1948-2010 La Costituzione italiana

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laboratorio di ricerca storico didattica della scuola primaria "A. Vivaldi" di Silea

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I BALILLA … Cosa sono?

L’ Opera Nazionale Balilla (ONB) nacque per volere dei fascisti per entrare nelle scuole e mirava all'educazione spirituale, culturale e religiosa, all'istruzione premilitare, ginnico-sportiva, professionale e tecnica.

Scopo dell'ONB era infondere nei giovani il sentimento della disciplina e dell'educazione militare oltre e renderli consapevoli della loro italianità e del loro ruolo di "fascisti del domani”.

Un Giovane Balilla

L'ONB venne stabilmente suddivisa, per età e sesso, in vari corpi:

• Corpi maschili o Figli della Lupa: 6-8 anni o Balilla: 9-10 anni o Balilla moschettiere: 11-13 anni o Avanguardisti: 14-18 anni

• Corpi femminili o Figlie della Lupa: 6-8 anni o Piccole italiane: 9-13 anni o Giovani Italiane: 14-17 anni

Tra i 18 e i 22 anni i giovani entravano poi nei "Fasci Giovanili di Combattimento" e nelle "Giovani fasciste" (gruppi esterni all'ONB). Studenti universitari e delle scuole superiori erano invece tenuti ad aderire ai GUF, Gruppi Universitari Fascisti (anch'essi esterni all'ONB).

Oltre ai balilla esistevano anche i marinaretti, che costituivano un'istituzione premarinara alla quale si accedeva dopo aver ottenuto il permesso dalla propria legione di appartenenza; ne facevano parte ragazzi dagli 8 anni in poi.

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Leggo il documento e ricavo le informazioni

1. A chi appartiene questa pagella? Trova i dati anagrafìcì e ricopiali.2. A quale anno scolastico si riferisce la pagella?3. Che classe frequentava queslo alunno?4, In quale comune si trovava la scuola? Esìste ancora?5. Prova a spiegare idisegnì dèlla 1^ pagina6. Questo bambino era un bal:l la? Da cosa lo caoisci?7. Quali materie erano studiate?8. In quante partiera suddìvìso l,anno scolastìco? Come era chiamato ogniperiodo e quanto

durava?9. L'alunno è stato promosso? Con quale giudizio?

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PROGETTO CITTADINANZA & COSTITUZIONE

CLASSI COINVOLTE: Classe 5^A e 5^B Scuola primaria “A. Vivaldi” Silea

INSEGNANTI: Emanuela Dorella, Paola Bardi

TITOLO: 1948 2010 … LA COSTITUZIONE ITALIANA

ABSTRACT: Attraverso il progetto memoria Previsto dal POF d’istituto i ragazzi conoscono, approfondiscono ricordano e danno valore ad alcuni momenti significativi della storia del 1900, questo avviene attraverso il racconto di testimoni che hanno vissuto durante il periodo fascista e durante la 2^ guerra mondiale. Due testimonianze sono state particolarmente significative ed hanno creato la motivazione e l’interesse per un lavoro di ricerca sulla scuola del ventennio, o meglio su come doveva essere e cosa doveva fare un bravo scolaro. Successivamente, poiché la memoria è strettamente legata alla soggettività del testimone, le informazioni prodotte sono state messe a confronto con altri tipi di fonti e con la storiografia. Dal confronto con il loro modo di essere scolari e quello dei nonni è emersa l’importanza della tutela dei diritti della persona così come sono sanciti nella Costituzione e la necessità di vigilare affinchè quanto è scritto sia effettivamente realizzato.

METODOLOGIA:Le attività sono di tipo laboratoriale: i ragazzi riconoscono un problema relativo alla tutela dei diritti della persona. Ricerca e reperimento di fonti orali, scritte ed iconiche da parte dei ragazzi, scelta del materiale in base all’argomento da sviluppare, attività di analisi di documenti in piccolo gruppo o a coppie, a classi aperte, giochi di ruolo, discussione, rielaborazione e riflessioni.

Visione di film: Jona che visse nella balena, Il diario di Anna Frank, discussione in classe

TEMPI: Dicembre: Ascolto testimonianze e rielaborazioni

Gennaio: Drammatizzazione di “La valigia di Hana”

Marzo: Rielaborazione grafica di alcuni articoli della Costituzione italiana,

Analisi di documenti relativi alla scuola nel periodo fascista

Aprile: Ascolto testimonianze relative alla 2^ guerra mondiale , produzione di un libro

Maggio: Riordino materiali prodotti e conclusioni

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ANNO SCOTASTTCO 2009/2010

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Storia del partito fascista

Il Partito Nazionale Fascista (PFN) fu fondato a Roma il 7 novembre 1921 per iniziativa di Benito Mussolini

Dopo la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, Mussolini fu incaricato dal re Vittorio Emanuele III di formare un nuovo governo.

Il primo governo Mussolini fu un governo di coalizione sostenuto da una maggioranza composta dal Partito Popolare Italiano e da altri gruppi di estrazione liberale. In seguito alla modifica della legge elettorale in senso maggioritario, e dopo le elezioni politiche dell'aprile 1924, il PNF ottenne una netta maggioranza; tali risultati però furono duramente contestate dalle opposizioni, che ne denunciarono le irregolarità: si ricorda il caso del deputato Giacomo Matteotti, che dopo aver denunciato i brogli fu assassinato. Il PNF fu l'unico partito ammesso in Italia dal 1928 al 1943, dopo l'emanazione delle leggi eccezionali che abolirono la libertà di stampa, il diritto di sciopero sciolsero i partiti politici instaurando la dittatura.

Il partito si dissolse il 25 luglio 1943 con l'arresto di Mussolini e la conseguente caduta del regime fascista. Il 27 luglio il nuovo governo di Pietro Badoglio decretò ufficialmente lo scioglimento del PNF.

Liberato dai tedeschi il 10 settembre, Mussolini costituì il 13 settembre un nuovo Partito Fascista Repubblicano ("PFR") e un nuovo Stato, la Repubblica Sociale Italiana (RSI, detta anche Repubblica di Salò), nella parte d'Italia ancora occupata dai tedeschi. Il PFR cessò la sua esistenza con la morte di Mussolini e con la fine della Repubblica di Salò, il 28 aprile 1945.

Gioventù italiana del littorio

Fondata il 27/ 10/ 1937 la GIL inquadrava in un ordinamento di ispirazione paramilitare le organizzazioni che raccoglievano i giovani dai 6 ai 21 anni precedentemente dipendenti dall’Opera nazionale Balilla e dai fasci Giovanili di combattimento. In poco tempo raggiunse quasi 8 milioni di iscritti. Gli aderenti, al motto “Credere, obbedire, combattere” dovevano giurare di difendere con il sangue la causa della rivoluzione fascista. Si occupava sia di preparazione militare e sportiva dei giovani sia di attività culturali. I giovani erano suddivisi per età e sesso come nell’Opera Balilla.

La parola “littorio ” fu adottata nel periodo fascista perché era un simbolo dell’antica Roma.

I magistrati romani erano scortati dai littori, chiamati così perché incaricati di portare il fascio littorio , una scure racchiusa in un fascio di aste di legno, simbolo della facoltà di punire o condannare il popolo.

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UN IMPEGNO

Noi ragazzi abbiamo capito che la libertà di cui noi godiamo è un bene prezioso e concludiamo la nostra riflessione sulla costituzione con le parole di Pietro Calamandrei pronunciate il 26 gennaio 1955 , a Milano, nel salone degli Affreschi della società umanitaria, durante il discorso di apertura di un ciclo di conferenze sulla Costituzione Italiana Le sue parole sono ancor oggi attualissime e ci richiamano ad un costante impegno.

Dal discorso agli studenti milanesi di Pietro Calamandrei (1955)

…. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, di quei due emigranti, due contadini che traversavano l’oceano, su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca, con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. E allora uno di questi contadini, impaurito, domanda a un marinaio “ ma siamo in pericolo?” e questo dice “secondo me, se continua questo mare, tra mezz’ora il bastimento affonda.” Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno, dice: “Beppe, Beppe, Beppe”,….“Che c’è!” … “Se continua questo mare, tra mezz’ora, il bastimento affonda” e quello dice “Che me ne importa, non è mica mio!” Questa è l’ indifferenza ….

…. La Costituzione .. è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E’ la Carta della propria libertà. La Carta per ciascuno di noi della propria dignità d’uomo.

Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo è solo ... Ora io ho poco altro da dirvi. In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi atti …

Silea, maggio 2010

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Da altre ricerche e testimonianze abbiamo capito che un modo per uniformare tutti i cittadini al modello fascista era l’organizzazione della scuola.

IL SIGNOR BEPPI LUCCHESE, NONNO DEL NOSTRO COMPAGNO GILBERTO CI HA MANDATO UN QUADERNO DOVE HA RACCONTATO LE SUE ESPERIENZE DI SCOLARO IN EPOCA FASCISTA.

IL SIGNOR RINO BOTTER, NONNO DELLA NOSTRA COMPAGNA TERESA,

IL SIGNOR ALBANO SLONGO, NONNO DELLA NOSTRA COMPAGNA MARTA,

IL SIGNOR ANGELO BUGIN, PROZIO DEL NOSTRO COMPAGNO ANDREA

CI HANNO CONSEGNATO LE LORO PAGELLE .

Noi le abbiamo analizzate con attenzione confrontandole con le nostre schede di valutazione .

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Beppi Lucchese scrive…

Sono nato a Levada , frazione di Ponte di Piave, nel 1932. I miei genitori e gli zii erano contadini mezzadri. In casa eravamo tanti, 29 persone, di cui 21 erano bambini, tra questi 11 andavano a scuola. Eravamo tanto poveri, c’era poco da mangiare e ancor meno da vestire, nessuno sapeva cosa fossero i soldi.

A scuola noi maschi andavamo con il grembiule nero ed il colletto bianco, sotto il grembiule avevamo i pantaloni corti anche d’inverno. Non avevamo le scarpe, ma gli zoccoli chiusi con la tomaia di cuoio. La nostra cartella era di tela di sacco e veniva portata a tracolla, all’interno c’era un libro di lettura, un sussidiario, un quaderno per disegnare, un quaderno a righe e uno a quadri, un canotto con il pennino per scrivere con l’inchiostro, una gomma per cancellare, un asciugapenne di stoffa per pulire il pennino, una carta assorbente per asciugare l’inchiostro quando bisognava girar pagina e sei colori con il loro astuccio.

Io ho iniziato a frequentare le elementari nel 1938 , quando a capo del governo italiano c’era Mussolini.

Io era un bambino e facevo quello che facevano tutti gli altri: Tutti i sabati, si faceva il “sabato fascista”, a piedi le maestre accompagnavano i loro alunni al campo sportivo di Ponte di Piave . Tutti i bambini dovevano essere vestiti in divisa da balilla, così aveva ordinato Mussolini : pantaloncini verdi, calzetti verdi e rossi, camicia nera e berretto nero con il fiocco rosso che scendeva (il fez) mentre le bambine dovevano essere vestite da Piccole Italiane: gonna nera, camicia bianca, calze bianche e berretto nero. Là in campo sportivo facevamo ginnastica ma non solo, infatti c’era un fascista che dava gli ordini e tutti i bambini dovevano ubbidire, oltre alla ginnastica facevamo un’ora di marcia e bisognava non sbagliare e rimanere allineati perché altrimenti venivi punito con calci sulle caviglie. Dovevamo anche imparare e cantare le canzoni che celebravano il duce e l’impero. Molto tempo era dedicato ad imparare il saluto fascista con il braccio destro teso in avanti-alto con la mano tesa aperta leggermente inclinata in alto rispetto all'intero braccio e bisognava gridare “Evviva il Duce”. Bisognava fare Il saluto fascista sempre: a casa, a scuola quando veniva il direttore, per la strada quando si incontravano dei fascisti e per chi non lo faceva erano guai.

A quel tempo alle madri che avevano più di sette figli il regime dava un premio perché l’idea di Mussolini era di avere tanti soldati fascisti così poteva conquistare altri territori e attraverso le adunanze del sabato imparavamo già ad esserlo perché eravamo disciplinati ed addestrati come militari nonché convinti e orgogliosi di essere italiani .invincibili anche se avevamo il moschetto di legno.

Tradotto e tratto dal “Quaderno di Beppi Lucchese” Silea, novembre 2009

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Dopo aver letto, discusso e cercato di capire il significato degli articoli che abbiamo illustrato, noi alunni ci siamo chiesti:

QUALI FATTI HANNO PORTATO ALLA STESURA DELLA COSTITUZIONE?

1) LA DITTATURA DEL FASCISMO che aveva violato i DIRITTI UMANI

2) LA PROMULGAZIONE in Germania e in Italia DELLE LEGGI RAZZIALI che affermavano la disuguaglianza degli uomini in base a razza e religione

3) LA SECONDA GUERRA MONDIALE (1939- 1945)

La testimonianza della signora Ester Bizzaro ci fa capire che la promulgazione delle leggi razziali ha violato il diritto all’uguaglianza tra i cittadini e il diritto allo studio. Inoltre mette in evidenza il fatto che per evitare di essere perseguitata a causa della sua religione la signora Ester ha dovuto cambiare nome.

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RIPORTIAMO ALCUNI BRANI TRATTI DA UN LIBRO USATO NELLA SCUOLA

ELEMENTARE NEL PERIODO FASCISTA.

OSSERVAZIONI

ABBIAMO CAPITO CHE NEL PERIODO FASCISTA IL BAMBINO DOVEVA ESSERE

UBBIDIENTE ED IMPEGNARSI A DIVENTARE UN BRAVO SOLDATO.

LA SCUOLA CHE INVECE FREQUENTIAMO NOI OGGI, CI INSEGNA AD AVERE RISPETTO

PER TUTTI E CI AIUTA AD ESPRIMERE E A SVILUPPARE I NOSTRI TALENTI COME

ABBIAMO VISTO LEGGENDO GLI ARTICOLI 2- 3- 6- 21- 34 DELLA COSTITUZIONE E

GLI ARTICOLI 3- 12- 13- 14- 15- 16- 23- 28- 29- 30- 31 DELLA CONVENZIONE SUI

DIRITTI DELL’INFANZIA.

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Testimonianza della signora Ester Bizzaro Jacchia

Sono nata nel 1932. Mio padre era un apprezzato professionista a Vicenza.

Esercitava la professione di dottore commercialista ed aveva una casa editrice che stampava libri

di vario genere ma soprattutto di poesia.

Era un intellettuale ed aveva molti amici.

In Italia, nell’autunno del 1938 vennero promulgate dal governo guidato da Mussolini le

leggi razziali che decretavano l’espulsione di tutti gli alunni e di tutti i docenti ebrei dalle scuole di

ogni ordine e grado e dalle università, vietava i matrimoni tra ebrei e non ebrei, vietava agli ebrei

di possedere beni, di avere domestici, di lavorare nelle amministrazioni pubbliche e militari, inoltre

per chi esercitava una professione, per esempio l’avvocato, il medico, l’ingegnere, il

commercialista era prevista la cancellazione dall’albo professionale e pertanto era impedita la

possibilità di lavorare.

Mio padre dovette chiudere lo studio, cedere la casa editrice, lasciare la sua bella casa la sua vita

agiata e partire. Mia madre ed io lo seguimmo e tutti e tre, esuli, ci rifugiammo in un paesino ai

piedi dei Pirenei, vicino a Tolosa, nella Francia meridionale dove speravamo di sfuggire alla follia

nazista .Era il 1939,e la nostra vita cambiò completamente, naturalmente in peggio e per sempre.

Io ero una bimba di sei anni ma mi sono rimasti nella mente e nel cuore i momenti tragici e le

paure di quei tempi.

Comunque in Francia la vita continuò, abitavamo in una grande fattoria, il papà, ufficialmente era

un contadino, ma in realtà si occupava della gestione contabile dell’azienda, la mamma lavorava in

casa ed io andavo a scuola. La scuola distava dalla fattoria cinque chilometri ed io, anche se piccola

li percorrevo a piedi due volte al giorno sia con il bel tempo che con il brutto. Quando arrivai in

Ermes Jacchia

14/10/1899 – 01/12/1956

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Francia, non conoscevo una parola di francese ma venni inserita in classe prima e velocemente

imparai la lingua. Alla fine dell’anno scolastico, per la mia bravura in lettura, ricevetti un premio

che conservo ancora.

Nel marzo 1943, dovemmo lasciare la fattoria perché l’esercito tedesco aveva invaso la Francia

meridionale e così rientrammo in Italia.

Io e la mamma ci rifugiammo a Marsan, in una casetta in collina, vicino a Marostica.

La nostra casetta a Marsan

La mamma ed io

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Il giorno del Battesimo

Io venni battezzata e presi il cognome di mia madre che era cristiana, in questo modo potei

ritornare a scuola. Naturalmente, pur avendo frequentato la scuola in Francia e parlando in casa

l’italiano, non sapevo scriverlo per cui le insegnanti della scuola elementare volevano inserirmi in

una seconda elementare. Per fortuna una maestra, la signora Todesco si oppose e mi accolse nella

quinta. Io fui promossa e sempre seguita da questa maestra mi preparai per l’esame di

ammissione alla prima media e lo superai.

Mio padre non era con noi, si era rifugiato in Romagna. Qui, pagando profumatamente, riuscì ad

avere una nuova carta d’identità con un nuovo nome, e utilizzando questo falso documento ed

affidandosi alle “staffette”cioè persone che accompagnavano i fuggiaschi al confine, riuscì a

raggiungere, nel dicembre 1943, la Svizzera. Qui rimase come rifugiato politico fino alla fine della

guerra in un campo di lavoro dove si adattò ai lavori più umili.

Il campo Möhlin Il refettorio

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In dormitorio, il paravento di carta impedisce di vedere l’altra fila di letti

La mamma, in questo periodo, si dimostrò forte: imparò a coltivare l’orto ,faceva lavori a maglia e

provvide al nostro sostentamento.

Le notizie del papà erano scarse, talvolta arrivavano delle lettere che però non dovevano far capire

che lui era mio padre perché la polizia ci avrebbe individuato e magari mandato in un campo di

concentramento.

Nelle sue lettere spesso c’erano dei segni tracciati con l’inchiostro indelebile sopra le parole

perché, a quel tempo, la posta veniva aperta e letta da dei funzionari e se nella lettera c’erano

affermazioni ritenute non adatte venivano cancellate. C’era, cioè, la censura.

Anche la mia nonna paterna in quei tristi anni dovette vivere nascosta. Ella fu accolta in un

convento di suore a Bassano del Grappa sotto falso nome. Sulla sua carta d’identità anziché Alice

Jacchia c’era scritto Elisa Moranti.

Nel 1945 la guerra finì, mio padre tornò a casa e noi tornammo a vivere tutti e tre assieme.

Sono molto emozionata nel raccontarvi questi ricordi della mia infanzia.Mi auguro che tali tragici

eventi non si ripetano più ed è per questo che non si deve dimenticare quanto è successo.

Silea, 18 gennaio 2010

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SENZA DISTINZIONE DI RAZZA

COSTITUZIONE ITALIANA Articolo 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di razza,

di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di

fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e

l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica, sociale del

Paese

L’articolo 3 della nostra Costituzione promulgata nel 1948 stabilisce l’uguaglianza dei cittadini

che si può attuare solo se lo Stato interviene per rimuovere le tante deseguaglianze esistenti.

CONVENZIONE SUI DIRITTI DEI BAMBINI Articolo 7

Ogni bambino quando nasce ha diritto a un nome….

Ascoltando il racconto della signora Ester abbiamo capito quanto

sia stato facile perdere dei diritti che a noi sembrano “normali”.

Proprio perché può accadere di nuovo, noi cittadini abbiamo il

dovere di informarci , di controllare che i diritti di tutti siano

tutelati ed eventualmente agire per far in modo che la legge sia

rispettata.

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