12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

59
MENSILE DI ATTUALITÀ ECONOMIA INCHIESTE OPINIONI E CULTURA DA BRESCIA E DAL MONDO N. 5 del 2013 - GIUGNO/LUGLIO 2013 - 2,50 1 PENSIERI DI Alessandro Casali Costantino Franchi Roberto Gaburri Matteo Piantedosi STRADE E QUARTIERI Villaggio Prealpino HINTERLAND Castenedolo VIAGGIO IN PROVINCIA Desenzano d/G Lonato d/G Padenghe s/G Salò Sirmione Toscolano Maderno SPECIALE ECOLOGIA E AMBIENTE LE CITTÀ TATUATE L’Italia ha bisogno di Fede (Emilio) ITALIANI NEL MONDO | Bsnews.it | Deskomusic | Biblioteca universitaria | Tecnologie al servizio dell’acqua |

description

12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013Speciale Energia e Ambiente

Transcript of 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

Page 1: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

MENSILE DI ATTUALITÀ ECONOMIA INCHIESTE OPINIONI E CULTURA DA BRESCIA E DAL MONDO

N. 5 del 2013 - GIUGNO/LUGLIO 2013 - € 2,50 € 1

PENSIERI DIAlessandro Casali

Costantino FranchiRoberto Gaburri

Matteo Piantedosi

StRADE E quARtIERIVillaggio Prealpino

HINtERLANDCastenedolo

VIAGGIo IN PRoVINCIA

Desenzano d/GLonato d/G

Padenghe s/GSalò

Sirmionetoscolano Maderno

SPECIALE ECoLoGIA E AMbIENtE

LE CIttà tAtuAtE

L’Italia ha bisogno

di Fede(Emilio)

ItALIANI NEL MoNDo

| bsnews.it | Deskomusic | biblioteca universitaria | tecnologie al servizio dell’acqua |

Page 2: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

DIRETTORE RESPONSABILEGIORGIO [email protected] CARÈ[email protected]

EDITOREEDIZIONI 12 SRLVIALE DUCA DEGLI ABRUZZI, 16325124 . BRESCIA . ITALIA

REGISTRAZIONETRIBUNALE DI BRESCIA N. 52DEL 24/11/2008

IMPAGINAZIONESALE’S SOLUTIONS SRL

STAMPASTILGRAf . BRESCIA . ITALIA

FOTOGRAFIEARChIVIO SALE’S SOLUTIONS, UMBERTO fAVRETTO AGENZIA REpORTER, ROLANDO GIAMBELLI IL fOTOGRAMMA, pATRICk MERIGhI BRESCIA IN VETRINA, CRISTINA MININI

PUBBLICITàSALE’S SOLUTIONS SRLVIALE DUCA DEGLI ABRUZZI, 163 25124 BRESCIATEL 030.3758435 - fAx [email protected]

GIUGNO/LUGLIO 2013NUMERO 5RIVISTA MENSILE € 2,50

VIALE DUCA DEGLI ABRUZZI, 16325124 BRESCIA . ITALIAT. +39 030 3758435f. +39 030 [email protected]

HANNO COLLABORATOSTEfANO ANZUINELLI, DAVIDE BACCA, LUCE BELLORI, ELISABETTA BENTIVOGLIO, ELIZABETh BERTOLI, ALBERTO BERTOLOTTI, ELISA BETTINI, SILVIO BETTINI, RAffAELLA BONDIO, DONATELLA CARÈ, ALESSANDRA CASCIO, ALESSANDRO ChEULA, MARIO CONSERVA, BRUNO fORZA, LORENZO fRIZZA, EMANUELA GASTALDI, ROLANDO GIAMBELLI, ROBERTO GIULIETTI, IMMANUEL, fERDINANDO MAGNINO, ALESSIA MARSIGALIA, ENRICO MATTINZOLI, fEDELE MOROSI, GIORGIO OLLA, ANTONIO pANIGALLI, IRENE pANIGhETTI, fRANCESCO RASTRELLI, LIBERO ROSELLINI, MASSIMO ROSSI, ROSANNA SCARDI, GIORDANA TALAMONA, DONATELLA TIRABOSChI, ALESSANDRA TONIZZO, ANDREA TORTELLI, CAMILLA ZAMpOLINI.

DODICIMESI12/

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

ABBONAMENTO ANNUALE € 30TRAMITE BONIfICO BANCARIO INDICANDO NELLA CAUSALE “ABBONAMENTO ANNUALE 12 MESI” E NOME DELL’ABBONATOIBAN: IT 07 R05116 11201 000000027529pER RICEVERE LA pUBBLICAZIONE, INSIEME AL BONIfICO SARà NECESSARIO INVIARE UNA MAIL ([email protected]) O UN fAx (AL N. 030.3758444) INDICANTE, OLTRE AL NOME DELL’ABBONATO, L’INDIRIZZO AL qUALE INVIARE LA RIVISTA E UN NUMERO DI TELEfONO

DODICIMESI12/SOMMARIO

meno tasse meno stato, più lavoro più mercato27ecOnOMIA

strade e quartieri: villaggio prealpinohinterland: castenedoloviaggio in provincia: il turismo nel basso garda. non solo lago

444852

teRRItORIO

matteo piantedosi: mille miglia. il marchio?vedremo chi saprà valorizzarlo meglioroberto gaburri: mille miglia. missionecompiuta, ma bisogna tutelare il marchioalessandro casali: mille miglia. servonouna gara e un comitato di indirizzocostantino franchi: mille miglia. vogliouna freccia rossa bresciana, nonostantele gelosie

10

14

18

22

PenSIeRI DI

le città tatuatep. 81IncHIeStA

ecologia e ambienteSPecIAle

italiani nel mondop. 33IncHIeStA

un tesoro di bibliotecale tecnologie al servizio dell’acquawww.bsnews.it: il sondaggiotrasferirsi all’estero: la qualità della vitaconta quanto il lavorodeskomusic… 30 anni dopo

404293

99

AltRO

l’aperitivoopinioniil lavorotu e il fiscobachecapelo e contropeloqui & làgentile farmacista

9131721259096

100

RUBRIcHe

come l’austerity ci taglia la spesa71IncHIeStA

12DODICIMESI MENSILE DI ATTUALITà ECONOMIA INCHIESTE OPINIONI E CULTURA DA BRESCIA E DAL MONDO

Page 3: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013
Page 4: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

La soluzione ai

problemi dentali

di tutta la famiglia.

Igiene e SicurezzaIl nostro reparto di STERILIZZAZIONE, dotato delle più moderne ed efficienti apparecchiature, adotta rigorosiprotocolli di pulizia e disinfezione dello strumentario. Un sistema computerizzato garantisce la tracciabilità degli strumenti im-piegati. Gli ambienti sono costantemente sanificati e l’acqua uti-lizzata negli ambulatori è trattata mediante raggi UV.

Controllo dell’ ansiaTutti i trattamenti possono essere eseguiti in sedazione cosciente per il controllo dell’ansia o attraverso sedazione farmacologica in presenza di Anestesista.

RadiologiaOltre alla tradizionale radiologia digitale endorale e panoramica, abbiamo investito in apparecchiature di ultimagenerazione, quali la TAC dentale 3D volumetrica a bassa emissione, oggi strumento indispensabile per una corretta e più sicura diagnosi finalizzata sia ad interventi di chirugia implantare anche computer assistita che a valutazioni ortodontiche e gnatologiche.

La Qualità Per garantire servizi di eccellenza la nostra equipe medica è composta da qualificati specialisti, utilizziamo le più moderne attrez-zature ed i migliori materiali tutti garantiti e certificati ISO e

La ClinicaSu di una superficie di oltre 700 mq, abbiamo realizzato ambienti accoglienti e luminosi con 16 sale operative di cui 3 di chirurgia implantare, 2 di igiene e trattamenti di esteticadentale, 2 di prima visita generale ed ortodonzia. Qui i nostri pazienti sono accolti in una confortevole sala d’attesa e reception, dispongono di salottini privati post-operatori e di una area giochi bambini.

Per anno per arcata

I nostri prezziI nostri listini sono il risultato di uno studio accurato delle esigenze del Paziente, concretizzatosi in una struttura efficien-te ed organizzata, che sa coniugare servizi, qualità e prezzo.

• Igiene orale 40,00• Sbiancamento 180,00• Otturazione semplice ( I classe ) 48,00 • Corona in metallo-ceramica 420,00 • Impianto endosseo 540,00• Ortodonzia bambini 600,00

Finanziamenti anche a tasso zero Mediante convenzioni con Società Finanziarie.

ORARIO CONTINUATO lunedì-venerdì 8,00/20,00 - sabato 8,00/14,00

Via O. Fallaci, 24 (Strada Prov. 235) - 25030 Castel Mella (Brescia ) Tel. 030 2582204 (4 linee r.a.) - Fax 030 [email protected] - www.belsorrisogroup.it

AMBULATORI DENTISTICI BELSORRISO GROUP Srl

ODONTOIATRIA GENERALEConservativa - Endodonzia - Pedodonzia

PROTESI DENTALE Protesi fissa e mobile Protesi estetica

CHIRURGIA ed IMPLANTOLOGIAImplantologia computer assistitaImplantologia tradizionaleImplantologia a carico immediato

PARODONTOLOGIAChirurgia parodontale

ORTODONZIAMobile - Fissa - Estetica ed Invisibile

GNATOLOGIA Correzioni occlusali Analisi posturali

ESTETICA DENTALEIgiene dentaleTrattamenti smacchianti rapidiSbiancamento professionale Faccette esteticheRestauri estetici

Trattamenti

Direttore Sanitario Dott. Aldo AlbaneseIscritto all’albo Medici-Odontoiatri di Brescia n° 2804

PRENOTA LA TUA VISITAAL NUMERO GRATUITO

Page 5: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

9

APERITIVOL/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

l’ItAlIA HA BISOGnO DI FeDe

La primavera 2013 è stata pessima, piovosa, fredda, quasi novembrina. Un maggio così non lo si vedeva da settant’an-ni: acqua e temporali senza pause. Un clima cupo e depres-sivo, con il meteo allineato, quasi per strani congiunzioni astrali, al clima sociale economico e politico del nostro paese. Ogni giorno notizie a pioggia di chiusure di azien-de, PIL in calo, disoccupazione che lievita come un babà, deputati che contano gli scontrini, ministri onesti che non sanno fare i commercialisti e funzionari integerrimi che multano gli artigiani perché non sanno fare i commercia-listi. E poi le piazze turche, Brasile-Italia con l’esercito in campo, Ben Bernanke, l’IMU, l’IVA e chi più ne ha più ne metta. La mattina meteo.it annunciava le disfatte del tempo, la sera TG La7 quelle economiche e sociali. Poi fi-nalmente l’anticiclone delle Azzorre riprende il suo corso naturale e improvvisamente, ormai insperata, l’estate me-teorologica arriva. L’estate nei TG invece non arriva. Le notizie sono di piogge, cicloni, inondazioni e terremoti, sociali ed economici. Mi manca tanto Emilio Fede e vorrei vedere ancora il suo TG ed i suoi coinvolgenti servizi. Le auto in coda verso Rimini e Riccione, quanto bisogna bere quando fa caldo e quanta frutta e verdura bisogna mangia-

re, quanto va di moda l’abbronzatura con tante signorine con ombelichi in bella mostra, le spiagge di Forte dei Mar-mi e gli Yacht di Porto Cervo. Quello era il vero e rassi-curante annuncio dell’arrivo dell’estate, il giusto riposo dopo un anno di fatiche per il Commendator Grand Lup Mann, come per il rag. Fantozzi. Oggi, purtroppo, non ci sono più le agognate giornate da bollino rosso, nelle spiagge di Forte si vedono soltanto alcune sparute famiglie di russi e dalla Costa Smeralda Yacht, barche e gommoni sono salpati verso la Corsica e la Croazia. Oggi vorrei più di ogni altra cosa, che ritorni quell’estate, che i nostri go-vernanti, prima di tutto il resto, riescano a ridare all’Italia ciò di cui ha più bisogno. Speranza e Fede (non Emilio).

(emilio)

di GIORGIO COSTA

Page 6: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

1110

PENSIERI DI/ PENSIERI DI/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

Mille Miglia, Piantedosiil Marchio? VedreMo chi saPrà Valorizzarlo al Meglio

A colloquio con il prefetto Matteo Piantedosi,

commissario straordinario dell’Aci di Brescia.

di AndreA TorTelli

Matteo Piantedosi è il terzo commissario nominato da Roma, in meno di un anno, per gestire l’Aci Brescia

dopo la tormentata vicenda che ha porta-to alla destituzione dei vertici dell’ente di via Enzo Ferrari. Prima di lui sono arriva-ti a Brescia il generale Baldassarre Favara e il prefetto Vincenzo Grimaldi. Ma tutti hanno lasciato in corsa. E a Piantedosi è toccato il difficile compito di fare in modo

che la Mille Miglia 2013 prendesse il via. Sempre a lui, ora, spetterà decidere se il prossimo anno la gara potrà essere asse-gnata direttamente a 1000Miglia Srl o se dovrà essere organizzato un bando. Oltre che portare al più presto al voto l’ente di via Enzo Ferrari.Lei è il terzo commissario che si è suc-ceduto alla guida dell’Aci Brescia in pochi mesi. Che situazione ha trovato a Brescia?“Una situazione oggettivamente com-plessa, a causa di vicende precedenti al mio insediamento che hanno determi-

nato una vera rincorsa contro il tempo. In pochi mesi, infatti, abbiamo dovuto lavorare molto, innanzitutto per sbloc-care questioni in fase di stallo”.L’ente è ancora commissariato. Ma per il primo commissario, Grimaldi, non ce n’era motivo. I conti dell’ente sono in ordine o no?“Il bilancio d’esercizio 2012 sarà a gior-ni sottoposto all’approvazione dell’as-semblea dei soci. Il consiglio di ammini-strazione ha predisposto la bozza che è già a disposizione di chi dovrà esprimere la valutazione finale”.

Quando l’ente di via Ferrari tornerà a nuove elezioni?“Al più presto: conto che possa avveni-re alla scadenza del commissariamento, nel prossimo autunno, e comunque dopo avere superato gli adempimenti di bilancio e aver definito le linee guida per il futuro. Parlo di linee di indirizzo sulle quali l’ente potrà proseguire il suo percorso e lavorare ad esempio alla or-ganizzazione della Mille Miglia 2014”.Parliamo della Mille Miglia. Ha mai seguito la corsa da appassionato pri-ma di arrivare a Brescia? Cosa pensa

dell’edizione 2013?“Prima domanda, no! Come ho avuto modo di raccontare già in altre occa-sioni, conoscevo superficialmente la Mille Miglia e non avevo idea della sua straordinarietà, tanto meno immaginavo la complessità della organizzazione. In meno di un anno, sono passato da ne-ofita ad appassionato. È stata un’espe-rienza di lavoro in cui ho messo la stessa energia e il consueto spirito di servizio, ma è stata anche un’opportunità di cre-scita culturale e di apprendimento di altri modelli gestionali. Quanto all’edi-zione del 2013, penso di essere obietti-vo nel dire che quest’anno – soprattutto date le circostanze – è stato fatto l’im-possibile. In pochi mesi, come dicevo, abbiamo recuperato sui ritardi pregressi. Sono soddisfat-to anche sulla base dei ritorni in termini di media, di opinione, e del “sentimento” degli addetti ai lavori che abbiamo registrato. Sono stati positivi, e in certi casi anche propositivi per il nuovo corso… Al riguardo stiamo pre-parando un report per gli inizi di luglio che, in modo assai più pre-ciso, potrà rappresentare anche visivamente i risultati conseguiti”.Lei ha ereditato le decisioni dai suoi predecessori, ma nell’ultima edizio-ne della kermesse (anche attraverso la nomina di Andrea Dalledonne) ha avuto un ruolo importante...“Direi semplicemente che abbiamo valorizzato al meglio le potenzialità esistenti della società con nuovi profes-sionisti che, per dirla con una metafora, sono entrati in corsa e hanno corso al massimo. Dopo le dimissioni dell’ammi-nistratore delegato, l’avvicendamento ai vertici della società si è reso necessario. Rivendico il merito di avere trasformato un momento critico in una grande op-portunità: i consiglieri Andrea Dalle-donne e Marco Makaus, che ho voluto immettere – grandi esperti, ciascuno nel proprio settore – si sono integrati bene con il presidente Roberto Gaburri e con Valerio Marinelli, di cui ho volu-to la riconferma. Ne è emerso un team

vincente e caratterizzato da elevati livelli di competenza, esperienza e, aggiun-gerei, di passione. Che in un progetto come le Mille Miglia non può mancare. Il risultato è stato un mix armonico. Ho visto il direttore del brand, Makaus par-lare per ore durante le fasi della corsa e commentare ciascuna auto, accanto allo storico presidente Gaburri, e Dalledon-ne, uomo tradizionalmente di numeri, attentissimo analista, rivelatosi prezio-so per il risultati poi raggiunto, entu-siasmarsi al tripudio di bandiere e alla corsa delle auto anche sotto l’acqua. Il tutto senza concessioni a inutili e costo-se sovrastrutture e tenendo i conti sotto controllo”.

Uno dei nodi è quello di conciliare l’esigenza dell’Aci di trarre profitto dal marchio, con quella di distribuire valore al territorio. Come si concilia-no queste due esigenze? Secondo lei l’affidamento a una società in house è la soluzione giusta?“Non direi che si tratti di un “nodo”, quanto di un “must”. Le due esigenze non solo devono conciliarsi, ma la loro sintesi intelligente è in fondo l’obiettivo cui tendere. Il marchio Mille Miglia ha un valore enorme oltre che simbolico, che stiamo anche facendo valutare in termini economici. Quanto alla formu-la in house, è stato il modello 2013: in questi giorni, stiamo analizzando con grande attenzione varie ipotesi di lavo-ro per il futuro. Confido che la scelta che verrà, sarà la migliore e in grado di rispondere alle reali esigenze di valoriz-zazione del marchio”.Lei avrebbe fatto una gara per l’asse-

gnazione dell’organizzazione della corsa? La considera una via obbligata almeno finché il marchio rimarrà nel-la disponibilità diretta dell’Aci, che è un ente pubblico?“Non perdiamo di vista l’obiettivo. Le formule in senso astratto non mi appas-sionano, ma le regole e il metodo sono anche per Aci e per Mille Miglia fonda-mentali per il raggiungimento del fine che è appunto, e ci tengo a ribadirlo, la valorizzazione del marchio, la pro-mozione di un brand che è anche una eccellenza territoriale. Un made in Italy di successo che non deve farci temere confronti. Come al solito parlano i fatti: quest’anno, il 70% dei partecipanti alla

corsa sono stati stranieri, e anche in termini di sponsorizzazione e di col-laborazione i partner principali sono stati stranieri. Ciononostante, il mar-chio è saldamente nelle mani “bre-sciane” dell’Aci. Quindi conciliare la brescianità e l’internazionalità delle Mille Miglia si può”.Tecnicamente considera possibile cedere il marchio a una fondazio-ne partecipata da Aci Brescia e che questa definisca caratteristiche e garanzie da richiedere all’organiz-

zatore? “Qualsiasi modello organizzativo fu-turo dovrà indubbiamente articolarsi tenendo conto della valenza storica del marchio. Tecnicamente rilevo che le Fondazioni sono “patrimonio di de-stinazione”. L’Aci di Brescia in questa ottica metterebbe un enorme valore nel piano, quello appunto del marchio sti-mabile e, per difetto, in diversi milioni di euro. La domanda che pongo è: esistono altri soggetti in grado di concorrere con patrimonio di pari valore? Se la rispo-sta è negativa, allora sarà Aci Brescia a tutelare il valore storico e culturale del brand in qualsiasi modo”.Da non bresciano, che Mille Miglia si immagina per il futuro?“Da non bresciano… ma ormai da vero appassionato, mi piace immaginare una Mille Miglia ancora più entusiasmante. Un testimonial itinerante di una storia di successo imprenditoriale italiana”.

Quanto all’edizione del 2013, penso di essere obiettivo nel dire che quest’anno – soprattutto date le circostanze – è stato fatto l’impossibile.

Page 7: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

13

OPINIONI/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

cROWDFUnDInG e teRZO SettORe

di ANTONIO PANIGALLI

In effetti queste nuove metodologie di sensibilizzazione e raccolta fondi do-vrebbero consentire di risolvere le pro-blematiche che da sempre si trascinano intorno alla questione delle donazioni: fiducia, trasparenza, track record.In un momento di crisi economica come quello attuale, in cui la mancanza di ri-sorse, dal 2011 (anno nero per il fund raising del terzo settore), ha visto calare negli ultimi tre anni la raccolta nell’ordi-ne del 30% anno su anno, compensata solo parzialmente dal contributo dei donatori privati (su www.osservato-riofundraising.org emerge il dato che, nel 2012, su circa 37 milioni di italia-ni utenti di internet, il 54% cioè circa 19.900.000 sono donatori), ben ven-gano le nuove iniziative.Anche dalle nostre parti qualcosa si muove, prima della fine dell’anno do-vrebbe essere definitivamente operativa la sofisticata e “rivoluzionaria” piatta-forma in grado di incrementare espo-nenzialmente il fund raising per le NPO (Non Profit Organization). Una bella scommessa.

La nuova frontiera della filantropia, e non solo, si chiama crowdfunding. Su www.wikipedia.org il crowd funding o crowdfunding – dall’inglese crowd, folla, e funding, finanziamento – è un processo collaborativo di finanziamento dal basso, che mobilita risorse e persone in favore di terzi (persone e/o organiz-zazioni) per sostenerne gli sforzi ed i progetti.Il crowdfunding si può riferire a proces-si di qualsiasi genere, dall’aiuto in occa-sione di tragedie umanitarie al sostegno all’arte e ai beni culturali, al giornalismo partecipativo, fino all’imprenditoria in-novativa e alla ricerca scientifica.Il web è solitamente la piattaforma che permette l’incontro, la convergenza in-formativa e la collaborazione dei sogget-ti coinvolti in un progetto di crowdfun-ding.In Italia è stata recentemente pubblicata (sul blog http://placevent.wordpress.com) un’aggiornata indagine curata da Valentina Gasperini, studentessa presso il corso di laurea magistrale in “Scienze della comunicazione pubblica e socia-le”, dell’Università di Bologna.I modelli macro di riferimento italia-no del crowdfunding tratto dall’analisi svolta a fine 2012 da Castrataro e Pais (consultabile su www.slideshare.net/crowdfuture/analisidelle-piattaformei-talianedicrowdfunding) sono:•Ilmodelloreward-basedcheriguarda

12 piattaforme su 22 nel nostro Paese e si basa sulle ricompense che i soste-nitori di una campagna crowdfunding ricevono effettuando le donazioni.

È il promotore della campagna a sta-bilire le ricompense: esse sono rap-presentative del progetto per il quale si raccolgono fondi e sono in ordine direttamente proporzionale alle do-nazioni (una sorta di Cause Related Marketing);

•Il modello donation-based, adottatodalle organizzazioni senza scopo di lucro e dai personal fundraisers che in loro nome raccolgono fondi. Non sono previste ricompense. A volte non è stabilito nemmeno un obiettivo finanziario: più si raccoglie meglio è;

•Il modello equity-based, molto caroalle startup poiché prevede non dona-zioni bensì l’acquisto di azioni finan-ziarie relative all’impresa del promo-tore della campagna crowdfunding;

•Il modello social lending, letteral-mente “prestito sociale”, prevede la richiesta di un prestito in denaro da privato a privato. In questo caso non si può parlare di “promotore” di una campagna bensì più semplicemente di un individuo che cerca nel web finan-ziatori di una somma che verrà loro restituita con gli interessi.

(non Profit Organization)

scelta di Stile Design e qualità MaDe in italy per la stanza Da bagno

sanitari, iDraulica, accessori, rubinetteria, arreDo bagno Dei Migliori Marchi italiani

Via induStriale, 28 - BreScia • Tel. 030 315461 • www.afis.it

luneDì poMeriggio: 15.00 / 19.00Da MarteDì a sabato: 8.00 / 12.00

15.00 / 19.00

ADV AFIS RIVISTA 12 MESI - MAR.APR..indd 1 08/03/13 15:35

Page 8: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

1514

PENSIERI DI/ PENSIERI DI/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

Mille Miglia, gaburriMissione coMPiuta, Ma bisogna tutelare il Marchio

la società 1000 Miglia Srl, di cui Gaburri è presidente, ha organizzato l’edizione del 2013 della Freccia rossa.

di AndreA TorTelli

“sono un appassionato di auto storiche, ma della Mille Miglia sono in-namorato da sempre:

ricordo ancora con emozione l’edizione del 1956 in cui, insieme a mio padre, vidi arrivare in piazza Vittoria per la punzona-tura lo squadrone Ferrari”. Quest’anno, dopo 21 anni senza perdere un colpo, Roberto Gaburri non ha potuto prendere parte alla kermesse. Ma la giustificazio-ne per non presentarsi al via con la sua brescianissima Om Superba del 1928 era davvero valida. Gaburri è infatti il presidente della società (la 1000Miglia Srl) costituita dall’Aci con il compito di organizzare l’edizione del 2013 e porta-re soldi freschi nelle casse dell’ente di via Enzo Ferrari. “Missione riuscita”, spiega lui in questa intervista a Bsnews.it.A chi dice che l’ulti-ma è stata un’edizio-ne sotto tono rispetto a quelle degli ultimi anni che risponde?“Si tratta di una valu-tazione soggettiva. E

purtroppo molti giudizi sono viziati da invidia. Chi ama la kermesse afferma che questa è stata una grande edizione, all’altezza della fama che la corsa ha in Italia e nel mondo. Penso che a parlare siano i fatti, come le migliaia di persone che ci hanno accompagnato lungo il per-corso. Sono molto soddisfatto della gara di quest’anno”.Quanto ha influito il cambio in corsa dell’amministratore delegato? Stefa-no Sacco è stato nominato a luglio e si è dimesso a febbraio.“La decisione di Sacco di cambiare lavo-ro è stata uno stimolo per me e per tutta la squadra, che aveva un solo obiettivo: organizzare la gara nel migliore dei modi”.La crisi invece ha pesato? Gli iscritti italiani sono diminuiti sensibilmente in favore degli stranieri...

“Non poco. Le istituzioni ci hanno mes-so a disposizione servizi, ma non risorse economiche. Inoltre conosco diversi imprenditori che amano la corsa, ma – avendo aziende in difficoltà – per rispetto delle proprie maestranze hanno deciso di non partecipare. In compenso sono cre-sciuti gli stranieri, che sono arrivati al 70 per cento dei partecipanti”.La Mille Miglia è una ricchezza della città e dovrebbe distribuire valore al territorio. Ma oggi si discute princi-palmente dell’utile che gli organizza-tori devono distribuire all’Aci. Come si conciliano queste due esigenze?“La Mille Miglia continua a distribui-re ricchezza sul territorio. Fino a ieri i gestori non erano bresciani: oggi i di-pendenti vivono qui, le tipografie han-no sede nella Leonessa e via dicendo. Insomma: le due esigenze sono assolu-

tamente conciliabili, si tratta soltanto di lavo-rare molto sulle tante realtà che sono affe-zionate alla kermesse e predisporre un piano pluriennale. Quanto al resto non voglio avventurarmi in para-

goni con il passato: apprezzo quanto di buono è stato fatto perché dobbiamo dire grazie a tutti se la corsa dal 1927 è crescita tanto”.Tra la gestione in house e quella affi-data a privati quali vantaggi e quali gli svantaggi?“La differenza tra i due mondi è enorme. Lavorare in una realtà privata significa prendere decisioni rapide e in prima persona, mentre nel pubblico tutto pas-sa attraverso bandi di gara e procedure che devono garantire la massima traspa-renza. Insomma: i tempi si allungano”.Per il prossimo anno cosa modifiche-rebbe rispetto al 2013? Che novità mettereste in campo?“Le novità principali riguarderanno soprattutto il percorso e la regolamen-tazione. E una delle priorità sarà lavo-rare ancora di più sulla sicurezza. Oggi

il problema sono le vetture al seguito, intrusi innamorati della corsa che però lungo il percorso compiono spesso azio-ni inimmaginabili. Grazie alla polizia stradale quest’anno siamo riusciti a im-brigliare qualche scalmanato, ma per ri-solvere il problema alla radice si può fare poco. Anche se stiamo studiando nuove soluzioni. Quanto, invece, al percorso 2014 non posso ancora svelare nulla. Ma sarà d’effetto e sarà un buon mix di piccoli gioielli e grandi città, perché una corsa che guarda agli stranieri non può dimenticare le città d’arte più rinomate. L’appuntamento è in viale Rebuffone, a Brescia, dal 14 al 18 maggio 2014”.Ma ha in testa una Mille Miglia bre-sciana o una Mille Miglia italiana?“Una Mille miglia non solo bresciana, non solo italiana, ma mondiale”.Voi siete nati per tutelare la bresciani-

tà. C’è anche una questione di tutela del marchio, che potrebbe finire per sempre in mani romane...“Il pericolo esiste. E io mi batterò fino all’ultimo affinché proprietà e gestione rimangano bresciane. Sia chiaro non sto difendendo il mio ruolo. Sono un ap-passionato al servizio della Mille Miglia, non viceversa: c’è spazio per chiunque abbia la voglia e la capacità di prendersi questo incarico”.Non pensa che affidare il marchio a una fondazione possa essere una solu-zione per risolvere questa situazione?“Certamente è necessario blindare il marchio. I consulenti e il commissario prefettizio dell’Aci stanno già lavoran-do per definire la forma migliore. Non mi sento di aggiungere altro: si tratta di questioni che non mi competono, e che richiedono competenze legali”.Già. Ma da bresciano e da appassiona-to di Mille Miglia pensa che la tutela del marchio debba passare per la ces-sione da parte dell’Aci?“Il marchio Mille Miglia suscita grandi appetiti e sarebbe positivo se le istitu-zioni bresciane – Comune, Provincia e Camera di Commercio – trovassero una forma di collaborazione con l’Aci per tu-telarlo meglio. Certamente il passaggio al “privato” permetterebbe di agire in maniera un po’ più snella. Ma le fonda-zioni sono enti diversi dagli altri e hanno regole molto precise. Non so se quella possa essere la soluzione giusta”.

Sono un appassionato al servizio della Mille Miglia, non viceversa: c’è spazio per chiunque abbia la voglia e la capacità di prendersi questo incarico.

Nel pubblico tutto passa attraverso bandi di gara e procedure che devono garantire la massima trasparenza. i tempi, rispetto al privato, si allungano.

Page 9: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

17

RUBRICALA/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

nel PAeSe Del DRAGOnele politiche lavorative

scricchiolano

IL LAVORO

di EmANuELA GASTALdI

Quando ritorni in un paese in cui tutto pare vada ad una velocità esponenzia-le e che per descriverne il dinamismo realizzativo un docente dell’università di Shanghai mi dice “qui le cose acca-dono... nella nostra vecchia Europa la lentezza è diventata insopportabile”, le aspettative sono veramente elevate e quindi mal si accetta che la connessione internet gratuita annaspi per eccesso di richiesta, mentre sullo schermo appaio-no e scompaiono conversazioni e portali con annunci di lavoro che segnalano che la possibilità di un’offerta di impiego di un magnate cinese che offra il 30% in più che in America è lontana.Il Dragone cinese sta cominciando a zoppicare: la crescita a due cifre ha co-minciato a rallentare nel 2010 sino ad arrivare nel primo trimestre 2013 al 7,7%, tasso invidiabile per l’economia occidentale ma che rappresenta per la Cina difficoltà importanti e rischi pe-ricolosi. Il nuovo Politburo guidato da Xi Jinping, insediato a marzo, ha come obiettivo principale il consolidamento della crescita ma non potrà ignorare la presenza di problemi ereditati da un ciclo di crescita enorme e non sempre frutto di una progettualità capace di go-vernare in chiave prospettica problemi di carattere sociale con evidenti conse-guenze sul sistema economico.Importanti criticità si stanno eviden-ziando nelle politiche del lavoro. Fra le diverse cause si può citare la gestio-ne di mezzo miliardo di persone che si sono trasferite dalle zone rurali nei grandi centri, trovando sistemazione in mostruosi dormitori a 25 piani non in-tegrandosi con la vita delle megalopoli e continuando a vivere ai margini. La con-

trazione delle opportunità di lavoro por-terà alla luce il destino di queste persone che spontaneamente non rientreranno nelle campagne essendo le condizioni di vita poco migliorate nel frattempo.Oltre a ciò dobbiamo ricordare che il reddito pro capite nelle aree urbane è il doppio della popolazione delle zone rurali. È come se esistessero due paesi e uno di questi è molto arrabbiato. La po-litica inoltre del figlio unico per il conte-nimento delle nascite ha determinato un evidente squilibrio demografico con la conseguenza che in Cina la forza lavoro sta invecchiando e va rapidamente re-stringendosi: gli anziani sono destinati a superare i giovani in età di lavoro, oggi sono 160 milioni, nel 2030 saranno 360 milioni.Viene meno uno dei potenti fattori che hanno sostenuto il grande sviluppo economico e lo squilibrio demografico diventerà un grave ostacolo per l’e-conomia cinese in futuro. La crisi del mercato europeo, che ha determinato una contrazione delle esportazioni ci-

nesi, ha indotto a stimolare politiche di incentivazione nel mercato del lavoro interno per rafforzare il potere d’acqui-sto dei cinesi: l’inevitabile conseguenza è l’aumento del 25% dello stipendio de-gli operari cinesi. Le conseguenze non si sono fatte attendere e molte multina-zionali, soprattutto americane, stanno lasciando l’impero del dragone poiché i CEO delle imprese internazionali valu-tano che ”il rapporto qualità prezzo del-la mano d’opera non è più soddisfacente e che per le nostre aziende non vale più la pena”. Ma sotto il peso del malconten-to generale anche i privilegi dei lavora-tori stranieri sono destinati a cambiare e il magnate cinese si rivolge sempre di più al mercato del lavoro interno e alle università del paese, che nel frattempo hanno fatto un’attenta politica di inve-stimento sui giovani universitari. L’e-conomia cinese è in stand-by e quando si risveglierà dovrà ripensare, raziona-lizzare e ridistribuire. Auguriamoci che l’Europa nel frattempo colga l’opportu-nità per riportare il lavoro a casa!

Page 10: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

1918

PENSIERI DI/ PENSIERI DI/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

Mille Miglia, casaliserVono una gara e un coMitato d’indirizzo

intervista all’ex presidente – dal 2008 a giugno 2012 – del Comitato organizzatore della Mille Miglia.

di AndreA TorTelli

“serve una gara per asse-gnare la corsa. E serve un comitato d’indirizzo che affianchi Aci e orga-

nizzatori nelle decisioni strategiche”. Per cinque anni il romano Alessandro Casali è stato il patron della Mille Miglia. E nel-le casse dell’Automobil club bresciano ha versato oltre cinque milioni di euro. Ma la sua avventura bresciana è termina-ta – tra le polemiche – nel 2012, con la decisione dell’Aci di creare una società e affidarle, senza bando, l’organizzazione della corsa. Ora Casali ha le idee chiare su cosa serve per rilanciare la kermesse.Da spettatore privilegiato, che ne pensa dell’edizione 2013 della Mille Miglia?“Il prefetto Matteo Piantedosi ha com-piuto davvero un miracolo, organizzan-do un evento messo a serio rischio dalle decisioni scellerate di qualcuno. La scel-ta dell’Aci di affidare l’organizzazione della storica corsa a una società in house non ha senso, perché questa ha gli stessi vincoli di una società pubblica e non è in grado di prendere scelte in maniera agi-le e veloce. Quanto al bilancio della Mil-le Miglia 2013, direi che è andata bene dal punto di vista sportivo, meno dal punto di vista mediatico e d’immagine”.La crisi comunque è stata un proble-ma aggiuntivo. Anche le istituzioni hanno tagliato i contributi.

“Non più che in passato. Noi abbiamo preso l’organizzazione nel 2008 e l’ab-biamo tenuta fino allo scorso anno, nel 2013 non è che sia cambiato molto. Quanto al ruolo delle istituzioni vor-rei ricordare che la Loggia, nell’ultimo anno, ci aveva versato una cifra simboli-ca, eppure noi abbiamo speso 100mila euro per una notte bianca che è stato un dono d’amore e di rispetto per la città in cui è nata la Mille Miglia. Chi è stato più bresciano di me?”.Chi critica la sua gestione parla pro-prio di scarse ricadute sul territorio bresciano...“I fatti dicono l’esatto opposto. Abbia-mo sempre lavorato con professionalità bresciane, dalle tipografie ai catering. Chi dice il contrario mente”.Per il futuro della corsa qual è la solu-zione giusta?“Credo sia impossibile continuare con una società pubblica, anche perché que-sta strada mette a rischio il contributo che l’Aci percepisce ogni anno. L’unica soluzione che vedo è quella di fare un bando di gara, che invece assicurerebbe entrate certe all’ente”.E lei sarebbe pronto a partecipare?“Se ce ne saranno le condizioni sì. Bre-scia mi ha dato molto in questi anni e io credo di averla ricambiata mantenendo ogni impegno, oltre che versando più di cinque milioni di euro nelle casse dell’Aci”.

Pensa che la Leonessa sia stata in qual-che modo ingrata nei suoi confronti?“Assolutamente no. Quando sono arri-vato, dopo le prime settimane di studio, sono stato accolto con grande calore: i bresciani all’inizio ti osservano per capire se sei leale, ma poi – se ti hanno dato una sincera amicizia – non te la tolgono più. Così è successo. E, al mio congedo, ho sentito attorno a me grande affetto. Cer-to, alcuni hanno dimostrato l’opposto. Ma fa parte delle dinamiche della vita”.Torniamo al futuro. Ritiene che l’idea di far nascere una fondazione partecipa-ta da soggetti istituzionali ed economici che gestisca il marchio e poi affidi la cor-sa con un bando sia la strada giusta?

“La Mille Miglia è di Aci Brescia e credo che nessuno possa metterlo in discus-sione: la fondazione rischia di diven-tare solo un problema in più dal punto di vista burocratico. Io preferirei che si desse vita a un comitato d’indirizzo con Comune, Provincia, Regione, Camera di commercio, Confcommercio, Con-fesercenti, Banco di Brescia, fondazio-ne, Aib e via dicendo. Un comitato che definisca le linee guida e le strategie da intraprendere con l’Aci Brescia e la so-cietà organizzatrice”.Se la fondazione acquisisse il marchio però lo metterebbe al riparo dall’ipo-tesi che possa finire lontano da Brescia.“La vedo dura: le istituzioni, tanto più oggi, non hanno le risorse necessarie. Inoltre sono convinto che la proprietà debba rimanere ad Aci Brescia. Non penso comunque che esista il rischio che il marchio si allontani da Brescia. Finché esisterà un Aci nazionale continueranno ad esistere anche quelli provinciali. E la proprietà rimarrà nella Leonessa”.Di fondo resta sempre una questione. La Mille Miglia è una ricchezza della città e dovrebbe distribuire valore al ter-ritorio, ma anche oggi si discute princi-palmente dell’utile che gli organizzato-ri devono distribuire all’Aci. Come si conciliano queste due esigenze?“L’Aci deve agire come un buon padre di famiglia: deve guardare all’interes-se del territorio e affidare la corsa a un organizzatore di alto profilo professio-nale, che ne preservi il valore storico, culturale, automobilistico e soprattutto le sue origini. A che servirebbe un av-venturiero che arrivasse a Brescia met-tendo sul piatto diversi milioni e, dopo un anno, lasciasse il deserto?”.Per fare tutto ciò sono ancora propo-nibili le cifre che l’Aci ha chiesto agli organizzatori negli ultimi anni?“Le cifre di ieri non sono più sostenibili. Ovviamente chi dovrà redigere il nuovo bando dovrà tenere conto del fatto che il mondo è cambiato e in qualsiasi manife-stazione le sponsorizzazioni sono scese almeno di un terzo. Come dicevo non bi-sogna pensare solo a far cassa, ma anche a preservare il valore della corsa”.

Le cifre di ieri per aggiudicarsi la gestione non sono più sostenibili.Non bisogna pensare solo a far cassa, ma anche a preservare il valore della corsa.

Credo sia impossibile continuare con una società pubblica, questa strada mette a rischio il contributo annuale all’Aci.

Page 11: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

21

RUBRICALA/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

di FERdINANdO mAGNINO

TU & IL FISCO

InDAGInI FInAnZIARIe nella separazione tra coniugi

Le indagini finanziarie svolte nell’ambi-to di una procedura di divorzio posso-no essere utilizzate anche ai fini fiscali. Lo stabilisce la recente sentenza n. 27/31/13 della C.T. Reg. di Firenze. Il giudice civile, in effetti, al fine di deter-minare l’assegno di divorzio e il contri-buto di mantenimento dei figli minori, può incaricare la Guardia di Finanza di svolgere le indagini in oggetto, in base al quale il tribunale può disporre inda-gini sui redditi e patrimoni delle parti, valendosi anche della polizia tributaria. Nel caso di specie, i controlli sui conti correnti del marito, avevano portato in luce movimentazioni cospicue dell’ordi-ne di svariate centinaia di miglia di euro. La Guardia di Finanza, però, non si era limitata a utilizzarle nell’ambito del qua-le erano state disposte – la procedura di divorzio – impiegandole anche per il controllo fiscale della posizione del contribuente, che risultava ufficialmen-te pensionato. In particolare, le Fiamme Gialle avevano ricostruito il suo reddito sulla base delle operazioni finanziarie contestate. Come ormai noto, le inda-gini in oggetto sono assistite da una presunzione legale per cui i prelievi e i versamenti che il contribuente non giustifichi sono computati ai fini della determinazione della materia imponibi-le ex art. 32 del DPR 600/1973 e 51 del DPR 633/1972. Ciò che più rileva, però, della sentenza odierna è l’aspetto concernente l’utilizzabilità delle inda-gini finanziarie espletate nell’ambito della procedura di divorzio anche in sede fiscale. I giudici di merito hanno confermato tale utilizzabilità, per cui le

Fiamme Gialle collaborano e forniscono agli uffici dell’Agenzia delle Entrate gli elementi utili per l’accertamento, anche derivati da indagini penali, previa auto-rizzazione del PM. Nello stesso senso, poi, depone l’art. 36, comma 4 del DPR 600/1973, che, implicando un obbligo ancor più generalizzato, prevede che i soggetti pubblici incaricati istituzional-mente di svolgere attività ispettive o di vigilanza – nonché gli organi giurisdi-zionali, requirenti e giudicanti, penali, civili e amministrativi e, previa autoriz-zazione, gli organi di polizia giudiziaria che, a causa o nell’esercizio delle loro funzioni, vengono a conoscenza di fatti che possono configurarsi come viola-zioni tributarie, devono comunicarli alla Guardia di Finanza, fornendo l’eventua-le documentazione atta a comprovarli.In sostanza, le indagini finanziarie, una volta che siano state legittimamente au-torizzate ed espletate in contesti diversi

da quello fiscale, divengono comunque utilizzabili anche in quest’ultimo, alla stregua di un qualsivoglia altro elemento comunicato o segnalato da altri organi dello Stato all’Amministrazione finanzia-ria, per l’esercizio dell’attività accertatri-ce. È appena il caso di ricordare, infine, che la Cassazione si era già occupata di una questione analoga, con la sentenza n. 25142 del 2009, con cui aveva so-stanzialmente stabilito che la documen-tazione bancaria rinvenuta dalla Guardia di Finanza, durante attività di polizia giudiziaria, è utilizzabile per l’accerta-mento fiscale sulla base delle indagini finanziarie, poiché la mancata adozione delle forme previste dai DPR 600/1973 e 633/1972 (autorizzazione, richiesta alle banche e comunicazione da parte di queste ultime al contribuente) non è una condizione necessaria per l’applicazione del meccanismo presunto, il quale ha na-tura sostanziale.

Page 12: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

2322

PENSIERI DI/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

PENSIERI DI/

Mille Miglia, FranchiVoglio una Freccia rossa bresciana, nonostante le gelosie

il punto di vista dell’ex patron della Mille Miglia.

di AndreA TorTelli

la Mille Miglia moderna, per certi versi, l’ha inventata lui. Per quasi un quarto di secolo, infatti, la “sua” Marva ha orga-

nizzato la kermesse facendola diventare

un appuntamento fisso per i bresciani e portandola ben al di fuori dei confini della Leonessa. Poi, nel 2007, per Co-stantino Franchi sono arrivati i proble-mi. Prima la guerra di ricorsi e la gara per l’assegnazione persa contro l’Ati guidato da Casali. Poi le accuse di turba-

dell’ipotesi di dar vita a una fondazio-ne per tutelare il Marchio Mille Mi-glia. Che ne pensa?“Il marchio è di proprietà dell’Aci Bre-scia e il nuovo consiglio dell’ente deci-derà in piena libertà cosa farne. Di certo – immagino – ogni scelta non potrà pre-scindere dal mantenimento del milione abbondante di euro che è stato versato negli ultimi anni nelle casse dell’ente di via Enzo Ferrari”.La garanzia potrebbe darla anche una fondazione. Prendendo in concessio-ne il marchio, oppure acquistandolo e versando un bel gruzzolo nelle casse dell’Aci.“La Mille Miglia per Aci è la gallina dalle uova d’oro: vendere il proprio asset mi-gliore non è decisione da poco. E fran-camente non ho le competenze tecniche necessarie per dire se il marchio si possa davvero vendere e se la fondazione pos-sa distribuire utili ad Aci”.Ma se domani chiudessero l’Aci il marchio potrebbe finire per sempre a Roma...“Non mi pare un rischio reale. E co-munque oggi la questione del marchio mi pare soprattutto un’altra. La Mille Miglia, come ogni evento, può vivere dei momenti di difficoltà e, in quel caso, la sua sopravvivenza sarebbe legata so-prattutto al fatto che si siano compiuti o meno sforzi importanti sul versante del marketing. Il marchio vive solo se ha licenziatari importanti, come Chopard. In alcuni Paesi asiatici, per fare un esem-pio, molti sono convinti che Mille Miglia

sia una marca di orologi: questo potrà cambiare solo se si trovassero licenzia-tari altrettanto importanti che investano veramente sul marchio”.Da osservatore privilegiato quale pensa che sia la soluzione migliore per il futuro?“A breve il commissario dovrà decidere se è possibile continuare con l’affida-mento diretto alla 1000Miglia Srl o se è necessario un bando. Poi la parola pas-serà al nuovo consiglio dell’Aci. La solu-zione migliore, per me, è che la kermes-se venga affidata a qualcuno che sappia farla crescere ancora. Non mi interessa molto se a farlo sia l’Aci o una fondazio-ne. Ma da bresciano ammetto che non mi piacerebbe se la Mille Miglia finisse in mani straniere”.Considera la Freccia Rossa più italia-na o bresciana?“Italiana, ma con una forte connotazio-ne bresciana. Nella Leonessa della Mille Miglia si parla tutto l’anno. Perfino le proteste più eclatanti si fanno quando c’è la corsa”.Ma se domani si aprisse un bando per la gestione le verrebbe la tentazione di partecipare?“Ho un po’ di nostalgia, ma sto benissi-mo dove sono oggi”.E a un amico lo consiglierebbe?“Sì. Anche se lo avvertirei del fatto che un bresciano alla guida può suscitare molte gelosie”.C’è ancora la possibilità di fare business con le cifre attuali da versare ad Aci?“Per una persona ben introdotta nell’ambiente sì. Ma voglio sgombera-re il campo dai dubbi e dalle illazioni: non parliamo di un business milionario. Diciamo che se ne può venir fuori gua-dagnando il giusto, se si lavora giorno e notte e si ha un po’ di fortuna”.Il mercato delle auto d’epoca invece

come va?“Un tempo le auto d’epoca si acquista-vano per pura passione e il valore eco-nomico era secondario. Oggi è cambiato tutto. Sono diventate beni d’investimen-to, come i gioielli: possono valere anche diversi milioni di euro e a trattarle sono spesso più investitori che appassionati. Questo, ovviamente, ha anche effetti sulla Mille Miglia: ai miei tempi le auto importanti si tiravano fuori dal garage, oggi molti proprietari non vogliono mettere a rischio beni così preziosi con una corsa”.Ma per la Mille Miglia è meglio allar-gare le maglie o renderla più esclusi-va e ridurre i partecipanti?“Serve una giusta via di mezzo, anche se il territorio potrebbe trarre vantaggio da un aumento del numero dei partecipan-ti. Per la Leonessa, comunque, la prio-rità deve essere un’altra. Quanti bre-sciani, solo per fare un esempio, hanno visitato il Santuario della Via Crucis di Cerveno, che è una delle cose più bel-le della Val Camonica? Troppo pochi. Bisognerebbe sfruttare l’occasione del-la Mille Miglia per creare un percorso che valorizzi le tante realtà di valore che abbiamo e che oggi non sono adeguata-mente pubblicizzate. Ma questo implica un investimento sul futuro che solo il pubblico può fare”.E torniamo all’esigenza di una fonda-zione...“La fondazione oggi mi pare più una provocazione che una possibilità reale. I soldi non ci sono. Né credo che un organizzatore, da solo, possa trovare le risorse aggiuntive per farlo. Ma la dire-zione deve essere quella. Dovremmo trasformare la Mille Miglia in un gran tour dell’Italia minore, che permetta agli stranieri di scoprire anche realtà diverse dalle più note città d’arte”.

La Mille Miglia può vivere dei momenti di difficoltà, la sua sopravvivenza è legata anche agli sforzi che si faranno sul versante del marketing.

Consiglierei a un amico di candidarsi a gestire la corsa. Ma lo avvertirei del fatto che un bresciano alla guida può suscitare molte gelosie.

tiva d’asta e, dopo tre anni, l’assoluzio-ne piena. Ora, Franchi è un “semplice” appassionato d’auto d’epoca. Ma il suo è senza dubbio un punto di vista privile-giato sul passato, il presente e il futuro della Freccia Rossa.Da qualche tempo a Brescia si discute

Page 13: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

FasterNet e Panduit hanno realizzato il data center di Golden Lady Un data center creato su misura, cucito sulle specifiche esigenze dell’azienda come fosse un abito di sartoria. È il case study, dal

titolo “Golden Lady: un data center a prova di futuro”, che FasterNet e Pan-duit hanno presentato al Datacenter Dynamics di Milano, la più importante conferenza italiana dedicata al mondo dei data center. Il data center è stato realizzato per la storica azienda di calzetteria con sede a Castiglione delle Stiviere (Mn), che ha collaborato alla costruzione di una soluzione ICT all’a-vanguardia e in grado di sostenere le future sfide di business che la stessa azienda vorrà mettere in campo. FasterNet, azienda bresciana di networking appartenente a Bicta prima rete d’impresa in Italia specializzata nel settore ICT, e Panduit, fornitore leader di soluzioni per infrastrutture di rete dati e industriali, hanno creato per Golden Lady un “cuore informatico” innovativo sotto molti punti di vista e in grado di azzerare il rischio operativo. Per mag-giori informazioni e consultare il programma della conferenza, http://www.datacenterdynamics.com/it/conferences/2013/milan-2013?l=programme

Il neo presidente di Aib Marco Bonometti apre gli incontri con le imprese associate Con l’obiettivo di rafforzare i rapporti tra imprese associate e AIB, il nuovo presidente di Associazione Industriale Bresciana Marco

Bomometti ha effettuato in Cembre il primo di una serie di incontri finalizzati a raccogliere le esigenze delle aziende della provincia. Mrco Bonometti si è confrontato con il presidente Giovanni Rosani nel corso di una visita ai reparti produttivi della società e al nuovo magazzino dei prodotti finiti. “In un mo-mento particolarmente difficile per l’intera economia vogliamo ascoltare, là dove ci sono – ha detto Bonometti, che era accompagnato dal direttore di AIB David Vannozzi –, i problemi che gli imprenditori incontrano nei rapporti con le istituzioni del territorio, farci loro portavoce e intervenire quando possibi-le. Abbiamo iniziato da una delle eccellenze bresciane e continueremo nelle prossime settimane il nostro lavoro”.

BACHECA/

30/05

31/05

Good Energy Award 2013, la bresciana Turboden tra i vincitoriTurboden (Brescia) per la categoria Constructor, Teleriscalda-mento Termo-Elettrico Dobbiaco-San Candido Società cooperativa

(Bolzano) per la categoria Producer, ed Edilana (Medio Campidano) per la categoria Energy Efficiency, sono i vincitori della quarta edizione di “Good Energy Award 2013”. Questo il verdetto della Giuria del Premio ideato dallo studio Bernoni Grant Thornton e dedicato ai produttori e costruttori di impian-ti per il settore delle energie rinnovabili e a quelle aziende che hanno saputo applicare politiche di efficienza energetica. Turboden srl (che dal 2009 fa capo al gruppo statunitense UTC), che si è aggiudicata il riconoscimento per la categoria Constructor, è specializzata nella costruzione di turbogeneratori basati sull’ORC (Ciclo Rankine Organico), una tecnologia per la produzione combinata di energia elettrica e calore partendo da diverse fonti di energia e particolarmente adatta alla generazione distribuita. Per approfondimenti vai al sito: www.bsnews.it

07/06

Nuovi brand del settore food nel portfolio Pr di Soluzione Group Il portfolio clienti dell’area PR dell’impresa di comunicazione bresciana si è arricchito di nuovi e importanti brand italiani del

settore food. Si tratta di Compagnia Italiana Sali, Gruppo Pedon e Unione Italiana Vini. Una conferma dell’ormai consolidato know-how in questo am-bito che vede il team PR impegnato da molto tempo nelle media relations per Trentingrana, Gruppo Formaggi del Trentino, F.lli Berlucchi, e del grup-po Bauli (consumo regolare e ricorrenze) insieme ai brand Motta e Doria, oltre al recente Dalter Alimentari, new entry dello scorso anno. Soluzione Group, che quest’anno festeggia il 25° anniversario, opera a livello inter-nazionale avvalendosi di un team interno di 20 specialisti e 23 agenzie partner nel mondo attraverso il network PRN Public Relations Network, fondato dalla stessa Soluzione Group nel 2005, cui si sono aggiunti da poco anche il Venezuela, la Columbia e da gennaio l’India (www.pr-network.biz). Tre le divisioni del Gruppo: Branding Intelligence, Media Relations Strategy e Social Media Relations.

06/06

Depositi bancari, il record della crescita va a CastenedoloBrescia è tra i comuni della provincia dove si è registrata una delle maggiori crescite dei depositi bancari: +62,74% negli ul-

timi cinque anni per 9,4 miliardi di euro a fine 2012. A comunicarlo è Deutsche Bank che inaugura un nuovo sportello a Brescia (in via Crocifissa di Rosa, 63) e allarga la propria rete in Lombardia (dove supera i 120 sportelli e gestisce 11,5 miliardi per circa 200 mila clienti). In testa alla gra-duatoria provinciale ci sono Castenedolo (+105,92% e 230 milioni di euro), Paratico (+94,37% e 40 milioni di euro) e Gardone Valtrompia (+92,30% e 276 milioni di euro). In coda alla classifica sono Esine (-12,91% e 49 milioni di euro), Castrezzato (-5,80% e 40 milioni di euro) e Bedizzole (-0,34% e 125 milioni di euro).Per approfondimenti vai al sito: www.bsnews.it

07/06

25

Banco di Brescia, il presidente è Costantino VitaliL’Assemblea degli Azionisti del Banco di Brescia ha nominato cinque nuovi consiglieri di amministrazione in sostituzione di altrettanti

componenti dimessisi. I nuovi amministratori sono: Francesca Bazoli, Pietro Gus-salli Beretta, Giorgio Franceschi, Orlando Niboli, Giuseppe Zannoni. Il CdA del Banco di Brescia, riunitosi al termine della seduta assembleare, ha nominato il Costantino Vitali presidente della Banca e Pietro Gussalli Beretta vice presidente; quest’ultimo si affianca all’altro vice presidente, Pierfrancesco Rampinelli Rota.Costantino Vitali sostituisce Franco Polotti, già Presidente del Banco di Brescia, ora Presidente del Consiglio di Gestione della Capogruppo UBI Banca. Vitali vanta una lunga esperienza nel mondo bancario, in particolare a Brescia dove è stato direttore generale della Banca San Paolo di Brescia prima, e del Banco di Brescia poi, fino a al 6 aprile 2010, data in cui è stato nominato vice pre-sidente della Banca.Per approfondimenti vai al sito: www.bsnews.it

06/06

Page 14: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

27

ECONOMIA/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

GESTIONE DEL PARCO STAMPANTI

Mancanza di controllo sui costi, dispositivi che non sono in grado di soddisfare le esigenze degli utenti,

sprechi di consumabili, cali di produttività e impatto ambientale negativo sono alcuni dei rischi che si

corrono se il parco stampanti non è ottimizzato e correttamente gestito. Il programma , grazie a

un’effi cace proposta di noleggio e servizi inclusi, vi permette di averne il controllo.

UN FORNITORE. UNA FATTURA. UNA SEMPLICE SOLUZIONE.

document managementdocument management

• vantaggioso programma pay per page

• costante aggiornamento tecnologico

• portale DAP per ordini e assistenza on-line

• software per rilevazione volumi e tracciabilità costi

• rapida e qualifi cata assistenza on-site

• stampante sostitutiva in caso di fermo macchina

• ritiro e smaltimento hardware e cartucce toner esauste*

UN NUOVO MODO DI PENSARE ALLE PERFORMANCE DELLA STAMPANTEUN NUOVO MODO DI PENSARE ALLE PERFORMANCE DELLA STAMPANTEUN NUOVO MODO DI PENSARE ALLE PERFORMANCE DELLA STAMPANTEUN NUOVO MODO DI PENSARE ALLE PERFORMANCE DELLA STAMPANTE

www. d a pweb . i t

*att

ivit

à or

gani

zzat

a co

n Ri

coh

Ital

ia g

razi

e al

pro

gram

ma

di r

ecup

ero

e ri

cicl

o

DAP srl Sede (direzione/amministrazione/commerciale/showroom) via Fura, 127/a - 25125 Brescia - Tel. 030 349410 Terminal (magazzino/logistica/assistenza tecnica) via Orzinuovi, 50/b - 25125 Brescia - Fax 030 349401

la riforma più immediata? Più strategica della pur necessaris-sima riforma del fisco, più strut-turale della pur basilare riforma

della burocrazia, più fondamentale della sanità e delle pensioni, più radicale per l’intera economia e più determinante per la crescita? Quella del mercato del lavoro e del contratto unico dei lavo-ratori. Una riforma all’insegna di un principio-base: se tutti siamo flessibili nessuno è precario.

PreCArio? in lATinoÈ “ColUi CHe PreGA”Siamo il mercato del lavoro meno flessi-bile e più rigido del mondo, ma al punto cui sono giunte le cose flessibilizzare, questo il problema, non basta più. Non

Meno tasse Meno stato

Più laVoro Più Mercatonon sette – come nel romanzo di lawrence – ma quattro pilastri della saggezza.

Così possono essere definiti i quattro punti citati nello slogan del titolo. Meno tasse come condizione preliminare e basilare, meno Stato come conseguente

riduzione della spesa pubblica, più lavoro come riforma radicale del mercato del lavoro, più mercato come maggiore liberalizzazione.

diciamo che occorrerebbe precarizzare, ma certamente non andare nel senso del posto fisso a vita poiché questo non è più possibile. Sia per ragioni econo-miche oggettive, poiché i processi pro-duttivi odierni richiedono il massimo di flessibilità, sia per il fatto che per ogni occupato a vita c’è un disoccupato a vita, per ogni posto fisso dentro il mondo del lavoro c’è un precario fuori dal mondo del lavoro. Precario, per inciso, deriva dal latino prex-precis, preghiera: preca-rio è dunque chi prega, nella fattispecie di cui parliamo chi prega per avere un lavoro. Bene la proposta di Letta, e bene anche quella della Ue per il lavoro ai giovani, ma per l’Italia centomila nuovi occupati previsti su oltre 3 milioni di giovani di-soccupati (24-25 milioni a livello euro-peo, di cui quasi la metà giovani) sono gocce nel mare. Che si fa intanto per gli altri milioni che restano fuori dal lavoro tutta la vita? L’abbiamo già scritto su queste pagine ma occorre continuare a ripeterlo. La nostra generazione – quel-la dei sessanta-settantenni pensionandi o pensionati – è stata la più fortunata nella storia dell’umanità. Per due ragio-ni. La prima che non è morta in guerra,

di AleSSAndro CHeUlA

come tutte o quasi le generazioni che l’hanno preceduta; la seconda che è di-ventata più ricca dei propri genitori. Eb-bene, a compenso di tali privilegi cosa lasciamo ai nostri figli? Un debito pub-blico spaventoso e irredimibile, una cri-si permanente e irrisolvibile, una disoc-cupazione talmente cronica e strutturale da apparire irreversibile. Proprio perché la più fortunata, la nostra generazione è stata ed è anche, colpevolmente, la più egoista. Non è un discorso moralistico. Ci siamo mangiati tutto quello che c’era nel piatto. Un piatto dove non è rimasto più niente per nessuno. Ebbene, verrà il giorno che quel piatto vuoto senza più pietanze i nostri figli ce lo romperanno in testa. E prima lo faranno meglio sarà per riappropriarsi di quel poco che resta del loro futuro.

lA SPerAnZAe lA PieTAnZA Altro che dire “abbiamo tolto ai nostri figli la speranza” o “abbiamo tolto loro i sogni”. Prima della speranza, abbia-mo tolto loro la pietanza. Il ministro del Lavoro Giovannini, con un’aria beata-mente soave, dice che i giovani disoc-cupati sono in realtà 650mila e non s

Page 15: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

28

ECONOMIA/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

UNA SOSTA DAL FASCINO PARTICOLAREIl Primotel di Brescia è una moderna struttura, che offre efficienza, comodità ed eleganza.

E’ situato a poche centinaia di metri dal casello A4 di Brescia Centro.

L’Hotel propone 34 camere, di atmosfera rustico elegante, dotate di ogni confort.

Sala Meeting recentemente rinnovata e attrezzata, ospitante fino a 80 posti.

Disponibile accesso riservato: sappiamo darvi il benvenuto con la massima discrezione.

Primotel garantisce un servizio superiore, a convenienti tariffe da 3 stelle.

WWW.PRIMOTELBRESCIA.IT

stud

ioim

pron

ta.it

BresciaVia Borgosatollo, 30

tel. 030.3534286 fax 030.3534173

www.primotelbrescia.it

tre milioni come da sempre conclamato. Bella scoperta. La cifra è verosimile se paragonata ai giovani sul mercato del lavoro, ma se rapportata ai giovani in età di lavoro è assolutamente sottostimata. I giovani in età da lavoro ma privi di lavoro sono quasi il 40% della forza lavoro gio-vanile, quella fino a 30 anni di età, men-tre nel Sud della Penisola raggiungono il 50%. No, la goccia nel mare di Letta è meglio che niente, ma non risolve nien-te. Risolutiva sarebbe invece la riforma strutturale del lavoro e del mercato del lavoro con il superamento (leggi abo-lizione) della separazione tra lavoro a tempo determinato e indeterminato (tra posto fisso e posto precario) e una con-seguente redistribuzione sistemica del lavoro ispirata a tre principi fondamen-tali. Il primo è la totale flessibilità sia in entrata che in uscita all’insegna del prin-

cipio “se tutti siamo flessibili nessuno è precario”; il secondo è che, per dare ai disoccupati un minimo di speranza, occorre gradualmente smantellare i pri-vilegi degli occupati; il terzo è che per garantire i precari occorre in qualche misura precarizzare i garantiti. Tre prin-cipi tutti riassumibili in un solo denomi-natore: la difesa del lavoratore al posto della difesa del posto di lavoro. Sono cose che da noi suonano come bestem-mie, ma sono la norma in Paesi, quali Stati Uniti e Gran Bretagna, di cui non si può dire che siano più arretrati e dove non si può dire che il lavoratore goda di garanzie inferiori alle nostre. Il fatto è, purtroppo, che oggi il peggior nemico dei disoccupati è il sindacato degli oc-cupati. Anche questo può suonare come una bestemmia ma è la semplice realtà. Altro non potrebbe essere, poiché il sin-

dacato istituzionalmente deve tutelare gli occupati, e facendolo fa il suo me-stiere. Ma al tempo della crescita e dello sviluppo non c’era conflitto tra occupati e disoccupati, o meglio gli interessi di entrambi fino a un certo punto poteva-no coincidere o essere tendenzialmente conciliabili, tanto che il sindacato po-teva assumere tra i propri compiti non primari anche la difesa, quantomeno di principio, dei disoccupati. Oggi, in tem-pi di crisi, il sindacato più oltranzista e corporativo, che più “deve” difendere gli occupati proprio a causa della crisi, è il peggior nemico dei disoccupati.

SPeSA PUBBliCAil GrAnde TABÙLa progettazione di un futuro possibi-le potrebbe credibilmente fondarsi su quattro pilastri, sopra i quali fondare tutto il resto. È un progetto per un fu-turo di lungo periodo, non certo per il domani. Ma un partito o una coalizione di partiti che sappia elaborare un pro-gramma attendibile dentro il perimetro delimitato da questi quattro angoli por-tanti potrebbe, nell’arco di due legisla-ture, condurre il Paese definitivamente fuori dai ritardi strutturali (non dai pro-blemi, ma quantomeno da quei “25 anni perduti”, come ha detto il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nel-le sue ultime “Considerazioni finali”). “Meno Stato”, cioè meno burocrazia e spesa pubblica, come compensazione necessaria al “meno tasse”. Ma la ridu-zione della spesa pubblica in Italia è da sempre un tabù sia per la destra che per la sinistra. Altrimenti non si spieghereb-be l’abnorme debito pubblico che grava sulle finanze nazionali, duemila miliardi di euro pari al 130% del Pil. Che fine ha fatto la tanto sbandierata “spending review” di Enrico Bondi, il tecnico in-caricato dal governo tecnico di Mario Monti di predisporre un piano di ridu-zione della pubblica spesa? Ma perché in Italia – lo è anche in quasi tutti i Paesi della Ue, ma in particolare in Italia, poi-ché la spesa pubblica è soprattutto spesa sociale – è impossibile ridurre la spesa pubblica? Per ragioni solo elettorali? s

Page 16: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

3130

ECONOMIA/ ECONOMIA/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

Per paura di perdere voti e consenso e quindi potere? Perché la spesa sociale è incomprimibile per ragioni, appunto, sociali? Anche per questo ma non solo. Il fatto è che in Italia la spesa pubbli-ca, poco meno della metà del Pil, a sua volta è per oltre la metà assorbita dalla spesa corrente, cioè stipendi e pensio-ni, e questa è per due terzi destinata al centro-sud della Penisola. Insomma, ri-durre concretamente la spesa pubblica significa, nella particolare situazione italiana, spaccare il Paese, dividerlo in due più ancora di quanto sia stato divi-so dalla geografia e dalla storia. Ridurre quantomeno lo spreco? Benissimo, ma quando ci si prova nessuno si rassegna a considerare spreco il privilegio di cui gode. Affrontare il problema con gra-dualità democratica? Meglio ancora, ma significa spostarne la soluzione alle calende greche. Cioè mai. Significa am-mettere che con i normali metodi del consenso maggioritario ossia democra-tico la situazione è insolubile? Forse. Ma se così fosse, quale sarebbe l’alter-nativa?

PoSTo di lAVoroo diriTTo Al lAVoro? Difesa del posto o del diritto? Del po-sto di lavoro o del lavoratore? In tempi di crescita, all’epoca della società for-dista, i due aspetti erano coincidenti e quasi sinonimi, ma in tempi di crisi sono termini contrapposti. Ciò perché il sin-dacato in Italia è più che mai sindacato dei protetti-assistiti-garantiti-occupati. Ovvero un sindacato più corporativo e conservativo che collaborativo. Il che non significa arrendevole al padrone, ma che tiene conto della situazione. Un sindacato che certo difende gli occupati ma a scapito dei disoccupati; che tutela i pensionati (ormai il 60% degli iscritti) al posto dei precari. Un sindacato del “chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuo-ri”: chi è dentro la cittadella del lavoro è dentro a vita, chi è fuori è fuori per sempre. Creare lavoro? Tutti i partiti mettono il lavoro al primo posto. Ma il lavoro non si crea a parole o per decreto, come

avveniva nei Paesi del socialismo reale, ma col mercato. I posti di lavoro non si mettono a carico dello Stato, la cui spesa nel caso italiano ha portato a un debito pubblico di 2 miliardi di euro ossia 4 milioni di miliardi di vecchie lire, ma con l’espansione del mercato. Vale a dire creando le condizioni (po-che tasse, buoni servizi, veri incentivi, moderne infrastrutture, credito mirato, burocrazia snella, deregolazione e li-

beralizzazione) che possano favorire la nascita e la crescita delle imprese, cioè il principale strumento di occupazione e di crescita reali, e in secondo luogo con una radicale riforma del mercato e della legislazione del lavoro. Ripetiamo: radicale e strutturale, ossia in grado di tagliare le ali ai privilegi corporativi, non solo le corporazioni professionali blasonate e ricche ma anche i milioni di piccoli privilegi, tanti quanti gli occupa-

ti, delle grandi corporazioni “povere” del sindacato di massa. Un conto è il diritto al lavoro, un altro è il posto di lavoro. È il diritto al lavoro che deve essere “fisso”, cioè garantito a vita, mentre è il posto di lavoro che deve essere, ove possibile, flessibile, cioè va-riabile e intercambiabile. Il che significa l’incertezza del posto di lavoro come condizione della certezza del diritto al lavoro. Ripetiamo: se c’è sviluppo tutto si risolve, ma in mancanza di crescita e in carenza di lavoro, se vogliamo dare la-voro a chi non ce l’ha, occorre dividere il lavoro che c’è. Ma anche quando arrive-rà la ripresa non dobbiamo perdere l’oc-casione per riformare e ristrutturare, preparando il sistema-Paese ad affron-tare le crisi future che periodicamente verranno. Non più scioperi generali, allora, bensì scioperi generazionali. I giovani, se vogliono riappropriarsi del loro futuro, devono prendere nelle loro mani il proprio destino. Noi gli abbiamo lasciato una montagna di debiti poiché, giova ripeterlo, ci siamo mangiati tutto quello che c’era nel piatto. Duplice im-perdonabile colpa, poiché il benessere in cui siamo vissuti poteva indurci a la-sciare qualcosa di più invece dei debiti.

Ai GioVAniApologia del giovanilismo? Certo, ma attenzione. Non il giovanilismo arro-gante, enfatico, retorico ed eterodiretto (diretto da altri cioè dagli adulti) dician-novista, quello che preparò il fascismo, ma il giovanilismo consapevole, razio-nale e autodiretto dei rottamatori-rico-struttori di oggi. Stare con i giovani non vuol dire essere beotamente giovanilisti, come essere buoni non significa essere beatamente buonisti. Sì invece ai gio-vani intenzionati e prendere in mano il proprio destino, quello delle comunità in cui vivono e del Paese cui apparten-gono, senza delegarlo a questi partiti e a questa politica ma a una nuova politi-ca, e possibilmente a nuovi partiti. Da dove viene la crisi che stiamo vivendo e che mette a rischio, oltre al futuro delle nostre comunità, la sopravvivenza della stessa democrazia rappresentativa? Che

mette in forse l’appartenenza dell’Italia all’Europa nonostante le positive per-formances dei suoi campanili e delle migliaia di piccole imprese laboriose e industriose, competitive malgrado la iniqua pressione tributaria di cui sono vittime per colpa dello Stato e la feroce stretta creditizia da cui sono colpite per colpa delle banche? Le stesse costret-te a recuperare le perdite subite negli anni della scellerata finanza speculativa a base di titoli derivati, tossici, nocivi e chi più ne ha più ne rimetta? Realtà di cui Brescia è uno degli esempi più com-piuti per benessere e risparmio, per civiltà e laboriosità? La crisi è venuta dalle banche, certo, e dalla finanza inter-nazionale che ha causato e causa ancora i noti disastri. Ma non solo queste. Le cause, come sempre accade nella genesi dei fenomeni socio-economici e nelle evoluzioni politico-istituzionali, sono remote, ma nel contempo sono anche recenti. Le matrici sono lontane, ma nel caso di specie sono anche vicine. Molto vicine. Le cause remote vanno cercate

nell’Evo, nella nostra storia, le cause vi-cine nel nostro Ego, nel nostro Io. Evo inteso come cultura della storia e della memoria, Ego inteso come culto di se stessi. Dalla cultura dell’Evo cioè della storia, della nostra storia ossia della no-stra memoria collettiva (ma non sempre condivisa) siamo passati senza accorger-cene al culto dell’Ego, inteso sia come egoismo generazionale sia come Ego personale. Se le cause della crisi sono dunque anche soggettive, dentro di noi – cause che interagiscono con quelle oggettive fuori di noi – le risposte non potranno che essere conseguenti, sia soggettive che oggettive. Dobbiamo superare l’incoscienza dell’Ego e torna-re alla coscienza dell’Evo, della storia, delle radici. Alla nostra storia, alla no-stra memoria. Storia e memoria da cui discendono la nostra attualità e la nostra comunità, lasciando perdere l’Ego con le sue degenerazioni, le sue perversio-ni e i suoi, appunto, egoismi. Primo fra tutti l’egoismo generazionale. Che è la somma degli egoismi individuali.

Page 17: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ 33

INCHIESTAL/

italiani nel Mondo

Continua il nostro viaggio alla scoperta degli italiani che vivono all’estero. Questo mese il focus riguarda i residenti, coloro che hanno lasciato il nostro Paese da anni.

di AleSSiA MArSiGAliA

italiani che migrano? Non è una no-vità. È una storia che si racconta or-mai da oltre un secolo. In America, in Argentina, in Australia e in alcuni

Paesi dell’Europa, i nostri ex compatrioti hanno esportato i loro italici cognomi e la loro professionalità. Molti hanno fatto fortuna e carriera – Rudolph Giuliani, Frank Sinatra, Robert De Niro –, altri sono emeriti scienziati – come Silvio Li-cali che ha vinto il Nobel per l’informatica –, altri ancora hanno contribuito a creare lo stereotipo italiano portando con sé le cattive abitudini nostrane, “cosa nostra” compresa. Sta di fatto che, mentre pro-prio in questi mesi si sta battagliando sulla spinosa questione dello “ius soli e ius sanguinis”, e sono state assegnate al viceministro degli Affari Esteri Bruno s

solu

zion

egro

up.c

om

213_184-pag-ADV-sogg_papaebambina-rivista12mesi-FS-0.indd 1 23/05/13 11:30

Page 18: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

INCHIESTAL/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

Come è cambiato il fenomeno migra-torio in questi anni?“Nell’ultimo biennio assistiamo ad un ringiovanimento sia dei residenti all’e-stero (che ad oggi sono oltre 4 milioni, di cui 890mila hanno tra i 19 e 34 e 665mila sono minorenni) sia dei flussi di mobilità. Se nel primo caso abbiamo però dati ufficiali i secondi cerchiamo di individuarli tramite Erasmus, corsi universitari all’estero, delocalizzazione delle imprese o le cancellazione dalle anagrafi tramite l’Istat”.Chi parte?“Ci sono diverse categorie. Quelli che partono per formarsi – circa 17mila – e completare gli studi universitari: loro scelgono mete tradizionali come Fran-cia, Spagna e Gran Bretagna per pros-simità geografica, storica e linguistica. Poi dal 2011 si è registrato un nuovo flusso, sempre di studio, ma di liceali che seguono rotte completamente di-verse verso la Cina, la Russia e l’India. La mentalità quindi cambia, questi ado-lescenti hanno in mente Paesi diversi, come sbocco lavorativo, rispetto alla generazione precedente. E poi ci sono i giovani che si specializzano e che vanno

in Europa, ma anche oltre Oceano e so-prattutto negli Stati Uniti”. Per lavoro invece?“Anche qui ci sono due fenomeni: i laureati che decidono di emigrare per-ché non trovano in Italia un lavoro che rispetti la loro qualifica e poi quelli che invece partono per necessità. A volte, però, anche i neolaureati accettano, se all’estero, lavori inferiori alla loro

Fondazione MigrantesIntervISta a DeLFIna LICata, CaPoreDattore “raPPorto ItaLIanI DeL MonDo” DeLLa FonDazIone MIgranteS.

Archi le deleghe per gli italiani all’estero, sono davvero numerosi coloro che ormai vivono lontano dalla patria, perfettamen-te inseriti nella cultura del Paese ospite. Secondo i dati del Rapporto Italia-ni all’estero 2012, i cittadini italiani iscritti all’Aire (Anagrafe Italiani resi-denti Estero) sono 4.208.977, di cui 2.017.163 donne (47,9%). Ben il 54% del totale degli iscritti ha dato come mo-tivo di iscrizione l’espatrio, ma continua l’ascesa dei “nati all’estero”, arrivati al 38,3% (erano il 37,7% nel 2011), men-tre quelli che hanno acquisito la cittadi-nanza italiana sono fermi al 3,2%. Oltre 1 milione e mezzo è all’estero da più di 15 anni e il 14,9% (quasi 630mila) lo è da 10-15 anni. Ma dove sono? In base

ai dati attuali sono soprattutto in Euro-pa (2.306.769, 54,8%) e in America (1.672.414, 39,7%), seguono Ocea-nia (134.008, 3,2%), Africa (54.533, 1,3%) e Asia (41.253, 1,0%). Il 53,3% è partito dal Meridione, il 31,5% pro-viene dal Nord Italia e il 15,2%, infine dalle regioni del Centro Italia.Il Rapporto Migrantes evidenzia la car-riera di questi emigrati, sottolineando come sia alta la presenza degli italiani iscritti a università straniere e come in ruoli accademici, come il lecturer (pro-fessore ordinario) e il professore (cat-tedratico), godano in quasi tutti i casi di contratti a tempo indeterminato e full time. Altre eccellenze riconosciute all’I-talia in tutto il mondo sono gli archeo-

logi che sono operanti nel mondo con oltre 150 “missioni”. Tutti dati che fanno emergere quanto gli italiani all’estero, e quindi anche i giovani che emigrano, vadano consi-derati come un importante “potenziale sociale, culturale ed economico a con-dizione di mantenere legami fruttuosi tra chi è partito e chi è rimasto”. Cosa che spesso non accade, soprattutto per chi è all’estero da tanto tempo e che oc-cupa livelli di grande responsabilità nei vari settori. L’auspicio, che istituzioni ed enti promuovono, sarebbe la cre-azione di un filo rosso tra chi va e chi resta affinché coloro che si arricchisco-no fuori, siano una risorsa anche per l’Italia e chi rimane.

qualifica perché in quei Paesi trova-no stipendi più alti e meritocrazia. Ad esempio un architetto sottopagato in Italia, va all’estero e decide di fare il cameriere perché guadagna molto di più e intanto impara una lingua. Ci sono poi quelli che emigrano con il vi-sto working holiday, cioè arrivano da turisti e poi cercano di rimanere là. Un fenomeno che ha interessato soprat- s

34

Page 19: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

37

INCHIESTAL/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/36

PAriGiIRENE, docenteCosa ti ha spinto a partire?“Ho lasciato l’Italia nel 2000, a 22 anni: la facoltà di lingue mi ha assegnato una borsa di studio per un soggiorno di un anno a Parigi, per uno scambio con Sciences Po, facoltà di scienze politiche. Alla fine dell’anno scolastico ci fu offer-ta, come studenti europei che avevano accettato di seguire il piano di studi chiamato “programme internationale”, la possibilità di iscriverci al penultimo anno di corso, permettendoci in tal modo di conseguire una laurea france-se. A Sciences Po mi sono avvicinata alla sociologia urbana e all’America latina e ho incontrato il mio attuale direttore di ricerca dell’EHESS, che mi ha aiutata in seguito ad ottenere uno stage di cinque mesi a Città del Messico, presso il cen-tro di ricerca dell’ambasciata francese”.Andata e rimasta a Parigi, perché?“Ho scelto Parigi parchè ho sempre so-gnato di vivere in una grande città e per-ché il francese era una delle lingue che facevano parte del mio corso di studi”.Come ti sei mantenuta?“All’inizio vivevo grazie alla borsa di studio Erasmus, insieme a un contribu-to dei miei genitori e ad alcuni aiuti dello Stato francese specifici per gli studenti. In seguito ho conseguito alcuni piccoli finanziamenti che mi hanno permesso di realizzare dei soggiorni di ricerca in

Messico. Per arrotondare, ho sempre lavorato, parallelamente, come camerie-ra, facendo la baby sitter o dando lezioni private di italiano”.Dove vivevi?“Per i primi due anni ho vissuto in una chambre de bonne, una stanzetta di 12 mq con bagno in comune un tempo ri-servata alle domestiche ubicata in una soffitta di un edificio vicino agli Champs Elysées”.E ora?“Adesso vivo in un vero appartamento con il mio compagno e due bellissimi gatti, in un quartiere più popolare ma molto vivace, con rapporti di vicinato cordiali e solidali”.Cosa fai ora?“Da qualche anno insegno in univer-sità, con contratti sempre precari, e in diverse scuole, a Parigi e fuori. Il mio stipendio non mi permette di vivere tranquillamente da sola perché Parigi è molto costosa. Spero naturalmente che, una volta terminato il dottorato, le mie condizioni economiche migliorino”.Vantaggi a livello professionale?“Non so se proseguirò la mia vita pro-fessionale in Francia, perché anche qui è sempre più difficile potersi inserire stabilmente nel mondo universitario e della ricerca e la concorrenza è spietata. Il livello di preparazione è molto alto ed è difficile ottenere un posto, soprattutto nel campo delle scienze sociali”.

Torneresti in Italia?“A volte immagino come potrebbe esse-re tornare a vivere in Italia ma credo che, professionalmente, nel nostro paese non ci siano prospettive, o almeno non nel mio campo. La percezione che ho è che il mondo universitario e della ricerca sia ancora più chiuso e che funzioni se-condo regole non sempre trasparenti”.

londrASARA, receptionist e studentessaPartire perché?“Ho sempre vissuto all’estero e a 34 anni ho deciso di lasciare definitiva-mente l’Italia. Sapevo già cosa fare e ho scelto Londra perché è Europa ma nello stesso tempo con tante altre culture e tradizioni”.Con la lingua?“Conosco l’inglese molto bene in quan-to ho vissuto a Bristol e in Australia per parecchi anni”.Come è stato all’inizio?“Quando sono arrivata a Londra sono stata ospite da un amico, poi ho trovato

chi ha deciso di non tornare

lavoro e di conseguenza una mia stanza”.Ora hai un lavoro?“Sì, come receptionist in un salone di bellezza e nello stesso tempo studio al college di Hammersmith and Fulham”.Londra è cara, guadagni abbastanza?“Riesco a vivere bene con lo stipendio che prendo”.Quali sono i vantaggi lavorativi di Londra?“Che non ci sono discriminazioni, indi-pendentemente dalla nazionalità o dal sesso hai la possibilità di crescere pro-fessionalmente”.E in Italia?“In Italia non ci tornerò mai più”.

BArCellonACHIARA, fairs and events managerPerché dopo l’Erasmus sei rimasta in Spagna?“Durante l’Erasmus a Barcellona mi sono resa conto che lo sviluppo econo-mico che stava avvenendo in Spagna in quel periodo mi avrebbe offerto maggio-ri possibilità dal punto di vista professio-

nale. All’epoca la Spagna stava vivendo un boom economico incredibile, per-tanto l’offerta di lavoro era nettamente superiore rispetto all’Italia. Infine, i servizi pubblici spagnoli (sempre all’e-poca) erano molto più efficienti rispetto a quelli italiani (trasporti pubblici, servi-zi medici, ecc.), cosa che rendeva molto vivibile la città”.Conoscevi la lingua prima di partire?“Prima di partire per l’Erasmus no. Quando sono ritornata a Barcellona per iniziare un’esperienza professionale, il mio livello era già abbastanza alto”.Come ti sei organizzato all’inizio per vivere? E ora?“All’inizio ho recuperato i contatti che avevo instaurato durante l’Erasmus. Difat-ti sono andata a vivere di nuovo nello stes-so appartamento, che avevo trovato per caso in una web di annunci di flat-sharing. Poi ho cercato una sistemazione migliore, e mi sono trasferita in un altro apparta-mento grazie all’aiuto di un amico”.Lo stipendio che prendi ti permette di vivere dove sei?

“La retribuzione è inferiore rispetto a quella che percepisce un uomo nella mia stessa posizione. Credo anche che in al-tri Paesi prenderei di più. Del resto gli stipendi in Spagna sono molto più bassi rispetto ad altri Paesi europei… Però mi permette di vivere bene e di concedermi qualche capriccio”. Quali secondo te sono gli aspetti po-sitivi, nel settore lavorativo, che qui trovi mentre in Italia no?“Direi che in generale in Spagna ci sono molti meno formalismi rispetto all’Italia. Posso dare del tu ai Senior Managing Directors dell’azienda, e parlare abba-stanza apertamente con loro”. Torneresti in Italia?“Non so... Adesso come adesso la situa-zione lavorativa in Spagna è veramente dura, il 54% dei giovani è disoccupato e le aziende in parte stanno passando un mo-mento molto difficile, in parte giocano un po’ con questo fattore e richiedono sforzi veramente grandi ai lavoratori. Forse sarà così anche in Italia… o forse no. Però sono aperta a cambiamenti”.

tutto l’Australia, che lo scorso anno ha registrato 60mila arrivi”. Partono all’avventura o con un pro-getto?“Noi abbiamo notato che la mancata iscrizione all’Anagrafe degli Italiani all’Estero – in teoria obbligatoria dopo un anno – è dovuta anche al fatto che si parte, ma non si hanno certezze. Non è come una volta quando si aveva una meta e si andava in un luogo con l’intento di restarci. Oggi la maggior parte non si sentono emigrati, ma viaggiatori, spes-so costretti a spostarsi se le cose non

vanno come speravano. Poi è cambiata la mentalità: le distanze si sono accor-ciate, e il distacco con la famiglia è meno avvertito: basta skype per continuare a ‘vedersi’”. Quali Paesi hanno aperto le porte? “Il Brasile è alla ribalta, poi c’è una con-ferma dell’Oriente (Cina e India) sia per le opportunità imprenditoriali, sia per chi si sposta per motivi culturali. Anche la Russia è una meta ambita e la Tunisia, soprattutto per i pensionati che, con gli stessi soldi riescono a vivere meglio spo-standosi in Africa”.

s

Page 20: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

38

INCHIESTAL/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

ERASMUS: UN’ESPERIENZA CHE “TI CAMBIA”

lAUrA - londrATi è mai capitato di sentirti sola du-rante la tua permanenza all’estero?Ci si sente sempre un po’ spaesati all’inizio in un paese che non cono-sci. Ricordo che quando sono scesa dall’aereo mi sono sentita smarrita. Ma è proprio questo senso di solitu-dine che ti porta a conoscere nuove persone e a metterti in gioco. Tutte le paure ti rendono più forte se sai affrontarle. Hai scoperto qualcosa di nuovo della tua persona grazie a questa esperienza?Sicuramente è stata la prima espe-rienza lontana da casa. Mi sento mi-gliorata molto, nelle relazioni con le altre persone, e ho imparato a non dare nulla per scontato. È stato il ritorno a casa a farmi capire quanto sia difficile cavarsela da soli e quanto le comodità siano a volte superflue e a volte estremamente piacevoli.Hai svolto un’attività lavorativa mentre eri all’estero? Se sì, quale e come l’hai ricercata?Ho lavorato come baby-sitter per persone che ho conosciuto durante il periodo Erasmus. Ho vissuto questa esperienza lavorativa come un valore aggiunto, un’ulteriore forma di cre-scita personale. Grazie ai bambini, che fortunatamente hanno molto più pazienza degli adulti, sono riuscita anche a migliorare il mio livello di in-glese e a divertirmi in modo genuino.La possibilità di recarsi all’estero per studi è da sempre un asso nella manica delle università. Credi che questa esperienza si possa propor-re anche a studenti più giovani?“Credo che un’esperienza del gene-re faccia bene a qualsiasi età. L’in-dividuo sta diventando sempre più cittadino del mondo e permettergli di conoscere altre culture e paesi può solo agevolarlo nel futuro. Ma-gari in modalità diverse, ovvero non lasciandolo andare da solo o con tutta quella indipendenza che può

diventare pericolosa se mal gestita, ma organizzando gruppi di studenti o sistemazioni maggiormente “se-guite”. In questo modo penso che si possa attuare questo programma già alle scuole superiori.

GABriele – UTreCHT (PAeSi BASSi)Utrecht è una città diversa dalle al-tre mete che solitamente vengono scelte dagli studenti quando deci-dono di partire per studiare all’e-stero. Come mai questa scelta?In effetti nessuno della mia università ha optato per questa destinazione. E non capisco il perché. È una bellissi-ma città, viva e molto giovanile. L’u-niversità è organizzata benissimo e anche la sistemazione devo dire che mi ha sorpreso.In che senso?Quando ho avuto la risposta di conferma del mio trasferimento a Utrecht, mi è arrivata in allegato la proposta di sistemarmi in un dormi-torio nei pressi dell’università. All’i-nizio ero scettico, visto che in Italia dormitori e ostelli non sono di certo al livello della Germania o della Spa-gna. Ma quando sono arrivato sono rimasto estremamente soddisfatto della mia scelta. Praticamente tutti gli studenti Erasmus vivevano nello

stesso palazzo, costruito e struttu-rato appositamente. C’erano tutti i comfort necessari: lavanderia, posto biciclette, ristorante, bar, discoteca e nelle vicinanze anche un pista al coperto per fare snowboard”.Pensi sia meglio studiare all’estero o in Italia?Penso sia la stessa cosa, a livello scolastico. Ma se parliamo di vita universitaria è un’altra cosa. In Italia non avrei mai conosciuto così tante persone di diverse nazionalità. Sem-plicemente avrei frequentato i corsi per poi tornare dagli amici di sem-pre. Grazie a questa esperienza ho trovato anche l’amore, una ragazza di Barcellona. Pensa se non fossi an-dato cosa avrei perso! Consiglieresti questa esperienza a un amico o un universitario?Assolutamente sì! Questa esperien-za ti cambia dentro, o meglio, riesce a tirare fuori così tanta forza che ri-marrai sorpreso di te stesso. Mi ha aiutato in qualsiasi ambito, anche a livello lavorativo, non solo per la co-noscenza dell’inglese, ma anche per un’apertura mentale che neanche mi sognavo prima. Viaggiare non solo ti fa crescere, ma ti fa capire come il mondo sia bello e vario, da vedere con i propri occhi.

La possibilità per uno studente universitario europeo di effettuare un periodo di studio, legal-mente riconosciuto, in una università straniera, grazie al progetto Erasmus, rappresenta per gli studenti un’opportunità di crescita, non solo lavorativa.

di Federico Cardani

Page 21: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

4140 DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

CITTàIN/ CITTàIN/

un tesoro dibiblioteca

in una cornice preziosa, i volumi del nostro Ateneo.

di AleSSAndrA ToniZZo

nel cuore del centro cittadino, in prossimità delle Facoltà di Economia e Giurispru-denza, si trova un gioiello

architettonico e culturale: la Biblioteca dei due Istituti, in vicolo dell’Anguilla. È poco pubblicizzata ma ricca di storia, con tracce d’antichità notevoli.I numeri giusti ci sono tutti: 2.742 mq, 91mila monografie, 10mila libri tra rari e di pregio, 1.603 testi antichi (cioè pubblicati prima del 1831, soprattutto di argomento giuridico), 240 posti di lettura a sedere, 27 postazioni informa-tiche al pubblico.“La storia della Biblioteca inizia ufficial-mente il 27 ottobre del 1983 – racconta sul sito online Bibliotecario in Lombar-

dia il direttore Eugenio Pelizzari –, data in cui viene approvato e reso esecutivo con Decreto del Presidente della Re-pubblica il primo Statuto dell’Universi-tà degli Studi di Brescia. L’idea di una nuova biblioteca (prima la struttura d’interfacoltà era sita in via Porcellaga, ndr) nasce, a metà degli anni ‘90, dall’e-sigenza di far fronte alla costante cresci-ta del patrimonio. Un impulso decisivo lo si ha nel 1996, con la nascita della Facoltà di Giurisprudenza. Dopo varie ipotesi di localizzazione, la scelta è ca-duta sui quattrocenteschi Chiostri della Chiesa del Carmine”.Il complesso si articola, appunto, in tre chiostri – chiostro maggiore, chiostro della campanella, posto a meridione ver-so la Contrada del Carmine, e chiostro della cucina, ad Occidente, verso il vico-

lo dell’Anguilla – e l’atmosfera risalente all’Ordine dei Carmelitani (la posa della prima pietra della chiesa del Carmine di Brescia è datata 1428), nonostante gli importanti lavori di ristrutturazione iniziati nel 2002, si respira ancora tutta. Durante il restauro, la sfida maggiore è stata la conciliazione tra fruibilità e ri-spetto di un luogo così saturo di storia: “Abbiamo dovuto più volte – continua Pelizzari –, unitamente allo studio di progettazione, modificare la destina-zione d’uso di diversi locali, per l’emer-gere di inaspettati tesori, tra i quali una splendida Ultima cena del 1500, e per adattare le esigenze di un’utenza molto specialistica e attenta all’attualità ad una struttura solenne e antica come questa. Così, spazi già destinati a scaffalature al pubblico hanno dovuto essere riconver-titi in sale di lettura o uffici, o semplice-mente in spazi... visitabili”.La Biblioteca di Economia e Giuri-sprudenza, tuttavia, non è solo bella. “Vedere la Sala del Camino, il lavamani cinquecentesco, o le cellette affrescate coi ritratti dei fraticelli – ci racconta il responsabile Marco Bazzoli, tra una scalinata in pietra e un soffitto ligneo –, è una grande opportunità. Ma il lavoro bibliotecario vero e proprio è altrettan-to maestoso: dalla fine del 2011 stiamo infatti attuando una grossa riorganizza-zione”. Grazie alla legge Gelmini, che prevedeva l’accorpamento dei diparti-menti (ognuno fino ad allora dotato di una biblioteca propria), si è deciso di riunire tutto il patrimonio bibliografico all’interno delle biblioteche stesse, e di creare un sistema bibliotecario d’ate-neo organizzato in modo da lasciare a

queste ultime il solo lavoro di front offi-ce (rapporto con l’utenza ed erogazione di servizi). “Oltre 40mila libri erano sparsi in dipartimenti, studi di docenti, e non risultavano nei cataloghi – com-menta Bazzoli –, ora si sta recuperando tutto il materiale, per rendere disponi-bile alla comunità accademica l’intero patrimonio bibliografico esistente”. Patrimonio la cui particolarità riguarda le risorse elettroniche, in netta crescita: “Sono oltre 31mila i periodici elettro-nici d’ateneo – spiega il responsabile –, liberamente consultabili dagli utenti istituzionali (tramite stampate e down-load) sia nell’università che fuori casa, grazie all’apposito server di filtro detto proxi”. Anche i servizi e gli orari della struttura di vicolo dell’Anguilla sono stati ripen-sati (da consultarsi al sito unibs.it), sen-za più differenziare il fatto che il fruito-re sia di un dipartimento piuttosto che di un altro, istituendo dunque un rego-lamento comune. “Sino a poco tempo fa – sottolinea Bazzoli –, il 20% dei nostri prestiti andava agli utenti esterni, per-lopiù liberi professionisti, togliendo ri-sorse agli utenti istituzionali: accadeva così che, spesso, uno studente non tro-

vasse un testo per l’esame. Allo stesso tempo, però, l’Università non può chiu-dersi completamente al territorio”. Ciò ha portato, quindi, al libero accesso alla struttura per la consultazione in loco, mentre per il prestito sono state istitu-ite delle convezioni ad hoc per i vari or-dini professionali (avvocati, magistrati, architetti…). “È stata stipulata a maggio di quest’anno – conferma il presidente della Corte d’Appello, Graziana Cam-panato –, una convenzione tra la Corte

d’Appello e l’Università degli Studi di Brescia, che ha visto riconoscere ai ma-gistrati i diritti degli utenti istituzionali, al fine di estendere alla categoria i più ampi servizi bibliotecari e l’accesso alle risorse elettroniche, necessari alle esi-genze formative della professione”.È il 2006 l’anno in cui si è passati dalla storica sede di via Porcellaga ai Chiostri, luogo architettonicamente pregevole, ma poco funzionale per una biblioteca che richiede grandi astanterie: dai libri a scaffale aperto si è arrivati alle sale di consultazione (vocabolari, codici…), ma soprattutto ai depositi sotterranei. “In questo caso, per rendere più veloce il recupero dei volumi di studio – spiega Bazzoli –, si è puntato sull’automazione avanzata: il deposito, infatti, è robotiz-zato (il cosiddetto Rails- Roboted Auto-scelving Intelligent Library System della ditta bresciana Habitat), composto da

torri metalliche dentro cui trovano po-sto cassetti di plastica contenenti 60 li-bri cadauno”. In sintesi, l’operatore del prestito immette il numero d’inventario del libro richiesto in un pc collegato alla macchina, che lo identifica, dopodiché il robot corre su binari e lo recupera. Per arrivare, in deposito, alla capienza mas-sima di 100mila testi c’è ancora tempo. Nel frattempo, leggersi un buon libro all’ombra della storia è tutt’altro che un peccato.

Page 22: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

43DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

la difesa e la tutela del Lago di Garda, una grande risorsa na-turale destinata ad acquistare un’importanza sempre più

grande nel nostro futuro, è stata al cen-tro di un convegno, dal titolo “L’impe-gno tecnologico al servizio della risorsa idrica”, tenutosi il 13 giugno a Villa Alba (Gardone Riviera). Il meeting ha preso in esame la complessa situazione relativa al “sistema lago”, esaminando lo sviluppo tecnologico in campo idrico, e l’apporto dell’innovazione tecnologica alla soluzione delle problematiche le-gate alla gestione delle acque durante il ciclo integrato. Al convegno – organizzato da Villa Alba Eventi e moderato da Giorgio Costa, direttore di Dodicimesi, e da Furio Cascetta, professore ordinario presso la Facoltà di Ingegneria della Seconda Università di Napoli – hanno preso par-te numerose aziende di rilevanza nazio-nale e internazionale, attive nell’ambito

dell’innovazione legata al ciclo integrato delle acque (vedi box). A fare un quadro della situazione presente, dopo il ben-venuto del sindaco di Gardone Riviera, Andrea Cipani, che ha salutato con favo-re qualunque iniziativa utile alla buona qualità delle acque del lago, un tema di grande importanza di cui ormai siamo tutti consapevoli, sono intervenuti Pier-luigi Ceresa, segretario generale della Comunità del Garda ente territoriale in-terregionale, l’on. Angelo Cresco, pre-sidente Depurazioni Benacensi, e Carlo Massoletti, amministratore delegato di Bresciatourism. Il lago di Garda – con i suoi circa 370 km2 di superficie, una profondità media di circa 133 metri e un volume di circa 50 km3 – oltre ad essere il più grande lago italiano, rappresenta il 40% di ac-qua dolce disponibile in Italia. Numeri importanti – ha detto Ceresa – che, aldi-là del consumo per usi agricoli, in futu-ro, faranno considerare il Garda sempre più strategico ai fini del consumo uma-no dell’acqua. Senza contare che oggi

il lago – le cui sponde sono condivise dalle provincie di Brescia, di Verona e di Trento – attira circa 30 milioni di turisti ogni anno, richiamati dalle 125 spiagge, tutte balneabili, regolarmente censite dalle autorità sanitarie, e dalle bellezze paesaggistiche del territorio. La qualità dell’acqua, da cui non si può prescindere, per la salute del lago e dei suoi abitanti, deve essere però connessa con la sua quantità, ha precisato Ceresa, esprimendo con ciò la necessità – rileva-ta dai comuni che si affacciano sul lago e dalle due aziende (la bresciana Garda Uno e la veronese Ags) che raccolgono le acque reflue dei comuni rivieraschi e li convogliano al depuratore di Peschie-ra del Garda – di rivedere la normativa che disciplina l’uscita e il livello delle acque del lago, stabilendo nuovi para-metri che ne regolino l’altezza massima e minima.Un problema questo che potrebbe tro-vare una facile soluzione, in quanto “la regolamentazione dei livelli del lago non costa – ha commentato l’on. Cre-

di donATellA CArÈ

le tecnologie al serVizio dell’acQua

il lago di Garda – una risorsa naturale dall’enorme impatto paesaggistico, sociale ed economico – e i problemi che riguardano la qualità e la quantità delle sue acque al centro di un convegno, che ha visto la partecipazione di numerose

aziende attive nell’ambito dell’innovazione legata al ciclo integrato delle acque.

42

CONVEGNO/

sco –, conta invece la capacità politica di portare a termine un problema che si trascina da oltre 40 anni”. Dal 2003 a oggi sono stati sviluppati tre progetti per 16 milioni di euro di investimenti complessivi, con risultati soddisfacenti. Ma i problemi da risolvere sono ancora tanti, ha continuato Cesco, il quale – evidenziando alcune criticità (tra cui un depuratore vicino alla saturazione, la necessità di nuove linee fanghi, ecc.) – ha sottolineato la necessità di realizzare nuovi progetti, alcuni dei quali sono già cantierabili, altri non sono stati portati a termine per mancanza di finanziamenti. Servirebbero 200 milioni di euro (120 per Brescia e 80 per Verona) per poten-ziare l’esistente (depuratore di Peschie-ra), dismettere le strutture obsolete, costruire un nuovo depuratore a sud del

Sensus – leader nei sistemi di lettu-ra, comunicazione, software e servizi per i distributori di elettricità, acqua e gas – ha presentato un contatore intelligente, in grado di ridurre signi-ficativamente l’acqua non fatturata (a causa delle fughe) e di consentire sostanziosi risparmi.

ABB – leader nelle tecnologie per l’energia e l’automazione che con-sentono alle utility e alle industrie di migliorare le loro performance, riducendo al contempo l’impatto ambientale – ha presentato un ap-proccio globale per la realizzazione di progetti di efficienza energetica (dall’audit al supporto finanziario) e le tecnologie per un impiego effi-ciente degli impianti di depurazione.

Saceccav spa – società leader nel campo del trattamento delle acque reflue, della progettazione e realiz-zazione di impianti di potabilizzazio-ne, compostaggio ed essiccamento fanghi, che gestisce 156 impianti in tutta Italia, e sta crescendo sul mer-cato internazionale (con impianti in Turchia, Honduras, Cina e un proget-to di sviluppo in Qatar) – ha esami-nato le tecnologie ambientali e pa-esaggistiche, e i presupposti per il

Garda e l’internazionalizzazione.

rocksoil spa – società leader nell’ambito della progettazione e della consulenza tecnica per le opere di geoingegneria – che ha illustrato gli aspetti tecnologici e costruttivi per la realizzazione di grandi cavità. Utilizzando il sottosuolo come risor-sa ambientale.

Vomm impianti e Processi – leader italiano ed europeo nell’ambito della progettazione, costruzione e vendi-ta di macchine e impianti di essicca-mento e valorizzazione termica ed elettrica di fanghi, biomasse, scarti vegetali, rifiuti organici – ha presen-tato una soluzione per la valorizza-zione energetica dei fanghi di depu-razione, ricorrendo all’essiccamento termico in film sottile Vomm. Una soluzione che apre la via a molteplici riutilizzi del materiale (ad esempio, come concime in campo agricolo, co-combustibile in forni di cemente-ria o di rsu, o come parte di un ciclo di produzione di energia termica ed elettrica, ecc.), trasformando un pro-blema in un’opportunità di business eco-compatibile.

Grundfos Pompe italia – leader

LE SOLUZIONI TECNOLOGICHE

mondiale nel campo dei sistemi di pompaggio civili e industriali, che conta 19.000 dipendenti nel mondo – ha presentato una soluzione, sem-plice da installare e di basso costo, per monitorare e gestire le pompe, in modo ottimale.

nUFiltration ltd – società start-up con sede in Israele – ha presentato in anteprima mondiale una nuova tecnologia di filtrazione delle acque, che permette l’utilizzo di membrane di ultrafiltrazione di altissima qualità a costi competitivi rispetto alla filtra-zione “tradizionale”. La tecnologia sviluppata, protetta da un brevetto mondiale, si basa sull’altissima quali-tà delle membrane (prodotte per uso medico), la loro resistenza e capacità e sull’importante impatto economico e ambientale ottenuto riutilizzando materiale da smaltire. Un’applicazione senza dubbio inno-vativa, che potenzialmente può tro-vare applicazione in diversi campi, tanto che sia Saceccav che Sai8 spa, il gestore del servizio idrico di Siracusa, hanno mostrato interesse a una futu-ra collaborazione, visto che entrambe le aziende in questione sono impe-gnate nel campo della gestione delle acque e della depurazione.

lago, razionalizzare le reti fognarie… Una cifra consistente, ha concluso Ce-sco, che però non riguarda solo Brescia e Verona, ma l’intera nazione, di cui fa parte questa “perla” che va salvaguar-data.Il Lago di Garda è il brand più forte del turismo bresciano, ha concluso Masso-letti. Nel 2012 la provincia di Brescia ha fatto registrare circa 9 milioni di vi-

sitatori sul territorio, la maggior parte dei quali sul lago. Quello bresciano è turismo costoso e sofisticato, fatto di persone attirate dalla bellezza dell’am-biente, dal patrimonio artistico-cultura-le, dall’offerta enogastronomica e dalla qualità delle acque del Garda. Occupar-si della qualità delle sue acque diventa dunque fondamentale anche per attirare turismo.

Page 23: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

4544

STRADE E qUARTIERI/ STRADE E qUARTIERI/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

Villaggio PrealPino“caPolinea” della tradizione

chi ci abita lo chiama “fami-glia”, “paese”. Il Villaggio Prealpino, il quartiere più a Nord di Brescia, 4.500 ani-

me, è un’oasi di pace a pochi passi dal centro città, dove si fanno ancora cose come il Palio delle Contrade, il volonta-riato spopola e le iniziative culturali non mancano.Il villaggio, nel 2010, è stato a lungo sulle pagine dei quotidiani, locali e non, per l’abbattimento del Residence Prealpino – al cui posto, oggi, con oltre un anno di ritardo, si sta lavorando per creare 48 appartamenti (3.200 mq d’a-bitazioni entro primavera 2014) – che per una ventina di anni ha ospitato mi-gliaia di cittadini extracomunitari. Oggi, rasserenatasi la questione inerente l’in-tegrazione sociale – la componente stra-niera (albanesi, ucraini, algerini, africa-ni…) resta alta, ma i segni di inserimento sono evidenti –, si punta al futuro, alla “scommessa verde” di una mobilità tutta nuova, con l’arrivo della metropolitana, che trova qui uno dei suoi capolinea.E mentre i commercianti sono incerti circa l’influenza di questo progetto sugli affari, i residenti si dicono perlopiù sod-disfatti di un servizio che permette loro di spostarsi rapidamente verso le mete lavorative senza l’assillo del traffico.Il commercio, un po’ dispersivo vista l’assenza di un vero e proprio “centro”, sente come ovunque la pressione della crisi (e della grande distribuzione: i pic-coli negozi d’alimentari qui non soprav-vivono): diversi i locali vuoti, ma c’è an-che chi, in controtendenza, sfida la sorte e apre i battenti.

di AleSSAndrA ToniZZo

CI RACCONTANOil PreAlPino

SABrinA CoCCi(le ACConCiATUre di SABrinA) Via BroloChi popola questa zona?“Anagraficamente, il Villaggio Prealpi-no è popolato perlopiù da anziani. C’è poca gioventù, anche se, man mano,

pare stia incrementando”.Commercialmente il Prealpino lavo-ra bene?“Devo dire che, qui, ognuno ha la sua fetta di clientela. Questo è un periodo “no” per molti. Gli anziani, si sa, sono risparmiatori, e sono proprio loro i no-stri principali clienti”.Diverse serrande sono abbassate…“In verità, nei sette anni di lavoro qui al villaggio, ne ho viste chiudere di attivi-tà… e anche in fretta! Il paese si sta un po’ spegnendo”.La qualità migliore del Prealpino?“Il fatto che c’è molta aggregazione, ci si conosce bene. È davvero un piccolo paese”.Aggregazione anche con gli stranie-ri?“Questa è una componente ancora mol-to presente. Ci sono alcune vie, come il Passo di Resia, abitate in maggioranza da stranieri: pakistani, albanesi… La mia

opinione è che se una persona lavora e si comporta bene, può integrarsi tranquil-lamente”.Il problema più sentito?“Sarà banale, ma è la crisi economica che stiamo vivendo. A livello pratico, invece, qui mancano alcuni esercizi commercia-li (scarpe, abbigliamento bambini…)”.Il capolinea della metropolitana ha cambiato le vostre abitudini?“A livello commerciale, non ho riscon-trato dei cambiamenti. Però so che i clienti se ne servono: questa metro pare comoda e funzionale. In tanti lasciano l’auto per recarsi al lavoro con questo mezzo. Eccezion fatta, forse, per gli an-ziani”.

AnGelA AlBerTini(MerCeriA il GirASole) Via BroloCome mai ha scelto il Villaggio Preal-pino per aprire la sua attività?“Sono qui da un mese, prima lavoravo a Concesio: cercavo semplicemente un locale più piccolo per contenere le spe-se, in questo periodo complicato”.La prima impressione è stata?“Quella di essere proprio in un villag-gio, dove la gente vive davvero la zona in cui abita, spostandosi molto a piedi e in bicicletta. C’è chi passa di qui solo per fare un saluto: incredibile”.Come l’ha colpita la crisi?Sabrina Cocci

s

Page 24: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

46

STRADE E qUARTIERI/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

“Una merceria, oggigiorno, tira per-ché la gente cerca di arrangiarsi in ogni modo. Però, se prima la signora veniva a cercare il filo giusto e finiva per acqui-stare anche altro, ora questo è molto raro”.Il Prealpino un “paese per vecchi”: ci crede?“Non mi pare proprio che questa sia una zona di soli anziani. Può essere un’impressione: chi passeggia, durante il giorno, mentre si lavora? Quelli meno giovani, certo. Ma io vedo tante bambi-ne, molte mamme con i passeggini…”.Utilizza la metropolitana per venire a lavorare?“Abito a San Vigilio, quindi purtroppo a me non serve proprio. Ma la uso per andare in centro città: è comodissima”.Il capolinea, qui a due passi, ha porta-to più gente?“Un po’ più di passaggio si nota. Però difficilmente qualcuno dal centro viene qui con la metropolitana, a mio avviso. È più frequente il contrario: lasciare qui la propria auto, a casa, e prendere il mezzo per andare a lavorare”.

GiUSi(nAoMi CAFFÈ) Via PrimaIn tempo di crisi, lei è in piena con-trotendenza…“Non ho mai fatto questo mestiere, ma ho deciso di aprire l’attività, a dicembre, per avviare un futuro a mia figlia, ora di-ciassettenne”.Perché il Prealpino?“Abito altrove, ma questa zona mi è sem-pre piaciuta tanto. Mi trovo benissimo”.A livello commerciale, come va?“Personalmente, lavoro benino. Sui consumi la crisi ha influito, ma comun-que qui si tende a non spendere tanto: una colazione, un caffè…”.Cosa pensa della metropolitana, che ha qui il suo capolinea Nord?“Io uso l’auto. Non registro un gran-de passaggio, dopo questo progetto. Cambiamenti all’interno del paese sono difficili: dopotutto la fermata è in via Triumplina”.La viabilità è ancora un punto dolente?“Quella è sempre stata un labirinto. Qui

tutte le vie si somigliano, e non di rado mi perdo”.

PATriZiA VolTA(CArToliBreriA SAnTA GiUliA) Via PrimaVende molti biglietti della metro?“Si vendono bene, sì. Poi qui ora c’è più movimento, la gente passa anche solo per parcheggiare l’auto”.Villaggio Prealpino è…“Una grande famiglia, che mi ha accolta benissimo”.

Sulla viabilità facciamo una croce?“Oddio: perdersi può capitare, ma è solo questione d’abitudine. Una volta che conosci la zona… Il problema dei posti auto, poi, da me non è avvertito”.Che rapporti ci sono con gli stranieri?“La situazione è normalissima. Albane-si, ucraini, algerini, africani… per me sono persone che si sono integrate”.Come ha vissuto l’ondata di crisi?“Ho aperto con la crisi, quindi non posso fare confronti tra prima e dopo. Comun-que, oggigiorno si sopravvive”.

PARCHEGGIO SCAMBIATORE AL CAPOLINEA PREALPINO dELLA METRO: “ERA ORA!”

Inaugurato a maggio, il Park Prealpino – un parcheggio di 19mila mq che si estende a margine della omonima stazione, prima fermata da nord sul percorso della metropolitana – incentiverà l’uso della metro. A disposizione 455 posti auto (di cui 150 già pronti e altri 305 disponibili nell’arco di alcune settimane dall’inau-gurazione del parcheggio), raggiungibili sia da via Triumplina che da via dell’Ar-senale; presenti anche 10 posti Bicimia e 45 per le biciclette private, su di un’area capillarmente piantumata. Costato complessivamente 1 milione e 354mila euro, il parcheggio-scambiatore, dopo un primo utilizzo gratuito, sarà disponibile con un abbonamento al prezzo di 16 euro mensili, comprensivo di agevolazioni per la metropolitana. “Mi sembra un’ottima cosa – commenta Mara, 35 anni, presente al taglio del nastro –. Tutte le mattine qui era una caccia al tesoro, e non è che uno abbia poi tanto tempo a disposizione”. Tirano un sospiro di sollievo anche i commercianti della zona che, dopo numerosi reclami per l’“invasione” dei posti auto a disposizione della clientela (tantissime le affissioni “minacciose” fuori dalle vetrine), sperano venga ora adottata un’ulteriore scontistica sulla tariffa-parking in base agli acquisti in loco. “Certo – sottolinea Claudio, 67 anni, abitante del villaggio Prealpino –, pensare che qui prima c’era un pescheto fa tristezza. Ma se consideriamo i nostri giovani, il futuro che avanza, sono prezzi da pagare. Io ho un nipote che viene da Nave per andare a lavorare in città: sapere che non dovrà più impazzire per trovare parcheggio mi fa piacere”.

Centro Tutela Specie MinacciateBreeding Center for Endangered Species

Zentrum zum Schutze vom Aussterben bedrohter Tierarten

MADAGASCAR

AUSTRALIAPARCO NATURA VIVAa pochi minuti dal Lago di Garda - a few minutes from Garda Lake - nur wenige Minuten vom Gardasee

Viaggio nella BiodiversitàJOURNEY INTO BIODIVERSITY - EINE REISE DURCH DIE ARTENVIELFALT

Località Figara, 40 - Bussolengo Verona - Tel. 045 7170113 - [email protected]

www.parconaturaviva.it

FAUNA PARK/ TIERPARK+ SAFARI PARK

Page 25: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

4948 DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

HINTERLAND/HINTERLAND/

castenedoloil Futuro sarà “green”

di elenA dAliA

castenedolo, con i suoi 11mila abitanti, appare come un pa-ese tranquillo, una “zona di pace” tra Brescia e Montichia-

ri. Attraversato dalla strada statale, il via vai non manca, ma non è mai troppo. Il commercio ultimamente risente della cri-si generale: ci vorrebbero più movimento e una scossa all’economia locale. Negli ultimi tempi a tenere desta l’attenzione dei cittadini e dell’amministrazione lo-cale è stato soprattutto la situazione am-bientale, con il deciso no del Comune alla proposta di realizzazione di una discarica in località Cascina Castella – che farebbe peggiorare la qualità dell’aria e rappre-senterebbe un fattore di rischio per la qualità dell’acqua potabile – e la creazio-ne di un grande polmone verde. Il rim-boschimento in atto – nell’ambito della riqualificazione del territorio dell’ex cava d’argilla Italcementi (i lavori, già iniziati, dovrebbero concludersi nel 2014) – per

rendere il paese più green darà vita, infat-ti, a uno dei boschi più estesi della pianu-ra lombarda, con circa 28mila alberi, due per ogni cittadino. E c’è da scommettere che la valorizzazione del verde e degli spazi all’aperto resterà tra le priorità an-che dei prossimi anni.

CI RACCONTANOCASTenedolo

dAVide MAZZA (ediColA) Piazza CavourDa quanto tempo lavora qui?“Dal luglio 2007. Inizialmente il lavoro andava abbastanza bene, ora, per il dif-ficile momento che sta vivendo il com-mercio, si è dimezzato”. Anche la stampa risente della crisi…“Sì, perché se la gente non ha lavoro, o ne ha poco, compra meno o non com-pra più giornali e riviste. Oggi poi, con l’avanzare delle nuove tecnologie, i gio-

vani per informarsi utilizzano internet e non acquistano quasi più i giornali. Fare questo lavoro è piacevole, ma per guada-gnare bisogna vendere parecchio”. Cosa sta facendo l’Amministrazione comunale per aiutare i commercianti?“Non sta facendo molto, infatti, qui a Ca-stenedolo molti commercianti sono stati costretti a chiudere, a causa della crisi”.Un tema su cui richiamare l’attenzio-ne dell’amministrazione?“Se c’è una cosa che proprio non capisco sono i parcheggi a pagamento sempre in crescita (se uno spende i soldi per quel-

lo poi è ovvio che non li utilizzerà per comprarsi qualcos’altro) oppure il disco orario addirittura per meno di mezz’ora”.

MATTeo BArCHi (l’AlCHiMiA del GelATo) Via GramsciCome si diventa gelatai esperti? Ci racconti la sua esperienza… “Studiando, lavorando e impegnandosi molto. Io sono tornato in Italia lo scor-so anno dopo un’esperienza di quattro anni all’estero. Insieme a quattro miei amici, ora anche soci, ho deciso di av-

viare quest’attività proprio perché il desiderio di riuscire a fare qualcosa di nostro qui in Italia era forte. Ho impa-rato il mestiere di gelataio facendo espe-rienza diretta in questo settore e corsi di formazione specifici. Comunque, anche questo, come la maggior parte dei me-stieri, s’impara lavorando sul campo”.Avete aperto a febbraio di quest’an-no, come sono andati questi primi mesi commercialmente parlando?“Devo dire bene. Certo, all’inizio non è mai semplice ma abbiamo iniziato a farci conoscere attraverso diverse pro-mozioni e ora più persone apprezzano il nostro prodotto. Io sono di Carpenedo-lo ma con i castenedolesi mi trovo bene, sono persone solidali e disponibili”.I gusti preferiti dai castenedolesi?“Ogni paese ha il proprio palato, i gu-

sti cambiano molto anche nell’arco di pochi chilometri. Qui a Castenedolo i gusti più apprezzati sono la liquirizia, la nocciola e il biscottino”. Cosa manca al paese?“C’è bisogno di energia, soprattutto la sera”.

eddie TreCCAni (FioreriA) Via MatteottiIl fiore conosce la crisi?“Io non mi posso lamentare, il fiore è una cosa che si vende sempre. Sono fiorista europeo e riesco a realizzare

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONIUn paese tranquillo, a pochi pas-si dalla città, che investe su un futuro migliore soprattutto dal punto di vista ambientale.

Foto

: Pat

rick

Mer

ighi

Davide Mazza Matteo Barchi Eddie Treccani

s

Page 26: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

50

HINTERLAND/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

alcuni lavori diversi dal solito; ho anche alcuni clienti fuori da Castenedolo”. Chi è un “fiorista europeo”?“È un fiorista riconosciuto in tutta Eu-ropa. Per diventarlo, si possono fare corsi nazionali o internazionali; princi-palmente s’impara ad allestire con i fiori in diversi ambiti tra cui quello fieristico. È un lavoro che deve piacere, per me è molto bello perché mi permette di stare in mezzo ai colori e alla natura”. Il paese è cambiato negli ultimi anni? “Sì, ci sono stati soprattutto cambiamen-ti positivi. Il paese si è espanso e sono nati diversi villaggetti con nuove attività che funzionano. Quando ero piccolo, su questa strada, che collega Brescia a Mon-tichiari, vedevo passare tantissimi camion e c’era molto più traffico e inquinamento. Ora, con la creazione di nuove strade e al-tri lavori di riqualificazione della viabilità, i camion non transitano quasi più da qui. Certo, le auto ci sono sempre, ma non un traffico esagerato”.

C’è qualcosa che cosa cambierebbe?“Secondo me bisognerebbe aiutarsi di più a vicenda, soprattutto tra noi com-mercianti, concentrando i nostri acqui-sti in paese nei negozi dei nostri ‘colle-ghi’. Sicuramente si consoliderebbero ulteriormente i nostri rapporti a vantag-gio di tutti”.

SerGio CASTreZZATi(FoToGrAFo) Via MatteottiCom’è cambiato il suo lavoro nel tem-po?

“Sicuramente il mondo della fotografia è stato segnato dal passaggio al digitale che offre innumerevoli possibilità ma rispetto al sistema analogico fa ragionare meno. Oggi si possono fare moltissimi scatti perciò spesso le persone si affidano al caso; un tempo invece bisognava sapere prima che risultato si desiderava ottene-re. Pochissimi ormai utilizzano la pellico-la, anche se devo dire che alcuni giovani sono nuovamente attratti da questo siste-ma fotografico quasi dimenticato”. Come descriverebbe Castenedolo a qualcuno che non lo conosce?“Come un paese vivo grazie anche alle associazioni”. E dal punto di vista commerciale?“Commercialmente parlando la richie-sta è un po’ scarsa. Il paese soffre molto la vicinanza con Brescia”. Questione discariche.“Spero che si riesca ad evitare definiti-vamente la costruzione di un’altra disca-rica, l’ennesima in questa zona”.

Le nostre domande a…

GIAMBATTISTA GROLI, SINDACO DI CASTENEDOLOIn questo periodo di forte crisi eco-nomica in che modo l’Amministra-zione Comunale sta aiutando i com-mercianti locali?“Questa è una tematica che va ricol-locata nel settore economico-pro-duttivo nel suo insieme; il momen-to di crisi economica purtroppo ha colpito molteplici settori. In questo momento, per quanto riguarda la situazione locale, non possiamo la-vorare a 360° come desidereremmo fare perché i nostri fondi sono bloc-cati dal Patto di Stabilità varato dal Governo. In una situazione come questa anche la riqualificazione della Piazza principale del paese potrebbe favorire un incremento del commer-cio. Abbiamo organizzato diverse iniziative, tra cui “I colori della prima-vera” ad aprile e “Piazza Grande” a giugno: i commercianti, nella giorna-ta di domenica, espongono e vendo-no i loro prodotti in piazza; il centro storico si vivacizza a favore del com-mercio locale. Per ora il riscontro è stato positivo”.

Da cosa è nata l’esigenza di regola-mentare con parcometri il parcheg-gio di Piazza Martiri della Libertà?“È stata necessaria la regolamenta-zione con parcometro per arginare una situazione di caos che si era crea-ta. Diverse automobili sostavano per l’intera giornata anche in presenza di disco orario; era dunque assai difficile trovare posto, anche dopo vari ten-tativi. Oggi, chi deve parcheggiare l’automobile per tutta la giornata può farlo in parcheggi liberi come quello di via Fenaroli, via Pisa, via Rimem-branze e via Tito Speri. I risultati sono positivi, ora abbiamo più posti liberi e una situazione meno caotica per chi vuole recarsi nei negozi del centro”. Questione ambientale, come pro-cede la riqualificazione dell’ex cava d’argilla Italcementi? “Teniamo molto alla tutela dell’am-biente e alla salute dei cittadini. In quest’ottica siamo molto fieri dell’at-tuazione del progetto di riqualifi-cazione dell’ex cava d’argilla Italce-menti, in programma da molti anni.

Questo prevede il rimboschimento di 200.051 mq di territorio Castenedo-lese e di 34.560 mq del Comune di Mazzano. In quello che sarà uno dei più grandi polmoni verdi della nostra provincia sono previste 7.560 pian-te, arbusti, alberi di diversa specie e anche un percorso botanico a scopo ricreativo e didattico. Saranno pianta-te 1.300 piante ad ettaro e alla fine del progetto ci saranno 2 alberi per ogni concittadino. Servirà del tempo: quest’area dovrà rimanere a riposo per sette anni affinché sia garantita la corretta crescita del bosco ma il risul-tato sarà a beneficio di tutti”.

Sergio CastrezzatiNoi siamo ciò che facciamo e quindi l’Eccellenza non è un’azione ma un’abitudine ...

Aristotele

Uno show room di 350 mq con i più blasonati brand del settore:

• Tom Ford • Giorgio Armani • Ferragamo • Pucci • Tiffany • Chloè • Miu Miu • Bulgari • Swarovski • Jil Sander • Kors • Flair • Paul&Joe • Oga • Stepper • Emporio Armani • Xavier Garcia

CRYSTAL 2013 si distingue per l’attenzione che dedica agli sportivi: occhiali da sole per motociclisti, golfisti e sport estremi.

• Optometrista

• Ottico

• Esame Visivo

• Contattologo

• Lenti a contattoUsa e Getta / ProgressiveMorbide Toriche / Gas Permeabili Cheratocono

O T T I C AEccellenza Italiana

Complesso Maestrale Via M. Buonarroti, 1 25010 - S.Zeno Naviglio (BS)Tel./Fax: +39 030 29 65 [email protected]

Crystal 2013 vanta una tradizione nell’ottica di ben 30 anni: professionalità, cortesia e glamour ne fanno l’eccellenza italiana....

“ ”

CRYSTAL 2013Il LUSSO a partire da119,00€ per occhiale

da vista completo

Page 27: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

ecologia e ambientespeciale/

DoDicimeSigiugno/luglio 12/

ecologia e ambientespeciale/

DoDicimeSigiugno/luglio 12/

EnErgiE rinnovabili:Calano gli invEstimEnti, CrEsCE la potEnza installataIl 2012 ha fatto registrare una flessione degli investimenti in Italia (-51%) e nel mondo (-12%). Nuovo record invece della potenza installata: i 115 GW rappresentano la metà del totale delle nuove installazioni nel mondo. In Italia in testa per crescita è il fotovoltaico, con incrementi medi annui di oltre il 105%. Tra le fonti pulite, secondo l’analisi condotta dall’Energy & Strategy Group, mini idroelettrico ed eolico sono economicamente più attraenti anche in assenza di incentivi.

Il 2012 in Italia non è stato un anno positivo per il settore delle energie rinnovabili. Lo riferisce il Bloomberg New

Energy Finance, secondo il quale gli investimenti si sono dimezzati rispetto al 2011, scendendo a 14,7 miliardi di dollari (-51%).Ma anche a livello mondiale si è inve-stito meno. Secondo l’ultimo rapporto Global Trends in Renewable Energy Investments, lo scorso anno l’industria dell’energia verde ha stanziato 244,4 miliardi di dollari, registrando un calo del 12% rispetto al 2011. È la seconda volta nella storia che gli investimenti in rinnovabili sono stati inferiori all’anno precedente. In termini di nuova capacità, invece, il 2012 ha segnato un nuovo record raggiungendo i 115 GW, la metà del-la potenza installata da tutte le fonti. La potenza mondiale complessiva da rinnovabili ha raggiunto a fine 2012 i 1.470 GW (+8,5% sul 2011); in testa l’eolico, seguito da idroelettrico e so-lare. Il settore dà ormai lavoro a 5,7 milioni di persone nel mondo.A causare il calo degli investimenti, se-condo il rapporto, la drastica riduzione dei prezzi delle tecnologie (impianti solari ed eolici), la crisi economica e il

taglio degli incentivi in importanti pa-esi. Oltre all’Italia, infatti, hanno regi-strato un forte calo la Spagna (-68%), strozzata dalle politiche di austerity, e l’India (-44%), che ha sofferto del fre-no all’eolico e al solare imposto dalle autorità locali. In termini assoluti il decremento maggiore è avvenuto negli Usa: -32%, con 44,2 miliardi di dolla-ri. In Europa hanno mostrato un sen-sibile declino anche Germania (-27%, con 22,8 miliardi di dollari), Regno Unito (-17%, 8,3 miliardi) e Francia (-35%, 4,3 miliardi).In controtendenza invece i paesi emer-genti, che hanno investito ben 112 miliardi (erano 94 nel 2011), accor-ciando notevolmente la distanza con le nazioni industrializzate, che hanno speso 132 miliardi di dollari (con-tro i 186 del 2011). Il maggiore in-vestitore mondiale è la Cina, che ha raggiunto il record dei 67 miliardi di dollari (+22%), grazie soprattutto alle tecnologie solari. In crescita anche il Giappone con 16,3 miliardi di dollari (+75%) e il Sud Africa, passato a 5,5 miliardi di dollari da poche decine di milioni del 2011.Nonostante la battuta d’arresto, il 2012 si inquadra in un trend comun-que crescente, ed è il secondo anno

di sempre per volume di investimenti nelle fonti pulite dopo il 2011, anno in cui sono stati investiti 279 miliardi di dollari investiti (+23%). Influenzata anche dai cambiamenti climatici in atto, o forse dalla crescita continua del prezzo del petrolio, l’at-tenzione nei confronti delle energie alternative è aumentata in misura espo-nenziale nel corso dell’ultimo decen-nio. Ed è prevedibile che il livello degli investimenti continuerà a crescere.

Nel 2012, la fonte rinnovabile con maggior crescita è stata il fotovoltaico con tassi di crescita medi annui di oltre il 105%. Il nostro paese si conferma al secondo posto nel mondo per capacità fotovoltaica totale in esercizio, prece-duta solo dalla Germania, che a fine anno registra una potenza installata di circa il doppio di quella italiana.Secondo il Rapporto Statistico sul So-lare Fotovoltaico 2012 realizzato da GSE (il Gestore dei servizi energetici), a fine 2012 in Italia risultano in esercizio 478.331 impianti, per una potenza in-stallata di 16.420 MW e 18.862 GWh di energia prodotta nell’anno. Nel solo anno 2012 sono stati installati 148.135 nuovi impianti (+45% rispetto agli im-pianti esistenti a fine 2011), per una potenza addizionale di 3.646 MW, che hanno triplicato il numero degli im-pianti presenti a fine 2010 sul territorio nazionale. Per quanto riguarda il futuro del fotovoltaico, la Strategia Energetica Nazionale prevede che fino al 2020 la potenza aggiuntiva installata sarà pari a circa 1.000 MW l’anno.Gli incentivi. Il parco degli impianti fo-tovoltaici è costituito principalmente da impianti incentivati con il Conto Ener-gia e da altri impianti, che nella maggior parte dei casi godono dei Certificati Ver-di o di altri incentivi. Il Conto Energia – il meccanismo di incentivazione della produzione da fonte solare introdotto nel 2005, attualmente regolato dal DM 5 luglio 2012 (Quinto Conto Energia) – ha rappresentato il motore di questa crescita. I 475.851 impianti che ne usu-fruiscono hanno contribuito al 96% della produzione fotovoltaica dell’anno e ricevuto un incentivo dal GSE (attua-tore dei meccanismi di sostegno delle energie rinnovabili e responsabile del Sistema Italiano di Monitoraggio delle fonti rinnovabili) di circa 6 miliardi di euro nel solo 2012.

Va detto, però, che l’introduzione del Quinto Conto Energia ha profonda-mente modificato le “regole del gioco” nel fotovoltaico italiano, riducendo fortemente per l’ennesima volta gli incentivi e indicando chiaramente la prossima fine del meccanismo di in-centivazione. Ciò significa che gli ope-ratori devono prepararsi ad affrontare la nuova sfida della grid parity, ossia l’offerta di soluzioni convenienti dal punto di vista economico anche in assenza di incentivi pubblici “diretti”, con l’eventuale sfruttamento di mecca-nismi alternativi.Potenza degli impianti. Tra i nuovi impianti installati nel 2012 (148.135 unità), l’incremento maggiore si rileva, in termini percentuali, per gli impianti tra 3 e 20 kW (+47%). La taglia media degli impianti si è ridotta passando da 38,7 kW del 2011 a 34,3 kW del 2012. La potenza è cresciuta più che propor-zionalmente rispetto alla numerosità, in quanto sono entrati in esercizio impian-ti di dimensioni più grandi. Gli impian-

Il solare fotovoltaico in Italia

ti entrati in esercizio nel corso del 2012 hanno una potenza media pari a 24,6 kW, inferiore a quella degli impianti en-trati in esercizio nel 2011 e nel 2010.La distribuzione del numero e della potenza degli impianti sul territorio nazionale non è omogenea. Ma alme-no un impianto è presente nel 97% dei comuni italiani (era l’11% nel 2006) e il 96% degli impianti esistenti è col-legato alla rete in bassa tensione con una taglia media di 11 kW. Secondo il rapporto GSE, il numero più eleva-to di impianti è collocato al Nord, in particolare in Lombardia (68.434 im-pianti, pari al 14,3% del parco nazio-nale fotovoltaico) e in Veneto (64.941, pari al 13,6%). In termini di potenza installata è invece la Puglia a detenere il primato con 2.449 MW installati. La dimensione media maggiore degli impianti è in Puglia con 73,0 kW, se-guono il Molise (61,1 kW), la Basili-cata (58,9 kW), le Marche (57,1 kW), l’Abruzzo (51,0 kW); la più bassa è in Valle d’Aosta (11,7 kW).

0 0

4.000

8.000

12.000

16.000

14.000

20.000

18.000

10.000

6.000

2.000

100.000

200.000

300.000

400.000

350.000

500.000

450.000

250.000

150.000

50.000

201220112010200920082007

MW N°

877.647

431

32.0181.144

71.2883.470

155.977

12.773330.196

16.420

478.331

Potenza Installata (MW) Numero Impianti

EVOLUZIONE DELLA POTENZA E DELLA NUMEROSITÀ DEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI IN ITALIA

Fonte: GSE, Rapporto statistico solare fotovoltaico 2012

Page 28: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

ecologia e ambientespeciale/

DoDicimeSigiugno/luglio 12/

Il maggior numero di installazioni, cir-ca il 54%, è concentrato al Nord (dove primeggiano le Province di Treviso con il 3,6% e Brescia con il 3,3%), circa il 17% è installato al Centro (la Provin-cia di Roma si attesta al terzo posto con il 3,2%), il restante 29% al Sud (la Pro-vincia di Lecce, con il 2,3%, è quella con il maggior numero di installazioni a fine 2012).Quanto alla potenza installata (16.420 MW), il 44% è al Nord, il 37% al Sud e il 19% al Centro. La Puglia, con il 14,9%, presenta il contributo maggio-re. Seguono la Lombardia al Nord con l’11,1%, e il Lazio al Centro primeggia con il 6,5% della potenza installata.I pannelli solari più utilizzati. A livel-lo nazionale il 72% della potenza instal-lata è realizzato in silicio policristallino, il 22% in silicio monocristallino e il 7% in film sottile o in materiali diversi. Le nuove tipologie di pannelli in film sottile sono utilizzate in misura percen-tualmente più elevata in Sicilia, dove rappresentano il 13% della potenza

installata. La Valle d’Aosta è la Regione con la più elevata percentuale di pan-nelli monocristallini, il 40% del totale.I settori di attività coinvolti. A livello nazionale il 60% della potenza fotovol-taica è installata nell’industria, il 15% nell’agricoltura, il 14% nel terziario e, per finire, il 12% nel domestico. Tipologie di sito. A livello nazionale il 43% della potenza è installata a terra, il 48% è collocata su edifici, il 6% su serre e pensiline e il residuo 3% è ubicato di-versamente, ad esempio è utilizzato per le barriere acustiche autostradali. Nel 2012 c’è stata un’inversione rispetto al 2011 del peso nazionale tra gli impianti a terra e quelli su edificio, che nel 2011 erano rispettivamente pari al 49% e 41%. Nelle Regioni del Centro Sud una parte molto consistente della potenza è installata a terra, la Puglia, che rappre-senta il 15% della potenza fotovoltaica nazionale, è in testa con il 78% (a fron-te del 22% degli impianti non a terra), seguita da Basilicata (72%) e Molise (68%). Al Nord prevale la collocazione

su edifici, nella Regione Trentino Alto Adige con il 91% della potenza installa-ta e a seguire in Valle d’Aosta (84%) e in Lombardia (80%). La Sardegna, la Ca-labria e la Liguria sono le Regioni nelle quali vi è la quota maggiore di impianti su serre e pensiline.La produzione degli impianti fotovol-taici in Italia nel 2012 ha raggiunto 18.862 GWh con un incremento del 75% rispetto all’anno precedente. In soli sei anni, la produzione è aumenta-ta di circa 485 volte. Oggi tra le fonti rinnovabili, la fonte solare è seconda solo alla fonte idraulica. In Puglia sono stati prodotti 3.491 GWh (il 18,5% del totale nazionale), segue a distanza l’Emilia Romagna con 1.758 GWh prodotti (il 9,3%), la Lombardia con 1.681 GWh (8,9%) e la Sicilia con 1.512 GWh (8% del valore nazionale). La Regione con la minore produzione è la Valle d’Aosta con soli 18 GWh prodotti (0,1% del totale nazionale). La Provincia di Lecce è storicamente quella in cui si produce più energia dagli impianti fotovoltaici. Nel 2012 rappresenta il 5% dei 18.862 GWh prodotti a livello nazionale pari a 942 GWh. Altre Province che si sono di-stinte per l’entità della produzione sono Brindisi, Bari e Foggia seguite da Cuneo e Viterbo.Il fotovoltaico nel mondo. L’elenco dei principali paesi che a fine 2012 presentano la potenza installata di so-lare fotovoltaico più elevata, vede in testa la Germania con 32.278 KW, seguita dall’Italia che ha circa la metà della potenza installata tedesca (16.420 MW). Seguono USA (7.583 MW), Giappone (7.414) e Cina (6.593). Al sesto e al settimo posto si posiziona-no rispettivamente la Spagna (5.100 MW) e la Francia (3.859). La Germa-nia è il primo Paese anche per nuova potenza installata nel corso del 2012, con 7.600 MW, al secondo posto l’Ita-lia con 3.646 MW. In Spagna, invece, l’eliminazione degli incentivi ha ridot-to sensibilmente le nuove installazioni.

PROVA RENAULT ZOE PER UN GIORNO INTERO.

PRENOTA SUBITO

* Zero emissioni di CO2 in fase di utilizzo, escluse le parti soggette ad usura. Zero rumore del motore.

www.renaultzoexperience.it

ZERO RUMORE, ZERO EMISSIONI*

È TEMPO DI RICONCILIAREL’UOMO E L’AUTOMOBILE.

RENAULT ZOE 100% ELETTRICA.

Page 29: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

ecologia e ambientespeciale/

DoDicimeSigiugno/luglio 12/

ecologia e ambientespeciale/

energie ha registrato una crescita “soste-nuta” nel caso del biogas agricolo (+264 MW, in linea con quanto già successo nell’anno precedente) e della produzione di energia da oli vegetali (+153 MW) e una crescita “appena accennata” nel caso delle biomasse agroforestali e degli im-pianti di recupero energetico da RSU. Il volume d’affari della filiera del biogas è cresciuto notevolmente negli ultimi anni, più che raddoppiando dai 900 milioni di euro del 2010 ai 2 miliardi di euro di fine 2012, grazie all’elevato numero di nuovi impianti entrati in funzione, il cui valore è passato a rappresentare oltre il 50% del volume d’affari complessivo nel 2012. La marginalità è invece rimasta costante ne-gli ultimi anni e pari mediamente al 14%.Il potenziale di sviluppo degli impianti a biogas di origine agricola è strettamen-te legato alla disponibilità di biomassa da destinare al processo di digestione. Dato il crescente “abbandono dei cam-

pi” con la superficie agricola non utiliz-zata in continua crescita, si ha tuttavia la possibilità di sfruttare i terreni non coltivati per produrre le materie prime che alimentino la produzione di biogas senza dover sottrarre spazio alle colture “food”. Il recente cambio normativo tut-tavia introduce una maggiorazione degli incentivi per i sottoprodotti agricoli che, quindi, andrà ulteriormente a limitare la realizzazione di nuove coltivazioni ad hoc per gli usi energetici a favore del riu-tilizzo di sottoprodotti.Il volume d’affari della filiera agro-fore-stale italiana è rimasto stabile negli ultimi 3 anni con pochi nuovi MW di impianti sviluppati e con oltre il 60% del valore totale derivante dalla vendita dell’energia prodotta. La marginalità, anche nel 2012, è tuttavia destinata a diminuire in tutte le aree di business. Il mercato dei grandi im-pianti di produzione di energia elettrica da biomasse agroforestali e le tecnologie usa-

te per questi impianti infatti sono ormai maturi, mentre esistono ancora opportu-nità di sviluppo per quanto riguarda gli impianti di piccola taglia (< 1 MW). Considerando i contingenti di potenza incentivabili per i prossimi anni e ipo-tizzando il loro totale utilizzo, è possibile aspettarsi una progressiva diminuzione della nuova potenza installata con circa 250 nuovi MW di impianti da biomasse nel 2013 e meno di 200 MW all’anno nel 2014 e nel 2015.

L’EOLICOPer quanto riguarda l’eolico, il “Decreto Rinnovabili” mette a disposizione per il 2013 dei contingenti di potenza che, se sommati, arrivano a 1,36 GW. Tuttavia, più della metà di questa potenza è desti-nata a impianti offshore o rifacimenti per i quali, al momento, non è stata registra-ta alcuna richiesta. Considerando invece i soli contingenti di potenza per nuovi

Le fonti rinnovabili elettriche non fotovoltaicheIl decreto sulle rinnovabili elettriche di-verse dal fotovoltaico, entrato in vigore il 1 gennaio 2013, ha tagliato nettamente gli incentivi. I più penalizzati sono i grandi impianti a biomassa, per i quali diventa pratica-mente obbligatorio percorrere la strada dell’utilizzo di sottoprodotti in un’ottica di filiera integrata. Ma alcune tecnologie come eolico e mini idroelettrico soffro-no meno dei tagli e sono anche quelle più prossime alla grid parity.È quanto emerge dal Report sulle Rin-novabili Elettriche Non Fotovoltaiche di Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, che cerca di capire le conse-guenze del DM 6 luglio 2012, noto come “Decreto rinnovabili”, sulle rinnovabili elettriche. Il Report, primo e unico nel suo genere, prende in esame le singole fonti di energia, cercando di capire quali sono quelle più penalizzate e di interpre-tare i cambiamenti in atto nel mondo delle rinnovabili. Analizzando i risultati delle prime procedure di Aste e Registri, valutando quanto le installazioni e la pro-duzione di energia elettrica da fonti rin-novabili siano lontane dagli obiettivi del Piano d’Azione Nazionale (PAN) e cer-cando di evidenziare gli squilibri tra mix di produzione atteso e mix reale, discu-tendo possibili interventi per bilanciare meglio lo sviluppo delle diverse fonti.Il nuovo Decreto fissa come limite massi-mo di spesa annuo per incentivare le fon-ti rinnovabili elettriche non fotovoltaiche la soglia di 5,8 miliardi di euro. I livelli di incentivi previsti sono, in media, de-cisamente inferiori a quelli precedenti il 2013 – le riduzioni secondo i calcoli fatti nel report vanno dal 15 al 30% –, anche se sono previsti premi aggiuntivi rispetto alle tariffe incentivanti base (compresi tra 10 e 40 €/MWh) per diverse tipologie e/o configurazioni e modalità di funzio-namento sostenibile degli impianti.

I tagli più consistenti avvengono per im-pianti di grandi dimensioni e nel settore delle bioenergie (in particolare del biogas e dei bioliquidi) premiando tuttavia l’uso di “sotto-prodotti”, quali gli scarti di pro-duzione, rispetto all’utilizzo di biomassa vergine. Per alcuni cluster di impianti – mini eolico, mini idroelettrico, eolico offshore, forza maremotrice-oceanica – i livelli delle remunerazioni sembrano in-vece superiori rispetto al passato. L’analisi condotta dall’Energy & Strategy Group porta a conclusioni interessan-ti. Per alcune fonti – come l’eolico e il mini idroelettrico –, in alcune situazioni di siti particolarmente ventosi o fiumi con elevata portata d’acqua, le tecnolo-gie rinnovabili non sono molto lontane dalla grid parity, presentando rendimenti interessanti anche in assenza di incentivi. Al contrario, per gli impianti a biomasse, la sola valorizzazione dell’energia elet-trica al prezzo di mercato non permette nemmeno di pagare i costi operativi. La sostenibilità economica dipende quindi dalla valorizzazione e dall’utilizzo degli scarti/sottoprodotti e dall’inserimento dell’impianto nel contesto locale al fine

di valorizzare al massimo la produzione elettrica e soprattutto termica. Attraverso l’utilizzo di sottoprodotti e il recupero termico anche questi impianti – si spiega – possono avvicinarsi alla grid parity.

LE BIOMASSEPer quanto riguarda le biomasse, il “De-creto Rinnovabili” prevede un taglio delle tariffe che va a colpire in particolare gli impianti più grandi e in generale il bio-gas, con una riduzione mediamente del 30% solo in parte mitigata dalla presenza di “premi” e da un allungamento del pe-riodo di incentivazione (da 15 a 20 anni).Gli impianti di piccola taglia a biomas-sa godono però di tariffe più “generose” e facilitazioni di accesso agli incentivi, soprattutto se associati a valorizzazione dei sottoprodotti e riutilizzo degli scarti dei processi di produzione di energia. I bonus combinati permettono, in alcuni casi, come confermano le analisi con-dotte dall’Energy & Strategy Group, di raggiungere livelli di incentivazione quasi prossimi a quelli della Tariffa Omnicom-prensiva in vigore fino al 2012.Nel corso del 2012, il mercato delle bio-

Page 30: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

www.volkswagen.it

Scopri tutti i prodotti che Volkswagen Financial Services ha ideato per te.

Golf 1.2 TSI Trendline BlueMotion Technology 77 kW/105 CV a € 17.800 (IPT esclusa) - con ExtraTime 2 anni o fino a 80.000 km più manutenzione ordinaria prevista dal costruttore per 3 anni fino a 60.000 km in omaggio. Ant. € 5.340, fin. di € 12.460 in 35 rate da € 176,61. Valore Garantito Futuro pari alla Rata Finale Residua € 7.476 (da pagare solo se il Cliente intende tenere la vettura). TAN 3,99% fisso - TAEG 5,70%. Imp. tot. del credito € 12.460. Spese: istruttoria pratica € 300; incasso rata mensile € 3; comunicazioni periodiche di legge € 3; imposta di bollo/sostitutiva € 31,15. Imp. tot. dovuto dal consumatore € 13.799,50. Informazioni europee di base/Fogli informativi disponibili presso le Conc. Volkswagen. Salvo approvazione Volkswagen Bank. Offerta valida fino al 31/07/2013. Info su www.volkswagen.it La vettura raffigurata è puramente indicativa.

Valori massimi: consumo di carburante, ciclo comb. 5,3 l/100 km - CO2 123 g/km.

Ancora da 17.800 euro.Tua anche conProgetto Valore Volkswagen• Da 178 euro al mese per tre anni. 35 rate. TAN 3,99%, TAEG 5,70%.• Garanzia estesa e manutenzione comprese.

• E poi scegli se sostituirla, restituirla o rifinanziarla.

SOLO FINO AL 31 LUGLIO.

LOGO 1A/2VARIANTE A UTILIZZO DUE COLORI

Golf. Das Auto.

Page 31: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

ecologia e ambientespeciale/

DoDicimeSigiugno/luglio 12/

ecologia e ambientespeciale/

DoDicimeSigiugno/luglio 12/

AUTO ECOLOGIChE PER RISPETTARE L’AMBIENTE

Mentre il mercato delle auto è in piena recessione, il comparto delle auto ibri-de ed elettriche cresce. I numeri non sono rilevanti, ma le per-centuali di crescita sono decisamente consistenti e significative. Secondo i dati diffusi dall’Unrae (Unione nazionale rap-presentanti autoveicoli esteri), nei primi cinque mesi del 2013, con il mercato complessivo in caduta dell’11,25%, le auto ibride hanno fatto registrare una crescita record del 166,06%, per un to-tale di 5.699 auto ibride immatricolate (contro le 2.142 vendute nell’analogo periodo del 2012). Buona, anche se più contenuta, la crescita delle elet-triche, salite del +32,80% per un totale di 251 unità. Complessivamente ibride ed elettriche sfiorano quasi la quota dell’1% del mercato rispetto allo 0,3% dell’anno precedente.Toyota Yaris e Auris (entrambe sopra le 2.000 unità immatricolate) sono ai primi due posti della classifica dei modelli ibri-di più venduti, mentre le elettriche più vendute vedono in testa la nuova Re-nault Zoe, su cui la casa francese punta molto, forte anche del successo che la vettura sta avendo in Francia, seguita da Smart Fortwoo, LEaf Nissan, Fluence Renault.Questa crescita la dice lunga su come

si stia modificando il concetto stesso di mobilità urbana, oggi sempre più orien-tata su city-car silenziose, non inquinan-ti, capaci di destreggiarsi nel traffico cittadino. E se al momento le auto elet-triche stentano a decollare, a causa di alcuni vincoli che ne bloccano la cre-scita – l’assenza di una rete infrastruttu-rale adeguata di ricarica innanzitutto, i costi elevati delle batterie e un’auto-nomia di viaggio piuttosto limitata – c’è da scommettere che la progressiva ri-duzione dei costi di acquisto e la cresci-ta dell’autonomia delle auto elettriche stiano tracciando la strada futura.A fronte dei costi elevati, va ricordato che le auto elettriche godono di alcu-ne agevolazioni, tra cui:- gli incentivi statali, in vigore dal 14 marzo 2013, con un bonus massimo di 5 mila euro, destinato a chi decide di ac-quistare un’auto elettrica o ibrida che emetta meno di 50 g/km di CO2. Le so-luzioni meno ecologiche, con emissioni superiori a 50 g/km e fino a 95 g/Km di CO2, e le auto a GPL o metano e Bifuel riceveranno invece 1.200 euro;- l’esenzione del bollo per i primi 5 anni e una riduzione del 75% dal sesto anno;- l’ingresso gratuito nelle ZTL di alcune grandi città e alcuni parcheggi gratuiti riservati.

La necessità di salvaguardare l’ambiente tocca da vicino la sensibilità degli automobilisti, che stanno rivolgendo la loro attenzione alle auto ecologiche, sempre più vantaggiose economicamente grazie anche agli incentivi previsti dalla legge

QUALE MIX PRODUTTIVO AL 2020?Sulla scorta dei dati raccolti e delle analisi fatte, il Rapporto dell’Energy & Strategy Group cerca anche di capire a che punto siamo arrivati oggi con le installazioni da fonti rinnovabili e la produzione di ener-gia elettrica da queste fonti (includendo anche il fotovoltaico) e quanto siamo lontani dagli obiettivi da raggiungere nel 2020. Per questa analisi è stato indivi-duato l’attuale mix produttivo di rinno-vabili e rapportato con la spesa sostenuta in incentivi.Negli ultimi 5 anni si è assistito a un rad-doppio della potenza da fonti rinnovabili installata, da 23,6 GW nel 2008 agli ol-tre 49,2 GW di fine 2012, con dei tassi

di crescita medi ponderati del 15,8%. La fonte con maggior crescita è stata il fotovoltaico con tassi di crescita medi an-nui di oltre il 105%. Tassi di crescita più contenuti ma sempre significativi (circa 20%) sono stati quelli registrati dall’eo-lico e dalle bioenergie, entrambi mercati più maturi. Nel 2012 l’idroelettrico, fonte rinnovabi-le “storica” per il nostro Paese ha rappre-sentato quasi la metà della produzione da rinnovabile in Italia. La seconda fonte per produzione è stata il fotovoltaico se-guito da eolico e bioenergie. La spesa per incentivi ha avuto una distribuzione di-versa rispetto alla produzione di energia: nel 2012 la spesa per le rinnovabili è stata di poco superiore ai 9,6 miliardi di euro,

il 63% dei quali destinato alla produzio-ne da fotovoltaico e il rimanente diviso quasi equamente tra bioenergie, eolico e idroelettrico.La necessità degli incentivi e del sostegno a queste fonti è duplice e deriva, da un lato, dalla non ancora raggiunta grid pa-rity per alcune fonti o taglie di impianti, e, dall’altro, dagli obiettivi presi a livello comunitario per il raggiungimento di prestabiliti livelli di installazione e pro-duzione al 2020. In attesa del recepimen-to da parte del Governo della Strategia energetica nazionale (Sen), il documento di riferimento a livello italiano, redatto nel 2010, è il Piano d’Azione Nazionale (PAN), all’interno del quale sono conte-nute le indicazioni sulla potenza da in-stallare e produzione al 2020.“Confrontando quanto previsto al 2020 e quanto già raggiunto nel 2012 – si legge nel Report – è possibile notare come ci sia da colmare ancora una certa distanza, anche se alcune fonti fanno già registrare risultati superiori agli obiettivi 2020. In particolare il fotovoltaico già oggi produ-ce circa l’80% di energia in più di quanto avrebbe dovuto raggiungere nel 2020. Anche l’idroelettrico nel 2012 ha registra-to livelli di produzione maggiori rispetto agli obiettivi finali. Le fonti che invece, a oggi, devono ancora raggiungere gli obiet-tivi al 2020 sono l’eolico, le bioenergie e il geotermoelettrico. C’è stata dunque una deviazione rispetto alla programmazione prevista. Guardando poi il mix di spesa è possibile constatare come non sia pro-priamente distribuito sulle fonti che mag-giormente richiederebbero incentivi per raggiungere i propri obiettivi.La domanda alla quale è però importan-te rispondere riguarda il mix produttivo auspicabile per il 2020. Gli attuali De-creti hanno un orizzonte di 3 anni e se, come visto, il PAN non risulta più attua-le, poiché già disatteso, diviene essenziale introdurre nuovi obiettivi per bilanciare meglio lo sviluppo delle diverse fonti così da permettere agli operatori del settore di effettuare investimenti mirati e di lungo periodo”.

impianti onshore (500 MW per le Aste e 60 MW per i Registri) e confrontando-li con le installazioni medie annue degli ultimi anni, secondo l’Energy & Strategy Group è possibile osservare come il mer-cato debba affrontare un brusco rallenta-mento nel prossimo futuro. I contingenti per nuovi impianti previsti riporteranno il mercato eolico alle dimensioni di die-ci anni fa, con valori di installato annuo simili a quelli registrati nel 2004/2005. Le installazioni eoliche italiane sono prevalentemente concentrate in poche Regioni del Sud Italia dove la maggiore disponibilità di vento permette una più elevata redditività degli investimenti. Anche i nuovi progetti per grandi parchi eolici, che saranno sviluppati nel corso del 2013, sono tutti localizzati in Puglia, Campania e Basilicata.Il volume d’affari della filiera dell’eolico si è mostrato in crescita negli ultimi anni con un massimo di 4 mld € raggiunto nel 2012 grazie al record di nuova po-tenza entrata in esercizio. Poco meno del 50% del valore è stato generato nell’area di business di gestione degli impianti, mentre della restante metà, i 2/3 sono da imputarsi alla produzione di aerogenera-tori. Negli ultimi anni tuttavia la margi-nalità è stata in contrazione.

Il recente cambio normativo ha, inoltre, complicato maggiormente le procedure di richiesta degli incentivi e, soprattutto, sfiduciato gli operatori presenti che ve-dono continuamente cambiare le “regole del gioco”. Questi due effetti combinati tra loro stanno accrescendo l’interes-se per i parchi eolici in esercizio, con la conseguente creazione di un mercato se-condario per l’eolico italiano. Altro tema “caldo” è quello relativo alla componen-te di gestione degli impianti. In Italia, negli ultimi anni, sono nati numerosi player specializzati nella sola attività di manutenzione che potrebbero sostituirsi ai produttori di turbine che, da sempre, offrivano questo servizio abbinato alla vendita dei loro prodotti. Un ultimo aspetto di interesse riguarda il balzo delle installazioni di mini eolico negli ultimi anni con nuovi impianti per circa 7 MW che hanno portato la potenza totale installata a oltre 20 MW. Le Regio-ni del Sud fanno registrare un installato complessivo pari al 70% del totale: Puglia 7,3 MW, Basilicata 5,6 MW, e Campania 4,1 MW. Dato che al Registro sono già stati presentati 135 impianti con potenza inferiore o uguale ai 200 kW, il mercato del mini eolico potrà più che raddoppiare la potenza installata a fine 2013.

IMPIANTI IDROELETTRICIE GEOTERMICOIl “Decreto Rinnovabili” nel 2013 met-te a disposizione incentivi per nuovi im-pianti pari a 120 MW per l’idroelettrico e 75 MW per il geotermico. Per queste due tecnologie, tuttavia, vista l’età me-dia del parco impianti, i rifacimenti rap-presentano importanti opportunità e il Decreto ha messo a disposizione per i Rifacimenti ulteriori 300 MW per l’i-droelettrico e 40 MW per il geotermico.I nuovi incentivi per i piccoli impian-ti idroelettrici sono rimasti partico-larmente “generosi” (da 257 a 96 €/MWh) per permettere lo sviluppo di questa fonte che in Italia presenta note-voli potenzialità.Per il geotermico gli incentivi vanno da 135 a 85 €/MWh, ma possono però sa-lire a 200 €/MWh in caso di utilizzo di particolari tecnologie avanzate.Secondo i risultati della prima proce-dura di iscrizione al Registro e all’Asta, pubblicati il 15 gennaio 2013 dal GSE, la potenza richiesta a Registro per i pic-coli impianti idroelettrici è stata pari a più del doppio di quella disponibile dal Registro nuovi impianti. Tuttavia meno della metà dei progetti presentati è riu-scita ad ottenere gli incentivi. Per la po-tenza totale richiesta dal geotermico si registrano livelli di saturazione dei con-tingenti pari complessivamente a circa l’85%, a testimonianza dell’interesse per questa fonte di generazione che dispone ancora di potenziale da sfruttare. La produzione idroelettrica in gran-di impianti è ampiamente sfruttata in Italia, ma lo scarso interesse degli operatori per la prima procedura d’A-sta deriva anche dall’attuale incertezza sulle concessioni idriche. Il mini idroe-lettrico nei prossimi anni vedrà invece nuova potenza installata in linea con le disponibilità dei contingenti, grazie alle tariffe incentivanti che, per i picco-li impianti, non hanno subito eccessive riduzioni e permettono a questi inve-stimenti di essere economicamente so-stenibili.

Page 32: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

ecologia e ambientespeciale/

DoDicimeSigiugno/luglio 12/

ecologia e ambientespeciale/

DoDicimeSigiugno/luglio 12/

COLDIRETTI vErso l’assEmblEa nazionalE.prandini: puntarE su qualità E traCCiabilità

L’Assemblea nazionale di Coldiretti è diversa e unica. Non solo perché rappresen-ta il momento culmine nel

quale l’organizzazione traccia e analiz-za il bilancio di un anno di lavoro, ma anche e innanzitutto per il numero dei suoi partecipanti. In quest’assemblea infatti il presidente confederale incon-tra e parla a quindicimila dirigenti e soci, “cosa ben diversa da quello che normalmente fanno le altre organiz-zazioni di rappresentanza”, sottolinea il presidente di Coldiretti Lombardia Ettore Prandini alla vigilia dell’incon-tro nazionale del prossimo 4 luglio al Palalottomatica di Roma. Ma è soprat-tutto nei contenuti che l’assemblea di Coldiretti mostra uno stile diverso. “Abbiamo la forze di verificare e misu-rare, anno dopo anno, ciò che è stato fatto e di verificarne la coerenza rispet-to al progetto che abbiamo presenta-to a tutti quattro anni fa – fa sapere il presidente - Anche questo è un tratto unico. Mi chiedo infatti quante siano, in Italia, oltre a Coldiretti, le Organiz-zazioni o le forze politiche in grado di potersi confrontare apertamente con la propria base, con la politica e con le istituzioni su quello che dicevano qualche anno fa o anche solo di poter-ne parlare senza cadere nelle contrad-dizioni e nelle incoerenze dei propri comportamenti”. Ma qual è il progetto ideato e pro-

mosso da Coldiretti per valorizzare la filiera agroalimentare italiana? “L’ob-biettivo primario è dare certezza al consumatore finale sulla riconoscibilità della provenienza delle materie prime

che entrano nella filiera agroalimen-tare italiana – spiega Prandini – il ché equivale al controllo dell’intera filiera: dalla provenienza delle materie prime al luogo di trasformazione e confezio-

namento”. Per spiegare l’importanza della tracciabilità dei prodotti, il presi-dente prende ad esempio il caso del lat-te fresco e a lunga conservazione. “Nel primo caso conosciamo con certezza, grazie a controlli continui e costanti, sia l’allevamento che il luogo di pro-venienza della materia prima – spiega - diversamente, invece, il latte a lunga conservazione, che in Italia muove un business da 2 miliardi di litri l’anno, è per il 90 per cento di importazione, non è sottoposto agli stessi controlli, ma viene comunque venduto come prodotto agroalimentare italiano, cosa assolutamente scorretta oltre che re-sponsabile di un progressivo impove-rimento del valore e della qualità dei prodotti italiani autentici e certificati”. Ed è proprio questo che Coldiretti sta

cercando così strenuamente di com-battere. “Ogni giorno il mondo della falsificazione agroalimentare inventa nuovi stratagemmi per immettere sul mercato prodotti tarocchi, simulando loghi e nomi che ricordano prodotti della tradizione italiana come prosciut-to di Parma, mozzarelle di bufala e tutto il resto, ma che di italiano hanno ben poco”. Nell’assemblea del 4 luglio si parlerà come ogni anno del progetto di Col-diretti, dello stato di avanzamento di quello che secondo l’organizzazione di categoria è un modello di sviluppo per il Paese. “Anche in questo (purtroppo) Coldiretti è unica nel panorama nazio-nale – afferma Prandini - Né i partiti, né le forze di rappresentanza si pongo-no il problema di pensare al futuro del Paese e di proporre una strada, un mo-dello di sviluppo”. Modello di sviluppo che per Coldiretti non può prescindere dall’affermazione sulla certezza della qualità dei prodotti agroalimentari ita-liani. “Generalmente si parla e si pensa solo con un’ottica di brevissimo respiro – lamenta Prandini - Si guarda giorno per giorno all’andamento della borsa e dei mercati finanziari, ci si preoccupa delle variazioni quotidiane dello spre-ad, si spera che le elezioni in Grecia o una decisione della Germania possano raddrizzare la situazione e far riparti-re l’economia. Ma purtroppo non è e non sarà così. Il futuro di questo Pa-ese e delle nostre imprese dipenderà soprattutto dalla scelta di quale strada prendere per lo sviluppo dell’Italia. Coldiretti è oggi l’unico soggetto che ha dichiarato e presentato un proprio modello di sviluppo, originale e diver-so da quello proposto da questo Go-verno, dai partiti e dalla politica attuale ma anche diverso da quello sbandiera-to dagli economisti più alla moda”. Per realizzarlo però è necessario che “si torni a dare il giusto valore al compar-to agricolo – sottolinea il presidente Prandini -. Un comparto che in que-sti anni è stato fortemente impoverito

dalla chiusura di tante aziende zootec-niche che, costrette dai costi elevati di energia elettrica e manodopera, non sono più riuscite ad essere competitive sui mercati europei e internazionali”. Ciò ha portato ad una progressiva glo-balizzazione del mercato agroalimen-tare e all’omologazione dell’agricol-tura nei 28 stati membri dell’Unione Europea, “che ha abbassato la qualità dei prodotti e svalorizzato le tradizioni e la cultura agroalimentare provenien-te dal nostro territorio”. Puntando su una politica agricola comune, infatti, il rischio è quello di “sorpassare il valore di un agricoltura che, invece, dovrebbe guardare innanzitutto alle proprie ori-gini e alla propria storia per continuare a garantire la soddisfazione del consu-matore finale”.Ci sono molte ragioni per partecipare all’assemblea del 4 luglio, “soprattutto per quanti come noi hanno la cultura del fare e non vogliono rassegnarsi al declino di un Paese come l’Italia dove e difficile cambiare, perché quasi nessu-no è disposto a cambiare”.

Il presidente di Coldiretti Lombardia, Ettore Prandini

Page 33: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

ecologia e ambientespeciale/

DoDicimeSigiugno/luglio 12/

ecologia e ambientespeciale/

DoDicimeSigiugno/luglio 12/

EnErgiE rinnovabili: l’impEgno di LINEA ENERGIA

Mettere al servizio del ter-ritorio investimenti ed impianti coerenti con le esigenze locali. Questo

l’obiettivo di Linea Energia, la socie-tà del gruppo Linea Group Holding (LGH) – holding che vede Cogeme primo azionista con AEM Cremona – interamente orientata all’energia, per la quale il 2012, e questi primi mesi del 2013, hanno rappresentato un periodo di intenso impegno.Sono state ben cinque infatti le realiz-zazioni che hanno visto protagonista la società che ha sede a Rovato e che opera sulla provincia di Brescia, ma non solo. Linea Energia è infatti la società specia-lizzata nello sviluppo e nella gestione degli impianti e delle attività connesse all’energia, che proprio nel 2012 ha mes-so in esercizio cinque nuovi impianti: una nuova centrale idroelettrica in Valle Camonica, due impianti a biomasse le-gnose sul territorio del gruppo LGH, e due impianti a biogas presse discariche in Sicilia. Proprio con le nuove realizzazioni si implementano gli assets impiantistici della società, alimentati tutti da fonti rin-novabili, e si contribuisce all’immissione nella rete elettrica nazionale di energia elettrica certificata rinnovabile.Anche il Direttore di Linea Energia, Davide Alberti, sottolinea il percorso di crescita della società: “In ciascuno dei nuovi impianti, abbiamo puntato al massimo risultato energetico ed all’uti-lizzo delle migliori tecnologie disponi-bili: lo spirito è quello di soluzioni su misura, pensate sulla base della dispo-nibilità di materia prima dei luoghi in cui operiamo. Nel 2012 abbiamo pro-dotto 260 GWh di elettricità e nel 2013 prevediamo un incremento del 6% per arrivare a 276 GWh”.

IDROELETTRICO

Il nuovo impianto idroelettrico di Corna, a Darfo Boario Terme, canale Aiguale

BIOGAS

Nuovi impianti a biogas: a Ragusa ed Augusta.

BIOMASSE

Gli impianti da 1 MW elettrico sono collocati a Cremona e Rodengo

“Linea Energia – prosegue Alberti - da tempo ha creduto nelle fonti rinnova-bili. Perché? L’Italia, per soddisfare il proprio fabbisogno energetico, si trova costretta, a dipendere fortemente dall’e-stero sia per l’approvvigionamento dei combustibili fossili che per l’acquisto diretto dell’energia elettrica. Pertanto, oggi, come nel prossimo futuro, l’Italia vanta quale propria unica imprescindi-bile risorsa le fonti rinnovabili.”Ed anche la gestione delle iniziative va fatta con oculatezza e competenza: “Completare una iniziativa in Italia ri-sulta infatti molto complesso: ottenere l’autorizzazione è un lungo percorso, giustamente rigoroso; essere finanziati, soprattutto in questi periodi, richiede una complessa attività volta a convince-re gli istituti finanziatori della bontà del progetto. Individuare appaltatori solidi rimane un impegno non secondario. Anche per queste ragioni – conclude il Direttore Alberti – lo sforzo per la rea-lizzazione degli impianti di Linea Ener-gia è particolarmente meritevole”.L’impegno per la produzione di energia pulita e lo sviluppo di soluzioni adegua-te ai nostri territori: con queste caratte-ristiche Linea Energia guarda con fidu-cia al futuro delle energie rinnovabili.

Energia dall’ambiente: un’anima di LghPer Linea Energia e per il gruppo LGH territorio, energia e consapevolezza ecologica sono il cuore dell’attività quotidiana: i temi della sostenibilità e dello sviluppo del territorio rappresen-tano infatti un driver fondamentale, che guida gli investimenti e la realizza-zione di nuovi progetti. “Il gruppo LGH orienta la propria attivi-tà nella direzione di iniziative che perse-guono obiettivi sociali ed ambientali, oltre a progetti industriali volti a contribuire alla crescita economica del Gruppo e delle comunità. Per questo le rinnovabili sono proprio il fulcro della nostra strategia di crescita, con l’obiettivo di assicurare la produzione dell’energia necessaria con il rispetto e la tutela dell’ambiente” com-menta Alessandro Conter, Presidente di LGH.E a Rodengo Saiano Linea Energia – società del Gruppo LGH specializzata nelle attività connesse all’ingegneria dell’energia – ha realizzato il nuovo impianto a biomasse legnose.“L’iniziativa si fonda sulla migliore tec-nologia in grado di valorizzare le risorse sul territorio, impiegate nella produzione di energia pulita. L’impianto costruito in partnership con Paradello Ambiente e Cauto Cooperativa Onlus, rappresen-ta un intervento di eccellenza per tutta l’area di riferimento” sottolinea Davide Alberti Direttore Generale di Linea Energia.Il progetto a biomasse sorge infatti ai confini della proprietà di Paradello, e produce circa 8 milioni di kilowattora di energia elettrica valorizzando esclu-sivamente legname vergine e non trat-tato. “Un contributo significativo da un punto di vista energetico per LGH, ancor più rilevante se si pensa che il gruppo impiega quasi esclusivamente risorse rin-novabili, come ad esempio l’idroelettrico” prosegue Alberti “Oltre il 90% dell’e-

lettricità prodotta è infatti “verde”, e il gruppo si sta avvicinando ad un traguar-do significativo: 1 miliardo di kWh da fonti pulite.” La frazione verde (sfalci, ramaglie) sem-pre più copiosa ultimamente grazie alla diffusione della raccolta differenziata, è una risorsa per creare compost, ovve-ro il terriccio naturale che sostituisce i concimi chimici. Nell’impianto per la creazione compost di Franciacorta Rinnovabili, il verde in arrivo viene controllato, selezionato e diviso: la parte umida rimane al compostaggio, e diventerà ottimo concime naturale per le coltivazioni. La parte secca (il legno) viene ora recuperato direttamente, cre-ando energia certificata rinnovabile, senza dover trasportare su strada , verso impianti similari, il legno, contribuen-do, pertanto, alla riduzione di traffico ed emissioni.L’impianto fornirà poi alla collettività, ed in particolare alle scuole, occasioni per sviluppare attività educative: è pre-visto un percorso di visita, che mostri il funzionamento del ciclo del legno, contribuendo alla sensibilizzazione delle nuove generazioni sul tema dell’impor-tanza del rispetto dell’ambiente.

Il presidente di LGH,Alessandro Conter.

Il direttore di Linea Energia,Davide Alberti

www.lgh.itwww.linea-energia.it

Page 34: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ 53

PROVINCIALA/

52

PROVINCIALA/

il turisMo nel basso gardanon solo lago

lonato, desenzano, Sirmione, Padenghe, Salò e Toscolano: gioventù off limits

di AleSSAndrA ToniZZo

uesta (preziosa) porzione di territorio offre un ven-taglio di attrattive che, ogni anno, divengono meta preferita di milioni

di turisti: arte, storia, cultura, natura ed enogastronomia contraddistinguono il Basso Garda, terra in cui il lago e le sue spiagge fanno da cornice a questo ric-chissimo patrimonio.Lonato non spartisce la medesima fama delle più note località gardesane, tut-tavia è saturo di storia. Come promuo-vere al massimo questo suo patrimonio culturale resta però ancora un mistero. La possente mole della Rocca Viscontea è il suo vero gioiello architettonico, al cui interno si trova anche la Fondazio-ne Ugo da Como (dove sono conservati preziosi tesori d’arte dal XIII° secolo fino ai giorni nostri), e rappresenta la “bilancia” con cui pesare l’afflusso di vacanzieri in paese: perlopiù scolare-sche o coppie di mezza età che si rega-lano qualche ora libera per un pieno di cultura. Pochissimi pernottano, sebbe-ne i dintorni di Lonato siano ricchi di agriturismi e b&b capaci di ingolosire gli amanti della pace e della buona ta-vola. Le piazze in porfido del paese, a detta dei commercianti, nei mesi più caldi non risuonano di alcun scalpiccio festoso: qualche evento riporterebbe quel movimento che, invece, migra ver-so Desenzano. Qui, il raffinato centro storico in sti-le veneto, con i suoi portici animati da negozi, vince sempre. Le vasche, infatti, sono l’unica usanza dura a morire, per-ché la frizzante vita notturna cui ci aveva abituato Desenzano è ormai cosa d’altri tempi. C’è chi lo definisce per questo, esagerando, un “paese per vecchi”, ma è indubbio che i residenti siano riusciti a far sentire la propria voce più di loca-li e bistrot: calma contemplativa versus movida, insomma. La matrice turisti-

Q

Foto

: Pat

rick

Mer

ighi

s

Page 35: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

54 DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

ca di Desenzano vede primeggiare gli stranieri (nell’ordine: tedeschi, russi, inglesi, francesi, olandesi e spagnoli), dispiacendo non poco l’accoglienza locale, che vorrebbe invece attirare gli italiani. Anche perché l’equazione straniero=grasse entrate non è più auto-matica: panino bordo lago e spese par-che hanno contagiato, in questo 2013, anche chi non vive nello Stivale. Lo provano le boutique desenzanesi, tutto fuorché affollate, e le risate a denti stret-ti di chi sente menzionare il “turismo di lusso”. C’è infatti qualcosa che stride tra ciò che si riscontra sulla carta – re-sort a cinque stelle, residence esclusivi, mega ville, beauty center, circoli ippici e scuderie under construction nelle aree più suggestive della nostra Riviera gar-desana – e quel che si nota per strada: la “strage” di piccoli natanti nei porti pubblici del Garda, le vacanze oculate di massimo quattro giorni, una stagione che inizia sempre più tardi, sempre più col fiato tirato.Lo stesso vale per Sirmione, “perla del Garda”, con il suo austero castello e le rovine archeologiche della Villa Roma-na di Catullo. Il pieno di turisti (circa 6 milioni di visitatori l’anno) è fuori discussione, ma il pubblico d’élite, per così dire, si è perso per strada. La gen-te locale parla di malcelato “esibizioni-smo”, come se il paese fosse una grande vetrina con tanto di tappeto rosso, ma la sensazione che qualcosa sia cambiato è palese. I commercianti, estate dopo estate, qui si giocano il tutto per tutto, consci che il paese si spegne al tramonto

dell’estate. Di lei si dice che sia la più ordinata ed organizzata di questa por-zione di lago – a dimostrarlo, la nascita di un’app gratuita che scandaglia tutto, dai ristoranti ai servizi d’emergenza –, ma Sirmione a tratti arranca dietro alla propria fama: panchine con il contagoc-ce e bus navetta inesistenti sono dimen-ticanze grossolane per un paese che vive delle visite estive di famiglie e coppiette.Entrando a Padenghe si scordano bol-ge e pigia-pigia: si è nel cuore calmo del Garda, dove prende casa chi è in cerca di tranquillità. Anche questo è un paese che cambia faccia all’inizio dell’estate, raddoppiando le proprie anime e popo-landosi di italiani in fuga dalle metro-poli. Padenghe la crisi la sente, e non può contare sulle sole entrate di luglio e agosto (i suoi “mesi clou”), ma l’atmo-sfera magica e ovattata del borgo – spe-ciali gli scorci del Castello medievale e della Pieve di Sant’Emiliano – ripaga in qualche modo dalle fatiche: “sembra di vivere in vacanza”, dicono infatti molti residenti. Chi passa di qui – infaticabili ciclisti, coppie in vena di romanticherie, campeggiatori poco stanziali – resta ap-pagato.Salò è un altro punto di riferimento del Basso Garda, in cui è sempre più vivo il dibattito tra esercenti e residenti. D’e-state il paese richiama sia i turisti della domenica sia gli stranieri a zonzo per il lago, ma l’offerta resta sottotono rispet-to alle aspettative. Percorsi d’arte e cul-tura non mancano – dalla Fossa (piazza Vittorio Emanuele II), alla torre dell’os-servatorio meteorologico, al museo sto-

rico del Nastro Azzurro –, ma un po’ più di brio sarebbe d’obbligo.Punto di riferimento (e rifornimento) per i paesini lacustri limitrofi (da Ceci-na a Bogliaco), Toscolano Maderno è l’anima sportiva del Basso Garda, meta di villeggianti tedeschi, locatari di se-conde case (anche qui, tante le bandie-re tedesche nei giardinetti) e atleti del weekend. l trekking e la mountain bike, la canoa, la voga alla veneta, il dragon boat, la vela, il parapendio e l’equitazio-ne sono solo alcuni dei modi in cui pas-sare il tempo, che qui scorre lento. La natura rigogliosa – seppure si sia costru-ito molto, e non sempre bene – richiama un turismo di nicchia, che rifugge spiag-ge stracolme e ristoranti chiassosi. La terra del Basso Garda è un orcio col-mo di monete d’oro, cui attingono a pie-ne mani stranieri di ogni dove, restii a folli spese ma dal portafoglio “più facile” del nostro. Le carte in regola per un rin-novato sviluppo turistico ci sono tutte, e andrebbero sfoderate pure d’inverno, insieme a guanti e sciarpa, anche perché le vacanze di una volta non esistono più: i quindici giorni o più di villeggiatura sono stati sostituiti da brevi soggiorni mordi e fuggi, e ne risentono tutti. Da dove ripartire? Certamente dai ragazzi, i grandi assenti di questo affresco estivo. Da quella gioventù, insomma, che per il lago è sempre più off limits, perché la musica è troppo alta e le chiacchiere che tirano all’alba danno fastidio.

Nelle pagine precedenti, un particolare di Desenzano.

Sopra, uno scorcio di Padenghe.

il futuro ènella luce

f i b r a o t t i c a

Il futuro delle telecomunicazioni passerà dalla luce della fibra ottica. Potenza, velocità, stabilità ed economie di scala,questi sono i vantaggi per il tuo business. Noi, direttamente nella tua azienda, attraverso cavi di nostra proprietà, portiamo tutta la potenza e le illimitate opportunità della tecnologia del futuro. • la più elevata velocità di connessione possibile• alti standard di qualità e continuità del servizio• maggiori garanzie di sicurezza• connessione di un elevato numero di utenti per linea• tutti i vantaggi della futura IT: cloud, videoconferenze,

connessione tra varie sedi, ecc.

Noi abbiamo la velocità giusta

comunica con noiwww.intred.itN° verde 800 59 50 50

scegli oggivelocità epotenzaper la tuaazienda

fibra 200x270_Layout 1 13/06/13 16:36 Pagina 1

Page 36: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

5756

PROVINCIALA/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

CI RACCONTANOlonATo del GArdA

di AleSSAndrA ToniZZo

roBerTA orioli(le lASSe CAFFÈ) Via RepubblicaIl nome del locale comunica ai turisti e passanti la tradizione di Lonato…“Proprio così. Scelto da mio padre, ‘le las-se’ è il nome con cui i ragazzini chiamava-no il muro che corre fino al Castello”.Aperto a settembre 2012, chi vi fre-quenta?“Pensionati, gruppetti di donne alle pri-me colazioni, lavoratori per pranzi di la-voro convenzionati con scuole e Comu-ne, tante scolaresche amanti del gelato”.Che tipo di turisti frequenta Lonato?“Sono diversi i tedeschi, gli olandesi o i francesi che ci raggiungono per visita-re la Rocca, la Torre o il museo Ugo da Como. Solitamente si tratta di famiglie o coppie over 40”.Queste mete sono ben sponsorizzate?“La Pro loco si sta rilanciando dopo anni d’assopimento. Anche l’ufficio turistico è attivo, ma c’è molto margine di cresci-ta. La camminata da qui fino a Paden-ghe, poi, sarà una buona vetrina”.C’è chi si ferma in paese?“Lonato non è certo conosciuto come le altre località lacustri, ma è ricco di sto-ria. Purtroppo questo rimane comunque un turismo mordi e fuggi: c’è qualche al-bergo, dei b&b, ma la maggioranza dei

visitatori soggiorna a Desenzano”.Cosa andrebbe maggiormente sfrut-tato?“Il turismo del golf: siamo circondati da bellissimi campi”.

niColeTTA(eUForiA, inTiMo e MAre) P.za MartiriCosa si aspetta da questa stagione, in confronto alla scorsa estate?“L’anno passato è andata abbastanza bene. Ora dico solo che ho paura…”.Lonato è un paese per turisti?“Io ne vedo davvero pochi. Questa piaz-za d’estate è morta, nessuna festa orga-nizzata… Appena chiudono le scuole, si svuota”.Cosa si potrebbe fare per invertire questa tendenza?“Innanzitutto collaborare di più con i commercianti. Poi potenziare i parcheg-gi, che sono pochi, e i vigili multano molto… I centri commerciali dei dintor-ni, in aggiunta, ci stanno ammazzando”.Ma il paese avrebbe le carte in regola per richiamare turismo?

“Potrebbe essere una meta turistica, certo. La Rocca, la casa del Podestà...: realtà da visitare ci sono. Peccato che la gente preferisca andare a fare le vasche a Desenzano”.

TAMArA SPAdini(ediColA TABACCHi) P.za MartiriCos’ha colpito maggiormente, nel vostro ambito, la crisi?“Le sigarette, e l’edicola. Ma è un flusso molto altalenante”.Lonato e il turismo: un’accoppiata credibile?“Penso che il paese possa essere una meta per i turisti. Vivo da poco la piazza, ma noto che con il bel tempo di gente ne gira. Anche se molte manifestazio-ni sono state portare fuori dal centro, quindi è meno viva di quanto potrebbe essere”.E questa gente aiuta l’economia locale?“Alcuni entrano nei negozi, spendono, cercano ristoranti…”.Vengono prevalentemente da?“Sono il riflesso del turismo del lago, quindi tedeschi soprattutto”.

HAlMi Veli(CAFFÈ del CenTro) P.za Vittorio Emanuele Perché da Montichiari si è spostato a Lonato?“Ho trovato un’occasione. Il lago è sem-pre il lago”.Quale articolo non conosce crisi?“Fortunatamente non si rinuncia mai a un buon caffè”.Lonato è un paese per turisti?“Oltre alla Basilica il paese non offre più di tanto. Il centro, poi, non è molto svi-luppato commercialmente”.D’estate la realtà si anima?

“Purtroppo anche in quel periodo Lo-nato è un po’ morto. Il Comune si do-vrebbe dar più da fare: ci fossero eventi e manifestazioni, la gente di qui non si sposterebbe altrove”.Chi frequenta il suo locale?“Le commesse dei dintorni per le cola-zioni, nel pomeriggio diversi tedeschi, la sera i giovani del posto”.Questi tedeschi che rapporto hanno

col portafogli?“Sono più rilassati di noi, certamente. Lasciano sempre un euro di mancia, gli unici a farlo”.Capita che si fermino qui per qualche tempo?“Raramente: il 90% dorme a Desenzano o dintorni. Al massimo, sfruttano qual-che nostro agriturismo un po’ fuori pa-ese: c’è tanto verde attorno a Lonato”.

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Il centro è dispersivo: poca gente, pochis-

simi turisti. Ed è un gran peccato, perché il

paese è una chicca storica da gustare pian

piano, come un ghiacciolo in piena estate.

Halmi Veli

PROVINCIALA/

CI RACCONTANOdeSenZAno del GArdA

di AleSSAndrA ToniZZo

SorrA dASHAMir(le BonTÀ del ConTAdino) Via Gramsci Come mai ha aperto qui il suo negozio?“Abbiamo una produzione propria a Somma Campagna: l’idea è stata quella

di spostarsi sul lago per avere una ven-dita anche invernale. Desenzano, poi, è ottimo per gli spostamenti logistici”.I suoi prodotti sono apprezzati?“Sì, e visto l’andamento ci stiamo attrez-zando per proporre anche succhi e altre cose pronte”.La stagione promette bene?“Con molta fatica, finalmente a maggio si è aperta. Ma la gente si sposta con dif-ficoltà”.Che flusso turistico vede a Desenzano?“Sul podio, oggi, ci sono i russi. Poi gli inglesi, i tedeschi e, a seguire, gli spa-gnoli”.Come si comportano?“Chi ha casa qui sono i tedeschi che, nelle spese, si rivelano i più ‘tirati’. Chi spende con facilità, senza badare al prezzo, sono invece i russi”.Vede movimento in hotel e simili?“Sembra che gli alberghi qui vadano bene. Alcuni dicevano d’aver già esauri-to le prenotazioni prima d’iniziare effet-tivamente la stagione”.

MArio ZiliAni(AlBerGo riVierA) Via C. BattistiQuali sono i movimenti dei turisti nella bella stagione?“Da primavera fino a metà giugno si parla di turismo organizzato: comitive, gruppi… Durante il weekend, invece, ci sono i visitatori delle città che vengono a fare un giro. Il turismo del divertimento appartiene al passato di Desenzano”.In piena estate, invece, cosa succede?“L’incremento del turismo straniero proveniente un po’ da tutte le zone

Sorra Dashamir Mario Ziliani

s

Page 37: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

59DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

– dall’Europa come dal mondo – è sen-sibile: passati i grossi picchi, ora si può dire sia costante. I soggiorni sono bre-vissimi: le ferie tradizionali diminuisco-no di anno in anno, chi le fa ancora sono i pensionati, tra luglio e agosto”.Eppure parlando di Desenzano si pensa ancora al “turismo del lusso”…“Anche quel settore sta risentendo della crisi: gli stessi negozi storici, per questa tipologia di clientela, o hanno chiuso o si sono ridimensionati. Per chi ha mol-ti soldi da spendere è più attrattiva, ad esempio, Sirmione”.Cosa manca dunque a Desenzano?“Servirebbe dare più sviluppo alle spiagge, e disporre di un ‘contenitore’ per le iniziative culturali e sportive, che faccia da incentivo anche nei periodi meno turistici”.Conferma la crisi dei posti barca?“Sinceramente, quelli pubblici non mi paiono in crisi”.

AleSSAndro lA BellA(PiZZerA lA BellA) Via RomaIl vostro prodotto e la vostra clientela tipo…“Sono i panzerotti di tutte le fogge, ap-prezzati specialmente dai giovanissimi”.Niente turisti?

“Eccome! Ce ne sono tantissimi, molti gli affezionati, che ci conoscono di anno in anno. Di questi tempi, per risparmia-re, si prendono una fetta di pizza e se la mangiano fronte lago”.Desenzano mantiene ancora il suo po-dio per la movida?“Su questo capitolo spesso hanno la me-glio i residenti, che vogliono quiete. La sera, quindi, c’è poco movimento”.Ma con il turista, il desenzanese è acco-gliente?“Sicuramente. Superato il primo ‘scali-no’…”.Il turismo di lusso c’è o non c’è?“Io non lo vedo. C’è stato negli anni passati, quando gli eventi si sussegui-vano uno dietro l’altro: Desenzano era, dopo Milano, la più bella vetrina per far-si vedere, per comprare”.

SerGio d’AnGelo(ATelier d’AnGelo) Via RomaConferma che il turismo di lusso sia in netto calo, in paese?“C’è davvero crisi, io il lusso non lo vedo. Chi ha i soldi se li tiene stretti: la gente ha paura, complice l’allarmismo della tv, che ha bloccato un po’ tutto”.Il turista tipo di Desenzano?“Di mezza età, d’estate prevalentemen-te straniero (francesi, belgi, olandesi, inglesi, russi) e di passaggio: si fermano qui al massimo tre giorni, poi cambiano posto. Chi invece ha casa sono i tede-schi, e qualche italiano”.Il paese ha strutture adeguate ad acco-gliere i visitatori?“Non ha certamente tutto quel che serve, perché Desenzano ora come ora necessita di ‘vita’: qui si pensa solo alla cultura, ma così i giovani non vengono, e sono loro a muovere le fa-miglie”.

Alessandro La Bella Sergio D’Angelo

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONITrovare posteggio a Desenzano è

un’impresa ardua. Una volta abbando-

nata l’auto, si cammina volentieri tra

abbronzatissimi turisti: tante ‘vasche’,

bottiglietta d’acqua rigorosamente

prêt à porter, pochissimi acquisti. Finita

la movida, inizia l’austerity?

PROVINCIALA/s

200x260_fuoritutto_maggio_tr.indd 1 10/05/13 16:20

Page 38: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

60

PROVINCIALA/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

Le nostre domande a…

ROSA LESO, SINDACO DI DESENZANO DEL GARDA

“Desenzano un paese per vecchi”: questo, in sintesi, il coro di diversi commercianti locali, secondo i quali i residenti impongono quiete e si-lenzio, così la gente tende a spo-starsi altrove. È finita del tutto l’era della movida?“Non mi piace questa definizione. A mio avviso Desenzano è piuttosto una città ferma, priva di slancio pro-positivo, complicata e complessa, dai forti contrasti interni, resa tale da anni di ‘non scelte’ o di scelte sba-gliate o di corto respiro quali il vuoto culturale, la mancata valorizzazione delle proprie eccellenze, il consumo disordinato del territorio. La crisi eco-nomica, che non nasce oggi ma che registra oggi livelli drammatici, acui-sce la gravità del momento. Ridare a Desenzano lo slancio propositivo che le permetta di rinascere culturalmen-te ed economicamente restituendo valore a chi a Desenzano vive e lavo-ra e a chi intende investire, richiede, a mio avviso, scelte che puntino su una città sicura e vivibile per i suoi cittadini, attraente e accogliente per gli ospiti, con la consapevolezza che contesti e gusti sono mutati e forse la soluzione non è la semplice ripropo-

sta di modelli passati”.Il turismo estero registra, in paese, continue impennate, mentre sono sempre più gli italiani che approda-no ad altri lidi. Come riprendersi la fetta latitante del Belpaese?“Occorre lavorare per una nuova cul-tura del turismo o meglio per dare impulso alle diverse tipologie di turi-smo: culturale, storico, commerciale, familiare, sportivo, enogastronomi-co, giovanile, ecologico, ludico. Oc-corre una proposta turistica varia che diventi volano per l’economia desen-zanese per tutti i mesi dell’anno. En-trano in gioco a questo riguardo la tutela dell’ambiente, la valorizzazio-ne del patrimonio artistico, culturale ed associazionistico, la valorizzazio-ne dei centri storici del Comune, l’ar-redo urbano, la capacità recettiva e l’accoglienza, le infrastrutture (porti, spiagge, parcheggi, piste ciclabili, percorsi ecologici, aree verdi, pas-seggiata a lago, mobilità )”.Come gestire l’afflusso dei “turisti della domenica”, spesso imbottiglia-ti per ore in un traffico impossibile?“Il problema della mobilità, in par-ticolare su via Marconi e su via Gramsci, è pesante e di non facile e

immediata soluzione (problema che esiste da decenni ormai). Nel 2006 fu fatto un tentativo di istituire un bus navetta gratuito, che dal parcheggio nord della stazione la domenica por-tasse i turisti in centro: l’esperimento fallì per mancanza di utilizzo da par-te degli utenti. Noi abbiamo istituito dallo scorso luglio il trasporto urbano festivo che in estate collega spiagge e campeggi, ma fa fatica a decollare. Speriamo sia più utilizzato quest’an-no. A mio avviso andrebbe potenzia-ta e incentivata la navigazione lacua-le. Per decongestionare il traffico su via Marconi e via Gramsci, sono allo studio forme di segnaletica idonee a dirottare, nei limiti del possibile, il traffico sulle tangenziali interne”.

AdA(VillAGGio TUriSTiCo VÒ) Via VòCi racconti in breve la storia di questo posto“È stato il primo villaggio turistico sul lago di Garda, nel 1951, quando si usa-va ancora via Capezzagna. Si trattava di una semplice base di assito con una ten-dina, registravamo gli estremi del passa-porto ed arrivavano i tedeschi sulle loro Honer, insieme a diversi autostoppisti”.Da allora sarà cambiato tutto…“Dal villaggio tenda si è passati ai bun-galow, mentre ora ci sono camere vere e proprie, con bagno, cucina, patio rivolto al lago con aera wi-fi. A complicarsi moltissi-mo è stata la ricezione: tantissime le infor-mazioni da raccogliere per polizia e varie”.Siete un villaggio molto esteso… chi vi

raggiunge?“Parliamo di 50mila mq, la maggioranza dedicati a prati rasati per percorsi salu-te: il senso è quello di vivere connessi alla natura. La clientela è composta da chi vuole mantenersi in forma dopo gli sport invernali, da gruppi di ciclisti, ma anche dagli amanti dei cani”.Tanti italiani?

“Forse arrivano a un risicato 10%. Facen-do un confronto lira/euro, in agosto, qui gli italiani c’erano eccome. Ora la maggio-ranza sono tedeschi, poi gli olandesi”.Come giudica Desenzano a livello turi-stico?“Se il suo biglietto da visita, come paese bal-neare, è il pontile Feltrinelli, non parliamo di una buona accoglienza. Per non discu-tere dell’affronto ai turisti della domenica: dopo eterni incolonnamenti sotto il sole (da Sirmione o dall’autostrada a qui, le auto vanno a passo di lumaca), la maggioranza non vorrà certo ripetere l’esperienza”.Cosa spera dunque?“Farci conoscere anche per la natura che ci circonda, non solo per locali o discoteche. Il Comune vorrebbe realiz-zare un grande parco (50 ettari) da qui all’autostrada: speriamo”.Ada

s

Nuova Audi A3 Sportback con fari Xenon plus* e luci diurne a LED.Da 22.800 euro. L’avanguardia vi apre le sue cinque porte.

Scopritela negli Showroom Audi.www.audi.it

Consumo di carburante circuito combinato (l/100 km) 3.8 – 6.6; emissioni CO2 (g/km) 99-152. * opzionale

Illuminante.

Via Triumplina, 5125123 Brescia

tel. 030 2019760fax 030 2092596

[email protected]

Mandolini AutoMandolini AutoMandolini Auto

Page 39: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

6362

PROVINCIALA/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

CI RACCONTANOSirMione

di AleSSAndrA ToniZZo

GrAZiAnA SAlVini(AlBerGo BAr oliMPiA) Via ColombareIl suo locale è frequentato da…“Il bar fa riferimento alla gente del po-sto, mentre per l’albergo facciamo as-segnamento sugli stranieri: tedeschi in calo, molti russi o slavi. Gli italiani, in-fatti, sono pochissimi”.Stanno sulle spese o no?“Il turista è molto accorto e fa soggiorni brevissimi, di quattro giorni al massi-mo”.I periodi di picco e quelli di stasi?“Ad agosto c’è il boom, mentre d’inver-no qui si vivacchia. Io, in quel momen-to, ospito magari gente che viaggia per lavoro”.Il paese offre tutto ciò che serve ai vi-sitatori?“Parliamo del centro storico: tolti bar, pizzerie e ristoranti cosa resta? Certo, per la sua posizione Sirmione resta la perla del Garda, ma la clientela d’élite che c’era un tempo si è persa. Vent’anni fa, davanti al locale, le colonne d’auto erano perennemente ferme”.Cosa manca, dunque?“I giovani devono spostarsi anche dal lago, oggi, per trovare svago. Prima il Garda gareggiava con la Riviera adriati-ca, ora è tutto chiuso, e questo ci pena-lizza”.

GennAro niCoTerA(KenTo GelATeriA CAFFÈ) Via ColombareChi la frequenta?“Persone del posto, e d’estate i turisti, sia italiani che stranieri. Mi riferisco a

tedeschi, olandesi e francesi, soprattut-to”.Cosa li porta qui?“Sirmione attira per la sua unicità: è la penisola nel lago. Poi, è molto organiz-zata e pulita”.Offre tutti i servizi che servono?“Visto il bacino d’utenza direi che si po-trebbe proporre di più. Penso a qualco-sa per i giovani la sera, o dei bus navetta per portare in centro la gente”.C’è il turismo del lusso in paese?“Forse è concentrato in poche zone nel centro storico. Di sicuro, c’è tanto esibi-zionismo: auto di grossa cilindrata, ecc.”.A cosa non si rinuncia, nonostante la crisi?

“A un caffè al volo, e al gelato nell’afa estiva. Gli stranieri impazziscono per le nostre creme, come tiramisù o malaga”.

CArlo nAnì(riSTorAnTe TrATToriA lA BoTTe) Via ColombareHa un target preciso di clientela?“Negli ultimi anni, la maggioranza è straniera: tedeschi, americani, inglesi e olandesi”.Chi si lascia più andare?“Per me i tedeschi restano i più rilassa-ti. Sono elastici nelle spese, e poi sanno bere bene”.Sirmione a livello turistico è…

“La più organizzata del lago di Garda, la sua perla”.Il lusso è ancora presente?“Non c’è più, nemmeno entro le mura del Castello. Negli ultimi anni questa clientela si fa desiderare. Pensare che,

tempo fa, qui si girava solo in cravat-ta…”.Chi viene a Sirmione si ferma un po’?“Buona parte ha una seconda casa, poi c’è chi soggiorna per una settimana. Ma tantissimi, italiani e stranieri, restano per non più di tre giorni”.L’afflusso le pare in calo?“Questa era Piazza Campiello, la peni-sola che porta all’isola, e ora come allora è teatro di chilometri di code dalla tan-genziale di Brescia, soprattutto nei fine settimana. D’altronde, Sirmione richia-ma 6 milioni di turisti l’anno”.

MAriA loPeZ(enoTeCA del lUGAnA) Via MarconiIl suo è un locale prettamente turistico…“Vendo i prodotti tipici del lago, dall’o-lio al vino. In effetti, la mia clientela è per il 90% composta da turisti: tedeschi, francesi, brasiliani e, da quest’anno, di-versi russi”.Come si comportano?“Penso che il turista vada curato: se il posto li accoglie bene, si lasciano andare e spendono tranquillamente”.Quanto permangono, in media, a Sir-mione?“Tanti fanno il tour del lago: tre giorni qui, tre a Lazise, a Verona…”.I residenti come li accolgono?“La gente qui lavora troppo, è tutto con-centrato in un periodo limitato, quello del turismo stagionale: è snervata”.Cosa servirebbe in paese?“Più panchine per una sosta serena fron-te lago. I trasporti, a mio avviso, vanno bene: traghetti, biciclette a noleggio… Chi ama lo sport, poi, lascia la macchina lontano e cammina volentieri”.

Gennaro Nicotera Carlo Nanì Maria Lopez

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Il fascino di Sirmione è indiscutibile. L’af-

flusso di gente è sempre alto, e stupisce se

confrontato alle altre località visitate. Anche

per il visitatore più sportivo, un bus navetta

per arrivare entro le mura non sarebbe male:

anziani e coppie con passeggini in pellegri-

naggio sotto il solleone sono davvero tanti.

PROVINCIALA/s

Page 40: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

6564

PROVINCIALA/

CI RACCONTANOPAdenGHe

di AleSSAndrA CASCio

MAUriZio BAZZoli(FrUTTA e VerdUrA) Piazza CadutiChe tipo di turismo è quello di Paden-ghe?“È un turismo di seconde case prevalen-temente appartenenti a italiani. I turisti veri e propri qui girano poco”.Il periodo di maggior flusso turistico qual è?“Agosto”.I servizi e le infrastrutture a disposi-zione dei turisti sono adeguate?“Non molto, tenga presente che molte attività stanno chiudendo vuoi per la crisi, vuoi per il raggiungimento dell’età pensionabile o per il mancato rinnovo degli affitti”.Un pregio di Padenghe?“È un paese che vive ancora grazie alla presenza di belle case con piscina e vista lago. Sicuramente è appetibile per chi vive in città”.

MAriA roSA SonCino(ForneriA PAne e dolCi)Piazza CadutiDal punto di vista turistico, com’è strutturata Padenghe?“È un paesino carino, a due passi da Desenzano e da Salò. Ai turisti che lo frequentano offre un bel paesaggio, una varietà di strutture ricettive e numerosi punti di ristoro”.

Le strutture ricettive sono sufficienti e adeguate?“Considerando che Padenghe è un piccolo centro, le ritengo sufficienti, alcune tuttavia dovrebbero apportare delle migliorie”.Che tipo di turismo è il vostro?“Di seconde case e campeggi”.

SilViA PAPA e GABriele BonATTi(PASTiCCeriA del GArdA)Via BarbieriPadenghe è il paese delle seconde case?

“Sì, ce ne sono troppe e a prezzi proi-bitivi. Le zone più belle del paese sono tutte occupate da seconde case”.La sua clientela è prevalentemente di Padenghe?“Non direi, è abbastanza variegata”.Che target di turista frequenta il paese? “Medio-basso”.Quando inizia la vostra stagione turi-stica?“Oggi purtroppo si è ridotta, apre a metà luglio e chiude a metà agosto”.Le manifestazioni che organizzate nel periodo estivo sono sufficienti?“Purtroppo oggi non c’è nulla che attiri la gente, salvo la ormai nota festa medio-evale che si ripete da anni”. dino leAli (AGenZiA AGriColA leAli GiACoMo) Via F.lli BerettaCosa offre Padenghe al turista? “È un bel paese di seconde case, tran-quillo. Gode della vicinanza delle strade principali e della ferrovia. Di per sé, ol-

Il Comune ha previsto un piano di risanamento e ristrutturazione del-la zona portuale? “Attualmente il progetto è in fase preliminare e verrà curato dall’Au-torità di Bacino (ex consorzio del Demanio). La zona interessata dall’intervento è divisa in due parti: una privata e l’altra pubblica. Per la prima è prevista la possibilità di affidare la ristrutturazione ai privati che dovranno dotarla di un percorso pedonale e di un parcheggio fron-te strada; la seconda, più piccola, sarà oggetto di riqualificazione non appena l’Amministrazione entre-rà in possesso di un’ulteriore area adiacente che permetterà la riquali-ficazione del porto. Ricordo che da quest’estate sarà completo il tratto di passeggiata a lago che collega Padenghe, dal porto privato, fino a Moniga: oltre tre chilometri di costa a disposizione di cittadini e turisti”.Come intendete marginare il feno-meno di chiusura delle attività del centro storico? “La chiusura dei negozi in centro storico è da ricondursi, da una lato, alla crisi generale che attraversa il paese e i centri storici in generale, dall’altro, alla presenza dei centri commerciali che costituiscono la principale causa di disaffezione della clientela verso i negozi di vicinato. Per ovviare a questa problematica, l’Amministrazione pubblica ha cerca-to di muovere il mercato attraverso forme di cofinanziamento come i di-stretti del commercio, si è cercato di arricchire la programmazione estiva, di eventi, anche attraverso la pedo-nalizzazione di una parte del centro, ma la risposta dei commercianti non

è stata univoca e convinta. Il supe-ramento di questa fase critica richie-de certamente azioni pubbliche di sburocratizzazione e magari di age-volazioni fiscali o economiche, ma richiede anche una crescita da par-te del privato in termini di servizio e modernizzazione. Segnalo che, al momento, sono ridotti gli oneri di ur-banizzazione per le ristrutturazioni”.Il Comune ha intenzione di promuo-vere nuove iniziative di attrattiva turistica oltre la ormai nota festa medioevale?“Il Comune ha già promosso negli anni scorsi parecchi eventi, non solo, quindi, la festa medioevale, ma altre manifestazioni di vario tipo, quali spettacoli musicali, palco giovani, cinema all’aperto, teatro, spettacoli comici, mercati tipici, serate a tema e la tradizionale fiera del verde. An-che per quest’estate, nonostante le ristrettezze di bilancio, la program-mazione cercherà di risvegliare il cli-ma culturale del paese, non solo per i turisti, ma soprattutto, per i suoi abitanti”.

tre al castello non offre molto”.Il flusso turistico è altalenante o con-tinuo nell’arco dell’anno?“Il turismo si concentra in due mesi dell’anno: luglio e agosto, eccetto quel-lo delle seconde case”.Affermerebbe, quindi, che la presen-za turistica influenza il territorio?“Sì, e nel limite lo migliora. Penso so-prattutto ai piccoli negozi della zona”.C’è qualcosa che migliorerebbe a li-vello infrastrutturale?“Migliorerei la zona portuale da destina-re all’attracco di barche private”.

Le nostre domande a…

PATRIZIA AVANZINI, SINDACO DI PADENGHE SUL GARDA

Gabriele Bonatti Dino Leali

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

D’estate la popolazione (oltre 4.300 abi-

tanti) tende al raddoppio, grazie soprat-

tutto al fenomeno delle seconde case

e ai campeggi. Ma un turista in cerca di

tranquillità qui potrebbe godersi l’atmo-

sfera giusta, a due passi dai centri e dalle

strade più trafficate.

s

Page 41: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

67

PROVINCIALA/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

CI RACCONTANOSAlÒ

di AleSSAndrA CASCio

niCole Von AnHAlT (MAnASKArMA –YoGA, worKSHoPS & More) Via Pietro da SalòSalò vista con gli occhi di uno straniero.“È una bella località turistica internazio-nale, diversa dalle altre della zona: senza grandi campeggi, con un meraviglioso lungolago, ricca di ristoranti e negozi”.Il flusso turistico è costante nell’arco dell’anno?“È costante, ma è influenzato notevol-mente dal tempo. I numerosi visitatori del weekend, ad esempio, se il tempo è incerto non vengono”.I negozi sono aperti tutto l’anno o ci sono delle attività che aprono solo in alta stagione?“I negozi sono sempre aperti, gli alber-ghi e alcuni ristoranti chiudono nel pe-riodo di bassa stagione”.Ritiene che il turista che frequenta Salò sia interessato al contesto cultu-rale della zona?“Sicuramente sì, anche se penso che Salò possa fare di più, organizzando ul-teriori eventi nel periodo estivo”.

roSAlBA iAnniCelli(MArYlin CAlZATUre)Piazza Leonardo Da VinciCome aumenta e cala, nell’arco dei mesi estivi, il flusso turistico?

“D’estate la presenza è buona e abba-stanza costante, nel periodo invernale la situazione è un po’ critica”. I turisti sono prevalentemente...“Tedeschi e russi. Questi ultimi sola-mente da pochi anni”.Qual è l’età media dei turisti?“Credo intorno alla cinquantina”.Ritiene che le manifestazioni orga-nizzate dal Comune siano sufficienti nel periodo estivo?“Penso che si potrebbe fare di più, ma-gari ripetendo con più frequenza la ma-nifestazione Happy blue hour del giove-dì sera che, da due anni a questa parte, coinvolge attivamente negozianti, risto-ratori, bar e locali attirando molta gente da ogni dove”.Può, quindi, affermare che il turista influenza il territorio?“Sì, assolutamente sì”.

eriCA GiACoMini(HoTel riSTorAnTe CoMMerCio)Piazza Vittorio EmanueleChe tipo di turismo è quello di Salò?“Prevalentemente straniero: tedesco, inglese, francese e russo. Presenti in percentuali differenti”.Qual è il vostro target di clientela?“Molto variegato”.

Erica Giacomini

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Nonostante la flessione turistica degli ul-

timi anni, Salò riesce a mantenere alti gli

standard qualitativi e ad essere appetibile

per i turisti d’oltralpe che qui non manca-

no neppure nei giorni più uggiosi.

s

G r a n d e promozione

divani in pelle

Page 42: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

6968

PROVINCIALA/ PROVINCIALA/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

L’offerta commerciale in funzione dei flussi turistici è adeguata? “Non direi. Chi è proprietario dell’at-tività e ci lavora personalmente tende a coprire anche fasce orarie in cui normal-mente i negozi sarebbero chiusi, invece, chi ha dei commessi, tiene aperto lo stretto indispensabile provocando una carenza di servizio”.I vostri clienti sono interessati a cono-scere le bellezze che circondano Salò?“Sì, molti ci chiedono indicazioni sui posti da visitare e informazioni sulle di-verse attrattive che la zona offre”. ClAUdiA CiTroni(GiArdino di roSe BiAnCHeriA Per lA CASA)Via ButturiniRitiene che il turista influenzi il terri-torio? “Sì, influenza non solo le attività com-merciali, ma anche quelle residenziali”.

Il turista che frequenta Salò effettua i suoi acquisti qui, o tende a portarsi le cose da casa?“Non so dirle se quelli che frequentano gli appartamenti si comportino in que-sto modo. I miei clienti continuano a venire e a fare acquisti, anche se non più come una volta”.

Che tipo di rapporto è quello tra au-toctono e turista?“Sicuramente d’accoglienza e cordialità”.Qualcuno ci ha segnalato che il nu-mero di ristoranti non è sufficiente, ci conferma questo dato? “Sì, andrebbe implementato rispetto alla richiesta”.

CI RACCONTANOToSColAno MAderno

di AleSSAndrA CASCio

GioVAnni rAGGi (riSToBAr le PiAnTe)Largo IV NovembreCom’è cambiato il turismo negli ulti-mi anni?“Si è evoluto notevolmente, gli stranie-ri, ad esempio, non fanno più vacanze di tre-quattro settimane, ma solamente di dieci-quindici giorni al massimo”.

I servizi e le infrastrutture sono ade-guate ai flussi turistici?“No, non lo sono dal punto di vista ricet-tivo, eccetto Limone”.Ritiene che il turista che frequenta la zona sia interessato al contesto cultu-rale?“Non solo, è interessato anche alle bel-lezze ambientali e alle pratiche sportive. In queste zone non c’è un turismo di massa”.

CATerinA QUeCCHiA(BAr STAZione) Largo Matte-ottiI turisti che frequentano Toscolano Maderno sono prevalentemente...“Tedeschi “.Ha notato un calo di presenze turisti-che in questi anni?“Rispetto a 4-5 anni fa sì”. Le strutture ricettive sono sufficienti ed adeguate?“Ci sono alberghi, b&b e campeggi,

quasi tutti in buono stato. Parte di questi ultimi, però, sono poco attrattivi e non invogliano il turista a venire”. Ha sentito parlare del fenomeno dell’abbandono dei posti banca?“Sì, anche se non so se questo sia legato al costo dei posti barca o alla crisi”.

GABriellA AVAnZini(AUTonoleGGio GArdA) Via Lungolago

Che tipo di servizio offrite ai turisti?“Noleggiamo i risciò e l’ape-calessino con la quale guidiamo il turista alla sco-perta degli angoli sconosciuti di Tosco-lano Maderno: il paese è ricco di storia, sconosciuta ai più”.Che tipo di turista frequenta il vostro territorio?“È un turista attirato dalla bellezza del lago, ma non solo. Sono numerosi, in-fatti, quelli che vanno alla scoperta del nostro entroterra”.Ritiene che i servizi disponibili in zona siano adeguati alle esigenze tu-ristiche? “Non credo, e dicendo questo me ne vorranno sicuramente gli albergato-ri. Penso che per riuscire ad offrire un servizio a 360 gradi, occorra la colla-borazione da parte di tutti gli operatori

turistici, cosa che qui a Toscolano al momento manca”.

lAUrA ZAMBiASi(oSTeriA AnTiCo PoZZo)Via BenamatiAvete aperto l’attività da un paio d’anni. Cosa vi ha spinto a farlo?“Ci siamo lanciati in questa avventura partendo da zero, cercando di creare un locale diverso dai soliti, che unisca alla semplicità e familiarità, con cui acco-gliamo i clienti, un buon rapporto qua-lità prezzo. Crediamo che la gente oggi abbia bisogno di questo”.Che tipo di clientela frequenta la zona? “Di varie nazionalità, soprattutto tede-schi, che frequentano maggiormente questa zona”.Il turista che frequenta Toscolano Maderno effettua i suoi acquisti qui, o tende a portarsi le cose da casa?“Sicuramente parecchie cose se le por-tano da casa. Qui lavorano molto bene i tre supermercati del paese, mentre le altre attività commerciali poco”.I servizi offerti sono adeguati ai flussi turistici?“Questa sponda, a differenza di quella veronese, si caratterizzata per un turi-smo sportivo e naturalistico. Trekking, passeggiate a cavallo, windsurf, para-pendio sono solo alcuni esempi delle numerose attività che vengono praticate e poco pubblicizzate”.Abbiamo notato che ci sono molti appartamenti chiusi e sfitti, come mai? “Perché negli anni hanno edificato trop-po e oggi moltissimi edifici sono vuoti anche nel periodo estivo”.

Giovanni Raggi

Gabriella Avanzini

Laura Zambiasi

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Particolarmente indicato per vacanze atti-ve, dedicate allo sport ed alle escursioni nell’entroterra, Toscolano Maderno ha sa-puto ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto nella rinomata Riviera dei Limoni. Per noi comunque, qualcosa va ancora migliorato.

Page 43: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

INCHIESTAL/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ 71w w w . o r i o a e r o p o r t o . i t

Di viaggiare. L’Aeroporto di Milano-Bergamo raggiunge 112 città, per un totale di 127 collegamentiin 33 Paesi in Europa e non solo.

Tutto il mondo vi aspetta a braccia aperte.

L’AEROPORTO È LIBERTÀ.

coMe l’Austerityci taglia la sPesa

il carrello dei bresciani, in tempo di crisi.

di AleSSAndrA ToniZZo

la crisi c’è ancora, e si sente. Noi bresciani la fronteggiamo (economicamente) oscillando tra oculatezza e tagli netti, un

po’ come accade in tutto il resto dello Stivale. Ma se la recente indagine a cura dell’Università degli Studi di Milano – volta a “tastare il polso” della “felicità” delle città italiane tramite l’analisi dei tweet locali – indica Brescia come la me-tropoli più “triste”, ci sarà un perché.I sondaggi di BsNews.it mirati al tema in questione parlano chiaro: l’80% del campione dichiara di aver fatto massic-ce rinunce, a causa di una disponibilità di denaro ridottasi per i costi sempre più elevati, come Imu e benzina (59%), per problemi sul lavoro (16%) e per una propensione al risparmio dovuta a un visione del futuro sempre più fosca e incerta (25%).Ed è qui che entra in gioco, pesantemen-te, la psicologia. Tanti, infatti, i concit-tadini che parlano di “complotto”, di “sensazionalismo” e affini, e accendo-no la tivù sperando che, per una volta, l’austerity non faccia ingresso nelle loro case attraverso il tubo catodico. Perché la verità è questa: i bresciani sono stan-chi di sentirsi sull’orlo del burrone, sen-tono che la terra sotto i piedi si sgretola ma vorrebbero guardare altrove, tirare semplicemente una boccata d’aria fre-sca. Che questa propulsione si chiami oblio o speranza non è dato saperlo, ma le spese “schizofreniche” dei cittadini rivelano l’atteggiamento borderline di chi cerca a tutti i costi una via di fuga.Secondo l’ONF (Osservatorio Nazio-nale Federconsumatori), nel biennio

2012-2013 la contrazione relativa ai consumi sarà attestata a -6,9%, con una caduta della spesa totale delle famiglie pari a circa 49 miliardi di euro. Solo la diminuzione dei consumi alimentari, nell’anno in corso, è pari al -4,6% ed equivale a una contrazione di spesa di +262 euro annui a famiglia. Lo scena-rio, insomma, è più o meno quello di vent’anni fa.I bresciani, tra le corsie del supermer-cato, dimostrano di non rinunciare ai prodotti che vogliono, ma in qualche modo cambiano rotta (marche, numero confezioni, promozioni…) per ottenere la merce richiesta pagandola meno. Il ri-sparmio, nei market, è diventato un gioco a premi da imparare alla svelta; secondo le tabelle Istat, infatti, si allungano i tem-pi davanti allo scaffale: il 53% dei consu-matori gira più di un negozio alla ricerca di sconti, promozioni e offerte speciali, il 42% privilegia le grandi confezioni o formati convenienza, il 32% abbandona le grandi marche per prodotti più eco-nomici senza marca. Solo alcuni prodotti

– carne e ortaggi in cima alla lista – arran-cano effettivamente nel paniere.Esasperato, il bresciano medio ha anche tagliato molte cene fuori porta, ma la conseguenza, a sorpresa, non è stato un ripiego sui fornelli di casa: niente “mani in pasta”, dunque, nessun ritorno alla tradizione, ma via ai piatti pronti, ai car-tocci delle gastronomie e affini. Il tempo delle massaie, del riciclo e degli avanzi sembra comunque (e purtroppo) latitare nella Leonessa.Persino gli acquisti nel comparto salute hanno tirato il freno. In farmacia, oggi più che mai, si cerca il consiglio discreto per mettersi in tasca, alla cassa, più resto possibile. Mentre la cura della persona (benessere & beauty), pur senza lasciarsi troppo andare, rappresenta, specialmente per il genere femminile, la piccola giusta evasione dal quotidiano: una frivolezza salvifica che – attraverso una crema, un rossetto o un profumo – regala quella dose di leggerezza per affrontare l’ansia del domani. s

Page 44: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

INCHIESTAL/INCHIESTAL/

72

interVista a giusePPe calò, resPonsabile Marketing e coMunicazione del gruPPo l’alco di roVatoPuò fare un bilancio sull’andamento dei consumi alimentari in tempo di crisi?“Devo fare un distinguo tra la vendi-ta all’ingrosso e quella al dettaglio. La prima non presenta contrazioni signi-ficative, anche se non sono in grado di stabilire se questo corrisponda ai para-metri di mercato o sia un fattore tutto nostro: è per noi, infatti, un comparto che gode di un certo successo. In merito al dettaglio, invece, registro contrazioni sia sul fatturato (volume d’acquisto) sia sulla tipologia. Tuttavia il dato com-plessivo, che fa media sugli andamenti diversificati a seconda delle piazze su cui sono ubicati i supermercati, parla di una tenuta. Per i nostri supermercati è andata in sostanza meglio del mercato di riferimento, soprattutto in confronto ai competitor di grandi superfici: centri commerciali e ipermercati”.Come mai questa differenza? “Queste ultime realtà rappresentano il prototipo con maggiore incidenza di crisi settoriale. Situati in centri extraurbani, soffrono la rilevanza di diversi fattori negativi: il doversi muovere in auto per raggiungerli (costo del carburante), uti-lizzando quindi di una discreta quantità di tempo libero (sempre più ristretto). Inoltre, le maxi-confezioni tipiche di questi centri sono battute da quelle ad uso familiare classico: lo spazio di “scor-ta” oggi è sempre meno, per scelta non solo economica; i vecchi “compri 3 paghi 2” non funzionano più, è finito il periodo del grande benessere, in cui si metteva in casa la comodità di ‘non pensarci più’”.Sono cambiati i consumi perché è cambiato il consumatore?“Direi di sì. La crisi dell’aspetto ludico della spesa al centro commerciale è un esempio che evidenzia come oggi il con-sumatore non sia più disposto a cadere in tentazione”.Quali sono le azioni concrete di que-sto cambio di rotta?“Spostare sempre più gli acquisti su

marca privata e sui prodotti in promo-zione. L’incremento, per quanto ci ri-guarda, del marchio Despar (che impo-ne livelli elevati di qualità), a detrimento dei prodotti a marchio industriale classi-co, è notevole”.Ciò viene vissuto come un ripiego, una rinuncia?“Parliamo di un ripiego facile, perché la maggior parte dei prodotti a marchio pri-vato tendono a garantire la qualità tipica dei prodotti leader. Per le merci a mar-chio Despar, noi diciamo al consumato-re: hai diritto a spendere meno, ma non ad avere di meno. Ciò a cui si rinuncia sono tutti quei fronzoli che non rappre-sentano la sostanza del prodotto stesso: il costo della pubblicità, il marketing… È quindi una scelta, questa, che non tradu-ce più il classico ‘vorrei ma non posso’”.

Tornando al meccanismo della pro-mozione…“Si incrementano i prodotti da promo-zionare e la frequenza stessa delle pro-mozioni. La gente le aspetta: sono molto rilevanti nel carrello della spesa, rispetto al passato”.Quali possono dirsi le merci in calo e quali quelle in crescita?“La tendenza al risparmio e quella a ga-rantirsi comunque un consumo di qualità sono i fenomeni più rilevanti in tempo di crisi. Osserviamo che il consumatore, nell’area dei prodotti freschi (macelleria e ortofrutta) tende a sostituire le linee più pregiate con quelle meno pregiate: è consistente, per esempio, il passaggio di consumo dalla carne di vitello a quella di manzo, dal manzo al maiale, e dal maiale alla polleria. Il pesce, invece cresce. D’al-

CLara, 83 anni, pensionata“Questa crisi ha sicuramente influito sulla mia spesa settimanale, anche se è diverso tempo che, con la sola pensione, non posso certo fare “pazzie”. In generale, ho ridotto la quantità dei prodotti, e la grandezza del-le confezioni stesse. Però non rinuncio alla qualità: l’esperienza mi ha insegnato che non ne vale mai la pena! Mi limito quindi ha stare nel budget, ma essendo sola, se voglio, ad esempio, bere un caffè prendo una buona marca. Ho rinunciato tuttavia ad alcune cose: frutta e verdura fuori sta-gione, alcune chiccerie come il paté, e la carne. Tanto pollo e tacchino, quindi, mol-to raramente vitello e affini; prendo cose più economiche e semplici ma che, se cu-cinate bene, hanno comunque il loro per-ché. Però non risparmio sul sapone o sul dentifricio: non mi fido del primo prezzo, magari aspetto l’offerta di una marca nota”.

La voce dei consumatori brescianiCInzIa, 58 anni, tutor universitario“Il ridimensionamento della mia spe-sa è dovuto più al “rimpicciolirsi” del nucleo famigliare che alla crisi: i figli grandi se ne sono andati, siamo rima-sti in due. Parlo di una quantità mino-re di prodotti, ma la qualità è la stessa, anzi, ora ogni tanto posso concedermi cose su cui, prima, dovevo fare econo-mia. Vado al supermercato due volte la settimana, puntando sulla merce fresca, ma per alcune merci resto fe-dele ai piccoli negozi, le botteghe sot-to casa: frutta e verdura, creme e de-tergenti per la persona. Reputo molto costosi i prodotti per la pulizia della casa, ma ho provato marche meno note ed il servizio è stato estremamen-te deludente: stoviglie sporche, panni ingrigiti”.

tra parte registriamo comunque una ri-cerca più accurata, per questo cresce pa-rimenti la linea di consumo qualificato”.Quindi non si registra una flessione dei prodotti pronti, più cari?“Direi che soprattutto i generi di gastro-nomia tengono le loro quote, perché il tempo libero è sempre più scarso. Se parliamo di merce legata non al consu-mo ordinario ma qualificato, dedicata ai momenti celebrativi, si prediligono prodotti pronti di qualità (per noi Pre-mium Despar), che si avvalgono di una produzione locale, artigianale, garantita da Doc, Dop e Igp, e che sono in netta crescita”.Una battuta sul non-food, inteso come il comparto composto da deter-genti per la casa e per la persona.“In termini proporzionali, non si sono verificati abbassamenti. La gente con-tinua ad aver cura di sé, della propria igiene, e tenere in ordine la propria casa come ha sempre fatto”.

s

Page 45: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

75

INCHIESTAL/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/Li potete trovare anche nei migliori supermercati.

PUNTI VENDITA CISSVACapo di Ponte

via Briscioli, 40 Tel. +39.0364.33118

PisognePizza Umberto I, 4

Tel. +39.0364.880299 Edolo

Via Folonari, 5 Tel. +39.0364.7281

IseoVia Roma, 92

Tel. +39.030.9822508Esine

Stazione di Servizio

Tel. +39.0364.466590La Sosta - S.S. 42

Prossima apertura:Via Cologne, 20

Chiari (BS)

interVista a Francesco rastrelli, Presidente dell’ordine dei FarMacisti della ProVincia di brescia

La crisi ha segnato un cambio di rotta nella abitudini d’acquisto degli uten-ti della farmacia?“È opportuno sottolineare che le vendi-te si dividono in due gruppi: i cosiddetti mutuabili e gli acquisti da banco, vale a dire farmaci e parafarmaci che il cliente paga per intero. Sia per i mutuabili sia per i prodotti da banco, si assiste a una netta discesa della spesa, che cala ver-tiginosamente (-10% in valore rispetto allo scorso anno)”.Com’è oggi l’approccio dei consuma-tori verso i farmaci equivalenti (quin-di meno costosi)?“Oggi l’opzione del farmaco originale è rara. Il ricorso al farmaco equivalente è sicuramente, nel panorama odierno, un gesto di solidarietà e responsabilità sociale”.C’è ancora chi, come gli anziani, ten-de a fare “scorte” di medicinali?“Sì, quando la necessità del paziente è legata a un fabbisogno concreto, mirato ad evitare frequenti code ambulatoriali, avvalendosi di una minima quantità per un’autonomia temporale. Oggi si assiste a un uso non smodato, ma razionale dei farmaci, e lo confermano i dati: la spesa farmaceutica territoriale si aggira attorno all’11,5% del fondo sanitario nazionale”.Quanto attirano i prodotti legati a benessere e cosmesi, in farmacia? Esi-stono delle offerte?“Ci sono politiche di vendita che, per alcuni periodi, prevedono che certi prodotti di questo genere, a rotazione, vengano messi in offerta: in farmacia la selezione avviene sulla qualità del pro-dotto parimenti al prezzo. Penso agli in-tegratori (il folto ramo della nutraceuti-ca) e a tutti i prodotti a marchio proprio: il private label, in farmacia, comporta un risparmio fino al 40-50 %. Attenzione, invece, alle politiche del prezzo del tutto fuorvianti: per lo sconto sui farmaci Otc, a differenza di quelli da prescrizione, è importante dichiarare su quale prezzo

lo sconto viene applicato, in quanto sui farmaci da banco non esiste più un prez-zo fisso”.A suo avviso, c’è chi oggi ricerca nel farmacista una figura di riferimento per il proprio benessere per avallare costose consulenze?“Il farmacista è vissuto dall’utente come una figura con la quale c’è un rapporto di grande fiducia. Per questo la fideliz-zazione è alta: si gioca sulla competenza

professionale ed è uno dei punti forti della stessa professione. La grande ac-cessibilità della struttura fa sì che il pa-ziente la percepisca come il primo presi-dio sanitario di libero accesso. Quando si ha un problema di salute, ci si rivolge con facilità al proprio farmacista, che consiglia il paziente in caso di patologie sintomatiche, mentre in situazioni più gravi rivolge il paziente in ambulatorio medico”.

ItaLo, 36 anni, libero professionista“Sono single, la spesa quindi la sbri-go da me, ma dire che me ne intendo è una bufala. Mi arrabatto, e il mio frigo è il deserto dei Tartari. Caffè al bar, pranzo fuori, e spesso a cena cerco compagnia, quindi capita di fare l’en plein. Questo si ripercuote sui miei acquisti, rigorosamente nel supermer-cato più vicino a casa, in barba alla ri-cerca del posto meno caro. Sto attento

La voce dei consumatori bresciani

al prezzo solo con i detersivi, perché spendere 5 euro per il detergente dei piatti mi pare una follia. Del resto, a dire il vero, me ne frego: mi serve così poco che posso permettermi di sce-gliere quel che mi garba, senza, che so, ripiegare sul prosciutto in offerta o cose così. Il non-food? Non sono esigente: un sapone vale l’altro. Però al profumo di marca non rinuncio. E di certo non lo trovo tra gli scaffali della grande distribuzione”. s

Page 46: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

76

INCHIESTAL/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

iL parere dei commercianti

SaLvatore SorrentInoL’ortolanoI suoi clienti acquistano i prodotti di sempre, ma in minore quantità?“Sì e no. La quantità della merce richiesta è ridotta, ma se prima qualcuno era affe-zionato a un prodotto costoso, ad esempio una primizia, adesso ci rinuncia proprio”.La frequenza della spesa si è alterata?“Ovviamente sì. Da una volta la settima-na si è passati, in media, alla spesa ogni 15 giorni”.Se ne deduce che i bresciani consu-mano nettamente meno questi generi alimentari…“A mio parere mangiano frutta e verdura come sempre, solo si riforniranno dove costa il meno possibile”.Quasi ogni fruttivendolo, oggi, offre anche il “pronto”…“Che costa ovviamente qualcosa in più. Chi prendeva abitualmente le verdure cotte non ne fa completamente a meno, ma se le concede con minore frequenza”.

gUIDo vIttonIgastronomie vittoniCome sono cambiati, recentemente, gli acquisti?“Il budget si è ridotto e si perdono bat-tute di cassa a causa dell’influsso delle aperture no-stop dei centri commer-ciali. Questo ha cambiato profonda-mente l’approccio della clientela verso la distribuzione tradizionale: prima, ad esempio, il sabato ci si approvvigionava in ottica della domenica, ora non più”.Ai propri prodotti preferiti si rinun-cia, li si sostituisce con qualcosa di meno caro o se ne acquista meno?“La gente oggi ha il coraggio di chiedere gli 80 grammi di prosciutto, quando pri-ma l’etto era la misura base, spesso con la scusa della dieta. La tendenza è quella di non rinunciare ai prodotti, ma abbas-sare il quoziente di spesa. Purtroppo il cliente cerca di ottimizzare penalizzan-do la qualità, prediligendo prodotti este-ri a scapito dei nostrani. Frutta e verdura sono le merci più a rischio, perché han-

no poche ‘targhette’, diversamente, ad esempio, dalla tracciabilità della carne”.I prodotti pronti sono in calo, o in crescita?“C’è sempre meno la propensione a cuci-nare in casa, le nonnine non esistono più, manca la voglia di fare da sé ai fornelli. Per questo ci si appoggia ad un business commerciale che si propone con i pro-dotti pronti, e che, con le credenziali giu-ste, può aumentare il proprio mercato”.

La frequenza media della spesa è gior-naliera, settimanale…?“Gli unici clienti che comprano con ca-denza regolare sono gli over 65, il resto è influenzato dalla concorrenza e dalle nuove abitudini: una volta si va al risto-rante, l’altra si mangia una pizza al cen-tro commerciale… alla spesa ci si pense-rà domani. Per un’attività, con i ritmi e i percorsi odierni, diventa strategico il contesto in cui si insedia”.

Salvatore Sorrentino

Guido Vittoni

s

Page 47: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

78

INCHIESTAL/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

Partecipa al concorso dal 07/06/2013 al 07/07/2013. Regolamento completo sul sito.

Montepremi € 11.490,00 + iva. Consumi ciclo combinato (km/l): 11 (Classe E 500 Cabrio) e 20 (Classe E 220 CDI Cabrio cambio

meccanico). Emissioni CO 2 (g/km): 213 (Classe E 500 Cabrio) e 127 (Classe E 220 CDI Cabrio cambio meccanico).

Per sentire le carezze del ventoa bordo della tua cabriosei rimasto immobile, anzi… bloccato?Forse perché la tua cabrio, non è la Nuova Classe E Cabrio.

Scopri Nuova Classe E Cabrio con Aircap, che devia in automatico le correnti d’aria. Registrati su dreamcars.mercedes-benz.it e inizia a sognare.

vaLerIa, 44 anni, casalinga e mamma di 4 bambini“Con una famiglia numerosa, fare eco-nomia per me è un’abitudine prima che una necessità. Ultimamente, quindi, non ho cambiato rotta, crisi o non crisi: proseguo sulla mia linea, che punta drit-to al discount. Mi rifornisco due volte la settimana, e riesco a portare la spesa mensile a 500/600 euro: una “bella botta”, come si dice. Mi rivolgo ad una filiera i cui marchi sono controllati, e sono molto flessibile sui prodotti, spe-cialmente su uova, carta igienica e fazzo-letti: che ragione c’è di pagarli una for-tuna? Quello a cui abbiamo dovuto dare

La voce dei consumatori bresciani

un grande taglio è stata la carne: pollo e hamburger a go-go. Quando danno il via alle scontistiche, spesso faccio “scorte”. Giusto stamattina il formaggio grana in busta, pronto all’uso, era al -40%. Ne ho acquistato tre confezioni”.

gIULIa, 32 anni, commessa part-time“Tirare la cinghia per me è un imperati-vo. Sono sempre alla ricerca di un altro lavoro e, viste le giornate frenetiche, spesso e volentieri salto un pasto: non farà bene, ma indirettamente risparmio anche sulla spesa. Che per me è sempre “mordi e fuggi”, rincasando la sera, qua-

si ogni giorno. Pur vivendo sola, econo-mizzo su tutto, e la mia dispensa non è mai colma. L’eccezione ci sta quando viene qualche amica a cena, allora si “sfora”, ma per una buona causa; anche se il più delle volte, quando ci si vede, si finisce a sfamarsi con l’happy hour. Mi madre mi dice “mangia il pesce che fa bene!”, ma a me viene da ridere: chi ha il tempo di pulire acciughe e sardine, le uniche cose dal costo per me accettabi-le? Primo prezzo e marchi del supermer-cato vanno benissimo. Non risparmio, invece, su pochi prodotti clou: i biscotti della colazione, lo yogurt preferito, lo shampoo giusto”.

Page 48: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ 81

INCHIESTAL/

le città tatuateil mondo dei writers, esperienze artistiche da comprendere e valorizzare. nell’ambito della legalità.

di AleSSAndrA ToniZZo

come fosse un’impellenza in-nata nell’uomo. Lasciare un segno, scalfire una superfi-cie, sussurrare ai posteri “io

sono stato qui”. La storia del writing è una storia di necessità. Nasce con l’ur-genza pratica dei lustrascarpe di Los Angeles, intenti a marcare il proprio territorio con scritte e iniziali sul selcia-to conteso. Prosegue in maniera intimi-datoria nella periferia newyorkese, tra i muscoli guizzanti delle gangs, difensori di confini impenetrabili. Muta in comu-nicazione sociale – la cifra del disagio –, per poi diventare gesto di stile puro.Dagli anni ’70 ad oggi è cambiato tutto. Il writing vecchio stampo è morto. I graf-fiti sono stati sostituiti dalla street art, che come un virus si è estesa dall’om-bra della Statue of Liberty al mondo intero. Disegnatori solitari danno sfogo alla propria voce, alla propria noia, allo scollamento sotterrano tra le loro vite e il “sistema” con una bomboletta spray.Art or crime? Ce lo siamo chiesti tutti, se lo chiedono anche loro, i writers. Il cui (personalissimo) codice portereb-be a comporre lontano da monumenti e opere artistiche. Cappuccio calato, la notte come coperta, spesso la tentazio-ne di sbavare oltre i bordi è forte, come il brivido lungo la schiena per averla scam-pata, ancora una volta. Perché le tracce delle “tribù della bomboletta”, in que-sto caso, diventano impronte digitali

Il particolare di un’opera di Claudio Pascolin

s

Page 49: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

83DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

INCHIESTAL/

un FenoMeno che nasce tra i banchi di scuola La parola ad Elena, insegnante di Lettere di un istituto superiore cittadino.

Sono molti gli studenti che, oggi, si esercitano sui muri della città?“Sì, gli studenti rappresentano la cate-goria principale: io personalmente ne conosco almeno una decina, anche per-ché l’età media credo si aggiri tra i 16 e i 20 anni”.Nei graffiti dei giovani writers d’oggi, inseriti nella società del benessere, quanta protesta, quanto disprezzo o semplice noia sono presenti?“A mio parere i giovani che si appassio-nano a questo tipo di mezzo espressivo partono soprattutto dal desiderio di la-sciare un segno in un mondo dal quale si sentono esclusi o perlomeno incom-presi. Non è una scelta di tipo estetico, legata a una tecnica artistica, ma prin-cipalmente sociale. Molti ragazzi fre-quentano i centri sociali e incanalano in queste opere la loro voglia di protesta, la loro rabbia o semplicemente diversità

rispetto a un sistema che percepiscono come lontano e ostile”.Istituire dei luoghi legittimi ad uso e consumo delle “tribù della bombolet-ta” non priva il writer della componen-te “selvaggia” della propria opera?“Certamente scendere a compromes-si col sistema di cui parlavo, per alcuni writers rappresenta il tradimento dello spirito stesso di questa forma d’arte, che si basa sulla protesta e sul rischio connesso alla possibilità di essere san-zionati o denunciati. Molti però hanno cambiato idea negli ultimi anni e vedono la collaborazione con le istituzioni pro-ficua e interessante. Io sono di questo stesso parere: accettare di decorare gli spazi squallidi per colorare l’ambiente urbano è utile sia per abbellire lo spazio cittadino sia per far conoscere queste opere agli abitanti spesso contrari o cri-tici, favorendone l’accettazione”.

Qual è la “linea sottile” che separa l’abbellimento dal deturpamento?“Per me è il rispetto per i monumenti e per le case private. Molti writers si sono dati una specie di codice per individua-re quali superfici non considerare per la loro attività. In particolare i monumenti storico-artistici. A tale proposito però ci sono critici d’arte, come Sgarbi, che so-stengono che in fondo le opere presenti sul suolo pubblico sono di fatto esposte alla vita vera che scorre per le strade e quindi anche ai segni che i cittadini “storici” lasciano su di essi. Personal-mente non credo che sia corretto lascia-re campo libero a qualsiasi intervento, anche indiscriminato e discutibile a li-vello estetico. È vero che tutto è storia, il bello e il brutto, ma diventerebbe pe-ricoloso, soprattutto nelle città italiane ricche di testimonianze del passato, non regolamentare il fenomeno”.

Claudio Pascolin, fabbrica abbandonata, 2007.

s

al propano, da marcare stretto per dare un volto a chi compie un palese reato (art. 639 Codice Penale, Deturpamen-to e imbrattamento di cose altrui), sop-pesato diversamente in base alla scena del crimine del momento: la recinzione anonima di una tangenziale, la facciata di una chiesa gotica, la staccionata della villetta, la pensilina del bus.Capire diventa difficile. Ma a volte, loro, sanno parlare chiaro. “Certo, il graffito parte da una spontaneità – dice Rocco Cacciari, giovane writer di Urban Code, in un’intervista online sul graffitismo a Venezia (www.rebiennale.org) – ma la provocazione sta nel fatto che ci inte-ressa raccontare e dire che questa è una forma di attivismo, artistico, che mira a una ribellione rispetto alla omologazio-ne degli orizzonti, dei segni urbani nella metropoli. È una ribellione che porta anche a gesti ‘illegali’, come l’attacco alla superficie dei treni, che sono anche un simbolo della città che funziona del modulo ripetuto. Il graffito è simbolo anche di una rottura di segni imposti sulla città. E la rottura dell’orizzonte dei segni evidenzia le contraddizioni della metropoli”.Abbiamo permesso al “contesto” di farci sentire lontani da casa? Pubblicità, mar-chi, loghi…: l’insistenza delle sovrastrut-

ture del marketing sfida le generazioni in erba a riappropriarsi dello spazio vitale?Se le parole del critico d’arte Vittorio Sgarbi, nel celebre caso sui graffiti del centro sociale milanese Leoncavallo, sono note ai più – “l’arte è anche rottura e trasgressione, e non si può certo giu-dicare con un’ottica di poliziesco per-benismo. Come critico, ho il dovere di riconoscere che, in questo caso, l’illega-lità ha portato a un’esplosione creativa. La vera illegalità, infatti, sono gli orren-di palazzi di questo squallido quartiere. I writers, così come fece Basquiat, su-blimano questi scempi edilizi” –, la voce della gente comune tradisce l’incapacità di cogliere la logica di un movimento così osteggiato, così vasto. Tanto da non riuscire mai ad essere contenuto entro appositi spazi: muri immacolati come tele, ad uso e consumo dei graffitari, società consenziente. Lo scarabocchio nero, calcareo, sotto alla finestra di casa porta ad imbestialirsi. Poi dilatiamo il fuoco. Animali mitolo-gici bucano il cemento, mani aliene ri-salgono pareti, voragini di colore puro sfondano lo smog. E noi li fissiamo ra-piti: hanno cambiato la geografia delle nostre strade, tatuato i nostri muri. Ci parlano di un ordine che non basta, una linearità interrotta.

GLI AUTORI CONTEMPORANEI dELLA STREET ART

A fianco a giovani ormai pienamente affermati sulla scena internazionale, come James Brown, Donald Bae-chler, Kenny Scharf e Futura Duemi-la, in Italia si fanno notare Daniele Nicolosi (in arte Bros), Rossana Cam-po (nota scrittrice), Blu, The TvBoy, Eron, Michele Chiossi, Ericailcane, Microbo, Bo130, Ozmo e il duo Monica Cuoghi-Claudio Corsello. In Francia operano i nizzardi Pascal Broccolichi e Marc Chevalier, Jono-ne (americano che vive a Parigi da 15 anni), JR, Alexone e Noè Two. In Germania si trovano Stephan Hirsig e Sweza. Negli USA, i nuovi protago-nisti sono Above, Erik Parker, Barry Mcgee, Ron English, Shepard Fairey (detto OBEY, famoso per il ritratto di Barack Obama), Swoon e il gruppo Faile, mentre in Canada emerge la figura di Jay Wilson.

La recinzione esterna del Parco Castelli in città.

82

INCHIESTAL/

Page 50: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ 85

storia di un gioVane writer

Mi chiamo Claudio Pascolin, sono nato a Brescia nel 1990, vivo a Molinetto di Mazzano. La “Comunicazione visiva” ha sempre fatto parte della mia vita, an-che se non so da dove sia nata in me la voglia di disegnare: ho iniziato da picco-lo, perché mi faceva stare bene. L’arte credo sia una passione verso qualsiasi cosa, che nasce senza scopi permetten-do di concentrare quello che pensiamo e sentiamo in determinati momenti della vita, tramite qualsiasi strumento o parte del corpo; per quanto mi riguarda i mi-gliori strumenti sono le mani.Appassionato dal lettering, mi sono quindi iscritto all’IPC “C. Golgi” di Brescia, scegliendo il ramo della grafica pubblicitaria, dove ho scoperto anche la fotografia. Ho conosciuto diverse realtà, compreso il writing, nel 2004, grazie a mio fratello maggiore, Andrea. Questo mondo mi ha sempre interessato, e mi sono costantemente tenuto informato: “conoscere prima di fare” è un po’ il mio motto, che ripeto ai ragazzini più picco-li, in cerca di consigli. Ho cominciato da solo, a casa, su pan-nelli di compensato. Poi alle superiori ho conosciuto Marcello (scomparso purtroppo nel 2011) con il quale ho iniziato a dipingere sui muri, parteci-pando ad eventi autorizzati e, parlando onestamente, anche ad azioni illegali: è nell’indole del writer. Con il tempo sono però incappato in diversi problemi che riguardavano l’illegale, ho perciò deciso di dedicarmi solo a lavori “regolari”. Ad oggi lavoro come grafico; dipingo per opere personali o su commissione e, quando capita, ad eventi organizzati.Nel 2009 mi sono diplomato con una tesina sul writing. Al capitolo “Arte o degrado”, analizzando un nutrito campione d’intervistati, ho capito che l’opinione pubblica è spaccata, in me-rito. Ma confrontarsi, oggi, con il bom-bardamento mediatico di pubblicità e non, con le mille affissioni abusive, fa comunque riflettere sull’estetica di ciò che ci circonda. Forse, ciò che porta

a percepire insopportabile il writing è l’assenza di un intento dichiarato (non c’è un credo politico o un’ideologia co-mune nei writers che possa identificare il fenomeno come “movimento di prote-sta”), l’incomprensione del messaggio e il fatto che i segni sul territorio sono incontrollabili dalle autorità. Tuttavia, considerare il writing arte è una forzatu-ra. Il writing è essenzialmente la risposta alla tendenza della società ad annullare il singolo, è una reazione contro la comu-nicazione commerciale che si sviluppa in tutte le città.

Claudio all’opera.

Il writing non potrà mai essere arrestato, rinchiuso in una galleria, in un museo, in un libro; il writing è là fuori, per le strade, nelle stazioni dei treni e della metropolitana. Continua a modificare l’aspetto urbano, e tutti i tentativi di eli-minarlo non fanno altro che fomentare il fenomeno. Come dice Alessandro Mi-ninno (autore del noto Graffiti Writing. Origini, significati, tecniche e protago-nisti in Italia, Mondadori 2008, ndr), invece di cancellare le scritte, “forse sarebbe opportuno iniziare a leggerle”.http://www.claudiopascolin.it/ s

INCHIESTAL/

Pulizie civili e industrialiBrescia - via Cipro, 58 - tel. 030.2452963 - www.montinimpresa.com

Page 51: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

87

INCHIESTAL/INCHIESTAL/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

FINE dELL’AEROSOL ART, vIA AI GRAFFITI dIGITALI?È questa, in nuce, la scommessa proposta all’ultima edizione milanese de Salone del mobile. Giù bombolette e pennarelli, insomma, in alto i telefoni-ni. La multinazionale tascabile italiana della luce, Linea Light Group, insieme a una community internazionale e una piattaforma hardware elettronica, ha presentato lo scorso aprile, con il social network Twitter, speciali installazioni a led predisposte per illuminare muri e luoghi. “Gli smartphone prenderanno il posto delle bombolette spray e un messaggio inviato su Twitter – ha rac-contato a Il Sole 24 Ore online Andrea Zugno, del marketing dell’azienda – genererà le combinazioni di colori desiderati che appariranno sulla parete di un palazzo, lungo la struttura di un ponte, ovunque uno spazio ispiri creatività espressiva”. Idea geniale, scenografica. Mirata ad arricchire il panorama ur-bano sempre più scialbo. Ma c’è da scommetterci: il design dista dalla strada quanto un hashtag da un pennello.

INTERVISTA A LODOVICO MINELLI

dai Muri alle case d’asta: Quando il “tratto selVaggio” si Fa arteBresciano, curatore indipendente, idea-tore e realizzatore di progetti nei settori dell’arte contemporanea e della comu-nicazione, nel 1999 ha fondato la prima associazione italiana relativa alla cultura dei graffiti.Street art e graffiti possono definirsi arte contemporanea?“Graffiti e street art sono due fenomeni socio-culturali protagonisti degli spazi pubblici in tutto il mondo: i graffiti dagli anni ’70, la street art dalla metà dei ’90. Fra tutti gli attivisti interpreti di questi fe-

nomeni, alcuni si possono definire a vario titolo artisti e producono arte più o meno influenzata da esperienze in strada. Non me ne voglia Francesco Bonami che, nel suo ultimo libro, scrive di Banksy “non è artista perché non dice e non fa nulla di nuovo”: a mio parere, l’artista inglese esprime il successo di Picasso, la ruffia-naggine di Andy Warhol e l’appeal di un vandalo romantico senza nome”.Può un fenomeno illegale conformar-si a circuiti d’arte tradizionali? “I canoni estetici e commerciali contem-

poranei sono intrisi di influenze prove-nienti da graffiti e street art. Il segreto di tale successo è insito nella loro prepo-tente e ostinata presenza negli ambienti della vita di tutti i giorni, più che nella loro essenza estetica. Le insegne murali di inizi ’900 a Buenos Aires, ad esempio, presentavano le stesse caratteristiche dei graffiti moderni e funzionavano ottima-mente ben prima dei convogli dipinti del-la metropolitana newyorchese”.L’idea di street art come “moda” è propedeutica alla sua commercializ-zazione? Questo non la porterebbe, via via, a un totale esaurimento?“La street art e i graffiti si manifestano in questi decenni anche come moda esteti-co-pubblicitaria. Non sarà certo questo, tuttavia, a pregiudicarne il successo nel sistema arte o lo scollamento dal vivo sottobosco underground che li ha gene-rati. I vandali e gli attivisti saranno sem-pre attivi, moda o non moda. Lo stesso sarà per i veri artisti. Quelli che scom-pariranno saranno, per fortuna di tutti, i falsi artisti, i quali, approfittando della momentanea ignoranza nel campo di cu-ratori, galleristi e collezionisti, hanno ri-esumato ridicole esperienze vissute nei graffiti improvvisandosi pittori”.Quindi, con accortezza, si può investire in questa branca dell’arte? Con profitto?“Conosco un collezionista che, acqui-stando un dipinto di Conor Harrington, artista post-graffiti irlandese, e riven-dendolo pochi anni dopo, ha incassato oltre dieci volte il valore dell’investi-mento. Non si tratta certo di truffa, moda o fortuna, ma di validità e serietà del percorso dell’artista, di importan-za dell’opera, promozione, solidità e prestigio degli operatori che lo rappre-sentano. Comincio anche a riscontrare una presenza via via sempre più diffusa di esperti, saggistica, strumenti per rac-contare e valorizzare queste esperienze d’arte con serietà e competenza”.

La facciata dell’oratorio San Filippo Neri di Ciliverghe, decorata da Claudio Pascolin.

il Parere della loggia: “disegni sì, scarabocchi no” Da tempo, con un protocollo d’intesa siglato dal Comune di Brescia, e in parti-colare dagli assessori Fabio Rolfi e Mario Labolani, e dall’associazione True Qua-lity, l’Amministrazione comunale si è impegnata a concedere all’associazione l’utilizzo di aree prestabilite, per deco-rarle con graffiti artistici, nell’ottica di una libera espressione artistica dei gio-vani bresciani e di una rivalorizzazione e riqualificazione di alcune zone della città. Il Comune è da tempo impegnato nel contrasto a graffiti irregolari, tags e im-brattamenti di varia natura, ritenuti “dan-nosi per il decoro urbano e la percezione di sicurezza in alcuni quartieri cittadini”. Con questo protocollo d’intesa, inoltre, i ragazzi di True Quality (recentemente riconosciuta anche dal Ministero delle Politiche Giovanili, ed inserita nel circu-ito ACU, associazioni italiane di giovani creativi) si impegnano ad effettuare una campagna di sensibilizzazione verso i

giovani writers con l’obbiettivo di diffon-dere la cultura della legalità e del graffi-to di qualità in contrapposizione all’atto vandalico. Dal sottopasso di viale Piave ai muri dell’arena parco Castelli a Mompia-no, sono dieci le aree concordate per la realizzazione delle opere artistiche, tutte pianificate – dal tema all’esecuzione – in concerto tra Comune e associazione.“Il concetto ‘graffiti sì, graffiti no’, espresso all’inizio del mio mandato – racconta l’assessore Labolani – significa proprio questo: gli scarabocchi (le tags) sono una cosa, i disegni veri e propri un’altra. Oltre una decina di writers ‘del primo tipo’ sono stati individuati e se-gnalati alla Procura, ma poi si è studiato insieme il modo di collaborare. Così è nata True Quality. Ora anche i privati si avvalgono di questi ragazzi per abbellire i propri spazi. Per far sì che non vengano sporcate le recinzioni, le cabine di A2A, le pensiline dei bus… sarei anche favore-

vole a creare dei muri appositi nei parchi, a loro uso. Nel prossimo programma elet-torale è previsto il proseguimento di que-sta attività (in scadenza per giugno 2013, ndr), perché il risultato è estremamente positivo. Anzi, andrebbe amplificato! Esempio concreto della creatività e della valenza dei writers viene anche da artisti come Omar Hassan, espositore alla Bien-nale di Venezia, che ha decorato il muro di Sant’Eufemia. Rivisto, migliorato e ampliato dev’essere, inoltre, l’accordo con Aprica per la pulizia dei condomini: questo contratto collaborativo tra pubbli-co e privato permette, pagando una cifra ridotta, di tenere pulite le case dalle odio-se tags, di fatto disincentivandole. Non siamo preoccupati per la nuova metropo-litana: non verrà presa d’assalto, perché sono sicuro che nel mondo dei writers, eccetto i ragazzini, che usano molto i pennarelli, ci siano tanta intelligenza e rispetto”.

Page 52: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013
Page 53: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

9190

POST-IT/ POST-IT/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

Pelo edi IMMANUEL

[email protected]

l’AiB È riTornATA

Sembra proprio che l’Associazione degli industriali bresciani sia ritornata, con le mani forti di Marco Bonometti, il nuovo presidente eletto “a furor di popolo”, e cioè grazie alla mobilita-zione degli iscritti. Nell’assegnazione dei nuovi incarichi di vertice, infatti, il reset di Marco Bonometti è stato tota-le, a partire dai quattro vice presidenti. Ma sembra stia lavorando molto anche sulla struttura, per renderla adeguata alla sua visione, annunciata con chia-rezza già il giorno della sua elezione. Ci sono anche i primi fatti rilevanti, e sono significativi.Dopounasettimanadalla

SperiamochesiafinitalafarsadelBigio.Pare che resti dov’è, ma l’importante è che non se ne parli più, almeno per un bel po’ di tempo. Non per antipatia pre-concetta, ma perché si è avuta la spiace-vole sensazione che il ritorno del Bigio fosse la versione moderna del “panem et circenses” dei romani al Colosseo. I bre-sciani lo hanno capito, e si sono anche seccati, per non dire di peggio, quando facevano i conti con strade dissestate, con servizi precari, con riduzioni delle risorseper lepubblicheutilità,perfinocon il taglio dei trasporti dei portatori di handicap. Riposi in pace, il Bigio, e lavoriamo tutti per un futuro migliore, se possibile.

sua elezione, Bonometti non ha esitato a vergare una dichiarazione alla stampa sulla vicenda Leali, invitando ad evitare scelte autolesionistiche. Qualche set-timana dopo la sua presa di posizione, forte, motivata e tempestiva, l’accordo tra i sindacati e la nuova proprietà è sta-tofirmato.Eranoannichequestononavveniva più, e la speranza è che l’epi-sodio possa rappresentare il preludio di una nuova stagione, in cui AIB torni ad essere protagonista forte, seria, auto-revole ed ascoltata. Ne hanno bisogno gli industriali, ma ne ha bisogno anche il territorio.

le SCelTe CorAGGioSe dei SindACATi

Dopo dieci anni (l’ultima fu nel 2003, contro la finanziaria di Berlusconi)CGIL, CISL e UIL hanno manifestato unitariamente, chiedendo al governo scelte coraggiose. Bene, siamo tutti d’accordo. Ma quali? I Sindacati, dal canto loro, quali scelte coraggiose sono disposti a compiere? Hanno la consapevolezza che la situazione è tale per cui ci vorrebbe un vero e proprio piano Marshall? Nel quale tutti siano chiamati a dare, a rinunciare? Loro, i sindacati, a cosa sono disposti a rinun-ciare, nell’ambito di un progetto di ri-lancio dell’Italia? Se le grandi imprese se ne vanno (l’ultimo annuncio è della Indesit) cosa propongono i sindaca-ti affinché siano indotte a restare? Ilruolo dei sindacati è fuori discussione,

PerFino il lATTe, CHe VerGoGnA

il BiGio reSTA

Lattetossico,conaflatossine.Ancorail latte! Anni con le quote latte, che hanno accompagnato più genera-zioni, con multe non pagate che ba-sterebbero a finanziare l’abolizionedell’IMU. Ma questa del latte tossico proprio no. Al nord, nel ricco Nord Est, una sofisticazione consapevole,pericolosa per la salute, per i bam-bini. Ne abbiamo sentite tante, negli anni, di storie di frodi in commercio, disofisticazionialimentari.Passiperle frodi, sulla cui repressioni, peral-

tro, non sembra sia mai stato usato il pugno di ferro. Ma sul latte è stata passata la linea rossa, non si può tran-sigere. Se non esiste, si vari il reato di attentato alla salute pubblica, da perseguire con priorità, con carcere duro e sequestro dei beni. Se esiste, lo si rispolveri e lo si adegui. Chi at-tenta alla salute della gente deve sa-pere che lo Stato lo perseguirà con immediatezza, come il tuono dopo il fulmine, e duramente. Altrimenti che stato è, di Pulcinella?

M5S: ConTinUAno le eSPUlSioni

Quasi ogni giorno ce n’è una. Pro-babilmente resterà solo Grillo. Non si può neanche autosospende-re. Non è neanche parlamentare, lui.

così come sono fuori discussione i loro meriti, specie in periodi bui della no-stra repubblica, ma devono compren-dere che la crisi non può essere gestita soltantofinanziandolaCassaIntegra-zione. Sono pronti, per esempio, a una robusta riforma della formazione pro-fessionale, nella quale i sindacati sono “magna pars”? Non c’è alcun dubbio: ci vogliono scelte coraggiose, è vero. Ma da parte di tutti, anche dei sindaca-ti. Che negli ultimi cinquant’anni sono sempre stati al potere (come all’INPS) o vicini ad esso, condizionandone le scelte e gli orientamenti, e che hanno delle precise responsabilità. Certo, ci vuole coraggio, ma da parte di tutti, altrimenti l’appello resta una petizione di principio.

non SAPPiAMo neAnCHe SPendere

Sembra che non siamo riusciti a spendere il 60% dei fondi europei destinati all’Italia, cioè circa 30 mi-liardi di euro. Colpa di procedure complesse o di amministratori in-

capaci? Nel resto d’Europa i fondi comunitari li spendono, eccome, e irisultatisivedono.PerfinoinSpa-gna, che ci sta portando via il nostro turismo.

Page 54: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

93

SONDAGGIO/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

Cont

essi

Com

mun

icat

ion

NASCE IL PROSCIUTTO COTTO LEGGERO DI CENTRALE

UNA BUONAEDUCAZIONE

INIZIA A TAVOLA

... NON SI VIVE DI SOLO GIOCO

A BASSO CONTENUTO DI GRASSI:Il cotto leggero di Centrale contiene

non più del 3% di grassi

A RIDOTTO CONTENUTO DI SODIO:Contiene in media il 40% in meno di sodio e dell’equivalente sale presenti in un prosciutto cotto scelto*

ALTO CONTENUTO DI PROTEINE:Oltre il 70% del valore

energetico è apportato da proteine

SENZA GLUTINE E SENZA DERIVATI DEL LATTE

*(valore medio fonte Inran: 0,76g/100g) www.centralelatte-brescia.it

www.bsnews.ittrasFerirsi all’estero: la Qualità della Vita

conta Quanto il laVoro

l’idea di trasferirsi all’estero ai bresciani non piace. Se non come extrema ratio in caso di perdita del lavoro. A dirlo

sono i lettori che hanno risposto all’ulti-mo “sondaggio” lanciato dal quotidiano online Bsnews.it sulle ragioni e le de-stinazioni di un’eventuale “fuga” all’e-stero. Chiaramente la molla principale per preparare le valige e lasciare tutto alle spalle è l’incertezza sul futuro eco-nomico dell’Italia. Mentre la catena che trattiene i bresciani sono soprattutto i legami familiari e la scarsa conoscenza di altre lingue. Anche chi parte, comun-que, non vuole andare molto lontano. Tra le mete più ambite, infatti, ci sono due stati molto vicini: Svizzera e Germa-nia (ma non la Francia), seguiti a ruota dai Paesi anglosassoni. Agli ultimi posti la Cina. Perché il criterio principale di scelta, oltre ovviamente al mercato del lavoro, è la qualità della vita e dell’am-biente.

SE PERdESSI IL LAvORO ANdRESTI A vIvERE/LAvORARE ALL’ESTERO?Quattro bresciani su dieci non an-drebbero all’estero a nessuna con-dizione, o quasi. Mentre il 32 per cento, se perdesse il lavoro, non

avrebbe problemi a preparare le vali-ge e trasferirsi. Uno su quattro, inve-ce, partirebbe solo in caso di estrema necessità.

No. Sì. Solo in caso di estrema necessità.

Page 55: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

94

SONDAGGIO/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

LA QUALITà PRODUCE CRESCITA.DA OLTRE 40 ANNI.

OLEODINAMICA | PNEUMATICA | AUTOMAZIONE

www.fluidmEc.it

SE NO, PERCHé?A trattenere i bresciani a casa sono, quasi nella metà dei casi, i legami familiari e le amicizie. Ma per un quarto dei lettori l’ostacolo prin-cipale è la non conoscenza di altre

lingue. Mentre l’8 per cento parla semplicemente di pigrizia. Un 13 per cento, infine, spiega che non partirà perché ha fiducia nel futuro dell’Italia.

Legami familiari/amicizie.

Non conoscenza della lingua.

Fiducia nel futuro dell’Italia.

Pigrizia.

Non so.

IN qUALE PAESE ANdRESTI A vIvERE/LAvORARE?Le mete preferite degli italiani all’e-stero sono quelle di sempre. Al primo posto (22 per cento) c’è la vicinissima Svizzera, seguita a ruota dalla Germa-nia (18 per cento). Ma anche i Paesi anglosassoni restano una destinazione molto ambita. In ordine piacciono Usa e Canada (16 per cento), Australia (13

per cento) e Inghilterra (9 per cento). Tra gli altri Stati europei il Nord Euro-pa piace molto più della Francia (5 per cento contro 1). Mentre i Brics non ri-scuotono molto successo: in Brasile andrebbe un bresciano su 10 e la Cina si piazza agli ultimi posti con il 6 per cento dei voti.

Svizzera.

Germania.

Usa e Canada.

Australia.

Brasile.

Inghilterra.

Cina.

Nord Europa.

Francia.

CON qUALE CRITERIO SCEGLIERESTI LO STATO ESTERO dOvE ANdARE A vIvERE/LAvORARE?Un po’ a sorpresa il primo criterio con cui i lettori dichiarano di sce-gliere l’eventuale meta per il trasfe-rimento all’estero è la qualità della vita e dell’ambiente (30 per cento), fattore che precede addirittura l’ampiezza dell’offerta del mercato del lavoro (27 per cento). Mentre la terza piazza del podio va alle libertà

personali e collettive (12 per cento). Molto staccati tutti gli altri criteri. In ordine la presenza di comunità italia-ne forti (7 per cento), la lingua parla-ta (5 per cento), il clima (5 per cento), le prospettive economiche di lungo corso (per cento 5 per cento), la si-curezza (4 per cento), la situazione sociale non conflittuale (4 per cento).

Qualità della vita e dell’ambiente.

Offerta di lavoro più ampia possibile.

Libertà personali e collettive.

Presenza di comunità italiane forti.

Lingua parlata.

Clima.

Prospettive economiche di lungo corso.

Sicurezza.

Situazione sociale non conflittuale.

Altro.

SE Sì, PERCHé?I motivi principali che spingono i bre-sciani a partire sono di prospettiva: l’incertezza sul futuro dell’Italia (47 per cento) e la necessità di garantire

un futuro migliore ai propri figli (32 per cento). Solo in seconda battuta arriva la possibilità di trovare con più facilità lavoro (12 per cento).

Incertezza sul futuro dell’Italia.

Garantire un futuro migliore ai miei figli.

Trovare con più facilità lavoro.

Non so.

Page 56: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

qUI E Là/ qUI E Là/

9796 DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/ DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

QUI & là

MILLE MIGLIA 2013: IL vINCITORE è L’ARGENTINO JUAN TONCONOGyJuan Tonconogy, con Guillermo Berisso, ha firmato il terzo successo argentino alla Mille Miglia (dopo Sielecki e Scalise), diventando, a 32 anni, il più giovane vincitore della Mille Miglia. Al volante di una Bugatti T40 del 1927, ha lasciato dietro di sé il mantovano Giordano Mozzi (secondo posto) e il siciliano Giovanni Moceri.

IL MAESTRO PAPPANO AL TEATRO GRANdE CON L’ORCHESTRA dI SANTA CECILIA

L’applauditissimo concerto dell’orchestra di Santa Cecilia diretta dall’italo-inglese Antonio Pappano ha proposto un programma variegato. Nell’esordio un omaggio all’Italia,

con “In the South” di Edward Elgar, che all’inizio del Novecento trascorreva le sue vacanze ad Alassio. Poi il

“Poema dell’amore e del mare” op. 19 che Ernest Chausson dedicò a Duparc, cantato dalla bella voce di Sonia Ganassi.

Memorabile l’esecuzione della sinfonia n. 6 “Patetica” di Ciajkovskij, amatissima dal grande pubblico. Come bis

finale, uno strepitoso “Nimrod”di Edward Elgar da “Enigma variatons”. Lunghissimi gli applausi per il grande direttore e

per i suoi orchestrali.

a cura di rolAndo GiAMBelli

BRESCIA ACCOGLIE L’ARRIvO dEL GIRO d’ITALIA E IL CAMPIONE NIBALI

La nostra città, che per la prima volta nella storia ha accolto quest’anno l’arrivo del Giro d’Italia, ha abbracciato con

grande entusiasmo e una giornata di sole, dopo tre settimane di maltempo, i corridori e in particolare Vincenzo Nibali,

assoluto dominatore e leader vero, come ha dimostrato, il giorno precedente l’arrivo, vincendo nella bufera sulle Tre

Cime di Lavaredo. Il campione siciliano ha conquistato la Maglia Rosa dopo l’ottava tappa e non l’ha più lasciata fino

all’ultima, la 21°, con l’arrivo e la premiazione finale in Piazza Loggia, domenica 26 maggio.

IL TEATRO SANTA CHIARA COMPIE CINqUANT’ANNIPer ricordare i 50 anni dall’inaugurazione del teatro Santa Chiara, il Comune di Brescia ha organizzato, il 4 giugno all’interno del teatro, una serata dal titolo “1963-2013. I cinquantanni d’un Teatro. Ovvero il luogo dell’infinito che è negli uomini”. Nel corso della serata, è stata proposta una lettura interpretata di brani da “I giganti della montagna” di Luigi Pirandello, spettacolo per la regia di Mina Mezzadri, che inaugurò il teatro, il 4 giugno 1963. La serata è stata ideata per ricordare alla cittadinanza l’importanza storica e il contributo in cultura dato, dai protagonisti della Compagnia della Loggetta prima e dal Centro Teatrale Bresciano poi, al teatro a Brescia.

PREMIO PER LE ARTI PETRONI: vINCE LA COMPAGNIA INSTABILE – INBALìA La compagnia vincitrice della IV edizione del Premio per le

arti in memoria di Lidia Anita Petroni 2013, tenutosi presso Teatro Inverso/Residenza Idra, è stata scelta tra le 9 compa-gnie partecipanti nella sezione artie performativa. Lo studio

vincitore, “Tre uomini a Zonzo”, è stato selezionato per il 25% dal numerosissimo pubblico presente in sala durante le serate dell’ 11-18-25 maggio, per il 15% dalle votazioni online (youtu-

be, facebook) e per il 60% da una giuria d’esperti). I vincitori avranno a disposizione un periodo di residenza presso Resi-

denza Idra e un sostegno alla produzione di 2.000 euro grazie, anche, al contributo del Centro Teatrale Bresciano che verserà

metà della quota.

OMAGGIO A LITTE TONy, UN GRANdE ARTISTA ITALIANO Una brava persona… Antonio Ciacci, in arte Little Tony. Lo incontrai nel 1994 negli studi Rai di Saxa Rubra a Roma in occasione di una trasmissione sui Beatles proposta da Uno Mattina, condotta allora da Maria Teresa Ruta, e nella quale ero stato coinvolto con tanti appassionati romani. C’era anche Little Tony! Abbiamo suonato insieme e cantato davanti alle memorabilia beatlesiane che avevamo portato da Brescia. Durante la trasmissione, a nome dell’associazione, gli ho dato la nostra tessera di B.D.I.A numero 371. Lo incontrai altre volte in diverse occasioni “beatlesiane” e tutti lo ricorderemo per la sua semplicità e il suo grande talento. Rolando Giambelli

NUOvO CLUB ROTARy vERONICA GAMBARAIl 31 maggio, a Villa Fenaroli di Rezzato, è nato un nuovo Club Rotary. È il 18° Club bresciano, ma il primo in Italia, secondo in Europa e terzo al mondo, a costituzione iniziale esclusivamente femminile. Il nuovo Club è intitolato a una bresciana che è stata un personaggio di spicco nell’epoca in cui è vissuta: la poetessa Veronica Gambara di Pralboino (1485- 1550), Contessa di Correggio, piccolo feudo che, rimasta vedova in giovane età, ha guidato con saggezza ed umanità per oltre 30 anni. I Rotary bresciani si sono sempre distinti per la generosità, offrendo aiuto alle strutture che si occupano di persone in condizioni di disagio, e finanziando iniziative in campo medico, borse di studio a sostegno dei giovani meritevoli e molto altro.

Page 57: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

TEMPO LIBERO/

99DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

deskoMusic…30 anni doPo

ne valeva la pena? Mah, pro-babilmente sì: in fondo, celebrare Deskomusic a trent’anni dalla prima edi-

zione è stata un’idea meritoria, e ha sol-leticato i ricordi e la nostalgia di chi sei lustri fa era (ancora) giovane, o giova-nissimo. Ci siamo divertiti, a mettere in piedi questa edizione del trentennale? Mah, probabilmente no. In effetti, quan-do più di due anni fa Paolo Salvarani ha cominciato a sfiancarmi con la suainsistenza (meritoria) per convincermi a rimettere insieme la squadra degli or-ganizzatori del primo Desko – noi due, Maurizio Matteotti e Cesare Bertoli – quello che più mi piaceva del progetto era proprio l’idea di ricreare un’iniziati-va che, nel suo piccolo, ha cambiato la vita di molte persone.Quello che non sospettavo, che ho sco-

perto strada facendo, e che decine di vol-te, in questi due anni, mi ha fatto pensare di gettare la spugna, è che trent’anni fa era stato tutto molto più semplice. Ep-pure ci eravamo dovuti inventare tutto da zero, eppure avevamo dovuto navigare a vista per superare ostacoli e imprevisti, eppure la fatica e l’impegno erano stati pesanti e per nulla remunerati, se non dalla soddisfazione di vedere per molti sabati consecutivi il Teatro della Pace gremito di ragazzini entusiasti a fare il tifo per il gruppo della loro scuola.Stavolta, invece, mi è parso tutto più com-plicato. Anche se non sono stato io a ca-ricarmi delle fatiche maggiori: il Cireneo che si è caricato il peso sulle spalle è stato Paolo Salvarani. È toccato a lui cercare di convincere gli interlocutori “ufficiali” del-la bontà dell’idea, peregrinare fra un uffi-cio pubblico e un altro, sentirsi chiudere

tante porte in faccia e dover accettare di buon grado l’ottusità di troppi funzionari. È toccato a lui combattere le farraginosità di una burocrazia stolida, i formalismi pun-tigliosi di regolamenti e normative pensati per demotivare e non per facilitare, e vede-re che altri – meno meritevoli, assai meno benintenzionati – ottenevano aiuti e facili-tazioni mentre a lui, a noi, veniva risposto regolarmente di no (se e quando qualcuno si degnava di risponderci).Alla fine, fatte salve alcune persone gen-tili e generose, questa edizione del tren-tennale di Deskomusic è stata portata a termine. Una ragione di più per andarne fieri, certo; ma anche un motivo di più per dire “mai più”. Perseverare sarebbe diabolico. In una città spenta e irricono-scente, almeno.

Franco Zanetti

1° CLASSIFICATO E PREMIO SPECIALE dEL PUBBLICOTHE CROWSROADS (liceo ARNALDO)Andrea e Matteo Corvaglia

2° CLASSIFICATOOVERSKIN (liceo GAMBARA)Andrea Butturini (voce), Simone Gnali (batteria), Alessandro Iemmelo (chitarra), Federico Bianchetti (basso e tastiere)

3° CLASSIFICATOENDRIGO (liceo LEONARDO)Gabriele Tura (voce e chitarra), Matteo Tura (basso), Simone Arrighi (chitarra), Ludovico Gandellini (batteria)

Page 58: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013

100

RUBRICALA/

DODICIMESIGIUGNO/LUGLIO 12/

di FrAnCeSCo rASTrelliPresidente dell’Ordine dei Farmacisti

della Provincia di Brescia

GENTILE FARMACISTA...

D// Gentile Farmacista, l’arrivo della primavera porta con sé anche le allergie da polline. Come possiamo contrastare i fastidi che ne derivano? ElenaR// Cara elena, attualmente sono disponibili due tipi di terapia, che agiscono a livelli diversi, ma comunque entrambi validi ed efficaci. La prima è quella che prevede la somministrazione di farmaci su prescrizione medica fra cui quelli attualmente più utilizzati sono gli antistaminici orali di ultima generazione, i cortisonici nasali e bronchiali, i broncodilatatori inalatori a breve e a lunga durata d’azione e gli antistaminici ad uso locale oculare; altri farmaci molto validi nella cura delle allergie primaverili sono gli antileucotrienici a somministrazione orale, principalmente utilizzati in caso di presenza contemporanea di sintomi bronchiali e nasali. L’altra possibilità terapeutica è l’immunoterapia desensibilizzante specifica, correntemente e impropriamente nota come vaccino, presente nel panorama allergologico ormai da molti anni e resa sempre più valida e sicura.

D// Da un po’ di tempo soffro di emicrania. Potrebbe darmi qualche consiglio utile a riguardo? Grazie. MartaR// Cara Marta, l’emicrania è una patologia cronica molto comune che l’organizzazione Mondiale della Sanità colloca al 7° posto tra tutte le malattie che provocano disabilità. ecco di seguito alcuni consigli utili per chi

soffre di emicrania: assumere precocemente il farmaco prescritto per l’episodio acuto; registrare su un diario quanti sono i giorni di emicrania al mese e i farmaci usati; verificare da uno specialista la diagnosi se si presentano gli attacchi di emicrania almeno tre giorni al mese; iniziare una terapia di prevenzione utilizzando anche prodotti naturali e/o nutraceutici su consiglio del farmacista, se si superano i tre giorni al mese; evitare la cronicizzazione attraverso terapie innovative sempre su ricetta medica a basso impatto di effetti collaterali.

D// Ultimamente mi sento molto stanco e spossato. Lavoro in ospedale e mi sento continuamente sotto pressione, avendo come conseguenza sbalzi d’umore frequenti. Cosa mi consiglia per sentirmi meglio? GiacomoR// Caro giacomo quella che tu mi hai appena descritto è definita come “Sindrome di Burnout”, una condizione di stress cronico. Innanzitutto potrebbe essere utile il supporto di un terapeuta; inoltre si consiglia l’assunzione di preparati fitoterapici che contribuiscono a ristabilire l’equilibrio in modo naturale e fisiologico e sono ben tollerati. ad esempio integratori alimentari a base di estratti di Iperico, Passiflora e valeriana contribuiscono a riportare stabilità del tono dell’umore, rinforzare la sicurezza in se stessi e conferire equilibrio interiore.

Manda la tua domanda a:[email protected]

IL FARMACISTARISPONDE

PILL

OLE

DI…

SALU

TE i BeneFiCi dellA FrUTTA SeCCA

La frutta secca ha indubbie qualità nutrizionistiche, è infatti

ricca di elementi oligominerali, vitamine, acidi grassi essenziali

e fibre che fanno considerare questi alimenti dei veri e propri

integratori naturali che possono contribuire al riassetto di

condizioni di squilibrio fisiometabolico. Molti studi scientifici

confermano i benefici aspetti in termine di salute, immediati

quando proiettati nel tempo per consumo protratto quanto

oculato (malattie cardiovascolari, dismetabolismi, dislipidemie,

obesità, infiammazione, neoplasie) e che riconducono

direttamente al concetto di dieta mediterranea in cui questi

prodotti rientrano a pieno titolo.

YoGA: Un riMedio Allo STreSSUno dei motivi più comuni per cui gli occidentali si avvicinano alla pratica dello yoga è quello di cercare un equilibrio psico-fisico che viene spesso compromesso da una vita stressante. Lo stress è una reazione di adattamento che il nostro organismo mette in atto in seguito a un cambiamento fisico o psichico. La reazione di

stress è per definizione un processo automatico, affinché ciò avvenga è di fondamentale importanza coltivare un buon equilibrio sia mentale che emotivo. Le pratiche yoga rappresentano un ottimo trattamento per lo stress e per le patologie ad esso correlate, come l’ipertensione, il diabete, l’asma e l’obesità.

Page 59: 12 Mesi Brescia Giugno-Luglio 2013