12 Mesi - BRESCIA - settembre 2012

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odici D MENSILE DI ATTUALITÀ • ECONOMIA • INCHIESTE • OPINIONI E CULTURA DA BRESCIA E DAL MONDO N. 9 ANNO IV // SETTEMBRE 2012 1,20 BreBeMi, la pagella dei sindaci Movida, il Carmine non è piazzale Arnaldo BSNEWS.IT MILLE MIGLIA BACHECA SUMMER HELP PELO E CONTROPELO QUI E LÀ È SUCCESSO Pensieri di Marco Bonometti Ottavio Di Stefano Adriano Paroli Strade e quartieri Viale Piave Hinterland Bovezzo Nave Viaggio in Provincia Castelcovati Chiari Orzinuovi Palazzolo s/O VIETATO VIETARE MALE MESI

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odiciD

MENSILE DI ATTUALITÀ • ECONOMIA • INCHIESTE • OPINIONI E CULTURA DA BRESCIA E DAL MONDO

N. 9 ANNO IV // SEttEMBRE 2012

€ 1,20

BreBeMi, la pagella dei sindaci

Movida, il Carmine non è piazzale Arnaldobsnews.it • Mille Miglia • bacheca • suMMer help • pelo e contropelo • qui e là • è successo

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L’aperitivoOpinioni

Adriano Paroli: La mia Brescia è più vivaProdotto & mercato

Marco Bonometti: Le aziende salveranno l’Italia

Strategia d’impresaOttavio Di Stefano: Ordine,

la casa dei medici brescianiLavoro

Una Mille Miglia globale e localeBacheca

Finanza e impresaInchiesta: BreBeMi, la pagella dei sindaci

Movida: il Carmine non è piazzale ArnaldoStrade e quartieri: Viale Piave

Hinterland: Nave, BovezzoViaggio in Provincia. Bassa/Ovest

Palazzolo s/O, Chiari, Castelcovati, Orzinuovi

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Editore

Edizioni 12 SrlViale Duca degli Abruzzi, 163 - 25124 Brescia

Registrazione Tribunale di Brescia n. 52 del 24/11/2008

ImpaginazioneSale’s Solutions Srl

FotografieArchivio Sale’s Solutions, Umberto Favretto Agenzia Reporter, Rolando Giambelli Il Fotogramma, Patrick

Merighi Brescia in Vetrina, Cristina Minini

StampaTiber Spa - Brescia

PubblicitàSale’s Solutions Srl

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DODICI MESIMensile di attualità, economia, inchieste,opinioni e cultura da Brescia e dal mondo.

Settembre 2012Anno IV - Numero 9

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Direttore ResponsabileGiorgio Costa

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Hanno collaboratoStefano Anzuinelli, Davide Bacca, Luce Bellori, Esterino

Benatti, Elisabetta Bentivoglio, Elizabeth Bertoli, Alberto Bertolotti, Silvio Bettini, Michela Bono, Paoloemilio

Bonzio, Donatella Carè, Alessandra Cascio, Alessandro Cheula, Mario Conserva, Bruno Forza, Lorenzo Frizza,

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Sergio Masini, Enrico Mattinzoli, Fedele Morosi, Giorgio Olla, Antonio Panigalli, Irene Panighetti, Francesco

Rastrelli, Libero Rosellini, Massimo Rossi, Salvatore Scandurra, Rosanna Scardi, Giordana Talamona,

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Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Depuratore di Limone e Tremosine:un modello da imitareTu e il fiscoPolitica e societàPelo e contropeloSummer Help: gli studenti diventano tutorBrainstormBSNews.it/Il sondaggio:Monti no, Lira sìI love my pet Qui & làGentile FarmacistaSalute e benessereAl cinemaÈ successo

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12MESIsettembre 2012

11L’APERITIVO

VIETATO VIETARE mAlE

A lcuni anni fa dovetti pren-dere un treno che partiva alle sei di mattina; uscii con un po’ di anticipo in cerca

di uno dei pochi bar aperti a quell’ora per prendere un caffè. Alle cinque di mattina dei primi di novembre la città è buia e le insegne dei locali aperti sono facili da individuare. Davanti ad uno di questi vidi alcune auto in sosta cariche di attrezzature da caccia: cani sistemati nei lunotti posteriori, teli mimetici, ri-chiami, pali e altri aggeggi. All’interno del bar, una quindicina di cacciatori era-no seduti in religioso silenzio ai tavolini ricolmi degli avanzi delle colazioni; qua-si tutti maneggiavano con nervosismo il cellulare. Incuriosito chiesi al barista il perché di quella strana situazione, sembravano in attesa di qualcosa prima di buttarsi nelle nebbie della bassa. Il giovane, ammiccando con complicità, mi spiegò che i seguaci di Diana stava-no aspettando un sms dall’assessorato alla Caccia della Provincia per sapere quali e quante prede avrebbero potuto mettere in carniere quel giorno; senza quella comunicazione, tutti fermi ai box o il rischio era una denuncia penale per la cattura di un uccello, permessa fino al giorno prima. Qualche anno dopo, mi recai per lavoro da un albergatore, pre-sidente di un’associazione di categoria. Mentre lo aspettavo, notai che stava par-lando, imbarazzato, con un turista te-desco che indicava un cartello, esposto in bella mostra, in un’aiuola. Quando il turista si allontanò, l’albergatore mi dis-se che il teutone non capiva cosa volesse dire “è severamente vietato calpestare il prato”: o è vietato o non lo è. Cosa vuol dire “severamente vietato”? Per il no-stro tedesco di Germania una regola c’è o non c’è, punto e basta. Nei giorni scorsi sono andato a Mila-no. Prendo la A4 e imposto la velocità a 136. Il limite è 130 ma c’è un 5 per

cento di tolleranza. Esco in tangenziale est e il limite passa a 90, rallento e guar-do se il navigatore mi segnala telecame-re. Il beep-beep mi mette in allarme e tengo i 93. Dietro di me le auto fanno lampeggiare i fari per farmi spostare: vanno tutti a 110. Mi sposto di corsia ma anche i camion tengono i 100. Poco dopo, cartello di limite a 60, entro nel flusso delle auto, stiamo andando tutti a 100! Rientro in città. Tangenziale limite 80, tutti a 110. Ring cittadino limite 50, provo a rispettare il limite. Bestia! Mi sembra di andare a piedi. Le auto mi sorpassano furiose, tutti a 70/75. I guidatori si voltano verso di me facendomi il classico gesto a quattro dita unite, “ma come cavolo guidi?”. Finisco il mio esperimento scientifico e ritorno a guidare normale. Peccato! Mi piace rispettare le regole, in questo sono un po’ tedesco. Ma le regole de-vono essere ragionevoli e realistiche. Perché mettere il limite a 50 se la velo-cità normale è 70? I burocrati ti dicono “eh no! Se metto i 70 poi andate a 90”. Eh no!, dico io, caro amico mio, metti i 70 e se poi vado a 71 mi sanzioni. E se i 70 sono troppi e non ragionevoli, lascia i 50 ma mi sanzioni a 51. Me e tutti gli altri, sempre e comunque. Sen-za se e senza ma. La verità è che tu vuoi decidere chi deve essere sanzionato e quando. Oggi decidi di inasprire i con-trolli, e via bastonate, anzi neanche tut-to il giorno, anzi a te sì e a te no. Il fatto è che noi italiani non siamo diversi dai tedeschi: quando i nostri concittadini europei passano il confine, come noi, non rispettano le regole italiane per-ché sanno come va di moda da noi. Ma la burocrazia italiana non vuole regole chiare, certe e ragionevoli perché così giustifica la sua esistenza e il potere di quando e a chi applicarle.

Giorgio Costa

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12MESIsettembre 2012

13OPINIONI

di ANtONIO PANIGALLI HOMO FABER IPSIUS FORTUNAE…l’uOmO è ARTEfIcE dEllA pROpRIA sORTE

f orse è ora di riprendere il percorso di comprensione delle dinamiche che muovono i balzelli dell’odierno males-

sere; la crisi economica altro non è che una crisi sociale e di sistema che prende spunto dalla avida fragilità umana (gli scandali dei pochi capri espiatori alla Bernard Madoff ne sono l’esempio) e si alimenta dalla insaziabile e poco sensata speculazione a 360°. Sarà quindi il caso di ricominciare a pensare che è meglio “investire” il proprio tempo (diciamo quello lavorativo, ma, non solo…) con le persone che “sanno fare” le cose (homo faber) e meno nell’ascolto dei discorsi dei teorici… Sarà quindi il tempo di ri-considerare Efesto, mitologico Dio la-voratore, come esempio per ridisegnare la pratica artigiana del vivere e trovare soddisfazione sociale.

È ora di restituire valore al lavoro, fatto con la dignità delle mani o/e con il cer-vello ma sempre con perizia e maestria artigianale, e di guardare al passato, an-che come organizzazione sociale, per ricostruire il nuovo su basi solide, per svolgere bene il proprio mestiere, con un forte impegno personale e un conse-guente appagamento, intimo e sociale, per quello che si sa fare (anche coltivare la terra e costruire situazioni di autarchia sostenibile potrebbe essere una strada).

La regola, riportata anche sui testi di Richard Sennet (www.richardsennett.com), sociologo americano professore alla New York University e alla London School of Economics nonché consiglie-re di Barack Obama (fu tra i primi nel diagnosticare i danni della flessibilità spinta e del “cattivo lavoro” con il suo saggio “The corrosion of character”), è che “l’artigiano sa fare, ma non sa dire

bene che cosa sa fare” e quindi le pra-tiche della collaborazione, della coo-perazione e della riflessione condivisa, dovrebbero contribuire alla riqualifica-zione dei valori sociali e delle soddisfa-zioni che derivano dall’ambito lavora-tivo come pratica per una costruzione sociale diffusamente auto-sostenibile.

Può risultare affascinante l’esplorazione di alcuni spunti tratti dall’ultima opera di Sennet – “Insieme”, un libro sulla collaborazione come pratica artigiana –, che risponde all’esigenza contempora-nea di come vivere in un contesto socia-le, il quale, tramite le nuove tecnologie, si muove alla velocità della luce (da qui per esempio la nascita delle reti di im-presa e non solo), ma che poi nella sua organizzazione complessiva tende alla deresponsabilizzazione di massa delle azioni (tutto catalogato in regole, leggi e procedure: tutti responsabili, nessuno responsabile…).

Nelle interpretazioni di Sennet, la col-laborazione è conseguenza dei caratteri originari della specie umana, ma non è né univoca né buonista (si collabora

sia per fare un’azione illecita che per gestire un’impresa lecita, sia per la con-duzione della famiglia che per ammini-strare un bene comune). Le forme della collaborazione sono quindi infinite e va rimarcata la distinzione tra il principio della “simpatia”, che è in fondo la ca-pacità del soggetto di dichiararsi capace di soffrire e gioire con l’altro, assorben-dolo dunque in una forma di estensio-ne della sua soggettività, e il principio dell’“empatia”, che invece parte dall’a-scolto dell’altro in una forma di logica della reciprocità.

La collaborazione è primaria, la cre-scita dell’individuo si forma in funzio-ne del contesto collaborativo, sarebbe forse bene pensare a un modello di auto sostenibilità diffusa che privilegi la genuinità del lavoro (per esempio la riscoperta delle culture alimentari per l’auto sostentamento) e utilizzi i nuovi strumenti tecnologici come compen-dio alla circolazione delle informa-zioni. E non il contrario, come pare avvenga oggi: tutti sui social network e nessuno che sa come coltivare un pomodoro.

Richard Sennet

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12MESIsettembre 201212MESI

settembre 2012

14 PENSIERI DI

di ANdreA tOrteLLI

A colloquio con il primo cittadino

di brescia

pAROlI: lA mIA BREscIA è pIÙ VIVA

A ll’università condivideva l’appartamento con altri undici studenti. “E ancora mi domando come potes-

simo vivere con un solo bagno”, sotto-linea sorridendo. Mentre la sua prima, vera, vacanza fu a Scalea, in Calabria: 962 chilometri a bordo di una Fiat Panda 45 con altri quattro compagni di viaggio e le valige non si sa bene dove. Ma quel ventenne non senza nostalgia per cui “il rischio peggiore della matu-rità è quello di non subire più il fascino tremendo della vita” di strada ne ha fatta

poi molta di più. Ed oggi, a 50 anni, è il sindaco di Brescia. Adriano Paroli è figlio della piccola borghesia bresciana. Un negozietto e tre figli da tirar su, con tanti sacrifici per farli studiare. La svolta della vita – la prima – arriva quando si iscrive a Giurisprudenza a Milano. Qui si avvicina a Comunione e liberazione. Per poi, tornato a Brescia, iniziare con la Dc una lunga carriera politica. Con-sigliere comunale nel 1991 e assessore all’Urbanistica, “per avventura”, fino al 1994. Quindi consigliere provincia-le e, con Forza Italia, la prima tappa a Roma (1996). Rieletto deputato per tre volte (2001, 2006 e 2008), Paroli non

rinuncia comunque a tenere un piede nella sua Brescia. In Loggia c’è, senza soste, dal 1998, fino alla svolta. Finita l’era Corsini, l’ex leader dell’opposi-zione si candida sindaco e, complice il vento della politica nazionale, batte al primo turno il candidato del Pd Emilio Del Bono. Oggi Adriano Paroli legge Leopardi, “un autore che aiuta”, ascolta Guccini, Dalla e Battisti, come i Gene-sis. E andrebbe perfino a un concerto di Celentano, “se tra un pezzo e l’altro non parlasse come un insopportabile giudicatore”. Ma soprattutto ha deciso – “senza rinunciare alla coalizione del 2008, semmai con qualcuno in più” –

di chiedere ai bresciani di poter conti-nuare il suo lavoro da sindaco per altri cinque anni. C’è posto per Onofri e Castelletti nel-la sua squadra?“Vedo che Onofri vuole candidarsi sin-daco: non lo conosco molto, ma credo che ogni impegno nell’interesse del-la collettività sia comunque positivo. Quanto a Laura, la frequento fin dai tempi dalle scuole medie, la stimo e ri-tengo sia mio dovere porre ogni positi-vità al servizio della città. La Castelletti dovrebbe porsi l’ambizione di andare al governo e fare un passo, da una parte o dall’altra. Ma sarebbe sbagliato non

schierarsi con uno dei due ambiti che ragionevolmente possono aspirare a farlo”. Quale esponente della cosiddetta so-cietà civile le piacerebbe avere nella prossima giunta?“A Brescia ci sono risorse eccezionali. Non ho mai nascosto, ad esempio, la stima per l’attuale rettore dell’università Sergio Pecorelli e per il suo predecesso-re Augusto Preti. Nel mondo del calcio, Altobelli è un caro amico e gli riconosco grandi capacità. Ma tra quelli ancora in attività sceglierei Marco Zambelli, un ragazzo straordinario anche dal punto di vista umano”.

Torniamo a Brescia. La recente no-mina di Fausto Di Mezza alla vicepre-sidenza della Sorveglianza di A2A – con un curriculum giudicato come troppo politico per guidare una so-cietà quotata – ha suscitato diverse polemiche...“Di Mezza è uno dei migliori assessori al Bilancio che questa città abbia mai avu-to, e lo pensano in molti anche all’oppo-sizione. La questione del curriculum è dovuta solo a un errore tecnico: quando gli è stato richiesto di inviarlo, per sba-glio, gli uffici hanno spedito quello con la sua storia politica già utilizzato per una rivista”. L’azienda dà sempre meno risorse alla Loggia. Che fare?“Con i soldi di A2A a Brescia si sono sempre pagati i servizi sociali, i migliori d’Italia. E grazie a Di Mezza, quest’an-no, abbiamo compiuto un miracolo: sono mancati 49 milioni su 60, ma sia-mo riusciti a contenere i tagli (da 45 si è scesi a 41 milioni). Certo è importante che l’azienda torni a staccare dividen-di, ottimizzando gli investimenti. Ma purtroppo, come ho sempre detto, la fusione è stata sbagliata. Ricordo che allora Asm non aveva debiti e che, nono-stante tutto, Aprica oggi fa 50 milioni di utile...”.Vendere potrebbe fare comodo al Co-mune?“Sarebbe sbagliato pensare di venderla. Qualcuno, oggi, vorrebbe scippare A2A ai Comuni, ma questa ipotesi mi troverà di traverso su tutti i tavoli. Anzi, se fosse possibile, tornerei ad Asm”.L’opposizione in Loggia, comunque, vi sta criticando su tutti i fronti.“Il Pd è in preda a una deriva No-Tav. Mi domando cosa accadrebbe oggi se dovessimo decidere di fare il teleriscal-damento, il parcheggio di piazza Vit-toria o la Galleria Tito Speri. Ci riusci-remmo? Questa opposizione manca di progettualità e, con il passare del tem-po, capisco sempre più la lungimiranza dell’esperienza di Padula. Padula non ha tagliato nastri – e non mi ossessiona l’idea di fare lo stesso – ma con lui in questa città è partito tutto: la metro, il termoutilizzatore, Fossa Bagni, il pala-giustizia. Anche il parcheggio sotto

A2A, la fusione è stata un errore ma oggi

sarebbe sbagliato vendere

Qualcuno vorrebbe

scippare A2A ai Comuni, ma questa ipotesi mi troverà di traverso su tutti i tavoli

s

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il Castello, con il progetto Gregotti, è stata un’idea sua”.Serve davvero quest’opera?“Tanto per cominciare questo investi-mento non costerà nulla al Comune, e si ripagherà nell’arco di 25 anni. Poi ini-zierà a produrre utili, con cui sosterre-mo le spese della metro. Inoltre si tratta di un’azione indispensabile perché la città torni a vivere. Il centro prospera se ci sono commercio, re-sidenze e direziona-le. Senza i residenti di notte rischierebbe di diventare il Bronx, senza il commercio un dormitorio e senza il direzionale ver-rebbe meno la nobiltà dell’essere sede istituzionale. A questi stiamo aggiun-gendo il tassello della vocazione uni-versitaria, con il progetto del campus. Il salto comunque c’è già stato: basti pensare a com’era piazza Loggia quattro anni fa”.Edilizia. In alcune zone della città ci sono palazzi fatiscenti. Perché non pensare, come in altri Stati, di conce-dere volumi aggiuntivi a chi è pronto a demolire e ricostruire?“È già previsto dalle linee programmati-che del nuovo Piano di governo del terri-torio. In via Veneto e in via Crocifissa ci sono edifici altissimi che non sono stati certo concepiti per durare 200 anni. Per questo abbiamo definito incentivi di Slp nell’ordine del 20-30 per cento e agevolazioni sugli oneri per chi abbatte e ricostruisce. Sono convinto che il no-stro Pgt potrà dare nuovo impulso all’e-dilizia, che è uno dei volani della nostra economia”.Mercato dei grani. La Loggia vuole vendere, i candidati all’acquisto non mancano, ma i vincoli urbanistici vengono visti come troppo pesanti. Che fare?“Farò di tutto per non vendere il Mer-cato dei grani, nonostante le esigenze di far cassa da parte del Comune”.In molti la indicano come organico alla Cdo. Non crede che oggi questa organizzazione stia guardando più all’estero che alle aziende del terri-torio?

“I contatti con l’estero sono da sempre uno dei punti di forza di questa realtà, capace di fare matching fra le esigenze di chi opera nella Leonessa e chi sta in altri stati. Comunque sono molto affe-zionato alla Cdo, una presenza impor-tante e un’iniziativa basata su un prin-cipio geniale: se fai bene il tuo lavoro di imprenditore, tuteli il lavoro e sei at-

tento al fattore umano hai già fatto tutto, anche in campo sociale”. Ambiente, economia e sociale. In che ordine di priorità porrebbe questi tre termini?“In questa fase l’economia e il lavoro sono determinanti. E non dobbiamo comunque dimenticare l’ambiente, un tema particolarmente delicato in questo momento”.Parliamo di temi etici. Se si presen-tassero in Comune due uomini per un matrimonio che farebbe?“Non lo celebrerei. Il tema non è l’omo-sessualità. Ho amici gay che stimo e non giudico nessuno, ma da lì a pensare che possano formare una famiglia ne passa. Io credo in Dio e credo che il matri-monio tra un uomo e una donna comprenda il miracolo della vita. Allo stesso modo sono contrario all’aborto e molto critico sulla fecondazio-ne artificiale se spinta all’eccesso: trovo con-tro natura il fatto che troppe coppie moder-ne passino metà della vita a fare di tutto per non avere figli e l’altra metà a fare salti mor-tali per averli. Mentre, per chiudere il quadro, penso che il tema degli an-ticoncezionali vada posto, ma vorrei che nei rapporti sessuali si riuscisse a uscire dal-la logica della casualità per guarda-

re al rapporto che si vuole costruire con l’altra persona”.Come tutti gli uomini, però, avrà delle tentazioni. Al dunque prevale l’essere cattolico o il fatto di avere una moglie siciliana?“Per battuta potrei dire la moglie sicilia-na. Comunque i miei tempi erano diver-si: ci si innamorava, ci si fidanzava e poi si

pensava a sposar-si e a far famiglia. Oggi il ragiona-mento è: al resto penserò poi, per ora mi voglio di-vertire. E questo, purtroppo, ha

delle forti ripercussioni sociali”. Concludiamo con il gioco della torre. Il parcheggio sotto il Castello o la tor-re di San Polo. Che butta?“Butto la torre, ma nel senso che la ab-batteremo”.Ristoranti cinesi o kebabbari?“Sicuramente i kebabbari”.Barack Obama o Angela Merkel?“La Merkel”.Berlusconi presidente del Milan o presidente del Consiglio?“Da tifoso tengo il presidente del Mi-lan”.

Non celebrerei un matrimonio tra uomini. Ho amici gay che stimo e non

giudico nessuno, ma da lì a pensare che possano formare una famiglia ne passa

16 PENSIERI DI

UNA SOSTA DAL FASCINO PARTICOLAREIl Primotel di Brescia è una moderna struttura, che offre efficienza, comodità ed eleganza.

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12MESIsettembre 2012

deldossi lavori vari bis_12mesi 27/07/2012 11.23 Pagina 1

19RUBRICA

di sILVIO bettINI

PRODOTTO & MERCATOl’EuROpA cHE VERRÀ

I l mese di agosto è stato per lunga parte caratterizzato dalla cronca sulle divergenze di vedute tra BCE e Bundesbank: da un lato

Mario Draghi ha affermato che l’Euro è un processo irreversibile a difesa del quale ogni intervento dell’istituto da lui Governato è da ritenersi ammissibile; mentre dall’altro Jens Weidmann pre-sidente della banca centrale tedesca ha più volte sollecitato la BCE al rispetto del proprio mandato.

Tutto ciò è avvenuto all’interno di uno scenario complesso: il governo greco chiede proroghe agli interventi pro-grammati di risanamento facendo dubi-tare i più sulla possibilità di mantenere il paese all’interno dell’Eurozona e infittendo le fila degli euroscettici; la Spagna ha capitolato e si è resa disponi-bile all’intervento del fondo salvastati, la Francia sembra vacillare e in Germania calano significativamente sia l’indice di fiducia sull’economia che il livello delle esportazioni.

Per quanto ci riguarda, la disputa non è cosa da poco: come ormai sanno anche i sassi, ogni segnale di debolezza che si manifesti in Europa produce un imme-diato effetto sulla differenza nel tasso di interesse sui titoli di stato richiesto ai paesi ritenuti più deboli, quindi meno solvibili come il nostro, rispetto a quello offerto dai paesi ritenuti più seri e cre-dibili come la Germania: l’oramai famo-sissimo “spread”. Un calcolo, pur estre-mamente grossolano, ci permette di dire che uno “spread” pari a circa 450 punti base (più o meno il valore medio in agosto) costa per interessi allo stato italiano 90 miliardi di euro l’anno in più di quanto costi allo stato tedesco (ovve-ro zero perché i titoli di stato tedeschi semplicemente non danno rendimento),

cioè il 4,5% del debito che deve essere finanziato, ovvero 2.000 miliardi circa.

Permettetemi di dire che su un bilancio totale di 450 miliardi anno, che è più o meno il totale delle entrate finanziarie del nostro paese, il 20% è veramente tanto. Sono questi, infatti, denari che potrebbero essere destinati ad altro, come il welfare, la sanità, le infrastrut-ture, l’istruzione e la ricerca o anche, meglio, a ridurre le tasse, invece fini-scono nelle tasche dei detentori di Bot, Cct, Btp, ecc.. Investitori questi, che per la metà circa sono italiani, ma per la restante parte sono stranieri, come a dire che il 10% circa delle tasse che noi italiani paghiamo arricchisce qualche signore americano, inglese, cinese o tedesco.

Questo, in estrema sintesi, è uno dei si-gnificati della disputa tra Berlino e Bru-xelles: il tentativo estremo, propugnato dai paesi del sud Europa, fin dai tempi di Tremonti, di far passare il concetto di Eurobond, ovvero di titoli del debi-to pubblico non più italiani, spagnoli, grechi o tedeschi, ma europei. Faccia-mo un esempio semplice: se in Europa ci fossero solo Germania e Italia, paesi che nel tempo hanno accumulato un de-bito pubblico simile – 1.998 il nostro, 2.082 quello tedesco – e se questi due paesi emettessero gli eurobond, anziché pagare “zero” i tedeschi e il 4,5% medio in più noi, probabilmente pagheremmo entrambi il 2,2%, ma questo signifi-cherebbe scaricare la metà della nostra “non credibilità” sui tedeschi, un con-ticino che nel nostro esempio vale 45 miliardi, mica noccioline.

E allora pare abbastanza comprensibile che Frau Merkel e i suoi compatrioti su questo tema siano irremovibili, ma se i

tedeschi fossimo noi credo che la pense-remo allo stesso modo… a meno che…

A meno che si vari definitivamente il cammino che porti a un’Europa più ma-tura e soprattutto più funzionante, più simile agli Stati Uniti insomma. Sembra infatti che la Cancelliera abbia in animo di lanciare a dicembre una costituente che si ispiri proprio alla Philadelphia Convention che nel 1747 ha sancito la nascita degli USA.

Il focus sarebbe incentrato sull’unione politica, cioè la trasformazione dell’U-nione europea in un vero Stato federale e la Germania non ha mai fatto mistero che questo è il suo unico obiettivo, so-stenendo con crescente enfasi negli ultimi mesi che solo quando sarà stato compiuto lo storico passo sarà possibi-le risolvere la crisi del debito. Tutti gli altri membri, pur essendo in linea di massima favorevoli a una maggior com-pattezza, temono che la Germania (e gli eventuali alleati) a quel punto dettereb-be legge in modo ancora più risoluto di oggi. L’unione come l’immagina Berli-no dovrebbe essere in grado di coordi-nare con maggior efficacia le politiche non solo economiche dei Paesi membri, ma tutte le varie articolazioni comunita-rie esistenti che troverebbero finalmen-te una nuova dignità: il Parlamento di Strasburgo approverebbe centralmente i vincoli di bilancio come accade oggi con la legge Finanziaria di ogni Paese, la Corte di Giustizia del Lussemburgo esaminerebbe i casi di inadempienza, la Bce diventerebbe la vera banca centrale di uno Stato che finora non esiste, con garanzie di indipendenza e autorità.

Non so voi, ma io dopo aver assistito per un’altra estate al mesto teatrino dei no-stri politicanti, ci credo e ci spero.

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12MESIsettembre 201212MESI

settembre 2012

20 PENSIERI DI

A colloquio con marco bonometti, presidente

e amministratore delegato delle

Officine meccaniche rezzatesi

m arco Bonometti è un bresciano. Uno di quelli che, se gli chiedi cosa ha fatto nella vita, afferma

senza imbarazzo: “Ho lavorato, e ba-sta”. Uno che all’Italia – complici le sue mai celate simpatie di destra – ci crede ancora. “Ma all’Italia dell’economia re-ale”, precisa subito, “non a quella della finanza, che è carta straccia, o agli astro-logi delle agenzie di rating”. Uno che, ancora, rimboccandosi le maniche, ha costruito un’eccellenza. Le sue Officine Meccaniche Rezzatesi, che producono componentistica per autoveicoli, rifor-niscono la Ferrari dal 1978. Ma anche i numeri lasciano poco spazio ai dubbi. Il gruppo Omr conta dodici stabilimenti (quattro tra Marocco, Brasile, India e Cina), dà lavoro a 2.500 famiglie e ha un fatturato che sfiora il mezzo miliardo di euro. Con queste premesse, Bonometti – classe 1954, una laurea in Ingegneria e nessuna moglie, almeno per ora – non ha ceduto alla tentazione di portare tutto in qualche paese emergente, dove tasse e vincoli burocratici sono decisamente inferiori. Anzi, sul piatto ha messo 40 milioni. Da investire in Italia. A Rezzato. Perché, spiega, “i nostri sono prodotti ad alta tecnologia, in cui la trasformazione non è il costo principale, e comunque vo-glio tenere il cervello, oltre che il cuore, dell’azienda nella Leonessa”. Ed è anche per questi ragionamenti – senza trala-sciare i fatti – che il presidente della Re-pubblica ha deciso a maggio di nominarlo Cavaliere del lavoro. Un riconoscimento importante... “Non sono raccomandato, né ho rice-vuto spinte politiche. Il fatto che Na-politano abbia nominato Cavaliere un

metalmeccanico mi ha ridato fiducia nello Stato, perché vuol dire che l’Italia, nonostante il marasma, crede ancora nei fondamentali e dimostra attenzione per l’industria manifatturiera: quella che dà da mangiare alle famiglie”. C’è ancora speranza dunque?“Per fortuna l’economia reale tiene e il mercato non lo fa la nostra politica. Se l’Italia riesce ancora a vendere all’este-ro è perché le aziende hanno fatto più del possibile in termini di qualità dei prodotti, servizio ai clienti e logistica. La nostra forza è la genialità. Ma non sappiamo organizzarci e fare gruppo. I costi di produzione si stanno livellando in tutto il mondo, poter contare su un sistema-Paese efficiente è sempre più decisivo per restare competitivi”.Lei viaggia spesso per lavoro. Come sono visti gli italiani all’estero?“Ci rispettano. E portano in palmo di mano me come l’ultimo dei miei operai. In Italia abbiamo il brutto vizio di pian-gerci addosso e di esaltare soprattutto le negatività. Dobbiamo smetterla e assu-merci le nostre responsabilità, ciascuno per la propria parte”.Come sta lavorando Monti? È davvero il male minore?

“Credo proprio di sì. Con tutto il ri-spetto per i politici italiani, pochi di loro oggi sarebbero in grado di comprendere la situazione e porvi rimedio”.Le sue simpatie politiche sono note. Qualcuno vorrebbe ricostituire l’a-rea degli ex An. Che ne pensa?“Senza le scelte di Fini, forse oggi Alle-anza Nazionale sarebbe al 20 per cento. Ma non credo che possa esistere ancora una forza in grado di rappresentare quei valori. Manca un vero leader. E proba-bilmente non avrebbe più nemmeno senso: le nuove generazioni non perce-piscono differenza tra destra e sinistra”.E di un partito delle imprese che ne pensa?“Che rischierebbe di essere un partito

come tutti gli altri. Critichiamo tanto la politica, ma Confindustria e sindacato si muovono sulla stessa lunghezza d’onda”.Lei è sempre stato critico verso Con-findustria. Come mai?“Confindustria non interpreta più i bi-sogni di rappresentanza delle imprese. E comprende anche realtà come banche e aziende partecipate dallo Stato, che hanno obiettivi ben diversi dai nostri. Per questo me ne volevo andare. Ma ora c’è un nuovo presidente: vedremo come si muoverà”. Di Aib che dice?“Giancarlo Dallera ha fatto una svol-ta netta: sta portando un nuovo clima e maggiore trasparenza nei rapporti all’interno dell’associazione. Ma co-munque Aib deve essere più incisiva, tanto più in una provincia come la nostra caratterizzata da un sindacato anomalo. E gli imprenditori devono sentirsi classe dirigente della città”.Anche sul Csmt la sua è sempre stata una voce fuori dal coro...“Il Csmt può diventare il punto di incon-tro tra le esigenze delle imprese e le po-tenzialità dell’università. Ma siamo noi a doverci chiarire le idee su quello che vogliamo: poi l’università, in qualche modo, si deve adeguare. A settembre si

farà il punto della situazione e verranno illustrati i nuovi programmi. Secondo me, Brescia ha bisogno di un centro di propulsione per permettere alle impre-se di fare un salto di qualità. Le ragioni per le quali Aib e importanti aziende sono entrate in Csmt sono ancora vali-de. Oggi questa è una realtà che fattura 3 milioni di euro in ricerca e trasferi-mento tecnologico”.Lei è anche nella Fondazione Comu-nità Bresciana. Lì la Leonessa è più capace di fare sistema?“Sì, perché la politica ne è stata tenuta fuori. Il presidente Giacomo Gnutti, poi, è stato bravo ad aggregare le per-sone giuste e a lasciarle lavorare libera-mente. La Fondazione è la dimostrazio-ne che Brescia può fare grandi cose. Lo dico sempre, e vale anche per le impre-se: i soldi in qualche modo si trovano, sono le idee che mancano”.Torniamo alla politica. Come giudica l’operato di Paroli e Molgora?

“Non sono in grado di esprimere un giudizio su Molgora: la Provincia nel-la società bresciana è sostanzialmente ininfluente. Quanto alla città, con Paroli abbiamo avuto una grossa opportunità. Ma non so se l’abbiamo sfruttata a pie-no. Aspetto la fine del mandato per tira-re le somme. Il sindaco oggi è impegna-to in tante cose, mi auguro che ritrovi la determinazione per completarle”.Un tema concreto. Il Comune ha bi-sogno di soldi, ma spesso i troppi vincoli urbanistici sono un freno alla cessione degli immobili. Meglio ri-schiare di svendere o di non vendere?“Ai costruttori dico: meglio svende-re salvando l’azienda che rischiare di chiuderla nel tentativo di mantenere il valore. Lo stesso discorso vale per il Comune, che dovrebbe modificare le destinazioni d’uso pur di fare cassa. Gli strumenti urbanistici sono stati fatti più nel nome dell’ideologia che per il bene della collettività. La nostra classe politi-

ca non è più all’altezza della situazione, perché continua ad anteporre il proprio interesse a quello comune. La politica non deve essere una professione, ma una missione: chi la fa dovrebbe avere soltanto un compenso minimo”. Domani la nominano presidente con-siglio con pieni poteri. Cosa fa come prima cosa? “Siccome la nostra materia prima è il lavoro, innanzitutto farei lavorare tutti più ore. Ma i nodi da affrontare sono diversi. I salari netti sono troppo bassi, il costo del lavoro è eccessivo. E il sin-dacato non può ostinarsi ottusamente a contrastare contratti che si fanno in tutto il mondo: la flessibilità degli orari, ad esempio, deve seguire commesse e ordini. Sia nel privato sia nel pubblico il merito va premiato maggiormente. Inoltre i monopoli pubblici che gravano sui conti delle famiglie vanno smantel-lati e la burocrazia dello Stato va ridotta sensibilmente”.

di ANdreA tOrteLLI

lE AZIENdEsAlVERANNO l’ITAlIA

AN oggi non avrebbe più

senso. Manca un vero leader e i giovani non sentono più la differenza tra destra e sinistra

Il Csmt è una realtà importante, ma le aziende devono chiarirsi le idee

e l’università si deve adeguare

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di mArIO CONserVA

STRATEGIA D’IMPRESA

23RUBRICA

lA dIsTORsIONE dEI cONcORdATI pREVENTIVIuNA mINA VAgANTE pER l’EsTRusIONE

T orna alla ribalta il fenomeno dei concordati preventivi, conseguenza della crisi eco-nomica, delle difficoltà credi-

tizie per le aziende e di una revisione del codice fallimentare che, allargando le maglie dell’accesso alle procedure con-corsuali, consente di evitare la strada obbligata del fallimento, aprendo però la via a gravi distorsioni del mercato.

È noto che il concordato permette ad un’azienda in crisi di abbattere o eli-minare i debiti attraverso un piano di pagamento degli stessi in accordo con i creditori, e che la più recente riforma dell’istituto ha introdotto una diversa concezione della procedure, attenuan-do alcuni aspetti di rigidità. Tanto per chiarire, risulta ad esempio oggi elimi-nato ogni riferimento alla soddisfazione integrale dei creditori privilegiati e si fa-voriscono le decisioni della maggioranza di essi, spesso composta dagli istituti di credito che tendenzialmente sono più disponibili ad un concordato al ribasso. In periodi difficili come quelli che stiamo vivendo, l’approccio troppo indulgente è una cura peggiore del male e gli aspetti più critici riguardano la disinvoltura con cui può essere utilizzata la procedura per mortificare in sostanza la capacità di fare impresa andando a premiare proprio chi non è stato in grado nel passato, né lo sa-rebbe in normali condizioni di mercato

nel futuro, di assicurare una provvista adeguata di mezzi propri alla azienda. È infatti una grave distorsione poter chiu-dere la produzione di aziende decotte, chiaramente giunte al capolinea per in-consistente posizionamento sul mercato o per carenze imprenditoriali, abbatter-ne gli indebitamenti concordando per-centuali di rimborso ai creditori ridicol-mente basse, spesso al di sotto del 10%, quindi ripartire con una nuova società, clone nei fatti e spesso anche nel nome, per fare la medesima attività produttiva, magari con lo stesso management, però con l’enorme vantaggio di una riduzione artificiosa dei costi, e quindi con la capa-cità di proporsi sul mercato con condi-zioni impraticabili dalle compagnie sane e serie.

Il fenomeno sta prendendo sempre più piede e va a colpire comparti particolar-mente critici sotto l’aspetto della compe-titività, all’interno di questi interessando le imprese meno capaci di innovarsi e meno attrezzate ad affrontare le nuove situazioni concorrenziali. All’inizio della crisi nel 2009 fu il settore delle fonderie di metalli a lanciare un preoccupato grido di allarme, e le associazioni italiane di ca-tegoria Assofond e Amafond giustamente denunciarono i rischi di creare delle mine vaganti tenute artificialmente in vita. Oggi scoppia il problema degli impianti di estrusione alluminio che interessa al

momento cinque o sei fabbriche, la mag-gior parte in Lombardia, da tempo chiac-chierate ed ora giunte al punto di non ritorno, salvo appunto interventi straor-dinari. Con la ulteriore complicazione che si tratta di un comparto afflitto dal peccato originale, spesso denunciato da Assomet, di una eccessiva capacità pro-duttiva, lasciata lievitare senza controllo anche attraverso sconsiderate politiche di finanziamento pubblico degli ultimi venti anni, doppiamente dannose come sperpero di risorse e come inquinamento del mercato.

Le maglie larghe delle possibilità con-cesse dal concordato stanno in realtà impedendo al sistema dell’estrusione italiana, in un periodo di crisi genera-lizzata, di fare il suo corso naturale. Le regole del mercato sono semplici, quel-lo che serve oggi è eliminare le forzature di ogni tipo e lasciar andare avanti il gra-duale aggiustamento dell’equilibrio at-traverso i consueti parametri della valen-za dell’impresa misurata su tecnologie produttive, tipologia, differenziazione e qualità dei prodotti, dinamismo com-merciale e attitudine all’export, capacità di assistenza tecnica e partnership con i clienti, quindi presenza attiva e di traino del mercato. Prerogative che purtroppo sono mancate a molte imprese in crisi conclamata, e che non possono essere attribuite d’ufficio dai tribunali.

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settembre 2012

24 PENSIERI DI

ORDINElA cAsA dEI mEdIcI BREscIANI

O ttavio Di Stefano, dall’i-nizio dell’anno, è il nuo-vo presidente dell’Ordi-ne dei medici chirurghi e

degli odontoiatri della provincia di Bre-scia e tra gli obiettivi del suo mandato triennale ne ha uno ben preciso: la tutela della professione a garanzia del pazien-te. Che tradotto significa: aggiornamen-to costante, rispetto della deontologia professionale, responsabilità etica “an-che nell’uso razionale delle risorse ma, allo stesso tempo, capacità di opporsi con fermezza a scelte economicistiche che rendono residuale l’attività clinica e quindi la cura del malato”. Qual è la posizione dell’Ordine sul tema della pubblicità fatta dai medici?“Prima con la legge Bersani, poi con le li-beralizzazioni attuate dal Governo Mon-ti, la pubblicità è consentita fatta salva la trasparenza, la veridicità e la correttezza del messaggio pubblicitario. L’Ordine non ha alcun potere preventivo ma l’ob-bligo di vigilare a posteriori il rispetto del codice deontologico e, se occorre, di intervenire anche a livello disciplinare”. Spesso la pubblicità si gioca sulle ta-riffe delle prestazioni; l’abolizione delle tariffe minime come è vista?

“Prendiamo in considerazione gli ele-menti che costituiscono la prestazione, come l’esperienza, la valutazione clinica, il curriculum vitae del medico, ma la mia aspirazione è quella di raccogliere una se-rie di informazioni dai medici, che ci con-sentano di valutare nel modo più corretto la congruità delle tariffe applicate”.Come vede lo sviluppo tecnologico che ha rivoluzionato la medicina?“Come uno straordinario supporto alla clinica così come straordinario è stato lo sviluppo della diagnostica di laborato-rio, della farmacologia, della genetica o delle tecniche chirurgiche. Il messaggio che noi dobbiamo inviare, specie ai gio-vani medici, è che la valutazione clinica del paziente, intesa come anamnesi ed esame obiettivo, rimane momento es-senziale. L’indicazione alle indagini, anche le più raffinate, le più moderne (e costose) nasce dalla raccolta dei dati del paziente. Nessun approccio tecno-logico, indipendentemente dal costo, va negato quando è utile. Va ancora sfatata la diffusione mediatica di una medicina che, grazie alle eccezionali possibilità tecniche, sia in grado di curare tutto cre-ando la falsa illusione che la guarigione sia ineluttabile. La medicina è fatta da

uomini e donne che curano altri uomini ed altre donne. La preparazione, l’impe-gno e l’aggiornamento continuo sono il nostro patrimonio di medici e questo è ancora oggi del tutto prevalente sulla tecnologia. Medici quindi che possono, come tutti, anche sbagliare”.E l’informatizzazione? Ritiene che i medici siano sufficientemente attenti a questo aspetto della professione?“L’informatica è un utilissimo strumento di raccolta dati, che dovrà essere sempre più utilizzato. Certamente però non si deve perdere il rapporto con il pazien-te, la cui storia clinica avrà sempre un peso importante. L’informatizzazione può dare un rilevante supporto clinico. L’esperienza in Italia, in specie nella medicina generale, è vasta. Attualmente l’interazione di informazioni fra medico e istituzioni riguarda in larga parte gli aspetti di controllo della spesa. L’utilizzo corretto delle risorse, come ho già detto, è un valore etico della professione, ma non si può scadere nell’economicismo rendendo gli aspetti di rilevante valore della integrazione fra clinica ed infor-matica, parziali. L’informatizzazione procede poi a macchia di leopardo negli ospedali. Vi sono ovvi aspetti di difficol-tà di implementazione, considerando la complessità delle realtà ospedaliere ed il costo iniziale che è elevato. È un percor-so senza ritorno ed inevitabile. Purtrop-po, in molti ospedali, anche le attività già informatizzate soffrono di carenze sia nel software con programmi che spesso non colloquiano ed hardware obsoleti.Ci può fare un esempio? “Le lettere di dimissioni di un paziente che vengono realizzate con programmi

diversi. I medici bresciani vivono male gli aspetti amministrativi del sistema che oggettivamente sono antiquati e che per questo comportano, in alcuni casi, un carico burocratico superiore al 50% del loro tempo lavorativo. Ormai da alcuni anni chiediamo sistemi in grado di in-teragire tra di loro, anche perché sono convinto che se cresce l’informatizza-zione aumentano anche la qualità del servizio ai malati e la soddisfazione dei colleghi. Lo dimostra il fatto che oltre il 95% dei medici di base gestisce i pa-

zienti in modo informatizzato”. A proposito dei medici di base, il nu-mero dei mutuati è congruo? Gli ora-ri dei loro studi sono ancora compa-tibili con i ritmi della vita quotidiana dei pazienti? “Il numero minimo dei mutuati e gli orari della reperibilità sono definiti per legge. In realtà, e nella stragrande maggioranza dei casi, il cellulare del medico di base è acceso dalle 8 del mattino alle 8 di sera. Altrettanto vero è che si stanno cercando soluzioni per migliorare il servizio, infatti

la maggior parte degli studi associati e dei medici gestisce l’affluenza dei pazienti con un’agenda appuntamenti”.Perché in Italia, rispetto al resto d’Europa, ci sono delle resistenze alla prescrizione dei farmaci generici? Crede che non siano allo stesso livello di quelli brevettati?“Se non ricordo male, in Lombardia, se-condo i dati dell’Asl, il consumo dei far-maci generici è vicino al 40% ed è in linea con i dati europei. Per quanto riguarda la loro efficacia, personalmente non ho per-plessità e non vedo ostilità da parte dei medici nella loro prescrizione”. Che posizione ha l’Ordine rispetto alla medicina non convenzionale?“È una medicina complementare a quella tradizionale, basata sul metodo scientifico della diagnosi e della terapia. Già dal 2002 la Federazione nazionale ordini medici chirurghi e odontoiatri ha riconosciuto alcune discipline come l’agopuntura, la medicina tradizionale cinese o quella omeopatica, e noi le ri-spettiamo sempre che i colleghi si muo-vano dentro le regole della deontologia medica. Personalmente fatico ad accet-tare discipline che non siano basate sul-le prove di evidenza e di efficacia”. Come vede le nuove generazioni di medici?“In modo molto positivo, sono prepa-rati, ma quello che più mi colpisce è il grande impegno e la passione che met-tono nello svolgere la professione, la vo-glia di aggiornarsi costantemente, la ca-pacità di fare seriamente e onestamente un lavoro difficile a fronte della stabiliz-zazione di una carriera in età avanzata e con stipendi, rispetto alla media euro-pea, inadeguati. Altrettanto vero è che la retribuzione di ingresso nella sanità pubblica può ancora considerarsi un buon stipendio”. Come vede il futuro dell’Ordine?“Come la casa aperta dei medici bre-sciani, in grado di rappresentare realtà professionali diverse, di dare voce ai giovani, di continuare a offrire aggior-namento gratuito mantenendo l’alto li-vello scientifico professionale di questi anni e di dare ascolto alle segnalazioni dei singoli cittadini e delle associazio-ni”.

Intervista a Ottavio di stefano,

neo presidente dell’Ordine dei medici di brescia.

di rObertO GIULIettI

I NUMERI DELL’ORDINEIscritti all’albo Medici Chirurghi 6.058Iscritti all’albo Odontoiatri 1.151Doppi iscritti 577 Persone fisiche 6.632

Procedimenti disciplinari Dall’inizio dell’anno sono state effettuate 31 convocazioni ex art 39Nel 2011 sono state effettuate 36 convocazioni ex art 39

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di emANUeLA GAstALdI

LAVOROIl mERcATO dEl lAVORO cHIAmA IN INglEsE!

p iaccia o no in qualsiasi col-loquio o meeting di lavoro viene posta la domanda “è in grado di sostenere una con-

versazione in lingua inglese?”.Il business globale richiede sempre più spesso la conoscenza della lingua a un li-vello tale da consentire la partecipazione a meeting e negoziazioni e alla lettura o stesura di documenti, e tale richiesta non avviene più solo dalle multinazionali, ma anche dalle nostre Pmi che seguono mer-cati internazionali e hanno plant industria-li o commerciali delocalizzati all’estero.L’inglese è la lingua più diffusa nella storia dell’umanità, è parlata a livello ac-cettabile da circa 1,75 miliardi di perso-ne nel mondo, vale a dire una persona su quattro. Negli Stati Uniti e in Australia 385 milioni di nativi parlano inglese, ma ben 1 miliardo di persone lo parla nelle ex colonie dell’India e Nigeria. Circa 565 milioni di utenti lo utilizzano su internet, senza contare i milioni di per-sone che lo hanno studiato.La competenza linguistica dell’inglese in Italia è ben lontana dagli indici citati,

i processi di globalizzazione, però, non solo economici ma anche sociali e culturali, im-pongono una seria riflessione per individuare una strategia linguistica che ci consenta di colmare il gap multilinguistico.Se le persone non sono in gra-do di comunicare efficacemen-te si perdono delle vendite, i processi di integrazione delle incorporazioni sono lenti, la produttività rallenta, lo scam-bio di knowledge è parziale e/o settoriale. Tuttavia imple-mentare l’introduzione di una lingua diversa, seppur auspica-ta, non è indolore e si possono incontrare delle trappole. Una delle più comuni: un disagio psicologico di fronte ad un cambiamento che può far sorgere la sfi-ducia in se stessi perché si tende a pen-sare che conoscere bene l’inglese sia più importante che far bene il proprio lavo-ro. Nelle organizzazioni in cui vi è l’ob-bligo di parlare in inglese talvolta si può attenuare la sicurezza del posto del lavo-ro per un adeguamento disomogeneo, dove la performance è di conseguenza la prima a risentirne. Per non parlare dell’identità culturale che molti dipen-denti temono possa essere depaupera-ta, con l’adozione della lingua inglese, come prima lingua aziendale. Cambiare il proprio punto di vista consente di co-gliere l’importanza di poter comunicare con un numero di persone molto più va-sto e permette di diffondere la cultura a cui si appartiene e i personali messaggi.

La condivisione della lingua ci consente di interagire efficacemente con il mon-do di riferimento e una buona determi-nazione può far superare gli ostacoli che bloccano la motivazione ad adottare la lingua inglese.La strategia vincente per l’apprendimen-to della lingua è fissare degli obiettivi di miglioramento realistici ed applicarsi con metodo e costanza cogliendo, e non evi-tando, le opportunità di sperimentarla.Tenuto conto del tasso di crescita dell’economia cinese, l’inglese potreb-be perdere il suo primato ed essere il mandarino la lingua di riferimento per la gestione del business e delle relazio-ni internazionali, anche se improbabile, visto il vantaggio di origine storico della lingua inglese: why not?

FrUstrAtILa mia azienda e io avremo dei benefici se imparassi l’inglese, ma non credo di riuscire a farlo.

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SONO IN gRADO DI fARLO?

IsPIrAtISono in grado di imparare l’inglese e se lo facessi sarebbe positivo per me e per l’azienda.

OPPressINon penso di riuscire ad imparare l’inglese e non vedo alcun beneficio per l’azienda.

INdIFFereNteSono in grado di imparare l’inglese, ma non vedo quale beneficio possa essere.

NUMeRO DI PAROLe INgLeSI CONOSCIUTe

2.000

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8.000

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14.000

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principiante

intermedio

avanzato

madrelingua

27RUBRICA

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29ATTUAlITà

uNA mIllE mIglIAglOBAlE E lOcAlE

dalla fondazione millemiglia al marchio millemiglia brescia per il turismo e l’industria locali. se l’Aci è la sede legale e il museo la sede morale, la fondazione è la sede ideale della mille miglia. tre priorità: una onlus cui conferire la proprietà del marchio; un brand per i prodotti bresciani nel mondo; una ricaduta sulla società e sull’economia locali tramite un progetto che dilati e prolunghi la settimana dell’evento.

di ALessANdrO CheULA

c omunque vadano le cose, e qualunque sia l’esito della vicenda che vede protago-nisti da una parte Aldo Bo-

nomi, ex presidente dell’Aci di Brescia oggi commissariato, dall’altra Alessan-dro Casali, ex gestore della grande corsa storica bresciana, e in mezzo il commis-sario Grimaldi incaricato della gestione ordinaria al fine di preparare il rinnovo degli organi sociali entro giugno del prossimo anno, occorre levare lo sguar-do a quello che sarà il futuro del più noto evento bresciano. Il che significa porre mente non tanto alla gestione quanto alla proprietà del marchio. Una “messa in sicurezza” insomma – in cassaforte, come scrive Massimo Tedeschi direttore del Corriere Brescia – tale da garantire

non solo continuità ma pure tranquillità e soprattutto certezza per il futuro pros-simo della Mille Miglia.

UNA QUestIONe NAZIONALeMentre Aldo Bonomi, commissariato dal ministro Gnudi su richiesta del diret-tivo nazionale dell’Automobile Club per una esposizione debitoria di alcuni mi-lioni di euro in seguito a finanziamenti per la nuova sede ereditati dalle gestioni precedenti, conta ancora comprensibil-mente su un ripensamento del ministro grazie a un credibile e circostanziato piano di rientro che il commissario Gri-maldi ha trasmesso a Roma con parere positivo, la “questione” MilleMiglia tra-valica la querelle in corso tra l’ex gestore Casali e l’Aci di Brescia – che ne aveva deliberato la gestione diretta attraverso una società creata insieme a Comune, Provincia e Camera di Commercio, la MilleMiglia srl – per diventare, nono-stante la sua appartenenza locale, un “caso” nazionale. Ciò in ragione non tanto della volontà dei singoli quanto della oggettiva valenza extraprovincia-le della corsa storica bresciana, assurta negli ultimi anni, grazie anche alla ge-stione dell’Ati di Casali che ne ha glo-balizzato la visibilità planetizzandone

il marchio, ad evento di respiro e noto-rietà internazionali. Ma proprio per tali ragioni la prospettiva entro cui avviare il “discorso” sulla MilleMiglia deve essere radicalmente diversa da come è stato approcciata fino ad oggi in un’ottica sostanzialmente provinciale e subalter-na. Poiché se è vero che la grande corsa storica è parte del migliore patrimonio bresciano, è anche vero che analoga-mente alla Beretta, l’altro grande mar-chio locale globalizzato, la Mille Miglia appartiene all’Italia e alla migliore tradi-zione del “made in Italy”. Ecco perché ha ragione Marco Belfanti, economista docente all’università statale di Brescia, a sostenere che il vero insuperabile mar-chio del made in Brescia è la Mille Mi-glia. Non solo perché prezioso veicolo di identità ma pure perché prestigioso ambasciatore del saper fare bresciano nel mondo. E poiché Brescia è da sem-pre cultura del saper fare più che del far sapere, e atteso che oggi si tratta di due momenti complementari tali che l’uno non può fare meno dell’altro, quale mi-gliore opportunità per abbinarli in un unico brand distintivo e qualificativo? Con un’avvertenza, a scanso di eventua-li equivoci: il marchio di cui si parla deve essere “Mille Miglia Brescia”, ossia s

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riportare esplicitamente nel logo Bre-scia. La precisazione non è superflua ma necessaria poiché, trattandosi appun-to di una questione nazionale, vi sono interessi extraprovinciali che tendono sempre più a dissimulare, o quantome-no mettere in secondo piano, l’origine e l’appartenenza bresciana della grande corsa storica.E ha ragione pure Massimo Tedeschi, direttore del ”Corriere Brescia”, a pro-porre la costituzione di una fondazione cui conferire la proprietà del marchio

Mille Miglia onde sottrarne il destino alle ondivaganti vicende che nella fattispecie bresciana ne hanno recentemente pena-lizzato l’utilizzo e, in subordine, messo in forse la stessa titolarità (la controver-sia Chopard era tra queste, oggi risolta positivamente con totale recupero in capo all’Aci di Brescia del marchio Mille Miglia). Fondazione di cui, nella formu-lazione di Tedeschi come in quella avan-zata mesi fa dal Museo Mille Miglia – la proposta di una onlus rappresentante la più autorevole brescianità istituziona-le cui conferire la titolarità del marchio è stata infatti presentata nel settembre dello scorso anno da Attilio Camozzi, vicepresidente e consigliere delegato dell’Associazione Museo Mille Miglia, ma non ha avuto finora udienza nelle stanze della Loggia, del Broletto e di pa-

lazzo Fedrigolli – dovrebbero far parte, oltre naturalmente all’Aci (sede legale della corsa) e allo stesso museo (sede morale) anche Comune, Provincia e Ca-mera di Commercio (sedi “naturali”). UN mArChIO Per INdUstrIA e tUrIsmOMa c’è una terza peculiarità che con-corre a definire un pieno utilizzo delle potenzialità del marchio e della relativa corsa. Intendiamo la ricaduta economi-ca, turistica in particolare, sull’intera realtà bresciana, vale a dire sulla socie-tà e sull’economia locali. Sulla società è scontato quanto evidente il fatto che la grande kermesse automobilistica, dato il suo risvolto sportivo e turistico, possa e debba essere un’opportunità di lavoro e di business per un periodo più lungo alla sola settimana in cui si tiene l’evento. Sull’economia il discor-so è più complesso. Oltre al turismo, cioè al settore dei servizi, c’è anche il comparto manifatturiero, fondamenta-

le in una provincia industrialista come quella bresciana. Per ciò il modo mi-gliore affinché l’industria locale possa beneficiare “tutto l’anno” della Mille Miglia è fare di questo brand il simbo-lo del made in Brescia, anzi di Brescia tout court, nel mondo. Il professor Bel-fanti lo ha spiegato con abbondanza di argomenti sul Corriere Brescia della primavera scorsa. Tino Bino, editoria-lista dello stesso quotidiano locale, ne ha ripreso successivamente l’idea con ulteriori motivazioni. Chi è rimasta in-differente è la politica, nelle persone dei suoi rappresentanti istituzionali. Certo, all’ordine del giorno dell’agenda politica locale e nazionale vi sono ora questioni ben più importanti. Tuttavia il marchio MilleMiglia Brescia, insieme alla cinquecentenaria Beretta, è uno dei due brand “glocali” (globali e locali) entrati nella leggenda, se non nel mito, e per questo sono noti e apprezzati universalmente. Approfittare, nel caso MilleMiglia, della sua notorietà globale

e visibilità mondiale facendogli svolge-re quella funzione di traino turistico e commerciale cui è vocata dal suo quasi centenario prestigio potrebbe costitui-re per l’economia bresciana un’occasio-ne irripetibile di marketing internazio-nale (strategico?). Ma per far questo è necessario che il brand MilleMiglia, ora di proprietà dell’Aci, venga conferito ad una fondazione rappresentativa della migliore brescianità istituzionale e da questa messo a disposizione, in cambio di congrue royalties, delle aziende bre-sciane che volessero farne richiesta per

il loro export. Per l’Aci si tratterebbe di una rinuncia consistente in cambio della quale c’è la messa in cassaforte de-finitiva, cioè in sicurezza, della grande corsa storica. Evento che a quel punto farebbe capo alla dedicata fondazione cittadina, di cui lo stesso Aci farebbe parte. Il che significa affidarne la ge-stione, secondo criteri di efficienza e convenienza, non necessariamente a bresciani ma ad un credibile progetto in base a ragioni di merito e non di ban-diera, purché il prescelto ne abbia una dimostrata visione strategica e operati-

va per lo sviluppo del business locale e del marchio “Brescia”.

sINerGIe INterNAZIONALI C’è infine una quarta opportunità. Se è vero che l’Aci è la sede legale della grande corsa storica e il museo la sede morale, è altrettanto vero che le siner-gie operative a vantaggio della comu-nità bresciana possono essere della più svariata natura e della più diversa tipo-logia. Ne citiamo una come modello, prendendo spunto da un recente caso esemplare che ha visto protagonista la sede morale della corsa, il Museo Mille Miglia. Si tratta dell’accordo sottoscrit-to all’inizio dell’anno tra museo Merce-des di Stoccarda e museo Mille Miglia di Brescia per una collaborazione esposi-tiva permanente. Ebbene, perché non estendere tale sinergia espositiva, come ha recentemente proposto il vertice del museo MilleMiglia alla municipalità bresciana, coinvolgendo anche Santa Giulia ospitandovi la ricchissima colle-zione di arte moderna del museo Mer-ceds di Stoccarda? Sarebbe un inedito quanto originale ma fattibile binomio tra arte e automobili, tra monumenti della storia bresciana e testimonianze dell’industria automobilistica italiana e germanica. Ciò perché in uno stesso ambito sono riscontrabili tre importanti asset: la storia bimillenaria di Brescia rappresentata dalle testimonianze di due musei, uno allestito in un mona-stero benedettino dell’anno mille e l’altro in quel complesso unico per

Massimo Tedeschi

Aldo Bonomi

A scanso di equivoci, il marchio deve essere “mille miglia brescia”, ossia

riportare esplicitamente nel logo Brescia

Alessandro Casali

s

ATTUAlITà

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stratificazione storico-culturale che è Santa Giulia, patrimonio dell’Unesco quindi dell’umanità; la più nota tradi-zione sportiva italiana simboleggiata dalla Mille Miglia; la più moderna cul-tura industriale bresciana (meccanica e automotive) di cui la Leonessa è illustre quanto ricca testimonianza.

stOrIA, Arte, mOtOrIdA GOLdIN A CAsALI Giova ripeterlo: parlare di “gemellag-gio” tra il museo Mercedes di Stoccarda e museo Mille Miglia di Brescia non è improprio ma l’accostamento ideale di due eccellenze motoristiche europee: quella tedesca e quella italiana. A tale ideale binomio industriale e tecnolo-

gico si potrebbe affiancare un secondo abbinamento di natura culturale tra il museo di Santa Giulia e la ricca colle-zione di arte moderna ospitata nella sede del museo Mercedes di Stoccarda. L’abbinamento tra arte e automobili, os-sia tra Mille Miglia e Santa Giulia, in un solo percorso museale potrà consentire di offrire al turista ospite a Brescia una duplice offerta in un solo biglietto. Da una parte l’arte e l’archeologia di Santa Giulia, complesso unico nel suo genere poiché vi è concentrata la stratificazio-ne di quattro civiltà o epoche storiche – dalla preistorica alla romana, dalla longobarda (romanico-medioevale) alla contemporanea – e dall’altra la moderna civiltà industriale e tecnologica concen-

trata nell’automobile. Ebbene, occorre un Goldin per fare questo? Se la Mille Miglia ha avuto in Casali il suo Goldin, Santa Giulia trovi un nuovo Goldin all’altezza del prestigio mondiale confe-ritagli dell’Unesco.

mUseO mILLe mIGLIAe mUseO sANtA GIULIAMa perché abbinare opere artistiche e motori, arte e tecnologia? Non solo per una ragione di opportunità, suggerita dal fatto che in terra bresciana vi sono i due citati enti museali, testimonianze di elevata caratura storica e culturale,

quanto per una ragione di tipo eminen-temente culturale, anzi “ideologica”. Fermo restando il valore insostituibile dell’arte come eredità della storia e te-stimonianza del passato, l’alta tecno-logia moderna può essere annoverata anche come “arte”, non solo come “tec-nica”. La tecnologia avanzata è frutto di una creatività che va la di là del mero contenuto tecnico. La tecnologia mo-derna come espressione “artistica” e non solo tecnica è la “cifra” culturale, la “filosofia” con cui proporre l’accosta-mento tra arte e tecnologia. Nel caso di cui parliamo, l’abbinamento tra i musei

della Mercedes di Stoccarda e i musei di Santa Giulia e Mille Miglia di Brescia si può inscrivere nel solco il cui tracciato, per stare in tema del binomio arte-mo-tori, può essere ricondotto al tentativo futurista di abbinare arte e movimento all’inizio del secolo scorso. Oggi i tempi sono cambiati, il futuro di ieri è il pre-sente di oggi. Anche per questo una fon-dazione potrebbe essere lo strumento all’altezza della situazione, insieme a un marchio da stampare sui prodotti bre-sciani nel mondo. Per una Mille Miglia che resti locale ma che diventi sempre più globale.

Attilio Camozzi Vincenzo grimaldi

Occorre una ricaduta

economica, turistica in particolare, sull’intera realtà bresciana, vale a dire sulla società e sull’economia locali.

ATTUAlITà

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Città Smart? Casa Smart!

U na sorta di modello prototipale dell’effi-cienza energetica da avviare a un percorso

di sviluppo economico e urbano dai bassi costi e dal ridotto impatto am-bientale. Auto elettriche ricaricabili con l’energia prodotta negli edifici, zone a bassa emissione di carbonio e messa in rete dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, sono alcuni esempi delle tecnologie suggerite per un di-verso sistema edilizio e di mobilità urbana. Ne parliamo con Roberto Baglioni, alla guida, con il fratello Carlo, della Baglioni Costruzioni, impresa di Gardone Valtrompia, at-tiva sin dal 1921. La crisi sta incidendo partico-larmente sull’edilizia. Come vede questo momento? Ho iniziato a girare per cantieri a 17 anni nell’83 e da allora la Baglioni co-struzioni è sempre stata in crescita. Il mercato immobiliare io l’ho affronta-to negli ultimi 15 anni, prima ero solo un costruttore e non un costruttore immobiliarista come oggi. Io nasco costruttore e poi mi trasformo in im-

mobiliaristi perché non mi piacevano gli immobili che costruivo per altri. Non mi piaceva il sistema costruttivo privo di innovazione, facevo sempre le stesse cose. Quindi ho deciso di pro-pormi con nuove idee, nuove tecnolo-gie, non per essere diverso ma perché non mi stimolava per nulla il sistema che dovevo realizzare per conto di al-tri. Troppo semplice e ripetitivo. Amo le sfide, la novità il rischio dell’impre-visto. Oltre all’incertezza economi-ca esiste un problema di scarsissima cultura edile. Le migliaia di immobili invenduti sono costruiti male, pensa-ti male, invivibili, con spazi angusti. Non c’è stata attenzione per il cliente, per la qualità della vita, con materiali scelti male e spesso scelti solo perché fanno tendenza senza conoscerli e po-sandoli anche in modo sbagliato. Nel mondo dell’edilizia c’è molta appros-simazione, scarsa preparazione; fare qualità significa impegno, dedizione, passione, voglia di rischiare e di met-tersi in gioco. Tutto questo, per molti, rappresenta solo costi inutili, la sola cosa importante era fare metri cubi. I pochi clienti di oggi non sanno più

cosa è meglio per loro, qual è l’immo-bile che è giusto acquistare e perché, qual è l’immobile che non gli creerà problemi e costi di gestione. Si pensa che basti comprare un immobile in classe A. Sbagliato. Non è sufficiente. Le regole e le leggi dettate per arrivare alla classe A servono solo alle lobby del fotovoltaico e delle energie alternative, che in certi casi fanno solo spendere e non portano nessun guadagno al cliente ed alla comunità. Sono altri gli argomenti da trattare. Gli isolamenti, la cura nel costruire con sapienza e nel progettare insieme, costruttore e progettista, per guidare la mano nella giusta direzione, con le corrette scelte costruttive e di materiali.Politiche governative, alta remu-neratività dei Bot, Imu, stretta ai mutui, scarsa evoluzione del prodotto “casa”. Cosa incide di più nel calo del vostro settore?Sicuramente l’incertezza economica e l’insicurezza dei costi di tasse e mutui sono al primo posto, ma subito dopo il problema è che il prodotto non si ade-gua alla richiesta. Intendo case Smart, per usare un termine che va di moda.

Il progetto Smart City fa parte del Piano strategico per le Tecnologie Energetiche (Set), nel cui ambito l’Unione europea

prevede la creazione di una rete di trenta smart cities da selezionare entro il 2020.

L’eco sostenibilità è un valore così sentito quando si acquista una casa? Il mercato è disposto a pagarlo di più? Costruire una casa eco sostenibile co-sta di più di una casa costruita con sistemi obsoleti. È innegabile. È il sistema costruttivo adottato, con un progetto mirato, che elimina il su-perfluo, che ci porta ad avere di più a parità di spesa. Non è l’incidenza al metro quadro, ma il valore finale che conta.Ci sta dicendo che l’eco sosteni-bilità è una bufala?Assolutamente no, solo che dovrem-mo guardare più alla sostanza che non alla forma e porre maggior at-tenzione agli aspetti che l’ambiente ci offre naturalmente: il vento, il verde, l’esposizione al sole sono situazioni che devono diventare vantaggi e non da cui difenderci. Certo la tecnologia è necessaria. I nostri avi per avere

una stabilità termica al caldo e al freddo, costruivano le case con pareti spesse un metro, oggi abbiamo materiali che fanno lo stesso servizio con spessori di 15 centi-metri.Se è così perché le case “smart” sono ancora così poche? Per il costruttore è più facile fare la casa come la chie-de il cliente. Bisogna avere una forte competenza per spiegare il perché delle scelte che si applicano. Ad esempio il riscaldamento a pavimen-to è una tecnologia intelligente, ma non senza controindicazioni come il lungo abbrivio, noi abbiamo stu-diato una soluzione che permette il raggiungimento della temperatura voluta in tempi brevissimi. Manca

molta cultura in questo senso. Basta vedere gli annunci di ven-dita: posizione, dimensione, livel-lo finiture e, oggi, la classe energe-tica. Nient’altro. Quando compri un’auto, un com-puter o un tele-fono sai ogni più

piccolo dettaglio sui vantaggi della tecnologia applicata, sulla casa sia-mo indietro anni luce.Se è un problema di cultura, come si può farla crescere?Ci sono quartieri anni ’60 e ’70 ob-soleti se non addirittura fatiscenti, anche in un momento di crisi come questo dovrebbero essere rottamati e ricostruiti con progetti integrati e innovativi. Dobbiamo pensare a

tecnologie

Roberto Baglioni

s

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12MESIsettembre 2012

netcloudc l o u d s e r v i c e s p r o v i d e r

la nuvola dell ’ IC T.oggi a Brescia.

w w w.cloudnet. it

tecnologie

quartieri interi e ragionare su piani-ficazione, programmazione dei costi, eliminazione del superfluo, dell’inu-tile e dell’obsoleto. Immaginatevi un quartiere tutto uguale, bello, tecno-logicamente avanzato, riprogettato con servizi comuni adeguati ai pros-simi decenni. Le soluzioni ci sono per risparmiare e per vivere meglio. Pensate a un condominio o a una pa-lazzina con un’area lavanderia in co-mune: ognuno con la sua lavatrice, lo stenditoio e la sua stirella. Una colla-boratrice familiare potrebbe fare il suo servizio all’ora che vuole e senza dover entrare in casa.Le associazioni di categoria, il governo centrale, la Regione, la Provincia o il Comune, chi può e deve incidere?Tutte, ma coordinate tra loro. Dan-do comunque grande spazio e pote-re al Comune che conosce il proprio territorio e sa bene come sia meglio svilupparlo e farlo crescere. Per fare questo ci vogliono persone compe-tenti al posto giusto. Per esempio la

scelta di eliminare un reparto di un ospedale perché si devono abbattere i costi è sbagliatissima. Probabilmente è la cattiva gestione che genera costi inutili. Togliere servizi alla comunità significa impoverire fortemente il ter-ritorio e fermarne lo sviluppo.Allora le scelte di Paroli contano molto?Non credo che le scelte di Paroli in-cidano molto sul nostro territorio.

Quello che potrebbe fare il capoluo-go per la Valle è fare arrivare la me-tropolitana a Sarezzo, a Gardone e Lumezzane. Per il resto i sindaci tutti insieme devono lottare per la valle e non singolarmente. Dimentichiamo il campanilismo e cresciamo tutti. Le scelte fatte in modo sporadico e distanti tra loro non portano a nulla purtroppo.E le associazioni di categoria?Non mi sono mai occupato delle no-

stre associazioni, si pensa sempre che sia meglio dedicare tutto il nostro tempo all’azienda, ma i tempi sono cambiati ed è dovere di tutti gli im-prenditori pensare anche al bene co-mune e ne otterremo vantaggi anche singolarmente. Entro la fine dell’an-no riuniremo tutti i nostri uffici a Brescia, al Palazzo ’900; una scelta dettata dal desiderio e dall’esigenza di creare un gruppo forte di azien-

de, serie, compe-tenti nel settore e tutte riunite in un unico stabile, per condividere scelte e strategie, e dare un servizio mi-

gliore e molto competente al cliente. Dobbiamo essere un gruppo capace di affrontare tutte le situazioni e tutti i mercati, non solo quello locale, e di rivolgersi a tutto il mondo. Infatti in parallelo ho aperto una sede anche in Cina. Un corner funzionale ed ope-rativo che possa affrontare il mercato cinese con serietà e competenza. Dal-la nuova sede di Brescia sarò vicino al Collegio Costruttori, anzi ci potrò andare a piedi.

36

Immaginatevi un quartiere tutto uguale, bello, tecnologicamente avanzato, riprogettato

con servizi comuni adeguati ai prossimi decenni.

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BACHECA

Luciano Dalè eletto presidente del Settore trasporti di AIB L’assemblea di settore di AIB ha eletto Luciano Dalè (Dalè Silvio) presidente del settore Trasporti di AIB. Vice presidente è Julia Ri-

ghettini (Setrans). I consiglieri di settore sono: Alessandro Barbiero (Barbiero Trasporti Internazionali), Mauro Bariselli (Brixia Cargo), Andrea Brighenti (Alberto Brighenti), Federico Dalla Vecchia (Fert Spedizioni Internazionali), Stefano Mansani (Trenitalia), Aldino Sirena (Air Sea Service), Felice Taglietti (FT International).

03/07

La linea Verde: inaugurato un nuovo stabilimento in AustriaA distanza di poco più di un anno dal rinnovo del polo produttivo italiano, La Linea Verde Spa di Manerbio, ai vertici del mercato

dell’ortofrutta fresca pronta al consumo, dei piatti pronti freschi e delle bevande fresche, ha aperto un nuovo stabilimento in Austria. Il gruppo italiano, di pro-prietà dei fratelli Battagliola, prosegue così il suo progetto di espansione in Eu-ropa (iniziato nel 2008 con la Vegetales Línea Verde Navarra) con la costituzione della società Ultrafrisch Salzburg GmbH, in joint venture con Feinkost Leitinger Vertriebsges.m.b.H., partner locale dall’expertise in gastronomia fresca e piatti pronti freschi. La controllata Ultrafrisch Salzburg GmbH è una società di produ-zione e commercializzazione di prodotti alimentari freschissimi pronti al consu-mo, ha sede ad Hof bei Salzburg dove è stato inaugurato il nuovo sito produttivo destinato alla produzione di referenze per il mercato austriaco dell’ortofrutta fresca pronta al consumo e della gastronomia premium. L’obiettivo è di raggiun-gere, in tempi brevi, anche i mercati limitrofi: Germania, Ungheria, Slovenia, Slovacchia, Republica Ceca, Croazia e la stessa Italia. La Linea Verde ha una lunga esperienza in Austria: è stata la prima azienda a produrre insalate in busta a marchio dei distributori locali. Di recente, il gruppo italiano è presente sugli scaffali dei supermercati con il proprio brand Dimmidi-Sì, con il quale propone “le Zuppe Fresche”, contorni e altre specialità italiane. “L’investimento in attrezzature e impianti altamente tecnologici per lo start up del sito produttivo di Ultrafrisch Salzburg GmbH è pari a 1 milione di euro – ha spiegato Franco Biamini, c.f.o. del Gruppo La Linea Verde –. Un ulteriore passo verso l’internazionalizzazione del gruppo in mercati ad alta potenzialità, che segue l’avvio positivo della sede spagnola di Navarra, dedicata al mercato iberico con risultati in forte crescita, e l’ampliamento e la rivisitazione del polo produttivo di Manerbio (BS), che con un investi-mento di 15 milioni di euro ha consentito l’incremento delle esportazioni e il consolidamento della posizione di leader sul mercato italiano”.

09/07

Fimast, meeting internazionale del meccanotessile, torna a settembreSi svolgerà alla Fiera di Brescia dal 26 al 29 settembre 2012 Fimast, meeting internazionale del settore meccanotessile, con

una mostra delle tecnologie e dei prodotti, incontri e momenti formativi. Sono previsti visitatori da tutto il mondo. Calze e calzini sono un’eccellenza italiana sia nelle macchine per produrre sia nel prodotto finito, ma è necessario tutelare il consumatore che cerca la qualità nell’acquisto. È il risultato del sondaggio svolto da Fimast: secondo il 44% dei produttori, il consumatore vorrebbe acquistare un prodotto di qualità più elevata ma non ha nessuna possibilità di riconoscerla. L’ele-mento principale che determina l’acquisto è il prezzo (44%), seguito dalla qualità dei materiali (33%) e dalla varietà della scelta (22%). In sintesi, per i produttori le priorità del settore sono: rendere riconoscibile il prodotto made in Italy presso il consumatore (61%), rafforzare ulteriormente l’im-pegno sulla qualità del prodotto (22%) e infine studiare una normativa che imponga alcune caratteristiche qualitative di base (17%).Secondo il presidente del Comitato Organizzatore di Fimast, Gianfranco Co-losio: “Ci troviamo di fronte a un bacino produttivo di eccellenza, e questo capitale va salvaguardato. Per quanto riguarda le macchine, stiamo lavo-rando attraverso la nuova rete di imprese che presenteremo a Fimast. Sul prodotto finito è ora di pensare a strumenti che consentano al consumatore di sapere con chiarezza che cosa sta comprando”.

09/07

Rallenta la nascita di nuove imprese Il secondo trimestre del 2012 si è chiuso, per le imprese bresciane, con un saldo positivo tra nuove iscrizioni e cancellazioni nell’ana-grafe delle imprese tenuto dalla Camera di Commercio. Le imprese

neonate sono state 1.892 (-4,6% rispetto allo stesso periodo del 2011), men-tre le cessate sono state 1.412 (+11,0%). Il bilancio del periodo risulta quindi positivo per 480 unità, ma è inferiore rispetto a quello dello stesso trimestre degli ultimi 3 anni. Questo, in sintesi, il quadro che emerge dai dati InfoCamere elaborati, per la provincia di Brescia, dal Centro Studi AIB. La consistenza delle imprese bresciane raggiunge le 122.481 unità, con un tasso di crescita dello 0,4% rispetto al primo trimestre del 2012 (erano 121.983 le imprese registrate).

12/07

12MESIsettembre 2012

38

Expo 2015: l’apporto di AibA pochi giorni dall’apertura dei cantieri per Expo 2015, AIB ha costi-tuito un gruppo di lavoro, che sarà coordinato da Giancarlo Turati, il cui obiettivo è quello di cogliere tutte le possibili occasioni di business

che potranno essere generate dall’evento. Associazione Industriale Bresciana in questa operazione farà rete con le territoriali di Confindustria di Mantova e Cre-mona e con le rispettive Camere di Commercio, dando vita a un polo che, oltre ad avere un importante peso economico (le tre province generano il 4,1% del pil nazionale), ne avrà anche uno istituzionalmente rilevante. Il business Expo comporterà un investimento pubblico di 1,3 miliardi, cui si aggiungerà un altro miliardo di euro da parte dei 140 paesi partecipanti di cui oltre 90 hanno già dato la propria adesione. Per tutte le eccellenze dei territori interessati (tecnolo-gia, turismo, agroalimentare, industria, ambiente, arte e cultura) l’evento sarà una vetrina aperta sui visitatori e sul mondo: sono previsti infatti 25 milioni di ospiti, di cui 7 milioni dall’estero, cui si aggiungerà un miliardo di persone che potranno visitare virtualmente l’Expo e i suoi contenuti dal pc.

17/07

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12MESIsettembre 2012

di ALbertO bertOLOttI

FINANzA E IMPRESAcONTRIBuTI AllE ImpREsE: I fONdI ARRIVANO A cHI fA INNOVAZIONE

Manda la tua domanda a:[email protected]

B rescia e innovazione: un binomio vincente. Lo di-mostrano i risultati ottenuti nell’ambito del Bando “Ac-

cordo di programma” (Adp), promosso dal ministero dell’Istruzione, università e ricerca (Miur) e da Regione Lombar-dia per supportare progetti di ricerca innovativa. Delle 91 iniziative vincenti ben 18 hanno come capofila delle azien-de bresciane, che si sono aggiudicate 21 dei 118 milioni di euro di contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati messi a disposizione. Nato dall’espe-rienza positiva del Bando Metadistret-ti, l’Accordo di programma ha saputo conquistare le aziende lombarde: oltre 1.500 i soggetti coinvolti nella prima fase di presentazione e 360 progetti ammessi alla valutazione. Grandi nu-meri per un bando che richiedeva alle imprese non solo la capacità di proporre idee innovative, ma soprattutto la volon-tà di lavorare in team con altre aziende o enti ricerca.

Brescia al secondo posto in LombardiaTenendo in considerazione solo i pro-getti in cui le aziende bresciane erano capofila di partenariato, Brescia si col-loca al secondo posto dopo Milano, ma rivela una percentuale di successo del 30.5%, ben sei punti più alta rispetto al capoluogo di Regione (24.5%) che vanta un numero di aziende di sei volte superiore.Rispetto all’ultimo bando Metadistretti, le cui graduatorie erano state pubblicate a giugno 2010, la progressione di risul-tati per la nostra provincia è evidente a partire dal numero di iniziative finanzia-

te più che raddoppiato (da 7 a 18). Per quanto riguarda invece i dati di filiera aumentano i settori in cui Brescia risul-ta vincente (da 4 a 6) soprattutto grazie alla partecipazione di importanti azien-de nel campo dell’automotive e della meccanica che da sole totalizzano ben nove progetti approvati.I risultati della nostra provincia stupi-scono sia per qualità sia per quantità e fanno ben sperare per prossimi mesi, in cui si affollano scadenze per nuovi ban-di destinati alla ricerca. Prima data da ricordare il 9 novembre, ultimo giorno per la presentazione di domande a valere sul bando Miur Smart Cities e Commu-nities. Con uno stanziamento comples-sivo di oltre 655 milioni di euro, Smart Cities si propone come uno dei più importanti strumenti agevolativi a so-stegno di progetti tecnologici innovativi con l’obiettivo di gettare le fondamenta per una città del futuro intelligente ed ecosostenibile. Per fare questo il bando punta su aggregazioni di massimo otto im-prese che sappiano proporre progetti di sviluppo integrato in vari settori quali la mobilità, la sicurezza, l’educazione, il rispar-mio energetico e l’am-biente.Una finalità, quella di una città “più a misura d’uomo e d’ambiente” che accomuna questo bando agli obiettivi delle 52 call attivate dall’unione Europea a partire da luglio 2012

e per tutto il 2013, che offrono alle im-prese contributi a fondo perduto per ol-tre 8 miliardi di euro. Secondo le stime questo importante stanziamento dovreb-be riuscire a mobilitare un importo addi-zionale di 6 miliardi di investimenti pub-blici e privati nella ricerca ed accrescere i livelli occupazionali di 210mila unità nel breve termine.Un’occasione da non perdere soprattut-to per le Pmi, alle quali sono destinati oltre il 50% dei fondi complessivi.Cosa fare per partecipare? Avere un’i-dea innovativa e cercare i partner giusti per realizzarla.Il Bando Accordo di programma ha di-mostrato alle aziende che attraverso la collaborazione tra imprese si può dare vita a progetti vincenti che superino i confini del mercato nazionale. Ora è indispensabile fare un salto di qualità ed aprirsi a partenariati extra-nazionali per non farsi sfuggire le opportunità che ar-riveranno dall’Europa.

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© H-D 2012. Harley, Harley-Davidson e il logo Bar & Shield, sono alcuni dei marchi di proprietà di H-D Michigan, LLC.© H-D 2012. Harley, Harley-Davidson e il logo Bar & Shield, sono alcuni dei marchi di proprietà di H-D Michigan, LLC.

Orari sabato 13 e domenica 14 dalle 9 alle 19

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12MESIsettembre 201212MESI

settembre 2012

BREBEMIlA pAgEllA dEI sINdAcI

sarà pronta nel 2013 e promette il decongestionamento del traffico nella bassa e lo sviluppo di nuove attività produttive. ma la nuova

arteria, che collegherà brescia a milano, è anche “ladra” di territori. e allora abbiamo interpellato i Comuni interessati dal passaggio della

direttissima per conoscere i loro pareri.

di rOsANNA sCArdI e rObertO GIULIettI

42 INCHIESTA 43

l’hanno battezzata l’autostrada delle opportunità: è la BreBe-Mi, la nuova arteria Brescia-Bergamo-Milano concepita

per viaggi veloci e sicuri, i cui lavori si concluderanno entro il 2013. Un’infra-struttura che favorirà le connessioni tra le più importanti realtà socio-economi-che lombarde, pensata per migliorare la mobilità spesso difficile della regione. Benché il collegamento tra il capoluogo lombardo e Brescia sia già assicurato dal-la Serenissima, la necessità di un’alterna-tiva si è dimostrata impellente fin dagli anni Novanta, causa il crescente traffico sull’A4, spesso congestionata, dove me-diamente transitano oltre 100mila veico-li al giorno (e molti sono i mezzi pesanti) con picchi critici in particolari momenti della giornata o periodi dell’anno di 140mila veicoli. E così dal primo studio di prefattibilità, nel 1996, si è passati a uno d’approfondimento, due di fattibilità nel 1999 e 2000, per arrivare al progetto preliminare, base per la gara d’appalto. Ad assicurarsi progettazione, costruzio-ne e gestione dell’opera è stata la società BreBeMi, la prima in Italia a realizzare una nuova autostrada senza pesare sulle tasche dei contribuenti, ovvero realiz-zando l’infrastruttura grazie al project financing. Così le risorse (2 miliardi 420 milioni di euro) sono arrivate attraverso il finanziamento bancario e i mezzi messi a disposizione dai soci, ripagati dai futuri pedaggi. I lavori sono iniziati il 22 luglio del 2009. L’unico freno è arrivato dai sequestri, lo scorso novembre, di alcuni chilometri per la presunta presenza di materiale inqui-nante nei terreni interessati dal materiale deposto dalla ditta Locatelli, coinvolta nell’inchiesta della Procura di Brescia su un presunto giro di tangenti, in cui la società BreBeMi si è dichiarata parte lesa. Comunque, i lavori della direttis-sima, a fine luglio, hanno raggiunto una percentuale di realizzo del 50 per cento, in perfetta linea con la tabella di marcia. L’arteria, lunga 62 km, è caratterizzata da sei caselli intermedi completamente automatizzati (Chiari, Calcio-Ante-

foto

Mat

teo

Mar

ioli

Lunghezza complessiva della tratta autostradale: 62,1 km

Viabilità ordinaria 34,6 km di cui:• Viabilità di connessione: 17,5 kmBrescia: riqualificazione tangenziale Sud; riqualificazione della 510; varian-te ex SS 11 e MandolossaMilano: riqualificazione della SP 103 Cassanese; riqualificazione della SP 14 Rivoltana • Viabilità compensativa: 17,1 Km Brescia: variante alla SP 17 tra gli abitati di Chiari e CologneBergamo: collegamento tra il casello di Fara Olivana/Romano di Lombardi e Camisano-Ricengo; collegamento tra il casello di Bariano e la SP 129; collegamento tra il casello di Treviglio Ovest/Casirate e la ex SS 11

Province Interessate: 5Bergamo - Brescia - Cremona - Lodi - Milano

Comuni interessati: 43(compresa la viabilità di connessione e la viabilità compensativa):• Provincia di Bergamo: Calcio - Antegnate - Covo - Fara Olivana - Forno-vo San Giovanni - Bariano - Caravaggio - Calvenzano - Treviglio - Casirate - Pagazzano - Morengo - Isso• Provincia di Brescia: Brescia - Travagliato - Cazzago San Martino - Rova-to - Castrezzato - Chiari - Urago d’Oglio - Cologne - Gussago - Roncadelle - Castegnato - Ospitaletto - Rudiano• Provincia di Cremona: Camisano - Ricengo - Casale Cremasco - Castel Gabbiano • Provincia di Lodi: Comazzo• Provincia di Milano: Pozzuolo Martesana - Truccazzano - Cassano d’Ad-da - Liscate - Settala - Rodano - Pioltello - Segrate - Melzo - Cassina de’ Pecchi - Vignate - Cernusco sul Naviglio

Parchi interessati: 5Parco Oglio Nord • Parco del Serio • Parco Agricolo Sud Milano • Parco Adda Nord • Parco Adda Sud

Corsi d’acqua attraversati: 4Fiume Oglio - Serio - Adda - Canale della Muzza

Caselli: 6Chiari - Calcio-Antegnate - Fara Olivana-Roma-no di Lombardia - Bariano - Caravaggio-Tre-viglio Est - Treviglio Ovest-Casirate d’Adda

Investimento complessivo incluso oneri finanziari: 2,438 milioni di euro. Divisi in: project financing 1,918 mi-lioni; mezzi propri 520 milioni

barriere acustiche: 62.000 m cubi

Ore di code risparmiate all’anno: 6,8 milioni

Flussi giornalieri previsti: 40.000 veico-li all’apertura e quasi 60.000 a regime

Incremento annuo Pil: 382 milioni di euro

I NUMERI DEL PROGETTO

s

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12MESIsettembre 201212MESI

settembre 2012

solo marginalmente dai lavori dell’arte-ria. “Ricordo i protocolli con la società, la Regione, Confagricoltura e Coldiretti con la consapevolezza che l’intervento sarebbe stato forte. A Treviglio c’era un’altra Giunta, io avrei concesso un dialogo maggiore in cambio di una mi-gliore compensazione ambientale”. Una paura, che è quasi certezza, infatti, Pez-zoni ce l’ha: un aumento del traffico con conseguente inquinamento atmosferico e acustico, se non si creerà al più presto la tangenziale ovest di Autostrade Berga-masche per l’interconnessione tra Pede-montana e Brebemi. “Abbiamo bisogno di una valvola di sfogo – assicura –. Per questo aprirò un tavolo interistituzionale per dare il via ai lavori della grande varian-te che eviterà a coloro che sono diretti a Milano, Crema Lodi e zona industriale di entrare nella nostra città”. s

gnate, Fara Olivana-Romano di Lombar-dia, Bariano, Treviglio Est-Caravaggio, Treviglio Ovest-Casirate d’Adda), tre viadotti (funzionali al guado dei fiumi Oglio, Serio e Adda) e una galleria (per il superamento del Canale della Muzza). Da Brescia si accede dal raccordo di Ospita-letto-Montichiari, in corso di realizzazio-ne da Società Autostrade Centro Padane, per mezzo dello svincolo a ovest di Trava-gliato o dalla Tangenziale sud di Brescia attraverso una bretella di collegamento. Si prosegue verso ovest attraversando le province di Brescia, Bergamo e Milano. L’autostrada è dotata di tre corsie per senso di marcia, più quella d’emergenza, un impianto d’illuminazione lungo tutto il tracciato, necessario per le frequenti nebbie che investono il territorio pada-no, quattro aree di servizio (Chiari nord e sud, Caravaggio nord e sud), due di parcheggio, caselli automatizzati, nonché centri di manutenzione e uno operativo della BreBeMi spa. Ma veniamo ai prin-cipali benefici: secondo i progettisti, la direttissima attrarrà parte del traffico di lunga percorrenza che si concentra sulla A4 e decongestionerà i centri abitati delle pianure bergamasche e bresciane. Si cal-cola che transiteranno quotidianamente 40mila veicoli all’apertura e 60mila a re-gime. Ne conseguirà una riduzione fino al 60 per cento del traffico pesante sulla viabilità locale, il che si traduce in 6,8 mi-lioni di ore in meno perse dai cittadini in coda, calo delle emissioni di Co2 nell’a-ria, incremento del Pil di 382 milioni di euro annui nei territori attraversati. Altro effetto importante, a maggior ragione in tempo di crisi, è sul lavoro: sono 3mila gli occupati in modo diretto o indiretto nella costruzione dell’autostrada e, una vol-ta aperte le aree di servizio, si calcolano 10mila persone impiegate a regime. Altra sfida riguarda la ricaduta sul turismo nel-la pianura padana. Il tracciato interessa 43 comuni con 400 siti archeologici e culturali che potrebbero richiamare l’at-tenzione dei turisti. La BreBeMi, tuttavia, è “ladra” di terreni per il consumo del suolo che comporta. Tra benefici e punti deboli, abbiamo voluto sondare i sindaci dei comuni bergamaschi maggiormente interessati all’arteria per conoscere i loro pareri.

La bREbEMI NEL sIsTEMa INfRasTRUTTURaLE LOMbaRDO

Riqualificazione viabilità locale non compresa nel progetto BreBeMi

Tratto autostradale Brescia Milano

Riqualificazione viabilità locale compresa nel progetto BreBeMi

Tratto tem funzionale a BreBeMi

Barriera autostradale

Casello autostradale

Intersezioni con altre viabilità

Altre infrastrutture autostradali in progettoAutostrade e tangenzialiesistenti

Linea ferroviaria AV/AC Milano Verona

Metro dopo metro, la BreBeMi ha su-perato i 31 km ed è oltre il 50% del suo tracciato totale. “Si sta procedendo nel sostanziale rispetto del crono programma e al momento non si vedono criticità tali da comportare il rinvio del termine di en-trata in esercizio dell’autostrada previsto per la seconda metà del prossimo anno”. Così il presidente di BreBeMi, Francesco Bettoni, ha fatto il punto sull’avanzamento dei lavori della nuova arte-ria che collegherà Brescia a Milano, sottolineando che “la Brebemi è la dimo-strazione che non abbiamo niente da imparare o da copiare dagli altri Paesi. Quest’opera è l’esempio di come sa andare avanti il Paese reale, così diverso da quello finanziario”. Nell’illustrare i dettagli del lavoro fatto, il presidente ha messo in evidenza come “molti dei punti più impegnativi sono ormai prossimi alla conclusione”. Così i viadotti fluviali (sull’Oglio, Adda e Serio) sono all’83,6%; i sottovia stradali e i passaggi idraulici al 49,1%; le trincee, i rilevati, le aree di servizio al 40% e le altre opere al 21,97%. Non solo. A com-pletamento dell’opera sono previsti 34,6 km di viabilità ordinaria, di cui 17,5 di viabi-lità di connessione (Brescia: ri-qualificazione tangenziale sud, riqualificazione della 510, va-riante ex SS 11 e Mandolossa; Milano: riqualificazione della SP 103 Cassanese, riqualifica-zione della SP 14 Rivoltana) e 17,1 di viabilità compensativa (Brescia: variante alla SP 17 tra gli abitati di Chiari e Cologne; Bergamo: collegamento tra il casello di Fara Olivana/Roma-no di Lombardi e Camisano-Ricengo, collegamento tra il casello di Bariano e la SP 129,

collegamento tra il casello di Treviglio Ovest/Casirate e la ex SS 11). Lavori che, per quanto riguarda il territo-rio bresciano, hanno comportato investi-menti per 453 milioni di euro, di cui 160 per la viabilità locale (solo 60 per gli in-terventi che partono in questi giorni sulla tangenziale sud, la sistemazione dell’ex statale 510 fra lo svincolo dell’ippodro-mo e la Metra, e la costruzione di una bre-

tella di collegamento fra a tangenziale Sud e la “510” alla Mandolossa in territo-rio di Gussago) mentre il resto ha riguardato i lavori per la costruzione del via-dotto sul fiume Oglio, già concluso a parte l’asfalta-tura, i cordoli e le barriere laterali. “Opere – ricorda il presidente – che senza la BreBeMi non si sarebbero

potute fare” e che hanno l’obiettivo di-chiarato di favorire una “efficace integra-zione tra la viabilità ordinaria e la nuova autostrada”.

PARLA IL PRESIDENTE FRANCESCO BETTONI

“lA BREBEmI è l’EsEmpIO dEl pAEsE REAlE”

TREVIGLIO

pEZZONI: “uN’OppORTuNITÀ, mA ORA sERVE lA BERgAmO-TREVIglIO”

La Brebemi modificherà il territorio di Treviglio con due caselli attraverso i qua-li si integrerà con il territorio e servirà il centro abitato, creando una nuova zona a sud della ferrovia, un’ansa a forma di mezzaluna, dove si concentrerà gran parte del traffico. “Nonostante sia un intervento dal forte impatto ambientale, è prima di tutto un’innegabile opportu-nità di sviluppo. Un’opera che ci mette in una condizione felice, un po’ com’è successo con il quadruplicamento della rete ferroviaria – afferma il sindaco di Treviglio, Giuseppe Pezzoni –. Molto spesso si critica chi basa la modernità di un Paese sulla costruzione di nuove strade, ma è proprio con le infrastrutture che si crea una rete di prosperità per la comunità. E BreBeMi è un’occasione per tutta la pianura bergamasca di essere an-cora più competitiva”. Il primo cittadino ha già seguito i lavori quando era a capo della giunta di Pagazzano, paese toccato

44 INCHIESTABreBeMi

45

In apertura, viadotto Adda carreggiata sud e pile carreggiata

nord, provincia di Milano.Qui, galleria di Treviglio, direzione

Milano, provincia di Bergamo.

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12MESIsettembre 2012

s

CARAVAGGIO

pREVEdINI: “AVREmO duE AREE dI sERVIZIO E quEsTO VuOl dIRE lAVORO”

Non c’è autostrada senza aree di servizio. E Brebe-mi ne avrà due a Ca-r a v a g g i o e saranno le uniche, insieme a quelle di

Chiari, che si incontreranno percorren-do l’arteria. Avranno una superficie di 46mila metri quadri e saranno realizzate nell’attuale area agricola fra l’abitato e la frazione di Vidalengo. Il bando è già stato reso pubblico. Per ora si sa solo che ciascuna area avrà una pompa per il rifornimento del carburante e una zona ri-storo con parcheggio (251 i posti). “Sarà un’occasione di occupazione per i molti ragazzi che saranno impiegati nelle aree di ristoro – spiega Giuseppe Prevedini, sindaco di Caravaggio –. Ma il guadagno maggiore sarà dato dai caselli, uno nel nostro territorio, in prossimità del Centro Verde, e uno al confine con Bariano, che aumenteranno il valore degli insediamen-ti produttivi e delle attività”. Prevedini fa anche parte del Comitato di controllo Brebemi in Regione Lombardia, ne-cessario per tenere le lacune (leggasi il suolo prettamente rurale sottratto) sotto controllo: “Ho speso un milione e mezzo di euro per costruire la Riserva naturale fontanile del Brancaleone, l’importante è avere la testa sulle spalle e agire nell’inte-resse dei cittadini di tutti i comuni berga-maschi, senza badare solo ai propri inte-ressi – afferma –. Hanno sempre criticato la viabilità sul nostro territorio, con poche strade che ci collegano a Milano e Brescia e costi esagerati per il trasporto delle mer-ci. Finalmente abbiamo una nuova arteria. Dobbiamo guardare al prossimo obietti-vo, l’alta capacità dell’autostrada quando entrerà a pieno regime”.

CASIRATE D’ADDA

pAVEsI: “sTRAVOlTI dAllE OpERE, mA cERcHIAmO dI cOmpENsARE”

47INCHIESTABreBeMi

Accanto a quello di Treviglio, il terri-torio del comune maggiormente “se-gnato” dalla Brebemi è quello di Casi-rate d’Adda, “con un impatto maggiore contando solo 4mila abitanti ed essendo a vocazione agricola”, puntualizza il vi-cesindaco Marco Pavesi. Non solo è pre-visto il casello dell’autostrada Treviglio Ovest-Casirate, ma anche l’intercon-nessione con la Pedemontana e, nello stesso corridoio, l’alta velocità. Dunque una triplice infrastruttura che si va ad aggiungere al recente quadruplicamen-to ferroviario. A farne le spese un’area agricola tra le più pregiate in Lombar-dia. Va ricordato che, in complesso, per realizzare l’arteria sono state effettuate occupa-zioni di terreni per 9,7 milioni di mq. Di questi, 6,2 milioni riguardano espropri. Il Comune di Casirate è riuscito a spuntarla su alcune con-cessioni. “Abbiamo otte-nuto la costruzione di un sottopasso in via Brolo che collega il nostro co-

mune con Treviglio, passando per l’area di campagna del Roccolo, dove transi-teranno macchine agricole, biciclette e mezzi leggeri – aggiunge Pavesi –. Inoltre, attraverso il Parco Adda Nord, abbiamo concordato una pista ciclabile che sarà finanziata dalla Regione. Col-legherà l’area delle infrastrutture con la nostra foresta di pianura incorniciata da 36mila alberi autoctoni. Per noi, un polmone verde necessario per il bilan-ciamento”. La preoccupazione maggio-re è l’aumento del traffico, ma anche in questo caso si è pensato a una soluzione, una bretella che dirotti fuori dalla statale per Bergamo e Lodi il traffico pesante.

“Il progetto, finanziato da Tav e realizzato dalla Provincia di Bergamo, c’è. Se tutto dovesse andare secondo i piani sarà appaltato a breve, altra cosa se dovessimo aspettare anni. Allora subiremmo davvero tutti i danni dall’aumento di traffico”, conclude Pa-vesi.

Viadotto Oglio, direzione Brescia, provincia di Bergamo.

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12MESIsettembre 201212MESI

settembre 2012

sera passano per il centro, diretti a Mi-lano”. Una nuova tangenziale che passa a sud dell’abitato taglierà, infatti, il traf-fico fuori da Calcio. Ma la particolarità del Comune bergamasco è l’aver ottenu-to non solo una mitigazione ambientale, ma anche visiva: “Ci saranno piantuma-zioni di alberi per rendere il paesaggio più gradevole – racconta il primo citta-dino, attento anche all’aspetto estetico dell’infrastruttura –. Siamo stati agevo-lati dal Parco naturale dell’Oglio, di cui facciamo parte, e che ha contribuito a questo nuovo progetto”.

49INCHIESTABreBeMi

48

ROMANO DI LOMBARDIA

lAmERA: “pER NOI sOlO VANTAggI E cHANcE dI sVIluppO”

Solo vantaggi dalla Brebemi per il terri-torio di Romano di Lombardia, che non viene toccato direttamente dalla diret-tissima. Il casello Romano-Fara Olivana si trova, infatti, a un chilometro e mezzo di distanza dal paese, il cui abi-tato sarà collegato al trac-ciato da una tangenziale. A realizzarla Cepav 2, il Con-sorzio Eni per l’Alta veloci-tà. “La bretella – commenta il sindaco Michele Lamera – creerà un anello di circo-lazione attorno alla città, facendo diminuire notevolmente il traf-fico nel nostro centro urbano, concen-trandolo a nord e sud. Accanto a questo aspetto di importanza fondamentale, ci aspettiamo un rilancio delle attività negli insediamenti produttivi attualmente pre-senti, un incremento della loro rendita e un’organizzazione logistica più consona per tutti quegli artigiani e commercianti

BARIANO

BERgAmAscHI: “ImpATTO TROppO INVAsIVO, AgRIcOlTORI scHIAccIATI”

“A Bariano la Brebemi è un intervento invasivo che si aggiunge a quello per l’Alta velocità ferroviaria. Troppo per noi, se si considera che il nostro è un paese densamen-te abitato, ma che si estende su un territorio di soli sette chilometri quadrati”. A par-lare è il sindaco Fiorenzo Bergamaschi, sicuro da un lato che si tratti di un’opportunità – “il mondo – dice – va avanti, non si può rimanere indietro” –,

ma preoccupato per i danni ambientali, “per gli espro-pri ripagati da una com-pensazione in denaro che ripaga ben poco”. “Quando un’autostrada ti passa sopra la testa – aggiunge Berga-maschi – e spazza via i sogni di una vita, c’è ben poco da esser contenti. Com’è acca-

duto ai proprietari di due aziende agricole tagliate letteralmente a metà”. Eppure anche il primo cittadino di Bariano è ri-

CALCIO

quARTINI: “ORA cERcHIAmO dI sAlVAguARdARE Il pAEsAggIO”

Anche il territorio di Calcio, che si estende su sedici chilometri quadri, viene modificato sostanzialmente dal ca-sello della nuova autostrada e dai lavori per l’Alta velocità. Qui, infatti, sono sta-te più forti che altrove le proteste di Legambiente per le colate di cemento nei cantieri. “L’agricol-tura, nostra risorsa prin-cipale e di qualità, viene messa a dura prova, con situazioni compromesse, mi riferisco agli espropri,

alle aziende frazionate con tutti i disagi che ne conseguono per i titolari delle attività”, è la constatazione del sindaco Pietro Quartini. Il quale vede, però, an-che il bicchiere mezzo pieno: “In tempo

di crisi, la Brebemi darà una grossa opportunità che è impossibile non voler cogliere. E poi sa-remo sollevati dal traffico pesante, oggi consisten-te, caratterizzato da quei camion che in particolari ore del mattino e della

che devono poi mettere i loro prodotti su gomma o ferro per portarli a destina-zione, talvolta fuori dall’Italia”. Ma, non

solo trasporto merci. La Brebemi soddisferà un bisogno di mobilità per i tanti lavoratori. “Roma-no è un paese che si basa sul pendolarismo verso le città maggiormente produttive, Brescia e Mi-lano, oltre che Bergamo. Con la nuova arteria, per i nostri cittadini sarà più facile raggiungere i posti

di lavoro. Risparmieremo in termini di ore spese in viaggio”. È innegabile che la nuova autostrada comporta un costo legato all’impatto ambientale, ma ”si spe-ra sia mitigato dalle barriere ecologiche previste sulla carta. Per quanto ci riguar-da, tuttavia, il saldo sacrifici-benefici è nettamente positivo”, conclude il primo cittadino.

s

uscito a portare a casa qualche piccola vittoria. “Siamo stati bravi a strappare qualche mitigazione, come una bretella di congiunzione che passa all’esterno del territorio e aiuta a smaltire il traffico, la-sciando la vecchia statale più tranquilla”, evidenzia Bergamaschi, precisando che i lavori sono in fase di realizzazione. Ma c’è un’altra conquista: “Abbiamo fatto sì che i lavori per la bretella e l’Alta velocità fos-sero i più vicini. Se così non fosse stato, quella in mezzo sarebbe stata terra di nes-suno”. E gli effetti positivi? “Sicuramen-te saranno sulla mobilità di passeggeri e merci, ma tanto ottimismo è da prendere con le pinze – afferma il sindaco scettico –. E non sono la cura per i nostri problemi di economia”.

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tenuti in-vece per gli agricoltori della zona. “I terreni non sono dei contadini, ma quasi tutti di proprietà della Misericordia Maggiore di Berga-mo – ricorda il vicesindaco –. L’obietti-vo della congregazione è lo sviluppo del territorio. E come tale ha agito”.

INCHIESTABreBeMi

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ANTEGNATE

lANZINI: “TEmIAmO glI EffETTI dEll’INquINAmENTO”

Una parte del tracciato si trova al con-fine con le prime costruzioni di An-tegnate, tanto da poter affermare che Brebemi fa parte dell’abitato. “Siamo convinti dell’opportunità economica che l’infrastruttura offra, sia in ter-mini di livelli occupazionali, sia di incremento per il Pil locale, tuttavia l’impatto da noi è più forte che altro-ve” commenta il sindaco Andrea Maria Lanzini, che in questi anni si è rimboc-cato le maniche lavorando sodo per mitigare e governare il colpo sull’am-biente. “Rumore e polveri sottili au-menteranno – aggiunge, preoccupato per la salute dei propri cittadini –. Per questo stiamo lavorando a più mani, insieme agli ingegneri di Brebemi, per trovare un piano che quantomeno riduca gli effetti negativi dell’inquinamento”. Al-cune modifiche sono già sul tavolo: si tratta della schermatura degli effetti acustici, ottenuta con la creazione, attraverso ri-modellamenti morfologici, di dune anti-rumore associate ad ampie fasce di boschetti.

FARA OLIVANA CON SOLA

pEZZETTI: “cON lA NuOVA ARTERIA I duE cENTRI TORNANO Ad EssERE dIVIsI”

Con i suoi 1.167 abitanti, Fara Olivana con Sola è il comune più piccolo tra quelli attraversati dalla Brebemi, con l’avvento della quale i due centri vengono divisi: Fara Olivana da una parte, Sola dall’al-tra. “Un sottopasso, già avviato, mette i due abitati in comunicazione, ma non è la stessa cosa – ammette il vicesindaco, Gregorio Pezzetti –. E non è il solo disa-gio. La nuova arteria passerà a sei-sette metri dal cimitero, che si trova a metà fra

i due territori, con tutte le difficoltà con-seguenti. Per questo l’ingresso dovrà essere spostato su un altro lato”. Pezzet-ti è consapevole che si tratta di un’opera importante, e come tale imposta, ma la-menta la mancanza di lavori di compen-sazione ottenuti da altri comuni. “Chi ci ha preceduti era contrario – afferma con amarezza – e forse, al posto di un no a prescindere, avrebbe dovuto portare a casa qualche vantaggio”. Disagi con-

Viadotto Serio Varo Campate, provincia di Bergamo.

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INCHIESTABreBeMi

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TRAVAGLIATO

BuIZZA: “dAll’AuTOsTRAdA NON cI AspETTIAmO gRANdI cOsE”

Alcuni vantaggi, tante perplessità. Così vede la Brebemi Dante Daniele Buizza, sindaco di Travagliato, che apprezza i vantag-gi che ne potrà trarre la viabilità generale ma ammette anche: “non ci aspettiamo grandi cose”. Le preoccupazioni nascono dal fatto che l’autostrada taglierà in due il territorio comunale:

“La parte nord del nostro Comune non sarà più servita come prima. Abbiamo chiesto inutil-

mente di ripristinare tutti gli attraversamen-ti esistenti che l’opera interrompe, ma non è stato concesso nulla se non il sottopasso su via Tremola e nessun altro”. Il sindaco ricorda che dopo l’ok del Cipe al progetto “non è più possibile fare nulla” e “che la

passata amministrazione non aveva valu-tato alcuni aspetti del progetto e di conse-

guenza non aveva fatto le richieste dovute. Il dato di fatto è che oggi gli agricoltori colpiti subi-

scono un danno non irrilevante”. E se l’aspetto economico è im-portante a preoccupare il sindaco sono anche i danni ambientali, “risultato di un progetto che non ha trascurato niente per quello che riguarda il traffico a pagamento mentre ha certo sottovalu-tato alcune conseguenze negative per i tratti liberi”. I rischi che vede il sindaco sono riferiti ai lavori per la variante della SS 235 (Lodi-Crema) “che porteranno molto traffico sul nostro territo-rio, ma soprattutto la realizzazione del raccordo da Roncadelle allo svincolo di Travagliato Ovest a una sola carreggiata con una corsia per senso di marcia che dovrà raccogliere tutto il traffico della tangenziale Sud da e per Brebemi”. Ma Buizza non sembra voler mollare ed è tuttora alla ricerca di “soluzioni migliorative da realizzare contemporaneamente al resto del progetto”.

ROVATO

mARTINEllI: “TANTI dIsAgI cHE sTIAmO AffRONTANdO”

“Sono stata eletta da pochi mesi e la nuova amministrazione si è fatta subito carico dei disagi che la Brebemi ha portato in Paese”. Così il sindaco Roberta Marti-nelli presenta la nuova autostra-da pur sottolineando la necessità dell’opera. “Da subito abbiamo cercato il dialogo con Brebemi per tamponare le opere già eseguite ma non idonee”: il ri-ferimento specifico è al sottopasso Grumetto costruito ex novo “ma con dimensioni ridotte, due corsie che sono di poco superiori a una corsia e una doppia curva a gomito, appena usciti dal tunnel, molto pericolose e che hanno già procurato degli incidenti”. A metà luglio, il sopralluogo dei tecnici della società appaltatrice ha favorito la parziale so-luzione dei problemi: “Sarà predisposto un semaforo che farà transitare le auto a senso alternato – ricorda il sindaco – e la generosità di un nostro concittadino che ha ceduto gratuitamente il proprio terreno, consentirà di togliere la seconda curva”. Più in generale, “a Rovato l’autostrada non sta portando molto, soprattutto in termini occupaziona-li – precisa il sindaco –. La zona direttamente interessata è a sud del Comune e l’agricoltura non subirà particolari danni. Per quanto riguarda gli espropri mi riferiscono che le indennità erogate sono circa a metà del totale”. Nessuna indicazione reale sulla possibile crescita dell’inquinamen-to. “Adesso – ammette il sindaco – non possiamo saperlo, monitoreremo la situazione quando l’opera sarà a pieno re-gime e ne trarremo le dovute considerazioni”.

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CHIARI

mAZZATORTA: “TANTI VANTAggI E pOcHIssImE OmBRE”Nel comune di Chiari sarà presente l’unico casello di entrata/uscita e area di servizio della Brebemi in terra bre-sciana e il suo sindaco, Sandro Maz-zatorta, elenca i vantaggi dell’opera. “Per prima cosa l’autostrada garantirà un collegamento veloce con Milano, un collegamento atteso da decine di anni dai nostri cittadini e da molte im-prese della zona e non solo, che hanno rapporti lavorativi nel capoluogo regionale e nel suo hinterland. In secon-do luogo, gli interventi previsti sulla viabilità ordinaria garantiranno collegamenti rapidi con Brescia e con il nuovo trat-to di tangenziale. Con la va-riante alla SP62, eliminando finalmente l’infelice passaggio a livello di Cologne, sarà più faci-le raggiungere la zona del lago di Iseo mentre con il tratto in Chiari di tangen-ziale nord, finanziato per 4 milioni di

euro da Brebemi, si chiuderà l’anello delle tangenziali. Terzo, e non ultimo vantaggio, la notevole quantità di de-naro arrivata sul territorio grazie alle indennità di esproprio. Consideriamo, per una stima fatta, che la cifra pagata dalla società agli espropriati si aggiri attorno ai 50 milioni di euro”. Poche

le ombre di questo proget-to: “Il prezzo pagato ri-

guarda soprattutto le aree agricole cedute

all’infrastruttura. Circa 1 milione e 200mila mq com-plessivamente a fronte però di una

strada indispensa-bile per il territorio

e delle indennità certa-mente eque che la società

ha corrisposto agli espropria-ti. Per quanto riguarda l’inquinamento – aggiunge Mazzatorta – il traffico di altre strade si sposterà sull’autostrada

e paradossalmente potrebbe diminui-re anche in considerazione del minor tempo che servirà per raggiungere le mete. Per quanto poi riguarda il terri-torio, Chiari non si trova divisa dall’in-frastruttura perché l’autostrada taglia la città sul confine a sud. Poche aree cla-rensi restano “sotto” l’autostrada”. Ma la soddisfazione per l’opera resta tanta, e principalmente per due motivi: “Le osservazioni avanzate dal nostro Co-mune, in fase di approvazione del pro-getto definitivo, sono state accolte dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica, ndr.) e il rapporto con la società, che si è sempre resa disponibile a trovare soluzioni alle numerose richieste che arrivavano dal territorio, è stato ottimo sin dal primo giorno”. Ora non resta che aspettare. “I lavori proseguono nonostante alcune difficoltà – conclude il sindaco – e per le tempistiche ci auguriamo che l’ope-ra sia completata entro la fine del 2013 come da programma”.

INCHIESTABreBeMi

BRESCIA

pAROlI: “uNA gRANdE OppORTuNITÀ cHE pORTERÀ sVIluppI pOsITIVI”

Il comune di Brescia non è diretta-mente interessato dal tracciato della Brebemi ma “accorciare” percorso e tempi ed avvicinare le due principali città lombarde è stato uno dei motivi principali per la realizzazione di questa autostrada. “La Brebemi è una grande opportunità perché un collegamento più rapido, più facile e più sicuro tra le due principali realtà della Regione Lombardia porterà una serie di sviluppi sicuramente positivi”. Ne è certo il sin-daco di Brescia Adriano Paroli, che nel-la nuova autostrada vede i “risparmi” in termini di tempi e le grandi potenziali-tà future. “Le previsioni della Brebemi ci dicono che l’autostrada consentirà un risparmio sui tempi di percorrenza di circa 20 milioni di ore in un anno mentre saranno oltre 6 milioni le ore di code risparmiate – ricorda il sinda-co di Brescia –, inoltre è previsto un incremento del prodotto interno lordo

delle zone interessate dall’autostra-da, di circa 380 milioni l’anno. Anche questi numeri ci dicono l’importanza dell’opera”. Inoltre, grandi prospet-tive si potranno aprire anche in ottica turistica perché “oltre a migliorare la mobilità dell’intera regione e la com-petitività delle realtà economiche pre-senti nell’area – aggiunge Paroli – la nuova autostrada consentirà di portare nella nostra città, e in tutta la provincia, nuove opportunità: penso al turismo ma anche e soprattutto all’Expo del 2015”. Da Brescia l’accesso alla Brebemi po-trà avvenire dal raccordo autostradale Ospitaletto-Montichiari (realizzato dalla società autostradale CentroPada-ne), attraverso lo svincolo di intercon-nessione situato ad ovest di Travaglia-to, oppure dall’attuale Tangenziale Sud di Brescia attraverso un apposito tratto di autostrada e una bretella di colle-

gamento alla SP19 con due svincoli intermedi (Travagliato Est/Castegna-to e Ospitaletto/Travagliato Ovest). Dall’interconnessione con la Ospita-letto-Montichiari fino alla barriera di Chiari-Castrezzato, la Brebemi sarà a circolazione libera e servirà la principa-le viabilità provinciale (SP16, SP106, ed ex SS11) attraverso due svincoli a rotatoria a livelli sfalsati (SP16 e SP62 a Rovato) e un terzo svincolo con ram-pe dirette sulla ex SS11 (Tangenziale Ovest di Chiari).

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Viadotto SP 16, comune di Rovato, provincia di Brescia.

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LA FestA deI CONdOmINItre tOrrI

dOPO LA sUd, ANChe LA tOrre CeNtrO sArà INAUGUrAtA, IL PrOssImO 20 settembre, CON UN GrANde eVeNtO destINAtO A ChI GIà “VIVe” Le

tOrrI e AI LOrO CLIeNtI. Le OPINIONI dI mANUeLA besChI dI NOVIty, deL NOtAIO NICOLA ArIAsI e deL PresIdeNte dI PrOmOs, CArLO mAFFIOLI.

U na grande festa-evento per inaugurare la torre centra-le, destinata agli inquilini del Centro Direzionale

Tre Torri e ai loro clienti. Questo è quello che la Morgante Immobiliare di Ettore, Fausto e Tiberio Lonati ha or-ganizzato per il prossimo 20 settembre. Dopo il successo dell’Happy Tower di fine marzo, l’aperitivo panoramico con oltre cinquecento invitati che hanno avuto la possibilità di guardare la città da una prospettiva diversa, durante un brindisi sulla terrazza del 13° piano della Torre Sud, ora la Morgante Immo-biliare vuole coinvolgere anche i clienti

dei “vecchi” e nuovi inquilini delle Tre Torri. “Con questo evento – spiega Sergio Trainini, consulente della Morgante Immobiliare – puntiamo a un target più mirato di potenziali acquirenti che potranno apprezzare i vantaggi delle Tre Torri attraverso l’esperienza dei nostri inquilini”.Cosa c’è dunque di meglio che far parlare proprio loro, gli inquilini che già hanno scelto le Tre Torri come sede del proprio business? “Volevamo una sede che fosse prestigiosa e con una forte connotazione business – racconta Manuela Beschi della Novity, società di comunicazione integrata per le aziende –. La nostra sede storica è a Castiglione delle Siviere e fino alla fine del 2010 avevamo una sede anche in centro a Brescia. Molti dei nostri clienti arrivano da Milano e anche per questo abbiamo optato per una sede più comoda, più facilmente raggiungibile dall’autostrada e sen-za problemi di parcheggi”. Dopo un anno e mezzo di “presenza” alla Torre Sud la Novity ha avuto modo di apprezzare l’estrema funzionalità dell’immobile, “partendo dalla grande flessibilità degli spazi interni che consentono soluzioni originali per ar-rivare al sistema di teleraffrescamento molto efficiente. Importanti sono anche i ser-vizi – aggiunge Manuela Beschi –, come quello di portineria attiva 12 ore al giorno,

che, oltre alla tradizionale accoglienza per chi deve entrare negli uffici, tiene costantemente sotto controllo le aree comuni, o la sicurezza notturna garanti-ta da un servizio di guardineria. Anche per questo stiamo valutando di ampliarci acquisendo nuovi spazi”. Anche il notaio Nicola Ariasi ha scelto la Torre Sud come primo studio della sua carriera. “Le vedevo e mi sono sempre piaciute ma credevo che avessero prezzi o affitti proibitivi ed essendo all’inizio della mia carriera non volevo esagerare – racconta il notaio –. Invece, confron-tandomi con colleghi ed amici, ho veri-ficato che non è così, anche per le spese condominiali. Prima di decidere ho visto uffici in altre zone della città ma qui ho trovato quello che cercavo: uno studio che ho potuto modulare secondo le mie esigenze; una comodità di accesso dav-vero unica per i clienti, che non hanno più motivo di lamentarsi per la mancan-za di parcheggi; e, non ultimo, un im-mobile di prestigio che tutti conoscono e riconoscono”. Il notaio Ariasi, rispet-to alla “bella vista” che si può ammirare dalle ampie vetrate (“comunque sono qui per lavorare”), dà maggior peso alla disponibilità da parte dalla proprietà di “affittare con riscatto” l’immobile: “Per chi come me è agli inizi della professio-ne non è un aspetto da sottovalutare. Uno studio, come una casa, va vissuto, solo in questo modo si capiscono i pregi e i difetti. E io ho già scommesso sulle tre Torri anche per il futuro”. Dello stesso avviso Carlo Maffioli, pre-sidente di Promos, società di sviluppo, promozione, commercializzazione e ge-stione di progetti immobiliari commer-ciali, che dalla fine di agosto ha trasferito la sede della propria azienda al 9° piano della Torre Sud. “La nostra è stata una scelta strategica – precisa Maffioli –. Per il tipo di lavoro svolto dobbiamo accede-

CArAtterIstIChe teCNIChe

• 75metridialtezza• 14pianifuoriterra• Vistapanoramicaa360°• Superficiedestinataadusodirezionale:mq22.437,6• Superficiedestinataadattivitàterziarie:mq2.558• Superficiedestinataaparcheggiearchivi:mq36.000• SuperficieverdeattrezzatadalComunediBrescia:mq27.000• Numeroparcheggiprivatiinterrati:1.029• Numeroparcheggipianopiazzaasservitiadusopubblico:152• Possibilitàdifrazionamento• CertificazioneenergeticaClasseC

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re alle reti stradali in modo comodo così come i nostri clienti ci devono poter raggiun-gere con facilità. Questa è la soluzione ideale. Inoltre le proposte tecnologie all’avan-guardia, così come l’aspetto estetico, rendono le Tre Torri un immobile di prestigio, un ottimo biglietto da visita. Speriamo di contribuire anche noi con gli altri condomininell’accreditamento delle Tre Torri a Nuovo Centro Direzionale della città”.

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5958 LA CITTà

mOVIdA“Il cARmINE NON è pIAZZAlE ARNAldO”

scontri e polemiche, alternati a prove di distensione, tra residenti e gestori hanno

“animato” il quartiere negli ultimi mesi. La quiete notturna ha lasciato il posto al vociare del divertimento. ma non è solo il rumore ad

alimentare le lamentele dei residenti, c’è anche un senso di fastidio per questo fenomeno “di

moda” che non ha niente a che fare con le tradizioni sociali e aggregative del quartiere.

“I l Carmine non è piazzale Arnaldo”: così recita un fumetto pronunciato da un ominide con la testa a forma

di un televisore che trasmette l’immagi-ne di un gregge di pecore. È comparso su un muro di via Fratelli Bandiera, qua-si all’incrocio con via Battaglie e può essere preso ad emblema di tutta la po-lemica sorta da alcuni mesi sulla cosid-detta movida al Carmine. Premessa in-dispensabile per iniziare a sgombrare il campo da tante banalità e pregiudizi che inficiano questa querelle è precisare che non si tratta dell’intero quartiere, bensì di una porzione molto limitata di esso: via Fratelli Bandiera, via Nino Bixio, via Pile e la parte iniziale di via Battaglie. Perché la movida non si spinge oltre, non coinvolge la via che dà il nome al quartiere, né tanto meno i vicoletti che da lì si irradiano, così come la parte più lunga di via Battaglie, dall’incrocio con via Carmine, dove i principali frequen-tatori restano gli storici abitanti del quartiere, inclusi gli immigrati. Questi ultimi sono ormai una componente fon-damentale del Carmine, con i negozi di alimentari o i phone center che però ben poco hanno a che fare con la folla che, dalla scorsa primavera e soprattut-to di venerdì e sabato sera, ha invaso il quartiere, causando scontri e polemiche divampate particolarmente con l’arrivo del caldo. Il fumetto sul muro quindi va letto in questo contesto: una scritta iro-nica? provocatoria? o, come dice qual-cuno, semplicemente stupida?

IL CArmINe Pre mOVIdASe proviamo ad astenerci da un qualsiasi giudizio e ci soffermiamo sul significato letterale, la frase suona lapalissiana: una zona della città non è un’altra, ognuna ha le sue peculiarità frutto della sua sto-ria urbanistica, architettonica, sociale. Quindi è ovvio che il Carmine non è Piazzale Arnaldo. Ma rivoltando in po-sitivo l’affermazione viene da chiedersi: che cosa è il Carmine? Geograficamente cuore pulsante della città il Carmine è sempre stato un quartiere di gente non certo ricca, lavoratori che non di rado faticavano a sbarcare il lunario: dapprima gli operai che venivano dal sud Italia per

lavorare nelle allora fiorenti fabbriche bresciane. Portando con sé le proprie tradizioni ma anche le problematiche che inevitabilmente insorgono in zone po-vere, dall’isolamento all’emarginazione, dalla prostituzione alla droga. Poi, quan-do questi hanno migliorato la loro con-dizione economica e si sono trasferiti in altre parti della città, il Carmine è diven-tato il quartiere dei “nuovi sfruttati”, gli immigrati dall’estero. E si sono aggiunte altre criticità. Ad ogni epoca comunque il Carmine è stato un quartiere mal vi-sto, più che altro per pregiudizio perché solo chi non frequentava le strette vie del quartiere poteva affermare che si trattava

di una zona pericolosa. Era solo un luogo abitato da povera gente, quindi guardata con sospetto dalle persone più abbienti la cui casa sorgeva poco distante, nelle vie della Brescia ricca, da Piazza Loggia verso est, comprendendo la zona romana fino a... Piazzale Arnaldo. “Il Carmine era una zona in crisi, salvata dagli immigrati con le loro attività e presenze. Presenze miste, non mono etniche e questo è il va-lore maggiore. Chi ancora non ha capito che la ricchezza del Carmine è proprio questo e continua a pensarlo come una zona pericolosa dimostra solo pigrizia culturale”, afferma Franco Valenti, pre-sidente della Fondazione Piccini.

I resIdeNtINicola, che abita al Carmine da 26 anni, anche se dal 2004 insegna all’universi-tà di Londra quindi trascorre qualche periodo lontano dal suo quartiere, ri-fiuta l’immagine che negli ultimi tempi è stata data del Carmine “pre movida”, un quartiere, si è detto, “buco nero nel centro storico, la vergogna di questa cit-tà”. Per Nicola il Carmine sin dagli anni Ottanta “è un quartiere vivo e ricco, anche di problemi. Espressioni come ‘buco nero o ‘vergogna della città’ sono molto offensive nei confronti di quelle persone e realtà associative e politiche che in anni certo non facili e con molte

difficoltà hanno operato per fare vivere il quartiere (senza alcun profitto persona-le o scopo di lucro). Per esempio il cen-tro di aggregazione giovanile Carmen street, il centro diurno per senza fissa dimora. L’angolo e i servizi socio sani-tari della cooperativa La rete, la scuola di musica Capitanio, i gruppi di ascolto e di auto-aiuto per tossicodipendenti. Ancora il gruppo De noalter o i genitori della elementare Calini, che organizza-no iniziative che coinvolgono la popola-zione del Carmine in eventi che, seppur non chic, senz’altro hanno un alto valore sociale e aggregativo”. Gli fa eco Rosan-gela, che al Carmine ci è nata e conti-

di IreNe PANIGhettI

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nua a viverci: “chi dice che il quartiere è rinato si sbaglia: il Carmine vive da anni, la socialità non è figlia della movida, che invece ha portato rumore e fastidi che prima non c’erano, soprattutto il traf-fico. La nuova gente che frequenta il Carmine viene solo per i locali, non per vivere la zona; ha cambiato gli equilibri. Non dico che li caccerei, ma chiedo solo un po’ di educazione”. Ben più tagliente Giovanni, altro resi-dente della zona incriminata: “è gente arrogante, senza nessun rispetto, viene solo per bere e fare casino: questo cam-biamento del Carmine non mi piace, mi fa piacere solo per i gestori di locali storici, cha finalmente possono respira-re un po’. Alla fine questi fighetti se ne andranno ma i problemi che hanno por-tato resteranno”. Fastidio è manifestato anche da Luisa, che da decenni vive in via Battaglie, da sempre coinvolta nella vita sociale del quartiere, in particolare nelle attività con i bambini delle scuole Calini: “il cambiamento avvenuto dal-la scorsa primavera mi dà fastidio, non tanto per il rumore, quanto perché è una falsità: chi frequenta certi locali non ha

niente a che fare con le tradizioni del quartiere, che ha sempre creato luoghi di incontro tra persone che hanno qual-cosa da scambiarsi”.

Le IstItUZIONITra i residenti e i gestori dei locali si sono di seguito inseriti i politici, che in generale pare non vedano male la trasformazione del Carmine. Sindaco e vicesindaco in testa, sostenuti da al-cuni assessori, come quello al centro storico Mario Labolani, che ha in men-te una specie di “patto di civiltà” tra titolari dei locali, residenti e Comune; un “codice etico per responsabilizzare tutti sui problemi di rumore, traffico, sporcizia”. Per il dialogo anche il presi-dente della circoscrizione centro, con-vinto che bisogna tutelale residenti e gestori. Ma queste posizioni non sono piaciute all’associazione BresciaIn, che si è schierata con i residenti (“le autori-tà devono garantire ai cittadini il poter vivere tranquillamente nelle proprie case”), sottolineando che “l’utilizzo improprio di vie e vicoli come bagni a cielo aperto, oltre ad essere spiacevoli

‘incidenti’ maleodoranti interessa gli aspetti igienico sanitari ed è dovere delle forze dell’ordine e delle autorità sanitarie (sindaco in testa) garantire la salute pubblica sanzionando anche il singolo reato”. Richiamo ad un giro di vite repressivo che non convince Francesco, che abita in via Battaglie: “comportamenti incivi-li ci sono ovunque, ma purtroppo non è con le multe che li fermi. Per evitare l’urina in terra, se il Comune mettesse delle toilette pubbliche, la situazione potrebbe migliorare . Infine il rumore... c’è sempre stato, chi prende una casa in centro sa che non può avere silenzio, è normale ed è sempre stato così”. Sembra che le ire di BresciaIn abbiano sortito qualche effetto: il 27 luglio ad al-cuni locali del Carmine è stata notificata una sanzione che annulla le manifesta-zioni già organizzate per agosto e set-tembre “a seguito – si legge nella comu-nicazione del settore marketing urbano del Comune – di verifiche fenometriche dalle quali è emersa l’emissione di livelli di rumore notevolmente superiori ai li-miti previsti”. E la contesa continua...

lA pAROlA AI gEsTORICArmeN tOWN

“È bello che vengano tutti al Carmine, senza distinzioni politiche, razziali o di età. La diversità giova al quartiere”

I locali tanto amati dai giovani che nei fine settimana affollano via Fratelli Ban-diera, via Nino Bixio e una parte di via Battaglie si dividono in posti “storici” e altri “nuovi”. Tra le novità, e sicura-mente tra i locali che hanno contribui-to al cambiamento, c’è Carmen Town, che, soprattutto grazie alle sue proposte musicali e culturali è diventato uno dei poli di maggior attrazione. Aperto dallo scorso novembre, Carmen Town non è un semplice bar, ma “un mix equilibra-to di attività artistiche, teatrali e mu-sicali, una formula che ha funzionato, grazie anche all’assoluta originalità

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dell’offerta musicale, con le rassegne del venerdì curate da Aldino, un grande intenditore, e con le rassegne di Jazz del lunedì”, dice Marco, uno dei soci. Ma nel suo locale è anche bello l’arre-damento, i quadri che ornano le pareti, opere di artisti che espongono in questo spazio dove l’arte figurativa si sposa con quella culinaria e enologica. Il pubblico è sereno, per questo viene volentieri. Spesso ci sono gruppi di ragazze che si sentono a loro agio, senza ragazzotti che le importunano. E le donne, si sa, crea-no un clima rilassato e amabile. “Dalla primavera c’è stato un cambiamento che ha portato anche aspetti negativi: certa gente viene da noi solo per moda o per bere, non perché interessata alle nostre proposte culturali – continua Marco –. Qualcuno è arrogante, ma non attribui-sco tutto il negativo a quelli che qualcu-no chiama i fighetti di piazzale Arnaldo. È bello che vengano tutti al Carmine, senza distinzioni politiche, razziali o di età. La diversità giova al quartiere, an-

che l’amministrazione lo ha riconosciu-to: si è creato movimento ed economia, quindi il fenomeno va sostenuto”. E i residenti? Marco ammette con amarez-za che si “è creato un clima di tensione che non giova a nessuno. Occorre dia-logare per risolvere i problemi, dal traf-fico al rumore. Noi ci siamo impegnati, dall’altra parte servono comprensione, tolleranza e collaborazione”. Per Marco il fenomeno non è passeggero, qualcuno si stuferà ma il movimento resterà: “in ogni caso Carmen Town non è nato con la movida, di questo siamo fieri e questa è la garanzia che noi continueremo per la nostra strada”. PIrLerIA eLdA

“L’estate è andata bene, con tantissima gente e movimento”.

È il più nuovo dei locali della zona, aperto a febbraio, “perché abbiamo visto il loca-

le e ci piaceva molto, era in una bella piaz-zetta e strutturato esattamente per il tipo di lavoro che avevamo in mente”, raccon-ta Nicola, uno dei gestori. Non si aspet-tavano una mole di lavoro del genere, ma sono ovviamente contenti: “l’estate è an-data bene, prima della chiusura agostana tantissima gente e movimento. Spero che alla riapertura sia ancora così”, si augu-ra Nicola, che preferisce non esprimersi sulle polemiche che hanno investito i lo-cali, in particolare il suo, additato da qual-cuno come il principale polo d’attrazione dei “fighetti di piazzale Arnaldo che con il Carmine non c’entrano proprio”.

GALLerIA deLL’OmbrA

“Di bello c’è tanta gente in giro, la vivacità che stimola anche i locali a differenziare le offerte. Di negativo il traffico: mancano i parcheggi”.

Un nome inusuale per un locale che è nato con l’idea di unire l’offerta artistica

di una galleria d’arte ad una selezione di vini di alto livello: è forse l’unico bar della zona dove è possibile sorseggiare una coppa di Champagne, seduti ai tavoli che guardano il cinema Nuovo Eden, o all’interno, osservando i quadri che ven-gono via via esposti. “Il nostro è uno spa-zio un po’ particolare, con una clientela prevalentemente di affezionati”, spiega Chiara, che ci lavora dal dicembre dello scorso anno, mentre la Galleria è aperta dal 2007. “Dalla primavera i clienti sono un po’ aumentati, ma non abbiamo perso la nostra caratterizzazione. Quest’estate abbiamo lavorato bene, in autunno avre-mo la riprova: se la gente si è trovata a suo agio tornerà anche quando verrà meno la moda del Carmine”. Una moda che a Chiara non dispiace: “come in ogni cosa ci sono lati positivi e negativi: di bello c’è tanta gente in giro, la vivacità che stimo-la anche i locali a differenziare le offerte. Perché con gli altri non mi sento in con-correnza, ognuno di noi propone sue specificità senza competizione. Di nega-tivo il traffico: mancano i parcheggi, qual-che veicolo sfreccia troppo velocemente

creando problemi di sicurezza. Poi la maleducazione, che però non è una que-stione di gente del Carmine o di piazzale Arnaldo: quella purtroppo è trasversale”.

bAr bAttAGLIe

“Avere qui la gente di piazzale Arnaldo mi ha dato un aiuto economico, ma da residente non posso non notare i problemi di rumore e soprattutto di traffico”.

Anche per Iaio, gestore dello storico Bar Battaglie nonché residente, uno dei problemi maggiori è l’arroganza: “a volte certi ragazzotti ubriachi vengono nel mio locale e danno fastidio, gente che ha un concetto sbagliato di divertimento che prima non c’era”. Il suo bar non ha cam-biato l’offerta a seguito della movida: qui niente Mohito, tutt’al più un “Cazzetto”, l’aperitivo leggermente alcolico alterna-tivo al Pirlo. “Avere qui la gente di piazza-le Arnaldo mi ha dato un aiuto economi-co, inutile negarlo, ma da residente non

posso non notare i problemi di rumore e soprattutto di traffico. Non ho la pretesa che ci sia il silenzio assoluto, del resto i problemi sono concentrati nelle serate di venerdì e sabato, la situazione non è quindi drammatica come invece scrivono i giornali. Certo, se si risolvesse il proble-ma dei parcheggi sarebbe un bel passo in avanti: i vigili dovrebbero dare le multe a chi posteggia senza permesso, invece sono più impegnati a dare le multe agli immigrati che si siedono sui gradini”.

CAsA deL POPOLO

“Abbiamo anticipato la chiusura all’una, messo cartelli che invitano al rispetto, pagato un supplemento per la pulizia strade e ci siamo impegnati a rimborsare ai clienti il costo del parcheggio”.

Quasi dirimpetto a Carmen Town, la Casa del popolo di via Fratelli Bandiera ha tratto vantaggi dall’aumento di per-sone, ma “anche molte rogne: multe e problemi con i residenti, ai quali abbiamo risposto, assieme ad altri gestori e alle istituzioni. Tuttavia, anche se gli affari sono leggermente aumentati, preferivo la situazione di prima, perché così si lavora con molto stress”, ammette Beppe. Il ge-store che vive al Carmine da anni perché “mi è sempre piaciuta la sua particolare atmosfera. Certo, il quartiere è cambiato, e come in ogni passaggio ci sono proble-mi, che d’estate, con le finestre aperte, si ingigantiscono”. Rumore e traffico in particolare, al quale Beppe, assieme ad altri gestori, ha cercato di far fronte pa-gando anche di tasca propria: “Abbiamo anticipato la chiusura all’una, abbiamo messo cartelli che invitano a non fare rumore e al rispetto, abbiamo pagato un supplemento per la pulizia strade, ci sia-mo impegnati a rimborsare ai clienti il co-sto del parcheggio, con sconto di un euro (il costo della sosta notturna alla Randac-cio o a Fossa Bagni) attuato a fronte della presentazione del ticket del parcheggio. Ad agosto abbiamo chiuso, con l’autunno vedremo: se passerà la movida a noi reste-rà comunque la nostra clientela”.

62 LA CITTà

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12MESIsettembre 2012

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UNA stOrIA sOLIdA Per UN FUtUrO INNOVAtIVO

mAGNettI PAVImeNtAZIONI mUrAtUre

A lle spalle una storia cen-tenaria, davanti un futuro all’insegna dell’innovazio-ne. Magnetti Pavimenta-

zioni Murature è l’azienda del Gruppo Magnetti di Carvico (Bergamo) specia-lizzata in soluzioni per pavimentazioni e murature dalle alte prestazioni tecniche e dalla grande resa estetica. Una produzione che ha le proprie origini alla fine del Settecento quando a Pontida, un piccolo paese della provincia di Ber-gamo, un Magnetti sviluppò un’attività artigianale dedicata alla produzione di vasellame, tegole e laterizi vari. Al 1810 risale invece la documentazione che at-testa l’esistenza, nei pressi di Cisano Bergamasco, di una fornace di proprietà della famiglia. Una lunga esistenza che ha

valso all’azienda bergamasca l’inserimento nel registro nazionale delle imprese stori-che. Non un mero titolo, ma la testimonianza concreta della capacità di questa realtà imprenditoriale di adattarsi al mercato e radicarsi al territorio.Oggi Magnetti Pavimentazioni Murature è azienda leader per soluzioni a tecnologie avan-zate al servizio dell’architettura e dell’ambiente esterno. Da sempre impegnata nell’idea-zione di nuovi prodotti per la riqualificazione degli spazi residenziali, commerciali, indu-striali e urbani, propone soluzioni sostenibili e di grande impatto estetico. Tra i prodotti più innovativi spicca la pavimentazione brevettata Renova®, svilup-pata per la prima volta in Italia da Magnetti. È realizzata con un particolare tipo di cemento, il TX Active®, brevettato da Italcementi, dalle forti capacità fotocatalitiche in grado di abbattere naturalmente gli inquinanti da gas di scarico degli autoveicoli e di migliorare l’aria delle città.Sempre nell’ottica di una maggior sostenibilità ambientale è nata anche Albedo®, l’innovativa soluzione di Magnetti Pavimentazioni Murature che, grazie all’elevata capacità di riflettere l’irradiazione solare incidente, abbatte l’effetto “isola di calo-re”, un fenomeno diffuso nelle città e nelle aree urbane che porta a temperature am-bientali mediamente superiori di 2°- 4°C rispetto alle circostanti zone periferiche e rurali. La superficie ultra bianca del massello Albedo® evita il surriscaldamento e permette di risparmiare energia abbassando la domanda di condizionamento d’aria, grazie alla sua elevata riflessione solare.L’azienda bergamasca inoltre non teme sperimentazioni e ama osare anche nel pro-porre design originali e di tendenza. Con queste premesse è nato il progetto “Con-crete Mission” che ha firmato il connubio tra Magnetti e il designer Ronen Joseph. Dalla sinergia tra i due sono nati gli innovativi blocchetti per il rivestimento archi-tettonico che consentono di interpretare le superfici come dei grandi puzzle su cui comporre infinite immagini con giochi di altorilievo e chiaroscuro.Dal 2012 Magnetti Pavimentazioni Murature è socio Green Building Council Italia, promotore del Leed (Leadership in energy and environmental Design) il principale sistema internazionale di valutazione della sostenibilità in edilizia. Un riconoscimen-to che consente a chi sceglie prodotti Magnetti di ottenere crediti per la certificazio-ne Leed grazie all’impegno dell’azienda nell’utilizzo delle risorse locali e di materiali riciclati, nonché nel garantire comfort e salubrità.

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12MESIsettembre 201212MESI

settembre 2012

69STRADE E QUARTIERI68

VIAlE pIAVEuN quARTIERE mulTIRAZZIAlE La massiccia presenza di immigrati ha cambiato i connotati della zona

aggiungendo nuovi colori e nuove abitudini di vita. sulla strada dell’integrazione però c’è ancora molto da fare. Prostituzione e moschea i temi caldi che animano

quest’area cittadina.

di brUNO FOrZA

A cqua e inchiostro. Grandi poeti e scrittori hanno fat-to scorrere i fiumi italiani nelle pagine delle loro ope-

re. D’Annunzio fu stregato dal Piave, il nostro fiume sacro. “Vi sono forse altre acque in tutta la Patria nostra? Ditemelo. V’è oggi una sete d’anima italiana che si possa estinguere altrove? Ditemelo”. Per il vate il Piave era il simbolo della “cac-ciata dello straniero”, emblema della resistenza ad oltranza e della vittoria. A Brescia c’è una via che ricorda tutto

questo. Un corso d’asfalto i cui affluenti principali sono via Diaz e via Mantova, strade che si allontanano dalle immediate vicinanze del centro scivolando verso est, dove il traffico resta intenso ma gli spazi si aprono e i colori diventano più vivaci. Gli argini di viale Piave sono costellati di alberi, un antipasto di natura che fa da preludio al parco Ducos, una delle aree verdi cittadine più amate dai bresciani. Qui gli anziani cercano e trovano refrige-rio e le giovani coppiette angoli di libertà per i loro primi baci, gli studenti leggono sdraiati e i podisti corrono con un occhio al sentiero e l’altro al cronometro.

Più avanti c’è viale Bornata, zona d’élite residenziale, più a nord viale Venezia, il salotto buono della città. Realtà vicine, ma profondamente diverse da quella di viale Piave, dove la stragrande maggio-ranza dei residenti arriva da lontano. Pakistan, Sri Lanka e India sono le na-zionalità più radicate, ma non mancano immigrati africani ed est europei. Negli ultimi anni, di conseguenza, il tessuto sociale della via si è modificato portan-do una ventata di novità nelle insegne dei negozi, nelle abitudini quotidiane e nel volto stesso della zona. Alla ribalta delle cronache ci sono le vicende legate

CI RACCONTANOVIALe PIAVe

rICCArdO VArINI e LUIGI AbAte (Enosteria) viale Piave

Qui il divertimento non è tollerato, così è difficile socializzare.

Quali sono i problemi più sentiti nel-la zona?“Dal nostro punto di vista direi che qui il divertimento non è tollerato. Così è diffi-cile socializzare. Con il Palazzo siamo in buoni rapporti, ma il Comune si lamenta

per la nostra stagione musicale, e pensare che alle 23 si smette di suonare. Loro in-vece alle 4 del mattino fanno un baccano pazzesco con la pulizia delle strade”.L’immigrazione qui è massiccia. C’è integrazione?“Per quanto ci riguarda il locale è aperto a tutti, non abbiamo pregiudizi. Anche le prostitute ormai sono parte integran-te di viale Piave, ma questa è una zona tranquilla, non c’è da lamentarsi”.Consigliereste a chi è in cerca di casa di venire a vivere qui?“Sì. Gli affitti sono bassi e la zona è buo-na, né in centro né troppo fuori”.Quanto al vostro locale cosa propone-te ai clienti?“I nostri fiori all’occhiello sono musica jazz dal vivo e ottima cucina”.

ANNAmArIA CAttINA (Pasticceria Piave) viale Piave

Cerchiamo di combattere la crisi evitando gli sprechi e lavorando il più possibile.

Da quanto tempo avete l’attività qui?“Siamo qui da 24 anni, nel corso dei quali la via si è evoluta in linea con il resto della città. Ci sono tantissimi stranieri”.

Da sinistra, Luigi Abate e Riccardo Varini

alla prostituzione, problema annoso sui marciapiedi del viale nelle ore notturne. Si è discusso parecchio anche della mo-schea improvvisata al civico 203, dove un ufficio era stato trasformato in luogo di preghiera. Chi vive e lavora in zona, tuttavia, menziona Shakespeare per commentare l’accaduto: “Tanto rumore per nulla”. Sicuramente il Piave bresciano resta uno dei fronti più caldi per la costruzio-ne della città del futuro. Oggi c’è una convivenza pacifica carica di indiffe-renza. Le parrocchie dei Comboniani e di S. Francesco, viste da qui, sembrano lontane e non si respira un senso di co-munità. I bresciani, poi, hanno iniziato a snobbare questa via come si evince dalle parole di un agente immobiliare: “Non riuscire a vendere un trilocale con il ba-gno appena ristrutturato a 93mila euro la dice lunga”.

s

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12MESIsettembre 2012

STRADE E QUARTIERIViale Piave

70

L’immigrazione è uno degli argomenti di maggiore attualità da queste parti.“Senza dubbio, anche se da noi gli stranieri non vengono. Sul retro del negozio, invece, le prostitute si appartano con i clienti di not-te. La polizia lo sa, ma non può farci niente perché è proprietà privata. Pazzesco”.La crisi si sente?“Abbastanza. Cerchiamo di combatterla come abbiamo sempre fatto, evitando gli sprechi e lavorando il più possibile. Non chiudiamo per ferie da dodici anni”.

GINettA sAVAresI (Bar Ginetta) Viale Piave

La prostituzione è aumentata e i residenti sono stufi.

Questo è un bar storico di viale Piave. Come è cambiata la zona negli ultimi 43 anni?“In peggio. Non vedo miglioramenti. La prostituzione è aumentata e i residenti sono stufi, mi fanno persino osservazio-ni perché servo le prostitute. Io sono per il foglio di via, visto che queste ragazze sono praticamente tutte straniere, so-prattutto rumene”.Chi vive in questa zona?“Almeno la metà dei residenti è compo-sta da immigrati. Gente tranquilla e che lavora, ma che non si è ancora integrata. Fanno acquisti solo nei negozi dei loro connazionali, preparano il pane in casa

e riempiono le bottiglie d’acqua alle fon-tane comunali. Il commercio del settore alimentare e dell’abbigliamento risente parecchio delle loro abitudini”.Consiglierebbe ai bresciani in cerca di casa di trasferirsi qui?

ginetta Savaresi

“Devono essere pronti ad affrontare una re-altà in cui bisogna abituarsi alla convivenza reciproca. Per il resto non manca nulla, la zona è servita sotto tutti i punti di vista”.Se potesse fare una richiesta al sinda-co cosa chiederebbe?“Non saprei. Le forze dell’ordine sono presenti, su quello non c’è nulla da dire, ma non sanno più far rispettare la legge”.

ANdreA GIULIANI (Case & Co) viale Piave

I servizi non mancano e i prezzi sono bassi sia per gli affitti sia per l’acquisto di immobili.

Ci descriva la zona.“Viale Piave è una zona popolare, abita-ta al 60-70 per cento da immigrati, le vie vicine invece presentano contesti sociali molto diversi, già in via Mantova e in via Diaz, per non parlare di viale Venezia e viale Bornata, vicine geograficamente ma molto diverse.Capitolo qualità della vita.“Secondo me in viale Piave si vive bene. So che è sorto un comitato dei residen-ti per le questioni relative alla moschea e alla prostituzione, ma la situazione è molto più tranquilla di quanto si dica in giro. Viale Piave non è mica via Milano”.Quali sono i punti di forza di questa zona della città.“I servizi non mancano, è vicina al cen-tro e i prezzi sono bassi sia per gli affitti sia per l’acquisto di immobili”.

La proposta deL mese

Il trilocale è posto ad un ultimo pia-no e inserito in un palazzo storico ristrutturato degli anni 20. Interna-mente l’appartamento è stato com-pletamente ristrutturato. La sala è con cucina a vista, la presenza del camino rende ancora più accoglien-te la zona giorno. Termoautonomo. Classe Energetica: F EPH: 165,19. Tel. 030.397993.

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In corte antica nel cuore del quartie-re ristrutturata nel 1995, ampio trilo-cale di 110 mq ca. caratterizzato da una bella terrazza di circa 40 mq. La soluzione ha cucina abitabile, doppi servizi e due posti macchina priva-ti. Classe energetica: E – Indice: 118,34. Tel. 030.305373.

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12MESIsettembre 201212MESI

settembre 2012

7372 HINTERlAND

NAVE E BOVEZZOVIcINI mA dIVERsI

O ltre 11mila abitanti, ac-coccolato alla Valle del Garza. Nave torna ad accoglierci, con la sua

morfologia allungata, diviso dalla strada che scorre senza sosta. Dall’anno scorso notiamo più facce giovani ed entusiaste, e scorci di storia che meritano appro-fondimento e rispetto: centro di grande importanza archeologica, infatti, Nave nasconde dei piccoli gioielli, tutti da ri-spolverare. Come la Pieve della Mitria, edificata dopo il Mille e ora dedicata all’Annunciata, situata in posizione iso-lata ai piedi del monte Dragone, o il san-tuario di Santa Maria in Conche, sulla cima del colle San Costanzo.Resta in attesa di risanamento, invece, uno dei tanti “spazi bianchi” che fan-no capolino nel bresciano, ricordi di un passato in cerca di futuro: il comparto

Fenotti Comini. Ad aprile è arrivato dalla Regione il sì a un bonus volumetrico fino al 20 per cento per il recupero di questi siti, pubblici e privati, ma le redini della trattativa sulla gestione delle aree dismes-se, di fatto, restano ai Comuni.A Bovezzo, via Battisti e via Veneto fan-no compagnia agli scheletri architetto-nici di Nave sulla mappatura dei 76 poli “in cerca d’autore” che costellano la Leonessa. Con le sue 7mila anime, po-sto alla confluenza con la Val Trompia, Bovezzo continua a giocare la sua partita su due piazze: quella “reale”, dedicata a Gigi Rota, recentemente ristrutturata, e via dei Prati, dove negozi moderni fan-no da corollario a un nuovo centro, con tanto di parrocchia. Il leit motiv della si-curezza (ogni tanto, qui, esplode il caso “furti e rapine”) viene inquadrato entro confini accettabili, e questa porzione di hinterland si pasce di un presente a tratti rusticano.

con feste. Il giovedì sera, poi, è un ap-puntamento fisso, qui a Nave, per musi-ca, saggi, danze… Aspettiamo la nostra prima Notte Bianca, a settembre!”.È sempre vero che i teen preferiscono abbigliarsi in città o nei centri com-merciali?“Per nostra esperienza no. I giovanissi-mi, vedendo noi, si sono avvicinati mol-to, e la buona qualità al giusto prezzo, insieme al rapporto diretto con la clien-tela, aiuta. Per l’abitino da discoteca vengono da noi”.La vostra arma per fidelizzare questo settore?“Sfruttare i social network! Abbiamo la nostra pagina Facebook, che ci permet-te di mostrare in anteprima gli abitini tramite post fotografici: anche chi non passa spesso di qui è aggiornato, in mol-ti prenotano la merce”.

remO PArICINI & rOsANNA CeresOLI(errePI rIVestImeNtI e PAVImeNtI) Via Brescia

Nave è un paese di rilevante importanza storica e archeologica, forse uno dei più rappresentativi dell’hinterland bresciano

Fate questo mestiere da 35 anni: il più grande cambiamento professio-nale?“È quello che stiamo vivendo negli ulti-mi anni: questa crisi che ha attanagliato soprattutto il nostro settore, quello edi-lizio”.Un esempio dell’evoluzione del gu-sto, nel vostro campo?“Beh, tempo fa c’erano le piastrelle che imitavano il legno, ma la filosofia del mo-mento era ‘il legno è legno, la piastrella

è la piastrella’, mentre oggi ci sono imi-tazioni dei tavolati lignei stupende, utili anche in situazioni d’umidità”.Originari di Nave, descrivetelo a chi non lo conosce.“È un paese di rilevante importanza sto-rica e archeologica, forse uno dei più rappresentativi e studiati dell’hinterland bresciano. Esistono monumenti medie-vali, come la Pieve della Mitria, San Ce-sario e Conche, e testimonianze arche-ologiche dell’età romana notevoli, come la necropoli di Cortine, una sepoltura neolitica, punti di riferimento per gli studi dell’Italia settentrionale nell’ambi-to dei rituali funebri del tempo”.Lei è ispettore onorario della sovrin-tendenza archeologica…“Sì, e ultimamente le ricerche sono state rivolte agli edifici di culto antichi, scopren-done l’evoluzione storico-archeologica”.

VALeNtINA serrA (bAr NOIr) Via Brescia

Qui le persone sono molto rispettose, gente tranquilla

Ha aperto da poco: come sta andando?“Ho preso in gestione con un socio que-sto bar, dopo una buona offerta. Sono qui da pochi mesi, e finora va bene”.Com’è la realtà di Nave?

traffico a parte, qui si vive bene,

e i giovani scommettono ancora sul territorio.

di ALessANdrA tONIZZO

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Siamo nell’hinterland, certo, ma la diffidenza, qui, si

respira come se i chilometri a separare Nave e Bovez-

zo dalla città non fossero una sparuta manciata. Per

fortuna ci sono i giovani: quella categoria che pare “in

via d’estinzione” ma, a dispetto di tutto, scommette

ancora sul territorio. Il traffico di Nave, senza tregua,

fa davvero sognare l’agognata tangenziale e fa sem-

brare Bovezzo un’oasi di pace, via dei Prati permet-

tendo. Due paesi vivibili, un po’ ritrosi, ma ricchi di

tipicità.

CI RACCONTANONAVe

Sabrina e Vania Brunori

sAbrINA & VANIA brUNOrI(ChIC AbbIGLIAmeNtO) P.za Giovanni Paolo II

Nella nostra pagina Facebook mostriamo in anteprima gli abiti tramite post fotografici

Due giovanissime alle prese con un’attività, di questi tempi…“La nostra è una realtà piacevole: già i nostri genitori facevano questo mestie-re, e da tre anni noi gestiamo quest’at-tività”.Si parla di crisi e voi…“Noi ci occupiamo d’abbigliamento e accessori femminili per tutte le età, e abbiamo un bellissimo riscontro, a di-

spetto di quello che dicono della crisi”.Voi siete di Bovezzo: come vi sembra Nave?“Il centro storico si sta rinnovando, an-che se Nave resta un paese che potrebbe aprirsi di più, soprattutto alle nuove ge-nerazioni, visto che arrivano persone ad abitare qui dalla città”.E voi, nel vostro piccolo, contribuite ad “allargare le vedute” del paese?“Certo. Da tempo animiamo la piazza

Rosanna Ceresoli e Remo Paricini

gloria e Valentina Serra

s

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12MESIsettembre 2012

75HINTERlANDNave

Bovezzo

“Ho girato tanto per Brescia e provincia, e devo dire che qui le persone sono mol-to rispettose, gente tranquilla. Io poi, il serale non lo faccio: chiudiamo alle 21”.Nativa di Napoli, si è trasferita qui: che cambiamento!“Lavoro 13 ore al giorno, non vivo il paese, ma da quel poco che vedo non mi dispiace affatto. Anche a livello sicurez-za si sta bene”.Com’è per una donna fare questo me-stiere?“Lo faccio da quando ho 16 anni e mi sento molto a mio agio, altrimenti non lo farei!”.

le nostre domande a…

TIZIANO BERTOLI, SINDACO DI NAVENave è un paese ricco di storia, ma a noi è parso che questa realtà sia sco-nosciuta ai più: i vostri monumenti, i siti archeologici… Perché non coin-volgere maggiormente la cittadinan-za per conoscere ed apprezzare il territorio in cui vive?“Va detto che questa e le preceden-ti amministrazioni si sono attivate molto al fine di far apprezzare ai loro concittadini le testimonianze stori-che e artistiche del territorio in cui vi-vono. Il Santuario di Conche è meta frequentatissima; Villa Zanardelli è utilizzata quasi quotidianamente come luogo di aggregazione sociale e di iniziative culturali; la pieve della Mitria è sede quanto più spesso pos-sibile di eventi musicali. Va dato atto alla precedente amministrazione di aver realizzato due pregevoli volumi sull’arte (Nave nell’arte) e sulla storia (Nave nella storia) del nostro paese che sono stati distribuiti gratuita-mente a tutti i cittadini. Certo si po-trebbe fare di più. Ma occorre anche tener in considerazione in quali pre-carie condizioni finanziarie si trovano oggi gli enti locali”. Recentemente, dalla Regione è arri-vato il “sì” per un bonus volumetrico fino al 20 per cento per il recupero dei siti pubblici e privati: si metterà mano al ex-comparto industriale fe-notti e Comini?

“L’amministrazione comunale di Nave sta procedendo all’adozione del Piano di Governo del Territorio la cui approvazione definitiva è previ-sta per fine anno. Nel piano in appro-vazione è ricompresa l’area Fenotti e Comini su cui è previsto un Piano Integrato di intervento. Le recenti decisioni della Regione Lombardia potranno concorrere alla discussione sulla realizzazione dello stesso. È evi-dente come la scelta della Regione sia quella di incentivare il recupero delle aree dismesse. In linea genera-le il principio è condivisibile, perché prima di aggredire aree a verde è opportuno e auspicabile intervenire su aree già compromesse, ma que-sto non può andare a scapito di uno sviluppo sostenibile e coerente con l’edificato esistente. In conclusione possiamo affermare che valuteremo tutti gli strumenti al fine di poter ad-divenire, anche se non a tutti i costi, ad una soluzione positiva”.

CI RACCONTANObOVeZZO

eLeNA & LAUrA bONOmettI(tAbACCherIA) P.za Rota

Vorremmo che il Comune ci aiutasse a far rivivere questa zona, penalizzata dal centro commerciale in via dei Prati

Lei e sua sorella avete rilevato e rinno-vato quest’attività circa 6 anni fa…“Cercando di farla ricrescere, perché era lasciata a se stessa: ce la stiamo mettendo tutta, anche se vorremmo che il Comune ci aiutasse a far rivivere questa zona, pe-nalizzata dal centro in via dei Prati”.Fate parte della Libera Associazione Bovezzo.“Per portare un po’ di vita in tutto il pa-ese: organizziamo feste e occasioni spe-ciali. Avevamo fatto anche la richiesta di portare in piazza il mercato del lunedì mattina, ora al parco urbano: purtrop-

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12MESIsettembre 2012

76 HINTERlANDNave

Bovezzo

po non è stata accolta”.Vi sentite sicure?“Siamo abbastanza tranquille, anche se, nel 2010, abbiamo subito un furto con-sistente, e diversi atti vandalici che ci hanno costretto a togliere il distributore esterno”.Sareste favorevoli, dunque, a ripri-stinare i 15 impianti di video sorve-glianza presenti in paese?“A dire il vero, ci avevano promesso di mettere le telecamere in piazza. Ci siamo attrezzate privatamente con un servizio di sorveglianza notturna: altre spese che si aggiungono”.

mIreLLA sterrANtINO(bOtteGA eQUO sOLIdALe) P.za Rota

Bovezzo è una realtà abbastanza viva, ci sto bene, cambierei magari via, ma mai paese

Lei è una volontaria…“Come tutti quelli che lavorano per la Bottega Terremondo (siamo in quaran-ta, chi di Caino, chi di Bovezzo, Con-cesio, Cortine…), che fa parte della cooperativa sociale Caribu, la quale ge-stisce un altro esercizio a Gardone Val Trompia, e un chiosco equo solidale nel parco di Villa Carcina”.Siete a Bovezzo da 12 anni: come vi ha accolti il paese?“Ormai ci conoscono bene: abbiamo i clienti fedeli, che credono nel nostro impegno, e anche quelli occasionali”.Ora le bomboniere equosolidali van-no molto.“Si lavora parecchio in questo campo: i nostri oggetti sono apprezzati, sono le volontarie a confezionarli. Per la prima volta, stiamo gestendo una lista nozze”.Anche i vostri prodotti alimentari sono molto conosciuti…“Soprattutto per i cesti natalizi. Soste-niamo molto anche il commercio dei prodotti di Libera (Contro le mafie, ndr.), e il nostro Comune ci vuole bene: non perde occasione per fare rinfreschi a base di questi prodotti”.Piazza Rota si sta animando?“Si era un po’ spenta, ma il Comune orga-

nizza diverse iniziative, valorizzandola”.Bovezzo descritto a chi non lo cono-sce.“Ci vivo da 28 anni e si è sviluppato parecchio: prima via dei Prati, dove abi-to, era proprio la via dei prati, mentre ora sono nati il centro commerciale, la chiesa nuova... Bovezzo è una realtà abbastanza viva, ci sto bene, cambierei magari via, ma mai paese”.

PAOLA bUssACChINI(edICOLA PAOLA) Via Sabbioncelli

Mi trasferirei subito a Bovezzo, qui tutto è a portata di mano…

In otto anni d’attività, avrà visto nasce-re commercialmente questa zona…“Qui, vicino a via dei Prati, ora, c’è mol-to più movimento, tanta gente”.Lei ha rinnovato il suo chiosco, come mai?

“Da un anno è diventato un negozietto, ed è gratificante, soprattutto per quando lavoro con il cattivo tempo: prima c’era la paura costante che volasse via tutto, rovinandosi”.Secondo lei il paese è sicuro?“Ci sono stati dei periodi in cui si veri-ficavano tanti furti, mentre ora sembra che la cosa si sia pacata e vada meglio”.Lei è di Nave: si trasferirebbe qui?“Subito: qui tutto è a portata di mano, mentre a Nave è dispersivo perché, tolto il centro, nella periferia non c’è nulla”.

le nostre domande a…

ANTONIO BAZZANI, SINDACO DI BOVEZZO

Parliamo di sicurezza: dopo il recente “movimento”, la situazione si è quie-tata, ma in paese si parla ancora di video sorveglianza, di prevenzione. Che fare?”Intanto ci tengo a ribadire che la situazione nel mio comune, dati alla mano, forniti dai carabinieri, non è diversa dai quella dei comuni confi-nanti. Forse riceviamo un’’attenzio-ne’ maggiore da parte della stampa rispetto ad altri, ma non ne conosco il motivo. Comunque, come ammini-strazione abbiamo destinato, nel bi-lancio di previsione, una somma per fare uno studio di fattibilità per la realizzazione di un sistema di video sorveglianza adeguato alle nostre necessità”.L’anno scorso accennava alla riqualifi-cazione del centro che, tramite piaz-za Rota, si sarebbe risvegliato. Ad oggi, com’è la situazione?”Diciamo che, dallo scorso anno, la situazione è migliorata: hanno aperto

due nuove attività in Piazza Rota e al-tre due nelle immediate vicinanze, tra cui la nuova Farmacia Comunale, che sta dando degli ottimi riscontri, sia dal punto di vista dei servizi erogati che dal numero di cittadini che vi accedo-no. È ovviamente ancora in campo la nostra idea di fare una piccola riquali-ficazione urbana della piazza, creando degli spazi per la socializzazione e l’in-contro, compatibilmente con le risorse disponibili. Se poi si riuscisse a riaprire l’edicola che è da tempo chiusa…”.

Paola Bussacchini

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e ssere ben presenti nel mer-cato e sul territorio, accor-gersi della mancanza di un momento di confronto tra

gli operatori, cercare una soluzione, studiarla, prepararla, crederci fino in fondo e realizzarla. Questo, in estrema sintesi, il percorso che due anni fa ha portato alla prima edizione della mostra-convegno “Zani Ranzenigo Expo”. E, visto il successo della passata edizione, si replica. Dal 6 all’8 ottobre, infatti, i padiglioni della Fiera di Brescia saranno ancora una volta il “punto di riferimento e di confronto per gli operatori del settore elettrico e per il grande pubblico che potrà scoprire dove sta andando il set-tore, con le ultime novità o le tendenze in tema di illuminotecnica, climatizza-zione, domotica e fotovoltaico”. Non

solo. “La Zani Ranzenigo Expo – precisa Roberto Cirillo, amministratore delegato dell’azienda bresciana promotrice e organizzatrice della mostra-convegno – è l’oc-casione per far incontrare gli operatori con le aziende produttrici, ed essere riusciti a portare a Brescia circa 65 marchi leader a livello nazionale e internazionale è motivo di orgoglio. Crediamo che si debba rivalutare il valore del contatto diretto, del con-fronto tra gli attori di una filiera che a Brescia rappresenta un comparto importante per gli aspetti economici, produttivi, ma anche occupazionali che ha sul territorio. Questo settore non ha bisogno solo di grandi fiere internazionali, ma anche di eventi specialistici per far incontrare coloro che giorno per giorno gestiscono, con profes-sionalità, questi prodotti”. L’appuntamento, infatti, si rivolge in particolar modo ad un pubblico professionale di installatori, alle industrie, engineering, progettisti, architetti, interior designer e imprese edili ma la scelta della “mostra-convegno” è stata fatta anche perché, accan-to all’esposizione delle tecnologie più avanzate dal punto di vista dell’innovazione e del design nei diversi settori, verranno affrontati temi di interesse generale ma di estrema attualità, come il convegno in programma sabato 6 ottobre (a partire dalle 15 nei padiglioni della Fiera di Brescia in via Caprera, 5 e replicato lunedì 8 sempre alla stessa ora) dal titolo: “Gestione del credito commerciale nel rapporto tra impre-sa-fornitore-banca. Come organizzare la propria impresa nei periodi di difficoltà”. Per chi invece volesse guardare “avanti”, domenica 7 (ore 11) e lunedì 8 (ore 14) è in programma il convegno dal titolo “La rivoluzione elettrica. Sistemi di ricarica in-

telligente per autovetture elettriche”, in cui sarà approfondita la situazione dell’auto elettrica in Italia e le sue prospettive di sviluppo, ma soprattutto saranno presentati prodotti ed esempi reali di installazioni già operative. Dedicato ai “creativi” il terzo incontro in programma lunedì 8 a partire dalle 11: “Terra. Acqua. Tempo. Tre spunti progettuali intorno al tema della luce”, in cui ver-rà illustrato come “anche attraverso la luce possano essere valorizzate idee, progetti ma anche giardini, centri benessere o edifici storici”. E se per un operatore del settore che vuole essere aggiornato sui materiali e sulle nuove tecnologie una visita al “Zani Ranzenigi Expo” è quasi scontata, “raggiungere il grande pubblico è uno degli obiettivi di questa seconda edizione – spiega Roberto Cirillo –; un obiettivo non facile ma troppo spesso il cittadino, il consumatore, viene dimenticato dal nostro settore. Eppure sono proprio loro che devono magari ristrut-turare casa e sono alla ricerca di soluzioni che siano funzionali, efficaci e sempre più spesso attente al risparmio energetico. Il ruolo del professionista è ovviamente fondamentale – aggiunge l’a.d. di Zani Ranzenigo –, è suo il compito di trovare e dare soluzioni, ma un cittadino informato può dare un concreto contributo a creare nuovi stimoli e spunti di miglioramento; e poi siamo convinti che un consumatore informato sia sempre avvantaggiato nel momento in cui deve compiere una scelta”. Quindi, anche ai visitatori non professionisti “Zani Ranzenigo Expo” saprà dare, a ingresso libero, non solo tante novità ma anche molte informazioni.

www.zaniranzenigoeco.it - www.brixiaexpo.it/zaniranzenigo

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80 VIAGGIO IN PROVINCIA

TAppA NEll’OVEsTBREscIANO

Palazzolo sull’Oglio, Chiari, Castelcovati e Orzinuovi:

la bassa da scoprire

T orniamo nella profonda Bassa bresciana, la zona che conta più comuni in tutta la nostra provincia, terra di pia-

nura ove coesistono agricoltura, alleva-mento e industria. Prima tappa, Palazzolo sull’Oglio, al-trimenti chiamata – negli anni ’90 – la “Manchester lombarda”. Ventimila abi-tanti, e un territorio segnato dal corso del fiume Oglio (solo grazie ai terrazzamenti del passato si sono formate le cosiddette quadre odierne), la città di Palazzolo si conferma come località ridente, eviden-ziando però un palese squilibrio tra il proprio centro storico e le zone limitrofe che, come Mura, si sentono “emargina-te”, escluse da ogni attività.Arriviamo nella “città delle quadre me-dievali”, Chiari, e lo scenario cambia, seppure anche qui i corsi d’acqua – det-ti seriole – la facciano da padrone.

di ALessANdrA tONIZZO

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Conservando nella caratteristica pianta circolare del centro storico un’impronta medievale, con strette strade confluenti verso il nucleo centrale, questa cittadel-la mantiene il legame con le proprie ori-gini. Nota per il settore metallurgico – i cui comparti industriali, davvero nume-rosi, si dipanano in periferia –, Chiari ci sembra reggere questa crisi puntando su un commercio curato, sfaccettato. Il vero cruccio, però, resta sempre quello: il traffico, fatto di code e giri a vuoto in cerca del solito posteggio sotto l’uscio.Sul confine bergamasco, Castelcovati – poco più di 6mila abitanti e una spiccata vocazione agricola – avverte la crisi in quello che, fino a poco fa, era divenuto uno dei settori trainanti della propria economia: l’industria edile. Nonostante tutto, il paese va avanti, il commercio locale stringe i denti, ma la manovalanza (perlopiù straniera) che abitava Castel-covati si è man mano ritirata.Terminiamo il nostro Viaggio in pro-vincia con Orzinuovi, mentre fremono i preparativi per la rinomata Fiera regio-nale agostana, quest’anno di scena sen-za le consuete frisone – pregiata razza bovina da latte che ha contraddistinto per decenni la Fiera, giunta oggi alla sua 64esima edizione –. Segno, questo, che si tira la cinghia come si può (dav-vero costosa, dicono gli organizzatori, la manifestazione dell’Apa), ma che, pa-rallelamente, c’è futuro per altri settori nel primario, tutti da sponsorizzare: l’e-ducazione alimentare, i norcini, il grana padano... Aria (pulita) di novità anche per l’arrivo del nuovo depuratore nella vicina Borgo San Giacomo che, entro dicembre, servirà pure gli abitanti della frazione orceana di Coniolo.Alla resa dei conti, ci troviamo di fronte un Ovest, il nostro, che non manca di stupirci ogni anno, attestandosi come terra tutta da scoprire: la Bassa brescia-na, ricordiamolo, resta depositaria degli usi più primigeni, della vita semplice, e soprattutto di una tenacia cui pochi, oggi, tengono testa.

82 VIAGGIO IN PROVINCIABassa/Ovest

Nelle pagine precedenti, un particolare di Orzinuovi.In questa pagina, dall’alto,

Castelcovati, Chiari e Palazzolo.

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84 VIAGGIO IN PROVINCIABassa/Ovest

CI RACCONTANOPALAZZOLO sULL’OGLIO

di ALessANdrA CAsCIO

AdeLIO sLUCCA(bAr) Via San Pancrazio

La crisi si sente e si riflette anche sui consumi delle persone

Da quanti anni è aperto il locale?“Dal 1978 e non vedo l’ora di smetter-la. Però, il locale è mio e oggi non è per niente facile affittare o trovare qualcuno a cui vendere”.La sua clientela è prevalentemente quella del quartiere?“La maggior parte lo è, anche se i par-cheggi qui di lato permettono anche a chi viene da fuori di fermarsi”.

Come sono cambiate le abitudini del-la sua clientela?“In questo periodo la crisi si sente e si riflette anche sui consumi delle persone. Qualcuno, nonostante tutto, continua a investire soldi nelle macchinette sperpe-rando stipendi e dilapidando patrimoni. Non capisco proprio come facciano”.Non ha mai pensato di toglierle?“Sì, parecchie volte, ma poi mi dico che è la gente che le vuole…”.

ANNA FerrArI(GeLAterIA ICeLANd)Piazzale Mazzini

Il Comune investe di più sul centro e lascia che alla zona di Mura ci pensino i commercianti

Ritiene che la zona di Mura sia suffi-cientemente valorizzata?“Purtroppo no. Il Comune investe mag-giormente sul centro della città e lascia che a questa zona ci pensino i commer-cianti a proprie spese”.Come sta andando la sua attività?“Prima avevo una commessa, ora sono rimasta sola a gestire il negozio perché le spese sono troppe. Se la situazione persisterà, sarò costretta a chiudere”.Cosa farebbe per rilanciare la zona?“Le posso dire cosa non farei… di certo non continuerei ad organizzare sola-mente manifestazioni in cui si mangia e basta”.

edGArdO FACChI(CeNtrO hObby mOdeL)Via Matteotti

Nel corso di tutto l’anno c’è sempre qualche manifestazione o evento

La sua è un’attività inusuale al giorno d’oggi, è nata da una passione? “Sì, io sono modellista navale di navi in legno ed ho voluto aprire un negozio che riflettesse la mia passione. Oggi distribuisco in tutta Italia le monogra-fie originali del museo di Parigi che

permettono al modellista di costruirsi da zero una nave senza acquistare nulla in negozio, ma creando personalmente ciascun pezzo che compone il modello”.La sua clientela che età ha?“Diciamo che stiamo diventando tut-ti vecchi! Oggi pochi ragazzi cercano questo tipo di prodotto; una volta si cre-sceva con chi aveva il culto della lavora-zione della plastica, mentre oggi lavoro prevalentemente con le macchinine e i modellini già assemblati”.La sua clientela è solo di Palazzolo?“No, di Palazzolo pochissimi. Sono tutti clienti esterni”.Vende tramite internet?“Internet è un problema per attività come la mia. Perché c’è chi, con in-ternet, non avendo il negozio riesce a vendere diversi pezzi, soprattutto del settore auto, a prezzi molto contenuti e concorrenziali”.Le piace Palazzolo?“Sì, molto. È una città in cui si può tro-vare tanto anche a livello culturale. Nel corso di tutto l’anno si trova sempre qualche manifestazione o evento”.

JAVId sAId (GALLerIA FArAh 1970)P.za Roma

Palazzolo è una città molto accogliente e culturale

Come va il settore? “Non avverte molto la crisi pur facendo parte del superfluo. La mia attività è di-versa dalle altre presenti in piazza, per questo non risente della concorrenza”.La sua clientela è solo di Palazzolo? “Io lavoro con tutto il mondo. Acquisto dall’America all’Iran e vendo dal Giap-

pone alla Russia; per cui è un mercato molto ampio”.C’è un prodotto più richiesto di altri?“No, tutte le tipologie di tappeto sono apprezzate e richieste. La scelta è orien-tata dal gusto del cliente”.Un pregio e un difetto di Palazzolo.“Non ha nessun difetto, è una città mol-to accogliente e culturale. Non la cam-bierei con nessun altra città d’Italia”.

mArCO PedrALI (CerAmIChe) Via Carvasaglio

Occorrerebbe dare un’impronta organica al centro storico, attraverso un riordino estetico della città

Come mai ha scelto Palazzolo per aprire quest’esposizione?“Mio padre era gallerista, una volta an-dato in pensione mi ha ceduto questo spazio espositivo”.La sua clientela è prevalentemente del posto?“No, la maggior parte è esterna”.È ricercata?“No, io cerco di rivolgermi ad un pub-blico che non abbia grandi possibilità economiche. Le mie opere hanno prezzi abbordabili nonostante la tecnica fattiva sia molto impegnativa”.Come si vive a Palazzolo?“Io sono innamoratissimo di Palazzolo sia dal punto di vista paesaggistico sia dal punto di vista umano”.Cosa farebbe per migliorarlo?“Secondo me, occorrerebbe dare un’im-pronta organica al centro storico, attra-verso un riordino estetico della città. Non servirebbe molto, piccoli accorgimenti che potrebbero valorizzarlo ulteriormente”.

Adelio Slucca

edgardo facchi Javid Said Marco Pedrali

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Palazzolo si riconferma capitale indiscussa dell’O-

vest bresciano che, grazie alla sua poliedricità, con-

tinua ad arginare sul proprio territorio la crisi dila-

gante sul resto della provincia grazie ad eventi e

manifestazioni che colorano le numerose serate di

abitanti e visitatori. Ci rammarichiamo nel constata-

re che, anche quest’anno, la zona di Mura continui

ad essere il fanalino di coda di tutta la città.

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87VIAGGIO IN PROVINCIABassa/Ovest

CI RACCONTANOChIArI

di ALessANdrA tONIZZO

LIVIA terZI(PArrUCChIerIA) Viale Teosa

Il traffico è un disastro, insieme al problema dei parcheggi

Come sta andando, commercialmente?“La crisi, ovviamente, si sente. Le per-sone hanno ridotto le presenze, difficil-mente vengono tutte le settimane, e una volta qui cercano comunque di rispar-miare”.Un aggettivo per Chiari.“Un gran bel paese. Pensi che mi sono sposata volentieri perché sapevo che ve-nivo ad abitare qui!”.Il traffico resta ancora la vostra “croce”?“È un disastro, insieme al problema dei parcheggi. Potessi spostarmi in biciclet-ta…”.Esiste integrazione con la componen-te straniera?“Direi di sì. Io ho qualche cliente stranie-ro. La loro esigenza è risparmiare al mas-simo, ma io non posso fare differenze”.

GIAmPAOLO GUArNerI(semeNtI) Viale Teosa

La crisi la avverto al momento dei pagamenti: diventano troppo lunghi

La sua attività ha una storia particola-re: racconti.“Questo posto è conosciuto come la masna (la macina, ndr), perché antica-mente c’era un mulino che produceva l’olio durante la guerra. Nel ’59 sia-mo arrivati noi, cambiando attività ma mantenendo, inizialmente, il residuo del lavoro dell’oleificio”.Dal bergamasco al bresciano, per vendere sementi…“Esatto, insieme a concimi e mangimi,

perché questo punto vendita è come un consorzio agrario. A fianco al reparto dell’ingrosso c’è la vendita al dettaglio dei prodotti per l’orto, dalle bustine alle piantine”.La crisi la avverte…“Al momento dei pagamenti: diventano troppo lunghi, e dobbiamo fare un po’ da banca agli agricoltori. D’altronde i prodotti che vendiamo non sono volut-tuari, servono”.

Chiari è…“Un fulcro per la zona circostante: c’è tut-to. Importante, poi, è la presenza dell’o-spedale, che prima esisteva anche a Palaz-zolo e Orzinuovi, oggi non più. Chiari è anche un polo culturale di tutto rispetto”.Nessun problema, dunque?“L’immigrazione, che pian piano fa per-dere le caratteristiche tipiche della zona. Ma è un problema generale, non solo di Chiari”.

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Il centro di Chiari, con i viottoli in pavé, è diverso dalle vetrine aldilà dei ponticelli. Da una parte, la realtà un po’ patinata, dall’altra la normalità. Ma queste anime convivono pacificamente, anzi, pare si spalleggino nell’ombra. Siamo entro il cuore della Bassa, ma a tratti sembra d’essere in una località di vacanza, si perde (piacevolmente) la bussola che co-manda il tran-tran quotidiano.

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88 VIAGGIO IN PROVINCIABassa/Ovest

mICheLA GALLI(LIZZy bOUtIQUe) Via XVI Aprile

Si sente la mancanza dei posteggi in piazza

Tratta abbigliamento donna, ma de-cisamente particolare…“Vendo tutto ciò che è moda, accessori compresi. Cerco di trovare aziende non convenzionali, stilisti emergenti, per differenziarmi dal resto”.In vetrina ci sono piccoli pezzi artisti-ci, come mai?“Li faccio io, è una cosa che mi identi-fica: cani di cartone, fragoloni di carta-pesta…”.Com’è questa via?“Ultimamente, per la crisi, non c’è tan-tissimo passaggio. Ma è una bella via, con bei negozi, di livello medio alto”.Siete uniti tra voi, come commercianti?

“Cerchiamo di organizzarci, proponia-mo addobbi eccetera”.La sua clientela avverte il problema del parcheggio?“Si sente la mancanza dei posteggi in

piazza, da quando è stata pedonalizzata. Un po’ questo problema incide”.A proposito di piazza: è tornato il mercato…“E ha portato un po’ più di movimento”.

le nostre domande a…

LUCA SENECI, VICESINDACO DI CHIARI

traffico e parcheggi: queste resta-no le lamentele di chi, a Chiari, vie-ne per fare una passeggiata o per lavorarci. Che fare?“Le code ai semafori e ai sottopas-si della città sono ormai solo un ri-cordo. Chiari si è dotata di un Piano generale del traffico e della sosta, che tiene conto della particolare conformazione dello spazio urbano, completamente pianeggiante e rac-colto entro un cerchio con raggio pari a 1 km. Caratteristiche che han-no suggerito di ottimizzare la mo-bilità ciclabile, essendo ogni punto della città raggiungibile dal centro in 5 minuti alla velocità ottimale di 12 km/h. Per questo, negli ultimi anni, tutti gli incroci a raso sono stati mes-si in sicurezza e dotati di percorso riservato ai ciclisti, inoltre sono stati attivati un servizio di noleggio gra-tuito di biciclette nei punti strategici della città e un bus navetta gratuito: scelte che hanno comportato inve-stimenti notevoli ma che hanno con-corso all’alleggerimento del traffico.

L’eliminazione dei semafori, sostituiti da intersezioni a rotatoria, e il com-pletamento dei collegamenti con la nuova tangenzialina di San Bernardi-no, nonché la realizzazione delle bre-telle esterne di raccordo della viabi-lità storica, hanno poi permesso di spostare notevoli flussi di traffico dal centro storico. In merito ai parcheg-gi, invece, sono state compiute im-portanti realizzazioni per potenziare la sosta. In questi anni è stato aperto al pubblico il nuovo parcheggio di circa 200 posti, realizzato nel com-parto ex consorzio agrario; è stato rivitalizzato il parcheggio interrato esistente in viale Bonatelli; è stato abbattuto l’ex cinema per far posto a un parcheggio gratuito in pieno centro per centinaia di posti auto; ricollocato in via Santissima Trinità il campo di basket di via Lancini, du-plicando la capienza del parcheggio. Inoltre, abbiamo raggiunto un ac-cordo per l’apertura al pubblico del parcheggio a pagamento annesso all’Azienda Ospedaliera, e riorganiz-

zato la sosta strategica per l’accesso al centro. Ulteriori ottimizzazioni sa-ranno possibili con la trasformazione a senso unico, già prevista, dell’anel-lo viario principale e del sistema dei viali”.Piazza pedonalizzata, il ritorno del mercato: ci faccia il punto sul cen-tro storico di Chiari.“Il centro storico è oggetto di tre azioni caratterizzanti. Innanzitut-to il riconoscimento regionale del Distretto del Commercio, recente-mente ottenuto unitamente ai finan-ziamenti per la sua rivitalizzazione e riqualificazione. Poi l’azione svolta dall’amministrazione Comunale su-gli spazi pubblici e sugli immobili di proprietà: un’azione straordinaria e molto dispendiosa ora ultimata, con le piazze e gli edifici perfettamente riqualificati e migliaia di metri quadri per esposizioni ed iniziative perma-nenti e temporanee. Ultimo, una so-cietà consortile per favorire l’iniziati-va di rivitalizzazione del centro e del suo rilancio”.

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9190 VIAGGIO IN PROVINCIABassa/Ovest

CI RACCONTANOCAsteLCOVAtI

di ALessANdrA CAsCIO

GIOrGIO PedrINeLLI(COFFeA&PAPers) Via Caduti

Mi piacerebbe che fosse maggiormente valorizzato il centro sportivo

Com’è cambiato in questi anni il pae-se dal punto di vista commerciale? “Sicuramente in questi anni c’è stato un calo a livello di spesa pro-capite. Gestendo una cartoleria ci rendiamo conto di quanto la crisi influenzi le scelte negli acquisti ed è per questo che abbiamo deciso di offrire prodotti di buona qualità, non di marca, ma ac-cessibili a tutti”.Come si vive a Castelcovati? “È un paese piccolo e tranquillo, ulti-mamente il livello di vivibilità è cala-to”.In che senso?“Nel senso che a causa della crisi che ha colpito il settore edilizio, principa-le fonte di reddito del paese, la gente è malcontenta”.Ci sono servizi a sufficienza?“Sì, anche se mi piacerebbe che fosse maggiormente valorizzato il centro sportivo perché in paese ci sono mol-te persone che praticano sport a livello agonistico, ma sono costrette ad anda-re altrove per allenarsi”.

FrANCesCA tOtI(sANItArIA meLAVerde)P.za Martiri della Libertà

In paese manca la rete internet: senza quella si lavora e si studia male

Secondo lei cosa manca in paese?“La rete internet: senza quella si lavora e si studia male”.Cosa chiederebbe all’Amministrazione comunale se ne avesse l’opportunità?“Le scuole non sono messe benissimo, sono lontane dal centro e non sono vici-ne le une alle altre. Le elementari, inol-tre, sono situate sulla strada principale dove non esistono parcheggi e c’è molta confusione. Sarebbe bello se fossero tutte nella stessa struttura”.Un Pregio di Castelcovati?“La piazza: con il restauro hanno fatto un bel lavoro”.E un difetto?“Si sono perse tutte le tradizioni: le sfila-te, il carnevale, la festa delle Quadre…”.

sArA FAUstINI e dANIeLA CeNINI(Le NUOVe FOrNerIe bresCIANe) Via Comezzano

Il paese si è svuotato e molti stranieri sono tornati al loro paese

Siete aperte da qualche mese; una scelta forte in un periodo di crisi.“Abbiamo rilevato questo negozio per-ché negli altri campi il lavoro non c’è, o è fermo. Il settore alimentare permette ancora di lavora abbastanza anche se non più come una volta”.Lei è di Chiari, come si trova a Castel-covati?“Mi trovo benissimo, è un paese piccolo dove si conoscono tutti”.La viabilità nella zona è buona? “Sì”.E i parcheggi? “La questione parcheggi qui è un disa-stro. Da noi le auto non si fermano mol-to, è un via vai veloce”.

In paese c’erano molti extracomuni-tari che lavoravano nelle aziende edi-li, ora il settore è rallentato... “Il paese si è svuotato e molti stranieri sono tornati al loro paese. D’altronde an-che molti uomini del posto sono a casa”.Gli stranieri rimasti sono integrati? “I nostri clienti sì, sono persone che lavorano, tranquille che non hanno mai creato problemi”.

GIACOmINA reCCAGNI(bAr serINA) Via Caduti

Hanno edificato molto e oggi ci sono tante case vuote

La sua clientela è prevalentemente del posto?“Sia del posto sia da fuori. È piuttosto su di età: arriva sino ai 90 anni”.Come si è evoluto Castelcovati negli anni?“È un paesino un po’ fuori, qui non c’è un gran passaggio. Hanno edificato molto e oggi ci sono tante case vuote”.

le nostre domande a…

CAMILLA GRITTI, SINDACO DI CASTELCOVATII commercianti di Castelcovati vor-rebbero che venissero ripristinate le antiche feste di piazza: lo ritiene possibile?“Questa amministrazione, in col-laborazione con le associazioni di volontariato covatesi, ha promosso una serie di manifestazioni che han-no preso il posto delle tradizionali feste di piazza, ‘Le quadre’, venute meno a causa della mancanza di di-sponibilità degli storici organizzatori e del cambio d’interesse dei giovani. In questi anni, abbiamo ripristinato la festa di Sant’Antonio Abate, che richiama migliaia di persone a degu-stare i famosi Canunsei de sant’An-tone; ci siamo inventati Lo spiedo in piazza, che ci ha portati nel 2010 ad ottenere il record dello ‘Spiedo più lungo del Mondo’; gli Amici del Pre-sepe hanno ripreso ad allestire Lo storico Presepe in movimento cono-sciuto in tutto il Nord Italia; inoltre abbiamo promosso numerosi eventi a favore del commercio e delle as-sociazioni”.L’esodo dei giovani in cerca di prima occupazione è un fenomeno tangibi-le anche qui in paese. Cosa sta facen-do il Comune in proposito? “Storicamente Castelcovati è un paese dove l’attività lavorativa pre-valente si è sviluppata nel settore dell’edilizia. Per decenni, la maggior

parte dei giovani ha trovato occu-pazione in questo settore e gli alti stipendi percepiti hanno impedito una diversificazione delle attività. La crisi economica ha portato con sé la fuoriuscita dal mercato del lavo-ro non solo di giovani, ma anche di molti padri di famiglia e di molti la-voratori prossimi alla pensione che, con la nuova riforma, si trovano privi di sostentamento. Di fronte a una crisi così ampia, abbiamo messo in campo una serie di iniziative, stan-ziando fondi riservati ai disoccupati e cassa integrati, organizzando con-vegni che hanno permesso a donne, giovani e disoccupati di incontrare sindacati e cooperative sociali non-ché di presentare i propri curriculum vitae alle agenzie interinali. In con-clusione, è inevitabile che i giovani cerchino altrove le opportunità che mancano nel nostro paese. Perso-nalmente non considero questo un fattore negativo, anzi, lo considero un’opportunità di crescita e diversifi-cazione professionale che potrebbe portare in Castelcovati quelle attività che sino ad oggi sono mancate”.giorgio Pedrinelli francesca Toti Sara faustini e Daniela Cenini giacomina Reccagni

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Castelcovati è un piccolo centro della provincia, ben tenuto, dove la crisi è fortemente sentita da tutta la popolazione a causa della recessione che ha colpito il settore edile, da sempre cuore pulsante di questo paese. I giovani che lavoravano in quel settore l’han-no capito e si stanno spostando altrove alla ricerca di nuove competenze che potrebbero permettere al loro paese di riemergere dal torpore.

Secondo lei la situazione sta miglio-rando?“Non credo, qui c’è gente che va a lavo-rare e non prende i soldi, ma non vuole rimanere a casa per paura di non pren-

derli più”. Quanto spendono i suoi clienti oggi? “In questo periodo pochissimo, il bic-chierino o il caffè, niente superalcoli-ci”. s

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12MESIsettembre 201212MESI

settembre 2012

9392 VIAGGIO IN PROVINCIABassa/Ovest

CI RACCONTANOOrZINUOVI

di ALessANdrA tONIZZO

ANNA FrANZeLLI(bAr POstA) Via Mazzini

Orzinuovi è un bel centro, offre quasi tutti i servizi necessari

Ha aperto nel dicembre 2010: come sta andando?“La crisi c’è, ma è presente in tutto il Pa-ese. Ora per me è un momento di calma, perché lavoro molto con le scuole, con la gente di passaggio”.Nessun cliente fidelizzato?“Come no! Però nel periodo invernale, quando facciamo le 4 di mattina con il karaoke. Purtroppo non ho il plateati-co, per l’estate: si riprenderà in otto-bre”.Quindi da lei si creano delle compa-gnie…“Certo, e di tutte le età: dal ragazzo al sessantenne, diventano tutti amici. Sono contenta, perché con il cliente a me piace avere un rapporto”.Abita qui da quattro anni, come de-scriverebbe il paese?“Orzinuovi è un bel centro, offre quasi tutti i servizi necessari. Ho scelto que-

sto paese per comprare casa, pur spen-dendo di più, perché mio figlio ha a di-sposizione le scuole superiori. Ottima l’attività oratoriale, anche se la struttura andrebbe rinnovata”.Una lacuna di Orzinuovi?“Si fa tutto in piazza, tutto ciò che ne è al di fuori è un po’ penalizzato. È com-prensibile, perché la struttura del paese lo consente”.Cosa mi dice della vostra Fiera?“Che attira un movimento pazzesco, in quattro giorni. Io sono presente da due anni con un piccolo chiosco. Bellissimi i fuochi d’artificio conclusivi”.

LAUrA ZANChI(LINeA CAPeLLI) Via Mazzini

Punto sul made in Italy, utilizzando tutti prodotti italiani

Come sta andando, commercialmen-te, la sua attività?“La crisi c’è, ma, come diceva Einstein, le crisi si superano solo con il talento. E questo è un lavoro che, me lo hanno insegnato i corsi di marketing, vuole ap-punto talento, qualità”.In cosa si differenzia, nel suo settore, dalla concorrenza?“Punto sul made in Italy, utilizzando prodotti tutti italiani, e i più naturali possibili. Poi faccio molta esperienza con un’azienda che mi permette di fare formazione, di seguire sfilate”.Quali sono le tendenze, oggi?

“In questo periodo, si punta sulla rico-struzione della fibra capillare, poi va la lisciatura, il colore biondo con le sue schiariture e sfumature naturali. Per la prossima stagione, la parola d’ordi-ne sarà eleganza: sì allo spettinato, ma chic”.Un pregio e un difetto di Orzinuovi“Orzinuovi attira sempre un sacco di persone, e quando lo nomino la gente dice sempre “che bel paese”: questo ci fa onore. La pecca, invece, è la mancan-za di parcheggi”.

eLeONOrA VIVIANI(FIOrerIA PACCANI) Via Mazzini

Nonostante si dica che la gente non si sposa più, io ho un bel giro di matrimoni

Cosa la piace di quest’attività?“Mi piacciono tantissimo i fiori, ma an-che il contatto con la gente: sono un po’ la loro psicologa, mi raccontano i loro problemi…”.Secondo lei i fiori aiutano?“Secondo me sì: il fiore tira su la perso-na triste, fa venir voglia di fare”.Si chiede ancora, al fiorista, il signifi-cato dei fiori?“Sì, certo, soprattutto per i regali maschi-li. Abbiamo qui un dizionario apposito”.Piante o fiori recisi?“È una scelta soggetta a ricorrenze diver-se. Io ho una clientela molto giovane, che preferisce come idea regalo la piantina”.

Si occupa anche di matrimoni?“Nonostante si dica che la gente non si sposa più, io ho davvero un bel giro di ma-trimoni. La costante classica, da me molto amata, è la rosa bianca, con del verde”.Come vive, ogni anno, questa via la Fiera agostana?“Io non sono coinvolta come negozio, perché questa via resta libera. C’è qual-che disagio nel parcheggio, ma i clienti ci sono sempre”.

LOreNZA mArAZZI(L’OCCAsIONe bAZAr) Via Mazzini

Via Mazzini è un’arteria importante del paese, ma assolutamente dimenticata a livello commerciale

Che clientela la frequenta?“Una clientela fissa, perché fuori dalla piazza non c’è un passaggio particolare”.Sente la crisi?

“Il periodo è un po’ così per tutti. Di-ciamo che sono i clienti fidelizzati che ci consentono di proseguire”.Il suo è un vero bazar, ma qual è la merceologia che va di più?“Assolutamente le cose per i bambini. Per gli anziani, funziona molto il discor-so casa, dalla detergenza personale in su, data la difficoltà di queste persone a servirsi al centro commerciale. Ma anche i trucchi vanno, visti i prezzi moderati”.Mi parli di via Mazzini.“Un’arteria importante del paese, ma assolutamente dimenticata a livello com-merciale: iniziative zero, è tagliata fuori anche dal circuito della Fiera. Viviamo con il passaparola, con la scuola e l’asilo”.Orzinuovi è bella perché…“Consente di vivere ancora a misura d’uomo”.

Sabrina, Laura zanchi e Aurora

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Scopriamo un Orzinuovi diverso, quest’anno, perché

ci siamo volutamente allontanati dal “palcoscenico”

della piazza: è stata una ventata d’aria fresca, una

sorpresa. Gente disponibile, sorridente, un po’ pre-

occupata (è comprensibile, visti i “chiari di luna”),

ma molto cordiale, vera. Si potrebbe quasi supporre

che è nella “periferia” che scorre la spontaneità, il

cuore di “Orzi”. Dieci e lode!

NeL PrOssImO NUmerO

Azzano Mella, Bagnolo Mella, Capriano del Colle, Dello, Manerbio, Offlaga, Poncarale

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12MESIsettembre 201212MESI

settembre 2012

9594

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A VILLA CALINI, IL rIstOrANte ALessANdrO CAPPOttO PrOPONe UN INdImeNtICAbILe PerCOrsO seNsOrIALe

Che reNde UNICO IL PIACere deLLA tAVOLA

vILLa CaLINI, RIsTORaNTEaLEssaNDRO CaPPOTTOVia Ingussago,19 - Coccaglio (Brescia)Tel. 030.7243574 - Fax 030.7705883www.villacalini.com [email protected]

emOZIONI A tAVOLA

F orse non tutti sanno che a pochi passi da Brescia, nelle campagne della Franciacor-ta, si può trovare un’incan-

tevole oasi di tranquillità, atmosfera e sapori enogastronomici. Siamo a Villa Calini, uno spaccato di storia Sette-centesca distribuita su dodicimila metri quadrati di superficie.Sale per grandi ricevimenti, salette per occasioni più intime come i tête à tête, un parco immenso dove assaporare la natura e altri eleganti locali che fanno da cornice ad una cucina raffinata che tiene conto del benessere, oltre che del gusto. Anima di questo incantevole incontro di sapori e sensazioni è Alessandro Cap-potto, uno chef ma anche un somme-lier con un’esperienza ultra ventennale nell’arte culinaria, fatta di studi e di conoscenza diretta sul campo (o forse sarebbe meglio dire in cucina), in Italia

e all’estero, che gli ha permesso di acquisire una visione ancora più ampia del mondo enogastronomico.Anni di lavoro costanza e ricerca, finalizzati a un concetto personale ed esclusivo di fare ristorazione, lo hanno convinto tre anni fa a stabilirsi in questo delizioso sito ricco di storia e di emozioni. Una cornice perfetta per contenere la sua creatività e metterla al servizio di tutti coloro che intendono il piacere della tavola come un gesto che va oltre la soddisfazione fisiologica del momento. A Villa Calini ci si sazia piano, piano, e l’aperitivo lo si degusta per prima cosa attraverso gli occhi, varcando la so-glia. L’emozione del silenzio che la natura offre è il primo sorso: inebriante anche se analcolico. Genuino, proprio come la storia del luogo ce l’ha tramandato nei secoli. Alessandro Cappotto, con il suo personalissimo concetto di “food”, ha saputo co-gliere l’essenza di questo posto e ne ha fatto la sua esclusiva “cucina”. Particolare è la sua attenzione agli ingredienti che compongono ogni piatto. I prodotti, scelti personalmente, devono essere esenti da qualsiasi tipo di “forzatura” e rispettare de-terminati requisiti. Predilige solo prodotti locali e naturali (a chilometri zero) e solo in alcuni casi opta per ingredienti provenienti da luoghi diversi, dove il rispetto per la natura e per l’ambiente sono comunque basilari. Questo modus operandi fa di ogni pietanza un concentrato di sapori, profumi e leggerezza. Un inno al buongusto e al rispetto delle tradizioni del luogo che privilegia i frutti della propria terra. Ma è lo chef che meglio ci descrive il personale concetto di “bio” espresso nei suoi piatti: “Il termine bio non deve essere semplicemente un’etichetta ma una realtà con una pro-pria etica, un modo di concepire l’intero processo: dalla coltura alla conservazione,

dalla preparazione all’accostamento fi-nale che deve essere armonico, rispettare la materia prima e i colori della natura”. Infatti, tra i tanti modi di fare arte culi-naria quello adottato a Villa Calini tende a valorizzare nei suoi piatti un concetto di sintesi che unisce sapore, salute ed emozione. Una combinazione che lascia il convitato soddisfatto e desideroso di replicare l’esperienza. Sia in ambito personale che professionale, sempre più spesso ormai, la ricerca di uno stile di vita corretto ci porta a ricercare luoghi dove la condivisione, il rapporto uma-no, la socializzazione diventino anche occasione per celebrare del buon cibo e dell’ottimo vino, in modo equilibrato e salutare.Nel ristorante di Alessandro Cappotto, idealmente noto per cerimonie, ban-chetti ed eventi, ci si può intrattenere anche per il solo pranzo o cena con sod-

disfazione, perché eleganza, tradizione ed esperienza fanno di questa location un si-curo punto di riferimento. Cordialità, tranquillità e un pizzico di informalità sono la garanzia di un luogo caratteristico dove la privacy degli ospiti è fondamentale come l’intero servizio. Basta lasciarsi alle spalle i soliti circuiti e percorrere una manciata di chilometri tra stradine immerse nei campi, viali alberati, silenzio e ci si trova “in bocca” a Villa Calini, alla sua storica bellezza e ai suoi piatti prelibati dove la cucina “semplice” diventa arte culinaria. Una ristorazione che si prende cura del benessere degli ospiti facendo coincidere più elementi, perché come sottolinea lo chef patron: “… la cucina è un insieme di cultura, tecnologia ed emozioni”.

Il Ristorante Alessandro Cappotto a Villa Calini è aperto: Lunedì e mercoledì a pranzo.Giovedì venerdì sabato e domenica pranzo e cena.Chiusura martedì.

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97AMBIENTE

dEpuRATOREdI lImONE E TREmOsINE

uN mOdEllO dA ImITARE

Inaugurato dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini, l’impianto è stato progettato, costruito ed è gestito da saceccav per conto di Garda Uno.

di rObertO GIULIettI

u n esempio da seguire. Per il ministro dell’Ambiente Corrado Clini che lo ha inaugurato, l’impianto di

depurazione dei reflui fognari dei comu-ni di Limone sul Garda e Tremosine pro-gettato, costruito e gestito dalla Sacec-cav Spa per contro della Garda Uno Spa, “è un modello che deve essere preso ad esempio per le soluzioni che sono state adottate”. Le ragioni sono semplici: “In Italia – ha ricordato il ministro – abbia-mo sempre avuto problemi a localizzare gli impianti. L’attenzione all’impatto paesaggistico nella progettazione del depuratore e la conseguente scelta di posizionarlo in una galleria dismessa è sicuramente un’ottima soluzione”. Ma non solo. Il ministro ha infatti tenuto a sottolineare l’importanza del ruolo svol-to dalle imprese in questo progetto (leg-gi Garda Uno Spa e Saceccav Spa), “sia sotto il profilo tecnologico sia per quello finanziario vista la scarsità delle risorse

pubbliche disponibili”. Eh sì perché di quelle ce ne sono e ce ne saranno poche in futuro anche se “con le nuove leggi che stiamo mettendo a punto per la ge-stione del ciclo integrato delle acque, in conseguenza dell’esito del referendum – ha dichiarato il ministro –, avremo sche-mi per il finanziamento e l’autofinan-ziamento, che penso siano adeguati alla sfida di questi tempi e in linea con quello che avviene in Europa”. In altri termini, “questi tipi di interventi – ha precisato ancora Clini – devono essere sostenuti dalle tariffe e da investimenti privati per-ché le risorse finanziarie non potranno più essere solo quelle pubbliche”. Nel frattempo, le preoccupazioni mag-giori degli amministratori del Garda sono state espresse nell’incontro con il ministro a Villa Alba, a Gardone Riviera, ed hanno riguardato il sistema comples-sivo di collettamento gardesano delle ac-que (condotte sublacuali comprese) che, come ha ricordato il presidente della Comunità del Garda, Giorgio Passionel-li, “è vecchio di 35 anni”, e per questo

comincia a non offrire molte garanzie di sicurezza e necessita di soluzioni non più dilazionabili. Ampia la disponibilità del ministro alla creazione, entro breve tempo, di un tavolo di confronto per ela-borare progetti che prevengano eventi dalle conseguenze gravi sia per l’am-biente sia per l’economia del Garda. “Dei nove milioni di turisti che ogni anno ospita la nostra regione – ha ri-cordato il presidente della Provincia di Brescia Daniele Molgora – oltre il 70 per cento arriva sul Garda, numeri che rendono evidente l’urgenza di trovare soluzioni, come quella di riattivare il depuratore di Visano, fermo da dieci anni, che, se collegato al basso Garda, potrebbe alleggerire quello di Peschie-ra. Abbiamo già in atto uno studio di fat-tibilità per realizzare il progetto in 4-5 anni e con un costo preventivabile in 78 milioni di euro. Non ci servono tutti su-bito e costerebbe anche molto meno che realizzarne uno nuovo”. In attesa di verificare possibilità e di-sponibilità economiche, Limone e s

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12MESIsettembre 2012

AMBIENTE98

Tremosine si godono, ormai da due anni, il loro depuratore gioiello. “Un impianto atteso da oltre 10 anni” come ha ricordato il presidente di Garda Uno, Mario Bocchio, ripercorrendo le tappe che ne hanno portato alla realizzazione per un costo complessivo di 6,8 milioni di euro. Un impianto che è anche “un esempio di come sia possibile coniugare tecnologia e salvaguardia dell’ambiente – ha sottolineato il presidente di Sacec-cav Spa, Pier Giorgio Romiti –. Sono state utilizzate tecnologie note adattan-dole alle particolari esigenze del luogo e della zona in cui nasce, e cioè la sponda bresciana del lago di Garda, classificata come area sensibile e di grande atten-zione all’ambiente”. Il depuratore è si-tuato in una galleria nel tratto dismesso dall’Anas compreso fra il lago dei Mina-tori e lo scarico della centrale Enel, ed è unico nel suo genere in Italia. Per realizzare il depuratore che tratta i reflui fognari dei Comuni di Limone e Tremosine – due località turistiche che vedono passare la popolazione residen-te dai 2.850 del periodo invernale ai 18.750 della stagione estiva –, “è sta-ta scelta una composizione modulare

del comparto biologico per soddisfare, senza sprechi, le esigenze di questo tipo di bacino di utenza. Il van-taggio finale – ha spiegato l’amministratore delegato di Saceccav, Marzio Ferra-glio – è che sono state rea-lizzate tre linee che possono essere inserite o disinserite se-condo le necessità del momento con un notevole risparmio energeti-co. L’efficienza del processo è così alta che l’impianto ha ricevuto l’autorizza-zione a scaricare direttamente a lago”. “L’approvvigionamento dell’acqua po-tabile, ma anche la riutilizzazione delle acque reflue per usi agricoli o industria-li, sono tra i grandi temi del futuro – ha ricordato ancora Romiti –. Per questo la realizzazione del progetto è stato un investimento significativo anche in vista della nostra strategie di sviluppo azien-dale”. Una strategia che punta all’inter-nazionalizzazione, “ci sono grandissime potenzialità di crescita all’estero che potremo sviluppare grazie alle cono-scenze tecnologiche e gestionali che siamo stati in grado di migliorare in

questi anni – ha sottolineato ancora Ro-miti –. Essere presenti da più di 50 anni nel settore della costruzione di impianti per il trattamento acque, nella gestione degli impianti e di reti idriche, è un pa-trimonio importante in un settore con grandi prospettive di crescita e con un impatto economico e sociale di grande rilevanza. L’impianto di depurazione di Limone sul Garda e di Tremosine, per le caratteristiche tecniche con cui è stato progettato e costruito è da considerarsi come un fiore all’occhiello per la nostra società”.

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12MESIsettembre 2012

di FerdINANdO mAGNINO

TU E IL FISCOcONcORdATO pREVENTIVO, uTIlE ANcHE pER Il REcupERO dEll’ATTIVITÀ d’ImpREsA

I tempi sono maturi. Il contesto preoccupante e persistente di crisi, nonché la maggiore espe-rienza acquisita nell’utilizzo

delle procedure concorsuali ovvero pre-concorsuali, messe a disposizione dalla riformata della Legge fallimentare (RD 267/42), richiede ora un rinno-vamento che, in modo incisivo, colmi le lacune della materia, risponda alle esigenze dell’imprenditore in difficoltà e, contestualmente, adotti gli opportu-ni accorgimenti per rendere la gestione della crisi d’impresa concreta, attuabile, tempestiva ed efficace. Il modus operan-di ormai tipico del legislatore – che si sostanzia in una continua revisione nor-mativa della materia (DL 273/2005, DLgs 5/2006, DLgs 169/2007 e da ultimo il DL 78/2010) – genera una di-sciplina in costante mutamento, figlia di dibattiti dottrinali e giurisprudenziali: un tavolo di lavoro itinerante che bene-ficia dello studio, dell’evidenza concreta e dell’esperienza sul campo e presso il ministero della Giustizia è stata recen-temente istituita una commissione per l’elaborazione di un progetto di rifor-ma che agisca in tal senso. Di seguito, si offrono alcuni spunti di riflessione rispetto a possibili ipotesi di intervento.Un’ipotesi d’azione sulla quale riflettere attiene gli strumenti per gestire la crisi d’impresa nella procedura di concorda-to preventivo. Come anche evidenziato da Assonime, in rapporto all’attuazione della Legge fallimentare, la procedura di concordato preventivo si mostra come uno strumento ampiamente utilizza-to dagli operatori ma con finalità quasi esclusivamente liquidatoria. I mecca-nismi procedurali non agevolano e non

incentivano un’emersione tempestiva della crisi e soprattutto non sostengono l’imprenditore nel periodo intercorrente tra la manifestazione della crisi e il depo-sito, presso il Tribunale, della domanda di concordato, sfavorendo con ciò l’uti-lizzo della procedura per una finalità di salvaguardia del complesso produttivo, di risanamento e di prosecuzione dell’attivi-tà d’impresa. L’imprenditore meritevole deve essere incentivato ad esternare lo stato di crisi afferente la propria impresa; ciò risulta indispensabile per ottenere che la procedura, poi messa in atto, pos-sa effettivamente mirare alla prosecu-zione dell’attività ovvero al salvataggio dell’impresa stessa. Questo obiettivo, che ricalca fortemente il nuovo senso di fondo dell’intero impianto fallimentare, non ha ancora trovato evidenza concreta. Ampliando la questione, in risposta an-che a detta problematica, risulta rilevante dal punto di vista operativo incidere sulla protezione per l’imprenditore nel mo-mento in cui si appresta ad elaborare una domanda di concordato e sulla possibili-tà, sempre in tale momento, di ottenere nuova finanza in funzione della compo-sizione concordataria. L’art. 168 L. fall. prevede una protezione per il patri-monio dell’imprenditore da eventuali azioni cautelari o esecutive intraprese dai creditori nei suoi confronti (che, se già in corso, trovano sospensione) dalla data di presentazione del riscorso e fino al mo-mento in cui il decreto di omologazione diventa definitivo. Nonostante questo permetta all’imprenditore, e alla proce-dura, di percorrere senza interferenze il percorso concordatario, tale protezione risulta insufficiente. Nel momento in cui si elabora la proposta concordataria, si

prende coscienza del proprio stato, si ha un primo contatto con tutti quei soggetti necessari al buon esito della procedu-ra (professionisti, istituti bancari e così via), ci si trova privi di alcuna protezione. L’art.182-quater L. fall. dispone la pre-deducibilità per i finanziamenti erogati in funzione ed in esecuzione di un concor-dato omologato. Subordinare il beneficio della prededucibilità all’omologazione rappresenta una limitazione all’erogazio-ne di nuova finanza. L’incertezza natu-rale insita nell’evento dell’omologazione produce l’effetto che gli istituti di credito con difficoltà si espongano nell’erogare finanza “ponte” necessaria per traghet-tare l’impresa verso un risanamento. Alla luce di quanto esposto, si auspica una modifica che agevoli il processo di risolu-zione negoziale della crisi e che incentivi l’imprenditore ad esternare il prima pos-sibile, senza pericolo alcuno, la propria condizione di difficoltà. Si potrebbe ipo-tizzare un’estensione della protezione ex art. 168 L. fall. del patrimonio del debitore, che permetta all’imprenditore di “aprire” la procedura concordataria anticipatamente rispetto al deposito del-la proposta di concordato (cioè nel mo-mento di presa di coscienza dello stato di decozione). Il deposito si avrebbe in un momento successivo, con la possibilità, quindi, di beneficiare di protezione an-che in fase di predisposizione della pro-posta medesima. Parimenti si potrebbe ipotizzare una prededuzione valevole per finanziamenti erogati in funzione della procedura (in un arco temporale defini-to anteriore all’apertura della procedura concordataria), che agisca indipendente-mente dalla successiva o meno omologa del concordato.

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12MESIsettembre 2012

di eNrICO mAttINZOLI

POLITICA E SOCIETàlEgA 2.0 quAlE fuTuRO?

I l nostro Paese, sino agli anni ’20 del secolo scorso è stato rappre-sentato in Parlamento dai nota-bili, ovvero da quella borghesia

unica detentrice del diritto di eleggerne i rappresentanti.Negli anni, l’evoluzione dei partiti, che risente anch’essa dei mutamenti sociali culturali ed economici, ha portato a si-gnificative quanto inaspettate trasfor-mazioni: si è passati attraverso i partiti di massa sino a movimenti più o meno rappresentativi, ma certamente di peso in ordine di consenso elettorale, come quello a Cinquestelle.Un sistema politico, quello italiano in particolare, in continua evoluzione, dalla personalizzazione del Partito in-trodotta da Berlusconi a cui seguirono un conformarsi di comportamenti nell’i-dentificare il leader nel partito e vice-versa, An con Fini, Udc con Casini, Idv con Di Pietro, Lega con Bossi e lo stesso Cinquestelle con Grillo.Sembrerebbe ovvio, quindi, che nel tra-monto del leader, il Partito o Movimento segua inesorabilmente la stessa strada, cosa non del tutto vera però, laddove il contenuto dell’azione politica resta at-tuale e soprattutto credibile. Il Movimento della Lega nasce nei primi anni ’90, ed è pronto a sostenere le ra-gioni del Nord prima, e le ragioni della parte del Paese che produce successi-vamente. I lavoratori (piccole imprese e lavoratori dipendenti) acquisiscono sempre più coscienza di quanto diano al paese in termini di ricchezza, e al tempo stesso quanto marginale sia il loro peso politico, riconosciuto in termini di rap-

presentanza. Un movimento quello della Lega che essendo legato più al territorio che alle vecchie ideologie raccoglie con-sensi in tutti gli strati della società. Professionisti, artigiani, commercian-ti, operai sono prima incuriositi, poi affascinati, da un linguaggio nuovo, da una prospettiva di giustizia sociale che sappia dare risposte a chi lavora e sap-pia ridimensionare chi di quel lavoro beneficia senza contribuire a realizzar-lo. Affascinati da un Umberto Bossi che incontra in canottiera quel Berlusconi, che con mezzi economici e mediatici non farà altro che appropriarsi e dare voce a idee e contenuti della Lega. Vi era in quegli anni una speranza e al tempo stesso una consapevolezza che il vecchio modo di far politica, arrogante e disinteressato ai problemi della gente, potesse essere definitivamente spazzato via. La stessa quasi identica situazione vissuta da tanti elettori che oggi, più per rabbia che per convinzione, hanno de-ciso di votare Cinquestelle o peggio di non votare.Invertire la tendenza quindi, costruendo un’alternativa a un Cavaliere che tanto ha promesso e poco ha realizzato, pro-spettando un nuovo scenario politico dove, ritornando a gli albori, la Lega riprenda i temi quanto mai attuali del federalismo fiscale, dei costi standard, della necessità di rafforzare la competi-tività delle imprese attraverso uno Stato più snello, efficiente, argomenti che qualcuno commentava con sufficienza negli anni ’90, e che oggi la totalità del mondo politico e accademico sostiene.Inevitabile quindi, per il nuovo cor-

so della Lega 2.0, la necessità di una discontinuità nella continuità; da una parte chiudere con i Belsito e gestioni allegre, recuperando la fiducia dei mi-litanti smarriti da scelte di vertice poco felici e sicuramente poco indicate ad un movimento che ha fatto della trasparen-za e della sobrietà uno dei suoi vessilli, e dall’altra la necessità di riaffermare con forza e determinazione “le ragioni dell’Italia che produce”, le ragioni di buon governo o più semplicemente di buon senso, che facciano recuperare il consenso di chi alla politica chiede so-luzioni. Il successo o l’insuccesso di tale pro-spettiva si basa su proposte e compor-tamenti credibili, che non lascino spazio al folclore e ai proclami senza contenu-ti. Maroni dovrà gestire il nuovo corso della Lega nello stesso identico modo con cui ha saputo fare il ministro sia del Welfare sia dell’Interno. Non è casuale che tanti amministratori locali, dai Tosi ai Chiamparino, siano stati premiati in termini di consenso per la loro attività, a prescindere dalla loro collocazione politica. È quindi sulle risposte e soluzioni ai problemi che si giocherà il confronto, rompendo schemi oramai superati a li-vello locale di contrapposizione tra de-stra e sinistra e adottando anche a livello nazionale, come già avviene nelle ammi-nistrazioni locali, alleanze su progetti e programmi “con chi ci sta e condivide”.A meno che la Lega, come qualcuno sostiene, non decida di diventare solo un movimento locale autoescludendosi dalle scelte nazionali.

103RUBRICA

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Pelo edi iMManUeL

[email protected]

Hanno gettato la maschera, i No Tav della Valsusa, dando così ragione ad Annamaria Cancellieri, la furbo-na di sette cotte, come ben sanno i bresciani che hanno avuto l’onore di averla come Prefetto. In buona so-stanza, il ministro Cancellieri aveva dichiarato, appena due giorni prima, che i No Tav non sono ambientalisti, sono solo violenti. A giudicare da ciò che, poche ore dopo, sul finire di luglio, i No Tav hanno combina-to, il ministro ci ha preso in pieno. Cos’hanno fatto? Hanno bloccato un treno nucleare, un treno carico di rifiuti tossico nocivi, impeden-done il proseguimento. Solo che il treno non stava entrando in Italia, ma stava uscendone, diretto in Fran-

cia, verso un centro di smaltimento di rifiuti, che in Francia esiste e in Italia no. Con quali conseguenze? Che il treno è rimasto in Italia, e con esso anche i rifiuti radioattivi, della cui sorte non si hanno ulteriori notizie. Come dar torto al ministro Cancellieri? Se questi sono gli am-bientalisti, ne facciamo volentieri a meno, vero? Sarebbe ora che la voce degli ambientalisti, di quelli veri, si alzasse forte e chiara, perché di que-sti violenti, che si spacciano per tali, non se ne avverte proprio il bisogno. C’è solo una possibilità che Cancel-lieri si sbagli, al loro riguardo. Non è certo, infatti, che siano solo violenti. Potrebbero essere, alla luce dei fatti, anche stupidi.

I “NO tAV” seNZA mAsCherA

Sono cose da pazzi! In questa nostra povera Italia può proprio succedere di tutto, ormai. Questa, però, è quasi da non credere. Sentite un po’. Se-bastiano Barisoni, grande giornalista e uomo perspicace, ha intervistato Pasquale De Vita, storico presidente dell’Associazione dei petrolieri italia-ni. L’intervista radiofonica, andata in onda su Radio 24, la radio del Sole 24 Ore, avveniva a ridosso dell’iniziativa dei weekend con carburanti low cost lanciata dall’Eni, e poi seguita da altri petrolieri, costretti a difendere il loro mercato. A Barisoni, che gli chiede-va spiegazione dei costi nettamente minori praticati presso le pompe sen-za marchio, De Vita ha risposto, in sostanza, che la causa era l’arrivo in Italia di petroliere cariche di prodotti raffinati – quindi benzina e gasolio,non più soltanto greggio – che hanno un prezzo decisamente più basso. A questa spiegazione, particolarmente interessante, almeno dal punto di vista dei consumatori, De Vita ha aggiun-to – e qui sta il succo della questione – la richiesta al governo di tutelare i petrolieri italiani contro l’arrivo di car-buranti a basso prezzo. Non ha avverti-to, questa volta, il presidente De Vita, uomo ampiamente navigato e persona di grande intelligenza, il ridicolo della questione. Ma come? Non si è accorto, De Vita, che ormai da quasi vent’anni,

tutta l’industria italiana lotta per non soccombere contro i paesi a basso co-sto?Enonsièaccortocheperfinol’ar-tigianato, e da ultimo anche le profes-sioni (ne sanno qualcosa i dentisti…) sono combattuti sul loro terreno, in Italia, cioè, da una concorrenza spie-tata? E non si è accorto che centinaia di migliaia di imprenditori come lui non si sono difesi chiedendo soccorso al governo (che comunque non glielo avrebbe dato e non potrebbe potuto darglielo), ma riorganizzandosi, inter-nazionalizzandosi, e compiendo sacri-fici?Suvvia,presidenteDeVita,abbiapazienza, ed abbia soprattutto un po’ di discrezione, davanti a un paese in cui c’è chi – non pochi, creda – è co-stretto a fare benzina col contagocce per andare a lavorare. Si guardi attor-no, e scoprirà – ma lo sa meglio di tutti, suvvia – che la benzina italiana è la più cara d’Europa. Colpa delle tasse, dirà Lei. Certo, ma sa che anche le petrolie-re low cost pagano le tasse italiane? E allora, come la mettiamo? Non sarebbe bene che anche i petrolieri facessero la loro parte di sacrifici, facessero iloro sforzi di riorganizzazione, come tutti i loro colleghi, invece di chiedere soccorso al governo? Altrimenti, non resta che una soluzione: dieci, cento, mille petroliere, tutto il giorno, tutti i giorni, purché cali davvero il prezzo alla pompa.

IL GOVerNO tUteLI I PetrOLIerI

Almeno lo avessero chiamato “Aero-porto Lombardo Veneto”! Si sarebbe capito immediatamente dov’è, o me-glio, dove era, e si sarebbe evitato che il Vate si rivoltasse nella tomba. Pare che il bilancio del 2011 del nostro aeroporto fantasma si sia chiuso con una perdita intorno ai dieci milioni di euro, che segue altre decine, mol-te decine, purtroppo, di milioni di euro buttati in discarica. In qualsiasi altro paese, i responsabili sarebbero chiamati a renderne conto, almeno per la parte di soldi pubblici brucia-

d’ANNUNZIO, bUCO NerO

Inagostolaguardiadifinanzahasco-perto oltre 3.500 falsi invalidi che da anni (in alcuni casi da decenni) per-cepivano pensioni di invalidità senza averne diritto. La maggior parte erano cittadini malati di cecità che andavano a funghi, tagliavano legna o cucivano con abilità. Le loro pensioni sono ov-viamente state sospese. I loro assegni pubblici dovrebbero però essere attri-buiti ai professionisti che hanno redat-toicertificatidiinvalidità:queimedicisono in effetti veramente ciechi.

LA PeNsIONe AI medICI CIeChI

Maurizio Casasco ha compiuto il grande balzo al vertice di Apindustria nazionale. Ma manterrà, ha assicura-to, la presidenza di Apindustria Bre-scia. La vivacità intellettuale che ha caratterizzato la presidenza Casasco a Brescia, con una serie positiva di iniziative concrete per le aziende, gli ha consentito di compiere, nel breve volgere di un anno, il salto verso il li-vello più alto. Ma il fatto che resti alla presidenza di Apindustria di Brescia è altrettanto positivo, in una fase in cui le aziende, e soprattutto le piccole e medie, avvertono l’esigenza di punti di riferimento solidi, forti e credibili.

CAsAsCO AL VertICe dI APINdUstrIA

A2A ha tagliato i compensi agli am-ministratori, e questa è cosa buona e giusta, in tempo di crisi in cui tutti tirano la cinghia. Ciò che scandalizza – non c’è nulla di personale, è il siste-ma italico che va avanti così – è che il compenso del presidente del Comita-to di gestione rimane più del doppio di quello di Barak Obama, il presidente degli Usa, e più di tre volte, se si con-siderano i compensi variabili, che gli è consentito cumulare.

A2A

ti, e sono la stragrande maggioranza. Ma in Italia no, e neanche a Brescia. Addirittura, nella Brescia quinta po-tenza industriale, o ex quinta, ma pur sempre di grande spessore, non si è chiamati neanche all’assunzione di responsabilità “politica”. Dove sono finiti tutti coloro che annun-ciavano ogni mese come imminente l’accordo con i veronesi? Dove sono finiti colorocheannunciavanocomeimminente un quadro del trasporto aereo strategicamente definito dallaRegione Lombardia? Dove sono fi-

niti tutti coloro che hanno assistito senza battere ciglio all’assegnazione della concessione del D’Annunzio ai veronesi, per quarant’anni, senza tentare alcuna opposizione? E dove sono finiti tutti coloro che si sonolasciatisoffiaresottoilnasodaivero-nesiperfino l’ultimovolo, ilRyanairper Londra, tacendo perché oramai “l’accordo per il rilancio era vicino”? Non si sa. Forse sono tappati in casa per la vergogna. O, forse, sono tutti ancora ai loro posti, perché, ancora, non si sono resi conto di nulla.

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Per UN ACUtO dI sOLIdArIetàbOCeLLI AL teAtrO GrANde

IL teNOre sArà A bresCIA IL 10 OttObre Per UN CONCertO beNeFICO. PAOLO brOsIO IdeAtOre deLL’eVeNtO INsIeme AI bresCIANI

PIerGIOrGIO merLO e sANdrO VAZZOLer

F ede, amicizia e solidarietà corrono sullo stesso sparti-to e spalancano le porte del teatro Grande ad Andrea

Bocelli, che il prossimo 10 ottobre farà il suo esordio assoluto nel tempio dello spettacolo bresciano. La città ospiterà un evento benefico di portata naziona-le, finalizzato al sostegno dei progetti dell’Associazione Onlus Olimpiadi del Cuore in Bosnia e Burundi, ma non solo. Tra i destinatari della raccolta fon-di ci saranno anche le popolazioni emi-liane e lombarde colpite dal sisma dello scorso maggio, oltre ad un’importante realtà del volontariato bresciano il cui nome sarà svelato nei giorni antecedenti al concerto.

Tutto è nato da un’idea di Paolo Brosio, che all’ombra del Cidneo ha trovato il so-stegno dell’avvocato Piergiorgio Merlo e dell’imprenditore Sandro Vazzoler, rispet-tivamente presidente e consigliere di Olimpiadi del Cuore. Quest’ultimo è a capo della Dbm Next Generation di Manerbio, azienda impegnata nell’installazione, ma-nutenzione e gestione di distributori automatici per l´erogazione di bevande, snack e pasti, con un occhio di riguardo per il caffè. C’è un sottile filo azzurro che lega i tre registi dell’“operazione Bocelli”, profonda-mente legati a Medjugorie, nota meta di pellegrinaggi mariani in Bosnia Erzegovina. Parallelamente al lato spirituale dell’esperienza, Vazzoler ha trovato all’ombra del monte Krizevac i canali e le persone giuste per dare ulteriore slancio alla sfera be-nefica della sua attività. La solidarietà, infatti, rappresenta un imperativo per Dbm: “È un concetto che fa parte della nostra filosofia da tempo – afferma l’imprenditore -, ci sentiamo in dovere di mettere una parte dei nostri guadagni a disposizione della collettività. La crisi c’è, ma ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa. Faccio un ap-pello agli imprenditori bresciani perché seguano il nostro esempio in futuro, magari iniziando dal grande evento del prossimo ottobre”.Il ricavato della serata, come detto, sarà interamente devoluto in beneficenza, ed oltre ai fondi che saranno distribuiti sul territorio ci sarà grande attenzione per le

iniziative promosse da Paolo Brosio e Claudia Koll in ex Jugoslavia e Burundi.Bocelli sarà accompagnato da un’orche-stra stabile di 62 elementi diretta dalla straordinaria bacchetta del maestro Marcello Rota. In scaletta ci saranno brani classici e testi di musica sacra. Dopo il concerto palazzo Loggia aprirà i battenti, ospitando una cena di gala nel Salone Vanvitelliano. Il sindaco Paroli ha già dato l’ok, e farà gli onori di casa. I biglietti saranno disponibili a partire dai primi giorni di settembre, e il loro costo partirà dagli 80 euro del loggione per arrivare ai 300 della platea. L’associa-zione Olimpiadi del Cuore, tra l’altro, ha aperto anche un conto corrente ri-servato alle donazioni. L’evento avrà im-portanti risvolti mediatici: i telegiornali di Rai, Mediaset e Sky saranno presenti

in corso Zanardelli, così come le telecamere di Striscia la Notizia.Il trio Brosio, Merlo, Vazzoler attende che i bresciani (e non solo loro) rispondano pre-senti all’appello, ma non si fermano qui e pensano già al prossimo grande traguardo: “Ci aspettiamo molto da questo concerto. Se avremo i riscontri che auspichiamo – an-nuncia Vazzoler – proveremo ad organizzare una sorta di Bocelli and friends con artisti internazionali. Un evento mondiale la cui finalità, ovviamente, sarà sempre la stessa”.

I PrOGettI dA sOsteNereNonni e nipoti. È un progetto realizzato nel comune di Citluk – a due passi da Medju-gorje – dedicato a orfani e anziani. L’obiettivo è quello di portare a termine la costru-zione di un centro di accoglienza gestito da suor Kornelija per gli orfani delle vittime della guerra dei Balcani e per gli anziani abbandonati. A Citluk, insomma, i bambini trovano dei nonni e gli anziani dei nipoti.Studenti talentuosi ma poveri. Garantisce borse di studio agli studenti della provin-cia di Mostar (Bosnia Erzegovina), che grazie all’aiuto dei frati minori francescani possono laurearsi e coltivare le loro passioni. Tra i beneficiari di questo progetto c’è stato Marin Cilic, tennista croato classe ‘88. Piccola Lourdes. Nato in Burundi, è il frutto dell’accordo tra il vescovo locale e l’at-trice Claudia Koll, che si sono adoperati per la costruzione di un ospedale pediatrico di chirurgia ortopedica con piscine per la riabilitazione di bambini che sono vittime di traumi alle ossa o malattie degenerative delle articolazioni.

bOCeLLI: “sIAmO ChIAmAtI A COstrUIre UN mONdO mIGLIOre”“È per fede nell’amore e nella giustizia che siamo chiamati a costruire un mondo migliore di quello che abbiamo trovato, chiamati a restituire al mondo ciò che di buo-no abbiamo avuto, affinché anche le persone più sfortunate o più deboli abbiano la possibilità di una vita piena di opportunità e di bellezza, e affinché chi merita possa trovare energia e occasioni vere per dare il meglio di sé”. Nelle parole di Andrea Bocelli c’è tutto il senso della serata del 10 ottobre, alla quale il cantante toscano ha accettato di partecipare senza batter ciglio. Per garantire la sua presenza ha chiesto semplicemente che una buona parte del ricavato del concerto sia destinata all’Emilia Romagna. Bocelli – che ad oggi ha venduto oltre 70 milioni di dischi nel mondo – non è nuovo alla solidarietà. La fondazione che porta il suo nome aiuta le persone in difficoltà a causa di malattie, disabilità, condizioni di povertà ed emarginazione so-ciale, promuovendo e sostenendo progetti nazionali e internazionali che favoriscono il superamento di tali barriere e la piena espressione di sé.

INfOAssociazione Onlus Olimpiadi del CuoreRecapiti telefonici: 0584.752757 - 338.7050751E-mail: [email protected]

DONazIONICoordinate Bancarie: Associazione Onlus Olimpiadi del CuoreIban: IT 19 I 01030 01656 000002272778Bic/Swift PASCITM1M37 Monte dei Paschi di Siena - Agenzia 37Via San Pietro All’orto 24 - 20121 - MilanoCausale: “Concerto Del Cuore” Brescia 10 Ottobre 2012

Da sinistra Sandro Vazzoler, Roberto Mancini e Paolo Brosio in visita a Medjugorje.

Da sinistra Sandro Vazzoler, Mirjana Dragicevic Soldo (una dei veggenti di Medjugorje) e

Piergiorgio Merlo.

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109SCUOlA

SUMMER HELPglI sTudENTI

dIVENTANO TuTOR Al liceo Calini di brescia si sperimenta: gli studenti del triennio più bravi si trasformano in docenti aiutando quelli del biennio con giudizio sospeso. L’iniziativa riscuote successo anche durante l’anno scolastico.

l e difficoltà scolastiche hanno molteplici cause: dall’antipa-tia per la materia alla scarsa applicazione, dal disinteres-

se da parte dello studente alla difficoltà vera e propria verso certe discipline per cui non si è portati. A volte però gli “intoppi” nascono anche da un cattivo rapporto con l’insegnante, che si può tramutare in odio riversato sulla materia stessa. Certo, alle superiori ti devi tenere il docente che ti capita, ma a volte ci sono dei piccoli... rimedi. È ciò che accade al liceo scientifico Calini, dove da tre anni è attivo un servizio di “Summer help”, corsi di recupero gratuiti che studenti del triennio offrono a quelli del biennio con giudizio sospeso. Il rapporto tra pari – ragazze e ragazzi più o meno coetanei –, che frequentano la stessa scuola, co-noscono gli stessi insegnanti e capisco-no quindi le difficoltà reciproche, può essere un buon vantaggio per colmare

lacune accumulate durante l’anno. Ma la particolarità è che questi corsi non si tengono solo d’estate, bensì anche durante l’anno scolastico, anche se in modo meno strutturato. Un esperimento che funziona e che costituisce un’espe-rienza, formativa, umana e culturale. “È un’esperienza che ti apre davvero un nuovo orizzonte”, dice Valeria Zito, da settembre in V I, che per la seconda volta partecipa a questo progetto, iniziato tre anni fa su iniziativa di alcuni docenti che hanno riconosciuto “negli studenti del triennio una forte potenzialità di com-petenze già acquisite pronte per essere messe a disposizione dei compagni più giovani in difficoltà”, spiega Luciano Paradisi, che, assieme a Camilla Abeni e Rita Lorenzini, è stato tra gli ideatori. “Non è un modello pedagogico alternati-vo al tradizionale, è integrativo, propone un’idea di società in cui ciascuno dà la sua parte. Insegna a tutor e allievi a vive-re assieme e questo è ciò che dovrebbe fare la scuola”, riflette Lorenzini.

IL PrOGettOTutte le mattine di luglio e agosto una trentina di studenti del triennio sono diventati docenti di altrettanti studenti del biennio che dovevano prepararsi agli esami di settembre. Per la partecipazione allo sportello Summerhelp gli studenti portano con sé i propri libri, il programma svolto e le indicazioni dell’insegnante per il re-cupero; sono divisi in piccoli gruppi o addirittura singolarmente e sono seguiti dai tutor che impartiscono spiegazioni di tipo teorico, ma soprattutto accom-pagnano l’applicazione e l’esercizio di quanto appreso a livello teorico. Le ore di sportello si svolgono comunque sotto sorveglianza di un docente della scuola. Il calendario è totalmente personaliz-

di IreNe PANIGhettI

s

A sinistra e a destra due dei professori che seguono il progetto (Camilla Abeni e Luciano Paradisi).

Al centro alcuni dei ragazzi che fanno da tutor.

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12MESIsettembre 2012

110 SCUOlA

zato e costruito sulla base delle nume-rose e diversissime esigenze di tutti gli iscritti, delle disponibilità dei tutor, che da questa esperienza traggono davvero tanti, anzi, forse sono loro i principali beneficiari! Infatti i “grandi”, vestendo i panni del docente, capiscono quanto sia arduo il compito dell’insegnante. “Mettendoti dall’altra parte della catte-dra ti rendi conto di quanto sia difficile far capire cose per te chiare”, ammet-te Valeria, che sia l’anno scorso sia quest’anno ha insegnato latino. “A volte temo di non essere all’altezza e mi sento molto responsabile verso i miei alunni, quindi mi preparo prima delle lezioni”, spiega. Anche Federico Sabaini, da set-tembre in IV I, quest’estate è diventato insegnante di latino, matematica e in-glese: “ho deciso di rendermi utile per far capire agli studenti che dei loro pari possono fare qualcosa per loro. Non mi preoccupo tanto di un metodo didattico perché in fondo molti hanno bisogno solo di assistenza”. Marco Castelli, l’an-no prossimo in V G, ha insegnato ita-liano a un solo ragazzo, sia nella scorsa edizione sia in questa: “l’impostazione è diversa da quella di gruppo, partirò dalle sue difficoltà e poi gli darò sostegno per le regole grammaticali e la composizio-ne di temi”.

mUtUO sOCCOrsOtUttO L’ANNOIl mutuo aiuto non c’è solo d’estate, ma anche durante l’anno, sebbene in modo meno sistematico. Martina Mel-gazzi, che ha preso la maturità proprio quest’anno, durante l’anno ha seguito due ragazzi: “un’esperienza di relazione molto bella, che mi è servita anche per capire che non avevo assimilato nozioni

che invece pensavo di padroneggiare: uno spunto per tornare su certe mate-rie”. Skendaj Besmir, ragazzo di ori-gine albanese, 26 anni e una laurea in economia e commercio, si è presentato a scuola per offrire la sua disponibilità per matematica: “in università ci sono studenti che danno lezioni a quelli medi ma a pagamento, io ho pensato che non tutti possono permetterselo. Mi aspetto di imparare ad insegnare. Forse lo farò anche durante l’anno, compatibilmente con gli impegni della specialistica”. Un’altra particolarità del Summerhelp è che molti dei ragazzi “aiutati” una volta superate le difficoltà, si sono trasformati in docenti. “È una delle cose più belle della nostra scuola per il suo significa-to di solidarietà ma anche di efficacia: a volte gli studenti riescono ad insegnare meglio ai loro pari rispetto ai docenti veri e propri, per vicinanza di vissuto e perché sono ancora interni al processo formativo”, valuta il preside Gaetano

Cinque. Esperienza umana e formativa di successo dunque, ma che ha anche una valenza più ampia “perché intacca i meccanismi della società, dove la lezio-ne privata è diventata una mentalità”, osserva Marco. Gli fa eco la professores-sa Abeni, che precisa: “così si rendono protagonisti gli studenti, in un’ottica di educazione tra pari e di gratuità. È un al-tro modo di intendere l’istruzione, che nei due anni scorsi ha funzionato, anzi si è sviluppato, a dimostrazione del fat-to che tutti i progetti positivi diventano contagiosi”. Anche il professor Paradi-si è convinto del significato profondo di questa esperienza, che non è solo di studio: “l’obiettivo non è sostituire le lezioni private, ma far capire che in una società dove tutto si paga si può invece riflettere sulle difficoltà e superarle in-sieme: vivere in società in fondo altro non è che pensare che il tuo problema è anche del tuo vicino e trovare con lui una soluzione condivisa”.

Intacchiamo i meccanismi della

società, dove la lezione privata è diventata una mentalità

Mettendoti dall’altra parte della cattedra ti rendi conto di quanto sia

difficile far capire cose per te chiare

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di steFANO ANZUINeLLI

BRAINSTORMlE mIglIORI scuOlE dEl mONdO

A maggio 2011, trattando dell’eccellenza educativa di Singapore su queste colon-ne, avevamo commentato

i dati dell’ultima ricerca Ocse sul “Pro-gramma internazionale di valutazione degli studenti” (Pisa). Unica presenza occidentale tra questa preponderante e massiccia eccellenza orientale è, da or-mai oltre un decennio, il modello scola-stico finlandese, unanimemente ricono-sciuto tra i migliori al mondo.

La Finlandia quindi, sull’onda dei suc-cessi Pisa, ha imparato a “vendere” all’estero la propria immagine di Paese leader nell’educazione. Il nuovo pro-dotto d’esportazione, un attualissimo know-how tipicamente finlandese, come l’elettronica e le telecomunicazio-ni digitali, è l’architettura scolastica, che vale qui la pena di conoscere e analizza-re attraverso una pubblicazione di giu-gno 2012 a cura dell’architetto capo del Dipartimento educazione della città di Helsinki, Kaisa Nuikkinen, la quale trat-teggia la scuola del passato come molto simile ai luoghi pedagogici ai quali sia-mo ancora troppo abituati.

Scrive Nuikkinen: “L’apprendimento avveniva in un’aula standardizzata, con un insegnante che impartiva la lezione a studenti seduti nei banchi in file ordina-te. (...) La porta chiusa definiva la classe come territorio privato dell’insegnante. (...) La porta simboleggiava anche che,

per muoversi, gli studenti dovevano chiedere il permesso all’insegnante. (...) Le scuole assomigliavano a fabbriche o a istituti come le fabbriche o gli ospe-dali. Come queste istituzioni, le scuole richiedevano disciplina e forza d’animo e i compiti erano concepiti come lavoro forzato, così i pochi momenti ricreativi erano vissuti dagli studenti come mo-menti liberatori”.

Pare che il Ministero Istruzione Uni-versità e Ricerca stia predisponendo delle linee guida per la costruzione di nuovi edifici scolastici, ma questi sono ovviamente plasmati sui programmi e sui curricula nazionali, lasciando quin-di pochissimo spazio all’innovazione. Il ministro Profumo potrà incidere su que-sta situazione applicando un progetto a ritroso, che parta dall’architettura per modificare il modo di fare scuola. Que-sta rivoluzione architettonica pedagogi-ca prevede ampi spazi aperti adattabili e flessibili, atri come luoghi d’incontro, spazi per piccoli gruppi, zone per il la-voro individuale ecc.

È partendo da questi spunti che il pros-simo settembre 2013, tra le provincie di Treviso e Venezia, verrà inaugurata una modernissima e innovativa scuola che sarà realizzata da due architetti ita-liani, Aldo Cibic e Mariano Zanon, ispi-rata dalle teorie di un altro architetto, questa volta olandese e membro della scuola razionalista, che profondamente

ha influito sulla scuola finlandese, Her-man Hertzberger il quale ha affrontato e risolto in modo innovativo il rappor-to fra space and learning anche grazie all’influsso esercitato su di lui da Maria Montessori, che nei Paesi Bassi ha avuto grande successo.

“Fino ad oggi la classe è stata un’impla-cabile entità spaziale eretta intorno ad una rigida relazione tra docente e alun-ni e ad un fisso paradigma pedagogico, mentre il diffondersi di nuove modalità di apprendimento ha fatto crescere la necessità di forme spaziali più appro-priate.”

“Per rompere la rigida spazialità della classe – propone Zanon –, il primo pas-so è ripensare gli spazi di raccordo, di solito talmente spogli e privi di signifi-cato da essere pensati come luoghi ‘pu-nitivi’: quante volte l’alunno disattento è stato rimproverato con la minaccia di essere mandato nel corridoio, in balia della solitudine e della noia?”.

Nell’ottica del rinnovamento, invece, i corridoi e gli spazi di raccordo sono chiamati a diventare parte dello spazio di apprendimento, ambienti animati da luci, nicchie, sedute che ne fanno spazi assembleari, zone di lavoro e relax dove i guardaroba non sono più una presenza dominante e ingombrante.

Curiosi? Vi terremo informati!

113RUBRICA

Torchiani ha deciso di credere nella propria crescita anche in momenti economici complessi ed incerti. Oggi Torchiani opera con quattro divisioni sinergiche, capaci di guardare al futuro con l’esperienza di oltre 80 anni di storia e una passione sempre giovane.

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12MESIsettembre 2012

115SONDAGGIO

www.BsNEws.ITmONTI NO, lIRA sì

c ome far tornare i conti del-lo Stato? Cosa serve per far ripartire l’economia? Meglio investire i risparmi

in Bot o tenerli sotto il materasso? Euro o lira? E ancora: Monti sta lavorando bene? Da tempo queste domande si sentono ovunque. In televisione come per strada, dove i cittadini – di ogni estrazione sociale – si confrontano quasi quotidianamente su temi all’ap-parenza tanto complicati. Per questo Bsnews.it e 12 Mesi hanno deciso di lanciare un “sondaggio” (l’indagine, lo ricordiamo, non ha valore scienti-

fico) al fine di capire meglio come la pensano i bresciani sulle questioni più scottanti dell’attualità politica ed economica. Nelle risposte non manca-no le sorprese. I lettori del quotidiano online, infatti, invocano patrimoniale,

riduzione delle imposte sui redditi e semplificazione della macchina buro-cratica. Dicono no al taglio dei servizi. Ma soprattutto bocciano, a maggioran-za, l’operato di Monti e affermano di preferire la vecchia lira all’euro.

CONTI DELLO sTaTO, COME faRLI TORNaRE?La ricetta per fare tornare i conti passa soprattutto attraverso due so-luzioni. Da una parte l’introduzione di una patrimoniale, per prendere risorse dai più abbienti. Dall’altra la tassazione dei depositi bancari italia-ni in Svizzera. Due voci scelte da ol-tre metà dei lettori. A seguire la ridu-zione dei dipendenti pubblici (17%),

l’eliminazione di enti inutili (13,5%) e la vendita di immobili (12%). Mentre il 4,5% indica come soluzione la ri-duzione delle partecipazioni pubbli-che e solo l’1 per cento crede che si possano aumentare ancora le tasse. Nessuno, però, ritiene che si debba-no tagliare i servizi.

Introducendo la patrimoniale.

Tassando i depositi svizzeri. Eliminando enti.

Riducendo i dipendenti pubblici. Aumentando le tasse.Vendendo beni immobili.

Riducendo le partecipazioni pubbliche.

Non so.

ECONOMIa, COME faRLa RIPaRTIRE?I lettori dimostrano di non avere le idee particolarmente chiare. Quasi uno su quattro, infatti, ha scelto la voce “Non so”. Tra gli altri prevale soprattutto l’idea di ridurre le impo-ste sui redditi (28%). Ma il 18% vor-rebbe diminuire il costo del lavoro e

il 17% abbassare le imposte indirette come l’Iva e le accise sulla benzina. Soltanto l’8,5%punta sull’aumento degli investimenti pubblici. Mentre un misero 1,5% – dato in linea con la precedente domanda – vorrebbe ridurre le imposte sul patrimonio.

Riducendo le imposte sui redditi.

Non so. Riducendo le imposte indirette (Iva, benzina).

Diminuendo il costo del lavoro. Aumentando gli investimenti pubblici.

Riducendo le imposte sul patrimonio.

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a ECONOMIa, COME aTTRaRRE GLI INvEsTIMENTI?Oltre la metà degli utenti di Bsnews.it ritiene che per attrarre investimenti nel Paese sia necessario semplificare la mac-china burocratica. Mentre il 18,5% chiede

più certezza del diritto e il 12,5% di acce-lerare i tempi della giustizia. Il 6%, infine, vuole più stabilità del diritto. Elevata la percentuale dei “Non so” (9%).

Riducendo la burocrazia.

Garantendo la certezza del diritto.

Non so.

Accelerando i tempi della giustizia.

Garantendo la stabilità del diritto.

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12MESIsettembre 2012

SONDAGGIO116

EURO CHE faRNE?È questa, forse, una delle risposte più sorprendenti del sondaggio lanciato da Bsnews.it. Di fronte alla crisi che avan-za e alla recessione, infatti, la maggior parte dei lettori (50,5%) dichiara che

la soluzione migliore sarebbe quella di abbandonare l’euro per tornare alla vecchia lira. Gli irriducibili della moneta europea sono il 44,5%. Mentre gli inde-cisi si attestano al 5 per cento.

Torniamo alla lira. Teniamocelo. Non so.

RIsPaRMI, DOvE INvEsTIRLI?Le abitudini degli italiani, nonostan-te la crisi, non sono cambiate poi molto. Quasi la metà dei bresciani (47,5%), infatti, ritiene che il modo migliore per investire i risparmi sia il caro vecchio mattone. A seguire i Bot (19,5). Molto gettonata è an-che l’ipotesi di tenere i soldi sotto

il materasso (18,5%). Forte anche il dato dell’oro (10,5%). Mentre i solidi Bund tedeschi interessano a pochi. E la Borsa non piace quasi a nessuno: il 2%, infatti, investirebbe in titoli di paesi Brics, mentre non un lettore farebbe lo stesso con titoli europei o americani.

Immobili.

Bot italiani.

Oro.

Meglio tenerli sotto il materasso.

Borsa (Europa-Usa).Bund tedeschi.

Borsa (Brics).

GOvERNO MONTI, CHE NE PENsI?Monti divide i lettori di Bsnews.it, ma la maggioranza relativa ritiene negati-vo l’operato del suo governo. Il 49%, infatti, boccia il professore definendo-lo il peggiore dei mali possibili (39%)

o sottolineando che non sta facendo abbastanza (10%). Mentre il 33% lo definisce il migliore dei mali possibili (33%) e solo il 13 dice che Monti sta la-vorando bene. Indecisi al 5 per cento.

È il peggiore dei mali possibili.

È il migliore dei mali possibili.

Sta lavorando bene.

Non sta facendo abbastanza.

Non so.

GOvERNO MONTI, CHE faRE aLLE PROssIME ELEzIONI?Le risposte sono sostanzialmente in linea con quelle della domanda prece-dente. Quasi sei lettori del sito su dieci, infatti, affermano che alle prossime ele-

zioni politiche vorrebbero un governo diverso dell’attuale. Mentre il 40,5% chiede al professore di ricandidarsi per continuare il lavoro avviato.

Vorrei continuasse. Preferisco cambiare.

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12MESIsettembre 201212MESI

settembre 2012

119

VE my pETI l118 ANIMAlI

se vuoi presentare il tuo amico domestico (cane, gatto, criceto, uccellino o altro), scrivi a [email protected]

a cura di eLIsAbettA beNtIVOGLIO 1. Quando e come vi siete incon-trati?

2. Esiste una razza di cani che pre-ferisci alle altre?

3. Hai mai portato il tuo cane a un corso di addestramento?

4. Quando sei al lavoro, il cane ri-mane in casa, in giardino, o lo porti con te?

5. Quando programmi le vacanze cerchi di portarlo con te, lo affidi a qualche amico o parente o ti rivolgi a una pensione?

6. Il cane cosa magia?7. E dove dorme?8. Lo porti a passeggio o lo lasci

libero in giardino?9. Una sua particolarità?10. A chi è più affezionato in fami-

glia?

ANNAmARIA E dukyAnnamaria Taglietti, 34 anni, è agente di commercio. Il suo migliore amico a quattro zampe si chiama Duky (detto anche Pitone), un piccolissimo Yorkshire toy di 7 anni e 1,3 chili dal manto coloro champagne.

1. “Volevo uno Yorkshire e scovando tra gli annunci ho trovato ciò che face-va al caso mio. Sono andata a prenderlo fino a Mantova, in una freddissima gior-nata di febbraio del 2009, sotto dieci centimetri di neve. L’appuntamento con l’allevatore era al casello autostrada-le. Quando l’ho visto mi sono innamora-ta all’istante, era un batuffolo impaurito ricoperto di segatura”.

2. “Mi piacciono molto i pincher.

In genere pre-ferisco le ta-

glie piccole dal pelo corto, for-se perché in passato

ho avuto un pincher

di cui ero fol-lemente inna-

morata”.

3. “No, Duky era già stato addestrato. In realtà per i primi cinque anni della sua vita è stato un piccolo cane da riprodu-zione, campione di bellezza nella cate-goria toy nel 2009”.4. “Rimane in casa. È completamente au-tonomo, anche se sono costretta a lasciar-gli un pannolone dove fare i propri bisogni in attesa del mio ritorno dal lavoro”.5. “Quando riesco cerco di portarlo con me, nella maggior parte dei casi però lo affido alle cure di mia nonna che ha altri tre cani con cui Duky gioca in giardino”.6. “Scatolette, ma adora anche il sushi, in particolare i california maki”7. “Nella sua cuccia di fianco al letto, ma quando fa freddo adora dormire ac-ciambellato nell’incavo tra spalla e collo e questa strana abitudine gli è valsa il so-prannome di Pitone”.8. “Lo porto a passeggio una volta al giorno per una mezz’ora insieme al suo amico Bobolandia”.

9. “È il cane più dolce che abbia mai conosciuto. È talmente tenero che è im-possibile resistere a prenderlo in brac-cio e coccolarlo in continuazione”.10. “A me. Quando vado via per qual-che giorno smette persino di mangiare”.

cHRIsTINE E cONANChristine Terenghi, 29 anni, è commessa in un negozio di abbigliamento. Il suo migliore amico a quattro zampe si chiama Conan, un maschio di Rottwei-ler di 12 anni e 45 chili dal manto nero focato.

1. “Due anni fa in canile, nella struttu-ra dove lavoro come volontaria. Era lì da oltre sei anni, vittima di un sequestro per maltrattamento. Fino a quel momento era considerato un cane aggressivo ma con me era diverso, abbiamo sempre avuto un feeling speciale. Dopo un anno di cure ho deciso di portarlo a casa, a dimostrazione che ogni cane, anche il più traumatizzato e ingestibile, può essere recuperato. Basta solo un po’ di pazienza e tanto amore”.2. “I meticci sono quelli che preferisco perché sono l’uno diverso dall’altro e ciò li rende unici non solo nel carattere

ma anche nell’aspetto”.3. “No, non ne ho avuto bisogno. È già abbastan-za educato e poi sono convinta che le basi si possano insegnare in modo autonomo, ognuno secondo le proprie esigenze”.4. “Conan resta in giardino in compagnia di altri cani, in particolare delle femmine del mio bran-co con cui va molto d’accordo.

In realtà sono loro a comandarlo nono-stante pesino pochi chili ciascuna”.5. “Fino ad ora non l’ho mai lasciato in pensione, mi sono sempre organizzata

con amici e parenti per non la-sciarlo solo. In un paio di oc-

casioni l’ho portato anche al mare con me”.6. “Crocchette, pane bagnato e ogni tanto, qualche avanzo”.7. “Se fa caldo dorme in veranda nella sua

cuccia mentre d’inver-no si rifugia in taverna,

trasformata ormai nella sua dependance preferita”.

8. “Normalmente resta libero in

giardino e la sera lo porto a passeggiare nei campi intorno a casa”.9. “Ha un odio profondo per i ciclisti. Quando li incrocia si agita, inizia ad abbaiare e ho l’impressione che voglia

correre insieme a loro”.10. “A me. Ho provato a farlo portare a passeggio da qualcun altro, ma lui conti-nua a cercarmi e se gli sono vicino non fa altro che fissarmi”.

EgIZIA E BElEgizia Resinelli, 50 anni, è casalinga. La sua migliore amica a quattro zampe è Bel, una femmina di cane meticcio di 8 anni, 6 chili di peso, il pelo nero e la pancia bianca.

1. “È nata dalla cucciolata della cagno-lina di mio fratello. All’inizio avevo pre-so il maschietto perché non volevo avere problemi di gravidanze, ma poi sapevo che era rimasta ancora una femminuccia da affidare e così mi sono decisa e ho preso anche Bel. A oggi è la principes-sina della casa”.2. “Sceglierei il labrador perché oltre ad essere un bellissimo cane mi sem-bra abbia un carattere molto dolce e buo-no”.3. “No, non ci ho mai nemmeno pensa-to. Sono dell’idea che non si debba imporre niente al cane. Bel è li-bera di fare ciò che vuole, a volte è un po’ disubbidiente ma in generale non posso lamen-tarmi”.4. “Se devo uscire a fare qualche com-missione la prendo con me. In altri casi, invece, la lascio a casa e resta tutto il

tempo sul divano a dormire”.5. “Si trasferisce nella nostra casa in montagna dove vive anche il suo fratelli-no. Praticamente noi andiamo in vacan-za e lei pure”.6. “Umido e crocchette. Non è una gran mangiona per cui difficilmente elemosi-

na cibo mentre siamo a tavola. Qual-che bocconcino di carne però

lo mangia volentieri”.7. “Sul divano. È la sua

cuccia personale e il suo posto preferito della casa”.8. “La lascio libera in giardino e ogni tanto la porto a fare una pas-

seggiata, ma essendo molto impaurita prefe-

risce luoghi conosciuti e sicuri e dà poca confidenza ad

estranei o altri cani”.9. “Fin da piccola è sempre stata una cagnolina molto timorosa e quando in-contra persone o altri cani si arrampica letteralmente sulle mie gambe per farsi

prendere in braccio. Più che un cane as-somiglia a una bambina in cerca di coc-cole e protezione”.10. “A me. Mi segue dappertutto. Ba-sta che io cambi stanza e lei non mi per-de di vista un secondo”.

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12MESIsettembre 201212MESI

settembre 2012

121

QUI & là

QUI E là120

EMILIa LIvET, CONCERTO DI bENEfICENza Da UN’IDEa DI sILvERUna serata di beneficenza, volta a raccogliere fondi per il terremoto che ha colpito l’Emilia-Romagna il maggio scorso si è svolta giovedì 26 luglio alla discoteca Paradiso a Brescia. Venti gli artisti che si sono esibiti: Silver, rivelazione di XFactor, Jury Magliolo (nella foto) & Friends, Laura Bono, Charlotte Ferradini, Fransk8, Nevruz, Yavanna, Andrea Giops, Damiano Fiorella, Mario Spada, Davide Flauto, Elodea, Sophie DeLarge, Classe 1900, MotelNoire, Mr Franz, Gabry Vainiglia, Davide Locatelli, Thomas Grazioso, Andrea Vigentini, Marco Gandolfi Vannini. Promotori e ideatori dell’evento sono Silver, Anna Vezzoli, Patrizia Del Viscio, Rita Biganzoli e Riccardo Pera. Il ricavato della serata è stato interamente devoluto all’associazione Emilia Lìvet.

aRTHOb CONsOLIDa IL LEGaME CON IL TERRITORIOIl ritrovo conviviale estivo dell’associazione, che raggruppa 200 imprenditori del settore, si è svolta all’azienda “Perla del Garda”, a Castelvenzago (Lonato), ed è stato anche un momento di riflessione per superare la crisi. L’Arthob, Associazione ristoranti trattoria hostarie bresciane, da 31 anni riunisce il meglio della ristorazione della provincia, promuovendo uno stretto rapporto tra la cucina e i prodotti della nostrana terra. “Per bypassare la crisi – ha detto Lonardo Pedrezzani, vicepresidente Arthob – bisogna considerare il nostro territorio come una facciata importante. Serve consolidare il legame tra produttore agricolo, trasformatore e ristoratore: è l’unico modo per superare la crisi”.

NUOvI sPECIaLIsTI DaLLa CLINICa PEDIaTRICa DI bREsCIa

Alla Scuola di Specializzazione in Pediatria, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Brescia,

sono state discusse le tesi di specialità per nove neo specialisti pediatri. A dispetto del numero apparentemente elevato si

tratta di un numero inferiore rispetto alle effettive necessità soprattutto dei reparti ospedalieri che vivono ormai da anni

una situazione di precarietà, anche in Lombardia. Questi i nomi dei neospecialisti licenziati per l’anno accademico 2010-

2011: Balduzzi Barbara, Bruni Federica, Cattaneo Gemma, Cremaschini Greta, Grazzani Livia, Ricci Francesca, Spinelli

Elena, Monfredini Chiara e padre Quedraogo Paul, un sacerdote del Burkina Faso, che sarà chiamato a dirigere il reparto di

Pediatria dell’Ospedale del Centre S. Camille di Ougadougou.

a cura di rOLANdO GIAmbeLLI

EsPERIENza POsITIva a PaLazzO COMINELLI PER L’aLTER baR

A Cisano San Felice l’Associazione, AMA-Auto mutuo aiuto

Brescia, in collaborazione con la Fondazione Cominelli e l’Amministrazione comunale di San Felice del Benaco, ha

trasformato il piccolo borgo in un punto di riferimento a livello gardesano per l’arte, la cultura e le iniziative sociali,

promosse dall’innovativo progetto denominato Alter Bar, che sono state un’esperienza di lavoro per adolescenti e adulti con disabilità. Il progetto ha concluso felicemente

il suo ciclo estivo il 2 settembre e ci si augura sarà attivo presso palazzo Cominelli (via P. Santabona 7, Cisano di

San Felice) anche nel 2013.

DaL 15 aL 23 sETTEMbRE IN PIazza DUOMO TORNa “fIORINsIEME”Torna uno degli eventi più importanti dedicati al verde e al giardinaggio. La nuova edizione di Fiorinsieme, organizzata dall’Associazione Florovivaisti Bresciani e dal Comune di Brescia si intitola “Meetings in the green”. Piazza Duomo, che per l’occasione si vestirà di verde con oltre 1.200 mq di giardino, ospiterà incontri aperti al pubblico e serate con musica e spettacoli. Nei due week-end di settembre si terranno all’interno dell’area verde incontri e seminari specifici legati al mantenimento del verde privato e laboratori per avvicinare i cittadini alla cultura del verde. Inoltre una mostra mercato di piante e fiori si terrà il 15, 16, 22 e 23 settembre dalle 10 alle 19. Info: tel. 030.3534008, [email protected], www.florovivaistibs.it.

UN PROMOTER bREsCIaNO aLLa GUIDa DEI fOLksTONE

Cornamuse, bombarde e arpa celtica sono gli strumenti alla base dell’alchimia rock medievale che mettono in scena ad ogni concer-to i Folkstone. La formazione dei Folkstone attuale vede sul palco Lore (voce, cornamusa, rauschpfeife), Federico (basso elettrico),

Roby (cornamusa, voce, bombarda, rauschpfeifes), Teo (corna-musa, bombarda, rauschpfeifes), Edo (batteria, percussioni),

Silvia (arpa celtica, tamburello), Andreas (percussioni, corna-musa, rauschpfeifes), Maurizio (cornamusa, rauschpfeifes, flauti, cittern), Walter (chitarra elettrica). L’ultimo lavoro dei Folkstone

è “Il Confine”, l’album con 13 tracce uscito quest’anno. Il promoter bresciano Elia Faustini ha portato i Folkstone ad Adro in Fran-

ciacorta. Li abbiamo ascoltati con interesse nel teatro all’aperto gremito di fan appassionati al particolare genere musicale.

IL CasTELLO QUIsTINI sI RINNOva CON LE fIORITURE aUTUNNaLIA partire da domenica 2 settembre riaprono i giardini di Castello Quistini, a Rovato (BS), che inaugura la nuova stagione dedicata alle fioriture autunnali; fino a novembre sarà infatti possibile visitare alcune sale della splendida dimora del 1500 e il giardino botanico del palazzo, dove poter ammirare collezioni di rose antiche, moderne inglesi, varietà rare di piante aromatiche e frutti antichi come il biricoccolo, frutto molto succoso dato dall’incrocio tra l’albicocco e susino. Apertura fino a fine ottobre, tutte le domeniche e festivi, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Info: www.castelloquistini.com e www.facebook.com/castelloquistini , tel. +39. 320.8519177.

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12MESIsettembre 2012

di FrANCesCO rAstreLLIPresidente dell’Ordine dei Farmacisti

della Provincia di Brescia

GENTILE FARMACISTA...

D// Sono Giorgio, corro tutti i giorni per mantenermi in forma, ma da qualche mese inizio a sentire dolore alle articolazioni, soprattutto alle ginocchia; come posso risolvere?R// Caro Giorgio, con il tempo e in seguito alla pratica di alcuni sport, come corsa, calcio e tennis, la cartilagine tende ad assottigliarsi, le ossa entrano così in contatto e ogni movimento genera dolore. È importante intervenire per curare il dolore, ma è altrettanto importante prevenire l’usura della cartilagine. Una sostanza adatta a questo scopo è la glucosamina, sostanza naturalmente presente nel nostro organismo, dove contribuisce alla formazione dell’acido ialuronico sinoviale e alla sintesi dei componenti della cartilagine. Ha quindi sia una funzione trofica nei confronti dell’articolazione che una funzione protettiva, favorendo la produzione dei liquidi di lubrificazione, i liquidi sinoviali. I benefici maggiori si osservano dopo alcuni mesi di trattamento. Molto indicata è poi l’associazione con la Boswellia serrata. In Farmacia si può trovare sotto forma di estratto titolato e standardizzato che vanta azione antinfiammatoria in particolare in patologie riguardanti l’apparato osteoarticolare.

D// Nonostante stia molto attenta all’alimentazione ultimamente ho notato un leggero innalzamento del colesterolo, cosa posso fare prima di ricorrere a farmaci? Grazie RamonaR// Cara Ramona esistono diverse sostanze che favoriscono la riduzione dei livelli di colesterolo nel sangue; tra queste ricordo gli steroli vegetali. Avendo queste sostanze una struttura chimica molto simile al colesterolo e un’affinità maggiore per i recettori intestinali, in caso di presenza sia degli uni che degli altri, saranno gli steroli a legarsi ai

recettori, mentre il colesterolo verrà eliminato senza entrare nella circolazione sistemica. Inoltre gli steroli intervengono nel metabolismo del colesterolo a livello epatico e ne favoriscono l’eliminazione. È dimostrato che l’assunzione giornaliera di steroli vegetali per alcune settimane porta a una riduzione del colesterolo Ldl, il cosiddetto colesterolo cattivo, riducendo così il rischio di malattie cardiovascolari.

D// Egr. dott. Rastrelli, mi chiamo Giovanni, e in questo periodo ho assistito a varie comunicazioni medianiche sulle farmacie, ma in realtà, qual è il vero profilo di questa professione oggi sul territorio? R// Le recenti evoluzioni della normativa sulla distribuzione del farmaco, unite all’allargamento del concetto di salute da assenza di malattia a benessere psico-fisico, hanno contribuito a determinare una significativa trasformazione della farmacia e soprattutto del ruolo del farmacista di comunità.Accanto alla tradizionale attività di dispensazione del farmaco si affiancano nuove attività legate a :- vendita di prodotti diversi dal farmaco legati al mondo della salute e del più ampio concetto di benessere, come nutraceutici e cosmeceutici;- servizi socio sanitari, quali prenotazione delle prestazioni ambulatoriali, diagnostica, prevenzione, educazione sanitaria, assistenza domiciliare integrata anche mediante l’attività infermieristica;- servizi personalizzati per il cliente sulla nutrizione in generale, cosmesi dermatologica, consulenza sull’integrazione per chi pratica sport, ecc.; - servizi di farmacovigilanza, controllo e contenimento della spesa, monitoraggio delle terapie circa l’uso corretto e appropriato dei farmaci.

Manda la tua domanda a:[email protected]

PILL

OLE

DI…

SALU

TE

IL FARMACISTARISPONDe

POssO PreVeNIre L’OsteOPOrOsI?

L’osteoporosi è una malattia dovuta alla riduzione e ridotta

resistenza della massa ossea e della sua microarchitettura.

L’osso diventa molto poroso e pertanto ad elevato rischio

di fatture. La menopausa non porta necessariamente

l’osteoporosi, tuttavia se si arriva a quest’età con una

fisiologica massa ossea, un’equilibrata alimentazione e un

adeguato esercizio fisico possono prevenirla e rallentarla

se già è presente. Grazie alla migliore comprensione delle

cause, alla facilità di accesso alla diagnosi e alla possibilità di

trattamento prima che si manifestino fratture, oggi è possibile

una reale prevenzione dell’osteoporosi.

emOCrOmO: esAme deL sANGUe FONdAmeNtALeIl sangue è il fluido che circola attraverso cuore, arterie, capillari, vene, che porta ossigeno e nutrimento ai tessuti, che allontana l’anidride carbonica, che assicura la distribuzione degli ormoni e che assolve funzioni di difesa. È costituito dal plasma, contenente gli elementi corpuscolati, e dal siero. Conoscere il rapporto tra i vari elementi è il punto di partenza per scoprire lo stato di salute di una persona. L’esame del sangue di base fondamentale è senza dubbio l’emocromo, che determina il numero di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, stabilisce il rapporto tra parte liquida e parte corpuscolata, misura la concentrazione di emoglobina e permette di calcolare altri importanti parametri.

123RUBRICA

ElettroLeaderProgettazione ed installazione impianti elettrici e di automazione, impianti di sicurezza ed impianti fotovoltaici

Dal 1987, la nostra società opera nel campo della fornitura e messa in opera di impianti elettrici civili ed industriali ed automazione aperture civili ed industriali.

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12MESIsettembre 201212

saLU

te e

be

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redImAGrIre seNZA dIetA

iL Metodo proposto deLLa dottoressa eLena rizzi pUnta a sviLUppare Un corretto rapporto

con iL proprio corpo recUperando iL rUoLo deL cibo per ciò che reaLMente è: nUtriMento e gUsto.

125

è il sogno di tanti, e non solo donne: dimagrire senza restrizioni, senza ri-nunce, senza alimenti proibiti o con la necessità di pesare ogni singolo

boccone ma puntando a un corretto rapporto con il proprio corpo, superando un approccio negativo verso il cibo. Il metodo proposto dalla dottoressa Elena Rizzi ([email protected]), che da anni si è spe-cializzata in questo settore, si basa sui principi della Pnl (Programmazione neurolinguistica) ed è finalizzato al superamento della fame come antidoto allo stress, alla rabbia o al vuoto emo-tivo. Nessun pasto sostitutivo, nessun trauma senza raggiungere un calo di peso che sia du-raturo nel tempo, ma solo tecniche comporta-mentali che, rafforzando le proprie motivazio-ni, hanno come primo obiettivo la salute della persona. “Troppo spesso – spiega la dottoressa Elena Rizzi – una dieta ci dice ‘cosa fare’ ma non ci dice ‘chi’ diventare. L’obiettivo di questo me-todo è quello di lavorare a 360 gradi sulla persona, su cosa fare, come mangiare, come ascoltare lo stomaco, come arricchire la propria immagine di persona magra e sana, come gu-stare a pieno il cibo per ciò che è: nutrimen-to e gusto”. La parola dieta, infatti, deriva dal greco “diaita” che significa “modo di vivere” un concetto molto più completo e complesso rispetto ad alcune linee guida da seguire a ta-vola. Capire come si può dimagrire senza fare una dieta, quindi, non è poi così difficile, “basta fare come fanno i magri – precisa la dottoressa –. Mangiando per fame, fermandoci a sazietà e muovendoci per piacere. I veri magri non pen-sano al cibo tutto il tempo. Se mangiano di più non hanno sensi di colpa e rimediano seguen-do sempre i ‘voleri’ dello stomaco. Con questo metodo si impara a lavorare anche con la men-te, eliminando convinzioni, linguaggi, abitudini dannose; coltivando la libertà di mangiare ciò che si vuole e ascoltando la vera fame”. Nessuna lista di cibi proibiti, nessuna regola o limite, il metodo “aiuta a trovare la libertà di

mangiare sano senza pensare di essere a dieta e di godersi il gelato senza pensare di sgarrare”. Certo non mancano consigli pratici da adotta-re con il cibo ma “sostanzialmente servono per ritornare a mangiare per gusto e nutrimento. Il cibo serve a nutrirci e a soddisfare il piacere dei sensi; a darci la giusta energia, né poca, né trop-pa”. Concetti non sempre facili perché spesso le richieste di perdere peso mettono in primo piano la “quantità” di chili che si vogliono per-dere. “La mia riposta – aggiunge Rizzi – è che con questo metodo si perdono i chili necessa-ri, non importa quanti chili si hanno da ‘buttare via’, l’importante è che lo si faccia seguendo i tempi del proprio corpo. Perdere chili troppo in fretta mina il metabolismo, perderli troppo len-tamente demotiva. Il primo obiettivo è quello di sentirsi una persona magra dentro e poi il corpo lo mostrerà al mondo. Dopo una o due settima-ne che si capisce e si segue questo metodo, si vedranno i primi risultati con una riduzione del girovita e uno sgonfiamento della pancia. Prima ancora che la bilancia lo mostri, i jeans saranno più comodi”. Gli obiettivi saranno più facilmente raggiungibili se si abbinerà anche dell’attività fi-sica. “È uno degli obiettivi del metodo – conclu-de la dottoressa Rizzi –. Ritornare a muoversi per piacere, per stare bene, per dare forza al corpo e naturalmente anche per dimagrire. Facendo movimento in modo costante, il metabolismo si riattiva abbastanza velocemente, poi è solo que-stione di tempo”.

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12MESIsettembre 2012

a cura di eLIZAbeth bertOLI

Regia: Simon CurtisCast: Michelle Williams, Eddie Redmayne, Julia Ormond, Kenneth Branagh, Pip TorrensGenere: biograficoDurata: 99 minutiProduzione: USA, Gran Bretagna 2011Uscita nelle sale: 1 giugno 2012Trama: Il film è tratto dal libro di memorie di Colin Clark, che nel 1957 era un giovane di 23 anni incaricato di tenere d’occhio la diva mentre era impegnata nelle riprese de “Il principe e la ballerina”. Il film mostra Marylin, appena sposatasi con Arthur Miller, attraverso gli occhi del suo giovane collaboratore e ammiratore: una donna bellissima e corteggiata ma fragile, stanca e isolata dal mondo.

Regia: Larry CharlesCast: Sacha Baron Cohen,

Anna Faris, Ben Kingsley, Jason Mantzoukas, Megan Fox

genere: commediaDurata: 83 minuti

Produzione: USA 2012Uscita nelle sale: 15 giugno 2012

Trama: Haffaz Haladeen è il dit-tatore dell’immaginario stato nor-dafricano di Wadiya. Capriccioso, volubile, amante delle armi, delle

belle donne e delle pene capitali, si risente quando le Nazioni Unite lo invitano a dimettersi e decide

di andare negli Stati Uniti per spiegare le sue malefatte al mondo intero. Durante la sua assenza si scatena una congiura a palazzo

e viene sostituito da un sosia ancora più ottuso di lui…

Gessica, 31 anni, operaia: “Michelle è bravissima, sembra di vedere la vera Marylin”.Carla, 45 anni, casalinga: “Un bellissimo film interpretato molto bene dalla protagonista”.enrico, 39 anni, meccanico: “Non male, l’attrice che interpreta Marylin è molto brava e la storia è interessante”.Andrea, 44 anni, imprenditore: “Un bel ritratto malinconico di una stella che conoscevo solo per la sua bellezza”.Luana, 35 anni, commessa: “Ho fatto bene a vederlo, è una storia toccante e profonda”.Alessandra, 56 anni, scrittrice: “Ero scettica ma mi sono ricreduta, un film delicato e toccante”.

Valeria, 23 anni, stagista: “Mi sembra un film inutile, non dice niente di nuovo rispetto a quello che già si sapeva su Marylin”.elisa, 32 anni, impiegata: “Marylin è un mito e la sua storia colpisce, ma il film è mediocre”.marco, 37 anni, cuoco: “È noiosissimo e prevedibile, peccato perché la Williams è bravissima”.Nicoletta, 22 anni, studentessa: “È melenso, noioso, poco credibile”.

mAryLIN

Al cINEmA

127TEMPO lIBERO

Nicolas, 23 anni, elettricista: “Non è un capolavoro ma fa abbastanza ridere”.marina, 26 anni, ballerina: “È divertente e politicamente scorretto, forse solo un po’ volgare ma ci sta”.Giovanni, 32 anni, agente immobiliare: “Sotto l’ironia e le battutacce nasconde una forte critica al sistema politico mondiale”.maikol, 25 anni, impiegato: “È un film semplice e un po’ trash ma più intelligente di quello che pensassi”.

Laura, 43 anni, casalinga: “Terribile, uno dei peggiori film che abbia mai visto”.mario, 52 anni, tecnico di laboratorio: “Un film da dimenticare, battute stupide e una volgarità esagerata”.Paolo, 39 anni, disoccupato: “Che brutto, è rozzo e banale, soldi buttati via”.Giulia, 21 anni, studentessa: “Secondo me è mediocre, poche risate e troppe allusioni sessiste”.Valentina, 28 anni, commessa: “Ci si fa qualche risata ma è troppo esagerato, è molto meglio Borat”.

IL dIttAtOre

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BOccIATOBOccIATO

I pARERI dI cHI l’HA VIsTO

I pARERI dI cHI l’HA VIsTO

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12MESIsettembre 201212MESI

settembre 2012

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//8.novembre

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//24.luglio2012

2012

MONDOsuccesso...èlondra: iniziano i giochi olimpici con una cerimonia

da 42 milioni di dollari, celebrativa della storia dell’UK. Sarà ricordata come l’olimpiade di Usain Bolt, l’atleta giamai-cano entrato nella storia con l’oro nei 100, 200 e nella staffet-ta 4x100. Gli Usa si confermano la nazione più medagliata in assoluto (104 medaglie, 46 d’oro), secondo posto per la Cina

(87 medaglie di cui 38 d’oro).

Strage di turisti israeliani in Bulgaria. Una potente

esplosione, frutto di un attacco kamikaze, ha investito tre

autobus a Bulgas, una località balneare: 30 feriti, almeno

8 morti. Torna l’ombra degli uomini di Hezbollah.

2012 //11.agostoTerremoto in Iran. Due forti scosse di

magnitudo 6.2 e 6.0 sulla scala Richter con un epicentro a una profondità di

circa dieci chilometri hanno colpito il nord-ovest del Paese facendo “almeno

250 morti e oltre 1.800 feriti”. Sessan-ta villaggi quasi distrutti e altri quattro

completamente rasi al suolo.

//27.luglio

Denver: strage al cinema. Un ragazzo di 24 anni, mascherato, ha fatto irruzione intorno all’1 di notte in

un cinema multisala di Aurora, nei sobborghi di Denver in Colorado, e ha aperto il fuoco con pistola e fucile sul

pubblico che stava assistendo alla prima di The Dark Knight Rises, l’ultimo film della serie dedicata a Batman.

12 morti, una cinquantina di feriti. Il killer rischia la pena di morte, gli avvocati puntano sull’infermità mentale.

Muore Sally Ride, la prima astronauta donna

americana. A soli 32 anni era volata nello spazio,

facendo storia: salì a bordo della STS-7 il 18 giugno

1983 per poi tornare a casa il 24 giugno. Prima di lei

solo due sovietiche realiz-zarono l’impresa.

2012 //06.agostoSonda NASA atterra su Marte. Euforia al Jet Propulsion

Laboratory di Pasadena, in California, dove lo staff della Nasa ha seguito passo passo la missione della sonda Curiosity, sei

ruote e 900 chili di peso: il più grande e complesso rover-laboratorio mai inviato sul Pianeta rosso. Il programma di

esplorazione, che inizierà dall’interno del cratere di Gale, dove è avvenuto l’atterraggio, è della durata di due anni, con l’obiet-

tivo di scoprire tracce di eventuali fossili microscopici.

//06.agosto2012

Sentenza Fukushima, errore umano. La Tokyo

Electric Power Company ha ammesso che per la cata-

strofe della centrale nucle-are di Fukushima Daiichi la colpa non è tutta del terre-

moto/tsunami dell’11 marzo: i back-up cooling systems dei

reattori sono stati arrestati manualmente.

Siria, è in atto un genocidio. Queste le

parole del primo ministro siriano Riad Hijab, fuggito

in Giordania per «non essere più complice dei crimini del regime», dopo settimane di

feroci scontri che hanno rag-giunto anche Aleppo.

Crisi spagnola, scoppiano le rivolte popola-

ri per il piano di austerity, che prevede il taglio delle

tredicesime per gli statali, parlamentari compresi.

Tafferugli nelle piazze principali del paese.

2012

ITALIAsuccesso...è//19.luglio

2012 //11.agosto

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//27.luglio2012

2012 //10.agosto

2012 //03.luglio

2012 //13.agosto

Boss arrestato in spiaggia. Roberto Matalone, 35 anni, un nome importante nella geografia criminale di

Rosarno. L’uomo ricercato dall’aprile 2010 perché coinvol-to nell’inchiesta “All Inside” è cognato di Ciccio Pesce, figlio del capo clan Antonino, detto “U testuni”. Matalone è stato arrestato dopo mesi d’indagini nella spiaggia di Ioppolo, un

centro del Vibonese, a pochi chilometri da Capo Vaticano, una delle mete turistiche più rinomate della Calabria.

Muore Carlo Rambaldi, genio della meccatronica. Il tre volte Premio Oscar per gli effetti speciali di King Kong, Alien ed Et

l’extraterrestre, si è spento a 86 anni a Lamezia Terme

(Catanzaro).

Addio a Sergio Pininfarina, ‘stilista’ dell’auto e padre dei più bei prodotti italiani, dalla Ferrari

Testarossa alla Maserati Quattroporte, ambasciatore del made in Italy nel mondo. Il premier Mario Monti:

“un uomo fornito di talento innato, capace di coniugare bellezza e qualità dello spirito italiano”.

Taranto, IlVA sotto sequestro. Dopo anni di polemiche e mesi di

indagini, il gip di Taranto Patrizia Todisco ha firmato il provvedimen-to di sequestro senza facoltà d’uso

dell’intera area a caldo dell’acciaie-ria. Sigilli previsti per sei zone dello stabilimento, arresti domiciliari per

gli otto indagati nell’inchiesta per disastro ambientale.

Milano: sì al registro delle unioni civili. La delibera istitu-isce un registro a cui le coppie,

sia etero che omosessuali, possono iscriversi contestual-mente alla registrazione della

famiglia anagrafica. Pisapia: “Abbiamo ridotto lo spread

sull’Europa dei diritti civili”.

liberata Rossella Urru, la cooperante sarda

sequestrata in Africa per 9 mesi. Mentre la Procura

indaga sulla lunga prigionia, si accende la questione del

presunto riscatto pagato.

Supercoppa alla Juve, Napoli battuto 4-2. Gli azzurri restano

in nove e protestano contro l’arbitro Mazzoleni,

poi disertano la premiazione.

Muore loris D’Ambrosio, il consigliere di Napolitano. 64 anni,

magistrato, è stato colto da un infarto, mentre la cronaca parlava di un

suo presunto coinvolgimento nelle indagini sulla trattativa Stato-mafia.

Il Presidente della Repubblica ha espresso cordoglio e “atroce rammarico

per le ingiuriose insinuazioni”.

Il medagliere italiano delle Olimpiadi: il Belpaese chiude all’ottavo posto con 28 medaglie (8 d’oro), una in più rispetto a Pechino 2008, entrando nel G8 dello sport.

La più premiata la scherma, con il team di Valentina Vezzali, mentre per la prima volta arriva all’oro il taekwondo. Unica macchia il caso Alex Schwazer,

maratoneta altoatesino squalificato per doping.

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12MESIsettembre 2012

ÈSUCCESSO130

BRESCIAsuccesso...è

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2012

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20122012

//15.luglio2012

2012

//18.luglio

2012

Operazione Dolceforno: merendine avariate, sequestro da 20 tonnellate da parte dei carabinieri, con

la collaborazione del personale della Asl. Individuato un magazzino alimentare, ricavato in un capannone indu-

striale abusivo, dove un’azienda operante nel settore dei prodotti dolciari aveva stoccato croissant e merendine

detenuti in pessimo stato di conservazione.

Incidente mortale sulla via del lago, perdono la

vita due giovani fidanzati di Ospitaletto sulla statale

45bis per il Garda, allo svin-colo per Mazzano. La moto

dei ventenni, una Kawasaki 750, si è schiantata contro una Mini ferma a causa di

un tamponamento.

Monte Guglielmo: mille bresciani in pellegrinaggio per festeggiare il 110° anni-versario del monumento al Redentore. Durante la ceri-

monia presieduta dal vescovo di Brescia, è stata ricordata la figura di Paolo VI che, ancora

bambino, assistette all’inaugu-razione del monumento.

Vvf in azione, una decina di incendi nel Bresciano dovuti al caldo record. Sei squadre di pompieri sono state

impegnate fra Erbusco, Orzinuovi, Palazzolo, Chiari e Caz-zago San Martino, ove le fiamme hanno intaccato sterpi e chiazze d’erba secca, mentre in città due mezzi hanno

lavorato per spegnere un incendio divampato in via Ober-dan, lungo l’argine del Mella davanti alla Caserma Papa.

Frana a Sonico. Anche a seguito di un violento temporale, una frana di vaste dimensioni si è staccata dalla montagna

di Sonico. Case evacuate, automobili travolte, l’interruzione della statale 42 e del percorso alternativo di Rino. Il

materiale è caduto dalla Val Rabbia, cancellando una passerella nel bosco e distruggendo il ponte che collega la

frazione Rino a Sonico, separando così i due centri abitati.

//27.luglio

Green Hill sotto sequestro. Il corpo forestale dello Stato e la Digos della questura di Brescia

hanno sequestrato l’azienda bresciana, che fa capo alla dane-

se Great Divide Aps, che alleva cani beagle per gli esperimenti nei laboratori. Quasi tutti i cuc-

cioli liberati e dati in affido.

//03.luglio

Campo nomadi: i capifami-glia dei nuclei sinti di via

Orzinuovi firmano l’accordo per lo sgombero del campo stesso. Destinate a queste

famiglie le casette di via Borgosatollo, presso il cen-tro di emergenza abitativa.

//02.agosto

//15.agostoFiamme all’ex Ideal

Clima: intervento dei pom-pieri, della polizia, vigili urba-ni e del 118 all’ex fabbrica di via Milano, divenuto rifugio di senza tetto, spacciatori e

clandestini. Appiccato il fuo-co a cumuli di immondizia; apprensione per tossicità.

//23.luglioOrzinuovi: scoppia

fabbrica di mangimi. Durante le operazioni di

smontaggio di un silos, due operai sono stati investiti

da un’esplosione e da un incendio sprigionatosi

all’inizio delle operazioni di smantellamento del ma-

nufatto. Entrambi ricove-rati con gravi ustioni, uno

dei due non ce l’ha fatta.

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