12 Mesi - BRESCIA - Novembre 2012

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Tutti insieme risparmiosamente IMMOBILI DI PRESTIGIO PRODOTTO & MERCATO BSNEWS.IT BENESSERE WHATS’UP FOOTBALL AMERICANO La ripresa siamo noi (Brixia Connection) Tra Brescia e Bergamo è boom di stranieri BRESCIA N. 11 ANNO IV // NOVEMBRE 2012 1,20 Pensieri di Fausto Di Mezza Adriano Morosini Alessandro Morosini Maurizio Zipponi Strade e quartieri San Polo Hinterland Flero San Zeno Naviglio Viaggio in Provincia Cazzago San Martino Corte Franca Erbusco Iseo Rovato

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La ripresa siamo noi (Brixia Connection)Tra Brescia e Bergamo è boom di stranieri

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N. 11 ANNO IV // novembre 2012

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Pensieri diFausto Di MezzaAdriano Morosini

Alessandro MorosiniMaurizio Zipponi

Strade e quartieriSan Polo

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DODICI MESI // novembre 2012

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L’aperitivoOpinioni

Fausto Di Mezza: A2A, è l’ora di creare valoreProdotto & mercato

Adriano e Alessandro Morosini: “Megliopochi, ma buoni”

Strategia d’impresaMaurizio Zipponi: “Più importanti

i progetti che gli schieramenti”Lavoro

La ripresa siamo noi (Brixia Connection) Finanza e impresa

BachecaTu e il fisco

Inchiesta: Tutti insiemerisparmiosamente

Tra Brescia e Bergamoè boom di stranieri

Il benessere a portata di tuttiStrade e quartieri: San PoloHinterland: Flero e San Zeno

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DODICI MESIMensile di attualità, economia, inchieste,opinioni e cultura da Brescia e dal mondo.

Novembre 2012Anno IV - Numero 11

Rivista mensile - € 1,20

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Direttore ResponsabileGiorgio Costa

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Coordinamento Donatella Carè

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Hanno collaboratoStefano Anzuinelli, Davide Bacca, Luce Bellori, Esterino

Benatti, Elisabetta Bentivoglio, Elizabeth Bertoli, Alberto Bertolotti, Silvio Bettini, Michela Bono, Paoloemilio

Bonzio, Donatella Carè, Alessandra Cascio, Alessandro Cheula, Mario Conserva, Bruno Forza, Lorenzo Frizza,

Emanuela Gastaldi, Rolando Giambelli, Roberto Giulietti, Immanuel, Ferdinando Magnino, Alessia Marsigalia,

Sergio Masini, Enrico Mattinzoli, Fedele Morosi, Giorgio Olla, Antonio Panigalli, Irene Panighetti, Francesco

Rastrelli, Libero Rosellini, Massimo Rossi, Salvatore Scandurra, Rosanna Scardi, Giordana Talamona,

Donatella Tiraboschi, Alessandra Tonizzo, Andrea Tortelli, Camilla Zampolini.

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Viaggio in Provincia. FranciacortaCazzago San Martino, Rovato, Erbusco, Corte Franca, IseoPolitica e societàPelo e contropeloBrainstormBSNews.it/Il sondaggio:Elezioni, al voto per rottamareFootball americano: Passione e volontariato.Le parole d’ordine dei BengalsCosa metto nel vasetto?I love my petWhat’s up? Voglio il tuo profumoQui & làGentile FarmacistaSalute e benessereIl mascara: Una moderna… pozione d’amoreAl cinemaÈ successo

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12MESInovembre 2012

7L’APERITIVO

VIZI PUBBLICI, PRIVATE VIRTÙ

Nel 2009 al cinema uscì “Avatar”, colossal di James Cameron, fortunato al bot-teghino ma piuttosto con-

testato dalla critica. Nulla da eccepire sugli effetti assolutamente spettacolari, ma la sceneggiatura venne giudicata una banale e scontata storiella ecologica. In questi tre anni ho visto e rivisto Avatar innumerevoli volte, fortemente affasci-nato dalle immagini, ma colpito anche da alcuni aspetti della storia. Il prota-gonista Jake, marine paraplegico, all’i-nizio mira solo a riavere le sue gambe, mettendosi al servizio del cattivo di tur-no, potente, violento, colonialista e anti ambientalista. Col passare delle scene, Jake incurante della sua infermità, di-venta l’eroe invincibile e guida il popolo autoctono del pianeta Pandora alla vit-toria finale, stile “l’ultimo boy scout” e “arrivano i nostri”. Mi direte “banale, ha ragione la criti-ca!”. Già, banale, ma in quelle tante sere in cui rivedevo il film, il mio pensiero era: figo! Che forte fare l’eroe, giocarsi tutto, il lavoro, i vantaggi, le tue gambe e il rispetto di chi indossa la tua divisa, per seguire la propria coscienza. Ma se ci fossi davvero stato io, al posto di Jake, cosa avrei fatto? E scivolando verso pen-sieri più oscuri, dovevo ammettere a me stesso che forse non sarei stato così coraggioso. Certo, Jake era già in par-te escluso dal suo ambiente, non aveva amici né parenti, ma io, avrei come lui

cavalcato il grande dragone o seguito molto più pavidamente gli ordini di scu-deria? È con questo dubbio che, da comune cit-tadino, ogni giorno affronto le sfide che la coscienza mi pone e che, come a me, pone a chi ci amministra e ci governa. E quasi fosse un film, osservo i vizi privati dei tanti “eletti” che rubano, delinquo-no, massacrano i beni e le finanze pub-bliche, proclamandosi pubblicamente virtuosi. Sappiamo che questi sono i cat-tivi, il nemico da cancellare e da abbat-tere, ma sono gli altri che ci possono far vincere. I politici onesti ma pavidi, quel-li con virtù private e vizi pubblici. Non rubano e non delinquono, vedono con chiarezza i programmi da appoggiare e i progetti da sposare. A quattr’occhi sono obiettivi, ragionevoli e competenti, ma pubblicamente si tirano indietro. Arri-va l’ordine di scuderia e si squagliano, tre elettori in croce si lamentano e loro rinnegano. Non siate pavidi! Il politico e l’amministratore non possono esserlo. Oppure cambiate mestiere. Se credete in un’opera fatela, se volete una strada realizzatela, se è necessaria una riforma combattete. Ma non lasciate che per voi decidano altri, che siano compagni di partito, colleghi di giunta o comuni cit-tadini. Salite sul dragone e cavalcatelo, guidate la società secondo coscienza e vi seguiremo.

Giorgio Gosta

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12MESInovembre 2012

9OPINIONI

di AnTonIo PAnIGALLI INQUIETANTE DEMOCRAZIA…

In poche righe è davvero difficile affrontare un argomento come que-sto, comunque, senza voler entrare nel merito partitico (meglio credere

negli ideali che nelle ideologie) né tan-tomeno nella “parte politica”, ma solo osservando con un poco di ingenuità l’a-credine delle recenti dichiarazioni e dei comunicati stampa, viene da domandarsi di quale democrazia si stia parlando.

Ogni sfida, anche quella per le prossime elezioni primarie del Pd, necessita im-prescindibilmente di impegno, passio-ne, dedizione, ed ogni sforzo “buono” per concorrere e magari vincere, ma quando, all’interno di un movimento o di un partito che dovrebbe essere de-mocratico (sta scritto nei vari nomi e simboli di partito), la battaglia diventa denigrazione senza rinuncia alla delegit-

timazione o peggio alla velata (neppure troppo) minaccia, è lecito, nonché op-portuno, domandarsi quali siano i prin-cipi ispiratori della democrazia interna di quello che dovrebbe essere un partito democratico riformista o conservatore che sia e dei leader che ne sono la sua espressione.

Non è necessario essere militanti né schierati passionali per auspicare che nella classe politica italiana, di centro-destra come di centrosinistra, si possa davvero assistere ad un radicale cam-biamento ed incoraggiare le giovani generazioni a farsi parte diligente di un impegno civile prima e politico poi, che possa davvero modificare gli inamovibili paradigmi che fino ad oggi si sono stra-tificati, rendendo opaca, inefficiente, ingessata, clientelare, l’azione politica

e purtroppo, conseguentemente non competitivo, quasi a tutti i livelli, il “si-stema Italia”.

Probabilmente qualcosa succederà. Qualcuno forse si ritirerà elegantemen-te, qualcun altro magari sbattendo la porta, ma l’importante è che avvenga un sostanziale rinnovamento.

In compenso gli ultimi dati 2011/2012 sulle liberalizzazioni emersi dallo studio dell’Istituto Leoni (www.brunoleoni.it) segnano fortunatamente un trend in po-sitiva controtendenza. Il grado di aper-tura dell’Italia al mercato è fissato al 52 per cento nel 2012, con una crescita di tre punti percentuali rispetto al 2011. Essere fiduciosi in un radicale cam-biamento (di destra come di sinistra) è d’obbligo.

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12MESInovembre 201212MESI

novembre 2012

10 PENSIERI DI

DI MEZZA: A2A, è L’oRA DI CREARE VALoRE

A colloquio con il vicepresidente del Consiglio di Sorveglianza dell’ex municipalizzata.

“Figlio di Amilcare, avvo-cato, fondatore di For-za Italia, assessore”. Il curriculum inviato in

occasione della nomina a vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di A2A, lo scorso giugno, ha scandalizzato qualcu-no per un “eccesso” di famiglia e politi-ca. Ma – ribatte lui – “la Sorveglianza è un organismo di controllo e di indirizzo: trovo normale che il Comune di Brescia abbia voluto indicare una persona di fi-ducia invece che un manager”. E di certo Fausto Di Mezza – che proprio in queste ore festeggerà i 41 anni con la moglie e le due figliolette – è una delle persone più fidate di Adriano Paroli. A soli 22 anni, nel 1994, ha fondato il primo club azzurro bresciano. Ricoprendo i ruoli di consigliere, capogruppo, segretario cit-tadino fino al 2008 e, quindi, di assesso-re al Bilancio. “Abbiamo salvato la me-tro e messo in ordine i conti del Comune passando dalla competenza alla cassa”, sottolinea con orgoglio ripercorrendo gli ultimi mesi in Loggia. Ma ora la sua missione è quella di fare ordine nell’ex municipalizzata di famiglia.Per A2A la priorità devono essere i dividendi, l’indotto bresciano o il ta-glio del debito?“La vera priorità è aumentare il valore dell’azienda sul mercato. È chiaro che i dividendi sono un’entrata indispensabi-le per la Loggia e che senza di questi non si potrebbe nemmeno pensare di eroga-

re determinati servizi. Ma, nel momento in cui le normative spingono sempre più il pubblico fuori dalle società di servizi, anche il valore del titolo diventa un fat-tore importante e non più relativo come in passato”.Oggi l’azienda ha un nuovo governo. Ma molti cittadini la sentono più lon-

tana che mai...“Con la fusione è nata una mega holding da 6 miliardi di euro di fatturato. Non si può confondere A2A con la vecchia Asm. Penso comunque che la nascita di un comitato del territorio affidato al bre-sciano Enrico Mattinzoli possa essere un momento importante di incontro tra

l’azienda e il suo territorio d’origine”.Uno dei temi che una grande azienda come la vostra deve affrontare è quel-lo di abbattere il costo dell’energia, che pesa non poco sulla competitività delle imprese. Non più solo il nuclea-re suscita polemiche, oggi si attacca-no anche i rigassificatori, le cen-trali termoelettriche e addirittura lo stoccaggio del metano. Bisogna procedere lungo queste direttrici anche a prezzo dell’impopolarità?“L’energia in Italia costa circa il 30 per cento di più che all’estero. E ciò, a mio avviso, è soprattutto la conse-guenza della scelta, giusta o sbagliata che sia, di rinunciare al nucleare. Questa è senza dubbio una delle questioni da affrontare. E dobbiamo scegliere in ma-niera lucida, evitando che si diffondano paure ingiustificate o che prevalga la lo-gica del Nimby (l’acronimo sta per Not in my back yard, Non nel mio cortile, ndr).

Un metodo da applicare sempre. A2A, ad esempio, vuole realizzare in città un centro per la ricerca sullo smaltimento delle ceneri del termovalorizzatore. Le emissioni sarebbero pari a zero, ma pur-troppo qualcuno sta fomentando la paura della gente”.

Allarghiamo il campo e parliamo di politica. Che ne pensa di Renzi?“È la più grande innovazione politica presente oggi in Italia. E condivido ciò che dice: la politica tradizionale merita di essere rottamata”.Anche lei si sente un rottamatore quindi?“Direi di sì”.Chi può essere il Renzi del Pdl?“Mi piace il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo, il leader di Formattiamo il Pdl”.Lei ha fatto parte della sua corrente: di Franco Nicoli Cristiani che dice?“Un grande politico che ha sbagliato, se le accuse troveranno riscontro”.Passiamo alla Loggia. Come andrà a finire nel 2013?“Paroli vincerà, con un’alleanza spero al-largata rispetto alla scorsa tornata. Penso ad esempio alla Castelletti, che di certo troverebbe molto più spazio per le sue proposte da noi che nel centrosinistra”.Temi concreti. Commercio, edilizia, imprese: come può il Comune far fronte alla crisi?“Per i commercianti abbiamo fatto mol-to, rivitalizzando un centro storico ab-bandonato a se stesso da anni. Su altri temi la Loggia ha pochissime possibilità d’azione. Ma il Comune deve comunque cercare di farsi carico del problema delle imprese mettendo in campo iniziative per sostenerle e agevolarle sul versante infrastrutturale. Per quanto riguarda l’edilizia, invece, una soluzione potreb-be essere quella di riduzioni dell’Imu

sull’invenduto. L’intervento, però, sa-rebbe da finanziare con finanze proprie e i conti oggi non lo permettono”.La sua famiglia opera nell’immobi-liare, un settore decisivo per la ripre-sa. Com’è la situazione?“Nonostante gli affitti siano spesso a

canone sociale, sono aumentate in maniera significativa le morosità. Inoltre sta diventando sempre più dif-ficile eseguire gli sfratti e questo chia-ramente fa perdere valore agli investi-menti immobiliari. Il mercato è fermo sia sul fronte delle transazioni, con un esubero di invenduto, sia sul fronte degli affitti. Un quadro disastroso, che

blocca anche i possibili investimenti dei grossi fondi”.La situazione non è incoraggiante. Se sua figlia avesse 18 anni le suggeri-rebbe di “fuggire” all’estero?“Di sicuro la manderei fuori dall’Ita-lia a studiare, magari negli Stati Uniti, perché la nostra formazione scolastica è poco concreta. Poi deciderà lei cosa fare e dove fermarsi”.Tra Cina e India chi sceglierebbe?“Apprezzo molto i cinesi: sono un gran-de popolo, spesso vittima di preconcetti, e ormai contribuiscono in maniera im-portante alla crescita del nostro Paese”.Concludiamo, come sempre, con il gioco della torre. Alfano o Formigo-ni, chi butta?“Formigoni, perché nei suoi panni avrei lasciato prima”.De Martin o Del Bono?“De Martin”.Grillo o Sabina Guzzanti?“Butto la Guzzanti, Grillo pone questio-ni serie”.Berlusconi o Monti?“Assolutamente Monti”.Ciampi o Napolitano?“Napolitano, è stato regista occulto dell’operazione Monti”.Merkel o Hollande?“Merkel”.Obama o Romney?“Obama, ha disatteso le speranze che molti avevano riposto in lui”.La rivoluzione o l’Italia di oggi?“Salvo la rivoluzione”.

di AndreA TorTeLLI

È logico che per la Sorveglianza la Loggia abbia scelto una persona di fiducia

Sull’energia dobbiamo scegliere in maniera lucida, evitando le paure ingiustificate

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12MESInovembre 2012

13RUBRICA

di SILvIo beTTInI

PRODOTTO & MERCATOPRoDUZIoNE E MERCAToDEL TABACCo IN ITALIA

Leggendo il 15° rapporto Nomi-sma, anche per il 2012 l’Italia si conferma il primo produttore europeo di tabacco; il nostro

paese è inoltre il decimo produttore al mondo (il Paese leader è la Cina, con il 38% dell’intera produzione mondiale). Le coltivazioni italiane di tabacco co-prono 28.000 ettari in 4 regioni (Cam-pania, Piemonte, Toscana e Puglia), mentre le esportazioni di tabacco greg-gio dall’Italia si assestano sui 218 mi-lioni di euro annui, la filiera dà lavoro a 204.000 addetti di cui oltre la metà nel-le rivendite di tabacchi per un mercato complessivo pari a 18,4 miliardi di euro.Come accade per alcuni altri mercati “controllati” nel nostro paese, per esem-pio quello dei derivati del petrolio, l’in-cidenza delle diverse imposte applicate sui prodotti del tabacco rispetto al valore totale espresso dalla filiera è ampiamente sproporzionato: fatto 100 il prezzo del prodotto, il 75% se ne va in accise e im-poste, il 25% remunera la produzione e la vendita. Ciò significa che su 18,4 miliardi di lire, di cui il 98% circa per consumo di sigarette, che vanno letteralmente in fumo in Italia ogni anno, 13,7 miliardi fo-raggiano le casse del nostro stato, il 3,3% dell’intero gettito fiscale del paese.Non è questa la sede per addentrarci sul-le sproporzioni tra entrate e uscite del bilancio economico/sociale del mercato del “fumo” in Italia, per farci riflettere bastano pochi dati: la dipendenza da tabacco fa perdere al fumatore 13 anni di speranza di vita e, solo in Italia sono attribuibili al fumo circa 90.000 decessi l’anno (fonte: Istituto Superiore della Sanità). Il maggior costo a carico del servizio sanitario nazionale per la cura delle conseguenze da tabagismo è pari

a ca. 7 miliardi, vale a dire l’8,5% del-la spesa sanitaria nazionale, mentre si sono triplicati i costi per lo smaltimento dei quasi 11 milioni di mozziconi gettati per strada che altrimenti impieghereb-bero da uno a cinque anni per degradar-si naturalmente. Elementi questi che, sommati agli altri, fanno affermare ad alcuni che il prezzo di un pacchetto di si-garette dovrebbe essere almeno doppio di quello attuale per ripagare la colletti-vità di tutti i danni che genera.In questa rubrica preferiamo invece ap-profondire l’evoluzione del mercato anche quale conseguenza delle politiche di go-verno attuate sul settore negli ultimi anni.Fino al 2003 il 95% dei 100 miliardi di sigarette consumate in Italia era prodotto dai 5.000 operai che lavoravano nelle 21 “Manifatture Tabacchi” di proprietà dei Monopoli di Stato. In Italia si produce-vano sia i brand italiani, sia, su licenza, quelli d’importazione. In quell’anno, sul-la scia dell’ondata di privatizzazioni che ha caratterizzato il periodo, le manifattu-re italiane furono cedute alla British and American Tabacco (Bat), la potentissima multinazionale delle sigarette, produttri-ce di trecento marchi tra cui Lucky Strike e Pall Mall, che mise sul piatto 2,3 milio-ni di euro il più grande investimento che una società estera abbia mai compiuto in Italia. Le premesse per la crescita del set-tore c’erano tutte invece la Bat una dopo l’altra ha chiuso o dimesso tutte le fabbri-che italiane, l’ultima quella di Lecce il 31 dicembre 2010. Oggi dei 70 miliardi di sigarette fumate in Italia se ne producono circa 300 milioni. Perché?Le motivazioni addotte sono le solite, delocalizzarela produzione costa meno che produrre in Italia, dicono i vertici di Bat, ma forse non sono esaustive.

Per contrastare il tabagismo, il nostro paese, così come altri in Europa ha isti-tuito nel 2005 un prezzo minimo per le sigarette, come a dire: fumare fa male e rappresenta un costo per la collettività, se vuoi fumare fallo, ma assumiti, pa-gando un prezzo più alto che per il 75% va in tasse, un più elevato onere fiscale.Il “prezzo minimo” istituito anche in Francia, Irlanda e Austria, è stato abo-lito dalla Corte di giustizia europea con le sentenze del 4 marzo 2010, ma da noi fatta la legge si è trovato l’inganno, protraendone l’effetto grazie al DL 94 del 23 giugno che ha istituito la cosid-detta “tassa minima”, in questo modo si è di fatto normalizzato il costo di un pacchetto di sigarette, a tutto vantaggio delle multinazionali di settore perché a sostanziale parità di prezzo un consu-matore preferisce acquistare un prodot-to affermato sul mercato.Il prezzo “normalizzato” genera una barriera di ingresso di fatto insormon-tabile a carico di eventuali nuovi inve-stitori e quindi un evidente limite alla concorrenza. Il mercato monopolizzato consente quindi alle multinazionali di applicare il noto “giochino” della trian-golazione commerciale per eludere al fi-sco italiano i profitti realizzati nel nostro paese. Un esempio: produrre un pac-chetto di sigarette della sua marca più nota, costa a Philip Morris circa 12 cen-tesimi, lo stesso pacchetto viene vendu-to alla filiale italiana a 71 centesimi, con utile del 600% che ovviamente rimane all’estero. Grazie a questo meccanismo la società americana fattura in Italia qua-si 1,5 miliardi di euro e dichiara un utile (tassato da noi) di 22,5 milioni, l’1,5% (bilancio Philip Morris 2010) e non è la sola.

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14 PENSIERI DI

“MEGLIo PoCHI,MA BUoNI”

A colloquio con Alessandro e Adriano morosini, leve dell’omonima azienda agricola.

Tra fragole, globalizzazione e cultura vegan.

di ALeSSAndrA TonIzzo

Il motto dei fratelli Morosini – “po-chi ma buoni” – nasce dalla ter-ra, per diventare filosofia di vita. Quarta generazione di un’attività

iniziata con il bisnonno Annibale, Ales-sandro e Adriano gestiscono a Poncarale la propria azienda agricola (la Morosini S.s.) facendo della selezione il proprio iter. Una decina di collaboratori, 20 ettari a frutteto, il “chilometro zero”: i Morosini hanno capito che ciò che pre-mia è fare poche cose, ma farle bene.Pesche, fragole, mele, susine, albicoc-che, ciliegie e ortaggi stagionali sono i frutti dell’agricoltura integrata, iniziata nell’azienda di Pocarale negli anni Ot-tanta, quando ancora il sentiment non virava verso gli impatti ambientali. È giusto definire l’agricoltura inte-grata come compromesso tra il biolo-gico e il sistema tradizionale?Adriano: “Certo, basso impatto ambien-tale, uso dei mezzi tecnici ridotto al mini-mo. Per il biologico su larga scala c’è mol-ta strada fa fare, ma da domani si potrebbe eliminare l’agricoltura convenzionale per passare all’integrata. La produzione sarà ridotta, ma di maggiore livello”.Alessandro: “Un esempio di coltura inte-grata è far crescere, in un ettaro, 20mila fragole anziché 50mila. Le piante più arieggiate sono più sane, non servono trattamenti chimici ma, quando occorre, ci avvaliamo della lotta integrata: dall’in-troduzione di insetti utili, come le cocci-

nelle, al lancio di feromoni che, causando confusione sessuale ad alcuni insetti, evi-tano la deposizione delle uova”.La scelta dell’integrata è stata dettata più dal business o da un credo?Adriano: “Prima ci ha mosso il mercato, con degli incentivi a livello comunitario. Poi, la sostenibilità è diventata il pilastro della nostra produzione”.Brescia imprenditoriale è individua-listica, tutti sono concorrenti di tutti. Anche l’agricoltura segue l’esempio della nostra siderurgia? Quali sareb-bero i vantaggi di un’organizzazione fattuale?

Alessandro: “Nostro padre, negli anni Settanta, ha creato una cooperativa di pro-duttori che, ad oggi, è costituita in Camera di commercio, e non è mai decollata. Le associazioni di produttori esistono sulla carta, ma quanto a cooperazione...”.Adriano: “È un po’ come l’Europa: alla fine, nessuno vuole cedere la propria sovranità a vantaggio di qualcosa che, in fondo, non sente come propria”. Sull’esempio dell’attuale situazione politica, unire teste diverse, con dif-ferenze lampanti, quanto genera for-za, quanto debolezza?Alessandro: “Per condividere, bisogna innanzitutto trovare le ‘teste’ giuste. Ed è estremamente difficile scovarle, in ogni ambito”.Adriano: “Per me, questo individuali-smo è tipico della società bresciana. Ba-sta guardare al caso trentino della Melin-da: migliaia di soci sotto un unico nome. Da noi, è quasi impensabile”.Oggi i prodotti stagionali sono dispo-nibili tutto l’anno. Cosa pensate di que-sto tipo di produzione che si appoggia all’estero? Quanto fa bene all’impren-ditore, quanto al sistema Italia?

Alessandro: “Frutta che viene da Argen-tina, Brasile... Noi questo sistema non lo adottiamo. Se fa bene al mercato italia-no? Alla fine, è tutta economia”.Adriano: “Bisogna distinguere tra chi produce all’estero e reinveste la ricchez-za sul suo territorio, perché è mosso da passione, e chi pensa solo ai soldi: alla lunga, così, il Belpaese s’impoverisce. Il caso Fiat insegna”.Come mai il settore agricolo non è stato ancora “intaccato” dalla Cina?Alessandro: “A dire il vero, i cinesi han-no iniziato in patria la concorrenza, con frutta secca e mele. Poi, l’arresto: c’è il grande problema del trasporto, della maturazione dei prodotti”.Adriano: “Abbiamo esportato tanta tec-nica in paesi come Cina e India. Il ritor-no? L’Italia tende a perderci, e non può competere con certi tipi di agricoltura”.Quanto influirà la crescente compo-nente extracomunitaria sul sistema agricolo?Alessandro: “La nostra clientela è quasi tutta italiana, ma gli stranieri influiscono già sul sistema agricolo. Si sono create delle realtà, nel bresciano, di produttori

pakistani o indiani: coltivano in piccole aziende le loro verdure tipiche”.Adriano: “È un mercato nel mercato. Tra i frutti italiani, gli stranieri prediligono il caco e la mela: man mano che questa componente sociale s’ingrosserà, soprat-tutto nel bresciano, produttori come noi saranno orientati dalle loro preferenze. Dove c’è richiesta, si forma l’offerta”.Tenendo a mente che le linee guida dell’agricoltura integrata sono regio-nali, come e quanto si fa ricerca nel vostro settore?Adriano: “Ci sono delle direttive supe-riori, ma ogni regione ha la possibilità di specializzarsi nelle colture dominanti del proprio territorio. Ricerca se ne fa, soprattutto nei vivai”.Alessandro: “Inizialmente, Veneto ed Emilia Romagna sono state le nostre navi scuola: nel bresciano si parlava di mais, dell’olivo, non di frutta. Negli ultimi vent’anni le cose sono cambiate: prodotti chimici innovativi, varietà di frutti sele-zionati, resistenti ad agenti patogeni”.Ogm: favorevoli o contrari?Adriano: “Nella nostra azienda non li utilizziamo, ma sono favorevole allo studio sugli Ogm: non ci si può taglia-re fuori da una realtà mondiale. Volen-do ottenere un prodotto salubre, senza trattamenti, con selezioni di varietà con gli Ogm si potrebbe”.Alessandro: “Modifiche genetiche della frutta avvengono già in natura tramite impollinazioni. Gli Ogm accelerano un processo che avverrebbe spontane-amente, magari in cento anni. Però ci vuole molta attenzione”.Le proprietà dei vegetali sono in-discusse, e recentemente ne è stata scoperta la valenza antitumorale. Ma cosa pensate di chi si ciba solo di que-sti alimenti, dei vegani, appunto?Adriano: “Il consumo pro capite di frutta fresca è notevolmente calato, soprattutto tra i giovani. Ma io diffido d’ogni estremi-smo, compreso quello alimentare”. Alessandro: “Cibarsi in modo sano è un fattore sociale, culturale. Ma privarsi di ogni derivato animale, come fanno i ve-gani, beh, mi sembra davvero un’esage-razione”.

Da sinistra, Adriano e Alessandro Morosini

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di mArIo ConServA

STRATEGIA D’IMPRESA

17RUBRICA

L’ExPoRT sPINGE IL MANIFATTURIERo E LA MECCANICA TIENE

L’Assemblea di Anima, Fede-razione della meccanica va-ria, tenutasi a Milano ai primi di ottobre, è stata dedicata

largamente all’analisi del ruolo dell’in-dustria meccanica nello sviluppo del nostro paese.

Illustrando i dati del settore meccanico italiano, il presidente Sandro Bonomi ha precisato che il 2011 ha avuto diverse sfaccettature: accelerazione nei primi sei mesi, poi una battuta d’arresto in estate, collegata all’aggravamento della situazione economica internazionale, quindi il tracollo della seconda parte dell’anno. Dati negativi per il mercato interno, mentre resta il baluardo dell’ex-port, che per molte aziende rappresen-ta l’unica via per riuscire a mantenere in vita soddisfacenti livelli produttivi. Nell’analisi di Bonomi ci sono stati pun-ti di critica ai freni alla competitività delle aziende costituiti dalla perdurante stretta creditizia, dalla pressione fiscale e dai ritardati pagamenti della pubblica amministrazione; per fortuna che c’è la straordinaria propensione all’esporta-zione di molte imprese, capaci di guada-gnare spazio in mercati emergenti come Siberia, Australia e Brasile.

In definitiva, il dato previsionale della produzione 2012 indica un lieve decre-mento complessivo, ma l’export confer-ma i segnali positivi già emersi lo scorso anno, con una crescita stimata superiore

al 2%; la bilancia commerciale manifat-turiera con l’estero ha raggiunto a giu-gno 2012, sui dodici mesi precedenti, un livello record di quasi 80 miliardi di euro, superiore ai massimi pre-crisi di 64 miliardi toccati nel 2008.

Tra gli interventi all’assemblea, va ricor-dato quello di Marco Fortis, vice presi-dente della Fondazione Edison esperto conoscitore del nostro sistema manifat-turiero e del ruolo del settore della mec-canica nella nostra economia. Fortis è partito da lontano, ricordando che nella tempesta della crisi finanziaria mondiale l’Italia magari non stava così bene come alcuni sostenevano, ma non siamo poi sulla soglia del baratro che ha determi-nato una cura da cavallo con politiche forzate di austerità accompagnate da un poderoso sforzo fiscale. L’economia mondiale sta frenando, però il nostro paese sta pagando un prezzo molto alto. Dai valori dello spread con la Germania deriva ad esempio un’immagine distor-ta e penalizzante che non meritiamo, poiché i fondamentali sono sani, sui mercati esteri continuiamo a competere con i tedeschi e il nostro manifatturiero, grazie all’esportazione, resta un solido pilastro del paese.

Dal punto di vista finanziario infatti l’I-talia sta meglio di altri paesi in Europa, il nostro avanzo statale è di 700 milioni di euro e ci pone tra i paesi più virtuosi, an-che se viene utilizzato per pagare gli in-

teressi di un debito pubblico stratificato-si negli anni. Il sistema è quindi vitale, ci sono imprese competitive che crescono ed esportano e questo avviene soprattut-to nel manifatturiero, dove l’Italia è con Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud, tra gli unici paesi del G20 a poter vantare un surplus commerciale.

La meccanica è il nuovo pilastro del made in Italy, al terzo posto a livello mondiale per surplus con l’estero con 53 miliardi di dollari, al quinto per quota di esportazione e in posizione di leader per diversificazione dei mercati e dei prodotti, con un export del valore complessivo di circa 173 miliardi di dol-lari che interessa quasi 1.000 prodotti industriali, un terzo dei quali riguarda-no la meccanica non elettronica ed ap-parecchi e prodotti in metallo.

La conclusione confortante è che nono-stante le difficili condizioni generali e un sistema Paese che fa da freno con le note carenze nelle infrastrutture, nella viscosità delle liberalizzazioni, nell’inef-ficienza logistica, nelle contorsioni della burocrazia, il manifatturiero italiano ri-esce ad essere competitivo. Ancora una volta il comparto, pur in questa fase di crisi, si conferma come uno dei pilastri dell’eccellenza made in Italy, in grado di fornire un contributo decisivo al surplus della bilancia commerciale e al presidio dell’innovazione e delle nicchie ad ele-vati contenuti tecnologici.

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18 PENSIERI DI

“PIÙ IMPoRTANTI I PRoGETTICHE GLI sCHIERAMENTI”

La ricetta di maurizio zipponi, responsabile nazionale dipartimenti dell’Idv, per far tornare brescia ad essere quella città che “tutti

studiavano per come sapeva fare bene”.

di LIbero roSeLLInI

La voglia di dare il proprio contri-buto e la convinzione che Bre-scia può tornare ad essere una città protagonista, “quella real-

tà studiata da tutti per come sapeva fare bene”. Così Maurizio Zipponi, respon-sabile nazionale dipartimenti dell’Italia dei Valori “vive” la sua città, “una città alla quale vorrei restituire quello che in vent’anni anni mi ha dato in termini di esperienza”. Eh sì, perché pur occupandosi di que-stioni nazionali – ha recentemente coordinato il nuovo programma di go-verno del suo partito “per un’alleanza alternativa a Monti” –, Zipponi vede una sorta di depressione tra i lavoratori e gli imprenditori bresciani. “Il dato pe-ricoloso è che non stiamo reagendo, ci stiamo chiudendo sia sui progetti indu-striali sia all’interno della classe politica che non ha ‘visione’ ed è troppo legata alle scadenze elettorali”. Eppure, se-gnali che qualcosa sta cambiando dopo

le migliaia di ore di Cassa integrazione, la perdita del lavoro e gli anni in cui gli imprenditori erano “troppo sbilanciati sulla finanza”, ci sono. “Stanno nascen-do micro reazioni che generano innova-zione e i bresciani tornano a riproporsi nel mondo – dice Zipponi –. Quello che manca è la classe politica, che continua a ripetere che non ci sono soldi per i servizi. È vero, ma è altrettanto vero che tutti se ne sono già accorti da tempo. Il problema è che non propone soluzioni. Credo sia necessario fare un bagno di realismo e pensare a quali progetti ser-vono per far uscire Brescia dalla crisi”. Al centro della sua strategia ci sono eco-nomia e lavoro, “dando più importanza ai progetti che agli schieramenti”.Come vede l’attuale scena politica lo-cale?“Con imbarazzo. Mi sembra che, con alcune scelte fatte, il Pd abbia deciso di perdere, mentre l’attuale Giunta è priva di una visione strategica. Le prossime elezioni amministrative, per essere cre-dibili, dovrebbero presentare ammini-stratori che, per superare l’emergenza, espongano la loro idea di città del futuro e soprattutto indichino progetti per re-alizzarla. Noi siamo disposti a discutere con chiunque abbia qualcosa da dire e da dare in termini di esperienza e di idee”. Su che cosa, in concreto, si dovrebbe

invertire la rotta?“La più grande sconfitta di Brescia è A2A. L’Azienda servizi municipalizzati era parte della città che oggi ha perso una delle sue radici. A2A va totalmente ripensata, compresi gli stipendi ai ma-nager che dovrebbero essere collegati ai risultati della gestione. Va ripensata la filiera del rifiuto andando nella direzio-ne di una raccolta differenziata sempre più spinta; bruciare è una sconfitta. Il problema oggi è il rifiuto industriale che o va in Germania o è gestito dalla mafia. Brescia ha tutte le competenze tecniche per diventare la Germania dell’Italia del nord valorizzando il ruolo pubblico a garanzia della sicurezza dei cittadini. Un altro esempio è Brescia Mobilità che può progettare una città senza macchine dove le piazze diventino anche luoghi di incontro tra culture diverse”.Per far ripartire l’economia locale un ruolo importante lo giocano anche le infrastrutture…“In questi anni ho incontrato tanti im-prenditori e la loro principale richiesta è il bisogno di certezze in termini di tempi burocratici e di norme legislative. Cer-to le infrastrutture sono fondamentali e su questo versante Brescia di certo non brilla. Sull’aeroporto di Montichiari si è perso troppo tempo per discutere di un aereo che andava e tornava da Roma.

Oggi non c’è più tempo per discutere e credo che il futuro del D’Annunzio sia quello di uno scalo logistico per le merci. Per quanto riguarda la Brebe-mi è vero che si risparmierà tempo per arrivare a Milano, ma poi si finirà per imbottigliarsi in una tangenziale dove si perderà tutto il tempo guadagnato.

Per la metropolitana cittadina si deve invece prevedere il suo allungamento verso Gardone Valtrompia e Desenzano per renderla economicamente sosteni-bile. Brescia, per la tipologia di indu-strie presenti è molto energivora e deve scontare un costo dell’energia superiore del 30 per cento rispetto alla media eu-

ropea, è quindi fondamentale puntare su una green economy che sia in grado di bilanciare questa situazione, visto che la tecnologia non ha ancora fornito risposte su come gestire le scorie deri-vanti dall’energia nucleare. Per quanto riguarda il gas, e lo stoccaggio di Bagno-lo, immettere gas dove prima si estraeva non è un problema, l’importante è che ci sia un certificatore terzo al quale i citta-dini possano affidarsi per avere garantita la loro sicurezza. Prima sul territorio si poteva fare di tutto o dire di no a tutto, ma la soluzione è quella di fare controlli seri, in piena autonomia per certificare la compatibilità ambientale”. Cosa le piace del suo attuale incarico?“Che mi confronto con processi reali ed ho la grande soddisfazione che si ottiene quando, a tanta fatica, corrispondono risultati positivi”.Cosa non le piace della realtà che vede?“La situazione di tanti lavoratori e dei giovani precari”.Come sono i rapporti con i suoi ex col-leghi sindacalisti?“Di grande rispetto. Sono sempre più convinto che rispettare, tutelare e dare più valore al lavoro e ai lavoratori, sia la molla più importante per superare la crisi. La strada è puntare con sempre maggiore forza su un prodotto miglio-re. L’esperienza dell’Omb è lì a dimo-strarlo. L’azienda aveva messo in cassa integrazione i lavoratori, era sull’orlo del fallimento e oggi, dalla produzione di cassonetti, ha sviluppato un sistema di raccolta dei rifiuti. Una sfida vinta in cui si è dimostrato che anche il pubbli-co può essere efficiente e produttivo; infatti è il terzo anno che distribuisce dividendi al Comune”.

A2A va totalmente ripensata, compresi gli stipendi ai manager

La metro cittadina dovrebbe raggiungere Gardone Valtrompia e Desenzano

Tutelare il lavoro e i lavoratori è la molla più importante per superare la crisi

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di emAnUeLA GASTALdI

LAVOROoCCUPAZIoNE GIoVANILE E sTART-UP, VERA sVoLTA o ENNEsIMA CHIMERA?

21RUBRICA

Dal seme di un’idea genia-le, un tempo si fondavano aziende, oggi si avviano start-up. Le nuove impre-

se, soprattutto se sorte via web, sembra-no essere oggi il vero motore dell’occu-pazione, fabbriche e moltiplicatori di posti di lavoro per chi è giovane e vuole intraprendere e per chi giovane non è, e magari si ritrova a lavorare per un capo che ha l’età del proprio figlio.

Lanciate da giovani o giovanissimi, fat-turano milioni e nel mondo c’è persino chi ce le invidia. Alcune vincono a man bassa premi per l’innovazione del bu-siness o dell’economia digitale. Alcuni start-upper sono persino seriali, avendo all’attivo più d’una impresa già avviata. E magari anche già venduta.

Pur senza generalizzare, l’identikit dello start-upper è presto fatto: geniale e gio-vane per definizione, si muove benissi-mo in Rete, parla alla perfezione l’ingle-se, non ha un ufficio perché è cittadino del mondo, sa presentare il suo progetto in maniera convincente nel poco tempo che serve ad agganciare un avventore, se lo fiuta come potenziale investitore, fa dell’understatement il suo modo di essere e di comunicare. Magari calza an-che sneakers e veste felpe col cappuccio, perché il suo modello di businessman è Mark Zuckerberg, il fondatore di Face-book. Molti, per avviare le loro start-up italiane, sono comunque già scappati

all’estero, nella culla della Sylicon Val-ley, terreno più fertile in cui il raccolto pare crescere prima, e molto più abbon-dante, perché oggi più che mai bisogna correre e fare in fretta.

Una stima della Camera di Commercio di Monza e Brianza dice che il 2012 potrebbe vedere per la prima volta nel-la storia del mercato del lavoro italiano un cambiamento epocale: i ventenni che apriranno un’impresa saranno più numerosi di coloro che troveranno un posto di lavoro a tempo indeterminato, con i primi che assumerebbero in più almeno 6.000 persone. È ancora presto per dire se la realtà dei fatti confermerà le stime, ma nel frattempo non possiamo fare a meno di chiederci: è l’archetipo della Sylicon Valley l’unico modello di riferimento per le start-up italiane? Sta nascendo solo una generazione di cloni di Zuckerberg, o questo è dav-vero il nuovo modo di fare impresa nel nostro mercato? È questo il vero futuro dell’innovazione anche dei modelli or-ganizzativi e di business o la genialità resterà stigma di pochi che ce la faranno e sbancheranno, mentre la maggior par-te soccomberà prima o poi alle – seppur nuove e diverse – leggi di sopravvivenza del mercato?

Tra gli start-upper, abbiamo detto, c’è chi le avvia e poi le vende. Il rischio è dunque che la start-up non incarni una vera svolta nei modelli organizzativi e

di business, quelli fatti per far crescere l’impresa e creare valore, ma finisca per essere una scorciatoia per fare soldi faci-li, nell’ottica dell’“usa e getta” che la ge-nerazione nata in pieno consumismo co-nosce fin troppo bene. L’augurio è che sia invece un approccio davvero nuovo, più fresco, più dinamico, al modo di fare impresa, con obiettivi diversi che non la mera quotazione delle azioni.

Per avviare una start-up in Italia oggi bastano meno di 35 anni, un’idea qual-siasi e un solo euro di capitale. Il notaio non serve. Si tratta di vera de-burocra-tizzazione, o è solo un primo passo faci-litato oggi per poi mandare comunque a sbattere domani un’intera generazione contro il muro di infiniti ostacoli e bal-zelli?

Ma gli investimenti chi li paga? Le linee di credito chi le concede? Ci sono inve-stitori pronti a sostenere davvero tutte le buone idee che i nostri giovani avran-no? E tra le buone idee, quante valgono davvero la pena di essere realizzate? Il mercato sarà pronto a recepirle tutte? Ne avrà davvero bisogno, o si saturerà in fretta, e molte di esse saranno alla fine soltanto bolle di sapone? Il “sistema italiano tutto” è pronto per questa rivo-luzione?

O anche l’ipotesi start-up sarà soltanto una fase, una moda, un miraggio, una chimera?

Una nuova era prende forma.Nuova CLS Shooting Brake. La più sportiva tra le coupé è una station wagon.

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za LA reSPonSAbILITÀ CIvILe e PenALe

deLLe FIGUre deLLA SICUrezzA SUL LAvoro

Presso la prestigiosa sede di Villa Baiana a Monticelli Brusati (Bs), sono intervenuti il dr. Roberto Zini, Presidente Farco Group, l’on. Emilio Del Bono, consulente e formatore, l’avv. Gabriele Stivala, giurista d’impresa e il dr. Davide Anselmo di CNA Europe. Il tema proposto era quello relativo

alla responsabilità civile e penale delle figure della sicurezza sul lavoro.Ma le figure della sicurezza (datore di lavoro, dirigente, preposto, responsabile del ser-vizio prevenzione e protezione) a quali rischi sanzionatori vanno incontro?L’impianto normativo del D.Lgs. n. 81/2008 prevede per le violazioni degli ob-blighi in materia di sicurezza sul lavoro la commissione di reati contravvenzionali (D.lgs. n. 758/1994); ovvero per il mancato rispetto degli obblighi esplicitati per le varie figure della sicurezza prevale la natura penale delle sanzioni e in misura mi-nore quella dell’illecito di natura amministrativa. La scelta del “sistema contravven-zionale” permette una gestione diretta ad opera degli ufficiali di Polizia giudiziaria (generalmente ispettori delle ASL) di adozione di provvedimenti prescrizionali e comminazione di ammende che permettono per i destinatari, se rispettate, di vedere la estinzione del reato.

Diversa è l’ipotesi di avvenuto infortu-nio. In questo caso è la magistratura a dover valutare l’esistenza di una respon-sabilità penale a fronte di lesioni colpo-se o di omicidio colposo (art. 589 e 590 c.p.). Qui siamo nel campo dei delitti. L’esito dipenderà dalla istruttoria (ar-chiviazione o rinvio a giudizio).A fianco alla responsabilità delle perso-ne fisiche anche le persone giuridiche (società o altro ente) possono essere sanzionate per violazione delle norme in materia di sicurezza, qualora abbia-no causato una lesione o un omicidio colposo tramite le persone collocate in posizione apicale o sottoposte a quelle in posizione apicale. In questo caso il D.Lgs. n. 231/2001 prevede di aggre-dire il patrimonio della società attraver-so la sanzione pecuniaria per quote.Ma non vi è solo un possibile rischio

“penalistico”, vi è anche quello di natura civile. E a questo riguardo il tema dell’a-zione di regresso ad opera dell’Inail che si può rivalere sul datore di lavoro in caso di accertata responsabilità penale in caso di infortunio e malattia professionale, apre un tema assai rilevante di rischio. O ancora, si pensi alle possibili responsabilità per risarcimento di danni richiesti da un infortunato, non coperte dalla assicurazione obbligatoria dell’Inail, come il danno esistenziale o quello morale, ora riconosciuti da solidi orientamenti giurisprudenziali.Come ci si deve tutelare, quali coperture assicurative esistono per proteggersi da questi rischi?Le compagnie assicurative hanno iniziato solo recentemente ad ipotizzare prodotti adatti ed efficaci a questo obiettivo; prodotti che oltre a prevedere la copertura dei costi per l’assistenza legale in caso di procedimento di natura penale, riescono anche ad assicurare efficaci coperture assicurative per i rischi di natura civilistica. Quale sia la dinamica che si può innescare tra il personale dipendente e i collaboratori e un datore di lavoro intorno alla esigenza di dotare il proprio personale di uno scherma assicurativo è materia oggi ancora in evoluzione, affidata per ora alla contrattazione individuale ed in misura del tutto marginale alla contrattazione collettiva ed aziendale. Quello che è certo è che, come avviene nei paesi anglosassoni, il tema di come si tutela il proprio personale anche per i rischi connessi alle responsabilità in materia di sicurezza sul lavoro, è destinato ad una evoluzione ed una estensione repentina e rilevante.

Il 26 ottobre 2012 sI è tenuta la seconda edIzIone dI azIenda sIcura day,

l’appuntamento annuale dI approFondImento che Il gruppo Farco propone al terrItorIo

per dIscutere dI salute e sIcurezza sul lavoro.

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di ALeSSAndro CheULA

25ECONOMIA

LA RIPREsA sIAMo NoI

(BRIxIA CoNNECTIoN) Connessione bresciana in senso positivo. Si tratta infatti di storie di (stra)ordinaria imprenditoria, come si evince dalle possibili acquisizioni di Ansaldo energia di Genova e della Leali di odolo, operazioni che vedono protagonisti gruppi locali quali Camozzi e Pasini. nel caso di Ansaldo energia la bandiera dell’italianità è stata raccolta da imprenditori privati, bresciani e non, insieme alla Cassa depositi e Prestiti guidata dal bresciano Giovanni Gorno Tempini. nel caso della Leali la bandiera della brescianità (siderurgica) è stata raccolta da Giuseppe Pasini all’indomani del decennio svolto alla presidenza di Federacciai e del ventennale della controllata tedesca di riesa, cittadina sassone gemellata con Lonato.

In assenza di un deciso quanto dovu-to veto del governo Monti, analogo a quello che pose a suo tempo Angela Merkel in difesa della Opel contro le

avances di Marchionne, il primo a lanciare il segnale a tutela della italianità dell’An-saldo Energia bloccandone la cessione alla tedesca Siemens è stato Giuseppe Guzzetti, discreto quanto autorevole e quindi ascoltato presidente di quell’au-tentico “potere forte” rappresentato dalle fondazioni bancarie. E il primo a racco-gliere il messaggio di Guzzetti è stato il bresciano Giovanni Gorno Tempini, amministratore delegato di quell’altro po-tentato finanziario governativo noto come Cassa Depositi e Prestiti (di cui il Teso-ro detiene il 70% e le stesse fondazioni

bancarie il 30%), ex consigliere delegato della Mittel, finanziaria milanese di cui il banchiere bresciano Giovanni Bazoli è stato presidente fino alla primavera scor-sa. Il primo, infine, a cogliere al volo sul piano locale l’importanza dell’operazione è stato il prefetto di Brescia Narcisa Bras-sesco Pace che, ex dirigente dell’Ansaldo di Genova, ha propiziato, a fianco del Fondo strategico della Cassa Depositi e Prestiti, la presenza di una cordata di sei imprenditori bresciani – coalizzati nel Gruppo Energia Brescia – il cui capofila, il Cavaliere del Lavoro Attilio Camozzi, vanta con la società genovese una col-laudata consuetudine essendo stato per alcuni anni azionista al 100% dell’Ansal-do Nucleare di Milano. Per inciso, ma si tratta di un dettaglio che seppur casuale è tuttavia eloquente quindi degno di nota, va ricordato che i sei imprenditori locali associati nel pool “Energia Brescia” – oltre a Camozzi anche Daniela Gabana, Sivestro Niboli, Marco Bonometti, Pier-luigi Streparava e Sergio Trombini – sono soci del Museo Mille Miglia di Brescia di cui Camozzi è amministratore delegato. A conferma che pure nell’ambito delle

relazioni interpersonali di un sodalizio affiatato e frequentato come il Museo di S. Eufemia, della cui compagine fanno parte cinquanta soci tra imprenditori e professionisti bresciani, possono nascere interessanti occasioni di lavoro e investi-mento.

dA AnSALdo ALLA LeALIEnergia Brescia, insieme alla Cdp, sta trattando con Finmeccanica l’acquisto di una quota della Ansaldo Energia di Genova, la società produttrice di turbine per centrali elettriche per cui la tedesca Siemens ha manifestato il proprio inte-resse con una offerta riferita a una valo-rizzazione della società genovese pari a 1,4 miliardi di euro. Oltre ai bresciani, della cordata italiana fanno parte altri due gruppi privati, le Acciaierie Venete della famiglia Banzato (la stessa che controlla l’acciaieria ex Lucchini di Sarezzo) e il gruppo GasPlus di Davide Usberti. Da Genova a Odolo. Giuseppe Pasini, presidente e a. d. della Feralpi di Lonato, a ridosso dei riusciti festeggiamenti per il ventennale della controllata tedesca di Dresda, ha formulato un’offerta per il s

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novembre 2012

27ECONOMIA26

concordato del gruppo Leali di Odolo. Leali è una delle firme storiche degli anni d’oro della siderurgia bresciana, il ven-tennio ‘60-’70 quando i “ferraioli” più in vista vantavano in privato, al tradizionale pranzo settimanale del venerdì da Iottini di via Oberdan (la “Borsa” del rottame e del tondo bresciani) utili netti fino a 100 milioni di lire al giorno (leggere, per chi non crede, il libro di prossima uscita di Ugo Calzoni, “Imperi senza dinastie”, che riporta dichiarazioni autentiche dei protagonisti di quella irripetibile sta-

gione, a cominciare da Luigi Lucchini). Erano, detto per inciso, le mitiche mini-mills dei “brescianì” (con l’accento sulla i), incubo dei baroni dell’acciaio franco-belga-tedeschi. Brescianì era infatti l’epi-teto, a metà tra l’ammirato e il sufficien-te, con cui Etienne Davignon, barone dell’acciaio europeo e a sua volta incubo dei nostri tondinari, chiamava gli impren-ditori siderurgici delle valli bresciane ne-gli anni ’80 del Novecento, all’epoca dei primi smantellamenti incentivati dalla Ceca – la Comunità Europea del Car-

bone e dell’Acciaio – che attraverso tre successive edizioni sarebbero durati fino a metà degli anni ’90 bonificando struttu-ralmente l’acciaio dell’Europa continen-tale. Camozzi e Pasini sono due esempi di vivacità imprenditoriale che, ponendo Brescia in prima fila, suonano come co-raggiosa smentita “anticiclica” al pes-simismo “prociclico” della recessione. Due casi di (stra)ordinaria imprenditoria che, guarda caso, vengono dai comparti tradizionali della manifattura bresciana. Quelli maturi che, pur essendo rimasti tuttora competitivi, sono a torto con-siderati “superati”quando non “obso-leti”. Per non dire di altri casi già noti e consolidati come le aziende dei Lonati in Cina, trapianto avvenuto dieci anni fa e pienamente riuscito tanto da costituire oggi un asset importante, o meglio una colonna portante, di un gruppo da oltre trent’anni leader mondiale nel segmento delle macchine per calze da donna (ha recentemente aperto in Giappone – in Giappone, non nel Terzo Mondo – un centro di formazione e addestramento sulle proprie macchine per maestranze nipponiche). O per non citare quell’altro esempio di proiezione nel Far East – In-dia e Cina – che risponde al nome delle Officine Meccaniche Rezzatesi di Marco Bonometti, anche questo un caso esem-plare di internazionalizzazione, non di semplice delocalizzazione, il cui compi-

mento, avendo rafforzato il Gruppo nel suo complesso, lungi dal penalizzare ha invece rafforzato la casa madre bresciana. Analogamente a un terzo caso eccellente di trapianto estero come la Sabaf brasilia-na di Giuseppe Saleri, società quotata a Piazza Affari e uno dei tre leader mondiali dei componenti per la cottura a gas che, ieri sotto la gestione di Angelo Bettinzoli e oggi sotto quella di Alberto Bartoli, è ri-uscita a mantenere e sviluppare la propria leadership globale. Ma sono numerosi gli esempi analoghi che potremmo fare, a conferma di uno zoccolo duro che regge bene nonostante la recessione, come di-mostrato dalla analisi congiunturale svol-ta dall’Aib sui bilanci dei primi 80 gruppi manifatturieri da cui si evince una buona tenuta dei fatturati pur in una flessione della redditività.

dAL meLLA ALL’eLbA(dA PIreLLI A PASInI)Ricordate a metà degli anni ’80 del No-vecento la sfortunata avventura della Pirelli in Germania, quando Leopoldo Pirelli tentò di acquisire il controllo del-la tedesca Continental con un tentativo di scalata il cui fallimento gli costò poi la leadership del gruppo di famiglia? Cer-to i tempi erano diversi da quelli odierni, c’era ancora il Muro di Berlino, l’euro era lontano e l’Europa di Maastricht e Lisbona era ancora di là da venire. Ep-

però ci fu chi a Brescia, all’indomani della caduta del Muro quando oltre-passare l’Elba era forse più arduo che andare sulla luna, vista la mappa della siderurgia continentale e approfittando delle occasioni offerte dalla politica di ristrutturazione dell’acciaio europeo incentivata dalla Ceca, riuscì nell’in-tento di “colonizzare” un dismesso sito siderurgico del Paese più ferrigno e metallurgico del Vecchio Continente rivampando e rilanciando con successo un vecchio kombinat staliniano a Riesa,

piccola cittadina della Sassonia lambita dall’Elba la cui tradizione siderurgica ri-saliva a metà dell’Ottocento. Vent’anni dopo quel lontano 1992 i Pasini, bre-sciani di Odolo trapiantati a Lonato, possono vantare di essere riusciti lad-dove anni prima i colleghi milanesi della Pirelli avevano fallito. In cifra assoluta le due operazioni presentavano impegni diversi, ma in cifra relativa cioè propor-zionale alle rispettive dimensioni le due cose non erano molto differenti. La sfi-da è stata vinta. Quel coraggio è stato

Attilio Camozzi Daniela Gabana Silvestro Niboli Marco Bonometti Pierluigi Streparava Sergio Trombini

Giuseppe PasiniGiovanni Gorno Tempini

s

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29ECONOMIA

premiato e quindi celebrato da Giusep-pe Pasini il 25 settembre 2012 a Riesa nel corso dell’open day per il ventennale della Esf (Elbe Stahlwerke Feralpi) da-vanti alla municipalità e popolazione di Riesa e in presenza di Birgit Breuel, co-lei che fu la fiduciaria del governo fede-rale per le privatizzazione delle aziende della ex Germania orientale. Oggi la Esf, grazie ai 262 milioni di euro investiti in vent’anni, occupa 600 dipendenti più 400 nell’indotto (erano 12mila ai tempi

della Germania comunista), produce 1 milione di tonnellate di tondo vendute nell’Europa centro-orientale fatturando quasi 500 milioni di euro partecipan-do per poco meno della metà ai ricavi dell’intero gruppo. Non un salto nel buio bensì una scommessa coraggiosa ma pienamente riuscita perché realiz-zata con passi calcolati e progressi cali-brati secondo le risposte del mercato. E un motivo in più, detto per inciso, per ricordare l’occasione perduta dalla si-

derurgia bresciana, intendiamo quella mancata aggregazione tra Feralpi e Alfa Acciai (Lonati e Stabiumi), purtroppo tramontata, che avrebbe consentito di costituire un gruppo irripetibile quanto a distribuzione geoeconomica, con una invidiabile dislocazione produttiva dalla Sicilia (Acciaieria Megara di Catania ) al centro dell’Europa (Esf di Riesa) pas-sando per Brescia (acciaierie di Lona-to, San Polo e Calvisano, e con la Leali anche Odolo e Valsugana) con dirama-zioni commerciali in Polonia, Ungheria, Romania e Repubblica Ceca e soprattut-to col 20% della maggiore società tede-sca di raccolta del rottame di ferro, vale a dire con la certezza dell’approvvigiona-mento di materia prima. Un gruppo con una capacità produttiva, mercato per-mettendo, di 6 milioni di tonnellate di acciaio, il secondo in Italia dopo l’Ilva di Taranto. Una ulteriore croce nel cimite-ro delle occasioni perdute dell’industria bresciana, cui fortunatamente fanno da contrappeso le operazioni Ansaldo e Le-ali di cui trattiamo in questo note.

rITorno ALL’IndUSTrIA? Certo che se tutti, bresciani compresi, fa-cessero come Sergio Marchionne che ha rinunciato a investire in Italia i promessi 20 miliardi di euro “in attesa di tempi mi-gliori”, la ripresa non arriverebbe mai, e qualora dovesse arrivare non troverebbe aziende pronte ad approfittarne. Tutti sono capaci di investire quando le cose vanno bene, non tutti hanno il coraggio o la possibilità di farlo quando vanno male (in particolare quando le banche negano il supporto finanziario alle imprese innova-tive e/o competitive). Ma se si vuole esse-re pronti ad incrociare la ripresa quando questa busserà alla porta bisogna investi-re ora, nei momenti in cui la recessione è ancora in corso. È questo che distingue il vero imprenditore dallo speculatore, o dall’investitore improvvisato. Parliamo di rischio calcolato e calibrato,ovviamente, non di azzardo temerario. Del resto, erano di gran lunga più temerari gli in-vestimenti nella finanza drogata di dieci anni fa di quelli odierni che, per quanto rischiosi, sono meno azzardati: la dif-

Giuseppe Guzzetti

Narcisa Brassesco Pace

s

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12MESInovembre 2012

ECONOMIA30

ferenza è che gli investimenti finanziari di allora erano, quantomeno sulla carta, assai più lucrativi e remunerativi degli in-vestimenti industriali di oggi. Non più finanza, dunque, come una de-cina di anni fa andava di moda anche a Brescia, si vedano le avventure di Hopa e Bipop, bensì industria, ossia l’autentica vocazione della terra bresciana, il suo Dna genetico. L’industria crea ricchezza, la finanza (non sempre) la trasferisce. Ecco il primo dato che caratterizza le probabili acquisizioni di Ansaldo Energia e Leali. La manifattura bresciana, nonostante la crisi, dà segni di vitalità che lasciano bene sperare nella sua capacità di resistere e bypassare la recessione. Una manifattura che non investe più, o investe molto meno di un tempo, nella finanza ma si rivolge all’industria, alle proprie aziende ossia al core business produttivo. Ripetiamo, poiché ci sembra questo un elemento di-stintivo e qualificativo: investire oggi per essere pronti intercettare la ripresa doma-ni. Esattamente l’opposto di chi rimanda gli investimenti a tempi migliori, quando la crisi sarà finita, con il rischio di trovarsi in ritardo o spiazzato al momento in cui la ripresa si farà viva. Poiché prima o poi la ri-presa dovrà farsi viva. Solo dopo una ripre-sa consolidata potremo parlare di crescita, se saremo capaci di prepararne sin d’ora le condizioni per agganciare la prima.

AnImAL SPIrITS ePoLITICALLY CorreCT I casi citati di (stra)ordinaria imprendito-ria confermano una tesi che sul “Dodici” andiamo sostenendo da tempo. Le forze produttive, gli “animal spirits”, sono sempre oggettivamente propulsive e progressive, anche senza saperlo o sen-za volerlo. Cioè anche senza rendersene conto. Propulsive sul piano economico-sociale, progressive su quello ideale-culturale, anche se sul piano politico possono sembrare il contrario, conser-vatrici e talvolta regressive, al punto da suscitare lo schizzinoso rifiuto delle forze “progressiste” che si richiamano al “poli-tically correct”. Parliamo di propulsività e progressività oggettive, anche se, ripe-tiamo, le convinzioni soggettive vanno in

direzione opposta. Ma sta alla politica, sia di destra che di sinistra, inscrivere tali energie vitali in un processo collettivo e in un progetto condiviso ove queste pos-sano riconoscersi insieme a tutte le forze che, sia pure da sponde diverse, hanno a cuore l’interesse nazionale (il bene comune). Ecco perché insistiamo sulla necessità di un’alleanza tra animal spirits e politically correct, tra le forze vincenti e rampanti, e pure mordenti e ruspanti,

dell’economia e del mercato e le forze coscienti e pensanti, e pure cogenti e costanti, della politica e dello Stato. Non tanto per anticipare la ripresa, cosa assai difficile se questa non arriva, quanto per preparare tutto il sistema-Paese ad inter-cettarla quando si deciderà ad arrivare. Nella speranza che l’attesa non sia troppo lunga, tale da vanificare i lodevoli sforzi di imprese e imprenditori che abbiamo cer-cato di illustrare in queste pagine.

Angela Merkel

Mario Monti

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3332

in e

vid

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za LUC beSSon,

IL SUShI E IL DISTRUTTORE DI SCULTURE

Il liquido biondo e freddo, nella coppa che tenevo in mano, mi ammaliava. “Non sai cosa ti perdi” mi disse Ro-berta, degustando un bicchiere di

bollicine. Purtroppo lo sapevo. Sono aste-mio da quindici anni, non da tutta la vita, ma in quel momento, il tè verde al ginseng mi intrigava molto di più di un Franciacor-ta. Non che al 133 Sushi Club si respiri molta aria del Giappone. A parte i sorri-denti e rotondi visi dei cuochi dagli occhi a mandorla e quelle piccole opere d’arte che gli avventori si apprestavano a distrugge-re nei loro piatti, il locale era totalmente apolide, Londra o Shanghai, New York o Milano, potevi essere in qualsiasi posto al

mondo ma non pensavi certo a Desenzano.

Era dagli occhi della donna che mi stava di fronte, che traspariva un

profondo amore per l’isola nipponica

e lo trasmetteva intor-no a sè. “I giapponesi sono

un popolo meraviglioso, dove l’educazione è sostanza, non

forma”. La mia ospite e titolare del ristorante pronunciò quella

frase, come quasi tutte quelle successive, con un tono solen-

ne, quasi mistico. “Pensa che un apprendista cuoco deve studiare

tre anni prima di assemblare una polpetta di sushi e sei anni prima di prendere un coltello in mano per preparare il pesce” – e conti-nuò- “In Giappone lo studio e la tecnica sono praticamente una religione”. Mi venne in mente il Panasonic al plasma di casa mia e intuii che, chi crea quegli

oggetti, ama tagliare un filetto di tonno con la stessa cura con cui assembla le com-ponenti elettroniche. Roberta Gandini , figlia di ristoratori di Valeggio sul Mincio, cresciuta nelle cucine di famiglia, a base di brasato e pasta fresca, creò il gnocco alla fragola, davanti alla probabilmente ester-refatta mamma e poi decise che Valeggio le stava stretto. Cultrice dei sensi, ma con una buona dose di predisposizione all’or-ganizzazione e all’imprenditoria, salpò le ancore e per due anni girò il mondo come product manager della amica e cantante Agnese, in arte Neja, fino a che, durante una tournèe oltreoceano, fu folgorata dal

Giappone. Già nel volo di ritorno capì che il suo futuro sarebbe stato un ritorno al passato. Avrebbe fatto di nuovo la ristora-trice, ma di sushi , non di tortellini. Cerca-re il posto, qualche ginocchiata, le difficol-tà col personale – “Altri cittadini asiatici ottengono i permessi di soggiorno senza problemi, per i giapponesi è stranamente molto più complesso” – racconta Rober-ta –“ Desenzano non è una piazza facile, l’ambiente è chiuso, ma quando incomin-ci a farti conoscere e lavori seriamente, sei accolta senza riserve”. Ottenuti, non sen-za fatica i finanziamenti necessari, arreda il locale con scelte assolutamente personali

– “ Fare l’arredatrice mi appassiona, ed in più avevo in mente il locale in ogni detta-glio, un architetto avrebbe contaminato il progetto, magari in meglio, ma l’avrei sentito meno mio.” A questo punto, loca-le pronto e personale formato, Roberta ca-pisce che doveva impregnare col proprio gusto anche la cucina, senza snaturarne la tipicità giapponese, ma adeguandola ai

palati occidentali. – “ Se usassimo il wa-sabi, la piccantissima e usatissima pasta giapponese come a Tokio, non riuscirem-mo a far arrivare un boccone in gola”. – Mi venne in mente “Wasabi” il film del 2001 del grande Luc Besson, quando Jean Reno ne mangiava allegramente interi vasetti davanti all’esterrefatto collega, che invece si versava caraffe di acqua gelata in bocca solo per averne assaggiato una punta. “oggi la mia cucina piace agli italiani, ai russi e piacerebbe anche agli americani” – Roberta, con eccitazione, non nasconde il suo sogno di aprire a New York un altro locale identico in tutto per tutto. – Cucina

giapponese con un tocco di made in Italy è un fusion insuperabile. Le chiedo se non è preoccupata della situazione economica e politica – “i nostri governanti, hanno una visione ridotta e miope, io mi considero una cittadina del mondo, e così dovremmo fare tutti.” Lo dice senza accredine e con serenità. – “Il mio sguardo gira ancora una volta nel locale tra le sculture nei piatti e

quelle appese alle pareti. Una galleria d’arte sulla quale Ro-berta non fa business, anzi investe, per la sua grande passione per l’e-stetica. Sei felice Rober-ta?- Certamente, ho passato tutta la notte con la “Strange People” i miei ragazzi, sono un motore e uno stimolo in tut-to quello che faccio. Mi diverto a cambiare faccia al mio locale ogni mese, produco artisti emergenti e ne ospito di calibro come Piera

Legnaghi o “ Ticket to LOVE” il quattro mani dell’ormai affermato Massimo Bale-strini e del “tormentato” Daniele Liguori. Finisco il mio tè al ginseng, un po’ meno freddo e ancora più sorprendente. Pecca-to, devo andare. Avrei distrutto volentieri anch’io un paio di sculture e quadri. Non quelle alle pareti ovviamente. Quelle nei piatti.

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di ALberTo berToLoTTI

FINANZA E IMPRESADL CREsCITA 2.0

Manda la tua domanda a:[email protected]

I nformatizzazione dei servizi, so-stegno alle start up innovative, agevolazioni fiscali e liberalizza-zioni: sono questi i capisaldi del

secondo “Decreto Crescita” approvato lo scorso 4 ottobre dal Consiglio dei Ministri. Con questo provvedimento il governo rinnova il proprio impegno in un processo di crescita basato sulla semplificazione delle procedure ammi-nistrative e sull’innovazione delle im-prese, come motori per ridare slancio all’economia e rafforzare la competitivi-tà del ‘Sistema Paese’. Ma cosa cambia per i singoli cittadini e per le imprese?

Agenda digitale e banda largaSotto questa definizione sono raccolte una vasta gamma di norme volte ad incen-tivare l’utilizzo di servizi digitali nel rap-porto con la pubblica amministrazione, così come da tempo auspicato dall’unio-ne Europea. Molti i settori di applicazio-ne tra cui spiccano anche sanità e istru-zione. Attraverso queste nuove direttive il Governo punta non solo a raggiungere una maggiore digitalizzazione nella pub-blica amministrazione, ma soprattutto a generare un decisivo risparmio per le casse dello stato oltre che nuove possi-bilità di occupazione. Per centrare gli obiettivi della roadmap europea, il Go-verno ha previsto nuovi fondi (750 mi-lioni di euro) per la posa della fibra ottica necessaria alla banda ultralarga: l’obiet-tivo è portare la connessione ad almeno

2 mbps nelle zone non ancora coperte e nelle aree a fallimento d’impresa. Open dataNel nuovo decreto crescita trovano spa-zio anche norme che garantiscano una maggiore e migliore condivisione dei dati attraverso l’adozione di open data, cioè rendendo obbligatoria la pubblica-zione di dati e informazioni della pubbli-ca amministrazione in formato aperto, con l’obiettivo di renderli accessibili e, soprattutto, riutilizzabili. Rientrano nel capitolo dell’innovazione digitale del Paese la creazione di un’anagrafe uni-ficata in un unico centro di raccolta ed elaborazione delle informazioni che ora sono gestite dall’Indice Nazionale delle Anagrafi e dall’Aire (Anagrafe della po-polazione italiana residente all’estero).

Start up innovativeIl Decreto definisce, per la prima volta, dal punto di vista giuridico sia le “start up innovative” che gli “incubatori cer-tificati”, stabilendo alcuni criteri per circoscrivere il perimetro delle imprese ammissibili. Le start up dovranno avere meno di 4 anni di vita, un fatturato infe-riore a 5 milioni di euro e non dovranno distribuire utili.Per le società identificate come ‘start up’ il governo ha previsto un pacchetto di agevolazioni (circa 210 milioni di euro in 2 anni) che seguiranno le imprese nei loro primi 4 anni di vita: dalla nascita, allo

sviluppo, fino all’eventuale chiusura della società. Concretamente si parla di detra-zioni fiscali, semplificazioni normative e maggiore flessibilità per i contratti a tempo determinato. Per attirare i capitali, infatti, verranno garantite delle agevo-lazioni sia agli investitori privati che alle società. In sintesi i privati avranno diritto a una detrazione Irpef del 19% per tre anni sulla somma investita, mentre alle società verrà applicata una deduzione dal reddito imponibile pari al 20% dell’inve-stimento, sempre che questo venga man-tenuto per almeno due anni. La start up innovativa, inoltre, potrà ricorrere con maggiore flessibilità ai contratti a tempo determinato (da 6 mesi a tre anni) che potranno essere rinnovati più volte anche senza soluzione di continuità, con la pos-sibilità di un’ulteriore proroga di 1 anno allo scadere del 3 anno di vita. Nonostante la posizione critica di alcune associazioni di categoria, che denuncia-no l’eccessivo ritardo nella presentazione della manovra, il decreto si concentra sul mondo delle imprese sostenendo le azien-de di oggi e, soprattutto, di domani.

Una start up è innovativa se…

Riserva il 30% delle spese a ricerca e sviluppo;oppure…

Ha tra i dipendenti almeno un terzo di ricercatori, dottorandi, laureati con esperienze di ricerca;

oppure…Possiede almeno un brevetto.

35RUBRICA

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Centro di Radioterapia Guido Berlucchi: nuova apparecchiatura all’avanguardia A poco più di un anno dall’apertura si arricchisce ulteriormen-te la disponibilità tecnologica del Centro di Radioterapia Guido

Berlucchi di Fondazione Poliambulanza. Lo scorso settembre è stato infatti installato il nuovo collimatore a 160 lamelle Elekta Synergy® AgilityTM che permette un ulteriore precisione e velocità nell’esecuzione dei tratta-menti. Quello installato in Poliambulanza è il primo collimatore di questo tipo in Italia e nel sud Europa.L’acceleratore lineare per uso medicale di ultima generazione, progettato da Elekta Synergy® AgilityTM, è in grado di svolgere qualsiasi tipo di trattamento e tecnica fornendo una soluzione unica capace di riunire e integrare tutte le migliori tecniche di posizionamento, immobilizzazione e localizzazione sviluppate negli anni per i trattamenti di radioterapia spe-cifici in cui sono richiesti livelli superiori di accuratezza e precisione, senza tralasciare l’importanza del comfort per il paziente. “L’introduzione nel mercato mondiale di Agility – ha detto Massimo Abbiati, amministratore delegato di Elekta – ha rappresentato per l’azienda un ulteriore passo avanti nell’innovazione tecnologica, di cui siamo fieri detentori. Il polo tec-nologico ‘Guido Berlucchi’, primo nel Sud Europa a dotarsi di tale innova-zione, rappresenta oggi un punto di eccellenza di cui andiamo molto fieri, e un punto di partenza per la massiccia introduzione, prevista nei prossimi mesi, di ulteriori unità Agility”.

Aib: “ripresa… per alcuni, ma non per tutti” La terza edizione dell’analisi dei bilanci consolidati dell’esercizio 2011 dei primi 80 gruppi manifatturieri bresciani, curata dal Cen-

tro Studi di Associazione Industriale Bresciana (scaricabile anche sul sito www. aib.bs.it) presenta alcune novità: oltre al confronto fra gli ultimi due esercizi, è stata compiuta un’analisi sul quinquennio 2007-2011, al fine di disporre di un osservatorio sull’andamento della manifattura bresciana prima e durante la crisi; è stata calcolata, sui cinque anni, la deviazione standard del Roe (l’in-dice di redditività del capitale proprio); sono stati introdotti alcuni dei princi-pali indici di bancabilità, per comprendere meglio l’evoluzione del rapporto banca-impresa. Lo studio, in sintesi, evidenzia che: la redditività operativa lo scorso esercizio ha registrato un modesto aumento, passando dal 3,5% del 2010 al 4,4% del 2011 e questo come dato medio, mentre l’incidenza delle imprese più virtuose sul totale si è attestata al 45% (rispetto al 33,8% del 2010). Quanto al Roe, nel 2011 si è attestato al 4,2% in miglioramento rispetto al 3% del 2010, ma il dato rimane ancora basso se confrontato con investimenti alternativi, cosiddetti risk free. Insomma, per fare impresa il ri-schio è alto, e il rendimento troppo spesso non compensa il rischio. Non solo, dall’incremento della deviazione standard (che misura il grado di disomo-geneità del campione considerato) possiamo evincere come la ripresa abbia “assistito” solo alcuni player che – a prescindere dal settore di appartenenza – hanno saputo meglio di altri porre in atto, per tempo, oculate strategie legate al prodotto, all’innovazione e all’internazionalizzazione.Quanto ai ricavi, a livello complessivo, le vendite nel 2011 hanno registrato un recupero del 46,7% dai minimi del 2009, mentre la distanza dai massimi è del 5,6% e questo evidenzia che, nonostante i progressi compiuti nel 2010 e nel 2011, l’attuale valore dei ricavi è ancora inferiore ai livelli pre crisi.

26/09

Zani Ranzenigo expo: +25% di affluenza rispetto al 2010 La 2a edizione della mostra convegno dedicata al settore della distribuzione di materiale elettrico, automazione, conduttori,

fotovoltaico, climatizzazione e illuminotecnica, organizzata da Zani Ran-zenigo in collaborazione con Fiera di Brescia, dal 6 all’8 ottobre u.s., ha registrato un +25% di affluenza rispetto al 2010. In esposizione, su una superficie di circa 5.000 mq, raddoppiata rispetto alla precedente edizione, oltre 65 marchi leader a livello nazionale e internazionale.Installatori, rivenditori di materiale elettrico, architetti, progettisti e desi-gner provenienti da Brescia e provincia hanno apprezzato l’offerta espo-sitiva, la qualità organizzativa, la facile raggiungibilità e l’accesso veloce in fiera. Anche il programma dei convegni, organizzati dagli espositori, ha visto la partecipazione di un ampio pubblico interessato. Di forte impat-to l’area iniziale dedicata ai big dell’illuminazione di design (Artemide, Catellani&Smith, Flos, Foscarini, Luce Plan), che con l’esposizione di un

09/10

Profumi di mosto, boom di presenze per il nuovo Valtènesi Doc Profumi di Mosto 2012 archivia un’11° edizione all’insegna del successo. La tradizionale manifestazione di fine vendemmia

– svoltasi domenica 14 ottobre nelle cantine del Garda Classico – è stata caratterizzata dal debutto ufficiale del nuovo Valtènesi Doc, il rosso a base Groppello arrivato sul mercato ad un anno dall’approvazione della nuova denominazione, entrata in vigore con la vendemmia 2011: un banco di prova assolutamente soddisfacente, accompagnato da un incremento di visitatori superiore al 30% rispetto al 2011, per un totale di oltre 10 mila visite con degustazione servite e “spiegate” direttamente dai vignaioli, ed abbinate a specialità gastronomiche o tipicità del territorio. Successo anche per il servizio di trasporto in bus privati messo a disposizione dall’organizzazione: tutti i posti disponibili sono andati esauriti.ne come palcoscenico europeo per tutte le aziende del settore non solo del “senza glutine”, ma anche operanti nel settore alimentare in generale.

15/10

23/10

12MESInovembre 2012

loro prodotto storico hanno dato il benvenuto ai visitatori. Novità dell’e-dizione 2012 “La Foresta dell’Expo”, un’area dedicata a una pausa relax, alla lettura e alla ristorazione, con lo spazio dedicato alla convegnistica. Prossimo appuntamento ottobre 2014.

BACHECA 37

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di FerdInAndo mAGnIno

TU E IL FISCOINCENTIVI FIsCALI IN sTAND-By PER LE sTART UP INNoVATIVE

39RUBRICA

Nonostante la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del DL n. 179/2012, restano alcune incertezze sull’ap-

plicabilità della disciplina di favore prevista per le start up innovative. In particolare la norma subordina l’effica-cia delle agevolazioni fiscali all’autoriz-zazione della Commissione europea, se-condo quanto stabilito dal Trattato Ue. Risultano, quindi, in stand-by tutte le misure fiscali ad hoc previste per le start up: detrazione Irpef del 19% degli inve-stimenti nel capitale della start up (25% per le start up operanti in ambito sociale o energetico), deduzione Ires del 20% degli investimenti nel capitale della start up (27% per le start up in ambito sociale o energetico), detassazione della remu-nerazione tramite strumenti finanziari della start up per amministratori, dipen-denti e collaboratori continuativi. Inol-tre, per quanto riguarda la detrazione Irpef e la deduzione Ires, è necessario un apposito decreto, previsto entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del DL n. 179/2012 (in vigore dal 20 otto-bre 2012), recante le modalità attuative delle agevolazioni. Sarebbero, tuttavia, già operative le di-sposizioni di favore di tipo camerale, so-cietario e occupazionale, ferma restan-do l’istituzione di un’apposita sezione nel Registro delle imprese; l’iscrizione della start up in tale sezione è, infatti, necessaria al fine di poter fruire della di-

sciplina di favore. In linea generale, pos-sono fruire delle misure di favore non solo le società di nuova costituzione ma anche le società già costituite. Per quan-to riguarda le società di nuova costitu-zione è previsto che “in ogni caso, una volta decorsi i quattro anni dalla data di costituzione, cessa l’applicazione della disciplina prevista nella presente sezio-ne, ferma restando l’efficacia dei con-tratti a tempo determinato stipulati dalla start up innovativa sino alla scadenza del relativo termine”. Ne consegue che, decorsi 4 anni dalla data di costituzione della start up innovativa, non è più pos-sibile avvalersi della disciplina di favore riconosciuta dal DL n. 179/2012 in ambito societario, fiscale e occupazio-nale. Con riferimento alle società già costituite, invece, è prevista una durata variabile della disciplina di favore col-legata all’anzianità della società. Il DL dispone testualmente che “Le società già costituite alla data di conversione in legge del presente decreto e in possesso dei requisiti previsti sono considerate start up innovative ai fini del presente decreto se entro 60 giorni dalla stessa data depositano presso l’Ufficio del re-gistro delle imprese, di cui all’articolo 2188 del codice civile, una dichiarazio-ne sottoscritta dal rappresentante legale che attesti il possesso dei requisiti pre-visti. In tal caso, la disciplina di cui alla presente sezione trova applicazione per un periodo di quattro anni dalla data di

entrata in vigore del presente decreto, se la start up innovativa è stata costituita entro i due anni precedenti, di tre anni, se è stata costituita entro i tre anni pre-cedenti, e di due anni, se è stata costi-tuita entro i quattro anni precedenti”. In relazione alla citata norma, si osserva che il DL 179/2012 fa riferimento alle società già costituite “alla data di con-versione in legge del presente decreto”; nel secondo periodo, invece, sembra che la data di costituzione della società sia da considerare in relazione alla data di entrata in vigore del DL (20 ottobre 2012). Tale disallineamento dovrebbe essere corretto in sede di conversione in legge del decreto, considerate le diffi-coltà interpretative che lo stesso genera.Ad ogni modo, in via di prima approssi-mazione, stando al tenore letterale della norma: •selastart up innovativa è stata costitu-

ita entro i 2 anni precedenti, la disci-plina troverà applicazione per un pe-riodo di 4 anni dalla data di entrata in vigore del decreto (20 ottobre 2012);

•selasocietàèstatacostituitaentroi3anni precedenti, la disciplina troverà applicazione per un periodo di 3 anni dalla data di entrata in vigore del de-creto (20 ottobre 2012);

•selasocietàèstatacostituitaentroi4anni precedenti, la disciplina troverà applicazione per un periodo di 2 anni dalla data di entrata in vigore del de-creto (20 ottobre 2012).

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41INCHIESTA

TUTTI INsIEMERIsPARMIosAMENTE

Tra bergamo e brescia, in pochi anni la crescita dei Gruppi di acquisto solidali è stata superiore al 300%. Insieme si comprano alimenti biologici, ma anche detersivi e cosmetici. Sono uno stile di vita e un consumo più critico a dettare legge

di GIAComo FIorInI

L a crescita del numero dei Gas, i Gruppi di acquisto solidali, attra-verso cui le famiglie si uniscono per fare la spesa in comune, è

un fenomeno che ormai sta prendendo sempre più piede, complice anche la cri-si, probabilmente, ma soprattutto grazie ad uno stile di vita basato sull’acquisto consapevole e organizzato di prodotti biologici, coltivati da aziende con cui si instaurano veri rapporti di fiducia, e di cui si conosce tutta la fase di coltivazione e lavorazione dei prodotti. Soffermandoci sulla realtà bergamasca e bresciana dei Gas, negli ultimi anni il fenomeno ha avuto una netta impenna-ta: a Brescia dal 2006 ad oggi si è avu-to un più 300% di nuovi Gas, mentre a Bergamo la percentuale di crescita è leggermente più elevata. Non è facile fo-

tografare questo fenomeno che, secondo gli stessi gasisti, è “magmatico” e fluido perché ogni giorno si può formare uno nuovo Gas e, così come è nato, morire in breve tempo. Oltre a ciò, un’altra consi-derazione da fare sui Gruppi d’acquisto è che essi non devono avere alcun tipo di vincolo giuridico, quindi non è ne-cessario neppure che si costituiscano in un’associazione, aspetto che certamente non semplifica una riorganizzazione dei Gas stessi. Per dare un po’ di ordine e per stimolare la nascita di ulteriori real-tà, sono nate a Bergamo la Rete Gas Ber-gamo - un’evoluzione dei Gas perché, oltre ad elencare i Gruppi e fare insieme progetti di acquisti solidali condivisi, ha ampliato il proprio raggio di azione ad altre iniziative di solidarietà civili - men-tre a Brescia c’è, dalla fine del 2006, l’Intergas. Con loro abbiamo analizzato il fenomeno dei gruppi d’acquisto nelle

due realtà lombarde e ne è uscito un qua-dro pressoché comune: il Gruppo nasce quasi sempre in un contesto di unione di famiglie che maturano le medesime esigenze e trovano risposte in produtto-ri, spesso di nicchia, capaci di garantire varie condizioni, prezzo comprese. Un modo, quello dei Gas, per rendere l’ac-quisto un momento di aggregazione e di solidarietà, prima di tutto, ma anche ca-pace di garantire un buon risparmio sot-to il profilo economico: soprattutto, per quel che concerne l’acquisto di prodotti biologici di elevato valore che, acquista-ti in comune, vengono pagati meno che nei negozi specializzati. Ecco perché con la crisi, i Gas hanno registrato l’avvio di nuove realtà, anche se il senso dell’i-niziativa rimane quello legato agli ideali di sostenibilità, solidarietà e genuinità, mentre l’aspetto puramente economico dovrebbe passare in secondo piano. s

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12MESInovembre 201212MESI

novembre 2012

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Nel Bresciano il coordinamento dei Gas (Gruppi di acquisto solidale) è organiz-zato da Intergas Brescia nato alla fine del 2006 e che oggi conta 39 Gas al proprio interno. “L’esigenza di creare un coor-dinamento si è sviluppata perché i grup-pi di acquisto solidale stanno nascendo come funghi - dice Fausto Piazza, coor-dinatore di Intergas Brescia -: il deside-rio è quello di dare maggior organicità e un organizzazione migliore alle varie at-tività dei Gas per creare una cultura più visibile e diffusa di un fenomeno, quello dei GAS, in grandissimo fermento che, però, è ancora una realtà un po’ “mag-matica”. Basti pensare che per creare un Gas non è necessario associarsi, né serve alcun vincolo giuridico, basta solo un’ auto-organizzazione interna e una buona relazione con i produttori, locali e non, da cui si acquista in comune una determinata merce, solitamente pro-dotti della terra e biologici, ma anche detersivi, cosmetici e dentifrici. “L’In-tergas Brescia ha censito al momento al proprio interno 39 Gas per un totale di 1.350 famiglie coinvolte - racconta Piaz-za - un numero decisamente importante, anche se nel frattempo tanti Gas sono sorti e non se ne hanno notizie precise, cosa che mi fa pensare che nel Bresciano potranno essercene almeno il doppio di quelli censiti, ovvero un’ottantina”.

però, non è solo questo “ma significa es-sere l’uno d’aiuto all’altro attraverso una relazione più profonda ed anche essere vicini al produttore e condividere il suo rischio di impresa - sottolinea Piazza -: se la stagione è andata male, infatti, si cerca di trovare un prezzo equo che soddisfi il produttore e noi acquirenti in una logica di economia di relazione che, nel mondo della grande distribuzione e del consumo classico, è andata persa da molto”. L’In-tergas di Brescia ha anche realizzato un progetto solidale con una cooperativa di Rosarno, in Calabria: “Siamo entrati in contatto con questa cooperativa che pro-duce arance in un terreno sottratto alla ’ndrangheta - racconta Piazza -: tramite una conoscenza di un nostro gasista che ha fatto da tramite abbiamo acquistato una grande quantità di arance per i no-stri Gas che sono arrivate a Brescia nel Piazzale del Luna Park con un tir pieno di frutta: è stata un’emozione incredibile anche per me che vivo la realtà dei Gas da almeno quindici anni”.

INCHIESTA42

Fausto Piazza

IL PIONIERE / BREScIa

L’esperienza dei GAS a Brescia è nata sul finire degli anni Novanta con il “Gas-soso”, il primo gruppo di acquisto soli-dale frutto dell’unione di alcuni gruppi a cui interessava acquistare prodotti biologici. “Ci siamo formati nel 1997 – racconta Emanuele Sangiorgi, fonda-tore e attuale responsabile del Gassoso di Brescia – perché facendo parte del gruppo dei “Bilanci di Giustizia” le te-matiche dei Gas ci erano già abbastanza note e ci sembravano interessanti: la volontà iniziale fu quella di acquistare prodotti biologici, che consideriamo più sani e meno dannosi per l’ambiente, a prezzi più competitivi visto l’acquisto in comune”. La creazione del Gassoso nasce dall’incontro di alcuni gruppi, in particolare dei “Bilanci di Giustizia” e del gruppo “Iniziative Pace”, entrambi di Brescia, che dopo una serie di incon-tri durati almeno un anno, hanno deciso di dar vita a questa nuova esperienza di

gruppo di acquisto solidale. “È stata una gestazione piuttosto lunga – rivela Sangiorgi – ma ci siamo voluti informa-re bene prima di partire e, in tal senso, sono stati preziosi la testimonianza e l’aiuto di Mauro Serventi che, qualche anno prima, aveva fondato il primo Gas d’Italia a Fidenza”. “Abbiamo scelto il nome Gassoso – spiega Sangiorgi – perché in una sola parola, peraltro friz-zante, racchiude il senso della nostra scelta e della nostra attività: Gas.so.so significa, infatti, Gruppo di acquisto so-lidale, sobrio e sostenibile, ad indicare uno stile di vita e di consumo diverso da quello cui eravamo abituati e, in partico-lare, basato sul rispetto per l’ambiente, sull’acquisto in modo solidale di prodot-ti locali, biologici, salubri e necessari, al di là del comune approccio consumi-stico”. Il Gassoso comincia così la sua attività, grazie anche all’indispensabile aiuto del Gas di Fidenza: “La difficoltà principale – racconta Sangiorgi – era rappresentata dal trovare produttori con cui potersi relazionare e a cui proporre i nostri acquisti solidali e in comune. Fortunatamente, il Gas di Fidenza ci ha indicato un produttore di olio ligu-re che, ancora oggi, è nostro referen-te”. “All’inizio, eravamo dieci famiglie

emanuele Sangiorgi

“Un fenomeno che è nato una ventina di anni fa con i gruppi dei Bilanci di Giu-stizia, dove si cercava di fare un bilancio eco-sostenibile delle spese famigliari al fine di ridurre gli sprechi ed essere vici-ni e sensibili alle tematiche ambientali - racconta Piazza -: da quell’esperienza, e dopo la nascita del primo Gas italiano a Fidenza, siamo partiti anche a Brescia e, senza dubbio, posso dire che dal 1997 (anno di nascita del primo Gas a Brescia, il Gassoso) ad oggi la crescita del fenome-no è stata esponenziale”. La caratteristica portante dei gruppi di acquisto solidali è quella di essere in rapporto di solidarietà fra i vari elementi del gruppo: “Ciascuno deve fare la propria parte - dice Piazza - rendendosi disponibile a fare da referen-te per un determinato prodotto che andrà acquistato in comune: attraverso il con-tatto mail, ogni famiglia referente per un particolare prodotto (ad esempio, le pata-te) dovrà raccogliere gli ordini di acquisto fra gli altri gasisti, inviarlo al produttore e coordinare la consegna”. Solidarietà,

s

Gas

“INTERGAs BREsCIA”, 39 I GRUPPI ADERENTI PIAZZA: “MIGLIoRATA L’oRGANIZZAZIoNE DELLE ATTIVITà” IL PRIMo GRUPPo è sTATo IL “GAssoso”

oGGI CoINVoLGE UNA sETTANTINA DI FAMIGLIE

ma negli anni ne saranno passate dal Gassoso almeno duecento, non solo di Brescia città ma anche della provincia, molte delle quali hanno poi dato origine ad altri Gas: ad oggi, invece, il gruppo è cresciuto rispetto a quello originario con 35 famiglie che fanno gli ordini di acquisto con una certa costanza e una settantina in totale considerando quelle meno costanti”. In quindici anni di vita il Gassoso ha an-che cambiato almeno sei sedi: “La prima fu un luogo di aggregazione giovanile che ci aveva dato il Comune di Brescia, poi abbiamo traslocato in varie sedi fino ad arrivare a quella attuale, all’Oratorio di Santa Maria in Silva a Brescia dove spe-riamo si fermi il nostro vagabondare”. Quella vissuta fino ad oggi “è stata un’esperienza unica sotto diversi pro-fili – racconta Sangiorgi –: innanzitut-to, l’aver cominciato a cambiare lo stile di vita coinvolgendo molte famiglie in un’attività di acquisto in cui la solida-rietà e l’impegno di tutti sono alla base della riuscita del Gas: per ogni prodot-to, infatti, c’è una famiglia che fa da referente, riceve per e-mail gli ordini e li invia ai diversi produttori; poi, c’è il giorno del ritiro in cui bisogna esse-re disponibili a una data ora in un dato posto: se non credessimo in quello che facciamo, avremmo già chiuso perché l’impegno, la costanza e il rispetto reci-proco sono alla base di tutto”. Un per-corso che soprattutto dal punto di vista relazionale “ha rappresentato per me un’esperienza incredibile – confessa Sangiorgi – grazie alla quale ho potuto conoscere famiglie di grande spessore e soprattutto persone positive e che vogliono, nel loro piccolo, cambiare il mondo in meglio”. Nel 2003 il Gas-soso si costituisce come associazione, uno dei rari casi nel bresciano, dato che non esiste per i Gas alcun vincolo di forma giuridica.

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“RETEGAs BERGAMo”, GRUPPI A qUoTA 44NoRBIs: “CREIAMo UN’ECoNoMIA DI RELAZIoNI”I gruppi di acquisto solidale rappresenta-no un fenomeno in grande fermento, an-che nella Bergamasca. Ad oggi è ancora difficile fare una stima precisa di quanti ce ne siano realmente, ma dall’11 ottobre 2009 è nata Rete Gas Bergamo che cerca di creare un elenco completo dei Gas pre-senti a Bergamo e provincia che possono, se lo desiderano, anche aderire alla Rete. “Siamo nati tre anni fa al fine di coordi-nare i gruppi aderenti nella convinzione che il lavoro in rete possa aggiungere valore e visibilità ad un’altra via per un consumo ed una produzione più solida-li, giusti e sostenibili – evidenzia Laura Norbis, coordinatrice di Rete Gas Ber-gamo –: la rete è un’evoluzione dei Gas che è rivolta a creare un “plus” rispetto alla classica spesa in comune, per esem-pio integrando l’esperienza dei Gas con quella di Cittadinanza Attiva o con quella delle Botteghe etiche”. Ma facciamo un passo indietro per capire cosa sono e quali valori incarnano i Gas. “La scelta di aprire un Gas nasce dalla co-mune convinzione di gruppi di persone (generalmente si tratta di nuclei famiglia-ri, ndr.) di adottare uno stile di vita sano, sobrio e sostenibile – spiega Norbis –: il valore di base è quello di creare un’eco-nomia di relazione recuperando rapporti perduti come quelli con i produttori, di cui spesso si accetta anche il rischio d’im-

presa nel desiderio di acquistare insieme prodotti che vengono coltivati in modo biologico, sano e giusto senza sfrutta-mento di lavoratori e con compensi equi, oltre a cercare di costruire una rete di relazioni con i produttori locali”. Un’e-sperienza, quella dei Gas, che a Berga-mo sta avendo un grande successo: “Ad oggi nella Rete Gas Bergamo contiamo 44 gruppi di acquisto solidali – afferma Norbis – ma in Bergamasca il numero sarà sicuramente superiore (dalla ricerca Cores dell’Università degli studi di Ber-gamo dell’ottobre 2011, se ne contavano 62) anche se oggi credo che saremo già attorno ai 70-80”. Per quanto concerne il profilo più prettamente economico, invece, “il movimento dei singoli Gas ha una spe-sa media che varia da un minimo di 2.000 a un massimo di 112mila euro, e la maggior parte dei gruppi spende dai 10mila ai 30mila euro – evidenzia Norbis –: la stima indicativa della spe-sa complessiva si aggira su un totale di 793mila euro”. “I consumi principali dei Gas sono quelli di frutta, formaggio e farina che vengono acquistati da quasi tutti i Gas (97,7%); ma anche l’olio e la Laura Norbis

pasta sono comprati dal 93,2% di chi ha risposto alla Ricerca Cores dell’Univer-sità di Bergamo – sottolinea Norbis –. Si scende, invece, sotto il 50% per quanto riguarda i Gas che acquistano succhi di frutta (45,2%), vestiario (34,9%), dol-ciumi (23,9%), carne bianca (23,2%). Il meno acquistato tramite Gasè il pane (9,8%), anche se qui è importante sot-tolineare che questo bene è quello la cui autoproduzione è maggiormente diffusa tra i gasisti bergamaschi”. Aldilà dell’aspetto merceologico acqui-stato e di quello del risparmio econo-mico, “la vera leva da cui parte la scelta di creare un Gas è data dalla lettera “S” come Solidali – sottolinea Norbis –: solidarietà che significa darsi tutti una mano, impegnandosi ogni famiglia nel fare da referente per un singolo pro-dotto; significa inoltre scegliere insie-me produttori che coltivano in modo giusto, equo e sano e restando fedeli ad essi. Inoltre, la solidarietà genera un’e-conomia di relazione che rappresenta il vero valore aggiunto del fare la spesa in comune e che, grazie alla Rete inaugu-rata nel 2009, stiamo allargando ad altri settori della vita civile”. s

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12MESInovembre 2012

IL PIONIERE / BERGaMO

IL “CANTo PoNTIDA” sI CoNsoLIDA E PENsA A UNA FILIERA CoRTA DEL PANEÈ nata nell’ambito della cooperativa “Il Seme” di Bergamo la prima realtà dei Gas orobici. Sulla base di quell’espe-rienza, infatti, Daniele Engaddi creò il primo Gruppo d’acquisto solidale, il “Bdg Bergamo” con sede a Pontida. “Sono ormai passati vent’anni da quan-do abbiamo dato vita alla prima forma di Gas poi trasposta a Pontida – racconta Engaddi –: ci trovavamo all’interno del-la Cooperativa “Il Seme” di Bergamo e pensavamo ad un mondo più equo e so-stenibile e da quelle riunioni comincia-rono a circolare le notizie dei primi Gas e la spinta decisiva ci fu data da don To-nino Bello e da Padre Alex Zanotelli che si chiedevano se fosse possibile limitare i consumi, non come privazione ma per vivere meglio e in modo più socialmente sostenibile, considerato che in alcune zone della terra il problema cibo è all’or-dine del giorno, mentre da noi non era proprio così”. “Fu un’esperienza antesignana del vero e proprio Gas che avrei creato a Pontida avendo nel frattempo traslocato lì – pro-segue Engaddi –. Così nel ’95 ebbe ini-zio l’avventura del Bdg Bergamo: orga-nizzai una giornata di sensibilizzazione ai Gas a Pontida e, dopo quell’evento,

ci ritrovammo in sette famiglie che con costanza, passione ed impegno si trova-vano per condividere acquisti comuni e pensare ad un’economia più sostenibi-le sia dal punto di vista del rispetto per l’ambiente sia anche per risparmiare qualcosa”. Il Bdg Bergamo negli anni è cresciuto e nel 2005, dopo alcuni cam-biamenti, è diventato Gas Canto Ponti-da che oggi conta più di venti famiglie provenienti anche dai paesi limitrofi come Cisano Bergamasco, Mapello, Ambivere e Caprino. “L’esperienza è stata fin da subito positiva – spiega En-gaddi –perché alla base c’erano valori ed ideali comuni, primo fra tutti quello della solidarietà: fare acquisti insieme ad altre famiglie significa rispettare i tempi e le scadenze ed essere responsabili cia-scuno di un prodotto da ordinare al pro-duttore di riferimento”. Un’esperienza, quella del Gas di Pontida, che “ci ha per-messo di instaurare rapporti di sincera amicizia – racconta Engaddi –: si tratta di un’esperienza molto intensa e questo ha favorito il nascere di bellissimi rap-porti. Dal punto di vista organizzativo, invece, ci troviamo una volta al mese e programmiamo gli acquisti da effettuare: a settembre abbiamo fissato la program-

Daniele engaddi

s47INCHIESTA

Gas

mazione generale per tutto l’anno e indi-cato i referenti per ciascun prodotto, ma già durante l’estate ciascuno ha apporta-to il suo prezioso contributo in termini di conoscenza di nuovi produttori loca-li”. Inizialmente, il Gas di Pontida aveva reperito i riferimenti di un produttore di parmigiano reggiano di Parma grazie al contatto di una gasista. “Fu grazie ad una nostra componente del Gruppo che riuscimmo a creare i rapporti con i nostri primi produttori – ricorda Engaddi –: dopo il parmigiano, fu la volta di un pro-duttore di olio e poi, pian piano, siamo arrivati ai produttori di frutta, verdura e moltissima altra merce locale, biologica e salubre”. “Nel 2009 abbiamo iniziato a tenere i conti della merce acquistata e siamo arrivati a 10mila euro, nel 2010 siamo arrivati a 14.600 euro e nel 2011 a 20.300 euro”, sottolinea Engaddi evi-denziando come sia cresciuta la realtà del Gas di Pontida anche in termini di volume di acquisti. “Oggi, però, stiamo pensando ad un progetto che ci farebbe fare un salto di qualità importante: quello di creare una filiera corta del pane sull’e-sempio di quella costituita in Brianza. Si tratterebbe di trovare dei terreni da coltivare e dei contadini in modo da fare il frumento, macinare e poi panificare, il tutto nel raggio di una cinquantina di km al massimo, anche se ad oggi la difficoltà principale è rappresentata dal reperire terreni disponibili e contadini che vi lavorino”, afferma Engaddi. Che, però, siamo sicuri non si darà per vinto tanto facilmente.

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IL PRODUTTORE / BREScIa

ToMAsoNI: “sALVATo DAI MIEI CLIENTI qUANDo soNo FINITo IN CRIsI”Il rapporto che si crea tra i Gas e i pro-duttori consiste in una relazione che va oltre qualsiasi logica strettamente com-merciale. Come quella che si è instaura-ta tra Massimo Tomasoni, un produtto-re bresciano di grana padano biologico, che da molti anni lavora con i Gas sia di Brescia che di Bergamo. “Il rapporto che si è creato negli anni con i gasisti è quello di una vera e propria amicizia – racconta Tomasoni –: di molti di loro co-nosco le storie personali, quelle legate ai figli e nel tempo sono per me diventati parte della mia famiglia e io della loro, è un rapporto molto speciale”. Tomasoni racconta poi un episodio che fa capire la vera solidarietà che c’è tra acquiren-ti solidali e i loro produttori: “Qualche anno fa la mia azienda ha incontrato una crisi piuttosto forte e in quell’occasione le banche non mi hanno voluto aiutare – rivela –: per fortuna, però, tramite i Gas sono riuscito ad ottenere 150mila euro

che hanno letteralmente salvato la mia azienda e che, con il tempo, sono riusci-to a restituire: ora la mia azienda va mol-to bene tanto che negli ultimi due anni abbiamo anche assunto quattro perso-ne; questo significa fare solidarietà e ha cementato un’amicizia vera che ho fatto di tutto per ripagare al meglio”. L’attivi-tà di Tomasoni è quella del caseificato-re: “Produco formaggi freschi biologici che non hanno niente a che vedere con i prodotti che si trovano nella grande di-stribuzione – dice –: di tutta questa mia attività il 70% viene venduto ai vari Gas, a testimonianza di un rapporto solido e di fiducia”. Tomasoni racconta poi cosa significa servire direttamente i diversi Gas: “Spesso capita che le consegne avvengano in luoghi differenti delle due province di Bergamo e Brescia – rac-conta –: un aspetto che ha fatto sì che io oggi conosca entrambe le città come le mie tasche”.

Massimo Tomasoni

INCHIESTA48

Gas

Ci hanno detto…raffaele, 41 anniDa quanto aderisce ai Gas?“Da tre anni e sono sempre più con-vinto della scelta fatta”.e così evidente il risparmio? “Non sempre, ma quel che conta è acquistare prodotti biologici e sicuri”.

elisabetta, 59 anniCosa ne pensa dei Gas?“Io credo che nel tempo rischiamo di uccidere la rete del commercio al dettaglio”.Addirittura?“Beh, se tutti vanno direttamente dal produttore... Poi non lamentia-moci se le nostre città rimarranno senza negozi”.

Alessia, 47 anniA cosa devono il successo i gruppi d’acquisto? “Io credo più ai legami che si creano, nascono vere amicizie”. Punti deboli?“Mah, non ne vedo. anzi dovrebbe-ro diffondersi di più, per quanto mi riguarda”.

Giovanni, 31 anniLei fa acquisti attraverso i Gas?“No. Ho provato a informarmi, ma ho trovato il tutto un po’ macchinoso”.Cosa l’ha frenata?“Il dover comprare comunque quan-tità ingenti di alimenti.Non è nella mia logica fare grandi scorte”

Andrea, 28 anniSceglierebbe i gruppi d’acquisto?“Ne ho sentito parlare. Ma a dire il vero preferisco la tradizione”.Cioè?“Mi piace uscire, andare nei negozi nei supermercati, incontrare gente, valutare le offerte”.

Antonietta, 36 anniPerché acquista in gruppo?“Per risparmiare e sostenere dei bra-vi produttori”.Quasi una filosofia di vita...“In effetti sì, le motivazioni vanno ben al di là del mero acquisto”.

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L’inverno è sempre più vicino e il comprensorio Adamello Ski è la destinazione giusta per chi desidera divertirsi

sulla neve. Le piste del Tonale hanno vi-sto nascere intere generazioni di sciatori grazie alla dolcezza dei pendii e al fatto che i tracciati sono tutti in campo aperto. L’attenzione per le famiglie e per i bam-bini è cresciuta nel tempo e quest’anno al centro del passo, oltre all’area Fanta-ski, ci sarà il nuovo tapis roulant Tub-bo ad attendere i piccoli sciatori. Le sciovie Vittoria e Presanella sono state sostituite da una seggiovia a 6 posti: è l’unica di tutto il carosello Adamello Ski e verrà inaugurata il 1° dicembre. La vicina slittinovia ha lasciato il posto a una sciovia e pertanto i principianti avranno a disposizione altre due piste azzurre nel cuore della ski area del Tonale. Le serate di animazione Fun Kids, che l’anno scorso hanno fatto divertire i più piccoli con baby fiaccolate sugli sci, trucca bimbi, musica, simpatiche gare di sci e gustose merende sulla neve, tor-neranno anche quest’anno durante tutto l’inverno, due volte a settimana. Inoltre dal 9 al 17 marzo ci sarà un’in-tera settimana Family Fun! Questa proposta si compone di 7 giorni in hotel con trattamento di mezza pensione + skipass Adamello Ski da 6 giorni a parti-re da 406 euro e permette di partecipare a un programma di attività gratuito che va dai giochi senza frontiere sulla neve alla caccia al tesoro nei boschi, al grande party con luna park.

Questa stagione invernale sarà caratterizzata anche da grandi appuntamenti con lo scialpinismo. Si comincia il 25 novembre sul ghiacciaio Presena con il Memorial Fa-bio Stedile riservato agli under 23, che inaugura la Coppa delle Dolomiti 2012-2013. Il 22 marzo 2013 il Passo Tonale ospiterà la 20a edizione della più storica tra le gare di scialpinismo in notturna: il Lunarally. Il Cai Pezzo-Pontedilegno, che organizza la gara, ha promesso delle novità per questa speciale edizione.Il 7 aprile 2013 invece si terrà l’appuntamento con la 4a edizione dell’Adamello

Ski Raid, la spettacolare gara di scialpi-nismo che ripercorre alcuni dei luoghi sacri di questa disciplina quali il Man-drone, la Lobbia Alta, il cannone di Cre-sta Croce e il monte Adamello. 42 km di sviluppo per un dislivello di 3.400 m in salita e 4.250 m in discesa, che i grandi

dello scialpinismo riescono a percorrere in poche ore! Gli organizzatori stanno valu-tando alcune importanti novità sul percorso che saranno presentate a breve sul sito www.adamelloskiraid.com. La gara è cresciuta in fretta e dall’ultima edizione fa parte del circuito La Grande Course, insieme alle più prestigiose gare di scialpinismo. Le iscrizioni saranno aperte il 15 gennaio e proseguiranno fino al 28 febbraio 2013.www.adamelloski.com - www.facebook.com/AdamelloSki [email protected]

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12MESInovembre 2012

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TRA BREsCIA E BERGAMo è BooM DI

sTRANIERI dal “X rapporto sull’immigrazione” emerge come in 10 anni siano quadruplicate le presenze nelle due province: sono oltre 140mila in terra orobica e 202mila nel bresciano. menonna (orim): “L’integrazione è maggiore nelle province più piccole”

La presenza degli stranieri in Lombardia aumenta in modo esponenziale: si è passati da 420mila presenze del 2001 a

un milione 269mila del 2011. Il prima-to spetta a Milano (460.400), dietro si collocano Brescia (202.600) e Berga-mo (142.900). Insieme le tre provin-ce accolgono il 57,6% delle presenze regionali. Ma non è l’arrivo in massa a peggiorare la loro qualità di vita. “È un’associazione mentale, sbagliata, che siamo portati a fare. Come per gli italiani, vivono meglio gli stranieri che approdano in contesti minori, in pro-vince piccole come Lodi, Cremona e Sondrio. È lì che troviamo una miglio-re qualità della vita e un indice di inte-grazione maggiore”, afferma Alessio Menonna, ricercatore dell’Orim non-ché collaboratore presso la cattedra di Demografia all’Università degli Studi di Milano Bicocca, commentando i dati del X Rapporto sull’immigrazione stra-niera relativo al 2011. Rapporto che è stato elaborato dalla Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multi etnicità) su mandato della Regione e che si è basa-to sui risultati di un’indagine condotta su un vasto campione: 800 persone nei comuni bergamaschi, mille in quel-li bresciani, con almeno 15 anni di età e originarie dei Paesi a forte pressione migratoria.

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12MESInovembre 201212MESI

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Alessio Menonna

L’integrazione – è emerso – è valuta-ta su un asse che varia da un minimo di 0 a un massimo di 1. È 0,55 a Brescia, 0,59 a Bergamo. Nel giudizio pesano le condizioni di vita: abitazione, titolo di soggiorno e condizione lavorativa sono i parametri base. “L’abitare in una casa di proprietà piuttosto che in una baracca, il viverci con la famiglia e non con altri con-nazionali, sono elementi decisivi. Fino a qualche anno fa – spiega Menonna –, uno straniero trovava camere in affitto o case a prezzi maggiorati. Una sorta di assicura-zione che il proprietario faceva pagare in previsione di danni. Oggi non è più così e gli affittuari sono spesso famiglie con figli. A essere più inserite nel contesto lo-cale sono le donne, complice l’arrivo suc-cessivo a quello del marito e una minore diffidenza nei loro confronti”. Negli anni è migliorata la titolarità dei

permessi per soggiornare. La sanatoria Bossi-Fini, al primo luglio 2003, ha estinto la maggior parte delle condizioni di irregolarità. Decisivi sono stati anche l’entrata di Romania e Bulgaria nell’U-nione Europea il primo gennaio 2007, il decreto flussi nel 2006, la sanatoria per colf e badanti nel 2009, i click days del 2011 per l’ingresso dei lavoratori extracomunitari. Altra leggenda da sfatare è il nesso tra presenza di stranieri e disoccupazione. “Le province di Brescia e Mantova, a maggior densità di presenza forestiera, dimostrano il contrario – annota Me-nonna –. A dettare le leggi del mercato è la congiuntura economica. Per questo il peggioramento in Lombardia è avvenu-to a partire dal 2009, in linea con il dato nazionale”. Come nel caso degli italiani, trova meno lavoro chi ha credenziali o

titoli di studio inferiori, per esempio i pakistani. Al contrario, gli esteuropei sono i più occupati. Proprio la presenza romena, comunità più numerosa in as-soluto a Brescia, seconda a Bergamo, è una delle novità di rilievo.

BERGAMO

MARoCCHINI E RoMENI I GRUPPI PIÙ NUMERosICREsCE IL NUMERo DEGLI oCCUPATI A TEMPo INDETERMINATo

Aumenta, ma meno rapidamente che al-trove, la presenza straniera in provincia di Bergamo. Erano 38.800 nel 2001, anno della prima rilevazione, oggi sono 142.900, più 5mila unità rispetto all’anno precedente. La presenza mag-giore è quella dei marocchini, 24.200. Seguono romeni, 18.300, albanesi, 15.200, a distanza senegalesi e indiani. Il flusso maggiore arriva però dalla Boli-via, 8.900 presenze, +32%. La percen-tuale dei residenti è cresciuta del 74% dal 2001, passando dall’83% del 2010 all’86% del 2011. I regolari non resi-denti hanno raggiunto un picco massi-mo nel 2010 con 9.500 unità, scesi oggi a 8.400. Pure in provincia di Bergamo il fenomeno dei clandestini aveva mostra-to durante il 2001 la sua massima inci-denza, con il 22-23% degli immigrati sprovvisti di permesso di soggiorno. Al 1° luglio 2003, la sanatoria Bossi-Fini ha estinto la maggior parte delle condi-zioni d’irregolarità portando il numero di persone non in regola all’8% per un

biennio, anche se è poi già ricresciuto al 14-15% nel 2005-2006. Al 1° lu-glio 2007, invece, dopo l’entrata della Romania nell’area di libera circolazione europea, il tasso di irregolarità comples-sivo è ridisceso all’11% – sanando di fat-to le numerose posizioni dei romeni – e poi ancora è rimasto contenuto al 12% nel 2008, soprattutto in virtù della de-cisione governativa di ampliare a tutti gli immigrati che ne avessero fatto a suo tempo richiesta le quote del precedente decreto-flussi. Più di recente, la “sana-toria per colf e badanti” di fine 2009 e i “click days” d’inizio 2011 hanno riab-bassato il tasso d’irregolarità nell’area bergamasca al 9-10% negli ultimi tre anni, svolgendo azioni di generiche “sa-natorie mascherate”, anche se formal-mente rivolte a categorie professionali ben determinate o a cittadini ancora re-

sidenti all’estero. Fa eccezione la popo-lazione boliviana, irregolare al 18%. Cresce il livello di integrazione ri-spetto al 2010. Il motivo principale è il miglioramento delle condizioni la-vorative. Bergamo, rispetto alle altre province lombarde, ha retto meglio il peso della crisi. La disoccupazione tra gli immigrati è scesa dal 19,6% del 2010 all’10,7% del 2011. Sono molti gli immigrati che hanno riconquistato un lavoro, anche se di basso profilo. Gli occupati a tempo indeterminato sono passati dal 30,6% al 32,1% nell’ultimo anno. I lavori svolti variano: il 14% de-gli uomini sono operai nell’industria, il 15% fa il muratore. Tra le donne, il 19% ha un’occupazione come assisten-te domiciliare e poco meno di una su dieci come domestica a ore. Aumenta anche il lavoro autonomo, passato dal

3,5% al 6,4% mentre gli imprendito-ri raddoppiano; erano lo 0,6%, sono l’1%. Migliorano anche le modalità di convivenza. Escludendo gli assistenti a domicilio che hanno una tipologia abi-tativa legata al proprio mestiere, chi ar-riva nel nostro Paese vive sempre di più in famiglia: l’80% da solo o con moglie e figli. Di questi, il 25% è proprietario della casa. L’idea della condivisione di spazi tra connazionali sta via via scom-parendo. Nel dettaglio, si rileva che il 59% degli ucraini vive da solo, il 14% dei romeni in coppia, un marocchino su due con i figli. Cresce anche il numero di diplomati, passato dal 28% del 2009 al 45% attuale, mentre si riducono le persone che dichiarano di non posse-dere un titolo di studio: sono solo l’8%, mentre i laureati salgono dall’8%, mini-mo segnalato nel 2006, all’11%.

Nei quarantasei Comuni bresciani esa-minati dall’indagine, gli stranieri sono quadruplicati, passando dai 60.100 censiti al primo gennaio 2001 ai 202.600 al primo luglio 2011. Il nume-ro di stranieri più elevato è rappresen-tato dai romeni, 25.400, seguono ma-rocchini, 24.600, e albanesi, 23.800, in leggera diminuzione rispetto all’an-no precedente, comunque davanti a indiani, 18.300, e pakistani, 17.500. A distanza troviamo senegalesi, ucrai-ni, moldavi, ghanesi, egiziani. Questi ultimi registrano la crescita annua più elevata, pari al 37%. Il gruppo macrona-zionale in aumento maggiore è, invece, quello asiatico: dall’inizio del secolo, nel territorio bresciano, è passato da 12.700 a 51.900 stranieri. Altro dato rilevante, quello dei residenti: sono l’85%. Erano il 65% il primo gennaio 2002. Il numero è passato da 45.300 nel 2001 ai 172.100 attuali. I regolari non residenti sono solo 13.400. Dun-que, la quota delle persone presenti

BRESCIA

AUMENTA LA PoPoLAZIoNE DI oRIGINE AsIATICAoPERAI E MURAToRI TRA I LAVoRI PIÙ GETToNATI

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OSSERVATORIO

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12MESInovembre 2012

sul territorio bresciano senza titolo per starci si è abbassata al valore minimo degli ultimi due anni, l’8%, passando da 10.600 nel 2001 a 19.300 nel 2002, 6.300 nel 2003, 17.000 negli ultimi due anni, come conseguenza della sana-toria Bossi-Fini del primo luglio 2003, di quella per colf e badanti di fine 2009 e dei “click days” di inizio 2011. Il tasso di irregolarità maggiore, pari al 12%, si riferisce a egiziani e tunisi-ni, con numero assoluto di immigrati privi di permesso di soggiorno in cre-scita rispettivamente del 30 e 26%. A preoccupare è un altro dato, quello sul numero dei disoccupati, mentre la per-centuale degli occupati è in linea con quella lombarda. Anche perché nella maggior parte dei casi gli stranieri senza lavoro restano privi della rete familiare che funziona da ammortizzatore socia-le. A essere senza un mestiere era l’8% nel 2001, il 13% nel 2010, è il 12% nel 2011. L’occupazione regolare a tempo indeterminato interessa ancora la mag-gioranza relativa degli interpellati (era al 44% nel 2010) e si attesta al 42% nel 2011, il secondo dato più elevato fra

Ci hanno detto…

Alfonso, 43 anniCosa ne pensa del numero di stra-nieri?“Forse la crescita è eccessiva, il ri-schio è una difficile gestione dei cambiamenti sociali”. Cosa teme di più?“Le tensioni nel mondo del lavoro. con la crisi potrebbero accentuarsi”.

Lucia, 32 anniA Bergamo è boom di immigrati. È un dato positivo?“Ma non vedo il problema. Se non ci fossero loro, molti mestieri sarebbe-ro scoperti”.Per esempio le badanti?“appunto. Provi a dirlo a un’italiana di fare un simile lavoro”.

daouda, 38 anni, senegalese Da quanti anni è in Italia?“Da 8. E mi trovo abbastanza bene”. Che problemi deve affrontare?“I pregiudizi. Veniamo giudicati trop-po in fretta più per la provenienza che per quello che siamo realmente”.

Piero, 52 anniDiventiamo sempre più multietnici...“In effetti è così, anche in altri Paesi”.Come vive questo fenomeno?“Mah, una società che rischia di per-dere via via tradizioni e radici un po’ mi preoccupa”.

el bachire, 36 anni, marocchinoPerché è in Italia?“Per lavoro. Ma spero di tornare pre-sto al mio Paese”.Si sente integrato?“No, ognuno qui vive insieme ai suoi connazionali. Non credo nell’integra-zione”.

Feisal, 44 anni, egiziano L’Italia è un paese razzista?“No, ma questo non toglie che per noi è difficile adattarci”.Cosa la preoccupa di più?“La casa, ora sono in affitto, ma po-chi si fidano di noi”.

le province lombarde, dietro Varese. I mestieri principali variano: gli uomini in un caso su tre sono assunti come operai generici nell’industria, poco più di uno su dieci fa il muratore. Tra le donne, il 16% sono operaie, il 15% assistenti domiciliari e il 10% addette alle pulizie. Ad avere il più basso tasso di disoccu-pazione, il 9%, è il gruppo di lavoratori esteuropeo, mentre tra gli africani poco meno di uno su cinque è in cerca di lavo-ro. I disoccupati maggiori sono i ghane-si, il 19%. Il primato dell’occupazione irregolare va, invece, agli egiziani. Non aiuta la mancanza di titolo di studio: ne sono privi il 4% dei censiti, dato abbas-sato rispetto all’11% del 2011. A livel-lo regionale Brescia è sotto la media di dodici punti percentuali per la quota di diplomati e cinque punti sotto per quella di laureati. Dato positivo, la migliorata condizione abitativa e familiare che mo-stra una tendenza verso la stabilità: nel 2001, una persona su cinque possedeva una casa per sé o la propria famiglia, il 78% nel 2011. Le abitazioni di proprie-tà passano dall’8% nel 2001 al 21% nel 2008 e sono il 15% nel 2011.

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l’azIenda commercIalIzza e dIstrIbuIsce prodottI chImIcI con una costante attenzIone alla qualItà. questo determIna anche massIma

sIcurezza e rIspetto per l’ambIente.

TorChIAnI, LA ChImICA dI QUALITÀ In SICUrezzA

Sicurezza, qualità e rispetto dell’ambiente sono per Torchiani Srl tre concet-ti chiave, non solo a livello teorico, ma in ogni aspetto dell’organizzazione aziendale. La società di via Cacciamali, in città, lavorando nel settore dei prodotti chimici punta a una competenza tecnica molto elevata per garanti-

re un servizio ai propri clienti adeguato alle esigenze dei mercati e della produzione. Le numerose certificazioni di qualità di cui dispone attestano la serietà e la sicurezza in cui avviene la commercializzazione dei prodotti chimici. Perché di questo si tratta. Torchiani srl non produce nessun prodotto chimico. Movimentare o tenere in magazzino sostanze chimiche richiede procedure adeguate. Proprio per questo si applicano norme di comportamento ben organizzate. Tutta la struttura dell’azienda è orientata e finalizzata alla sicurezza, con la ricerca della qua-lità in ogni fase di stoccaggio, diluizione e trasporto dei composti affinché la gestio-ne delle sostanze chimiche avvenga in modo adeguato. L’attenzione alla sicurezza e all’ambiente è certificata anche dai controlli, costanti e numerosi. In un’azienda come Torchiani la qualità non è un concetto astratto, ma è ben definita, tracciata e certificata. Il sistema qualitativo risponde alle norme Uni Iso 9001/2008 alle quali si affiancano le norme richieste dalla legge 334 per la sicurezza. Al livello ambientale l’azienda è certificata Uni Iso 14001 dal giugno del 2011. Per mantenere sempre elevati gli standard qualitativi e di sicurezza – due aspetti che per Torchiani sono strettamente legati – l’azienda ricerca la qualità in ogni fase della commercializzazione dei prodotti: nella formazione interna e continua del personale (nel 2010, per esempio, ben 1.398 ore per i 47 addetti); nella scelta dei fornitori, selezionati in base a severi criteri qualitativi e di sicurezza ambientale, per proporre ai clienti solo prodotti chimici testati, certificati e conformi alle specifiche richieste; nel rapporto con i clienti, fondato sulla fiducia, sulla puntualità e sulla trasparen-za; nei provvedimenti finalizzati ad aumentare il risparmio energetico e a tutelare l’ambiente. L’azienda ha anche creato un’area del proprio portale web nella quale i clienti possono scaricare le schede di sicurezza più aggiornate di ciascun prodotto. Ma non è finita perché Torchiani ha anche completamente rinnovato il proprio parco mezzi, in modo da garantire una movimentazione con il minore impatto ambientale possibile.Certo è che oggi Torchiani, operando in Lombardia e in tutto il nord Italia, con oltre 2.500 clienti, è un ottimo termometro della salute dell’economia. La chimica è ormai

alla società moderna e alle sue caratterizzazioni più positive. È altrettanto vero che molti pensano alla chimica come a un settore non amico della natura e potenzialmen-te pericoloso. Questo però è un modello di pensiero che non corrisponde alla realtà e sul quale è necessario prima di tutto fare informazione corretta, seria e coinvol-gente, mostrando in modo serio e trasparente come si lavora e quali tutele vengono applicate”. Nello stesso tempo l’azienda guarda con interesse alla formazione delle giovani generazioni e in particolare ai tecnici del settore chimico. Torchiani ritiene essenziale fare conoscere proprio ai futuri tecnici del settore che il loro lavoro non contrasta con l’ecologia e la salvaguardia ambientale ma ne è parte integrante. Ecco perché ha creato delle apposite borse di studio per i migliori studenti del corso di chimica dell’Itis Castelli di Brescia. “Fare impresa oggi – spiega il presidente della società Sandro Torchiani – è più che mai una sfida e sono mille i problemi che si presentano. Eppure la nostra azienda ha scelto di investire nuovamente e credere nel suo futuro”. Un futuro che dovrà andare di pari passo con l’eco sostenibilità, la sicurezza e la qualità del fare impresa. Proprio quello che stanno facendo alla Torchiani.

una componente fondamentale in ogni settore, dall’agricoltura all’industria, dalla sanità alla lavorazione dei metalli. E, a dispetto di qualche luogo comune da sfatare, chimica e ambiente non sono in contraddizione. Anzi. Soprattutto in un’impresa come Torchiani. “Credo sia importante sottolineare – spiega Elisa Torchiani, amministrato-re delegato di Torchiani srl – come la chimica sia un settore trasversale all’e-conomia, all’industria e alla società nel suo complesso, fornendo prodotti e soluzioni indispensabili per il benesse-re delle imprese e delle persone. Senza la chimica sarebbe impossibile pensare

Sandro Torchiani, presidente della società.

In questa immagine la consegna di una borsa di studio da parte della Torchiani a studenti dell’Itis Castelli di Brescia del corso di Chimica.

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61BENESSERE

IL BENEssEREA PoRTATA DI TUTTI

Corsi di biodanza, arteterapia, biotransenergetica: ognuno può scegliere quello più congeniale alle proprie esigenze. Per stare bene, senza spendere troppo.

di Irene PAnIGheTTI

uando la crisi si fa sentire pesantemente le prime spese ad essere tagliate sono quelle considerate non essenziali e l’estate

da poco terminata ha messo in evidenza il fatto che le vacanze sono sempre più considerate come un bene sacrificabile sull’altare del risparmio: 6 italiani su 10 sono rimasti a casa durante le ferie, 3 di questi per motivi economici. Federal-berghi ha registrato un calo di presenze del 18,9% e del giro d’affari del 22% sul 2011. Questo dato, oltre alla lettura eco-nomica di evidente negatività, può avere

un’interpretazione sul piano psicologico e sociale altrettanto preoccupante: non aver avuto un momento di stacco dalla routine che potesse consentire la ricarica delle energie esaurite potrebbe implica-re un autunno e un inverno pesanti da reggere in termini fisici e psicofisici. A chi non ha potuto godere delle vacanze si aggiunge quella fetta non indifferente di “privilegiati” che, pur facendo uno stacco, non è riuscito a goderselo; ansia di fare e vedere tutto, ritmi frenetici an-che in vacanza, presenza 24 ore su 24 del coniuge o dei figli, oppure vere e proprie fregature ricevute dai tour operators: tut-ti fattori che possono aver reso le tanto at-tese e agognate ferie come un’esperienza

ancor più stressante del lavoro e della vita di tutti i giorni. Per rimediare a questi indubbi fattori negativi che possono avere strascichi pesanti sulla ripresa, è importante ri-uscire a ritagliarsi degli spazi per sé, contro lo stress del lavoro e della vita quotidiana: momenti di contemplazione e sviluppo delle proprie aspirazioni e inclinazioni, in cui prendersi cura delle proprie esigenze di riposo o dei propri desideri di svago. Le offerte in tal senso non mancano: anche nel bresciano, così come in tutto il Paese, sono aumentate le proposte di corsi che mirano al benes-sere olistico della persona, coniugando attività fisica ad attività creative o

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BENESSERE62

ludiche. Per esempio il classico corso yoga ha visto il moltiplicarsi delle sue declinazioni con risvolti anche estrosi che si rifanno a metodi riecheggianti la New Age. Ma sono spuntati come fun-ghi anche corsi di biodanza, arteterapia, biotransenergetica o specifici corsi di teatro impostati come attività terapeu-tica. I prezzi sono variabili, a seconda delle offerte e dei programmi persona-lizzati: mediamente si paga dai 30 ai 50 euro al mese per incontri bisetti-manali, ma ogni palestra o as-sociazione fa storia a sé. Un buon successo riscuote la biodanza, un sistema esperien-ziale che combina musica, movimento ed esercizi di incontro per sviluppare i poten-ziali di vitalità, creativi-tà, affettività, sessualità e trascendenza. Una discipli-na che pare proprio piacere ai Bresciani, che da oltre un decennio si iscrivono ai corsi offerti da palestre o da associa-zioni, come Biodanza Brescia, che promuove anche feste ed eventi. L’as-sociazione Ga-iabella, invece, punta su corsi inno-

vativi, come l’arteterapia o la biotranse-nergetica: “La crisi economica ha fatto cambiare il concetto di benessere, oggi inteso non più solo in senso economi-co ma anche olistico. Abbiamo scelto di offrire questi corsi perché oggi c’è biso-gno di migliorare la qualità della vita a costi accessibili a tutti, anche in questo periodo di carenza economica”, ag-giunge Diletta Varlese, organizzatrice

delle attività di Gaiabella. Ma che cosa sta dietro a queste attività dai nomi

suggestivi ancorché strani? Per biotransenergetica

si intende una “di-sciplina terapeu-tica, riconosciuta dal ministero della

salute, frutto dell’u-nione tra psicologie

di taglio psicocorpo-reo e medicina olisti-

ca”, spiega la psicologa bresciana Paola Gares,

che da un paio d’anni pro-pone la biotransenergetica a

pazienti in sedute individuali o di gruppo. Un’altra propo-

sta al servizio dei Bresciani è l’arteterapia,

una discipli-na che con-tribuisce alla

diagnosi, alla presa in carico e

al trattamento del disagio psicologico e sociale. Gli interventi possono avere finalità preventive, riabilitative, tera-peutiche o psicoterapeutiche e sono rivolti a differenti tipologie di persone: dai minori agli anziani, dai disabili agli ammalati di Aids, passando per persone con dipendenze da sostanze o con di-sturbi alimentari. È una disciplina che, utilizzando le tecniche e la decodifica dell’arte grafico-plastica, ha l’obiettivo di ottenere dall’utente manufatti che racchiudono pensieri ed emozioni che, messi a fuoco nel percorso di atelier, diventano simboli comunicabili. I risul-tati sono tangibili e soddisfacenti: Sara, 39 anni, quest’anno si riscrive perché “questo corso mi ha aiutato a superare una crisi che rischiava di divenire pro-fonda e che faticavo ad accettare. Dopo la prima lezione mi sentivo strana, poi ho capito che questa sensazione veniva dallo stupore di conoscere parti di me che lasciavo in ombra”. Il prodotto ar-tistico acquista la funzione di mediatore di relazione tra la persona e lo specia-lista, dà protezione e contenimento, e stimola risorse creative, emozioni da elaborare e capacità residue individuali. Insomma, le proposte non mancano e da anni i Bresciani possono crearsi spa-zi di benessere naturale e di stacco. Per prendersi cura di sé tutto l’anno, in atte-sa, delle, si spera, prossime e rilassanti vacanze....

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aumentare la microcriminalità e la perce-zione di insicurezza da parte dei cittadini. Un bisogno primario, al quale l’istituto di vigilanza privata “Nuova Sicurezza del Cittadino Gruppo Civis Spa” sa dare risposte puntuali, concrete, efficaci e personalizzate grazie alla sua trentennale esperienza nel settore e alla sua profes-sionalità all’avanguardia. Azienda leader nel settore, fa parte del gruppo Civis, che è uno dei primari gruppi in Italia in materia di sicurezza integrata e globale. “Nuova Sicurezza del Cittadino” è presente a Brescia e provin-cia, con espansioni oggi anche nelle pro-vincie di Cremona, Mantova e Bergamo. L’Istituto di vigilanza è in possesso di tutte le certificazioni obbligatorie pre-viste dalla nuova normativa di legge. La volontà di contribuire alla sicurezza per tutti è confermata anche dall’adesione al programma “Mille occhi sulla città”, si-glato nel 2011 in Prefettura con l’obiet-tivo di sviluppare un sistema di sicurezza

integrato tra il pubblico e il privato e promuovere, nella cornice della sussidiarietà e della complementarietà, l’azione combinata delle istituzioni dello Stato e degli istituti privati di vigilanza. Il servizio proposto dalla “Nuova Sicurezza del Cittadino” è attivo 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. L’eccellenza è garantita dalla combinazione di diversi fattori: le 42 pat-tuglie in servizio tutte le notti su tutto il territorio bresciano, coordinate dalla centrale operativa che si avvale di tecnologia sempre aggiornata e all’avanguardia, che permette di fare interventi mirati con meno dispersione di tempo: tutti i mezzi sono collegati con sistema Gps, come predisposto dalla legge, mentre la rigorosa divisione in aree da pattugliare permette azioni sincroniche e ben pianificate. Il territorio sotto controllo è infatti suddiviso in 42 zone che fanno capo ad altri 8 distaccamenti: quando arriva l’allarme alla centrale operativa, la pattuglia dell’area interessata si reca sul posto per eseguire l’intervento, che si chiude dopo le verifiche da effettuarsi con il titolare del sistema di allarme, con altre pattuglie dell’istituto o con le forze dell’ordine. L’azione coordinata e repentina permette di sventare gran parte dei furti, mentre la sola presen-za di auto che perlustrano il territorio svolge una funzione di deterrente. La mission della “Nuova Sicurezza del Cittadino” infatti non è solo evitare episodi di microcriminalità o di criminalità vera e propria, ma anche, se non soprattutto, fornire opera di prevenzione, deterrenza e controllo. Questo è possibile grazie alla combina-zione del fattore meccanico, quindi la tecnologia all’avanguardia utilizzata, al fattore umano, con l’accurata preparazione del personale. La formazione della futura guardia giurata che lavorerà per l’istituto è infatti rigorosa e il percorso, lungo mesi, prevede corsi specifici di varia natura, tra i quali primo soccorso, antincendio, maneggio delle armi, corsi di polizia giudiziaria e di pre addestramento. Questo articolato processo di formazione rappresenta la garanzia di professionalità e di serietà del personale della “Nuova Sicurezza Del Cittadino”. I servizi offerti dall’istituto sono per tutti: aziende, enti pubblici e privati cittadini; a secondo dei bisogni la proposta è personalizzata e su misura. Alle aziende si offre un servizio di consulenza e progettazione specialistica, che ha l’obiettivo di proporre so-luzioni di total security innovative e vantaggiose nel rapporto costi-benefici. Il metodo prevede la formulazione di un piano di sicurezza che integra il momento di formazione,

il test nel tempo e la manutenzione delle procedure e dei sistemi definiti. Per le si-tuazioni ad alto rischio la società dispone di diverse unità particolarmente adde-strate ed equipaggiate con le più sofisti-cate tecnologie di protezione.Le richieste dei privati si concentrano nel settore della protezione dell’abitazione: la “Nuova Sicurezza del Cittadino” offre una serie di soluzioni ad hoc per allarmi e sistemi antifurto. L’istituto può gestire qualsiasi segnale d’allarme o immagine e proporre un’ampia gamma di servizi re-lativi al controllo sui sistemi e sui segnali ricevuti, per garantire al cliente soluzio-ni anti-intrusione, antifumo, antigas, antirapina, soluzioni per la gestione dei

parametri di impianti industriali, per il controllo degli accessi, delle temperature. Le connessioni, garantite sulle 24 ore, includono le modalità via radio frequenze riservate o via telefonica: una volta verificato il tipo di allarme ricevuto la centrale operativa attiva le procedure concordate con il cliente, che possono prevedere l’avviso ai responsabili, l’invio delle pattuglie di zona, l’avviso immediato alle forze dell’ordine, ai vigili del fuo-co, al pronto soccorso. Il sistema antintrusione ha diverse versioni, personalizzabili a secondo dell’immobile e delle esigenze di chi lo abita o lo frequenta: la versione base prevede la cessione in comodato d’uso di un kit composto da combinatore telefonico digitale o ponte radio bidirezionale, centralina anti-intrusione via radio/filo, sensori volumetrici e magnetici anti-intrusione, il collegamento alla centrale operativa e il servizio di pronto intervento. L’opzione con videosorveglianza prevede la cessione in comodato d’uso di un kit com-posto da telecamere, rivelatori anti-intrusione, centralina, trasmettitore video a colori su linea telefonica, modem, il collegamento alla centrale operativa e il servizio di pronto intervento. Il sistema antirapina si basa sulla fornitura di un ponte radio bidirezionale con l’aggiunta di una scheda, che consente la trasmissione della segnalazione rapina, inviata a mezzo di appositi telecomandi e/o dispositivi “uomo morto”.

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STRADE E QUARTIERI66

sAN PoLo:IN CAMPo PER AMoRE DEL qUARTIERE

Da anni è la zona più discussa di Brescia, quella più avvez-za ad apparire sulle pagine dei giornali. Immigrazione,

ambiente, sicurezza, viabilità. Le pro-blematiche che affliggono San Polo sono innumerevoli e chi vive da queste parti è abituato ad affrontare situazioni difficili. Gli snodi cruciali riguardanti il presen-te e il futuro della nostra società a San Polo è sempre d’attualità. La gente lo sa, alza le spalle con rassegnazione, scuote la testa o s’infervora nella discussione. Gli aspetti negativi ci sono, tuttavia non scalfiscono l’amore e il legame della gente del posto per il suo habitat natura-le. “Le cose non vanno, ma io da qui non me ne andrei mai” è il ritornello dell’in-no dei residenti al loro quartiere, intriso di ricordi, volti e luoghi incancellabili.Così si resta ancorati a questo pezzo di

Brescia, che ha gli insoliti connotati del “paese di città”. Una realtà strana, ricca di chiese e povera di attività commercia-li; zeppa di capannoni nella parte vec-chia e di aree con negozi e appartamenti sfitti in quella nuova; afflitta dal traffico in via San Polo e vittima del deserto in via Bazoli; vissuta alla luce del sole da famiglie di ogni etnia ma anche da gang che bazzicano gli angoli più nascosti. Tutto questo all’ombra delle orrende torri – gli alveari dell’edilizia popolare – e sotto le ciminiere dell’Alfa Acciai. Passeggiando per le strade di San Polo la differenza si percepisce. A livello ol-fattivo e visivo, perché oltre agli indizi scovati dalle narici ci sono quelli captati dagli occhi, che non possono ignorare i numerosi volantini dei comitati per la di-fesa dell’ambiente appiccicati ovunque. Puntano il dito contro la Loggia e le sue politiche ambientali. Chiedono un’aria più salubre e manifestano tutta la loro

preoccupazione per la discarica di via Brocchi.La battaglia continua, ma non è la sola da combattere. Ce n’è un’altra, altrettan-to quotidiana: quella dell’integrazione, che anche qui fatica a prendere forma, complice la vicinanza del campo noma-di. A gettare benzina sul fuoco il recen-te caso delle mense e dei bus sospesi ai bambini rom, con le famiglie insolventi a pretendere diritti dimenticando i do-veri, e chi ha la buona abitudine di pa-gare un servizio a chiedere uguaglianza. Nel frattempo nelle parrocchie e nelle stanze delle associazioni si moltiplicano i progetti per favorire la nascita di una società in cui gli italiani di ieri e di oggi si sentano fratelli, proprio come dice l’inno di Mameli, un canto d’amore alla patria che ha parecchio in comune con quelle radici piantate da chi vive a San Polo tra mille problemi, ma con la ras-sicurante convinzione di sentirsi a casa.

di brUno ForzA

CI RACCONTANOSAn PoLo

mICheLe mAFFeI (GIoIeLLerIA oTTICA LAmPerTI) Via Giorgione

Il margherita d’este è importante per la gente di san polo

Come vanno gli affari?“La crisi è generale e non ne siamo im-muni”.La situazione del centro commerciale non aiuta.“Fortunatamente è arrivata una nuova proprietà che si adopererà per dargli un

nuovo volto. Siamo fiduciosi, anche per-ché il Margherita d’Este è importante per la gente di San Polo. Ne hanno bi-sogno e ci chiedono spesso novità sulla possibilità di arrivo di nuovi esercizi nei locali attualmente sfitti”.Qual è il problema più sentito dai re-sidenti?“Il campo nomadi. Riguarda anche per noi, perché stazionano spesso nel par-cheggio a bere e a fare apprezzamenti sgradevoli alle donne che passano. Non è un bel biglietto da visita”.Vi siete rivolti al Comune?“Abbiamo chiesto aiuto a tutti i sindaci che si sono succeduti, ma a quanto pare non possono fare nulla”.

don CeSAre PoLvArA (PArroCChIA SAnT’AnGeLA merICI) Via Cimabue

I problemi sono tanti, ma a san polo c’è tanta gente che si attiva per il bene del quartiere

San Polo: croce o delizia?“I problemi sono tanti, ma a San Polo c’è tanta gente che ha a cuore il suo quartiere e che si attiva per il suo bene. I fedeli non

vengono solo a Messa, operano nel socia-le. Il circolo Acli è un ottimo esempio”.Qual è la battaglia più importante da vincere?“Quella dell’integrazione. Ci sono bei tentativi di crescita promossi sia dal Comune sia dalla parrocchia. Dobbia-mo capire che gli immigrati non devono esclusivamente integrarsi, ma che pos-sono scambiare con noi la ricchezza del-la loro diversità. Non dobbiamo perdere l’opportunità di uno scambio proficuo”.Capitolo torri.“Non andavano costruite. Abbatterle comporta una serie di nuovi problemi, soprattutto per famiglie e anziani”.Cosa chiederebbe al Sindaco?“Spazi a disposizione dei giovani. Non tutti vengono in oratorio, ma devono avere comunque il diritto di crescere in modo sano e in luoghi costruttivi”.

FrAnCeSCA rezzoLA (edICoLA) Via San Polo

l’acciaieria c’era, c’è e ci sarà sempre. spero solo che rispetti le norme di legge

Consiglierebbe a qualcuno di tra-

Michele Maffei

s

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12MESInovembre 2012

STRADE E QUARTIERISan Polo

68

sferirsi a San Polo?“Non saprei. La qualità dell’aria è pes-sima e i dati dicono che i tumori sono sempre più diffusi. Alla luce di questo, consigliare San Polo non sarebbe pro-prio corretto”.Lei è a due passi dall’Alfa Acciai. Com’è la convivenza?“L’acciaieria c’era, c’è e ci sarà sempre. Io spero solo che rispetti le norme di legge. Certamente non dovevano am-pliarla. Il discorso è complicato, anche perché dà lavoro a tante persone. Ci sono i pro e i contro. Un’altra tematica che è molto sentita è quella della disca-rica di via Brocchi. La gente non ne può più”.Giusto abbattere la Tintoretto?“Le torri non mi sono mai piaciute. Non andavano costruite. Non so cosa sia pas-sato per la testa a quell’architetto e a chi gli ha dato carta bianca”.

mArIA e dAnIeLA (dUe GIovAnI mAmme)

l’aria di san polo è troppo inquinata e siamo preoccupati per la salute dei nostri bambini

Come si vive a San Polo?“Non è certamente il Bronx, ma delin-quenza e spaccio sono realtà diffuse, anche se magari non si vedono”.Quali sono invece i problemi ben vi-sibili?“Più che visibili diremmo respirabili. L’aria di San Polo è troppo inquinata e rappresenta la preoccupazione più grande per la salute dei nostri bambini”.Avete mai pensato di trasferirvi?“No, le nostre famiglie sono troppo le-gate al quartiere”.Come procede l’integrazione con le famiglie di immigrati?“I bambini giocano e crescono insieme, tra genitori non ci sono rapporti. Si-curamente la questione bus e mensa ai bambini rom non aiuta”.Cosa chiedete al sindaco?“Di tutelare i suoi cittadini e chi lavo-ra”.

C’è qualcosa che non va

La rubrica della Brescia che non funziona in quel di San Polo si arric-chisce, purtroppo, di innumerevo-li spunti. Tra i numerosi aspetti da prendere in considerazione abbiamo deciso di puntare i riflettori sul cen-tro Margherita d’Este, polo commer-ciale della zona immerso in un conte-sto di totale degrado.

accanto all’ingresso principale ci sono edifici fatiscenti, muri costellati di scritte e marciapiedi zeppi di bu-che. Sul lato destro del parcheggio la vegetazione invade i posti auto, così come i carrelli della spesa ab-bandonati in malo modo. Il resto lo fanno gli innumerevoli rifiuti sparpa-gliati ovunque.

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“In effetti non faccio tanta pubblicità, perché lavoro molto sulla fiducia: chi si trova bene, ne parla, come parla il buon prodotto”.Anche nell’arredamento si è arrivati alla mentalità da fast-food...“Parallelamente però si riscopre il pia-cere delle cose che durano nel tempo, aldilà degli articoli usa e getta”.Lei ha fatto parte della Pro Loco: ce ne parli.“È nata solo quattro anni fa e organizza momenti ricreativi e culturali, come la recente Festa della Polenta: non a caso il nostro stemma comunale è fatto con tre pannocchie, il significato culturale è importante, così come l’aggregazione”.Le iniziative servono anche come col-lante sociale?“Sono momenti socializzanti, per unir-si e conoscerci: se c’è festa, c’è gente. Importante è anche sapere trattenere la gente nel proprio paese”.Cosa rende caratteristico Flero?“L’anima di grandi risparmiatori. Il pa-ese è ben fornito, ed ha coinvolto molta gente limitrofa”.

7170 HINTERLAND

FLERo E sAN ZENo

Essere vicini alla città, per l’hin-terland bresciano, è sempre sta-to “croce e delizia”. C’è chi ne trae vantaggio – i commercian-

ti, che possono contare sul passaggio, e gli abitanti, che per servizi più completi non hanno che pochi minuti d’attesa – e chi patisce, come i negozi che non de-collano, perché “tanto c’è la vicina of-ferta cittadina”, o i residenti infastiditi dal via vai.Mai come a Flero e a San Zeno Naviglio abbiamo riscontrato come Brescia city possa diventare il centro di discussione, anche se non esistono “schieramenti compatti”. Flero, infatti – oltre 8mila abi-tanti, una sensibile presenza di stranieri e un territorio pianeggiante la cui econo-mia si regge sul secondario – è già in sé una piccola città multietnica; questo inor-goglisce molti, e infastidisce chi vorrebbe tornare a un clima più agreste. Ma nono-

di ALeSSAndrA TonIzzo

eLISA ChIeSA e STeFAno PrATI(bAr bUTTerFLY) Via Umberto I

a Flero si vive bene, i servizi non mancano

Da quanto gestite questo bar?“Da circa 6 anni. La clientela è varia, ma parliamo soprattutto di ragazzi, dai 25 ai 40 anni”.Può dirsi, questo, un punto di ritrovo reale per i giovani?“Direi di sì, vengono ragazzi che cono-scevo prima di avere il bar”.Organizzate qualcosa di particolare?“La domenica sera è il momento dell’happy hour, un ricco aperitivo con buffet. Ma una volta al mese organizziamo delle feste vere e proprie, come quella della birra, in cui abbiamo dispensato anche gadget a tema”.Come avvertite la crisi?“Si sente soprattutto durante la settima-na, in cui la gente viene meno”.Che paese è Flero?“Una realtà in cui si vive bene, un po’ più città rispetto a dove vivo, Bedizzole. Servizi non ne mancano”.Gli stranieri si sono integrati?“A mio parere sì: mai sentito o avuto problemi”.

AnTonIA SAvIo(CArToLIbrerIA) Via Umberto I

la crisi si fa sentire: si acquista l’indispendabile e prodotti non di marca

Qual è il target della sua clientela?

“Lavoro qui da 8 anni, e mi frequentano soprattutto genitori di bambini che fan-no le elementari, del paese”.L’articolo che non muore mai?“La cancelleria, dai quaderni alle matite. Ma la crisi si fa sentire: si risparmia sulle copertine, si acquista materiale non di marca, l’indispendabile insomma”.Lo zainetto è ancora uno status symbol?“Sinceramente ne vendo pochi, anche perché di supermercati, qui intorno, ce ne sono parecchi, e le famiglie li predili-gono per questo genere di acquisti”.Come definirebbe Flero?“Un paese comunicativo e gioioso. Qui si sta bene”.E commercialmente?“È fornito, vivo”.Un neo?“Forse qualcosa in più per i giovani, e un’Asl proporzionata agli abitanti”.

CrISTInA bAIGUerA(boTTeGA deL doLCe) Via Vittorio Emanuele II

qui c’è tutto, quasi troppo: siamo vicini alla città e la gente si sposta parecchio...

Da 25 anni gestite una pasticceria a Flero, come mai vi siete spostati sotto i portici?“Volevamo allargarci, con bar e gelate-ria. E, da sei anni, ormai siamo qui”.Chi vi frequenta?“Generalmente signore, mamme con bambini, famiglie. I giovani, infatti, sono più serali, e noi chiudiamo alle otto”.Cosa vi caratterizza?“Sicuramente le nostre torte, dalla mil-

lefoglie alla meringata. Le facciamo an-che su ordinazione”.Un pro e un contro del paese?“Qui c’è tutto, quasi troppo a dire il vero: siamo vicini alla città e la gente si sposta parecchio... C’è molto verde at-trezzato per i bambini, esiste un parco in ogni villaggio”.La crisi la sentite da molto?“Stranamente no, s’inizia a soffrire un po’ adesso”.

mArIeLLA FIbrenI(bIAnCherIA e TeSSUTI) Via Umberto I

si sta riscoprendo il piacere delle cose che durano nel tempo, aldilà degli articoli usa e getta

Che attività è questa?“Diamo un servizio semplice, essendo circondati dalle grandi superfici distri-butive. Teniamo di tutto un po’, anche tendaggi”.I clienti la raggiungono grazie al pas-saparola...

CI RACCONTANOFLero

qUANTo CoNTA LA CITTàstante si guardi avanti, la cittadella cemen-ta vecchie e nuove leve a colpi di socialità, organizzando numerose feste e iniziative le cui radici risalgono alla tradizione.San Zeno, invece, tra cascine, ponti e torrenti, vive il suo essere paese con fierezza, facendo però i conti con lo scorrimento del traffico (sensibilmente migliorato, ma restano sempre 2 vigili per 4.800 abitanti) e diatribe commer-ciali interne in via di pacificazione. Qui si percepisce un’aria di rinnovamento, brulicante di operosità: la recente Notte bianca, l’attenzione all’ambiente e alla sicurezza: il rifacimento dei tetti per case protette degli anziani, i pannelli fotovoltaici alla scuola materna e alla pa-lestra comunale, la vasca per arginare le esondazioni del vaso Serioletto, la rimo-zione dell’eternit. Tra paese e città, ciò che importa è tro-vare un compromesso creativo alle pro-prie esigenze di vita. E sia Flero che San Zeno, ai nostri occhi, l’hanno trovato.

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Flero è molto vivo, stupisce la rarità d’una cittadella in cui tutti si salutano, sono disponibili. ottima so-luzione abitativa per chi lascia la città, ma non se la sente di vivere circondato da soli orti e campagne.a San zeno l’umore non era dei migliori, e ciò sto-nava con la solita baldanza dei locali. auguriamo al pase di ritrovare uno spirito conciliante: suvvia!Antonia Savio

Cristina Baiguera

s

Mariella Fibreni

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7372 HINTERLANDFlero

San Zeno

oMaR BeRteLLi, ViCeSindaCo di San Zeno naViGLioIl vicesindaco bertelli sostituisce nel ruolo di sindaco angiolino serpelloni, spentosi lo scorso 26 febbraio in seguito a una lunga malattia. serpelloni, molto amato in paese, si era candidato a sindaco nel 2004, divenendo primo cittadino, ruolo nel quale fu riconfermato nel 2009 per il secondo mandato.

Questione viabilità: dopo la “bretel-la”, ci può fare il punto sulla gestione del traffico a San Zeno (pedonalizza-zioni, marciapiedi, sottopasso...)?“La nostra bretella è stata il primo tas-sello di un mosaico generale che vuole riqualificare il centro storico. Il secondo step è il sottopasso ferroviario, che li-bererà da auto e furgoncini via Roma e via Risorgimento: è noto come in pae-se, nelle ore di punta, con il passaggio a livello le code siano oggi disastrose. Dopo il bando di gara d’agosto (per cui è stato stanziato 1 milione e mezzo di euro), cui hanno risposto una ventina di ditte, possiamo affermare che ci fa-remo questo bel regalo di Natale. Già pronta, invece, l’elegante rotatoria tra via Pertini e via Diaz, e per l’anno pros-simo avremmo in mente altri progetti: l’eliminazione dei due incroci semafo-rici, più parcheggi per il commercio, marciapiedi e nuova illuminazione”.Salta all’occhio l’esistenza di un invi-sibile spartiacque tra il centro stori-co e le recenti botteghe di via Perti-

ni. Il Comune non potrebbe dare più risalto a questa via che di fatto è una reale risorsa per San Zeno? “Lo spartiacque c’era, a causa di incom-prensioni tra i portavoce di via Pertini e l’amministrazione. Quest’estate, però, ci siamo messi attorno ad un tavolo, ed ora stiamo finalmente lavorando bene, insieme all’associazione I Mercanti del Naviglio. Il successo della Notte bianca del 28 settembre ne è stato l’esempio (in via Pertini c’erano Radio Studio + e un complesso rock), e stiamo lavoran-do affinché il mercato possa essere di-slocato proprio in via Pertini, magari a partire dal prossimo febbraio”.

Chi vi frequenta?“Gente di paese, qualcuno di passag-gio”.Che offerta propone?“Pigiami, intimo uomo, donna e bam-bino. Ho, solo in esposizione, ben 130 reggiseni! Ho inserito qualche referen-za di merceria, perché in paese non c’era nulla”.I negozi sono arrivati in via Pertini 6-7 anni fa: come va?“Questo dovrebbe essere un centro di maggior passaggio, ma purtroppo ci sono un po’ di problemi tra questa zona e l’altra, più centrale. Ci sarebbe biso-gno di rivitalizzare via Pertini”.Rispetto alla grande distribuzione, cosa offre di più?“Un servizio completo, al cliente: lo coccolo! Ciò che non si trova, lo pro-curo in breve tempo. Faccio provare in camerino tutto l’inventario”.Cosa cercano di più le donne, oggi, nel suo campo?“Reggiseni non troppo classici, sfizio-si”.Cosa spera?“Che questa crisi passi in fretta, e che il negozio attiri più gente, anche solo per dare un’occhiata. Questa sarebbe una postazione molto comoda, tra parcheggi e passeggiate a piedi”.

GIUSePPe mAFFI(GrILLI dI CASA) Via Pertini

oggi la chincaglieria sta lasciando il passo alle cose utili

Siete aperti da un anno: prima cosa faceva?

“Lo stesso mestiere. Avevo un negozio altrove, mi sono spostato qui perché la piazza mi piaceva... ahimè”.Perché questo rammarico?“Via Pertini non è un polo attrattivo, è osteggiato da molti. Così gli abitanti non lo recepiscono come un luogo in cui fare compere”.State facendo qualcosa, al riguardo?“Ci stiamo muovendo tra commercianti, proviamo. Anche se pensavo fosse più semplice... ma le teste sono tante”.Che prodotti offre?“Articoli casalinghi di prima necessità, tipo detersivi ecologici, posateria, ecc., oltre ad oggetti regalo”.Su cosa ha puntato maggiormente?“Sui detersivi ecologici, e devo dire che il risultato è molto buono sia per il rispetto ambientale sia per l’efficacia. Hanno una concentrazione molto alta, ne basta poco, sono professionali”.

Va ancora il regalo utile per la casa?“Certamente: dal servizio di tazzine per tè e caffè, al portafoto, alla caffettiera... Oggi la chincaglieria sta lasciando il pas-so alle cose utili: meglio una bella padel-la che l’oggettino fine a se stesso”.Lei è di Lumezzane. Come descrive-rebbe San Zeno?“Un paese con delle belle persone, so-prattutto quelle anziane, molto socievo-li. Mi hanno accolto bene”.

CI RACCONTANOSAn zeno nAvIGLIo

CATerInA bIAnChI(PeTer’S AbbIGLIAmenTo) Via Lombardia

senza il via-vai di camion è tutta un’altra vita. grazie al compianto sindaco angiolino!

Ci descriva la sua attività...“Il negozio è nato 30 anni fa, contro il parere di tutti, convinti che non avrebbe funzionato in paese. Per me, oggi, es-sere qui è una soddisfazione, tanto che non riesco a smettere di lavorare!”.Un po’ di calo nelle vendite, in questi anni, ci sarà stato...“Beh, certo. Ma fortunatamente ho una clientela selezionata”.I suoi prodotti sono caratterizzati da...“Buon gusto e stile classico-giovane”.Com’è commercialmente San Zeno?“Posso dire che a me è andata bene perché sono posizionata in un punto di passaggio”.

Caterina Bianchi

Laura Conti

Giuseppe Maffi

nadia PedeRSoLi, SindaCo di FLeRoIl fatto d’aver recentemente creato un distretto commerciale (insieme a Castel Mella, Torbole Casaglia e ron-cadelle) cos’ha portato al paese?“abbiamo creduto fortemente nei di-stretti del commercio così come cre-diamo fortemente in tutte le gestioni sovra-comunali. Per noi “Distretto del commercio” era ed è garantire un’e-conomia commerciale che è servizio di prossimità e di specializzazione. Un progetto prima di tutto culturale che restituisce valore ai prodotti e al la-voro e sconta politiche tutte legate al consenso e allo scambio. Pur avendo raggiunto come Distretto un punteg-gio elevato, la Regione Lombardia non ci ha finanziato dirottando le risorse su Distretti che non hanno raggiunto il nostro punteggio. continueremo a

lavorare per garantire valorizzazione e riqualificazione al nostro tessuto urba-no che si mantiene vivo anche per le attività commerciali insediate”.Flero e le sue numerose zone verdi: è vero che piccoli parchi (come quelli in via oli-velli o via Battisti) saranno presto “in via d’estinzione”?“I parchi a Flero non sono in estinzio-ne. Voglio ricordare che l’amministra-zione comunale ha restituito ai citta-dini più di 30 ettari di area agricola di pregio garantendo altresì una loro tutela e valorizzazione dentro il Parco agricolo Regionale del Monte Netto. ciò detto, l’amministrazione intende solamente garantire un cestino di di-ritti edificatori, da cedere ai confinan-ti o, in futuro, ad altre zone”.Il paese è cresciuto molto, nel tem-

po, a livello demografico, ingloban-do persone e famiglie dalla città, da zone limitrofe, dall’estero. Come tiene vivo, il Comune, in un’area così variegata, il senso d’appartenenza? “Il senso di appartenenza è dato dal ‘sentirsi inseriti’ in un luogo vissuto e percepito come bene comune e perciò condiviso. L’azione politica della nostra amministrazione è tut-ta finalizzata a garantire autonomia e valorizzazione alle politiche della scuola, degli Enti e delle associazio-ni operanti sul territorio, perché solo azioni che partono dalle persone li-beramente associate, costruiscono tessuto sociale e appartenenza. In-dipendentemente dal fatto che nel nostro paese siamo nati o siamo arri-vati per i casi della vita”.

Com’è la qualità della vita?“Qui si vive un gran bene, a dispetto di chi svilisce il paese. Tutto dipende da come ci si propone, è facile dire: non c’è niente. Siamo anche vicini alla città, e questo ci fa bene”.Con la nuova mobilità come va?“Senza il via-vai di camion è tutta un’al-tra vita. Grazie al compianto sindaco Angiolino!”.C’è qualcosa che manca?“Supermercati e diversi altri servizi”.

LAUrA ConTI(InTImA FoLLIA) Via Pertini

ci sarebbe bisogno di rivitalizzare via pertini

Le nostre domande a…

Le nostre domande a…

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12MESInovembre 201212MESI

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InFormatIca lombarda e FondazIone mazzocchI hanno dato vIta a un orIgInale

sIstema dI InFormatIzzazIone e dI vIdeosorveglIanza

per la semplIFIcazIone organIzzatIva della casa dI rIposo dI coccaglIo.

A Coccaglio sta nascendo la prima casa di riposo 2.0. Un matrimonio perfetto tra spirito di servizio e

tecnologia, cura degli ospiti e sistemi informatici d’avanguardia, tutela dei pa-zienti ed efficienza organizzativa. Tutto nasce dal fortunato incontro tra la Fon-dazione Mazzocchi e Informatica Lom-barda. Incontro di persone, naturalmen-te, Alberto Facchetti ed Elio Massetti da una parte, Fulvio Baresi dall’altra. I tre si incontrano, si parlano e decidono di collaborare. I primi due sono presiden-te e direttore generale della Fondazio-ne, nata nel 1959 per volere di Cesare Mazzocchi che nel suo testamento aveva nominato suoi eredi i comuni di Torbole Casaglia e Coccaglio con l’obbligo di dar vita a una Casa di Riposo. Diventata On-lus, oggi la fondazione gestisce una Rsa con 82 pazienti, offre assistenza a 30 ospiti nei due centri diurni, uno in cia-scun comune, gestisce 11 mini alloggi e svariati appartamenti. Baresi è invece il vulcanico amministratore di Informatica Lombarda, società nata nel 1987 a Rova-to, specializzata nello sviluppo di proget-ti ad alta tecnologia per piccole e media imprese e diventata fucina di talenti e so-luzioni innovative. Come quella messa in piedi per la Fondazione Mazzocchi.

sono diventati sofisticati strumenti di comunicazione, su cui ricevere non solo telefonate, ma documenti, dati, filmati. Ma il vero valore aggiunto è l’aver co-struito una piattaforma che consentisse ai diversi servizi di “parlarsi”. “Il nostro obiettivo era fare in modo che mondi solitamente separati potessero viaggiare su unico canale, parlando la stessa lin-gua” continua Baresi.La soluzione è arrivata sfruttando il si-stema messo a punto da Meru Network: un’infrastruttura wireless ad alta ca-pacità dove voce, dati e video possono incontrarsi. Così è nato un sistema che ha visto l’integrazione della comunica-zione voip e della videosorveglianza. Proprio la videosorveglianza si è rivelato un aspetto “strategico” per ottimizzare il servizio rivolto agli ospiti della Casa

di riposo. “Da tempo stavamo pensando a un sistema che monitorasse costante-mente i varchi di accesso, a tutela della sicurezza di cose e persone” spiega il di-rettore Elio Massetti. La soluzione pro-posta da Informatica Lombarda è stata, come sempre, innovativa: non una mi-riade di occhi elettronici, ma apparecchi all’avanguardia. “Ci siamo resi conto che per dare una risposta concreta alle esigenze del personale non potevamo limitarci all’installazione di telecamere

tradizionali” spiega Baresi. Si è dunque optato per quattro telecamere IP modello M24 ad alta risoluzione (3,1 megapixel) prodotte dalla multinazionale tedesca Mo-botix; le videocamere controllano gli accessi dai varchi esterni alla struttura, 2 carrai e 3 pedonali, sono in funzione 24 ore su 24, registrano a colori durante il giorno mentre di notte passano in automatico alla registrazione in bianco e nero, a garanzia del massimo livello di dettaglio. “La nitidezza e la qualità delle immagini ci permette di vedere perfettamente i volti delle persone”. Alcuni pazienti sono inoltre stati dota-ti di un braccialetto elettronico interfacciato con le telecamere: se anche inconsape-volmente l’ospite supera alcuni varchi scatta un allarme che consente di individuare subito la sua posizione. Un sistema, spiegano dalla Fondazione, che tutela in prima battuta i pazienti ma anche il personale medico infermieristico, tracciando costante-mente i tempi e la qualità di risposta alla segnalazione.Ma questo, si diceva, è solo il primo tassello del progetto. “Ora sta partendo la parte pregnante, quella che riguarda gli aspetti sanitari del nostro operare” spiega Masset-ti. L’idea è informatizzare tutta la cartella sanitaria degli ospiti: infermieri e persona-le saranno dotati di un tablet sul quale consultare e modificare le schede di ciascun paziente in tempo reale; anche ai medici sarà consegnato un supporto elettronico in modo che siano sempre reperibili e possano, ovunque si trovano, compilare una ricetta o prescrivere una cura. Il sistema di digitalizzazione e dematerializzazione dei documenti velocizzerà lo scambio di documentazione tra il personale e i medici in

maniera bidirezionale. Ogni passaggio sarà inoltre registrato e ricostruibile. C’è poi una terza fase che porterà a “informatizzare tutto il nostro sistema qualità – continua Massetti – compresa la parte socio assistenziale, l’animazione, la fisioterapia. In so-stanza ogni evento, dalla pulizia del mattino al consumo dei pasti verrà registrato di-gitalmente”. Un processo complesso e all’avanguardia che verrà attuato passo dopo passo, formando e coinvolgendo il personale. Insomma, quella tra Fondazione Mazzocchi e Informatica Lombarda si conferma una collaborazione di successo. Collaborazione destinata a proseguire: a Coc-caglio stanno infatti pianificando una serie di interventi che mirano al risparmio energetico e sarà l’azienda di Rovato a occuparsene. Informatica Lombarda può infatti vantare soluzioni di domotica e automazione, ma anche di “illuminazione intelligente”.

Da sinistra Fulvio Baresi, Alberto Facchetti, elio Massetti

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za LA TeCnoLoGIA AL ServIzIo

deLL’ASSISTenzA

“Avevamo l’esigenza di operare una semplificazione organizzativa che consentisse di garantire un servizio sempre più preciso ed efficiente ai nostri ospiti, risparmiando risorse economiche”, spiega Facchetti. “Il nostro obiettivo è stato fare in modo che ad ogni richiesta della fondazione potessimo rispondere: sì, si può fare”, aggiunge Baresi. E così, passo dopo passo, la tecnologia si è messa al servizio dell’assistenza creando la prima esperienza di questo tipo in Italia. La prima fase, già attuata, è stata la creazione dell’infrastruttura tecnologica, le fon-damenta su cui poggiare ogni altro mattone. “Siamo partiti dall’abc – spiega Baresi – sviluppando un sistema Voip, acronimo inglese di Voice Over Internet Protocol”. In pratica un servizio di telefonia che non viaggia attraverso le tradizionali centraline ma sfrutta una connessione internet. Così, per esempio, già da un anno e mezzo, le due unità di Coccaglio e Torbole possono comunicare tra di loro a costo zero. I telefoni

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novembre 2012

78 VIAGGIO IN PROVINCIA

LA FRANCIACoRTAè AL pIT-sTOp

Cazzago San martino, rovato, erbusco, Corte Franca, Iseo: si riparte dall’unione d’intenti?

Lo dicevamo, l’anno scorso, alla terra delle bollicine e del tu-simo: la necessità di darsi più valore, di tirarsi su, di fare di

più, insomma, era palese. Oggi, tornati nella terra delle curtes francae (i prin-cipali centri di commercio medievali, piccole comunità di monaci benedettini esenti da dazi), capiamo con sollievo che nell’aria c’è un fermento tutto nuovo. È stato siglato quest’estate, infatti, un accordo storico per il nuovo modello di governance territoriale della realtà fran-ciacortina, che coinvolgerà quindi quasi 150mila persone per un abitato di oltre 260 chilometri quadrati. Sottoscritto da 18 sindaci, e approvato al 90 per cento in 16 diversi comuni, l’accordo prevede la costruzione condivisa di un modello di sviluppo basato su una nuova forma di aggregazione sovracomunale, volta a riprogettare il territorio della Francia-corta. L’obiettivo è chiaro: tutelare e valorizzare ad ogni livello le peculiarità della zona, per uno sviluppo responsabi-le, coerente e sostenibile, che connetta la Franciacorta con altre realtà a livello nazionale e internazionale. La proget-tualità esecutiva del programma è pre-vista per il 2013; nel frattempo, siamo andati a vedere cosa bolle in pentola.Cazzago San Martino – placido pae-

di ALeSSAndrA TonIzzo

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ighi

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12MESInovembre 2012

se di quasi 11mila abitanti (di cui 4mila nella sola frazione di Cazzago) che, a partire dagli anni ’60, ha accostato l’in-dustria metalmeccanica all’agricoltura – vive avvolto in un’atmosfera senza tem-po. Conosciuto per la rinomata rassegna floreale “Franciacorta in fiore”, patisce da sempre una grande frammentazione commerciale, l’assenza di un polo ag-gregante, ed oggi risente delle proble-matiche relative a Tav e BreBeMi (so-prattutto nel comparto Pedrocca). Rovato, comune principale della Fran-ciacorta, rinomato per il tipico piatto locale del manzo all’olio, resiste nel-la sua vocazione cittadina, spiccando come punto di riferimento per le realtà limitrofe; il prezzo da pagare, però, si traduce nella perdita di tipicità, dei co-lori e degli orizzonti così ben radicati nell’immaginario franciacortino. Infatti, il paese soffre i medesimi problemi della city: congestione del traffico e gestione della componente straniera. E mentre il Comune decide, per questioni economi-che, di mettere in standby uno degli av-venimenti tradizionali di Rovato (la Fiera della Pastorizia e Festa della Montagna), i giovani tornano a chiedere che le sere si

vivacizzino: impossibile che alle 19 tutte le serrande vengano tirate giù!A Erbusco gli animi si ravvivano sapen-do che, entro fine anno, il Comune avrà piantato ben 200 nuovi olmi. Una boc-cata d’ossigeno per il paese ai piedi del Monte Orfano. Peccato che, forse, per questa gente (parliamo di oltre 8mila abi-tanti), la penuria di “verde” non sia esat-tamente un’impellenza. I negozi languo-no per la crisi, i locali si contano appena, il pendolarismo è una realtà che sottrae vita e convivialità. Inserirsi a pieno titolo in un “disegno Franciacorta”, questo sì, pare resti per Erbösch – terra ricca di sto-ria e costumi – una necessità reale.Con Corte Franca terminiamo le tappe tra i paesi in cui vige un turismo di nic-chia, quello di chi ama andar per canti-ne, e dunque apprezza sopra ogni cosa l’inclinazione vitivinicola della nostra zona. Poco lontano dalla sponda meri-dionale del lago d’Iseo, Corte Franca (7mila anime) vive ancora il trasferimen-to del proprio centro commerciale nella frazione di Timoline come qualcosa a cui doversi ancora abituare. La confer-ma di una buona qualità della vita viene dai tanti giovani che cercano casa in pa-

ese, mentre agli anziani sono offerti ser-vizi di pubblica utilità (come il gratuito bus-navetta).Ad Iseo, a cavallo fra lago e collina, ac-qua e terra, il panorama incalza la vista con un incantevole orizzonte aperto. Oltre 9mila abitanti, il paese è abitua-to a rimpolpare le proprie schiere non solo d’estate, quando il richiamo dei vacanzieri è alto (Nord Europa e Rus-sia i paesi delle provenienze in ascesa). I commercianti locali sembrano tirare il fiato, rispetto allo scorso anno, ma la loro sensazione è che, per ogni evento, sia coinvolta solo la piazza principale del centro storico; eventi che, dicono i gio-vani, non li prevedono quasi mai come target preferenziale.La Franciacorta, tutto sommato, è al suo pit-stop. Carica d’aspettative, sta facendo il pieno per ripartire alla grande. Ed an-che se, per il momento, tutto ancora tace, noi le facciamo gli auguri, con la netta sensazione che, dalla quiete sonnacchio-sa in cui è immersa, la terra dello spuman-te risorgerà... gorgogliando.

80 VIAGGIO IN PROVINCIAFranciacorta

Nelle pagine precedenti, uno scorcio di Corte Franca.

Sotto, Iseo.

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12MESInovembre 201212MESI

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8382 VIAGGIO IN PROVINCIA

Franciacorta

CI RACCONTANOCAzzAGo SAn mArTIno

di ALeSSAndrA TonIzzo

enrICo nALLI(edICoLA new ShoP) P.za Vittorio Emanuele II

cazzago è un paese mezzo contadino e devo dire che qui forse si riesce a vivere meglio

Chi viene nella sua edicola?“La classica clientela di paese, variega-ta per età: dagli anziani ai ragazzi. La maggior parte, direi per un buon 90 per cento, è di Cazzago, perché questa zona non è di passaggio”.Non è di qui, ma ci lavora da 12 anni: che idea si è fatto di Cazzago?“È un paese mezzo contadino, di cam-pagna. Sono di Rovato, che è una citta-dina, e devo dire che qui forse si riesce a vivere meglio”.Un pregio e un difetto di Cazzago.“Come in tutti i paesini, si è un po’ pet-tegoli. Però ci si conosce tutti!”.Cosa mi dice della crisi?“Negli ultimi sei mesi si è sentita parec-chio. La gente è sempre la stessa, ma tende decisamente a spendere meno”.

FAUSTo zorzI(CUor dI GeLATo) P.za Vittorio Emanuele II

Il paese è diviso in cinque frazioni e la cittadinanza si disperde

Gelato artigianale di alta qualità: come mai ha aperto in piazza a Cazzago?“Ho pensato che, grazie alla mia espe-rienza ventennale nel campo del gelato, il mio prodotto, fatto con latte fresco e materie prime ottime, potesse essere apprezzato da Cazzago. Sono di Trava-gliato, e ho altri esercizi”.Questa scelta l’ha premiata…“Direi di sì. Ho avvertito la crisi recente- Fausto Zorzi

GiuSePPe FoReSti, SindaCo di CaZZaGo San MaRtinoIn paese è opinione comune che, a Cazzago, si sia costruito troppo. Qual è il contraltare della cementificazione di un territorio così pregiato?“Per quanto riguarda le abitazioni, devo dire che si è costruito a suffi-cienza e non esageratamente. certo, il complesso costa Barco, non es-sendoci soldi, ora è in stand by, ma il comune di cazzago San Martino è abbastanza verde, si estende sulle colline: è un bel polmone”.Cazzago San martino ha ben sette frazioni. Sono servite tutte a suffi-cienza?“Direi di sì. Ultimamente la Pedrocca sta vivendo qualche disagio, a causa della Tav e della Brebemi, che passa-no entrambe di lì. La gente avverte questi problemi, in un territorio già martoriato dalle cave”.Alcuni commercianti auspichereb-bero l’istituzione di piccole sagre nel cuore del paese, magari in piaz-za, per ravvivarlo agli occhi di abi-tandi e avventori...“Oltre alla manifestazione Francia-corta in fiore, riconosciuta a livello nazionale, il comune organizza di-versi eventi. Purtroppo, quest’anno abbiamo dovuto sospendere la Fie-ra dell’artigianato di Bornato, trop-po desueta e onerosa: studieremo come rivitalizzarla. Vogliamo dare vita, poi, alle tante sagre di paese, ai mercati – come quello di Borna-

to, ora più partecipato dopo averne cambiato la locazione – che hanno un po’ perso il loro spirito. La piazza di cazzago, invece, per la sua confor-mazione non permette eventi, non essendo stata ristrutturata a modo: ci manca un vero polo di aggregazio-ne. Buona, invece, l’iniziativa privata della Notte bianca settembrina, che magari sarà riproposta l’anno prossi-mo con l’appoggio della Pro Loco”.Qual è l’obiettivo principale per il Comune, oggi?“Prima d’ogni altra cosa, ci stiamo adoperando per risolvere la situa-zione finanziaria del comune. L’am-ministrazione si è insediata da poco, ma ha il preciso compito di rivisitare tutto il sistema per avere, appunto, degli equilibri finanziari corretti. Ri-solto questo scopo, affronteremo altre questioni”.

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

“scusi ma lei è di qui?”. le prime parole che ci han-

no rivolto, a cazzago, sono state una (muta) supplica

d’aiuto da parte di un viaggiatore, disperso nei me-

andri della Franciacorta. che dire, questo paese può

far leggermente perdere la bussola; i suoi punti di

riferimento, infatti, sono sparpagliati, e nella picco-

la piazza assolata si possono ascoltare, in completo

silenzio, i rintocchi delle campane. chi cerca queste

placide sensazioni, lo ama.

e la cittadinanza si disperde. Il comune potrebbe fare di più: mercato rionale, sagra di paese… tutto quello che attira la gente andrebbe organizzato, insieme ad un comitato commercianti”.

eddA zAneTTI(AbbIGLIAmenTo)P.za Vittorio Emanuele II

Il commercio soffre molto la vicinanza dei grandi centri di distribuzione

Lavora qui dal ’75…“E resisto, soprattutto perché, con la crisi di oggi, che colpisce tutti, fortu-natamente non ho l’affitto da pagare.

mente, mantenendo gli stessi prezzi pur avendo subito un aumento delle materie prime, perché sapevo che la clientela era in difficoltà”.Cazzago è una realtà…“Abbastanza ricca, nonostante i suoi pro-blemi. Il paese è diviso in cinque frazioni

Le nostre domande a…

Sopravvivo sperando in un’apertura economica”.La vostra realtà commerciale è fram-mentata…“E soffre molto la vicinanza dei grandi cen-tri di distribuzione. Penso alle Porte Fran-che, giusto a due chilometri da qui. Ho cercato di aiutarmi assortendo la merce, aggiungendo intimo e bigiotteria: certo, viene meno la specializzazione, ma tant’è, ci si ingegna di fronte alla concorrenza!”.Di cosa vive il paese?“Ci sono piccole aziende, che oggi però sono in crisi. Il 40 per cento degli operai è in cassa integrazione. Ci sono famiglie di stranieri, tutte brave persone, inte-

grate, che lavorano”.Cosa possono fare, qui, i ragazzi?“Già alle medie iniziano a frequentare i centri commerciali e, finite le cresime, difficilmente frequentano ancora l’ora-torio”.Cosa pensa della tav Treviglio-Bre-scia?“Secondo me sarebbero da fermare tut-te queste cose: non si può sempre rovi-nare la natura! Si è costruito troppo (il mercato è fermo, si dovrebbe incentiva-re la ristrutturazione dei cascinali: basta cemento!), di alberi non ne abbiamo quasi più… queste sono tutte specula-zioni, chissà cosa c’è sotto”. s

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85

12MESInovembre 201212MESI

novembre 2012

84 VIAGGIO IN PROVINCIAFranciacorta

CI RACCONTANOrovATo

di ALeSSAndrA TonIzzo

GIovAnnA nerI(edICoLA CAvoUr) P.za Cavour

oggi la piazza è più pulita, tempo fa, uscendo la sera, si aveva un po’ paura

È vero che lei ascolta molto i suoi clienti?“Diciamo che faccio qualche chiacchie-ra con le persone anziane, spesso sole, che cercano un po’ di compagnia”.I rovatesi leggono? Che cosa?“Cercano perlopiù cose leggere, voglio-no distarsi”.Quale problematica avvertite in pae-se?“C’è bisogno di risollevarsi commer-cialmente”.Stranieri: c’è integrazione o maretta?“Dipende dalle persone: c’è chi è più arrogante, chi è rispettoso, esattamente come noi. Oggi la piazza è più pulita, tempo fa, uscendo la sera, si aveva un po’ paura. È giusto che qui rimanga chi lavora”.Le sere, a Rovato, sono ancora spente?“Un po’ sì. Ci sono un paio di bar che restano aperti, e basta: il paese, di sera, è deserto”.Cosa pensa del nuovo accordo tra co-muni per la Franciacorta?“Forse si muove qualcosa. Ci vorreb-bero più iniziative come la scorsa notte

bianca: non si riusciva nemmeno a cam-minare, dalla folla”.

LIdIA GAndoSSI(orToPedIA LA SAnITArIA) P.za Cavour

rovato è un paese tranquillo, ma chiuso in se stesso, prettamente commerciale

Da trent’anni sul territorio: com’è nata l’attività?“In zona non esisteva un’offerta simile. Ho acquisito il titolo di tecnico ortopedico (pertanto siamo convenzionati con l’Asl) e, col tempo, è subentrata mia figlia”.Con chi lavorate?“Molti privati, per un bacino d’utenza di circa 35 chilometri attorno a Rovato”.Siete specializzati in…?“Plantari, anche per gli sportivi. Siamo anche uno dei negozi più attrezzati per il noleggio di apparecchiature elettrome-dicali: magnetoterapia, ultrasuoni…”.

Un pro e un contro di Rovato.“Direi che gli aspetti si pareggiano! Rovato è un paese tranquillo, ma mol-to chiuso in se stesso, prettamente commerciale: dopo il lavoro è spento. Pertanto si dovrebbe dare una mano a ravvivare il commercio per una buona visibilità generale. Dopo tutto eravamo uno dei paesi più importanti della Fran-ciacorta”.

AdrIAnA rIveTTI(InTerno 8 ComPLemenTI d’Arredo)Via Ricchino

ho aperto uno spazio dedicato agli sposi: perché andare a brescia per una lista nozze?

Lei è una professoressa in pensione: come mai quest’attività?“Sono sempre stati la mia passione, og-getti particolari provenienti anche da Parigi. Mio marito gestisce un pastificio, ed ha appoggiato la mia iniziativa. È lui che mi sprona a tener duro, nonostante il momento difficile”.Single, coppie, famiglie…: chi viene da lei?“Un po’ di tutto, poca gente però di Rovato. Le signore sono le più appas-sionate”.Cosa propone di nuovo, di questi tempi?“Beh, ho appena aperto, dall’altro lato della strada, uno spazio dedicato agli sposi: perché andare a Brescia per una lista nozze? E poi mi piacerebbe iniziare in loco dei corsi di cucina”.Rovato è ancora la capitale della

Franciacorta?“Commercialmente, direi di sì. Anche se tutti questi outlet hanno tolto il mer-cato specifico del paese, che invece an-drebbe rivitalizzato”.

eLIzAbeTh CAPITAnIo(vIA vAI CAFFÈ) C.so Bonomelli

In piazza c’è un po’ più di movimento, ma verso le 19.30 si spegne tutto

Questo bar è frequentato dai giovani?“Nell’ora serale dell’aperitivo decisa-mente sì”.Restate aperti la sera?“Se non c’è nessuno, alle 20.15 si chiu-de, altrimenti tengo aperto. Venerdì e sabato, in generale, c’è più movimento”.Ma mancano iniziative per il dopo-Giovanna Neri Lidia Gandossi

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Il centro di chiari, con i viottoli in pavé, è diverso

dalle vetrine aldilà dei ponticelli. da una parte, la

realtà un po’ patinata, dall’altra la normalità. ma

queste anime convivono pacificamente, anzi, pare

si spalleggino nell’ombra. siamo entro il cuore della

bassa, ma a tratti sembra d’essere in una località di

vacanza, si perde (piacevolmente) la bussola che co-

manda il tran-tran quotidiano.

s

cena…“Sì, infatti tutti qui chiudono presto. In piazza c’è un po’ più di movimento, ma verso le 19.30 si spegne tutto”.Voi commercianti sareste favorevoli a intensificare attività aggreganti?“Certo. Basta pensare alla notte bianca di luglio: ha superato tutte le altre atti-vità – dallo sbarazzo ai mercatini natalizi – in quanto ad affluenza. Anch’io, che sono in posizione decentrata, ho lavora-to molto”.Sentite la crisi?“Certo, specialmente a mezzogiorno. Per fortuna, al mattino, ci sono i clienti fissi”.Rovato è…“Un bel paesotto, in cui c’è tutto quello che serve. Mancano solo iniziative serali che attraggano la gente. A me piace, il centro, poi, è molto bello”.

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87VIAGGIO IN PROVINCIAFranciacorta

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CI RACCONTANOerbUSCo

di ALeSSAndrA TonIzzo

SImone PAGAnI(mACeLLerIA roberTo) Via Verdi

tutti, ormai, per il poco tempo, cercano prodotti pronti da cuocere

Questa è un’attività familiare risalen-te agli anni ’50…“Iniziata da mio nonno, ora è in mano a me e mio fratello, che gestiamo anche un altro punto vendita in frazione Zocco”.Vedo molti prodotti pronti…“È il pronto da cuocere: le macellerie, da qualche tempo, si stanno spostando verso un indirizzo gastronomico. Tutti, ormai, per il poco tempo, cercano que-sti prodotti. Non ci sono più le nonne a casa, dietro ai fornelli!”.Commercialmente Erbusco è…“Nonostante questa crisi, le rispondo che è bello”.

wAIner dASSI(CALzoLAIo) Via Verdi

non sento la concorrenza del centro commerciale, perché le mie modifiche là non si fanno

Chi viene a servirsi da lei?“Gente di paese, ma anche tanti da fuo-ri. Con la crisi, oggi, i clienti richiedono le modifiche più diverse…”.

Ad esempio?“Una scarpa che diventa una ciabatta, cambiamenti di pelle, trasformazioni più varie. Infatti non sento la concorren-za del centro commerciale: queste cose, là, non si fanno”.Lei fa il cantante, ed è calzolaio da circa un anno: come ha imparato la professione?“Mio suocero mi ha spinto a questa scommessa! Ho dovuto imparare tutto da solo, strada facendo: non esistono infatti scuole, e i calzolai esistenti sono

un po’ riservati. Io, in questo, sono fuori dal coro”.Erbusco è…“Un bel paesino, un po’ spento”.

mArIo FrAnCo(oTTICA CASTeLLo) Via Provinciale

la gente fa le cose necessarie, non più gli occhiali di scorta

In cosa siete specializzati?Wainer Dassi

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

la sensazione, entrando in paese, purtroppo è stata la medesima dello scorso anno: pochi negozi, traf-fico, nessun punto d’informazione in una zona che dovrebbe essere il fiore all’occhiello del turismo eno-gastronomico nostrano. si spera che, grazie alla nuova governance territoriale, qualcosa cambi. In fretta.

s

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88 VIAGGIO IN PROVINCIAFranciacorta

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“Negli occhiali da bambino, anche se la clientela ha un’età varia. Lavoro con clienti storici, poco di passaggio”.Vi ha colpito la crisi?“È un evento reale, quindi si sopravvive. La gente fa le cose necessarie, non più gli occhiali di scorta”.La grande distribuzione l’ha penaliz-zata?“Penalizza la gente, perché non offre la qualità e la professionalità dei centri specializzati”.Che idea si è fatto del paese?“La gente, qui, è molto buona, e noi cerchiamo di rispettarla e servirla al me-glio”.Entro fine anno verranno piantati ad Erbusco dei nuovi alberi…?“È una cosa ottima, perché dove c’è na-tura c’è vita”.

CI RACCONTANOCorTe FrAnCA

di ALeSSAndrA CASCIo

eLISA e erICA beTTIneLLI(CArToLerIA ArCobALeno) Via Seradina

In paese c’è ancora il senso di solidarietà di una volta

Come sono cambiate negli ultimi anni le abitudini delle mamme negli acquisti?“Fanno molta più attenzione alla qualità dei prodotti e cercano di risparmia-

elisa e erica Bettinelli

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

quieto borgo residenziale immerso tra i vigneti del-la Franciacorta dove la qualità della vita è buona e la gente fa a gara per venirci ad abitare. corte Franca è un comune inusuale, non troppo aggregato, com-posto da quattro frazioni con una forte personalità e identità. qui, è la solidarietà della gente verso il prossimo a fare da trait d’union.

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90 VIAGGIO IN PROVINCIAFranciacorta

CI RACCONTANOISeo

di ALeSSAndrA CASCIo

AnGeLICA CAmAnInI(SCooTer AbbIGLIAmenTo) Piazza Garibaldi

quest’anno i turisti stranieri hanno speso un po’ di più

Da quanti anni gestisce l’attività?“Da sei anni, ma il negozio è aperto da dieci”.Ci può fare un bilancio della stagione estiva da poco trascorsa?“È stata sufficiente. Rispetto agli scorsi anni in cui i turisti stranieri erano più restii negli acquisti, abbiamo notato

che quest’anno hanno speso un po’ di più”.Com’è cambiato il turismo in questi anni?“Non è cambiato molto, anzi negli anni si vedono più o meno sempre le stesse persone di origine belga, olandese e, quest’anno, anche francese”.Ci descriva la piazza dalle vetrine del suo negozio.“Di giorno è popolata e abbastanza viva, mentre la sera è spenta: avrebbe bisogno di più luce”.Cosa suggerirebbe per migliorare il centro di Iseo?“Organizzerei più manifestazioni per i giovani e non solo quelle che attirano gente a sedersi al bar per ascoltare della

buona musica. Magari farei del cabaret o delle manifestazioni sportive, qualcosa di più giovane, di nuovo”.

bArbArA SerrAmondI(L’oFFICInA deLL’ArTe) Porto Gabriele Rosa

a Iseo mancano negozi di medio livello da affiancare alle numerose boutique presenti in centro

Prima il vostro negozio era a Passira-no, come mai avete deciso di spostarvi a Iseo? “Per ampliare il commercio e avere una piazza migliore”.

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Immersa in un affascinante contesto naturalistico, Iseo negli anni si è trasformata in un’accogliente località turistica amata da numerosi stranieri. vanta una posizione ideale per godere appieno anche del fascino della campagna circostante, con la possibi-lità di raggiungere in pochi minuti le terre di Fran-ciacorta.

s

re di più, soprattutto sulle spese per la scuola che oggi incidono maggiormente sulla vita di una famiglia”.La vostra è una clientela omogenea?“No, da noi si servono sia quelli che puntano sulla qualità, sia quelli che vo-gliono risparmiare. Molti vengono an-che dai paesi limitrofi”.Come avete visto evolvere Corte Fran-ca nel corso degli anni?“Oggi ci sono più cose rispetto al pas-sato, ma non tutte sono migliori. Basti pensare ai centri commerciali che non rispondono alle esigenze di tutti, so-prattutto a quelle di noi giovani. In pae-se però c’è ancora il senso di solidarietà di una volta”.Cosa fanno la sera i giovani di qui?“Beh, qui non c’è nulla. Quando uscia-mo andiamo a Brescia o a Capriolo, Ro-vato e Iseo”.Come sono i trasporti da/per la città?“Il treno c’è nella frazione di Borgona-to, che dista circa venti minuti a piedi da qui; il resto dei trasporti non è comodis-simo”.

eLdA nAbonI(IL GoLoSone) Via Roma

Io da qui non me ne andrei nemmeno se mi pagassero

Come sta andando il commercio nel vostro settore?“Per essere partiti da zero, bene. Prima eravamo a Colombaro con altri parenti, poi abbiamo aperto qui”.Se tornasse indietro rifarebbe la stes-sa scelta?“Sì, perché credo nel lavoro di mio mari-to e nelle sue capacità”.Mi descriva Corte Franca.“Piatta, un po’ chiusa...”.La sua clientela è di passaggio?“Sì, anche se, con le consegne a domi-cilio, abbiamo ancora qualcuno del pa-ese”.Se potesse cambierebbe paese?“No, io da qui non me ne andrei nem-meno se mi pagassero. Questo è il mio paese e lo rimarrà per sempre”.

SILvIA zAnI(Le deLIzIe dI LAUrA) Via Seradina

questo è un centro vivibile e tranquillo, dove la sicurezza si tocca con mano

Questa non si può definire di certo la classica pasticceria. Come mai questa scelta?“La titolare ha deciso di differenziare l’offerta puntando sul cake design e pro-ducendo dolci e decorazioni personaliz-zate, interamente realizzati a mano”.Qual è il vostro bacino d’utenza?“Oltre a qualche cliente del paese, tutti

gli altri vengono dai paesi limitrofi e dal-le provincie di Bergamo e Brescia”.Mi descrive Corte Franca?“Questo è un centro vivibile e tranquil-lo, dove la sicurezza si tocca con mano. In zona si sono trasferite molte nuove persone”. È vero che Timoline è il nuovo fulcro del paese?“Sì, in parte è così. Prima tutti i negozi erano a Colombare, ora qui a Timoline hanno spostato anche il mercato. Fortuna-tamente gli anziani non ne hanno risenti-to molto, visto che il Comune ha messo a disposizione una navetta gratuita guidata da volontari che li porta in giro a sbrigare pratiche e ad effettuare acquisti”.

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12MESInovembre 2012

93VIAGGIO IN PROVINCIAFranciacorta

Come sta andando il commercio nel vostro settore?“Sta andando abbastanza bene; in que-sto momento di crisi non possiamo di certo lamentarci”.La vostra clientela è del posto?“No, la nostra attività è conosciuta an-che al di fuori di Iseo. Abbiamo una clientela molto varia”.Che tipo di turismo è stato quello di quest’anno?“Uguale a quello dello scorso anno: ci sono alcuni turisti, soprattutto russi, che spendono molto e altri che acquista-no solamente i souvenir”.Ultimamente sono aumentati i turisti russi?Cosa manca secondo lei ad Iseo?“Secondo me è organizzato abbastanza bene a livello di manifestazioni, manca-no, invece, dei negozi di medio livello da affiancare alle numerose boutique e a

quelli di alto livello presenti in centro”.

GUerrA ALeSSAndro(LA CoCCIneLLA, AbbIGLIAmenTo Per bAmbInI) Via Pieve

si dovrebbe migliorare la qualità delle manifestazioni, coinvolgendo tutto Iseo

Siete a Iseo da tre anni, come vi trova-te?“Ci troviamo bene. Questa attività pren-de spunto da quella dei miei genitori che sono nel settore da anni”.Come stanno andando le vendite?“Sicuramente un calo lo abbiamo regi-strato, ma non così significativo come quello di alcuni nostri colleghi”.Secondo lei quest’anno ci sono stati meno turisti?

“Da quello che ho registrato io, sì”.Cosa dovrebbe fare l’amministrazio-ne per incentivare il turismo in questi periodi?“Secondo me dovrebbe potenziare gli eventi e le manifestazioni migliorando-ne la qualità e fare in modo che venga coinvolto tutto Iseo e non solo Piazza Garibaldi”.Com’è Iseo d’inverno?“Il fine settimana non ci si lamenta, la gente gira e fa acquisti. La sera, invece, non c’è molto”.

LUIGI vIGALe(PAnIFICIo) Via Roma

non cambierei niente... Iseo sta bene così

Da quanti anni siete presenti a Iseo?“Dal 1996. Siamo originari di Maro- s

I politici nonti ascoltano?Diglielosu BsNews.it

www.bsnews.itBsNews.it ha acquisito negli anni un numero sempre cre-scente di lettori grazie alla qualità delle notizie pubblicate e alla frequenza e tempestività degli aggiornamenti, due caratteristiche che rendono unica la sua proposta nel pa-norama editoriale della provincia di Brescia.< 60mila visitatori unici/mese < 10mila contatti su Facebook< oltre 200 commenti alle notizie inseriti dai lettori ogni giorno

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12MESInovembre 2012

94 VIAGGIO IN PROVINCIAFranciacorta

ne, ma abbiamo scelto Iseo come centro dei nostri affari perché per poter fare questo tipo di attività occorreva una zona con una certa densità di popola-zione che potesse apprezzare il nostro prodotto”.Producete qualcosa di particolare?“Sì, noi facciamo il pane al momento. Nella nostra produzione la lievitazione avviene durante il giorno e questo ci permettere di vendere un prodotto vera-mente fresco”.Come sta andando il commercio?“Il commercio è regolare, non ha sbalzi anche perché il nostro è un settore di nicchia”.Non ha notato un calo nei consumi?“Assolutamente no, perché la nostra clientela sa quello che viene a comprare e quanto gli dura il pane nel sacchetto”.Cosa cambierebbe ad Iseo?“Ah, non cambierei niente... sta bene così”.

Ci può fare un bilancio sulla stagio-ne turistica appena trascorsa? “È stata una stagione molto sod-disfacente, partita male per via del brutto tempo, ma poi riscattatasi e chiusasi alla grande. Nel 2011, se-condo i dati ufficiali della Provincia, Iseo ha avuto un aumento conside-revole di presenze turistiche (in par-ticolare +25% di stranieri negli hotel 4 stelle) e nel 2012 abbiamo la sensa-zione che sia andata ancora meglio”.Cosa intendete fare per mantenere viva l’attrattiva del Suo Comune? “Nonostante il budget ridottissimo e le estreme difficoltà nelle quali si dibattono i comuni, abbiamo orga-nizzato quasi una sessantina di ma-nifestazioni, ponendoci al vertice provinciale. continueremo a con-centrarci su quelle più importanti dal punto di vista del ritorno d’im-magine: il Festival dei Laghi (che coinvolge circa 35 laghi italiani e, da quest’anno, alcuni stranieri), Iseo Jazz, Il festival di danza “Iseo Dan-ce”, il Festival di Musica classica (ma non solo) “Onde Musicali”, solo per

citare le più importanti. accanto a queste, naturalmente, decine di ma-nifestazioni forse meno eclatanti ma di grande interesse”.Secondo alcuni commercianti non tutto il paese è sufficientemente valorizzato e coinvolto nell’orga-nizzazione delle manifestazioni che si susseguono nel corso dell’anno; questo, influirebbe negativamente sullo sviluppo del commercio loca-le. Come pensa di far fronte a que-sto problema? “Non capisco a cosa si faccia riferi-mento. Tutte le manifestazioni sono fatte per promuovere l’intero terri-torio, anzi nel corso di questi ultimi anni si è sviluppato un rapporto mol-to fecondo anche con gli altri cen-tri del lago per offrire un’immagine unitaria del Sebino. Naturalmente ci sono zone del paese più vocate di al-tre ad ospitare manifestazioni e non a caso i commercianti locali quando organizzano iniziative (ad esempio Iseo affare) le concentrano in piazza o sul lungolago. Va inoltre considera-to il fatto che per alcune vie di Iseo è

impossibile prevedere la chiusura al traffico per lungo tempo impedendo l’accesso ai residenti. certo se l’invi-to è a riscoprire localizzazioni alter-native che consentano di scoprire al-tri angoli di Iseo, la risposta non può che essere positiva e già nel corso di questi tre anni abbiamo cominciato a farlo. Piuttosto credo che lo sviluppo del commercio locale passi anche e soprattutto attraverso una politica più orientata al cliente da parte di alcuni imprenditori: tenere i negozi chiusi durante l’ora del passeggio serale (che porta a Iseo migliaia di persone), per esempio, mi pare poco lungimirante”.

RiCCaRdo VenChiaRutti, SindaCo di iSeo

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12MESInovembre 201212MESI

novembre 2012

9796

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za FeC S.P.A.

IL dIverTImenTo Per TUTTI, Con STILe

Fec Spa è una società di fonda-zione bresciana che nasce da un’idea legata al mondo dei centri commerciali e lavora

da tempo nell’ambito dei family enter-tainment center. In tutta Italia, per diver-tirsi in sicurezza ad ogni età, i PlayCity del gruppo – la cui composizione socie-taria fa riferimento a due operatori bre-sciani del settore gioco, Marai e Inselvi-ni – garantiscono un servizio di qualità, con stile.“Per metri quadrati impegnati nel di-vertimento, numero di addetti e volume d’affari – spiega Michele Bragantini, amministratore delegato della società – Fec può essere considerata una delle prime aziende italiane del settore”.I PlayCity della Fec si rivolgono alle famiglie così come ai gruppi di amici, essendo luoghi che permettono diver-se modalità di divertimento. In queste strutture, infatti, esiste una zona consi-

derevole dedicata ai giovani e alle coppie con bambini, composta da bowling, sala giochi, bar, biliardi, ping-pong e molto altro. Ai giochi tradizionali, come il calcio balilla o la carambola, sono abbinati i più moderni svaghi, a partire dai video games. Organizzare feste di compleanno per i più piccoli, poi, sarà un vero piacere, sicuri di affidarsi a mani esperte, a veri “maghi del divertimento”. Per chi, invece, cerca serate più movimentate, perfetto è l’innovativo disco bowling, dove giocare a fare strike mentre tutt’attorno si accende un clima da discoteca, con musica ritmata, luci fluorescenti, effetti laser.“L’impegno di Fec è quello di creare situazioni in cui il gioco sia divertimento – commenta Bragantini –, puntando sulla sicurezza, con un servizio presente in ma-niera costante, sulla pulizia, pensando specialmente ai bambini, e su un investimento continuo per il miglioramento dell’offerta”. Infatti, in ogni PlayCity – strutture che vanno dai 2 ai 3mila mq, inserite in centri commerciali con una spiccata vocazione al divertimento, comprensivi di multisala e ristorazioni tematiche – si trova l’ultimo gioco, la novità del settore, nonché una valida diversificazione dei servizi. Per pro-vare, ad esempio, il nuovo cinema 5D, che affianca alla recente visuale 3D effetti

sensoriali, come sedie moventi, vento o acqua, basta recarsi in uno dei family entertainment center nazionali: a Milano Bicocca, Moncalieri (To), Sestu (Ca), Bellinzago Lombardo (Mi), Cento (Fe) e nella bresciana Orzinuovi.“Fec conta più di 120 addetti, tra dipen-denti diretti e indotto, ed ha chiuso il 2011 con ricavi superiori ai 18 milioni di euro – spiega l’a.d. del Gruppo – an-che perché il nostro impegno è costan-te: l’attività di marketing e promozione è sempre presente, dall’animazione, alle serate a tema, anche in collaborazione con sponsor nazionali”.All’interno di ogni PlayCity c’è un Goldriver, un’area dedicata ai maggio-renni, con slot e videolottery collegati con Aams, quindi sicuri, rilasciati su concessione di Betterslot Lottomatica. L’atmosfera da casinò, una sala da gioco accogliente, con servizio puntuale e cu-rato (molti i buffet offerti all’American bar, sempre a disposizione), rendono quest’ala confortevole. Il numero di

macchine presenti nei Goldriver è elevato, sia per quanto concerne le videolottery (la doppia piattaforma Spielo e Novomatic riporta gli ultimi giochi rilasciati da Lot-tomatica) che le newslot (garantiti i migliori titoli presenti sul mercato, con partico-lare attenzione ai giochi Atronic, i più performanti). Anche qui, sicurezza, pulizia e gradevolezza dell’ambiente sono delle costanti per dare maggior soddisfazione pos-sibile al cliente, il quale può disporre di un’ampia sala fumatori, areata e piacevole.“Abbiamo intenzione di crescere con concrete azioni di sviluppo – commenta Bra-gantini –, perché in questo momento delicato è importante investire nell’attività in cui crediamo e per la quale abbiamo dimostrato d’essere dei leader. Il mercato è in flessione, la crisi c’è per tutti, ma Fec Spa, con un costante aggiornamento e investi-menti nei confronti dei clienti (adeguamento dei prodotti e iniziative di marketing, con concorsi a premi), fa fronte alle difficoltà e chiuderà il 2012 in linea con l’anno precedente”.

I CENTRI FEC A BRESCIA

Il Goldriver di castelmella è una struttura consolidata sul territorio, che sarà oggetto di riammodernamento nei prossimi mesi e che oggi sta dando grandi soddisfazioni all’azienda. Incontrando il favore dei giocatori e offren-do un abbinamento importante tra videolottery, in doppia piattaforma, e newslot, Goldriver ha posizionato più di 80 macchine. completa il quadro un servizio d’american bar che lavora con le colazioni mattiniere e, fino a tarda notte, con panini e cocktail; venerdì e sabato buffet gratuito a dispo-sizione dei clienti.

Goldriver CastelmellaVia Don Bergomi, 56 - castelmella (BS)Tel. [email protected]

Il Playcity di Orzinuovi è una classica struttura Fec, con la doppia proposta di giochi e casinò. Le attività di promozione con la multisala è importante e dà un valore aggiunto alla clientela.

PlayCity orzinuoviViale adua - Orzinuovi (BS)Tel. [email protected]

FEC S.p.A.Via cristoforo colombo, 24 25030 Torbole casaglia (BS)www.playcity.it

la sIcurezza e un servIzIo ImpeccabIle sono I puntI qualIFIcantI dell’attIvItà dI ENTERTaINMENT

della socIetà dI torbole casaglIa, cuI Fanno capo le Insegne goldrIver e playcIty.

Michele Bragantini

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12MESInovembre 2012

di enrICo mATTInzoLI

POLITICA E SOCIETàCHI RIsARCIRà GLI ITALIANI?

99RUBRICA

Non passa giorno senza che le cronache non segnalino elenchi interminabili di sperperi di denaro pubbli-

co, tanto vergognosi e ripetuti, quasi da essere percepiti come la normalità.Un paese, il nostro, in cui nemmeno la situazione economica disastrosa e i drastici tagli alla spesa sociale riescono a contenere il continuo proliferare di sprechi e cattiva gestione. Il primato tut-to italiano è quindi, non solo nell’illecito e nel malaffare, ma in una vera e propria inadeguatezza nella gestione della cosa pubblica, fatta di migliaia di incapaci, forti di incarichi oltre che di una buona dose di arroganza e supponenza, che amministrano senza la purché minima preparazione o competenza.Per svolgere la maggior parte delle atti-vità artigianali o commerciali è necessa-rio, oltre che un’adeguata e comprovata capacità tecnica acquisita attraverso la formazione, superare un esame di ido-neità. Di contro per amministrare, e quindi decidere della sorte di centinaia di milioni di euro di denaro pubblico, non sono determinanti capacità ed espe-rienza, come dire, meno professionalità più mediocrità e una buona dose di fe-deltà al capo equivalgono a più possibi-lità di “carriera”.E così, come se nulla fosse, si conti-

nuano a sfornare fantomatici studi di fattibilità, piani industriali, tavoli di ap-profondimento, commissioni di studio, destinati a riempire scaffali di faldoni inutili quanto costosi, senza produrre al-cun beneficio per la collettività. Migliaia di amministratori pubblici senza arte né parte, che mai contesteranno scelte inu-tili, che chi li ha nominati impone loro di fare, continuano in una sorta di mon-do parallelo a vivere un’altra realtà, con l’aggravante di farlo utilizzando i nostri quattrini.Fiere, aeroporti, centri polifunzionali, consorzi, opere iniziate e mai terminate e migliaia di società controllate o parte-cipate dal pubblico, che producono per-dite, e in cui il compenso degli ammini-stratori viene inspiegabilmente (non per loro) aumentato in proporzione ai disa-vanzi accumulati, in cui remunerazione del capitale investito, programmazione, convenienza degli investimenti e soprat-tutto senso della decenza risultano esse-re vocaboli sconosciuti. Fedeli quindi al motto: avanti senza curarsi dei risultati, questo esercito di incapaci continua nel-la sua opera di “distruzione”.Tornando al nostro imprenditore. Lad-dove chiamato a fare scelte di investi-mento sa di dover valutare con la massi-ma cura ogni dettaglio della sua scelta, con la consapevolezza di rischiare di

tasca sua, e che in caso di fallimento del suo progetto, oltre che perdere tutto quello che ha, verrà inesorabilmente additato come fallito da una società che non perdona gli insuccessi imprendito-riali, ma che con la stessa superficialità è pronta a dimenticare tutto il resto.Ma a chi rispondono quei pubblici am-ministratori della loro incapacità, a chi rendono conto i beneficiari di compensi di società che continuano a macinare perdite, come se la loro inettitudine do-vesse anche essere premiata?Come può un paese civile non saper di-stinguere tra chi, per “quattro” soldi (mi riferisco alle forze dell’ordine) fa, con enorme rischio, sacrificio e senso dello Stato, il proprio dovere e chi da questo paese ricava solo benefici non rischian-do nulla?E chi risarcirà gli italiani di scelte scelle-rate di amministrazioni e amministratori inadeguati, presenti non solo nel sud del paese ma ben radicati anche nelle aree così dette virtuose del nord? Com’è possibile fermare questa moltitu-dine di incapaci o perlomeno impedire loro di continuare a fare danni?Forse un modo ci sarebbe: far pagare con i loro soldi anziché con quelli della collettività gli effetti della loro inade-guatezza!

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12MESInovembre 201212MESI

novembre 2012

Pelo edi iMManUeL

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PoverA PICCoLA!

100 POST-IT

Correva l’anno 2007 quando rullaro-no i tamburi per brindare all’accordo tra Comune di Brescia, Provincia, Re-gione Lombardia, Ferrovie dello Stato e Associazione industriale bresciana. In ballo c’erano i 500mila metri qua-drati della Piccola Velocità ferroviaria, da trasformare in Centro intermodale, sostanzialmente all’interscambio tra trasporto su rotaia e trasporto su gom-ma. Con tutto quello che vi è connes-so, ovviamente, in termini di logistica moderna, di valore aggiunto, di crea-zione di ricchezza e di posti di lavoro. Nel 2009 i contraenti riconferma-rono l’accordo (ma c’era bisogno di riconferma, se c’era già l’accordo?) e si procedette, senza rulli di tamburi, stavolta, verso la realizzazione, inclu-dendo la questione Ideal Standard. Come i gamberi, però, visto che tre anni dopo si sono già celebrate le ese-quie del progetto, buttando al vento anche lo stanziamento di 18 milioni per realizzare la bretella di raccordo con l’autostrada. Tizio accusa Caio

ConFIndUSTrIA e LeGACooP SI FIdAnzAno?

Sarà un boccone amaro per molti, dif-ficile da digerire per moltissimi, ma“all’amor non si comanda”, si direb-be. Sembra proprio che a Bologna, in occasione dell’Assemblea della Confindustria felsinea, l’idillio fossepalpabile, al punto da far ritenere che possa essere prossimo l’ingresso in ConfindustriadellaLegadellecoope-rative, tra cui ci sono nomi di grande rilievo, come Unipol e Granarolo, per esempio. Eppure, fino a non moltotempo fa, per i cooperatori Confin-dustria era il tempio dei “padroni”, e periconfindustrialiicooperatoriera-no“comunisti”.Del“fidanzamento”ha dato notizia, nelle scorse settima-ne, con ampio risalto e dovizia di par-ticolari, ItaliaOggi, e pare che,fino

ad oggi, non siano intervenute smen-tite. D’altro canto, in Confindustriaci sono ormai anche i banchieri, e ci sono insieme, anche i produttori e i consumatori di energia, con qualche difficoltà, naturalmente, ma ci stan-no. Certo, sarebbe un matrimonio di interesse, e non ci sarebbe nulla di disdicevole in questo. Anzi, sarebbe la dimostrazione che non sono più le ideologie a guidare i sistemi, ma le re-ciproche convenienze. Le ideologie, ormai, si riscoprono soltanto nell’im-minenza delle elezioni, e magari ci sono ancora i gonzi che ci credono, ignari del fatto che “er batman” è or-mai una presenza trasversale, che, in misura maggiore o minore, prospera in tutti i partiti.

Francesco Gobbi lascia la direzione di Apindustria di Brescia, dopo otto lustri di attiva operosità, in una or-ganizzazione che ha contribuito non poco a far crescere, pur in mezzo a tante difficoltà, in un territorio incui la competizione tra le organizza-zioni di rappresentanza è stata anche molto forte. Non lascia del tutto, in ogni caso, perché sarà Consigliere del Presidente, ed appare certo che Maurizio Casasco, che di Apindustria è presidente a Brescia e a Roma, non rinuncerà ad avvalersi, in entrambi i ruoli, della sua esperienza e della sua professionalità, che costituisco-no un autentico patrimonio. Lascia anche Roberto Zanolini, direttore della Compagnia delle Opere, dove ha prestato la sua attività per 16 anni, durante i quali la CdO è pro-gressivamente e costantemente cre-

TUrnover dI mAnAGer neLLe ASSoCIAzIonI

sciuta, diventando un forte punto di riferimento per il sistema imprendi-toriale e per le Istituzioni. Secondo le ultime notizie, alle quali sembra mancare ormai solo il crisma dell’uf-ficialità,Zanoliniandràalladirezionedi Apindustria, occupando il posto lasciato da Gobbi. Assumono così ulteriore consistenza le voci che si susseguono circa un patto di ferro tra Apindustria e Compagnia delle Opere, che raggiungerebbero accor-di di collaborazione, a servizio delle imprese, che promettono di moltipli-care le rispettive capacità di azione e di rappresentanza. Piero Costa lascia la direzione dell’Associazione indu-striale bresciana. Gli succede David Vannozzi, un toscano che arriva a Brescia accompagnato da un curri-

culum di tutto rilievo nel campo del management pubblico, in particolare sanità e scuola, pienamente in linea con la creazione del liceo interna-zionale, certamente la più ambiziosa e importante tra le iniziative varate dalla presidenza Dallera. Movimen-ti di grande rilevanza, quindi, che si auspica servano anche ai tanti tavoli da tempo aperti sul territorio, che sta soffrendo non poco la lunga crisi, che dura ancora, nonostante la ripresa venga periodicamente annunciata a dritta e a manca. Su questo versante le organizzazioni di rappresentanza sono sempre più chiamate ad espri-mere un ruolo attivo, in termini di idee, stimoli e progetti, e l’auspicio è che il cambiamento motivi e sostanzi il rilancio.

dA “InTervISTe Con LA STorIA”

Scriveva Oriana Fallaci: “Spesso ci si distingue dagli altri perché la vita ci ha dato umiliazioni e dolori: i grandi sogni,avolteperfinoilsuccesso,na-scono spesso dalla fame e dall’infeli-cità. Forse, se da bambino egli avesse giocato sulle ginocchia di un padre, oggi Willy Brandt non sarebbe Willy Brandt”. Non sarà tutto oro colato, il pensiero di Oriana Fallaci, ma non sarà neanche del tutto campato in aria. Spesso sfiora il dubbio che, sela crisi che ci attanaglia deriva certa-mente da situazioni globali superiori alle forze dei singoli stati, altrettanto

certamente il ritardo italiano deri-va da una particolare lentezza della nostra capacità di reazione. Persino Annibale, fino ad allora imbattuto,dopo gli ozi di Capua non fu più lo stesso. E allora, se la crisi ci condu-cesse a riscoprire il meglio di noi, se ci portasse a riscoprire le antiche virtù, se il cambiamento, il rinnova-mento ci dovesse condurre ad sano rinnovamento di noi stessi e del pa-ese, ad un processo vero di moder-nizzazione autentica, allora anche la crisi potrebbe diventare un seme per il futuro.

Dopo Pozzuoli e Catania anche a Brescia i ladri di tombini. Un ma-estro elementare è stato scoperto mentre rubava tombini di ghisa dalle strade a Sirmione. La refurtiva sa-rebbe stata rivenduta a circa 30 euro a tombino. Dato l’alto valore anche dell’alluminio usato, i comuni bre-sciani doteranno di videosorveglian-za i cassonetti per la raccolta diffe-renziata di lattine, possibili prede degli alunni di tanto maestro.

per il fallimento del progetto, Caio, rimanda alle responsabilità di Sem-pronio, Sempronio dice che la colpa è tutta di Martino, Martino rimanda a Filano, il quale accusa tutti gli al-tri, salvando ovviamente se stesso. Intanto i 500mila metri quadri ri-mangono là, testimoni inerti dell’en-nesimo fallimento di un territorio in cui il termine “brescianità” era un tempo sinonimo di operosità fertile, operosa e intelligente, e rischia di diventare sinonimo di inconcluden-za, se non di peggio. Francesco Gobbi

GLI InSeGnAmenTI deL mAeSTro deI TombInI

101

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12MESInovembre 2012

di STeFAno AnzUIneLLI

BRAINSTORMUNEsCo, CELLULARI E CyBER-INsEGNANTI

103RUBRICA

Coloro i quali hanno la bontà di seguirci su queste colonne sanno che negli ultimi mesi abbiamo spesso trattato di

scuola e innovazione, cercando di porta-re esempi concreti e provenienti da espe-rienze istituzionali e autorevoli. Tuttavia, per definizione, l’innovazione è basata sul principio di rischio, di sfida e alla con-nessa riluttanza (o addirittura avversione) al cambiamento che si registra negli strati più tradizionalisti della nostra società.

È in questo contesto che nel corso de-gli ultimi anni si è sviluppato un acceso dibattito sull’uso dei dispositivi digitali (cellulari e smart phone) nelle scuole sia italiane che straniere, generando schieramenti e motivazioni contrappo-ste. Molti presidi ne hanno totalmente vietato l’utilizzo non solo in classe, ma anche all’interno degli istituti, con rela-tivo plauso di genitori e insegnanti che considerano questi strumenti elemento di distrazione e moltiplicatori di casi di cyberbullismo: gli studenti fotografano i loro compagni e i loro insegnanti e postano successivamente su Facebook con conseguenze a volte gravi. Tuttavia, essendo oggi tali dispositivi non sem-plicemente dei terminali telefonici, ma

dei veri computer tascabili in grado di svolgere molteplici funzioni (scrivere, calcolare, fotografare, realizzare video, connettersi a internet, effettuare ope-razioni di acquisto e vendita, disporre bonifici, effettuare un check-in, ecc.), è nato in molti paesi (Regno Unito e Scan-dinavia in primis) un progetto d’inclu-sione attiva di tali apparecchi all’interno di un più ampio progetto educativo.

Un primo esempio autorevole di tali iniziative risale al 1995 quando l’Uni-versità di Newcastle costituì al proprio interno un centro di ricerca che aveva l’obiettivo di formare docenti che po-tessero a loro volta integrare le nuove tecnologie nei tradizionali programmi delle scuole e delle università del Regno Unito. Da questa esperienza nacque Netskills, un connubio tra pubblico e privato, che oggi comprende 14 spe-cialisti che ogni anno formano centinaia d’insegnanti con lo scopo di esplorare le frontiere dell’insegnamento attraverso gli strumenti digitali portatili, in inglese Mobile Learning.

Il secondo esempio nacque all’inter-no dell’“Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la

Cultura”. L’Unesco infatti si occupa da anni di questo argomento in quanto il Mobile Learning offre soluzioni avanza-te al sostegno dei processi di apprendi-mento tramite un numero sempre mag-giore di strumenti: tablet, lettori MP3, smartphone e telefoni cellulari che han-no caratteristiche uniche quali la porta-bilità e l’interattività. L’istruzione può essere impartita ovunque e in qualsiasi momento, in maniera sia formale che in-formale e conseguentemente dispone di un potenziale enorme al fine di trasfor-mare completamente i principi dell’e-ducazione e della formazione. Inoltre nel 2011 è stata avviata un’iniziativa internazionale denominata “Education For All” (Efa) che ambisce a garantire entro il 2015 un’educazione primaria di qualità a tutti i bambini svantaggiati, appartenenti a minoranze etniche nelle zone più critiche e povere del mondo. E ciò avverrà solamente grazie ai tanto vituperati telefonini che saranno utiliz-zati nelle classi delle scuole elementari dei paesi del terzo mondo, da una nuova generazione di cyber-insegnanti. Se ne dibatterà a Parigi, il prossimo 18-22 febbraio presso la sede di Unesco nel corso del secondo simposio Mobile Le-arning Week, edizione 2013.

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12MESInovembre 2012

105SONDAGGIO

www.BsNEws.ITELEZIoNI, AL VoTo

PER RoTTAMARE

CHE FARE DEGLI AMMINISTRATORI LOCALI?La metà dei lettori di Bsnews.it vor-rebbe azzerare la situazione attua-le. Ma è anche interessante notare come più di un terzo – per il livello locale – chieda invece di promuove-re un ricambio graduale, evitando le rottamazioni. Mentre il 14,2 per

cento “benedice” l’esistente. Nu-meri significativi. che – se rapportati a quelli della domanda successiva – dimostrano comunque come gli elettori siano più benevoli verso gli amministratori locali rispetto ai poli-tici nazionali.

azzerare tutto. Promuovere un ricambio graduale. Può continuare così.

A breve gli elettori bresciani saran-no chiamati a esprimersi, attra-verso il voto, su più di un fronte. Entro pochi mesi si terranno le

elezioni regionali e politiche. Ma chi vive a Brescia e in alcuni comuni della Provincia voterà anche per eleggere il proprio sindaco. E i militanti del Pd, della Lega e di altre for-ze anticiperanno tutto con le primarie. Per questo Bsnews.it e 12 Mesi hanno deciso di lanciare un “sondaggio” online (che, lo ricordiamo, non ha valore scientifico né sta-tistico) al fine di capire quanti si siano già fatti

un’idea sul voto e quanta sia la voglia di rin-novamento – anzi di rottamazione – tra la po-polazione bresciana. I risultati, come vedrete

dalle risposte, non lasciano molto spazio alle interpretazioni: la voglia di cambiare tutto, a partire dalle facce, è preponderante.

CHE FARE DELLA CLASSE POLITICA NAZIONALE?Di fronte alla stessa domanda, ma con un ambito allargato a Roma, le scelte dei bresciani si fanno più net-te. Ben il 75 per cento, infatti, chie-de di rottamare tutto e tutti. Mentre

coloro che vogliono mettere in atto il cambiamento in maniera graduale scendono al 23%. Quelli per cui la si-tuazione “può continuare così”, infi-ne, sono soltanto il 2 per cento.

azzerare tutto. Promuovere un ricambio graduale. Può continuare così.

COMUNALI, SAI GIÀ CHI VOTERAI?Nonostante non manchi molto al voto, l’elenco dei candidati in campo e delle forze che li sosterranno è ben lontano dall’essere completo. Ma gli elettori sembrano già avere le idee

piuttosto chiare sul da farsi. Il 64,5 per cento spiega, infatti, di avere già scelto e il 2,5 l’ha quasi fatto. Uno su tre, comunque, non sa ancora chi scegliere.

Sì. No. Forse.

COMUNALI, VOTERAI COME LA VOLTA SCORSA?alla domanda i lettori di Bsnews.it si dividono quasi esattamente a metà. Il 36 per cento dichiara che voterà come nel 2008, dato a cui si

aggiunge un 17 per cento di persone che probabilmente faranno la stessa scelta. Ma il 47 per cento ha deciso di cambiare.

No. Sì. Forse.

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12MESInovembre 2012

SONDAGGIO106

COMUNALI, COSA INFLUENZERÀ MAGGIORMENTE LA TUA SCELTA?Le risposte a questa domanda sono sorprendenti. Secondo i lettori di Bsnews.it, infatti, nella scelta di chi votare alle comunali l’elemento prin-cipale è l’età anagrafica del candida-to sindaco (36 per cento), seguito a ruota dalla sua onestà (33 per cento). Mentre le capacità sono un fattore

poco rilevante (8 per cento). Più im-portante è il programma elettorale (15 per cento), ma anche il fatto di conoscere qualche candidato consi-gliere nella lista (6 per cento). Inin-fluenti, invece, le dinamiche naziona-li e i fatti di cronaca.

Età del candidato sindaco.

Onestà del candidato sindaco.

Programma elettorale.

capacità del candidato sindaco.

Nomi e conoscenza dei candidatidella lista.

Non so.

COME TI INFORMERAI SUI CANDIDATI?I quotidiani online sono il metodo principale attraverso cui i lettori cer-cheranno di conoscere i candidati alle elezioni, e staccano nettamente (36 per cento contro 20) l’informazio-ne cartacea. Ma un ruolo importante nella scelta l’avranno anche i consigli

di amici e conoscenti (34 per cento). Mentre tutti gli altri mezzi si devo-no accontentare delle briciole, com-presi motori di ricerca (4 per cento), televisione e radio (3 per cento), de-pliant e cartelloni (1 per cento).

Internet (informazione on line).

consigli di amici e conoscenti.

Quotidiani e riviste cartacei.

Internet (motori di ricerca).

Televisione e radio.

Non so.

Depliant e cartelloni.

POLITICI E AMMINISTRATORI LOCALI, COME LI VUOI?Il risultato di questa domanda lascia poco spazio alle interpretazioni. Per otto lettori su dieci chi fa politica deve avere un lavoro e dedicarsi

momentaneamente al governo della cosa pubblica. I politici di professio-ne piacciono soltanto al 18 per cento dei bresciani.

Prestati alla politica. Politici di professione. Non so.

DOPO QUANTI ANNI UN POLITICO DEVE LASCIARE OGNI INCARICO PUBBLICO?Soltanto il 2 per cento dei lettori di Bsnews.it è convinto che un politico, anche se capace, possa continuare a ricoprire incarichi pubblici per tutta la vita. La maggioranza ritiene inve-

ce che debba tornare a vita privata dopo due mandati (41 per cento), mentre il 29 per cento allunga la du-rata a 15 anni e il 26 la riduce addirit-tura a cinque.

Dieci. Quindici. cinque. Non so.Mai.

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109SPORT

PAssIoNE E VoLoNTARIATo

LE PARoLE D’oRDINE DEI BENGALs

Alla scoperta del football americano con il presidente delle tigri biancoblù virgilio baresi.

di brUno ForzA

Negli Stati Uniti è quasi un culto, in Italia è vivo so-prattutto nell’immaginario del sogno americano, non

quello vissuto dai migranti che hanno attraversato l’Atlantico, ma in quella dimensione culturale diffusa dal cinema che ha contaminato la nostra cultura. La palla lunga un piede è riuscita a bucare lo schermo contagiando quasi 7mila persone in tutto lo Stivale. Una mino-ranza sportiva al cospetto del gigante calcio e di un altro fiore all’occhiello made in Usa come il basket, ma che co-stituisce un micro mondo da esplorare, con i suoi punti di forza e di debolezza. Questa realtà ha messo radici importan-ti a Brescia, dove le tigri biancoblù dei Bengals hanno saputo lasciare il loro graffio nella storia del football america-no d’Italia mettendo in bacheca cinque tricolori. Per la precisione due snow-bowl e tre superbowl. Ne abbiamo parla-

to con il loro presidente Virgilio Baresi.Come si è diffuso il football america-no in Italia?“Tutto ebbe inizio verso la fine degli anni Settanta, con il campionato delle basi Nato. Il boom ci fu verso metà anni Ottanta, quando la Fininvest iniziò a trasmettere le partite della Nfl, visto che non aveva i diritti per gli sport più segui-ti. A Brescia si iniziò a giocare regolar-mente nel 1989”.Lei fece parte di quella squadra fin dall’inizio.“Ho calcato i campi fino a 38 anni, nel 1994, poi sono passato dietro alla scri-vania”.E i Bengals iniziarono a fare la storia.“Vincemmo due scudetti consecutivi senza mai perdere una partita. Poi ci siamo ripetuti nel 2009, 2011 e 2012 nella nuova federazione”. La vostra squadra ha avuto ed ha an-cora oggi una matrice messicana.“Sì, in campo e in panchina. I messicani mi hanno aperto la visione su un mondo

che noi consideriamo solo per gli stere-otipi del sombrero e della siesta. Dopo gli Stati Uniti sono la nazione più all’a-vanguardia in questo sport”.Dove c’è stato un influsso americano in campo scolastico…“Sì, scuole superiori e università fanno la parte del leone in campo sportivo. Gli atleti di un certo livello passano tutti da-gli atenei. Così lo sport è valorizzato nel modo giusto ed è a misura di giovane”.L’Italia a riguardo è paleolitica.“Da noi l’educazione fisica è conside-rata una perdita di tempo. Oltre oceano impegna i ragazzi in qualcosa di costrut-tivo. Possono ottenere borse di studio e laurearsi. È un’opportunità di riscatto sociale”. Come descriverebbe il football a chi non lo conosce?“Come uno sport di squadra che non è per tutti. Non è una questione di fisico, ma di attitudine. Per divertirsi serve un’adeguata preparazione atletica altri-menti prendi solo botte. Richiede vo-

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110 SPORT

lontà e passione. Forma prima l’uomo, poi lo sportivo”. Quanto ci si allena?“Cinque volte a settimana, di cui tre in campo e due in palestra”. Ci descriva il panorama giovanile dei Bengals.“Da noi arrivano ragazzi che non sanno nulla di questo sport. Bisogna partire da zero. Abbiamo una sola formazione gio-vanile, quella juniores, ma stiamo ini-ziando a formare anche i quindicenni”. Quali atleti, secondo lei, sono un mo-dello per i giovani?“Valentino Rossi, Josefa Idem e Tania Cagnotto. Campioni e persone sempli-ci, quando vincono e quando perdono, non come Schumacher, che dopo esse-re stato scaricato ha dichiarato che non aveva più motivazioni”. Nel vostro sport la federazione è spac-cata in due. Perché?“Perché nella Fif – la federazione a cui ap-parteniamo – la parola d’ordine è volonta-riato, mentre nella Ifl è ‘lustrini e paiette’. Sono associati al Coni, hanno la Naziona-le che prende batoste ovunque, pagano la Gazzetta dello Sport per avere visibilità, e affrontano trasferte insostenibili su tutto il territorio nazionale. E pensare che la fe-derazione originaria era fallita proprio per i costi eccessivi. Un movimento che conta massimo 7mila tesserati dovrebbe avere una dimensione consona”.I costi di gestione sono elevati?“Vestire un singolo giocatore costa dai 600 ai 900 euro. L’attrezzatura è d’im-portazione. La spesa che facciamo più volentieri è quella per garantirci allena-tori qualificati”.Scudetti a parte quali sono i risultati di cui andate fieri?“Una decina di giocatori è andata in squadre di Ifl. Sono titolari e quattro di loro hanno vinto lo scudetto. Evidente-

mente erano preparati bene. Ci avevano detto che volevano fare un’esperienza di un anno e che sarebbero tornati. Non hanno mantenuto la parola”.Le istituzioni locali sostengono il fo-otball americano?“Più che contributi ho accumulato lettere di scuse. La giunta Corsini aveva inserito nel programma elettorale la costruzione dello stadio di football, ma non se ne fece nulla. Fu una grande illusione”.Quali sono i ricordi più belli legati ai Bengals?“La prima finale nel ‘96 all’Invernici con 4.500 spettatori. Vendemmo 2.000 bi-glietti, poi il cassiere spalancò i cancelli. Non voleva perdersi la partita. Portare tanta gente allo stadio è la soddisfazione più grande”. Il suo giudizio su Brescia città.“Io ci sto poco perché abito a Gargnano. So che ci sono quartieri che potrebbero

essere gestiti meglio, con sacche etniche come in via Milano. Il patto di stabilità vincola l’operato del Comune, ma diciamo che la preparazione e il livello della classe politica italiana non mi fanno impazzire”. Lei tornerebbe a vivere in città?“No, nonostante l’ora di auto per venire al lavoro”.Qual è il suo sogno nel cassetto da cit-tadino bresciano e italiano? “Vivere in un Paese dove il senso di appartenenza non emerga solamente quando ci sono le Olimpiadi. Sogno una società dove i volontari non esisto-no perché è organizzata in modo che le strutture pubbliche siano in grado di ga-rantire tutti i servizi”.E da presidente dei Bengals?“Formare giocatori preparati e uscire sempre dal campo senza rimpianti. Nel-lo sport la settimana dopo c’è un’altra partita, nella vita non sempre”.

Da noi l’educazione fisica è considerata una perdita di tempo

Sogno una società in cui i volontari non esistono perché le strutture pubbliche sono in grado di garantire tutti i servizi

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Virgilio Baresi

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SI FA PRESTO A DIRE PEPERONCINORegolarizza la circolazione sangui-gna, favorisce il processo digestivo, è un ottimo antiossidante. E rispon-de al nome di capsicum, vale a dire “peperoncino”. Piccante è piccante, ma sono in molti, ormai, ad abitua-re gradatamente il proprio palato a questo toccasana naturale, attirati dai numerosi studi scientifici che, giorno dopo giorno, ne esaltano il ventaglio di virtù curative: sembra che non sia un caso, infatti, che nelle regioni dove è diffuso il suo uso, ma-lattie come infarto, arteriosclerosi ed eccesso di colesterolo siano notevol-mente limitate. Il cornetto di fuoco, importato in Eu-ropa da cristoforo colombo nel lon-tano 1493, non è proprio una novità, ma non tutti sanno che, da coltivarsi a casa, ne esistono mille varietà, dai nomi roboanti e dalle caratteristiche “esplosive”; come il red habanero, considerato da alcuni il peperoncino messicano più piccante al mondo (ha un colore arancio o rosso, e la forma di una lanterna della lunghezza di 6 centimetri circa) o, direttamente dal Portorico, il bishop’s crown (“cappel-lo del vescovo”), la cui forma ecce-zionale prelude un assaggio fruttato, carnoso e croccante (per reperire le sementi, ottimo online il sito specia-lizzato www.peperonciniperhobby.it).

113112 NATURA

CosA METTo NELVAsETTo?

Alimenti “alternativi” da crescere indoor.

Aldilà delle mode culinarie, oltre gli assolutismi sul benessere, nascono delle piccole-grandi rivoluzioni

alimentari, sconosciute ai più, che, re-stando perfettamente in linea con i no-stri ritmi quotidiani, permettono all’os-sessionato uomo moderno di mangiare bene, meglio, eco-bio e diverso – ove la (positiva) diversificazione del cibo in-gerito è inversamente proporzionale ai cartocci del take away (cinese, indiano, tailandese, messicano…) ammuffiti in frigorifero –.Con tutta probabilità, ha ragione da ven-dere quella donna istrionica che è Sere-na Dandini, la quale – nel suo ultimo li-bro, Grazie per quella volta. Confessioni di una donna difettosa, e precisamente in Magna! il primo capitolo – dice che, a rovinarci, è stata l’illusione dei “soffi-cini”: piccoli, croccanti, dorati e “sorri-

denti”, i mitici panzerotti sono stati la pericolosa china di un’intera generazio-ne abbonata al grill facile. Da lì in poi, solo un deserto di diete e consapevolez-ze mangerecce a metà tra il delirante e il new age.Ma, per fortuna, oggi c’è anche chi rie-sce a mettere a punto delle dialettiche alimentari che fanno sorridere per il loro genio, sposando il nobile filone della blue economy, secondo la quale è saggio uti-lizzare tecnologie di biomimesi, ispirate dal funzionamento della natura (e che, diversamente dalla green economy, non richiede alle aziende di investire di più per salvare l’ambiente, anzi, con minore impiego di capitali è in grado di creare maggiori flussi di reddito e di costruire al tempo stesso capitale sociale). Se, in-fatti, a sostenere che “in natura non esi-stono disoccupati e neppure rifiuti. Tutti svolgono un compito e gli scarti degli uni diventano materia prima per altri, in un sistema “a cascata” in cui nulla viene

sprecato” è niente meno che Gunter Pau-li – imprenditore, economista, fondatore dell’ambizioso e innovativo progetto Zeri (Zero Emission Research Initiative) –, non ci resta che credergli. Anche perché il signor Gunter non si limita alle paro-le (reperibili nel suo Blue economy. 10 anni. 100 innovazioni. 100 milioni di posti di lavoro), ma ci propone un esem-pio concreto, valido e… commestibile, il cui capitale iniziale consiste in un banale vasetto di coccio.

Parliamo di funghi. Precisamente del Pleurotus ostreatus, meglio conosciuto come fungo ostrica, o “orecchione”. Ricco di vitamine, aminoacidi e sali mine-rali che proteggono il corpo umano dalle azioni delle sostanze tossiche, il pleuro-tus aiuta l’abbassamento di colesterolo nel sangue, ha basso valore energetico (per questo è adatto anche nelle diete di-magranti), ha proprietà antinfiammatorie e si suppone che abbia anche effetti an-titumorali. Il fungo ostrica cresce in na-tura sul legno di latifoglie ma, nel 1990, il professor Shuting Chan, della Chinese University di Hong Kong, fa la clamorosa scoperta: questo miceto cresce benis-simo anche sugli scarti agricoli di caffè (nonché del tè, oltre che sulla paglia e sulle specie infestanti come il giacinto d’acqua). Il frutto della ricerca del profes-sore – dettata dall’amore degli orientali per i funghi (che ne consumano, solo a Hong Kong, mediamente 17 chili l’anno

a testa), apprezzati per le loro proprietà nutritive e medicinali – fa il giro del mon-do, ed è subito business. A ringraziare, in primis, è proprio l’ambiente, poiché si stima che, nel mondo, siano lasciate a marcire 12 milioni di tonnellate di scarti agricoli, che ne generano quasi altrettan-te in termini di gas metano (responsabile dei cambiamenti climatici), e i numeri dell’industria del caffè sono altrettanto esorbitanti: 150 milioni di sacchi di caffè (60 kg l’uno) l’anno, prodotti da circa 25 milioni di aziende, quando della materia prima che finisce nella classica tazzina se ne usa solo lo 0,02%. Dice grazie anche l’economia perché, soltanto in America, il mestiere del fungicoltore d’orecchione su fondi di caffè potrebbe creare almeno 50mila nuovi posti di lavoro (mentre ha già salvato diverse comunità disagiate in Africa).Ma, a giovarne, potremmo essere an-che noi, da subito, rivalutando anche

l’immagine dell’Occidente un po’ spre-cone, e risparmiando in tempo di crisi: il fungo ostrica, difatti, sostituisce, quanto a proteine, una bella bistecca. Ciò che serve, in definitiva, è un va-setto di coccio, bucato sul fondo per drenare l’acqua in eccesso, riempito degli scarti del nostro caffè, racimola-ti dopo la moka o l’espresso mattutini; reperito il micelio di fungo ostrica (in alcune erboristerie, nei negozi specia-lizzati in sementi, oppure online) lo si depone sul “terriccio”, si tiene umido e si aspetta pazientemente – in condi-zioni ottimali, crescono velocemente: ogni 6 ore circa si nota l’evoluzione della germinazione – di poterlo gustare (su internet, poi, si trovano tantissime ricette tematiche).

LA SALUTE IN UN GERMOGLIOSoia, crescione, miglio, senape...: di germogli ne esiste un’infinità, da consu-marsi previa cottura (accade con quelli di cereali e legumi) o crudi. Ma per-ché farlo? I benefici medici e nutritivi sono documentati da secoli tanto nella letteratura orientale che in quella occidentale; testi medici cinesi del 5.000 a. c. descrivono i germogli come essenziali nella dieta alimentare per le loro proprietà antinfiammatorie e rafforzanti per l’organismo, nonché come rime-dio contro deficienze vitaminiche. Insomma, sono un’inesauribile fonte d’e-nergia prontamente disponibile, efficaci in caso di stress, stanchezza, caduta dei capelli, fragilità delle unghie. E, grazie a un semplice strumento come il germogliatore (una struttura plastificata scomponibile, a castello), possiamo farli crescere a casa nostra, in qualsiasi momento e in qualsiasi ambiente: il seme viene in contatto con l’acqua, la assorbe e, con l’aiuto d’ossigeno, ca-lore e luce, inizia il processo di germinazione. Gradevoli al gusto, dal sapore intenso, piccante, delicato o saporito a secondo delle specie o varietà, i ger-mogli si adattano bene a pietanze d’ogni tipo per arricchire, aromatizzare ed insaporire antipasti, primi e secondi. Provare per credere!

di ALeSSAndrA TonIzzo

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115

ve my petI l114 ANIMALI

Se vuoi presentare il tuo amico domestico (cane, gatto, criceto, uccellino o altro), scrivi a [email protected] cura di eLISAbeTTA benTIvoGLIo

1. Quando e come vi siete incontrati?2. Esiste una razza di cani che preferisci alle altre?3. Hai mai portato il tuo cane a un corso di addestramen-

to?4. Quando sei al lavoro, il cane rimane in casa, in giardino,

o lo porti con te?5. Quando programmi le vacanze cerchi di portarlo con te,

lo affidi a qualche amico o parente o ti rivolgi a una pen-sione?

6. Il cane cosa magia?7. E dove dorme?8. Lo porti a passeggio o lo lasci libero in giardino?9. Una sua particolarità?10. a chi è più affezionato in famiglia?

davide e joeydavide cristinelli, 36 anni, è un parrucchiere. Il suo miglio-re amico a quattro zampe è Joey, un maschio di levriero inglese greyhound che pesa 35 chili e ha il manto bianco con mezzo muso nero.

1. “È successo tre anni fa quando ho deciso di realiz-zare uno dei miei sogni e adottare un levriero. Joey arriva dal circuito delle corse in Inghilterra e l’as-sociazione modenese Gaci si occupa di farli adottare da famiglie italiane alla fine della loro carriera. Quando l’ho visto per la prima volta sono rimasto im-pressionato dalla sua lunghezza, ma è ba-stato che mi guardasse con la sua “poker face” per perdermi nei suoi occhi langui-di e innamorarmi completamente di lui”.2. “In quanto a bellezza trovo che i Greyhound siano imbattibili. Se doves-si cambiare razza sceglierei il bulldog francese perché trovo che abbia un’e-spressione molto simpatica. In genere però preferisco i cani di taglia grande e dal pelo corto”.3. “No, non ne vedo l’esigenza. È sem-pre stato molto ubbidiente, forse anche perché i suoi trascorsi da atleta l’hanno portato a diventare un soldatino”.

4. “Di solito lo porto con me in

negozio e lui resta buono sul suo telo

nel retro e dorme tutto il giorno”.

5. “In genere mi affido a parenti e ami-ci, cercando di evitare la pensione. Lo porterei con me in vacanza ma spesso le strutture alberghiere non accettano cani di taglie grandi”.6. “Crocchette di pesce ma essendo famelico riesce sempre a commuovere qualcuno facendosi allungare qualche bocconcino dal tavolo”.7. “Dorme in salotto sul suo cuscino. È capitato che salisse anche sul letto du-rante la notte ma poi al mattino lo trova-vo di nuovo nella sua cuccia”.8. “Usciamo tre volte al giorno, per una media di 15 minuti ogni volta. A dispetto della loro stazza e della fama da corridori i levrieri non sono una razza molto esigen-te e quando mi capita di portarlo a fare lunghe passeggiate in montagna spesso lo devo trascinare per farlo camminare”.9. “La vera fobia di Joey è la lavastovi-glie. Ogni volta che l’accendo inizia una danza e va avanti e indietro per tutta la casa finché non finisce il programma e si spegne”.10. “A me. Ha una forma strana di di-mostrare il suo affetto, di solito si ap-poggia con il muso alla pancia e spinge”.

vanessa e jackvanessa bertuzzi, 27 anni, è com-messa in un negozio di abbigliamen-to. Il suo migliore amico a quattro zampe è Jack, un maschio di carlino di 5 mesi che pesa 5 chili e ha il man-tello color fulvo.

1. “Cercavo un cane di piccola taglia che potesse adattarsi al vivere in appar-tamento. Ho scelto un carlino perché trovo che abbia un musetto molto buffo e poi conoscevo già la razza. Quando sono andata all’allevamento per adottar-lo Jack è stato il primo a corrermi incon-tro e da quel momento siamo diventati inseparabili”.2. “Mi piacciono moltissimo i chihuahua. In genere preferisco i cani di taglia piccola con il pelo corto, quelli da poter portare ovunque in borsetta”.3. “No, è un cane molto tranquillo e fino ad ora non ha mai dimostrato di aver

bisogno di un vero e proprio corso di ad-destramento. Cerchiamo di insegnargli le regole base e credo possa bastare”.4. “Resta tranquillo in casa a dormire nella sua cuccia. Ha mille giochi e pe-luches a sua disposizione e quando si annoia si diverte a stuzzicare la sua acer-rima nemica gatta, Jessy”.5. “Quest’anno abbiamo programmato le vacanze in base alle sue necessita an-che se purtroppo abbiamo scoperto che odia viaggiare in automobile. Ogni volta resta per tutto il tragitto incollato al fi-nestrino con la lingua di fuori e non c’è verso di farlo dormire”.6. “Crocchette. Evito di dargli avanzi perché il carlino tende ad ingrassare e

ha l’intestino molto delicato”.7. “Nella sua cuccia in salotto. Sin da subito l’abbiamo educato a non salire sul letto”.8. “Lo portiamo sempre a fare lunghe passeggiate. Usciamo anche quattro o cinque volte al giorno e sotto casa abbia-mo un piccolo giardino dove può scor-razzare libero senza guinzaglio”.9. “Quando lo coccoli ha il vizio di star-nutire e di mordicchiare le mani, ma forse fa solo parte del suo essere ancora cucciolo”.10. “Vorrei dire a me, ma in realtà il suo capobranco è mio marito. Io sono quella che lo coccola e lo vizia in conti-nuazione”.

marco e phoebemarco benasseni, 32 anni, è un commerciante. la sua migliore amica a quat-tro zampe è phoebe, un femmina di boxer di 6 anni che pesa 25 chili e ha il manto color fulvo.

1. “Phoebe è stata il mio regalo al rientro da una vacanza a Capo Verde. Quando sono andato all’allevamento era piena di pulci e mi ha colpito subito perché era l’unica della sua cucciolata ad avere il muso lungo rispetto alla media della razza, tanto da farla assomigliare più ad un piccolo cucciolo di alano. Con lei ho realizzato il mio sogno di avere un cane”.

2. “A parte il boxer che adoro, sce-glierei un cavalier king charles spaniel perché è una razza dalle dimensioni più contenute. In ogni caso, non credo che avrò mai un altro cane, Phoebe è inso-stituibile”.3. “Sì, dai 3 ai 6 mesi ha frequentato un corso base di obbedienza, poi quando aveva un anno l’ho iscritta ad un corso per la ricerca in superficie ma i miei im-pegni lavorativi mi hanno impedito di portarlo a termine”.4. “Normalmente la lascio in casa, ma capita spesso che la porti anche con me in ufficio. Ovunque la metti lei ci sta”.5. “La affido ad amici e parenti e prima di prenotare qualsiasi viaggio mi assicu-ro che lei abbia un posto dove stare”.6. “Crocchette e scatolette per cani con problemi di insufficienza renale”7. “In realtà ha tre postazioni e ogni notte fa il giro di tutte. Inizia dormendo

nella sua cuccia in salotto, poi si sposta nella casetta in terrazzo e infine si trasfe-risce in camera e si sdraia sul tappetto in fondo al letto. Quando ha finito di girare mi sveglia e vuole essere accompagnata in giardino per i bisogni”.8. “Un’ora di corsa al mattino, una pas-seggiata a pausa pranzo e un’ora di giochi con i suoi amici pelosi la sera sotto casa”.9. “Nonostante la sua età non smette-rebbe mai di correre, saltare e giocare. Di solito prende gli altri cani per sfini-mento”.10. A me, nel suo sguardo c’è tutto il suo amore nei miei confronti”.

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117116 wHAT’S UP?

VOGLIO IL TUO PROFUMO!LE MILLE STRANEZZE DELL’ALLURE OLFATTIVO

di ALeSSAndrA TonIzzo

Cantava così, nel lontano 1986, la mitica Gianna Nannini, susci-tando non poco scalpore con i versi dall’esplicito doppio senso della sua intramontabile Profumo. “Con tutte quelle essenze che ti dai, non so chi sei non sudi mai…”: eh già, cara Gianna, oggi più

d’allora gli uomini si profumano tanto quanto le donne, se non di più e, in generale, l’odore della pelle al naturale sembra essere talmente

retrò da venire classificato come “antico” senza nemmeno passare per la (felice) categoria vintage. Bei tempi, quelli in cui ci si sceglieva perché il nostro lui o la nostra lei, ai ricettori delle proprie personalissime cavità nasali, sapeva semplicemente “di buono”? A sentire – è proprio il caso di dirlo – le fragranze che imperversano oggigiorno, beh, verrebbe da dire sì.

Superate, concettualmente, le fragranze unisex – con le qua-li, a guadagnarci qualcosa, for-se forse è la donna, che gioca

spregiudicatamente con la propria immagine, evocan-

do a tratti l’androginia, civettando “ti ho rubato i pantaloni, ti frego anche il profumo!” – e i sentori

“chimici”, si torna alle origini, all’infanzia: l’aroma del buca-to steso al sole, dell’erba appe-na tagliata, della macchia mediter-ranea, del pepe macinato o del vino (dal Chian-ti al Fragolino, al Pinot nero, il Bru-nello di Montalci-no e il Passito di

Pantelleria) sono solo alcune delle scel-

te più natural tra le qua-li sbizzarrirsi.

Come se la città ci avesse tolto tutto, anche le es-senze più banali, anestetizzan-do i nostri sensi a tal punto da dover ricreare, che so, l’odore della pioggia (lo ha fatto Sarah Jessica Parker nel 2008!) per imbottigliarlo e ricordarce-lo: una “banca dati” odorifera, questa, che, magari, sarà utile ai posteri se… non diamo un ta-glio allo smog. E chi lo spiega, alle nostre nonne – le quali cu-cinavano a piè sospinto, ritira-vano i panni, si sfregavano con il sapone di Marsiglia e cam-minavano nell’erba alta – che quelli sono profumi e non odo-ri, sebbene piacevoli?

Difatti, tranne che per una ristretta e fortunata cerchia di perso-ne che si serve di nasi à porter (i professionisti dell’olfatto, adde-strati a riconoscere centinaia di scie odorose, creando bouquet unici), i comuni mortali devono profumarsi con ciò che offre il mercato e, per stupire, non resta che osare secondo i dettami de-gli “stilisti dell’eau de toilette”. Dimentichi, dunque, delle piccole botteghe parigine – costosissime e bohémienne – nelle quali farsi

confezionare il profumo su misura, unico e irripetibile, ci rivolgiamo a ciò che è di grido, ma che, ultimamente, può sembrare esagerato, quasi di cattivo gusto.

Ma se chiedete ai tipi giusti, quelli tosti, vi diranno che, per es-sere up to date, occorre odorare di sangue. Ebbene sì. Il con-tagio delle serie vampiresche si è esteso anche al beauty case. Confezione “sterile” di cartoncino bianco, fragranza in fialetta: è il caso di Blood Concep, un’idea tutta italiana (fiorentina, per la precisione), quella di ricreare olfattivamente il proprio grup-po sanguigno. C’è il gruppo 0 - zero -, “animalesco, selvaggio, come impregnato dell’aria della savana e del deserto”; il gruppo A, “più fresco, simile all’odore del bosco bagnato del mattino”; gruppo B, “forte dei sentori aromatici della stiva di una nave carica di spezie”; il gruppo AB, “un rincorrer-si di molecole sintetiche che rafforzano il sottile odore di metallo”, presente in tutte le boccette perché evocati-vo, appunto, del sangue. Che bello. Ne sentivamo proprio l’esigenza.Ma, parallelamente, c’è anche chi

si è spinto oltre – al sangue, difatti, la pazzerella Lady Gaga aggiunge addirittura lo sperma per la sua fragranza top-secret –, e chi, invece, si è adoperato per vincere il Pulitzer del “sento-re androide”: ideato appositamente in Australia, selezionando un miscuglio di colla, plastica, gomma e carta, il “MacBook-Pro profumo” ricrea il particolare odore generato da plastica, me-tallo e carta subito dopo la produzione del laptot, che permane per pochissimo tempo dopo l’unboxing, per il piacere di tutti gli Apple-dipendenti (e di qualche nerd smanettone).

Ergo, non sembra esserci via di scampo. Chanel n°5, oramai, fa “vecchia zia”, e le alternative sono quantomeno inquietanti. Però, a pensarci bene, si potrebbe tentare una piccola rivolu-zione: quella dell’acqua e sapone (banditi deodoranti, profumi e conservanti sottocute), che ha portato tanto bene, idiomatica-mente, a nugoli di femminee “faccette pulite” hollywoodiane. Sì, si può fare! Che dite, aspettiamo cali il solleone e la mettiamo in pratica in autunno?

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nUovA rISonAnzA mAGneTICA APerTA Ad ALTo CAmPo

La politica aziendale di Gemini Rx, grazie anche al qualificato staff medico e tecnico che con-ta più di trenta operatori ad alta

professionalità, è di erogare le prestazio-ni nell’arco di uno-due giorni. La struttu-ra travagliatese, che da più di trent’anni eroga prestazioni di diagnostica per im-magini in regime di accreditamento, è co-nosciuta proprio per la rapidità e la qua-lità dei suoi servizi. Radiologia generale e odontoiatrica, Mammografia, MOC, Ecografia, TAC e Risonanza magnetica sono gli esami effettuati dal centro, la cui ubicazione strategica (a pochi minuti dal-la tangenziale ovest e dall’autostrada A4, casello di Ospitaletto) e l’architettura funzionale (priva di barriere architetto-niche e dotata di un ampio parcheggio) rendono più confortevole il delicato mo-mento del controllo medico.Fiore all’occhiello della struttura sono le modernissime risonanze magnetiche ad alto campo, tutte di produzione Philips. Gli esami, documentati su pellicola ra-diografica, risultano di eccellente qualità, e fanno davvero la differenza per diagnosi tempestive e controlli specialistici. Ne abbiamo parlato con il dottor Armando Mazza, dell’equipe neuroradiologica.Facciamo subito chiarezza: la riso-nanza magnetica è nociva?“Assolutamente no. È sempre bene pre-cisare che la risonanza magnetica non impiega radiazioni ionizzanti (che, in dosi elevate, possono anche provocare danni biologici) ma radiofrequenze. Ne

risulta che questo esame può dunque essere eseguito, ad esempio, anche sui bambini, senza causare alcun danno”.Ma cos’è una risonanza magnetica?“È un esame che sfrutta la perturbazio-ne indotta da radiofrequenze, su un si-stema (corpo umano) le cui molecole di idrogeno vengono immerse in un campo magnetico. Quest’ultimo orienta i nu-clei rispetto alla loro disposizione natu-rale, ovvero casuale: dopo l’impulso di radiofrequenza, i protoni, per tornare alla loro posizione originaria, emettono un segnale che, analizzato e decodifica-to dal computer, ci restituisce l’immagi-ne relativa all’organo studiato”.Le risonanze magnetiche sono tutte uguali?“A questa domanda rispondo sempre con il semplice esempio della macchina foto-grafica: sono paragonabili tra loro i mezzi digitali che funzionano, rispettivamente, a 10 mega pixel e ad 1 mega pixel? La fotografia riuscirà comunque in entrambi i casi, ma la qualità è tutta da discutere”.Gemini Rx di quali macchine si avva-le, per questo esame?“Noi riusciamo ad ottenere una più defi-nita qualità dell’immagine, con una riso-luzione spaziale e contrastografica supe-riore, grazie all’alta tecnologia. Abbiamo in dotazione infatti tre risonanze magneti-che: due macchine da 1,5 tesla di campo magnetico, intensità massima utilizzata a scopo diagnostico, del tipo a ‘tunnel’, e una macchina aperta da 1 tesla”.Qual è l’importanza concreta d’avere

immagini di qualità?“Spesso il medico di base si sofferma sul referto, mentre lo specialista vuole ‘leg-gere’ direttamente l’immagine che, si capisce, più è nitida più è rilevante. Più alta è l’intensità di campo della macchi-na e più moderna la tecnologia che sta dietro, migliore è l’immagine ottenuta”.Che tipi d’esame si possono fare con la risonanza magnetica?“Pur essendo il sistema nervoso centrale il suo gold standard, la risonanza viene adoperata per cuore, seno, addome e tutte le articolazioni, nonché, in alcuni casi, anche per il torace”. La risonanza è un esame fastidioso?“Grazie alla potenza del mezzo, il tutto spesso si svolge in pochi minuti, e buo-na parte dei referti è emessa in giornata. Inoltre, anche se il liquido di contrasto a base di gadolinio viene tollerato in modo eccezionale, spesso la sua sommi-nistrazione non è indispensabile vista la risoluzione contrastografica spaziale già elevata. Terminato l’esame, si esce e si può guidare l’auto, rientrando tranquil-lamente a casa propria”.Da gennaio di quest’anno vi avvalete anche di uno strumento innovativo, ce ne parli.“La cosiddetta ‘macchina aperta’ ad alta intensità di campo magnetico (1 tesla), Philips Panorama HFO: siamo gli unici a disporne nelle province di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona. La sala che la ospita è molto ampia, ci sono foto rasserenanti, e lo strumento in sé è più

arioso e spazioso rispetto ai 60 centi-metri di diametro del classico tunnel. Claustrofobici, ansiosi, bambini colla-boranti, obesi: tutti possono beneficiare di questo strumento confortevole. Va detto tuttavia che anche le macchine tra-dizionali a ‘tunnel’ che abbiamo in dota-zione sono ben illuminate, aerate e con ampia svasatura ai lati”.Solo comfort o anche una resa migliore?“La macchina aperta è utile per esami che, con il tunnel, sarebbero difficili perché bisognerebbe spostare il pazien-te posizionandolo in modo costrittivo: con questo strumento, il posizionamen-to dell’organo da esaminare nell’iso-centro del campo magnetico, indispen-sabile per un buon esame, è possibile con maggiore precisione e agio grazie agli ampi spazi di manovra. La qualità è sovrapponibile a quella, altissima, delle apparecchiature in nostra dotazione”.Esistevano già risonanze magnetiche di tipo aperto?“Sì, però si trattava di apparecchiature a basso campo, da 0,2 a 0,4 tesla, un terzo circa dell’intensità di campo della nostra. Se potevano essere accettabili gli esami articolari (non comunque all’altezza di quelli ottenuti con alto campo), erano sconsigliate le indagini neuroradiolo-

giche, in particolare per lo studio della sclerosi multipla e di aneurismi. Come già detto, la macchina aperta in nostra dotazione fornisce esami dello stesso li-vello diagnostico delle apparecchiature del tipo a ‘tunnel’ ad alto campo”.La vostra struttura è nota per essersi specializzata nelle angio-RM.“È un esame importante, all’avanguar-dia a livello vascolare, praticabile a livel-lo di tutti i distretti anatomici. La qualità di un esame angio-RM è strettamente dipendente dalla potenza e dall’elevato standard tecnologico della macchina im-piegata. La tecnologia Philips ci consen-te di ottenere risultati ai massimi livelli. Per lo studio del distretto intracranico non è nemmeno necessario il mezzo di contrasto: con un esame di pochi minuti si possono evidenziare malformazioni o aneurismi anche di un solo millimetro. Vengono utilizzati due algoritmi di ri-

costruzione: il MIP (maximum intensity projection) e il VR (volume rendering), finalizzati ad evidenziare nel miglior modo possibile piccolissime lesioni. Con il VR l’immagine è tridimensionale, ruotabile in tutte le direzioni: un ausilio molto efficace”.Effettuate ben 30mila risonanze l’anno: come sostenete questi numeri?“Puntiamo su un servizio di qualità. All’indispensabile aggiornamento dei macchinari (mediamente ogni tre anni) si accompagna la professionalità di uno staff di medici altamente specializzati nel proprio settore d’interesse, tutti con lunga esperienza. La risposta posi-tiva viene dall’utenza, che ci raggiunge anche da altre regioni, come Trentino, Veneto ed Emilia Romagna, grazie ad un ottimo passaparola: sono sempre più gli specialisti, infatti, che consigliano controlli da Gemini Rx”.

a travaglIato, un polo d'eccellenza per la rIsonanza magnetIca

GEMINI RxViale a. Moro 81 - 25039 Travagliato (Bs)Tel. 030.6863573 - 030.6863139 - Fax 030.6865249ORaRI aPERTURaLun - Ven 8.00 alle 19.00 / Sabato dalle 8.00 alle 13.00

ORaRI PER ESaMI aD accESSO DIRETTO Lun - Ven 9.00 alle 19.00

Page 61: 12 Mesi - BRESCIA - Novembre 2012

12MESInovembre 201212MESI

novembre 2012

121

QUI & là

QUI E LÀ120

PRIMO CORSO DI BUDDHISMO TIBETANO A BRESCIALa Tibet House Foundation Italy organizza a Brescia il Primo Corso di Buddhismo Tibetano a partire dall’8 novembre. Il corso si basa sullo studio delle principali teorie e pratiche del Buddhismo e si terrà presso la sede della Tibet House Foundation Italy a Brescia in via Pusterla 6/c, dalle 18.00 alle 20.00. Il corso è riservato agli associati. I posti disponibili sono solo venti.Il corso sarà tenuto dal Monaco Lobsang Chopel dell’Istituto Studi sul Buddhismo Tibetano “Ghe Pel Ling” di Milano.Costo del corso per 10 date da novembre a marzo: 40 euro + 5 euro della tessera socio. Per informazioni: 348.0154889.

BRESCIA CAPITALE ITALIANA DEL ROCkLa proposta di una grande mostra dedicata al Rock mondiale

è stata consegnata al Sindaco di Brescia Adriano Paroli da Rolando Giambelli, fondatore dei Beatlesiani d’Italia associati, come evento dedicato alla musica e all’arte legata al fenomeno del Rock & Roll. La passione popolare per il Rock‘n’Roll dilagò nella nostra città già a partire dalla fine anni ’50, con il primo

gruppo rock di “Lodovico e i Mori” (1956) a cui seguirono “I 5 Dollari”, I Topless e numerose beat e rock bands: Hobbies, Wow, Some Souls, Jaguars, Elite 66 e tante ancora! Il “Rock

bresciano” si accenderà nel 1963 con Fausto Leali che, per primo, interpreterà i Beatles in Italia, e in italiano, diventando

il più noto “rocker” nazionale dalla voce “nera”. Che dire poi di Mauro Pagani (che quest’anno dirigerà il festival di

Sanremo!), l’altro grande musicista e compositore bresciano fondatore della PFM, o di Omar Pedrini, prima con i Timoria

e con Francesco Renga a fare rock italiano di qualità e poi L’Aura Abela, cantante e compositrice polistrumentista Rock.

E poi... 20 anni fa a Brescia fa è stato fondato il sodalizio dedicato all’arte dei Beatles che organizza periodicamente

concerti ed incontri culturali ed ha aperto nel 2001 il Beatles Museum ospitato presso il Museo della Mille Miglia.

Il progetto di una mostra potrebbe essere realizzato grazie a Red Ronnie, che possiede la collezione rock più importante d’Europa

e che ha messo a disposizione dei Beatlesiani di Brescia la sua personale collezione di memorabilia appartenute agli artisti

che hanno segnato la storia della musica di tutti i tempi. Pezzi unici in mostra! Tutti gli appassionati potranno ammirare, in nove sezioni, pezzi unici memorabili come le chitarre di Jimi

Hendrix, George Harrison e Kurt Cobain, i testi di Jim Morrison, gli scritti di John Lennon, la batteria degli Animals o l’armonica

di Bob Dylan e i dischi autografati di Chuck Berry…

a cura di roLAndo GIAmbeLLI

CONSEGNA PACCHI CON… BICILOGISTICA

Nell’ambito dell’edizione 2012 della Settimana europea della mobilità sostenibile, il vicesindaco e assessore alla

Mobilità e traffico del Comune di Brescia, Fabio Rolfi, ha presentato il progetto Bicilogistica. Il servizio di

Bicilogistica consiste nella consegna su tutto il territorio del Comune di Brescia, ma principalmente nel centro

storico, di documenti e piccoli pacchi attraverso l’ausilio di biciclette, all’insegna della riduzione dell’inquinamento sia acustico che atmosferico. Questo strumento è da anni

già realtà in buona parte d’Europa: Germania, Austria, Svizzera, Olanda, Danimarca e Inghilterra.

VITTORIO SGARBI IN CONVEGNO A SANTA GIULIAVittorio Sgarbi è stato ospite a Santa Giulia dell’Inner Wheel Bs Vittoria Alata presieduto da Vanda Capra Leali che ha organizzato un service destinato alle donne che subiscono maltrattamenti. Fenomeno questo in triste aumento, come numero di vittime e come tipo di violenze inflitte.Nel corso dell’affollatissima conferenza, Sgarbi ha anche presentato il suo ultimo libro, “L’arte è contemporanea. Ovvero l’arte di vedere l’arte”, e dopo aver rilasciato qualche dichiarazione polemica ai media presenti si è poi intrattenuto amabilmente con i suoi estimatori.

UNA “NUOVA STAGIONE” PER IL PALAGHIACCIO Riaperto il Palaghiaccio, che lo scorso anno ha dato la possi-bilità di pattinare a 16mila persone. Per la nuova stagione la

struttura è stata completamente rinnovata e dotata di una pi-sta più grande (20x40 per un totale di 800 mq, 200 mq in più rispetto allo scorso anno), di un bar riscaldato nel ridotto e di uno spazio giochi attrezzato per i bambini. Per promuovere il pattinaggio si ghiaccio, sia a livello amatoriale che agonistico,

la società di gestione Matel spa ha dato vita all’associazione sportiva dilettantistica Diamond Ice School, affiliata Fisg. La

neonata società si occuperà della formazione dei giovani atle-ti organizzando corsi base e avanzati, con istruttori abilitati,

che saranno comunque sempre presenti durante l’apertura al pubblico. Da 4 anni in su tutti potranno scendere in pista!

FESTA D’AUTUNNO DELLA GIOIELLERIA IGUSSAGO A FLEROLa gioielleria iGussago a Flero (Bs) accoglie l’arrivo dell’autunno con un esclusivo cocktail party in collaborazione con Marco Bicego, la maison vicentina famosa per le sue creazioni in oro giallo caratterizzate da lavorazioni artigianali uniche. La data: il 20 settembre 2012, la location: il raffinatissimo spazio della Gioielleria iGussago a Flero. Più di 250 ospiti hanno potuto apprezzare le sontuose vetrine interamente “vestite” con le collezioni inedite. Un maestro artigiano della maison ha appassionato gli ospiti dimostrando dal vivo le sue abilità nell’incidere elementi d’oro di diverse dimensioni e forma. Ospite d’eccezione il vino Nitor della cantina Pratum Coller.

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12MESInovembre 2012

di FrAnCeSCo rASTreLLIPresidente dell’Ordine dei Farmacisti

della Provincia di Brescia

GENTILE FARMACISTA...

D// Volevo chiedere se oltre all’utilizzo di farmaci esistono altri prodotti per alleviare irritazioni e bruciori intimi. Grazie, Carlotta.r// Cara Carlotta, il pH dell’apparato genitale e la microflora batterica vaginale costituiscono una fondamentale difesa naturale contro i batteri “nemici”. Questa barriera naturale può perdere la sua efficacia in seguito a molteplici fattori interni (stress, farmaci, alimentazione scorretta…) o esterni (assorbenti non adatti, indumenti troppo stretti…). La presenza di secchezza, piccole abrasioni, rossore, prurito e bruciore sono chiari segni di alterazione dell’equilibrio dell’ambiente genitale. Esistono diversi prodotti formulati attraverso gel da applicarsi una volta al giorno, la sera prima di coricarsi. Contengono sostanze come Uncaria tomentosa, Calendula officinalis, Aloe vera barbadensis, ad azione idratante, lenitiva e antisecchezza che alleviano irritazione e bruciori ripristinando così il benessere e la funzionalità dell’apparato genitale.

D// Come posso aiutare il mio organismo ad affrontare meglio il cambio di stagione e i disagi invernali? Grazie, Andrea.r// Caro Andrea, questo è il periodo giusto per aiutare il tuo organismo; l’assunzione di integratori a base di Echinacea, Sambuco, Uncaria e Malva è utile, sia per bambini che per adulti, per coadiuvare le naturali difese dell’organismo e favorire i fisiologici processi di recupero, ma anche per sostenere l’organismo nei periodi di forte stress. Queste sostanze agiscono tramite un duplice meccanismo: a livello delle mucose, prima barriera di difesa dell’organismo, ma anche a livello generale. Anche i prodotti contenenti Propoli sono molto indicati in quanto possiedono sia un’azione mirata sul cavo orale, molto sensibile durante l’inverno, sia per coadiuvare le difese dell’organismo.

Manda la tua domanda a:[email protected]

PILL

OLE

DI…

SALU

TE

IL FARMACISTArISPoNDe

PIAnTe medICInALI Per FAvorIre Sonno e rILASSAmenTo

L’utilizzo di pinte medicinali che favoriscono qualità e quantità di sonno e veglia possono essere la soluzione

ideale per chi lamenti sonno poco riposante e/o insufficiente tale da non richiedere il ricorso a farmaci. Le più

interessanti, per le loro azioni e per il profilo di sicurezza sono la Passiflora, la Valeriana, la Melissa, l’escolzia

e la Camomilla. Da sole o in combinazione vanno assunte circa mezz’ora/un’ora prima di andare a dormire, se

si intende intervenire solo sui disturbi del sonno. Se invece si è anche in presenza di disturbi diurni (irritabilità,

scarsa concentrazione…) possono essere assunti anche al mattino.

I FArmACI PIÙ USATI Per I dISTUrbI deL SonnoQuesti farmaci si dividono in almeno due categorie in base alla struttura chimica: benzodiazepinici

e non-benzodiazepinici. I primi sono i più comuni e includono farmaci come diazepam, lorazepam,

nitrazepam, triazolam… Tutte queste molecole, oltre all’azione ipnotica, possiedono anche la capacità

di indurre ansiolisi, sedazione e miorilassamento, con potenza e durata d’azione differente da molecola

a molecola. I farmaci non-benzodiazepinici agiscono allo stesso modo delle benzodiazepine, tuttavia il

trattamento, rigorosamente su prescrizione medica, deve essere il più breve possibile, con una durata

massima di due settimane poiché possono dare dipendenza psichica e fisica.

123RUBRICA

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12MESInovembre 2012

SaLU

te e

be

ne

SSe

reobeSITÀ: Lo STILe dI vITA

È LA verA PrevenzIonePer individUare gLi aLiMenti ai qUaLi Si PUò eSSere “intoLLeranti”

La dottoreSSa eLena rizzi UtiLizza Una aPParecchiatUra che agiSce SU baSe bioenergetica.

125

L o stile di vita è la vera prevenzione alle malattie e una corretta alimentazione ne è la base. Anche per questo è importan-te, sin da bambini, conoscere e apprez-

zare i giusti alimenti alla nostra nutrizione con-tribuendo a creare i presupposti per un adulto sano. L’obesità, infatti, anche tra i bambini, non è più una minaccia ma una realtà con la quale si comincia a fare i conti. I dati diffusi recen-temente dalla Fondazione italiana per la lotta all’obesità infantile dicono che in 40 anni l’obe-sità nei bambini è crescita del 300%, che il 35% dei bambini italiani ha problemi di peso, il 12% è obeso e il 7% diventerà un adulto obeso. Un problema sociale che già oggi costa all’Italia 26 miliardi di euro, circa il 6 per cento del bilancio nazionale. Le cause partono da lontano, da quando il co-siddetto “benessere” ha radicalmente modifica-to i nostri stili di vita trasformando le “necessità” in “optional”. E il giocare a pallone nei cortili o nelle piazze si è trasformato in ore passate da-vanti alla televisione o al computer. Il minor mo-vimento, in combinazione con una profonda tra-sformazione delle abitudini alimentari, è infatti tra le cause principali dell’obesità dei bambini. Ma non solo. Oltre al sovrappeso, che aumenta il rischio di far insorgere cardiopatie, ipertensio-ne, diabete o problemi ortopedici, con sempre maggiore frequenza appaiono tra i ragazzi an-che problemi legati all’albero respiratorio o alla pelle, spesso conseguenze di intolleranze ali-mentari sottovalutate o poco considerate. Necessario premettere la differenza tra “aller-gie” e “intolleranze” alimentari. Le prime sono reazioni immediate del sistema immunitario a determinati alimenti; le seconde sono più sub-dole e si verificano quando un alimento non è correttamente metabolizzato dall’organismo e crea tossine che si accumulano nel nostro cor-po. Per individuare gli alimenti ai quali si può essere “intolleranti” la dottoressa Elena Rizzi

utilizza una apparecchiatura, evoluzione del “vega test”, che agisce su base bioenergetica. In sostanza, si inviano frequenze al paziente che le rimanda alla macchina. Nessuna controindi-cazione, ad eccezione delle donne in gravidan-za e dei portatori di pace maker, per questo è utilizzato anche per i bambini. Il test ha una du-rata di circa quaranta minuti e fornisce, precisa la dottoressa, un esito consolidato dall’espe-rienza su oltre mille e cinquecento pazienti, ma soprattutto un risultato immediato. Al termine del test è infatti già disponibile un elenco de-gli alimenti “non tollerati” ai quali si abbinano consigli alimentari personalizzati che consen-tono al paziente di gestire la propria alimen-tazione in piena autonomia e con l’obiettivo di tornare a mangiare per gusto e nutrimento. “Il cibo – ricorda la dottoressa – serve a nutrirci e a soddisfare il piacere dei sensi; a darci la giusta energia, né poca, né troppa”. Il metodo del-la dottoressa Elena Rizzi è improntato ad una “visione” completa, in cui la conoscenza della “storia” del paziente viene integrata dai test, sempre con l’obiettivo di stare bene: “Certo, si dimagrisce anche, ma il fine ultimo è quello di far stare bene i miei pazienti”.

La dottoressa elena rizzi

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12MESInovembre 201212MESI

novembre 2012

a cura di eLIzAbeTh berToLI

Regia: Marco Bellocchiocast: Toni Servillo, Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher, Michele Riondino, Maya SansaGenere: drammaticoDurata: 110 minutiProduzione: Italia, 2012Uscita nelle sale: 6 settembre 2012Trama: La vicenda di Eluana Englaro rimane sullo sfondo di tre storie che si intrecciano e sollevano interrogativi sul confine tra la vita e la morte. Una tossicomane ha deciso di farla finita e il suo medico vuole salvarla a tutti i costi; una famiglia di attori è sconvolta dopo che la figlia è entrata in coma; un senatore del Pdl vuole muoversi secondo coscienza e non seguendo i dettami del partito.

Regia: Ridley Scottcast: Charlize Theron, Michael

Fassbender, Noomi Rapace, Guy Pearce, Logan Marshall Green.

Genere: fantascienzaDurata: 124 minutiProduzione: USA,

Gran Bretagna 2012Uscita nelle sale: 14

settembre 2012Trama: Ridley Scott dirige il prequel di Alien. Nell’anno 2093 l’astronave

Prometheus arriva sul pianeta LV-233. A bordo c’è un team riunito

da un ricco imprenditore che vuole rintracciare gli “Ingegneri”,

una specie aliena umanoide che secondo i ritrovamenti di due archeologi ha dato origine alla razza umana sulla Terra.

Alessandro, 43 anni, commerciante: “Il regista è riuscito a trattare un tema delicato senza calcare troppo la mano”.Pamela, 29 anni, impiegata: “Complimenti a Bellocchio, è un film fatto bene e molto intenso”.Giulia, 38 anni, insegnante: “Un bel film, senza essere militante esprime il punto di vista del regista”.valerio, 51 anni, cameriere: “Gli attori sono bravissimi, in particolare Toni Servillo”.maria, 37 anni, casalinga: “Questo film serve a non dimenticare una vicenda in cui l’Italia ha tirato fuori il peggio di sé”.mauro, 61 anni, artigiano: “Molto interessante, sembra quasi un documentario, una visione profonda sulla dolce morte”.Ivana, 32 anni, operaia: “Un film di valore, tratta con delicatezza un tema che è ancora un tabù per molte persone”.

Andrea, 35 anni, magazziniere: “Apprezzo il tentativo ma il film è pesante e in alcuni punti non troppo chiaro”.Carla, 23 anni, studentessa: “Noioso e banale, la Rohrwacher non la sopporto, ha sempre la stessa faccia”.Giovanni, 44 anni, notaio: “Recitato male, situazioni improbabili al limite dell’imbarazzo, una delusione”.

beLLA AddormenTATA

AL CINEMA

127TEMPO LIBERO

diego, 30 anni, fotografo: “Non regge il confronto con Alien ma è un buon film d’azione”.vincenzo, 38 anni, elettricista: “Le scene sono spettacolari e gli attori sono perfetti per i loro ruoli”.Paolo, 27 anni, impiegato: “Secondo me è un ottimo film, come Alien; lascia col fiato sospeso fino alla fine”.miriam, 25 anni, studentessa: “Il film mi è piaciuto, soprattutto l’inizio, che ha dei rimandi alla tragedia greca”.

Gabriel, 22 anni, studente: “Ci sono troppi errori banali e scene che non si capiscono, è fatto male”.Alessandra, 29 anni, consulente: “La prima parte non è male, ma nella seconda si scende a picco verso il disastro”.Angelo, 35 anni, carabiniere: “È scontato, banale, le scene di azione sono incomprensibili”.riccardo, 27 anni, operaio: “Le scene sono belle visivamente, ma la trama è riciclata da mille altri film di fantascienza”.Alessia, 31 anni, impiegata: “Alien mi aveva terrorizzata, questo prequel è quasi ridicolo”.Giorgio, 43 anni, ingegnere: “Un consiglio: non perdete tempo a guardare questo film”.

PromeTheUS

PRoMosso

PRoMosso

BoCCIATo

BoCCIATo

I PARERI DI CHI L’HA VIsTo

I PARERI DI CHI L’HA VIsTo

COSTUME126

IL MAsCARAUNA MoDERNA… PoZIoNE D’AMoRE!

ogni donna, anche la più restia a utilizzare trucchi, creme e belletti da appli-care sul viso, non riesce a

rinunciare al più gettonato e sempre alla moda, oltre che fedele alleato di ogni beauty-case: il mascara.Questo efficace strumento di sedu-zione ha infatti la capacità di conferire nell'immediato uno slancio seduttivo e unico allo sguardo, sottolineando e dando maggiore enfasi agli occhi: parte universalmente riconosciuta come la più espressiva del nostro corpo.È passato un secolo da quando nel 1912 il chimico e farmacista Thomas Williams brevettò, all'interno del suo laborato-rio, il primo prototipo di mascara. Pare che la richiesta per il magico composto, provenisse dalla sorella minore Maybel, disperata perché innamorata di tale Chet Hewes, ahimè sposatissimo. La ragazza era convinta che, enfatizzando il suo già di per sé conturbante sguardo, avrebbe indubbiamente conquistato il cuore dell'amato, inducendolo a rece-dere sul contratto di matrimonio prece-dentemente sottoscritto.Quando venne alla luce, il primo panet-to della nerissima mistura si componeva di una miscela a base di polvere di carbo-ne e vaselina, che prometteva di scurire e infoltire immediatamente le ciglia e donare quindi allo sguardo uno straor-dinario appeal. Il composto, prevedeva l'utilizzo di uno spazzolino, che doveva essere bagnato e successivamente stro-finato sul panetto per essere, infine, applicato. Ebbene, pare proprio che

grazie a questo stratagemma inventato dal fratello, Maybel riuscì davvero a con-quistare l'amato Chew!Sarà stato per la storia particolarmen-te romantica, sarà stato per il fatto che le newyorkesi del 1912 erano portate a pensare che Thomas Williams avesse inventato il corrispondente coevo delle antiche pozioni d'amore, la cui efficacia è narrata dalle leggende popolari da tempo immemore, sarà semplicemente per l'in-fallibile intuito in fatto di nuove tendenze che tipicamente le contraddistingue… fatto sta che il successo del mascara fu tale che il chimico Thomas iniziò a ven-dere in pochi mesi, addirittura per corri-spondenza il suo innovativo prodotto.Se il nome della sorella Maybel vi sem-bra familiare, ebbene, non vi state sba-gliando: T. L. Williams è il fondatore di quella che è diventata una tra le più

grandi multinazionali cosmetiche, ovve-ro Maybelline New York.Da allora di tempo ne è passato eccome, e se ne è fatta parecchia di strada!Per vedere il primo mascara moderno, e cioè in tubetto, ad esempio, si dovrà aspettare il 1957 e l'intervento di Hele-na Rubinstein, fondatrice dell'omonima casa di cosmesi polacca.Ad oggi, le continue ricerche e speri-mentazioni e ricerche hanno portato allo sviluppo di infinite formule di ma-scara: ne esistono di fluidi o cremosi, da suddividere poi in allunganti, volumiz-zanti, ciglia finte e così via.E voi, la mattina, davanti allo specchio e al vostro ben rifornito beauty, vi sen-tite più figlie del testatissimo "who cares?", il film muto diretto dal regista Walter Edwards nel lontano 1919, op-pure…?

di CAmILLA zAmPoLInI

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12MESInovembre 2012

ÈSUCCESSO 129

//08.ottobre

2012

2012 //01.ottobre //07.ottobre2012

//8.novembre

//02.ottobre

2012

//02.ottobre2012

2012

MONDOsuccesso...èArabia Saudita: via le donne dal catalogo Ikea. Il gigante

dei mobili ammette d’aver rimosso tutte le foto con la presenza femminile. Lo riporta l’edizione svedese del free

press Metro, che confronta le immagini con quelle presenti nei listini illustrati europei. Ed è subito polemica.

Indonesia, forte terremoto di magnitudo 7,8 sulla scala

Richter colpisce il nord di Su-matra, innescando un breve

allarme tsunami e un’ondata di panico. Nella regione della pro-

vincia di Aceh, la più colpita dal devastante tsunami del 2004, non si registrano danni gravi.

2012 //08.ottobreVenezuela, rieletto Chavez con il

54,4% dei voti. Il leader politico, arri-vato al governo nel 1999, conquista il

suo quarto mandato, e resterà in carica fino al 2019. “E’ stato un giorno memo-rabile” ha detto dal balcone di palazzo Miraflores. Battuto il rivale Henrique

Capriles.

//02.ottobre

Muore lo storico Eric Hobsbawm nato ad Alessandria d’Egitto nel 1917. Il “Secolo breve” è l’opera più nota

in Italia. Cresciuto a Vienna e a Berlino, laureatosi in Inghilterra, Hobsbawm influenzò generazioni di studiosi. Il collega Niall Ferguson ha definito i suoi libri “il miglior

punto di partenza per capire la storia moderna”.

Londra, James Bond com-pie 50 anni. Partono nella

capitale britannica i festeg-giamenti per celebrare l’e-popea dell’agente segreto, proiettando un documen-

tario sui Bond storici: Sean Connery, Roger Moore,

Timoty Dalton, Pierce Bro-snan e Daniel Craig.

2012 //12.ottobrePremio Nobel per la pace all’UE, per aver “contribuito

per oltre sei decenni a promuovere pace, riconciliazione, democrazia e diritti umani”. Il premio coincide con una

delle fasi più critiche dell’Unione, messa a dura prova dal-la crisi economica. Monti: “questo riconoscimento potrà

aiutare a superare le difficoltà”.

//17.ottobre2012

Russia, festeggiamenti per Putin. Il presidente russo

compie 60 anni, e il Giubileo in suo onore coinvolge tutta la Federazione. Mostre, voli

con le gru, i viaggi con i moto-ciclisti e i cani labrador, tanto

amati dal leader del Cremli-no. Presente anche l’ex pre-

mier Silvio Berlusconi.

Global Hand wash day. Dall’Africa all’India, si cele-bra il giorno dell’igiene tra-mite il lavaggio delle mani,

per evitare le molte malattie trasmesse per contatto, an-cora mortali nei paesi in via

d’espansione.

New York, muore Barry Commoner scienziato e atti-vista, pioniere del movimen-to ambientalista. Tra i primi

a evidenziare gli effetti della ricaduta radioattiva, contribuì

alla decisione del governo Usa di mettere parzialmente al bando

alcuni tipi di test nucleari.

ElettroLeaderProgettazione ed installazione impianti elettrici e di automazione, impianti di sicurezza ed impianti fotovoltaici

Dal 1987, la nostra società opera nel campo della fornitura e messa in opera di impianti elettrici civili ed industriali ed automazione aperture civili ed industriali.

In continuo aggiornamento, oggi siamo pronti ad offrire alla nostra clientela anche il ramo Fotovoltaico, con la serietà tecnica e commerciale che ci viene riconosciuta da sempre.

Se volete realizzare un impianto fotovoltaico contattateci liberamente, saremo lieti di consigliarVi al meglio e di chiarire i Vostri dubbi.

ELETTROLEADER S.R.L. Progettazione ed installazione impianti elettricie di automazione, impianti di sicurezza ed impianti fotovoltaiciSede legale Via Belvedere n.20 - 25124 BresciaSede operativa ed amministrativa Via Dell’Artigianato n.72 25039 Travagliato (Bs)Tel. e fax: 030.6863754 – 030.6624155E-mail [email protected]; [email protected]://www.elettroleader.it

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Protesta sul cupolone. Imprenditore triestino dorme sulla cupola di San Pietro per la seconda volta dopo 2 mesi:

Marcello Di Finizio, calatosi fino a una sporgenza su una delle finestre del Cupolone, ha esposto

uno striscione di protesta. “Non sono un pazzo suicida - ha detto - sono solo disperato”.

Tre anni di reclusione per Paolo Gabriele, il “Corvo”

dello scandalo Vaticano, ridotti a 18 mesi, per il furto

di documenti papali. Concessi gli arresti domiciliari. Il

maggiordomo del Pontefice: “Non mi sento un ladro, ho

agito per amore della Chiesa”.

Napoli, lotta tra i clan camorristi ‘Ascione-

Papale’ e ‘Iacomino-Birra’. 21 gli arresti effettualti

dai carabinieri della com-pagnia di Torre del Greco

per estorsione e tentato omicidio.

Caos per le manifestazioni studentesche in tutta Italia.

I giovani dicono “no” alla riforma della scuola e dell’Università, rivendi-cando il diritto alla lotta contro le po-litiche di Austerity del governo Monti

e della Banca Centrale Europea. Taf-ferugli a Milano.

Arriva Cleopatra, perturbazione meteo,

ed è già allerta civile, soprat-tutto a Roma. Alemanno:

“Sarà un’emergenza abba-stanza forte’’. Sotto controllo gli argini di Tevere e Aniene. Forti precipitazioni su Ligu-ria, Piemonte e Lombardia.

Fiorito in carcere. L’ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio, detto

Batman per i suoi festini, finisce in manette con

l’accusa di peculato. “Meglio qui che nel Pdl”.

Beppe Grillo arriva in Sicila a nuoto, attraversando lo stretto di Messina dopo una traversata di oltre un’ora, per sostenere i candidati del Movimento

Cinque Stelle, di cui è leader.

Milano, scontro tra metrò, alla fermata Gioia della linea verde. Per un malore del macchinista, verifica

un leggero tamponamento tra due convogli, causando una ventina tra feriti e contusi. Atm: “Il sistema di

sicurezza ha funzionato”.

Scandalo Regione Lombardia: continuano le indagini che hanno portato all’inquisizione di ben 15 consiglieri

su ottanta della Regione Lombardia. Ultimo scandalo, l’inchiesta sulla discarica di amianto di Cappella

Cantone. Chieste le dimissioni al presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, indagato per corruzione

nell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri per i benefit ricevuti in viaggi, soggiorni lussuosi ai Caraibi e yacht.

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Metropolitana, inizia la corsa “in bianco”, la fase – destinata a protrarsi per novanta giorni – nel

corso della quale i convogli marciano in modalità au-tomatica, senza conducente, lungo tutta la linea, da

Sant’Eufemia al Prealpino.

Franciacorta in bianco: XVII stagione record per Ca-stegnato, diventata un punto

di riferimento per i buongu-stai. I due padiglioni del polo

fieristico sono stati invasi dal pubblico alla scoperta

dei formaggi provenienti da tutte le regioni italiane.

Duemila fedeli in città, in occasione del pellegri-

naggio dei migranti cattolici della Lombardia. Il vescovo Luciano Monari li ha accol-

ti in Duomo: “Auspico un futuro in cui gli uomini si

riconoscano come un’unica famiglia. Siete uno spettaco-

lo straordinario”.

Caso Matisse, il comune batte cassa. Artematica deve restituire 550 mila euro alla Fondazione Brescia musei per aver dichiarato un numero

gonfiato di visite alla mostra di Matisse. Lo ha disposto il tribunale di Brescia con un decreto ingiuntivo con

la formula della provvisoria esecutività.

Martedì nero per il trasporto pubblico con uno stop di 24 ore dei bus. Filt Cgil, Fit Cisl,

Uiltrasporti, Ugltrasporti e Faisa Cisal hanno confermato l’astensione di 24 ore proclamata uniariamente “per il

mancato rinnovo del contratto scaduto nel 2007”.

//01.ottobre

Notte bianca dell’arte: i bresciani affollano a migliaia

le strade del centro storico. Lunghe code al museo di S. Giulia fin dalle 18.30 per la

rassegna che ha riportato alla luce sculture dimentica-

te nei magazzini, compreso un busto di Mussolini.

//07.ottobreCerveno: aggredita im-

piegata comunale mentre dormiva nel suo letto. Col-

pita al volto e alla testa con un corpo contundente, No-

emi Belfiore Mondoni, 61 anni, è stata vittima delle

attenzione morbose e della rabbia di un collega.

//02.ottobre

//17.ottobreCastrezzato, tragedia

sulla strada. Muore Mi-chela Lupatini, 30 anni,

cassiera investita a pochi metri da casa, di sera,

mentre stava rientrando insieme alla madre. La po-lizia sulle tracce dell’auti-

sta che giudava un camion.

//01.ottobre

Inaugurato “Rifugio di Brescia”, nuovo canile in via Girelli. La manifesta-zione con le autorità si è

conclusa con una pesca di beneficenza, il cui ricavato

è stato devoluto a S.O.S. Randagi Brescia, associa-

zione senza scopo di lucro.

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dilizia) o la ristrutturazione, all’impiantistica evoluta, come la domotica, che dia ampie garanzie di risparmio energetico, alla presenza di particolari dotazioni e rifiniture tali da rendere gli immobili “unici” nel panorama dell’offerta. Ma, stando sempre ai “sentiment” degli operatori del settore, la vera molla all’acquisto è la capacità di una casa, o di un progetto architettonico, di creare emozioni. Il prezzo è una conseguenza ma rispetta le regole del mercato. E se può essere vero che in tempi di crisi chi acquista ha un certo potere con-trattuale, è altrettanto vero che questa tipologia di immobili non è facile da reperire, quindi pochi rischiano di lasciarsi sfuggire un’opportunità quando si presenta. Solitamente, poi, gli acquirenti non lasciano l’immobile nel suo stato di fatto. Una delle motivazioni che spinge l’acquirente che non ha par-ticolari problemi di budget è infatti quella di acquistare un im-mobile di pregio da poter trasformare all’interno adattandolo ai propri gusti. Sovente capita di assistere alla compravendita di un appartamento di altissimo “standing” e vederlo comple-tamente rifatto dal nuovo proprietario che per la sua ristruttu-razione interna, ridisegno degli spazi o nuovi arredi, non bada ai costi pur di vedere realizzata quella ricerca di “rappresenta-re” se stessi che sta alla base della scelta di una casa di pregio. Per gli amanti della statistica è la villa la tipologia di immobile di lusso maggiormente proposta, con una fetta sostanziosa del mercato che, a livello nazionale, si attesta di poco sopra il 46 per cento.

Case di pregio: quando si creano emozioni

Ogni casa ha una sua storia “personale” e quelle di pregio non sono diverse. Quindi, per raccontarle niente “vademecum” generalisti ma un insieme di caratteristiche che le rendono davvero uniche e

speciali. A sentire gli operatori del settore, anche a Brescia, gli immobili di pregio sono l’ultima nicchia del mercato che, “forse”, soffre meno rispetto alla crisi del comparto. A confermarlo sono i dati che nel primo trimestre di quest’anno hanno evidenziato come il mercato immobiliare residenziale nel suo complesso ha registrato perdite nelle compravendite certificate dall’Agen-zia del Territorio nell’ordine del -19,6 per cento mentre gli immobili residenziali “top” non hanno dato segni di partico-lari cedimenti. Un andamento altalenante si è registrato invece nel secondo trimestre confermando che questo segmento del mercato im-mobiliare segue logiche davvero particolari. A dare uno speciale valore ad un immobile, sia per la città sia per i paesi, sono ancora la posizione e il contesto: una villa o un appartamento che, ad esempio, non hanno anche una “bella vista panoramica” sono meno appetibili di altri. Sempre mag-giore importanza hanno concetti come la “funzionalità degli spazi”, vale a dire che spazi interni ed esterni (terrazze, logge, cortili o giardini) devono essere comodi e facilmente vivibili. Grande attenzione viene posta, da parte degli acquirenti, an-che alla qualità dei materiali utilizzati per la costruzione (bioe-

In copertinaparco dI mompIanonel verde, a cinque minuti dal centro, immersa nel silenzio, con giardino, terrazze e portico.Sta nascendo a Brescia, puoi venire a vederla in Via montini, elegantemente inserita nel cuore del parco di mompiano.Info: www.borgosangiuseppe.it

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Unica non solo a parole.Ora puoi toccarla con mano.

iosonounicaA Villa Carcina ora puoi apprezzare da vicino e scoprire nei dettagli il prestigioso intervento di sei unità immobiliari. Classe Energetica A, linea architettonica innovativa, funzionalità degli ambienti, ampi spazi interni ed esterni, elevata efficienza termica ed acustica, finiture di alto pre-gio (tutte da toccare con mano).Il giardino privato, già piantumanto, è corredato di va-sca idromassaggio e le terrazze hanno metrature ampie e confortevoli, per vivere al meglio la casa anche all’aria aperta.

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ORTODONZIAMobile - Fissa - Estetica ed Invisibile

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La ClinicaSu di una superficie di oltre 700 mq, abbiamo realizzato ambienti accoglienti e luminosi con 16 sale operative di cui 3 di chirurgia implantare, 2 di igiene e trattamenti di esteticadentale, 2 di prima visita generale ed ortodonzia. Qui i nostri pa-zienti sono accolti in una confortevole sala d’attesa e dispongono di salottini privati post-operatori e di una area giochi bambini.

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