12 Mesi - BRESCIA - Gennaio/Febbraio 2013

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DIRETTORE RESPONSABILEGIORGIO [email protected] CARÈ[email protected]

EDITOREEDIZIONI 12 SRLVIALE DUCA DEGLI ABRUZZI, 16325124 . BRESCIA . ITALIA

REGISTRAZIONETRIBUNALE DI BRESCIA N. 52DEL 24/11/2008

IMPAGINAZIONESALE’S SOLUTIONS SRL

STAMPATIBER SPA . BRESCIA . ITALIA

FOTOGRAFIEARChIVIO SALE’S SOLUTIONS, UMBERTO FAVRETTO AGENZIA REPORTER, ROLANDO GIAMBELLI IL FOTOGRAMMA, PATRICk MERIGhI BRESCIA IN VETRINA, CRISTINA MININI

PUBBLICITàSALE’S SOLUTIONS SRLVIALE DUCA DEGLI ABRUZZI, 163 25124 BRESCIATEL 030.3758435 - FAx [email protected]

GENNAIO/FEBBRAIO 2013NUMERO 1RIVISTA MENSILE € 1,20

VIALE DUCA DEGLI ABRUZZI, 16325124 BRESCIA . ITALIAT. +39 030 3758435F. +39 030 [email protected]

HANNO COLLABORATOSTEFANO ANZUINELLI, DAVIDE BACCA, LUCE BELLORI, ELISABETTA BENTIVOGLIO, ELIZABETh BERTOLI, ALBERTO BERTOLOTTI, ELISA BETTINI, SILVIO BETTINI, RAFFAELLA BONDIO, DONATELLA CARÈ, ALESSANDRA CASCIO, ALESSANDRO ChEULA, MARIO CONSERVA, BRUNO FORZA, LORENZO FRIZZA, EMANUELA GASTALDI, ROLANDO GIAMBELLI, ROBERTO GIULIETTI, IMMANUEL, FERDINANDO MAGNINO, ALESSIA MARSIGALIA, ENRICO MATTINZOLI, FEDELE MOROSI, GIORGIO OLLA, ANTONIO PANIGALLI, IRENE PANIGhETTI, FRANCESCO RASTRELLI, LIBERO ROSELLINI, MASSIMO ROSSI, ROSANNA SCARDI, GIORDANA TALAMONA, DONATELLA TIRABOSChI, ALESSANDRA TONIZZO, ANDREA TORTELLI, CAMILLA ZAMPOLINI.

DODICIMESI12/

12DODICIMESI MENSILE DI ATTUALITà ECONOMIA INCHIESTE OPINIONI E CULTURA DA BRESCIA E DAL MONDO

DODICIMESI12/SOMMARIO

per i giovani oltre il sindacato del p.a.g.olo stress lavorativo: malessere individuale, danno economico

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ecOnOMIA

strade e quartieri: via venetohinterland: botticinola provincia: la valcamonicaweekend a portata di… giovani“colpi di scena!” al palabrescia

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teRRItORIO

narcisa brassesco pace: “il vero assetdi brescia? la coesione sociale”francesco bettoni: “la mia bresciafra un paio d’anni”alfredo gavazzi: “non so se sono natoper vincere, ma mi piace molto”laura poggi: “voglio le farfallenello stomaco”barbara de aprile: dalla bancaal banco… della frutta

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PenSIeRI DI

brescia e bergamo: molto city

e poco smartp. 53

IncHIeStA

bagnolo mella, capriano del colle,

dello: tre paesi con il gas sotto

IncHIeStA

p. 46

www.bsnews.it: aib, impazzano le primariep. 109Il SOnDAggIO

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

convegno: real estate nella smart cityroberto nicolai: di cosa parliamo quando parliamo di… canila pistola sotto il banco: letteraa un compagno di scuola ex terroristaun salone di bellezza dedicato a… cenerentolaci vorrebbe anche in italia un live music actsalute & benessere

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AltRO

la meccanica bresciana: la old economy più “new” della penisola

InSeRtO

l’editorialeopinioniprodotto & mercatostrategia d’impresail lavorobachecatu e il fisco

pelo e contropelopolitica e societÀbrainstormqui & lÀgentile farmacistaÈ successo

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RUBRIcHe106115117122125128

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v i a v i t t o r i o e m a n u e l e i i 5 2 / d2 5 0 2 0 f l e r o ( b s ) - t e l . 0 3 0 2 7 6 1 0 5 5

i n f o @ i g u s s a g o . i t

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EDITORIALEL/EDITORIALEL/

capitolo 1

“gli anni ’80”Nel 1980, dopo aver lavorato qualche anno in radio e televisioni private, iniziai a collaborare con un impor-tante quotidiano locale, assunto dalla società conces-sionaria che ne gestiva la pubblicità. Per me, allora, la “stampa” era un mondo completamente nuovo: reda-zione e tipografia ambienti mai esplorati. In breve mi accorsi però che, se tutto sommato tra i notiziari par-lati e quelli scritti, i meccanismi di realizzazione erano per molti aspetti simili, tra la pubblicazione di quelli stampa e di quelli audiovisivi le differenze erano enor-mi. Nel mondo dell’emittenza privata la tecnologia era la più avanzata. Si lavorava già con l’elettronica, pur in modalità analogica (con le cassette a nastro magnetico per intenderci) e non ancora digitale. Quando visitai per la prima volta la tipografia del quotidiano, mi sem-brò invece di essere tornato indietro nei secoli, quasi fosse un museo dedicato a Johannes Gutenberg. Si predisponevano le pagine da stampare, usando anco-ra le linotype, imponenti macchinari che sembravano un incrocio tra una gigantesca macchina per scrivere e un organo a mantice di una cattedrale dell’ottavo se-colo. I tipografi, bardati con pesanti grembiuli neri, erano intrisi di inchiostro su tutto il corpo, maneg-giavano (a rischio silicosi) il piombo trasformato in caratteri di stampa dalle caldaie posizionate sul retro delle loro infernali tastiere. Fortunatamente dopo po-chi anni il piombo sparì, sostituito dalle lastre della fo-tocomposizione, e la salubrità dell’ambiente di lavoro migliorò. Ma gli elementi di base non sono mai cam-biati e, ancora oggi, i giornali, quotidiani e periodici, si producono con inchiostro e carta.

capitolo 2

“gli anni ’90”Poco più di un decennio dopo, nell’agosto del 1995, un mio superiore mi chiamò nel suo ufficio, girò verso di me il monitor del computer posto sulla sua scrivania e mi disse: “guardi qui Costa, questo è internet, questo è il nostro futuro”. Apparvero delle strisce di caratteri, parole con poco senso e qualche immagine sgranata, dal computer uscivano rumori che sembravano provenire da un vibrafono scordato. Era la prima volta che sentivo un modem. Perplesso, io che, ultraquarantenne di (non più) bel-le speranze, guastavo i computer solo avvicinando-mi senza nemmeno toccarli, non capii come quella strana schermata potesse diventare il “mio futuro”. I miei strumenti di lavoro erano allora una penna, un quaderno, le Pagine Gialle e il telefono (fisso) quan-do stavo in ufficio; un bloc-notes attaccato con una ventosa sul cruscotto della mia auto e un sacchetto di gettoni telefonici quando uscivo per clienti. Mai fui tanto cattivo profeta di me stesso. Già dopo cinque anni, la carta era sparita dalla mia scrivania e dalla mia auto. Ero diventato dipendente da tecnologia, agende elettroniche, pc sempre più leggeri e poten-ti, cellulari sempre più piccoli e smart. Non usavo più le Pagine Gialle, sostituite da Altavista e Yahoo e, dal ’97, dall’irrinunciabile Google; sempre meno il fax e sempre più la e-mail. A Natale regalai a mia figlia la prima console Nintendo, invece della solita scatola di costruzioni Lego.

capitolo 3

“Il 2000”L’11 settembre 2001 è cambiato il mondo, ma ancora di più lo ha cambiato inter-net, con il www, con la e-mail e tutta la tecnologia digitale. Nel 2004 nasce Facebook, il primo social network e, quasi per caso, in quello stesso anno per la prima volta negli States cala il fat-turato della pubblicità televisiva. Due anni dopo è la volta di Twitter, il medium sociale più in voga tra i nostri politici che lo usano per le loro dichiarazioni ufficiali al posto delle pagine dei giornali e de-gli schermi televisivi. Nel 2007 nasce l’iPhone trasformando definitivamente il mondo della telefonia diffondendo l’uso di internet in mobilità. Nel 2010 nasce l’iPad. Oggi in Italia sono oltre 30 milioni gli smartpho-ne utilizzati e circa 3 milioni i ta-blet. Nell’aprile del 2009 nasce la nostra rivista Dodicimesi che nel 2011 diventa supplemento all’e-dizione Brescia del Corriere della Sera. Nel 2012 nasce l’edizione bergamasca di Dodicimesi, anch’es-sa supplemento all’edizione locale del Corriere. Oggi Dodicimesi viene diffuso in 25.000 copie per ogni edizione.

capitolo 4

“Il prossimo decennio”24 febbraio 2013, elezioni politiche. Il governo abo-lisce i libri di scuola stampati e i nostri ragazzi vanno a scuola con in mano un tablet che pesa meno di mez-zo chilo (contro i 15 chili del tradizionale zainetto). I libri costano meno perché sono digitali, sono inte-rattivi e permettono ricerche e aggiornamenti, il nuo-vo e l’usato sono uguali e non si rovinano. A marzo 2013 Dodicimesi punta sul digitale e può essere letto su computer, tablet e smartphone, con tutti i sistemi operativi. Dodicimesi è gratuito, sia nell’ultima edi-zione sia nell’archivio, e permette un aumento della diffusione su province attualmente non coperte. Dal prossimo mese di marzo, sul nuovo sito www.dodiciweb.it, i nostri lettori potranno leggere in an-teprima le interviste, le inchieste e gli articoli che man mano saranno realizzati dalla nostra redazione. Po-tranno commentarli, pubblicare nuovi contributi, vo-tare sondaggi e proporre nuove iniziative e argomenti da trattare e dibattere. Grazie alla “rete” siamo certi che aumenterà la partecipazione e l’interattività dei nostri lettori, trasformandoli in attori del nostro pro-getto editoriale. Grazie a voi, alle vostre osservazioni, alla vostra attenzione, alle vostre critiche e al vostro consenso, il “Dodici” è cresciuto in questi primi quattro anni di attività. Vogliamo che continui a

crescere anche in futuro, con il nostro massimo impegno e la nostra gran-de passione, insieme e grazie a

tutti voi.

Giorgio Costa

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OPINIONI/

GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

cORRUzIOne una leadership che non vorremmo avere…

di ANTONIO PANIGALLI

Nonostante i trattati, i documenti di indi-rizzo legislativo, sia nazionali che comu-nitari, le proposte di legge, le varie carte dei diritti (es: la Carta dei diritti del citta-dino-consumatore e la Carta europea della cittadinanza attiva, www.transparencyin-ternational.eu) anche nel CPI 2012 (Cor-ruption Perceptions Index) l’Italia rimane in fondo alla classifica dei paesi europei, accompagnata da Bulgaria e Grecia, po-sizionandosi al 72° posto nella classifica generale di 174, paesi con un punteggio, peggiorato rispetto alla precedente edizio-ne, di 42 su 100, ben lungi dalla sufficien-za. I paesi più etici nella classifica mondia-le risultano Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda (tutti con voto di 90/100).In Italia, il mix dirompente di corru-zione e scarsa integrità morale, unite a deboli sistemi di valutazione e control-lo/contrasto, non comporta “solo” una gravissima mancanza di etica e moralità nella gestione della cosa pubblica, ma purtroppo ha anche un grave impatto negativo sull’economia e sull’appeal del nostro sistema Paese.Anche negli ultimi rapporti della Corte dei Conti (www.corteconti.it) vengono stimati impatti molto negativi sulla cre-scita del Pil e dell’attrattività degli inve-stimenti esteri.Siccome tra breve gli italiani saranno chiamati alle urne, diviene indispensabi-le che tutti i cittadini si sentano motiva-tamente protagonisti di una stagione di rinnovamento politico, non si limitino alla sola partecipazione elettorale, ma pretendano, con la mobilitazione civica, l’adesione dei futuri candidati alle ele-zioni regionali e nazionali ad un impegno verso standard più elevati di trasparenza, di democrazia interna dei movimenti po-litici, di responsabilità, di condivisione dei valori di un “vero” Stato di diritto.

Già Honoré de Balzac nel 1834 dichia-rava che “la corruzione è l’arma della mediocrità” e da questo punto di vista il nostro Paese non è messo un gran che bene: anziché migliorare, nel 2012 l’I-

talia è peggiorata nel ranking di Transpa-rency International (www.transparency.org), l’indice internazionale che misura la percezione della corruzione nel settore pubblico e politico.

indice di percezione della corruzionePaese Punti Paese PuntiPaese Punti

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Denmark 90Finland 90New Zealand 90Sweden 88Singapore 87Switzerland 86Australia 85Norway 85Canada 84Netherlands 84Iceland 82Luxembourg 80Germany 79Hong Kong 77Barbados 76Belgium 75Japan 74United Kingdom 74United States 73Chile 72Uruguay 72Bahamas 71France 71Saint Lucia 71Austria 69Ireland 69Qatar 68United Arab Emirates 68Cyprus 66Botswana 65Spain 65Estonia 64Bhutan 63Portugal 63Puerto Rico 63Saint Vincent and the Grenadines 63Slovenia 61Taiwan 61Cape Verde 60Israel 60Dominica 58Poland 58Malta 57Mauritius 57Korea (South) 56Brunei 55Hungary 55Costa Rica 54Lithuania 54Rwanda 53Georgia 52Seychelles 52Bahrain 51Czech Republic 49Latvia 49Malaysia 49Turkey 49Cuba 48Jordan 48

Namibia 48Oman 47Croatia 46Slovakia 46Ghana 45Lesotho 45Kuwait 44Romania 44Saudi Arabia 44Brazil 43FYR Macedonia 43South Africa 43Bosnia and Herzegovina 42Italy 42Sao Tome and Principe 42Bulgaria 41Liberia 41Montenegro 41Tunisia 41Sri Lanka 40China 39Serbia 39Trinidad and Tobago 39Burkina Faso 38El Salvador 38Jamaica 38Panama 38Peru 38Malawi 37Morocco 37Suriname 37Swaziland 37Thailand 37Zambia 37Benin 36Colombia 36Djibouti 36Greece 36India 36Moldava 36Mongolia 36Senegal 36Argentina 35Gabon 35Tanzania 35Algeria 34Armenia 34Bolivia 34Gambia 34Kosovo 34Mali 34Mexico 34Philippines 34Albania 33Ethiopia 33Guatemala 33Niger 33Timor-Leste 33Dominican Republic 32

Ecuador 32Egypt 32Indonesia 32Madagascar 32Belarus 31Mauritania 31Mozambique 31Sierra Leone 31Vietnam 31Lebanon 30Togo 30Côte d’Ivoire 29Nicaragua 29Uganda 29Comoros 28Guyana 28Honduras 28Iran 28Kazakhstan 28Russia 28Azerbaijan 27Kenya 27Nepal 27Nigeria 27Pakistan 27Bangladesh 26Cameroon 26Central African Republic 26Congo Republic 26Syria 26Ukraine 26Eritrea 25Guinea-Bissau 25Papua New Guinea 25Paraguay 25Guinea 24Kyrgyzstan 24Yemen 23Angola 22Cambodia 22Tajikistan 22D.R. of the Congo 21Laos 21Libya 21Equatorial Guinea 20Zimbabwe 20Burundi 19Chad 19Haiti 19Venezuela 19Iraq 18Turkmenistan 17Uzbekistan 17Myanmar 15Sudan 13Afghanistan 8Korea (North) 8Somalia 8

Fonte: Transparency International

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PENSIERI DI/ PENSIERI DI/

12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

“IL VERO ASSET DI BRESCIA?LA COESIONE SOCIALE”

Prefetto di Brescia dall’estate del 2009, Narcisa Brassesco Pace per i cittadini bresciani non ha più bisogno di presentazioni.

di AlessANdro CheulA

Giunta al quarto anno del suo mandato, può essere defi-nita, grazie alla sua ormai collaudata consuetudine

con i problemi locali, non solo l’autorità governativa di più alto grado ma anche uno stabile referente della società civile, al pari dei rappresentanti delle istituzio-ni elettive. Insomma un “esponente”, e come tale protagonista, della comunità bresciana, non solo nei suoi assetti or-dinamentali ma pure nei suoi aspetti economici e sociali, avendone seguito da vicino le evenienze e le emergenze, le aspettative e gli sviluppi. Sempre con lo stile che le è proprio, non formale ma fattuale, non burocratico ma pragmati-co, non rituale ma manageriale. Quale si addice ad una cultura produttiva e pro-gressiva come quella bresciana. Lei ha gestito alcune vicende “stori-che” dei recenti annali bresciani, dal-la “vertenza della gru” alla scuola di Adro, per non parlare della vertenza Mac tuttora aperta: è possibile trac-ciare una breve sintesi del suo operato quale prefetto di Brescia? “Posso dire di essere motivatamente soddisfatta di quanto fatto. Per la Mac ho fatto il massimo possibile, anzi di più in vista del miglior vantaggio socia-le, mentre per quanto riguarda Adro mi sono mossa nel quadro delle leggi vigen-ti. Detto questo, posso aggiungere che Brescia è una provincia splendida, una

terra ricca di entusiasmo nella quale mi sono trovata molto bene. Un’esperienza all’altezza delle aspettative, poiché io speravo di essere destinata a Brescia”.Quali gli aspetti salienti, e i problemi conseguenti, di una provincia ad alta densità industriale e conflittualità sindacale come quella bresciana?“Brescia è certo una provincia ricca, le problematiche sono diverse ma ci sono. Per quanto attiene all’ordine pubblico il senso civico è molto sviluppato. I furti sono aumentati del 4% solo nel capoluo-go, rimanendo inalterati nel resto della provincia. I reati di sangue sono quasi sempre passionali. Per le rapine gli ultimi report ci confermano che sono stati man-tenuti gli standard di sicurezza. L’usura invece, di cui si parla sempre poco, me-riterebbe un discorso a parte: a Brescia la criminalità è economica prima che vio-lenta, l’usura infatti è in recrudescenza, anche se è difficile perseguirla poiché è un reato spesso border line, se così si può dire, la cui particolare ‘vischiosità’ lo pone al limite della illegalità, difficile da individuare e da perseguire. Comunque nell’ultimo anno non sono aumentate le denunce per usura e corruzione. E in ogni caso l’allerta verso questo odioso re-ato è da parte nostra sempre alta”.E la criminalità organizzata?“Anche in questo ambito lavoriamo per prevenire, grazie ad una fattiva col-laborazione con Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza: si tratta comunque di un fenomeno non endemico e non ra-

zioni e costruttive sinergie con gli enti locali territoriali della provincia”. E con la magistratura ed organi peri-ferici dello Stato?“Ottimi in particolare con la Procura della Repubblica grazie a magistrati dal-la elevata competenza, e altrettanto ot-timi con gli Uffici periferici dello Stato, con i quali ci scambiamo sovente idee e suggerimenti per operare tutti congiun-tamente per lo stesso obiettivo. Ciò che conta è il gioco di squadra”.Veniamo alla “agenda Brescia”, o meglio al “patto sociale”, di cui Lei si è occupata da vicino con una “mo-ral suasion” che in alcuni casi ha fat-to discutere essendo stata vista come una indebita “invasione di campo” extraistituzionale. Cosa risponde?“Per quanto riguarda il patto sociale due sono i temi salienti ch abbiamo affronta-

to: lotta alla illegalità, tra cui la contraf-fazione e le varie forme di concorrenza sleale, e l’accesso al credito. In entrambi i casi abbiamo ottenuto risultati apprez-zabili. In particolare per il credito, pro-blema cruciale per le imprese, abbiamo cercato di capire di più e, con il prezioso aiuto dell’Abi e della Banca d’Italia, di andare oltre le pur comprensibili criti-che delle aziende. Nessuna cosiddetta invasione di campo, dunque, ma dovero-so intervento istituzionale nel contesto di una crisi economico-sociale che ri-chiede un plus di intervento, che non si-gnifica ingerenza in competenze altrui”. Nessuna frizione allora, nessuna in-comprensione con gli enti economici o con le organizzazioni imprenditoriali?“L’Aib ha chiesto approfondimenti, ma ha compreso subito e i rapporti sono improntati alla massima collaborazione,

così come con tutte le altre orga-nizzazioni. Per quanto attiene alla presunta interferenza della prefet-tura su questioni non istituzionali non sono d’accordo, per la ragione evidente che, giova ripeterlo per chi non vuole capire, le questioni sociali se si aggravano diventano altrettante incognite per la civile convivenza. Quindi quella che lei chiama moral suasion in ambiti con-siderati non di competenza rientra né più né meno nell’applicazione innovativa dell’attività di preven-zione affidata ai prefetti, che come noto è sempre preferibile, quando possibile, alla repressione”.Eppure il ruolo che Lei ha avuto nella promozione della cordata bresciana per l’Ansaldo Energia di Genova non potrebbe confi-gurarsi come un atto che esorbita dai compiti istituzionali?“Che esorbita dalla tradizione for-se, ma non dall’istituzione. Sono genovese, so cosa è l’Ansaldo per averci lavorato. Quando ho visto che sarebbe potuta andare in mani straniere mi sono attivata per pro-muovere la cordata italiana di cui Brescia può essere ovviamente, per la sua oggettiva valenza industriale

e vocazione imprenditoriale, parte trai-nante. Certo che l’idea iniziale della cor-data per l’Ansaldo è stata mia ma, tengo a ribadire, tutto nel rispetto delle leggi dello Stato e del mercato. Non si tratta di rivendicarne la paternità bensì di coglier-ne l’opportunità, come è stato a suo tem-po per l’Alitalia e come potrebbe esserlo ancora oggi per la compagnia di bandie-ra. Anzi, le dirò che la questione Ansaldo mi risulta ancora aperta e che potrebbero affacciarsi altre proposte: mi auguro, or-mai da spettatrice, che possano diventare possibili soluzioni nell’interesse del Pae-se e di Brescia in particolare”.La Provincia, in seguito alla “spen-ding review”, intende sfrattarvi dal Broletto: come risponde il Governo?“La Provincia mi ha fatto sapere che si tratterebbe di una procedura avviata per ottenere un aumento del canone al momento della scadenza della locazio-ne. Però il Governo, in precedenza, ha disposto di ridurre gli affitti. È dal 1860 che la prefettura sta qui; non credo che i bresciani sarebbero contenti di allocarla altrove! La prefettura di Brescia, inol-tre, è la seconda in Italia per economie di spesa: la seconda a costare meno, per intenderci. Certo, non è detto che quan-to fatto a Brescia sia clonabile o espor-tabile in altri contesti, ogni situazione è ovviamente diversa. Per parte mia cerco di mettermi al servizio delle esigenze e delle specificità locali”.Cosa rientra nelle massime aspirazio-ni di un “civil servant”? Il ministero o una sede primaria? Oppure la politi-ca, come è stato per altri suoi colleghi?“Brescia era ed è esattamente quello che desideravo. Politica? Rientra nell’am-bito privato, non è alla mia attenzione, non sarebbe comunque opportuno ri-spondere”. “La legge morale dentro di me, la norma legale sopra di me”, è stato scritto da chi scrive come idealtipo prefettizio. È d’accordo?“D’accordissimo, è la regola aurea, un assioma che potrebbe ben figurare in ogni prefettura. Ma lo vedrei bene an-che in testa ad altri organi e poteri dello Stato, non solo i prefetti”.

dicato, quindi non diffuso, anche se oc-corre sempre vigilare… Stesso discorso per i massaggi cinesi, di cui ci si chiede se trattasi di fenomeni commerciali o criminali. A Brescia per ora non sono un problema, spero non si tratti di fe-nomeni di natura criminale. La cosa più importante invece…”.Invece…?“La disoccupazione giovanile. Questa, come lei ha scritto più d’una volta sulla sua rivista, è la vera emergenza epoca-le. Certo non è una questione di ordine pubblico, ma i drammi sociali o socio-economici non risolti possono creare problemi di ordine pubblico, in parti-colare in momenti di recessione come quella che stiamo attraversando. Le crisi economiche non affrontate in modo adeguato possono prima o poi degene-rare in crisi di natura sociale, e quin-di investire la pubblica sicurezza tout court. Non è la situazione di Brescia, ma in ogni caso le emergenze sociali con-seguenti a crisi aziendali e vertenze sin-dacali richiedono un plus di impegno. Ebbene, da questo punto di vista debbo dire che Brescia è una comunità con un alto grado di coesione, grazie anche ad un rapporto interattivo con le organiz-zazioni datoriali e sindacali”. Può dirsi soddisfatta dei rapporti con le istituzioni elettive locali?“Ho ricevuto appoggi e disponibilità non solo dal Comune capoluogo ma anche dai Comuni della Provincia: buoni rapporti che hanno portato a positive collabora-

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PENSIERI DI/ PENSIERI DI/

12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

“LA mIA BRESCIAfRA uN pAIO D’ANNI”

Francesco Bettoni: “Tra qualche anno Brescia e il suo territorio saranno tra i più infrastrutturati, moderni ed efficienti non solo d’Italia ma anche del sud-europa”.

di AlessANdro CheulA

francesco Bettoni, da quasi vent’anni presidente della Came-ra di Commercio e per trent’anni presidente dell’Upa, l’Unione

Provinciale Agricoltori, è un protagoni-sta della realtà socioeconomica bresciana che non ha bisogno di prefazioni o di in-troduzioni. La crisi economica è entrata nel quin-to anno di vita: può darci un sintetico bilancio di quanto ha fatto la Camera di Commercio e di quanto intende fare?“La più grande crisi economica e fi-nanziaria aveva bisogno di scelte forti in grado di aiutare le Pmi ad affrontare meglio la situazione. Come Camera ab-biamo ritenuto di concentrare i nostri interventi di sostegno principalmente sul tema dell’accesso al credito. Così abbiamo contribuito a realizzare, a li-vello regionale, il progetto Confiducia che, assieme alla Regione Lombardia, ha dato l’opportunità di mettere a dispo-sizione delle imprese lombarde oltre 52 milioni di euro (32 delle Camere di cui 8 di Brescia). Questa operazione, attua-ta con i Confidi, ha offerto la possibilità a oltre 15mila imprese lombarde (oltre 1.600 quelle bresciane) di poter acce-dere al credito con garanzie sullo stesso. Dopo queste operazioni è nata, sempre a livello di Camere Lombarde, ‘Sblocca-credito’, che ha consentito alle piccole e medie imprese di poter ottenere il paga-mento di fatture già scadute dei Comuni

lombardi. Con questo sistema a Brescia abbiano anticipato crediti a oltre 400 imprese. Successivamente è arrivata l’o-perazione denominata Federfidi, attuata per offrire liquidità alle imprese, sempre attraverso i Consorzi Fidi e, da ultima, abbiamo attivato ‘Confidi Internatio-nal’, d’intesa con il Ministero dello Svi-luppo Economico con contro-garanzia del Fondo Centrale di Garanzia. Cosa questa avvenuta per la prima volta nel nostro Paese e che consente l’accesso al credito per l’internazionalizzazione delle nostre Pmi”.La Camera di Commercio dispone anche di importanti strumenti ope-rativi quali Brescia Export e Brixia Expo, struttura fieristica che fino ad oggi ha chiuso bilanci in perdita: l’annunciata interazione con Monti-chiari basterà a garantire maggiore efficienza e gestione in utile?“Ritengo molto difficile la più volta annunciata e, per quanto mi riguarda, auspicata integrazione con Montichia-ri. Abbiamo lavorato intensamente più volte ma, alla fine, non ci siamo riusci-ti. Comunque le perdite della Fiera di Brescia, tema ricorrente per chi è abi-tuato a giudicare in modo superficiale, andrebbero piuttosto coniugate con le ricadute che la stessa offre alla città e al suo territorio. Ritengo che sarebbe op-portuno riflettere su una infrastruttura al servizio e per la valorizzazione delle produzioni del nostro territorio anziché soffermarsi solo ed esclusivamente al dato contabile meramente di bilancio.

Ricordo che la Fiera di Brescia per la sua realizzazione non ha ricevuto un solo euro né dalla Regione, né dallo Stato, né dall’UE a differenza di tutte le altre fiere della nostra Regione e del nostro Paese e, pertanto, sconta, in anni di crisi eco-nomica, il fatto di essere stata costruita da ultima. Magari le critiche andrebbero fatte a coloro che nei decenni scorsi non si sono preoccupati di dotare Brescia di una moderna infrastruttura fieristica”.La Camera di Commercio ha al suo at-tivo numerose missioni commerciali estere: quale bilancio può tracciare di tale attività e quali progetti avete in cantiere?“Quello dell’internazionalizzazione è uno dei progetti cruciali per la Camera di Commercio di Brescia. Molte sono le missioni programmate e le partecipazioni a fiere ed esposizioni nel mondo. USA, Cina, Russia, Turchia, Africa settentrio-nale, India, Paesi Arabi, sono le aree su cui ci concentreremo maggiormente. L’Expo 2015 sarà un evento con ricadute posi-tive sull’intera Lombardia: in che modo Brescia e la sua Camera di Commercio si apprestano a coglierne le possibili op-portunità? Informando innanzi tutto le aziende sui vari aspetti che scaturiranno dall’Expo: saremo poi presenti con nostri desk nei luoghi dove si promuoveranno le nostre eccellenze sia tecnologiche che paesistiche, artistiche, turistiche, produt-tive, enogastronomiche”. La “emergenza infrastrutturale” bresciana può dirsi superata con la realizzazione della Brebemi e della

Metropolitana cittadina, pur scon-tando l’incertezza che pesa ancora sul futuro di Montichiari e l’ormai sostanziale tramonto del progetto di autostrada della Valtrompia?“Si può oggi dire che questa emergenza sta per essere superata. Soffermiamoci a pensare per un momento cosa sarà Bre-scia fra poco più di un anno: metropolita-na, Brebemi, Corda Molle, viabilità locale fortemente migliorata dalle opere com-plementari realizzate da Brebemi. Non dimentichiamoci che comunque un mo-derno ed efficiente aeroporto sul nostro territorio esiste, deve essere valorizzato, ma un giorno o l’altro (speriamo quanto prima) qualcuno lo farà. La realizzazione della ferrovia ad alta velocità fra Brescia e Milano è un altro grande asset che si uni-sce agli altri ricordati. Tutto ciò mi fa dire che fra qualche anno Brescia ed il suo ter-ritorio saranno fra i più infrastrutturati, moderni ed efficienti non solo dell’Italia ma del Sud Europa”.Brebemi: a due anni dal completa-mento della nuova arteria, quali sono i problemi risolti e quanti ne restano da affrontare?

“Dobbiamo chiudere la parti-ta del closing finanziario, vale a dire l’operazione finanziaria di tutta l’opera che è di circa 2,4 miliardi di euro. Speria-mo di poterlo siglare entro i primi mesi del 2013”.Veniamo alla “vexata quae-stio” di Montichiari: ci può dire a che punto siamo nella annosa querelle con Verona, e che possibilità concrete ha Brescia di realizzare un hub commerciale, in particolare dopo la provocazione della Esselunga nella persona del suo patron Bernardo Ca-protti?“Ho letto con molta atten-zione le dichiarazioni fatte da Caprotti. Gli ho scritto manifestandogli il mio ap-prezzamento: mi ha risposto che è disponibile a lavorare assieme per raggiungere l’o-

biettivo del rilancio di Montichiari che, per dove è collocato, è uno dei pochi ad avere una prospettiva mondiale. Voler perseverare negli accordi con Verona, significa perdere tempo e soldi inutil-mente. Altre sono le strade, compresa quella della gara pubblica per la con-cessione, fatto già avvenuto con l’ae-roporto di Forlì. Del resto, è l’UE che prescrive le gare pubbliche per le con-cessioni pluriennali”.La Metropolitana leggera di Brescia sarà un salto di qualità e di immagine anche per la nostra città, nonostante la prevista perdita di gestione: il suo punto di vista?“È una grandissima opera che lancia Brescia nel panorama mondiale delle città più moderne ed avveniristiche. Le perdite di gestione vanno inquadrate in una logica di sistema dove i vantaggi per la popolazione, legati ad un ambiente più pulito, a una maggiore comodità, una migliore qualità della vita, sono, a mio av-viso, molto più significativi e importanti delle perdite iniziali di gestione”.A2A: dopo quattro anni di rodaggio come vede la ripartizione funzionale

all’interno della utility, con l’energia a Milano e l’ambiente a Brescia?“La fusione con Milano, nelle premesse, era una grande operazione. Mi augu-ro che alla base ci fosse stato un piano industriale importante e condiviso. Di-versamente farei molta fatica a capire perché è stata fatta l’operazione”.Commercio e turismo: che fare?“Valorizzare l’esistente. Promuovere, incentivare gli esercizi di prossimità. Facilitare, sostenere l’innovazione nei negozi, sviluppando iniziative di marke-ting, di design. Capisco che tutto questo non sia facile ma è necessario”.Agricoltura a Brescia: in quanto pro-vincia leader nella zootecnia, quali sono le maggiori criticità in tale com-parto e come le avete affrontate?“Le criticità sono dovute ad un conti-nuo ed incessante aumento dei costi, non compensati da pari aumento dei prezzi dei prodotti agricoli. Produciamo beni che tutto il mondo ci invidia e che, purtroppo, ci copia. L’UE dovrebbe fare molto di più per tutelare le nostre produzioni tipiche e di qualità. Inoltre, l’eccessiva burocrazia sta soffocando la competitività delle aziende agricole”.Quale idea di Brescia? È vero che la Camera di Commercio ha punta-to più sul terziario e sui servizi che sull’industria e sulle infrastrutture direttamente funzionali all’apparato produttivo?“Abbiamo lavorato per promuovere e sostenere tutti i settori, in particolare il manifatturiero; basta osservare le linee strategiche dell’attività camerale dell’ul-timo decennio. I nostri sostegni, attra-verso i bandi di contribuzione, hanno avuto come fruitrici migliaia di piccole e medie imprese del manifatturiero nei campi dell’internazionalizzazione, inno-vazione, formazione, accesso al credito”.Come Lei sa, è costume del nostro mensile chiudere le interviste con un semiserio gioco della torre; premesso che a nessuno piace essere buttato, cosa farebbe se dovesse scegliere: but-tare o buttarsi?“Buttarmi, cercando di farmi il meno male possibile”.

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RUBRICALA/

GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

PRODOTTO&MERCATO

cARASAlUte

Salute,

di sILvIO beTTINI

È recente il dibattito, sulla futura soste-nibilità del welfare e più in particolare sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) nel nostro paese, di-battito che non è e non può essere privo di strascichi polemici in considerazione delle implicazioni economiche e sociali ad esso sottostanti.La sanità italiana è senza dubbio uno dei pilastri su cui si fonda il nostro stato sociale: il diritto garantito a chiunque di fruire di prevenzione e cura delle malattie gratuitamente o quasi, rappresenta una grande conquista democratica. È anche vero che la spesa necessaria per sostenere tale conquista non è poca cosa: nel 2011 lo stato ha finanziato il SSN con 108,7 miliardi di euro, circa il 25% dell’intero bilancio statale. Oggi la nostra sanità si dibatte tra istanze contrapposte: da un lato ci sono le politiche di riequi-librio di bilancio pubblico che richiedo-no una revisione dei capitoli di spesa; dall’altro subisce la crescente domanda di cure di una popolazione che continua ad invecchiare.Il nostro SSN è sistema sostanzialmente sano con buone prospettive di sosteni-bilità e poli di sicura eccellenza, ma non significa che non sia migliorabile. Inoltre non è vero che le ultime politiche di bilan-cio riducono lo stanziamento netto a favo-re della sanità, ma si “limitano” a ridurne l’incremento, ricorrendo ad una maggio-re contribuzione (ticket) richiesta alla po-polazione. La tabella mostra la dinamica di spesa per il triennio 2011/2012 dalla quale si evidenzia come la reintroduzione dei ticket, appunto, ha pesato sulla collet-tività per 386,5 milioni nel 2011 e 834 milioni nel 2012.Ben più articolate sono invece le misure previste per il biennio 2013/14, quan-do serviranno circa 8 miliardi di euro. Si

prevede di intervenire sui fornitori della sanità per 5,3 miliardi; riducendo salari e stipendi per 600 milioni; chiedendo 2 mi-liardi di euro extra agli utenti, ovvero a chi necessita di cure o prescrizioni mediche.In questo modo si sposta una piccola par-te percentuale, ca. 1,8% (grande in valo-re assoluto), dell’onere complessivo dalla collettività che paga le tasse (o meglio da quella porzione di collettività che paga le tasse) al “cliente” del SSN. In altri termi-ni la volontà espressa è quella di ridurre gli sprechi e guadagnare efficienza da un lato, di addossare una parte dei maggiori costi agli utenti/clienti dall’altro. Potrebbe essere questa una ricetta con-divisibile, a condizione che il guadagno di efficienza non peggiori la qualità del servizio offerto e sempre che la maggior contribuzione richiesta aiuti a ridurre gli sprechi (quanti farmaci scaduti gettiamo ogni anno?) e non a penalizzare alcune categorie di soggetti, magari più deboli.Pur nella consapevole caduta sui soliti luoghi comuni, non possiamo poi pre-scindere da una breve disanima dei di-versi ambiti regionali, poli di governo del servizio stesso. Se analizziamo congiuntamente due va-lori desumibili dai dati ufficiali, possiamo farci un’idea, sia pur grossolana, della dif-ferente situazione nelle diverse regioni. Il risultato di bilancio pro capite ottenuto nella gestione del SSN dalle diverse am-ministrazioni regionali evidenzia la capa-

cità di alcune di esse, quali a puro titolo di esempio: il Piemonte, la Lombardia, Il Friuli, L’Emilia Romagna e la Toscana, di impiegare efficacemente le risorse rice-vute, mentre altre, come Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Sicilia e Puglia, conti-nuano da anni a consuntivare risultati di bilancio negativi; queste ultime indicate, cumulano un disavanzo pari all’86,4% del disavanzo complessivo.Il secondo valore, ovvero il saldo della co-siddetta mobilità sanitaria interregionale, esprime la tendenza della popolazione a spostarsi dalla propria regione per ri-cevere cure in una regione differente. Anche se qualche aggiustamento deve essere considerato perché il dato com-prende prestazioni erogate a cittadini che dimorano nel territorio dove ricevo-no il servizio, ma che risultano residenti altrove, la mobilità interregionale deriva dalla aspettativa di ricevere cure impor-tanti o migliori rispetto a quelli ottenibili nel proprio territorio. Da questo punto di vista alcune situazio-ni sono emblematiche, in Campania per esempio, osserviamo risultati di bilancio negativi e una forte propensione della popolazione a spostarsi in altre regioni per ricevere cure adeguate, a dimostra-zione che non sempre una maggior spesa genera una migliore qualità del servizio reso, anche queste sono tematiche circa le quali i nostri governanti dovrebbero darci conto.

Manovra sanitaria (€/mil.) 2010 2011 2012

Fabbisogno totale SSN

Finanziamento statale stanziato

Residuo da stanziare

Reintroduzione Ticket

Finanziamento Statale programmato

105.566

105.566

105.566

0

0

107.287

106.633

486,5

-386,5

106.733Dati: Fondazione Cencis Cergas Università Bocconi

109.614

108.780

834

-834

108.780

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“NON SO SE SONO NATO pER VINCERE,mA mI pIACE mOLTO”

Parola di Alfredo Gavazzi, presidente della Federazione Italiana rugby e amministratore delegato della Tiesse robot.

di BruNo ForZA

“Non so se sono nato per vincere, ma mi piace molto”. Pa-role e musica di Al-

fredo Gavazzi, un uomo di 62 anni con un bagaglio pesante come se ne avesse vissuti almeno il doppio. È stato il deus ex machina del Calvisano campione d’I-talia, fondato nel 1970 e condotto ai vertici del rugby italiano, di cui oggi è presidente federale. Quella per la palla ovale è qualcosa in più di una passione, da unire alla direzione della Tiesse Ro-bot, azienda di respiro internazionale di cui è il numero uno dal 1977. Nel corso degli anni Gavazzi ha avuto anche le energie per dedicarsi alla politica, af-frontando tre mandati nel municipio di Calvisano e otto anni quale componente del Collegio dei Revisori dei conti della BCC dell’Agro Bresciano. La sua ba-checa personale è ricca di soddisfazioni ed esperienze da raccontare, ma non ha nessuna intenzione di fermarsi e nei suoi progetti futuri c’è qualcosa di nuo-vo: la fondazione di una banca.Come iniziò la sua avventura nel rugby?“Le prime esperienze furono al Rugby Brescia. Volevo solo allenarmi e fare attività fisica, poi subentrò la passione, finché un giorno Vaccari (padre di Pao-lo, ndr.) mi propose di costituire una so-

cietà. Eravamo al bar Commercio a par-lare del più e del meno e sbocciò questa idea. Il Calvisano nacque così”.Era il 1970, lei aveva solo vent’anni. Altro che bamboccioni o choosy.“È difficile fare un parallelismo tra i gio-vani di allora e quelli di oggi. Io sono un prodotto del ’68. Avevamo fondato un movimento socioculturale che si chia-mava Gruppo Pesa. Organizzavamo ma-nifestazioni di ippica, box, ciclismo ed eravamo riusciti a raccogliere 600mila lire. Fu il tesoretto per finanziare il pri-mo anno di campionato del Calvisano”.A livello professionale, invece, seguì le orme di suo padre. “Lui e mio nonno erano fabbri ferrai, poi si dedicarono alla carpenteria. Io pensavo di proseguire la loro attività e contemporaneamente dedicarmi all’in-segnamento. È stato così per un po’ di tempo. Poi a 26 anni ho fondato la Tec-nomecc, ora diventata Tiesse Robot”.Nella quale nel ’92 ha deciso di inve-stire anche la Kawasaki…“Sono nostri soci. Hanno il 24 per cen-to. È una multinazionale che lavora su più fronti: dalle moto ai robot, dalle navi agli aerei. La fresa che ha fatto lo scavo nella manica l’hanno prodotta loro”.Tiesse Robot è presente anche in Bra-sile. Che idea si è fatto del modello di sviluppo di questo paese rispetto a quello delle nazioni orientali?

“Non c’è grande feeling tra me e i bra-siliani. Ho avuto spesso a che fare con gente poco seria. È un paese proiettato verso il futuro, ma non riesco proprio ad adeguarmi alla loro mentalità, forse perché sono schematico e rigoroso. Te-deschi e giapponesi, invece, hanno un approccio molto simile al mio”.Nel suo bagaglio c’è anche l’esperien-za politica nella giunta di Calvisano.“Mi ha fatto crescere. Ho fatto tre man-dati con una giunta che era un gruppo di amici. Io e il sindaco Giovanni Appiani giocavamo insieme a rugby. Guidare un Comune, però, è poco gratificante, an-che perché la macchina degli enti locali è molto strutturata e farraginosa”.È lo stesso in Federazione? “Meno. La metterei nel mezzo tra azien-da e Comune”.Dopo essere stato eletto ha indicato nella formazione la chiave per la cre-scita del movimento.“Ne sono convinto. Bisogna partire dalla formazione di tecnici, dirigenti e arbitri, poi passare a quella dei giovani giocatori. Successivamente ne avremo un riflesso importante sul mondo seniores”.La scuola dovrebbe sostenere di più lo sport in Italia?“Non può fare molto. Nel mondo anglo-sassone l’attività è interna alla scuola. Qui lo sport si affianca al mondo scola-stico e nulla più”.

Nel nostro Paese c’è anche un proble-ma di strutture.“La Federazione investe circa 1 milione di euro l’anno a riguardo, oggi però gli enti locali non hanno disponibilità”. Recentemente la Nazionale ha gioca-to al Rigamonti. Qual è il suo punto di vista sullo stadio cittadino?“Diciamo che è poco fruibile. Avrebbe bisogno di un’altra collocazione, perché anche la rete stradale non lo agevola. Ci vorrebbe uno stadio nuovo da 20-25mila persone”.Verrà un giorno in cui il Calvisano sarà protagonista in Europa?“È praticamente impossibile. Affrontare squadre che hanno un bilancio minimo di 12 milioni di euro è difficile. Il pro-fessionismo è anche questione di soldi. Noi dobbiamo innanzitutto cercare di coinvolgere più appassionati”.Come?“Sfruttando i nostri valori, che piacciono al mondo, ma non solo. C’è qualcosa che non quadra se 70mila spettatori affollano l’Olimpico per una gara della Nazionale e allo stesso tempo gli spalti degli stadi sono semivuoti in campionato”.Qual è l’obiettivo della Nazionale? “Nel ranking siamo decimi e vogliamo scalare posizioni. Partecipare al Sei Na-

zioni, comunque, è già un palcoscenico importante”.Quando vedremo in panchina un tec-nico italiano?“Anch’io sono per l’italianità, anche se penso che al momento non ci siano allenatori nostrani all’altezza. Dovre-mo formarli. Fino al 2015, comunque, abbiamo un contratto con Brunel. È un ottimo allenatore”.Torniamo al Calvisano. Quali sono i suoi ricordi più belli?“Da giocatore la salvezza a Mantova contro il Piacenza, poi la promozione dalla C alla B battendo il Villorba, squa-dra sponsorizzata Metalcrom. Eravamo Davide contro Golia. Poi gli scudetti non si scordano mai”.L’unico rimpianto riguarda la Celtic League?“Forse qualcuno non ci voleva in Celtic League. Avevamo chiesto supporto a sponsor del territorio, ma non trovammo appoggio. Peccato, perché è una compe-tizione che attira spettatori e investitori”.Passiamo alla politica. È ora di una rottamazione o di un semplice rinno-vamento?“Ci sono persone che possono dare an-cora molto. Chi invoca le rottamazioni parla a sproposito. Nella vecchia gene-

razione c’è gente di qualità. È chiaro che qualcuno dovrà farsi da parte, ma non bisogna generalizzare”.Italia fuori dall’euro. Come vedrebbe uno scenario del genere?“Sarebbe un disastro. Avremmo una moneta fluttuante con poca credibilità. Il problema vero è il debito pubblico”.Qual è il più grande insegnamento che le ha dato suo padre?“Diceva sempre che l’acqua va in basso. Significa che prima o poi se sei onesto e corretto avrai ragione perché come l’ac-qua – per natura – va in basso, il com-portarsi bene alla fine viene ripagato”.Cosa si sente di dire ai giovani che, come ha fatto lei, partono da zero tra mille difficoltà?“Che le difficoltà fanno parte della vita. Vivo nel benessere, ma in realtà ho una vita che comporta sacrifici enormi. Un’azienda è come una bellissima don-na. Ti dà molto se tu le dai molto. Quan-do giri lo sguardo lei ti fa le corna. Il mio lavoro mi piace, faccio tante ore di lavo-ro al giorno e non mi pesa, ma bisogna essere disposti a sacrificare se stessi”.Qual è oggi il suo sogno nel cassetto?“Io ho 62 anni e mi chiedo se prima di morire riuscirò a farmi 4 mesi al mare o in montagna. Mia moglie dice che non ci riuscirò mai perché finita una ne invento un’altra”.Quindi non ha ancora smesso di so-gnare. “Nel cassetto c’è ancora qualcosa. Innan-zitutto voglio lasciare ai miei figli un’a-zienda solida, poi starà a loro decidere cosa farne. Nel rugby vorrei dare alla Fe-derazione una struttura diversa e lasciarla con un settore giovanile vincente. Infine mi piacerebbe fondare una banca. Mare e montagna possono aspettare”.

un’azienda è come una bellissima donna. Ti dà molto se tu le dai molto

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PENSIERI DI/ PENSIERI DI/

12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

di AlessANdrA ToNIZZo

“VOGLIO LE fARfALLENELLO STOmACO”

l’adrenalina di laura Poggi: avvocato, campionessa master di tuffi, donna emancipata.

Entriamo nel suo studio e ci ac-coglie subito, sorridente e im-peccabile. A tradire uno spirito inquieto, lo sguardo liquido,

mobile, come quello delle due enormi aquile alle sue spalle, perse a volteggiare in una tela blu notte.Siamo da Laura Poggi, 37 anni, ex gin-nasta, avvocato, e campionessa master di tuffi: per raccontare la sua storia, non sappiamo da dove cominciare. Ma ci viene incontro lei, snocciolando su-bito tutto, dall’inizio, da quell’infan-zia turbolenta che i genitori cercano (con successo) d’irreggimentare con lo sport. “Ero una peste – confessa – ma da quando, a 6 anni, ho iniziato ginnastica artistica con Enrico Casella (allenatore della Forza e Costanza, fondatore della Brixia, ndr): lì è cambiata la mia vita”.Studi e allenamento: rifarebbe tutto?“Lo rifarei tre volte tanto. Fino ai 18 anni, ho sostenuto quattro ore d’allenamento quotidiano, con ottimi risultati scolastici, grazie anche ai sacrifici e all’organizzazio-ne dei miei genitori. Le mie crisi, certo, le ho avute: le amicizie al di fuori del team sportivo non erano possibili, e nell’adole-scenza questo non è facile”.

Dopo 15 anni, lo stop per problemi fisici alla schiena. Come l’ha vissuto?“Ritirato il cartellino, è stato un piccolo dramma. Fino ai 28 anni ho girato tutte le palestre possibili: l’agonismo insito in me non trovava sfogo”.Nemmeno la professione forense ini-ziò a restituirle adrenalina?“La sensazione pre-gara, le classiche farfalle nello stomaco, insomma, sono tornata a provarle durante l’orale per l’a-bilitazione. Consapevole, però, di non poter dare esami per sempre! Sono av-vocato civilista: è un lavoro avvincente,

il mio, nel quale però prevale lo studio, il processo è primariamente scritto”.Di qui, il “pallino” per i tuffi…“Forse quello l’ho sempre avuto. Ma il problema delle vertebre da non sollecita-re da un lato e la mancanza di una struttura preposta in città (l’unico centro preposto è a Bergamo, ndr), mi tenevano lontana dalla pratica: lo credevo impossibile. Mi mancava comunque la competizione, e quindi su consiglio di mia sorella, che da

anni compete nel circuito master di nuo-to, iniziai la preparazione per i campiona-ti italiani di Roma nel 2010”.Come andò?“Svolsi la gara sbadatamente, in testa solo trampolini e piattaforme: avevo ap-pena scoperto, proprio al centro olimpi-co della capitale, che ci si potesse tuffare anche a 35 anni. Una rivelazione. Così mi recai a Bergamo, e iniziò per me una nuova “storia d’amore” sportiva”.

Subito vincente…“Dopo tre mesi di pratica, a gennaio 2011 vinsi i campionati italiani master. Già dal primo tuffo avevo capito d’essere tornata indietro di vent’anni: la mia atle-ticità è viva, volteggio in aria e ripercor-ro le medesime emozioni di un tempo, con una nuova maturità”.Quali nuovi sa-crifici sostiene, oggi?“Mi alleno a Ber-gamo due, tre volte la settimana, dalle 21 alle 24; gli altri giorni del-la settimana seguo allenamenti di pre-parazione fisica specifica in pale-stra. La stanchez-za, al termine di un lavoro impegnativo, si sente, e questo sport non vale come sfogo: ci vuole una concentrazione tale per buttarsi, del coraggio… se non sei al massimo, non esegui nemmeno uno dei 50 tuffi previsti. Io gareggio su trampo-lini da 1 e 3 metri, e su piattaforme da 5”.Ed è su queste ultime che dà il meglio di sé, pur essendo l’unica in gara a non avere un passato da tuffatrice.“Lì faccio affidamento solo sulla mia for-za, e posso sfruttare l’abilità nella verti-cale, dopo anni di corpo libero e trave. Una volta in aria, poi, inizia la coreo-grafia, fatta di avvitamenti spettacolari. La soddisfazione mi ha fatto iscrivere ai mondiali di Riccione lo scorso giugno, classificandomi sesta al trampolino da 1 metro e quarta alla piattaforma”.“Poi basta”, si era detta.“Invece eccomi qui: è una droga. Pas-sato un fastidioso problema alla spalla, vorrei sostenere i prossimi campionati, specialmente gli europei di settembre, a Eindhoven, e i mondiali del 2014 a Montreal”.Anche se gli eventi della vita potreb-bero portarla altrove…“Vorrei fortemente una famiglia, avere a breve un figlio, è vero. La mia immagine è quella di una donna emancipata: non

rinuncerò alla professione e allo sport, ma ci sarà ovviamente un riequilibrio delle priorità. Per essere felice, devo oc-cuparmi di coloro che amo”.Suo figlio lo farebbe studiare e lavora-re all’estero?“Sono molto nazionalista: cercherei in tutti i modi di fargli vedere il bello che

c’è in Italia, di far-lo viaggiare molto, ma per recuperare degli stimoli. Poi, che scelga da sé”.Ha partecipato come controfigu-ra a uno spot, non ancora visibile, di un’auto italiana: un’esperienza ad alto tasso di gla-mour?

“Accettai la proposta di un regista che cercava una tuffatrice non nota, così per tre giorni lavorammo a uno spot della durata di pochi secondi, nel quale mi tuffo virtualmente in un’auto cabrio. Sono stata servita e riverita come una modella: avere attorno decine di perso-ne a mia disposizione, per carattere, mi ha fatto sentire un po’ a disagio”.Cosa pensa di atlete che, come la Pel-legrini o la Sharapova, deviano verso il mondo modaiolo?“Se riescono a mantenere il loro risul-tato agonistico, ben venga. Ma, nel mo-mento in cui si raggiungono traguardi notevoli, credo che rispetto all’apparire

sia più importante lo sport. Le discipli-ne veramente “povere”, poi, non arri-vano mai a quel mondo… La Pellegrini, per me, è bella con il costume, Vanessa Ferrari quando, sporca di magnesio, si attacca alle parallele”.Quindi che opinione ha del docu-re-ality che spopola su Mtv, “Ginnaste, vite parallele”?“Indubbiamente quelle ragazze fanno dei sacrifici. Ma, a mio avviso, lo sport è un’altra cosa: non può essere condizio-nato da un microfono presente nel tutù o dalla telecamera. La televisione deve restare al suo posto, ovvero filmare l’a-zione agonistica, non distrarre”.Un accenno di politica: come giudica il fermento presente?“La sensazione sociale è quella di dare una svolta concreta alla situazione attua-le, si spera non in modo tumultuoso, ma attraverso un voto. Continuare così, vi-vendo alla giornata, sentendoci addosso le “briglie corte” è impossibile”.Tra Grillo e Renzi, chi sceglierebbe?“Grillo non mi piace. Tendenzialmente sono di centro-destra, ma Renzi sembra un personaggio concreto, ha un quid pluris di novità”.Istintivamente, menzioni un paio di facce bresciane per cui nutre simpatia.“Politicamente, mi viene in mente il sin-daco Corsini. Poi Enrico Casella, che ha fatto tantissimo per lo sport bresciano. Ma, in assoluto, me lo lasci dire, i miei: mio padre, anche se è originario di Domodos-sola, e mia mamma, di Venezia”.

lo sport non può essere condizionato dalle telecamere.La tv deve filmare l’azione agonistica, non distrarre.

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GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

STRATEGIA D’IMPRESA

Si parla molto di rilancio dell’industria e di competitività. Consideriamo un caso reale che riguarda il primo anello della catena manifatturiera, e cioè l’accesso alle materie prime. Può sembrare una questione lontana, da addetti ai lavori, ma è un problema di tutti, perché ri-guarda la possibilità delle aziende di re-alizzare prodotti e di riuscire a renderli concorrenziali sul mercato mondiale. Il caso concreto riguarda l’alluminio, una materia prima fondamentale per l’industria di ogni paese, perché si usa dappertutto, nelle auto, nei treni, negli imballaggi, nelle finestre, nei macchi-nari, e può essere preso come modello di come le manipolazioni di cosiddetti grandi poteri riescono ad influenzare i meccanismi economici ed industriali. È noto che il prezzo mondiale dell’allu-minio viene definito in borsa dal Lon-don Metal Exchange (LME), la borsa di Londra dei metalli; sin dal 1983 questo prezzo fa parte del sistema finanziario mondiale, è il riferimento per le transa-zioni commerciali e riflette non solo le tendenze del mercato specifico, ma an-che fattori esterni di carattere politico, economico e finanziario. Per anni il meccanismo ha funzionato senza problemi, ma la situazione si è complicata quando recentemente, nel corso del 2012, il prezzo di borsa del metallo è calato anche sotto i 2.000 $ a tonnellata, un valore inferiore ai costi di produzione di molti siti mondiali di

fabbricazione di alluminio, in partico-lare in Europa e negli Stati Uniti, con conseguente aumento delle scorte. Fin qui nulla di nuovo o di straordinario, è il naturale equilibrio del mercato tra domanda e offerta e riflette il fatto che la produzione globale di questo bene è eccedente la domanda.Però oggi c’è qualche cosa di diverso, oggi c’è un maggior peso degli investi-menti finanziari ad influenzare forte-mente il prezzo di borsa dell’alluminio, e di altre materie prime, con l’azione di fondi che spostano velocemente cifre enormi, e con le operazioni di banche e traders che hanno la possibilità di bloc-care milioni di tonnellate di metallo su contratti finanziari di lunga scadenza. Tutto questo mette senz’altro in una posizione difficile i produttori, perché, pur dopo le numerose chiusure di capa-cità specialmente in Europa e in USA, le scorte aumentano continuamente a causa del rallentamento dell’economia in Cina e della stagnazione in Europa. Succede così che, nel tentativo di di-fendere al meglio le produzioni ad alto costo nelle aree di punta come l’Europa e gli USA, si sceglie la finanziarizzazio-ne del mercato, il metallo viene tagliato

fuori dal circuito naturale degli utilizza-tori e convogliato nei magazzini di de-posito; il risultato è che i mercati reali, cioè le aziende che utilizzano il metallo per produrre semilavorati, componenti e prodotti, vengono costrette a subire le conseguenze di una rarefazione ar-tificiale dell’offerta, perché il metallo viene tenuto imboscato nei magazzini, giocando sui meccanismi di finanziariz-zazione dei contratti opportunamente definiti. Il risultato devastante per l’in-dustria è il controllo che i signori del mercato possono esercitare su una se-conda voce di costo della materia prima che si va ad aggiungere al prezzo base di riferimento LME, una voce chiamata premio, e che oggi, appunto per effetto di questi meccanismi distorsivi, è in for-te crescita, del tutto in controtendenza rispetto alle logiche di mercato. Gli ef-fetti di tutto questo, per l’industria eu-ropea in particolare, soggetta anche agli effetti negativi di un dazio sul metallo fuori di ogni logica, sono un significa-tivo maggior costo del metallo rispetto agli altri competitori globali delle altre zone mondiali, quindi maggiori costi di produzione di semilavorati e prodotti, quindi posizioni fuori di mercato, azien-de chiuse, posti di lavoro persi. È l’ora che i politici e i burocrati a Bruxelles si convincano che il vero settore critico dell’intero comparto industriale dell’al-luminio, e in genere delle materie prime in EU, è quello a valle delle produzioni dei materiali grezzi, e che su questo si dovrebbero concentrare le attenzioni e predisporre misure di salvaguardia.

di MArIO CONservA

chi tutela leInDUStRIe

tRASfORMAtRIcI?

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3130

PENSIERI DI/ PENSIERI DI/

12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

DALLA BANCA AL BANCO…DELLA fRuTTA

storia di Barbara de Aprile, trentenne bresciana che ha cambiato lavoro – e vita –, nonostante la crisi.

di AlessIA MArsIGAlIA

un copione: sveglia la matti-na alla solita ora, prepararsi velocemente allo scandire di un tempo che scorre

impietoso, andare in un luogo che non ti appartiene e incontrare gente che si vorrebbe evitare. Poi la giornata finisce, torni a casa schiacciato dai soliti pen-sieri, dormi un sonno caotico, e, quan-do la sveglia suona, tutto riparte. Per qualcuno è stato così per anni, finché ha deciso che questa routine andava spez-zata. Stupisce però che lo abbia fatto in un momento storico in cui il lavoro, so-prattutto se è fisso, è una di quelle cose che indossi a forza anche se non è della tua taglia. Perché ce n’è poco, perché la gente non arriva a fine mese, perché c’è chi te lo porta via, perché c’è la crisi. Eppure la vita è una, eppure la società cambia e Barbara De Aprile, bresciana classe 1979, dopo anni di “temporiz-za la cassaforte, temporizza il cervello, temporizza il sorriso gentile per evitare il beffardo, temporizza il cassetto con i soldi” lo ha fatto. Dopo sette anni di banca, senza sbocchi di carriera – le banche sapevano già della crisi prima che gli altri ne avessero coscienza – Bar-bara ha scelto, con un amico e ora socio, di aprire uno di quei negozi che stanno scomparendo dal centro storico. Una bottega di frutta e verdura, con uno spa-zio salumi e piccolo minimarket dove il rapporto con i clienti è diretto e dove ci sono ancora le caramelle “valda menta”.

Barbara, facciamo un passo indietro. Come è finita in banca? “Dopo un lungo excursus di anni di pre-cariato...”.Racconti. “Finito il Lunardi, scuola che ho scelto un po’ per caso, ho deciso di seguire un progetto, quello di diventare fisiotera-pista. Entrare alla facoltà era difficilis-simo, così mi sono iscritta a un corso privato di massofisioterapia, mentre facevo la barista per pagarmi gli studi. Il corso, però, ha avuto dei problemi di riconoscimento e quindi non trovavo lavoro nei centri massaggi. Fare la ba-rista non mi permetteva di guadagnare abbastanza e visto che già vivevo da sola ho deciso di far fruttare gli studi fatti alle superiori”.Ha iniziato a mandare curricula? “Sì e sono finita in una piccola finan-ziaria: una realtà allucinante di strozzi-naggio legalizzato, dove ho visto gente ‘schiava’ dei debiti, costretta a tassi altissimi per restituire prestiti. In ogni caso ho resistito e sono poi passata a una società più grande, cominciando a masticare di finanza. Scaduto il contrat-to a tempo determinato l’azienda voleva trasferirmi a Torino, quindi ho cambiato e ho trovato lavoro in un’azienda vini-cola. Speravo in grandi cose, ma dopo poco mi sono resa conto dell’errore: gli stipendi non arrivavano e così mi sono cosparsa il capo di cenere e ho iniziato a rimandare il curriculum in ambito finan-ziario e bancario”.Così è arrivata in banca e poi?

“Dopo il primo anno in cui ho seguito un progetto esterno commissionato dal-la banca, sono stata assunta come addet-ta alla cassa. Ho detestato quel lavoro dal primo giorno, sapevo che era uno step necessario, ma era lontanissimo dal mio modo di essere”. Faccio l’avvocato del diavolo: lavora-re in banca significa però uscire alle 17.“Questo è vero, ma le ore lì dentro sono interminabili, almeno per me”. E lo stipendio garantito e sicuro? “Gli stipendi in banca sono sopravvalu-tati. Se sei in cassa rimani fissa intorno ai 1.400 euro per anni”. Ci sono però tredicesima e quattordi-cesima... “La seconda arriva pari a uno stipendio se la banca è in utile, ma negli ultimi anni con problemi al bilancio era quasi sempre in perdita e quindi anche il pre-mio aziendale decisamente ridotto”.Cosa odiava di quel lavoro? “Alcune persone sono fatte per quel lavoro e le stimo, ma io non lo ero. È una catena di montaggio, è ripetitivo ed estremamente burocratico: bisogna mandare una mail a catena per qualsia-si cosa. L’ambiente risente della sovra-struttura manageriale, i direttori non hanno più autonomia e quindi, se cerchi di andare oltre, tutto è farraginoso. Con la crisi poi tutto è peggiorato: c’è molto meno la possibilità, in quanto banca, di essere di aiuto alle persone o alle impre-se. Io non sono mai stata arrivista, come forse servirebbe per fare carriera, ma

avrei voluto specializzarmi nei prestiti alle aziende. Non c’è stata possibilità: con la crisi e i ridimensionamenti del personale delle filiali, addio formazione e addio cambiamento”. Come ha detto, fuori dal mondo però c’è la crisi. E lei prende e va? “Il fatto di aver gestito per anni i soldi degli altri ed essermi fatta un minimo di gavetta in finanza mi ha reso lucida su come funziona il sistema, e in questo negozio ho visto delle possibilità che mi auguro non vengano disattese. Non ho fatto un salto nel buio. Con il mio so-cio ne abbiamo parlato a lungo, era una buona opportunità: buona zona, buona clientela, e un impegno economico ini-ziale non eccessivo. Valutato questo, unito alla frustrazione e alla mancanza di possibilità di crescita dove stavo, ho deciso”. Nonostante tutto quindi è meglio cambiare? “Con le attente valutazioni e se c’è l’op-

portunità assolutamente sì. I rischi ci sono sempre, nessun lavoro è sicuro: io comunque ci ho messo un anno a cam-biare tutto, anche se un’alternativa al la-voro che facevo l’ho cercata dal secondo giorno che stavo in banca”.Quanti l’hanno sostenuta in questa scelta? “Solo quelli che mi conoscono bene e che sanno quanto stavo male prima e quanto entusiasmo ci avrei messo nella nuova attività. Il resto del mondo mi ha dato della pazza”. Ok, cambia lavoro e come si trova? “All’inizio spaesata. Avere un nego-zio significa viverci, la giornata la passi qui. Fortunatamente col mio socio ci veniamo incontro su tempi e orari. For-se però la cosa più strana è stata vedere come la gente cambia atteggiamento in base al lavoro che fai”. In che senso? “Prima avevo involontariamente una posizione di privilegio data dalla ‘strut-

tura banca’: molti credono che tu sappia chissà quali cose di finanza e ti trattano in un certo modo, con ingiustificata de-ferenza. Qui, all’inizio è stato diverso: mi sono fatta un bagno di umiltà molto forte”. I ragazzi non vanno a fare certe profes-sioni per paura di essere classificati. “E invece tutto serve per diventare versa-tili. Io ho capito che il problema dell’at-teggiamento era tutto mio, ora non è più così, basta sapersi relazionare”. Da trentenne come vede la condizio-ne lavorativa oggi? “Complicatissima. Quasi tutti i miei amici hanno un lavoro, ma quello che manca è la qualità. Tanti precari, sotto-pagati: alcuni in campo sanitario si sono visti ridurre le ore di lavoro, ma si è pre-teso da loro lo stesso servizio”. E da commerciante, invece, come vede la situazione della gente? “L’ultima settimana del mese non entra-no molte persone nel negozio”.

I rischi ci sono sempre, nessun lavoro è sicuro: io comunque ci ho messo un anno a cambiare tutto

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RUBRICALA/

GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

rapporto annuale Erasmus lascia ben sperare. Il peso della mobilità italiana su quella europea si attesta al 10%, con 271.202 studenti su circa 2 milioni di europei, un incremento del 17,5% di spostamenti per placement, e la scelta di mete nuove: se l’incremento di studenti in viaggio verso Francia (0,4%) e Regno Unito (2,5%) ristagna, quello verso il Belgio che li attira nell’orbita della sede della Comunità Europea (+15,3%) è una piacevole sorpresa. Ma è la scelta di Polonia (24,3%), Turchia (19%), Romania (23%), Slovacchia (38,2%), Lettonia (28,1%) ed Islanda (32,4%) a confermare che i nostri giovani stanno maturando.

cambia il rapporto con il lavoro

di eMANueLA GAsTALdI

gIOVAnI ItAlIAnIcReScOnO

IL LAvORO

Kant diceva che un individuo è maturo quando si fa carico delle proprie scelte, con assunzione di responsabilità. Ne-gli ultimi anni, diversi fenomeni sociali suggerivano una generale involuzione della fascia giovanile che ripiegava su se stessa, complici la relativa stabilità economica delle famiglie di origine, la disponibilità scontata di beni, il con-solidamento delle opportunità che non richiedevano l‘esercizio di un grosso spirito di iniziativa. Una giovane gene-razione un po’ “seduta”, che sembrava tardare a reagire alle sollecitazioni di un mondo del lavoro globalizzato, per non parlare di precorrerle. Ma qualcosa sta cambiando. Se la mag-gior parte ancora osserva preoccupata le vicende legate alla crisi, cominciano ad arrivare segnali positivi. Tra gli indica-tori che fanno valutare una proposta di lavoro, per esempio, il tipo di contratto e la solidità aziendale non sono più prio-ritari. Salgono invece nella scala il clima aziendale, il contenuto della posizione e la possibilità di accedere alla formazio-ne. È un addio definitivo alla logica del posto fisso, e un benvenuto alla ricer-ca delle opportunità di crescita basata sullo sviluppo di competenze e abilità personali, vere basi sulle quali fare car-riera. Il clima aziendale si conferma in testa ai criteri di scelta, segno che anche nel rapporto con il mondo del lavoro la giovane generazione porta con sé la vo-glia di ben-essere, forse sul modello di aziende che da tempo investono sul be-

nessere organizzativo, su buone relazio-ni interpersonali, su ambienti di lavoro che le favoriscano e sulla pianificazione di processi trasversali che coinvolgano team di lavoro inclusivi, ma forse anche in reazione ai modelli di competitività litigiosa e improduttiva – visti i risultati – messi in atto da parte delle generazio-ni-guida. La retribuzione rimane a due terzi del-la classifica: non è più importante dei contenuti e delle possibilità di crescita, ma rimane comunque nel radar. Con i tempi che corrono, il dato non stupisce.Stupisce invece in questo nuovo trend di apertura trovare ancora la possibili-tà di recarsi all’estero come fanalino di coda. Auspichiamo che il percorso di cambiamento possa aprirsi presto an-che all’esterno, là dove le prospettive di confronto e crescita alle quali i giovani danno importanza sarebbero ancora maggiori. Qualche dato dall’ultimo

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34 12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO

in evidenzain evidenza

Aventis tecnolivinge normAn interniil comfort che conviene

Abitare il comfort, l’armonia degli ambienti e lo stile, all’insegna del-la qualità assoluta e del risparmio energetico: tutto questo è possi-bile grazie alla sinergia tra Aventis Tecnoliving società che riunisce realtà imprenditoriali bresciane del settore immobiliare, e Norman Interni, azienda berga-masca che da anni rappresenta un riferimento nel com-parto dell’arredamento.Il nuovo complesso abitativo Aventis Tecnoliving, situato a Brescia, in via Dalmazia, è collocato in una posizione strategica (a due passi dai servizi e dalle aree commer-ciali del Comparto Milano, a poco più di un chilometro dalla stazione ferroviaria e della metropolitana, a pochis-simi minuti d’auto dalla tangenziale e dall’autostrada), e offre appartamenti di varie dimensioni – da 45 a 200 metri quadri – e negozi progettati ispirandosi a criteri di equilibrio e massima visibilità. Nonostante sia a ridosso di un’importante arteria cit-tadina, il complesso, attraverso un transito carraio e pedonale riservato ai residenti, è lontano dal traffico e dall’affollamento.Le case si affacciano su logge vivibili tutto l’anno e la luminosità è senz’altro uno dei principali tratti distintivi: ampie superfici vetrate, con cristalli a bassa emissio-ne di calore, inondano tutti gli ambienti di luce solare. Le abitazioni all’ultimo piano con soppalco, così come

gli appartamenti al primo piano del lato ovest, godono di giardino esclusivo sul tetto o nella parte posteriore dello stabile in un area tranquilla e riservata; i garage sono doppi. Aventis Tecnoliving è stato progettato e costruito come un sistema integralmente equilibrato, al fine di assicurare un notevole abbassamento dei costi energetici. L’orientamento nord-sud della costruzione, che è di classe energetica B, permette di sfruttare al meglio le caratteristiche dell’impianto di climatizzazio-ne ad espansione diretta con recupero del calore. Nella fattispecie, due sistemi indipendenti di climatizzazione garantiscono la temperatura in tutte le stagioni e questo permette di fare a meno degli split e di ottimizzare l’u-tilizzo degli spazi. Tutti i consumi (caldo, freddo, acqua calda e fredda) sono contabilizzati con un sistema indi-viduale di tele-lettura via web, l’impianto di aspirazione è centralizzato. L’acqua calda è prodotta grazie a pannelli solari, mentre l’illuminazione condominiale, con lampa-de a basso consumo, è fornita da pannelli fotovoltaici.Massima attenzione è stata dedicata alla sicurezza: l’in-tero condominio è privo di collegamenti alla rete gas e,

nelle zone sensibili come garage e corselli, sono stati installati impianti di video sorveglianza 24 ore su 24 e sistemi anti intrusione e home automation nelle abita-zioni e nei negozi. Non solo, componendo un apposito numero, è possibile contattare la video sorveglianza e essere “accompagnati” lungo il percorso dal garage alla propria abitazione; è anche possibile l’apertura dei cancelli a comando telefonico. Una sola chiave elettro-nica personale è prevista per tutti gli accessi; l’edificio risponde alle misure previste dalla legge antisismica.I negozi hanno le medesime caratteristiche degli ap-partamenti: le vetrine sono a tutta altezza (6 metri), e si affacciano su un ampio portico. All’interno, un sop-palco che amplia la superficie di vendita e un comodo magazzino.Cuore dell’edificio, la hall di ingresso, un’opera architet-tonica che dalla base si innalza fino al soffitto in vetro per assicurare la massima luminosità.Vero valore aggiunto a tutte queste caratteristiche di prim’ordine è la preziosissima opportunità che viene of-ferta dalla collaborazione tra Aventis e Norman Interni, ovvero la possibilità di usufruire di un pacchetto unico che consente di avere una casa pronta all’uso, dal pro-getto al rendering all’abitazione arredata. Il cliente, infatti,

può richiedere uno studio personalizzato con le varie so-luzioni d’arredo e, una volta definita la soluzione ideale, vederlo trasformato in un rendering realistico cosicché diventa possibile farsi una chiara idea su come sarà l’ap-partamento pronto per essere abitato. In ogni caso, tutte le unità immobiliari sono personalizzabili nei dettagli e se-condo le esigenze del cliente. Un vero e proprio “chiavi in mano” che, grazie alla formula a pacchetto unico, apre le porte ad opportunità di risparmio davvero notevoli, anche se, ed è doveroso sottolinearlo, i costi di partenza sono già decisamente competitivi, soprattutto considerando l’altissima qualità di tutta la struttura, dall’impiantistica pienamente al passo coi tempi alle finiture di pregio, pas-sando per l’utilizzo dei migliori legni. Sono disponibili age-volazioni (nessuna spesa notarile, catastale e di allaccia-menti) e finanziamenti di convenienza per l’intero importo e mutuo trentennale a tasso agevolato. Le vendite sono senza intermediazione; sono anche previsti contratti di locazione e di affitto con riscatto.

Il complesso abitativo situato a Brescia, in via

Dalmazia, è progettato per ridurre notevolmente i costi

energetici, offrire il massimo della sicurezza e, grazie alla

collaborazione tra Aventis srl e Norman Interni, consentire risparmi considerevoli anche

sull’arredamento.

Per ulteriori informazioni ed eventuali contatti,consultare il sito www.aventistecnoliving.it, oppure rivolgersi al numero verde 800 968 993.

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36 12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO

CONvEGNOIL/

REAL ESTATE NELLA SmART CITY

edizioni 12 presenta l’innovativo convegno del 13 febbraio prossimo all’Auditorium di san Barnaba a Brescia.

migliorare la città per arri-vare a migliorare la qualità della vita dei cittadini: in estrema sintesi, è questo

il concetto che sta alla base del proget-to Smart City (ossia, città intelligente, razionale), avviato dall’Unione europea per favorire la creazione di patti virtuosi tra amministrazioni pubbliche, imprese private e istituti di ricerca, al fine di dare concretezza a piani che promuovano il progresso sostenibile dei centri urbani. Sia per questioni puramente storico-artistico-architettoniche, che per ragio-ni legate a gestioni del territorio spesso discutibili, condizionate da eccessi di superficialità e scriteriate espansioni ur-banistiche, risalenti al periodo del boom economico del secondo dopoguerra), anche solo pensare di ridefinire l’assetto delle città italiane, costituisce un’impre-sa tutt’altro che semplice; ma, per quan-to difficile, è chiaro che va affrontata, se veramente si vuole arrivare a vivere in aree urbane più rispettose dell’ambiente. Riguardo Brescia, la Leonessa si è, sì, di-stinta per aver partecipato al bando di 20 milioni di euro – da parte dell’Ue – per perseguire obiettivi “smart”, ma, fino ad ora, nulla si è mosso per mettere al centro dell’attenzione il tema dell’edilizia citta-dina privata e pubblica, nella prospettiva di possibili (e auspicabili) interventi di riqualificazione per arrivare, appunto, a una “città intelligente”.Ed è proprio per rimediare a questa mancanza che Edizioni 12 e la testata on-line BsNews, scendono in campo organizzando il convegno “Real estate nella Smart City – Integrazione e svi-

luppo”, in programma domenica 13 febbraio, al teatro San Barnaba di corso Magenta, a Brescia; il dibattito sarà divi-so in due parti (mattina e pomeriggio), e darà modo di ascoltare, e confrontare, i punti di vista di rappresentanti dell’am-ministrazione e delle associazioni di categoria locali, di figure dell’imprendi-toria bresciana, e anche di esperti prove-nienti da fuori provincia.A monte di tutto, due obiettivi: il primo, di carattere culturale, è avviare un nuo-vo atteggiamento, da parte dei singoli cittadini, nei confronti dell’edilizia. La considerazione di fondo è che, se si vuo-le realmente vivere in una città più eco-compatibile, diviene necessario essere in grado di capire la qualità degli immobili, avere le nozioni che servono per indivi-duare la casa costruita all’insegna del ri-sparmio energetico, avere le conoscenze per saper scegliere l’abitazione più ade-guata alle proprie esigenze e che sia dav-vero al passo con i tempi, che sia “smart”.Seconda finalità del convegno è creare i presupposti per il rilancio dell’edili-zia, comparto che è uno dei fondamenti dell’economia italiana, e bresciana in par-

ticolare, e che sta accusando in maniera gravissima gli effetti della crisi. Secondo gli organizzatori, la ripartenza del settore può senz’altro avvenire se l’amministra-zione interviene agevolando e riproget-tando quartieri dove la maggior parte degli immobili non rientrino nei canoni di eco-sostenibilità, ovvero dove ci sia un’alta percentuale di case non al passo coi tempi, abitazioni che, se si vuole ri-spettare l’ambiente, vanno “rottamate”, tutto ciò per incentivare il privato ad inve-stire in operazioni di recupero, o meglio, di “rottamazione”, per garantirsi oppor-tunità di lavoro e di profitto, mentre l’am-ministrazione centrerebbe l’obiettivo dello sviluppo urbano sostenibile, senza doversene accollare i costi.In definitiva, l’idea del convegno è pro-porre la Smart City, la città sostenibile, la città razionale, come (complesso) iter da completare grazie all’azione di ammini-stratori che creino le condizioni necessa-rie affinché i costruttori siano incentivati a impegnarsi nel recupero e nella rivalu-tazione – anche grazie alle tecnologie e ai materiali di ultima generazione – del tessuto immobiliare esistente.

una vera microcasa in soli due-tre giorniIn occasione del convegno, all’esterno di San Barnaba sarà posizionata una microcasa prefabbricata in cemento armato di Baglioni Costruzio-ni. L’ingegnerizzazione di tutti gli elementi costruttivi permette di rea-lizzare in blocco prefabbricato – montato e finito all’interno con tutte le finiture di una casa: impianto di riscaldamento, impianto elettrico, serramenti, contropareti rivestite, illuminazione interna ed esterna, te-levisore, arredi, bussola ingresso, pergolato esterno – una microcasa completa, dall’aspetto accattivante, che può essere montata in due-tre giorni e smontata in uno. Per poi poter essere eventualmente riportata in altro contesto.

Real Estate nella Smart CityEDIZIONIDODICI

Convegno promosso da

13 febbraio 2013 Auditorium di San Barnaba

Brescia

Si ringrazia per la collaborazione

con i patrocini di

AssociazioneGiovani Ingegneri

Bresciani•

Camera di Commercio

Pro-Brixia•

Collegio dei Costruttori Edilidella Provincia

di Brescia•

Collegio Geometridella Provincia

di Brescia•

Gruppo Giovani Architetti

della Provincia di Brescia

• Ordine

degli Ingegneridella Provincia

di Brescia

Moderatore: Dott. Massimo TedeschiCorriere della Sera ed. Brescia

Borsa ImmobiliareDott. Ziletti,Camera di Commercio Pro-Brixia

11,30

Marmo in edilizia: soluzioni per il luxuryD.ssa Laura Olivari Guarda, MGM

12,10

Progettazione e gestione del sistema edificio-impianto per ottimizzare il comforte i consumi energeticiIng. Giovanni Ziletti, Casa Clima

12,50

Principi dello studio del ciclo di vita edificio applicato alle scelte sostenibiliDott. Alessio Pesenti, Nord Zinc

12,30

Avv. Adriano Paroli15,00

La percezione del valoredell’immobileGeom. Paolo Bettonipresidente Gruppo Giovani Costruttori

11,50

Dott. Andrea GranelliCittà intelligenti? Per una viaitaliana alle Smart Cities

15,25

On. Stefano Saglia15,50

Geom. Giovanni Platto,presidente Collegio GeometriLa burocrazia in edilizia

16,15

Tavola rotonda16,40

Pomeriggio

Registrazione dei partecipanti 9,00

Moderatore: Ing. Marco Belardi,presidente dell’Ordine degli Ingegneri

La Sostenibilità Ambientale,Economica ed Urbanistica

Arch. Eliana Terzoni,presidente Gruppo Giovani Architetti

10,20

Case History Modern LivingRoberto Baglioni, imprenditore

e Ing. Matteo Ghidini

9,30

Intervento Arch. Massimo CurziProf. Facoltà Architettura Leonardo

del Politecnico di Milano

10,00

Smart City e connettitività:ricerca e sviluppo – Connettitività

e imprese le nuove frontiereDott. Peli, ad Intred

10,50

Costruzioni in legno comevalida alternativa

alle costruzioni tradizionaliDott. Ilario Albertani,Albertani Corporates

11,10

Mattina

L’inserimento delle esperienzescientifiche degli ingegneri

nell’obiettivo Smart CityIng. Francesco Bocchio,

pres. Associazione GiovaniIngegneri Bresciani

10,35

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ECONOMIA/

GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

pER I GIOVANIOLTRE IL SINDACATO

DEL p.A.G.O

di AlessANdro CheulA

P.A.G.o: Protetti-Assisiti-Garantiti-occupati. Forse avevano ragione i lucchini e i Beretta di trent’anni fa, quando il primo si scagliava contro l’egualitarismo sindacale e il secondo, citando l’esempio americano – il Paese “dove nascono più aziende di quante ne muoiono” – contro la cassa integrazione.

Se tutti siamo flessibili, nessuno è precario. Ovvero: se tutti sia-mo flessibili forse non avremo il posto fisso, ma se nessuno è

precario non saremo esclusi tutta la vita dal mondo del lavoro.

ChI È deNTro È deNTroChI È FuorI È FuorIIn Italia chi è dentro il mondo del la-voro è dentro a vita, chi è fuori rischia di restarne fuori per sempre. Che fare, allora? Occorre una riforma radicale

del mercato del lavoro in grado di ridi-stribuire il lavoro che c’è, non quello che verrà (se verrà). Una riforma che, per evitare una guerra tra poveri (tra occupati e disoccupati, tra chi è den-tro il mondo del lavoro e chi è fuori), sia fatta all’insegna di un principio fondamentale: se tutti siamo flessibili, nessuno è precario. E di un secondo principio, altrettanto importante: se vogliamo garantire i precari, dobbiamo in una qualche misura “precarizzare” i garantiti; se vogliamo dare un minimo di garanzie a chi oggi non ne ha nemmeno una (i giovani disoccupati) dobbiamo in qualche modo smantellare i privilegi degli occupati. Una bestemmia per il sindacato del Pago, certamente. Ma in assenza di ripresa, e quindi di crescita, è necessario quanto inevitabile. Poiché se c’è ripresa tutto si risolve, anche la crescita di cui tutti parlano a vanvera, ma se non c’è ripresa non c’è nemmeno

la crescita e nulla si risolve. Ma per fare una riforma strutturale del mercato del lavoro non basta abolire l’articolo 18, occorre una condizione preliminare ben più radicale anzi rivoluzionaria che vada oltre Monti e Fornero (ovviamen-te molto oltre Camusso e Landini, oltre Pietro Ichino che peraltro è il più con-seguente e consapevole di tutti, e per stare a Brescia oltre Zipponi). Una con-dizione necessaria anzi necessarissima anche se non sufficiente: cambiare il sindacato. Non abolirlo, ovviamente, ma cambiarlo radicalmente. Come è necessario cambiare i partiti. PosTo dI lAVorodIrITTo Al lAVoroUn sindacato che in Italia è ancora più che mai sindacato del P.A.G.O., inteso come sindacato dei Protetti-Assisiti-Garantiti-Occupati. Ovvero un sindaca-to più corporativo e conservativo che s

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ECONOMIA/ ECONOMIA/

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collaborativo. Un sindacato che certo di-fende gli occupati, ci mancherebbe, ma a scapito dei disoccupati; che tutela più i pensionati (ormai il 60% degli iscritti) dei precari. Un sindacato del “chi è den-tro è dentro, chi è fuori è fuori”: chi è dentro la cittadella del lavoro è dentro a vita, chi è fuori è fuori per sempre. Creare lavoro? Scoperta! Ma come? Tutti i partiti della grande kermesse ov-vero del Circo Barnum della campagna elettorale (il solito teatrino della poli-tica, dove tutti a parole sputtanano la politica ma, a giudicare dalla centinaia di simboli e migliaia di liste e decine di migliaia di candidati, tutti vorrebbero entrare a farne parte) mettono il lavoro al primo posto. Ma il lavoro non si crea a parole o per decreto, come avveniva nei Paesi del socialismo reale, ma col merca-to. I posti di lavoro non si mettono a ca-rico dello Stato, la cui spesa corrente nel caso italiano ha portato a un debito pub-blico irredimibile di 2 miliardi di euro ossia 4 milioni di miliardi di vecchie lire, ma con l’espansione del mercato. Vale a dire creando le condizioni (poche tasse, molti servizi, alcuni incentivi, buone infrastrutture) che possano favorire la nascita e la crescita delle imprese, cioè il principale strumento di occupazione e di crescita reali, e in secondo luogo con una radicale riforma del mercato e della legislazione del lavoro. Ripetiamo: radicale e strutturale, ossia in grado di tagliare le ali ai privilegi corporativi, non solo le corporazioni professionali blaso-nate e locupletate (ricche) ma anche i milioni di piccoli privilegi, tanti quanti gli occupati, delle grandi corporazioni “povere” del sindacato di massa. Un conto è il diritto al lavoro, un altro è il posto di lavoro. Il diritto al lavoro deve essere “fisso”, cioè garantito a vita, è il posto che deve essere, ove possibile, flessibile, cioè variabile e intercambiabi-le. Il che significa l’incertezza del posto di lavoro come condizione della certezza del diritto al lavoro. Ripetiamo: se c’è sviluppo tutto si risolve, ma in mancan-za di crescita e in carenza di lavoro, se vogliamo dare lavoro a chi non ce l’ha, occorre dividere il lavoro che c’è. Non

più scioperi generali, allora, bensì scio-peri generazionali. I giovani, se voglio-no riappropriarsi del loro futuro, devono prendere nelle loro mani il proprio de-stino. Noi gli abbiamo lasciato una mon-tagna di debiti poiché ci siamo mangiati tutto quello che c’era nel piatto. Duplice imperdonabile colpa, poiché il benesse-re in cui siamo vissuti poteva indurci a lasciare qualcosa di più invece dei debiti.

sCIoPerI GeNerAZIoNAlINoN sCIoPerI GeNerAlII disoccupati in Europa sono stimati in 24 milioni, di cui un terzo giovani. In un Paese come l’Italia dove il 37% dei giovani è disoccupato a vita, se vogliamo dare lavoro non a tutti, cosa peraltro im-possibile, ma a quasi tutti, flessibilizzare non basta più, occorre “precarizzare”. Una bestemmia, certo. Ma chi è più bla-sfemo? Chi difende il posto fisso per i pochi che avranno ancora tale privilegio o chi si preoccupa di dare lavoro ai molti che stanno fuori dalla cittadella fortifi-cata del lavoro, dal fortino sempre più

blindato del posto fisso? Quei molti che, non lavorando e quindi non potendo versare i contributi, non avranno la pen-sione e saranno candidati a un futuro da barboni? Il lavoro per tutti a tempo in-determinato è semplicemente un’utopia impossibile e impraticabile non esisten-do più in nessuna economia sociale di mercato (ripetiamo: sociale, non solo di mercato). Lavoro per tutti a tempo de-terminato cioè flessibilità per tutti? Pos-sibile, ma al punto drammatico cui son giunte le cose per dare lavoro non a tutti ma quasi tutti i milioni di giovani disoc-cupati non basta più flessibilizzare ma occorre “precarizzare”. Cioè andare in senso diametralmente opposto a quanto si sta facendo. Una blasfemia per il sin-dacato. Ma una cosa è certa, anzi due. La prima è che bisogna gradualmente spostare l’asse rivendicativo dal proble-ma degli occupati a quello dei disoccu-pati; la seconda che, stante il probabile prolungamento dell’attuale recessione, per dare lavoro non a tutti ma quasi tutti occorrerà ridistribuire il lavoro che c’è.

Ovvero, in buona sostanza, dividere l’e-sistente. L’imperativo categorico non è solo l’abolizione dell’articolo 18 ma l’i-stituzione del contratto unico, cioè del superamento del dualismo contrattuale che divide il mondo del lavoro tra stabili e precari, tra la mega-corporazione de-gli occupati-assistiti-garantiti-protetti da una parte e precari a vita dall’altra, tra tempo indeterminato cioè posto fisso e tempo determinato ossia lavoro atipico-precario-temporaneo-transitorio. Ma il superamento della rigidità del mer-cato del lavoro va ancora oltre poiché richiede nell’immediato non solo una riparametrazione del mercato del lavoro ma anche una ristrutturazione del rap-porto di lavoro. E in prospettiva, come spiegheremo, una rivoluzione culturale e una rimodulazione individuale. lA soCIeTÀ dI uN TerZoRicordate la sociologia degli anni ’80? La formula più ricorrente per definire la situazione socioeconomica di allora era “la società dei due terzi”, cioè due terzi

“dentro” il benessere e un terzo “fuori”. Dopo cinque anni di crisi il rapporto va ribaltato: un terzo dentro e due terzi fuori dal benessere.Ugo La Malfa, repubblicano figlio del Partito d’Azione e militante di “Giusti-zia e Libertà” nonché parlamentare del-la prima Repubblica ed esponente delle borghesia riformista e progressista cre-sciuta alla scuola di Raffaele Mattioli, mi-tico presidente della Banca Commerciale degli anni d’oro da cui uscì anche Enrico Cuccia, a proposito del sindacato italiano amava dire: “Se fossi un giovane disoc-cupato sparerei al sindacato degli occu-pati”. Ciò per dire che la rigida tutela degli occupati in termini di privilegi cor-porativi e conservativi, per quanto istitu-zionalmente comprensibile da parte del sindacato che deve tutelare gli occupati, penalizza di fatto i disoccupati escluden-doli, in assenza di sviluppo o in mancanza di crescita come avviene oggi, dal mondo del lavoro. Lo stesso Mario Monti, quan-do era commissario Ue per la concorren-za, al meeting di Cernobbio del 1998 lasciò di stucco la platea di seriosi e com-presi economisti affermando, a proposito dello sciopero generale, che in Italia ser-virebbe uno “sciopero generazionale”. Cioè a significare che i giovani devono prendere in mano il proprio destino sen-za delegarlo ai partiti o al sindacato, e so-prattutto senza delegarlo ai padri, poiché la società è divisa sempre meno da classi di proprietà e sempre più da classi di età. Il mercato del lavoro italiano è diviso tra una maggioranza di garantiti a vita col posto fisso e una minoranza sempre più numerosa di precari a vita col posto va-riabile, per non dire “volubile” e “vola-tile”. Per arrivare ad una accettabile “par condicio”, dando a quel 37% di giovani disoccupati una prospettiva o almeno una parvenza di pari opportunità rispetto agli occupati, occorrerebbe procedere ad un graduale e progressivo smantellamento della corporazione degli occupati-assi-stiti-garantiti-protetti. Liberalizzare il mercato del lavoro significa infatti creare osmosi (passaggio) tra mondo del lavoro e del non lavoro, tra occupati e disoccu-pati, tra flessibilità in entrata e in uscita.

Per rendere provvisoria cioè reversibile la disoccupazione è necessario rendere temporanea cioè transitoria anche l’oc-cupazione.

se TuTTI sIAMo FlessIBIlINessuNo È PreCArIoDa ciò discendono alcuni corollari. Se tutti siamo flessibili, nessuno è precario; l’incertezza del posto di lavoro è condi-zione della certezza del diritto al lavoro; per garantire i protetti occorre in una certa misura precarizzare i garantiti. In buona sostanza, se la crisi continuerà o se la crescita ritarderà o non sarà più la crescita ai ritmi di un tempo, per dare la-voro ai disoccupati, sottooccupati, inoc-cupati e precari occorrerà ridistribuire il lavoro. Ovvero, in parole più semplici e brutali ma efficaci, pensare non a come dividere una ricchezza che non c’è più ma come suddividere la poca che c’è. Insomma, per dare il lavoro non a tutti ma almeno alla maggioranza degli aven-ti diritto, non solo giovani ma anche gli espulsi dal mondo del lavoro, e se la crisi non sarà riassorbibile nel breve o medio termine non basterà più nemmeno flessi-bilizzare ma, lungi dall’inseguire la chi-mera impossibile del posto fisso per tut-ti, potrebbe essere necessario purtroppo precarizzare. Non si tratta di una posi-zione passiva o rinunciataria, nemmeno di idealizzare la cosiddetta “decrescita” o vagheggiare una “etica dell’austerità” come dicono i mistici della rinuncia al-trui. È chiaro che tutti speriamo nella ri-presa e operiamo per la crescita. Si tratta invece di prendere atto realisticamente che la ripresa potrebbe essere debole e la conseguente crescita insufficiente a por-tare posti di lavoro, per la cui creazione occorre un incremento annuo del Pil non inferiore al 2,5-3%.

Per I GIoVANIApologia del giovanilismo? Certo, ma attenzione. Non il giovanilismo arro-gante, enfatico, retorico ed eterodiretto (diretto da altri cioè dagli adulti) dician-novista, quello che preparò il fascismo, ma il giovanilismo consapevole, razio-nale e autodiretto dei rottamatori- s

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ricostruttori di oggi. Stare con i giovani non vuol dire essere beotamente giova-nilisti, come essere buoni non significa essere beatamente buonisti. Sì invece ai giovani intenzionati e prendere in mano il proprio destino, quello delle comunità in cui vivono e del Paese cui apparten-gono, senza delegarlo a questi partiti e a questa politica ma a una nuova politi-ca, e possibilmente a nuovi partiti. Da dove viene la crisi che stiamo vivendo e che mette a rischio, oltre al futuro delle nostre comunità, la sopravvivenza della stessa democrazia rappresentativa? Che mette in forse l’appartenenza dell’Italia all’Europa nonostante le positive per-formances dei suoi campanili e delle migliaia di piccole imprese laboriose e industriose, competitive malgrado la iniqua pressione tributaria di cui sono vittime per colpa dello Stato e la feroce stretta creditizia da cui sono colpite per

colpa delle banche? Le stesse costret-te a recuperare le perdite subite negli anni della scellerata finanza speculativa a base di titoli derivati, tossici, nocivi e chi più ne ha più ne rimetta? Realtà di cui Brescia è uno degli esempi più com-piuti per benessere e risparmio, per civiltà e laboriosità? La crisi è venuta dalle banche, certo, e dalla finanza inter-nazionale che ha causato e causa ancora i noti disastri. Ma non solo queste. Le cause, come sempre accade nella genesi dei fenomeni socio-economici e nelle evoluzioni politico-istituzionali, sono remote, ma nel contempo sono anche recenti. Le matrici sono lontane, ma nel caso di specie sono anche vicine. Molto vicine. Le cause remote vanno cercate nell’Evo, nella nostra storia, le cause vi-cine nel nostro Ego, nel nostro Io. Evo inteso come cultura della storia e della memoria, Ego inteso come culto di se

stessi. Dalla cultura dell’Evo cioè della storia, della nostra storia ossia della no-stra memoria collettiva (ma non sempre condivisa) siamo passati senza accorger-cene al culto dell’Ego, inteso sia come egoismo generazionale sia come Ego personale. Se le cause della crisi sono dunque anche soggettive, dentro di noi – cause che interagiscono con quelle oggettive fuori di noi – le risposte non potranno che essere conseguenti, sia soggettive che oggettive. Dobbiamo superare l’incoscienza dell’Ego e torna-re alla coscienza dell’Evo, della storia, delle radici. Alla nostra storia, alla no-stra memoria. Storia e memoria di cui discendono la nostra attualità e la nostra comunità, lasciando perdere l’Ego con le sue degenerazioni, le sue perversio-ni e i suoi, appunto, egoismi. Primo fra tutti l’egoismo generazionale. Che è la somma degli egoismi individuali.

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TRE pAESI CON IL GAS SOTTO

BAGNOLO mELLA,CApRIANO DEL COLLE, DELLO

Da molti mesi si parla e discu-te del progetto per la realiz-zazione di un impianto per lo stoccaggio di gas metano

nel deposito sotterraneo naturale di Ba-gnolo Mella. La stampa ne ha parlato più volte, è diventato un cavallo di battaglia del Comitato Civico Salute e Ambiente di Capriano del Colle, comune nel quale è stato anche proposto, ma non realizza-to, un referendum sul progetto.Nel nostro servizio “Viaggio in pro-vincia” dello scorso mese di ottobre, abbiamo chiesto ai cittadini dei comuni interessati della bassa bresciana un pa-rere sul progetto. Il risultato raccolto evidenzia che pochi ne sono al corrente e, salvo qualche raro caso, per quei po-chi le informazioni non sono sufficienti per esprimersi. Abbiamo quindi deciso di occuparci di questo argomento per cercare di fare chiarezza sulle criticità e sui vantaggi di questa infrastruttura e soprattutto per fornire agli abitanti i dati necessari per formarsi una propria opinione in merito. Riteniamo che, in questo momento critico per l’economia

italiana, Brescia non possa permettersi di decidere senza la massima attenzione su progetti che possano portare benefici (o criticità) al territorio. Emblematico è il caso del macello di Manerbio, che ha fatto saltare 800 posti di lavoro, per problematiche politiche di difficile com-prensione per i più, ma probabilmente legate a liti di piccolo livello tra espo-nenti della stessa maggioranza in giun-ta. Come sempre sentiremo tutte le parti interessate, le istituzioni, le amministra-zioni, i comitati ed i tecnici, ma come sempre, il nostro obiettivo principale

è il coinvolgimento dei comuni cittadi-ni, che siano adeguatamente informati e che possano esprimere un personale parere compiuto. Convegni e comitati civici e tecnici sono sì importanti, ma il vero luogo deputato all’informazione completa, alla discussione ed ai com-menti è la rete internet. Ed è per questo che su www.bsnews.it e sul prossimo ed innovativo www.dodiciweb.it dediche-remo un’area aperta al contributo di tut-ti, dedicata all’approfondimento, ai son-daggi, alla discussione ed ai commenti su questo importante progetto.

La denominazione “sito di stoccaggio di Bagnolo Mella” è stata definita dal Ministero dello Sviluppo Economico ed è utilizzata ufficialmente dalla Re-gione Lombardia, anche se le localiz-zazioni sono: il giacimento a Capriano e Dello, la centrale di compressione a Capriano, il gasdotto in minima parte a Capriano e Dello e in larga parte a Bagnolo Mella, la stazione di misura ed il relativo collegamento alla rete di trasporto nazionale di SNAM Rete Gas su Bagnolo Mella.

A dIsTANZA dI quAsI VeNTICINque ANNI dAll’ulTIMo PIANo eNerGeTICo NAZIoNAle Il CoNsIGlIo deI MINIsTrI del 16 oTToBre 2012 hA PreseNTATo lA NuoVA sTrATeGIA eNerGeTICA NAZIoNAle Gli obiettivi del documento di program-mazione per la strategia energetica na-zionale riguardano benefici in termini di crescita economica ed occupazione, del risparmio di risorse attualmente utiliz-zate per l’importazione di combustibili, degli importanti investimenti nel settore energetico e nell’indotto e del rilancio della ricerca e dell’innovazione nel setto-re. Si stima che ci saranno 180 miliardi di euro di investimenti da qui al 2020, sia nella green e white economy (rinnovabili ed efficienza energetica), sia nei settori tradizionali (reti elettriche e gas, rigassi-ficatori, stoccaggi, sviluppo idrocarburi). Si tratta di investimenti privati, in parte supportati da incentivi, e previsti con ri-torno economico positivo per il sistema.

In particolare, tra le iniziative prioritarie nel mercato del gas, la nuova strategia energetica nazionale pone l’attenzione sia sull’allocazione e l’accesso alla capacità di stoccaggio per tutti gli operatori, sia sulla realizzazione di infrastrutture strategiche per il Paese, con particolare riferimento a terminali GNL e stoccaggio. Queste ver-ranno selezionate attraverso procedure pubbliche basate su criteri trasparenti di costo-beneficio per il sistema , con garan-zia di copertura dei costi di investimento.La produzione nazionale di gas conti-nua a diminuire. Il deposito di gas natu-rale rappresenta una priorità nazionale strategica, necessaria per ridurre i costi energetici e al tempo stesso incrementa-re la cosiddetta sicurezza degli approvvi-gionamenti, la cui maggior parte dei quali proveniente da paesi extra-europei.

•Ilgasnaturaleèunasorgenteprimariadal momento che le energie rinnova-bili, pur in fase di espansione, non sono ancora in grado di sostituire completamente i combustibili fossili.

•Le crisi politiche (vedi ad esempioUcraina e Libia) e alcune difficoltà pratiche negli approvvigionamenti ri-scontrate negli ultimi anni dimostra-no l’importanza strategica delle riser-ve per il sistema energetico nazionale ed europeo.

Lo stoccaggio consente inoltre di ge-stire l’interruzione temporanea di una fonte di approvvigionamento e di sod-disfare la variabilità della domanda sta-gionale.

I progetti di stoccaggio che hanno otte-nuto una licenza in Italia sono il risultato di iniziative del Ministero dello Sviluppo Economico che ha indetto una gara per alcuni siti considerati propizi alla luce di considerazioni tecniche e ambientali (incluso Bagnolo Mella).Lo stoccaggio di gas naturale è un pro-cesso che consente di iniettare il gas nella roccia porosa di un giacimento esaurito che già lo conteneva riportando il giacimento stesso, in una certa misu-ra, al suo stato originario.Una volta immesso, il gas può essere erogato secondo le richieste del merca-to e utilizzato per garantire le forniture industriali e il riscaldamento nel periodo invernale.Il primo stoccaggio di gas fu realizzato negli Stati Uniti nel 1915; in Italia il pri-mo impianto fu realizzato nel 1964 e fu tra i primissimi in Europa.

Gli stoccaggi più diffusi sono quelli in giacimenti a gas esauriti, circa il 70% (come quello di Bagnolo Mella), secondi per diffusione sono quelli realizzati in acquiferi, terzi quelli in cavità saline.

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IL NuOVO pROGETTO DI DEpOSITO SOTTERRANEO DI GAS DI BAGNOLO mELLA

Il giacimento di gas di Bagnolo Mella esiste da circa 5 milioni di anni e il ba-cino era ancora intatto nel 1955 quando fu scoperto.

Considerato l’interesse strategico per il sistema gas, il Ministero dello Svilup-po Economico nel 2001 ha stabilito i criteri tecnici ove poter studiare siti di stoccaggio. I cinque siti individuati (compreso Bagnolo Mella) sono stati messi a gara nel Settembre 2006. Il Bando pubblico assegnava i diritti per:

A) Realizzare un progetto, B) Implementare studi di impatto am-bientale e sicurezza C) Iniziare proce-dimento autorizzativo da sottoporre ai vari Enti valutatori locali, regionali e ministeriali.Nel 2007 si è svolta la gara, nel 2009 il sito è stato assegnato e nel 2011 è parti-ta la procedura autorizzativa.Fino all’anno 2000 sono stati estratti dal sito di Bagnolo Mella 639 Milioni di Smc (standard metri cubi) di gas na-turale, attualmente sono presenti nel

giacimento ancora 514 Milioni di Smc non estraibili.

I partner attori dell’iniziativa sono A2A con una quota del 50%, GDF SUEZ con il 40%, ed Edison Stoccaggio con il re-stante 10%.

Il progetto pone la massima attenzione all’impatto ambientale delle installazioni e dei cantieri. È previsto il riciclo e la depu-razione dell’acqua utilizzata nell’impianto, limitando al minimo gli scarichi di CO2. s

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DATI TECNICI DELL’ImpIANTO DI STOCCAGGIO DI BAGNOLO mELLAIl progetto è in grado di gestire 88 mi-lioni di metri cubi per anno di gas na-turale. Si tratta pertanto di un impianto di dimensioni molto ridotte, ciò nono-stante, in caso di crisi energetiche o politiche, sarebbe sufficiente al fab-bisogno dei comuni interessati per più stagioni invernali.

È prevista una capacità di picco di 600.000 metri cubi/giorno di conferi-mento di gas alla rete nazionale gestita da Snam Rete Gas. I livelli utilizzati per lo stoccaggio si trovano a circa 1.000 metri di profondità.

Il progetto comprende una stazione di compressione, un gasdotto di collega-mento alla rete nazionale dei trasporti ed una stazione di misura. Di norma il gas naturale viene iniettato nello stoc-caggio nel periodo estivo e reimmesso nel sistema gas nazionale in inverno, quando il sistema gas è in deficit.

sTAZIoNe dI CoMPressIoNeLa precedente centrale (circa 4.000 mq) usata durante l’estrazione da parte di ENI, verrà riutilizzata ed ampliata, per ragioni di distanze di sicurezza, di circa 3.000 mq, e verrà completamen-

te mascherata da apposita vegetazione come solitamente viene indicato dai vari Enti preposti. All’interno dell’area, oltre ai vari sistemi di sicurezza e con-trollo, verrà posizionato anche un im-pianto di compressione e dispositivi per la disidratazione (separazione del gas da possibile presenza di acqua attraverso l’utilizzo di ridotte quantità di glicole). GAsdoTToLa condotta con pressione di esercizio pari a 70 bar (la medesima pressione della maggior parte dei 30.000 km di rete nazionale) consiste in una tuba-zione del diametro di 8 pollici (20 cm circa) lunga oltre 3.200 metri interra-ta ad almeno 1,5 metri di profondità. Anche dopo il passaggio della linea i terreni possono essere coltivati senza alcun problema. Il solo vincolo imposto dalla legge è costituito da una striscia di guardia di 25 metri (12,5 m per lato, a partire dall’asse della tubazione) entro la quale è proibito qualsiasi tipo di co-struzione abitativa, mentre nessuna dif-ficoltà per strade, parcheggi, ecc..

sTAZIoNe dI MIsurAÈ costituita soprattutto da apparecchia-tura omologata per la misurazione e

Bagnolo Mella è un giacimento di gas esaurito. Ciò significa che ha contenuto gas per milioni di anni. Oggi ne contiene ancora circa 500 milioni m3. Bagnolo Mella è tra i mi-gliori siti selezionati dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2006.A differenza di Bagnolo Mella, il de-posito di Rivara è stato bloccato dal Ministero dopo il terremoto in Emilia perché appartiene a una particolare tipologia: lo stoccaggio di gas in ac-quifero. In parole semplici, significa che il bacino non ha mai contenuto gas. Pertanto, in quel caso, non vi era assolutamente alcuna certezza che fosse idoneo a divenire un de-posito di gas.

IL pARERE DEI TECNICI

Il gas non può fuoriuscire dal deposito naturale. Le caratteristiche geologiche del sito permettono il contenimento del gas naturale. Proprio come è stato per milioni di anni per il giacimento di gas.

Il deposito sotterraneo trattandosi di un sito piccolo copre un’area lunga circa 3 km e larga 2.

Il gas metano naturale che sarà immesso è uguale a quello usato comunemente nelle industrie e nelle case dei cittadini, e non può avere impatti sulla salute della popolazione, sulle coltivazioni e sul mi-croclima della zona.

Inoltre, grazie al sistema di compressio-ne alimentato ad energia elettrica, verrà tutelato l’ambiente naturale e preserva-to un ambiente tranquillo per il vicinato.

Il Rapporto Preliminare di Sicurezza dimostra che la distanza massima di danneggiamento provocato da ipotetici incidenti nell’impianto non può supe-rare poche decine di metri, pertanto il tutto si potrà svolgere nella più ampia sicurezza.

Affinché si possa verificare un’esplo-sione è necessario che intervengano tre fattori concomitanti: gas rinchiuso in un contenitore, presenza di ossigeno e ac-censione di fiamma. Considerando che il deposito prevede un ambiente anae-robico e sotterraneo, privo di ossigeno, e che non vi è la possibilità di accensio-ne, è evidente che il deposito non può esplodere.Non sono previsti trattamenti chimici se si eccettua l’utilizzo di una piccola quantità di glicole (usato in circuito chiuso, pertanto senza alcun contatto con l’ambiente circostante) necessario per separare il gas naturale da eventuali particelle di acqua.

La scelta di un compressore elettrico evita inoltre qualsiasi produzione di SOx & NOx in atmosfera. Capriano del Colle

L’esperienza di stoccaggio in Italia e nel mondo conferma che non è una pratica pericolosa neanche in caso di terremoto.La sicurezza del sito nei riguardi di possibili terremoti, deriva dal fatto che nell’arco dei milioni di anni di esisten-za ha superato innumerevoli eventi sismici di qualsiasi entità giungendo intatto sino ai nostri giorni.

Negli ultimi decenni il giacimento di gas è stato sfruttato senza alcun pro-blema ed inoltre lo stoccaggio riem-pirà il giacimento soltanto in piccola parte.

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A pieno regime, la pressione di esercizio all’interno del deposito sarà pari a 136 Bar (identica alla pressione di estrazione del gas naturale terminata nel 2000).

Nell’acquisizione di servizi e fornitu-re necessari alla costruzione ed eser-cizio dell’impianto verranno favorite le aziende locali con un impatto signi-ficativo sull’occupazione durante e dopo la fase di costruzione.

Non si è mai assistito in Europa a feno-meni di deprezzamento nel valore delle proprietà immobiliari nelle aree in cui esistono strutture di stoccaggio del gas.

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BRESCIA E BERGAmOmOLTO CITY E

pOCO SmART Non è un quadro dai colori green quello che emerge dal rapporto Ispra 2012 riferito a Brescia e a Bergamo. la volontà c’è tutta, ma i risultati ancora scarseggia-no. Ad allontanare le città dal concetto di smart city – città intelligenti – contribui-scono la bassa qualità dell’aria e una mobilità poco ecocompatibile.

di AlessIA MArsIGAlIA

Nel mondo si parla già da tempo di smart city e del-le voci, anche in Italia, si sono levate, grazie a qual-

che piccolo comune virtuoso che vuole mettere le cose in chiaro, o meglio in green. Da quel mondo fatato, che sono le città ecocompatibili, l’Italia è ancora ben distante ma, considerando che tutti i cambiamenti vengono dal basso, inizia-re a guardare nel proprio orticello non fa male. L’VIII rapporto Ispra 2012 (Isti-tuto Superiore per la Ricerca e l’Am-biente) è l’occasione giusta per fare il punto della situazione e mettere in moto le spinte necessarie al miglioramento futuro che, in questo caso, coinvolge

l’ambiente in tutto e per tutto: qualità dell’aria, mobilità, raccolta dei rifiuti, consumi energetici, uso delle risorse idriche, inquinamento acustico e verde urbano. Sono 51 i capoluoghi italiani (con popolazione superiore ai 100.000 abitanti) a cui l’Istituto ha fatto le radio-grafie e, purtroppo, Brescia e Bergamo non sono brillate di salute. Le città ri-sultano attive (anche se i siti web non sono certo il massimo) nel coinvolgere, sensibilizzare e invitare alla partecipa-zione i cittadini per educarli a stili di vita “sostenibili”, ma i problemi da risolvere sono ancora tanti. Abbiamo scelto di fo-tografare non solo le cugine lombarde, ma anche qualche altra città di dimen-sione e caratterizzazione simile, come Trento, Padova, Piacenza e Parma.

ABITANTI e sPAZIo (Tab.1 e 2)Siamo partiti dalla popolazione residen-te, poiché la sua concentrazione contri-buisce a determinare l’entità delle pres-sioni provocate dall’uomo sull’ambiente e abbiamo scoperto che la densità degli abitanti per chilometro quadrato farebbe impallidire un australiano, abituato a ben altri panorami. Svetta su tutte Bergamo che “ammassa” il maggior numero di persone. Anche Padova e Brescia non sono da meno, mentre le città emiliane, più legate alle campagne lasciano spazio di manovra ai propri abitanti. Il consumo di suolo, benché non eccessivo rispetto alla media nazionale, è comunque eleva-to, causato dall’espansione urbana e da nuove infrastrutture, con un trend che cresce anche negli anni più recenti. s

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rIFIuTI (Tab. 3)Le 51 città prese in esame dall’Ispra – stando ai dati del 2009 – contribuisco-no per il 22,9% al totale della raccolta differenziata, facendo registrare un va-lore di quasi 2,5 milioni di tonnellate. Tra quelle da noi considerate le più vir-tuose sono Trento, che va oltre il 56%, e Bergamo. La peggiore è Verona. Pa-dova, Brescia, Parma e Piacenza hanno una percentuale compresa tra il 40% e il 50%. Rispetto all’andamento nazionale sono comunque, benché città industria-lizzate e dotate di infrastrutture, ancora ben lontane dall’essere definite “riciclo-ne”, titolo che vantano soltanto pochi comuni sparsi nelle province.

quAlITÀ dell’ArIA (Tab. 4)L’inquinamento da materiale parti-colato PM10 è regolato in Italia dal D.Lgs. 155 del 2010 che stabilisce due valori limite per la protezione del-la saluteumana:annualeparia40μg/m3 e giornaliero di 50 μg/m3 da nonsuperarsi più di 35 volte in un anno. Il valore limite giornaliero è quello più frequentemente superato, soprattutto

eNerGIe rINNoVABIlI (Tab. 5)Qualche buona notizia in questo campo c’è: dato che la riqualificazione edilizia per l’adeguamento alle nuove normative in materia, richiede un percorso impe-gnativo sia dal punto di vista economico

CITTÀ n° abitanti 2009

Bergamo

Brescia

Trento

Verona

Padova

Piacenza

Parma

115.214

193.803

n° abitanti 2011

101.413

255.799

214.957

102.165

170.159

119.551

193.879

116.298

263.964

214.198

103.206

186.690

che tecnico, si sta sempre più consoli-dando il ricorso alle fonti di energia rin-novabile. In base ai dati rilevati sul sito di Atlasole il 16 marzo 2012 la Lom-bardia vince in potenza installata e nel numero di impianti, anche se Bergamo

Il valore medio annuo (valore limite: 40 μg/m3) registrato dal PM10 nel rap-porto Ispra vede Bergamo e Brescia in posizione allarmante. Bergamo va da una soglia minima di 35 ad una massima di 41. Mentre Brescia vince la maglia nera con Monza arrivando alla soglia massima di 54. Le migliori città Potenza e Sassari con una soglia di 21, ma anche Aosta e Livorno, che rispettivamente non superano la soglia del 25 e del 29. Un discorso a parte può essere fatto su Taranto che, benché non registri una soglia di Pm10 pari alle città del Nord (Valore medio annuo 2010: 33. Nessun dato per il 2011) ha un PM10 doppia-mente pericoloso, perché sulle polveri sottili tarantine si poggiano inquinanti cancerogeni che ne modificano la qualità e le rendono gravemente nocive.

valori medi annui del pm10 nell’anno 2011

CITTÀ densità abitanti per km2 nel 2010

Bergamo

Brescia

Trento

Verona

Padova

Piacenza

Parma

3.019

2.138

736

1.277

2.307

871

716

nelle città del Nord, ma il problema è la media annuale. Brescia e Bergamo sono tra le peggiori, come Padova e Verona. Va meglio, ma ben lontano dall’essere pulita, l’aria delle altre città. Il fattore abbastanza contradditorio è che, rispet-to alla media nazionale, Bergamo e Bre-scia hanno un numero di auto limitato: 504 su 1.000 abitanti per la prima, e 533 per la seconda. Inoltre si evidenzia il rinnovamento del parco auto a favore di veicoli con standard emissivi più re-centi: la maggiore percentuale di auto-vetture Euro 5 sul totale del parco auto si registra a Bergamo con 3,8%, seguita da Bologna (3,6%) e da Trento (3,5%).

fa eccezione. Sorprendenti sono i dati di città come Padova e soprattutto della piccola Trento, ma anche Brescia conti-nua il suo sviluppo in questa direzione, con impianti di alta potenza e sempre più diffusi.

Tabella 1 Tabella 2

CITTÀ % raccolta differenziata 2009

Bergamo

Brescia

Trento

Verona

Padova

Piacenza

Parma

50,1

40,2

56,5

39,4

40,4

48,8

45,5

Tabella 3

CITTÀ PM10: valoremedio annuo 2011

Bergamo

Brescia

Trento

Verona

Padova

Piacenza

Parma

37-41

42-54

29

48

42

37

32

Tabella 4

CITTÀ Numero impiantifotovoltaici 2011

Bergamo

Brescia

Trento

Verona

Padova

Piacenza

Parma

234

834

1.039

553

1.204

317

539

CITTÀ m2 di aree pedonaliper 100 abitanti 2010

Bergamo

Brescia

Trento

Verona

Padova

Piacenza

Parma

3,3

7,9

8,4

16,7

79,6

59,8

64,3

CITTÀ % verde pubblico su superficie

comunale

Bergamo

Brescia

Trento

Verona

Padova

Piacenza

Parma

3,9

29,1

trenddal 2010

15,4

8,5

7,3

1,9

2

+1,2

+0,5

+0,9

+2,7

+1,9

+0,3

+0,6

Tabella 5 Tabella 6 Tabella 7

PIsTe CIClABIlI, Aree PedoNAlI (Tab. 6) e Verde PuBBlICo (Tab. 7)In questo campo la maglia rosa la vin-cono Padova e Brescia, con 684 e 623 metri di piste ciclabili per 1.000 abitanti, piazzandosi tra le prime 10 di tutta Italia. Ma se la bicicletta piace non si può dire lo stesso dei mezzi pubblici che registra-no un calo deciso in tutte le città. Anche le aree pedonali sono un miraggio per le nostre Brescia e Bergamo, mentre a esempio si dovrebbero prendere Padova, Parma e Piacenza che ne vantano davvero di ampie, con una protezione quasi ma-niacale del centro storico. Sul verde pub-blico Brescia si può davvero proclamare vincente: ne ha tanto e ancora continua a crearlo. In ogni caso questo ambito sembra prioritario e il trend nelle città è comunque in crescita.

GlI sTABIlIMeNTI A rIsChIo dI INCIdeNTe rIleVANTeUn capitolo a parte, che oltre all’am-biente riguarda molti altri aspetti econo-mici e sociali, è la presenza nei territori presi in esame di stabilimenti a rischio di incidente rilevante (i cosiddetti RIR), e la loro distribuzione in città e provincia. Sarà per i suoi comparti industriali for-temente dedicati ma Brescia ha il triste primato di avere 8 stabilimenti perico-losi al centro di un’area caratterizzata dalla presenza di molte imprese siderur-giche. Bergamo non ne ha in città, ma è seconda per la presenza in provincia (50) dopo Milano (75). Ancora sul po-dio della pericolosità la provincia di Bre-scia con 46 RIR.

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INCHIESTAL/

GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

La paroLa aLLe IsTITuzIonI/BrescIapAOLA VILARDI, ASSESSORE ALL’AmBIENTE DI BRESCIARapporto Ispra 2012: Brescia vince nel verde pubblico, ma perde nella qualità dell’aria, nello sfruttamen-to del suolo, riciclo dei rifiuti e sullo scarso uso dei mezzi. Cosa state facen-do per venire incontro a queste man-canze? “Vorrei fare solo un inciso sul verde pubblico, per il quale Brescia si distin-gue. L’assessorato all’urbanistica ha fatto in modo che gli oneri di urbaniz-zazione non fossero monetizzati, ma trasformati in costruzione di verde pub-blico, contribuendo così allo sviluppo di polmoni in città. E questo è importante, perché ogni settimana ne nascono di nuovi. Riguardo invece ai possibili mi-glioramenti, direi che la costruzione della metropolitana viene incontro a diverse problematiche: potenzia il com-parto dei mezzi pubblici, con il con-seguente miglioramento della qualità dell’aria. So che questo è un punto deli-cato nella nostra città: la soglia di PM10 è alta e deriva, dati Inmar alla mano, per il 42% dalle auto. Il punto è che Brescia ha una conformazione geografica che non aiuta, tant’è che la Lombardia ci fa rientrare nella cosiddetta area critica: per la questione qualità dell’aria noi in-fatti siamo sottoposti ad una normativa regionale. Questo comunque non ci im-pedisce di lavorare sul problema e infatti abbiamo siglato un protocollo d’intesa per chiedere maggiori aiuti alla Regio-ne. Ad esempio maggior personale per effettuare controlli nelle abitazioni o sulle strade per i veicoli ‘fuori legge’. Sui rifiuti invece direi che Brescia città

è brava, i cittadini sono attenti: il pro-blema deriva dai comuni limitrofi che, soggetti al porta a porta, spesso portano in città il loro sporco. Un comune che ha fatto grandi cose in questo ambito è Ca-priano del Colle, che ha introdotto i cas-sonetti a calotta: per aprirlo e inserire il sacchetto serve una chiave magnetica consegnata ad ogni famiglia, ma anche alle aziende e alle attività commerciali, in modo da misurare il quantitativo di rifiuti che ognuno produce”.Si accusano le istituzioni di trattare l’ambiente in modo poco organizza-to: c’è integrazione tra il suo asses-sorato e quelli di Mobilità e Lavori Pubblici? “Assolutamente sì. Avere Ambiente e Urbanistica insieme è stato utile anche nella stesura del Pgt. La sinergia con gli altri assessori Mario Labolani, ai Lavori Pubblici, e Fabio Rolfi, alla Mobilità, è a tutto campo. Dal campus universita-rio, al progetto embrionale della ‘Smart city’ e ai piani di recupero Via Milano e Mandolossa: tutto questo è stato possi-bile grazie all’integrazione e al dialogo costante”. Quante risorse saranno stanziate dal-la giunta per il 2013 per l’ambiente? “I soldi dell’ambiente non sono stati toccati e ce ne sono”. Avete pensato a nuove disposizioni per il 2013 in tema di tutela ambien-tale? “Con gli assessorati suddetti abbiamo previsto le domeniche ecologiche: mi rendo conto che provvedimenti di que-sto tipo, come le targhe alterne, non si-

ano facili da accettare per i cittadini, ma sono necessari. Per questo, in occasione delle domeniche green, organizzeremo anche degli eventi che spingano le per-sone a venire volentieri in città, usando i mezzi pubblici. Un altro progetto che speriamo dia i suoi frutti nel 2013 è l’aumento delle zone pedonali e a traffi-co limitato”.Qual è il caso ambientale che le sta più a cuore?“Il caso dei casi, direi: la Caffaro. È il più difficile, e so che entro il mandato non riuscirò a portarlo a termine, ma ci ten-go a porre le basi per la sua risoluzione. Credo che in futuro i problemi ambien-tali aumenteranno e diverranno sempre più critici, anche per anni di indiffe-renza sull’argomento, e auspico quindi la presenza di una task force di esperti nell’amministrazione che si dedichi ai problemi ambientali in modo speciali-stico e competente”.

COSA SERVE pER RENDERE LE CITTÀ SOSTENIBILI?L’Ispra dice che sono necessarie risorse finanziarie, una nuova visione dell’ambiente e del territorio all’interno delle amministrazioni e degli enti locali che sia integrata e trasversale e non frammentata in mille competen-ze. Infine un quadro normativo nuovo e coerente. per sapere se nel 2013 queste strade saranno intraprese dalle città ci rivolgiamo agli assessori all’ambiente di Brescia, paola Vilardi, e di Bergamo, Massimo Bandera.

Paola Vilardi

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INCHIESTAL/

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INCHIESTAL/

12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

La paroLa aI cITTaDInI/BrescIa

Francesco, 65 anni Secondo lei Brescia è una città che si preoccupa dell’ambiente?“Ci sono talmente tante situazio-ni che rendono pericoloso vivere a Brescia che la gente non lo sa nem-meno. Tra le discariche, le cave e le fabbriche ci sarebbe solo da mettere in galera gente che non se ne occu-pa. Io da cittadino faccio la mia parte usando poco l’auto e facendo la rac-colta differenziata, ma non basta di certo se non la fanno tutti”.Ha presente il caso San Polo? Ma-lattie respiratorie, gli studi dell’Ar-pa che non convincono i cittadini?“Certo San Polo non è il massimo della salute, ma non so cosa pen-sare. Un giorno scrivono una cosa e dicono che i bambini si ammalano, il giorno dopo ne dicono un’altra. Mah... io so solo che chi fa i soldi in-quinando dovrebbe pagare di più”.

luisa, 33 anni La metropolitana può davvero aiuta-re i bresciani a usare i mezzi pubblici?“Io che vengo da fuori non so quan-to uso ne farò, se devo comunque arrivare in città con l’auto, trovare

parcheggio e pagare un biglietto per qualche fermata della metro: non lo trovo molto giusto”. Brescia è tra le prime 10 città per percentuale di verde pubblico, lo sapeva?“Sì, l’ho letto e ne sono contenta. Dà un senso di respiro una città con spa-zi verdi e cambia l’atmosfera”.

davide, 36 anni Perché i bresciani non usano i mezzi pubblici?“Perché è più comoda l’auto e poi non è così difficile trovare parcheggio a Brescia. I bresciani non hanno cultu-ra d’uso dei mezzi pubblici e di certo non migliorerà con la metropolitana”.Come incentivarli allora?“Da un lato con multe più severe e con sistemi di dissuasione più for-ti rispetto alle targhe alterne o alle domeniche senza auto. Dall’altro ve-nendo incontro ai cittadini, con tarif-fe agevolate e iniziative che spinga-no i bresciani, anche della provincia, a muoversi senza auto”.

Valentina, 33 anni Qual è una delle pecche più gravi

di Brescia da un punto di vista am-bientale?“I parchi: sono in posizioni strate-giche e alcuni sono belli, ma asso-lutamente poco illuminati o privi di servizi”.Cosa pensa delle piste ciclabili di Brescia?“Le piste ciclabili sono pochissime, poco evidenziate, non illuminate, scomode, si interrompono improvvi-samente, non hanno segnaletica, se-mafori, ma soprattutto non vengono rispettate: ci parcheggiano sopra di continuo e non c’è coscienza civica a riguardo”.

edoardo, 35 anni Lei viaggia tra Londra e Brescia, l’a-ria della nostra città com’è?“Senza paragone. A Londra si anne-risce tutto, vestiti, pelle, naso”.Metropolitana: quella di Brescia sarà utile?“Se fosse ancora da fare direi di no, sono soldi buttati. Anche perché con gli stessi soldi potevano essere fatti servizi seri di autobus anche nottur-ni. In ogni caso visto che ora c’è, sarò contento di prenderla...”.

La paroLa aLLe IsTITuzIonI/BergaMomASSImO BANDERA, ASSESSORE ALL’AmBIENTE DI BERGAmORapporto Ispra 2012: Bergamo per-de in qualità dell’aria, pochi impianti fotovoltaici, poche piste ciclabili e poco verde urbano. Cosa state facen-do in proposito?“Vorrei precisare che nel rapporto Cit-talia - Fondazione Anci Ricerche, Ber-gamo è stata definita ‘città ideale’ e che in quello di Ecosistema urbano Bergamo è al 21° posto. Questo per dire che ne-gli anni la città ha fatto passi notevoli. La questione aria è la sfida per eccellenza, ma noi la stiamo affrontando a 360° sti-lando anche un ‘Piano dell’aria’ che non coinvolge solo la mobilità. Il fatto di ave-re un clima poco ventoso e di essere una delle città più industrializzate non favo-risce Bergamo nella concorrenza con altre città, anche se, come mi piace dire,

questa è ‘concorrenza sleale’, nel senso che città come la nostra dovrebbero go-dere di deroghe che non sono state an-cora concesse a livello europeo. La crisi poi ha portato a un forte uso domestico di legna (considerata più economica) e alla diminuzione delle manutenzioni ne-gli stabilimenti, con un conseguente au-mento delle emissioni. Sul fotovoltaico invece i dati Ispra sono vecchi rispetto ai progetti in atto, uno su tutti quello di aver messo sul 23% degli edifici pubbli-ci impianti eco. Lo stesso discorso per le piste ciclabili: oggi Bergamo ha 40 km di piste oltre ad una serie di servizi come il bike sharing e il progetto ‘tram and bike’. Non per smentire, ma anche sul verde pubblico la crescita è stata notevo-le con i nuovi parchi, quello della Trucca

e quello Agricolo per citarne due”. Si accusano le istituzioni di trattare l’ambiente in modo poco organizza-to: c’è integrazione tra il suo assesso-rato e quelli di mobilità/urbanistica? “I risultati della collaborazione con gli altri assessorati sono visibili: dal nu-cleo di polizia ambiente al teatro verde il mio assessorato c’è, ed è questo il segreto per rendere il tutto funzionan-te. Il progetto “Bergamo sostenibile” non prevede interventi occasionali, ma pianificazioni, e contempla il rapporto ambientale e il tema energetico. Il più grande pozzo energetico di Bergamo si chiama efficienza e la più grande minie-ra sono i rifiuti che abbiamo saputo far diventare una risorsa”. Quante risorse saranno stanziate dal-

la giunta per il 2013 per l’ambiente?“Le risorse non mancheranno e non mi riferisco solo al budget del mio as-sessorato, perché i progetti si fanno in accordo tra istituzioni, enti e privati. Le cito dei numeri: 3milioni e mezzo per riqualificare a livello di impianti 124 edifici comunali in accordo con A2A, 3 milioni di euro per il progetto fotovol-taico, 4 milioni per il termovalorizzato-re. E ancora sul verde sono stati inve-stiti 4 milioni, per il progetto tram-bike 800mila, per insonorizzare e coibentare il Creberg 800mila euro. Infine per la sostituzione delle luci dei semafori con i led 500mila euro e 4 milioni per la sosti-tuzione dei mezzi Atb vecchi con quelli a metano. Quindi a Bergamo si investe sull’ambiente e allo stesso tempo si met-tono in atto strategie per evitare che le opere compiute diventino onerose. Il verde pubblico è costoso da gestire, ma noi stiamo cercando soluzioni che non incidano sulle casse dei cittadini o sui bilanci, ma che siano frutto di accordi tra pubblico e privato”. Avete pensato a nuove disposizioni per il 2013?“Rispetto ad altri comuni abbiamo de-

ciso di non colpire le auto Euro 3, vista anche la crisi che il Paese sta vivendo. Però abbiamo allargato l’area critica per gli Euro 2. Inoltre agiamo sugli incentivi: ad esempio un’auto elettrica o ibrida elet-

trica a Bergamo non paga parcheggio”. Quali sono i casi ambientali di Berga-mo che le stanno più a cuore?“Tutti, in primis l’aria, un problema che davvero sovrasta gli altri”.

La paroLa aI cITTaDInI/BergaMo

Paolo, 37 anni Cosa ne pensa dall’aumento delle zone della ZTL di Bergamo?“Sono iniziative sparse che non aiu-tano il centro e i commercianti. Forse era meglio eliminare il traffico citta-dino creando parcheggi alla periferia della città o trovare maggior integra-zione con i mezzi pubblici e biglietti convenzionati”. Sulle biciclette il Comune sta au-mentando i servizi, utile?“Anche qui, biciclette e auto fatica-no a convivere. Per rendere una città a misura di bicicletta dovrebbero es-sere fatti cambiamenti drastici: altri-menti è solo un fare di tutto un po’”.

silvia, 45 anniBergamo ha varato un Piano dell’a-ria per migliorare la situazione. Lei ne sa qualcosa?

“Ho letto, ma non ci capisco molto. Ci vuole un tecnico per tradurre tut-to. Vorrei solo sapere quanto questo inciderà sulle nostre tasche”.

Andrea, 40 anniSconti e parcheggi gratis per le auto elettriche e ibride elettriche. Che ne pensa?“Che quando potrò comprarne una sarò felice di questo incentivo. Per ora pago e basta. Si colpisce sempre la fascia debole che non ha soldi per adeguarsi a norme che poi cambiano continuamente”.Lei utilizza mezzi pubblici?“A volte, ma credo che Bergamo non abbia la cultura. In ogni caso sono cari e non è facile procurarsi un biglietto all’ultimo momento. Si dovrebbe imparare da qualche città europea, dove i mezzi sono davvero

sinonimo di comodità e velocità”.

luca, 29 anniPiste ciclabili, siamo a 40 chilometri a Bergamo. Come le trova?“Ce ne vogliono di più e più sicure. Il bike sharing, senza una rete urbana connessa, non serve a nulla”.Verde pubblico: i parchi di Berga-mo come sono?“Non male, ma tempo di andarci e goderseli non ce n’è molto. Speria-mo non diventino un ricettacolo di altro”.

Mario, 62 anni Come le sembra l’aria di Bergamo?“Non credo che sia una città invivibi-le per l’aria. Mia figlia abita a Milano e lì davvero c’è da preoccuparsi... le auto sono dappertutto e l’aria è dav-vero irrespirabile”.

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60 12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO

Attivo da oltre vent’anni, lo studio Zirilli garantisce rispo-ste sicure in tutte le branche dell’odontoiatria, ponendo il cliente, e non solo la sua bocca, al centro dell’attenzio-ne. Dalla chirurgia orale e pre-implantare all’implantologia (guidata e a carico immediato), dall’odontoiatria infanti-le alla protesi, dall’igiene agli interventi di sbiancamento professionale, alle misure diagnostiche (Opt, Tac, Rvg), dall’ortodonzia (tradizionale, invisibile e linguale) alla po-sturologia, dagli interventi di cosmesi alla medicina este-tica, qualsiasi esigenza può essere soddisfatta grazie a servizi di elevata qualità sia nelle cure, sia nella prevenzio-ne dentale, eseguiti con la massima professionalità tutti i giorni, con orario continuato.Inoltre, lo studio Zirilli può vantare un laboratorio odon-totecnico ad uso esclusivo, specificità, questa, che as-sicura notevoli vantaggi in termini di tempistiche nella consegna dei presidii richiesti e per quel che riguarda la verifica degli stessi.Medici esperti e personale ausiliario cordiale e altamente preparato accolgono il paziente in ambienti piacevoli e confortevoli appositamente progettati e realizzati per tra-smettere sicurezza e serenità; dopo la visita, si passa alla stesura di un piano di cura che viene illustrato al paziente, con la spiegazione delle modalità, dei tempi e delle pos-sibili alternative. Il tutto per rendere sereno un momento importante per la propria salute.Le linee guida dello staff propongono una nuova filosofia, un nuovo approccio nell’organizzazione e nella gestione del lavoro: non solo si procede con cure odontoiatriche di altissimo livello a prezzi contenuti, ma è anche disponibile un sistema completo di trattamenti estetici in grado di valorizzare il sorriso. “Ciascun membro del nostro staff – spiega il dottor Zirilli – deve avere bene in mente quattro aspetti chiave che ci consentono di raggiungere gli obiettivi: innanzitutto, la persona, e non solo la sua bocca, è al centro della nostra attenzione. Il paziente ha spesso un cattivo ricordo dello studio dentistico, come un ambiente freddo e imperso-nale dove tante volte si prova dolore, si è trattati con scar-sa considerazione e si spendono molti soldi. Per questo deve, invece, essere messo a proprio agio, deve essere ascoltato riguardo le sue necessità, paure ed ansie, ras-

sicurato e sempre messo al corrente della sua salute ora-le e di eventuali variazioni dei piani di cura. Solo così potrà superare con tranquillità un momento così impegnativo. Altro aspetto fondamentale riguarda la rapidità e l’effica-cia degli interventi: per questo, ci sono medici preparati in ogni branca e in grado di dare una risposta veloce e risolutiva a qualsiasi necessità del paziente, tutti i giorni dell’anno. Il laboratorio interno completamente attrez-zato provvede in giornata alla riparazione dei manufatti protesici. La sinergia dentista-odontotecnico è un valore aggiunto che aumenta sensibilmente la soddisfazione della clientela. Terza caratteristica è l’elevatissima qualità a prezzi competitivi: il centro è strutturato con un’orga-nizzazione di tipo aziendale che consente di ottimizzare i costi, i tempi e le procedure, allo scopo di mantenere una qualità fuori discussione, a costi di convenienza. In-fine, la possibilità di usufruire di forme di pagamento per-sonalizzate. A tal proposito, le nostre segretarie hanno una specifica competenza riguardo i finanziamenti per le cure odontoiatriche. Infatti, è necessario che per ciascun paziente venga individuato il profilo di pagamento perso-nalizzato più idoneo alle sue necessità, con particolare attenzione al tasso zero”.A monte di tutto ciò che concerne le terapie, c’è l’iter relativo alla prevenzione, ovvero la prima finalità dei den-tisti e degli igienisti dello studio: “Maggiore prevenzione, minor numero di sedute dal dentista – dichiara il dottor Zirilli –. Per questo, il paziente deve emotivamente essere coinvolto in un programma d’igiene e controlli periodici, in modo da comprendere il concetto stesso di prevenzione. Igienisti qualificati provvedono a pianificare le sedute in base alle necessità del singolo paziente, consapevoli che ogni caso richiede una specifica attenzione e dedizione perché ogni caso è diverso dal precedente. Comunque, ogni aspetto clinico deve essere affrontato con compe-tenza e passione, consapevoli che il paziente crede in noi e nelle nostre capacità”. Competenze e capacità dell’équipe medica sono garan-tite anche dal continuo aggiornamento professionale che lo staff intero può seguire durante i corsi organizzati e ospitati dallo stesso studio Zirilli, con la presenza di rela-tori nazionali e internazionali.

Non solo le competenze e i protocolli vengono costante-mente aggiornati, ma anche le attrezzature e i macchinari sono di ultima generazione, concorrendo a fare dello stu-dio Zirilli un centro odontoiatrico d’avanguardia.Analizzando più nel dettaglio le agevolazioni, il primo van-taggio è rappresentato dall’organizzazione di tipo azien-dale che, pur mantenendo altissima la qualità, provvede a contenere i costi per il paziente. Rapporti privilegiati con i fornitori, economie di scala, accordi e convenzioni con fondi sanitari, assicurazioni, enti di assistenza, favorisco-no listini contenuti e particolarmente competitivi rispetto alla media nazionale ed europea. Ad ogni buon conto, l’attenzione verso il cliente prevede una personalizza-zione dei preventivi e dei pagamenti con rateizzazioni, finanziamenti anche a tasso zero. Cinque anni di garan-zia sugli interventi sono poi una sicurezza per il paziente che, così, diviene consapevole che le cure, i protocolli, i materiali, sono tutti di altissimo livello.Per rendere più chiare la competenza e le modalità di lavoro, una precisazione, da parte del dottor Zirilli, in me-rito all’implantologia, ossia la branca dell’odontoiatria che si occupa della sostituzione di uno o più denti mancanti mediante l’inserimento nelle ossa mascellari di radici ar-tificiali solitamente in titanio chiamati impianti endossei, sui quali vengono avvitati o cementati elementi dentari in ceramica o altro materiale: “In determinate condizio-ni – illustra il titolare dello studio –, gli impianti possono essere inseriti contestualmente all’estrazione dei denti

con vantaggi per il paziente facilmente intuibili. Gli im-pianti possono essere ‘caricati’ immediatamente, ovvero funzionalizzati solitamente con provvisori in acrilico solo se hanno una grande stabilità cioè se il torque all’inse-rimento raggiunge, o meglio, supera determinati valori. Quindi non si tratta solo di una scelta del dentista ma ci devono essere delle condizioni per realizzare il ‘carico immediato’. I benefici per il paziente però sono notevoli in quanto in una sola seduta è possibile passare dalla dentiera ai denti fissi o addirittura dai denti compromes-si non più recuperabili, e quindi da estrarre, ad elementi fissi. L’inserimento guidato degli impianti consente il loro posizionamento mediante una mascherina guida, senza taglio della gengiva e senza suture. Il paziente esegue un esame Tac, i dati vengono elaborati con un apposito programma computerizzato per la ricostruzione virtuale dell’osso mascellare del paziente. Diviene così possibile simulare l’inserimento degli impianti nell’osso e, una volta ottenuto il miglior risultato possibile, si ordina all’officina di produzione la mascherina guida che consente di repli-care sul paziente l’inserimento simulato, senza taglio e, dunque, senza dover suturare”.

È questo l’obiettivo primario dello studio dentistico del dottor Amedeo Zirilli, struttura situata a Rezzato, in via Garibaldi 50.

in evidenzain evidenza

AssicUrAre il sorriso AUtentico Del PAZiente

STUDIO DENTISTICO DR. AMEDEO ZIRILLIVia Garibaldi, 50 - 25086 Rezzato (BS)Tel. 030.2792590

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STRADE E qUARTIERI/

12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

VIA VENETOE LO SpARTIACquE INVISIBILE

Via Vittorio Veneto, un’arteria bresciana – in cui si respira tutta la tradizione lombarda – sembra divisa da una linea

astratta. A nord, nella zona dei portici, il commercio, fiaccato dalla crisi, ricor-da il fulgido passato ma resiste bene, e richiama a sé una molteplicità di clienti e curiosi; i residenti, fieri di potersi av-valere di un “microcosmo” sotto casa, di una città nella città, si mescolano agli acquirenti fidelizzati provenienti da al-tre zone cittadine e ai bighelloni occa-sionali. Più a sud, invece, si cede il passo al silenzio, alle botteghe senza calca e agli anziani, i veri padroni attuali di via Veneto, che si muovono a passo incerto sui marciapiedi, aspettando timorosi di attraversare un passaggio pedonale. La doppia faccia di questa via si mostra apertamente anche nelle sue traverse, dove, accanto a magnifiche ville Liberty

dagli opulenti giardini – nei quali fichi e agavi richiamano una fauna variopinta –, si ergono moderne strutture color kaki, dalle quali fanno capolino sorridenti pensionati. Mentre l’oratorio della Pavoniana resta un luogo di ritrovo per giovanissimi e fami-glie, il parco Campo Marte di giorno fa da punto di ritrovo per tanti cittadini stranieri, tra corse, partite di football, lezioni di auto-difesa o pratiche sportive dei vari paesi di origine, mentre di sera non è percepito da alcuni frequentatori come un luogo sicuro. In via Tommaseo, il parco Jan Palach, pic-cola realtà attrezzata, di giorno richiama famiglie di ogni etnia, mentre al tramonto diventa la tappa obbligata per chiunque abbia un amico a quattro zampe da far sgranchire, magari scambiano quattro chiacchiere col vicino. Il punto acqua anti-stante, poi, è luogo d’incontro per tutti, e le lunghe code per riempire bottiglie e bor-racce sono spesso occasione di nuove co-noscenze e confronto tra identità diverse.

cI racconTanoVIA VeNeTo

lINo MoreTTI(eleTTrAuTo)

La pensilina del parco di via Tommaseo, mensilmente, si anima di gente che baratta

Da 27 anni fa l’elettrauto in zona: come sta andando?“C’è un po’ di fiacca: la gente ripara la macchina se proprio è indispensabile, se non parte, o non frena. Lavoro grazie

a un discreto tam-tam. Con gli stranieri mi occupo delle demolizioni”.Ci parli degli Amici del Parco, l’asso-ciazione che presiede.“Sono consigliere della Circoscrizione Nord e la Compagnia Amici del Parco, nata da una mia idea, è stata costituita un paio d’anni fa, per sfruttare la pensi-lina adiacente al Parco Jan Palach, poi ha preso immediatamente piede”.Come funziona?“Ci lavorano tanti volontari, coinvolgia-mo in diverse attività gente di tutte le età (gli iscritti sono 150), anche se gli anzia-ni, specialmente donne vedove, sole, ne sono particolarmente felici: la gente sen-te il bisogno di ritrovarsi, stare insieme. Vanno molto le gite, così come gli eventi conviviali, castagnate e simili, ma anche il giardino delle erbe aromatiche, aperto a tutti, è stato un’ottima iniziativa”.Come il baratto del libro…“L’idea mi è venuta quando ho visto quanta gente butta nell’immondizia libri e fumetti usati. Ho appeso l’annuncio di raccolta di questo materiale, ed è stato subito un successo: la pensilina, men-silmente, si anima di gente che baratta”.

BArBArA BorGheTTI(lAVAseCCo lAVA JeT)

Ora le persone iniziano ad arrangiarsi e portano in negozio il minimo indispensabile

La sua attività resiste da tempo…“Di generazione in generazione, ci sia-mo da 43 anni. Abbiamo una clientela varia ed, essendo la nostra una delle più antiche lavanderie di Brescia, i clienti ci raggiungono anche dal lago, dalla Val-trompia…”.Sentite la crisi?“Con i tempi che corrono, è dura. Non per il calo del lavoro, ma per le spese ec-cessive”.Com’è cambiato, nel tempo, il servi-zio di lavanderia?“È cambiata la mentalità: prima questo era un servizio quasi di lusso, c’era be-nessere e la gente ci portava di tutto. Ora le persone iniziano ad arrangiarsi e porta-no in negozio il minimo indispensabile”.Che via è questa, secondo lei?“Di buon livello. Forse c’è un po’ di Lino Moretti

sapevate che…La chiamano “la casa dei mici”. Ed è facile creder loro sulla parola. Già da una certa distanza, infatti, si odono fusa e miagolii, quelli ai quali gli abitanti di via Veneto (e dintorni) sono affezionati. Provengono dal vasto giardino di una vil-la a due piani, disabitata, che da anni, ormai, è divenuta dimora di un gruppo di gatti randagi (noi ne abbiamo contati più di dieci). Patiti? Macché. I felini, abbarbicati tra cocci ed erbe, sono nutriti dalle prodighe mani dei passanti e di una vecchina un po’ speciale, che li ha “adottati” tutti. Tra loro, c’è chi resta, chi torna o se ne va. Tipico, per dei gatti… di città.

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di AlessANdrA ToNIZZo

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STRADE E qUARTIERI/

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delinquenza, rispetto al passato, ma è sempre tranquilla. È una zona cara, abi-tata perlopiù da anziani”.Lo scorso anno si lamentava una scar-sa illuminazione…“Fortunatamente l’hanno incrementata”.

MoNICA VeNeZIANI(ACCoNCIATure)

Via Veneto è “scesa” parecchio: sono rimasti solo bar e banche

Qual è la sua clientela tipo?“Ci sono da 7 anni, la mia è un’attività unisex, il bacino d’utenza è di quartiere, dai 40 ai 60 anni”.Ora che si tende a fare economia, com’è cambiato il rapporto con il parrucchiere?“Per fortuna, nel mio settore ho clienti fidelizzati: non ho sentito effettivamente la crisi. Certo, per acquisire nuovi clien-ti devo fare delle offerte”.Su cosa si punta oggi, a livello di moda nel settore?“Le donne badano più alla cura, alla salute del capello, mentre gli uomini se-guono i tagli-tendenza”.Via Veneto in un aggettivo.“Una via che è ‘scesa’ parecchio: sono rimasti solo bar e banche. È una zona abitata da anziani: alle 17.30 è deserta, per non parlare del sabato pomeriggio, specialmente in questo punto”.

GABrIellA ColoMBArI(ChIloMeTrI Zero: sAPorIBresCIANI e dINTorNI)

Gli anziani apprezzano l’alimentari sotto casa e la riscoperta dei sapori di una volta

Avete aperto lo scorso settembre: come mai quest’attività particolare?“Io e mio marito veniamo dall’informa-tica, ma la nostra passione per la buona cucina e per il cibo sano ci ha portato a lasciare un settore in crisi e tentare l’av-ventura”.

Prodotti tipici, rigorosamente di sta-gione: la vostra carta d’identità.“Offriamo ogni prodotto alimentare del territorio, dalla carne, al vino, ai dolci, alla verdura…”.Come vi ha accolti la via?“In pochi mesi d’apertura, iniziamo ad avere una clientela fissa: siamo conten-ti, stiamo ingranando, ci dicono che le nostre cose sono buone, e resistenti! L’insalata, in frigo, dura fino a 4 giorni”.Vi frequentano…“Gli anziani, che apprezzano l’alimen-tari sotto casa, e riscoprono sapori di una volta. Lavoratori in pausa pranzo, perché abbiamo una piccola cucina per il take-away. E chiunque voglia mangia-

re sano, non necessariamente residente nel circondario”.Perché proprio via Veneto?“Qui possiamo fare degustazioni ester-ne, nel cortiletto, poi questa è una zona di passaggio. Via Veneto è ancora una via di bresciani, anche se questo tratto, rispetto ai portici, è un po’ trascurato”.

Voce ai passanti

Mirko, 43 anni“Il parco Campo Marte? Ci corro di mattina presto. So che di sera è meglio tenersene a distanza. Pecca-to che sia lasciato andare così e che di giorno non si organizzi niente per farlo vivere di più”.sara, 17 anni“Il punto acqua di via Tommaseo? Mi ci manda mia madre, e ci faccio delle belle code per riempire le bottiglie vuote. Ma, in fondo, è divertente, e si risparmia”.roberto, 67 anni“Via Vittorio Veneto è ancora una via caratteristica della città. C’è tutto, si vive bene: niente da dire”.Gabriella Colombari

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BOTTICINOuN BEL pAESE TRANquILLO.fORSE TROppO?

Botticino non è il tipico paese bresciano, in particolare della Bassa, dove tutto ruota attorno alla grande piazza, alla chiesa e

al comune. Questo paese dell’hinterland cittadino è adagiato sulla collina, con gruppi di case che si alternano a spazi verdi, con fabbriche e campi. Arrivando qui si percepisce la distanza in primo luo-go a livello geografico tra le tre frazioni che compongono il comune – nato nel 1928 dall’unione dei comuni di Bottici-no Mattina e Botticino Sera, attualmente frazioni assieme a San Gallo –, che vivono autonome ognuna con le sue caratteristi-che, i suoi servizi, le sue abitudini. Bot-ticino – complessivamente circa 11mila abitanti, distribuiti su 18,6 chilometri quadrati di superficie – è un paese tran-quillo, collocato al di fuori delle strade di passaggio e di collegamento verso la città e verso il confinante comune di Rezzato.

Ciò, come ci hanno detto molti degli abi-tanti da noi interpellati, rappresenta con-temporaneamente un pregio e una pecca: un pregio perché la lontananza dalle vie principali di comunicazione rende Bot-ticino un centro tranquillo dove vivere, e allo stesso tempo una pecca per chi vi la-vora, soprattutto nel settore del commer-cio, perché il giro dei clienti non include la gente di passaggio. Il territorio però fonda la propria eco-nomia sulla coltivazione e produzione vitivinicola del Botticino Doc, sulle lavorazioni tessili delle calze e sulle attività estrattive del pregiato marmo botticino impiegato in opere presenti in tutto il mondo: dalla Casa Bianca di Wa-shington alla statua della Libertà di New York, dall’altare della Patria di Roma al Tempio Capitolino di Brescia.

cI racconTanoBoTTICINo

MArIArosA e TIZIANA BIeMMI (INTIMo) Botticino sera

Sarebbe importante che il semaforo di entrata a Botticino Sera fosse a doppio senso

Come sono cambiate le cose con la crisi?“Sicuramente un po’ di crisi c’è, però a Botticino, dove abbiamo trasferito l’attività nel 2010, siamo state accolte molto bene. Spostarci da Brescia è stato

un rischio, ma siamo state gratificate dal fatto che i clienti della città continuano a venire e i nuovi clienti di Botticino sono soddisfatti e ci apprezzano”.Cosa offrite di più rispetto alla gran-de distribuzione?“Una consulenza personalizzata e un rapporto personale con il cliente; la pos-sibilità di trovare tutte le taglie di reggi-seni. Inoltre la nostra filosofia è quella di non premere per l’acquisto, vogliamo che il cliente si senta a suo agio, sia che decida di acquistare oppure no”.Secondo voi cosa potrebbe fare l’Am-ministrazione per aiutare i commer-cianti?“Un problema è la viabilità: per questa zona del paese sarebbe importante che il semaforo di entrata a Botticino Sera fos-se a doppio senso. Botticino è un paese

chiuso per le sue caratteristiche morfo-logiche, non è un paese di passaggio, quindi sarebbe bene facilitare chi cerca di arrivarci”.Un pregio e un difetto del paese?“È in una bella zona collinare, e questo è un pregio, però non ha un centro sto-rico, non ha un punto di ritrovo, la clas-sica piazza come nella Bassa”.

sIMoNe ToGNAZZI(MACellerIA) Botticino sera

Il paese non ha un vero centro e tutto è molto sparso, anche i negozi

Da quanto tempo esercitate l’attività?“Da quarant’anni”.

Quali difficoltà trovate come com-mercianti?“Forse il fatto che il paese non ha un vero centro e che tutto è molto sparso, anche i negozi”.Cosa potrebbe fare l’Amministrazio-ne per aiutare i commercianti?“Per Botticino nulla. Magari dovrebbe-ro aprire meno centri commerciali, ma questa non è una cosa che dipende dal comune di Botticino”.Cosa offrite di diverso rispetto alla grande distribuzione?“Qualità, cortesia e un servizio più ac-curato”.Un aspetto positivo e uno negativo di Botticino?“Positivo e negativo assieme: è un paese tranquillo, ma a volte troppo”.

GIusePPe PedAssI(CAFFÈ CeNTrAle) Botticino Mattina

Bisogna cercare di agevolare le manifestazioni perché portano beneficio a tutti

Avete sentito la crisi?“Soprattutto in quest’ultimo periodo”. Chi è il vostro cliente tipo?“Prevalentemente è gente del paese”.Cosa servirebbe per vivacizzare il paese?“Non ostacolare le manifestazioni, ma cercare di agevolarle perché portano beneficio a tutti. Bisogna lasciare spazio ai giovani altrimenti, se non si offre loro degli stimoli, si rischia che se ne vadano altrove”.

Simone Tognazzi

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HINTERLAND/

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Come residente cosa pensa del paese?“È un bel paese, è attaccato alla città e nel nostro piccolo abbiamo tutto”.Un pregio e un difetto di Botticino.“Un pregio è che ci sono tanti giovani, un difetto che è un paese chiuso”.

AlessANdro(GIoIellerIA elIANoro) Botticino Mattina

Sarebbe utile mettere il disco orario sul parcheggio della piazza

Da quando lavora a Botticino?“Dal 1995 come dipendente e dal 2001 come proprietario della gioielleria”.Ha sentito la crisi?“Questa è un’attività con merce che è un bene di lusso, certo non sono i tempi di vent’anni fa, ma mi accontento. Il pen-siero di arricchirmi con questo lavoro l’ho lasciato alle spalle da anni. La gente per le diverse ricorrenze spende ancora soldi in gioielli, chi manca è la fascia me-dia”.Cosa pensa dell’improvvisa crescita dei negozi che comprano oro?“No comment”.Chi viene nel suo negozio?“Gente di Botticino ma anche che viene da fuori”.Cosa dovrebbe fare l’Amministrazio-ne per aiutare i commercianti?“Per quanto riguarda noi negozianti del-la piazza di Botticino Mattina garantire il parcheggio ai clienti. Magari metten-do il disco orario sul parcheggio della piazza in modo da offrire la possibilità di sosta a chi vuole fare la spesa”.

Giuseppe Pedassi

Le nostre domande a…

Mario Benetti, sindaco di BotticinoBotticino Sera, Botticino Mattina, San Gallo: Botticino è un paese senza un vero centro. Quanto inci-de questa conformazione geografi-ca sulla gestione del paese e cosa fa l’Amministrazione per rendere il paese più unito?“Le tre frazioni rimangono tre entità con le loro caratteristiche e peculiari-tà. In tutte e tre le frazioni ci sono le scuole dell’infanzia e le scuole prima-rie. La scuola media, invece, è unica, insieme al centro sportivo e al campo da calcio, punto di riferimento per il paese e luogo di incontro tra la gente delle varie frazioni. A livello di mezzi di comunicazione c’è un pullmino che da Botticino sale in collina verso San Gallo e poi ci sono i mezzi che colle-gano il paese alla città. Al di là del di-scorso amministrativo, le Parrocchie delle tre frazioni sono un’unità pa-storale con un unico parroco e anche questo può aiutare a unire il paese”. Viabilità: è opinione comune che Botticino sia un paese chiuso, lon-tano dalle vie di transito verso la città, e che alcune scelte sulla via-bilità chiudano ancora di più il pae-se. Come Amministrazione cosa ne pensate?

“Sicuramente Botticino è per confor-mazione geografica un paese chiuso, e questo è un bene perché è un pae-se tranquillo, senza grossi problemi. Per quanto riguarda invece la que-stione del semaforo nella zona di Botticino Sera è un nodo che stiamo affrontando, perché è una zona vec-chia del paese dove non si possono fare strade nuove”.Botticino è conosciuto per la pro-duzione del marmo. Quanto è im-portante questa attività nella vita economica del paese? Quali sono le altre attività tipiche di Botticino?“Il mondo del marmo è importante per la nostra realtà; sono molte le cooperative che lavorano in questo settore, che dà occupazione so-prattutto a gente locale; i lavorato-ri stranieri sono pressoché assenti. Il Comune trae dei benefici a livel-lo economico da questa attività e può mantenere le tasse più basse e sviluppare i servizi. Il paese poi trae ricchezza dalla viticoltura, con la produzione di vini su scala nazio-nale e internazionale, e anche dalla produzione di macchine tessili e di presse, oltre che dall’artigianato locale”.

Brescia e Cellatica

SALDISTAGIONE

SALDI DAL 05/01/13 AL 06/03/13

Santaniello

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PROvINCIALA/PROvINCIALA/

IN VALCAmONICA,ALLA RICERCA DEL BATTITO pERfETTOdarfo Boario Terme, Breno, edolo e Ponte di legno: perché non puntare sullo “spirito di corpo”?

Rieccoci nella fascinosa Valle dei Camuni, vasto terrazzamento in cui neve e sole, acqua e terra hanno forgiato nel tempo un

territorio, racchiuso tra l’Adamello e le

Prealpi Orobiche, in cui flora e fauna la-sciano a bocca aperta. Passato il (fulgido) momento dell’estrazione mineraria, della siderurgia e del comparto tessile, oggi, per la Valle Camonica è l’ora del turismo, la cui sfida principale resta saper coinvol-gere gli ospiti tutte le stagioni dell’anno.

Il comune più popoloso della media Val-le, Darfo Boario Terme (15.800 abi-tanti, dei quali oltre il 15% provenienti dall’estero, in maggioranza dall’Europa centro orientale), sta vivendo un mo-mento d’assestamento: mentre le mo-difiche alla viabilità procedono (dopo

il rinnovato ingresso a Darfo, il ponte sull’Oglio), il problema ricettivo per-mane, con diversi hotel in chiusura e la grande attesa per la riqualificazione del Parco Termale. I commercianti, dal can-to loro, respirano una crisi spesso sof-focante che nemmeno i fine settimana

riescono a stemperare. Fare unione – la lista dei consorzi tra negozianti ed eser-centi s’allunga – può essere un buon an-tidoto, specialmente per un comune che sente con forza la sua duplicità (la Darfo industriale e Boario turistica), ma forse non basta.

Breno, la capitale amministrativa della Valle, sede della Comunità Montana, rinnova i propri punti forti – il Castello in primis – nella speranza che arrivi mag-giore movimento. Il paese (quasi 5mila abitanti, cui s’aggiungono diversi pro-fughi ospitati da una cooperativa sociale locale), sempre in quest’ottica, vira verso la tecnologia: Pro loco e Comune hanno deciso di rilanciare il turismo locale pro-muovendo il proprio patrimonio archi-tettonico e artistico tramite una “app”: “iBreno” è scaricabile sul cellulare e de-scrive tesori e itinerari del posto. Ma, an-che qui, la crisi ha fatto centro, i giovani si spostano sempre più altrove, e da tempo si resta in attesa di una reale sinergia che dia più polso alla Valle. All’inizio dell’Alta Val Camonica, alla confluenza con la Val di Corteno, si tro-va Edolo, importante snodo tra la Valle stessa, l’Aprica (e la Valtellina) e Ponte di Legno (e il Trentino). Il paese resta luogo di passaggio, senza grosse attrat-tive turistiche, e anche per questo gli abitanti attendono con ansia la realizza-zione della “bretella” che bypasserebbe il centro: dopo la conclusione dei lavori di un tratto di strada a Corteno Golgi, qui si spera di limitare il traffico molto intenso dei fine settimana invernali, e il passaggio dei mezzi pesanti durante i giorni lavorativi. All’estremità della Valle Camonica, l’ultimo comune e, per estensione terri-toriale, anche il più grande, è Ponte di Legno. Fallito il tentativo della forma-zione di una sola entità amministrativa con Temù (il referendum di qualche tempo fa tra i due comuni, infatti, ha visto la prevalenza dei “no”), il gioiello degli sport invernali si concentra sulla stagione sciistica, incrociando le dita. Intanto, resta ancora da risolvere il pro-blema parcheggi.Come abbiamo trovato la Valle alla vigi-lia del 2013? Un po’ fiaccata, certo, col fiato corto, è vero. Ma la disillusione, comprensibile in questi tempi duri, non sembra avere fatto breccia nei cuori ca-muni, che, cercando di battere all’uniso-no, potrebbero dar vita a uno stimolante spirito di corpo.

di AlessANdrA ToNIZZo

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cI racconTanodArFo BoArIo TerMe

di AlessANdrA ToNIZZo

MIlA PAsINellI(PePerINo BouTIque) Via zanardelli, Boario

Chi veste in boutique?“Il target è 0-14, ma investiamo quasi di più sui grandicelli: c’è convenienza e, vi-sti i tempi, vestendo junior si risparmia”.Avete capi “impegnativi”, molto raf-finati…“Dato il periodo di recessione, abbiamo inserito anche una linea più ‘quotidiana’ che concili bellezza, qualità e prezzo”.A livello commerciale, come se la sta

cavando Boario?“Vorremmo vivere di turismo perché abbiamo il grande tesoro delle Terme, però il movimento finisce ad agosto”.Boario con un aggettivo…“Un paese che ha bisogno di più atten-zione, ritrovando un pubblico giovane, quello delle famiglie”.

GIANFrANCo BerTolI(BullI e PuPe CAlZATure)Via Manzoni, BoarioIl suo negozio è in difficoltà…“Aperti da 26 anni, stiamo chiudendo i battenti. Ormai tengo aperto tre giorni a settimana, non si vede anima viva”.Boario è in sofferenza?“Tutto il paese attraversa un momento di declino. Prima, qui, il sabato non si riusciva a camminare dalla gente, ora lo vede da sé: oggi è sabato, ed è deserto”.C’è un turnover di attività?“Continuano a chiudere. Solo a Pisogne, dove vive mio figlio, è tutt’altra cosa”.Tra commercianti non vi date man-forte?“Si sta costituendo una nuova associa-zione, ma la vera discesa del commercio è iniziata già da tempo, con il centro commerciale Adamello”.E le terme?

“Quello è un discorso complicato, la si-tuazione è ancora spinosa. Diciamo che sopravviviamo tutti”.

MIChelA GelMINI(seCoNd lIFe CAFÈ)Via roma, DarfoChe clientela ha questa caffetteria?“Faccio orari diurni, dalle 7 alle 19, con chiusura domenicale perché servo ban-che, uffici e negozi”.Com’è questa porzione di Darfo?“Via Roma è una zona d’uffici, con po-chi negozi, da sempre. Qui non c’è un albergo, solo pizzerie d’asporto, l’unico ristorante è stato aperto pochi mesi fa”.Come iscritta all’associazione Com-mercianti di Via Roma fa qualcosa?“Sono una semplice iscritta… Fino a quat-tro anni fa, il comune organizzava tre notti bianche, a Boario, Corna e Darfo, mentre oggi l’evento si tiene solo a Boario: essen-do penalizzati, l’associazione organizza di rimando feste e mercatini locali”.Darfo soffre?“Darfo Boario Terme è sempre stato in sofferenza, perché non ci sono le strut-ture adeguate. Noi, poi, distiamo dalle strutture termali: di turismo non ce n’è”.

FIorINA MoNdINI(edIColA CArTolerIA)Via roma, DarfoLavora qui da 15 anni: in paese si leg-ge ancora?“È calato tantissimo l’acquisto di gior-nali. Internet e tablet fanno troppa con-correnza: è l’anziano, oggi, a rimanere ‘attaccato’ al quotidiano, ha più tempo per approfondire le notizie”.Com’è via Roma?

Mila Pasinelli (al centro)

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

A Darfo Boario abbiamo respirato un’a-ria distesa di vacanza. Peccato che anche per molti commercianti sia così: vacanza (forzata) dal lavoro, con serrande che si chiudono sempre prima. Servirebbe più coesione per un paese che è uno, ma si sente… doppio.Foto: Patrick Merighi

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“Morta. Ma è una questione che acco-muna tutti i paesi: il commercio è in calo ovunque”.Come si vive a Darfo?“Io vivo bene. I giovani, invece, hanno richieste che Darfo non soddisfa: è di tendenza andarsene dal paese”.Ci sono delle tradizioni che resistono e uniscono il paese?“Non a Darfo. Manca il campanilismo, l’at-taccamento tra le persone. È qualcosa che è stato perso nelle generazioni più recenti”.

sABINA GelMINI(TessuTI AMAlIA) Via roma, Darfo Ci parli della sua attività“C’è dal 1949, vendo biancheria per la casa, tappeti, tessuti e tendaggi. Com-priamo in stock e abbiamo pezzi a ga-ranzia illimitata, a prezzi unici in Italia”.Che clientela serve?“Di tutto. Chi, dall’estero, viene qui per le terme poi fa tappa obbligata da me”.Com’è questa zona, in paese?“Commercialmente è abbastanza viva: resistono qualità e prezzo. Poi, siamo

nel centro storico, c’è passaggio”.Un aggettivo per Darfo?“A me piace perché ci sono nata, però dovrebbe evolversi. È rimasto abbando-nato, servirebbero più idee”.Si sente parte di un unico comune?“Penso che siamo una grande squadra, le distanze sono ravvicinate, siamo tutti dei ‘colleghi’. Dovremmo unirci di più: commercianti, albergatori…”.

uno dei temi del rilancio della città di darfo Boario Teme è legato alla viabilità. quali scelte sta compien-do l’Amministrazione?“Condivido appieno l’analisi e l’af-fermazione della necessità di atti-vare una nuova viabilità nella città non solo per incontrare le sempre crescenti esigenze turistiche, ma anche per esprimere attenzione nei confronti della qualità della vita dei nostri concittadini. A tale proposito un passo è già stato compiuto con la realizzazione della rotonda di ac-cesso a Boario che ha decisamente arricchito l’impatto d’immagine per chi entra in città dalla tangenziale; nei primi mesi dell’anno inaugureremo anche il nuovo ponte di Montecchio che darà respiro al ponte seicente-sco rendendolo più godibile. Infatti, il tratto sul ponte andrà a implementa-re il percorso della pista ciclabile pre-sentandolo ancora più affascinante e

attraente, poiché dal ponte stesso è possibile osservare il naturale corso del fiume Oglio in una suggestiva cur-vatura. Inoltre, storicamente il ponte ha una grande importanza, poiché è l’unico ponte esistente tra Cividate Camuno e Pisogne e nei suoi pressi si teneva il mercato franco. Sempre con la finalità di valorizzare le risorse della città, sarà realizzata una “tangenzia-lina” che, ricollegandosi con il nuovo ponte, sposterà il flusso dei mezzi, migliorando la viabilità e la vivibilità del centro di Boario”.Visto che si parla di Boario, a che punto siamo circa il rilancio delle Terme, soprattutto con riferimento alla gestione del Parco?“Come ben si sa, il tema delle Terme è prioritario nella nostra azione di go-verno. Dalla precedente amministra-zione abbiamo ereditato la comples-sa situazione dell’acquisto del Parco che si sta avviando alla felice conclu-

sione e, a breve, arriveremo alla de-finizione ultima. Quindi, come ogni anno, lo splendido Parco delle Terme di Boario sarà pronto ad accogliere i turisti, i visitatori, gli ospiti, a partire dalla domenica di Pasqua. A tale pro-posito, mi pare importante rilevare come anche l’anima della città, cioè il commercio, stia promuovendo inizia-tive di animazione e di coordinamen-to con vivacità ed entusiasmo, facen-do preludere una grande stagione di eventi in tutta la città”.

eZio Mondini, sindaco di darFo Boario terMe

Le nostre domande a…

Sabina Gelmini

cI racconTanoBreNo

di AlessANdrA ToNIZZo

leANdrA GATTI(BAr VITTorIA) p.za VittoriaChe target di clientela frequenta il suo bar?“Qui viene gente di tutte le età. Di mat-tina, da me si ritrovano diversi pensio-nati”.Che piazza è P.za Vittoria?“Purtroppo è vissuta soltanto a livello

commerciale: ci sono diversi servizi, compresa la Posta. Però non è comoda, resta molto trafficata e non ci sono punti di ritrovo per famiglie e bambini”.Breno in un aggettivo.“Un paese che ha sempre puntato tut-to sugli uffici, sul commercio, come se questo bastasse. Invece, i tempi sono cambiati: Breno è stato abbellito, certo, ma c’è ancora molto da fare”.Quest’inverno il paese continuerà a dare ospitalità a tanti profughi…“È vero, il centro d’accoglienza funzio-na bene. Breno resta tranquillo, queste persone sono molto educate”.Il suo parere circa l’abbattimento dei tigli secolari in via XXVIII aprile?“Penso che valga sempre la pena di salvare il verde. Però, quando una pianta è malata è giusto sosti-tuirla”.

luIGI BAsIs(deTTAGlI ModA) p.za Vittoria A chi si rivolge il suo negozio?“Prevalentemente alle donne, sul-la quarantina, tolti alcuni oggetti

da uomo. Borse e scarpe vanno per la maggiore”.Come trova commercialmente Breno?“Poco vivo, purtroppo. Anche il passag-gio di gente non è molto significativo, almeno che non si organizzino eventi”.In quel caso il paese si anima?“D’estate le feste richiamano un bel movimento, peccato che questa piazza sia poco sfruttata: il parcheggio è un de-posito di macchine, e le manifestazioni si concentrano solo nel centro. Non esi-stono unicamente via Mazzini e le due piazze principali”.Lei, prima, aveva lo stesso negozio in una zona più centrale…“E mi sono spostato qui per ampliare

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Breno, dallo scorso anno, è cambiato nello spirito ma non nella sostanza. Qui si tira a campare, e le prospettive per il futuro rap-presentano una speranza (tutta individua-le, non programmatica) flebile, che s’ac-cende e si spegne come il miraggio di un sogno. Breno potrebbe svegliarsi dal pro-prio incubo. Ma gli serve una grossa mano.

Leandra Gatti

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GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

il negozio, offrire parcheggio ai clienti ed avere più passaggio. Le attività sono dislocate un po’ ovunque, e se ne deve tener conto”.

GIAMPIero PeZZuCChI(CAsAlINGhI ColTellerIA)Via Mazzini La sua è un’attività storica…“Che ha ricevuto il riconoscimento della Regione Lombardia, iscritta nel registro delle imprese storiche nazionali con più di cent’anni. Ci siamo dal 1850”. Nati come tornitori del legno, uno dei tanti mestieri scomparsi, siamo passati alla ferramenta, ai casalinghi, alla coltelleria”.Quali sono stati i cambiamenti più im-portanti a Breno negli ultimi tempi?“Grandi sconvolgimenti, in paese, non ce ne sono stati, tranne la perdita dell’O-spedale: un duro colpo, che ha portato a un lento ma inesorabile declino. La cri-si, poi, acutizza il tutto”.Con il Tribunale sta succedendo la stessa cosa…“Ogni volta che un pezzo dell’apparato burocratico del paese se ne va, qualcosa manca. Lo scambio culturale che s’inge-nera con queste strutture se ne va. An-che i giovani si laureano e se ne vanno: la valle, così, continua a impoverirsi”.Si cerca, quindi, di resistere come si può…“L’emorragia c’è, i negozi continuano a chiudere”.Cosa fare?“Pensare a queste dinamiche, perché media e bassa Valle sono all’abbandono totale, non si punta più su nulla, si lascia tutto al caso. Bisogna creare prospettive di lavoro, incentivare ciò che abbiamo, fare sinergia”.

I commercianti di Breno si doman-dano cosa può fare il Comune per rendere vivo e attrattivo l’intero pa-ese, non solo il suo centro storico.“Negli ultimi anni abbiamo cercato di organizzare qualcosa di diverso in paese, coinvolgendo non solo le due piazze principali, locazioni logi-stiche naturali delle manifestazioni. Con qualche notte bianca, quest’in-verno, e le manifestazioni estive del fine settimana (grazie alla ProLoco e all’associazione commercianti), si è concentrato movimento anche in quelle zone che restavano ‘fuori dal-la festa’. L’obiettivo principale resta comunque quello di portare gente a Breno”.si stanno studiando delle sinergie di sistema per dare una chance alla media Valle (ricca di storia), la qua-

le, a detta di abitanti ed esercenti, sta esperendo un progressivo im-poverimento non solo commerciale ma anche culturale?“Parlare di un impoverimento cultura-le mi sembra eccessivo. Breno è il pa-ese capofila della Valle Camonica, e di questo siamo orgogliosi. Abbiamo sistemato due monumenti importanti del paese, principalmente il Castello: poter entrare, oggi, nelle sue torri e stanze è un’emozione, ed è anche una splendida location per i matrimo-ni. È stata realizzata inoltre una strut-tura ricettiva a Breno, un ostello, che permette di portare gente in paese, spronando quel turismo che la me-dia Valle aspetta da tempo: abbiamo tanto da offrire, non dimentichiamoci che siamo stati il primo sito Unesco, con Capo di Ponte”.

sandro Farisoglio, sindaco di Breno

Le nostre domande a…

Giampiero Pezzucchi

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PROvINCIALA/

cI racconTanoedolo

di AlessANdrA CAsCIo

GIANluCA CAreTToNI(CAsA dellA sCArPA) Via g. Marconi

Come si è evoluto il paese negli ultimi anni?“Edolo, pur essendo una realtà molto piccola, è cresciuto, ma non come avrem-mo voluto. Purtroppo siamo in una zona di passaggio e il turismo invernale si è svi-luppato soprattutto in alta Valle”.La vostra clientela è prevalentemente del posto?“Sì, anche se noi abbiamo la fortuna di essere anche ambulanti e copriamo il territorio che da Edolo arriva a Darfo Boario Terme”.Cosa pensa della viabilità di Edolo? È favorevole alla bretella che dovrebbe deviare il traffico dal tunnel che porta a Temù?“Sicuramente è un problema annoso che va risolto perché è impensabile che nel 2012, su una strada principale, non

riescano a transitare contemporanea-mente una macchina e un camion. Per quanto riguarda la bretella, non saprei; forse si corre il pericolo di togliere an-che quel poco di passaggio che ci rimane per poter lavorare l’estate”.Un pregio di Edolo...“È una realtà piccolissima dove si trova tutto, dall’ospedale agli uffici”.E un difetto?“Non investiamo abbastanza sul turismo”.

FederICo PoloNIolI(ProPosTe CAsA) Via g. MarconiCi fa un resoconto, ad oggi, sulla si-tuazione immobiliare di Edolo?“La situazione attuale è stazionaria e ad influire negativamente sugli acquisti pesano la situazione bancaria e la crisi occupazionale” .Questo vale anche per il mercato delle

seconde case?“Sì, negli ultimi anni c’è stato un calo delle richieste a Edolo, mentre l’aumen-to si è registrato nei paesi limitrofi”.Quest’ultimo fenomeno a cosa è do-vuto? Forse al minor costo degli im-mobili?“Assolutamente no, anzi. La richiesta è aumentata in quelle zone poiché vivono della luce riflessa di Ponte di Legno”.Parlando di affitti invece?

Gianluca Carettoni

Federico Polonioli

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Crocevia tra l’Aprica e il Tonale, nell’Alta

Valle Camonica, Edolo da tempo lotta per

invogliare il turista a vivere e frequentare

assiduamente le sue strade e le sue piazze.

Gli interventi urbanistici così come l’offerta

commerciale si sono arricchiti nel tempo,

lo stesso non può dirsi delle strutture ri-

cettive.

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83GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

“La richiesta in questo caso è molto alta per via della presenza dell’università e dell’ospedale, ma le offerte presenti in paese non riescono a soddisfare le esi-genze dei richiedenti”.Ritiene che le strutture ricettive siano sufficienti?“Non del tutto. Negli ultimi anni sono state fatte molte migliorie dal punto di vista urbanistico, ma manca ancora qual-che accorgimento che incentivi il turista a scegliere Edolo”.

GIoVANNI e MATTeo TeVINI(lIquorIFICIo AlTA VAlleCAMoNICA)Via g. MarconiLa sua attività si tramanda di genera-zione in generazione...“È stato così, ma spero che finisca con me perché in Valle Camonica c’è una crisi pesantissima e i prodotti tipici non sono sufficientemente tutelati e valorizzati”.In che senso?

“Nel senso che l’immagine della Valle non è mai stata idoneamente promossa non solo dalle istituzioni, ma anche dalla gente che ci lavora”.Che tipo di clientela è la sua?“Qualche passante, pochi compaesani e molti negozi rivenditori”.È favorevole alla bretella che dovreb-be deviare il traffico dal tunnel che porta a Temù?“Personalmente ritengo che sia giusto farla dato il traffico che paralizza la no-stra statale, commercialmente parlando, invece, penso che per Edolo sia una dura botta”.

CloTIlde PolI(FANTAsIe dI PolI - FIlATI) Via porroAttività come la vostra si contano sulle punta delle dita in provincia di Brescia...“Sì, siamo rimaste in poche e questo di certo ci aiuta nel commercio. Inoltre, le ultime tendenze moda ci permettono di rivolgerci anche a una clientela più gio-vane che ultimamente si sta avvicinando al mondo dei ferri da maglia con più di-sinvoltura”. Come mai avete deciso di trasferire il negozio in questa zona? “La scelta è stata quasi obbligata poiché lo stabile in cui eravamo doveva subire un pesante restauro. Inoltre, qui, riscontria-mo qualche difficoltà maggiore”.

È favorevole o contraria alla variante del tunnel?“Favorevole, perché, nonostante l’im-buto che interessa un tratto di strada, alcuni automobilisti sfrecciano met-tendo in pericolo la sicurezza degli altri guidatori e passanti e poi perché par-lano di creare una zona pedonale che interessa tutto il centro di Edolo e che favorirebbe il passeggio dei turisti e av-ventori occasionali”. Cosa manca in paese?“Manca la volontà della gente di miglio-rare in prima persona il luogo in cui vive, così come manca una struttura idonea, e sostitutiva a quella esistente, che possa ospitare le scuole elementari”. La soluzione potrebbe essere riaprire Mù?“No, io creerei una nuova struttura nell’area dell’ex-Cotonella con una mensa, una zona giochi invernale e un parco giochi esterno. Inoltre, aprirei an-che un asilo nido”.

Giovanni e Matteo Tevini Clotilde Poli

cI racconTanoPoNTe dI leGNo

di AlessANdrA CAsCIo

FABIo leoNCellI(le skI lAB – NoleGGIo) Via corno d’aola

La sua è un’attività stagionale, ha notato delle flessioni notevoli negli ultimi anni?“La flessione c’è stata ed è legata alla crisi, ma nei nostri ventun anni d’atti-vità abbiamo sempre investito in nuove attrezzature e tecnologie e questo negli anni ci ha ripagato”.

Il suo business principale è quel-lo del noleggio di attrezzature da sci: c’è una richiesta notevole in questo settore?“Sì, e le statistiche europee di mer-cato lo confermano: il noleggio è aumentato a discapito delle vendite che sono diminuite notevolmente”.Qualche tempo fa si è tenuto un referendum per tra i comuni di Ponte di Legno e Temù per la creazione di un’unica entità amministrativa: lei è favorevole o contrario?“Io ero favorevole all’unione dei comu-ni, però, avendo vinto il no, non mi va oggi di polemizzare”. Secondo lei quali possono essere le ragioni di questa scelta?“Sicuramente risiedono nella mentalità un po’ troppo conservatrice che ancora molte persone hanno, compresi i giovani”.

MArA ToGNATTI(sIsTeMI INForMATICI) Via IV novembreLei era favorevole o contraria alla fu-sione amministrativa tra Ponte di Le-gno e Temù?“Contraria”.

Perché?“Ero contraria alle tempistiche, ai me-todi e alle reali ragioni della fusione che erano differenti da quelle che noi citta-dini ci aspettavamo”.Ultimamente ci sono stati numerosi furti a Ponte di Legno. La sua perce-zione di sicurezza è diminuita?“Sì, notevolmente. Non siamo abituati a questo genere di cose, il che ci rende diffidenti nei confronti di tutti”.A tal proposito il Comune che genere di accorgimenti sta adottando?“Mi sono giunte voci che abbia istallato delle telecamere”.Un pregio di Ponte di Legno... “È ancora un bel paese dal punto di vista dell’ambiente circostante”.Un difetto?“Siamo un po’ individualisti”.

Fabio Leoncelli

PROvINCIALA/

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Caratteristica località sciistica della Valleca-monica a due passi dal Tonale, Ponte di Le-gno gode della tranquillità e del clima tipico montano. Il turismo è ancora massiccio, ma non è paragonabile a quello di qualche anno fa. I suoi abitanti ritengono che per miglio-rare l’attuale situazione, si debba investire maggiormente in strutture ricettive e servizi.

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PROvINCIALA/

GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

MArIA CrIsTINA GelMI(VesTICAsA) Via IV novembre

Ritiene che il suo settore sia in calo?“Come tutti i settori è un po’ fermo. La gente oggi spende molto meno e quan-do lo fa acquista in modo molto più ocu-lato”.Questo incide anche sulla qualità de-gli acquisti? “Sicuramente sì, ma io la qualità della mia merce non l’abbasso anche se que-sta scelta mi fa perdere parecchie ven-dite”.Era favorevole o contraria alla fusio-ne con Temù?“Favorevole perché, durante gli incon-tri pubblici organizzati dal Comune per

informare la cittadinanza, gli esponenti della minoranza e dell’opposizione non hanno saputo dare delle buone motiva-zioni a favore del no”.Pensa che il referendum verrà ripro-posto?“Non credo perché il nostro Sindaco ha detto che avrebbe rispettato la volontà del popolo”.Come valuta le strutture ricettive di Ponte di Legno?“Le ritengo un po’ carenti e penso che quelle esistenti avrebbero bisogno di es-sere sistemate”. rudy PAolo ToMAsI(TuTTo dolCe) corso TriesteCi descriva Ponte di Legno.“Negli anni ‘90 il turismo c’era sia in esta-te che in inverno e le nostre strade erano molto affollate. Con l’avvento dell’euro la situazione è cambiata e oggi i turisti si vedono perlopiù il fine settimana”. Com’è stato il turismo quest’anno? “Quest’estate abbiamo lavorato parec-chio, così come nei mesi autunnali gra-zie al tempo mite. L’inverno non è an-cora concluso, ma per ora non possiamo lamentarci”.

Cosa sarebbe cambiato se al referen-dum per la fusione con Temù avesse vinto il sì?“Nulla, i due comuni avrebbero man-tenuto la propria identità. Il sì avrebbe favorito la Comunità Montana perché di mezzo c’erano interessi politici e que-stioni di soldi”.I furti degli ultimi periodi rendono il paese meno sicuro?“No, perché fortunatamente si tratta di piccoli furti legati alla crisi”. Il paese è ben organizzato a livello di servizi e infrastrutture?“Non molto. Negli anni hanno edifica-to molto a livello di seconde case senza però creare parcheggi e strutture alber-ghiere a sufficienza”.

Maria Cristina Gelmi

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ANIMALI/

GENNAIO/FEBBRAIO

DI COSA pARLIAmO quANDO pARLIAmODI… CANI

roberto Nicolai educatore cinofilo, formatosi alla prestigiosa scuola Thinkdog: “oggi, purtroppo, il legame uomo-cane si trova

in uno stato confusionale che non ha precedenti”.

di AlessANdrA ToNIZZo

È facile professarsi cinofili. Ma, quanto a pratica, tutti i nodi alla fine vengono al pettine. Prova ne è che, mai come oggi, l’atten-

zione ai nostri pets sta mutando in osses-sione, e instaurare un rapporto sano con il proprio compagno a quattro zampe diventa sempre più difficile: man mano che Fido diviene ingestibile, ci facciamo prendere dall’ansia. Eppure, l’attacca-mento al miglior amico dell’uomo pare rafforzarsi, specialmente in un’era in cui la solitudine miete più vittime della crisi. Dove sbagliamo? Parafrasando il capolavoro di Raymond Carver, di cosa parliamo quando parliamo di… cani?Mentre, per strada come in tv, fioccano ricette per rabbonire i nostri animali – evitando ululati, aggressività… in-somma, tutto ciò che è “fuori norma” e rappresenta un problema –, mediante metodi più o meno coercitivi (alla stre-gua dell’addestratore Cesar Millan, che, scopriamo, sta collezionando denunce da moltissimi medici comportamentisti statunitensi, italiani ed europei, i quali premono da anni affinché la sua trasmis-sione, “Dog Whisperer”, venga chiu-sa), noi abbiamo chiacchierato a briglia sciolta con chi si muove controcorrente. Roberto Nicolai, bresciano, tredici anni nel commercio e una passione sfrenata per i cani, diventata da poco un mestie-re: oggi Roberto è un educatore cinofilo, Roberto Nicolai

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ANIMALI/

formatosi alla prestigiosa scuola Thin-kDog, struttura diffusa capillarmente in tutta Italia che insegna come sviluppare il potenziale del cane e della relazione con lui, prima organizzazione cinofila ad applicare a casi reali tecniche, metodi e protocolli di impronta cognitivo-re-lazionale. Il giovane fondatore, Angelo Vaira – il quale descrive così l’istituto: “ThinkDog significa pensare come pen-sa il cane, entrare nel suo mondo, guar-darlo dal suo punto di vista e da questa nuova prospettiva arricchire la propria esperienza di esseri umani. In un certo senso ThinkDog è un’esperienza mi-stica” – conduce dal 30 novembre, su FoxLife, il nuovo programma “Cambio cane”, una trasmissione in cui affronta i problemi più disparati e propone una soluzione che scardina le convenzioni, mostrando due famiglie che per qualche giorno mandano in vacanza il proprio cane, l’una a casa dell’altra.Innanzitutto, cosa spinge l’uomo a cer-care la compagnia del cane? “Non ho la presunzione di saperlo – ci spiega Roberto –, le implicazioni psicologiche sono tante. Ma sono sicuro che l’uomo di oggi non sarebbe tale se non ci fos-se stato l’incontro con il cane. Solo dal punto di vista scientifico, abbiamo potu-to sviluppare le nostre capacità cogniti-ve tramite il sonno, reso possibile grazie alla guardia notturna dei cani stessi. Oggi, purtroppo, il legame uomo-cane si trova in uno stato confusionale che non ha precedenti”. Confusione diversa a seconda che il pro-prio animale viva a stretto contatto con noi, in casa, o abiti all’esterno. Anche questa, in nuce, è una decisione che in-fluenza la rotta della relazione. “In realtà il cane più triste del pianeta è quello che ha a disposizione il giardino di Versail-les ma è solo – puntualizza Roberto –, la sua scelta è quella di starci fianco a fian-co, anche in un monolocale”.Spesso, però, al di fuori del nido dome-stico, il nostro Paese non è attrezzato per muoverci sempre e ovunque con i pets. “Certo, l’Italia non è un paese per cani e la responsabilità è anche dei pa-droni irresponsabili”, racconta l’educa-

tore. Ma allora che fare in vacanza? “Se proprio non lo si può portare con sé, bi-sogna valutare attentamente la pensione giusta, e se si trova un amico disponibile a farci un favore, beh, tanto per fare un paragone, vostro figlio lo lascereste più volentieri in collegio o dagli zii?”.L’eccessiva cultura del controllo (guin-zagli corti, ordini a raffica…), l’umaniz-zazione e il suo opposto (il cane trattato come un bam-bino, o come un “lupo”), l’i-gnoranza sulle specifiche di razza (scegliere un determinato animale perché visto in una pubblicità), le attività stres-santi (cercare di realizzarsi attraverso il cane), restano i macroscopici errori, spesso in buona fede, da noi commessi. “Il cane, fortunatamente – spiega l’edu-catore – possiede la straordinaria capa-cità di cambiare le proprie convinzioni, di fare tabula rasa anche dopo anni di condizionamenti”. Mutare percorso, iniziare “la strada insieme” (omonimo blog di Roberto) è dunque possibile.Da tempo, infatti, la relazione con il cane non è più vista solo nell’ottica “padrone e sottomesso”, aprendo la strada ai co-siddetti “metodi gentili”: come farsi ascoltare dal cane senza imporsi, senza

usare violenza. Eppure è possibile qual-cosa di più, creare cioè un rapporto di-verso, basato sulla fiducia nella relazio-ne stessa con il cane, animale dal grosso potenziale conoscitivo. “Quello che ci comunica il cane è proprio ciò che ci conquista, facendoci capire come la sua mente, in realtà, sia complessa”, dice Roberto. Uscire dalle solito groviglio di tecniche ed esercizi è possibile, gra-

zie a tre grandi assunti: chi è veramente il cane, cosa pos-siamo fare con lui, l’evoluzio-ne che ci atten-de. Dobbiamo r i c o n o s c e r e che sono pochi gli esseri viven-

ti che ci accettano così come siamo, ric-chi o poveri, gentili o cinici: al cane, in fin dei conti, interessa solo poter passa-re del tempo con noi. Questa si chiama “accettazione incondizionata” ed è un regalo che il cane ci fa, aumentando di rimando la nostra intelligenza sociale ed emotiva nei confronti delle persone che ci circondano. In pratica, focalizzando-ci su cosa fa il cane e non sulle nostre parole, ci alleniamo a riconoscere bi-sogni, emozioni e intenzioni dell’altro, evolvendo nel profondo. Dicendolo con Vaira: “gli animali possono essere una via che riconduce a se stessi”.

letture per cinofili… pacificatiAngelo Vaira, Dritto al cuore del tuo cane, Edizioni KowalskiPer una relazione completamente nuova. Scardinando l’ottica di sudditanza cane-padrone, Vaira insegna che leggere tra le righe, senza imporsi, è il se-greto (teorico e pratico insieme) per crescere felici insieme al proprio pet.

Patricia B. McConnel, All’altro capo del guinzaglio, Tea EdizioniLa prossemica tra cane e uomo, questo mistero. L’addestratrice americana fa luce su come ogni nostro piccolo movimento viene tradotto… giusto all’altro capo del guinzaglio.

Raymond & Lorna Coppinger, Dogs, Haqihana EdizioniNota coppia di etologi, i Coppinger svelano la reale eziologia del cane, dal lupo ad oggi, sfatando molti falsi miti. Ideale per chi s’appresta a convivere per la prima volta con un amico a quattro zampe.

Il cane più triste del pianeta è quello che ha a disposizione il giardino di Versailles ma è solo

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L’infrastruttura destinata a rivoluzionare la mobilità dei bresciani entrerà in funzione tra poche settimane. Una data certa ancora non c’è, ma l’appuntamento dovreb-be essere per fine febbraio o inizio marzo. Lo scorso 21 dicembre è partita la fase di pre-esercizio, passaggio tecnico fondamentale prima di far salire i passeggeri sui vagoni. Il pre-esercizio durerà sessanta giorni e servirà per testare il sistema automatico della metropolitana ma anche per formare il personale e collaudare tutti gli apparati, dai treni alle scale mobili. Al termine dei 60 giorni verrà presentata una relazione sulle attività svolte, poi toccherà al Ministero dare il via libera definitivo. I primi riscontri invitano all’ottimismo: Brescia è riuscita ad ottenere il nulla osta al pre-esercizio in pochi giorni, mentre a Milano ci sono voluti mesi; ha svolto test e verifiche per tre mesi, la cosiddetta “marcia in bianco”, partita a ottobre e le permormances dei collaudi sono molto positive.La metropolitana è un sistema completamente automa-tico, senza guidatore, gestito dalla centrale di control-lo che si trova nel deposito di Buffalora. Su quello che accade nelle stazioni e sui treni vigileranno oltre 700 telecamere. Si tratta di un sistema sicuro, comodo e veloce. La flotta sarà composta da 18 treni, dei quali, a rotazione, 16 verranno utilizzati in linea e 2 rimarranno a disposizione nel deposito per scorta e manutenzione. Con la flotta iniziale potrà essere garantita una capacità di trasporto di 8.500 passeggeri/ora per senso di mar-cia con un intervallo fra i treni di 180 secondi. Il tracciato della metro si sviluppa a “L”, dal capolinea nord di Pre-alpino, a quello sud di Sant’Eufemia: in tutto 17 stazioni

e un percorso di 13 chilometri. La tipologia costruttiva delle stazioni va da quelle in viadotto, a sud, alla gal-leria profonda per attraversare il centro città, alla trin-cea coperta nella zona nord. Per rendere più funzionale l’accesso alle stazioni, l’amministrazione comunale ha messo in campo una serie di lavori esterni alle fermate (le cosiddette opere complementari): parcheggi, riquali-ficazione di vie e piazze, verde pubblico. Anche queste opere sono ormai al rush finale.Insomma, tutto è pronto per la partenza e i bresciani sembrano non aspettare altro. La comunicazione per il lancio della metro è sbarcata anche sui social net-work (facebook, twitter, google+, youtube). Si tratta di strumenti che consentiranno un più rapido reperimento delle informazioni e una comunicazione più diffusa per quanto riguarda iniziative ed eventi collegati al tema del-la metropolitana. È possibile raggiungere tutti i contatti attraverso il portale di riferimento www.metrobrescia.org nel quale vengono raccolte le principali notizie, le immagini, i video e dove è inoltre possibile ottenere i file del materiale informativo realizzato. “Mancano po-che settimane all’entrata in funzione della metropolitana – hanno dichiarato sindaco e vicesindaco di Brescia, Adriano Paroli e Fabio Rolfi – e riscontriamo un entu-siasmo sempre crescente nei nostri concittadini. Per questo abbiamo ritenuto opportuno offrire un ulteriore, fondamentale strumento per poter reperire le informa-zioni relative a questo nuovo, straordinario servizio. I bresciani avranno così un’occasione in più per prendere familiarità con il mezzo di trasporto che di fatto rivoluzio-nerà la mobilità cittadina”.

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in evidenza

Foto: Marco Lucini Dove vuoi.

DOVEVAI?All’ospedale. A dare il benvenuto alla nipotina.

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WEEkENDA pORTATA DI… GIOVANI

di eleNA dAlIA

Tacco dodici, minigonne mime-tiche, giacche vistose, look de-cisamente alla moda e profumo raffinato. Siamo a una sfilata di

moda? No, questo è un normale sabato sera in piazzale Arnaldo, dove un auto-bus è fermo perché non riesce a passare: c’è un suv nuovo di zecca in doppia fila con le quattro frecce. Il proprietario è a “fare un ape”. Aperitivi anche a mez-zanotte e musica dance che attira molti ragazzi dai quindici ai venticinque anni tra cui cerca di confondersi anche qual-che “trentenne pelato” come recita una scritta sul muro, con tanto di freccia, rivolta proprio verso questa piazza, la piazza “in” di Brescia. La sensazione di assistere a una sfilata di moda la percepi-sci anche a Borgo Wührer, dove si pos-sono trovare locali di tendenza, sempre affollatissimi nel fine settimana. Poi ti sposti in piazza Tebaldo Brusato e vedi tutto un altro scenario. Adolescenti riuniti a gruppi e una ragazzina che urla: “Ho perso la maria!”, noncurante del

I giovani bresciani raccontano il loro fine settimana tra ritrovi in piazza, locali preferiti e incontri con gli amici.

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soprattutto nei week end. Molti dicono che non si fa abbastanza. La città si vive quindi per zone, per piat-taforme diverse per stili e gusti. C’è chi preferisce passare la serata cercando un locale dove suonano buona musica, dove si parla del più o del meno, oppure si gioca a un gioco in scatola. C’è chi si diverte in discoteca e prima beve l’ape-ritivo, facendo l’“apecena”. C’è chi pre-ferisce i pub oppure i locali di design o in alternativa bere qualcosa “sui binari”. Le persone scelgono il posto secondo cosa preferiscono fare con gli amici. Chi frequenta i locali più “tranquilli”, come i pub, in genere sono persone che prefe-riscono parlare e discutere con gli amici, più che seguire la moda: un abbiglia-mento casual, un trucco leggero per le ragazze e tante scarpe da ginnastica. Se invece ci si sposta in alcuni locali “pre

Giulia, 23 anni, Brescia Esci nei week end? “Esco spesso durante il week end, principalmente con amici o compa-gni di università. Posso dire che più che un gruppo... ne ho più d’uno! Non amo per niente le discoteche, mi piace chiacchierare con le persone davanti a un caffè o una birra, cosa che in disco è quasi impossibile fare”. Quindi tu in un locale cerchi princi-palmente un’atmosfera dove si possa comunicare… Sei stata anche in qual-che discoteca, come tutti del resto, ma non le ami. Cosa non ti piace? “Il motivo principale è l’impossibilità di comunicare della maniera più tradizio-nale… Parlando! Parlando puoi scam-biarti idee, pareri, raccontare quel che succede. Mi è capitato naturalmente di andare in discoteca, ma tra ressa, musica che non mi piace molto, tem-perature tropicali anche a dicembre, e spesso “antipatiche” consumazioni obbligatorie (per non parlare dei tac-chi alti), penso che non sia l’ambiente che più mi mette a mio agio!”.luca, 22 anni, BresciaChe cosa offre Brescia ai giovani? È abbastanza?

“Devo dire che, rispetto a qualche anno fa, sono nati locali e luoghi di svago che hanno reso la città più viva e interessante. La zona del centro la evito per il tipo di luoghi modaioli e soprattutto per il parcheggio che non c’è mai. Bisognerebbe organiz-zare qualche evento in più. Sicura-mente l’attivazione della metropoli-tana aiuterà a far muovere di più il centro”. Secondo te il posto frequentato determina il modo di vestire/di at-teggiarsi? “In genere alcuni luoghi richiamano un certo tipo di clientela, convinta che vestirsi in un determinato modo la faccia sentire più importante. Io lo trovo un po’ triste e non capita solo in ambienti ‘fighetti’ ma anche in altri luoghi più “alternativi”, che a volte vengono frequentati perché considerati alla moda e presto ab-bandonati perché non abbastanza affollati”.Mario, 25 anni, BresciaVai spesso in discoteca? “Spesso ci capito e spesso mi trasci-nano; se devo proprio stare lì, faccio di tutto per non annoiarmi e per que-

fatto che a pochi passi ci sia un comando delle forze dell’ordine, altri che bevono da bottiglie di super alcolici comprati al supermercato, fumano e “fanno rap”. Nelle piccole vie verso il centro ci sono altri locali, tranquilli e meno modaioli, dove si può bere buona birra o un bic-chiere di vino, la musica è più ricercata e i ragazzi sembrano più “alla mano” e meno “alla moda”. Un po’ come la clien-tela di via San Faustino, composta per la maggior parte da studenti universitari, basata sul pasto “mordi e fuggi” e su lo-cali dove bere un buon aperitivo. Arrivi in centro. Il nulla. Come in una città giapponese dove il centro conver-ge verso il vuoto. Un silenzio che non troveresti mai nel cuore di Verona il sa-bato sera. Eppure Brescia ha un’anima artistica, architettonica e storica bella da vedere e anche da vivere, anche la sera e

sto guardo chi mi circonda. Oltre che ragazzi e ragazze normalissimi puoi vedere anche delle figure da zoo”. Descrivi una figura da zoo… “Maschi che fanno la ruota da pa-vone per attirare le femmine della specie, uomini sulla quarantina o cinquantina che tentano l’accoppia-mento con ragazze molto più gio-vani, donne più vecchie che cercano si approcciarsi con maschi più gio-vani... È la classica caccia grossa! Ci si veste da pavoni e ci si comporta come tali ma in realtà ci sono ‘anima-li’ di ogni specie e forma e spesso da osservatore te ne accorgi”.elena, 21 anni, BresciaChe cosa offre Brescia ai giovani? “Poco e niente, dovrebbero esser-ci più zone (come ad esempio Bor-go Wührer) dedicate ad altri generi musicali, bisognerebbe dare spazio ai gruppi emergenti del bresciano; è molto che non vado in centro per-ché non trovo mai parcheggio e se lo trovo è a pagamento. Penso anche che organizzare qualche evento in più per i giovani la sera non sareb-be male, anzi. Le notti bianche non bastano. La mia serata ideale rimane

comunque trovare un locale nel qua-le poter bere buona birra, ascoltare buona musica e parlare con i miei amici”.Cosa ne pensi del fatto di mettersi in mostra dei ragazzi? Secondo te si va in discoteca per cuccare? “Mi vergogno per questi ragazzi per-ché utilizzano metodi sbagliati per farsi notare (il vestiario e il fatto di es-sere troppo disinibiti). Sì, ormai si va per quello, sono rare le persone che vanno in discoteca per la musica”.Nicola, 21 anni, BresciaBevi quando esci? “Sì, ma non alzo mai troppo il gomi-to, quello lo faccio di solito in disco, dove se c’è buona compagnia, il di-vertimento è assicurato, e poi… è più facile trovare belle ragazze. An-che l’occhio vuole la sua parte”.In discoteca hai più probabilità di incontrare qualcuna? “Più probabilità sì, ma non è detto che non si riesca a conoscere alcune tramite amici e conoscenti. L’alcol si-curamente mi aiuta: inizio a parlare con tutti! Di solito non sono una per-sona che prende l’iniziativa perché sono abbastanza timido”.

E I GIOVANI DELLE VALLI COmE SI DIVERTONO?Ci spostiamo ora in provincia, dove emergono fatti interessanti. In alcune zone della bassa bresciana o della Fran-ciacorta i ragazzi tendono ad uscire nel loro paese (ci sono molti locali carini sullo stile di quelli cittadini) e non a spostarsi in città. In altre zone, come ad esempio nella Valle Trompia o nella Valle Sabbia, si ha il desiderio di anda-re oltre, per trascorrere una serata “di-versa”. I motivi della fuga dei ragazzi valligiani sono evidenti, basta andare un sabato sera in una piazza di un paese a caso e ad accoglierci sarà il silenzio.

Forse complice la crisi economica, il fat-to che alcune fabbriche si siano spostate altrove oppure la scarsa apertura verso il nuovo. Fino a qualche tempo fa, paesi come Vestone o Gardone Val Trompia erano, forse, il vero cuore di queste valli, dove ora il ritmo produttivo è diminuito e di conseguenza anche il fervore della vita quotidiana. Questi fattori non pos-sono che rispecchiarsi nello stile di vita dei giovani. Quasi nessun ragazzo sopra i diciotto anni passa il tempo libero in paese, rimangono solo i ragazzini che non hanno mezzi per spostarsi altro-

discoteca” ci si trova di fronte a vestiti e scarpe eleganti, trucchi forti, borsette all’ultimo grido e comportamenti più disinibiti. Del resto la moda, come teorizzato dal filosofo Simmel, è prima di tutto appar-tenenza al gruppo ma anche un espe-diente che si utilizza per distinguersi proprio all’interno del gruppo stesso. La moda porta con sé questo controsen-so di appartenenza e distinzione e forse

è proprio per questo che in alcune zone “in” della città, o semplicemente in di-scoteca, le ragazze sembrano fare a gara tra chi è più scollata, chi ha l’abito più bello, il rossetto più rosso, il tacco più alto e i “like” del giorno dopo sulle foto pubblicate su Facebook. Cosa ne pen-sano quindi i giovani bresciani e quali sono le nuove tendenze? Siamo andati a scoprire le preferenze dei ragazzi citta-dini per il loro week end.

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ci hanno detto…

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INCHIESTAL/

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Veronica, 22 anni, VestoneIl weekend a Vestone, parliamo-ne… “Io posso uscire e stare fuori fino a tardi solo la domenica e la domenica sera qui c’è solamente un bar aper-to, forse due. In questi locali, oltre ad esserci alcuni pensionati che gio-cano a carte sbronzi dal pomeriggio, non ci sono i baristi giusti: ti servono il vino nel bicchiere sbagliato, non ti portano gli stuzzichini all’aperitivo e hanno poca scelta nel menù. In poche parole, c’è poca apertura mentale e lavorativa. Secondo me il problema è nella mentalità, non abbiamo il ser-vizio e andiamo a cercarlo da un’al-tra parte: nessun giovane si prende la briga di impegnarsi nell’aprire un nuovo locale e inventarsi qualcosa di diverso da questa monotonia”. E tu? Scappi? “Sì, di solito quando esco, vado in città oppure in discoteca. Succede di conoscere persone in disco, e per quanto mi riguarda, alcune cono-scenze, sono diventate poi amicizie. Non ci vanno solo le capre in disco-teca, come molti pensano! Non è

detto che chi frequenta determinati posti sia per forza frivolo e ignoran-te. Probabilmente ho letto più libri io, per puro interesse personale, che vado in discoteca e vendo salumi, che un ragazzo neolaureato che lo fa per obbligo”.Giulia, 17 anni, VestoneCosa fai nei weekend?“Solitamente rimango in zona: pub o dvd davanti alla tele, perché qui non c’è molto da fare. Se si vuole cambiare un po’ bisogna spostarsi e andare in città oppure in luoghi dove ci sono locali in cui si può trascorre-re una serata “diversa”. Il proble-ma rimane se non si ha il trasporto e bisogna adattarsi limitandosi a ciò che il nostro paese ci offre. Fortuna-tamente spesso l’oratorio organizza serate come il ballo studentesco o simili. Sarebbe bello se ci fosse più movimento, sicuramente”. Non vai spesso in discoteca… Cosa ne pensi di chi ci va? “Secondo me i ragazzi che vivono in paesi come il mio e che frequentano discoteche si fanno condizionare da conoscenze ‘esterne’. Ad esempio io

conosco delle ragazzine di prima su-periore che, avendo iniziato una nuo-va ‘avventura’, si vogliono far notare e quindi imitano le ragazze più gran-di o anche della stessa età seguendo la loro strada. Magari quello stile di vita non piace loro nemmeno, ma lo adottano perché tutti lo seguono”.Federica, 25 anni, Gardone Val Trompia Che cosa offre il tuo paese per i giovani la sera? “Il nostro paese niente. Ci spostiamo verso la città, dove c’è più possibilità di scelta riguardo ai locali e dove si ha la possibilità di trovare gente di-versa, un po’ più aperta”. Antonella, 25 anni, Gardone Val TrompiaQualche idea per ravvivare il tuo paese nel weekend? “Il mio paese dovrebbe avere qual-che bar in più e offrire ai giovani nuo-ve possibilità di scelta, come eventi culturali di vario genere. Questo però sembra un’utopia. Il paese è troppo piccolo (abito in una frazione) e la mentalità abbastanza chiusa”.

ve. Le mete preferite sono quelle del lago di Garda, in particolare Salò per la Valle Sabbia e Iseo per la Valle Trompia. Inoltre, lo stile di vita più “easy” e allo stesso tempo “in” della città ha sempre affascinato i ragazzi di provincia. Alcu-ni, pochi, si accontentano, altri, appena possono, vanno in discoteca dopo una passeggiata a Salò e ci restano fino alla mattina, altri ancora cercano sempli-cemente qualcosa di diverso rispetto a quello che il paese offre. Molte sono le differenze tra vivere in città o in provin-cia ma un fattore comune c’è. I ragazzi di provincia, così come quelli di città, cercano locali “di qualità”, che sappia-no offrire qualcosa in più dove la buona musica, il design e l’accoglienza sono le parole d’ordine. Siamo andati a cono-scere il loro parere e le loro idee per il futuro.

ci hanno detto…

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in evidenzain evidenza

viAggiAre in comPAgniA fA Bene All’AmBiente e Agli sciAtori

Il Consorzio Adamello Ski non si ferma mai e continua ad escogitare nuove proposte per gli appassionati di sci. L’ultima novità nasce dall’incontro con Bringme So-cial Carpooling e dal desiderio di promuovere una mag-giore sostenibilità ambientale e di sensibilizzare la gente all’ecologia e al rispetto per la natura che ci circonda.Carpooling Certificate è l’applicazione, collegata al sito web www.bring-me.it, in grado di certificare la compre-senza in auto di uno o più passeggeri via Bluetooth o inte-razione tra applicazioni. Adamello Ski riconosce n° 3 ski-pass giornalieri al prezzo di 2 a chi mostrerà al personale delle biglietterie la certificazione prodotta da questa appli-cazione, che garantisce che le 3 persone hanno raggiunto il comprensorio Adamello Ski viaggiando sulla stessa auto da una distanza minima di 50 km. La promozione è valida tutti i giorni fino al 30 aprile 2013 e si basa sul prezzo pieno dello skipass (€ 31 o € 38, in base al periodo). Il certificato

deve essere esibito nello stesso giorno in cui viene effet-tuato il viaggio, non saranno accettati certificati riportanti date precedenti la data di emissione dei biglietti scontati.A fine stagione sarà possibile dimostrare quanta CO2 è stata risparmiata, a vantaggio dell’ambiente e del-la natura che ci circonda, ma in questo caso, anche a vantaggio degli appassionati di sci. Funziona così: si scarica gratuitamente l’applicazione e ci si registra. In questo modo si ottiene una password che permette di accedere a questa promozione. Una volta accettato il regolamento, la fase di certificazione viene avviata. È ne-cessario che un solo componente dell’equipaggio rilevi, tramite l’applicazione, i telefoni cellulari delle persone a bordo della medesima autovettura. I passeggeri dotati di applicazione dovranno aggiornare la loro posizione attraverso un click sul pulsante “aggiorna”. Tale proce-dura dovrà essere effettuata alla partenza e all’arrivo del

viaggio: Carpooling Certificate è in grado di individuare i telefoni dotati della medesima applicazione localizzati in prossimità. I sistemi Android possono rilevare anche i telefoni non dotati di applicazione grazie al sistema blue-tooth. Durante il viaggio l’applicazione conteggia i km percorsi e all’arrivo verificherà la presenza dei medesimi apparati telefonici individuati in partenza. Al termine del viaggio l’applicazione riporterà un “certificato” che, mo-strato al personale delle biglietterie, permetterà di acqui-stare i 3 skipass giornalieri al prezzo di due.In questo periodo dell’anno i motivi per organizzarsi e raggiungere in compagnia di amici il comprensorio Ada-mello Ski sono davvero tanti. Innanzitutto per le piste da sci, che sono tutte aperte e presentano condizioni di innevamento davvero ottimali. Ma anche per appro-fittare dei 4 nuovi percorsi per racchette da neve (dette “caspole”) di Pontedilegno che vanno ad aggiungersi a

quelli già esistenti del Passo Tonale e di Vermiglio. Que-sti nuovi itinerari sono adatti a tutti, ideali da percorre-re in compagnia di amici o dei propri famigliari, sono segnalati sul territorio e sono disponibili sotto forma di cartina, da ritirare negli uffici turistici o da scaricare dal sito www.adamelloski.com.Infine vogliamo ricordarvi che hanno preso il via le atti-vità Fun Kids con tante divertenti iniziative gratuite de-dicate ai bambini, organizzate in collaborazione con le Scuole di sci Pontedilegno-Tonale e Tonale-Presena. Si va dalla musica con animazione al contest della Disney, da simpatiche gare di sci al trucca bimbi, dalla cioccola-ta calda con frittelle alla baby fiaccolata. Queste attività si svolgono a partire dalle 17.30 e sono in programma tutti i mercoledì al Passo Tonale presso il nuovo tapis roulant Tubbo e tutti i giovedì a Pontedilegno presso il campo scuola Cida, fino alla fine di marzo.

QUALCHE PROPOSTA VACANZA PER VOIWEEK END ENERGY:08-10 febbraio15-17 marzo2 giorni Hotel mezza pensione + 2 giorni skipass Adamello Ski da € 145SETTIMANA 7=6 (ovvero 7 notti al prezzo di 6):16-24 marzo7 giorni Hotel mezza pensione + 6 giorni skipass Adamello Ski da € 402SETTIMANA FAMILY FUN:9-17 marzo7 giorni Hotel mezza pensione + 6 giorni skipass Adamello Ski da € 406In questa settimana diamo il benvenuto alle famiglie proponendo gratuitamente uno speciale pro-gramma di animazione per bambini dai 6 ai 12 anni.• Domenica10Marzo:Ore17.30“Presentazionedelprogrammasettimanale”,aseguirebabydance,

balli e giochi di gruppo;• Lunedi11Marzo:Ore14.30–17.00“Giochisenzafrontieresullaneve”c/oFantaski,PassodelTonale;•Martedi12Marzo:Ore14.30–17.00“CacciaalTesoroneiboschi”aPontedilegno;•Mercoledi13Marzo:Ore14.30–17.00“Garaacronometroconibob”aPassodelTonale;•Giovedi14Marzo:Ore16.00–18.30“GrandepartyconLunaPark”pressoilpalazzettodelloSportdiPontedilegnocongrandigiochigonfiabili,truccabimbi,palloncinimodellabili,zuccherofilato;

• Venerdi15Marzo:Ore16.30–19.00“FestafinaleconspettacolodiMagia”,c/oPalazzettodelloSportdiPontedilegno,consegnadeldiplomaedellamascotte.LaseratasiconcluderàconlaBabyDance.

www.adamelloski.com

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Ente vini bresciani, il nuovo presidente è Sante Bonomo Sante Bonomo, attuale leader del Consorzio Valtènesi, succede a Cesare Materossi e guiderà l’Ente Vini Bresciani per il prossimo

triennio. Rinnovate anche le altre cariche del consiglio di amministrazio-ne: il ruolo di vicepresidenti è stato assunto da Maria Grazia Marinelli, in rappresentanza del Consorzio Montenetto, e da Michelangelo Scarpari per il Consorzio Botticino. I nuovi consiglieri sono Paolo Pasini (Consor-zio Valtènesi - Garda Classico), Giovanni Avanzi (Provveditoria vini Novelli Bresciani), Mario Chiappini (Consorzio Valcamonica), Elisabetta Bontem-pi (Consorzio Cellatica), Luca Formentini (San Martino della Battaglia) e Marisa Mauri in rappresentanza della Camera di Commercio di Brescia. Il presidente uscente Materossi assume la carica di revisore dei conti insieme a Claudio Franzoni e Mario Danesi.Il neopresidente ha indicato nel consolidamento della vitivinicoltura bre-sciana attraverso il rilancio delle diverse Denominazioni d’Origine l’obbiet-tivo prioritario del suo mandato.

La Guardia di Finanza ospite dell’Associazione Artigiani Il tema dell’abusivismo in provincia di Brescia e le modalità ope-rative di collaborazione tra la Guardia di Finanza e la categoria

degli artigiani sono stati al centro dell’incontro tra il presidente dell’As-sociazione Artigiani, Enrico Mattinzoli, e il colonnello Bonifacio Bertetti, comandante della Guardia di Finanza di Brescia.Dall’indagine elaborata dal centro studi dell’Associazione risulta un lieve aumento delle attività abusive negli ultimi 10 anni, ma comunque una incidenza degli irregolari rispetto al complesso delle attività artigianali nella provincia di Brescia molto al di sotto di quella delle altre province lombarde. Un dato che testimonia i brillanti risultati ot-tenuti dall’attività investigativa delle fiamme gialle di Brescia. L’azione della Guardia di Fi-nanza, ha detto il col. Bertetti, è volta non solo al contrasto all’evasione, ma anche ad assi-curare una regolare concorren-za tra imprese, in un’economia che garantisca a sua volta chi lavora nel rispetto delle norme, oltre che a garantire il consu-matore finale.

Pontedilegno-Tonale: tra Natale e l’Epifania +8,5% di presenze rispetto all’anno scorso Il Comprensorio Adamello Ski chiude il periodo delle festività

post natalizie con un bilancio più che positivo: nel periodo compreso tra il 25 dicembre 2012 e il 6 gennaio 2013 i dati registrano un incremento di presenze dell’8,5% rispetto al 2011-2012, con una media di 12.000 sciatori al giorno che hanno superato quota 17.000 nella giornata record del 30 di-cembre. La crescita maggiore l’hanno fatta registrare gli skipass giornalieri e bi-giornalieri grazie alla promozione rivolta ai più piccoli, che prevede per tutta la stagione invernale lo skipass gratuito a partire dalla singola giornata di sci per i bambini nati dopo il 30 novembre 2004, a fronte dell’ac-quisto di uno skipass a prezzo intero da parte del genitore. L’attenzione per i bambini continua. Il 16 gennaio hanno preso il via anche le serate Fun Kids, in collaborazione con le Scuole di sci Pontedilegno-Tonale e Tonale-Presena. Ogni mercoledì al Tonale presso il nuovo tapis roulant Tubbo ed ogni giovedì a Pontedilegno presso il campo scuola Cida, a partire dalle 17.30 i bambini potranno partecipare gratuitamente ad un programma su misura per loro fatto di simpatiche gare di sci, musica ed animazione, contest Disney XD, trucca bimbi, cioccolata calda e frittelle e baby fiaccolata.

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Aeroporti di Verona e Brescia: nel 2012 trasportati 3,22 milioni di passeggeri Nel 2012 gli aeroporti di Verona e Brescia hanno trasportato complessivamente 3.221.457 passeggeri e movimentato 45.563

tonnellate di merci. In crescita il traffico internazionale con 2,13 milioni di passeggeri (+2,66%). I dati vanno inquadrati in uno scenario complessivo di stallo del traffico a livello europeo, che registra sul fronte passeggeri an-che a novembre un sensibile calo negli aeroporti UE (-1,3%) mentre cresce il traffico in quelli non-UE (+8,2%). Outlook prudente ma positivo è stato annunciato dalla Iata (International Air Transportation Association) per il 2013, sul fronte delle merci, grazie alla ripresa di alcuni mercati come quello americano.Nello specifico, lo scalo di Verona, che accoglie prevalentemente traffico pas-seggeri, chiude l’anno con 3.198.787 passeggeri trasportati (-5,5% rispetto all’anno precedente). In controtendenza il traffico internazionale, in crescita del 3,1% rispetto allo scorso anno, che si attesta sui 2.113.256 passeggeri internazionali trasportati. Tengono i collegamenti di linea internazionale (+3,28%) ed è positivo il trend del settore charter (+2,85%). L’Aeroporto di Brescia Montichiari, prevalentemente cargo, ha trasportato lo scorso anno 40.746 tonnellate di merci, lievemente in crescita. L’aeroporto ha gestito 9.693 movimenti di aeromobili di cui 2.648 postali. La progressiva crescita delle attività cargo al termine del 2012 pone l’aeroporto bresciano al quarto posto tra gli aeroporti italiani per quanto riguarda il trasporto merci.

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ECONOMIA/

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LO STRESS LAVORATIVOmALESSERE INDIVIDuALE, DANNO ECONOmICO

Nella nostra città lo si fronteggia con una neonata associazione no profit: Inovar.

di AlessANdrA ToNIZZo

Stare bene sul posto di lavoro, occupare una posizione che non solo ci gratifichi ma che ci “ve-sta”, essere liberi di esprimere

appieno le nostre potenzialità sono alcune importanti variabili per testare un benessere quanto mai cardinale: un dato Ue del 2010, infatti, sostiene che il 50 per cento delle giornate di assentei-smo durante l’anno riguardano lo stress lavoro-correlato, per una perdita di 20 miliardi di euro.Segnando un’esperienza d’avanguardia, a dicembre è stata fondata a Brescia Ino-var, un’associazione no profit che inten-de promuovere e salvaguardare il benes-sere psico-fisico nelle persone e nelle organizzazioni attraverso interventi di tipo valutativo, preventivo e correttivo di matrice psicologico-organizzativa. Questo primo progetto integrato e multidisciplinare nell’ambito specifico della valutazione dei rischi psicosociali e di sviluppo organizzativo – dopo due anni d’incubazione con ricerca applicata rivolta alle aziende del territorio – è la ri-sposta multidisciplinare a una questione delicata che richiede il giusto approccio scientifico.

“Ciò che ci contraddistingue – spiega Manuela Rossini, presidente di Inovar – è il processo circolare, che ci permette di ottenere un feedback continuo con tutte le aree d’intervento: ricerca scien-tifica, valutazione rischio psicosociale, analisi organizzativa e consulenza, for-mazione e coaching. L’essere no profit si concretizza nel reinvestimento dei ricavi nella ricerca stessa, le cui linee te-matiche sono condotte da un costituen-do Comitato Tecnico-Scientifico inter-no all’associazione. La forte sinergia tra la ricerca e la sua applicazione sul campo è il nostro valore aggiunto”.Forti stati di stress portano alla graduale perdita delle abilità cognitive, con con-seguenti errori (a volte fatali incidenti sul lavoro) e basse capacità di problem solving: un malessere per l’individuo e un dramma produttivo per le aziende. I “sintomi” (meglio detti “outcome di si-tuazione stressogena”), infatti, sono sia di tipo organizzativo – gli “eventi sen-tinella” delle checklist dell’Ispesl sono chiari: alto assenteismo, forte turn-over, reclami, mancata produttività – che indi-viduale – malattie psicosomatiche (emi-cranie, tachicardie) e sindromi depressi-ve (ansia, tristezza) –.Oggi, le aziende sono tenute dal de-

creto legislativo 81/2008 (art. 28) alla valutazione dei rischi psicosociali in azienda, “e in questo momento di crisi – puntualizza Emanuela Gastaldi, vice presidente di Inovar – i soldi van-no spesi in modo coerente, cogliendo le notevoli opportunità insite in un adempimento burocratico”. Ogni euro speso in quest’ambito, infatti, torna duplicato eliminando le sacche d’inef-ficienza e riempiendo i vuoti di respon-sabilità. “L’azienda ripensa a se stessa, ai processi disfunzionali, alle perdite di performance e produttività – commenta Rossini – e, mentre nel 2007 solo il 40 per cento delle imprese era sensibile al problema, oggi dev’esserlo la totalità”. Dentro ogni crisi si nasconde un’op-portunità. La (coraggiosa) filosofia di Einstein oggi più che mai potrebbe ri-velarsi la chiave di volta: in un momento recessivo, la profondità di sguardo può fare la differenza. “In un momento in cui l’innovazione è considerata la chiave di successo di un sistema – puntualizza Gastaldi –, non affrontare il tema del benessere organizzativo può equivalere a perdere un’opportunità. Noi non pos-siamo ovviamente intervenire sui ma-croelementi dell’economia, ma siamo invece in grado di supportare le Orga-

nizzazioni e le persone per generare so-luzioni puntuali, mirate ad incrementare le capacità di resilienza dei singoli e del-le Organizzazioni”. Come lo Sportello di primo ascolto, uno spazio gratuito di consulenza al lavoratore per arginare potenziali stati di stress e ri-orientare chi vive una situazione di malessere. “È una best practice di people care vincen-te – sottolinea Rossini – una delle prime da noi attivate su Brescia”.L’iter di Inovar (che si rivolge a interlo-cutori istituzionali, aziende ed enti pub-blici o privati) comporta una valutazione di dati già in possesso dell’Organizza-zione e indagini attraverso questionari; l’incrocio dei dati porta a un primo re-port esplicitato alla dirigenza, partendo dal quale si progettano le azioni corret-tive da inserire a soluzione delle proble-

matiche emerse nelle diverse aree.Le fonti di stress cui siamo quotidia-namente sottoposti sono trasversali, in buona parte ineliminabili e soggettive. Spesso a causare stress per il singolo ed inefficienza per i processi è l’incro-cio pericoloso di mansioni e attitudini personali non allineate: al centralino di un’azienda non può stare una per-sona che non ha attitudine al customer care, così come una persona che non ha grande tolleranza al traffico sarà sicura-mente un trasportatore molto stressato. È dunque importante che fin dall’asse-gnazione dei ruoli e delle funzioni l’Or-ganizzazione tenga in considerazione le attitudini e le competenze individuali per abbassare i livelli di stress. Anche se elementi come il contatto con l’utenza, i conflitti con i colleghi, il sovraccari-

co, la diversity (ambienti interculturali, conflitti di genere) sono riconosciute come le maggiori cause di stress, ogni caso resta a sé, e non può dunque essere generalizzato.Sul nostro territorio Inovar agisce con un’ottica glocal, guardando all’Europa, al mondo, per poter offrire l’eccellenza al territorio: tutti i membri del costi-tuendo Comitato Tecnico-Scientifico hanno esperienze di ricerca di spessore internazionale. L’associazione guarda inoltre già al futuro: “Uno dei temi for-ti – puntualizza il presidente – è l’active ageing, poiché saremo chiamati a gesti-re una forza lavoro sempre più matura”, di pari passo ai giovani, “con una ricerca che li coinvolga – termina Gastaldi – sulla resilienza, intesa come capacità di fronteggiare i momenti di crisi”.

Manuela Rossini ed Emanuela Gastaldi, rispettivamente presidente e vice presidente di Inovar.

ECONOMIA/

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RUBRICALA/

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ReDDItOMetRO? nO, StUDIO DI SettORe

per famiglie

di FerdINANdO MAGNINO

TU & IL FISCO

Sono due anni che come professioni-sti della materia lo andiamo ripetendo: così come il Legislatore ha configurato il nuovo redditometro, il modello, più che potenziato, è stato trasformato in un vero e proprio studio di settore per famiglie, spostando così su oltre 40 mi-lioni di contribuenti l’efficacia accertati-va, ma anche i pericolosi difetti e gli ine-vitabili limiti di strumenti con cui sino ad oggi si sono dovuti confrontare “solo” i 5 milioni di partite IVA. Tuttavia nem-meno noi eravamo riusciti a cogliere nella sua interezza l’esatta dimensione del processo di trasformazione posto in essere. Appurato infatti che, con il nuo-vo redditometro, la determinazione del reddito presunto sarebbe avvenuta non soltanto sulla base delle spese, de-gli investimenti risultanti dall’Anagra-fe tributaria e sulla base dell’ulteriore quantificazione presuntiva delle spese di gestione dei beni posseduti quali ri-sultanti sempre dall’Anagrafe tributaria, ma anche sulla base di valorizzazioni ulteriori fondate su coefficienti di tipo statistico (come nel caso degli studi di settore, appunto), si pensava che per arrivare al reddito presunto si sarebbe comunque partiti dalle spese, dagli in-vestimenti e dai beni “effettivi”, per poi al più applicare sulle relative risultanze “oggettive” dei moltiplicatori statisti-ci in ragione della tipologia del nucleo familiare di appartenenza e del territo-rio di residenza del contribuente. Già questo, come si diceva, sarebbe bastato a trasformare parzialmente il redditome-tro in uno studio di settore per famiglie. Con l’approvazione del Decreto, inve-

ce, risulta ormai chiaro come questa tra-sformazione sia totale. Anzi, il nuovo redditometro diventa ancor più “statisti-co” (e sganciato dalle risultanze “ogget-tive” riconducibili al contribuente cui si applica) degli studi di settore stessi, per-ché può portare anche a quantificazioni del reddito presunto completamente basate solo sulle valorizzazioni stati-stiche derivanti, per le diverse voci del paniere di spese, dai dati di spesa media di cui all’indagine sui consumi delle fa-miglie compresa nel Programma statisti-co nazionale (o anche sulla base di altri non meglio precisati – e, per questo, allo stato francamente inquietanti – “analisi e studi socioeconomici, anche di set-tore). Questo vuol dire, in altre parole, che il redditometro, così configurato, diviene applicabile anche a prescindere dalle risultanze dell’Anagrafe tributaria e comunque, ove le risultanze dell’A-nagrafe tributaria generino un reddito presunto “analitico” inferiore a quello “puramente statistico”, quello che può essere utilizzato “contro” il contri-buente rimane quest’ultimo. Da questa impostazione derivano dei pro (per il Fisco) e dei contro (per i contribuenti). I pro sono che il redditometro diviene utilizzabile a tappeto nei confronti di

tutti, ivi compresi coloro i quali, per le più svariate ragioni, lecite e meno lecite, sfuggono completamente all’Anagrafe tributaria. I contro sono che potrebbero essere veramente molto numerosi i casi in cui il reddito presunto determinato integralmente o quasi su base statistica “ci azzecchi” poco o niente con quello di cui il contribuente è effettivamente titolare, mettendolo non poco in diffi-coltà sul fronte della prova contraria.Perché, se è vero che rimane la prova di aver conseguito redditi non imponibili o aver ricevuto donazioni o simili, in casi di questo tipo diventa dannatamente arduo provare di aver sostenuto meno spese di quelle “statistiche”. Ciò detto, siamo sicuri che anche il nuovo “reddi-tometro-studio di settore per famiglie”, così come il vecchio, abbia natura di presunzione legale relativa, tale da consentire all’Agenzia delle Entrate di emettere avvisi di accertamento basati esclusivamente sulle sue risultanze (sal-vo fruttuoso contradditorio preventivo) e tale quindi da invertire sul contribuen-te l’onere della prova? Secondo noi, per varie ragioni di diritto, è tutt’altro che pacifico. E, se invece dovesse prevalere la tesi interpretativa volta ad affermare la natura di presunzione legale relativa di questo strumento, viene da sé che si renderebbe necessaria quanto prima una modifica normativa. Perché è vero che l’Agenzia delle Entrate ha già rassi-curato più volte in ordine alla “pruden-za” con cui intende avvalersi di questo strumento, ma, in uno Stato di diritto, in cui il contribuente è cittadino e non suddito, quello che contano realmente sono le norme, non le rassicurazioni del sovrano.

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107106

POST-IT/ POST-IT/

12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

Pelo edi IMMANUEL

[email protected]

IlVA, IMPreNdITorI dell’ANNo, Per lA VAlle CAMoNICA

Assocamuna, una piccola associazio-ne di imprenditori della Valle Camo-nica, ha insignito del titolo di impren-ditori dell’anno la famiglia Riva, quella dell’ILVA di Taranto, proprio mentre Emilio Riva ed il figlio Nicola eranoagli arresti domiciliari e l’altrofiglio,Fabio, era all’estero, non si sapeva bene dove.Luigi Buzzi, fondatore di Assocamu-na, facendo il cerchiobottista, aveva dichiarato: non ho preso io la deci-sione, ma condivido, sto con Riva.

Con lui molti camuni, che pensano che, se anche Riva ha sbagliato, non si può chiudere una fabbrica così. Il Governo Monti ha fatto le acrobazie per inventarsi una soluzione che con-sentisse la prosecuzione dell’attività produttiva. Certo, non per fare un pia-cere ai Riva, ma per la consapevolezza che dal fermo dell’attività sarebbero scaturite conseguenze pesantissime per l’economia, per l’occupazione, per gli utilizzatori dei coils. Rimane il problemadidefinirelalineadidemar-

cazione tra l’economia ed il rispetto delle leggi che tutelano la salute, di decidere se per lavorare bisogna an-che morire, dentro e fuori la fabbrica. MontieClinihannotrovatoundiffici-le, precario ed irripetibile equilibrio. Ma “imprenditori dell’anno” proprio no, caro Buzzi. Ci voleva soltanto un pizzico di buon senso, quello di cui i camuni sono tradizionalmente ricchi, per comprendere che c’erano molte ragioni di opportunità per cambiare, per fermarsi, per evitare il ridicolo.

GrIllo: elIMINAre I sINdACATI!

Non ha usato giri di parole, Beppe Grillo, nel suo attacco: “eliminiamo i sindacati, che sono una struttura vecchia, come i partiti politici”, ha urlato il comico. Non si può concor-dare con Grillo. Eliminare i sindacati non è possibile, non è neanche op-portuno, perché costituiscono parte integrante del sistema democratico ed hanno svolto, storicamente, un ruolo importante per lo sviluppo ed il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. Tuttavia, a ben guardare, il grido di dolore di Grillo non è del tutto sbagliato. Sotto due profili. Il primo è rappresentato dalfattocheisindacatihannomodificatoil loro ambito di rappresentanza. Dal-la sfera dei lavoratori, i cui interessi sono chiamati a rappresentare, sono passati alla rappresentanza degli ita-liani tutti, ed a loro insaputa. Lo han-no fatto non da soli, certamente, ma con la complicità dei tanti, tantissimi governi che, dal dopoguerra ad oggi, li hanno chiamati, consultati, cocco-lati anche su temi esorbitanti dalla loro sfera di rappresentanza naturale. Il secondo è rappresentato dal fatto che, tra loro, ci sono anche le facce toste che vanno in televisione a pro-testare contro i provvedimenti che il governo ha dovuto adottare per porre rimedio ai guasti che anche loro han-no contribuito a creare. Per esempio all’INPS, che per anni hanno ammini-strato direttamente, con maggioran-zebulgarefissateperlegge.

MATTINZolI, Il FederATore

Dobbiamo unire le forze, creare un’u-nica rappresentanza per tutte le as-sociazioni di categoria, ha auspicato Enrico Mattinzoli, presidente dell’As-sociazione Artigiani di Brescia.Con il garbo che gli è proprio, e senza guardare in casa d’altri, cita Rete Im-presa Italia come esempio negativo. Cita anche l’aeroporto di Montichiari, in cui le varie associazioni stanno in-sieme, con un comune rappresentante (il presidente di ABEM, Campana). Con tutta la stima ed il rispetto, ed

anche con simpatia per lo sforzo per costruire qualcosa in un territorio che non sta brillando sul piano delle idee, perché un accordo tra categorie molto diverse potrebbe funzionare, quando è fallita Rete Imprese Italia, che unisce commercianti ed artigiani? E perché un “Federatore” di tante associazioni potrà risolvere Montichiari, quando tutte le associazioni, riunite in una SpA, hanno miseramente fallito, dopo anni di annunci di successi annunciati, sempre dietro l’angolo e mai visti?

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109GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

SONDAGGIO/

WWW.BSNEWS.ITAIB, ImpAZZANO LE pRImARIE

La proposta lanciata da Bsnews.it lo scorso 5 dicembre (“Se anche Aib facesse le primarie”) ha fatto molto discutere. Auto-

revoli rappresentanti delle istituzioni, della politica, del sindacato e delle as-sociazioni di categoria hanno deciso di dire la loro sulla questione, nella quasi totalità esprimendosi in accordo con il sito. E l’interazione spontanea dei lettori è stata significativa. Ben 3.500 utenti, infatti, hanno deciso di rispon-

dere al sondaggio – che, lo ricordiamo, non ha valore statistico – promosso da Bsnews.it sull’ipotesi che l’associazio-ne industriali bresciani possa scegliere il prossimo presidente con il metodo delle primarie e sul nome eventual-mente preferito per quel ruolo tra i dieci scelti dalla redazione o proposti dai lettori. I sì hanno prevalso in ma-niera netta e tra i candidati ha trionfato il presidente di Omr Marco Bonometti, seguito dall’acciaiere Giuseppe Pasi-

ni e dall’ad della nota fabbrica d’armi Franco Gussalli Beretta. Un risultato netto. Che il sito ha deciso di trasmet-tere ai cinque saggi di Aib: le figure che – secondo le regole dell’associazione – hanno il delicato compito di sonda-re la base associativa per individuare il nuovo presidente. Spetterà a loro – se lo vorranno e nei modi che ritenessero opportuni – ogni valutazione di meri-to. Ma Bsnews.it ha deciso di dare il suo contributo.

aib, giusto fare le primarie per il presidente?I sì alla proposta lanciata da Bsnews.it hanno prevalso in maniera netta. Oltre sette lettori su dieci, infatti, hanno accolto favorevolmente l’i-niziativa dichiarando che il metodo delle primarie, “importato” in Italia

dal Pd, andrebbe esteso anche ad altri ambiti. Comprese le elezioni dell’associazione industriali brescia-ni. I contrari, invece, sono stati il 22,5 per cento. Al 5,5 per cento gli indecisi.

Sì. No. Non so.

aib, chi vorresti come presidente? ecco il risultato del nostro sondaggio

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

marco bonometti

giuseppe pasini

franco gussalli beretta

alberto volpi

sandro bonomi

bruno bertoli

silvestro niboli

marco gaia

giacomo gnutti

eugenio bodini

presidente di Omr e neocavaliere del lavoro

presidente Feralpi Group

vicepresidente di Aib con delega all’Educationa.d. del Salumificio Volpi e vicepresidente di Aib con delega all’Ambientepresidente dell’Enolgas di Concesio, recente-mente eletto a Bruxelles alla guida di Orgalimepresidente della Metra e vice di Dallera per i Rapporti sindacali

presidente Gruppo Fondital

fondatore e a.d. di Turboden

presidente della Fondazione Comunità Bresciana presidente Sideridraulic System ed ex presidente di Aib

1301

477

463

423

300

158

117

101

93

56

37,3%

13,7%

13,3%

12,1%

8,6%

4,5%

3,4%

2,9%

2,6%

1,6%

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111110 12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

LA SINTESI DELLE OpINIONI RACCOLTE DA BSNEWS.IT(Gli interventi completi all’indirizzo: http://www.bsnews.it/notizia.php?id=21115)

ATTIlIo CAMoZZI (presidente gruppo camozzi)“Pur non essendo iscritto all’Aib né ad altre organizzazioni, e pur non preten-dendo di insegnare il mestiere a nes-suno, sul piano del metodo le primarie possono essere – se ben gestite – uno strumento utile per ‘tastare il polso’ del-la base degli imprenditori”.

eMIlIo del BoNo (candidato sindaco pd)“Trovo la proposta lanciata da Bsnews.it interessante, perché apre Aib all’ipotesi di un contributo più largo nella scelta del presidente”.

luIGI BuZZI (ex presidente assocamuna)“In linea di principio ritengo opportuno che una grossa associazione imprendito-

riale permetta almeno ai soci di proporre nominativi diversi tra cui scegliere”.

dAMIANo GAlleTTI (segretario provinciale cgil)“Non trovo nulla di negativo nell’ipotesi che le associazioni mettano in campo un meccanismo come le primarie. Purché – non parlando di un partito – il diritto di voto rimanga riservato agli associati o agli iscritti”.

eTTore loNATI (presidente Lonati spa)“L’iniziativa di Bsnews.it è molto sti-molante. Penso che possano derivarne risultati positivi per le organizzazioni di rappresentanza in generale. Anche per l’Aib, che è la più vicina alle elezioni. Spero che molti voci di imprenditori si aggiungano al dibattito”.

CArlo MAssoleTTI (presidente di ascom)“Non credo sia facile traslare il meccani-smo delle primarie dalla politica ad altri ambienti. Il presidente di un’associa-

Marco Bonometti

s

SONDAGGIO/

zione di categoria non viene eletto, ma nominato dagli aderenti dell’associazio-ne attraverso meccanismi sanciti dagli statuti”.

dANIele MolGorA (presidente provincia di Brescia)“Ogni realtà deve godere della doverosa autonomia: la decisione se fare o meno le primarie spetta dunque ad Aib. Ma è certo che allargare il dibattito interno porta effetti positivi. Per tutti”.

eTTore PrANdINI (presidente di coldiretti Lombardia)“Le primarie sono uno strumento uti-le per dare voce alla base, e quindi non posso che vedere favorevolmente la pro-posta. Ovviamente vanno definite prima regole chiare”.

GIANMArCo quAdrINI (consigliere regionale, segretario provinciale udc)“Oggi si invocano le primarie per tutto, ma non sono convinto che siano il me-todo migliore per garantire la rappre-sentatività, tanto più in un’associazione di categoria. Per Aib meglio l’ipotesi di una lista in cui gli associati scelgano i nomi a loro più graditi”.

Aldo reBeCChI (ex deputato, pd)“Le primarie sono un metodo molto de-mocratico per scegliere i propri rappre-sentanti e non vedrei nulla di strano nel fatto che anche Aib lo utilizzasse”.

FABIo rolFI (vicesindaco di Brescia)“Non sono convinto che il metodo delle

primarie debba per forza essere applicato anche ad organizzazioni come Aib, che non deve candidarsi al governo del Paese. La scelta compete agli imprenditori”.

sTeFANo sAGlIA (deputato, ex sottosegretario)“Il tempo che stiamo vivendo consiglia a tutti di mettere in campo strumenti nuo-vi per facilitare la partecipazione. Vale per i partiti, ma anche per le organizza-zioni di categoria”.

MAurIZIo ZIPPoNI (responsabile nazionale Lavoro Idv)“È finito il momento della delega. Mi au-guro che le primarie possano diventare una nuova pratica per indicare i propri rappresentanti, anche nelle associazioni sindacali”.

5 dicembre 2012Giorgio Costa, direttore di Bsnews.it e 12 Mesi, pubblica un intervento sul sito proponendo che anche l’as-sociazione imprenditori bresciani scelga il suo prossimo presidente at-traverso il metodo delle primarie in modo da permettere agli associati di esprimersi “su una platea ampia, non su designazioni calate dall’alto, che rischiano di perpetuare un sistema imbalsamato, che non serve a nessu-no, se non agli addetti ai lavori”. Al pezzo, fino al 10 dicembre, vengono accompagnati i commenti di autore-voli esponenti delle istituzioni, della politica, delle associazioni di catego-ria e del sindacato.

Contestualmente vengono lanciati due sondaggi: “Aib, giusto fare le primarie per il presidente” e “Aib, chi vorresti come presidente?”. Il se-condo viene accompagnato da alcu-ni nomi (con relative biografie), dan-do comunque l’opportunità ai lettori di suggerire altri candidati.

10 dicembre 2012Le risposte al sondaggio raggiungo-no quota 500. Il nome di Bonometti – l’ultimo tra quelli aggiunti – cresce

velocemente e conquista il primo posto con il 24 per cento. Ma è testa a testa con Beretta (20,6 per cento) e Pasini (18 per cento). Volpi al 10,2 per cento.

14 dicembre 2012I voti salgono a quota 1.300 e Bo-nometti prende il largo salendo al 27 per cento. Pasini scavalca Beret-ta salendo al 19 per cento contro il 18 dell’ad della nota fabbrica d’ar-mi. Mentre Volpi sale al quarto po-sto con il 14 per cento. Al sondag-gio – su proposta dei lettori – viene aggiunto un nuovo nome, quello di Silvestro Niboli.

24 dicembre 2012Bsnews.it pubblica un nuovo articolo rivolgendosi direttamente ai verti-ci di Aib (“Cara Aib, ora le primarie facciamole davvero”), sottolinean-do che “l’iniziativa ha smosso le ac-que” e che “queste considerazioni, ci inducono a proporre ad Aib un percorso comune e condiviso, per consentire ad ogni imprenditore che lo desideri di esprimere la sua preferenza, nei modi e nelle forme che Bsnews.it si dichiara disponibile a concordare con Aib, ovviamente

senza alcun pregiudizio per le sue re-gole statutarie, che solo ad Aib spet-ta modificare, se e quando lo riterrà opportuno”.

14 gennaio 2013Aib risponde non poter aderire alla proposta di Bsnews.it in quanto “la richiesta è giunta dopo la nomina della Commissione di designazione dei saggi avvenuta il 10 dicembre 2012” e “ora ogni nostra presa di posizione verrebbe letta come un’in-debita ingerenza nel lavoro della commissione stessa”.

Bsnews.it pubblica un nuovo arti-colo annunciando la chiusura del sondaggio (i votanti sono stati circa 3.500). Nell’articolo, Costa annuncia che i risultati verranno trasmessi ai cinque “saggi” di Aib, che hanno il delicato compito di sondare la base associativa per individuare il nuovo presidente. E che il sito intervisterà le persone che hanno ricevuto voti nel sondaggi.

15 gennaio 2013Costa, come promesso, scrive al Co-mitato dei saggi di Aib comunicando i risultati del sondaggio.

la cronaca dell’iniziativa

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112 12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO

SPETTACOLI/

“COLpI DI SCENA!”AL pALABRESCIA

Dopo il successo ottenuto nella precedente stagione, Colpi di scena! prosegue la programmazione 2012-

2013 al Teatro PalaBrescia con molte novità. Ai soggetti promotori dell’anno pre-cedente, Eureteis e Orione, in colla-borazione con Matel, si sono aggiunti New Star, agenzia di spettacoli guida-ta da Alessandro De Luigi, e Officine Smeraldo, di Gianmario Longoni. Una sinergia nata per soddisfare le esigen-ze di un pubblico che vive il teatro non solo come svago, e fonte di divertimento per tutta la famiglia, ma anche come un modo per soffermarsi su alcuni aspetti della nostra società.Gli appuntamenti in cartellone sono vari e tali da soddisfare tutti i gusti: dalla gran-de danza internazionale – con il geniale coreografo Daniel Ezralow con il nuovo spettacolo Open (6 marzo) – al recital impegnato e al monologo ironico-sati-rico, dal cabaret ai musical adatti a tutta la famiglia – come Biancaneve (3 marzo) e Aladin (24 marzo) – per trascorrere la domenica pomeriggio (e non solo) con la magia dei personaggi e degli eroi, cari ai bambini, ma anche agli adulti.

La proposta di natura economica è in li-nea con quella di altri teatri simili e vede l’opportunità in alcune occasioni di go-dere di sconti e facilitazioni, soprattutto dedicati alla famiglia. Per alcuni spetta-coli saranno possibili convenzioni (da concordare) per gruppi.

Per acquistare i biglietti, ci si può rivolgere a:- biglietteria del teatro Palabrescia da lunedì al sabato, dalle 16 alle 19 (e un’ora prima dell’inizio degli spettacoli); - prevendite abituali del circuito TicketOne e omonimo sito (www.ticketone.it), ove si possono scaricare anche le

apposite apps per cellulare.Teatro PalaBresciaVia San Zeno 168 - 030/348888 - www.palabrescia.it

IL TEATRO DELLA CITTÀ

Gli spettacoliPoohopera seconda in tourlunedì 4 febbraio - ore 21

GruPo ComPany SeGundoBuena Vista Social Clubvenerdì 1 marzo - ore 21

daniel ezralowopenmercoledì 6 marzo - ore 21

SerGio SGrilli, roCCo Ciarmolie FranCo TrenTalanCeTre pelati per una serata garantitavenerdì 8 marzo - ore 21

renzo arBorel’orchestra italiana… in toursabato 16 marzo - ore 21

Paolo CeVoliil sosia di luimercoledì 20 marzo - ore 21

aladinla magia del musicaldomenica 24 marzo - ore 16

FranCeSCo de GreGori in concertoSulla strada toursabato 23 marzo - ore 21

momixalchemysabato 6 e domenica 7 aprileore 21

al Bano in concertoÈ la mia vitasabato 13 aprile - ore 21

GiuSePPe GiaCoBazziapocalypsemartedì 16 aprile - ore 21

w.T. maTrixPink Floyd day ii for a.i.l.sabato 27 aprile - ore 21

i leGnaneSilasciate che i pendolari vengano a mevenerdì 17 maggio - ore 21sabato 18 maggio - ore 20.30domenica 19 maggio - ore 16.30

CriSTiano de andré in concertoCome in cielo così in guerratour 2013venerdì 12 aprile - ore 21

Buena Vista Social Club

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115

RUBRICALA/

GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

La storia ci insegna che le civiltà più pro-gredite del passato, dopo aver conosciu-to il culmine del loro sviluppo, si sono avviate verso un processo irreversibile di decadenza. Analogo quindi il destino della civiltà occidentale, che secondo al-cuni esperti è già avviato.L’antropologa Ida Magli definisce la ci-viltà europea una cultura “viva-morta”, ovvero una cultura che, anche se a noi contemporanea, appare morta.Se solo volgiamo lo sguardo agli anni settanta del secolo scorso, risulta evi-dente quanta distanza ci separi in ter-mini di costume e di cultura. A fronte di una imponente produzione tecnologica e scientifica degli ultimi quarant’anni, si contrappone l’aridità della produzione filosofica letteraria e artistica, sostituita da indici di borsa, pubblicità e mercato. Oggi conta consumare, divenuta quasi una condizione necessaria per esistere. Consumiamo con voracità tutto ciò che all’apparenza ci soddisfa, ma che al tem-po stesso svuota di contenuti la nostra esistenza. Consumiamo cibo, mode, og-getti, vita, in una frenesia che non lascia (forse volutamente) il tempo per pensa-re. Il pensiero, la riflessione marcano la loro assenza del nostro quotidiano, sostituiti dalla fretta e da una bulimica ossessione di correre per consumare e consumare per essere. I consumi, sempre più irrazionali pro-prio perché privi di pensiero, diventano l’indice del benessere, in una corsa sen-za fine che determina infelicità laddove si interrompe. Non più il pensiero quin-di alla base del nostro vivere ma il “non pensiero”, dove i valori di borsa si sosti-tuiscono ai valori veri, quelli della fami-glia e della comunità, e dove le certezze

di un tempo lasciano il posto alle nuove nevrosi.La perdita di valori equivale alla perdita di identità e quindi di futuro, la stessa accondiscendenza mascherata da buo-nismo e altruismo che la vecchia Europa ha nell’accettare supinamente l’inse-rimento di nuove culture e nuove reli-gioni che gli immigrati portano con sé, dimostra quanto poco profonde e fragili siano le nostre convinzioni.L’Italia non è più quella, perdiamo tradizioni e nel perderle perdiamo la memoria stessa del buon costume, del rispetto per gli anziani, per gli educa-tori in una sorta del “tutto è permesso” perché così fan tutti. Le fiere di paese, una volta lo specchio delle produzioni locali, si trasformano in fiere del made in China, il ciao a tutti gli sconosciuti, anziani compresi, è si-nonimo della perdita di coscienza delle gerarchie, ma soprattutto dell’educa-zione e del rispetto; per non parlare della consuetudine di madri “suvvate” (munite di suv) che, anziché incorag-giare la giusta severità educativa degli insegnanti, li contestano per aver mo-mentaneamente sequestrato il cellulare al loro figlio.Insomma una società dove il futuro è

il giorno dopo (quando non è subito), dove la pazienza di attendere il proprio turno viene superata dalla fretta di pre-tendere, e dove il sapere è considerato superfluo perché non monetizzabile. Una società “viva-morta” che non può avere futuro perché non vive il presente e ha dimenticato il passato, dove non re-sta e non resterà traccia della nostra esi-stenza, dove la ricerca del piacere come unico obiettivo quotidiano non fa che alimentare angoscia e vuoto.Certo, il mondo contemporaneo non può essere considerato tutto negativo, ma nel bilancio delle positività e negati-vità del vivere occidentale vi sono i pre-supposti di un declino che solo un totale ripensamento della nostra esistenza può invertire, superando quello che Bourdieu definisce il “ pensiero unico” dei comandamenti del libero mercato. Ritornare quindi alla tradizione, che significa educare le future generazioni ai valori, alla cultura, alla riflessione e al senso di comunità, non in antitesi al progresso, ma rendendolo meno im-personale e stimolandone i contenuti. Insomma, un ritorno al passato, ripren-dendo i temi che sono stati e devono ritornare ad essere il fondamento della nostra civiltà.

di eNrICO MATTINzOLI

POLTICA & SOCIETà

cIVIltÀ SenzA fUtURO

114 12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO

LIBRI/

LA pISTOLA SOTTO IL BANCOLETTERA A uN COmpAGNO DI SCuOLA Ex TERRORISTA una sofferta testimonianza di enrica recalcati degli anni di piombo,

ricordando sergio segio, il compagno di scuola ex terrorista.

La visita alla Rassegna della Mi-croeditoria italiana, tenutasi lo scorso novembre a Chiari, mi ha offerto l’opportunità di

conoscere Enrica Recalcati, milanese trapiantata a Brescia. Già insegnante e attrice, con due passioni preminenti: il teatro e la scrittura. Con le parole si misura da decenni, imbastendo poesie, racconti, diari e romanzi, depositati con cura nel cassetto. Ha invece pubblicato, per i tipi della torinese casa editrice Mi-raggi Edizioni, dando prova di sapersi muovere con personale stile e gradevo-le risultato, “La pistola sotto il banco” con l’emblematico sottotitolo: “Lettera a un compagno di scuola ex terrorista”, libro presentato proprio alla Rassegna clarense. Lo ha fatto per una serie di motivi, spiega, soprattutto: “Per quel famigerato 22 gennaio 2007 – scrive la Recalcati – quando ho acceso la tv su Rai Tre per vedere quella trasmissio-ne di Corrado Augias in cui si parla di libri… Lì l’ho visto, seduto nello scran-no degli ospiti, e dapprima ho stentato a riconoscerlo. Appesantito nei gesti – continua – e nell’aspetto, ma con gli stessi occhi di ghiaccio di sempre: Ser-gio Segio, il comandante Sirio di Prima Linea…”. L’autrice ha riconosciuto il vecchio compagno di scuola, sentendosi raggelare e iniziando a ricordare. E più ricordava, più l’indignazione e la rabbia le salivano dentro, incitandola a mettere nero su bianco. Nelle agili pagine di En-rica Recalcati prendono forma i ricordi degli anni vissuti nelle aule dell’Istituto

tecnico commerciale “Enrico De Nico-la” a Sesto San Giovanni. I ricordi dei drammatici anni Settanta, archiviati con la triste e realistica nomea di “anni di piombo”, l’hanno indotta a un esercizio di testimonianza e di passione civile, “nata da un moto di indignazione e dalla riflessione sull’esposizione mediatica degli ex terroristi”. Perché lo ha scritto? Tra le varie motivazioni ne segnalo due: “Perché non si dimentichi quello che è stato. Perché non si insegni ai nostri figli che ogni cosa può essere giustificata”. Pagine amare, che raccontano del cini-smo e dell’egoismo quotidiano del co-mandante Sirio agli occhi della sua com-pagna di classe, sino all’epilogo, legato a una nuova apparizione (maggio 2012) di Segio in Tv, questa volta da Lucia An-nunziata. “…Ti guardo – sono parole della Recalcati –. Guardo i tuoi occhi e rivedo tutte quelle volte che ci hai tro-vato in classe a leggere e a studiare du-rante le assemblee. In un attimo, riprovo il peso della rabbia nel cuore, la nausea alla bocca dello stomaco, il disagio… La gente. Che ne sai tu della gente, caro mio ex compagno di scuola? Per cono-scere le persone bisogna viverci dentro, e tu avevi già nella testa la scelta della latitanza, l’idea che il fine giustifichi i mezzi”. La chiusura del testo è agro-dolce: “…Stiamo invecchiando, caro Sergio, la nostalgia la sa lunga. Gli spet-tri del passato sono immagini scontate, se non per l’esperienza che può servire al cambiamento. Io il mio armadio l’ho aperto, scrivendo questo libro. Mi pia-cerebbe che lo aprissi, del tutto, anche tu. Ora sto meglio e guardo avanti”. Le

pagine alternano ricordi lucidi, dai quali emergono i contorni di un Segio cinico ed egoista, a prescindere dalle scelte di abbracciare violenza e lotta armata, a riflessioni amare e profonde, pur se mi-tigate dalla serenità, che si percepisce albergare nel cuore della scrittrice. Ci sono passaggi toccanti, come il richiamo alla volontà di redenzione e di oblio da parte dell’ex compagno di scuola: “Tu vuoi essere redento e chiedi che la tua memoria diventi amnesia? Ma come è possibile dimenticare l’olocausto, le persecuzioni, le vittime innocenti, gli assassini? Dimenticare chi è rimasto ucciso nei lager nazisti, i partigiani sulle montagne e nelle città? Dimenticare chi, nella storia, ha dato la vita per gli altri, e dimenticare i carnefici?”. Enrica chiede a Sergio se debbono essere dimenticati anche Galli e Alessandrini, quindi incal-za l’ex ingombrante compagno di scuo-la: “E Furlan? Ti vanti di esserti riconci-liato con la famiglia, ma quel giorno gli hai tolto la libertà di passeggiare con il suo cane; la stessa libertà che toglievi a noi studenti, compagni di scuola, di ban-co, di assemblea, agorà dove non si po-teva parlare…”. Dobbiamo dire grazie a Enrica Recalcati per il coraggio della sua testimonianza, per la condanna netta, senza se e senza ma, della violenza. Per avere reclamato di fronte ad accadimenti le tribune mediatiche riservate ai terro-risti, vissuti da tanti come un’ulteriore profonda violenza. Perché se è giusto non “toccare” Caino e provare per lui cristiano rispetto, non è accettabile che si dimentichi Abele e si calpestino i sen-timenti dei suoi cari.

di AdrIANo BAFFellI

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COSTUME E SOCIETà/

116 12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO

uN SALONE DI BELLEZZA DEDICATO A…CENERENTOLA

di CAMIllA ZAMPolINI

C’era una volta Cenerento-la… una bella e giovane ragazza, costretta ad una vita disagiata, a fare la

sguattera da sorellastre e matrigna catti-va. Un bel giorno, in occasione del ballo organizzato per trovare moglie al princi-pe del regno, grazie all’intervento della fata madrina, Cenerentola da sguattera si trasforma in principessa e, galeotta la scarpetta di cristallo calzabile soltanto dal suo piccolo perfetto piedino, Cene-rentola visse felice e contenta con il suo bel principe per tutti gli anni a venire.Credo che questa sia, se non la più fa-mosa, una fra le più note meravigliose favole di tutti i tempi, che fan sognare tutte le bambine. Ahimè, una volta di-ventate adulte però, la favola di Cene-rentola, purtroppo, rimane soltanto un bel ricordo per la maggior parte delle donne. Forse, anche nella società odier-na, sarebbe utile potersi avvalere dei servigi di una moderna “fata smemori-na” in grado, con un colpo di bacchetta magica, di ri-mettere in ordine i pezzi di molte esistenze.Ebbene signore, pare che per le Cenerentole del gior-no d’oggi, qualcuno (anzi, più precisamente qualcuna) abbia trovato se non una soluzione, quantomeno, un modo simpatico ed origina-le per sciogliere i nodi, non solo quelli dei capelli, ma soprattutto quelli dell’ani-ma a colpi di spazzola in un (vero) salone di bellezza, tutto rosa come quelli delle

vere principesse: la verace Lucia Iraci, fata, e soprattutto lungimirante benefat-trice, dei giorni nostri.Questa signora, dopo anni passati in alcuni dei saloni più chic della Ville Lu-mière, ha deciso di aprire in una delle zone più disagiate della splendida Parigi il “Salone Josephine”: associazione con la missione di “rifondare” l’immagine di donne svantaggiate; donne che si sono in un certo senso dimenticate di se stesse. L’idea è quella di restituire dignità alla donna; la schiera di donne che frequen-tano il salone di Lucia è variegata: qui vengono donne maltrattate, licenziate, madri emarginate o anche semplicemen-te donne fragili, povere e soprattutto sole. Donne che passano l’esistenza nel tunnel senza più colore della solitudine, donne che si sono dimenticate il perché valga la pena di farsi belle, che si sono di-menticate che le unghie, possono anche essere dipinte di rosa e non servono sol-tanto per graffiare, donne che utilizzano i capelli soltanto per nascondere il volto, donne che nello specchio vedono soltan-

to un oggetto riflettente, senza immagine di ritorno, trasparente.Al Salone Josephine, a colpi di spazzo-la, balsami profumati e smalti, il tutto innaffiato da abbondanti dosi di tè alla menta marocchino e merende a base di pane arabo, le donne, ritrovano pian piano se stesse.“Noi aiutiamo Cenerentola a ritrovare se stessa e a prendersi cura del proprio corpo e della propria anima” dice Lucia “e se Cenerentola a un certo punto, ri-acquistata fiducia in se stessa, non torna più al salone, non ne siamo affatto rat-tristate: per noi è un successo, il pieno raggiungimento del nostro obiettivo”.La tariffa, per le clienti che hanno i giu-sti requisiti per accedere, è di 3 euro a seduta, questo perché – dice la moder-na fatina – “è importante che le clienti sentano di essersi offerte questi tratta-menti”.In un anno e mezzo circa di attività, da questo magico e innovativo salone parigino, sono passate più di duemila donne; tutta la stampa francese ne parla

(e mi pare proprio non ci sia biso-gno di chiedersi il perché) ed è già pronto il progetto per l’apertura di una seconda succursale del salone a Tours.Perché parlare di un progetto così lontano, territorialmente? Beh, io personalmente ho due con-vinzioni: siamo tutti abitanti dello stesso mondo, e soprattutto, credo che nella nostra società ciò di cui abbiamo bisogno è cultura.Lucia Iraci, da Parigi, ci sta “accul-turando” e ci offre ottimi spunti per rinnovarci e, forse (perché no?!), prendere spunto per inventarci qualcosa di simile.

RUBRICALA/

Se per voi tablet, smartphone e laptop non rappresentano altro che videogame, rimar-rete piacevolmente sorpresi da quanto avrete la bontà di leggere di seguito! Se infatti co-noscete dei giovani portatori di handicap, vi potrebbero interessare le scoperte di alcuni utilizzi poco conosciuti dei più moderni strumenti digitali.I bimbi affetti da autismo e da disturbi di comunicazione, per anni hanno ricevuto te-rapie tramite l’utilizzo di cartoncini e schede decorate. La rivoluzione digitale ha introdot-to anche in psichiatria e neurologia specifi-che applicazioni che consentono ai pazienti di esprimere pensieri e sentimenti attraverso il semplice tocco di un touchscreen.I bambini affetti da sordità hanno sempre avuto seri problemi d’inserimento scolasti-co a causa della mancanza di opportunità d’apprendimento del linguaggio dei segni soprattutto in età pre- scolare.Gli strumenti innovativi oggi disponibili, permettono ai bambini più piccoli l’appren-dimento del linguaggio dei segni a casa e anche senza l’ausilio dei genitori e tramite la visione di tutorial video. Inoltre, le ultime applicazioni sono in grado di rispondere at-tivamente al linguaggio dei segni, dando ai bimbi l’opportunità di fare pratica e miglio-rare considerevolmente le proprie capacità comunicative.L’ambiente educativo risulta notevolmente impegnativo per gli studenti affetti da pro-

blemi di vista e poiché la maggior parte degli studenti apprende la matematica tramite la vista stessa, questi studenti hanno bisogno di ausili differenti. Calcolatrici parlanti pro-gettate da aziende quali Independent Living Aids e AbleData consentono l’apprendi-mento delle funzioni matematiche senza l’utilizzo di carta e penna.Alcuni sistemi di riconoscimento ottico con-sentono la scansione dei fogli sui quali sono scritte le formule e la conseguente lettura delle stesse ad alta voce, consentendo ai pic-coli studenti di non sentirsi esclusi.I disturbi dell’apprendimento quali disles-sia, disgrafia e discalculia possono essere oggi trattati con applicazioni e strumenti digitali quali PenFriend, che consentono un

più efficace recupero di eventuali disfunzio-ni, fornendo assistenza agli alunni anche in caso di difficoltà nella scelta dello spelling corretto di determinati termini.Le opportunità di vivere le proprie vite senza vincoli e limiti sono oggi più alla portata dei piccoli portatori di disabilità grazie alle tec-nologie digitali.

 di sTeFANO ANzuINeLLI

Al SeRVIzIO DeglI StUDentI PORtAtORI DI DISABIlItÀ

lA tecnOlOgIA

117GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

BRAINSTORM/

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TEMPO LIBERO/ TEMPO LIBERO/

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LIVE MUSIC ACTCI VORREBBE ANCHE IN ITALIA uN

di FederICo CArdANI

Il 1 ottobre 2012, in Inghilterra, è entrato in vigore il Live Music Act, una vera e propria boccata di aria fresca per musicisti e gestori

di pub e piccoli locali. La legge, infatti, aumenterà, e non di poco, la possibilità di organizzare concerti live nei locali londinesi e permetterà ai nuovi gruppi emergenti di esprimere la loro musica, essere ascoltati e, perché no, notati da un talent scout. Il Live Music Act inte-ressa principalmente i gestori di pub e piccoli locali, con una capienza inferiore alle 200 persone, permettendo di orga-nizzare concerti live senza più pagare la famosa Red Tape (tassa che in Italia è richiesta dalla Siae) e, di conseguenza, di aumentare il loro giro d’affari e quello dei gruppi ingaggiati. Grazie a questa nuova normativa saranno più di 13mila i pub che potranno finalmente permetter-si di ospitare un concerto live. A questo proposito abbiamo svolto un’indagine

nel centro storico di Brescia, intervi-stando musicisti e proprietari di locali, per cercare di capire se una legge d’ol-tremanica potrebbe essere applicata an-che in una city italiana.“Proprio l’altra sera – racconta Gabriele Carbone, uno dei proprietari de La Tor-re d’Ercole, osteria-birreria del centro storico – davanti al bancone stavano ce-nando separatamente quattro musicisti di grande rilievo e, grazie alla possibilità di conoscersi, è nata una discussione musicale di altissimo livello. Organizzare una serata live non nasce dall’idea di au-mentare il cassetto della serata, perché le spese sono troppo elevate per giustificare tale investimento, ma nasce dalla passio-ne e dalla voglia di creare movimento, in-

teresse. Una volta che il locale possiede le caratteristiche richieste per ospitare un concerto o un evento, non vedo perché si debbano creare ulteriori limitazioni se non quelle dettate dal buon senso; spe-riamo che anche in Italia si inizi a capire quanto alcune normative siano dannose per tutti”. In una città come Brescia – de-finita la Berlino d’Italia dagli artisti stessi proprio per la fervida attività artistica

indipendente – una legge simile a quella approvata in Inghilterra sarebbe un vero toccasana, permettendo ai ristoratori e ai giovani musicisti di farsi un nome e di essere ripagati per gli sforzi fatti in pas-sato, dettati da pura e semplice passio-ne. “L’Inghilterra, si sa, musicalmente parlando è sempre stata un passo avanti rispetto a tutti ed il Live Music Act ne è l’ennesima conferma – afferma Federico

Cantaboni, cantante e chitarrista degli Hell Spet, country punk band bresciana –. Credo che aumentando la possibilità delle esibizioni e il ricambio dell’offerta musicale anche il bar possa trarre van-taggio, ampliare il bacino della propria clientela. Brescia ha una varietà musica-le invidiabile, è una città musicalmente vivissima e l’organizzazione di alcune recenti serate lo ha dimostrato. Abbia-mo molti artisti che stanno emergendo soprattutto a livello inedito. Dare la pos-sibilità ai gruppi di ragazzi giovani di esi-birsi e provare cosa significa suonare dal vivo significa offrire un’opportunità, poi dipenderà tutto dalla bravura e dall’impe-gno della band”. Una legge come il Live Music Act apri-rebbe nuove prospettive a gestori di lo-cali e musicisti. Ma come influenzerebbe la serata di un cliente o un amante della musica? Secondo Giorgio, giovane studente dell’università Cattolica di Brescia, la possibilità di assistere a un concerto, praticamente tutte le sere, non avrebbe

solo una funzione di piacere personale ma anche un ruolo sociale. “Da sempre la musica ha l’incredibile caratteristica di aggregare, di creare un gruppo di per-sone con le stesse passioni e gusti – dice Giorgio –. Dare la possibilità a un loca-le di diventare un punto di riferimento e di ritrovo, al termine di una giornata universitaria, non fa che accrescere la possibilità di stringere rapporti duraturi con i propri coetanei. Non è detto che un concerto debba per forza protrarsi

fino a notte fonda o avere un volume tale da disturbare un quartiere. Si possono realizzare esibizioni di elevato livello ar-tistico senza disturbare chi non ne vuole usufruire. La musica ha sempre esercita-to un’influenza fondamentale sui giova-ni. Ogni episodio significativo della mia vita ha una sua colonna sonora, come se fosse una canzone il mezzo di espressio-ne di un ricordo, forse perché la sua eco risuona più dolce. Alla fine credo che bar e musica non dovrebbero limitarsi l’uno con l’altro”. La musica da sempre ha con-tribuito alla creazione dell’identità di una nazione, riuscendo a far cantare un inte-ro popolo sotto le note del proprio inno. Quindi la musica porta con sé l’identità, la tradizione e lo stato dell’umanità. Crea l’opportunità di camminare per le strade di Buenos Aires ed essere rapiti da una coppia di ballerini intenti a inseguirsi in passi di tango, o di sorseggiare una bir-ra a ritmo di percussioni su una spiaggia caraibica. Anche molti paesi europei con-siderano la musica e l’arte, in tutte le loro forme, un valore indiscutibile, e ricono-scono all’artista un ruolo di primo piano per esprime non solo l’individualità ma il pensiero intero di una comunità. Barcel-lona e Vienna sono solo due esempi dove l’arte di strada è ancora, non solo pratica-ta, ma apprezzata ed incentivata da turisti e residenti. La condivisione è una forma di relazione a cui non si può tarpare le ali e l’unione che deriva da queste due realtà ci accompagna da tempi antichi. Per nostra fortuna il Live Music Act cerca di preservare questa duplice funzione di espressione e condivisione.

una recente legge inglese ha rivoluzionato il mondo della musica dal vivo, eliminando i permessi

speciali per organizzare i concerti. A tutto beneficio dei locali più piccoli,

dell’intrattenimento serale e delle band emergenti.

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qUI E Là/ qUI E Là/

123122 12/DODICIMESIGENNAIO/FEBBRAIO GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

QUI & là

maria rita parsi: “ecco i miracoli della gente comune”La psicologa e psicoterapeuta, ospite al San Barnaba dell’Ewmd (European Women’s Management Development International Network) ha presentato il suo ultimo libro, “Doni. Miracoli quotidiani di gente comune”, edito da Mon-dadori. Nel volume si narrano testimonianze di persone che sanno usare la telepatia, dialogare con i defunti, avere visioni e sogni premonitori, prevedere quello che accadrà, leggere le coincidenze. Secondo Parsi, la capacità di fare profezie è dentro di noi. Intuire, prevedere e prevenire sono abilità molto più accessibili di quanto si pensi, e fun-zionano un po’ come internet e la comunicazione virtuale, che lancia segnali a distanza: “Anche noi emettiamo segna-li: si tratta solo di saperli cogliere e ascoltare”.

a cura di rolANdo GIAMBellI

premio bulloni: “esempi da cui ripartire”

Il Premio Bulloni 2012 è stato assegnato a Elena Moré,

la donna bresciana che il 21 maggio dello scorso anno ha perso tragicamente l’intera famiglia ma ha saputo perdonare e trasformare una sofferenza indicibile in

generosità. È stato il sindaco Adriano Paroli a proporlo, incontrando il consenso unanime della giuria. Elena Morè

da gennaio sarà in missione per tre mesi in Brasile: il “Bulloni” va alla sua carica di amore,

più forte delle ferite della vita.

concert for george harrison 2013Per ricordare George Harrison, il chitarrista solista di Liverpool che fece parte dei Beatles, Beatlesiani d’Italia Associati con il Patrocinio del Comune e della Provincia di Brescia, propone la 9ª edizione dell’“All things must pass”, un incontro culturale musicale variegato con la partecipazione di musicisti, artisti e ospiti importanti, dopo la partecipazione dell’associazione al memorabile “Concert for George” alla Royal Albert Hall di Londra nel 2002. Sono attesi numerosi musicisti, gruppi e tanti graditi ospiti. L’appuntamento è per sabato 2 marzo, dalle ore 16.30 in poi, presso il teatro S. Afra in vicolo dell’Ortaglia a Brescia. Ingresso libero.

a brescia gli antichi sapori dei frutti dimenticati

Dal Biricoccolo Bolognese alla Pera Burro Antico, dalla Pesca Sanguinella alla Prugna Meschina. Ma che fine hanno fatto queste varietà di frutti che un tempo erano molto diffuse? Per molti rappresentano un tuffo nel passato tra i ricordi

degli antichi prodotti di campagna, frutti che oggi non sono più presenti a causa delle difficoltà di coltivazione e dai bassi ricavi economici nel corso della commercializzazione di que-sti prodotti sul mercato. Domenica 3 Marzo, dalle 9.00 alle

19.00, si terrà uno speciale evento gratuito presso Brescia Garden, in via Vallecamonica 25, che per un’intera giornata

guiderà alla scoperta di questi frutti antichi, prodotti della terra ormai dimenticati che solo pochi appassionati collezio-

nisti continuano a far vivere e a far conoscere.

talentgold 2012Lo scorso dicembre, nel Centro Fiera del Garda a Montichiari si è svolto il secondo TalentGold, organizzato dalla Fondazione Zanetto e da TalentCity. In tale occasione è stato assegnato un International TalentGold all’ingegnere nucleare Mehran T. Keshe (in piedi nella foto), che ha tenuto una conferenza dal titolo: “Il segreto della tecnologia che cambierà la vita dell’umanità sul nostro pianeta: Rivoluzionarie metodologie basate sul plasma, che permetteranno di ricavare energia illimitata per l’industria, la casa, i trasporti, con applicazioni di nuovi concetti al mondo della medicina.”

il paese dei balocchi ai musei mazzucchelliLa mostra interattiva dedicata ai più piccoli, tenutasi ai Musei Mazzucchelli a Ciliverghe di Mazzano fino al 20 gennaio scorso, ha permesso ai bambini di confrontarsi tra i giochi del passato e quelli del presente ed è stata occasione per promuovere una ricca serie di attività dedicate ai giovani visitatori: laboratori didattici, weekend con l’artista, concerti ed eventi speciali. Dall’osservazio-ne dei giochi antichi appartenenti alle collezioni museali, i piccoli visitatori hanno sperimentato e approfondito le tipologie di giochi e giocattoli dei loro coetanei vissuti nel secolo scorso, confrontandoli con i giocattoli contemporanei, sperimentandone il funzionamento e riflettendo sul diverso approccio dedicato alle modalità di diver-timento e di aggregazione. Ogni weekend è stato inoltre arricchito da letture animate di favole legate al tema del gioco e del giocattolo, laboratori creativi e da intrattenimenti musicali (in foto).

L’assessore Claudia Taurisano con Maria Rita Parsi.

editi&inediti di tazio secchiarolida Wave photogallery

Per la prima volta a Brescia le opere del grande fotografo italiano Tazio Secchiaroli. Una selezione a cura di Giovanna

Bertelli di quasi 100 fotografie, b/n e colore, stampate dai negativi originali, in esclusiva per Wave Photogallery, in

cui, accanto agli scatti più celebri delle star del cinema internazionale, e a quelli delle notti della dolce vita romana,

sono esposte immagini rimaste finora inedite. Oltre a una serie di ritratti, per la prima volta sono presentate al

pubblico, accostandole al backstage di Blow Up, le fotografie scattate da Secchiaroli nelle strade di Londra affollate

dai giovani “capelloni” negli anni ’60. Wave Photogallery, via Trieste 32, Brescia, dal 2 marzo al 17 aprile 2013.

Inaugurazione sabato 2 marzo 2013 ore 19.00. © Archivio Secchiaroli

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RUBRICALA/

GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

di FrANCesCo rAsTrellIPresidente dell’Ordine dei Farmacisti

della Provincia di Brescia

genTILe FarMacIsTa...

D// Sto pensando di sottopormi ad un trattamento di medicina estetica, cosa devo fare? Grazie, Erica.R// Cara Erica, per prima cosa non bisogna assolutamente sottovalutare l’importanza di essere ben informati; ci sono diverse cose che è importante sapere e che quindi bisogna chiedere al professionista al quale si decide di affidare il proprio corpo. È fondamentale informarsi sui prodotti che vengono utilizzati, sul perché vengono impiegati proprio quei prodotti e capire le differenze che possono esserci tra di essi. È importante anche acquisire informazioni sull’azienda produttrice, la sua storia e la sua reputazione. Spiegate al medico quali risultati volete ottenere e chiedetegli delle sue esperienze con altri pazienti e dei risultati ottenuti in modo da scegliere il prodotto più idoneo a voi.

D// Ho sentito che è possibile curare il mal di schiena semplicemente con fasce che riscaldano, funzionano? Grazie, Diego.R// Caro Diego, la termoterapia è un metodo terapeutico utilizzato fin dall’antichità come rimedio naturale per favorire l’aumento dell’ossigenazione muscolare e della circolazione sanguigna. Il calore prolungato garantirà così una rapida ed efficace risoluzione del fastidioso disagio

provocato dal freddo. Questi prodotti, facilmente reperibili in farmacia possono essere molto utili sia per fastidi di origine traumatica sia reumatica: strappi, stiramenti, contratture, attività con iperaffaticamento, postura sbagliata, tensioni da stress psicofisico…

D// È vero che quest’anno l’influenza è arrivata prima rispetto agli altri anni? Qualche consiglio per evitarla? Grazie, Martina.R// Quest’anno l’identificazione dei ceppi influenzali che terranno a letto sei milioni di italiani è avvenuta con anticipo rispetto agli anni precedenti; questo non indica un inizio precoce della stagione influenzale, ma piuttosto che il sistema di sorveglianza funziona e che la circolazione dei virus influenzali non è limitata al solo inverno, confermando quindi la necessità di attuare controlli puntuali e applicare metodi diagnostici sofisticati in grado di permetterne il rilevamento in maniera veloce e accurata. Come per tutti gli anni restano valide le consuete precauzioni: lavarsi con cura e spesso le mani, coprire bocca e naso quando si tossisce e starnutisce, evitare di toccarsi spesso naso e occhi, cambiare aria nelle stanze di casa e lavoro e stare attenti agli sbalzi di temperatura.

Manda la tua domanda a:[email protected]

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IL FarMacIsTaRISPONDE

INFArTo: CAMMINAre

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Camminare velocemente, quasi correre per mezz’ora

4-5 volte la settimana abbatte del 25% il rischio di

ricadute per chi ha avuto un infarto. L’attività fisica deve

avere un’intensità assimilabile a chi è in ritardo ad un

appuntamento, un passo accelerato fino alla percezione

della fatica. Il risultato è quello di migliorare la capacità

aerobica, diminuendo la frequenza cardiaca aumentando

allo stesso tempo la forza del cuore, con effetti positivi

sulla capacità lavorativa e sul rischio di nuovi infarti.

FArMACIe oN-lINeSecondo l’ente statunitense LegitScript, unico ente riconosciuto dalle federazioni dei farmacisti per il servizio di verifica e controllo delle farmacie online, solo l’1% delle farmacie censite sul web è legale. Il restante 99% sarebbe rappresentato da farmacie false, dedite alla frode, o illegali, dedite alla diffusione di prodotti sospetti e non conformi agli standard vigenti.

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SALUTE/

127GENNAIO/FEBBRAIO 12/DODICIMESI

lA CrIsI PuÒ AIuTAre A MANGIAre MeGlIo

trA LE propostE dELLA dottorEssA ELENA rIzzI, pEr MIgLIorArE LE AbItUdINI ALIMENtArI E pEr coMpLEtArE IL cErchIo dEL bENEssErE,

LE MEtodIchE NAtUrALI coME qUELLA dEL “bAgNo dErIvAtIvo”.

la crisi economica come occasione per modificare, migliorandoli, i nostri com-portamenti soprattutto per quanto ri-guarda le abitudini alimentari. Questa è la

proposta della dottoressa Elena Rizzi che ormai da anni si è specializzata in questo settore, con-vinta com’è che “lo stile di vita è la vera preven-zione alle malattie e una corretta alimentazione ne è la base”. Stando alle ricerche pubblicate da vari giornali, emerge chiaramente che la crisi economica ha portato gli italiani a modificare le proprie abitudini alimentari; ecco allora che c’è chi è diventato più oculato nella spesa, chi com-pra meno, chi è più attento ad evitare gli sprechi e controlla con maggiore attenzione la data di scadenza degli alimenti. “Tutti comportamenti virtuosi, ma quello che mi preme ricordare – sot-tolinea la dottoressa Rizzi – è che si deve sfatare la leggenda che tutto il cibo di buona qualità sia costoso e riservato solo a chi se lo può permet-tere. Risparmiare oltre un certo limite sul cibo può significare nutrirsi di alimenti che possono avere contenuto scadente, con il rischio di avere effetti negativi sul piano nutrizionale, sulla salute e sul benessere delle persone”. E di alternative, a basso costo, ne esistono “come il pesce azzur-ro che apporta i preziosi omega 3 e selenio, i le-gumi che forniscono carboidrati complessi, fibre e proteine o ancora i cereali integrali, più ricchi di minerali, di proteine, di vitamine del gruppo B e di fibre rispetto ai cereali raffinati”. Altro utile consiglio è quello di “mettere atten-zione agli abbinamenti tra gli alimenti e variare il più possibile l’alimentazione anche riportando in tavola cibi più tradizionali, come le uova, spesso demonizzate. Un uovo – ricorda la dottoressa – costa in media solo 25 centesimi e fornisce 7,5 g di proteine nobili, perché contengono tutti gli amminoacidi essenziali nella giusta quantità. An-che i grassi di questo alimento sono migliori di

quanto si pensi, perché per due terzi si tratta di grassi insaturi, ossia “buoni”. Se per stare bene l’alimentazione gioca un ruolo determinante, l’attività fisica è un elemento fon-damentale. “È uno degli obiettivi del metodo che utilizzo – dice la dottoressa Rizzi –. È impor-tante tornare a muoversi per piacere, per dare forza al corpo. Facendo movimento in modo co-stante, il metabolismo si riattiva favorendo an-che il dimagrimento”. Ma non solo. A completa-re il cerchio del benessere, infatti, la dottoressa Elena Rizzi propone metodiche naturali come quella del “bagno derivativo che, conosciuto da migliaia di anni, ha un’azione depurante e consi-ste nel raffreddare esclusivamente le nostre par-ti intime in condizioni precise: un metodo effica-ce per purificare e drenare il nostro organismo. Il bagno derivativo – precisa la dottoressa – è una tecnica semplice per aiutare l’organismo ad espellere le tossine in modo da prevenire molte malattie e favorisce lo ‘smaltimento’ degli accu-muli adiposi. Una sola avvertenza: non effettua-re i bagni derivati durante la fase digestiva, ma attendere almeno un’ora e mezza dalla fine del pasto. Ricordo – conclude la dottoressa Elena Rizzi – che questa pratica ha finalità esclusiva-mente riferite al benessere generale della perso-na e non è una cura medica, ma i benefici sono sicuramente molto interessanti”. E come diceva un vecchio slogan: provare per credere.

La dottoressa Elena Rizzi

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2013

2013 //04.gennaio //07.gennaio2013

//8.novembre

//06.gennaio

2013

//06.gennaio2013

2013

MONDOsuccesso...èNew York, agente Cia condannato per una soffiata a un

giornale: è la prima volta nella storia. John Kiriakou, famoso per aver parlato in tv della pratica del waterboarding, finirà

in carcere per 30 mesi: ha rivelato a un giornalista il nome di un altro agente, che non fu mai pubblicato. Sono già sei i funzionari federali perseguiti dall’amministrazione Obama

per aver parlato con i media.

Australia in fiamme per il caldo record. Nell’i-

sola di Tasmania 3.000 eva-cuati e 100 dispersi. L’allar-me si sposta sul continente

per gli incendi fuori controllo scoppiati in Nuovo Gallese

del sud. A Sidney temperatu-re sui 43 gradi.

2013 //11.gennaioCina: frana, 8 morti e 40 sotto

le macerie. Nella provincia sud occiden-tale cinese dello Yunnan, nel villaggio

di Gaopo, al lavoro 300 persone tra volontari e soccorritori per estrarre

dalle macerie chi è rimasto intrappolato nell’incidente. Distrutte le case di 16

famiglie.

//06.gennaio

I due marò italiani tornano in India: “Abbiamo onorato la promessa”. Latorre e Girone, accusati di aver ucciso

due pescatori indiani scambiandoli per pirati, sono arrivati a Kochi dopo una “licenza” concessa loro dalle autorità del Kerala per passare le feste in Italia. Per la

licenza natalizia, lasciata una garanzia finanziaria di 60 milioni di rupie, pari a oltre 826 mila euro.

Venezuela: scompare ae-reo con 4 italiani a bordo,

fra i quali il figlio dello stilista Missoni, Vittorio,

sparito insieme alla moglie e altre 4 persone, due delle

quali italiane, tutti su un piccolo aeromobile che sa-

rebbe dovuto atterrare nel-le vicinanze di Caracas.

2013 //09.gennaioLondra, Amy Winehouse, il racconto dell’ultima notte.

La testimonianza della guardia del corpo della cantante durante l’ultima udienza dell’inchiesta sulla sua morte, nel 2011. La vide portare la cena in camera e osservare

come ipnotizzata le immagini dei suoi concerti su Youtube, bevendo vodka. La sera prima, alla sua dottoressa, aveva

detto di non voler morire.

//08.gennaio2013

India: al via processo per la ragazza stuprata.

Il giudice dispone udienze a porte chiuse per il caso che ha indignato il Paese: la studentessa di 23 anni,

morta in seguito alla violen-za di gruppo, ha suscitato

manifestazioni e proteste in difesa dei diritti delle donne.

I cinque accusati rischiano la pena di morte.

Arabia: scappa a 15 anni dal marito 90enne. La

ragazza è fuggita la prima notte di nozze e l’uomo vuo-

le intentare causa per ria-vere i 17mila dollari pagati in dote. Sui social network

arabi scoppia la rivolta: “Ba-sta con le spose bambine”.

Depardieu incontra Putin e prende il passaporto russo. L’attore francese incontra il

presidente russo nella sua residenza a Sochi, sul Mar

Nero. L’offerta della cittadi-nanza russa dopo le polemi-

che per l’aumento delle tasse ai ricchi in Francia.

2012

ITALIAsuccesso...è//01.dicembre

2012 //04.dicembre

2013 //04.gennaio

//12.dicembre2012

//11.gennaio2013

//21.dicembre2012

2012 //27.dicembre

2012 //02.dicembre

2012 //30.dicembre

Lerici, volantino choc in Chiesa. Il femminicidio? Un’in-venzione dei giornalisti. Il parroco don Piero Corsi affigge

sulla porta della chiesa di San Terenzo un estratto dal sito radicale Pontifex.it, in cui si accusa le donne di meritarsi il peggio perché oggi non cucinano, non stanno dietro i figli e si vestono con abiti succinti. Infuriano le polemiche. Il pre-

te rammaricato: “Ho solo bisogno di riposo”.

Roma: muore Mariangela Mela-to, all’età di 71 anni, una delle più grandi e prolifiche attrici di teatro

e cinema in Italia. Vincitrice di 9 David di Donatello e di 6 nastri

d’argento per le sue interpretazio-ni, lavorò con Luciano Salce, Vit-

torio de Sica, Giuseppe Bertolucci, Luigi Comencini e molti altri.

Rapinato e picchiato Sergio Zavoli. Quattro

uomini nell’abitazione del giornalista Rai, 89 anni, a

Monte Porzio, lo minacciano e poi lo rinchiudono in una stanza, sottoponendolo per

ben tre volte alla roulette russa con la pistola.

Il presidente del Consiglio Mario Monti rassegna le dimissioni nelle mani del Presidente Napolitano,

in seguito al ritiro del sostegno del Pdl alla Camera. Il capo del governo

ha aspettato il sì definitivo alla legge di Stabilità per dimettersi. Si profila il

voto anticipato a febbraio.

Cermis, motoslitta nel di-rupo: sei morti e due feriti

gravi. L’incidente nella tarda serata lungo una pista ‘nera’, chiusa al transito. Il mezzo si

è ribaltato, sbalzando fuori i passeggeri: alcuni sono pre-

cipitati per oltre cento metri. Sono turisti russi.

Alessandro Sallusti in arresto nella sede de Il

Giornale, condannato a 14 anni di carcere per diffa-

mazione a mezzo stampa. Il Capo dello Stato commuta

la pena del direttore con un’ammenda pecuniaria di

oltre 15mila euro.

Bersani vince le primarie con oltre il 60% dei voti, can-didandosi come premier del centrosinistra. Il segretario

del Pd promette “spazio alla nuova generazione”, mentre Renzi, al di sotto del 40%, commenta: “giusto provarci,

adesso torno a fare il militante”.

Il primo tweet del Papa, @Pontifex, parte in inglese alle undici e mezzo e

viene subito tradotto in tutte le lingue del mondo: “Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via Twitter. Grazie per

la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore”. È il primo cinguettio di un Papa dal proprio profilo, e in pochi secondi piovono migliaia di “retweet”.

Addio a Rita Levi Montalcini. La senatrice a vita e premio Nobel per la medicina si spegne nella sua

abitazione romana, a 103 anni. A lei si deve la scoperta del fattore di crescita dei nervi, il suo ruolo sul sistema

immunitario e l’effetto protettivo sull’Alzheimer. Giorgio Napolitano: “Con lei si è spenta una luminosa figura della

storia della scienza”.

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BRESCIAsuccesso...è

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20122012

//28.dicembre2012

2012

//31.dicembre

2013

Arrivano i pappa corner, per una città a misura di bebè: gli angoli ad hoc per l’allattamento e

il cambio sono allestiti dal Comune e dalle farmacie per consentire ai neo-genitori la cura del proprio bambino

fuori casa, anche nel contesto urbano. Il servizio si ispira alle linee di indirizzo europee e dell’Unicef per la promo-

zione dell’allattamento al seno.

Muore Toni Secchi: parti-giano, regista, direttore del-la fotografia, si spegne dopo

una vita intensa a 89 anni nella sua casa di Zoanno, a

Ponte di Legno. Genovese di nascita con radici camune, lasciando Varese alla metà

degli anni ‘70 era tornato nella valle dove aveva com-

battuto nelle Fiamme Verdi.

Mobilità Eco: è argento per Brescia. La città è al secondo posto tra le più “ecomobili” d’Italia, se-

condo i risultati del sesto rapporto elaborato da

Euromobility, esaminando Ztl, trasporto pubblico ed

incidenti. Oro per Torino e bronzo alla città di Parma.

Passeggiata delle befane: una corsa benefica, per la sicurezza sulle strade, si snoda da via Avogadro al Ca-

stello e ritorno. Il ricavato della manifestazione è diviso fra l’Aifvs e la cooperativa Mongolfiera, per proseguire nell’atti-vità di prevenzione degli incidenti stradali attraverso incon-

tri di sensibilizzazione nelle scuole di città e provincia.

Muore Febo Conti, storico conduttore di programmi per ragazzi. Il presentatore, scomparso a 86 anni a Desenzano

Del Garda, aveva iniziato la sua carriera in radio, per poi passare al piccolo schermo. Negli anni ‘60 presentò il

celebre quiz per ragazzi “Chi sa chi lo sa?”, ma anche “Il club dei castori” con Enza Sampò.

//17.dicembre

Roghi a Borgosatollo. Dopo ben quattro emergenze in tut-to il paese, nuovo incendio nel

deposito adiacente l’oratorio di via San Giovanni. Al lavoro due squadre dei pompieri, im-

pegnate anche in una casa, per un’auto, e in un palazzo della

periferia: è caccia al piromane.

//02.gennaioMarciano per la pace in 500. Organizzato dalla Tavola della

pace, in collaborazione con la Diocesi, parrocchie e altre

realtà, il corteo ha preso il via davanti alla chiesa di Caionvico e si è concluso al convento fran-cescano di Rezzato, con i canti e

la benedizione finale.

//20.dicembre

//11.gennaioMontichiari, mettono

in fuga i rapinatori. Fallisce l’assalto a un’abitazione isolata

in via Madonnina: colluttazione in cucina e delinquenti sconfitti.

Tre uomini armati e incappuc-ciati tentano il blitz, ma padrone

di casa, moglie e fratello li re-spingono a calci e bastonate.

//21.dicembre

Addio a Corrado Faissola, il “banchiere galantuomo”.

Dopo una lunga malattia, a 77 anni, il presidente del

Consiglio di sorveglianza Ubi Banca, ex presidente

dell’Abi e Cavaliere del La-voro, si è spento. Bagno di

folla ai funerali celebrati in Duomo.

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