiglio (Shu-ra), composto da un’ala militare combattente e da un’ala pret-tamente religiosa, retta dagli Ulema”.

Il burrascoso Medio Oriente ha portato alla ribalta, ancora una volta il movimento musulmano dei Talebani, le cui origini, motivazioni, e ideologia ne hanno costituito una delle forze ribelli più organizzate e temibili. Dal Pakistan, loro terra di origine, con azioni sempre più guerreggiate, si sono spinti in Afganistan, creando forti ripercus-sioni politiche negli stati vicini come l’Iran, ma anche verso i Paesi occidentali, in conseguenza degli stretti rapporti, sempre mantenuti, con l’organizzazione terroristica Al Qaeda.L’Afganistan (stan = terra – terra degli Afgani) territorio nel quale fi no al 1747 si sono succedute dominazioni di greci, parti, unni, cinesi, indiani, mongoli, persiani, turchi, fi no all’affermarsi di una dinastia autoctona con Ahmed Durrani proclamatosi re di uno Sta-to, sicuramente non pacifi cato, sconvolto da una serie infi nita di guerre, dirette in particolare contro l’Inghilterra, che aveva sorretto economicamente i vari regnanti, i quali si erano succeduti nei se-coli. Tra ostilità, tregue, trattati, la situazione di estrema instabilità interna ebbe fi ne nel 1920 quando con il Trattato di Rawalpindi la Gran Bretagna riconobbe per la prima volta l’indipendenza dell’Af-ganistan, attribuendosi una particolare forma di protettorato.Nell’occasione fu nominato re l’emiro Aman Ullah Shah, che ven-ne deposto nel 1929, evento questo, che dette luogo ancora a tutta una lunga serie di tumultuose vicende, fi no alla presa del potere nel 1978 da parte di Balrak Karmal, che per fare fronte alla guerriglia interna, scatenata dai mujaheddin, si rivolse a Mosca chiedendo aiuti militari. Ebbe inizio, da quel momento, un periodo veramente tragico, di feroce guerriglia, per il travagliato Paese e fu solo nel 1986, sotto la presidenza di Muhammed Najibullah, che Gorbaciov decise di ritirare le truppe sovietiche dall’Afganistan.Da quel momento i mujaheddin ripresero con estremo vigore la loro campagna militare, infl iggendo pesanti sconfi tte all’esercito regola-re e arrivando nel 1995 ad occupare Kabul, nominando presidente della Repubblica Burhanuddin Rabbani dopo avere destituito Na-jibullah.Da questo particolare momento storico, il movimento dei mujahed-din, noto come Alleanza del Nord, formato da numerosi gruppi di diverse etnie (hazari, uzbeki, turkmeni e soprattutto tagiki e pasthun) viene infi ltrato dal movimento dei Talebani, il quale ac-quista progressivamente sempre maggiore potere, tanto da arrivare alla destituzione di Rabbani, imponendo al Paese un governo rigi-damente islamico. Nel 1998 l’opposizione interna, alleandosi con le truppe regolari di Rabbani e sotto la guida del leggendario Ahmad

Massud detto il “Leone del Panshir”, riuscì a frenare la diffusione talebana e la guerriglia tra le parti continuò, con alterne vicende, sino al 2001, quando, a fi anco delle forze governative, vi fu l’inter-vento militare degli Stati Uniti. L’intervento fu dovuto al rifi uto dei talebani di consegnare agli USA Osama Bin Laden, ritenuto capo di Al Qaeda e responsabile dell’attentato alla Torri gemelle di New York.Nel novembre del 2002 le forze alleate sotto la guida di Abdul Rashid Dostub, che aveva preso il posto di Massud, ucciso in un attentato il 13 settembre del 2001, i talebani furono ricacciati fi no a Kandahar, liberando Kabul, Mazar.i.Sharif, Islamabad, Ghazi e Kunduz. Rabbani si dimise e fu eletto un governo provvisorio, composto da 29 componenti sotto la presidenza del pasthun Hamid Karzai.Coordinata dal mullah Mohammed Omar, la guerriglia talebana era rimasta attiva in tutto il Paese, mentre molte nazioni occidentali, sotto la denominazione ISAF (International Security Assistance Forces), affi ancarono le truppe USA con compiti di assistenza alla popolazione e di ristabilimento della pace. Nell’aprile del 2003 l’ex re Zahir Khan rientrò in patria, a seguito del pressante invito di Kar-zai, che voleva assicurarsi l’appoggio al governo della componente monarchica.Nel 2005 e 2009 Karzai venne eletto con regolari elezioni, indette per dare un senso a una democrazia incerta e molto contestata dalla componente tagika di Abdullah Abdullah.Nella confusa realtà politica dell’Afganistan chi sono i Talebani? Si può affermare, in proposito, che gli stessi sono l’espressione concreta di un movimento islamico (De talebano islamik Tehrik), nato nel 1994 a Kandahar in Afganistan ad opera di un gruppo di studenti integralisti, provenienti da scuole religiose coraniche pa-kistane (Madrase), che affi ancò i mujaheddin, nel periodo in cui questi ultimi, conducevano operazioni di guerriglia contro il regime di Balrak Karmal. A seguito di non condivise decisioni politiche di quest’ultimi, gli studenti integralisti costituirono un loro Consiglio (Shura), composto da un’ala militare combattente e da un’ala pret-tamente religiosa, retta dagli Ulema. La loro fede prendeva origine dai principi della legge islamica (Shari-a) che propugnava la lotta alla corruzione, la restrizione della libertà per le donne, obbligate a portare il burqa, a rimanere confi nate in casa se non accompagnate da un parente maschio, a non sottoporsi a visite mediche, né eserci-tare alcun mestiere, a non frequentare scuole, ecc. Nettamente con-

esteroTALEBANI

TALEB 14 aprile 2010

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che cosa vogliono?

tro, inoltre, alle culture straniere, mettendo al bando cinema, televisione, internet, com-puter, telefono, spettacoli teatrali e concerti. Venivano istituite pene corporali per i non osservanti a mezzo frustate, impiccagioni, lapidazioni, amputazioni di arti, ecc. e la di-struzione di tutte le opere, che avevano avu-to origine prima dell’avvento dell’Islam. Impressionante la distruzione, a seguito di una apposita Fatwa del mullah Omar, delle due statue di Buddha del III secolo d.c. una delle quali alta 12,5 metri e l’altra di 11,0 metri, che costituivano la massima espres-sione dell’arte Ghandara.Di etnia prevalente pasthun, con minoranze tagike, uzbeke e hazara, i talebani estesero la loro infl uenza, dapprima in gran parte del sud dell’Afganistan nelle province di Hel-mand, Orzugan e Zabul e in seguito, dopo durissimi scontri contro l’esercito regolare del presidente Rabbani e dei suoi alleati mu-jaheddin guidati dal famoso Massud, con-quistarono la capitale Kabul, imponendo a tutta la parte occupata del Paese il regime strettamente integralista descritto sopra.Alla richiesta di riconoscimento in qualità di governo legittimo dell’Afganistan, avanzata dal mullah Omar, risposero positivamente solamente Arabia Saudita, Pakistan ed Emi-rati arabi, mentre l’ONU e il suo Consiglio di Sicurezza mantennero il riconoscimento del passato governo di Rabbani, ritirando, nel contempo, dal Paese le proprie Organiz-zazioni umanitarie. Isolati nel contesto internazionale ed in seguito obbligati dalle forze Isaf a lasciare gran parte del Paese ed a rifugiarsi sulle montagne del Sud, i talebani dopo avere istituito una ferrea alleanza con l’organiz-zazione terrorista Al Qaeda, ripresero le ostilità scatenando una sanguinosa guer-riglia e attentati suicidi. Si ricordano con particolare dolore quelli contro i militari ita-liani (Nassirjia del 12.11.2003 e Kabul del 17.9.2009) e le uccisioni di civili di Kunduz del 4.9.2009.La situazione politico-militare dell’Afga-nistan rimane a tutt’oggi grave, dominata

com’è da una estrema incertezza, inerente i suoi sviluppi, da considerasi potenzialmen-te pericolosi, non solo per il Medio Oriente, ma per il mondo intero, mentre si fa strada il convincimento che i trascorsi anni di guerra abbiano risolto ben poco, mentre l’impas-se militare dell’esercito americano, ricorda sempre più chiaramente la vicenda vietna-mita. Sul campo, infatti, le truppe stranie-re affrontano un nemico che sia sul piano tattico, che su quello politico, dimostra un evidente pragmatismo. Al Qaeda artefi ce del movimento talebano, si adatta sempre più alle idee degli “infedeli” e i suoi campi di addestramento sono pieni di manuali di rivoluzionari occidentali, che trattano con dovizia di particolari, il concetto di “guer-ra di quarta generazione” e la teoria delle “tre fasi della guerriglia” di Mao Tse Tung. L’organizzazione talebana è riuscita, quin-di, a mescolare con successo le credenze religiose, con il pensiero strategico classico e contemporaneo della guerriglia.A dimostrazione della bontà della loro or-ganizzazione, a metà gennaio 2010, Kabul è stata per un giorno, dopo sei ore di tragica guerriglia, nelle mani dei talebani, giudica-ti, piuttosto sommariamente, dall’inviato di Obama Richard Holbrooke, come un gesto di “disperati”, che ha dimostrato, peraltro, una abilissima regia militare e mediatica ad un mese dalla elezione di Karzai e la capacità di infi ltrarsi nella capitale, come e quando si voglia, facendo percepire alla popolazione afgana che è in atto un movi-mento di liberazione nazionale che resiste allo straniero invasore.Di fronte a questo stato di cose gli Usa non vedono alternative alla continuazio-ne dell’appoggio a Karzaj e all’instaurare una nuova strategia nella conduzione della guerra, come hanno dimostrato le ultime operazioni belliche, condotte nella regione di Helmand. Attaccando con 15.000 militari la roccaforte talebana di Marjah, conquista-ta con estrema facilità, vista la ritirata dei ri-belli dal centro, i quali, peraltro, rimangono militarmente molto attivi nelle campagne,

che circondano la città. Istituendo sul posto potenti presidi armati, formati in preminen-za da truppe afgane, per evitare il ritorno dei miliziani e per dare il senso alla popolazione locale che è sempre attiva e forte l’autorità del governo centrale, si sta mettendo a pun-to una nuova conduzione delle operazioni militari, che il comando ISAF considera defi nitivamente vincenti, anche se in tempi, valutati dal generale Petraeus, non inferiori a 16-18 mesi..Nel frattempo, la Segretaria di stato Clinton avanza forti pretese nei riguardi del gover-no di Kabul e della comunità internazionale, affi nché si faccia molto di più per una po-polazione, attirata dai messaggi di indipen-denza e redenzione, trasmessi col martirio dei kamikaze.La Segreteria di Stato vuole “riforme” e non chiude la porta alla politica della “riconci-liazione”, vedendo positivamente le apertu-re attuate dal governo Karzai per il recupe-ro, la reintegrazione sociale e la protezione dei talebani, che accettino la resa, aperture che esponenti del movimento armato ribelle hanno denominato una vuota chimera, raf-forzata dal messaggio, arrivato al summit di Londra per la pacifi cazione di Afganistan e Yemen, di fi ne gennaio 2010, col quale si giudica la conferenza “... solo una perdita di tempo...”. Lo sforzo civile che, in tutti i casi e con mol-ta fatica, si sta attuando, mentre si rafforza, nel contempo e sensibilmente, la forza bel-lica, come voluto da Obama, non può non proporsi di cercare ancora un dialogo con la parte meno estremista dei talebani, poiché senza dialogo non si conseguirà mai nulla di decisamente positivo, anche con l’utilizzo dei più potenti armamenti. Risulta sempre più necessario, quindi, lavorare insieme ai leader locali, al governo, alla popolazione civile e, con discrezione, agli apparati inter-nazionali, per tentare di pacifi care fi nalmen-te il disastrato Paese.

Bruno Bertolaso

esteroNI.

BANI 15aprile 2010

notiziario anpi

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“E’ la triste conclusione di una storia di fi -nanza allegra e piroette borsistiche”, così Alessandro Penati commentava su “La Re-pubblica” all’inizio di febbraio (A. Penati, Burani, il lato oscuro degli affari di fami-glia, “la Repubblica”, 6 febbraio 2010) la notizia della richiesta di fallimento per il

Gruppo Burani presentata dalla procura mi-lanese. E qualche giorno prima, sulle pagine de “Il Sole 24 ore”, Fabio Pavesi scriveva: “E’ come se ci siano stati, in tutti questi anni, due Burani. Due facce della stessa famiglia. Quella che produceva abiti e quella che si dedicava all’azienda come fosse una grande lotteria fi nanziaria” (F. Pavesi, Il movimento del titolo fra i segreti di famiglia, “Il So-le24Ore”, 26 gennaio 2010).Se i due più autorevoli quotidiani in mate-ria economica, e il secondo certamente per orientamento e proprietà molto vicino ai grandi gruppi industriali nazionali, conver-gono su una valutazione così dura della si-tuazione prodottasi all’interno del Mariella Burani Fashion Group (MBFG), una ragio-ne ci sarà.Ma prima delle considerazioni di natura economica (ed etica) sui fatti specifi ci e del-le conclusioni di natura più generale che da essi si possono trarre, cerchiamo di capire che cosa è successo e perché è successo, ri-cordando che il MBFG, sviluppatosi a parti-re dall’azienda Selene, fondata nel 1960 da Mariella e Walter Burani, controlla circa 40 società (tra le quali Antichi pellettieri, Coc-

cinelle, Gioielli d’Italia) operanti nell’area del “lusso accessibile” e in particolare nel settore dell’abbigliamento, della pellette-ria, del gioiello e del digitale. Il quartiere generale è a Cavriago, le sedi produttive e distributive in Emilia, Romagna, Lombar-dia, Toscana, i punti vendita in tutta Italia e in tutto il mondo. I dati dell’ultimo bilancio consolidato, riferito all’anno 2008, certifi -cano 2.212 dipendenti, ricavi per 700 milio-ni e una perdita netta di quasi 78 milioni. Oltre MBFG, la famiglia Burani controlla altre due società quotate in borsa, Greenvi-sion Ambiente e Bioera, attive la prima nel-la costruzione e gestione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili e nella realizzazione di prodotti eco-compati-bili per applicazioni industriali e la seconda specializzata nella produzione e vendita di prodotti biologici e naturali, cosmesi natu-rale e integratori alimentari.Veniamo dunque alla cronaca, partendo, come in certi fi lm gialli, dalla fi ne. Lo scor-so 17 marzo il Tribunale di Reggio Emilia ha dichiarato lo stato d’insolvenza di Ma-riella Burani Fashion Group, dando formal-mente il via libera alla procedura che, entro

economia

Una lezione da imparare:Una lezione da

“Come la vicenda evolverà e come si concluderà lo vedremo nel corso dei prossimi mesi. Quello che credo possa essere importante, oggi, al di là delle valutazioni personali che la ca-duta del Gruppo Burani può sug-gerire, è stabilire se si possano trarre alcune considerazioni di carattere generale. Io ritengo di sì, almeno una, importante, che racchiude in sé sia ciò che si deve che ciò che non si deve fare. Bisogna fare le cose che si sanno fare bene...”

16 aprile 2010notiziario anpi

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un mese, potrebbe portare all’ammi-nistrazione straordinaria del gruppo di moda, secondo le norme del cosiddet-to “Prodi-bis”. Il pronunciamento se-gue, a poco più di un mese di distanza, quello dei giudici della seconda sezio-ne civile del Tribunale di Milano, che a febbraio avevano dichiarato il fal-limento di Burani Designer Holding (Bdh), la società di diritto olandese a monte della catena di controllo del MBFG.Questi provvedimenti giudiziari sono il risultato della drammatica situazio-ne in cui versava il Gruppo, come te-stimonia il lungo braccio di ferro tra la famiglia e le banche creditrici per trovare una soluzione all’esposizione fi nanziaria di MBFG, pari a quasi, si parla di fi ne gennaio, 500 milioni di euro, ai quali devono aggiungere cir-ca 140 milioni delle altre due aziende quotate. In più ci sono le “scatole” non quotate (Bdh e Greenholding) e anche la Finitaldreni, la società im-mobiliare di famiglia (F. Pavesi, Asset Burani: tanto debito, poco valore, “Il Sole24Ore”, 31 gennaio 2010). Ma come si è arrivati a questo pun-to, a un debito di quasi un miliardo di euro?Gabriele Franzini ci dà le dimensio-ni quantitative del grande vortice di acquisti e vendite sui propri titoli organizzato dalla famiglia: “In poco più di 5 anni la famiglia Burani, di-rettamente o attraverso società da essa controllate, ha acquistato e venduto 75 milioni di azioni di Mariella Bura-ni: 5 volte il fl ottante, cioè la quantità di titoli sul mercato. Dall’inizio del 2004 all’agosto 2009, quando le con-trattazioni sul titolo sono state sospese dalle autorità di Borsa, la famiglia Bu-rani, direttamente o attraverso socie-tà da essa controllate ha comprato e venduto azioni Mariella Burani per un controvalore superiore a 1,2 miliardi di euro” (G. Franzini, Il grande vorti-

ce, “TeleReggio”, 18 febbraio 2010).Fabio Pavesi illumina invece sul modus operandi: “Giovanni Burani offriva titoli delle quotate, ma anche delle scatole non quotate (…) con la promessa di un riacquisto in tempi successivi a prezzi ovviamente mag-giorati. Una sorta di investimento garantito a una pletora di soggetti. In gergo contratti con l’elastico: opzioni (…) sui titoli delle società della ga-lassia che fi nché i valori salivano ac-contentavano tutti. Il problema è che questo gioco funzionava al rialzo. Se i titoli perdevano quota i Burani dove-vano comprare titoli svalutati a prezzi superiori”. Inoltre va segnalata, nel 2005, una rivalutazione di marchi e avviamenti da 123 a 300 milioni, che ha portato il valore degli attivi imma-teriali a superare quello del patrimo-nio netto.Per completezza d’informazione, si deve segnalare anche un risvolto pe-nale della vicenda: Walter Burani e il fi glio Giovanni sono indagati, insieme ad una terza persona, per i reati di ag-giotaggio, falso in bilancio, ostacolo all’attività degli organi di vigilanza e frode fi scale. A onor del vero devono essere ricordati anche i meriti impren-ditoriali ed umani di Walter Burani e Mariella Arduini, il loro impegno di tanti anni nel lavoro ma anche verso la comunità cavriaghese in partico-lare e reggiana in generale, e non a caso la stragrande maggioranza dei dipendenti ha mostrato, anche nel-le fasi diffi cili della vicenda, grande fi ducia nei confronti del “dottore” e della “Mariella”. Inoltre il contesto di crisi generalizzata non ha certamente aiutato il Gruppo ad uscire dalle diffi -coltà, che pure, come abbiamo visto, datavano da diversi anni fa. In ogni caso oggi la situazione è defi nitiva-mente compromessa, e al di là della soluzione tecnica che verrà adottata per gestire il futuro, resta il fatto che

le conseguenze per molti lavoratori e per tanti (piccoli) azionisti non po-tranno che essere drammatiche.Come la vicenda evolverà e come si concluderà lo vedremo nel corso dei prossimi mesi. Quello che credo pos-sa essere importante, oggi, al di là del-le valutazioni personali che la caduta del Gruppo Burani può suggerire, è stabilire se si possano trarre alcune considerazioni di carattere generale. Io ritengo di sì, almeno una, impor-tante, che racchiude in sé sia ciò che si deve che ciò che non si deve fare. Bisogna fare le cose che si sanno fare bene. Questo non signifi ca rimanere uguali a se stessi o a rinunciare alle opportunità di crescita offerte dalla fi nanza. Signifi ca ancorare la crescita imprenditoriale alla componente pro-duttiva, manifatturiera della propria attività, individuando e privilegiando il proprio core business. La diversifi -cazione è utile, a volte necessaria, ma più ci si allontana dalla vocazione ori-ginaria, dalla specializzazione su cui si è fondato il successo dell’impresa, più i rischi crescono. La centralità del lavoro, della produ-zione (compresa l’innovazione e la tecnologia) non è uno slogan obsole-to, è una regola estremamente attuale, soprattutto nelle situazioni di crisi, che segna il discrimine tra imprese (ed economie) sane e non. Conseguente-mente si deve trattare la fi nanza non in modo speculativo, come obiettivo a sé stante, ma come strumento per lo sviluppo e il miglioramento com-petitivo dell’impresa, garantendo ade-guati livelli di trasparenza. Tutto ciò chiama in causa il sistema fi nanziario nel suo complesso, che deve produr-re (e far rispettare) regole del gioco corrette a tutela dei lavoratori e degli investitori.

Giorgio Bonetto

economia

le vicende del Gruppo Burani tra vocazione industriale e turbofi nanza

Una lezione da imparare:da imparare:

17aprile 2010notiziario anpi

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cultura

Mille studenti al Viaggio della Memoria 2010, orga-nizzato da Istoreco, hanno concluso il loro cammino all’estero, che li ha por-tati in Polonia, in visita ai campi di sterminio e con-centramento di Auschwitz/Birkenau e alla città di Cra-covia.

Cosa portano a casa da Cracovia, Au-schwitz e Birkenau gli studenti reggia-ni?Sono tornati a casa dopo un’esperienza che – così hanno detto – diffi cilmen-te dimenticheranno. Mille studenti del Viaggio della Memoria 2010 organiz-zato da Istoreco hanno concluso il loro cammino all’estero, che li ha portati in Polonia, in visita ai campi di sterminio e concentramento di Auschwitz/Birke-nau e alla città di Cracovia. Mille ragaz-ze e ragazzi con i loro professori delle scuole superiori di tutta la Provincia di Reggio Emilia hanno preso parte al Viaggio 2010 in tre distinte spedizioni settimanali, dal 15 di febbraio sino al 6 di marzo. Con loro, privati cittadini e amministra-tori come Gianluca Chierici, presidente del Consiglio Provinciale, Gian Luca Marconi, sindaco di Castelnovo Mon-ti, Ilio Patacini, presidente del CCFS, William Reverberi presidente del CONI Emilia Romagna e anche il partigiano Chico Catellani dell’ANPI Reggio Emi-lia.

Ma il percorso del Viaggio della Memo-ria 2010 non si conclude qui: come il viaggio in Polonia è stato anticipato da una lunga serie di incontri preparatori – con studiosi e testimoni diretti dell’Olo-causto e della Resistenza in Europa – ora proseguirà con laboratori artistici, per rifl ettere e elaborare quanto vissuto durante l’esperienza polacca. E la conclusione sarà affi data a giornate importanti alla fi ne di aprile, con il gran fi nale durante la Notte della Liberazio-ne, in programma a Reggio Emilia saba-to il 24 aprile 2010.Divisi in piccoli gruppi hanno visitato i campi di sterminio e concentramento e la bella città polacca, divisa fra le testi-monianza di un passato glorioso, della vita della comunità ebraica e ricordi oscuri dell’occupazione nazista.Il progetto 2010 ha portato nei luoghi teatro di alcuni dei momenti più orribili della seconda guerra mondiale e dello sterminio giovani iscritti a tutti i poli scolastici reggiani: Cattaneo/Dall’Aglio di Castelnovo Monti; ex Motti di Cor-reggio; Gobetti di Scandiano; Russell di Guastalla; D’Arzo di Montecchio; ITI Nobili, Spallanzani, Zanelli, Matil-de di Canossa, Iodi, BUS Pascal, Sca-ruffi Levi, Tricolore, Moro, Chierici e la Scuola Internazionale di Comics di Reggio.

Cosa portano a casa da Cracovia, Au-schwitz e Birkenau gli studenti reggia-ni?Potete leggere su www.istoreco.re.it il diario giorno per giorno di tutti i tre i viaggi. Qui di seguito riportiamo alcuni stralci due articoli.

Viaggio della Memoria 2010 Auschwitz/Birkenau

“Sono tornati a casa dopo un’esperienza che diffi cilmente dimenticheranno...”

Dubbi sulla libertà all’ingresso del campo Auschwitz

come ilMemo-o-

18 aprile 2010notiziario anpi

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culturaViaggio

della Memoria 22-27 febbraio 2010

26.02.2010, Auschwitz-Birkenau

Noi studenti, più di trecento in totale, prendiamo parte alla commemorazione conclusiva del Viaggio della Memoria di Istoreco. “Niente ha senso ma tutto ha logica: questa è la colpa” è la frase che rias-sume nella maniera più signifi cativa il pensiero dei partecipanti: il dramma della Shoah non può essere spiegato nel suo “perché”, ma solo nel suo “come”, cioè non se ne può fornire una giustifi -cazione sensata bensì solo una descri-zione logica, poiché è stato attuato, non da mostri animati da furore omicida, ma da uomini che perseguivano un pro-getto effi ciente e razionale. Radunati attorno al vagone merci, mo-numento al centro di Auschwitz II, ab-biamo infi ne trovato un momento per rifl ettere insieme su quanto visto in questa settimana di viaggio, che ci ha portato a visitare sia le bellezze artisti-che di Cracovia, sia il ghetto e il campo di concentramento.Nella visita del quartiere ebraico di Cracovia, in cui sono state girate nu-merose scene del fi lm Schindler’s List, si trovano ben sette sinagoghe, di cui due aperte alla visita. A fi anco a quella detta di Remuh, edifi cata nel ‘500, in onore della virtù della rinuncia per lo Shabbat, e adibita ad obitorio durante la

guerra, si trova il caratteristico cimitero ebraico, che, come prescrive la Torah, non può mai essere spostato ed è quindi costruito su vari strati aggiunti col pas-sare delle generazioni.Tuttavia, prima della tappa nel quartie-re ebraico, la visita della città ci ave-va condotti a Podgórze, zona dell’ex-ghetto edifi cato dai nazisti nel 1940 per concentrarvi la comunità di origi-ne ebrea di Cracovia, che prima della guerra contava quasi 70.000 individui. Adesso, invece, a prova dell’effi cienza spietata dell’azione tedesca, essa am-monta a 126 persone. Tale area era cir-condata da un muro alto fi no a tre me-tri, le cui arcate ricordavano in maniera crudele le tombe tradizionali ebraiche, ed aveva non solo lo scopo di “ripulire” la città dagli Ebrei, ma anche la fun-zione di annientarli psicologicamente e fi sicamente, attraverso la mancanza di alimenti e di spazio. Una serie di sedie vuote sparse per la piazza al centro del ghetto rappresenta coloro che a causa della sua istituzione sono venuti a man-care: uomini e donne, giovani e anzia-ni stremati dalla penuria di cibo, dagli stenti del campo o liquidati attraverso le ciminiere di Auschwitz. La piazza ospita anche un esempio di resistenza al regime: Tadeusz Pan-kiewicz farmacista e riconosciuto come Giusto fra le nazioni”. Nella sua farma-

Visita guidata nella neve di Auschwitz II – Birkenau

Visita nel quartiere ebraico Kazimierz a Cracovia

La Redazione del viaggio:Carlo Heissenberg, Susanna Mattioli, Alice Patria, Riccardo Pelli, Beatrice Pizza-rotti, Sara Tagliavini, Silvia Acquotti Liceo Ariosto-Spallanzani Reggio Emilia“Durante questa commemorazione, sotto il cielo grigio, vicino al vagone merci molti si avvicinano al microfono, sperando che le proprie parole riescano a non cadere nella banalità e a catturare l’attenzione degli ascoltatori: c’è chi inter-viene in maniera concisa, chi racconta le sue impressioni, alcuni compongono proprie rifl essioni, esprimono la loro esperienza, taluni la esternano tramite cita-zioni, mentre altri ancora richiamano all’attenzione coloro che ancora soffrono, in Ruanda ad esempio, o la cui tragedia si è da poco conclusa, come in Jugosla-via”.

VVisita nel quartiere ebraico o Kazimierz a CracoviaV co

19aprile 2010notiziario anpi

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cultura

cia Pod Orlem molti sono riu-sciti ad organizzare una fuga o a procurarsi, di nascosto, il necessario per sopravvivere.Naturalmente un altro simbo-lo di giustizia è la fabbrica di Oskar Schindler, che, come narrato nel famoso fi lm, riuscì a salvare 1.100 Ebrei dalla de-portazione, attraverso l’impie-go in attività considerate “ne-cessarie” al Reich; tale stabili-mento, specializzato allora in produzione di oggetti smaltati, è ora adibito a museo.Tuttavia a qualche chilometro da Wawel è situato il più vasto cimitero che l’umanità abbia mai conosciuto: Auschwitz. Edifi cato nel 1940 nei pressi della cittadina di Oswiecim (in tedesco Auschwitz) per il “trattamento” dei cosiddetti oppositori politici, per primi deportati a causa del sovraf-follamento delle carceri, tale campo fu ampliato nel 1942 vicino al paese di Brzezinka (o Birkenau) con un più va-sto progetto denominato Au-schwitz II. Successivamente adibito allo sterminio tramite gas o lavori forzati, fu teatro dell’annientamento di circa 1.400.000 persone tra Ebrei di tutta l’Europa, prigionieri sovietici, nomadi Sinti e Rom, prigionieri politici polacchi e tutti gli uomini ritenuti “peri-colosi” per il Reich. Per quan-to riguarda Auschwitz III, esso fu invece eretto nei pressi di Monowitz per facilitare lo sfruttamento dei prigionieri da parte dell’azienda chimica IG-Farben.Durante questa commemo-razione, sotto il cielo grigio, vicino al vagone merci molti si avvicinano al microfono, sperando che le proprie paro-le riescano a non cadere nella banalità e a catturare l’atten-zione degli ascoltatori: c’è chi interviene in maniera concisa, chi racconta le sue impressio-ni, alcuni compongono proprie rifl essioni, esprimono la loro

esperienza, taluni la esternano tramite citazioni, mentre altri ancora richiamano all’atten-zione coloro che ancora sof-frono, in Ruanda ad esempio, o la cui tragedia si è da poco conclusa, come in Jugoslavia.Il fi lo spinato alle spalle del vagone riluce debolmente, mentre ciascuno ripensa a ciò che più l’ha colpito durante la visita di quel luogo: montagne di capelli pronte per l’utilizzo nell’industria tessile, mucchi di scarpe, valigie, preziosi sot-tratti ai morituri per fi nanziare lo “sforzo bellico”, granelli di polvere conservati in teche espositive, simili a quelli che attraverso le feritoie delle ca-mere a gas diedero la morte a decine di migliaia di persone. Alla fi ne della cerimonia a ognuno viene consegnato un fi ore bianco, affi nché lo posi nel luogo che ritiene rappre-senti meglio in sé la memoria di coloro che lasciarono questa vita da questo campo, come simbolo del ricordo eterno e come suggello alla promes-sa che qualcosa di simile non accada più. E benché in que-sto luogo ogni baracca, ogni reticolato e forse anche ogni albero, muto testimone dello sterminio, sia in realtà degno di accogliere tale pegno, è in-dubbiamente importante che qualcuno si ricordi di adagiare il suo fi ore là, dove la “solu-zione della questione ebraica” raggiunse la sua massima effi -cienza: là, dove un cartello ras-sicurava coloro che entravano negli edifi ci sormontati da cupe ciminiere con una scritta in molte lingue, recitante “Ba-gni, docce, disinfestazione”.Con queste rifl essioni ci ac-cingiamo a fare ritorno nelle nostre “tiepide case”, come scrive Levi, con la speranza di aver raggiunto lo scopo di questo viaggio:scolpire la me-moria di quest’esperienza nel nostro cuore.

L’intervento di Gian Luca Chierici, presidente del Consiglio Provinciale

20 aprile 2010notiziario anpi

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cultura

Lunedi’ 22.O2.2OlO / ore 4.45Dopo la partenza dal piazzale del polo scandianese Gobetti abbiamo fatto tappa in quello del tribunale di Reggio Emilia per caricare la classe dell’istituto Iodi, che ci avrebbe accompagnato in questo viag-gio alla scoperta dei luoghi della memoria; classe che si è rivelata più tranquilla delle aspettative con nostra sorpresa e imbarazzo per esserci lasciati vincere dal pregiudizio sui professionali, poi smentito dai fatti. Possiamo dire che, alla realtà dei fatti, nessuno ha affrontato sin dalla partenza questo viaggio con lo spirito necessario, essendo questa la Gita, l’ultima gita della carriera scolastica per molti di noi. Eccezion fatta per i primi minuti di viaggio, caratterizzati da un tumulto generale creato dalla solita eccitazione per la partenza, l’orario ha fatto si che nel pullman calasse la calma; abbiamo accolto l’an-nuncio dell’orario della sosta con gioia anche se con la consapevolezza che sarebbe stata dura aspettare due ore e mezza per riacquistare la posizione eretta. All’albeggiare le relazioni sociali hanno registrato una ripresa, almeno tra gli studenti occupanti gli ultimi posti del pullman tra i quali sono anche io, e ho così iniziato a scrivere la prima pagina del mio resoconto di questo viaggio, che si preannuncia tanto interessante culturalmente quanto fi sicamente provante.

Martedi’ 23.O2.2OlO/ore 9.3OIl nostro eroico autista fi nalmente riesce a sconfi ggere l’odiato lettore DVD e può quindi avere inizio la visione dello storico fi lm di Spielberg sopra citato, seguito dalla maggior parte degli occupanti del pullman, nonostante le lamentele di qualcuno, si deve ammettere che Schindler’s list è un vero e proprio capolavoro.

Dopo la fi ne del primo dei due dischi su cui è registrato il fi lm, arriviamo nella prima area di sosta in terra polacca e cogliamo l’occasione per una sosta rigeneratrice, durante la quale lo stupore di quelli interessati al fi lm, trova uno pseudochiarimento nelle parole di uno studente del Gobetti, che attribuisce la sua noia al grande numero di fi lm sugli ebrei visti in precedenza, ed è sempre uno studente del Gobetti che ribatte a questa affermazione con una risposta che credo sia giusto riportare: “Posso capire le sue ragioni, però, noioso Schindler!?”.

/ore 2O.3OA seguito della cena, io e il mio collega reporter di questo viaggio, ci siamo presentati alla riunione della Redazione del Viaggio della Memoria e dopo alcuni cenni riguardo gli “impegni editoriali”, ci siamo recati nella mia camera per aggiustare gli appunti presi in questi due giorni di viaggio, e renderli in una forma quanto più possibile comprensibile e ordinata.

Diario di Davide Beghi Istituto Gobetti Scandiano

“Ho paura di scadere un po’ nel banale, comunque dopo una mia piccola considera-

zione personale devo dire che veramente interessante e toccante si è dimostrato il

museo allestito all’interno del campo di Auschwitz che

si è rivelato a tratti terrifi -cante ma estremamente

signifi cativo al contempo”.

L’intervento di Gian Luca Marconi, sindaco di Castelnovo Monti

Parlano gli studenti reggiani

21aprile 2010notiziario anpi

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cultura

Mercoledi’ 24.O2.2OlO /ore l6.3OAbbiamo appena fi nito la giornata di visite ai campi Auschwitz I e Auschwitz II Birkenau.Terribile, agghiacciante, nonostante l’italiano sia una delle più espressive lingue al mondo quando usata per descrivere stati d’ani-mo e sentimenti, faccio fatica a trovare le parole per raccontare i luoghi, le atmosfere e le sensazioni che si sono susseguite oggi nella visita delle vere e proprie industrie della morte.La cosa che penso rimanga più impressa è il silenzio tangibile, den-so, immobile, che rende superfl ue le raccomandazioni riguardo il rispetto per un luogo di tortura e morte per migliaia, milioni di per-sone innocenti.Immersi in questo silenzio irreale, nel quale i commenti si spengono ancora prima di essere pronunciati, i pensieri affollano la mente, l’incredulità prende possesso di molti di noi quando ci chiediamo come un essere umano abbia potuto concepire, consapevolmente, e poi mettere in pratica un progetto che avrebbe portato alla sofferen-za e poi inevitabilmente alla morte di milioni di esseri umani.Le conoscenze che abbiamo sull’argomento provengono essenzial-mente dal cinema e dai libri scritti da superstiti o storici; però l’emo-zione che si ha girando nei campi di sterminio che abbiamo visto è veramente indescrivibile. A confronto le terrifi canti immagini dei fi lm sono niente, questa visita è stata la dimostrazione tangibile del fatto che molte volte non servono fi umi di parole per descrivere grandi esperienze.Ho paura di scadere un po’ nel banale, comunque dopo una mia pic-cola considerazione personale devo dire che veramente interessante e toccante si è dimostrato il museo allestito all’interno del campo di Auschwitz I che si è rivelato a tratti terrifi cante ma estremamente signifi cativo al contempo.

Giovedi’ 25.O2.2OlO /ore 9.l5Ci siamo recati con una guida nel centro storico della città, alla scoperta dei luoghi dove il terrore e la paura, caratteristiche del do-minio nazista, avevano i loro centri di comando.Passando quindi per uno dei tanti complessi abitativi interamente costruiti dai tedeschi siamo arrivati nel palazzo che durante l’occu-pazione della Polonia fu occupato dagli uffi ci e dalle celle della Ge-stapo, corpo speciale della polizia nazista deputato alla ricerca degli appartenenti alla resistenza polacca, i cui metodi furono tutt’altro che ortodossi, tanto che nelle celle furono installati dei fori di scolo nel pavimento per far si che il sangue dei prigionieri torturati non ri-stagnasse. Dopo aver lasciato le celle della Gestapo, ci siamo diretti verso l’attuale polo universitario, molto ampio, nel quale negli anni del Governatorato Generale gli uffi ci di questo furono ubicati.E’ signifi cativo pensare che quello che un tempo fu il luogo dove venne progettata e programmata la distruzione della cultura polac-ca, oggi è deputato alla formazione dei nuovi intellettuali, scienzia-ti, politici dell’odierna Polonia.

Venerdi’ 26.O2.2OlO /ore 8.l5Partenza per la commemorazione che si è compiuta presso il binario creato nel ’44 all’interno del lager, quando ormai si era fatta forte nei tedeschi la consapevolezza che la guerra era ormai persa.Cerimonia veramente toccante, commovente, immersa nel caratte-ristico denso silenzio di Birkenau, interrotto solo dai discorsi dei partecipanti; momento immerso nel ricordo delle vittime e nel cor-doglio, nel senso di colpa che è inevitabile provare, in quanto siamo tutti uomini come coloro che hanno concepito e studiato lo stermi-nio compiuto durante la II Guerra Mondiale.

22 aprile 2010notiziario anpi

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/ore l3.45Risaliamo sul pullman per visitare la mostra di disegni creati da un sopravvissuto al campo di Auschwitz-Birkenau dopo essere stato colpito da un ictus cerebrale.Non siamo propriamente nello stato d’animo adatto per osservare questi disegni che comunque trasmettono quanto debbano essere terrifi canti gli incubi che affollano la mente di un uomo che per mesi, anni, ha vissuto in quell’orrore creato dai nazisti, quale senso di reale terrore si debba provare nello svegliarsi di soprassalto credendo di vivere ancora una volta quei momenti.Si capisce con alcuni di quei disegni quanto l’opera nazista si sia spinta al di là dell’obiettivo di torturare fi no alla morte le sue vittime, in quanto anche dopo la scon-fi tta della Germania e la liberazione di campi di concentramento, la tortura nazista è continuata, e continua tuttora, nei sogni e nelle notti dei sopravvissuti.

Sabato 27.O2.2OlO /orel5 circaSiamo arrivati, dopo un massacrante viaggio di ritorno, fi nalmente calpestiamo il suolo di Scandiano, il nostro paesino natale lontano più di mille chilometri dalla Polonia, dal campo di Auschwitz-Birkenau, dai luoghi del terrore nazista, dalle resi-denze degli alti comandanti; è vero siamo lontanissimi da quei luoghi, ma una volta vissuta l’esperienza di questo viaggio sarà impossibile cancellarla, sarà impossibile dimenticare la calca di emozioni che affollavano l’animo e la mente.Impossibile non parlarne, non consigliare questa esperienza a tutti quelli che cono-sciamo, perché oltre a essere un interessante viaggio nella storia, nel terrore che ha caratterizzato il secolo scorso, è un’esperienza utile, che sicuramente contribuisce alla crescita delle persone, un’esperienza che se fatta nel modo giusto sicuramente contribuisce a far allontanare dal pensiero anche solo la possibilità di giustifi care ciò che è successo. E’ un’esperienza che segna l’anima in modo indelebile.

Ognuno lascia il suo fi ore

cultura

Dopo il Viaggio

Il Labora-

torio

Questa fase prevede la rie-laborazione dei contenuti del Viaggio della Memoria da parte degli studenti e la realizzazione di un proprio elaborato con l’aiuto di pro-fessionisti, esperti di diverse discipline.

- Laboratorio di musica con Kattiveria Posse: creazione di brani rap

- Laboratorio di disegno con COMICS: creazione di strisce di fumetto

- Laboratorio di letteratura con Istoreco.

Per tutti i tre laboratori ci saran-no 4-6 incontri pomeridiani fra marzo e aprile, per avere grazie l’esperienza dei tutor e le idee degli studenti prodotti creativi da presentare alla città.

giovedì 22 aprile 2010, ore 21-24“Il ghetto è pieno di gente”proiezioni in sinagoga con letture in Via dell’Aquila, Reggio Emilia

sabato 24 aprile 2010, ore 18-24“la Notte della Liberazione”visite guidate, testimonianze, concerto di Kattiveria Posse (Reggio Emilia) e Gente Strana (Palermo)piazza Martiri 7 Luglio, Reggio Emilia

23aprile 2010notiziario anpi

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cultura

Una sera nel lontano 2004 noi dell’ANPI di Fabbrico e il Gruppo Cittadini per la pace Fabbrico-Rolo ci siamo ritrovati a discute-re, di valori e di memoria e alla fi ne abbia-mo deciso, visto il momento di confusione, torpore e indifferenza, di fare qualcosa per dare risalto a quel periodo storico così poco conosciuto che è stata la Resistenza Italia-na. Abbiamo pensato quindi alla memoria, come un dovere, un tesoro da valorizzare e difendere.Decidemmo quindi di dare un omaggio ai partigiani e alle partigiane del nostro paese. Con l’aiuto di Istoreco di Reggio Emilia e l’appoggio dell’Amministrazione comuna-le abbiamo pensato, ricercato, progettato e realizzato la mostra: “Le radici del nostro futuro. Fabbrico ai suoi partigiani”.Una mostra in cui abbiamo esposto i tesse-rini dei 280 partigiani e partigiane di Fab-brico, abbiamo raccontato cosa fosse stata la Resistenza nel nostro territorio, perché vi era stata una così ampia adesione, chi erano i partigiani, l’organizzazione clandestina e la collaborazione importantissima delle fa-miglie contadine. Il tutto in una sequenza di fotografi e e documenti dei partigiani, di giovani donne, come ampiamente abbiano contribuito alla conquista di libertà e giu-stizia nel nostro paese, utilizzando l’unità

delle forze al di sopra delle divergenze ide-ologiche.Dopo questa prima esperienza, abbiamo continuato a portare avanti il nostro pro-getto, convinti che la memoria storica di un paese ne costituisca un’ineludibile chiave di lettura del futuro. Nel 2005, in occasione del 60° anniversario della Battaglia di Fab-brico abbiamo realizzato con Telereggio il fi lm-documentario Fabbrico 27 febbraio un paese in cui diversi testimoni raccontano gli avvenimenti del 27 febbraio del 1945. Inol-tre abbiamo allestito la mostra prevalente-mente fotografi ca Il dovere della memoria. 20 mesi di Resistenza, 60 anni di libertà dedicata alle celebrazioni avvenute nei 60 anni.In seguito è maturata l’idea di proseguire il nostro percorso coinvolgendo altre associa-zioni del paese. E’ nato così il programma dedicato alle donne “Donne in cammino” con un ricco calendario di manifestazioni, mostre, incontri, spettacoli, gite e iniziative che si è sviluppato nel corso di quasi tutto il 2006. Alle donne è stata dedicata anche la mostra Resistenza: le donne protagoni-ste invisibili chiamate dalla storia. Parlare di donne perché nella storiografi a uffi ciale sembra che queste ultime abbiano sempre subito la storia, volevamo dimostrare inve-

ce come le donne nel ’900 la storia l’abbia-no fatta, partecipando e dando un contributo importante per un mondo di pace, di giusti-zia e di uguaglianza. Una mostra al femmi-nile, dalla dittatura fascista alla Resistenza, alla Liberazione fi no al diritto al voto, in cui si è esaltato il ruolo fondamentale delle don-ne nella riuscita della lotta di Liberazione, da cui poi hanno preso coscienza e si sono battute per conquistare diritti nella famiglia, nel lavoro e nella società.A completare il percorso iniziato nel 2006, l’anno successivo abbiamo realizzato la mo-stra L’altra metà della storia. Il contributo delle donne reggiane dalla Resistenza ad oggi. Un titolo importante per raccontare, in una mostra fotografi ca-documentale, la vita, le fatiche, le speranze e le conquiste delle donne, un gesto di gratitudine e di profon-do rispetto verso quell’universo femminile che ha tanto sofferto e lottato, e grazie al quale oggi abbiamo un posto diverso nella società. Essere donna ai primi del Novecen-to implicava uno status inferiore agli uomi-ni ed una ambigua collocazione rispetto ai progressi sociali. Le donne però non si sono mai risparmiate e in temi diffi cili di miseria e di guerra si sono adoperate per aiutare la famiglia; hanno fatto lavori umili nelle cam-pagne, nelle risaie, nelle fabbriche, sfruttate

27 febbraio 1945. Ricordato il 65° della Battaglia di Fabbrico

Fabbrico. Alcuni momenti della manife-stazione svoltasi in occasione del 65° della Battaglia, il 27 febbraio 1945

VOLONTARI DELLA RESISTENZA

VOLONTARI DELLA RESISTEFABBRICO: FABBRICO:

Un grande laboratorio di partecipazione si è attivato nel paese, che ha portato al 27 Febbraio. Una giornata come sempre molto partecipata, che ha visto la

presenza di un ospite d’eccezione, don Luigi Ciotti, presidente di Libera Terra. Con le sue parole ci ha dato prova di come non sono suffi cienti la vicinanza,

la solidarietà, perché le cose cambino bisogna trasformare la nostra in una società non solo civile, ma anche responsabile e che di questo impegno se ne

faccia carico ciascuno personalmente, ciascuno per la propria parte, perché solo tutti insieme possiamo sconfi ggere le ingiustizie, i soprusi. Queste parole ci

rimandano immediatamente a quelle di Davide Lajolo “Per andare avanti sulla strada della libertà, occorre ricordare e tenere presente quello che è stato

l’insegnamento fondamentale della Resistenza. E cioè che quando tutti gli onesti si uniscono, indipendentemente dalle loro idee politiche e religiose, dalla

loro estrazione sociale e culturale, diventano invincibili e il nemico, l’invasore o l’oppressore, fi nisce per essere irrimediabilmente sconfi tto”.

24 aprile 2010notiziario anpi

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e sottopagate, erano una presenza forte, ma senza valore. Gli anni della dittatura e della seconda guerra mondiale sono anni di cam-biamento, vedono le donne impegnate nella lotta per la sopravvivenza: sostituiscono gli uomini in guerra e reggono da sole le sorti della famiglia. Contribuirono in modo de-cisivo alla lotta di Liberazione dal nazi-fa-scismo attraverso l’attività di staffette, aiu-tando a raccogliere viveri e vestiario, armi e munizioni, dando accoglienza nelle case di latitanza, assistendo i partigiani quando era-no feriti e facendo propaganda clandestina. Fondarono i Gruppi di difesa della donna, la prima grande organizzazione unitaria aperta a tutte le donne di ogni ceto sociale, politico e religioso. La partecipazione alla guerra di Liberazione fu lo spartiacque determinante per la conquista del voto. Poter votare era stato per le donne una ventata di libertà e giustiziaSuccessivamente sono nate le organizza-zioni femminili e grazie all’impegno e alla tenacia di tante donne sono state fatte nel corso degli anni importanti conquiste come la parità salariale, la tutela della maternità, la legge sul divorzio, la legge sull’aborto ecc... Ne è uscita una mostra ricca e im-portante di cui è stato fatto il catalogo e che è stata esposta anche all’Università degli studi a Reggio Emilia e al Museo Cervi in occasione della festa nazionale dell’ANPI. La mostra termina con un monito per le gio-vani generazioni “che è bene imparare dalla storia che i diritti e la libertà si conquistano sempre con il sacrifi cio, la tenacia e il co-raggio e che niente è dato per sempre”.Nel 2008 abbiamo svolto un lavoro appro-fondito sulla Costituzione, coinvolgendo anche giovani volontari ANPI, ne è uscita una mostra Mi ricordo la Costituzione? che

delinea il clima, le motivazioni, la stesura di quella grande opera collettiva che sarà la Costituzione, ma getta anche uno sguar-do al futuro. Nella parte svolta dai ragazzi, Costitux: il miglior sbiancante degli ultimi 60 anni, si è creato un questionario sull’at-tualità della costituzione, messo su internet vi hanno risposto una settantina di persone, delle età, professioni più disparate. Accan-to a questo sono state raccolte interviste e testimonianze dei visitatori alla mostra che si sono resi disponibili a lasciare un proprio commento.In questi anni ci siamo impegnati anche ad organizzare incontri e dibattiti su proble-matiche di attualità come la libertà dell’in-formazione, che hanno visto a presenza di Marco Travaglio, Loris Mazzetti e Roberto Scardova, con Marco Lillo, informazioni e dibattiti sulla pace, la difesa dell’ambiente, i diritti dell’uomo, la legalità, la privatizza-zione dei beni comuni.Ultimo in ordine di tempo è il percorso del “Mese della Memoria e della Legalità”, concertato insieme all’Amministrazione co-munale e ad altre realtà del territorio, come le scuole e i teatri. Eventi ed iniziative che dal 27 gennaio, giorno della memoria, al 27 febbraio, giorno della commemorazione della battaglia di Fabbrico, hanno visto il nostro paese tutto, rifl ettere e dibattere sui temi della Resistenza e delle nuove resi-stenze, dalla lotta partigiana, alla resistenza dei ragazzi di Libera Terra che ogni giorno combattono per lavorare sulla propria terra, sui terreni confi scati alla mafi a. Gli eventi sono stati molti: la testimonianza data alle scuole dal comandante partigiano Diavo-lo, Germano Nicolini; la mostra dedicata a Peppino Impastato, Ricordare per continua-re, inaugurata da Giovanni Impastato, fra-

tello di Peppino; la presentazione del DVD Onda Libera, dei Modena City Ramblers, il racconto della prima carovana musicale sui terreni confi scati alla mafi a in tutta Italia; Il fi lm documentario, proiettato anche per le scuole, Schiaffo alla Mafi a di Stefania Casi-ni, dove si racconta l’avventura della Coo-perativa Pio La Torre di San Giuseppe Jato (PA), che lavora e gestisce terreni confi scati alla mafi a, presente anche Salvatore Giibi-no, presidente della Cooperativa. Un grande laboratorio di partecipazione si è attivato nel paese, che ha portato al 27 Febbraio. Una giornata come sempre molto partecipata, che ha visto la presenza di un ospite d’ecce-zione, don Luigi Ciotti, presidente di Libera Terra. Con le sue parole ci ha dato prova di come non sono suffi cienti la vicinanza, la solidarietà, perché le cose cambino biso-gna trasformare la nostra in una società non solo civile, ma anche responsabile e che di questo impegno se ne faccia carico ciascu-no personalmente, ciascuno per la propria parte, perché solo tutti insieme possiamo sconfi ggere le ingiustizie, i soprusi. Que-ste parole ci rimandano immediatamente a quelle di Davide Lajolo “Per andare avanti sulla strada della libertà, occorre ricordare e tenere presente quello che è stato l’inse-gnamento fondamentale della Resistenza. E cioè che quando tutti gli onesti si uniscono, indipendentemente dalle loro idee politiche e religiose, dalla loro estrazione sociale e culturale, diventano invincibili e il nemico, l’invasore o l’oppressore, fi nisce per essere irrimediabilmente sconfi tto”.

Fiorenza BigiChiara Preti

Sezione ANPI di FabbricoCittadini per la Pace di Fabbrico-Rolo

cultura

e sottopagate, erano una presenza forte, masenza valore. Gli anni della dittatura e dellaseconda guerra mondiale sono anni di cam-biamento, vedono le donne impegnate nellalotta per la sopravvivenza: sostituiscono gliuomini in guerra e reggono da sole le sortidella famiglia. Contribuirono in modo de-

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VOLONTARI DELLA RESISTENZATENZAFABBRICO: Il sindaco di Fabbrico Luca

Parmiggiani e don Ciotti

25aprile 2010notiziario anpi

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Da ormai sette anni l’ANPI di Bib-biano promuove con successo la “Università del Tempo libero”. Nel programma del corrente anno, oltre agli abituali argomenti di letteratu-ra, storia, fi losofi a, sono state inseri-te alcune serate speciali, aperte alla partecipazione di tutti i cittadini: una serata dedicata alla storia della fi sarmonica, nobilitata dalla presen-za del maestro Paolo Gandolfi , a suo tempo campione del mondo di quel-lo strumento, e due incontri con le etnie del Marocco e dell’Albania.Queste due ultime serate, precedu-te da attente introduzioni storiche di Loris Bottazzi, presidente della locale Sezione ANPI, hanno bene-fi ciato di preziosi interventi delle mediatrici culturali Nadia Ammou-mi, per i paesi del Magreb, e Drane Sefgyni, per l’Albania; dell’apporto della prof.sa Rosanna Binini, della scuola Dante Alighieri e di Silvana Poletti, dirigente del Servizio socia-le del Comune di Bibbiano.E’ stato molto apprezzato ed applau-dito il saggio sulla letteratura alba-nese presentato dallo studente del Liceo Moro Senat Halilay di cui ri-portiamo il seguente ampio stralcio.

«Mi piacerebbe iniziare con una frase di Primo Levi: “Se comprendere è diffi cile conoscere è necessario”.Quindici anni fa l’Albania era un paese dove l’anomalia era normale, l’eccezione era costante, la normalità eccezionale e l’anarchia era organizzata. Oggi invece l’Albania è un paese di una complica-ta normalità ma che non guarda l’Italia come la terra dei sogni. Oggi l’Albania è un cantiere, un paese dinamico che cre-sce con un ritmo economico di 6 percento all’anno. Il motto degli Albanesi è: si par-te da zero, ma si va veloci.Vorrei parlarvi dell’Albania vista attra-verso la sua letteratura.

Gli anni Venti-Trenta sono particolar-mente contraddistinti dalla letteratura mi-litante nella difesa delle masse, fortemen-te orientata verso il Realismo. In questo clima si rafforzò il genere narrativo e la poesia a sfondo sociale.Interprete di questa lotta fu Fan S. Noli (1882-1965) in cui attività politica e let-teraria rappresentarono un unico inscin-dibile binomio. Nel dramma Israelite e Filistine (Ebrei e Filistei), il tema biblico diventa metafora della lotta politica in patria. Nella poesia campeggia la fi gura di Millosh Gjergj Nikolla (1911-1938), poeta di opposizione, portavoce di una accesa denuncia sociale che si esprime

cultura A Bibbiano la sezione ANPI promotrice di cultura

L’Albania vista attraversola sua letteratura

In alto: Senat HalilayIn basso: Museo di Tirana

26 aprile 2010notiziario anpi

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attraverso allegorie.Sul fronte opposto di questa lettera-tura si collocano autori che la critica degli anni comunisti ha relegato nel limbo dell’oblìo. Si tratta di prosa-tori e poeti di indirizzo conservatore che cantavano e lodavano il mondo patriarcale della società Albanese e i suoi valori tradizionali. Ricordiamo il prolifi co poeta Gjergj Fishta (1871-1940), autore del monumentale poema Lauta e malcis (Il liuto della monta-gna), epopea dell’Albania che si libera dei Turchi.Altrettanto dibattuta la fi gura del poe-ta e prosatore Ernest Koliqi che esordì con un poemetto su Scanderbeg. Si dedicò in seguito a tradurre poeti: da Dante a Tasso, da Valery a Baudelaire. Sua l’introduzione della lirica in pro-sa in State Pasqyrat e Narçizit (I sette specchi di Narciso) e Symfonia e Shqi-peve (La sinfonia delle aquile).Gli avvenimenti collegati all’ascesa del fascismo e al confl itto mondiale furono un altro potente lievito per la letteratura albanese: quella del perio-do rivoluzionario prelude e prepara la costruzione dello Stato comunista, in cui si evidenzia la concezione del popolo come forza determinante del-lo sviluppo storico, in cammino verso una società senza sfruttatori e sfrutta-ti. Tale letteratura non potè ignorare i modelli patriottici delle generazioni precedenti, corroborandoli di un nuo-vo ottimismo storico. Sicché il fol-clore e le radici storiche del popolo albanese costituiscono la linfa vitale della letteratura tra gli anni Cinquan-ta e Novanta con forte enfatizzazione dell’elemento realista.Temi del Realismo socialista vengono sviluppati dai prosatori Fatmar Gjata (1922), autore della Palude del 1959 e Dhimiter Sutheriqi (1915). I temi della Resistenza e della Liberazione tornano anche nelle ballate di Z. Sako e A. Varfi .Campione dell’innesto della realtà socialista in poesia è Lazar Siliqui (1924) della cui poetica è emblema-tico il poema La Rinascita del 1959. Simili orientamenti insieme a speri-mentazioni di forme nuove e ottimisti-ci sogni di benessere per il Paese com-paiono nell’opera Sogno industriale del 1961.

L’esasperazione di questi temi con-giunta con la rottura delle relazioni con la comunità internazionale, ha portato la letteratura albanese nel vicolo cieco della opposizione di un popolo al resto del mondo con lo scadimento spesso in puro sciovinismo.La caduta del regime non ha ancora prodotto da parte degli intellettuali un’adeguata risposta a questo ristagno culturale, tanto più che nel frattempo questo disorientamento è stato ancora una volta funzionale a disegni politici che, nell’esaltazione di una nazione e del suo passato “glorioso”, cercano di soffocare i reali disagi materiali.La letteratura albanese dopo il crollo del regime è una letteratura che sa de-scrivere tanto la tetraggine del recente passato, quanto lo sradicamento e le speranze deluse dell’attualità. Storie di vita sofferta e di chi in lingua alba-nese non sa più scrivere.Negli anni Novanta la letteratura al-banese ebbe il suo grande risveglio. All’estero fu considerata uno stru-mento valido per scoprire una parte così sconosciuta d’Europa. Sembrava, infatti, uno scrivere per parlare di sé rivolto a coloro che avevano subito la stessa sorte di uniformazione to-talitaria [...] Ora gli albanesi si ripre-sentano, ma sono diversi. Si scrive di dittatura cupa, ma si scrive anche di speranze deluse del post comunismo, di vita sofferta. [...] Fatos Kongoli è uno scrittore dallo sguardo malinconico che, appartatosi dalla vita pubblica come pochi altri, descrive la vita della gente comune. La sua opera è la storia della sua ge-nerazione che nacque sotto il regime di Hoxha, ne vide la morte e, adesso non più giovane, vive il post comuni-smo. Nel suo I humburi (Lo smarrito) denuncia la perdita di identità con una vena di esistenzialismo tardivo, prodotto dalla rassegnazione passiva ai dettami della società. Descrive un mondo dove non si poteva neanche amare se non si aveva una biografi a famigliare immacolata dai peccati po-litici e non si poteva accedere a studi non congruenti alle esigenze del par-tito…».

Senat Halilay

cultura

Se comprendere è diffi cile conoscere è necessarioL’Albania del XX secolo nelle pagine dei suoi scrittori e nelle pa-role di Senat Halilay, studente di origine albanese del Liceo Moro di Reggio Emilia, sulla cultura albanese

Giacomo Notari, partigiano e presidente dell’ANPI di Reggio Emilia dal 2002, affi da a queste pagine la storia di una vita intensa, vissuta senza ripensa-menti. La narrazione è ricca di riferimenti e di informa-zioni su eventi che hanno caratterizzato il periodo bellico e la ricostruzione politica e civile della pro-vincia reggiana.Notari adotta come confi ni della sua autobiografi a l’amore per l’ambiente montano, la passione poli-tica e l’attaccamento alla famiglia. Tre cardini at-torno ai quali si sviluppano ottant’anni di vicende personali e di impegno pubblico, visti nell’ottica di un abitante di Marmoreto di Busana che si man-tiene costantemente avvinto alle sue radici.L’opera fornisce una fotografi a fedele dell’evolu-zione sociale e politica del Novecento attraverso la descrizione delle motivazioni e della parteci-pazione dell’Autore alla lotta per la libertà e per la democrazia: unitamente al resoconto effi cace e documentato di vicende partigiane e di incarichi elettivi svolti nel dopoguerra, accoglie descrizio-ni particolareggiate degli usi, dei costumi e delle bellezze naturali dell’Alto Appennino. Completan-do le informazioni fornite da preziose immagini didascaliche, la prefazione di Antonio Zambonel-li sottolinea la capacità dell’Autore a non cedere alla propensione di ipervalutare ruoli e funzioni, spesso adottata da parte di chi stende la propria autobiografi a. Il libro di Notari, edito da Consulta, costituisce un supporto attendibile per la comprensione di un periodo del secolo scorso che lamenta carenze di ricostruzione storiografi ca, contribuendo a col-mare carenze conoscitive e sanando informazioni distorte.

N i i i id d ll’ANPI

Giacomo Notari, Hai un cuore forte, puoi correre. Autobio-grafi a di un partigiano montanaro, Prefa-zione di Antonio Zambonelli, Edizioni Con-sulta, 2010

Presentazione il 21 aprile al Fuori orario di Gattatico

27aprile 2010notiziario anpi

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culturaE’ stato ristampato da Carlo Bonacini, titolare della casa editrice modenese Artestampa, Parole in libertà: la raccolta degli ultimi scritti di Angelo Fortunato For-miggini, arguto e geniale editore modenese di origini ebraiche, morto suicida il 29 novembre 1938, lancian-dosi dalla Ghirlandina di Modena per protestare con-tro la promulgazione delle infami leggi fasciste razzia-li. Parole in libertà, uscito postumo e lacunoso a Roma nel 1945, rivede fi nalmente la luce con una nuova edi-zione critica a cura della studiosa Margherita Bai: è un amaro quanto disperato atto di accusa verso un regi-me che aveva tradito più volte l’eclettico protagonista di un’impareggiabile parabola esistenziale e culturale, fondatore di una casa editrice, attiva prima a Modena poi a Genova e infi ne a Roma, messa in ginocchio da vent’anni di dittatura; il libello è un ammonimento ri-volto agli italiani sotto forma di commiato defi nitivo dai propri connazionali. “Addio fratelli d’Italia, l’Italia s’è riaddormentata – si legge nell’Epistola agli Italiani a pag. 63 – Ma non è il sonno della morte: essa è im-mortale! Indubbiamente essa si ridesterà più sana di prima. Difendetela, o fratelli, da tutti i sovvertimenti che ne deturperebbero il caro volto sereno... La vita non vale più nulla se non si può più lavorare, se non si può più amare ed essere amati e, se, a tradimento, con una pugnalata nella schiena, ti hanno agghiacciata nel cuore la polla viva della serena allegrezza”. Parole in libertà è un j’accuse impietoso e disperato nei confronti del totalitarismo fascista allineatosi in tutto col nazismo con la legislazione antiebraica: l’aberrante provvedimento legislativo voluto da Mussolini nel ’38, sarcasticamente schernito dall’autore nell’ epigrafe a pag. 174: “Morbo Gallico così fu chiamata nei secoli la sifi lide, teutonico morbo così sarà detto il razzismo”. Poi consapevole che “Volere una razza soltanto in tut-ta l’Italia è come volere un sol tipo di pesci in tutti gli abissi del mare”, nell’epigrafe del 1° luglio ‘38 si rias-sume il testamento spirituale del martire antifascista nato a Modena nel 1878: “Né ferro, né piombo, né fuoco possono salvare la Libertà ma la parola soltanto. Questa il tiranno spegne per prima. Ma il silenzio dei morti rimbomba nel cuore dei vivi”. Parole lapidarie che suggellano la più effi cace e feroce requisitoria che sia mai stata scritta contro il ventennio infausto. Per ulteriori approfondimenti si può consultare: La cro-naca della festa: omaggio ad Angelo Fortunato Formaggi-ni, a cura di Nicola Bonazzi e Margherita Bai, edizioni Artestampa.

Giulia Manzini

Angelo Fortunato Formiggini

Ucciso dalleleggi razziali fasciste

28 aprile 2010notiziario anpi

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avvenimenti

Giacomo Notari al microfono Un momento della festa castelnovese

Domenica 14 febbraio, nei locali dell’albergo Miramonti, si è svolta la festa del tesseramento ANPI di Castelnovo Monti per il 2010, con la partecipazione di Partigiani, Patrioti e Antifascisti con i loro familiari.Prima del pranzo conviviale hanno rivolto ai convenuti parole di saluto e di commento alla situazione attua-le e al ruolo dell’ANPI a difesa dei valori della Costituzione nata dalla

Resistenza il Presidente provinciale Giacomo Notari, il presidente di Ca-stelnovo Nello Orlandi e Giuseppe Battistessa. Ad allietare l’incontro, con la sua fi -sarmonica, il maestro Paolo Gandol-fi , che dopo anni di successi in vari continenti fondò, e diresse per anni, la scuola di musica di Castelnovo Monti. Un ringraziamento doveroso al maestro Gandolfi , per la disponi-

bilità con cui partecipa anche alle iniziative dell’ANPI. Memorabile la serata di Bibbiano del dicembre scorso, dove il grande fi sarmonici-sta tenne una lezione (accompagnata da esibizioni esemplifi cative) sulla storia della fi sarmonica nel quadro dell’Università del tempo libero or-ganizzata dall’ANPI locale.

A CASTELNOVO MONTI COL MAESTRO GANDOLFI A CASTELNOVO MONTI COL MAESTRO GANDOLFI Un momento della festa castelnovese.Il maestro Gandolfi con la sua straordinaria “fi sa” FESTA DEL TESSERAMENTO

29aprile 2010notiziario anpi

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avvenimenti

Sezione Cittadina - Nuovo Gruppo DirigenteA pochi mesi dall’insediamento del nuo-vo gruppo dirigente della Sezione cittadi-na dell’ANPI, (Anna Ferrari, presidente, Gino Ghiacci e Anna Salsi vice presiden-ti) al tema del tesseramento è stata data la priorità sul complesso del piano di lavoro. L’azione promozionale è stata rivolta alle fasce classiche d’età matura, ma soprat-tutto la proposta si è orientata alle giovani generazioni, per dar loro gli obiettivi di democrazia ed i valori della Resistenza, contenuti nella Carta costituzionale a ba-luardo dei diritti e dei doveri di ogni cit-tadino. Prossimamente sarà trattato il pro-getto per il futuro, imperniato soprattutto sugli aspetti culturali e sul rapporto con istituzioni e cittadini.

Le feste realizzate Il Comitato feste ANPI, opportunamente insediato, ha puntato sulle Feste di quar-tiere del circondario di Reggio, sull’esem-pio di Buco del Signore e di Canalina che hanno un attivismo consolidato da tem-po. Il giorno 24 gennaio si sono tenute con-temporaneamente con successo le feste al Centro “Insieme” con intrattenimento dell’artista dialettale Antonio Guidetti e al Centro sociale “Rosta Nuova”, che ha visto un grande affl usso di associati, allie-tati da un concerto musicale.Domenica 14 febbraio 2010, al Centro so-ciale il “Carrozzone” si sono dati appunta-mento giovani e anziani ed insieme hanno dibattuti i temi politici e sociali, creando quell’atmosfera di calore e di intesa sugli obiettivi cui tutti miriamo. Festeggiati per il valore di quanto svolto nella loro vita,

particolarmente i partigiani Ferdinando Cavazzini, Osvaldo Ferrari e molti altri. Hanno partecipato al pranzo anche Mirko Tutino e Roberta Mori, candidati alle ele-zioni regionali PD, che hanno voluto por-tare un saluto e la solidarietà all’ANPI per l’azione politica positiva che svolge nella società. Auspichiamo la partecipazione a nostre iniziative di esponenti di altri par-titi di ispirazione antifascista. Numerosi i nuovi tesserati.Non ha invece avuto successo la festa programmata per il 7 febbraio al Centro sociale “Venezia”, per scarso numero di prenotati. Si tratta di una zona dove l’AN-PI necessita sicuramente di essere raffor-zata.Invece domenica 21 febbraio 2010 si è tenuta la festa al Centro sportivo di Villa Sesso, frazione martoriata dalla violenza fascista e nazista, tanto che i segni rima-

Orientarsi verso le giovani generazioni, per i valori della democrazia, della Resistenza, della Costituzione...Le belle feste per il tesseramento cittadino

Un momento della festa di Villa Sesso

enerazioni, per i valori

Un momento della festa di Villa Sesso

ANPI 2010ANPI 2010Volontari del Centro sportivo di Villa Sesso

30 aprile 2010notiziario anpi

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sti nel fi sico e nelle coscienze della gente sono ancora brucianti. Un salone stracol-mo di cittadini che hanno condiviso i va-lori della nostra Associazione, gente sem-plice e generosa, che è avvezza a trovarsi, a collaborare per il successo di iniziative collettive, a condividere programmi che toccano il territorio. Hanno portato il loro apprezzato saluto l’on. Maino Marchi deputato alla Camera e Roberta Mori del Partito Democratico.

Il Fuori Orario di Taneto per i giovani – martedì 16 febbraio ore 20,30“Con il Treno della Memoria” Grandissimo successo della serata de-dicata alla Festa del tesseramento ANPI Giovani. Hanno partecipato i Ragazzi di Fossoli di ritorno dai Campi di Concen-tramento Nazisti. Erano presenti anche gli artisti: Paolo Nori, Cisco, I Rio, Vini-cio Capossela e, applauditissimo Il coro delle Mondine di Novi. Grandissime Star

del pubblico sono state Annita Malavasi Laila e Germano Nicolini al Dièvel che hanno “stregato e calamitato” i presenti portandoli alla rifl essione critica rispet-to al presente sociale e politico del no-stro paese. Laila, seppur sofferente, ha tracciato un percorso di emancipazione della donna, iniziato nel corso della lotta di Liberazione fi no ai giorni nostri ed ha stimolato le ragazze a preservare queste conquiste e a non farsele scippare dal mo-dello di sottocultura e di mancanza di ri-spetto delle donne portato dai format me-diatici. Germano Nicolini, novantenne e lucido, introdotto da Cisco che ha cantato la canzone in dialetto dedicata al Dièvel e che ha commosso molti dei presenti, ha stimolato i giovani a ragionare con la pro-pria testa. Egli ha puntato il dito contro i Padroni della fi nanza, quell’8 percento di straricchi del mondo che hanno messo in ginocchio l’economia mondiale, specu-lando sull’economia sana, sulle forze pro-duttive e sui giovani, negando loro un fu-turo di certezze. Sul suo esempio di uomo

combattivo contro le ingiustizie, i giovani dovrebbero rendersi consapevoli della loro forza ed avere il coraggio di preten-dere un mondo più giusto, difendendo i valori della nostra Carta costituzionale, frutto del sacrifi cio di tanti partigiani che ci hanno donato la LIBERTA’.Un ringraziamento particolare va a Franco Bassi e a tutto il Fuori Orario, sensibile e aperto ai temi e ai valori portati dall’AN-PI. Nella serata è stato allestito un punto ANPI dai nostri volontari che hanno rac-colto nuovi tesserati.

FacebookL’ANPI è presente nel social network Fa-cebook, grazie al contributo di Giuseppe Napolitano, che ha contatti con il mondo giovanile e tiene aggiornata la nostra pa-gina. Interessante è il riscontro degli ami-ci sul web sui temi culturali, con risalto al “luogo” seppur virtuale per il contatto al tesseramento ANPI.

Anna Salsi

Artemio Bonini Libero, dopo 34 anni, lascia la presidenza dell’ANPI di Ca-delbosco Sopra. Libero ha guidato la sezione dal 1975 al 2009, con grande impegno e, in tut-ti questi anni, ha difeso la memoria, i valori e il patrimonio storico, ideale e morale della Resistenza. A Libero va la riconoscenza per il grande lavoro svolto e per aver messo a disposizione della Comunità la sua esperienza di ex partigiano combattente. “Sono certa – ha detto il sindaco di Cadelbosco di Sopra, Silvana Cavalchi – che Libero continuerà ad impegnarsi per mantenere vivo in noi il ricordo di tutti i cittadini che si sono sacrifi cati per la libertà del nostro paese”. La sezione locale dell’ANPI ha prov-veduto a nominare il nuovo Comitato composto da Pietro Benassi, Artemio Bonini Libero, Silvana Cavalchi, Ro-berto De Pietri, Bruno Gazzini, Ero Gi-bertini, Annita Malavasi, Maria Mon-

tanari, Umberto Orlandini, Roberto Panini, Alpidio Pergetti e Vilma Valli. Il coordinamento comunale del Comi-tato è stato affi dato a Roberto De Pietri, Umberto Orlandini e Alpidio Pergetti. Il nuovo Comitato si è già messo al la-voro per l’organizzazione delle inizia-tive di celebrazione del 25 aprile e per coinvolgere sempre più le nuove gene-razioni nei percorsi di memoria degli eventi che hanno portato alla Libera-zione del nostro Paese e ci hanno dona-to la libertà e la democrazia. (g.b.)

“Caro Libero a nome di tutti i compa-gni e gli amici dell’ANPI provinciale accogli il mio ringraziamento per i tuoi anni di impegno in seno alla nostra associazione e un fraterno abbraccio con l’augurio di buona salute. Noi che abbiamo passato gli ottanta di buona salute ne abbiamo bisogno”.

Giacomo Notari

lascia la presidenza dopo 34 annilascia la presidenza dopo 34 anniEletto il nuovo Comitato ANPI a Cadelbosco di Sopra

Artemio Bonini (Libero)

25 Aprile 2005. Libero Bonini, a sinistra, ed Erio Gibertini, a Villa Seta per la commemorazione del martire antifascista Armando Arduini (22 marzo 1922)

avvenimenti

tramento Ngli artisti: Pcio Capossedelle Mondi

Eletto

AA

ANPI 2010

31aprile 2010notiziario anpi

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Queste le risposte:F. – La mattina vado a lezione all’università, facoltà di scienze dell’educazione a Reggio. Dopo pranzo riposo un paio d’ore poi studio un po’. La sera vedo il mio ragazzo a casa perché se fa freddo usciamo poco. Due pomeriggi la settimana faccio la babysitter ad una bambina di sette anni, compiti e giochi. Faccio anche volonta-riato presso la Croce Verde o come affi ancamento in ambulanza o in ospedale, è molto impegnativo perciò non so se posso continuare perché voglio studiare per rimanere in pari con gli esami. Mi piace passeggiare, ascoltare musica, andare in bicicletta. Il venerdì sera vado in piscina fi no alle 21.30, poi in genere al pub con le amiche oppure a ballare in discoteca. Il sabato aiuto mia madre in casa, stu-dio un po’, leggo, ascolto la musica. La sera esco con il mio ragazzo per cena e per un fi lm, raramente si va a ballare. Con lui mi vedo secondo tradizione, il martedì, giovedì e sabato.

E. – Vado all’università a Bologna, facoltà di lingue straniere, te-desco e giapponese. Sveglia alle 6, tram, treno, bici, per arrivare a lezione alle 8.30. Nella pausa studio mentre mangio, poi ho sempre lezione fi no alle 17.00. Quindi bici, treno, tram per rientrare verso le 18.30, a volte resto di più allora torno alle 20.30. Guardo il te-legiornale mentre mangio e dopo cena sto al computer, in genere su Facebook in cui ho una mia pagina, a letto verso le 22.30. Ogni tanto interrompo la routine e insegno nuoto ai bambini nella società che frequento da anni oppure scacchi nelle scuole elementari. Esco

poco di sera, il venerdì o il sabato, di solito vado al pub con delle amiche. Il sabato pomeriggio sto in compagnia di mio fratello, che è più piccolo di me, poi esco e vado al circolo di scacchi dove gioco con i miei amici.G. – Anch’io faccio la facoltà di scienze dell’educazione a Reggio. Se non ho lezioni alle 9.00 sono già alla Biblioteca Pa-nizzi per prendere posto, ci vado a studiare con una mia amica. A metà giornata mangiamo qualcosa e facciamo una pas-seggiata in centro, poi torniamo in biblioteca fi no alle 19.00. Torno a casa per cena, quindi in genere vado su streaming al computer, faccio una doccia, leggo e mi addormento verso mezzanotte. Non faccio sport, due volte la settimana do delle lezioni ad un ragaz-zino di 12 anni. Se il venerdì sera non sono andata in discoteca, il sabato torno a studiare in biblioteca fi no a metà pomeriggio, altrimenti mi riposo. Ceno a casa e verso le 22.00 esco con un gruppo di amici e amiche per andare in birreria oppure per vedere la 3a visione al cine-ma, in genere rientro verso le 3.00. A volte il venerdì vado per l’aperitivo al Caffè Garibaldi, poi a ballare, ad esempio al Sali & Tabacchi.

M. – Non ho una giornata uguale alle altre. La mattina in genere mi alzo tardi poi posso leggere, scrivere testi, stare al computer – mi piacciono i giochi di ruolo ma non Facebook o simili –, mi diverto con Youtube e ascolto molta musica.

AVERE 19 ANNI NEL 2010 A REGGIO EMILIA

8 marzo

Sos pett o che gli adulti guar din o i gio van i, figli o nipoti non impor ta, come de gli alien i. Degli scon os ci uti che par la no con par ole diff er en ti opp ure dan no significat i diver si all e � es se par ole , cos ì è diff ici le com-pre nd er si. Cre do che sia sempre � at o cos ì tra le gen er azio ni, ma da qualche an no vivia mo cambia men ti molto vel oci . E’ diff ici le ricon os cer e il paes agg io che ci ci rcon da, sia fis ico che men tale , i gio van i in to rno a noi usan o con tran quill it à e diver ti men to de gli � rumen ti sempre nuovi che guar dia mo con sos pett o per ché sapp ia mo ben is simo che per noi re � er an no un mis ter o.Ho voluto in ter vis tar e quat tro ragazz e che con os co per saper e cos a fan no, cos a pen san o, se son o cos ì diver se dall e lor o coetan ee di una gen er azio ne fa. Son o amiche fin da picc ole , ha nn o fat to alcuni an ni di scuola de ll ’obb ligo in sieme, due son o an che cugin e. Tre son o figlie uniche , una ha un frat el lo più picc olo. Han no scel to scuole super io ri diver se e da que � ’an no tre ha nn o in izia to l’univer sit à e la quar ta una scuola privat a pos t-diploma dopo una bre ve es per ien za univer sit ar ia che si è rivel at a negat iva. Son o bel le ragazz e sla nc ia te, con i capel li lunghi, dal bio nd o al mor o, con occ hi azz urr i, mar ron i o ner i.Ho fat to domand e semplici , re la ti ve all a quoti dia nit à. Per comin ci ar e ho chies to di de scriver mi una gio rnat a ti po, poi ho chies to di racc on tar mi i lor o fin e sett iman a.

generazioni

32 aprile 2010notiziario anpi

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Vado regolarmente in un centro benessere dove faccio palestra e piscina e prendo lezioni di violoncello già da qualche anno. Due po-meriggi a settimana, da gennaio, frequento un corso di scrittura creati-va in una scuola privata in attesa di iniziare un corso triennale per illu-stratrice di libri. Avevo

iniziato l’università a Modena, facoltà di Biotecnologia, ma ho lasciato dopo tre mesi perché ho capito che non era la mia strada. Qualche pomeriggio do ripetizio-ni di materie scientifi che ad un ragazzo di 15 anni. Due volte la settimana vado con il mio ragazzo a lezione di Kung-fu Wushu, quest’anno cercherò di prendere la cintura marrone, poi ceniamo insieme.Al sabato mi sveglio più tardi del solito, il pomeriggio posso fare cose diverse, mi piace molto andare alla Comix a comprare i miei fumetti preferiti cioè i Manga. Io amo molto

la cultura giapponese e la sua lingua che sto studiando privatamente.

In genere la sera vado al cinema o con il

mio ragazzo o con le amiche, p r e f e r i a m o

i fi lm fan-

tasy o di avventure, altrimenti vado a casa di un’amica, possiamo fare giochi di società, cucinare, giocare con la playstation o vede-re fi lm in dvd. Non vado in discoteca perché non mi piace né la musica, né quell’ambien-te, né quel modo di ballare. Spesso andiamo a cena nei ristoranti giapponesi. Con la bella stagione esco di più, ho amiche ed amici con cui mi piace frequentare le feste medievali con vestiti a tema, oppure visitare le fi ere dei fumetti, come quella di Lucca, in cui ci vestiamo cosplay, cioè indossiamo il costu-me del nostro personaggio preferito.Nel breve spazio di un articolo non si può pensare di entrare in profondità nelle vite e nei pensieri di quattro persone, penso però che il racconto della quotidianità riesca a dare molte informazioni sul loro stile di vita e quindi a dirci come queste giovani don-ne siano ancora in una fase di ricerca per scegliere la propria strada anche se potreb-bero dare l’impressione, in qualche caso, che molto è già deciso. Ho chiesto come vedono il loro futuro e le risposte sono state

abbastanza semplici, molto concrete, perfi no troppo

serie per delle ragaz-ze così giovani.

F. Vorrebbe lau-rearsi entro

i tre anni e fermarsi alla laurea breve. Non fa progetti a lungo termine. Le piacerebbe trovare un lavoro nella scuola, viaggiare, comprarsi un’auto e una casa. Aspira ad avere una famiglia.

E. Prima di tutto fi nire l’università e forse fare anche la specialistica. Se trovasse la persona giusta vorrebbe farsi una famiglia e lavorare a Reggio, anche perché vorreb-be continuare la sua attività di nuoto e degli scacchi. E’ anche aperta all’idea di trovare un lavoro altrove e di viaggiare.

G. Anche lei vuole fi nire l’università breve e le piacerebbe lavorare in un asilo nido. Spe-ra di trovare la persona giusta per sposarsi ed avere un bambino prima dei 28 anni, ne vorrebbe tre in tutto, un maschio e una fem-mina poi il terzo non importa! Ovviamente prima pensa ad un periodo di convivenza per conoscersi.

M. Vorrebbe diventare una scrittrice e un’illustratrice di libri di successo, viaggia-re molto per fare ricerche e imparare cose nuove. Le piace il custom (una moto da tu-rismo) più dell’auto e vorrebbe usarla sulle autostrade del Canada – che conosce per averlo visitato – da costa a costa. Più avanti non esclude di avere anche qualche fi glio se trova un compagno affi dabile.

Massimilla Rinaldi

Vadcentpalelezida megecovaincs

iniziato l’univedi Biotecnologia, mmesi perché ho cap

generazioni

intervista a quattro intervista a quattro giovani donnegiovani donne

33aprile 2010notiziario anpi

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– Con il consueto contorno di autobombe e attentati suicidi, si sono svolte le se-conde elezioni politiche in Iraq da quan-do l’intervento anglo-americano ha posto fi ne all’era Saddam Hussein. D’accordo, questo fondamentale esercizio di demo-crazia andrebbe giudicato sulla base del-le condizioni in cui si svolge e dei mec-canismi del consenso presenti (con pochi dollari i voti si comprano), ma occorre ammettere che – seppur faticosamente e al pesantissimo prezzo di centinaia di migliaia di morti – questo paese qualche passo in direzione di una maggiore stabi-lità l’ha compiuto. Una tale constatazio-ne deriva non tanto dalla percentuale dei votanti, che si è ridotta dal 79,63 percen-to del 2005 al 62,40 percento del 2010, quanto dal numero delle liste (163) e dalla loro composizione (che hanno per-so il carattere di appartenenza prevalen-temente religiosa ed etnica e presentano 6.550 candidati, di cui ¼ donne) e dalla partecipazione della componente sunnita (che la volta precedente aveva boicottato la consultazione). Più in generale, appare come percepibile il cambio di prospetti-va, prima incentrata sulla ingombrante presenza americana come sola in grado di garantire un minimo di sicurezza e ora indicata dall’attenuarsi dei contrasti interreligiosi e della azione terroristica di Al Qaeda, oltre che dalla possibilità di un conseguente sviluppo economico che trae paradossalmente (ma non tan-to) origine dal fatto che la ricostruzione dell’Iraq è ancora in alto mare e il livello di disoccupazione altissimo. Non a caso, infatti, il primo ministro uscente Al Ma-liki ha recentemente potuto rappresen-tare a potenziali investitori americani ben 75 progetti in 12 settori economici (fonte Financial Times) e non a caso è

stato liberalizzato l’accesso all’acquisto diretto dei terreni senza intermediazione irachena. Senza contare il prestito di 3,6 miliardi di dollari che il Fondo Moneta-rio Internazionale ha concesso al Paese a sostegno delle infrastrutture. Insomma, si può a ragione affermare che lo stato di estrema diffi coltà in cui versa tuttora l’Iraq equivale a una eccezionale oppor-tunità per chi intende farsi carico della ricostruzione.Chiunque prevarrà nel confronto eletto-rale dovrà fare i conti con la necessità di dare vita a una coalizione eterogenea (nessuno arriverà alla maggioranza asso-luta) in grado di dare risposte al bisogno di normalità degli Iracheni; ma, soprat-tutto, con la consapevolezza che sarà l’annunciato affl usso di denaro a dettare i modi e i tempi alla politica. Ci sono vo-luti nove anni, ma alla fi ne i benefi ciari della guerra passano come sempre all’in-casso.– Nell’ordine: “La decisione di costruire 1.600 nuove case a Gerusalemme est è un segnale profondamente negativo: occor-re che Israele la cancelli” (Hillary Clin-ton, Segretario di Stato USA). “Israele ha minato alla base la fi ducia necessaria per rilanciare le trattative con i Palestine-si” (Joe Biden, vice Presidente USA). “Il mondo ha condannato i progetti di nuovi insediamenti israeliani a Gerusalemme est” (Ban Ki Moon, Segretario generale ONU). “La decisione di Israele di costru-ire nuove colonie a Gerusalemme est è illegale e mette in pericolo la ripresa dei colloqui tra israeliani e palestinesi” (Ca-therine Ashton, alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione Europea). “Condanniamo la decisione di nuove co-struzioni a Gerusalemme est e ne chie-diamo il congelamento” (c.d. Quartetto

per il Medio Oriente, ovvero USA, UE, Russia e ONU). “Un segnale completa-mente sbagliato, nei modi e nei tempi” (Angela Merkel, Premier tedesco).Facciamo presente che secondo la Corte Internazionale dell’Aja “tutti gli inse-diamenti israeliani costruiti nei territori occupati sono in realtà illegali”. Ovvero, tutti quei territori di cui Israele si è ap-propriato dal 1967. Aggiungiamo ancora che intorno a Gerusalemme esistono già 120 colonie ebraiche, pari a 200.000 per-sone, e che l’obiettivo non dichiarato è quello di “equilibrare la bilancia demo-grafi ca”, vale a dire portare la presenza ebraica ad un numero almeno uguale a quella palestinese.Di fronte alla reazione della Comuni-tà internazionale, la replica del Premier israeliano Netanyahu non lascia spazio a dubbi: “Gerusalemme è la capitale so-vrana di Israele e non accettiamo alcu-na limitazione alla nostra sovranità. Per mettere tutto in chiaro, Gerusalemme non è un insediamento. Le costruzioni continueranno come è avvenuto negli ul-timi 42 anni”.Se il Presidente dell’ANP Abu Mazen vede nero (“Se la gente non crederà più che il futuro le porterà uno Stato pale-stinese, se ci sarà un altro blocco nelle trattative, allora temo che tornerà la violenza”), ci si sarebbe aspettato una durissima presa di posizione di Barack Obama, che della composizione del confl itto israelo-palestinese ha fatto una delle mission del suo mandato. Eccola, affi data ad un’intervista a Fox news:“I nuovi insediamenti israeliani in Cisgior-dania e a Gerusalemme est complicano le discussioni del processo di pace, ma tra i nostri paesi c’è un legame speciale che non verrà spezzato, Israele è uno dei

– Con il consueto contorno di autobombee attentati suicidi si sono svolte le se-

stato liberalizzato l’accesso all’acquistodiretto dei terreni senza intermediazione

per il Medio Oriente, ovvero USA, UE,Russia e ONU) “Un segnale completa

IRAQ, IRAQ, ISRALIANI E PALESTINESIISRALIANI E PALESTINESI, , CUBA CUBA E GENOVA 2001...E GENOVA 2001...

34 aprile 2010notiziario anpi

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IRAQ IRAQ GERUSALEMME GERUSALEMME PALESTINA PALESTINA CUBA CUBA GENOVAGENOVA

nostri alleati più stretti”. Durissima presa di posizione, si diceva.– Ed allora, l’Autorità Nazionale Palesti-nese ha provato a forzare i tempi, an-nunciando l’intenzione di chiedere alle Nazioni Unite di riconoscere uno Stato palestinese indipendente per uscire dal vicolo cieco in cui si trova il processo di pace. Come era facilmente prevedibile, la risposta del governo israeliano è stata di netta contrarietà, arrivando a minacciare nuove annessioni di zone d’insediamen-to ebraico nei territori occupati delle Ci-sgiordania. Mentre quella di Stati Uniti e Unione Europea, sempre desolantemen-te immutabile, insiste nel defi nire l’au-todeterminazione come “prematura” in quanto non ”risultato di un negoziato tra le parti”. Già, come in questi ultimi 50 anni. E, chissà, per quanti anni ancora.– Che a Cuba il concetto di libertà equi-valga a non mettere in discussione ciò che dice e fa il regime è cosa nota da tempo. Magari un po’ attenuata dal fat-to che possa essere una meta turistica frequentata e a buon prezzo, e magari messa in secondo piano dalle timide ri-forme economiche e commerciali poste in essere da Raul Castro. Ma la morte di Orlando Zapata, dissidente appartenente al “Movimento per l’Alternativa Repub-blicana” morto in carcere in seguito allo sciopero della fame condotto per ben 83 giorni (ma anche, pare, per isolamento, maltrattamenti e privazione dell’acqua), ha prepotentemente riportato all’atten-zione dei media la situazione di chi non si omologa al pensiero dominante. Risale al 2003 l’ultima, massiccia operazione di polizia che portò in carcere 75 persone con l’accusa di attività antinazionale. Tra queste, Zapata si caratterizzò per l’insof-ferenza alle regole carcerarie e ai tratta-menti subiti, al punto di arrivare a dover scontare ben 36 anni di reclusione!Il regime si è affrettato a sottolineare la particolarità caratteriale di quest’uomo e a ridimensionarne il ruolo di persona privata dei diritti civili non in quanto dis-sidente ma in quanto disadattato e delin-quente comune. Tuttavia, la portata del-la problematica è emersa in tutta la sua evidenza dalle dichiarazione di Castro, il quale guarda caso si è affrettato ad espri-mere pubblicamente il suo “forte dolore” e “rammarico” per questa morte. Che lo si voglia a no, Zapata è assurto a simbolo della lotta per la libertà e dell’afferma-

zione dei diritti universali dell’uomo in un Paese in cui, vale la pena ricordarlo, centinaia di detenuti scontano consistenti pene per reati di opinione, in cui non esi-ste libertà di stampa e in cui da 17 anni non viene consentito l’ingresso nemme-no a Amnesty International.– Bolzaneto 2, tutti colpevoli. Oddio, non è esattamente così, nel senso che al processo di appello sono stati condannati solo sette su 44 imputati a pene lievi per le quali nessuno farà un giorno di carce-re. Il trionfo della prescrizione, infatti, ha impedito al reato di abuso d’uffi cio di essere applicato a nove anni di distanza. Tuttavia, la novità sta nel fatto che tutti i medici, agenti di polizia penitenziaria, poliziotti e carabinieri alla sbarra sono stati chiamati a risarcire le vittime, unita-mente ai ministeri della Giustizia, Interni e Difesa, con tanto di provvisionali per le parti lese che vanno da 5.000 a 30.000 euro. La Corte d’appello ha quindi ac-colto interamente l’impianto accusato-rio tendente a dimostrare che alle 209 persone condotte nella caserma-carcere furono infl itti senza ombra di dubbio maltrattamenti, vessazioni e umiliazioni. In molti altri paesi si sarebbe chiamato tutto ciò “tortura”, ma dal momento che il nostro Paese non ha ancora provveduto a inserire nel codice penale il reato speci-fi co, lo si è qualifi cato come “trattamento inumano e degradante” e – come detto – ricondotto alla fattispecie meno sgra-devole di “abuso di uffi cio”.Alla soddisfazione per una sentenza che fi ssa fi nalmente le responsabilità di ciò che accadde a Bolzaneto quel 21 luglio 2001 si contrappone naturalmente l’ama-rezza nel constatare che chi compie atti di così efferata violenza non subirà in pratica alcuna sanzione penale. Può esse-re che in questo contesto normativo non fosse lecito attendersi di più. Ma a mag-giore ragione, allora, risultano condivi-sibili le richieste del Comitato “Verità e Giustizia” che da anni segue le vicende del G8 di Genova, ovvero la sospensio-ne immediata di tutti gli imputati dagli incarichi, in modo che non abbiano più contatto con i cittadini. E, soprattutto, la traduzione in legge della norma sul rea-to di tortura a 20 anni dalla ratifi ca e dal formale impegno assunto dall’Italia a se-guito della direttiva delle Nazioni Unite. Reato che, per la sua gravità, non preve-de prescrizione.

– Sono 170 i militari morti di tumore a causa dell’uranio impoverito contenuto nelle munizioni utilizzate nei Balcani, in Afghanistan e nel Libano. Ameno 2.500 i malati. Queste tragiche cifre contengono in loro un paradosso: le autorità gover-native negano la correlazione tra servizio nelle missioni all’estero dal 1996 al 2006 e le patologie tumorali dei soldati, men-tre i Tribunali, se coinvolti, continuano a condannare il Ministero della Difesa al risarcimento dei familiari delle vittime. L’ultimo verdetto arriva da Roma, ove è stato fi ssato un indennizzo di 1,4 milioni di euro a favore dei congiunti di Salvato-re Vacca, militare sardo morto nel 1999 di leucemia al rientro dalla missione nei Balcani. Al termine di un processo in sede civile durato un anno è mezzo, è stata dimostrato non solo il nesso di causa ed effetto tra l’esposizione all’ura-nio impoverito e l’insorgenza di tumori, ma anche la responsabilità dello Stato Maggiore delle Forze Armate italiane che non avrebbe provveduto a dotare l’esercito italiano dei mezzi per difen-dersi dall’esposizione a questa sostanza pur in presenza di adeguata conoscenza dell’utilizzo da parte della NATO di mu-nizioni all’uranio impoverito.Tanto basterebbe per portare alla sbar-ra una certa quantità di generali ed alti funzionari della Difesa. Ma niente paura: è in discussione al Senato un disegno di legge che tende ad escludere la punibilità della linea di comando durante l’espleta-mento delle attività militari e che fa ri-ferimento integrandolo, a un precedente Decreto legislativo del 9 aprile 2008 che recita: “Non è punibile a titolo di colpa per violazione di disposizioni in materia di tutela dell’ambiente e tutela della sa-lute e della sicurezza sui luoghi di lavoro per fatti commessi nell’espletamento del servizio connesso ad attività operative o addestrative svolte nel corso di missioni internazionali, il militare dal quale non poteva esigersi un comportamento diver-so da quello tenuto, avuto riguardo alle competenze, ai poteri e ai mezzi di cui disponeva in relazione ai compiti affi da-tigli”.Il provvedimento è già stato approvato dalla Camera, si attende l’esito del Se-nato.

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IRAQ, ISRALIANI E PALESTINESI, CUBA E GENOVA 2001...

35aprile 2010notiziario anpi

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AVIO PINOTTI

Tra le iniziative che come ANPI organizzeremo a Correggio per il 25 Aprile, spicca la pubblicazione

del libro di Avio Pinotti, I Racconti del Ribelle, curato da Monica Barlettai, con prefazione di Antonio Zambonelli e post-fazione di Marco Fincardi. La presenta-zione è prevista per la giornata di sabato 24 presso la sala conferenze del Palazzo dei Principi.

Avio Pinotti, ex comandante parti-giano, è nato a San Martino in Rio il 17 dicembre 1924. Cresciuto in

una famiglia contadina numerosa, ade-risce alla Resistenza prima come com-battente in una formazione di montagna, successivamente continua la sua azione in pianura dove diventa comandante del distaccamento di Lemizzone partecipan-do ai combattimenti e alle azioni di sabo-taggio della zona. Nel dopoguerra è eletto presidente dell’ANPI, carica che manter-rà per oltre quarant’anni. Dopo la Libera-zione, diventa attivista del PCI e prende parte alle lotte di rivendicazione dei di-ritti dei lavoratori della terra. Avio Pinotti è tuttora uno dei membri più attivi della sezione correggese e del direttivo provin-ciale. Una fi gura imprescindibile, vera e propria memoria vivente della Resistenza che ha così deciso di consegnare le sue memorie, le sue esperienze, i suoi senti-menti, la sua vita alle pagine di un libro.

Non solo una biografi a, ma un saggio, un trattato di coerenza, lucidità ed etica. Attraverso questi racconti si entra in una sorta di effetto di risonanza: l’uscita di un libro, la materia di cui è composto, la sua stessa consistenza corrisponde e amplifi -ca l’effettiva esistenza del protagonista. Una perfetta coincidenza tra persona e libro, tra sangue, carne e parole. Pagine aperte la cui forma e struttura non si limi-ta al numero, ai caratteri, alla divisione in capitoli ma che straborda nel reale, che si tramuta in un progetto di vita in cui il pas-sato e il presente si mescolano. Un atto, quello del leggere e dell’apprendere, dove gli occhi e la visione assumono colori e prospettive cangianti. Un libro o un’intera vita come contenitore in cui trovare, fi sso e indelebile, “quello che è stato” pronto a lasciare spazio a “quello che sarà”. Avio Pinotti in questo senso è come un libro parlante, una continua evoluzione, una ricerca di emancipazione, mutante ma co-stante e sicura nella sua direzione. Avio è senz’altro stato in questi anni uno dei rappresentanti più illuminati e intelligen-ti dell’ANPI, pronto a cogliere la novità, ad accettare le sfi de della modernità. E’, tra gli ex-partigiani, uno di quelli che ha fortissimamente auspicato e voluto l’in-gresso dei giovani antifascisti nell’asso-ciazione. Il suo nome compare sempre nei progetti di innovazione legati alla dif-

fusione degli ideali della Resistenza, ha sostenuto e supportato progetti di lavoro sulla memoria e sulla storia locale. Dietro ad un grande evento come Materiale Re-sistente nel 1995, dietro ai tanti fi lm, libri e iniziative di nuova Resistenza cultura-le, c’è sempre stato il suo pieno appog-gio. Si può tranquillamente dire che il suo entusiasmo ha contagiato negli anni tanti giovani che si sono avvicinati all’ANPI. Per quanto mi riguarda poi, è stata la sua insistenza, la sua energia a convincermi ad accettare la presidenza della sezio-ne correggese, carica che non riuscirei ad assolvere oggi, senza la sua preziosa presenza. Uomini e storie, la sua, quella di Germano Nicolini, quella di Artullo Beltrami, che ancora ritroviamo nei loro gesti quotidiani, negli esempi di vita che ancora possono offrirci. Ma non si tratta semplicemente di biografi a, ma di vera e propria storia, un documento sincero, un racconto ribelle, ma allo stesso tempo reale e necessario, per capire defi nitiva-mente cosa stava dietro a questi ragazzi che dopo tanti decenni ci colpiscono, ci affascinano, ci esaltano per il loro valore umano. Scelte diffi cili, coraggio, sacrifi -cio, utopie/realtà che ci hanno lasciato in dono. Questo libro dunque è l’ennesimo bene a disposizione per il nostro futuro.

I Racconti del RibelleI Racconti del Ribelle

Tra le iniziative che come ANPI organizzeremo a Correggio per il 25 Aprile, spicca la pubblicazione del libro di Avio Pinotti, I Racconti del Ribelle, curato da Monica Barlettai, con prefazione di Antonio Zambonelli e postfazione di Marco Fincardi.

36 aprile 2010notiziario anpi

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di Riccardo Bertani

Gli Uli’ii, che chiamano se stessi NAN-I, ossia “Gente del posto” (da NA = terra, luogo, e N’I = uomini, gente), sono un piccolo popolo di origine tunguso-

manciura di morante in numero di circa 3000 lungo il corso del fi ume Amùr, nella Siberia orientale.Pur essendo famosi in tutta la regione per la loro laboriosità nonché per l’alta sensibilità artistica specialmente in narrati-va – bellissime sono infatti le loro antiche leggende – gli Ul’ii erano purtroppo anche noti per i loro costumi fortemente mi-sogini, che si manifestavano in una forma arretrata di poliga-mia, dove il ricco mediante ke sue possibilità fi nanziarie po-teva “comprarsi” più mogli, scegliendo anche le migliori fan-ciulle. A differenza dei giovani di estrazione povera, che per accaparrarsi una moglie dovevano servire in casa del futuro suocero sino a quando avevano esaurito il prezzo del contrat-to che questi aveva stabilito per cedere la fi glia in sposa.Da parte loro le donne Ul’ie erano famose per i loro ricami spiraliformi che ornavano i costumi tradizionali ul’ii confe-zionati in pelle di pesce. Vanto delle fanciulle Ul’ie erano anche le loro danze fi gurate accompagnate da dolci canti nei quali erano trasfusi i sentimenti che che segnavano la loro esistenza.Prendiamo quale esempio la danza dedicata al Pondo, dove le danzatrici mimavano con gesti i ricami spiraliformi che ornavano i loro stivaletti confezionati in pelle di pesce.

Ma ora, seppur lentamente, molte cose stanno cambiando anche tra gli Ul’ii, compreso il comportamento verso le donne: Infatti, solo tra gli anziani per-mangono ancora pregiudizi che ricorda-no la società misogina del passato.Una palese dimostrazione di questo cambiamento la possiamo trovare nel-la moderna danza popolare intitolata Il bilanciere non è fatto per gli uomini, la cui dinamica di rappresentazione risulta una gustosa parodia dei costumi ma-schilisti d’un tempo, quando il compito di andare ad attingere l’acqua al fi ume spettava esclusivamente alle donne.Infatti tale danza fi gurata inizia la rap-presentazione con danzatrici recanti in

spalla un bilanciere a cui stanno appese due pesanti bigonce colme d’acqua. Vedendo ciò alcuni baldi giovanotti, sfi dando la derisione della gente, si offrono di prendere loro il bilan-ciere in spalla.Ma qui le fanciulle, vedendo che quei giovani inesperti tra-ballano sotto il peso del bilanciere, pensano di aiutarli affi an-candosi ad essi. Così il peso, diviso in due, diventa sicura-mente più sopportabile.

Ragazze Ul’ie in costume tradizionale

Il pezzo che segue, del nostro Riccardo Bertani, sarebbe sta-to da pubblicare nel numero dell’8 marzo, quale testimo-nianza di un caso di emancipazione femminile presso una piccolissima minoranza etnica dell’Asia ex sovietica. Per un disguido tecnico ciò non si è potuto realizzare. Ma i lettori potranno apprezzarlo anche nel presente numero del “Noti-ziari” dedicato al 25 Aprile. Si tratta pur sempre d’una vicen-da di liberazione.

Il vento dell’emancipazione femminile

è giunto anche tra gli Ul’iiè giunto anche tra gli Ul’ii

37aprile 2010notiziario anpi

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Egregio Professore,sono stato operato di cata-ratta all’occhio sinistro da

due mesi. Ho così recuperato bene la vista, però ho sempre l’impres-sione di avere una specie di bol-lino grigio al centro dell’occhio. Il mio medico mi dice che devo aspettare l’assestamento. Preciso che ho 79 anni. Quella specie di piccola ombra mi dà fastidio. In attesa dell’assestamento c’è qual-cosa che mi può aiutare?Grazie per quanto mi potrà dire e distinti saluti.

Federico S.

L’intervento di cataratta, caro Federico, grazie alla evolu-zione tecnologica della chi-

rurgia oftalmica ed alla possibilità di essere eseguito in regime ambu-latoriale, è praticato assai diffusa-mente era presenta circa il 75 per-cento della chirurgia dell’occhio. La cataratta è la opacità del cristal-lino, cioè di quella piccola lente interna all’occhio che mette a fuo-co le immagini che poi verranno trasmesse dalla retina e dal nervo ottico al cervello; riguarda preva-lentemente, sebbene non esclusi-vamente, la terza età. Il termine deriva dal greco “katar-raktes”, che defi nisce qualcosa che cade dall’alto in basso, come una cascata; questo concetto è entrato nel linguaggio medico nel Medio-evo per indicare lo schermo grigio che cade davanti all’occhio quan-do si opaca il cristallino.

La cataratta dà offuscamento del-la vista, ipersensibilità alla luce, insorgenza o peggioramento del-la miopia. L’unica soluzione è la asportazione del cristallino opaca-to e la sua sostituzione con una pic-cola lente (cristallino artifi ciale). Il momento ideale per l’operazio-ne viene deciso dall’oculista in-sieme al paziente, tenendo conto della sensazione soggettiva della funzione visiva, delle necessità vi-sive per lavoro, per guidare l’auto-mobile, ecc.L’intervento viene ora spesso ese-guito in anestesia topica solo con gocce di collirio, è suffi ciente un piccolo taglio di due-tre millime-tri, con onde a ultrasuoni viene frantumato nell’occhio il cristalli-no opacato, che poi viene aspirato e sostituito; i cristallini di ultima generazione possono perfi no eli-minare la necessità di occhiali, re-stituendo al paziente una capacità visiva che non aveva da anni. Sebbene con le tecniche oggi di-sponibili si siano notevolmente ridotti i rischi connessi all’opera-zione, non dimentichiamo come qualunque atto chirurgico possa generare effetti collaterali; dopo un intervento di cataratta si potreb-bero avere complicanze, quali vi-sione di rifl essi luminosi per la alta rifl ettività del cristallino artifi cia-le, necessità di utilizzo di occhia-li correttivi per calcolo impreciso del cristallino artifi ciale, bruciore lacrimazione e fastidio all’occhio (in genere da scarsità lacrimale),

ed anche visione di macchioline, ombre, aloni, dovuti al distacco posteriore del vitreo oppure alle impurità galleggianti nel gel vitre-ale che prima erano nascosti della cataratta; questi ultimo sono chia-mati mosche volanti e si vedono particolarmente volgendo lo sguar-do su superfi ci chiare, ad esempio pareti bianche. Complicanza rare sono poi una infezione o infi ammazione endo-culare, degenerazione maculare, glaucoma, distacco di retina. Nei primi tempi dopo l’intervento sono da evitare sforzi fi sici, il nuo-to, non va fregato l’occhio operato, non ci si deve sdraiare sul lato dell’ occhio operato, si devono portare occhiali da sole come protezione da luce e correnti d’aria. Nei primi quindici giorni dopo l’intervento c’è alto rischio di infe-zioni: è importante seguire scrupo-losamente le indicazioni ed il ca-lendario dei controlli dati dall’ocu-lista. In caso di insorgenza di di-sturbi non previsti è necessaria una visita di controllo straordinaria. Ti consiglio pertanto, caro Federi-co, di contattare il tuo oculista per riferirgli del tuo problema.

CatarattaLuci ed ombre da chiarire

38 aprile 2010notiziario anpi

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memoria

Il 28 febbraio u.s. ricorreva il 65° anni-versario della fucilazione, dopo le atroci torture subite a Villa Cucchi, di Paolo Davòli, Sartorio, medaglia d’argento al v.m. della Resistenza. E’ nell’alone della sua memoria che si è stabilito un commovente rapporto, fatto di corrispondenza ideale, fra la fi glia di Paolo, Paulette, e la giova-nissima nipote Giulia. Quest’ultima porta il nome della trisnonna Giulia Bisi, che per oltre vent’anni conservò gelosamente, nascosta nel solaio, la bandiera rossa che il fi glio Paolo le aveva affi dato nel 1924 prima di riparare in Francia per sottrarsi alla violenza fascista (oggi esposta nei locali di Istoreco). C’è dunque, nelle due lettere che pubblichiamo di seguito, una linea ideale che percorre ben cinque generazioni passando attraverso oltre un secolo di storia. Da Giulia, madre di Paolo Davòli, nata nella seconda metà dell’Ottocento, all’altra Giulia, nata sul fi nire del Novecento.

“come puoi imm agin ar e nel diven ta-re vecc hi il cor po cambia , ma non lo spirit o; que ll o riman e gio van e come ad es empio è rimas to gio van e in chi sen -te voglia di lott ar e, di and ar e all e man ifes tazio ni popola ri an ti fas ci � e, as sieme all ’AN PI”.

Carissima Giulia,come puoi immaginare nel diventa-re vecchi il corpo cambia, ma non

lo spirito; quello rimane giovane come ad esempio è rimasto giovane in chi sente vo-glia di lottare, di andare alle manifestazioni popolari antifasciste, assieme all’ANPI. La speranza me l’hai data tu, cara Giulia, pro-mettendomi di accompagnarmi. Me l’hai già dimostrato portandomi all’ultima festa dell’Unità svoltasi al Campovolo. Benché io fossi quasi cieca, mi hai convinto di an-

dare con te. Alla festa ho passato una bel-lissima serata. Sono stata tanto felice che ancora oggi cara Giulia sento di doverti ringraziare.Giulia, nel tempo non cambiare, natural-mente senza trascurare i tuoi studi che sono assai importanti nella vita.Tu vivi in un clima di libertà e fai in modo che tanti conoscano cosa è l’ANPI e cerchi-no di fare volontariato a fi anco dei vecchi partigiani che ancora oggi si impegnano per difendere la libertà conquistata ieri con tan-to sangue e tanti martiri.Per la salvezza della democrazia l’ANPI non deve morire. Quanto a me, purtroppo poco vedente anche con i nuovi occhiali, non posso fare tanto.Coraggio Giulietta, vai pure avanti e ti au-guro di essere capita.Termino abbracciandoti forte come sai fare tu con me.

Nonna PauletteGennaio 2010

“E che cos ’è che vor re mm o? Beh… noi vor re mm o cambia re il mon do, sì. Per ché ade ss o non na i fas ci � i non van no più in giro con le camici e ner e, ma van -no in giro tutt i bel li e sor ride nt i a far si amar e, e que ll o che noi voglia mo è cambia re que � o � at o de ll e cos e, è sveglia re le per son e e far lor o capire che sia mo tutt i in grado di lott ar e. E lo far emo”.

Carissima nonna,mi dispiace di aver impiegato così tanto tempo a rispondere ma è che

sono sempre impegnata in molte attività e per rispondere ad una lettera così come la tua ho pensato che fosse giusto dedicare tutto il tempo necessario. Prima fra queste attività è la scuola. Mi rendo conto che è assai importante; infatti, anche se spesso è molto pesante, cerco sempre di impegnar-

mi perché se è vero che “il primo passo per cambiare il mondo è cambiare noi stessi” (come ha detto Che Guevara) allora è bene essere istruiti e avere una cultura. Poi, come ti ho raccontato, adesso faccio parte del col-lettivo studentesco che è nato qui a Reggio Emilia. Siamo tutti molto giovani e spesso purtroppo non riusciamo a fare ciò che vor-remmo senza rischiare di fi nire nei guai con la legge (o con i genitori).E che cos’è che vorremmo? Beh… noi vorremmo cambiare il mondo, sì. Perché adesso nonna i fascisti non vanno più in giro con le camicie nere, ma vanno in giro tutti belli e sorridenti a farsi amare, e quello che noi vogliamo è cambiare questo stato delle cose, è svegliare le persone e far loro capire che siamo tutti in grado di lottare. E lo faremo. E ci riusciremo. Ieri a scuola ci hanno detto che dall’anno prossimo noi al Liceo classico studieremo soltanto un’ora di storia alla settimana. E dopo tante mani-festazioni contro questa riforma da parte di noi studenti puoi immaginare quanto sia av-vilente sentirci rispondere così. Ma noi non molleremo, anzi, “noi vinceremo e se non lo vedremo noi ce lo verranno a raccontare le formiche sotto terra”. Perché siamo tanti a pensarla così, e aumentiamo sempre di più. E’ questo che ci dà speranza, questo e voi. Ci dà speranza il fatto che aumentiamo perché vuol dire che gli sforzi fatti non sono vani e ci date speranza voi perché in fondo sono le vostre idee che portiamo avanti, idee che fi no a quando ci sarà anche una sola persona a combattere per esse, non moriranno . Sia-mo in campo per lottare, cadere e rialzarci sempre più forti. Adesso tocca a noi, non ti deluderemo, faremo onore al nome di Paolo Davoli e Paulette Davoli, promesso.Un abbraccio forte forte

Giulia DomenichiniFebbraio 2010

UN TOCCANTE“PASSAGGIO DEL TESTIMONE”TRA NONNA PAULETTE E LA NIPOTE GIULIA

te. Alla festa ho passato una bel-serata. Sono stata tanto felice cheoggi cara Giulia sento di dovertire.

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mi perché se è vero che “il primo passo per cambiare il mondo è cambiare noi stessi”(come ha detto Che Guevara) allora è beneessere istruiti e avere una cultura. Poi, comei h d f i d l l

NEL NOME NEL NOME DELLA RESISTENZADELLA RESISTENZA

Paolo Davoli

8 marzo

GENERAZIONI

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memoria

Si illuminano gli occhi di Ivo quando rac-conta la sua storia. Una storia apparen-temente come tante, legate agli anni del fascismo e della Resistenza. Eppure Ivo a soli 13 anni già si intrufolava tra i tedeschi, con l’incoscienza che solo un bambino può avere, portando gli ordini al comando par-tigiano. Ivo è fi glio di Primo Mareggini, partigia-no comunista, nome di battaglia Bomba. Anche la madre, Malvina Beneventi, si prodigò sempre per aiutare i partigiani, non tanto come staffetta, perché aveva al-tri due fi gli molto piccoli da accudire, ma supportando l’organizzazione clandestina spontaneamente con piccoli e preziosissi-mi lavori. E furono davvero tante le donne che, pur senza sparare, diedero quel tipo di aiuto e senza nulla pretendere una volta terminata la guerra. E Ivo aiutava i genitori mezzadri e molto poveri, nel duro lavoro quotidiano.Aiutare i partigiani divenne per Ivo un la-voro quotidiano, molto pericoloso, ma che svolgeva con grande volontà. Una cassa di munizioni caduta da un carro tedesco fu uno dei suoi primi compiti. I partigiani sarebbero stati subito scoperti, così venne mandato a recuperare il prezioso bottino. Con un fi lo di ferro trascinò la cassa na-scondendola nel bosco vicino, in modo da essere portata successivamente al sicuro e lontano da occhi indiscreti. “Ero piccolo, brutto e mal vestito”, così si descrive, aspetti, però, che facilitarono l’attività di Ivo; come il 5 agosto del 1944,

quando i tedeschi giunsero a Regnano, ter-rorizzando la popolazione per due giorni. Il padre, lo zio ed un altro compagno do-vettero nascondersi in un fi enile ed Ivo, eludendo la ferrea sorveglianza, con sem-plici scuse ed anche con un po’ di fortuna, riuscì ogni giorno a portare loro del pane e dell’acqua, attraverso un piccolo buco pra-ticato nel fi eno.Ivo ricorda un partigiano in particolare, comandante del distaccamento di Regna-no, ancora oggi conosciuto soltanto con il nome di battaglia, Schipa, che lo seguiva sempre come fosse un padre.Ivo portava gli ordini dentro agli zoccolet-ti, andava a prendere i secchi di acqua sala-ta al vulcanetto di Regnano per fare il pane, eppure ogni volta i tedeschi non sospetta-vano mai di lui, anche se la sua presenza nei dintorni del comando partigiano, unico bambino, alla fi ne destò qualche dubbio. Ivo ricorda il drammatico episodio del 20 marzo 1945, quando i fascisti, tra i quali al-cuni del posto, giunsero a Case Vecchie di Regnano, circondando la casa e mettendo al muro anche lui e sua madre. Volevano sapere i nomi dei partigiani, i loro nascon-digli, dove tenevano le armi. Nessuno par-lò, anche se le armi in casa dei genitori di Ivo c’erano, nascoste dietro una fi nta pa-rete nella stanza da letto ed erano proprio quelle del distaccamento di Regnano, di cui faceva parte Primo Mareggini. Più di una volta i fascisti avevano fatto irruzione nella sua casa senza mai trovare nulla. Il papà di Ivo riuscì a fuggire appena in

tempo, scalzo con una sola scarpa in mano. Insieme allo zio ed un altro compagno già si erano messi in salvo al comando di Bai-so. Sapevano che li stavano cercando.Nei giorni della Liberazione c’era un gran-de fermento. Già dal primo mattino la popolazione si accorse della presenza di uomini armati che attraversavano i cam-pi. Inizialmente nessuno comprese cosa stesse accadendo, poi Ivo, portandosi a Cà Bertacchi insieme ai famigliari, trovò il piccolo centro abitato letteralmente invaso dai partigiani. Provenivano dalla monta-gna. Stanchi, sfi niti dalla strada percorsa a piedi. La popolazione li sfamò, li dissetò, diede loro ogni sorta di conforto. Anche la madre di Ivo portò un salame, anche se era l’unica cosa che avevano. Il padre mancava da casa da ben tre giorni: si trovava a Reggio per liberare i prigionie-ri al carcere dei Servi. L’emozione della Liberazione fu grande, non solo per Ivo che la visse con gli amici correndo per le strade con un pezzo di stof-fa rossa sventolandola a mò di bandiera. Da quel giorno Resistenza ed antifascismo divennero per lui una vera e propria ragio-ne di vita.Oggi Ivo è Segretario della sezione ANPI a San Polo d’Enza, ruolo che ricopre da 11 anni.“Io ho capito da bambino che cosa vuol dire essere antifascista ed ho intenzione di seguire quella strada, così come i miei ge-nitori, fi no alla fi ne”.

Alessandro Fontanesi

Si illuminano gli occhi di Ivo quando rac-conta la sua storia. Una storia apparen-

quando i tedeschi giunsero a Regnano, trorizzando la popolazione per due gior

Ivo Mareggini a 13 anni Ivo Mareggini a 13 anni

con i partigianicon i partigiani E’ fi glio di Primo Mareggini, partigiano comunista, nome di battaglia Bomba

«L’emozione della Liberazione fu grande, non solo per Ivo che la visse con gli amici correndo per le strade con un pezzo di stoffa rossa sventolandola a mò di bandiera. Da quel giorno Resistenza ed antifascismo divennero per lui una vera e propria ragione di vita...”’Io ho capito da bambino che cosa vuol dire essere antifascista ed ho intenzione di seguire quella strada, così come i miei genitori, fi no alla fi ne”».

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memoria

Il 31 gennaio di quest’anno è morto all’ospe-dale di Sondrio padre Camillo De Piaz, una delle più belle fi gure, col confratello padre David Maria Turoldo, della Resistenza ita-liana e insieme di quel cristianesimo “sco-modo” (per certi settori delle Gerarchie), che si ispirava, come quello del nostro Giu-seppe Dossetti, al Personalismo di Emma-nuel Mounier e all’Umanesimo integrale di Jaques Maritain.Nato nel 1918 a Madonna di Tirano (Son-drio), sul confi ne con la Svizzera, De Piaz fu per tutta la sua lunga vita un “uomo di confi ne”, nel senso di uomo del dialogo e dell’incontro.Della sua fi gura ci ha parlato, su queste pa-gine (anno 2006, n. 8), l’amico prof. Ireneo Ferrari con l’ampia e bella recensione al libro di Giuseppe Gozzini, Sulla frontiera. Camillo De Piaz la Resistenza il Concilio ed oltre.Il sodalizio di Camillo con padre David (al secolo Giuseppe) era iniziato fi n dall’incon-tro sui banchi del ginnasio poi nell’ordine dei Servi di Maria . Insieme ricevettero l’or-dinazione sacerdotale nel 1941 venendo su-bito dopo assegnati al convento di San Car-lo, in Milano. E proprio in quel convento, a fi ne gennaio 1944, sotto l’occupazione na-zista, Camillo e David parteciparono ad un incontro con alcuni giovani antifascisti, tra i quali i due ebrei comunisti: Eugenio Curiel e Gillo Pontecorvo. Incontro che fu uno dei momenti fondativi del Fronte della Gioven-tù, l’organizzazione giovanile clandestina a cui aderirono comunisti, socialisti, cattolici e liberali, diversi dei quali caduti (anche qui nel Reggiano) durante la lotta contro il nazi-fascismo. A cominciare dallo stesso Curiel,

assassinato dalle Brigate nere a Milano nel febbraio 1945. Aveva 32 anni, a 21 si era laureato a pieni voti in fi sica nucleare, intra-prendendo subito una promettente carriera universitaria, che fu stroncata con le leggi razziali del 1938.Singolare la sorte toccata nel dopo guerra al nome ed all’emblema (pugno che strin-ge una fi accola tricolore) del FdG, entrambi “sequestrati” dall’organizzazione giovanile dell’MSI e che ancora oggi compaiono nel-le bandiere dei giovani berlusconiani.Nella citata recensione Ireneo Ferrari scri-ve che “Intensa e affettuosa è l’amicizia di padre Camillo per il comunista Euge-nio Curiel: Camillo apprezza il suo valore di studioso, la sua serietà politica, il rigore dell’impegno ideale, l’umile stile di vita. Tanti anni dopo dirà di lui: ‘Eugenio era più cristiano di me’”. Affermazione, quella di padre David, che ci richiama il pensiero del grande teologo Dietrich Bonhoeffer (impiccato a Flossem-burg il 9 aprile 1945) circa il “cristianesimo inconsapevole” di tanti – comunisti, socia-listi, ecc. – che come lui erano fi niti nelle mani dei torturatori e carnefi ci nazisti. Ciò che Alberto Gallas tradusse nella domanda “Forse non solo i cristiani stanno presso Cristo nel Getsemani?”.Con l’amico fraterno David Maria, Camillo animò, negli anni Cinquanta, le attività della Corsia dei Servi (presso il convento milane-se dove era nato il FdG) diventata luogo di incontro e di dialogo (conferenze, editoria, cineforum, mostre) tra culture diverse , tra cattolici e marxisti, credenti e non credenti, quasi a preparare il terreno a quel Vatica-no secondo che nei primi anni sessanta farà

spirare aria nuova nella Chiesa cattolica.Entrambi, proprio in ragione del loro im-pegno, non ebbero vita facile in seno alla Chiesa intesa come Gerarchia. Così come non la ebbero don Zeno Saltini con la sua comunità di Fossoli, don Primo Mazzolari con il quindicinale“Adesso”, don Lorenzo Milani priore di Barbina con le sue Espe-rienze pastorali di frontiera.Padre Piaz, crediamo di poter dire, fu cer-tamente un “cristiano adulto”, per rifarci ancora una volta a Bonhoeffer. Il suo cri-stianesimo, come quello di padre Turoldo (morirà nel 1992) è stato, e rimane nei testi che ci hanno lasciato, “un vivere davanti a Dio, sulla scia del Cristo, la solidarietà con la terra”.In tempi come gli attuali, mentre una pe-dagogia negativa porta avanti l’opera di corruzione del Paese utilizzando anche in modo palesemente strumentale la religione, c’è bisogno di tornare al pensiero e alla te-stimonianza di uomini come padre Camillo De Piaz. C’è bisogno di una nuova resi-stenza, culturale innanzitutto, nell’attesa di una nuova primavera di liberazione, come quella auspicata in questi bei versi del suo fraterno amico David Maria Turoldo, sacer-dote e poeta: Torniamo ai giorni del rischio / quando tu salutavi la sera / senza esser certo mai / di rivedere l’amico al mattino. / E i passi della ronda nazista / dal selciato ti facevano eco / dentro il cervello, nel nero / silenzio della notte./Torniamo a sperare / come primavera torna / ogni anno a fi orire: Buon 25 Aprile. Buona Pasqua di Liberazione.

Antonio Zambonelli

Con padre Turoldo fu a fi anco di Eugenio Curielnella fondazione del Fronte della Gioventù

Padre Camillo De Piaz (con la barba) assieme all’amico d’una vita David Maria Turoldo

Torniamo a sperareCome primavera torna

Ogni anno a fi orireD.M.Turoldo

Con padre Turoldo fu a fi anco di Eugenio Curielnella fondazione del Fronte della Gioventù

MORTO A 92 ANNI MORTO A 92 ANNI PADRE CAMILLO DE PIAZPADRE CAMILLO DE PIAZCRISTIANO “SCOMODO” CRISTIANO “SCOMODO” E PARTIGIANOE PARTIGIANO

41aprile 2010notiziario anpi

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memoria

Ecco gli effetti delle “stirature” praticate a Villa Cucchi dagli sgherri fascisti. Qui si tratta delle gambe di Alfeo Guarnieri, partigiano della 76a bgt. SAP, fotografate nel 1947.“Mi legano le gambe e le braccia – testimoniò dal canto suo Oranci nel 1949 – ai piedi di un tavolo sul quale sono coricato in modo che la schiena è piegata in due parti; e i brigatisti neri Domenico Cagni, Edoardo Ferretti ed altri mi torturano per alcune ore durante le quali perdo i sensi diverse volte; mi picchiano con un nodoso bastone sul viso, sul ventre, ai fi anchi e alle gambe […] Cagni mi fa assaggiare le delizie del ferro da stiro sulla coscia sinistra poi sulla destra, dopo di che mi sle-gano e portandomi di peso per il corridoio poiché non riesco a camminare, mi rotolano giù per la scala a chiocciola che porta in cantina…”.

I compagni nella Resistenza e poi nel lavoro

ricordano Fantasma, che sopravvisse alla fucilazioneche sopravvisse alla fucilazioneLubrano Oranci, partigiano a 18 anni con nome di battaglia Fantasma, ci ha lascia-to nell’agosto di 23 anni or sono. Cattu-rato dai fascisti alla periferia di Reggio il 23 marzo 1945, subì efferate torture a Villa Cucchi. Non riuscendo a strappargli le informazioni cercate coi loro metodi brutali, i fascisti decidono di uccidere il giovane partigiano. Lo portano la notte stessa in riva al torrente Crostolo, appena fuori città e gli scaricano addosso raffi -che di mitra. Gli sparano anche il colpo di grazia. Ma sarà lui stesso a racconta-re le drammatiche circostanze della sua fucilazione. Infatti, nonostante i colpi ri-cevuti, riesce a trascinarsi fi no alla casa della famiglia Giaroni, dove riceve le pri-me cure. Trasportato, nascosto sotto uno strato di fascine, con un carretto spinto a mano da Dorando Magnani e Irma Go-

rini fi no a casa dei Pinotti, viene curato dal dott. Ovi poi avviato alla infermeria partigiana di Coriano di Villa Minozzo. Il suo corpo martoriato dalle torture e dalla fucilazione, riceverà ulteriori cure a guerra fi nita in ospedale, a Bologna. Nel maggio 1960 verrà arrestato per aver par-tecipato alla manifestazione del 30 aprile contro il comizio del fascista Almirante, in piazza Prampolini. Verrà altresì de-nunciato alla magistratura con ventitré altri manifestanti, compreso il compianto Guerrino Franzini ed il sottoscritto.A 23 anni dalla sua morte, ne vogliono ricordare la fi gura, con la ballata che pubblichiamo di seguito, Evaristo Forna-ciari, Carlo Gregori e Renato Vacondio, che gli furono compagni nella lotta parti-giana poi colleghi di lavoro alla SARSA, l’azienda che per decenni ha gestito i tra-

sporti su pullman in provincia di Reggio e che aveva sede tra Viale Timavo e Viale Magenta. (a.z)

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APRILE 1950APRILE 1950

IL CONFERIMENTO IL CONFERIMENTO DELLA MEDAGLIA D’ORO DELLA MEDAGLIA D’ORO al Valor militare al Comune al Valor militare al Comune di Reggio Emiliadi Reggio Emilia

Riteniamo doveroso, nel 60° anniversario, ricordare il testo della motivazione con cui fu conferita la medaglia d’oro al valore militare della Resistenza dal presidente della Repub-blica Luigi Einaudi.E’ forse opportuno precisare che la cifra di 500 partigiani caduti in combattimento è riferibile ai caduti in territorio reggiano. Diversi altri reggiani caddero da partigiani in al-tri luoghi del centronord Italia e della penisola balcanica. I caduti partigiani ricordati nel sacrario, posto a fi anco del Teatro municipale, sono 626.

“Durante l’occupazione nemica opponeva al tedesco invasore la fi era resistenza dei suoi fi gli, accorsi in gran numero nelle formazioni partigiane impegnate in dura e sanguinosa lotta. Cinquecento caduti in combattimento, interi comuni distrut-ti, popolazioni seviziate e sottoposte al più spietato terrore, deportazioni in massa, stragi inumane e crudeli persecuzio-ni, costituiscono il bilancio tragico, ma luminoso, dì un’atti-vità perseverante e coraggiosa iniziata nel settembre 1943 e conclusa con la disfatta delle forze d’occupazione. Memore di nobili secolari tradizioni, riaffermate nell’epopea del Ri-sorgimento, la Città di Reggio Emilia ha saputo degnamente concludere un rinnovato ciclo di lotte per la libertà e per l’in-dipendenza ed offrire alla Patria generoso tributo di sacrifi cio e di sangue. Settembre 1943-aprile 1945”

memoria

PARTIGIANO ORANCIPARTIGIANO ORANCI Eri ancora bambino / e ti hanno arrestato, / ricordi compagno Oranci? / E già dovevi affrontare / gli obblighi dell’esistenza distinguendo gli uomini buoni / dai malvagi e delinquenti. / Nulla sapevi, / ma gli sgherri volevan/ che tu parlassi / e dir dir chi erano / e dove erano, i partigiani /che ancora tu non conoscevi. / Ti hanno prima / picchiato e poi torturato / e tu non hai parlato. / Ti hanno strap-pato / dai Servi / e ti hanno fucilato, / gettando sul tuo corpo straziato / il cartello fascista / “Brigante giustiziato” / e se ne sono andati. / Passarono ore / e le tue pupille / si diradarono, apristi gli occhi, / tu non eri morto, / eri paurosamente ferito e svenuto dal dolore, / ma eri vivo / a sfi da di tanta barbaria. / Lentamente tu strisciasti, / non ti reggevi, / eri tutto una piaga. / Arrivasti al Crostolo / e quelle sponde ti sembraron montagne, / le valicasti / e fi nalmente una casa: / bussasti, come lo può fare un fantasma / che gronda di sangue. / Fosti accolto, curato / soc-corso e confortato, / erano dei nostri. / Finalmente i partigiani, / che in montagna / ti trasportarono, / io pure ti feci un passaggio. / Sei stato arrestato bam-bino,/ la tortura e le· sofferenze / in pochi mesi ti hanno / trasformato in uomo temprato. / I partigiani ti hanno / dimostrato cosa vuoi dire / la Libertà. / Quella libertà, che / tu con il tuo silenzio / hai me-ritato e che, / per loro, i partigiani, / tu bambino, tutto hai dato.

Luigi Einaudi

A fi anco: Lubrano Oranci Fantasma

43aprile 2010notiziario anpi

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memoria

ONORATA LA ONORATA LA MEMORIA DEI 21 MEMORIA DEI 21 MARTIRIMARTIRIDI VILLA CADE’ DEL 9 DI VILLA CADE’ DEL 9 FEBBRAIO 1945FEBBRAIO 1945

Villa CadèVilla CadèUn aspetto del corteo che ha preceduto la commemorazione uffi ciale a Villa Cadé

Nella mattinata di domenica

7 febbraio si è svolta la commemorazione

del 65° anniversario dell’eccidio fascista

di Villa Cadé

Nella mattinata di domenica 7 feb-braio si è svolta la commemorazio-ne del 65° anniversario dell’eccidio fascista di Villa Cadé, la frazione del comune di Reggio posta lungo la Via Emilia per Parma e com-presa nella Circoscrizione ovest. Dopo la celebrazione della Messa nella chiesa di Cadé e la deposizio-ne di corone di alloro al cippo della vicina Gaida dedicato ai caduti del-le due guerre mondiali, si è svolta a Cadé la commemorazione uffi ciale dove sono intervenuti il Presidente della Circoscrizione Castagnetti, il rappresentante del comune di Reggio Caselli, dei comuni di Par-ma (Giovanni Rizzi), di Albinea (Antonella Incerti), delle ANPI di Reggio (Orio Vergalli) e di Parma (Rastelli).A Villa Cadé, nella notte fra l’8 e

il 9 febbraio 1945 vennero fucilati per rappresaglia 21 ostaggi prele-vati dalle carceri di Parma: Fausto Abbati e Stefano Mazzacani, di Casalgrande, Lino Ghidoni di Al-binea, nonché Bruno Affanni, Mir-co Andreoli, Athos Balzani, Lino Bottali, Marcello Cavazzini, Elio Dresda, Eugenio Fontana, Servente Gabelli, Arnaldo Girelli, Umberto Guareschi, Silvio Monica, Angelo Padovani, Ettore Platbech, Flami-nio Ragazzi, Paride Sacco, Anto-nio Schiavi, Bruno Ghinolfi ed uno rimasto sconosciuto, residenti nel-le province vicine, a cominciare da quella di Parma. I loro corpi marto-riati rimasero per tre giorni a terra, sul ciglio della Via Emilia, quale atroce quanto vano ammonimento.

ONORATA LA MEMORIA

DEI 20 MARTIRIDI PONTE

CANTONE DEL 14 FEBBRAIO 1945

44 aprile 2010notiziario anpi

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memoria

Un momento della cerimonia

Nel pomeriggio di domenica 14

febbraio si è svolta la commemorazione

del 65° anniversario dell’eccidio

nazista di Ponte Cantone, frazione

del comune di Sant’Ilario d’Enza,

posto lungo la via Emilia per

Parma.

PONTE CANTONEONORATA LA MEMORIA DEI 21 MARTIRIDI VILLA CADE’ DEL 9 FEBBRAIO 1945

Nel pomeriggio di domenica 14 febbraio si è svolta la commemorazione del 65° anniversario dell’eccidio nazista di Ponte Cantone, frazione del comune di Sant’Ila-rio d’Enza, posto lungo la via Emilia per Parma. Il corteo, partito da piazza Di Vittorio a Calerno, con in testa il Corpo fi larmonico di Sant’Ilario d’Enza e Ponte Cantone, ha raggiunto il monumento de-dicato ai venti martiri fucilati dai tedeschi per rappresaglia. Nella notte del 12 febbraio due squadre partigiane scese dai monti deposero del-le mine sulla via Emilia e attaccarono dei mezzi tedeschi. Il blitz partigiano era stato particolarmente effi cace e i tedeschi non potevano certo ammettere di essere sopraffatti dai “banditi” come spregia-tivamente chiamavano i partigiani. Non essendo riusciti a catturare gli uomini dell’esercito della libertà, i tedeschi deci-sero che a pagare fossero altri anche se estranei all’attacco. La vendetta per far capire che non intendevano incassare sen-za reagire. E così, ancora, furone le carce-ri a fornire le vittime da sacrifi care.Venti ostaggi furono prelevati dalle carce-ri di Parma e fucilati il 14 febbraio 1945: Egidio Gardini, Renzo Melloni, Giuseppe

Bellini, Antonio Gandolfi , Aldo Pasqua, Oreste Tosini, Amos Montecchi, Bruno Faustini, Angiolino Tanzi, Pierino Avan-zi, tutti di Parma; Guido Botti, Franco Molinari, Paride Zanatti, Raimondo Fer-mi, Nello Avanzi, Giulio Resmini, tutti di Piacenza; Corrado Barresi e Giacomo Bernardelli di Brescia, Luigi Vigilio di Napoli; Nicola Cosimo Salvo di Messi-na.Alla commemorazione sono intervenuti Marcello Moretti, sindaco di Sant’Ilario d’Enza, Paola De Micheli, parlamenta-re e assessore del Comune di Piacenza, Pierluigi Saccardi, vice presidente della Provincia di Reggio Emilia, e Glauco Bertani, storico Istoreco e ANPI Reggio Emilia. Alla manifestazione ha partecipato la clas-se quinta della scuola elementare “Calvi-no”, coordinata dall’insegnante Maria Vittoria Panella, con la mostra fotografi -ca “La luce penetra come il ricordo”. La stessa classe, alla fi ne delle orazioni, ha cantato alcune canzoni partigiane.In mattinata nella chiesa di Santa Mar-gherita di Calerno si è svolta la messa in ricordo dei Caduti.

Nel pomeriggiodi domenica 14

Nel posi è svanniveCantonrio d’EParmaVittorifi larmoCantondicato per rapNella partigile min

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ONORATA LA ONORATA LA MEMORIA MEMORIA

DEI 20 MARTIRIDEI 20 MARTIRIDI PONTE DI PONTE

CANTONE DEL 14 CANTONE DEL 14 FEBBRAIO 1945FEBBRAIO 1945

45aprile 2010notiziario anpi

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DELL’ASSALTODELL’ASSALTOSolenne commemorazionememoria

Quest’anno la commemorazione di Ope-ration Tombola, la defi nizione inglese dell’assalto a Villa Rossi e Villa Calvi, sedi di un importante comando germa-nico, è stata tra l’altro caratterizzata dal ritorno sul posto, dopo 65 anni, di uno dei partigiani garibaldini protagonisti dell’evento: Roberto Trinelli, Fanfulla, di 84 anni, originario di Castellarano ma da anni residente in Sicilia. Nel dopoguerra aggregato alla Polizia partigiana, poi alla Polizia di Stato, fu spedito da Scelba in Sicilia perché “di sinistra”, come ci tiene a sottolineare.Nella mattinata del 20 marzo, nel cortile

di Villa Rossi, hanno pronunciato parole di saluto i Sindaci di Albinea, Antonella Incerti, e di Treptow-Koepenick (comu-ne gemello), Gabriella Schoettler. Il prof. Franco Razzoli, dirigente scolastico, ha introdotto e presentato i ragazzi delle locali scuole medie che hanno eseguito l’Inno alla Gioia (o d’Europa), brani mu-sicali e canzoni della Resistenza.Nel pomeriggio, sala del Consiglio co-munale, è stato presentato il libro Mario Crotti-Una vita per la fotografi a, con la partecipazione del dott. Gianni Borghi (Fondazione Manodori) e dell’on. Pier Luigi Castagnetti.

AL COMANDO GERMANICO DI ALBINEAAL COMANDO GERMANICO DI ALBINEA

In alto: Una delle prime commemorazioni del-la battaglia. Vi compaiono partigiani reggiani e militari inglesi che vi ebbero un ruolo. Tra questi Didimo Ferrari (3° da sx), e Gianni Farri (4° da dx)

In basso: 20.03.2010. Cortile di Villa Rossi. Sul palco, da sinistra, il prof. Razzoli, i sin-daci Antonella Incerti e Gabriella Schoettler, l’assessore provinciale Antonietta Acerenza, il presidente dell’ANPI locale Venturi

46 aprile 2010notiziario anpi

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memoria

Gli allievi delle scuole medie durante l’esecuzione di inni patriottici

OPERAZIONE TOMBOLA

Roberto Trinelli con Giovanna Quadreri,

una delle staffette partigiane che ebbero

un ruolo nella Operazione Tombola, fo-

tografati accanto alla lapide che ricorda

i tre caduti britannici: ten. Riccomini,

sergente Guscott, caporale Bolden.

20 marzo 1945 L’ASSALTO A VILLA ROSSI E VILLA CALVI DI ALBINEA

47aprile 2010notiziario anpi

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che ha superato i 97 anni

Per chi come me ha avuto la fortuna di conoscere Egidio Baraldi, in occasione del suo 90° compleanno, si sarà certamente reso conto di come e quanto abbia saputo spendere bene la sua vita, seppur colpita da diverse sciagure. Un'esistenza esemplare, carica di fede e di entusiasmo, virtù assai rare al giorno d'oggi. Uomo di indole ribelle fi n dalla giovinezza, Baraldi non potè far altro che diventare partigiano, allorché un'intera genera-zione di giovani venne prematuramente messa di fronte ad un bivio, un bivio che Egidio non ebbe alcuna titubanza ad imboccare dall'unica parte possibile, quella della Resistenza. E il partigiano Walter ha resistito sempre, anche quando, una volta ter-minata la guerra, venne arrestato con l'infamante, nonché falsa impu-tazione di essere il mandante del delitto Mirotti. Una macchinazione orchestrata dal potere politico dell'epoca, la DC e dalla Chiesa, che vide anche il compagno Germano Nicolini subire la medesima sorte. Quella fu senz'altro una vicenda diffi cile e drammatica, perché anche i "compagni" del PCI voltarono le spalle a Baraldi. Ma la battaglia di Egidio era una battaglia di verità e di libertà, una battaglia che condusse fi no in fondo, orgogliosamente da comunista, ben più di quanto lo fosse-ro quelli che per la ragione di partito avrebbero preferito tacere e subire,

dimostrando dopo 51 anni, 1 mese e 9 giorni la propria innocenza e la totale estraneità in un delitto compiuto sedici mesi dopo la liberazione da dei farabutti che nulla avevano da spartire con la Resistenza.Ha avuto coraggio Walter e l'umiltà dell'uomo che sapeva di avere ra-gione, la stessa umiltà che ancora oggi mostra nel raccontare la sua vita, che se non fosse vera, potrebbe essere un romanzo. "La libertà di tutti, non solo la nostra, è un bene da difendere: difenden-do la libertà e la verità degli altri possiamo pretendere che anche gli al-tri ci aiutino a proteggere e a difendere anche la nostra". Ecco la lezione di libertà di Egidio Baraldi, una lezione da far impallidire quanti oggi si riempiono la bocca a sproposito di questo bene irrinunciabile.Tanti auguri caro Walter.

Alessandro Fontanesi

Agli auguri inviati da Alessandro Fontanesi, che volentieri pubblichia-mo, aggiungiamo i fraterni e affettuosi auguri di tutta l’ANPI con i suoi vecchi e giovani partigiani.

Un partigiano esemplare

compleanni

"La libertà di tutti, non solo la nostra, è un bene da difendere: difendendo la libertà e la verità degli altri possiamo pretendere che anche gli altri ci aiutino a pro-teggere e a difendere anche la nostra".

I 90 anni di Egidio Baraldi

Tanti auguri a Gino Longagnani

Il 14 febbraio u.s. Gino Longagnani, nato a Reggio Emilia nel 1913, ma piemontese d’adozione, ha compiuto 97 anni.E’ uno dei tanti giovani che negli anni Trenta aderirono al PCI clan-destino qui nel Reggiano. Nel 1932 subì il primo arresto nel quadro della retata che portò in carcere o al confi no decine di altri comunisti reggiani, tra cui Vivaldo Salsi, con cui Longagnani rimase in contatto fi no alla morte di quest’ultimo.Detenuto a Castelfranco Emilia, Longagnani fu poi confi nato a Ponza e a Ventotene, venendo liberato soltanto nell’agosto 1943, dopo la caduta di Mussolini.Durante la Resistenza ebbe l’incarico di operare a Milano con funzio-ni di supporto logistico alla lotta partigiana.Il 10 ottobre 2008 ha avuto la possibilità di ritornare all’isola di Pon-za, 65 anni dopo esserne uscito libero, accolto con tutti gli onori da rappresentanti delle istituzioni locali. Il 23 novembre successivo fu festeggiato in forma solenne nella sala del Consiglio comunale di Racconigi (TO) in occasione del 60° della Costituzione repubblica-na.Vedovo da anni, Longagnani è ospite in una casa di riposo in Pie-monte. Gli rinnoviamo da queste pagine i più fraterni e affettuosi auguri. (a.z.)

Scheda segnaletica di Longagnani compilata nel 1932, in occasione del suo arresto

E’ l’ultimo dei reggiani perseguitati politici an-tifascisti durante il ventennio nero.

Egidio Baraldi in una foto giovanile

48 aprile 2010notiziario anpi

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Cara Eletta,

in qualità di candidata alle elezioni regionali per la Federazione della Sinistra, desidero ringraziare l’ANPI per il bell’articolo, corredato dafoto, pubblicato sul vostro ultimo notiziario e dedicato alle candidaturefemminili espresse dai partiti del centrosinistra. E’ stata per me l’occa-sione di leggere integralmente il “Notiziario”, riscoprendo una volta di più, la piena condivisione degli ideali dell’Assciazione. Ho letto poi con profondo interesse e apprezzamento, la novità ri-guardante l’allargamento dello statuto per consentire l’iscrizione a tutti coloro che, condividendo sentimenti antifascisti, vogliano sostenere, in qualunque modo l’ANPI.Ecco trovata la chiave di volta per legare passato e futuro, in un passaggio di testimone ormai non più procrastinabile nel tempo.Abbiamo la fortuna di avere ancora fra noi persone straordinariamente preziose (faccio riferimen-to alla serata al Fuori Orario e agli interventi dei partigiani Nicolini e Laila) e di poter ascoltare dalle loro voci esperienze e analisi politiche drammaticamente ancora così attuali.Quella del Fuori Orario, con i canti delle mondine e gli artisti sul palco e le testimonianze dei partigiani e quell’atmosfera di calore intorno, è uno di quei momenti che non dimenticherò mai. Ti chiedo gentilmente di porgere il mio sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possi-bile la pubblicazione dell’articolo dedicato e colgo l’occasione per un affettuoso personale saluto a te.

Francesca Montecchi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di Youssef Salmi, socio ANPI sezione Campagnola Emilia, Novellara, Rio Saliceto e Fabbrico

Dopo più di vent’anni di vita e lavoro in questo Paese mi sono stati insegnati valori di grande importanza che mi hanno raccontato come era questo Paese prima della sconfi tta del fascismo e com’è diventato dopo anni di lavoro sodo, come si è lavorato per creare una Repubblica democratica

Caro Direttore,vorrei esprimere il mio sdegno e il mio rammarico, per come stanno andando le cose in Italia, ho scelto, vent’anni fa, di ve-nire in questo paese, erano tempi diversi, si stava bene, c’era una situazione molto diversa da oggi, regnava più democrazia,

mi sono innamorato di questa terra e dei suoi valori, ho fatto famiglia e ho dei fi gli come tanti. Oggi però vivo una preoccupazione diversa da quella che mi ha spinto ad uscire dalla mia terra madre. Dopo più di vent’anni di vita e lavoro in questo Paese mi sono stati insegnati valori di grande importanza che mi hanno raccontato come era questo Paese prima della sconfi tta del fascismo e com’è diventato dopo anni di lavoro sodo, come si è lavorato per creare una Repubblica democratica, come la gente ha lottato per avere certi diritti che oggi vediamo scomparire un po’ alla volta, e allora, dico; questo il motivo per cui non voglio migrare di nuo-vo, questo il motivo per cui voglio gridare giustizia, il motivo per cui voglio lottate per salvare il salvabile, non sono nessuno, lo so, ma riconosco la necessità di cominciare a svegliarci da questo sonno profondo e lavorare insieme per ripristinare le cose, così che i nostri fi gli domani possano ricordarsi di noi, e possano essere fi eri di noi, come lo siamo noi oggi per i nostri “vostri” nonni. E’ giunta l’ora di agire con saggezza, non chiedo altro che una rifl essione seria su come stanno andando le cose, rifl ettiamo sugli ultimi anni, stiamo sprofondando, non riusciamo a saltarci fuori, non riusciamo ad agire, abbiamo paura di muoverci, tutte le cose conquistate con tanta fatica le stiamo perdendo un po’ alla volta, persino l’articolo 18 un esempio piccolo per il quale abbiamo lottato, oggi è camuffato, non esiste più per i contratti nuovi. Mi fa paura pensare al futuro, siamo una categoria di cittadini che non ha potuto difendere certe conquiste, e mi dispiace molto, cerco ogni giorno di insegnare nel mio piccolo il valore della Democrazia, della Costituzione italiana “nata dall’antifascismo” che considero una delle più complete al mondo, ma purtroppo ciò che sta suc-cedendo non mi aiuta affatto, l’ultimo Decreto “il legittimo impedimento” per me è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, più di cosi non si può. L’appello fi nale, è quello di scendere nelle piazze, la nostra fortuna è che questa crisi ci ha insegnato che possiamo sopravvivere ugualmente anche se non abbiamo lo stipendio intero, quindi rinunciare ad alcune giornate di lavoro e scendere nelle piazze pacifi camente potrebbe essere un buon modo”.

Youssef Salmi

lettere

Come si diventa antifascisti...

49aprile 2010notiziario anpi

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lutti

RICORDO DI LAURA SALSI IN FERRARI21/3/1930-27/1/2010

Coloro che hanno conosciuto Laura Salsi nata il 21/3/1930 e scomparsa il 27/1/2010, e sono tantissimi, hanno una visione univoca nel ricordare l’opera e la fi gura di amica e compagna delle lotte femminili e sociali, quelle lotte che han-no costituito l’ordito e la trama della so-cietà del dopoguerra, che ha rivendicato ed ottenuto conquiste, servizi e strutture che hanno caratterizzato la nostra qualità della vita ed il nostro welfare, fi ore all’oc-chiello (ovviamente con luci ed ombre), di un modello di vita all’apice dell’eccel-lenza europea.Antonio Zambonelli, storico, ricorda da bambino Laura in bicicletta con la ban-diera del Fronte della Gioventù in spalla, di ritorno da una manifestazione pubblica in difesa degli ideali e dei valori della Re-sistenza. In seguito la vide sempre molto attiva, insieme a sua madre, l’indimenti-cabile “roccia” Luigina nel far emergere consapevolezze e temi da far evolvere nelle iniziative politiche. Per Anna Pisi la Laura è stata un’amica con l’A maiuscola, una gran donna, che sapeva coniugare il valore e le capacità femminili in una convergenza di utilità sociale. L’amica Piera Sturloni, bravis-sima ricamatrice, era stimolata da Laura a produrre centrini per la lotteria dell’8 marzo, produzioni molto apprezzate dalle intenditrici. Laura aveva una visione po-sitiva della vita, il suo bicchiere era sem-pre mezzo pieno Lella Calzolari prima inquadra Laura come grande amica e poi come instan-cabile organizzatrice dei gruppi delle

donne che a Pieve Modolena facevano la distribuzione del giornale femminile “Noi donne”. Laura credeva nella so-cietà, nell’amicizia, nella sincerità e per questo era ben percepita dalle altre donne che partecipavano alle feste dell’8 mar-zo. Prenotava le mimose, confezionava i mazzolini e li distribuiva. Per la Pisi Lau-ra era sempre pronta ad organizzare e a partecipare per tenere unite le donne.Imelde Fornaciari, intrattenitrice nelle fe-ste popolari, poetessa dialettale, e donna fantasiosa cara e apprezzata da tutti, ha ricordi belli di Laura: gite, cene, feste femminili, serate di poesia dialettale in cui era molto fi era di suo marito Osval-do, poeta pluripremiato, che leggeva le ultime poesie create. Recentemente Lau-ra aveva comprato un cappotto nuovo e aveva avvertito Imelde che non l’avrebbe “frustato/consumato” (Concetto del valo-re d’uso, diverso dal consumismo odier-no). Imelde fa i complimenti a Laura per-ché lei rispettava le idee di tutti e, pur non essendo “di chiesa”, nei funerali cattolici seguiva la messa. Insomma era una brava donna, solare e simpatica, un’instancabile organizzatrice dell’UDI ed al suo funera-le la grande folla le ha dimostrato tanto affetto.Anch’io la ricordo quando, insieme a mia mamma, Zelina Rossi, erano impegnate nelle iniziative politiche per migliorare la vita sociale, soprattutto battagliere in difesa dei diritti delle donne e della fami-glia. Erano anni in cui questi diritti veni-vano rivendicati in pubblico, nelle piazze, ma il problema principale era la conqui-sta della emancipazione soprattutto in famiglia. E la distinzione di ruoli con il mantenimento delle facoltà decisionali in testa al capofamiglia, erano molto radica-te e dure a morire a favore di una diversa concezione di condivisione della politica familiare. Il patriarcato aveva dettato re-gole rigide, che resistevano nel tempo, in cui le donne erano viste solamente come mamme dedite alle pratiche di cura della famiglia. Laura e le donne del suo tempo hanno praticato una sorellanza trasversale alle varie età, capace di unire, di essere di so-stegno anche nei momenti personali e dif-fi cili che normalmente si incontrano nella vita. L’ANPI esprime il suo cordoglio e abbraccia il marito Osvaldo Ferrari, parti-giano, e i fi gli Diva e Gianni.

Anna Salsi

MORTA AVE FORMENTINI CHE A 19 ANNI SUBI’ ATROCI TORTURE A VILLA CUCCHI28/10/1923 - 08/01/2010

L’8 gennaio u.s. è morta a Villa Rivalta, dove abitava da vari anni, la partigiana Ave Formentini, Lotta, vedova di Rena-to Nicolai, il giornalista e scrittore noto anche come autore, con Alcide Cervi, del libro I miei sette fi gli.Ave era nata il 28 ottobre 1925 in una famiglia contadina e antifascista di Villa Gavassa. Il padre Renato era stato arre-stato nel 1932 in una retata di antifascisti reggiani che si concluse col deferimento al Tribunale speciale di venti accusati di appartenenza al Pci clandestino e di pro-paganda sovversiva. Renato Formentini venne condannato a un anno di reclusio-ne cui fece seguito un provvedimento di libertà vigilata. Dopo l’8 settembre ’43 fu tra i protagonisti della Resistenza (quale comandante di un distaccamento della 77a SAP), assieme ai due fi gli: Ave nella 76a SAP ed Ennio nella 37a GAP. Sia Renato che la fi glia fi nirono nelle mani dei fascisti nell’inverno ’44-45. Ave, staf-fetta addetta ai collegamenti tra Comando della 76a e due battaglioni mobili d’assal-to, venne arrestata da agenti della GNR il 21 gennaio ’45 mentre si dirigeva verso Correggio. Portata a Reggio nel carcere dei Servi subì atroci torture durante gli interrogatori cui venne sottoposta a Vil-la Cucchi. Il padre Renato venne fucilato per rappresaglia con altri nove patrioti sul ponte del Quaresimo, lungo la Via Emi-lia per Parma, il 28 gennaio 1945. Quello

Ave negli ultimi tempi

50 aprile 2010notiziario anpi

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lutti

OLIMPIO GIOVANARDI

04/05/1925-22/01/2010La moglie e le fi glie in memoria del Par-tigiano Olimpio Giovanardi, deceduto il 22 gennaio 2010, offrono a sostegno del Notiziario.

RENATO ORLANDINI

20/01/1923-2/03/2010Per il trigesimo della scomparsa di Rena-to Orlandini, deceduto il 2 marzo 2010, lo ricorda con grande rimpianto la moglie Rosanna Castellari.

ADOLFO TONDELLI

Per ricordare Adolfo Tondelli, defunto il 7 febbraio 2010, il fi glio Attilio e la nuora Piera offrono pro Notiziario. Al ricordo di Adolfo, uomo buono, onesto e generoso che ha dedicato tutto se stes-so al lavoro e al bene della famiglia, si

uniscono i Soci ed Eredi della Cooperativa CAPA di San Rigo (Reggio Emilia) offrendo a sostegno del giornale dell’ANPI.

MARIA LUISA TARONI VED. PATACINI

14/01/2010 Il 14 gennaio 2010 è scomparsa Maria Luisa Taroni vedova di Gianetto Patacini, indimenticato dirigente del PCI reggiano e regionale e pubblico amministratore. Maria è stata fi no a che la salute glielo ha permesso molto vicina all’ANPI parteci-

pando alle iniziative commemorative e ricreative dei partigiani.

VINCENZO MELEGARI

26/07/1923-10/03/2010Il 10 marzo u.s. è deceduto il cav. Uffi -ciale Vincenzo Melegari, originario di Castelnovo Sotto, dove era nato il 26 lu-glio 1923, fi no all’ultimo profondamente legato al mondo della sinistra e dell’anti-fascismo. Da anni presidente dell’ANCR

(Associazione combattenti e reduci), carica nella quale era suc-ceduto al compianto Davide Valeriani, era anche stato segretario ed economo della Associazione nazionale mutilati ed invalidi di guerra. Consigliere comunale ed Assessore nel natìo comune di Castel-novo Sotto, nei primi anni del dopoguerra, fu per anni impiegato all’Uffi cio tasse del Comune di Reggio, dove era stato assunto nel 1946 come invalido di guerra. Fece anche parte del CORE-CO (Comitato regionale di controllo degli atti dei Comuni).Vedovo da parecchi anni, lascia una fi glia che vive negli Stati uniti d’America.In sua memoria l’Associazione combattenti e reduci e l’amico di una vita Enrico Lelli offrono pro Notiziario.

ADORNO CURTI (FRANCO)

12/02/1921-08/02/2010Per ricordare con infi nito affetto il Parti-giano Adorno Curti Franco, del distac-camento “Piccinini”, la fi glia Tiziana e il nipote Davide Azzali offrono pro Notizia-rio.

CESARE CARLINI

01/03/1927-15/02/2010Il 15 febbraio 2010 è deceduto Cesare Carlini, patriota di Canossa. I familiari lo onorano con affetto ricordando le sue qualità di uomo serio ed onesto lavorato-re, con attitudini anche poetiche.

stesso giorno uno sgherro fascista aprì la porta della Cella dei Servi dove Ave era detenuta con altre compagne chiedendo a brucia pelo chi fosse Ave Formentini e aggiungendo senza tanti riguardi: Stamat-tina abbiamo fucilato tuo padre.Le torture non piegarono Ave che seppe mantenere il silenzio e dovette così venire rilasciata a metà marzo ’45, dopo quasi due mesi terribili di detenzione.Delle sue sofferenze furono testimoni due

partigiane che condivisero con lei la cella ai Servi e le torture a Villa Cucchi, Rosi-na Becchi e Rina RabacchiNel dopoguerra, impegnata nel movimen-to democratico, incontrò il romano Rena-to Nicolai, inviato a Reggio dal PCI. I due si sposarono vivendo per alcuni anni nella nostra città. Successivamente si trasferiro-no a Roma, dove Nicolai fu attivo anche nel mondo del cinema sia come interprete che come scrittore e sceneggiatore.

Dopo la sua morte avvenuta il 14 dicem-bre 1983, Ave tornò a vivere a Reggio lavorando fi no alla pensione presso la So-cietà emiliana di esercizi elettrici.Ai fi gli Paolo, Bianca e Simona giunga-no da queste pagine le condoglianze degli ex partigiani e degli antifascisti reggiani (a.z.).

51aprile 2010notiziario anpi

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anniversari

MAURA FERRARI

5° ANNIVERSARIOIl 1° maggio ricorre il 5° anniversario della scomparsa di Maura Ferrari fi glia di Didimo Ferrari Eros commissario partigiano.Il marito Mario Peca, la sorella Anna con Attilio, i nipoti Riccardo e Valerio Braglia non dimenticheranno mai il suo altruismo, i

valori di onestà, il suo sorriso, e ottimismo, la speranza di un mondo migliore affi nché gli obiettivi di giustizia, di pace e di benessere… verso una meta dove splende perennemente il sole, … rimangano come obiettivi per i suoi cari e per tutti.

FIORINDA CANTONI VED. FERRARI

12° ANNIVERSARIOIl 10 aprile ricorreva il 12° anniversario del decesso di Fiorinda Cantoni vedova di Di-dimo Ferrari Eros. Con tutto l’affetto che conservano nel cuore, i nipoti Riccardo e Valerio Braglia, la fi glia Anna, il genero At-tilio la ricordano.

DINO ROSSI (BOZAMBO)

5° ANNIVERSARIOIl 9 aprile ricorre il 5° anniversario del-la scomparsa del partigiano Dino Rossi Bozambo appartenente alla 77a Brigata SAP. Lo ricordano con affetto la moglie Maria, i fi gli ed i nipoti. Per onorarne la memoria, sottoscrivono Pro Notiziario.

ORLANDO ROSSI

5° ANNIVERSARIOPer ricordare il marito Orlando Rossi, dece-duto il 19 marzo 2005, la moglie Giovanna Muzzi, con la famiglia, lo ricorda con im-mutato affetto.

FRANCESCO NERONI

13° ANNIVERSARIONel 13° anniversario della scomparsa di Francesco Neroni di Puianello, la moglie e la fi glia lo ricordano con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario.

GIOVANNI BATTISTA MARTINELLI (CIRO)

4° ANNIVERSARIOPer ricordare il fratello Gianni Ciro nel 4° anniversario della morte e con lui mamma, papà, Ino e Lea, Nelda Martinelli offre pro Notiziario.

NADIA GANASSI - DOMENICA BERTIZZOLO

ANNIVERSARISono passati 11 anni da quel 2 marzo 1999 ma il ricordo resta sempre. Il papà Saverio, la sorella Marina e il fratello Mir-co, in sua memoria, of-frono pro Notiziario.Il 12 gennaio ricorreva il

1° anniversario della scomparsa di Domenica Bertizzolo. Il marito Saverio Ganassi, unitamente ai fi gli Mirco e Marina e la nipote Fan-ny, la ricorda offrendo pro Notiziario.

IDIMO LUSETTI (IVANO)

5° ANNIVERSARIOIn ricordo di Idimo Lusetti Ivano, deceduto il 5 aprile 2005, la fi glia Ermelinda sotto-scrive per Notiziario

ARMANDO BARBIERI (LIBERTÈ)

IN MEMORIAPer onorare la memoria di Armando Barbieri Liberté, Fausta Barbieri offre pro Notiziario.

VALTER REVERBERI

6° ANNIVERSARIOIl 7 aprile ricorre il 6° anniversario della scomparsa di Valter Camellini, la moglie Laura Cavazzoni, nel ricordarlo con immu-tato affetto, sottoscrive pro Notiziario.

52 aprile 2010notiziario anpi

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anniversari

MARIO GOLFIERI

40° ANNIVERSARIOIl 16 marzo 2010 ricorre il 40° anniversario della scomparsa di Mario Golfi eri. Lo ricor-dano con tanto affetto la moglie Laura e la fi glia Marina.

CARLO CAMELLINI (DISASTER)

11° ANNIVERSARIOIl 6 aprile ricorre l’11° anniversario della scomparsa del Partigiano Carlo Camellini Disaster, appartenente alla 144a bgt. Gari-baldi. La moglie Loredana Reverberi e i fi gli in sua memoria offrono pro Notiziario.

GIUSEPPE NERONI (MORO)

IN MEMORIAPer ricordare il Partigiano Giuseppe Nero-ni Moro, e presidente per diversi anni della sezione ANPI di Gattatico, deceduto il 6 set-tembre 2008, la moglie Anna Piazza sotto-scrive pro Notiziario.

GENESIO CORGINI

65° ANNIVERSARIOPer commemorare il padre Genesio Corgini, morto nel corso della battaglia di Fabbrico del 27 febbraio 1945, i fi gli, per onorarne la memoria, sottoscrivono pro Notiziario.

IVO GUIDETTI (FERMO)

4° ANNIVERSARIOIn memoria del Partigiano Ivo Guidetti Fermo di Roncocesi, deceduto il 21 marzo 2006, i famigliari sottoscrivono per il No-tiziario.

ATHOS BEDOGNI

6° ANNIVERSARIOPer ricordare il marito Athos Bedogni, scomparso il 23 febbraio 2004, la moglie Adele Chiossi offre pro Notiziario.

PRIMO MAREGGINI - MALVINA BENEVENTIANNIVERSARIPer ricordare i coniugi Primo Mareggini Bomba e Malvina Beneventi i fi -gli, il genero, le nuore, i nipoti e i pronipoti offro-no pro Notiziario.

WILLIAM SIGNORELLI

IN MEMORIAPer ricordare il fratello William Signorelli, deceduto a 20 anni in un lager tedesco, il fratello Mariano offre pro Notiziario.

AFRA TONDELLI IN MUSSINI

IN MEMORIAIn ricordo di Afra Tondelli, scomparsa il 25 settembre 2009, il marito Bruno, i fi gli Ma-riella e Roberto, offrono pro Notiziario. La famiglia Mussini ringrazia le famiglie Fran-che e Ferioli per il ricordo di Afra pubblica-to sul numero di gennaio-febbraio 2010 del

Notiziario.

LINO BERTANI - VINA CAMPANINI

IN MEMORIAPer commemorare la memo-ria dei genitori Lino Bertani e Vina Campanini, le fi glie Carla e Vera, ricordandoli con immutato affetto, offro-no pro Notiziario.

GINO FURGHIERI (BRUNELLO)

12° ANNIVERSARIORicorreva il 13 marzo u.s. il 12° anniversa-rio della scomparsa di Gino Furghieri, Parti-giano di Castelnovo Sotto, persona onesta e generosa che ci ha lasciato in eredità i suoi insegnamenti preziosi che ci servono ancora oggi, giorno dopo giorno. Ci manchi.

Dimma, Katia, Nicoletta, Mario

53aprile 2010notiziario anpi

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anniversari

GIUSEPPE FERRETTI

35° ANNIVERSARIOIl 5 aprile ricorre il 35° anniversario della morte di Giuseppe Ferretti di Villa Cadè. La moglie Ilde e i fi gli, con le rispettive fami-glie, nel ricordarLo, offrono pro Notiziario.

ULISSE GILIOLI (ORAZIO)

3° ANNIVERSARIONel 3° anniversario della scomparsa del Partigiano Ulisse Gilioli Orazio, avvenuta il 22 marzo 2007, la moglie Simona e la fi glia Simonetta, nel ricordarLo con immutato af-fetto e rimpianto, offrono pro Notiziario.

REMIGIO BAGNACANI (VITTORIO)

6° ANNIVERSARIOLaura Giuni e famiglia a ricordo del marito Remigio Bagnacani Vittorio, nel 6° anniver-sario del decesso, offrono pro Notiziario.

OLDANO PATERLINI (ENOS)

8° ANNIVERSARIOIl 12 aprile ricorre l’8° anniversario della scomparsa di Oldano Paterlini Enos. Lo ri-corda con immutato affetto la moglie Iones Baschieri e sottoscrive pro Notiziario.

GIUSEPPE ANCESCHI

4° ANNIVERSARIONel 4° anniversario della scomparsa del Par-tigiano della 144a bgt. “Garibaldi” Giuseppe Anceschi di Bibbiano, la moglie e le fi glie, nel ricordarLo agli amici e Partigiani bib-bianesi, offrono a sostegno del Notiziario.

GIUSEPPE CARBONI

10° ANNIVERSARIOA dieci anni dalla scomparsa dl Partigiano Giuseppe Carboni, lo ricordano con amore immutato la moglie, le fi glie, il genero e le nipoti Giulia ed Elena e in sua memoria sot-toscrivono pro Notiziario.

MARIA SCHIATTI IN BAGNACANI - ATTILIO BAGNACANIIN RICORDOIn memoria della mam-ma Maria Schiatti e del padre Attilio Bagnacani, i fi gli Albertina, Romeo e Arto sottoscrivono pro Notiziario.

ERO BENADUSI

20° ANNIVERSARIOIl 20 marzo ricorre il 20° anniversario della scomparsa del compagno Ero Benadusi, la moglie Franca e la fi glia Lorena lo ricorda-no con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario.

SANTE SPAGNI (SPADINO)

5° ANNIVERSARIOA cinque anni dalla scomparsa di Sante Spa-gni Spadino, avvenuta il 22 giugno 2006, ex Partigiano della 76a bgt. SAP della Val d’Enza, nel ricordarLo con immutato affetto e per onorarne la memoria, la moglie Lu-cia e i fi gli Silvana ed Eliseo, puntuali ogni

anno offrono al Notiziario.

GINO ROZZI (PALOT)

4° ANNIVERSARIOIl 22 aprile ricorreva il 4° anniversario della scomparsa di Gino Rozzi, noto come Palòt, ma che da partigiano addetto al Comando unico era Oscar. Nato nel 1913, negli anni trenta fu perseguitato politico. Di famiglia contadina di Pieve Modolena, nel dopoguer-

ra è stato per anni stimato dirigente del movimento cooperativo.

EDMONDO FONTANESI (PRECIS)

6° ANNIVERSARIOIl 13 marzo ricorreva il 6° anniversario della scomparsa del Partigiano rivaltese Edmondo Fontaesi Precis. La moglie Emma, la fi glia Lorena, il genere Fabrizio e i nipoti Giulia ed Enrico lo ricordano con immutato affetto e sottoscrivono in sua memoria.

54 aprile 2010notiziario anpi

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anniversari

ERIO CAMELLINI (GEK) - RINA GALASSI (BARBARA)ANNIVERSARINel ricordare il Partigia-no Erio Camellini Gek, scomparso l’8 maggio scorso, e la Partigiana Rina Galassi Barbara, deceduta il 25 marzo 2001, la fi glia Ivana e il nipote Riccardo sotto-

scrivono pro “Notiziario”.

JAMES MALAGUTI (SMITH) - IDA DONELLI

ANNIVERSARIIl 3 aprile ed il 29 marzo ricorrono rispettivamen-te il tredicesimo ed il terzo anniversario della scomparsa dei carissimi coniugi James Malaguti ed Ida Donelli. Lui, indimenticato co-

mandante partigiano ed uomo politico che sempre lottò la pace, la libertà e la solidarietà fra tutti i popoli. Conobbe l’Ida, staffetta partigiana, durante la seconda guerra mondiale e la sposò dopo la Liberazione. James ed Ida, affettuosissimi nella propria famiglia, che gioivano delle cose semplici, nel profondo rispetto del pensiero e della vita di tutti e dei sentimenti di pace e di amore. Sono perciò sempre con noi, nel nostro intimo nei nostri pensie-ri, pronti a confortarci nei momenti di dolore che il mondo ci fa incontrare sempre più spesso, per impegnarci contro le ingiustizie con altruismo ed onestà, quell’onestà che al giorno d’oggi sembra sempre più scomparire: il loro esempio ci aiuterà nell’affrontare le prove diffi cili che la vita ci presenta. Essi portarono sempre con sé i valori del lavoro e dell’amicizia e dedicarono il loro impegno per affermare l’importanza del ricordo, della storia e della testimonian-za dei principi irrinunciabili della Resistenza e della Liberazione dal fascismo e dalle tirannie. Il fi glio Claudio Malaguti, la sorella di James, Lolita Morici Mala-guti ed i parenti tutti, li ricordano con affetto infi nito e nella ricor-renza offrono un contributo per il “Notiziario dell’ ANPI”.

SERGIO FERRARINI (SPARTACO)

8° ANNIVERSARIOIl 18 maggio ricorrerà l’8° anniversario della tua scomparsa. Ti ricordiamo sul tuo giornale, nel nostro cuore ti ricordiamo ogni giorno. Tua moglie Anna e tua fi glia Linda, che offrono pro Notiziario”. I nostri bei so-gni ora sono soltanto bei ricordi.

LIDIA FERRETTI - LINO BELLESIA

IN MEMORIAProtagonisti tra quelli di una generazione che han-no fatto una scelta giusta nella lotta che ha aper-to la strada alla Libera-zione, alla democrazia e ai diritti sociali e civi-li di uomini e donne per

la prima volta sanciti dalla Costituzione.Matteo, Lorena e Tiziano li ricordano con affetto in occasione del 25 aprile anniversario del-la Liberazione.

NELLO BIZZARRI (BRENNO)-ALBERTINA ROSSINI (BRUNA)

IN MEMORIANel 65° anniversario del-la Liberazione la fi glia Annusca ricorda con im-mutato affetto gli ama-ti genitori e in loro onore offre del Notiziario.

ODDINO CATTINI (SBAFI)

5° ANNIVERSARIOIl 14 maggio ricorrerà il 5° anniversario del-la scomparsa di Oddino Cattini, Sbafi , vice comandante di battaglione della 37a brigata GAP. La moglie Rosa, il fi glio Luciano, la nuora, le nipoti e i generi offrono pro “No-tiziario”.

GIUSEPPE BELTRAMI (KRAMER)

16° ANNIVERSARIOIl 9 maggio ricorre il 16.° anniversario della scomparsa di Giuseppe Beltrami, Kramer, della sezione ANPI di Cadelbosco, fi gura popolarissima da tutti amata e stimata. La sua immagine è viva in tutta Cadelbosco. Il fratello Amos e la sorella Adelma, ricordan-

dolo con immutato affetto, sottoscrivono pro “Notiziario”.

ROMUALDO SBERVEGLIERI (ALDO)

IN MEMORIAPer onorare la memoria del padre Romual-do Sberveglieri Aldo, deceduto il 7 febbraio 1998, la fi glia Ciria, insieme alla famiglia, offre pro Notiziario.

55aprile 2010notiziario anpi

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- FRANCA CUCCHI e LORENA BENADUSI in ricordo del marito e padre ...............................................................................euro 50,00- RINA PIVETTI – a sostegno ........................................................ “ 30,00- IOLANDA CASINI e fi glia in ricordo dal marito Giuseppe Anceschi .................................................................... “ 25,00- EBO NOBILI – a sostegno........................................................... “ 20,00- ORMEA ZAMBONINI in ricordo di Marino Zambonini ................... “ 50,00- LORENA, GIULIA BONINI e fam. in ricordo di Edmondo Fontanesi ............................................... “ 100,00- EBE VECCHI – ANPI CORREGGIO – a sostegno ............................ “ 70,00- RENATO BERNI – ANPI CORREGGIO – a sostegno ....................... “ 25,00- AMOS ROSSI – ANPI CORREGGIO – a sostegno .......................... “ 20,00- RENATO FANTINI – ANPI CORREGGIO – a sostegno .................... “ 30,00- BRUNA AGUZZOLI – ANPI CORREGGIO – a sostegno................... “ 25,00- GIANNI ANDREOLI – ANPI CORREGGIO – a sostegno .................. “ 25,00- MARIA ROSSI in ricordo del marito Mario Cavallini “partigiano” ....................................................... “ 40,00- PIERA COSTI e BRUNO CARLETTI – a sostegno .......................... “ 20,00- IONES BASCHIERI in ricordo del marito Paterlini “Enos” ............. “ 50,00- MARIO VENTURI – a sostegno .................................................... “ 5,00- ATTILIO TONDELLI e moglie in ricordo del padre Adolfo .............. “ 200,00- LAURA GIUGNI in ricordo del marito Remigio Bagnacani ............ “ 100,00- UGO GUIDETTI – a sostegno ..................................................... “ 20,00- EDDA ROMEI – RENZO SIRONI – a sostegno .............................. “ 30,00- SEZIONE FELINA – a sostegno ................................................... “ 120,00- SEZIONE CASTELNOVO MONTI – a sostegno .............................. “ 118,00- SEZIONE DI PRATOFONTANA – a sostegno ................................. “ 211,00- ODDINO e WILLER BENASSI – a sostegno .................................. “ 40,00- SIMONA COCCHI e fi glia in ricordo del marito Ulisse Gilioli ......... “ 100,00- ILDE PASTURINI in memoria di Giuseppe Ferretti ....................... “ 30,00- ROSANNA CASTELLARI in ricordo del marito nel 1° anniversario della morte ................................................. “ 100,00- SEZIONE di BUSANA – a sostegno ............................................. “ 45,00- ROBERTO MUSSINI e fam. in ricordo di Afra Tondelli .................. “ 100,00- SILVIA SPAGGIARI – a sostegno ................................................. “ 20,00- ANNA FERRARI in memoria della madre e della sorella .............. “ 100,00- ETTORE BORGHI – a sostegno ................................................... “ 50,00- MARIANO SIGNORELLI per onorare il fratello William .................. “ 50,00- LUCIA e LAURA GROSSI in ricordo di Emilio e parenti ................. “ 100,00- IRIA ALBERTI in ricordo di Corgini Genisio morto nella battaglia di Fabbrico ......................................................... “ 20,00- ADELE CHIOSSI in memoria del marito Athos Bedogni ................ “ 40,00- FAM.GUIDETTI in memoria del partigiano Ivo “Fermo”di Roncocesi ................................................................ “ 200,00- MARISA BONACINI in memoria di Carpi Aldo nell’11°anniversario morte ........................................................ “ 25,00- VANDA CARPI per ricordare i fratelli Aldo e Giovanna ................. “ 25,00- KATIA FURGHIERI, madre e fam. per ricordare il padre Gino Furghieri “Brunello” .............................................. “ 50,00- FAM. GIOVANARDI in memoria del partigiano Olimpio Giovanardi .............................................. “ 30,00- CLAUDIO MALAGUTI in ricordo di Ida e Iames Malaguti .............. “ 150,00- CAMILLO BASCHIERI in memoria di Oldano Paterlini .................. “ 50,00- ANTONIO CATTANI – a sostegno ................................................ “ 50,00- LINO DAZZI – a sostegno ........................................................... “ 20,00- ASSOCIATI della Sezione di Cavazzoli-Betonica .......................... “ 585,00- RICCARDO e IVANA CAMELLINI in ricordo di Erio (Gek) e Rina Galassi ........................................................................... “ 50,00- VERAe CARLA BERTANI in memoria dei genitori Lino e Vina Campanini ............................................................... “ 60,00- CORUZZI, FANTINI, FABBI, BORGHI in ricordo di Elide Rovacchi ....................................................................... “ 70,00- LOREDANA REVERBERI in memoria di Luciano Camellini ........... “ 20,00- FERRARI- CERVI – a sostegno .................................................... “ 50,00 - LAURA NIRONI con Laura in ricordo del marito Mario Golfi eri morto 40 anni fa .................................................. “ 50,00

- LAURA CAVAZZONI per onorare il marito Valter Reverberi ........... “ 50,00- EMO GHIRELLI – a sostegno ...................................................... “ 30,00- SEZIONE PISTELLI – a sostegno ................................................. “ 25,00- LIDIA GRISANTI E LUCIA in memoria del partigiano Pisi Fortunato ............................................................................ “ 25,00- BRUNO MANFREDI – a sostegno ................................................ “ 100,00- OMERO BAGNI – a sostegno ...................................................... “ 20,00- GIANNI MANFREDI – a sostegno ................................................ “ 30,00 - FAM. FAUSTA BARBIERI in memoria di Armando Barbieri “Liberte’” . “ 100,00- FAUSTO BEGGI – a sostegno ...................................................... “ 350,00- ERMELINDA LUSETTI in ricordo del padre Idimo Lusetti “Ivano” ................................................................. “ 50,00- NELDA MARTINELLI in ricordo del fratello Gianni “Ciro” e parenti tutti ............................................................................ “ 30,00- POMPILIA FERRARI in memoria di Francesco Neroni .................. “ 50,00- LAGHI DEL SOLE – Massenzatico – a sostegno .......................... “ 50,00- SEZ.ANPI CARPINETI – a sostegno ............................................. “ 10,00- OSCAR TIRABASSI in ricordo del padre Cismo ............................ “ 150,00- VIGLIO FERRETTI – a sostegno ................................................... “ 20,00- FAM. MAREGGINI – S. Polo, in ricordo di Primo”Bomba” e Malvina Beneventi .................................................................. “ 50,00- GIOVANNA MUZZI e fam. in memoria del marito Orlando Rossi... “ 50,00- SAVERIO GANASSI in ricordo della moglie Domenica “Memè” e fi glia Nadia ............................................................................. “ 100,00- PIETRO BUFFAGNI – a sostegno ................................................. “ 30,00- PAOLA DAVOLI in memoria del padre Paolo, fucilato il 28/2/45 dai fascisti .................................................... “ 50,00- JOSE’ FAUSTA TALMONTE – a sostegno..................................... “ 25,00- LUCIA SPAGNI- Silvana e Eliseo in ricordo di Sante Spagni “Spadino” ...................................................................... “ 100,00- ARTO, ROMEO, ALBERTINA BAGNACANI in ricordo di Schiatti Maria e Attilio Bagnacani .......................................... “ 60,00- ROSSELLA CARBONI e fam. in ricordo del marito Giuseppe ........ “ 50,00- CATIA CASOLI, Rubiera – a sostegno ......................................... “ 40,00- LINO VERONI, Rubiera – a sostegno ........................................... “ 20,00- NANDO MANZINI, Rubiera – a sostegno ..................................... “ 20,00- ARMANDO GIBERTINI, Rubiera – a sostegno .............................. “ 30,00 - VILMA BULLA- Rubiera – a sostegno ......................................... “ 20,00- ANNUSCA BIZZARRI in ricordo dei genitori ................................ “ 200,00 - GINO LONGAGNANI, Racconigi (CN) – a sostegno ....................... “ 50,00- SOCI ed EREDI Coop.va CAPA in onore di Adolfo Tondelli ............ “ 200,00- ASS. NAZ.COMBATTENTI E REDUCI per onorare Vincenzo Melegari .................................................. “ 500,00- Prof. RENZO BARAZZONI in ricordo di Ulisse Gilioli ..................... “ 30,00- CENTRO SOCIALE RUBIERA – a sostegno ................................... “ 50,00- SEZIONE RUBIERA – a sostegno ............................................... “ 100,00- WILLIAM BRANCHETTI – a sostegno .......................................... “ 50,00- ERMES CARLINI per onorare il padre Cesare .............................. “ 50,00- ERIO LANZONI – a sostegno ...................................................... “ 30,00- RICCARDO CASANOVA – a sostegno .......................................... “ 20,00- ARMANDA FIORINI MANARI – a sostegno ................................... “ 20,00- SEZIONE BUSANA – a sostegno ................................................. “ 55,00- CIRIA SBERVEGLIERI e fam. per onorare il padre Romualdo ..................................................................... “ 50,00- ANNITA MALAVASI “LAILA” in ricordo di TrolliGiambattista e Elio ......................................................... “ 142,00- FAM. TIZIANA CURTI in memoria del padre Adorno Curti “Franco” ................................................ “ 50,00- LORENA FERRETTI e fam. in memoria dei genitori ..................... “ 200,00- LUCIANO CATTINI e fam. per ricordare Oddino Cattini “Sbafi ” .... “ 50,00- ANNA FIORANI e fam. in memoria del marito Sergio Ferrarini “Spartaco” ....................................................... “ 100,00- AMOS BELTRAMI in ricordo del fratello GIuseppe “Kramer” ........ “ 100,00

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la finestra sul cortile

Cinegiornalismo

continua a pag. 58

Raccontare la verità, o almeno, le verità che possiamo venire a scoprire. Segnalia-mo pertanto il vincitore di sei Premi Oscar 2010 The Hurt Locker di Kathryn Bigelow, stupenda pellicola dedicata ad un gruppo di sminatori americani a Baghdad. Passato in concorso a Venezia nel 2008 e uscito con dieci copie, se potete cercate di recuperarlo in dvd. Tra l’altro la grandissima Kathryn ha anche stabilito il record di essere la pri-ma donna nella storia degli Oscar a vincere la statuetta come migliore regista. La rin-graziamo a nome di tutte le donne. In aprile escono due pellicole da non man-care. Con Green Zone di Paul Greengrass e protagonista Matt Damon torniamo in Iraq mentre con L’uomo nell’ombra di Roman Polanski rimaniamo a Londra ma sempre per parlare di politica e affari poco chiari. Entrambi sono nei cinema dal 9 aprile.Paul Greengrass che aveva trasformato Matt Damon in un attore d’azione con la saga di Bourne, lo ha di nuovo scelto per Green Zone. E’ il 2003, il primo marescial-lo luogotenente Roy Miller (Damon) e la sua squadra di ispettori ricevono dai loro comandanti l‘incarico di scovare nel de-serto dell‘Iraq i depositi dove si suppone siano custodite armi di distruzione di mas-sa. Sfrecciando da un‘insidia all‘altra, in

luoghi zeppi di trappole esplosive, gli uo-mini ricercano i composti chimici mortali, ma si imbattono in un‘elaborata copertura che sconvolge il proposito della loro mis-sione. Preso nell‘intrigo delle operazioni di altri agenti segreti, Miller deve portare avanti il suo compito, muovendosi tra spie dell’intelligence corrotte sotto copertura e nascoste sul suolo straniero, alla ricerca di risposte che porteranno all‘annientamento di un regime renitente o all‘intensifi cazione dello stato di guerra in una regione politica-mente instabile. Con un ritmo furioso, in un luogo altamente pericoloso, egli scoprirà che tra tutte, l’arma più diffi cile da trovare è la verità. Il thriller, tratto dal best seller di Rajiv Chandrasekaran “Imperial Life in the Emerald City: Inside Iraq’s Green Zone”, ha generato accese reazioni persino al Pentagono e da parte di chi sostiene che il confl itto in Iraq con tutte le sue vittime non debba essere trasformato in uno spet-tacolo di esplosioni e suspence ‘popcorn’. Ma Green Zone è tutt’altro. Alle antepri-me, quando il capitano Miller denuncia le bugie, gli inganni la corruzione delle spie dell’Intelligence Service scoppiano gli applausi. “Ho voluto fare questo fi lm - ha detto Damon - perché rilancia interrogativi che ci coinvolgono tutti e che non sono stati

chiariti. Miller ha una missione da uomo e soldato leale: trovare le armi di distruzione di massa e salvare vite. Crede in quello che fa ma scopre che le verità non combaciano con quello che gli è stato raccontato e con quello in cui crede l’opinione pubblica”.Quando è arrivato l’arresto di Roman Po-lanski erano appena terminate le riprese di L’uomo nell’ombra che ha, infatti, montato nel suo chalet/prigione di Gstaad in Svizze-ra. Era da più di vent’anni che il regista

Passa la riforma della Sanità Passa la riforma della Sanità negli USA ma rimane alto l’allarme Iraq!negli USA ma rimane alto l’allarme Iraq!Il cinema si è interessato alla guerra in Iraq a confl itto iniziato. A differenza di quella del Vietnam a cui sono stati dedicati capolavori una volta che gli americani se ne sono dovuti andare - e anche velocemente – per questa inutile e sanguinaria operazione la settima arte ha sempre fatto la parte di quello che doveva fare il giornalismo.

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continua da pag. 57

la finestra sul cortile

non tornava al thriller ambientato ai giorni nostri. Una pellicola hitchcockiana, spiaz-zante, dato che dietro il protagonista si cela Tony Blair. L’uomo nell’ombra racconta la storia dell’ex Primo Ministro britannico Adam Lang (Pierce Brosnan), che si ritrova su un’isola della costa orientale degli Stati Uniti in inverno a scrivere le sue memorie. Quando il suo storico assistente muore af-fogato, viene mandato un ghostwriter pro-

fessionista (Ewan McGregor) per aiutarlo a termina-re il libro. L’anoni-mo ‘scrittore fan-tasma’ è immedia-tamente coinvolto in un intrigo poli-tico e sessuale che comprende la mo-glie di Lang, Ruth (Olivia Williams) e la sua assistente Amelia Bly (Kim Cattrall, conosciu-ta come Samantha

in Sex and the City). Su Lang, pende la mi-naccia dei crimini di guerra, torture e morte di sospetti terroristi, i legami con la Cia e un misterioso segreto nel suo passato, che rischia di mettere in pericolo le relazioni internazionali. L’uomo nell’ombra, Orso d’Argento al Festival di Berlino, è tratto dal romanzo The Ghost Writer di Robert Harris e lo stesso autore ne ha curato l’adattamen-to insieme con il regista. Come si evince

dalla trama è chiaro, anche se non esplicito, il riferimento a Tony Blair e il suo appoggio a George Bush durante la guerra in Iraq. Sia il romanziere Harris che Brosnan ci tengo-no però a sottolineare che non si tratta di un fi lm su Tony Blair: “Parlare del potere è la cosa che mi interessa maggiormente e in tutti i miei romanzi. - ha detto Harris - Sono molto interessato al fenomeno dei leader che perdono il potere, che si tratti di Ri-chard Nixon o di Margaret Thatcher”. “In realtà - afferma Brosnan - ho preferito con-frontarmi con Adam Lang, il protagonista del romanzo. E’ un personaggio straordi-nariamente complesso e possiamo defi nirlo un prodotto dell’era Blair. Harris e Polanski scrivendo e girando il fi lm hanno mantenu-to molti riferimenti alla fi gura di uno dei leader più popolari del Regno Unito. Ma resta anche, molto forte, la componente del thriller. Roman è un autore più di stile che di politica”.

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