2 – Giornalino di Maggio 2013

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Giornalino di Maggio 2013

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AGAPE

GIORNALINO A CURA DEI GIOVANI DELL’ORATORIO

ASSOCIAZIONE “DON BOSCO”

ANNO 3 N°2 (MAGGIO 2013)

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Dopo le ripetute infedeltà del suo popolo riferite nell’Antico Te-stamento, Dio, come avevano an-nunciato i profeti, stringe con l’uomo una nuova alleanza, defini-tiva, che non può più essere di-strutta dal peccato. Come l’antica alleanza con Mosè, anche la nuova alleanza è stretta mediante un sacrificio. Ma questa volta non viene offerto nessun animale ma Dio stesso fattosi uomo in Gesù, si offre in sacrificio per la salvezza dell’ umanità intera. Se il sacrificio deldel Sinai diede origine a un popolo rinnovato dall’ alleanza con Dio, Gesù sta a fondamento di un nuovo popolo, costituito dai suoi discepoli: la Chiesa che nasce dalla sua morte e risurrezione, cioè dalla sua Pasqua. Anche Gesù, come tutti gli ebrei celebrava la Pasqua. Gesù scelse la data della festa

della Pasqua del suo popolo Isra-ele come simbolo degli avveni-menti della sua morte e risurrezio-ne. Come il popolo di Israele venne liberato dalla schiavitù dell’Egitto, allo stesso modo Cristo ci libera dalla schiavitù del peccato e dalle potenza della morte. Gesù si recò a Gerusalemme per liberarci in maniera più radica-le. Egli celebrò con i suoi discepoli la cena pasquale e in occasione di questa celebrazione Gesù prese il posto dell’agnello sacrificale. Oggi per noi cristiani celebrare la PasquaPasqua significa vivere e credere fino in fondo nella vittoria di Cristo sulla croce, significa uscire dalle tenebre per rinascere ad una vita nuova. Attraverso la Pasqua l’uomo può affermare che l’amore è più forte della morte. Con la PasquaPasqua un’energia nuova è entra-ta nel mondo e i cristiani ne sono i testimoni e gli annunciatori, la Pasqua diventa così non un ricor-do di un evento lontano ma la linfa vitale che trasforma continuamen-te la realtà della storia umana. Cristo infatti risorge nuovamente ogni volta che nel mondo cresce una vita autenticamente umana, ogni volta che trionfa la Giustizia, ogni volta che la Grazia vince la forza del peccato,ogni volta che la Speranza resiste al cinismo e alla disperazione,ogni volta che l’amore supera l’odio. La Pasqua di Cristo può di- ventare la Pasqua di ciascu- no, di ogni uomo e di ogni donna che in qualunque tempo o luogo essi vivono, sappiano dare testimonian- za che la morte può essere sconfitta e che la vita può sempre trionfare.

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PICCOLI SERVILo scorso 28 marzo si è celebrata la solennità del "Giovedì Santo".

In questo giorno Gesù sa che è giunta la sua ora e ci da un in-segnamento: servire i fratelli. Quale dimostrazione migliore quella della "lavanda dei piedi"!Gesù si umilia, lava i piedi ai suoi discepoli che rimangono sbigottiti: infatti il dovere di lavare i piedi era anticamente ri-servato agli schiavi, perché con-siderati alla stregua di animali. All'epoca di Gesù si camminava a piedi nudi e spesso alla sera i piedi erano sporchi di terra, pol-vere o di qualsiasi altra sporci-zia: non era quindi piacevole lavare i piedi sporchi, perciò questa era una mansione perfet-ta per gli schiavi.Lo scopo di Gesù non è quello di purificare con lavaggi este-nuanti, tipici degli Ebrei, i suoi di-scepoli ma va ben oltre la men-talità dell'epoca e ruoli vengono invertiti: Gesù, il Maestro, il Si-gnore, lava i piedi agli apostoli, ai suoi servitori, insegnando cosi che ognuno deve mettersi al ser-vizio del fratello. Servire significa Amare! La li-turgia celebrata in questo giorno, ossia, la Messa in Cena Domini, è stata fantastica, piena di un'emozione in-descrivibile!Dio è venuto in mezzo a noi facendosi uomo: così piccolo e allo stesso tempo cosi grande! Quale Dio si è incarnato per sal-vare il suo popolo? Quale Re lava i piedi ai suoi sud-diti? Pietro, infatti, rifiuta di sottoporsi a quel gesto impensabile: " Signore tu lavi i piedi a me?". Tutta-via Gesù lo ammonisce

dicendo: " Quello che io faccio tu ora non lo capisci ma lo capirai". I gesti di Gesù sono "assurdi", mi-steriosi, infatti: si è fatto uomo come noi, ha superato le diverse fasi della vita di un uomo, ha spe-rimentato gioie, dolori, sofferenze e soprattutto la morte e la sepoltu-ra; esperienze che ogni uomo sarà destinato a provare.Non bisogna, quindi, temere la morte perché c'è qualcuno più grande che questa esperienza l'ha provata prima di noi. Gesù ha vinto la morte, quindi il peccato, perché è Padrone della vita e della morte.InIn questo giorno ho pensato a Maria Maddalena. Essa era una prostituta, era lontana da Dio ma, dopo averlo visto, dopo aver spe-rimentato il suo amore, non ha esitato a seguirlo e servirlo e Dio le ha riservato il più grande dei pri-vilegi: essa è stata infatti la prima ad aver visto Gesù risorto!Un altro gesto affine a quello della "lavanda dei piedi" è stato compiuto dalla donna peccatrice che lava i piedi di Gesù con le sue lacrime e li asciuga poi con i suoi capelli. Simone, il padrone di casa, che aveva assistito alla

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Al mattino del 29 ci siamo ri-trovati in oratorio ed abbiamo fatto un momento di preghie-ra, accompagnato dal digiuno con pane ed acqua e dalla vi-sione del film “La passione di Cristo” di Mel Gibson.La giornata è terminata con l’adorazione della Croce al Carmine, a cui tutti insieme abbiamo partecipato.

In compagnia con Gesù

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scena, pensò che quella donna fosse una peccatrice e si meravi-gliò del perché Gesù non l'aves-se scacciata. Ma Gesù, che co-nosce i cuori, disse: "Io sono en-trato in casa tua e tu non mi hai dato nulla per lavarmi. Invece questa donna mi ha lavato i piedi con le sue lacrime e me li ha asciugati con i suoi capelli. A questa donna sono stati perdo-nati i suoi peccati perché ha molto amato!"Questa grande Santa mi piace molto perché sa di aver peccato e se ne pente sinceramente cer-cando il perdono; perdono che le sarà concesso perché ha molto amato.Quindi, come Gesù e gli altri Santi si sono messi al servizio del prossimo, anche noi con grande umiltà dobbiamo allenar-ci a diventare PICCOLI SERVI.Che parola cara a Gesù quella di servo: " Io non sono venuto per essere servito ma per servi-re", " Chi vuol essere il primo si faccia servo di tutti".

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Gesù è vero uomo come noi, ha bisogno di compagnia.SoffreSoffre per noi, quando vede tanta gente passare davanti alle chiese e lui è lì tutto solo in un tabernacolo, prigioniero d’amore e desideroso del nostro amore per Lui.

LLa "Via Crucis" consiste nel rivivere la passione di Gesù at-traverso 15 stazioni. Essa viene celebrata dalla Chiesa ogni Ve-nerdì Santo, durante il periodo di Quaresima.

Come si consueto, ogni anno i nostri amici dell’U.A.L.(Unione Amici di Lourdes) organizzano, durante la Domenica delle Palme, quest'anno festeggiata il 23 Marzo 2013, la Via Crucis con gli ammalati di tutte le sezioni a S. Giovanni Rotondo.QuelQuel giorno abbiamo ce-lebrato prima la Santa Messa e poi, durante la suddetta processione, re-citato il Rosario fin quando siamo giunti al

luogo in cui si teneva la "Via Crucis"; qui ci si è presentata una spiacevole sorpresa: la guardia del cancello( che conduce alla Via Crucis monumentale accanto alla chiesa S. Maria delle Grazie) termi-nava il turno proprio in quell'ora, perciòperciò avrebbe dovuto chiudere il suddetto cancello.Avendo preso atto dell’accaduto, ci siamo sistemati in modo tale da non creare fastidio agli altri pelle-grini: con la Santa Croce una dama sostava davanti a ogni sin-golo ammalato, che rappresentava la stazione che si stava contemplando.Don Luigi che accompagnava il gruppo, ha voluto sottolineare la grandezza della "Via Crucis", che non doveva essere bloccata, e che questa era la soluzione più conso-na.Al termine della "Via Crucis" siamo ritornati al pullman, siste-mando tutti gli ammalati, con le loro carrozzelle, e abbiamo fatto ri-torno presso le nostre case."Via Crucis" letteralmente signifi-ca “La via della croce”: quella stessa croce che Gesù 'portò' sulle sue spalle a causa dei nostri pec-cati ed è la croce che dovremmo portare anche noi per amor suo, perché lui ha vinto il peccato e la morte.

VIA CRUCIS CON GLI AMICI DELL'U.A.L.

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Il 25 Aprile c’è stato a Man-fredonia una grande festa dio-cesana dedicata ai ragazzi, una festa che si ripete ogni anno in città diverse, si tratta appunto del RALLY DELLA PACE.

Ogni parrocchia doveva ospi-tare un gruppo di bambini pro-veniente da paesi diversi, e noi, parrocchia del Carmine, abbia-mo accolto il gruppo di Ischitel-la.

Al mattino ci siamo incontrati in parrocchia per far conoscen-za, per poi proseguire con la colazione, balli e giochi. Dopo di che ci siamo recati in Piazza d’Uomo per la Santa Messa presieduta dal nostro Arcive-scovo Michele e insieme a tutti i parroci di Manfredonia. Al ter-mine della Messa, i ragazzi si sono messi in cammino per la marcia della pace partendo da corso Roma, proseguendo per corso Manfredi fino ad arrivare

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alla villa comunale dove i ragazzi hanno avuto la possibilità di pranzare, rilassarsi e divertirsi stando a contatto con la natura. Nel primo po-meriggio,meriggio, in piazza Giovanni XXIII, giochi, balli e diverti-menti non sono man-cati. Una giornata fantastica per i ragaz-zi perché hanno scoperto la bellezza del gioco all’aria aperta, del gioco collet-tivo, del dialogo con ragazzi di-versi, ma soprattutto dello stare tutti uniti per un unico fine che è Gesù, di cui Lui è porta-tore di vera gioia, pace e serenità, cose che ormai stanno svanendo a causa dell’ ecces-siva tecnologia. La giornata è stata ricca anche di messaggi evangelici e di amore fraterno, con scambi di doni, canti e poesie realizzate

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nata del ritiro è iniziata alle 8.30 quando tutti i fedeli, chi con le mac-chine e chi con il pullman organiz-zato dal parroco, sono partiti da Manfredonia per raggiungere San Giovanni Rotondo. Poi verso le 9.30, orario in cui si è arrivati a San Giovanni Rotondo, essi sono stati accolti dal Centro di accoglienza Santa Maria delle Grazie, sede scelta dal parroco per questo ritiro, e si sono andati a si-stemare nella sala conferenze del CentroCentro dove hanno iniziato ufficial-mente il ritiro con la recita delle lodi mattutine. Dopo tutto ciò c’è stata la cate-chesi di don Antonio dal titolo: “La fede nello sguardo”. Ha iniziato ri-ferendosi ai passi del Vangelo di Giovanni, in particolare al capitolo 1 versetti da 36 a 39 e poi da 43 a 50 dicendo: <<La fede è esperienza, non si può essere cristiano senza vedere come vede Dio. Dobbiamo vedere con gli occhi di Dio. Per Dio vedere è amare. Guarda l’adultera e poi la perdona: la misera visitata dalla misericor-dia. Vedere non è soltanto un mo-vimento ma è anche penetrare la crosta del nostro cuore con una LAMA D’AMORE. Gesù vede come vede il Padre. E questo lo si nota maggiormente nel figliol prodigo: il Padre Misericor-dioso. Vedere e amare per suo Padre sono la stessa cosa. Oltre a vedere il figlio fisicamente da lontano, il padre da lontano ne ebbe anche compassione, gli si gettò al collo e lo baciò. L’amore non sa vedere difetti, vede solo amore, compassione e misericor-dia. >> Poi ha continuato riferendosi in-nanzitutto al passo del vangelo se-condo Matteo capitolo 9 versetti da

RITIRO A SAN GIOVANNI ROTONDO DEL 17 MARZO 2013

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20 a 22 dicendo che Gesù si volta, guarda la donna ed è già amata solo guardandola e solo guardan-dola le ridona la dignità, la vita, poi al salmo 16 versetto 7 dicendo che il Signore guarda il cuore, non si ferma all’apparenza e per ultimo al vangelovangelo di Giovanni capitolo 1 ver-setto 62 dicendo che quando qual-cuno ci ama sappiamo che il nostro nome è diverso. Poi la penultima parte della cate-chesi don Antonio l’ha divisa in due argomenti: LO SGUARDO TRA MATTEO E GESU’ e VIDERO E CREDETTERO. Riguardo il primo argomento, don Antonio ha detto queste parole: << Gesù illumina gli occhi del cuore e subito si è amati. E’E’ il cuore che si accende dallo sguardo di Gesù. Matteo mette in gioco tutta la sua vita per quello sguardo. Ogni credente, sull’esempio di Matteo, gioca la sua vita. Matteo si fida. Fissò lo sguardo su di lui e lo amò. QuandoQuando le parole non ci sono più sono gli occhi che parlano, mentre quando non c’è più amore gli occhi sfuggono. Intimità di sguardi che si incrociano e fanno vedere tutto. >> Riguardo invece al secon-do argomento, il nostro par-roco si è espresso così: << In questo sta tutta l’esperienza di fede. Sinonimo di fede per gli apostoli non è vedere il sepolcro nudo ma è vedere il Signore risorto, mangiare con lui e ascoltare le Sue parole con i segni della Sua passione ed è per la loro fede che noi crediamo. Tom-maso invece voleva vedere per credere ma Gesù gli disse: << Perché hai visto hai creduto? Beati piuttosto

quelli che pur non avendo visto cre-deranno. >> Noi crediamo per gli occhi della fede.Infine ha parlato del vangelo secondo Marco capito-lo 15 versetto 39 dicendo: Il centu-rione avendolo visto morire così, ha detto: << questo è davvero il Cristo>> cioè avendolo di nuovo guardato nel cuore e amandolo. Ecco gli occhi che dicono la nostra sequela. Ecco l’anno della fede che Benedetto XVI ci ha regalato.Una volta finita la catechesi, tutti i fedeli, dopo aver ascoltato l’ Ange-lus di Papa Francesco, si sono recati nella cappella del centro di accoglienza dove si è celebrata la santa messa e dopo tutto ciò tutti sono andati a pranzare. Dopo aver mangiato,mangiato, il parroco ha dato ad ogni fedele, fino alle 15.30, un mo-mento di riposo e dopo questo mo-mento, tutti si sono recati sul monte Castellana dove, attraverso le me-ditazioni di Padre Pio, è stata fatta la Via Crucis. Dopo tutto ciò, il ritiro si è concluso con il ritorno a Man-fredonia. Queste sono esperienze da fare perché aiutano ognuno di noi ad entrare al meglio nel periodo che si sta per vivere e spero che questo tipo di esperienze possano essere ripetute nel corso dell’anno.

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In questo numero del giornalino vogliamo parlare della figura del Sacerdote. Un uomo che è il più amato e incompreso di tutti; il più rifiutato e il più criticato, ma anche il più cercato.MaMa sappiamo veramente chi è il Sacerdote?Il Sacerdote è l’uomo di Dio, del sacrificio, un essere consacrato al servizio dei fratelli, un eroe dello

Spirito, colui che porta sulle spalle la responsabilità della nostra anima.LaLa sua data di nascita risale a duemila anni fa. Avvenne a Geru-salemme, la sera di “Giovedì Santo”, quando Gesù lasciò i doni più preziosi: L’Eucaristia ed il Sa-cerdozio che doveva perpetuare il miracolo dell’amore: “Fate questo in memoria di Me”.Dopo la Risurrezione, prima di salire al cielo, Gesù conferì ai suoi l’altro enorme potere di perdonare i peccati: “Coloro ai quali perdone-rete, sarà perdonato; a chi non perdonerete, non sarà perdona-to”.Il giorno dell’Ascensione Gesù confermò ed estese questi poteri: CELEBRARE – CONFESSARE – BATTEZZARE – PREDICARE. Questi poteri fanno del Sacerdote il continuatore dell’Opera Salvifica e redentrice del Figlio di Dio.QuandoQuando egli predica fa rivivere Gesù nel messaggio di verità e di amore che trasmette. Quando ce-lebra la Santa messa, lo comunica nell'Eucaristia. Quando ammini-stra i Sacramenti, partecipa ai fra-telli la Grazia, la vita stessa di Gesù.Il Sacerdote accompagna l’uomo dalla nascita alla morte, sempre presente nei momenti più

impegnativi della vita: nella gioia e nel dolore.IlIl Sacerdote è un uomo ma è più degli Angeli. E’ figlio di uomini, ma ha il potere di rendere figli di Dio. E’ un servo ma Dio gli Ub-bidisce. E’ povero ma puòpuò ricolmare di ric-chezze infinite. E’ debole ma rende forte con il pane della vita. E’ mortale ma dona l’immortalità. E’ fratello

IL SACERDOTEOratorio Don Bosco

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La vita senza FEDE – PERDO-NO – SPERANZA – CONFORTO SPIRITUALE – NORMA MORALE – sarebbe un inferno. Ed è il Sacerdote che dona tutto questo.Sant’Ignazio diceva che il Sa-cerdote è dotato di poteri ecce-zionali: Celebra, e Confessa; è l’avvocato dei fratelli ed è colui che fa da ponte tra i fratelli e Dio.L’uomo può essere grande quanto vuole, ma non lo sarà mai tanto quanto un povero prete che celebra.LaLa vita del Sacerdote è una lotta permanente. Non solo! Egli deve vivere al servizio degli altri fino a dimenticare se stesso. Deve so-prattutto ricordare ai fratelli che la sofferenza non è un castigo, ma una degnazione; il dolore non è unauna disgrazia, ma una grazia; la meta non è la terra, ma il Cielo. E per raggiungerla, occorre salire il Calvario dietro a Gesù.Grande è l’Ufficio, grande è la Dignità del Sacerdote. Anche gli angeli lo venerano perché egli è anche il custode del TABERNA-COLO. Forse l’unica cosa che dobbia-mo esigere dai nostri Sacerdoti è che siano sempre totalitari nell'a-more di Cristo e della sua Chiesa. Il resto è secondario. Da criticare troveremo sempre. Preghiamo invece per loro e aiutiamoli!

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Se noi ci compor- tiamo come figli di Dio, sentendoci amati da Lui, la nostra vita sarà nuova, piena di serenità e di gioia.

(tweet del 10 Aprile 2013)

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