12 Mesi - BERGAMO - Novembre 2012

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Tutti insieme risparmiosamente Pensieri di Stefano Agostini Bruno Bozzetto Ettore Pirovano Sonia Rottichieri Strade e quartieri Via Pignolo Hinterland Mozzo Viaggio in Provincia Antegnate Calcio Covo Fontanella Pumenengo IMMOBILI DI PRESTIGIO PARETE NORD UNIVERSITÀ DI BERGAMO INSIDE BASKET WHAT’S UP È SUCCESSO Il destino delle ex caserme di Bergamo Tra Bergamo e Brescia è boom di stranieri BERGAMO N. 7 ANNO I // NOVEMBRE 2012 1,20

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Tutti insiemerisparmiosamente

Pensieri diStefano AgostiniBruno BozzettoEttore Pirovano

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Il destino delle ex caserme di BergamoTra Bergamo e Brescia è boom di stranieri

bergamo

N. 7 ANNO I // novembre 2012

€ 1,20

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L’aperitivoBruno Bozzetto: “Anche il signor Rossi

non ne può più dello spread”Opinioni

Ettore Pirovano: “Non mi dispiacerebbefare il sindaco di Bergamo”

Prodotto & mercatoStefano Agostini: “Italiani grandi innovatori,

quel che manca è il sistema Paese”Strategia d’impresa

Sonia Rottichieri: “Il sesso? È una cosa bella e conta tantissimo”

BachecaQuegli incerti destini immobiliari

delle ex caserme di BergamoInside

Inchiesta. Gruppi acquisto solidali:Tutti insieme risparmiosamente

IN QUESTOnUmero

Registrazione Tribunale di Bergamo n. 10/12 del 16/03/2012

Hanno collaboratoSilvio Bettini, Donatella Carè, Alessandro Cheula,

Marco Cimmino, Mario Conserva, Laura Di Teodoro, Giovanna Dolci, Fulvio Facci, Bruno Forza, Lorenzo Frizza, Roberto Giulietti, Laura Bernardi Locatelli,

Sara Noris, Antonio Panigalli, Lelia Parisi, Massimo Rossi, Giuseppe Ruggieri, Rosanna Scardi, Daniele

Selini, Giordana Talamona, Donatella Tiraboschi, Alessandra Tonizzo.

FotografieSergio Agazzi, Umberto Favretto Agenzia Reporter,

Rolando Giambelli Il Fotogramma,Vincenzo Lombardi, Patrick Merighi Brescia in Vetrina, Cristina Minini,

Archivio Sale’s Solutions

PubblicitàSale’s Solutions Srl

Via Paglia, 26 - 24122 BergamoTel. 035.19903543

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MESI

DODICI MESIMensile di attualità, economia, inchieste,

opinioni e cultura da Bergamo e dal mondo.

Novembre 2012Anno I - Numero 7

Rivista mensile - € 1,20

EditoreEdizioni 12 Srl

RedazioneVia Paglia, 26 - 24122 Bergamo

Tel. [email protected]

Sede legale: Brescia Viale Duca degli Abruzzi, 163

Direttore Responsabile

Giorgio [email protected]

CoordinamentoDonatella Carè

Giuseppe Ruggieri

ImpaginazioneSale’s Solutions Srl

StampaTiber Spa - Brescia

Strade e quartieri: Via PignoloHinterland: MozzoOdysseus 2012: Navigare nelle ideeViaggio in provincia: Bassa OrientaleCovo, Calcio, Antegnate, Fontanella, PumenengoTra Bergamo e Bresciaè boom di stranieriUniversità di Bergamo: l’alto valoredell’apprendistatoParete NordLa città delle donneRospo, ti bacio o… ti salvo?Basket: la carica dei diecimilaAl cinemaWhat’s up? Ridi che ti passaÈ successoSoluzioni immobiliari di prestigio

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13L’APERITIVO

L’estinzione dei dinosauri

L a sera, dopo aver visto program-mi come “L’Infedele”, “Bal-larò”, “Piazzapulita”, “L’Ulti-maparola”, non riesco subito a

prendere sonno. Angoscia, rabbia e fru-strazione, amalgamate da un’apprensio-ne di fondo, prendono il posto dell’ot-timismo che, normalmente, mi pervade durante il giorno. Al termine di quelle trasmissioni più o meno urlate da cas-sandre, commentatori giacobini, politici sconclusionati ed esperti sconosciuti e spesso improvvisati, con i poveri con-duttori che si affannano a cercare di dare un senso a quelle babele di dichiarazioni, le due domande che mi assillano sono: come si è arrivati a questo punto? Cosa succederà nell’imminente futuro? La sensazione che stia per succedere qual-cosa di epocale è violenta e con lo zap-ping sui tanti nuovi canali del digitale ter-restre, cerco qualcosa che mi distragga e mi rilassi. Da qualche tempo mi fermo su D-MAX, un canale dove dei tizi svuota-no cantine cercando un vecchio flipper o un coltello di Pecos Bill da rivendere agli appassionati con lauti guadagni, o un ex-marine spiega come si usa e i vantag-gi di una mitragliatrice da 5.000 colpi al minuto o del nuovo Hummer con canno-ne a puntamento laser. Già, ho pensato: “Cavoli! Sabato vado subito a comprar-melo”. Trasmissioni che, o ti puliscono la mente o te la radono al suolo (quasi come “Veline”). Qualche giorno fa, sem-pre sul mio amato D-MAX, mi imbatto in una trasmissione dove un ricercatore teorizzava la sua recente scoperta sul leg-gendario Tirannosaurus Rex, spiegando

come la sua morfologia lo portasse ad essere un divoratore di carogne e non un predatore di animali vivi. Molto interes-sante! Mentre mi coricavo pensando a questa appassionante rivelazione, pensai ai dinosauri. Quei giganteschi e potenti rettili dominarono Gaia per 160 milioni di anni. Erano i più forti. I mammiferi esistevano già ma erano specie inferiori, piccoli roditori che vivevano sotto terra e se mettevano il naso fuori, diventano cibo per i carnivori migliaia di volte più grandi di loro. Poi nel Cretaceo, dopo centinaia di secoli di potere, un meteorite grande come l’isola d’Elba cadde nel golfo del Messico e con una potenza di migliaia di atomiche, sconvolse il mondo. Una nube di calore e polvere nel giro di pochi mi-nuti estinse Gigantosauri, Spinosauri e Tirannosauri; tutti i dinosauri sparirono così per sempre dal nostro pianeta. Dopo qualche tempo, finito il calore e deposi-tata la polvere i piccoli roditori uscirono dalle tane sotterranee che li avevano sal-vati e da allora i mammiferi si evolvettero e conquistarono il mondo. Nell’appog-giare la testa sul cuscino mi sono sentito come uno di quei topolini indifesi, smar-riti ed impotenti, come i tanti cittadini, lavoratori, artigiani, piccoli imprenditori che temono di essere divorati dai dino-sauri predatori di oggi: le multinazionali, le lobbies politiche, la grande finanza. Sorridendo, mi sono addormentato sere-no, certo che il nuovo meteorite stava ar-rivando e che il mondo sarebbe ritornato presto di tutti i topolini..

Giorgio Gosta

L’intero ricavato del “Gospel di Natale” - organizzato dalla Fondazione Credito Bergamasco - saràdevoluto all’Istituto di Riabilitazione Angelo Custode di Predore (Bergamo), a sostegno delle meritevoli attività in favore di persone affette da disabilità fisiche, sensoriali e psichiche in età evolutiva. I biglietti per assistere allo spettacolo saranno in vendita a Bergamo presso la biglietteria del Teatro Donizetti (tel. 035 4160601/2/3) a partire dal giorno 5 novembre 2012 fino a esaurimento. I prezzi dei biglietti, comprensivi di prevendita, sono: Platea primo settore euro 20,00 cad. - Platea secondo settore € 15,00 cad -Palchi euro 15,00 cad. - Prima e Seconda Galleria euro 10,00 cad. Vendita on line al sito www.vivaticket.it

Per maggiori informazioni:

www.fondazionecreberg.ite-mail: [email protected]

DR

IVE

PD

19 dicembre 2012 alle ore 21.00

Teatro Donizetti - Bergamo

The Anthony Morgan’sInspirational Choir of Harlem

DAI CREDITO ALLA SOLIDARIETà - 11A EDIZIONE

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12MESInovembre 201212MESI

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“anche iL signor rossi

14 PENSIERI DI

A colloquio con bruno bozzetto, il celebre fumettista e regista bergamasco. “L’italiano medio oggi è ancora più depresso

e arrabbiato, vittima dell’accanimento sui poveri diavoli, dell’Imu e delle tasse”

di rosAnnA scArdI

B runo Bozzetto, lei è anima-tore, fumettista, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico. In una pa-

rola come si considera?“Faccio di tutto e, come tale, rimango un dilettante, ma mi piace la definizione di comunicatore o cineamatore”. Si dice nomen omen, nel nome il pro-prio destino, ma se non si fosse chiama-to Bozzetto, cos’altro avrebbe fatto?

“Sarei diventato uno scrittore. Mi piace inventare storie, anche se scrivere una sceneggiatura è più facile, perché crei un racconto funzionale per altri perso-naggi”.Come ha iniziato a disegnare?“Non ho mai studiato disegno, era nel mio dna. Mio nonno, Gerolamo Poloni, era un grande affreschista. Una passione che, tramite mia mamma, è arrivata a me. Solo che io non volevo ritrarre qualcosa, ma farlo muovere”.Chi l’ha aiutata?“Mio padre. È stato lui ad aiutarmi, rea-lizzando la parte tecnica. Mi serviva una macchina che scattasse i fotogrammi dei disegni su un pianale, coperta da un ve-tro e con due lampade laterali. Lui me la costruì sull’asse da stiro di mia mamma. E così mi aiutò a produrre Tapum! La storia delle armi che avevo inventato du-rante il periodo degli esami di maturità. Era il 1958. Il corto fu proiettato a Can-nes attirando attenzioni importanti”.“Tapum!” è una satira sulla guerra intesa come connaturata alla storia dell’uomo. La sua idea è cambiata?“No. Allora avevo letto L’istinto di ucci-

dere di Robert Ardray. Secondo l’antro-pologo americano se l’uomo è riuscito a sopravvivere e sterminare animali con zanne e artigli è perché uccidere è una necessità. E poi, tutte le invenzioni na-scono da ricerche belliche che sono poi state trasformate”. Ora a cosa sta lavorando?“Ho preparato il lungometraggio Il mi-stero del Viavai, un soggetto di fantasia sui danni da sfruttamento ambientale, ma è in attesa di finanziamento”. Dunque, è un ecologista. In che modo rispetta l’ambiente?“Uso il buon senso. Mi muovo il più possibile a piedi o in motorino. Separo i rifiuti, quando mi lavo i denti non spre-co acqua e spengo le luci inutili. Non si possono delegare le colpe dell’inquina-mento ai politici, né si può immaginare di chiudere le centrali nucleari. Però, se ognuno di noi adottasse piccoli accorgi-menti, potremmo fare la differenza”. Altro lavoro recente il corto “Once” sulla differenza tra i comportamenti di oggi e quelli di una volta. Nostalgia?“Tutto cambia, dalle vacanze al fumo, dalla musica al cinema. E pensiamo sem-pre che il passato sia migliore. La verità è che siamo portati a rivalutare gli anni della giovinezza. Dal canto mio, posso dire che c’è stato un imbarbarimento nei gusti”.

A 74 anni come vive la maturità?“Fisicamente, si sta peggio. Ma c’è da dire che viviamo mentalmente e va bene finché si hanno idee, entusiasmo e vo-glia di fare. Purtroppo, spesso si vedono idiozie premiate e lavori stupendi che passano inosservati. Questo non giova allo spirito”. Cos’è l’originalità?“Distaccarsi dagli altri a tutti i costi. Guardare il mondo con un’ottica e una prospettiva diverse, come è successo a grandi scrittori e registi. Il tutto senza volgarità o violenze”.Ci pare di capire che non ama il “Grande fratello”.“Per me va bene rinchiudere degli sco-nosciuti, altamente selezionati, in una casa per tre mesi. Però non riprenderei nulla. E starei a vedere cosa succede”. Invece, cosa le piace? “Su Youtube ho scoperto i cartoni Bird box, li avrei voluti creare io. Mi danno os-sigeno in tempi come questi in cui siamo bombardati da pessimi film e cattiva tv”. È famosa la saga del Signor Rossi, sim-bolo dell’italiano medio di mezz’età, da lei inventata a partire dagli anni Ses-santa. Com’è cambiata questa figura?“È un uomo ancora più depresso e arrab-biato. Vittima dell’accanimento sui po-

veri diavoli, dell’Imu e delle tasse. In una vignetta deve sparare a un cowboy che al posto di essere Tex si chiama Tax”. A proposito di Ue, ha prodotto “Eu-ropa vs Italia”, riprendendo in modo sarcastico alcuni stereotipi. “Ho ricevuto centinaia di lettere da tut-to il mondo in cui mi dicevano che si sentivano come noi, bastava cambiare la bandiera. Gli unici a non avermi scritto sono stati i tedeschi”.Cosa pensa della Merkel? “Sta sull’altalena. Un giorno dà ragione a Monti, il giorno dopo deve riappacifi-care il suo popolo”. Anche lo spread offre spunti? “Eccome, il Signor Rossi non ne può più. Va al bar e ordina una bottiglia d’ac-qua minerale. Il cameriere gli domanda: con o senza spread? E poi c’è il pappa-gallo che non fa che ripetere la cantile-na: lo spread va su, lo spread va giù”.Cosa pensa del 3d? “Lo apprezzo, rende più vera la recitazio-ne, anche se non lo uso”. È iscritto a Facebook? “Sì, è una sorta di vampiro che succhia via il tempo e crea dipendenza. Ritengo che ci sia un nesso tra i ventuno milioni di disoccupati nel mondo e il numero di utenti. All’inizio accetti solo l’amicizia di

amici e parenti, poi ti ritrovi a chattare con sconosciuti all’altro capo del mondo”. Nel corto “Meritocrazia” dipinge la storia italiana fatta di raccomanda-zioni. Chi non sopporta?“Ce l’ho con i politici che rubano. Per-sone come Alessandro Carloni e Luca Prasso, talenti della Dreamworks, o En-rico Casarosa, alla Pixar, sono scappati dall’Italia. Un paese dove gli incompe-tenti ai vertici creano danni e sono pro-mossi. Bisogna ripulire il Paese, anche se è un’utopia”. Matteo Renzi predica bene?“A parole sì, ma bisogna vederlo nei fatti. I politici parlano del sesso degli angeli, invece di essere vicini alla gente pensano a come coltivare il proprio orticello”. E di Monti che dice?“Dico solo che ha fatto qualcosa, le cose più facili: tassare chi già pagava. Per il resto, ha le mani legate”.Di cosa ha bisogno l’Italia?“Un kamikaze, un dittatore, un illumi-nato”. Qual è stato il momento più bello del-la sua vita? “Sono tantissimi, dalla nascita dei miei quattro figli, all’incontro con mia mo-glie, dalla nomina all’Oscar per Cavallet-te, alla laurea honoris causa conferitami dall’Università di Bergamo. Non c’è che dire, sono un uomo fortunato”.

la schedaBruno Bozzetto, classe 1938, nato a Milano e cresciuto a Bergamo, nella sua carriera ha realizzato sei lungo-metraggi e centinaia di cortome-traggi. Fra questi “Cavallette”, can-didato all’Oscar nel 1991, una serie di filmati educativi per “Quark” e le avventure del Signor Rossi. Nel 2008 ha ricevuto il Premio De Sica alla carriera.

monti? Ha le mani legate

Troppi incompetentiin carriera. E fanno danni

non ne può più deLLo spread”

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17OPINIONI

di AnTonIo PAnIGALLI astuzia o furBizia?

p ensando agli ultimi fatti di cro-naca, alla loro continua e inces-sante reiterazione, e provando a correlarli alla devastante situa-

zione del sistema Italia, non si può non riflettere sulla “ignorante furbizia” che la classe politica degli scandali regionali – come quello dei giovani delle università di Calabria (fino a sette 30 e lode in un giorno, neppure Albert Einsten…), solo per portare un esempio recente – conti-nua a esercitare in un paese ormai malato di mancanza di cultura di rinnovamento e di dimenticanza dei valori di base di una società civile.

Per poter intraprendere un nuovo cam-mino di prosperità, se non proprio di crescita (anche perché la crescita all’in-finito non può esistere), bisogna tenere ben presente che la prosperità economi-ca è “cambiamento”, sicuramente nella quantità e sempre di più nella qualità. È ormai troppo lungo il periodo nel quale la mala politica, il cattivo assistenziali-smo sindacale, l’eccessiva furbizia dei singoli, delle corporazioni e della socie-tà nel suo insieme hanno portato ad una costante decrescita della produttività e

quindi del benes-sere.

Bisogna cambiare! Il cambiamento è pervasivo (coin-volge tutti gli strati e gli aspetti della vita sociale) ed è influenzabile (me-glio se con astuzia politica che con furbizia) ma ineludibile, quindi o viene governato o viene subìto. È ora di tornare a rimboccarsi le mani-che, altrimenti risulterà impossibile im-maginare di invertire il trend negativo.

Il virus della bassa crescita ha cominciato a essere diffuso dalla metà degli anni Ses-santa (mentre il messaggio politico/socia-le è sempre stato quello della esaltazione del miracolo italiano) con scelte che hanno sempre più ingessato il paese in ogni spa-zio vitale e appesantito il fardello di norme, imposte, flessibilità, ecc..

Le riforme sono il mezzo per cambiare (anche il voto può essere una riforma), il contesto nel quale decidono e do-

vrebbero incidere i cittadini. In Italia il cantiere delle riforme è rimasto in realtà sempre aperto con annunci, norme ab-bozzate e mai applicate, misure lente, poco risolute, incompiute, incoerenti con il risultato sotto gli occhi di tutti: di-sorientamento e incertezza, da un lato, e scetticismo e diffidenza verso l’efficacia delle riforme, dall’altro.

Per dirla alla Milton Friedman: “Esiste un’enorme inerzia, una tirannia dello status quo, nelle istituzioni private e spe-cialmente pubbliche. Soltanto una crisi, effettiva o percepita, produce un cambia-mento reale. Quando quella crisi avvie-ne, il politicamente impossibile diventa politicamente inevitabile”.

Anni Ottanta Anni Novanta 2000-2007 2000-2010

PIL pro-capite 2,3 1,5 0,5 -0,4

Produttività oraria del lavoro 1,8 1,5 0,1 0,0

Il benessere rallenta con la produttività(Italia, contributi alla variazione del PIL pro-capite, espressi in valori % medi annui)

Fonte: elaborazioni CSC su dati ISTAT.

Ore lavorate/popolazione 0,5 0,1 0,4 -0,3

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Germania

Italia

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Riforme: chi le fa (bene) riparte(PIL pro-capite, a prezzi costanti,1990=100)

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Fonte: elaborazioni CSC su dati FMI. 2012 previsioni.

Dalla convergenza alla divergenza(PIL pro-capite, USA=100)

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Fonte: elaborazioni CSC su dati BEA, FMI, Maddison e ISTAT.

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UE-15 Italia

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18 PENSIERI DI

“non mi dispiacereBBe fare iL sindaco di Bergamo”

Intervista a ettore Pirovano, presidente della Provincia: “credo che la macchina di Palazzo Frizzoni meriti qualche dose di motosega”.

“non sono più parlamentare dallo scorso anno e non sono mai stato così bene da quando non frequento più montecitorio”.

di donATeLLA TIrAboschI

p rima di diventare leghista, parlamentare e presidente della Provincia, chi era e cosa faceva Ettore Pirovano?

“Agli inizi ero un bambino turbolento. Mio padre era veterinario in un piccolo paesino del Veneto. Faticavano a te-nermi, spesso venivano a cercarmi sulle montagne. Poi sono stato uno studente non proprio modello: sospeso alle Me-die, messo in un collegio dei Salesiani e da lì espulso”.Motivo?“Canzoni sconce sul libro di greco”.Che materie le interessavano?“Umanistiche, ma la cosa che mi inte-ressava di più era la musica. Tra l’altro, con una chitarra in mano, si acchiappa-va. Grazie alle insistenze di mia madre sono arrivato al diploma di geometra”.Quanto e a cosa le è servito?“A girare il mondo. Mi occupavo di

cantieri edili. Dalla Russia all’Algeria, al Congo. Servivano una visione d’in-sieme generale e la capacità di risolvere i problemi, anche con le autorità locali. Trattare con Mobutu, per esempio, non era semplice”.Esiste il Mal d’Africa?“Io lo chiamo la sindrome dell’operaio di Ostenda, che va a lavorare in Africa nei privilegi e poi torna a casa e va in fabbrica con la schiscetta. Certo, alcuni paesaggi ti restano dentro. A me è suc-cesso con il deserto”.Il deserto evoca solitudine; lei si è mai sentito solo?

“Si vive sempre da soli, soprattutto quando si è lontani da casa. A contatto con i popoli arabi ho imparato ad aspet-tare, che non è proprio pazienza, piut-tosto una rassegnazione all’attesa che occupa intere giornate. Cosa che non riesco a fare qui in Provincia”.Cosa ci fa una motosega nel suo ufficio?“Niente di pratico. Diciamo che ha un valore simbolico”.Cosa pensano di lei i dipendenti della Provincia?“Che sono un rompiballe. Ma rispettoso”. Quali sono i tratti distintivi del suo carattere?

“L’individualismo. Cerco di trasferire il buono che faccio negli altri sperando di essere d’esempio, e aldilà delle apparen-ze, sono molto disponibile e sostanzial-mente buono, anche se non lo sembro”.Dunque, lei dà di se stesso un’imma-gine diversa dalla realtà?“Sì, ma è quello che io voglio. Voglio che la gente abbia di me l’immagine di un deci-sionista. Ciò non toglie nulla alla mia sen-sibilità, che si manifesta con l’amore verso gli animali e con l’attenzione al sociale”. Le famiglie soffrono e i politici sper-perano…“La cosa assurda è che io non posso pa-gare le aziende bergamasche, per via del patto di stabilità. Ho i soldi, ma non pos-so saldare se non 20 dei 60 milioni di de-biti. I soldi a Roma, in banca, ci sono. Ne ho 100 di milioni e sono soldi veri. Non pagando quei 40 milioni metto a rischio tante famiglie”.Avrebbe mai pensato, un gior-no, di diventare Presidente della Provincia?“No e nemmeno che avrei fat-to politica. Non mi interessava. Fino al ’92 non avevo nemmeno mai visto il municipio di Caravaggio. Votavo così… perché dovevo”.Chi? “Il Pli di Malagodi. Mai votato né Dc né Pci, avevo una visione politica medio borghese, vedevo l’Italia come un gros-so paracarro, col freno a mano tirato. Quando ho trovato sulla mia strada un movimento di matti come la Lega, mi è piaciuto subito perché era il partito meno imperfetto rispetto al mio modo di vedere la vita”.Identità di vedute?“Di azione direi. A 17 anni mi ricordo che avrei voluto menare un’impiegata delle Poste che, davanti ad un’anziana in attesa di un vaglia, parlava delle sue vacanze. Davanti a un certo tipo di bu-rocrazia ero già intollerante”. La cosa che le è piaciuta di più fare, politicamente parlando?“Il sindaco, perché è come giocare al biliardo, non servono troppe sponde per arrivare al castello. Il sindaco ha un grosso potere, decide cosa serve con la

propria gente e lo fa”.Che cosa pensa dello scandalo della Regione Lazio?“È uno schifo, ma di cose così è piena l’Italia”. Cosa salva della politica attuale?“Non sono più parlamentare dallo scor-so anno e non sono mai stato così bene da quando non frequento più Monteci-torio”.Molti suoi ex colleghi deputati non la pensano come lei…“Il guaio è che ci vanno troppo giovani e poi pensano che l’unico modo di vivere e sopravvivere sia quello”.Cosa ne è adesso del Pdl ?“Mi sembra che tutti siano più o meno nelle stesse condizioni…”.Che idea si è fatto della politica che verrà?

“Sarà come la vuole la gente e spero che si riesca a mediare per fare in modo che si salvi qualche aspetto di tradizione”.Come le sembra la Lega di oggi?“Più ordinata, meno fronzoli, meno or-pelli, più vicina a quello che vorrebbe la gente. Sarà un duro percorso ma ho grande stima di Maroni. Di sicuro non succederanno più le cose del passato”.L’hanno amareggiata?“È uno dei motivi per cui ho lasciato il Parlamento, anche se alla base c’è la de-cisione di vivere secondo parametri pre-cisi, famiglia, amici e poi tutto il resto”. È stato un buon padre?“Non credo, ero sempre via. Ho una sola figlia che fa il sindaco e dicono che su quella poltrona ce l’ho messa io. Pec-cato che per fare il sindaco servano i voti della gente”. Quanto conta avere un nome in poli-tica?“Oggi conta, ma forse in modo negativo”.Colpe e meriti dei parlamentari ber-gamaschi?“Ultimamente tutti i parlamentari, non

solo i nostri, sono diventati degli schiac-ciabottoni. Chi sta all’opposizione è ininfluente, chi sta in maggioranza deve votare anche cose che non condivide”.Monti?“Non credo che sia un salvatore. Ha la fortuna di non aver trovato sulla sua stra-da persone con le sue stesse capacità - e tra i mille parlamentari ce ne sono - ma che non hanno la sua stessa autonomia cerebrale di decisione”.Alle prossime elezioni Bergamo sarà ancora così leghista?“La gente voterà di pancia. Il movimen-to senz’altro perderà qualcosa… Abbia-mo fatto promesse che non sono state mantenute”.Non siete più né così puri né così duri…“Quando si sbandierano troppo certe

virtù, poi finisce che si fanno delle figuracce”. Come sono i suoi rapporti con i poteri forti della città?“La sensazione che provo, cammi-nando sul Sentierone, è che l’aria sia così densa da sembrare miele.

C’è una corporazione cittadina con per-sonaggi che hanno una considerazione eccessiva di se stessi. Quando si ha a che fare con qualcuno di loro, ci sono troppi salamelecchi da fare”.Cosa le rode di più?“Non avere soldi per le buche delle stra-de. I miei predecessori che si gloriavano delle strade, in realtà non facevano altro che destinare fondi di altre istituzioni per queste opere”.Cosa pensa di Bettoni?“Non penso”. Il caso Moro? “Se avessi un assessore in odore di por-cherie, gli chiederei dimissioni imme-diate altrimenti gli renderei la vita molto difficile”.Il Comune di Bergamo?“Difficile dare un giudizio, perché Ten-torio ha una maggioranza diversa dalla mia. È un apparato faraonico e complica-to. Voglio tornare a fare il sindaco e farlo a Bergamo non mi dispiacerebbe. Credo che la macchina di Palazzo Frizzoni meri-ti qualche dose di motosega”.

la schedaDeputato, senatore, sindaco di Ca-ravaggio e, dal 2009, presidente della Provincia di Bergamo. Il cursus honorum di Ettore Pirovano, nato a Caravaggio nel ‘49, parte nel ‘96 con l’elezione al Parlamento. Leghi-sta della prima ora, ha una passio-ne per la musica, e per la chitarra in particolare. Percepisce uno stipen-dio di 3.200 euro con cui, testuali parole “mantiene la famiglia”.

La Lega arretrerà. Abbiamo fatto promesse senza mantenerle

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12MESInovembre 2012

21RUBRICA

di sILvIo beTTInI

PRODOTTO & MERCATOoLtre La crisi: iL mercato dei sogni non conosce fLessioni

i talia: liberalizzazione del gioco d’azzardo, una scommessa che non si ripaga, titola l’edizione america-na di Reuters il 12 luglio scorso,

proseguendo, poi, col dire che persino nelle immediate vicinanze del Colosseo, così come avviene ad ogni angolo di strada in Italia, è possibile giocare d’az-zardo con una slot machine posta all’in-gresso di una sala bingo, aperta dove poco prima c’era un cinema, oppure nel bar all’angolo, che tra l’altro vende ogni genere di biglietto di lotteria o di gratta e vinci, gli stessi che per altro si posso-no acquistare anche nel locale ufficio postale e il tutto entro il raggio di due isolati. In barba al momento di profonda crisi economica, in Italia, la promessa di un jackpot brilla a ogni angolo di strada, ma del resto, il nostro, rappresenta il più grande mercato del gioco d’azzardo in Europa e uno dei più grandi al mondo. I numeri. Nel 2011, secondo l’Ammini-strazione Autonoma dei Monopoli di Sta-to, la raccolta del gioco d’azzardo in Italia è stata pari a quasi 80 miliardi di euro, circa il 5% del Pil nazionale. Il 56,3% del fattu-rato totale è stato raccolto da slot machine e video-lotterie, il 12,7% dai Gratta e vin-ci, l’8,5 dal Lotto, il 4,9 dalle scommesse sportive, il 3% dal Superenalotto, e il rima-nente da bingo e scommesse ippiche.Il fenomeno sembra essere in continuo aumento, si ipotizza per quest’anno un’ul-teriore crescita del 12% che dovrebbe portare la raccolta complessiva a circa 90 miliardi di euro. Crescita senz’altro aiutata da una pubblicità pervasiva, da un’offerta sempre più varia che copre l’intero arco della giornata e dalla facilità con cui vi si può accedere: è possibile giocare quasi in ogni luogo, dal supermercato al web.Se però il fatturato legato al gioco d’azzar-

do è passato dai 14,3 miliardi del 2000 ai 90 miliardi previsti per il 2012, i ricavi per lo Stato sono aumentati solo marginal-mente. La cifra incassata dall’erario per tasse sul gioco d’azzardo è ammontata ad oltre 8,5 miliardi di euro l’anno scorso, certo non poca cosa, ma tale crescita è, in proporzione, di gran lunga inferiore all’in-cremento di spesa: meno di 3 miliardi tra il 2001 e il 2011. La sproporzione tra crescita di giocate e gettito fiscale è senz’altro da ricondur-re all’applicazione di un’aliquota fiscale agevolata, che nel 2011 è stata inferiore all’11%, a dimostrazione di una precisa volontà politica di dare impulso a questo specifico settore economico.Le ragioni. Perché si sia voluto “spinge-re” il settore non è facile dirsi, quel che è certo è che la deregolamentazione del gioco d’azzardo ha avuto inizio nel 1992, quando a causa della pesantissima crisi economica, che tra l’altro portò il gover-no Amato ad una svalutazione della lira del 25%, l’Italia aveva bisogno urgente di entrate fiscali. Inizialmente il trend non fu certo vorticoso, nel 1994 il fatturato dei tre operatori principali, Lottomatica, Sisal e Snai, non superava i 6,5 miliardi di lire. Nel 2006 la legge Bersani-Visco ha per-messo agli operatori stranieri di entrare nel mercato italiano facilitando, da quel momento, una crescita costante. L’impul-so finale fu poi costituito dal cosiddetto “decreto di ferragosto” del 2011 quando il governo Berlusconi ha avviato la libe-ralizzazione dei giochi d’azzardo online. Se è vero che il gioco online rappresenta solo una parte del gioco d’azzardo nel suo insieme, è anche vero che è comunque il settore che è cresciuto di più con un incre-mento di volumi del 100% tra il 2011 e il 2012; solo nei primi sei mesi successivi

alla liberalizzazione sono stati fatturati più di 5 miliardi di euro.Una seconda motivazione importante a fa-vore della deregolamentazione è da ricon-durre alla lotta alla criminalità organizzata: si pensava, infatti, che liberare il gioco d’azzardo avrebbe consentito di “sposta-re” i giocatori dal gioco illegale a quello legale. Se l’intento era nobile il risultato è stato fallimentare perché, stando ai re-latori della commissione parlamentare an-timafia del 2011, ciò è avvenuto solo per un breve periodo iniziale: quando il gioco d’azzardo da illegale è diventato legale, le organizzazioni criminali non hanno fatto altro che “trasferire” le loro attività men-tre l’espansione dei volumi di gioco ha ali-mentato l’illegalità soprattutto nel campo del riciclaggio di denaro rendendo molto più semplice il passaggio di grandi somme via internet; tutto ciò a causa del perdurare di una legislazione arretrata e di un quadro normativo inadeguato ad affrontare un fe-nomeno in continua espansione.Quindi? Le conclusioni farebbero la gioia di monsieur De Lapalisse: abbiamo dato impulso al gioco d’azzardo per fare cassa fiscale, ma perché l’impulso fosse impor-tante ne abbiamo agevolato la tassazione neutralizzando così gran parte dei benefici derivanti dalla sua crescita. Cosa rimane di questo esempio di lungimiranza politica? Circa 700mila italiani dipendenti dal gio-co d’azzardo, numero che obbliga il mini-stro Riccardi ad affermare che “in una real-tà un po’ disperata in Italia, delle persone giocano nella speranza di un miracolo” e poi annunciare di voler regolamentare la pubblicità legata ai giochi, di voler inserire la ludopatia nei Livelli Essenziali di Assi-stenza con conseguente copertura a carico del sistema assistenza sanitaria statale... è sconfortante.

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novembre 2012

2322 PENSIERI DI

“itaLiani grandi innovatori,queL che manca è iL sistema paese”

Parla stefano Agostini, presidente e amministratore delegato di sanpellegrino spa.

di GIordAnA TALAmonA

esperto del mercato delle acque minerali, amministratore dele-gato e presidente di Sanpelle-grino dal 2007, Stefano Ago-

stini sa molto bene quale sia la forza del nostro Paese all’estero. Pregi e difetti di noi italiani che, oggi più che mai, in que-sto difficile momento di crisi, possono far pendere l’ago della bilancia da una parte all’altra, dal successo all’insucces-so, dalla rinascita allo sfacelo, dall’op-portunità del Made in Italy alla peggiore Italietta. Qual è la chiave per rilanciare il no-stro Paese? “Credo che la ricetta dovrà essere mol-to complessa, tuttavia ci sono delle certezze imprescindibili da cui partire che equivalgono al valore della cultura, alla ricchezza delle nostre grandi città, all’arte e alla qualità di certi prodotti tipici italiani, già esportati nel mondo”. Quanto conta l’innovazione? “Molto, ci sono aziende che hanno sa-puto innovarsi, e non solo dal punto di vista tecnologico, e altre che, seppur molto famose nel passato, hanno credu-to bastasse. Ma se un brand noto non ha la capacità di creare valore, nel tempo, è destinato a perdere, presto o tardi,

importanti fette di mercato. Nel caso di Sanpellegrino, l’innovazione è stata quella di creare, attorno a un prodotto di grande qualità, un meccanismo di promozione legato al mondo dell’alta gastronomia, oggi considerato trendy e alla moda”. Una strategia spendibile anche per altri settori? “Certo, vale per la moda, per il food and beverage, per l’industria. Chi compra italiano si identifica con quel prodotto, sa che dietro c’è una storia che può esse-re artigianale, si aspetta cura nei dettagli e materie prime di alto livello”. E nella tecnologia, le aziende italiane sanno ancora essere innovative? “Sì, da quel che vedo. C’è una capacità innovativa da parte dei grandi impren-ditori, soprattutto nel settore della mec-canica, che è senza pari, alcuni in grado di inventarsi nuove linee di produzione o macchinari che sono considerati all’a-vanguardia”.Quali sono i pregi che ci riconoscono gli stranieri? “La capacità innovativa, la flessibilità e l’ingegno, sia nel prodotto che nel suo posizionamento nel mercato. Questi sono punti che ci qualificano, così come il saper lavorare con culture differenti. Non si può dire che il mercato inglese, francese o americano siano sempre ben disposti ad aprirci la porta, ma noto la capacità, tutta italiana, di saper instau-rare buoni rapporti e questo vantaggio, a lungo andare, premia”. Cosa ci manca? “Un ‘sistema Italia’ integrato, è su que-sto che occorre lavorare. Manca dal pun-to di vista istituzionale e imprenditoria-le, sia per promuovere tutti assieme, credendoci, il meglio dell’Italia, che per facilitare l’inserimento dei marchi nei mercati internazionali”. E la valorizzazione dell’italian style?

“Quella è un’altra questione centrale. Le faccio un esempio che mi sembra esemplare: Italia e Spagna stanno vi-vendo oggi una crisi difficile, con ori-gini differenti, ma che sta mettendo a dura prova l’imprenditoria nazionale. Ho degli amici spagnoli, alcuni che hanno aziende nel settore dell’edilizia, altri nella pelletteria, che mi ripetono spesso, ‘sì, ma voi avete il Made in Italy che caratterizza tutti i vostri prodotti nel mondo’. Ed è vero. Forse ce lo di-mentichiamo, ma sono l’alta riconosci-bilità di un marchio e i valori positivi associati a quel brand che ne decretano il successo”. Pensa che il Governo Monti stia facen-do abbastanza per la promozione del Made in Italy? “Qualcosa si sta muovendo. Alcune settimane fa ero a Roma per incontrare il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, sull’accordo che Monti ha recentemen-te firmato con Obama, per l’anno della cultura italiana negli Stati Uniti. C’è un fittissimo programma di iniziative, per tutto il 2013, che promuoverà la nostra cultura e noi, come Gruppo Sanpellegri-no, speriamo di essere tra i partner pre-senti, assieme ad altri importanti marchi italiani”.

Un’opportunità imperdibile. “Senza dubbio, la comunità italiana negli Stati Uniti è tra le più numerose, quindi è una buona occasione per il no-stro Made in Italy. Spero solo che si fac-cia sistema, evitando che ognuno vada in maniera egoistica a prendere la propria posizione”. Il Gruppo Sanpellegrino è molto legato al suo territorio, non a caso nel marzo scorso avete dato il via alla produzione di 35 milioni di botti-glie su cui è riportato un QR code per smartphone da cui è possibile vedere un filmato sulle bellezze della Berga-masca. Cosa si augura per quel terri-torio? “Ho grande amore per il nostro mar-chio, una realtà che ha sempre saputo generare occupazione e benessere nel territorio. L’idea del QR code nasce proprio da questo concetto e dall’impre-scindibile legame con la città di San Pel-legrino Terme che purtroppo, assieme a tutta la Valle Brembana, sta vivendo, in altri settori, momenti di dura crisi. Il nostro Gruppo, al contrario, continua a crescere e ci auguriamo di avere davanti a noi un futuro sempre più roseo. An-che per questo avrei piacere che ci fosse maggiore consapevolezza degli sforzi e degli investimenti che l’azienda ha fat-to sinora per incrementare e sostenere lo sviluppo non solo della produzione, ma delle persone che lavorano al suc-cesso mondiale della Sanpellegrino. È importante sentirsi parte di un progetto comune, solo così sono convinto po-tremmo continuare il nostro cammino di successo”.

la scheda

Stefano Agostini è nato a Genova nel ’64. Laurea in Scienze Politiche, fa il suo ingresso nel business delle acque minerali nel 1989, anno in cui entra a far parte del Gruppo Nestlé. Dal 1999 al 2000 è direttore regional brands, mentre dal 2000 al 2004 ricopre il ruolo di direttore vendite Sanpellegrino. Nel 2004 è nominato country business manager per la Gran Bretagna e dal 1° novembre 2007 assume il ruolo di presidente e amministratore delegato di Sanpellegrino. È nel Cda di Altagamma, la Fondazione che riunisce le aziende dell’eccellenza italiana, famose nel mondo.

All’estero ci invidiano flessibilità e ingegno

Lavoriamo anche per sostenere la val brembana

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12MESInovembre 2012

di mArIo conservA

STRATEGIA D’IMPRESAriscopriamo La produttività

25RUBRICA

t ra i dibattiti sul futuro del nostro sistema industriale si discute anche sui criteri di valutazione della produttività delle imprese e

si torna a parlare del Clup, acronimo brut-tino che identifica il costo del lavoro per unità di prodotto. Tanto per essere chiari, se in un medesimo contesto aziendale un lavoratore costa più di un altro lavoratore ma produce molto di più, il suo costo del lavoro sarà più alto in assoluto, ma risulte-rà più basso per unità di prodotto, quindi con un Clup migliore.

Andando oltre, il ragionamento può es-sere esteso ad un’azienda, ad un sistema di aziende, ai sistemi industriali Paese, quindi ad un confronto tra questi per andare a valutare i diversi livelli di com-petitività. Ad esempio, se il Clup di un Paese aumenta di più di quelli di Paesi con questo in competizione, il Paese si troverà con una capacità concorrenziale dei propri prodotti diminuita al confron-to con quelli degli altri Paesi.

Bisogna dire che secondo diversi econo-misti i confronti di produttività fra siste-mi economici dei vari Paesi non sempre possono essere correttamente confron-tabili perché influenzati da eventuali diversità nella struttura delle quantità e dei prezzi relativi; però al di là delle sot-tigliezze accademiche, il Clup è ritenuto comunemente un indicatore molto utile, anche se non di rigore millimetrico, per paragonare gli andamenti tendenziali del

costo del lavoro per unità di prodotto.

Ritornando al nostro sistema Paese, va detto che le valutazioni tra dati omoge-nei dell’ultimo decennio dimostrano in effetti che il Clup italiano rispetto alla Germania è aumentato del 35%, indi-cando, come dati complementari, che la produttività per ora lavorata nel nostro paese è aumentata dell’1,4%, contro il 13,5% della Germania e un valore me-dio dell’Unione Europea dell’11,5%.

La produttività influenza evidentemente la competitività, che nel nostro caso si materializza nella capacità di esporta-zione da parte del nostro sistema econo-mico, collocato all’interno e dipendente dal grande mercato europeo.

Il declino è di tutta evidenza, a livello mondiale, e con il confronto impari della concorrenza dei paesi emergenti; l’Italia secondo i dati statistici della Commissio-ne Europea, ha perso nell’ultimo decen-nio quote di mercato nell’80% dei settori produttivi principali. Per risalire la china sono utili le analisi del Clup e degli ele-menti che lo compongono: è un dato ine-quivocabilmente rilevato dalle statistiche che da noi il costo del lavoro ha avuto negli ultimi anni aumenti solo marginali, mentre è il valore del prodotto che non quadra perché risulta mediamente po-vero sia in termini quantitativi, è troppo poco, che in termini qualitativi, perché non ha sostanziosi valori aggiunti.

Con questi elementi in mano, la que-stione è ora cercare di capire perché da noi la produttività non riesce a crescere a ritmi competitivi, e qui non mancano autorevoli e recenti analisi dettaglia-te sul problema italiano, dagli studi della Banca d’Italia sul gap innovativo del nostro sistema produttivo a quelli dell’Ocse sull’innovazione come stru-mento per rendere competitivo il no-stro Paese.

Come si vede spicca in entrambi i casi il ruolo chiave della conoscenza fatta di ricerca, innovazione, brevetti e know how, quella forma di investimento intan-gibile ma indispensabile per dare valide fondamenta a un reale aumento dell’e-conomia e dell’occupazione. È l’unica via da percorrere per produrre di più, meglio e con più persone, e questo chia-ramente significa abbandonare vecchi percorsi, cercare tecnologie e prodotti avanzati, esplorare mercati nuovi.

Tutto questo non basta, servono favo-revoli condizioni al contorno, dall’or-ganizzazione del lavoro alla struttura dell’impresa, dal contesto burocratico e normativo alla disponibilità di infra-strutture adeguate.

È un percorso difficile e lungo, però non ci sono altre scelte, è importante che si prenda coscienza della direzione da se-guire e del convincimento che l’alterna-tiva è diventare sempre più poveri.

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12MESInovembre 201212MESI

novembre 2012

2726 PENSIERI DI

“iL sesso?è una cosa BeLLa e conta tantissimo”

Parla sonia rottichieri, medico di base a sorisole, e quest’estate fortunata autrice del libro erotico “sul mio corpo”

di donATeLLA TIrAboschI

s onia Rottichieri, si sarebbe mai aspettata un successo così?“No”.A che cosa lo attribuisce?

“È stata un’estate di riscoperta dell’eros letterario e librario, sulla scia di “Cin-quanta sfumature di grigio”, anche se tengo a precisare che il mio romanzo era stato scritto tre anni fa ed inviato alla casa editrice in tempi non sospetti, a dicembre dello scorso anno. Non ho cavalcato l’on-da, anche se adesso sembra ci sia la corsa a pubblicare libri di questo genere”.Travolta dal successo?“La mia vita non è cambiata molto, si è un po’ movimentata per via delle pre-sentazioni e delle interviste. Per il resto, continuo a fare il medico di famiglia a Sorisole, ho 1.100 pazienti che mi han-no riempito di complimenti. La cosa che mi ha fatto più piacere”.Come si diventa scrittrice di un libro erotico?“Leggendo molto e avendo qualcosa da dire. Io ce l’avevo. Ho pensato che scri-vere un libro erotico, con una bella tra-ma e un certo significato, potesse essere interessante”.Non è un’impresa facilissima…“Ho usato il sesso, che è nell’esperienza di tutti, per comunicare. Certo, occorre essere portati alla sessualità e non avere vergogna di quello che si pensa e si scri-ve, non avere tabù”.Cos’è un tabù?

“Qualcosa che imbarazza a tal punto da non volerne parlare, né pensare. Può essere qualsiasi cosa, il denaro, la vec-chiaia, la morte o il sesso, anche se mi sembra che ormai non lo sia più”. Quanto c’è di autobiografico nel suo romanzo?“Il rispetto per se stessi. Non ho fatto le stesse cose di Alice, le mie esperienze an-che in campo sessuale sono quelle di una certa ‘normalità’. È il contesto che è diver-so, quello della protagonista è un rappor-to di sottomissione, anche se riconosco di essermi sottomessa per avere l’amore della persona che era al mio fianco”.Quanto di biografico, relativo alla sua professione, c’è?“A nessuna delle mie pazienti è capitato di vivere una storia come quella di Alice. Ma molte di loro hanno subito situazioni di sottomissione, sudditanza e di grave disagio psicologico”.Che cos’è il sesso?“Una cosa bella. Non è né un mezzo e nemmeno un fine. È una delle compo-nenti della vita che assume connotazioni diverse a seconda delle varie situazioni contingenti”. Che cos’è l’amore?“Tutti lo cerchiamo, ne esistono di vari tipi per vari legami. Quello tra uomo

e donna è il più complicato, perché è spesso confuso con la passione e l’attra-zione fisica. Il vero significato è condi-videre la vita con qualcuno, cercando di migliorarsi a vicenda”. Quanto conta il sesso?“Tantissimo! Il sesso è il momento di massima nudità tra due persone e non solo fisica, in quel momento due perso-ne si scoprono in tutti i sensi”.Che differenza c’è tra fare sesso e fare l’amore?“Fare sesso è la ricerca di un piacere fi-sico, o anche mentale, ma effimero. Fare l’amore è l’unione vera dei corpi con l’altro. Cercare di dare piacere è espres-sione dell’attenzione e dell’amore verso il proprio partner”.Come pensa che i giovani di oggi viva-no il sesso?“C’è molta superficialità, ma anche tan-ta informazione. È facile trovare nozioni dappertutto. Su internet ho trovato di tutto, senza nessun problema, nel sen-so che non erano siti a pagamento. Mi comparivano cose che mi hanno lasciato basita, e sì che non sono una bacchetto-na… Forse un tempo si viveva il sesso in modo più riservata, adesso tutto è più conclamato”. Lei si sente sexy?“Sì, me lo dicono gli altri anche quando non sono particolarmente messa a luci-do”.Come si potrebbe definire una donna sexy?“Una che si mostra per quello che è. O

si è sexy o non lo si è, non è un fattore acquistabile, e la bellezza non c’entra nulla. Il rischio è che chi non è sexy, e cerca di esserlo, diventi volgare”.Una cosa sexy nel sesso?“Il modo di muoversi spontaneo. Se ad esempio, sto parlando con un uomo e, di-strattamente e senza pensarci, mi umetto le labbra, ecco che il mio modo di pormi davanti a lui diventa sexy. L’inconsapevo-lezza di un gesto rende sexy un gesto che, fatto consapevolmente, è invece volgare”. Quante volte si è innamorata?“Tre volte, e ogni volta con significati diversi”.Che cosa deve fare un uomo per con-quistarla?“Sopportarmi ed essere protettivo. E poi deve anche avere una sua fisicità, che non significa bellezza assoluta né muscoli palestrati”.

La prima cosa che guarda in un uomo?“Gli occhi, poi l’altezza e la prestanza fisica. Deve essere un uomo che occu-pa un suo spazio nel mondo. Che può dominarmi ma anche proteggermi. Un uomo che sa imporsi e scegliere anche per me, quando è il momento, e sa darmi un appoggio”.La cosa peggiore che, nel sesso, un uomo può fare?“Chiedere ‘ti è piaciuto?’. Denota una grande insicurezza, mancanza di sensi-bilità e totale stupidità.”.E fuori dal letto? “La trasandatezza. Non sono una fashion victim, ma un uomo deve pre-sentarsi con i capelli puliti, la barba fat-ta, i vestiti stirati e sapere di buono. La cura di se stessi è fondamentale”. Se le proponessero di fare un film del

suo libro?“Magari”.Chi vedrebbe nel ruolo di Alice?“Margherita Buy. Perfetta per tipologia, età e bravura. Ha un’aria innocente e maliziosa al tempo stesso. Già scrivendo il libro, mi prefiguravo un tipo come lei”. Se l’idea del film venisse a Tinto Brass?“La sua idea cinematografica del sesso è più gioiosa, più giocosa. Non è compati-bile con il senso del mio libro”.A chi non consiglierebbe”Sul mio corpo”?“A chi cerca un libro facile. Il mio non lo è. È un libro crudo che piace a chi è disposto a fare una lettura introspettiva di se stesso. Lo consiglio, invece, a tut-ti coloro che sono in un momento della vita in cui non sanno cosa fare”.Una scrittrice sexy “acchiappa”; il suo “fansometro” quanto segna?“Su facebook ho più di un migliaio di amici. E la cosa che mi ha fatto più pia-cere me l’ha scritta proprio in facebook una donna che, dopo aver letto il mio li-bro, è riuscita a prendere una decisione importante della sua vita e mi ringraziava per questo. Anche su facebook non ho mai ricevuto commenti o apprezzamenti volgari. Mi danno tutti del ‘lei’ chieden-domi dove possono trovare il libro”. La cosa più romantica che le hanno detto?“Che sono dolce e selvatica allo stesso tempo. Me l’ha detto un mio fidanzato. È una definizione che mi rispecchia per-fettamente”.

la schedaQuaranta (e...) anni, portati benissi-mo, medico di famiglia a Sorisole dal 1997 con oltre mille mutuati, Sonia Rottichieri a maggio ha pubblicato “Sul mio corpo”, la sua opera prima per Aliberti editore. Ora alla terza ristampa, il romanzo “bollente”, in grado di incendiare gli animi (e non solo) dei lettori, è stato considerato la risposta italiana a “Cinquanta sfu-mature di grigio”.

Essere sexynon è un fattore acquistabile: lo si è o no

La cosa peggiore che un uomo può fareè chiedere: ti è piaciuto?

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BAcHEcA 29

Bergamo Sviluppo apre il bando per partecipare all’Incubatore d’impresa Al via il bando per chi intende aderire all’Incubatore d’Impresa, progetto promosso da Bergamo Sviluppo in collaborazione con

il Comitato per la Promozione dell’Imprenditorialità Femminile, che ogni anno seleziona nuove iniziative imprenditoriali e di lavoro autonomo e ne accompagna le fasi di costituzione e di start up. L’obiettivo del progetto è supportare aspiranti e nuovi imprenditori nella progettazione e nell’avvio dell’idea imprenditoriale desiderata: spazi attrezzati e arredati uso ufficio e un sistema integrato di servizi di assistenza, formazione e consulenza verranno infatti messi a disposizione delle idee selezionate proprio per agevolarne la costituzione o il lancio sul mercato. Le domande per parte-cipare al progetto dovranno pervenire entro il 7 dicembre prossimo alla segreteria di Bergamo Sviluppo, in via Zilioli 2 a Bergamo.

Tirocini d’eccellenza convenzione tra l’ente camerale e l’UniversitàIl presidente della Camera di Commercio, Giovanni Paolo Malve-stiti, e il rettore dell’Università degli Studi di Bergamo, Stefano

Paleari, hanno sottoscritto la convenzione tra le due istituzioni finalizzata all’avvio di “Attività di tirocini d’eccellenza” presso gli uffici camerali. Gli studenti di Giurisprudenza potranno sperimentare le loro competenze gra-zie ad un percorso di 150 ore. Il progetto prevede infatti lo svolgimento di attività ad alto valore formativo che gli studenti, appositamente sele-zionati, svolgeranno presso gli uffici dell’ente camerale, con particolare riguardo all’approfondimento delle questioni giuridiche sottese alle attività di mediazione, proprietà intellettuale e regime delle imprese.

02/10

Il social network Uidu premiato a Start-cup All’Auditorium dello Spazio Polaresco, 16 team di aspiranti impren-ditori si sono sfidati a colpi di elevator pitch, il cosiddetto “discorso

dell’ascensore” che in pochissimi minuti – il tempo di salire fino al quaran-tesimo piano di un edificio – deve essere in grado di convincere il potenziale finanziatore. Promotori di “Start-cup 2012” l’Università di Bergamo, con il Center for Young and Family Enterprise, i Giovani Imprenditori Confindustria Bergamo, Bergamo Sviluppo e BergamoScienza. I progetti sono stati valutati da una giuria di esperti e da una giuria popolare in sala, chiamata ad espri-mersi con voto elettronico. Primo classificato Uidu, un social network pensato per le organizzazioni non profit. Secondo Sundfield, una pompa idraulica ad energia solare. Terzo SharingGarage, un portale che unisce domanda ed offerta di posti auto o box, che ha ricevuto anche la menzione della giuria popolare. Il team vincitore si è aggiudicato un viaggio nella mitica Silicon Valley con l’assistenza di una società pro neo-imprese.

04/10

Coldiretti Bergamo, alla direzione arriva il friulano Gianfranco Drigo Gianfranco Drigo, 47 anni, friulano, laureato in Scienze Agrarie, è il nuovo direttore di Coldiretti Bergamo. La nomina è stata

formalizzata dal consiglio direttivo della Federazione provinciale. Dri-go succede a Lorenzo Cusimano, che è andato a dirigere le fede-razioni di Catania e Messina. La Coldiretti bergamasca associa circa 3.500 aziende agricole e dal punto di vista organizzativo è articolata in 7 uffici zonali e una sede provin-ciale. “Lavorerò – ha detto il nuovo direttore – per dare continuità al progetto promosso da Coldiretti di costruire una filiera agricola italia-

09/10

Arrivano i bond del territorio per finanziare le imprese La Popolare di Bergamo, come capofila, oltre a Banco di Brescia e Banca di Valle Camonica, in collaborazione con Confindustria

Bergamo, ha lanciato il Progetto “T2 Territorio per il Territorio”. Si tratta di un’iniziativa studiata con l’obiettivo di far fronte ai bisogni del tessuto imprenditoriale, fortemente in difficoltà a causa della crisi. Il Progetto T2 si concretizza attraverso l’emissione di prestiti obbligazionari e la successiva erogazione di finanziamenti da destinare prioritariamente alle aziende asso-ciate a Confindustria Bergamo. La Popolare di Bergamo emetterà un prestito obbligazionario a tasso misto per un importo complessivo di 10 milioni, ana-logamente Banco di Brescia e Banca di Valle Camonica emetteranno un bond, sempre a tasso misto, di importo pari a 3 milioni. Le Obbligazioni hanno una durata di 3 anni con un tasso fisso lordo pari al 3,50% per il primo e secondo anno. Gli importi finanziabili, invece sono compresi tra 25mila e 500mila euro, avranno durata fino a 48 mesi, con un tasso pari all’Euribor 3 mesi me-dia mese precedente, maggiorato di uno spread in funzione delle finalità del finanziamento, del rating e dell’eventuale presenza di garanzia consortile.

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na, cercando di cogliere le peculiarità delle imprese agricole bergamasche e di rispondere alle loro aspettative. Il mio obiettivo sarà di favorire un lavoro di squadra capace di mettere in campo azioni volte alla tutela e alla valorizzazione del Made in Bergamo e alla costruzione di un rapporto proficuo con gli associati e le istituzioni presenti sul territorio”.

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33LA cITTà

quegLi incerti destini immoBiLiari deLLe

ex caserme di Bergamo

Un futuro residenziale attende la Flores, la scotti, la corridoni e la Li Gobbi. ma la maggior parte dei progetti, con il mercato edilizio fermo, tardano a vedere la luce. In alto mare i destini della montelungo

di LAUrA bernArdI LocATeLLI

abbandonate da quando, in-torno alla metà degli anni No-vanta, l’esercito decise di la-sciare Bergamo nel contesto

della riorganizzazione dei corpi armati stabilita a livello nazionale, le caserme sono entrate puntualmente nelle agen-de delle Amministrazioni e sono state corteggiate da architetti ed urbanisti per scongiurare la presenza nel centro della città di contenitori vuoti. Ora che la Flo-res, la Scotti e la Corridoni, grazie alla cessione ai privati in seguito al protocol-lo d’intesa siglato dal Comune con il De-manio nell’ottobre del 2009, hanno un destino assegnato, dalla trasformazione in polo formativo alla riqualificazione residenziale, la Montelungo è il nodo gordiano urbanistico e politico da sbro-gliare. Un’area di 23 mila metri quadri racchiusa tra la Torre del Galgario e il Monumento alla Brigata Lupi fresco di restauro, tra via San Giovanni, Viale del-le Muraine e via Frizzoni con un futuro già scritto ma come sulla sabbia, travolto dall’ondata della crisi. Per l’ex caserma Montelungo-Colleoni - nel novero dei beni Culturali, Ambientali e Archeolo-gici del Comune - il Piano di Governo del Territorio prevede infatti, come è noto, la realizzazione di un polo muse-ale nell’ambito di un percorso tra arte e

natura che dall’Accademia Carrara con-duce al Parco Marenzi e al centro città passando per il parco Suardi e la ex ca-serma trasformata in sede espositiva. A questo destino già messo nero su bianco si aggrappò l’anno scorso l’opposizione che, a suon di manifesti e con lo slogan “Scherzi da caserma” attaccò la giunta Tentorio, accusandola di “rimangiarsi gli impegni presi e di abbandonare al demanio (e ai privati) la Montelungo”, con tanti saluti al Polo della Cultura.

L’ora del congedo dal Pgt sembra avvi-cinarsi ora che la Gamec pare ormai av-viata definitivamente agli ex Magazzini Generali in via Rovelli. Nell’attesa di un nuovo disegno per l’immobile, si torna a speculare sul destino della Montelungo: Giorgio Gori vorrebbe vedervi la sede di un Museo dell’Energia, un unicum a livello europeo, in grado di attrarre an-che un pubblico giovane - come quello cui mira la campagna di Matteo Renzi - concepito come “esperienza” per

L’ex caserma Montelungo-Colleoni

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il visitatore. Torna in auge anche l’ipo-tesi, già ventilata ai tempi della Giunta Veneziani, di trasferirvi PalaUffici, che qualcuno vorrebbe trasformare in un hotel. Un vero e proprio albergo, altro che hotel de ville: “In molti dicono che il pianoterra ricordi la hall di un albergo - dichiara l’assessore all’Urbanistica An-drea Pezzotta - . Ma di chiacchiere se ne fanno tante e sulla Montelungo è da anni che si avanzano le più svariate proposte. Ridisegnare la città in modo astratto è facile ed è un bell’esercizio di stile, ma quando si tratta di concretizzare i pro-getti le cose cambiano”. Insomma si ri-torna sul pianeta delle possibilità: dieci anni fa - nell’era di Nappo all’urbanistica - la Montelungo era destinata alla Guar-dia di Finanza, che poi aveva puntato gli occhi sulla Li Gobbi per realizzare il nuovo comando, ora si torna a parlare del Comune, ma le risorse per acqui-stare e riqualificare il complesso non ci sono. Nel frattempo l’unica caserma ad essere sparita è la Li Gobbi, acquistata da un privato poco prima del protocol-lo d’intesa siglato con il Demanio: chi passa in via Suardi, all’incrocio con via Giovanni da Campione, non vede ormai più traccia dello stabile. L’emblema del potere dell’esercito a Bergamo, oltre il filo spinato e ciò che resta delle antiche Muraine, ha invece un futuro ancora tut-to da inventare e un passato da ricordare e al tempo stesso dimenticare, visto che alla Montelungo nel 1944 vennero rac-colti prima della deportazione nel cam-

po di concentramento di Mathausen, oltre cinquecento operai.

PoLo deLLA cULTUrA AddIoL’ipotesi di realizzare il polo della cul-tura e dell’ambiente all’ex Montelungo è insostenibile economicamente: “La ex Scotti è stata ceduta a 860 euro al mq, il prezzo al metro quadro per la Montelun-go si aggira sui 1000 euro che, moltipli-cati per i 10 mila metri quadri dell’im-mobile, ammontano a 10 milioni di euro. Ma ad incidere sono i costi di ristruttu-razione con una stima di 15 milioni di euro” spiega l’assessore all’Urbanistica Andrea Pezzotta. A creare scompiglio nel Pgt, che prevede la realizzazione del polo museale alla Montelungo, un conti-nuum tra la Carrara e la Gamec attraver-

Andrea Pezzotta, assessore all'Urbanistica.

per le collezioni permanenti e i prestiti, è prevista inoltre la realizzazione di un parcheggio sotterraneo e di una sala conferenze per un pubblico numeroso”. Tra i pro lo stato di conservazione della struttura che contiene i costi di realizza-zione, nemmeno un quinto del recupero del complesso all’ombra della Torre del Galgario. “L’immobile, a differenza del-la Montelungo, è in buone condizioni strutturali. Il valore di progetto è di 4,5 milioni di euro ed oggi è l’unica soluzio-ne realizzabile e fattibile, con tanto di impegno diretto da parte di un istituto di credito”. Il progetto - che prevede tra l’altro la realizzazione di un Centro di Formazione della Banca, un ristorante, una sede per la collezione permanente dell’istituto, una caffetteria ed un book-

shop - è arrivato sul tavolo di PalaFriz-zoni al momento giusto, in piena fase di rilancio dell’Accademia Carrara, la cui inaugurazione è prevista nel 2014. “Si risolverebbero così i problemi di carenza di spazio della Carrara che tornerebbe a poter disporre dei locali in via San To-maso, naturale estensione dello storico museo” continua Pezzotta. I tempi, con-siderata l’entità del progetto, sarebbero lampo se non fosse per quelli tecnici - in altre parole, morti - della burocrazia: “Il progetto preliminare è già stato approva-to nella prima fase dalla commissione. Se ci sarà l’ok definitivo bisognerà attende-re per rivedere il Pgt: sono necessari sei mesi per la variante. Il cantiere, consi-

Pezzotta (assessore all’urbanistica): “Vogliamo risolvere al più presto la questione. Ma sarà difficile trovare un’idea vincente compatibilecon i forti vincoli finanziari”

LA cITTà

so il Parco Suardi, l’offerta su un piatto d’argento da parte di Ubi Banca degli ex Magazzini Generali in via Rovelli, con tanto di finanziamento delle opere di ri-strutturazione dei locali, per una nuova Galleria d’Arte Moderna e Contempora-nea. “Ubi Banca offre un’alternativa che tra l’altro riqualifica un’area tutta da va-lorizzare, vicina alla stazione e ben colle-gata con il centro - sottolinea l’assessore mentre sfoglia soddisfatto il rendering del progetto a firma dell’architetto Pippo Traversi - . Il sito a vocazione industriale è ideale per ospitare una galleria d’ar-te moderna e contemporanea. Le sale sono ampie e si prestano per ogni tipo di esposizione, il montacarichi esterno facilita il trasporto di opere e l’installa-zione, c’è un grande magazzino interrato

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Ad oggi nelle casse di PalaFrizzoni la cessione ai privati delle caserme ha portato quasi 900 mila euro, percen-tuale riconosciuta dal Demanio - che ha incassato 6 milioni di euro - per aver collaborato, in base al protocollo d’inte-sa del 2009, nella valorizzazione urba-nistica degli immobili militari. L’ultima ex caserma ad esser stata acquistata dai privati è la Scotti, ceduta lo scorso anno dal Demanio alla Fondazione Ikaros per 2 milioni e 517 mila 637 euro (16 mila euro in più di quanto offerto dall’Im-presa Vigani), pronta ad ospitare aule e laboratori in un polo formativo d’orien-tamento agli studenti, secondo un pro-getto di ristrutturazione che vale dai 4 ai 6 milioni di euro. La ex Caserma Scotti, già Villa La Zo-gna è racchiusa tra via Suardi, via degli Albani e la Roggia Serio che scorre alle spalle del complesso, si articola su una superficie di 2920 metri quadri tutti da ridisegnare. L’ultima delle trasfor-mazioni che nella storia ha subito l’im-mobile, nato come villa padronale dei Cassotti Dè Mazzaleoni, passato poi successivamente agli Albani e poi ai Suardi, divenuto ospedale militare nel 1855 e, ancora, successivamente caser-ma. Il progetto prevede entro il 2013 la realizzazione di sedici aule, cinque laboratori, alloggi e parcheggi interrati, pronti ad ospitare un polo di orien-

Nelle pagine precedenti, le ex caserme Scotti e Corridoni.Qui sopra, l'ex carcere Sant'Agata.

37LA cITTà

anche un poLo formativo neLLe caserme già in mano ai privati

derati l’approvazione definitiva e quelli di revisione del Pgt, potrebbe partire alla fine del 2013. I tempi di realizzazione indicati nel progetto sono di un anno e mezzo. Per vedere sorgere il nuovo Mu-seo d’Arte Contemporanea bisognereb-be attendere il 2015”. Giusto alla vigilia dell’Expo, Bergamo avrebbe una nuova sede espositiva, che rilancerebbe un’area che da sempre ispira le opere più grandi, Porta Sud in testa, ma anche se vicina è lontana da una città che implode verso il centro: “Il progetto valorizzerebbe un’a-

rea che rischierebbe altrimenti di diven-tare un quartiere-dormitorio”. Tirando le somme, la Montelungo resterà così com’è per quanti anni? “È nostra inten-zione risolvere al più presto la questio-ne - ribadisce Pezzotta - . Dopo il buon esito di Sant’Agata, la cui proprietà è ora del Comune, tocca alla Montelungo, che purtroppo non rientra tra i beni oggetto di decreto sul federalismo demaniale, vi-sto l’accordo già in essere del 2009, che ne avrebbe altrimenti consentito la ces-sione a titolo gratuito”. Un pezzo di città

racchiuso tra quattro mura costruite per proteggere un mondo a parte come quel-lo militare dal generale-ingegnere Gio-vanni Battista Marieni, già autore della trasformazione in caserma del Convento Sant’Agostino, alla fine dell’Ottocento, giace abbandonato al degrado. Le due caserme Montelungo e Colleoni, che assieme formavano la caserma Umberto I, dove Papa Giovanni XXIII prestò nel 1901 servizio militare, sono un bene da tutelare - protetto da tanto di vincoli - ma non si capisce ancora bene da chi.

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tamento per adolescenti in difficoltà. In mano ai privati anche gli altri due ex edifici militari, la Corridoni e la Flores. La Corridoni di Redona è stata ceduta alla fine del 2009 al Gruppo Immobi-liare bergamasco San Leonardo per 2,3 milioni. Già messa a bando nel 2000, con asta andata deserta, la caserma in passato ospitò le officine del Plotone recuperi e riparazioni per l’assistenza del parco automezzi del 68esimo batta-glione Palermo. Nel 1990 l’immobile fu destinato a centro di prima accoglienza per extracomunitari, una soluzione che da temporanea si trascinò fino alla fine del 1992. Nel 1993 il Ministero stilò un piano per cedere l’immobile, ma poi fece dietrofront e lasciò tutto alle ortiche. Nel 1996 l’ex caserma venne occupata dai giovani dei centri sociali, con un gruppetto di leoncavallini alla guida, e prese il nome di “Eta Beta”, ve-nendo in seguito sgomberata. In questi anni l’area, in avanzato stato di degrado, è stata utilizzata prima come deposito di materiali bellici, in convenzione con l’associazione del Museo storico milita-

re e poi di nuovo abbandonata fino alla messa in vendita da parte del Demanio finalizzata alla realizzazione di immobili residenziali. La ex Flores, tra via Gasparini e via Vincenzo Magni, è stata aggiudicata alla “Vallelinda Srl” per 1 milione e 100 mila euro. La Flores, la cui presenza è attestata, tra vari destini e ristruttura-zioni, dal XVI secolo, ampliata nel No-vecento, in passato ha avuto funzione di deposito della Legnano. La ex caserma, tra Boccaleone e Campagnola, lungo via Gasparini, ha una superficie di 2861 metri quadri, di cui 1.460 metri co-perti, tutti destinati, ancora una volta, a residenze nuove di zecca. Immobili su immobili nella patria dell’edilizia, che, con il mercato sostanzialmente fermo, tardano a vedere la luce. Non è però questo il caso della Li Gob-bi, di cui sopravvive solo il ricordo di chi abita il quartiere. Il piano, già in via di attuazione, prevede la costruzione di edifici su 6.200 metri quadri, oltre alla realizzazione di nuovi percorsi ciclope-donali di connessione tra le vie Cam-

pione e Nicolodi e tra le vie Codussi e Suardi ed una nuova piazza pubblica in via Suardi. Nell’area, grazie al progetto di recupero e al percorso di riqualifi-cazione urbanistica, ci saranno edifici a uso residenziale, oltre a nuove aree verdi ed opere pubbliche. L’ex caserma è inserita in un quadro di progettazione urbanistica più ampio, nell'ambito della riqualificazione dell’ex Amac, dove oggi c’è la sede di A2A, e i Vigili del fuoco, di proprietà della Provincia di Bergamo. Il progetto, del valore di 3,8 milioni di euro, portato avanti dalla “World Buil-ding spa” di Albino, prevede 2.917 me-tri quadri di spazi aperti e piazza, 942 metri destinati al parcheggio di auto, moto e bici a raso e quasi 3.800 metri di parcheggi interrati; gli immobili resi-denziali occupano 12.000 metri quadri - 4 mila per tre piani - e sono previsti negozi – 935 metri quadri complessivi - bar e pubblici esercizi - 250 metri qua-dri - e 1.134 metri dedicati al terziario diffuso. Altri contenitori destinati a ri-manere, nonostante gli ingenti investi-menti, vuoti?

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L'ex caserma Li Gobbi, già demolita.

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Bergamo, cresce iL numero di aziende ma iL mercato resta seLettivo di John Law

Aumenta il numero delle aziende in provincia di Bergamo, ma non è ne-cessariamente una notizia che va sa-lutata come un segnale di fine della

crisi. Soprattutto in una situazione di crescita zero – o sottozero – come l'attuale, più della quantità contano la qualità e la capacità di ave-re continuità in una situazione difficile, che non emerge dal puro dato numerico. Premesso che la crescita del numero delle imprese non è con-centrata su un solo settore, ma è diffusa su più comparti, questo aumento crea una situazione di maggiore concorrenza, sempre benemerita per quanto riguarda la clientela, ma che può di-ventare un ulteriore fonte di stress per la tenu-ta delle imprese. Questo, in particolare, per gli operatori su un mercato locale non in espan-sione, come può essere nell'edilizia, ma anche nel commercio al dettaglio, dove ad un aumen-to degli operatori che si confronta con un ridi-mensionamento dei clienti o della loro spesa, per questioni di capacità di acquisto o di spo-stamento delle priorità di consumo. Avere una "torta" più piccola, con un maggior numero di persone che ambiscono a spartirsele, pone inevitabilmente le condizioni per un successivo ridimensionamento, dato che non tutti potran-no essere soddisfatti: una selezione darwiniana che porterà a sopravvivere le aziende più forti – ci auguriamo non le più furbe o quelle che ri-escono a trovare scorciatoie –, ma che compor-terà l'espulsione delle aziende marginali, anche dal punto di vista dell'efficienza, con tutte le conseguenze sociali del caso.Qualche segnale riguardo a una prossima in-versione di tendenza nella crescita del numero

delle imprese, in effetti, sta arrivando. Il flusso al registro delle imprese, inteso come saldo tra iscrizioni e cessazioni, nei primi otto mesi, è an-cora attivo, ma è anche al minimo sul periodo degli ultimi cinque anni (92 tra gennaio e ago-sto 2012, contro le 1.072 di gennaio-agosto 2011). In generale, più che a un rinnovato spi-rito di imprenditorialità per lo sviluppo di idee innovative, in reazione alle difficoltà economi-che degli ultimi anni, alla base di questa cresci-ta sembrano esserci soprattutto la spinta della crisi e la strada del ripiego, anche dal punto di

vista fiscale. Tra i nuovi "imprenditori" nati per effetto della cattiva congiuntura figurano infat-ti persone espulse dal mondo del lavoro dipen-dente che cercano di riciclarsi in qualche modo o anche giovani che non tentano nemmeno di trovare un'occupazione in azienda e provano direttamente a mettersi in proprio. Le nuove regole sul lavoro e un fisco in lotta con l'evasio-ne invece spingono persone già occupate, con contratti "atipici", se non addirittura in nero, a trovare nel lavoro autonomo una strada per una sorta di regolarizzazione. Questo fenome-no è stato registrato recentemente anche da-gli organi di vigilanza, come spiegazione per un calo delle rilevazioni di lavoratori in nero. In sé l'effetto non è negativo, ma il rovescio della medaglia è che l'improvvisazione del lavorato-re che si trasforma in imprenditore comporta spesso la creazione di ditte fragili, tanto è vero che la mortalità delle nuove imprese resta deci-samente alta. Secondo una recente rilevazione di Confartigianato a livello italiano quasi metà (il 48% e rotti) delle ditte artigiane non resiste più di cinque anni, un dato sicuramente legato alla crisi, ma che sconta anche qualche limite imprenditoriale all'origine.Passando ai numeri, secondo l'Osservatorio sulle imprese della Camera di Commercio a fine agosto le imprese registrate in provincia di Bergamo erano 96.130, mentre quelle effet-tivamente attive erano 86.951. Per le imprese registrate il numero è praticamente da record, solo poche decine unità sotto i livelli dell'esta-te 2011, grazie ad una crescita progressiva che dura ininterrottamente da febbraio. La dinami-ca è in ogni caso rallentata e il saldo iscrizioni-

cessazioni che si registra tra il 2011 e il 2012, pur rimanendo attivo, mostra un calo di mille imprese, maturato a seguito di una sensibile di-minuzione di quasi il 14% nelle nuove iscrizio-ni, ma anche di una crescita vicina al 9% nelle cessazioni.Le imprese attive sono praticamente invaria-te da giugno e soprattutto in calo (-0,3%) ri-spetto ad un anno prima. La riduzione di 257 aziende nello stock delle imprese attive nel corso dell'anno – quasi un'impresa persa per giorno lavorativo – è interamente legato a due comparti: quello delle costruzioni (-2,3%, pari ad un calo di 484 aziende) e il manifatturiero (-1,6%, pari ad una diminuzione di 189). In cre-scita, ma in maniera non sufficiente a compen-sare la perdita degli altri due macrosettori è invece l'attività dei servizi di alloggio e risto-razione (+2,1%, pari ad un aumento di 111) e anche quella del commercio (+0,1%, pari a 24 in più). Positivo è invece un generale "irrobu-stimento" della struttura societaria, dato che a crescere sono le società di capitale (+1,2%, ovvero un aumento di 259 a quota 21.753) e le altre forme di società, come consorzi e co-operative, mentre diminuiscono le società di persone (-0,9%, ovvero una flessione di 133 a quota 15.479) e le imprese individuali (-0,9%, ovvero una riduzione di 422 a quota 47.925), che comunque rappresentano sempre la forma preponderante in cui si presenta l'impresa ber-gamasca. E ditte individuali o anche società di persone sono proprio la forma sotto la quale si "tenta" soprattutto di mettersi in "proprio", per aggirare gli ostacoli all'ingresso o al ritorno nel mondo del lavoro dipendente.

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43INcHIESTA

vanno a tutto gas

gLi acquisti soLidaLi Tra bergamo e brescia, in pochi anni la crescita dei Gruppi di acquisto solidali è stata superiore al 300%. Insieme si comprano alimenti biologici, ma anche detersivi e cosmetici. sono uno stile di vita e un consumo più critico a dettare legge

di GIAcomo FIorInI

L a crescita del numero dei Gas, i Gruppi di acquisto solidali, attra-verso cui le famiglie si uniscono per fare la spesa in comune, è

un fenomeno che ormai sta prendendo sempre più piede, complice anche la cri-si, probabilmente, ma soprattutto grazie ad uno stile di vita basato sull’acquisto consapevole e organizzato di prodotti biologici, coltivati da aziende con cui si instaurano veri rapporti di fiducia, e di cui si conosce tutta la fase di coltivazione e lavorazione dei prodotti. Soffermandoci sulla realtà bergamasca e bresciana dei Gas, negli ultimi anni il fenomeno ha avuto una netta impenna-ta: a Brescia dal 2006 ad oggi si è avu-to un più 300% di nuovi Gas, mentre a Bergamo la percentuale di crescita è leggermente più elevata. Non è facile fo-

tografare questo fenomeno che, secondo gli stessi gasisti, è “magmatico” e fluido perché ogni giorno si può formare uno nuovo Gas e, così come è nato, morire in breve tempo. Oltre a ciò, un’altra consi-derazione da fare sui Gruppi d’acquisto è che essi non devono avere alcun tipo di vincolo giuridico, quindi non è ne-cessario neppure che si costituiscano in un’associazione, aspetto che certamente non semplifica una riorganizzazione dei Gas stessi. Per dare un po’ di ordine e per stimolare la nascita di ulteriori real-tà, sono nate a Bergamo la Rete Gas Ber-gamo - un’evoluzione dei Gas perché, oltre ad elencare i Gruppi e fare insieme progetti di acquisti solidali condivisi, ha ampliato il proprio raggio di azione ad altre iniziative di solidarietà civili - men-tre a Brescia c’è, dalla fine del 2006, l’Intergas. Con loro abbiamo analizzato il fenomeno dei gruppi d’acquisto nelle

due realtà lombarde e ne è uscito un qua-dro pressoché comune: il Gruppo nasce quasi sempre in un contesto di unione di famiglie che maturano le medesime esigenze e trovano risposte in produtto-ri, spesso di nicchia, capaci di garantire varie condizioni, prezzo comprese. Un modo, quello dei Gas, per rendere l’ac-quisto un momento di aggregazione e di solidarietà, prima di tutto, ma anche ca-pace di garantire un buon risparmio sot-to il profilo economico: soprattutto, per quel che concerne l’acquisto di prodotti biologici di elevato valore che, acquista-ti in comune, vengono pagati meno che nei negozi specializzati. Ecco perché con la crisi, i Gas hanno registrato l’avvio di nuove realtà, anche se il senso dell’i-niziativa rimane quello legato agli ideali di sostenibilità, solidarietà e genuinità, mentre l’aspetto puramente economico dovrebbe passare in secondo piano. s

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Nel Bresciano il coordinamento dei Gas (Gruppi di acquisto solidale) è organiz-zato da Intergas Brescia nato alla fine del 2006 e che oggi conta 39 Gas al proprio interno. “L’esigenza di creare un coor-dinamento si è sviluppata perché i grup-pi di acquisto solidale stanno nascendo come funghi - dice Fausto Piazza, coor-dinatore di Intergas Brescia -: il deside-rio è quello di dare maggior organicità e un organizzazione migliore alle varie at-tività dei Gas per creare una cultura più visibile e diffusa di un fenomeno, quello dei GAS, in grandissimo fermento che, però, è ancora una realtà un po’ “mag-matica”. Basti pensare che per creare un Gas non è necessario associarsi, né serve alcun vincolo giuridico, basta solo un’ auto-organizzazione interna e una buona relazione con i produttori, locali e non, da cui si acquista in comune una determinata merce, solitamente pro-dotti della terra e biologici, ma anche detersivi, cosmetici e dentifrici. “L’In-tergas Brescia ha censito al momento al proprio interno 39 Gas per un totale di 1.350 famiglie coinvolte - racconta Piaz-za - un numero decisamente importante, anche se nel frattempo tanti Gas sono sorti e non se ne hanno notizie precise, cosa che mi fa pensare che nel Bresciano potranno essercene almeno il doppio di quelli censiti, ovvero un’ottantina”. “Un fenomeno che è nato una ventina di

no è stata esponenziale”. La caratteristica portante dei gruppi di acquisto solidali è quella di essere in rapporto di solidarietà fra i vari elementi del gruppo: “Ciascuno deve fare la propria parte - dice Piazza - rendendosi disponibile a fare da referen-te per un determinato prodotto che andrà acquistato in comune: attraverso il con-tatto mail, ogni famiglia referente per un particolare prodotto (ad esempio, le pata-te) dovrà raccogliere gli ordini di acquisto

INcHIESTA44

“intergas Brescia”, 39 i gruppi aderenti piazza: “migLiorata L’organizzazione deLLe attività”

Fausto Piazza

IL PIONIERE / BRESCIA

iL primo gruppo è stato iL “gassoso” oggi coinvoLge una settantina di famigLie

L’esperienza dei GAS a Brescia è nata sul finire degli anni Novanta con il “Gas-soso”, il primo gruppo di acquisto soli-dale frutto dell’unione di alcuni gruppi a cui interessava acquistare prodotti biologici. “Ci siamo formati nel 1997 – racconta Emanuele Sangiorgi, fonda-tore e attuale responsabile del Gassoso di Brescia – perché facendo parte del gruppo dei “Bilanci di Giustizia” le te-matiche dei Gas ci erano già abbastanza note e ci sembravano interessanti: la volontà iniziale fu quella di acquistare prodotti biologici, che consideriamo più sani e meno dannosi per l’ambiente, a prezzi più competitivi visto l’acquisto in comune”. La creazione del Gassoso nasce dall’incontro di alcuni gruppi, in particolare dei “Bilanci di Giustizia” e del gruppo “Iniziative Pace”, entrambi di Brescia, che dopo una serie di incon-tri durati almeno un anno, hanno deciso

di dar vita a questa nuova esperienza di gruppo di acquisto solidale. “È stata una gestazione piuttosto lunga – rivela Sangiorgi – ma ci siamo voluti informa-re bene prima di partire e, in tal senso, sono stati preziosi la testimonianza e l’aiuto di Mauro Serventi che, qualche anno prima, aveva fondato il primo Gas d’Italia a Fidenza”. “Abbiamo scelto il nome Gassoso – spiega Sangiorgi – perché in una sola parola, peraltro friz-zante, racchiude il senso della nostra scelta e della nostra attività: Gas.so.so significa, infatti, Gruppo di acquisto so-lidale, sobrio e sostenibile, ad indicare uno stile di vita e di consumo diverso da quello cui eravamo abituati e, in partico-lare, basato sul rispetto per l’ambiente, sull’acquisto in modo solidale di prodot-ti locali, biologici, salubri e necessari, al di là del comune approccio consumi-stico”. Il Gassoso comincia così la sua attività, grazie anche all’indispensabile aiuto del Gas di Fidenza: “La difficoltà principale – racconta Sangiorgi – era rappresentata dal trovare produttori con cui potersi relazionare e a cui proporre i nostri acquisti solidali e in comune. Fortunatamente, il Gas di Fidenza ci ha indicato un produttore di olio ligu-re che, ancora oggi, è nostro referen-te”. “All’inizio, eravamo dieci famiglie ma negli anni ne saranno passate dal Gassoso almeno duecento, non solo di Brescia città ma anche della provincia, molte delle quali hanno poi dato origine ad altri Gas: ad oggi, invece, il gruppo

Emanuele Sangiorgi

fra gli altri gasisti, inviarlo al produttore e coordinare la consegna”. Solidarietà, però, non è solo questo “ma significa es-sere l’uno d’aiuto all’altro attraverso una relazione più profonda ed anche essere vicini al produttore e condividere il suo rischio di impresa - sottolinea Piazza -: se la stagione è andata male, infatti, si cerca di trovare un prezzo equo che soddisfi il

produttore e noi acquirenti in una logica di economia di relazione che, nel mondo della grande distribuzione e del consumo classico, è andata persa da molto”. L’In-tergas di Brescia ha anche realizzato un progetto solidale con una cooperativa di Rosarno, in Calabria: “Siamo entrati in contatto con questa cooperativa che pro-duce arance in un terreno sottratto alla

’ndrangheta - racconta Piazza -: tramite una conoscenza di un nostro gasista che ha fatto da tramite abbiamo acquistato una grande quantità di arance per i no-stri Gas che sono arrivate a Brescia nel Piazzale del Luna Park con un tir pieno di frutta: è stata un’emozione incredibile anche per me che vivo la realtà dei Gas da almeno quindici anni”.

anni fa con i gruppi dei Bilanci di Giu-stizia, dove si cercava di fare un bilancio eco-sostenibile delle spese famigliari al fine di ridurre gli sprechi ed essere vici-ni e sensibili alle tematiche ambientali - racconta Piazza -: da quell’esperienza, e dopo la nascita del primo Gas italiano a Fidenza, siamo partiti anche a Brescia e, senza dubbio, posso dire che dal 1997 (anno di nascita del primo Gas a Brescia, il Gassoso) ad oggi la crescita del fenome-

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Gas

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INcHIESTA46

“retegas Bergamo”, gruppi a quota 44norBis: “creiamo un’economia di reLazioni”I gruppi di acquisto solidale rappresenta-no un fenomeno in grande fermento, an-che nella Bergamasca. Ad oggi è ancora difficile fare una stima precisa di quanti ce ne siano realmente, ma dall’11 ottobre 2009 è nata Rete Gas Bergamo che cerca di creare un elenco completo dei Gas pre-senti a Bergamo e provincia che possono, se lo desiderano, anche aderire alla Rete. “Siamo nati tre anni fa al fine di coordi-nare i gruppi aderenti nella convinzione che il lavoro in rete possa aggiungere valore e visibilità ad un’altra via per un consumo ed una produzione più solida-li, giusti e sostenibili – evidenzia Laura Norbis, coordinatrice di Rete Gas Ber-gamo –: la rete è un’evoluzione dei Gas

che è rivolta a creare un “plus” rispetto alla classica spesa in comune, per esem-pio integrando l’esperienza dei Gas con quella di Cittadinanza Attiva o con quella delle Botteghe etiche”. Ma facciamo un passo indietro per ca-pire cosa sono e quali valori incarnano i Gas. “La scelta di aprire un Gas nasce dalla comune convinzione di gruppi di persone (generalmente si tratta di nuclei famigliari, ndr.) di adottare uno stile di Laura Norbis

è cresciuto rispetto a quello originario con 35 famiglie che fanno gli ordini di acquisto con una certa costanza e una settantina in totale considerando quelle meno costanti”. In quindici anni di vita il Gassoso ha an-che cambiato almeno sei sedi: “La prima fu un luogo di aggregazione giovanile che ci aveva dato il Comune di Brescia, poi abbiamo traslocato in varie sedi fino ad arrivare a quella attuale, all’Oratorio di Santa Maria in Silva a Brescia dove spe-riamo si fermi il nostro vagabondare”. Quella vissuta fino ad oggi “è stata

un’esperienza unica sotto diversi pro-fili – racconta Sangiorgi –: innanzitut-to, l’aver cominciato a cambiare lo stile di vita coinvolgendo molte famiglie in un’attività di acquisto in cui la solida-rietà e l’impegno di tutti sono alla base della riuscita del Gas: per ogni prodot-to, infatti, c’è una famiglia che fa da referente, riceve per e-mail gli ordini e li invia ai diversi produttori; poi, c’è il giorno del ritiro in cui bisogna esse-re disponibili a una data ora in un dato posto: se non credessimo in quello che facciamo, avremmo già chiuso perché

l’impegno, la costanza e il rispetto reci-proco sono alla base di tutto”. Un per-corso che soprattutto dal punto di vista relazionale “ha rappresentato per me un’esperienza incredibile – confessa Sangiorgi – grazie alla quale ho potuto conoscere famiglie di grande spessore e soprattutto persone positive e che vogliono, nel loro piccolo, cambiare il mondo in meglio”. Nel 2003 il Gas-soso si costituisce come associazione, uno dei rari casi nel bresciano, dato che non esiste per i Gas alcun vincolo di forma giuridica.

vita sano, sobrio e sostenibile – spiega Norbis –: il valore di base è quello di creare un’economia di relazione recu-perando rapporti perduti come quelli con i produttori, di cui spesso si accetta anche il rischio d’impresa nel desiderio di acquistare insieme prodotti che ven-gono coltivati in modo biologico, sano e giusto senza sfruttamento di lavoratori e con compensi equi, oltre a cercare di costruire una rete di relazioni con i pro-

Gas

IL PIONIERE / BERGAMO

iL “canto pontida” si consoLida e pensa a una fiLiera corta deL pane

È nata nell’ambito della cooperativa “Il Seme” di Bergamo la prima realtà dei Gas orobici. Sulla base di quell’espe-rienza, infatti, Daniele Engaddi creò il primo Gruppo d’acquisto solidale, il “Bdg Bergamo” con sede a Pontida. “Sono ormai passati vent’anni da quan-do abbiamo dato vita alla prima forma di Gas poi trasposta a Pontida – racconta Engaddi –: ci trovavamo all’interno del-la Cooperativa “Il Seme” di Bergamo e pensavamo ad un mondo più equo e so-stenibile e da quelle riunioni comincia-rono a circolare le notizie dei primi Gas e la spinta decisiva ci fu data da don To-nino Bello e da Padre Alex Zanotelli che si chiedevano se fosse possibile limitare i consumi, non come privazione ma per vivere meglio e in modo più socialmente sostenibile, considerato che in alcune zone della terra il problema cibo è all’or-dine del giorno, mentre da noi non era proprio così”. “Fu un’esperienza antesignana del vero e proprio Gas che avrei creato a Pontida avendo nel frattempo traslocato lì – pro-segue Engaddi –. Così nel ’95 ebbe ini-zio l’avventura del Bdg Bergamo: orga-nizzai una giornata di sensibilizzazione ai Gas a Pontida e, dopo quell’evento,

ci ritrovammo in sette famiglie che con costanza, passione ed impegno si trova-vano per condividere acquisti comuni e pensare ad un’economia più sostenibi-le sia dal punto di vista del rispetto per l’ambiente sia anche per risparmiare qualcosa”. Il Bdg Bergamo negli anni è cresciuto e nel 2005, dopo alcuni cam-biamenti, è diventato Gas Canto Ponti-da che oggi conta più di venti famiglie provenienti anche dai paesi limitrofi come Cisano Bergamasco, Mapello, Ambivere e Caprino. “L’esperienza è stata fin da subito positiva – spiega

Daniele Engaddi

duttori locali”. Un’esperienza, quella dei Gas, che a Bergamo sta avendo un grande successo: “Ad oggi nella Rete Gas Bergamo contiamo 44 gruppi di ac-quisto solidali – afferma Norbis – ma in Bergamasca il numero sarà sicuramente superiore (dalla ricerca Cores dell’Uni-versità degli studi di Bergamo dell’ot-tobre 2011, se ne contavano 62) anche se oggi credo che saremo già attorno ai 70-80”. Per quanto concerne il profilo più prettamente economico, invece, “il movimento dei singoli Gas ha una spe-sa media che varia da un minimo di 2.000 a un massimo di 112mila euro, e la maggior parte dei gruppi spende dai 10mila ai 30mila euro – evidenzia Norbis –: la stima indicativa della spe-sa complessiva si aggira su un totale di 793mila euro”. “I consumi principali dei Gas sono quelli di frutta, formaggio e farina che vengono acquistati da quasi tutti i Gas (97,7%); ma anche l’olio e la pasta sono comprati dal 93,2% di chi ha risposto alla Ricerca Cores dell’Univer-sità di Bergamo – sottolinea Norbis –. Si scende, invece, sotto il 50% per quanto riguarda i Gas che acquistano succhi di frutta (45,2%), vestiario (34,9%), dol-ciumi (23,9%), carne bianca (23,2%). Il meno acquistato tramite Gasè il pane (9,8%), anche se qui è importante sot-tolineare che questo bene è quello la cui autoproduzione è maggiormente diffusa tra i gasisti bergamaschi”. Aldilà dell’aspetto merceologico acqui-stato e di quello del risparmio econo-mico, “la vera leva da cui parte la scelta di creare un Gas è data dalla lettera “S” come Solidali – sottolinea Norbis –: solidarietà che significa darsi tutti una mano, impegnandosi ogni famiglia nel fare da referente per un singolo pro-dotto; significa inoltre scegliere insie-me produttori che coltivano in modo giusto, equo e sano e restando fedeli ad essi. Inoltre, la solidarietà genera un’e-conomia di relazione che rappresenta il vero valore aggiunto del fare la spesa in comune e che, grazie alla Rete inaugu-rata nel 2009, stiamo allargando ad altri settori della vita civile”.

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12MESInovembre 2012

IL PRODUTTORE / BRESCIA

tomasoni: “saLvato dai miei cLienti quando sono finito in crisi”Il rapporto che si crea tra i Gas e i pro-duttori consiste in una relazione che va oltre qualsiasi logica strettamente com-merciale. Come quella che si è instaurata tra Massimo Tomasoni, un produttore bresciano di grana padano biologico, che da molti anni lavora con i Gas sia di Bre-scia che di Bergamo. “Il rapporto che si è creato negli anni con i gasisti è quello di una vera e propria amicizia – racconta Tomasoni –: di molti di loro conosco le

storie personali, quelle legate ai figli e nel tempo sono per me diventati parte della mia famiglia e io della loro, è un rappor-to molto speciale”. Tomasoni racconta poi un episodio che fa capire la vera so-lidarietà che c’è tra acquirenti solidali e i loro produttori: “Qualche anno fa la mia azienda ha incontrato una crisi piuttosto forte e in quell’occasione le banche non mi hanno voluto aiutare – rivela –: per fortuna, però, tramite i Gas sono riusci-to ad ottenere 150mila euro che hanno letteralmente salvato la mia azienda e che, con il tempo, sono riuscito a resti-tuire: ora la mia azienda va molto bene tanto che negli ultimi due anni abbiamo anche assunto quattro persone; questo significa fare solidarietà e ha cementato un’amicizia vera che ho fatto di tutto per ripagare al meglio”. L’attività di Toma-soni è quella del caseificatore: “Produco formaggi freschi biologici che non hanno niente a che vedere con i prodotti che si trovano nella grande distribuzione – dice –: di tutta questa mia attività il 70% viene venduto ai vari Gas, a testimonianza di un rapporto solido e di fiducia”. Toma-soni racconta poi cosa significa servire direttamente i diversi Gas: “Spesso ca-pita che le consegne avvengano in luoghi differenti delle due province di Bergamo e Brescia – racconta –: un aspetto che ha fatto sì che io oggi conosca entrambe le città come le mie tasche”.

Engaddi –perché alla base c’erano valori ed ideali comuni, primo fra tutti quello della solidarietà: fare acquisti insieme ad altre famiglie significa rispettare i tempi e le scadenze ed essere responsabili cia-scuno di un prodotto da ordinare al pro-duttore di riferimento”. Un’esperienza, quella del Gas di Pontida, che “ci ha per-messo di instaurare rapporti di sincera amicizia – racconta Engaddi –: si tratta di un’esperienza molto intensa e questo ha favorito il nascere di bellissimi rap-porti. Dal punto di vista organizzativo, invece, ci troviamo una volta al mese e programmiamo gli acquisti da effettuare: a settembre abbiamo fissato la program-mazione generale per tutto l’anno e indi-cato i referenti per ciascun prodotto, ma già durante l’estate ciascuno ha apporta-to il suo prezioso contributo in termini di conoscenza di nuovi produttori loca-li”. Inizialmente, il Gas di Pontida aveva reperito i riferimenti di un produttore di parmigiano reggiano di Parma grazie al contatto di una gasista. “Fu grazie ad una nostra componente del Gruppo che riuscimmo a creare i rapporti con i nostri primi produttori – ricorda Engaddi –: dopo il parmigiano, fu la volta di un pro-duttore di olio e poi, pian piano, siamo

arrivati ai produttori di frutta, verdura e moltissima altra merce locale, biologica e salubre”. “Nel 2009 abbiamo iniziato a tenere i conti della merce acquistata e siamo arrivati a 10mila euro, nel 2010 siamo arrivati a 14.600 euro e nel 2011 a 20.300 euro”, sottolinea Engaddi evi-denziando come sia cresciuta la realtà del Gas di Pontida anche in termini di volume di acquisti. “Oggi, però, stiamo pensando ad un progetto che ci farebbe fare un salto di qualità importante: quello

di creare una filiera corta del pane sull’e-sempio di quella costituita in Brianza. Si tratterebbe di trovare dei terreni da coltivare e dei contadini in modo da fare il frumento, macinare e poi panificare, il tutto nel raggio di una cinquantina di km al massimo, anche se ad oggi la difficoltà principale è rappresentata dal reperire terreni disponibili e contadini che vi lavorino”, afferma Engaddi. Che, però, siamo sicuri non si darà per vinto tanto facilmente.

Massimo Tomasoni

49INcHIESTAGas

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za FInALmenTe UnA

nUovA rIsonAnZA mAGneTIcA APerTA Ad ALTo cAmPo

La politica aziendale di Gemini Rx, grazie anche al qualificato staff medico e tecnico che con-ta più di trenta operatori ad alta

professionalità, è di erogare le prestazio-ni nell’arco di uno-due giorni. La struttu-ra travagliatese, che da più di trent’anni eroga prestazioni di diagnostica per im-magini in regime di accreditamento, è co-nosciuta proprio per la rapidità e la qua-lità dei suoi servizi. Radiologia generale e odontoiatrica, Mammografia, MOC, Ecografia, TAC e Risonanza magnetica sono gli esami effettuati dal centro, la cui ubicazione strategica (a pochi minuti dal-la tangenziale ovest e dall’autostrada A4, casello di Ospitaletto) e l’architettura funzionale (priva di barriere architetto-niche e dotata di un ampio parcheggio) rendono più confortevole il delicato mo-mento del controllo medico.Fiore all’occhiello della struttura sono le modernissime risonanze magnetiche ad alto campo, tutte di produzione Philips. Gli esami, documentati su pellicola ra-diografica, risultano di eccellente qualità, e fanno davvero la differenza per diagnosi tempestive e controlli specialistici. Ne abbiamo parlato con il dottor Armando Mazza, dell’equipe neuroradiologica.Facciamo subito chiarezza: la riso-nanza magnetica è nociva?“Assolutamente no. È sempre bene pre-cisare che la risonanza magnetica non impiega radiazioni ionizzanti (che, in dosi elevate, possono anche provocare danni biologici) ma radiofrequenze. Ne

risulta che questo esame può dunque essere eseguito, ad esempio, anche sui bambini, senza causare alcun danno”.Ma cos’è una risonanza magnetica?“È un esame che sfrutta la perturbazio-ne indotta da radiofrequenze, su un si-stema (corpo umano) le cui molecole di idrogeno vengono immerse in un campo magnetico. Quest’ultimo orienta i nu-clei rispetto alla loro disposizione natu-rale, ovvero casuale: dopo l’impulso di radiofrequenza, i protoni, per tornare alla loro posizione originaria, emettono un segnale che, analizzato e decodifica-to dal computer, ci restituisce l’immagi-ne relativa all’organo studiato”.Le risonanze magnetiche sono tutte uguali?“A questa domanda rispondo sempre con il semplice esempio della macchina foto-grafica: sono paragonabili tra loro i mezzi digitali che funzionano, rispettivamente, a 10 mega pixel e ad 1 mega pixel? La fotografia riuscirà comunque in entrambi i casi, ma la qualità è tutta da discutere”.Gemini Rx di quali macchine si avva-le, per questo esame?“Noi riusciamo ad ottenere una più defi-nita qualità dell’immagine, con una riso-luzione spaziale e contrastografica supe-riore, grazie all’alta tecnologia. Abbiamo in dotazione infatti tre risonanze magneti-che: due macchine da 1,5 tesla di campo magnetico, intensità massima utilizzata a scopo diagnostico, del tipo a ‘tunnel’, e una macchina aperta da 1 tesla”.Qual è l’importanza concreta d’avere

immagini di qualità?“Spesso il medico di base si sofferma sul referto, mentre lo specialista vuole ‘leg-gere’ direttamente l’immagine che, si capisce, più è nitida più è rilevante. Più alta è l’intensità di campo della macchi-na e più moderna la tecnologia che sta dietro, migliore è l’immagine ottenuta”.Che tipi d’esame si possono fare con la risonanza magnetica?“Pur essendo il sistema nervoso centrale il suo gold standard, la risonanza viene adoperata per cuore, seno, addome e tutte le articolazioni, nonché, in alcuni casi, anche per il torace”. La risonanza è un esame fastidioso?“Grazie alla potenza del mezzo, il tutto spesso si svolge in pochi minuti, e buo-na parte dei referti è emessa in giornata. Inoltre, anche se il liquido di contrasto a base di gadolinio viene tollerato in modo eccezionale, spesso la sua sommi-nistrazione non è indispensabile vista la risoluzione contrastografica spaziale già elevata. Terminato l’esame, si esce e si può guidare l’auto, rientrando tranquil-lamente a casa propria”.Da gennaio di quest’anno vi avvalete anche di uno strumento innovativo, ce ne parli.“La cosiddetta ‘macchina aperta’ ad alta intensità di campo magnetico (1 tesla), Philips Panorama HFO: siamo gli unici a disporne nelle province di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona. La sala che la ospita è molto ampia, ci sono foto rasserenanti, e lo strumento in sé è più

arioso e spazioso rispetto ai 60 centi-metri di diametro del classico tunnel. Claustrofobici, ansiosi, bambini colla-boranti, obesi: tutti possono beneficiare di questo strumento confortevole. Va detto tuttavia che anche le macchine tra-dizionali a ‘tunnel’ che abbiamo in dota-zione sono ben illuminate, aerate e con ampia svasatura ai lati”.Solo comfort o anche una resa migliore?“La macchina aperta è utile per esami che, con il tunnel, sarebbero difficili perché bisognerebbe spostare il pazien-te posizionandolo in modo costrittivo: con questo strumento, il posizionamen-to dell’organo da esaminare nell’iso-centro del campo magnetico, indispen-sabile per un buon esame, è possibile con maggiore precisione e agio grazie agli ampi spazi di manovra. La qualità è sovrapponibile a quella, altissima, delle apparecchiature in nostra dotazione”.Esistevano già risonanze magnetiche di tipo aperto?“Sì, però si trattava di apparecchiature a basso campo, da 0,2 a 0,4 tesla, un terzo circa dell’intensità di campo della nostra. Se potevano essere accettabili gli esami articolari (non comunque all’altezza di quelli ottenuti con alto campo), erano sconsigliate le indagini neuroradiolo-

giche, in particolare per lo studio della sclerosi multipla e di aneurismi. Come già detto, la macchina aperta in nostra dotazione fornisce esami dello stesso li-vello diagnostico delle apparecchiature del tipo a ‘tunnel’ ad alto campo”.La vostra struttura è nota per essersi specializzata nelle angio-RM.“È un esame importante, all’avanguar-dia a livello vascolare, praticabile a livel-lo di tutti i distretti anatomici. La qualità di un esame angio-RM è strettamente dipendente dalla potenza e dall’elevato standard tecnologico della macchina im-piegata. La tecnologia Philips ci consen-te di ottenere risultati ai massimi livelli. Per lo studio del distretto intracranico non è nemmeno necessario il mezzo di contrasto: con un esame di pochi minuti si possono evidenziare malformazioni o aneurismi anche di un solo millimetro. Vengono utilizzati due algoritmi di ri-

costruzione: il MIP (maximum intensity projection) e il VR (volume rendering), finalizzati ad evidenziare nel miglior modo possibile piccolissime lesioni. Con il VR l’immagine è tridimensionale, ruotabile in tutte le direzioni: un ausilio molto efficace”.Effettuate ben 30mila risonanze l’anno: come sostenete questi numeri?“Puntiamo su un servizio di qualità. All’indispensabile aggiornamento dei macchinari (mediamente ogni tre anni) si accompagna la professionalità di uno staff di medici altamente specializzati nel proprio settore d’interesse, tutti con lunga esperienza. La risposta posi-tiva viene dall’utenza, che ci raggiunge anche da altre regioni, come Trentino, Veneto ed Emilia Romagna, grazie ad un ottimo passaparola: sono sempre più gli specialisti, infatti, che consigliano controlli da Gemini Rx”.

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STRADE E QUARTIERI52 53

L’introduzione della Ztl e l’eliminazione dei parcheggi in via camozzi sono ritenuti dai commercianti i due elementi principali che hanno “impoverito” il quartiere.

“Il problema – dicono – è che qui arriva sempre meno gente”.

p er essere storica lo è senza dubbio, tanto che per l’intera città via Pignolo è sempre stata qualcosa di più di una semplice

via: era un vero “borgo”, dove non man-cava nulla, c’erano tutti i servizi e, come in ogni borgo che si rispetti, tutti cono-scevano tutti. Oggi soffre – ed è il suo paradosso – la vicinanza con il centro dello shopping cittadino. Nonostante sia la naturale continuazione della cen-tralissima via Tasso, fatica ad imporsi, a richiamare l’attenzione di quanti arrivati fino a Contrada Tre Passi tornano trop-

cArLo bererA(coLTeLLerIA bererA)

Come si trova in via Pignolo?“Bene, ma non è più come una volta. Io sono qui dal 1970 e ne ho viste di tutti i colori. Sarà anche questo periodo di crisi, ma il lavoro è calato. Senz’altro la Ztl, i pilomat e ora le telecamere, hanno rallentato il lavoro”.È una via sicura?“Sì, non ci sono particolari problemi. I bar chiudono presto e non ci sono locali notturni”.Quali sono i maggiori problemi della via?“La chiusura al traffico e i parcheggi davvero carenti. La corsia preferenziale di via Camozzi ha poi peggiorato la si-tuazione: ha tolto posteggi e clienti”. Ci sono molti stranieri nella via?“Direi di no. Né tra i residenti, né tra i commercianti”.

crIsTInA ToGnI(brIcIoLe d’ArTe)Un pregio di via Pignolo?“Sicuramente l’aspetto storico. È bello passeggiare tra antichi palazzi e case d’epoca. È una bella via nel centro della città”.Cosa non le piace?“Non ci sono posti auto. Io arrivo in ne-gozio con altri mezzi ma il problema c’è, soprattutto perché in via Camozzi non si può più parcheggiare”.Da quanto tempo ha aperto qui il suo negozio?“Da marzo di quest’anno”.Cosa manca nella via?“Forse qualche iniziativa che potrebbe coinvolgere tutto il borgo. Nonostante sia nel centro della città, via Pignolo re-sta più defilata”.Cosa trovano qui i giovani?“Nulla. I bar chiudono presto. Ogni tanto vengono organizzati eventi che richiamano i giovani, ma sono iniziative saltuarie”.

mArIA cITTAdInI(cArToLerIA)Com’è il livello dei servizi? “Beh, non è che ce ne siano tanti. Anni fa era diverso”.Lei da quanto è qui?“Dal 1936, e da allora sono successe tante cose. Oggi in via Pignolo ci sono bar e locali, ciononostante il passaggio è limitato. Il cliente arriva perché conosce determinati negozi, ma c’è ben poco per attirare la massa”.

so prosegua. Anche perché non c’è una vera isola pedonale. Fino a qualche mese fa l’associazione “Pignolo In” si dava da fare per puntare i riflettori sulla via attraverso iniziative di ogni genere, ma a marzo si è sciolta. Così la via si accoda agli eventi organizzati dal Comune (la notte bianca, ad esempio) e nulla di più. Gli stessi commercianti sem-brano a tratti sfiduciati. Con il rischio che via Pignolo perda via via sempre più il suo incanto e il suo fascino e che da borgo ricco e vivace si trasformi in una via sem-pre più povera. Non solo si è svuotato nel corso degli anni – vuoi per i prezzi delle abitazioni, vuoi per i servizi sempre meno presenti – ma, soprattutto nella parte alta, è cresciuto anche il traffico. A detta di chi lavora nella zona alta, vicino alla fontana del delfino, la zona a traffico limitato non viene rispettata, né da chi sale da via Ver-di, né da chi scende da Città Alta. E, se-condo i commercianti, neanche le teleca-mere del Comune saranno un deterrente efficace. Per via Pignolo, insomma, è il momento di capire che strada scegliere per imprimere una svolta e ridare al bor-go una nuova chance di sviluppo.

di sArA norIs

CI RACCONTANOvIA PIGnoLo

Carlo Berera

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

una via storica che vanta palazzi e case d’epoca a due passi dal sentierone ma che nonostante sia la sua naturale continuazione non vive della luce rifles-sa del centro cittadino e dello shopping. i negozi ci sono, i bar pure ma, a quanto pare, non bastano a rendere frizzante una via e le sue piazzette. Baste-rebbero forse un migliore arredo urbano (fioriere, insegne), qualche tavolino all’aperto e soprattutto niente macchine in piazzetta santo spirito.

spo spesso indietro. Una via divisa a metà. La parte inferiore, stretta dentro via Camozzi e via Verdi, è piena di negozi (ci sono anche un liuta-io, una legatoria, un’antica cartoleria che risale al 1936) mentre quella superiore – che incrocia via Verdi e sale verso la piazzetta del Delfino e Porta sant’Agosti-no – è un concentrato di case d’epoca e palazzi nobiliari. Solo qui si trovano pa-lazzo Bassi Rathgeb, palazzo Suardi, pa-lazzo Agliardi, il Museo Bernareggi. Nel complesso, una via storica che potrebbe essere un punto di riferimento per lo shopping, la puntata nel week end, il ri-trovo per un aperitivo. Piena di gente, in-

somma. Ma a quanto ci risulta non è così. La maggior parte dei commercianti or-mai alza le spalle sconsolata. “Cosa man-ca a via Pignolo? Manca semplicemente la gente”, taglia corto Maria Cittadini, dell’omonima e storica cartoleria. “Col-pa della Ztl”, dicono in coro i negozianti, che incalzano: “Colpa anche della corsia preferenziale di via Camozzi che ha tolto parcheggi e, quindi, clienti”.Già, perché da queste parti clienti fa ri-gorosamente rima con parcheggi. Chi arriva in via Pignolo, dicono gli esercen-ti, lo fa perché è un affezionato cliente; difficile, al contrario, che chi passeggia sul Sentierone e poi raggiunge via Tas-

via pignoLoiL noBiLe Borgo ha iL fiato corto

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Noemi Lazzari

STRADE E QUARTIERI54

Via Pignolo

C’è un centro culturale…“Sì, è stato sistemato di recente e si dà molto da fare, propone corsi e iniziative”. È una via dove vivono molti anziani?“Gli anziani residenti sono pochi. Ma non ci sono nemmeno giovani. Il valore delle case qui è di un certo livello e tanti non possono permettersi certi acquisti”. Cosa non funziona?“Sicuramente il passaggio carente. E poi la Ztl che dovrebbe tenere lontane le auto, ma così non è. La piazza prati-camente è un parcheggio. Con le teleca-mere forse sarà diverso”.

PIerFrAnco scArPeLLInI(bAr PerrY) Piazzetta del DelfinoLe piace via Pignolo?“Molto. Io sono qui da 22 anni. È una zona molto vivibile anche se mancano alcuni servizi. Da qualche anno però la presenza dell’Università ha rianimato l’area”.Si organizzano eventi?“Magari! Sarei il primo a parteciparvi. Io ogni tanto propongo qualche serata ma per il resto non si organizza nulla. Fino a qualche mese fa c’era l’associa-zione “Pignolo In” ma ora non c’è più e non si fa più nulla”.

C’è qualcosa che cambierebbe?“La Ztl. Dovrebbe esser maggiormente rispettata”.La clientela è della zona?“Soprattutto universitari e gli abitanti della via”.

noemI LAZZArI(TAbAcchI) Piazzetta del DelfinoÈ una via vivibile?“È una via piacevole, comoda, tra il cen-tro e Città Alta. Però i negozi muoiono, non c’è più passaggio. E solo in questa parte della via. Non siamo tutelati”.Da quanto tempo ha aperto il suo ne-gozio qui?“Io sono qui da 22 anni, ma il negozio è molto più vecchio: è la rivendita n. 10 del Monopolio”.Chiederebbe qualcosa al Comune?

“Di venire a vedere seriamente i proble-mi della zona. Come i parcheggi. Quelli per le moto, ad esempio, non esistono. E poi non passa nemmeno un autobus. Al-meno una navetta potrebbe passare, no? È una zona bellissima ma va incentivata”.È una via sicura?“Sì, non è mai successo nulla, è tranquil-la. Non ho mai avuto paura”.

Maria Cittadini

Pierfranco Scarpellini

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5756 HINTERLANDMozzo

mozzoaL paese serve una “scossa”Immerso nel verde, tanti quartieri residenziali di pregio, il centro a pochi chilometri da bergamo, oltre a traffico e fenomeni di delinquenza, lamenta una scarsa vitalità.

Per questo il primo cittadino ha deciso di muoversi e coinvolgere associazioni, commercianti e residenti.

di sArA norIs

i l suo colle rende tutto più bello. O più complicato. Dipende da come la si vuol guardare. Tanto verde, villette ovunque, i servizi non

mancano (ci sono una piscina e un cine-teatro), eppure Mozzo, 7.400 abitanti, una manciata di chilometri da Bergamo, è un paese diviso. Aldilà del colle c’è il Borghetto – la frazione che confina con la città che sembra un grande quartiere residenziale e che il nuovo sindaco vor-rebbe vedere più vicino attraverso una pista ciclabile, ancora tutta da creare, tra i vigneti – dall’altra parte la Doro-tina, il Pascoletto e Merena che invece soffre l’isolamento dal paese complice anche la vicinanza con Ponte san Pietro. In mezzo, il centro di Mozzo con piazza Trieste, che proprio piazza non è, ma strada obbligata per chi si dirige verso Dalmine o le frazioni vicine. Un paese che negli ultimi anni ha visto cresce-re il suo prestigio per la sua posizione geografica, le sue ville e abitazioni ai piedi del colle – le compravendite degli immobili sono tra le più care dell’hin-terland – e la vicinanza alla città. Ep-pure anche Mozzo ha i suoi problemi: il traffico nelle ore di punta (tanto che in via Piatti la nuova giunta intende in-stallare il telelaser) lo spaccio di droga e i fenomeni di delinquenza nella “zona bowling”, anche se, come dicono i com-mercianti, anche il centro non è esente da furti e spaccate nei negozi. Il nuovo

cittadino Paolo Pelliccioli vuole “rivita-lizzare il paese”, vuole portare in strada associazioni, commercianti e residenti per condividere idee, progetti, eventi: i commercianti non si sono mai riuniti in un’associazione e non esiste nemmeno un portavoce e le iniziative sono sempre

state sporadiche. Una scossa potrebbe dare un po’ di grinta a un paese che è già di per sé molto fortunato: un paesaggio inserito nel Parco dei Colli, villette da sogno e ovviamente servizi su misura. Ai piedi di un colle ma a due passi dalla città.

CI RACCONTANOmoZZo

cArLA medoLAGo(cALZATUre) Piazza TriesteCome si lavora a Mozzo?“Il momento è critico. Però nel comples-so è un paese tranquillo, si sta bene”.Qual è il problema maggiore del pa-ese?

“La delinquenza. A volte c’è da aver paura a girare, soprattutto di sera”. E un pregio invece….“Il paesaggio. È un bel paese, sotto la collina, c’è molto verde”.C’è molto traffico?“Nelle ore di punta vicino alle scuole. Per il resto non lo definirei particolar-mente trafficato. Sotto questo aspetto è ancora un paese vivibile”.

PIerGILIo roTA(A&o ALImenTArI) Piazza TriesteCome definirebbe Mozzo?“Un bel paese. Ci abito e ci lavoro. Me-glio di così!”.Da quanto tempo ha aperto il suo ne-gozio?“Da trent’anni e, come può immagina-

re, ho visto cambiare molte cosa”.Com’è mutato nel tempo?“Sono state fatte molte cose, molte ini-ziative, s’è anche costruito tanto. È un comune che si dà da fare, non un paese dormitorio”.Contento di tutto?“Guardi, non manca niente. Basta guar-dare questa piazza: tre banche, tre bar, un ristorante….”.

GIAnLUcA PIroLA(FIorI) Via PiattiLe piace il paese?“Sì, parecchio. Ha molti servizi, un bel paesaggio, la collina. Ci abito e apprezzo”.Un difetto di Mozzo?“La posizione geografica. È da sempre diviso dalla collina e col Borghetto “iso-lato” dal centro”.Com’è la viabilità?“Il traffico c’è soprattutto nell’ora di punta, all’uscita delle scuole. Per il re-sto, la Briantea si è molto alleggerita”.

Carla Medolago

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

un bel paese, con tanto verde e ville (la zona del Borghetto, più che una frazione sembra un quartiere residenziale) a pochi chilometri dalla città. ma il cen-tro resta un po’ anonimo, senza una vera identità, forse a causa della piazza che in realtà è una strada obbligata per chi vuole andare in direzione di dalmi-ne o al pascoletto. la collina, il verde, i tanti servizi (impianti sportivi, piscina, cineteatro) fanno comun-que la differenza.

Gianluca Pirola

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58 HINTERLANDMozzo

C’è un’associazione commercianti che organizza iniziative ed eventi?“No, non c’è. Ed è un peccato perché potremmo fare molto per rivitalizzare il paese. Mozzo è bello ma avrebbe biso-gno di più iniziative condivise”.

sILvIA TIronI(bAr “bArAondA”) Piazza TriesteQuando ha aperto la sua attività? “Più di cinque anni fa”.Si trova bene qui paese?“Sì, apprezzo l’ambiente, c’è molto ver-de e il paesaggio è gradevole”.Sul piano della sicurezza? “Beh, qualche problema esiste, eccome. Il mio bar, per esempio, è stato visitato più volte da delinquenti”.Cosa chiederebbe al sindaco?“Maggiori controlli, più presenza di vi-gili. Le telecamere servono a poco”.

Le nostre domande a…

Paolo Pelliccioli, sindaco di Mozzo

“Bisogna far rivivere il paese coin-volgendo tutti, bisogna collaborare e creare una vera rete di progetti ed eventi”. Paolo Pelliccioli, classe 1972, dallo scorso maggio primo cittadino di Mozzo, non ha dubbi: parlare con la gente, ascoltare i pro-blemi e le difficoltà di ogni giorno, offrire loro le occasioni per incon-trarsi e realizzare qualcosa insieme, deve essere il punto di partenza per amministrare un paese. Perché alla fine, anche questo è “marketing territoriale”. Lui, nato e cresciuto nel paese che pochi mesi fa l’ha eletto sindaco con la lista “In-nova Mozzo”, sa bene che non è tut-to oro quello che luccica e che, mai come ora, è necessario ridurre i costi e condividere risorse ed energie per far quadrare i conti. “Tutto questo va spiegato alla gente – aggiunge Pel-liccioli – è un cambiamento cultura-le”. E mentre sogna la metropolitana leggera, piste ciclabili e una “zona bowling” più vivibile e non ritrovo di spacciatori, mette un veto sulle nuove costruzioni e il telelaser per il controllo del traffico.Lei è nato e cresciuto a Mozzo e adesso è anche sindaco. Conosce

bene tutti i problemi.“È vero, ma ciò non significa che sarà tutto così facile. Anche perché la macchina amministrativa ha tante difficoltà, tanti aspetti che da fuori non si colgono. Certo, Mozzo resta un comune fortunato. Le gestioni precedenti hanno lavorato su un tes-suto sociale solido, anche se molto complesso. A Mozzo ci sono ben 50 associazioni di vario genere. Tanti mondi da mettere in rete: bisogna collaborare insieme, creare eventi e progetti che uniscano tutti”. La viabilità è ancora un nodo irrisol-to?“Nelle ore di punta, soprattutto in via Piatti e in via Papa Giovanni all’uscita dalle scuole. Attiveremo il telelaser, soprattutto vicino alle scuole, per rafforzare la sicurezza. Purtroppo il trasporto scolastico non c’è da quat-tro anni perché i costi sono proibitivi ancora adesso. L’intenzione è di isti-tuire la formula del car-sharing tra gli abitanti del quartiere. E per quanto riguarda le zone periferiche puntiamo alla realizzazione del servizio metro-politano leggero che collegherebbe Bergamo con Mozzo e gli altri comuni con una stazione di fermata nei pressi

dell’Hotel Holiday Inn. Perché tutta questa area deve diventare strategi-ca. Sarà il tema di lavoro delle nostre Commissioni a cui prenderanno parte anche i residenti”.Negli ultimi anni si è costruito mol-to. Pensate di proseguire su questa strada?“Sì, è vero, negli ultimi dieci anni si è edificato parecchio, il paese è cre-sciuto e una crescita vuole comunque dire anche costi e servizi a carico del Comune. L’idea è quella di non ferma-re il consumo di suolo e riqualificare l’esistente. Il 40 per cento del patri-monio edilizio di Mozzo risale agli anni Sessanta e in molti casi si tratta di abitazioni singole abitate da una cop-pia di anziani. Adesso si deve pensare a ristrutturare quello che c’è”.

reTTIFIcA

nel servizio dedicato a gorle, sul numero di ottobre scorso, nell’intervista a sergio Fossati, dipendente del negozio “punto di vista” di nadia Foppa, è stato erroneamente indicato come nome dell’attività “ottica Foppa” anziché “punto di vista”. ce ne scusiamo con il titolare e con i lettori.

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O YSSEUS 2012navigare nelle idee

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64 VIAGGIO IN PROVINcIABassa Orientale

La Bassa orientaLein cerca di riLancio stretti fra centri commerciali e brebemi, ancora in cerca di una nuova identità, per calcio, covo, Antegnate, Fontanella e Pumenengo le prospettive restano incerte, anche se non mancano nuove idee. segnali positivi dalle iniziative come le notti bianche, che hanno contribuito a rivitalizzare i paesi.

di GIordAnA TALAmonA

situati nella parte orientale del-la Bergamasca, ai confini tra le province di Cremona e Brescia, i paesi di Covo, Calcio, Antegna-

te, Fontanella e Pumenengo sono alla ricerca di una via per rilanciare la propria economia, facendo i salti mortali tra an-nose questioni e nuove opportunità di sviluppo. Si tratta di territori estesi su poche decine di chilometri quadrati, tut-ti più o meno influenzati dal dilagare dei centri commerciali. Così le piazze, luogo d’incontro e condivisione, hanno comin-ciato, ben prima della crisi, ad impoverir-si, sostituite dalla triste allegria di “piaz-ze artificiali” comode, calde e asciutte, ma senza storia. E oggi che anche quei Luna Park soffrono, le piazze vere cerca-no di riprendersi lo spazio perduto. Così è tutto un rilancio di Notti Bianche, feste di fine estate e inizio inverno che, molti sperano, potranno rilanciare il commer-cio locale in netta crisi. Questa è una delle strategie messe in atto da Calcio che, con la sua associa-zione “Vivi Calcio”, sta percorrendo an-che altre strade. Una è la costituzione di un Distretto del commercio con Covo, Fara e Isso che potrà portare incentivi ai piccoli commercianti e qualche bel-la speranza per il futuro. Il progetto, partito l’anno scorso, è ancora in fase di attuazione a causa degli ultimi tagli previsti da Regione Lombardia, che non sembra intenzionata a indire, nel breve periodo, alcun altro bando per nuovi Distretti. Ma se il commercio zoppica, per la viabilità sembrano esserci buone notizie, almeno secondo quanto previ-sto dai progetti della nuova tangenziale di Calcio, inserita nel piano della BreBe-Mi, che taglierà definitivamente tutto il traffico nel centro del paese. Sono lontani per Covo i tempi in cui le aziende del tessile davano lavoro a più s

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di 500 operai, manodopera specializza-ta, per lo più femminile. Molte di quelle imprese oggi non sono più attive o sono soppiantate da laboratori cinesi e quelle che resistono devono fare i conti con la crisi. Il commercio soffre e anche qui, sull’esempio dell’iniziativa di Calcio, si spera di entrare presto nel nuovo Di-stretto. Nel frattempo l’Amministrazio-ne sta finanziando nuove opere, fra cui la realizzazione del plesso scolastico, grazie ai proventi di un impianto foto-voltaico e della cava di prestito utilizzata da BreBeMi.Antegnate ha già un suo Distretto del commercio con Barbato e Fontanella. Anche questo territorio è interessato dai lavori della BreBeMi, ma l’entusiasmo per la nuova opera è ridimensionato dai timori di una riduzione della clientela di passaggio. Inoltre, nel 2009, il paese ha visto l’apertura, proprio sul suo territo-rio, dell’omonimo Shopping Center co-struito dal Gruppo Percassi. Fontanella

è un grazioso paese con un bel centro storico che nel passato costituiva la piaz-za più importante e vitale di tutto l’hin-terland. Qui la risposta alla crisi si chia-ma “sinergia”, una fertile collaborazione tra il Distretto del commercio, l’Ammi-nistrazione locale e l’Associazione Com-mercianti ed Esercenti del territorio. Le idee sono molte, fra le più interessanti c’è la costituzione di gruppi d’acquisto che interesseranno non solo le merci, ma anche le utenze di gas, elettricità e tele-fonia. La BreBeMi sfiorerà questo paese, noto per i numerosi e pregevoli fontani-li. Anche se non sono previste opere di-rettamente sul territorio, i lavori sinora effettuati nei vicini comuni di Calcio e Antegnate hanno causato un ridimen-sionamento della falda acquifera che ha provocato un abbassamento del livello dei fontanili, tanto cari alla popolazione. Pumenengo è invece una piccola realtà dove il tempo sembra essersi fermato, caratterizzata da poche vie d’accesso e

attività commerciali. Grazioso, con un castello del XIV secolo dove risiede oggi l’Amministrazione comunale, Pumenen-go è balzato all’onore delle cronache per il laghetto Malpaga. Sul caso in questio-ne è caduta la precedente amministra-zione che aveva concesso nel 2006, alla famiglia proprietaria del laghetto, l’au-torizzazione per un allevamento ittico e pesca sportiva. Nel 2010 i lavori erano stati bloccati a seguito di un sopralluogo della polizia che aveva ritenuto si trattas-se proprio di una cava, dando il via a un iter processuale, attualmente in corso. Il tecnico della nuova Amministrazione ha recentemente effettuato dei sopralluo-ghi per verificare quanti volumi di ghiaia siano stati escavati.

66 VIAGGIO IN PROVINcIABassa Orientale

Nelle pagine precedenti, il castello di Pumenengo.

In questa pagina, dall’alto a sinistra, alcuni scorci di Covo, Calcio, Antegnate e Fontanella.

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6968 VIAGGIO IN PROVINcIABassa Orientale

CI RACCONTANOcovo

dAnILo moTTA (eTheL creAZIonI) Via Gregis Com’è cambiato il paese? “Il paese era impegnato nel tessile. Solo in questa via c’erano numerosi laborato-ri di confezione che davano lavoro a cir-ca cinquecento donne della zona”. E poi? “Con la caduta del Muro e l’apertura del mercato dell’est, è iniziato il declino della nostra piccola realtà, finché l’en-trata della Cina nel settore, nei primi anni del 2000, ha decretato la fine”. Oggi? “I laboratori nella zona sono tutti cine-si. Anche noi, per essere competitivi, siamo costretti a dare, in conto terzi, il lavoro ai cinesi, senza assumere più personale. Noi ci occupiamo della ricer-ca, della modellistica e dei campionari, mentre loro si occupano della realizza-zione. Se vuoi stare a galla, è così”.

cLAUdIA mAcALLI(edIcoLA)Via Vittorio EmanueleCome va il commercio? “Oltre che dalla crisi, siamo penalizza-ti dai grandi centri commerciali della zona. Tuttavia, da quel che so, anche i negozi inseriti in quelle strutture non sono messi meglio. Abbiamo sentito una certa contrazione nella vendita degli articoli di cartoleria”. Un giovane come si diverte a Covo? “Nel paese non c’è granché, a parte

qualche bar. È più facile che si vada verso Milano per cercare qualche locale interessante o, alla peggio, nei cinema e bowling dei vicini centri commerciali”. Il paese le piace? “No, temo che i giovani non abbiamo molto futuro in questo paese”.

AnToneLLA mArcheTTI(TAbAccherIA Uno)Via GaribaldiCom’è cambiato il paese? “Si è riempito di stranieri, siamo un pa-ese misto”. C’è stata integrazione? “Sì, ma se prima c’era poco lavoro, oggi non ce n’è per niente. C’è troppo assi-stenzialismo per gli stranieri e restano poche risorse per noi. Non è razzismo, solo la realtà dei fatti. Poi mancano i fon-di per le opere necessarie, per forza!”Un pregio? “Siamo grandi lavoratori, gente che fin-ché c’è stata la possibilità, s’è sempre rimboccata le maniche. Prima del tessi-le, qui, si viveva sull’agricoltura, ma oggi anche quel settore non è remunerativo. Tutte le nostre aziende stanno andando in malora, non so proprio che futuro ci aspetti”.

PIeTro de vecchI (PArrUcchIere) Via GaribaldiNegli ultimi dieci anni? “In paese c’è stata una vera rivoluzione, sono arrivati tanti stranieri, tutti inte-grati”. Vengono a tagliarsi i capelli da lei? “Certo, marocchini, polacchi, romeni e albanesi, tutti ragazzi bravissimi”. Ama Covo? “Molto, sono nato qui e lo trovo un pa-ese vitale. Ci si conosce tutti, quando si può ci si dà una mano”. Per esempio? “Stiamo cercando di raccogliere, grazie ai proventi di piccole manifestazioni, fondi per rifare l’oratorio e tutti, chi più, chi meno, collaborano attivamente”. Il futuro?

“Preoccupante. Molte imprese in crisi stanno per chiudere. L’ultima è stata una fabbrica di salumi che dava lavoro a oltre 40 persone del territorio”.

vALenTInA ZomeLLI (JoLLY cArToLerIA)Via Vittorio EmanueleLe piace il paese?“Abbastanza”.Come si diverte un giovane della zona? “Spesso si va nei centri commerciali op-pure nella piscina del paese”. Eppure proprio i centri commerciali sembrano essere causa dei maggiori problemi per i commercianti. “È vero, anche per la nostra attività non è facile avere quel tipo di concorrenza”.

Claudia Macalli Pietro De Vecchi Valentina Zomelli

Le nostre domande a…

caRlo Redondi, sindaco di coVo

Perché non siete entrati nel Distret-to del Commercio di Antegnate?“Perché avevo chiesto che, a fronte dell’apertura domenicale delle attivi-tà commerciali previste dal Distretto, di cui avrebbe goduto anche l’Ante-gnate Shopping Center, ci venissero riconosciute delle compensazioni economiche da parte della struttu-ra, che avremmo potuto reinvestire a favore dei negozi di vicinato. Visto che queste compensazioni erano del tutto irrisorie, a mio avviso, e visto il grosso “regalo” che si faceva a una struttura così grande che aveva già messo in difficoltà molti commer-cianti, ho deciso di non entrare nel Distretto. Allo stesso modo hanno fatto l’Amministrazione di Calcio, Fara e Isso”. È per questo che proprio con Cal-cio, Fara e Isso pensate di creare un nuovo Distretto?“Certamente, abbiamo idee comuni a riguardo. La cosa si è un po’ arena-ta, purtroppo, visto che al momento non ci sono bandi per la costituzione di nuovi Distretti e abbiamo visto che anche quelli già costituiti non hanno avuto dei contributi particolarmente interessanti. Staremo a vedere”.Quali sono le prossime opere pre-viste?“Verrà inaugurato il nuovo “Centro Fiere” (650 mila euro), sul cui tetto è stato realizzato un impianto foto-voltaico da 50 KW che ci permette di finanziare il mutuo della struttura.

A breve partirà la nuova illuminazio-ne a LED in tutto il paese, che per-metterà un risparmio energetico e di manutenzione tali da consentirci di finanziare anche questo mutuo. Fra l’altro, appena completati i lavori, Covo sarà il terzo Comune in Italia ad avere tutto l’impianto d’illumi-nazione pubblica a LED. Per quan-to riguarda la costruzione del nuo-vo plesso scolastico, (2,5 milioni di euro) utilizzeremo per il primo step, che prevede la costruzione di cinque nuove aule, la palestra e la zona giar-dino, le risorse ricavate dalla vendita di un terreno (215 mila euro), oltre a quelle della cava di prestito lega-ta alla BreBeMi, dalla quale ricave-remo oneri di escavazione per circa 700 mila euro. Inoltre, sempre grazie alla convenzione BreBeMi, abbiamo potuto acquistare un impianto foto-voltaico da 170 KW. Detto questo, le difficoltà di bilancio ci sono, ma siamo riusciti a inventarci modi nuovi per cercare di andare avanti”.

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

dal cuore alla periferia, non sono poche le vie in cui si concentrano le attività di que-sto paesino, piccolo, ordinato e grazioso. cortesi e affabili i suoi cittadini, racconta-no con orgoglio come covo, da paese ru-rale, si fosse trasformato in affermato pae-se del tessile. oggi rimane solo un lontano ricordo.

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7170 VIAGGIO IN PROVINcIABassa Orientale

CI RACCONTANOcALcIo

rIccArdo ZAneTTI(PAsTIccerIA sAn GoTTArdo) Piazza San Vittore

Cosa manca al paese? “Nuove attività commerciali. A parte i bar, che non mancano, tocca spostarsi per fare la spesa”. La viabilità? “È migliorata con la nuova circonvalla-zione che taglia fuori dal paese il traffico pesante, ma la strada principale rimane sempre troppo trafficata”.Una richiesta all’amministrazione? “Dovrebbe essere più presente, parlare di più coi commercianti che, spesso, si sentono soli”.La vostra associazione commercianti è attiva? “Sì, molto, sta cercando di vivacizzare il paese”.

rosAnnA FesTA(edIcoLA IL FermAGLIo)Via Papa Giovanni XXIII Le piace il paese? “Sì, è vitale, pieno di gente, sia di matti-

na che di pomeriggio”. Cosa fa Calcio per i giovani? “Ci sono delle associazioni sportive e dei luoghi di aggregazione che offrono molto ai ragazzi”.L’economia del territorio su cosa ver-te? “Soprattutto sull’edilizia che, purtrop-po, adesso è completamente ferma”. E il commercio? “Stiamo cercando di stimolarlo con de-gli eventi che richiamino pubblico an-che da fuori, come la “Notte bianca” e “Aspettando l’autunno”.

GIAnPIeTro GerAssInI (erborIsTerIA sAnITArIA GermAn) Via Papa Giovanni XXIIIDa commerciante cosa ne pensa della Notte bianca?

“È un evento che, senza qualche at-trazione, risulta poco efficace. In altri paesi, come Orzinuovi, ad esempio, organizzano un mercatino che richiama pubblico anche da fuori”. Dunque? “Stava all’amministrazione organizza-re qualcosa di più interessante. Non ha senso che si mettano fuori dai negozi dei banchetti espositivi che replicano ciò che è possibile trovare all’interno!”Gente ce n’era? “Sì, su quello non posso dire niente, ma non mi pare che per il commercio, per come è stata organizzata la manifesta-zione, abbia fatto una grande differenza. A me non è entrato un euro, forse gli unici contenti sono stati i bar. Si tratta anche di una questione di equità tra i di-versi esercizi commerciali”.

FrAncesco cAdeo (cALZATUrIFIcIo Le PAoLIne)Via Papa Giovanni XXIIIGli eventi organizzati dalla vostra associazione, le portano un ritorno economico? “Sì, ho un piccolo ritorno nella settimana successiva, con qualche nuovo cliente”. Dunque, il gioco vale la candela? “Certamente, anche perché non costa nulla, visto che il Comune ci dà lo spazio esterno gratuitamente”. Un problema del paese? “Ci sono pochi negozi. Personalmente vorrei che ce ne fossero di più, anche di calzature come il mio”. Per il resto? “Abbiamo tutto, buona viabilità, par-cheggi, scuole e strutture per gli an-ziani”.

AndreInA bersInI(enoTecA FAcchI)Via Papa Giovanni XXIII Come va la sua attività? “Malissimo, la vendita è concentrata nel week end. Abbiamo aperto da circa un anno, anche con mescita, ma il futuro è incerto”. Gli eventi organizzati dall’associazio-ne? “Ce ne vorrebbero di più, con quelli si lavora bene”. Al paese manca qualcosa? “Ci sono pochi negozi, purtroppo, per questo avevamo pensato che un’enoteca potesse avere buona presa, ma il mo-mento di crisi non aiuta”. L’amministrazione locale è vicina ai commercianti? “No comment”.

Le nostre domande a…

PieTRo QUaRTini, sindaco di calcio

Il paese sarà interessato dalla Bre-BeMi. Che valutazione ne dà? “È chiaro che quando intervengono sul territorio opere di tale portata, è lecito che possa sorgere qualche preoccupazione da parte dei cittadi-ni, tuttavia la nostra Amministrazio-ne valuta positivamente la BreBeMi, cogliendola come un’opportunità per migliorare la viabilità del paese che soffre, oggi, del congestiona-mento portato dalla Statale 11 che ne attraversa il territorio. Parte del traffico verrà veicolato sull’auto-strada e sulla nuova tangenziale di Calcio che permetterà di bypassare il centro del paese, evitando lunghi incolonnamenti nelle vie principali, durante le ore di punta”. Venendo al commercio, cosa rispon-de a chi le contesta che, durante le ultime manifestazioni, l’Amministra-zione avrebbe potuto fare di più e meglio per chiamare altro pubblico?“Sono convinto che sia sempre pos-sibile fare di più, ma con le risorse at-tuali, abbiamo raggiunto il massimo a nostra disposizione. Tutto questo è stato fatto nell’ottica di stimolare il commercio, dando una mano con-creta ai nostri negozi di vicinato. In questi anni abbiamo avuto due or-dini di problemi, da un lato, la crisi generale che ha ridotto i consumi, dall’altro, l’apertura in pochi anni di due grossi centri commerciali che hanno letteralmente sfiancato i pic-coli negozianti. Le manifestazioni che abbiamo promosso, dunque, mi

sembra abbiano raggiunto l’obiet-tivo di richiamare pubblico da fuori paese, stimolando per quanto possi-bile il commercio sul territorio”.Entrare in uno dei Distretti del commercio è una via percorribile?“Credo di sì. Noi stiamo lavorando con Covo e altre Amministrazioni per creare un nuovo Distretto che, spe-riamo, potrà dare più forza ai picco-li commercianti. Anche per questo, l’anno scorso, ho chiesto ai nostri negozianti di costituire una loro asso-ciazione che potesse creare una pri-ma base per poter partire con que-sto progetto. Quando “Vivi Calcio” è stata costituita, abbiamo cominciato a contattare le altre Amministrazioni, ottenendo già delle adesioni. Al mo-mento siamo in attesa che la Regione Lombardia indica un nuovo bando per la costituzione di Distretti”.

Riccardo Zanetti

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

un bel paesone, dove l’andirivieni delle

macchine è intervallato dal passaggio del-

le persone che, durante tutto il giorno, lo

animano. vivace.

Rosanna Festa Gianpietro Gerassini

Andreina Bersini

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72 VIAGGIO IN PROVINcIABassa Orientale

CI RACCONTANOAnTeGnATe

mArIA AnGeLA boLIs(mArIeLLen AbbIGLIAmenTo)Via RomaChe paese è Antegnate?“Negli ultimi dieci anni la periferia si è ingrandita molto, ma di contro Antegna-te è diventato un paese-dormitorio: mol-ti si alzano presto, vanno verso Milano e tornano solo per dormire”. L’economia su cosa si basa?“Nel territorio abbiamo, in prevalenza, aziende metalmeccaniche, che stanno andando avanti, nonostante la crisi”. E per quanto riguarda il commercio?“Si sopravvive, non tanto per la reces-sione quanto per i numerosi centri com-merciali che ci circondano. In passato avevamo raccolto le firme per non fare l’Antegnate Shopping center, ma non è servito a nulla. Contro certi colossi non si può vincere”. È cambiata la mentalità delle perso-ne?“Certamente, perché la gente crede di trovare merce di qualità superiore, nei grandi centri commerciali, ma non è af-fatto detto”. E con la BreBeMi?“Il nostro paese ne è già rimasto stravol-to, prima ancora che i lavori siano com-pletati. La nostra era una realtà rurale, mentre oggi la cementificazione sta in-cidendo, in maniera definitiva, sulla fal-da acquifera che permetteva il fenomeno delle risorgive”.

AnGeLA ALLeGrI(comPUTer 2000) Via ManaraIl commercio è vivo nel paese? “Insomma, diciamo “ni”, non a livello di Romano o Fontanella. Qui è difficile che la gente del paese faccia la spesa nel territorio, è più facile vedere dei fore-stieri”. Cosa ne pensa della BreBeMi?“C’è una certa preoccupazione, perché una volta ultimati i lavori tutto il traffi-co sarà deviato lontano dalla nostra via.

Temiamo che possa esserci un ulteriore calo di lavoro, proprio perché diminuirà il passaggio”. E nel vostro settore?“Per fortuna, per adesso, non ci possia-mo lamentare”. E come associazione commercianti?“Abbiamo l’Acea che quest’anno, per la prima volta, ha organizzato la “Notte bian-ca” con un buon successo di pubblico”. Avete avuto un ritorno?“Noi no”.

vITTorIo PomA(bAr e cAFFè) Via ManaraHanno chiuso delle attività con la crisi?“Non nel paese, anzi ha aperto un altro ne-gozio vicino a questa via. Da quel che ho sentito, al contrario, hanno chiuso dei ne-gozi nei centri commerciali. Le spese in-terne sono, evidentemente, troppo alte”. Cosa ne pensa della BreBeMi?“Sono d’accordo, le grandi infrastrut-Angela Allegri

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

simpatici ed accoglienti i suoi abitanti,

Antegnate è contraddistinto da una via

principale dove si concentrano i principali

negozi, alcuni dei quali storici.

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Hanno chiuso molte attività?“Sì, anche negozi storici. I centri commer-ciali hanno cambiato totalmente i com-mercio del paese, ma non solo. Il pomerig-gio, per esempio, c’è quasi in coprifuoco”. E come infrastrutture? “È migliorato molto, sono state costru-ite più case e sono migliorati i servizi”. L’amministrazione vi sta vicino?“Secondo me sì, noto che sono sempre molto disponibili alle nuove iniziative promosse dalla nostra associazione”.

dAnIeLA cUrLo(AZIendA AGrIcoLA)Cascina Sorticelle SottoCome inciderà la BreBeMi nel terri-torio?

74 VIAGGIO IN PROVINcIABassa Orientale

ture sono necessarie nel nostro Paese, senza contare che, in questo momento difficile, stanno dando lavoro a molte persone”. Non teme che possa esserci meno pas-saggio?“Certo, ma basta organizzarsi cercando di fidelizzare, con qualche evento o pro-mozioni, la propria clientela. Senza con-tare che il traffico sarà deviato su una via parallela distante dal mio bar appena 50 metri. Dunque, rimango ottimista per il futuro”. Cosa manca?“Le scuole medie, chiuse qualche anno fa. Il nostro sindaco si sta battendo per riportarle nel paese”. Un punto di forza del paese?“Ci si conosce tutti”.

Irene TombInI(ArTe FIorI) Via ManaraTrova migliorato il paese? “Sì, come infrastrutture senza dubbio”. La crisi?“Quella che stiamo vivendo è molto più difficile di quella del 2009. È dura, per di più non c’è nessuno che ti aiuta, nep-pure il Comune”.Si sente abbandonata?“Sì, abbiamo già segnalato dei problemi gravi che stanno mettendo a repentaglio la nostra attività, ma nonostante questo l’Amministrazione pubblica non sta fa-cendo niente per aiutarci”.Di cosa si tratta?“Sono cose molto personali, purtroppo non posso parlare, ma chi sa non fa nulla per aiutarci, è questo non va bene”. rosseLLA bIAnchI (ALImenTArI) Via ManaraDa quanto tempo è aperta?“Da oltre cinquant’anni, l’attività è pas-sata di padre in figlia”. Com’è cambiato il paese? “Nell’ultimo decennio sono arrivati molti stranieri che, purtroppo, si sono integrati poco nel tessuto sociale del paese. Ci sono donne, qui da dieci

anni, che non parlano ancora la nostra lingua”. E le prime generazioni nate sul terri-torio? “Mi sembrano più integrate, soprattutto se figli di famiglie arrivate nei primi tem-pi, che hanno avuto modo di apprendere qualche nostra abitudine. Al contrario, i giovani dell’ultimo periodo, forse per-ché più numerosi, hanno fatto gruppo tra di loro, senza integrarsi”.Una cosa che manca al paese?“Le scuole medie, le mie clienti si la-mentano del disagio di portare i loro figli fuori dal paese”. Criminalità?“È arrivata anche qui. Ultimamente ci sono stati furti negli appartamenti a tut-te le ore”.

Vittorio Poma e Marcello Pasinelli Rossella Bianchi

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CI RACCONTANOFonTAneLLA

GIAnLUIGI LAnZAnI (TemPo Zero - ImmobILIAre)Via Matteotti

Come sta incidendo la crisi sul terri-torio?“In maniera drammatica. Tutto ha avuto inizio proprio nel nostro settore, sin dal 2008, per allargarsi in tutte le attività del paese”.La vendita di immobili è ferma?“Totalmente. Noi riusciamo ad andare avanti perché ci occupiamo anche di ca-noni di locazione, altrimenti avremmo già chiuso”. Quanto si sono svalutati gli immobili?“In media del 20%-40%, in base alla ti-pologia. Abbiamo un immobile valutato per 180 mila euro che sarà aggiudicato a 105 mila euro. Questo dà la portata di quel che sta accadendo”. Lei è stato l’ideatore dell’associazio-ne dei commercianti. Quali sono le prossime iniziative?“Col distretto del Commercio, che com-prende Antegnate, Fontanella e Barbato, in stretta collaborazione con quello di Romano, stiamo creando dei gruppi d’ac-quisto sulle utenze, telefonia, elettricità e gas che ci permettano di avere un potere contrattuale tale da abbassare le tariffe”.

mAssImo donATI(mAceLLerIA)Via MatteottiNonostante la crisi riuscite ad andare avanti? “Si cerca di vivere, certo non è più il

commercio di 15 anni fa”. Cosa si potrebbe migliorare nel paese?“Per esempio le scuole e le infrastruttu-re sportive”.Eppure avete uno stadio. “È vero, ma non mi sembra sufficiente. Nel complesso mi sembra che il paese non sia migliorato molto negli ultimi trent’anni”.

mArIA PIA TedoLdI (AveLLI bAr) P.zza MatteottiIl suo bar è aperto da 34 anni, com’è cambiato il paese?“Era un territorio vivo, pieno di compa-gnie che, sia nei week end che durante la settimana, animavano la piazza. Oggi la realtà è deprimente, purtroppo, anche per la diminuzione dei negozi”.

Gianluigi Lanzani

Massimo Donati Maria Pia Tedoldi

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

una delizia Fontanella, con un bel centro storico e un paesaggio naturalistico di raro pregio. speriamo solo che la cementifica-zione non lo cambi irrimediabilmente. cit-tadini affabili.

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“L’arrivo degli stranieri”. Cosa manca?“Niente, rispetto al numero degli abi-tanti, è un paesino che ha tutto”. E i giovani?“Non sono molti, servirebbero energie nuove, anche se noto che ultimamente qualcosa si sta muovendo. La Notte Bianca, per esempio, è stata una bella iniziativa”.

enZo mArTIneLLI(sALUmIere) P.zza Castello Che clientela ha?“Quella del paese, principalmente. A Pumenengo i cittadini utilizzano ancora i negozi di vicinato, mentre per la spesa settimanale vanno preferibilmente nei centri commerciali”. Com’è stata organizzata la Notte Bianca? “Il Comune ha chiamato degli espositori, tant’è che è arrivata gente anche da fuori. Un successo che non ci aspettavamo”.

“Parte del territorio agricolo andrà ir-rimediabilmente perso. Accanto alla BreBeMi, infatti, passerà l’alta velocità quindi sarà devastata una zona este-sa, senza contare lo spazio necessario, oggi, per compiere i lavori”. La cementificazione come inciderà sulla falda acquifera?“Radicalmente, a due metri e mezzo sotto terra si trova già l’acqua. Per poter lavora-re, dunque, hanno utilizzato le idrovore che hanno asciugato tutti i nostri fontanili che permettono l’irrigazione dei territori limitrofi, come Romanengo e Ticengo. Noi continueremo a utilizzare, come già facciamo, l’acqua proveniente dall’Oglio”.

Trova sia un’opera inutile?“Il problema vero non è quello di arriva-re velocemente a Milano, piuttosto snel-lire il traffico nel centro. Non è molto logico arrivare in fretta, per poi essere in coda in barriera”. La speranza?“Che dopo tutta la cementificazione prevista, l’acqua possa riassestare il suo livello. Certo è che le vie interne della falda saranno completamente stravolte e, nonostante gli studi idrogeologici fatti, non possiamo sapere fino a che punto”.Il futuro?“Ci sarà meno terra da coltivare e mino-ri possibilità, per i consumatori, di com-prare sul mercato. Non c’è più nessun settore che tiri, nell’agricoltura, non da oggi, ma da almeno 20 anni”.

FrAnco reGGIA(TAGLIere dI bAcco)Via Tremaglie Da quando è iniziata la crisi… “Non mi sembra siano cambiati i consu-mi, per lo meno nella mia attività, piut-

tosto noto che verso la fine del mese la gente è più oculata. Al posto di una piz-za, per esempio, prendono un trancio”. Cosa ne pensa degli eventi organizza-ti dalla vostra associazione? “Ci vorrebbe una Notte bianca al mese, perché durante quella giornata si lavora bene”. L’amministrazione vi aiuta?“Sì, molto anche dal punto di vista bu-rocratico”. Il paese le piace?“Una volta, di più. Questo era uno paese “avanti”, rispetto agli altri, pieno di gen-te. Oggi servirebbe qualcosa che incenti-vi i giovani a vivere di più il paese”.

Le nostre domande a…

MaRia cRisTina caTTaPan, sindaco di FonTanella

Come interpreta le potenzialità del Distretto del commercio di Ante-gnate, Barbato e Fontanella? “Trovo che il Distretto potrà essere un’ottima opportunità per aiutare e rivalutare i negozi di vicinato. Inol-tre, proprio in questo periodo con l’Associazione dei Commercianti, in collaborazione col Distretto, stiamo valutando le modalità di messa in opera di un gruppo d’acquisto che potrà rispondere efficacemente alla concorrenza dei grandi centri com-merciali. Ritengo, dunque, che con questa modalità i negozi di vicinato potranno offrire contemporanea-mente prodotti di qualità a prezzi calmierati, cosa non di poco conto in questo delicato momento di cri-si. Messo in opera questo progetto, potremo estenderlo a dei gruppi d’acquisto legati anche alle utenze di gas ed elettricità”.

Quale sarà l’impatto delle BreBeMi sul vostro territorio e quale valuta-zione ne dà?“Il paese non sarà impattato diretta-mente dalla BreBeMi, nel senso che non ci saranno dei lavori sul nostro territorio. Avremo, certamente, del-le conseguenze, ma ci auguriamo che possano essere favorevoli per il nostro Comune, come un sostan-ziale miglioramento della viabilità, supportato da un rapido raggiungi-mento del paese da Milano cosa che, speriamo, potrà portare nuovi visita-tori nella zona”. Pensate a una nuova vocazione tu-ristica?“Non proprio, tuttavia il nostro terri-torio e i numerosi fontanili che, non a caso, danno il nome al nostro paese, sono di pregevole valore ambienta-le, quindi speriamo di poter creare un flusso maggiore di visitatori, co-

gliendo favorevolmente o ottimisti-camente tutte le nuove opportunità di questa grande opera”. Quali sono le prossime opere in programma? “Il periodo non è dei più facili, non solo per i bassi trasferimenti ai Comuni e per il Patto di stabilità dell’anno prossimo, ma anche per-ché ho voluto mantenere, per il mo-mento, l’aliquota base dell’Imu, con ricadute piuttosto pesanti sul nostro Comune. Sono molto sconfortata per questa situazione. Sto iniziando a chiamare il programma elettorale, ricompreso nell’opuscolo che aveva-mo dato ai nostri cittadini, il “librici-no dei sogni”. Per il momento, dun-que, anche se ci sarebbe bisogno di ampliare la scuola elementare e in-tervenire su quella della prima infan-zia, siamo costretti a effettuare dei lavori di manutenzione ordinaria”.

Daniela Curlo

Franco Reggia

s76 VIAGGIO IN PROVINcIA

Bassa Orientale77

CI RACCONTANOPUmenenGo

roberTo ZAPPALAGLIo(bAr PesA) P.zza Papa Giovanni XXIII

Che paese è questo? “Rimasto cristallizzato nel tempo. Sia le infrastrutture che il resto è rimasto, grossomodo, lo stesso”.L’economia del paese su cosa si basa-va in passato?“Il nostro era un territorio agricolo, poi negli anni Sessanta la crisi ha spinto le per-sone a lasciare i campi e a spostarsi verso Milano e Cremona. Per un periodo ha fun-zionato anche una filanda che dava lavoro a molte donne. Oggi la maggior parte delle persone rimaste nel territorio lavora nel settore edile, o in quello metalmeccanico”. Gli stranieri che vivono sul territorio sono integrati?“Complice la crisi economica e l’abitu-

dine a fare gruppo tra di loro, fanno fati-ca ad integrarsi. Lo fanno più facilmente i bambini”. Un’opera che servirebbe?“Una palestra, se ne parla dagli anni Set-tanta”.

IdA soLdo(LAvAsecco GIUdI) Via RomaNegli ultimi dieci anni com’è cambia-to il paese?“Il maniera pressoché impercettibile. Il paese non offre molto e, secondo me, c’è poca iniziativa. Quest’anno, per for-tuna, per la prima volta, è stata organiz-zata una Notte Bianca che ha chiamato pubblico anche da fuori”. Quanto impattano i centri commerciali?“In generale molto, ma nella nostra attività abbiamo mantenuto la stessa clientela, per fortuna. Con la crisi, però, sono tutti più attenti”. Su cosa risparmiano?“Se prima, a ogni cambio di stagione, portavano il piumone a lavare, oggi lo fanno una volta all’anno. Molte madri di famiglia che hanno perso il lavoro, inol-tre, cercano di arrangiarsi, quindi anche le tende, per esempio, cercano di lavar-sele per conto loro”. Il futuro?“Spero di riuscire ad andare in pensione”.

AnGeLo LocATeLLI(bArbIere) Via RomaUn punto di forza del paese?“È molto tranquillo e ci si conosce tutti. Si figuri che sono qui dal ’68”. In questi anni, qual è stato il cambia-mento più significativo?

Roberto Zappalaglio

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

percorrendo la strada stretta che porta

a pumenengo, circondata da campi e ca-

scinali, si ha l’impressione di entrare in un

altro mondo. un paese ameno, dove sem-

bra che il tempo si sia fermato.

Angelo Locatelli

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12MESInovembre 2012

78 VIAGGIO IN PROVINcIABassa Orientale

C’è qualcosa che dev’essere migliora-to in paese?“C’è sempre qualcosa da migliorare, ma oggi le amministrazioni non hanno i sol-di, quindi c’è poco da fare”.Cosa manca?“Qualcosa per i giovani. Abbiamo solo un campo di calcio, servirebbe una pa-lestra”.

GIovAnnI TAssonI(ALImenTArI- droGherIA)P.zza Papa Giovanni XXIIIQuanto è cambiato il paese in questi anni?“Pochissimo, ma mi sembra che non ab-bia bisogno di molto altro”. Venendo al commercio, su cosa ri-sparmiano di più i suoi clienti?“Scelgono sempre le stesse cose, ma ne acquistano meno. Cercano la pasta scon-tata oppure acquistano una vaschetta di prosciutto cotto, al posto di due”. Ha mantenuto gli stessi prezzi?“Ho cercato di abbassarli, scegliendo marche diverse che possano avere prezzi più competitivi”. La sua clientela è tutta del paese?“Per la maggior parte. Spesso sono per-sone anziane che non si muovono e a cui porto la merce”.

Le nostre domande a…

VeRonica salVoni, sindaco di PUMenenGo

Per la prima volta a Pumenengo è stata organizzata la Notte Bianca. Che valutazione ne dà?“Molto positiva, perché il nostro è un piccolo Comune e non ci aspetta-vamo un afflusso così copioso anche dagli altri paesi. Tutti erano molto soddisfatti, sia i commercianti che gli espositori, e c’è chi, lo dico con un certo orgoglio, ci ha fatto molti complimenti dicendoci che la nostra Notte Bianca era stata organizzata meglio di quella del vicino Comune di Rudiano. Un’esperienza positiva che sicuramente ripeteremo”. Nel Piano di Governo del Territorio è stata inserita la costruzione di una palestra. Conosce le tempistiche? “No, al momento non è stato realiz-zato ancora il progetto. Tuttavia sono ottimista, proprio perché è un’opera già approvata dal PGT che potrà es-sere molto utile per il nostro territo-rio. Certamente il periodo di crisi ren-de tutto più difficile, ma speriamo che se ne possa uscire presto”. Ci può dare qualche aggiornamen-to sul caso della cascina Malpaga?“A seguito di un’istanza presentata dai proprietari dell’area, il Tribunale di Bergamo ha autorizzato il disse-questro dell’area. Quindi, allo stato attuale, l’area risulta essere ritornata in possesso dei proprietari, mentre

la nostra Amministrazione, visto an-che il parere rilasciato dal pm, sta effettuando le opportune verifiche. Qualche settimana fa, infatti, il no-stro tecnico ha effettuato dei sopral-luoghi per stimare quanti metri cubi siano stati escavati e, a breve, rende-remo noti i dati. In ogni caso l’attività è ferma e sappiamo che nessun me-tro cubo è stato più estratto”. Nella via Roma ci sono dei parcheg-gi non regolari che sormontano, in parte, il marciapiede. Ci può spie-gare perché li avete realizzati?“È nostra intenzione eliminarli ben presto. Proprio come la cava Malpa-ga, è un argomento trito e ritrito, non ho intenzione di dire altro a riguardo”.

Enzo Martinelli

Giovanni Tassoni

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12MESInovembre 201212MESI

novembre 2012

tra Bergamo e Brescia è Boom di stranieri dal “X rapporto sull’immigrazione” emerge

come in 10 anni siano quadruplicate le presenze nelle due province: sono oltre 140mila in terra orobica e 202mila nel bresciano. menonna (orim): “L’integrazione

è maggiore nelle province più piccole”

La presenza degli stranieri in Lombardia aumenta in modo esponenziale: si è passati da 420mila presenze del 2001 a

un milione 269mila del 2011. Il prima-to spetta a Milano (460.400), dietro si collocano Brescia (202.600) e Berga-mo (142.900). Insieme le tre provin-ce accolgono il 57,6% delle presenze regionali. Ma non è l’arrivo in massa a peggiorare la loro qualità di vita. “È un’associazione mentale, sbagliata, che siamo portati a fare. Come per gli italiani, vivono meglio gli stranieri che approdano in contesti minori, in pro-vince piccole come Lodi, Cremona e Sondrio. È lì che troviamo una miglio-re qualità della vita e un indice di inte-grazione maggiore”, afferma Alessio Menonna, ricercatore dell’Orim non-ché collaboratore presso la cattedra di Demografia all’Università degli Studi di Milano Bicocca, commentando i dati del X Rapporto sull’immigrazione stra-niera relativo al 2011. Rapporto che è stato elaborato dalla Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multi etnicità) su mandato della Regione e che si è basa-to sui risultati di un’indagine condotta su un vasto campione: 800 persone nei comuni bergamaschi, mille in quel-li bresciani, con almeno 15 anni di età e originarie dei Paesi a forte pressione migratoria.

di rosAnnA scArdI

81INcHIESTA80

Alessio Menonna

L’integrazione – è emerso – è valuta-ta su un asse che varia da un minimo di 0 a un massimo di 1. È 0,55 a Brescia, 0,59 a Bergamo. Nel giudizio pesano le condizioni di vita: abitazione, titolo di soggiorno e condizione lavorativa sono i parametri base. “L’abitare in una casa di proprietà piuttosto che in una baracca, il viverci con la famiglia e non con altri con-nazionali, sono elementi decisivi. Fino a qualche anno fa – spiega Menonna –, uno straniero trovava camere in affitto o case a prezzi maggiorati. Una sorta di assicura-zione che il proprietario faceva pagare in previsione di danni. Oggi non è più così e gli affittuari sono spesso famiglie con figli. A essere più inserite nel contesto lo-cale sono le donne, complice l’arrivo suc-cessivo a quello del marito e una minore diffidenza nei loro confronti”. Negli anni è migliorata la titolarità dei

permessi per soggiornare. La sanatoria Bossi-Fini, al primo luglio 2003, ha estinto la maggior parte delle condizioni di irregolarità. Decisivi sono stati anche l’entrata di Romania e Bulgaria nell’U-nione Europea il primo gennaio 2007, il decreto flussi nel 2006, la sanatoria per colf e badanti nel 2009, i click days del 2011 per l’ingresso dei lavoratori extracomunitari. Altra leggenda da sfatare è il nesso tra presenza di stranieri e disoccupazione. “Le province di Brescia e Mantova, a maggior densità di presenza forestiera, dimostrano il contrario – annota Me-nonna –. A dettare le leggi del mercato è la congiuntura economica. Per questo il peggioramento in Lombardia è avvenu-to a partire dal 2009, in linea con il dato nazionale”. Come nel caso degli italiani, trova meno lavoro chi ha credenziali o

titoli di studio inferiori, per esempio i pakistani. Al contrario, gli esteuropei sono i più occupati. Proprio la presenza romena, comunità più numerosa in as-soluto a Brescia, seconda a Bergamo, è una delle novità di rilievo.

BERGAMO

marocchini e romeni i gruppi più numerosicresce iL numero degLi occupati a tempo indeterminato

Aumenta, ma meno rapidamente che al-trove, la presenza straniera in provincia di Bergamo. Erano 38.800 nel 2001, anno della prima rilevazione, oggi sono 142.900, più 5mila unità rispetto all’an-no precedente. La presenza maggiore è quella dei marocchini, 24.200. Seguo-no romeni, 18.300, albanesi, 15.200, a distanza senegalesi e indiani. Il flusso maggiore arriva però dalla Bolivia, 8.900 presenze, +32%. La percentuale dei re-sidenti è cresciuta del 74% dal 2001, passando dall’83% del 2010 all’86% del 2011. I regolari non residenti hanno raggiunto un picco massimo nel 2010 con 9.500 unità, scesi oggi a 8.400. Pure in provincia di Bergamo il fenome-no dei clandestini aveva mostrato durante il 2001 la sua massima incidenza, con il 22-23% degli immigrati sprovvisti di per-messo di soggiorno. Al 1° luglio 2003, la sanatoria Bossi-Fini ha estinto la mag-gior parte delle condizioni d’irregolarità portando il numero di persone non in s

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novembre 2012

83INcHIESTA82

Stranieri

regola all’8% per un biennio, anche se è poi già ricresciuto al 14-15% nel 2005-2006. Al 1° luglio 2007, invece, dopo l’entrata della Romania nell’area di libera circolazione europea, il tasso di irrego-larità complessivo è ridisceso all’11% – sanando di fatto le numerose posizioni dei romeni – e poi ancora è rimasto con-tenuto al 12% nel 2008, soprattutto in virtù della decisione governativa di am-pliare a tutti gli immigrati che ne avessero fatto a suo tempo richiesta le quote del precedente decreto-flussi. Più di recen-te, la “sanatoria per colf e badanti” di fine 2009 e i “click days” d’inizio 2011 hanno riabbassato il tasso d’irregolarità nell’area bergamasca al 9-10% negli ulti-mi tre anni, svolgendo azioni di generiche “sanatorie mascherate”, anche se formal-mente rivolte a categorie professionali ben determinate o a cittadini ancora re-

sidenti all’estero. Fa eccezione la popola-zione boliviana, irregolare al 18%. Cresce il livello di integrazione ri-spetto al 2010. Il motivo principale è il miglioramento delle condizioni la-vorative. Bergamo, rispetto alle altre province lombarde, ha retto meglio il peso della crisi. La disoccupazione tra gli immigrati è scesa dal 19,6% del 2010 all’10,7% del 2011. Sono molti gli immigrati che hanno riconquistato un lavoro, anche se di basso profilo. Gli occupati a tempo indeterminato sono passati dal 30,6% al 32,1% nell’ultimo anno. I lavori svolti variano: il 14% de-gli uomini sono operai nell’industria, il 15% fa il muratore. Tra le donne, il 19% ha un’occupazione come assisten-te domiciliare e poco meno di una su dieci come domestica a ore. Aumenta anche il lavoro autonomo, passato dal

3,5% al 6,4% mentre gli imprendito-ri raddoppiano; erano lo 0,6%, sono l’1%. Migliorano anche le modalità di convivenza. Escludendo gli assistenti a domicilio che hanno una tipologia abi-tativa legata al proprio mestiere, chi ar-riva nel nostro Paese vive sempre di più in famiglia: l’80% da solo o con moglie e figli. Di questi, il 25% è proprietario della casa. L’idea della condivisione di spazi tra connazionali sta via via scom-parendo. Nel dettaglio, si rileva che il 59% degli ucraini vive da solo, il 14% dei romeni in coppia, un marocchino su due con i figli. Cresce anche il numero di diplomati, passato dal 28% del 2009 al 45% attuale, mentre si riducono le persone che dichiarano di non posse-dere un titolo di studio: sono solo l’8%, mentre i laureati salgono dall’8%, mini-mo segnalato nel 2006, all’11%.

Nei quarantasei Comuni bresciani esa-minati dall’indagine, gli stranieri sono quadruplicati, passando dai 60.100 censiti al primo gennaio 2001 ai 202.600 al primo luglio 2011. Il nume-ro di stranieri più elevato è rappresen-tato dai romeni, 25.400, seguono ma-rocchini, 24.600, e albanesi, 23.800, in leggera diminuzione rispetto all’an-no precedente, comunque davanti a indiani, 18.300, e pakistani, 17.500. A distanza troviamo senegalesi, ucrai-ni, moldavi, ghanesi, egiziani. Questi ultimi registrano la crescita annua più elevata, pari al 37%. Il gruppo macrona-zionale in aumento maggiore è, invece, quello asiatico: dall’inizio del secolo, nel territorio bresciano, è passato da 12.700 a 51.900 stranieri. Altro dato rilevante, quello dei residenti: sono l’85%. Erano il 65% il primo gennaio 2002. Il numero è passato da 45.300 nel 2001 ai 172.100 attuali. I regolari non residenti sono solo 13.400. Dun-que, la quota delle persone presenti

sul territorio bresciano senza titolo per starci si è abbassata al valore minimo degli ultimi due anni, l’8%, passando da 10.600 nel 2001 a 19.300 nel 2002, 6.300 nel 2003, 17.000 negli ultimi due anni, come conseguenza della sana-toria Bossi-Fini del primo luglio 2003, di quella per colf e badanti di fine 2009 e dei “click days” di inizio 2011. Il tasso di irregolarità maggiore, pari al 12%, si riferisce a egiziani e tunisi-ni, con numero assoluto di immigrati privi di permesso di soggiorno in cre-scita rispettivamente del 30 e 26%. A preoccupare è un altro dato, quello sul numero dei disoccupati, mentre la per-centuale degli occupati è in linea con quella lombarda. Anche perché nella maggior parte dei casi gli stranieri senza lavoro restano privi della rete familiare che funziona da ammortizzatore socia-le. A essere senza un mestiere era l’8% nel 2001, il 13% nel 2010, è il 12% nel 2011. L’occupazione regolare a tempo indeterminato interessa ancora la mag-gioranza relativa degli interpellati (era al 44% nel 2010) e si attesta al 42% nel 2011, il secondo dato più elevato fra

BRESCIA

aumenta La popoLazione di origine asiaticaoperai e muratori tra i Lavori più gettonati

ci hanno deTTo…Alfonso, 43 anni, bergamoCosa ne pensa del numero di stra-nieri?“Forse la crescita è eccessiva, il ri-schio è una difficile gestione dei cambiamenti sociali”. Cosa teme di più?“Le tensioni nel mondo del lavoro. Con la crisi potrebbero accentuarsi”.

Lucia, 32, seriateA Bergamo è boom di immigrati. È un dato positivo?“Ma non vedo il problema. Se non ci fossero loro, molti mestieri sarebbe-ro scoperti”.Per esempio le badanti?“Appunto. Provi a dirlo a un’italiana di fare un simile lavoro”.

daouda, 38 anni, senegalese (bergamo)Da quanti anni è in Italia?“Da 8. E mi trovo abbastanza bene”. Che problemi deve affrontare?“I pregiudizi. Veniamo giudicati trop-po in fretta più per la provenienza che per quello che siamo realmente”.

Piero, 52 anni, bergamoDiventiamo sempre più multietnici...“In effetti è così, anche in altri Paesi”.Come vive questo fenomeno?“Mah, una società che rischia di per-dere via via tradizioni e radici un po’ mi preoccupa”.

el bachire, 36 anni, marocchino (Treviglio) Perché è in Italia?“Per lavoro. Ma spero di tornare pre-sto al mio Paese”.Si sente integrato?“No, ognuno qui vive insieme ai suoi connazionali. Non credo nell’integra-zione”.

Feisal, 44 anni, egiziano (seriate)L’Italia è un paese razzista?“No, ma questo non toglie che per noi è difficile adattarci”.Cosa la preoccupa di più?“La casa, ora sono in affitto, ma po-chi si fidano di noi”.

le province lombarde, dietro Varese. I mestieri principali variano: gli uomini in un caso su tre sono assunti come operai generici nell’industria, poco più di uno su dieci fa il muratore. Tra le donne, il 16% sono operaie, il 15% assistenti domiciliari e il 10% addette alle pulizie. Ad avere il più basso tasso di disoccu-pazione, il 9%, è il gruppo di lavoratori esteuropeo, mentre tra gli africani poco meno di uno su cinque è in cerca di lavo-ro. I disoccupati maggiori sono i ghane-si, il 19%. Il primato dell’occupazione irregolare va, invece, agli egiziani. Non aiuta la mancanza di titolo di studio: ne sono privi il 4% dei censiti, dato abbas-sato rispetto all’11% del 2011. A livel-lo regionale Brescia è sotto la media di dodici punti percentuali per la quota di diplomati e cinque punti sotto per quella di laureati. Dato positivo, la migliorata condizione abitativa e familiare che mo-stra una tendenza verso la stabilità: nel 2001, una persona su cinque possedeva una casa per sé o la propria famiglia, il 78% nel 2011. Le abitazioni di proprie-tà passano dall’8% nel 2001 al 21% nel 2008 e sono il 15% nel 2011.

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IL TrATTo serIo – cherIo IL “cAnALe deLL’AddA” è orA comPLeTo

l’operA irriguA è sTATA sovvenzionATA dAl minisTero delle poliTiche Agricole con un

FinAnziAmenTo A ToTAle cArico dello sTATo di 14 milioni di euro. già collAudATA e FunzionAnTe,

enTrerà in esercizio A pArTire dA mAggio 2013.

I l 4 ottobre scorso è stato inaugura-to nella zona della Cascina Portico San Carlo a Calcinate (Bg) il tratto Serio-Cherio del “Canale dell’Ad-

da”. Un’opera irrigua progettata e rea-lizzata in sei anni, dal 2006 al 2012, dal Consorzio di Bonifica della Media Pia-nura Bergamasca grazie al finanziamen-to di 14 milioni di euro a totale carico del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nell’ambito del Piano irriguo nazionale. Il tratto Serio-Cherio, che misura 12 km, è totalmente interrato, parte dalla Basella di Urgnano, prosegue sotto il fiume Serio a valle del Castello di Mal-paga, passa per il comune di Cavernago e, dopo aver attraversato anche il comu-ne di Calcinate, sfocia nel fiume Cherio in Località Cascina Portico San Carlo, sempre a Calcinate.La condotta del tratto Serio-Cherio misu-ra due metri di diametro ed è in vetrore-sina, materiale che consente un più facile scorrimento dell’acqua. Il tratto che attra-versa il fiume Serio, anch’esso in vetrore-sina, è stato invece rivestito in calcestruz-zo armato in modo da evitare erosioni e/o scalzamenti della tubazione stessa in caso di eventi di piena eccezionale del Serio.Il “Canale dell’Adda”, della lunghezza complessiva di 35 km, grazie all’inau-gurazione di quest’ultimo tratto è stato così completato ed entrerà in esercizio a partire da maggio 2013, in concomitan-

za della prossima stagione irrigua. Trat-tasi di un’opera consortile fondamentale e strategica per l’agricoltura della Bassa Bergamasca, che consente di irrigare i campi senza prelevare acqua dalle falde e dai pozzi, evitando perciò l‘utilizzo di energia elettrica.Il presidente del Consorzio Aldo Ghi-lardi ha dichiarato: “Con l’inaugura-zione del tratto Serio-Cherio il “Canale dell’Adda” è ora completo. Si tratta di un’opera molto importante che si inse-risce in un contesto di opere altrettanto significative che il Consorzio sta por-tando a termine. Per quanto riguarda il canale in questione il Consorzio ha così dimostrato di lavorare nell’interesse e nella tutela degli agricoltori”.Dopo sei anni, tempi più lunghi del previsto a causa del ritrovamento di im-portanti reperti archeologici durante gli scavi, il canale è stato ultimato, a dimo-strazione che il lavoro del Consorzio di Bonifica continua in maniera proficua per soddisfare le esigenze e le necessità del territorio in cui opera.

consoRzio di Bonifica della media PianuRa BeRGamasca Via A. Gritti 21/25 – 24125 Bergamo e-mail: [email protected] - Tel. 035/4222111 - Fax 035/4227774

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università di Bergamo,L’aLto vaLore deLL’apprendistato

Pur essendo ancora in fase di decollo, l’opportunità offerta agli studenti di fare esperienza in azienda è considerata altamente formativa.

molinelli: “Un modo per entrare anzitempo in contatto col mondo del lavoro”.

di sArA norIs

il momento non è facile, si sa. Chi si affaccia oggi sul mondo del lavoro può incontrare non pochi ostacoli e la ricerca del primo impiego, anche

sottoforma di apprendistato, può rivelar-si piuttosto difficoltosa. La crisi del resto morde, molte aziende fanno i conti con ostacoli crescenti, adottano la cassa inte-grazione quando non chiudono i battenti. Anche chi, per la prima volta, mette pie-de in università e – programma di studi alla mano – vuole progettare il proprio futuro, ha tante speranze e poche cer-tezze sul suo futuro lavorativo. Allora, investire sul presente, sulla for-mazione, può essere la scelta migliore. Anche guardando con favore agli stage, ai tirocini all’estero, agli scambi inter-nazionali (oltre a Erasmus, l’Università degli studi di Bergamo ha attivato quat-tro anni fa anche il progetto di scambi tra studenti italiani e cinesi) o approfit-tando di un apprendistato in un’azienda che richiede determinate figure profes-sionali. È una via per pianificare meglio i propri esami universitari. Come spiegano all’Ateneo bergamasco, il progetto dell’apprendistato, da poco attivato – che permette ad uno studente che ancora deve acquisire tra i 60 e i 40 crediti per laurearsi di essere selezionato

da un’azienda ed entrare “in anticipo” nel mercato del lavoro – non è ancora uf-ficialmente decollato: le aziende sono sì interessate, ma non hanno la possibilità di proporre un contratto d’ apprendista-to. Gli stages e lo studio all’estero restano quindi la concreta opportunità. Ne abbiamo parlato con Piera Molinel-li, Prorettore delegato all’orientamento universitario d’Ateneo e direttore del Centro di Italiano per stranieri, inizia-tore del progetto di scambi tra studenti cinesi e italiani. “Progetto avviato nel 2008 – spiega Molinelli –, rivolto agli studenti della laurea in Lingue e al cor-so di lingue orientali, che ogni anno permette a cinque italiani di studiare in Cina, a Dalian, e a cinque studenti cine-si di venire a Bergamo per perfezionare

la nostra lingua. È una vera opportunità, dal momento che chi ha fatto esperienza all’estero trova più facilmente lavoro. Ad esempio, nel 2011 il 41% degli stage post laurea si sono chiusi con un’assun-zione o comunque un apprendistato”. E l’apprendistato è spesso il primo passo per entrare in un’azienda. L’università di Bergamo crede molto in questa possibi-lità che avvicina lo studente, ancora alle prese con gli esami universitari, al mondo del lavoro. Già, ma perché pensare all’ap-prendistato quando ancora lo studente non ha terminato gli esami? “Perché gli permette anzitempo di entrare in con-tatto col mondo del lavoro – prosegue Molinelli –. Lo studente potrà orientare il proprio percorso formativo e svolgere attività coerenti con il proprio indirizzo”. Chi affronta l’esperienza dello stage avrà la possibilità di avere un tutor acca-demico che lo accompagnerà per il per-corso di studi e un tutor aziendale che affiancherà la sua crescita professionale. È l’azienda che informa l’università sul-la figura professionale che manca nella propria struttura e lo studente può can-didarsi per rispondere all’offerta. Che l’apprendistato sia oggi una scelta sem-pre più decisiva è fuor di dubbio. Basti solo pensare che mentre in Italia i con-tratti di apprendistato si aggirano attor-no al 6%, in Germania sono già all’80%. Ma se l’apprendistato non funziona, l’u-niversità interviene? Aiuta lo studente?“L’apprendistato è una formula contrat-

tuale che punta a dare stabilità ai giova-ni, quindi l’eventualità che il contratto al termine non venga trasformato a tempo indeterminato non è elevata. Qualora, però, questo accadesse, il servizio Pla-cement del nostro Ateneo ovviamente è di supporto al laureato nella ricerca di una nuova opportunità”.Come sta andando in questo momento?“Non è facile anche se ci sono per le aziende dei finanziamenti per determi-nate figure professionali, sgravi fiscali per chi assume. Abbiamo ricevuto nu-merose manifestazioni di interesse dalle imprese, ma, per il momento nessuna di queste si è concretizzata. E la situazione è simile a livello di tutta la Lombardia”. Quali figure professionali servono sul mercato bergamasco? “Ultimamente le figure richieste sono legate all’area commerciale e marketing, forse perché in un periodo di crisi come questo che stiamo vivendo le aziende vogliono cercare nuovi mercati. Resta comunque costante la richiesta di inge-gneri e, più in generale, la conoscenza delle lingue è fondamentale”. L’Università fa ricerche in Europa per conoscere quali figure professio-nali servono di più? “I docenti si documentano per capire quali sono le richieste del mercato attra-verso analisi, indagini e statistiche a livello nazionale e internazione; fondamentale è anche il confronto con le aziende nel mo-mento dell’attivazione dei tirocini”.

Piera Molinelli, prorettore delegato all’orientamento universitario

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PARETE NORD88 89

perché non proviamo a sognare una Bergamo diversa?

C orreva l’anno 1963, quando Mar-tin Luther King pronunciò uno dei discorsi più celebri del XX secolo, proclamando al mondo il diritto

di avere un grande sogno. Sarà anche scientifi-camente dimostrato che i nostri sogni sono, in fondo, il risultato di combinazioni elettrochimi-che: io, però, preferisco fare finta che la fantasia sia ancora un dono formidabile, che ci confor-ta e ci distoglie dalle tristezze del quotidiano. Rivendico, dunque, apertamente, il diritto di sognare: di avere una visione e di perseguirla caparbiamente. Mi piacerebbe pensare ad un consesso di artisti, per immaginare la Bergamo che sarà, molto più che ad un consiglio d’am-ministrazione. La pura verità è che, parlando di Bergamo, del suo destino, delle sue carenze e delle sue prerogative, ho sentito giudizi più sensati e proposte più stimolanti da sognatori che da impettiti manager in grisaglia. Perchè è verissimo che, senza una gestione avveduta delle risorse si vive male, ma, senza bellezza, senza fantasia, senza poesia, si vive molto peg-gio. Se non altro, per una questione di linguag-gio: quello della bellezza lo comprendono tutti, mentre il gergo degli economisti, la rendicon-tazione, gli assets, gli start-up, l’analisi gestio-nale, oltre a risultare fumosi, rappresentano un tedio irrimediabile e, per di più, alla fine mo-strano clamorosamente la corda, perfino sul versante dello sviluppo economico e sociale. Così, oggi, ci ritroviamo in braghe di tela, no-nostante tutta la scienza dei professori: siamo sempre più poveri, sempre più brutti e, in defi-nitiva, sempre più infelici. E, allora, tanto vale, mi verrebbe da dire: morirò povero, ma, alme-no, che mi si lasci sognare in pace! Io sogno una Bergamo diversa da quella che oggi descrivono i piani di sviluppo: vorrei una città meno trac-ciata col rapidograph e più dipinta a pennellate

ampie, che assomigliasse, almeno un pochino, a quella della mia infanzia. Certo, è solo un so-gno: quella città non esiste più, superata impla-cabilmente dalla modernità. Quella città, con i suoi negozi e le sue scuole, con la sua gente, un po’ lenta e prevedibile, che, però, non rubava, non parcheggiava in doppia fila e non scrive-va sui muri con lo spray. Quella Bergamo non avrebbe mai ambito a diventare capitale euro-pea della cultura, perché era una città educata a volare basso, a non fare il passo più lungo della gamba. Però, era la capitale di un mondo piccolo e provinciale, che ti stava a pennello, come un vecchio cappotto di sartoria, di quelli un po’ logori, ma che fanno ancora la loro porca figura. Era la città di Luigi Angelini e di Giacinto Gambirasio, di Bortolo Belotti e di Gianandrea Gavazzeni. Quali nomi affideremo alla posterità noialtri, figli delle stelle, perché i nostri eredi li incidano sulle targhe delle vie di Bergamo? Non quello di qualche manager e, certamente, non quello di qualche illuminato amministra-tore. Siamo diventati un popolo senza grandi progetti, che confonde l’ambizione con il salto nel vuoto: avanziamo un passino alla volta, in-capaci di pensare ad un’idea di città che vada di qui a dieci, venti, trent’anni. Perché il futuro bisogna immaginarlo: non ci si può limitare a calcolarlo con il regolo. La nostra città, fin dai tempi remoti, crebbe seguendo la traccia delle proprie naturali risorse e necessità. I commerci e le comunicazioni le imposero di espandersi, oltre il tracciato delle sue mura medievali: fuori dalle porte, sulle principali vie di transito, sor-sero i borghi, abitati mercanti, artigiani, com-mercianti. I secoli passavano e Bergamo crebbe ancora: vennero gli opifici, i quartieri operai, le ciminiere. E con loro, vennero i servizi: trasporti economici e veloci, come la ferrovia delle valli, centri direzionali, le poste nuove, lo stadio, le

vecchie piscine di viale Giulio Cesare. Poi, ad un certo punto, ai sogni, alle grandi idee di svi-luppo, si sostituì una lettura catastrofica del fu-turo: gli autobus sostituirono trenini e filobus, i piani regolatori ci regalarono orrendi falansteri, la mania di cementificare ricoprì le rogge, umi-liò le strade, ingolfò il traffico, trasformò il cen-

tro in un supermercato. E la politica cominciò a segnare il passo: ad adeguarsi alle esigenze di quei nuovi ricchi che, ormai, progettavano i nostri quartieri in funzione dei propri interessi e non di quelli della gente bergamasca, presente e futura. Così, si arrivò al piccolo cabotaggio: alla dottrina dell’“adelante con juicio”, e alla prudenza plumbea di chi non è più capace di avere un sogno, di presagire o, almeno, di va-gheggiare un futuro. Siamo, così, approdati al bivio del presente: da una parte c’è quello che conosciamo, un modo gretto di pensare alla città e ai cittadini, subordinando ogni minima scelta alle contingenze spicciole, tentennando per allungare un marciapiede, per allargare una ciclabile, per abbattere una barriera architet-tonica. Dall’altra parte ci sono i grandi sogni: un futuro, certamente più rischioso, ma enor-memente più vivo ed attraente. Ora si tratterà di scegliere se vogliamo che Bergamo decada, un pochino alla volta, come un vecchio condo-minio che nessuno vuole ristrutturare, oppure provare l’azzardo di dire come vorremmo che fosse, questa nostra città, di qui a qualche de-cennio. La parola spetta a noi cittadini: di qui alle prossime elezioni amministrative abbiamo un anno e mezzo per ascoltare proposte, per esaminare candidature, per giudicare proget-ti. Ma non decidiamo solo con le ragioni del portafogli o, peggio, con quelle del timore di prendere uno scivolone. Proviamo a sognare: ad avere fiducia nella nostra intelligenza, nella creatività, nella capacità di immaginare una cit-tà nuova. A fare, in definitiva, quello che hanno fatto per secoli i nostri antenati. E il risultato è lì da vedere: si staglia, come un sogno di pietra e di legno, sul nostro orizzonte, ogni volta che leviamo gli occhi a quella meraviglia che è Città Alta. Non dobbiamo inventarci nulla, in fondo, ma solo ricordare.

di Marco Cimmino

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La città deLLedonne

Giaguaro o puma? La carica delle donne predatrici tra nuovi miti e avventure da balera. Il mutamento dei costumi sociali e il declino del machismo. serata in un locale della provincia.

di mAssImo rossI

c he l’arrivo degli “anta” apra ad una nuova fase della vita è pur vero. Ma che questo traguardo

anagrafico significhi necessariamente la conquista della saggezza, della calma e della riflessione, nonché l’avvicendar-si di un incipiente declino fisico, beh, questo è tutto da dimostrare. Insomma, da quanto si vede in giro gli “anta” non sono più il tempo del look morigerato e serioso, del ritiro e della “pace raggiun-ta”. Non lo sono per il maschio sempre più narcisista e, in ugual modo, non lo sono per l’altra metà del cielo sempre s

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più potente, disinibita e dominatrice.In tempi non troppo lontani il pater fami-lias, detentore dell’autorità e del potere, era colui che poteva concedersi, con o senza l’assenso della controparte fem-minile, spazi di autonomia e di svago. L’avventura o la scappatella maschile se non era un fatto normalmente accettato era, perlomeno, un costume abbastanza tollerato, quantunque mai esplicitamente ammesso. Per le donne non vi erano, in tal senso, altrettante occasioni o possibilità. La donna doveva essere obbligatoriamen-te figlia, madre e sposa fedele. Altre con-dizioni erano guardate con forte sospetto e diffidenza. Il malcostume, il peccato e la deviazione, insomma, erano automatica-mente desumibili dalla condizione sociale rivestita, soprattutto dalla donna.

rIvIncITA deLLe donne o decLIno deL mAschIo?Retorica a parte, la conquista della parità dei diritti da parte della donna procede, negli anni, in maniera abbastanza con-traddittoria, tra timidi segnali di impegno politico e di carriera lavorativa e strumen-talizzazione mediatica sempre ambigua e mai risolta. Forse è anche per questo parziale successo e per una distorta ico-

sce l’appellativo di cougar (puma), mentre per le cinquantenni o più è in voga il titolo esotico di jaguar. I nuovi “felini” preda-tori a due zampe si muovono in maniera anonima nel caos frenetico della giungla urbana lavorativa, ma è con il calare delle tenebre che scatenano la caccia. Svestiti i panni dell’impiegata, della cassiera di su-permercato, di infermiera, di commessa, di avvocato, di imprenditrice, di casalinga e chi più ne ha più ne metta, ecco la me-tamorfosi della pelle che diviene maculata, degli occhi che divengono straordinaria-mente acuti, dei sensi che si amplificano nelle facoltà. Miti? Fantasie e proiezioni ancora prettamente maschili?

sAFArI nosTrAnoNon è stato facile, a onor del vero, com-binare una serata proficua per la nostra completa soddisfazione giornalistica. Innanzitutto c’era bisogno di qualcuno già inserito nell’ambiente, qualcuno che sapesse indicarci luoghi, orari e perso-ne. Qualcuno, in fin dei conti, disposto a sottoporsi all’esperimento predatorio. Da queste parti - siamo sul Lago d’Iseo - Giuseppe è persona conosciuta ed è un professionista stimato. Il suo look alquanto stravagante lo rende facilmen-te riconoscibile. Ma a dispetto della sua mise dandy, al contempo semplice e non

il PaReRe delle donne

Le abbiamo fermate per strada, in un grosso centro commerciale e tra le bancarelle di un paio di mercati di paese. Su un campione di 103 donne intervistate e comprese tra i 40 e i 55 anni le risposte e i pareri ottenuti sul fenomeno jaguar e cou-gar sono stati abbastanza negativi. Alla domanda “vi piacerebbe vivere una relazione anche fugace con un uomo molto più giovane?”, le in-tervistate hanno replicato in questo modo: 52 di esse lo hanno escluso categoricamente, paventando, so-prattutto, l’immagine dei propri figli già grandi. In 32 si sono dette molto incerte (ma più verso il no), mentre 19 si sono dette favorevoli all’espe-rienza, riferendo di “amiche” e “co-noscenti” più o meno soddisfatte. Insomma, a noi pare di aver scoper-

to l’acqua calda. Il fenomeno jaguar e cougar è, innanzitutto, forse più di tutto, un “neologismo di costume” per giustificare cambiamenti socia-li che restituiscono tanto all’uomo che alla donna un’autentica parità dei bisogni e delle emozioni. A con-ferma di questa ipotesi le molte e concordi opinioni delle intervistate le quali sembrano avvalorare le pa-role di Carla, una rampante profes-sionista quarantenne: “Facciamo quello che i maschi fanno da sem-pre, ossia vivere relazioni con qual-cuno più giovane di noi. solamente a noi donne vengono ingiustamente affibbiati titoli e nomignoli poco ri-spettosi”. la parità è prima di tutto un abito mentale, un traguardo, dal mio punto di vista, ancora lontano da raggiungere”.

nografia muliebre che le donne decidono di prendere sempre di più il largo con coraggio e determinazione. Come fosse-ro uomini. Ora è tempo di qualcosa che a molti potrebbe sembrare strano e stonato, ma che nella realtà dei fatti non ha proprio nulla di eccezionale. Si parla tanto di don-ne mature a caccia di giovani uomini. Alle quarantenni chiamate in causa si attribui-

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dozzinale, Giuseppe è un giovane uomo che non concede a facilonerie o a stupi-dità. Si ride e si scherza, insomma, ma gli incontri sono una cosa seria. L’appunta-mento col nostro mentore è fissato per le 23 fuori dalla celebre discoteca a pochi chilometri dal Lago d’Iseo. Entriamo ritirando il consueto pass di consuma-zione obbligatoria. L’ambiente, curato e ordinato, apre ad ampi spazi modulari costruiti come “isole” bianche di diva-ni e poltrone in pelle con bassi tavolini nel consueto stile minimal. La pista, leggermente in trincea rispetto al cam-minamento esterno sopraelevato, è già popolata da un’umanità varia e in alcu-ni casi anche fin troppo variopinta nella mise forzatamente sgargiante. La serata è principalmente dedicata al liscio, ma vi è anche un’altra piccola sala nella quale si balla latino. Poca cosa, tuttavia. Osser-viamo e siamo osservati. Con il bicchiere in mano appoggiati al bancone del bar scorriamo i gruppi di persone: ai tavoli stanno compagnie di vecchia data, ma-riti e mogli, per lo più (presumiamo). In pista, come è ovvio che sia, persone in tutt’altre faccende affaccendate. Qui sul ring esterno, invece, vi è la passerella di piccoli gruppi di uomini-cubs (“cuccio-li”) che vanno dai venticinque ai trenta-cinque anni, quindi il casuale passeggio, incerto e malfermo, di altri single, forse un bel po’ più su dei quaranta e cinquan-ta. E le donne? Sono tante, non c’è che dire. Stanno, per lo più, in piccoli gruppi che ciangottano e spiano oltre le spal-le delle amiche. Bevono, accennano a piccole mosse di ballo e ridono. L’età, tuttavia, dal nostro punto di vista, è assai variabile: si va dai trenta ai cinquanta. Mentre Giuseppe ci lascia, per alcuni istanti, per unirsi ad un gruppo vicino, noi scambiamo due chiacchiere con una nostra vecchia conoscenza. Da anni questo cameriere lavora all’interno della discoteca e le sue parole non esitano nel descrivere quella che è una tendenza del momento: “È facile imbattersi in donne mature, spesso reduci da un vissuto non troppo sereno se non drammaticamente burrascoso, che riscoprono una seconda giovinezza e una nuova voglia di vivere.

dizionaRio TascaBile

Secondo l’urban dictionary onli-ne, cougar è propriamente la don-na adulta di età compresa tra i 30 e i 50 anni che ha abbandonato le tradizionali regole delle relazioni romantiche per cercare di conqui-stare giovani ragazzi. Abbastanza limitante e limitato, non c’è che dire. Così il termine jaguar riveste lo stesso identico significato anche se viene applicato alla donna over 50. I giovani uomini preda di questi felini cacciatori si chiamerebbero, invece, cubs ossia cuccioli, ma è in voga anche il più feticistico “toy boy” (letteralmente “ragazzo giocatto-lo”). Così “speed date” è l’appun-tamento veloce: è il secondo nome di molti siti web specializzati nell’or-ganizzazione di incontri tra anime

solitarie in cerca di partner (sareb-be tuttavia curioso capire e sapere il tasso di reale solitudine di questi cercatori e cercatrici). Facciamola semplice: questi numerosissimi siti internet dedicati anche al mondo cougar non sempre sono creazioni genuine pro salute publica. L’iscri-zione è spesso obbligatoria e il ser-vizio è (udite udite) a pagamento! A questo punto un nuovo e ulteriore lemma indirettamente collegato al problema dei siti: i fake (falso, po-sticcio) ossia i mentitori della pro-pria identità. Spesso i baldi giovani con ancora il latte alla bocca ven-gono adescati con belle fotografie e mille moine, ma capita frequente-mente che la donna dei sogni sia un po’ troppo avanti negli anni.

s

Sono loro, in molti casi, ad attaccar bot-tone e a fornire l’occasione per una re-lazione mordi e fuggi. Spesso capita che l’incontro venga consumato alla velocità della luce, qui fuori nel parcheggio, sen-za tante premesse o giri di parole”. Nel frattempo Giuseppe ritorna da noi e in-terviene nella discussione: “Tutto vero, ma non va dimenticato che in queste dinamiche improvvisate la timidezza o l’incertezza possono compromettere ogni possibilità. Se in questi frangenti una donna si avvicina e inizia a dialogare

basta poco per capire le sue intenzioni. E a te non resta che decidere ed eventual-mente “stringere” velocemente il cerchio”.

dInAmIche dI cAccIAGiuseppe balla. Noi no: siamo letteral-mente impediti nell’esercizio del latino-americano e, a maggior ragione, del liscio. La teoria di Giuseppe sulle inten-zioni predatorie di coloro che – ormai a torto – vengono definite jaguar o cougar è semplice: le donne ti guardano e ti stu-diano, soprattutto nell’atto del ballo.

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Quindi una serie di piccoli, impercettibili “segnali”: la vicinanza del corpo, soprat-tutto del viso, il “tocco” della mani. Quin-di a ballo terminato è la scusa per una siga-retta in luogo esterno e più appartato a far maturare eventuali sviluppi della situazio-ne. E qui casca l’asino: “Sono io, ci spiega Giuseppe, a farmi avanti. Se la persona mi interessa (spesso, però, la conosco già da qualche tempo) la invito fuori per due chiacchiere o per il “cambio della magliet-ta”. In questo frangente i discorsi devia-no più sul personale. Il cerchio si stringe. L’isolamento, la confidenza, la vicinanza preparano l’eventuale “gran finale”: un bacio vicino alla bocca con tutto il corag-gio possibile. Un bacio che poi diventa un secondo bacio quindi un terzo e, infine, un unico bacio. Tuttavia, sì, sono ancora io a “spingere sull’acceleratore”. Ma, a onor del vero, se una donna è ben disposta ver-so un uomo, è anche verosimile il fatto che sia ancora l’uomo, nella stragrande mag-gioranza dei casi, a doversi fare avanti. L’uomo, insomma, cade nella trappola,

perché in un certo senso sa di poterci cade-re. E se gli vien data la possibilità sta a lui “concludere”. Ma allora i siti internet dedicati al “mon-do jaguar e cougar”? Un mondo di gran-de solitudine ancora più ristretto – se possibile – rispetto al tradizionale “pia-neta balera”, ma forse anche una nuova etichetta, edulcorata e travestita, per una forma di “prostituzione riciclata”. Siamo alle solite, insomma. Giuseppe riferisce di amici cascati davvero male. “Spesso la paura di lanciarsi in un dialogo vis a vis spinge all’avventura tra le numerose pro-poste della rete. Pare, insomma, che il fil-tro della comunicazione telematica oggi sia un mezzo per vincere l’incapacità del contatto diretto. Un’incapacità che vedo soprattutto tra i giovanissimi, ragazze incluse. Non parliamo, tuttavia, delle giovani, in molti casi delle vere e proprie s…..e con la puzza sotto il naso. Poi ci si chiede perché qualcuno vada a parare in internet o negli appartamenti”. E i segnali di questo isolamento avanzano anche qui, tra i cultori del latino-ameri-cano, in quello che dovrebbe rappresen-tare la sensualità e la provocazione per antonomasia. “Le giovani appassionate di latino spesso entrano in discoteca con tutto il loro gruppo di ballo per cui acca-de sempre più spesso che si formino dei circoli abbastanza chiusi, impermeabili addirittura al dialogo. Morale: se ti per-metti di attaccar bottone o di invitare una a ballare, è l’indifferenza o l’occhiataccia o il protezionismo indiretto del gruppo. Una donna matura, al contrario, è più libera e più consapevole e decisamente più interessante. Sennonché poi spesso si scopre il desiderio di stima, di considera-zione, di tenerezza e di dialogo ancor più che di sesso”. La serata è ancora lunga e Giuseppe ha ben altro da fare che non te-nerci per mano per il resto della nottata. Sorseggiamo il nostro cocktail, mentre lui, Giuseppe, schizza come un leone tra gli altri felini suoi simili. Non è una preda, questo è fuor di discussione. Gli agnelli indifesi siamo noi, ma la nostra triste postura alquanto immobile non è di alcun interesse e non stimola alcuna caccia.

couGaR e JaGuaR: idenTiKiT

45 anni di media, la donna cougar/jaguar pratica sport e frequenta an-che palestre e centri benessere. È molto curata nell’aspetto e nel look e possiede un livello di istruzione medio alto. Sono intelligenti e col-te: moltissime di esse sono laureate. Nella stragrande maggioranza dei casi sono economicamente indipen-denti. Hanno un’ottima posizione lavorativa: rivestono anche ruoli di responsabilità. Molte le single o le separate. Se sposate vivono una si-tuazione oscillante tra il noioso, il de-luso e l’insoddisfatto. Amano i viaggi avventurosi e, oltre alle solite mete caraibiche dedicate al turismo ses-suale femminile, nel 34 per cento dei casi ora pensano all’Africa (Kenya, Marocco), ma anche alle città dello shopping (New York, Londra e Pari-gi). Molto di tendenza, al momento, anche Firenze, Roma e Venezia. Sem-pre appetibili le location con spa.

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zahAbILITA

InTrodUce IL servIZIo dI PronTA dIsPonIbILITà

nonostante lo scenario eco-nomico finanziario mon-diale sembra aver preso di mira le aziende italiane,

indipendentemente dalla dimensione, la nostra industria sta iniziando a sviluppa-re anticorpi contro una crisi che perdura ormai da anni. Anche nella sanità sono comparse “resistenze” che purtroppo possono scoraggiare gli utenti, come l’aumento dei ticket sulle prestazioni in vigore dallo scorso anno, o l’allunga-mento delle liste di attesa. “Per far fronte alle numerose difficoltà che il percorso sanitario può presentare – introduce il dott. Andrea Rusconi, Di-rettore Amministrativo del gruppo Ha-bilita- e per offrire un servizio efficiente ad una popolazione sempre più esigente è nata l’idea innovativa della “PRONTA DISPONIBILITÀ”. Tale progetto deri-va dall’esigenza di fornire una risposta rapida in un mondo sempre più freneti-co che tuttavia non dimentica di ricono-scere nella salute e nella prevenzione un bene primario” L’ obiettivo di Habilita è quello di forni-re una risposta immediata alle richieste di una normale visita specialistica, sen-za la necessità di ricorrere al Servizio Sanitario Nazionale e usufruendo di un accesso libero, diretto ed immediato (senza appuntamento) a costi contenuti. Le branche “pilota” di questo saranno la dermatologia e l’oculistica, grazie ad un team di medici di elevata professio-nalità, disponibili tutti i giorni presso il Poliambulatorio San Marco a partire dal 5 novembre 2012.

“È importante comprendere la corretta natura della visita – sottolinea la dr.ssa Ga-briella D’Anna, Responsabile del Servizio per la dermatologia- poiché l’attività che noi eroghiamo non va confusa con quella del Pronto Soccorso a cui vanno indirizzate le prestazioni con carattere di urgenza e urgenza differibile“.La “Pronta disponibilità” è caratterizzata dall’ immediatezza dell’erogazione della prestazione, venendo incontro alle differenti e mutate esigenze quotidiane del pa-ziente.Questa formula innovativa ha molti punti di forza:• Unrapportodirettotrautenteespecialista.• Unbrevissimolassoditempotral’insorgenzadellapatologia,l’accessoallavisita

specialistica e l’impostazione del proseguimento diagnostico terapeutico.• Lafacilitàdiaccessoinunorariodipausalavorativa.• Lacollocazioneincentrocittà,inunazonafacilmenteraggiungibileconmezzi

pubblici e con l' opportunità di comodi parcheggi.“Non da ultimo – prosegue il dr. Mauro Carrara, Responsabile del Servizio per l’o-culistica- è importante considerare anche il costo: l’accesso avverrà mediante accet-tazione senza impegnativa presso la struttura secondo gli orari di ciascuna specialità ad una tariffa di € 40, offrendo un’alternativa ai canali tradizionali del Servizio Sani-tario Nazionale e dell’attività in regime di solvenza.”Inoltre è prevista la possibilità, su richiesta dell’utente, di inviare direttamente i re-ferti al medico curante, secondo le normative vigenti in materia di privacy.Il Servizio di pronta disponibilità sarà organizzato in modo diverso a seconda della branca; per quanto riguarda la DERMATOLOGIA, il servizio sarà attivo da Lunedì a Venerdì, dalle ore 12.30 alle ore 14.30. Le accettazioni verranno effettuate a partire dalle ore 12 fino alle ore 14. Il servizio dedicato all’OCULISTICA sarà attivo da Lunedì a Venerdì dalle ore 13 alle ore 14. Le accettazioni verranno effettuate dal lunedì al venerdì, dalle ore 12.30 alle ore 13.00.

nuovo PunTo PRelievi PeR analisi medichein convenzione ssn Si informa che presso Habilita Poliambulatorio San Marco(Piazza della Repubblica, 10 - Bergamo)è attivo il servizio Punto Prelievi per l'esecuzione di esami ematochimici,dal lunedì al sabato, dalle ore 7 alle ore 9.Il servizio è ad accesso diretto ed è convenzionatocon il Servizio Sanitario Nazionale.

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9796 ANImALI

rospoti Bacio o... ti saLvo?

L’enorme importanza della fauna “minore”.

di ALessAndrA TonIZZo

e siste un mondo, là fuori, di essere viventi che, magari per una (inopportuna) cat-tiva fama, o per la nostra

sbadataggine, rischiano d’essere messi definitivamente knockout, vale a dire... scomparire dalla faccia della Terra.Eppure, da qualche tempo, echeggia un po’ ovunque una parola che, oramai, dovrebbe esserci familiare: biodiversità (biologica), dall’inglese biodiversity, ossia “varietà della vita” presente sul pianeta. La biodiversità va salvaguarda-ta, perché ogni specie ha un compito ben preciso da svolgere, la cui mancanza genera un gap incolmabile e le cui con-seguenze, a breve e lungo termine, pos-sono essere catastrofiche.Il classico esempio dell’influenza pervasi-va dell’uomo sulla natura, oggetto di stu-di noti al mondo intero – nonché uno dei casi meglio documentati di come la per-dita dei grandi predatori (e il loro ritorno)

cambi gli ecosistemi – è la reintroduzione dei lupi nel parco nazionale di Yellowsto-ne, negli Stati Uniti, la cui diffamazione (parliamo di un vero e proprio sterminio) avevano portato le alci allo stato brado, con la conseguente decimazione della vegetazione riparia e la progressiva ero-sione del suolo. Addio, dunque, ai castori – che, con le loro dighe, favoriscono gli insediamenti piscicoli –, mentre i coyote, divenuti spavaldi, facevano piazza pulita dei piccoli mammiferi. Al ritorno dei lupi, le alci sono scappate nella foresta e non si sono più fatte avanti nelle aree aperte o lungo i fiumi, i pioppi e i salici hanno iniziato a ricrescere, i castori sono tornati e i coyote sono di nuovo cauti: insomma, ora la biodiversità è in aumento e l’intero ecosistema è maggiormente produttivo. Ma se squali, lupi e grandi felini sono difficilmente ignorabili, che dire di tutti quegli animali la cui “stazza” non può parlar per loro? Chi, difatti, è a conoscen-za dell’esistenza della Giornata mondiale delle Rane? Giunta alla sua quarta edizio-

ne, si è svolta il 28 aprile scorso, per un motivo ben preciso: gli anfibi, fra tutti i vertebrati, sono quelli maggiormente esposti e più minacciati, e salvare questa fauna è di fondamentale importanza poi-ché questi esseri, da ottimi bio-indicato-ri, svolgono un ruolo cruciale negli equi-libri ambientali. La pressione antropica, l’uso di pesticidi, l’immissione di specie esotiche, l’introduzione di pesci per al-levamento e pesca sportiva, l’alterazione e la distruzione di habitat, l’inquina-mento di vario genere, i cambiamenti climatici: tutto ciò compromette se-riamente le popolazioni di queste specie, e sta succedendo a casa nostra, mica oltreoceano.Non serve, difatti, guardare uno di quei (bellissimi) do-cumentari di National Ge-ographic per constatare che tritoni, salamandre, rane, raganelle e rospi se la cavano male (un eufemismo

per dire che si stanno riducendo drastica-mente in tutto il globo): è sufficiente fare un viaggio online, precisamente sul sito del Centro studi Arcadia che, insieme all’Ente Protezione animali di Brescia, lavora per la tutela degli anfibi, interve-nendo tramite azioni concrete quali il sal-vataggio di rospi (ed eventualmente altri anfibi) dalle strade durante la migrazione riproduttiva e il conteggio degli animali e loro classificazione per sesso, volta al mo-nitoraggio scientifico delle popolazioni in questione.

Diversi volontari, prima della stagione ri-produttiva dei bufo bufo (rospi comuni), posizionano dove possibile delle barriere di protezione in plastica, per “guidare” i rospi verso passaggi protetti sotto la stra-da; questo avviene nel territorio di confi-ne tra i comuni di Lumezzane e Nave, in località Cocca e Poffe – qui, infatti, esisto-no due corpi d’acqua (ex pozze di abbeve-rata) che forniscono l’habitat riproduttivo idoneo per diverse specie di anfibi –, e ad Idro (tra le prime località italiane interes-sate da una iniziativa di conservazione di

anfibi, con la realizzazione, nel 1980, di canalizzazioni sottostradali), sulla strada che si trova sulla sponda orientale del lago e che collega gli abitati di Crone e Vesta (per partecipare a queste operazioni, in-formarsi presso www.centrostudiarcadia.it/ o www.enpabrescia.it/). Di certo, da queste creature terra-ac-qua, non ci aspettiamo la classica meta-morfosi favolistica, ma, anzi, è possibile che, in cambio di un po’ d’aiuto, possa-no darci molto di più di una calzamaglia turchina.

L’esercito dei “piccoLi ma Buoni”: tutti in pericoLoPUnGIAmo, mA sIAmo TenerIDa qualche tempo, è partito un tam-tam mediatico – promosso da Aidaa (Asso-ciazione italiana difesa animali e am-biente) – per salvaguardare l’Erinaceus europaeus. Porcospino, riccio, istrice: stiamo parlando di quel piccolo mammi-fero che, se minacciato, si chiude a pal-la esibendo tutti i suoi aculei. Animale prettamente notturno, il riccio esce dal suo letargo ad aprile ed è un’altra delle piccole vittime della strada che distrat-tamente schiacciamo con le nostre auto:

per questo motivo, ne muoiono diverse migliaia! Molto diffu-

so nelle zone di campagna, ma anche nei giardini di

villette e condo-mini, l’istrice è un animale

di cui si parla poco, men-tre resta uno degli esseri più importanti

per il man-t e n i m e n t o dell’ecosiste-

ma delle no-stre campagne,

nutrendosi di lu-mache, uova di ser-

pente, piccole vipere e larve d’insetti: tutto ciò che

è considerato dannoso per orti

e giardini. Insomma, prestiamo atten-zione a questi buffi esemplari, pensando anche, magari, di adottarne una fami-gliola a salvaguardia del nostro verde.

Torneremo A voLAreChe fine hanno fatto le farfalle? Se lo chiederanno i nostri retini, ormai am-muffiti in garage, ma ancor più ne sento-no la mancanza i fiori perché, purtroppo, recenti studi hanno decretato che almeno il 40 per cento di questi lepidotteri, in Europa, sta scomparendo: un gran colpo per la biodiversità. Per questo, da qualche anno, i ricercatori di Eugea (Ecologia urbana giardini e ambiente), in collabo-razione con gli entomologi dell’Univer-sità di Bologna, hanno messo a punto un “giardino in scatola” contenente piante fiorite – in dettaglio, cosmos, zinnia e facelia, tutte con nettare particolarmente gradito alle farfalle adulte – e finocchio selvatico, la pianta nutrice del Macaone, la più bella farfalla italiana. Piantando queste sementi, si creeranno quindi delle piccole oasi (detti “hotspot di biodiver-sità”) dove le farfalle potranno nutrirsi e deporre le uova, con la speranza che siano in molti a farlo, per far tornare un guizzo di colore nelle nostre città. Il pe-riodo di semina e germinazione è proprio quello a cavallo tra la primavera e l’estate: cosa aspettiamo?

vAmPIro A chI?Gli amanti del celebre supereroe volante già lo sapevano, che dei pipistrelli non

c’è nulla da temere, ma pare che ora se ne convincano in molti. Grazie alla sua dieta – niente sangue umano, per cari-tà, solo tanti insetti –, infatti, i chirotteri possono liberarci dall’incubo estivo che terrorizza tutti: le zanzare. Richiamare nei nostri giardini questo controverso mammifero (scioccamente temuto, ma in realtà innocuo e timido) è facilissimo, grazie alla bat box, una scatola-rifugio da posizionare all’esterno ad almeno 4 me-tri dal suolo, o in pieno sole o all’ombra totale, perché i pipistrelli femmina ama-no la luce e i maschi il buio. Guarda caso, anche questa specie è a rischio, e l’inten-to primario di queste tane-domestiche, difatti, iniziò nel 2009 come campagna ecologica dal titolo Un pipistrello per amico, guidata dal Museo di Storia Natu-rale dell’università di Firenze in collabo-razione con la Coop. Aiutare una specie in pericolo e liberarci di un fastidioso prurito: due mosse in una!

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ger – racconta – ma col trascorrere degli anni sono cresciuti molti dirigenti vali-di, c’è un ottimo team che sa fare bene il proprio lavoro ed era giusto cedere il passo”. Quando si parla di vita spesa per il basket non è semplice retorica perché Mattioli oltre a coltivare la sua società ha sempre ricoperto cariche federali importanti come quella di membro del Consiglio delegato all’attività del settore delle squadre nazionali maschili. Questo dal ’96 al 2008, periodo nel quale non

Il comitato di bergamo della Fip è secondo per numeri

solo a milano. Il presidente ventre: “I

nostri atleti arrivano quasi tutti dal minibasket,

difficile che qualcuno si avvicini in età più avanzata”. “Grazie alle società l’attività

è garantita anche a chi non se lo potrebbe permettere”.

BasketLa carica dei diecimiLa

di FULvIo FAccI

partire dai numeri per cogliere la dimensione di un fenomeno. Se in Bergamasca quando si parla di sport è il calcio a farla

da padrone non si può certo affermare che altre discipline “la facciano da spet-tatore”. Il basket, ad esempio, un tem-po chiamato pallacanestro, non scherza affatto proponendo cifre probabilmente impensate ai più. Il movimento sfiora in-fatti le diecimila unità di partecipanti a vario titolo. Gli atleti tesserati, compresi i giovani, sono 3.300, i piccoli giocatori che partecipano al circuito minibasket sono 3.200 e poi ci sono 270 tecnici, 100 istruttori di minibasket, altrettanti arbitri e ancora dirigenti e accompa-gnatori. Come avviene per tante altre discipline, anche nel basket Bergamo è seconda a livello regionale solo al Comi-tato di Milano, che evidentemente può contare su una base di altra dimensione

alla quale attingere.“In provincia ci sono 80 società – rac-conta Giuseppe Ventre che si avvia alla conclusione del suo primo mandato in qualità di presidente del Comitato di Bergamo della Federazione Italiana Pallacanestro – ed abbiamo dovuto regi-strare un piccolo calo nel numero, lega-to alla situazione economica che non ha risparmiato nemmeno il nostro settore. In un’annata agonista organizziamo 2.400 gare, senza considerare il mini-basket. Abbiamo 16 squadre che parte-cipano al campionato di Promozione e 30 per il campionato di Prima divisione. Su 80 società affiliate almeno 70 svol-gono anche l’attività giovanile per una fascia d’età che va dai 13 ai 19 anni”.Il minibasket è un movimento autono-mo, gestito da circa 60 società, ed è ri-volto ai bambini dai 6 ai 12 anni. Oltre all’altezza dei canestri ha delle regole particolari, ad esempio quelle che ri-guardano i cambi obbligatori.

“A differenza del calcio e magari anche di altre discipline – continua Ventre che ha sostituito alla guida del Comitato provinciale Benigno Comotti, in carica per 25 anni e premiato recentemente con la stella d’oro al merito sportivo del Coni – chi arriva a praticare il basket lo fa seguendo tutta la trafila. Semplifican-do, si può dire che i nostri atleti arrivano tutti dal minibasket, difficile che qualcu-no si avvicini in età più avanzata. Colla-boriamo anche con le scuole svolgendo un’attività formativa avvicinando gli insegnanti. Il nostro rammarico è che, mentre siamo senz’altro forti nel setto-re maschile, con le bambine subiamo la ‘concorrenza’ della pallavolo che ha un grande traino promozionale dalla Foppa Pedretti. Questa situazione alla fine in-fluisce anche sulla collocazione a livello agonistico sul piano nazionale: abbiamo comunque due squadre femminili in se-rie B ed una in serie C. Albino, Parre, Trescore e in città l’Excelsior sono co- s

SPORT98 99

munque le espressioni più rappresenta-tive di questo movimento”.In campo maschile, anche senza ricorre-re ai ricordi dell’Alpe in serie A, il qua-dro è di tutto rispetto con la Comark di Treviglio in serie A dilettanti e la Vivigas di Costa Volpino in divisione nazionale B, oltre alle squadre di serie C. Sul pia-no nazionale i risultati sono buoni anche nel settore giovanile con la Blu Orobica di Treviglio, che ha ancora come spon-sor la Comark, che ormai da anni si qua-lifica per le finali nazionali.“Ci muoviamo anche con qualche diffi-coltà visto che le risorse pubbliche sono pressoché costantemente in riduzione e le strutture sono quelle che sono – con-tinua il presidente –. Riusciamo a sop-perire con un grande impegno di tutti, insomma col volontariato. Ci sono inol-tre alcuni aspetti che superano la grati-

ficazione che può derivare dai risultati sportivi o dalla dimensione del nostro Comitato. Riusciamo infatti a far parte-cipare anche chi non potrebbe permet-terselo dal punto di vista economico, garantiamo l’attività anche a chi non ha i

mezzi e questo è un grande momento di integrazione. Ovviamente sono le socie-tà che si fanno carico di queste necessi-tà, sono loro le vere protagoniste”.Tanta attenzione per i giovani, ma quan-do arriva il momento di appendere le scarpette al chiodo? “La situazione è in-teressante – conclude Giuseppe Ventre che è giunto alla presidenza del Comitato provinciale dopo una carriera da arbitro – anche se non abbiamo un campionato Master. Nella nostra Prima divisione tro-vano spazio anche giocatori che hanno varcato la soglia degli anta, andiamo dai 25 anni ai 50. Ci sono almeno una deci-na di squadre caratterizzate da una forte presenza di giocatori, diciamo così, più esperti. È vero che ci sono delle regole che prevedono la presenza di almeno due Under ma la stagione dei giocatori di ba-sket può essere lunga”.

Giuseppe Ventre

IL PERSONAGGIO

mattioLi: “che emozione La finaLe oLimpica ad atene”

Alberto Mattioli fondatore e “anima” della società di basket

di Treviglio ha anche ricoperto importanti incarichi federali

Dall’oratorio di Treviglio nel ’71 alla medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atene del 2004. E nel mezzo tanti altri successi. Una vita spesa per il basket e costellata da grandi soddisfazioni. Diffi-cile fare un ritratto di Alberto Mattioli,

68 anni, che da non molto ha lasciato la sua creatura: la Comark Treviglio nata come OR.SA, Oratorio Salesiani.“Credo di essere stato un po’ l’anima di questa società ricoprendo diversi ruoli, in particolare quello di general mana-

Foto

Giu

lio B

assi

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100

sono mancati successi significativi. Ma la storia va raccontata con un certo or-dine. “Nel ’71 a Treviglio – ricorda – c’era già una società di basket con una squadra in Prima divisione. Abbiamo voluto partire anche noi come OR.SA, cominciando ovviamente dalla Prima di-visione. Siamo stati subito promossi ed abbiamo fatto tre anni in Promozione, poi due anni in serie D. Abbiamo poi vinto di seguito i due campionati di se-rie C arrivando in serie B, era il 1982. Nel campionato dell’80/81 c’è stato il sorpasso: a Treviglio il basket aveva più spettatori che il calcio che pure aveva una buona tradizione. Si giocava nella palestra Zanovello, all’oratorio dei Sale-siani appunto”.Nell’87 in B1 poi quattro campionati in B2 anche in seguito al regolamento che voleva palazzetti dello sport con capienza di 3.500 spettatori e la conse-guente emigrazione per due campionati a Cassano d’Adda fino alla costruzione del nuovo Palablu. Dal ’94 a oggi, e que-sto quindi è il diciannovesimo anno, la squadra di Treviglio ha giocato ininter-

rottamente nel terzo, per importanza, campionato nazionale che ha assunto nel tempo diverse denominazioni: ora è serie A dilettanti. Parallelamente l’at-tività svolta dalla collegata Blu Orobica nel settore giovanile ha sempre ottenuto risultati importanti con la partecipazio-ne alle fasi nazionali negli ultimi anni diventata una costante.Uomo da palazzetto, Alberto Mattioli è stato anche uomo di Federazione con un gran rapporto d’amicizia con l’attua-le presidente del Coni, Gianni Petrucci, già presidente della Federazione Italia-na Pallacanestro e del quale auspica il ritorno, come appare quasi scontato, all’inizio dell’anno con i rinnovi di tutti i consigli federali in concomitanza con la chiusura del quadriennio olimpico.Tredici anni, dall’83 al ’96 nel ruolo di vicepresidente della Lega nazionale di B e C e poi la delega al settore delle squa-dre nazionali maschili. “È stato un pe-riodo di grandi emozioni e soddisfazioni – continua –. L’argento agli Europei di Barcellona nel ’97, l’oro agli Europei di Francia nel ’99, il quinto posto alle

Olimpiadi di Sidney nel 2000, ed ancora il terzo posto agli Europei di Svezia del 2003 per finire con l’indimenticabile argento delle Olimpiadi di Atene del 2004 davanti al dream team statuniten-se, indimenticabile. Le Olimpiadi sono un’esperienza unica, lì non sei un diri-gente, sei un delegato, rappresenti la tua nazione tra le altre. Dal punto di vista strettamente emotivo l’esperienza più gratificante è stata proprio quella di Ate-ne, soprattutto la vigilia della finale. Non si è appagati ma si ha già motivo di sod-disfazione, oro o argento sono medaglie pesanti e si sa già di averne in tasca una”.Che dire invece della fase attuale? “Al di là della crisi economica, inevitabile per il basket come per le altre discipline sportive, si era già in calo sul piano com-plessivo per una certa assenza di fisicità. I lituani, i russi, per fare degli esempi, o gli stessi francesi che attingono gioca-tori anche dalle ex colonie o protettorati esprimono atleti più prestanti dal punto di vista fisico. Si spera in un ritorno a livelli più alti ma ci sono anche questi limiti coi quali confrontarsi”.

SPORT

a cura di eLIZAbeTh berToLI

Regia: Marco BellocchioCast: Toni Servillo, Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher, Michele Riondino, Maya SansaGenere: drammaticoDurata: 110 minutiProduzione: Italia, 2012Uscita nelle sale: 6 settembre 2012Trama: La vicenda di Eluana Englaro rimane sullo sfondo di tre storie che si intrecciano e sollevano interrogativi sul confine tra la vita e la morte. Una tossicomane ha deciso di farla finita e il suo medico vuole salvarla a tutti i costi; una famiglia di attori è sconvolta dopo che la figlia è entrata in coma; un senatore del Pdl vuole muoversi secondo coscienza e non seguendo i dettami del partito.

Regia: Ridley ScottCast: Charlize Theron, Michael

Fassbender, Noomi Rapace, Guy Pearce, Logan Marshall Green.

Genere: fantascienzaDurata: 124 minutiProduzione: USA,

Gran Bretagna 2012Uscita nelle sale: 14

settembre 2012Trama: Ridley Scott dirige il prequel di Alien. Nell’anno 2093 l’astronave

Prometheus arriva sul pianeta LV-233. A bordo c’è un team riunito

da un ricco imprenditore che vuole rintracciare gli “Ingegneri”,

una specie aliena umanoide che secondo i ritrovamenti di due archeologi ha dato origine alla razza umana sulla Terra.

Alessandro, 43 anni, commerciante: “Il regista è riuscito a trattare un tema delicato senza calcare troppo la mano”.Pamela, 29 anni, impiegata: “Complimenti a Bellocchio, è un film fatto bene e molto intenso”.Giulia, 38 anni, insegnante: “Un bel film, senza essere militante esprime il punto di vista del regista”.valerio, 51 anni, cameriere: “Gli attori sono bravissimi, in particolare Toni Servillo”.maria, 37 anni, casalinga: “Questo film serve a non dimenticare una vicenda in cui l’Italia ha tirato fuori il peggio di sé”.mauro, 61 anni, artigiano: “Molto interessante, sembra quasi un documentario, una visione profonda sulla dolce morte”.Ivana, 32 anni, operaia: “Un film di valore, tratta con delicatezza un tema che è ancora un tabù per molte persone”.

Andrea, 35 anni, magazziniere: “Apprezzo il tentativo ma il film è pesante e in alcuni punti non troppo chiaro”.carla, 23 anni, studentessa: “Noioso e banale, la Rohrwacher non la sopporto, ha sempre la stessa faccia”.Giovanni, 44 anni, notaio: “Recitato male, situazioni improbabili al limite dell’imbarazzo, una delusione”.

beLLA AddormenTATA

aL cinema

101TEMPO LIBERO

diego, 30 anni, fotografo: “Non regge il confronto con Alien ma è un buon film d’azione”.vincenzo, 38 anni, elettricista: “Le scene sono spettacolari e gli attori sono perfetti per i loro ruoli”.Paolo, 27 anni, impiegato: “Secondo me è un ottimo film, come Alien; lascia col fiato sospeso fino alla fine”.miriam, 25 anni, studentessa: “Il film mi è piaciuto, soprattutto l’inizio, che ha dei rimandi alla tragedia greca”.

Gabriel, 22 anni, studente: “Ci sono troppi errori banali e scene che non si capiscono, è fatto male”.Alessandra, 29 anni, consulente: “La prima parte non è male, ma nella seconda si scende a picco verso il disastro”.Angelo, 35 anni, carabiniere: “È scontato, banale, le scene di azione sono incomprensibili”.riccardo, 27 anni, operaio: “Le scene sono belle visivamente, ma la trama è riciclata da mille altri film di fantascienza”.Alessia, 31 anni, impiegata: “Alien mi aveva terrorizzata, questo prequel è quasi ridicolo”.Giorgio, 43 anni, ingegnere: “Un consiglio: non perdete tempo a guardare questo film”.

PromeTheUs

promosso

promosso

Bocciato

Bocciato

i pareri di chi L’ha visto

i pareri di chi L’ha visto

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103wHAT’S UP?102

Il sorriso, infatti, è come lo sbadiglio… difficile resistergli senza emularlo! Così, anche la scienza, a forza di veder “ringiovanire” la gente a suon di sbellicate, si sta cimentando al riguardo: la gelotologia (dal greco, scienza del riso) è una nuova disciplina che studia in modo metodico la risata, il buon umore e il pensiero positivo rispetto alle loro potenzialità terapeutiche, e un dottore vero e proprio (Martin Seligman) ha fondato niente meno che la psicologia positiva. E, non ci crederete, da oggi è in nostro possesso la formula che attendevamo da secoli! No, non quella della Coca-Cola, ma la vera ricetta della felicità

(sì, lo spot della celebre bevanda zuccherina giura che sia, ap-punto, composta da cola+pastasciutta, ma Seligman avrebbe qualcosa da ridire…): H = S + C + V, dove “H” (Happiness) è la risultante della somma tra il livello permanente di felicità (“S”, Set range), le circostanze della vita (“C”) e i fattori che dipen-dono dal nostro controllo volontario (“V”).

La brutta notizia è che ci vuole davve-ro un bell’impegno per raggiungere la fatidica “H”, ma quantomeno sappiamo che tutto è nelle nostre mani; infatti, non è tanto C a contare, quanto V, il vero fattore determinante. Ergo, dob-biamo armarci di volontà ferrea e agi-re metodicamente sul nostro passato (indispensabili gratitudine e capa-cità di perdonare), sul presente (ser-vono esperienze gratificanti), persino sul futuro (urge una visione ottimista) per sperare di gettare le basi di un’hap-pyness stabile. Felicità, infatti, etimo-logicamente significa “produrre”, ed è il risultato del comportamento umano, più precisamente delle nostre tecniche d’ambientazione al mondo circostan-te: niente di più distante dalla visione comune, che vede la felicità come un estemporaneo “fulmine a ciel sereno”, assolutamente svincolato da qualsiasi volontà e previsione umana.

Se è stato provato che dieci minuti di risate al giorno hanno un effetto analgesico di due ore, perché oggi ridiamo sempre meno? Ci prendiamo troppo sul serio, attaccandoci a piccole cose esteriori che, erroneamen-

te, crediamo ci possano far star meglio, quando il vero motore è dentro di noi. Lo hanno capito bene tutti quei medici che, dall’esperienza della Ge-sundheit! Institute – Istituto della Salute nelle montagne del West Virginia,

fondato nel 1983 dallo stesso Patch Adams, in cui venivano prescritte gioia e creatività – hanno “ammorbidito” il proprio atteggiamento nei confronti dei loro pazienti, attuando una visione olistica della malattia.

E, mentre nelle corsie di ospedali e nelle case di ricovero è sempre più facile trovare un clown in camice bianco – la clownterapia, presente in Italia da-gli anni ’90, adotta come strumento principale proprio il potere terapeutico della risata –, è in atto una consapevolezza generale riguardante il control-lo delle emozioni per calibrare il proprio stato di salute. “Quando tu ridi, tu cambi e quando tu cambi tutto il mondo cambia intorno a te”: questo è uno dei motti creati dal dr. Madan Kataria, medico indiano di Mumbay fondatore dell’Hasyayoga, lo “yoga della risata”. In Ridere senza motivo, e in tutti suoi workshop in giro per il mondo, Kataria non si limita a raccontare i benefici della risata, ma illustra la pratica per arrivare a un particolare stato di medi-tazione: un “flusso” in cui si resta rapiti, senza coinvolgere il pensiero cogniti-vo, da una risata diaframmatica prolungata e vitale. Ben 6.000 Club in 60 paesi nel mondo esercitano l’Hasyayoga, la cui sede nazionale è a Roma, e questi numerosi gruppi, con battiti di mani, esercizi respiratori e visualizzazioni, fanno del sonoro “ah ah ah” il proprio speciale e contagioso mantra.

Troppo comodo! Dobbiamo quantomeno farci furbi, e agire secondo la formula di Seligman, ritagliandoci anche qualche minuto davanti allo specchio per gli esercizi “spacca-mascel-le” di Madan Kataria. Tranquilli, per chi è trop-po pigro persino per essere felice, c’è sempre internet: basta navigare su you tube e scovare uno dei milioni di video nati proprio per scom-pisciarsi, ovunque voi siate, in ufficio come sul metrò. Provate a digitare uno dei più ciccati – “Hahaha”, “Small daring boy” e “Dramatic Chipmunk” restano i cortometraggi cult –, e fate così una scorpacciata di endorfine!

Ridi che Ti Passa!TuTTi (o quasi) i Benefici del soRRiso

di ALessAndrA TonIZZo

“Ma quanto sei buffo!”, “sei vestito in modo buffo”, “questa è proprio una buffo-nata”. Buffo. Difficilmente, chi si sente apostrofare così si sente

bene. Molto probabilmente, invece, ci rimane di stucco e passa in rassegna le proprie ma-niere e il proprio aspetto per capire perché,

invece di essere reputato “carino”, o quanto-meno appropriato, inaspettatamente si sente

dare del cretino in stile politically correct.

Pensare che, neanche tanto tempo fa, “buffo” significava buono, feli-ce, benedetto, fortunato, gentile e portatore di gioia. Insomma, nasce-re buffi era considerata una vera e propria manna! Bisognerebbe dirlo a tutti quegli uomini che si danno un gran daffare per apparire sgamati seduttori, e invece rimediano il vitu-perato aggettivo con tanto di bonaria pacca sulla spalla: non sanno ricono-scere che la loro fortuna è racchiu-sa lì, in un naso patatesco, nel fare perennemente distratto o nei calzini ostinatamente spaiati che gli valgo-no l’epiteto.Perché, anche se difficilmente qualcuno di noi potrà far sua l’e-spressione “indossare un naso di gomma ovunque io vada ha cambiato la mia vita” – cele-bre frase dell’altrettanto cele-bre medico-clown statuniten-se Hunter Patch Adams –, tutti possiamo sperimentare la “benedizione”, appunto, di destare il buonumore negli al-tri, per trovarci, di riflesso, a sorridere noi stessi.

Rides, si sapis – “Ridi, se sei saggio!” –, diceva già Mar-ziale, ma solo recentemente abbiamo capito la vera im-portanza del sorriso. “Ridere è controcondizionante alla

paura, all’ansia, alla depressione in quanto compor-tamento incompatibile con queste emozio-

ni negative – spiega il dottor Paolo G. Zucconi, specialista in Psicoterapia

comportamentale e cognitiva a Udine –. Fisiologicamente, poi,

si ossigenano rapidamente i polmoni, si migliora la

circolazione dilatando i vasi sanguigni, si stimola la liberazione di beta-endorfine pro-dotte dall’encefalo”. Insomma, chi è felice si ammala meno, ma è vero anche il con-trario: esemplare è il caso del giornalista scientifico Norman Cousins, affetto da spondilite anchilo-sante, che guarì let-teralmente ridendo, grazie alla visione quotidiana di film co-mici, testimoniando così la potenza delle emozioni sul sistema immunitario.

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//06.settembre

2012

2012 //27.agosto //04.settembre2012

//8.novembre

//05.settembre

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//29.agosto2012

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MONDOsuccesso...èLibia: ucciso l’ambasciatore americano

Chris Stevens nell’assalto contro la sede di rappresentan-za Usa a Bengasi, assieme ad un funzionario e due marines,

alla vigilia della nomina del nuovo premier libico. Motivo: un film su Maometto, ritenuto blasfemo. Il presidente

americano Obama invia in loco un reparto di marines spe-cializzato nella lotta al terrorismo. Fermento in tutte le

ambasciate occidentali, dall’Egitto all’Italia.

Nuova strage del mare nel Mediterraneo.

Un barcone fa naufragio al largo delle coste occidentali

della Turchia. Il bilancio, secondo quanto riferiscono

i media locali, è di 58 immigrati clandestini morti.

2012 //10.settembrePakistan: il maltempo

causa 69 morti. È emergenza, a causa delle piogge monsoniche

che si sono abbattute su tutto il Pakistan. Il maltempo distrugge circa 7mila case, dopo aver cau-

sato straripamenti e danneggiato vaste aree coltivate.

//11.settembre

Muore Neil Armstrong, il primo uomo a mettere piede sulla luna. L’astronauta, che Obama ha definito “un grande

eroe americano”, è morto a causa di complicazioni a seguito di un’operazione al cuore. Armstrong era atterrato sul

terreno lunare il 20 luglio 1969 insieme a Edwin Aldrin. Le sue prime parole – “È un piccolo passo per l’uomo, un grande

balzo per l’umanità” – sono entrate nella storia.

Kiev: sette anni per Iulia Timoshenko. La Corte di

Cassazione ucraina ha con-fermato la condanna a 7

anni per la leader dell’oppo-sizione, per un controverso

contratto per le forniture di gas siglato nel 2009 con

Mosca, quando era premier. Timoshenko si trova dietro le sbarre da più di un anno.

2012 //18.settembreUsa: Dichiarazioni shock di Mitt Romney,

candidato alla Casa Bianca. In un video “rubato” durante una cena di raccolta fondi a porte chiuse e postato sul sito pro-

gressista Mother Jones, il candidato repubblicano offende il 47% degli americani accusandolo di votare per Obama perché

“dipende dal governo”, “non paga le tasse e si sente vittima”, “è troppo povero”. E ammette che “il suo lavoro

non è certo preoccuparsi di questa gente”.

//13.settembre2012

New York, addio a Michael Clarke Duncan, il “gigante”

de Il Miglio Verde, film per il quale aveva ottenuto una

nomination per il premio Oscar. Duncan è morto a 54

anni in un ospedale di Los Angeles, dove era stato ri-

coverato lo scorso 13 luglio, dopo un infarto.

Elezioni in Olanda: trionfo dei partiti

filoeuropeisti, tonfo dell’ultradestra. Vincono ai seggi

i liberali del premier Mark Rutte,

seguiti dai laburisti.

Paralimpiadi: oro dell’handbike per Alex

Zanardi, che ha ribadito la volontà di continuare nel

suo impegno d’atleta, ed ha risposto a tono alla provo-

cazione del comico Paolo Villaggio: “le Paralimpiadi

fanno molta tristezza”.

Chi Siamo:L’ Istituto Vendite Giudiziarie di Bergamo, opera nell’ambito territoriale della Circoscri-zione del Tribunale di Bergamo e per effetto della concessione Ministeriale Assume in-carichi di vendita, di custodia e amministrazione di beni mobili e immobili, a seguito dell’Art. 71 della Legge che disciplina il procedimento coattivo esattoriale, può effettuare le vendite per crediti erariali. La pressante richiesta di informazioni ed il crescente nume-ro di persone interessate alle vendite giudiziarie. Ha portato l’ I.V.G. ad adoperarsi, per poter dare più servizio agli utenti e alla stessa Am-ministrazione Giudiziaria.Per essere più visibile sul mercato, ha deciso di investire sulla piattaforma informatica, creando un minisito sul portale dell’Associazione Nazionale I.V.G.Questo porterà a dialogare “ove possibile”, con un maggiore numero di utenti interessati alle vendite giudiziarie; non solo nella provincia di Bergamo, ma in tutta Italia e in Europa.Si invitano quanti interessati, a visionare sul sito internet www.ivgbergamo.it i dati delle vendite, fotografie, prezzi base, condizioni di vendita ecc. e scaricare il Bollettino Ufficiale delle vendite. Nel sito sono presenti inoltre, gli immobili per i quali l’Istituto Vendite Giudi-ziarie di Bergamo è stato nominato custode giudiziario, per questi, gli interessati possono fare richiesta di visionare l’immobile che interessa e saranno accompagnati da Funzionari direttamente sul posto. In asta giudiziaria vengono venduti all’incanto beni sequestrati su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, frutto di pignoramenti, sequestri,fallimenti, corpi di reato, ecc. Vi si può quindi trovare di tutto: dai mobili moderni o d’antiquariato; arre-damenti e macchine per ufficio; macchinari industriali e attrezzature o prodotti specifica-tamente settoriali; televisori e impianti stereo; quadri, tappeti; auto, gioielli e suppellettili varie; capi di abbigliamento e pellicce; autovetture, autoarticolati, ruspe ecc., fino alle cose più strane e diverse.Tornate d’asta: Tutti i Venerdì ore 16,00 c/o la sede I.V.G. di Bergamo via A. Maj 18/d e tutti i Lunedì direttamente sul posto di custodia dei beni (provincia), saranno posti in vendita tutti i beni ritenuti di difficile asporto. Inoltre l’ I.V.G. assume incarichi a mezzo commissionario da aziende, privati, curatori di interi assetti ereditari ecc., per la vendita, liquidazione, alienazione di beni mobili.

IL Direttore I.V.G.Maria Elvira Caldara

V.G.C. srl Istituto Vendite Giudiziarie di Bergamo via A. Maj, 18/d - 24121 per info: Tel. 035.234967 - Fax 035.236589 - e-mail: [email protected] / e-mail: infopec.ivgbergamo.it

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2012 //31.agosto

2012 //29.agosto

2012 //10.settembre

Addio al Cardinal Martini. Nato nel 1927, era stato arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002,

quindi si era trasferito a Gerusalemme dove aveva pro-seguito i suoi studi. Nel 2008 era rientrato in Italia per

curare il morbo di Parkinson, e da allora risiedeva all’Aloisianum di Gallarate. Bagno di folla ai funerali

nel Duomo di Milano, trasmessi in diretta tv.

Regione Lazio. Drastica spending review presentata dalla presidente

della Regione Renata Polverini nel corso di un intervento straordinario al Consiglio

regionale. Taglio delle commissioni consiliari, degli assessori, delle

auto blu e addio alle somme per i gruppi consiliari, o dimissioni.

Sardegna, cresce la disperazione tra i minatori del polo industriale Carbosulcis, che rischia la chiusura.

Cresce l’esasperazione dei minatori, giunti al quarto giorno d’occupazione dei pozzi di Nuraxi Figus, a quasi 400 metri di profondità, dove, durante una conferenza

stampa, uno degli operai si taglia un polso.

Svolta nell’assassinio dei coniugi di Lignano Sabbiadoro, trovati il 19 agosto scorso nella loro

casa con la gola tagliata, torturati. Lisandra Aguila Rico, giovane cubana amica di famiglia, fermata dai carabi-

nieri confessa. Si cerca il fratello, suo complice.

Orgoglio gay a Palermo. L’Assemblea nazionale delle associazioni gay, lesbiche e

transessuali, accoglie la candi-datura del capoluogo palermi-

tano alla parata gay nazionale. Per la prima volta, la manife-

stazione omosessuale in Italia si spinge così a sud.

Protesta sul silos. Tre lavoratori dello stabili-mento sardo Alcoa, con un gesto disperato, salgono a 70 metri d’altezza su uno dei silos dell’impianto per

protestare contro la chiusura dell’azienda.

Miss Italia 2012. Giusy Buscemi, 19 anni di

Mazara del Vallo, un me-tro e 75 d’altezza, vince la 73a edizione. Audience da

record per la trasmissione condottada Frizzi

a Montecatini Terme.

Agguato a Scampia: nuova faida di camorra. Raffaele Abete, 42 anni,

fratello di Arcangelo (divenuto uno dei capi degli “scissionisti”

che nel 2004 lasciarono il clan Di Lauro), viene freddato da due sicari, cancellando i dubbi sull’esistenza di

una nuova faida di Scampia.

Festival del Cinema di Venezia: leone d’oro a Pietà, di Kim Ki-duk, vittoria annunciata che arriva ad un film

pieno d’archetipi ispirati tutti dal denaro. Ricco bottino per l’America di The Master: Leone d’argento, per la migliore

regia, a Paul Thomas Anderson, e Coppa Volpi (alla coppia composta da Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman).

Flop per il nostro Paese.

ÈSUccESSO 107È

BERGAMOsuccesso...è

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“Equilibrio e benessere al centro”. Dal 28 al 30 set-tembre, Le Due Torri ospita la 1ª edizione italiana di un

evento, organizzato in collaborazione con la Scuola di Shiatsu La Fonte di Bergamo, dedicato alle arti olistiche. Per la prima volta in Italia un centro commerciale ospita

un evento completamente gratuito.

Ornica, una mamma guida lo scuolabus, come volontaria. Il Comune ha un solo dipendente, già

impegnato, ed è senza soldi. Così a guidare lo scuolabus ci pensa Laura Hughes, 42 anni, inglese, che porterà i bambini (6 delle elementari e 2 dell'asilo) a Olmo. Tre

viaggi per 60 km al giorno tra andate e ritorni.

Dalmine, la Casetta dell'acqua, inaugurata lo scorso 9 agosto, riscuote

grande successo: acqua microfiltrata, gassata per chi vuole, a 5 centesimi al

litro. Le tessere saranno distribuite, al medesimo

costo, con caricati 25 litri d'acqua.

La Lamborghini di Batman in mostra. Il Gruppo Bonal-di, concessionario Lamborghini per Bergamo, Brescia ed

Est Lombardia, ospita in esclusiva nazionale la vettura protagonista dell’ultimo film di Batman: Lamborghini

Aventador LP 700-4. La prestigiosa supercar esposta in un roadshow tra Bergamo e Treviglio.

//20.settembre

4.300 Alpini accolti festosamente a Martinengo,

in occasione della sfilata per la 29ª adunata sezionale. Un

esercito pacifico destinato però a diminuire nei numeri

dopo che dal 2005 la leva obbligatoria è stata sospesa.

//02.settembre

//27.settembreRischio sismico

in Bassa Bergamasca. La Commissione sismica

provinciale vigila su opere e costruzioni nelle zone a rischio terremoto. Calcio, Fontanella, Pumenengo e

Torre Pallavicina i comuni più esposti.

//04.settembre

2012 //01.settembreOrio vuole il titolo ono-

rifico di città. Il Comune ha inoltrato un’istanza al

ministro degli Interni. Se-condo il sindaco Gianluigi

Pievani, Orio merita il titolo per l’importanza storica, il tessuto sociale vivo, lo svi-

luppo economico nei settori dell’aviazione civile, della

produzione e del commercio, e le istituzioni militari.

//12.settembre2012

Inaugurata la nuova strada che collega Ambria alla frazione Camanghé di

Zogno, dove si trovano il polo scolastico Padre D.M. Turol-do e il centro sportivo comu-

nale di Camanghé. Lunga circa 1.052 metri, la nuova

strada collegherà diretta-mente le due strutture con l'alta Valle Brembana e con

la Valle Serina.

La risorsa boschiva bergamasca è troppo

poco valorizzata. Secondo le associazioni di

categoria, da Coldiretti a Confagricoltura, solo un terzo delle foreste della

provincia (circa 108.000 ettari) sono utilizzate.

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novembre 2012

Case di pregio: non tutto il lusso è uguale

O rmai lo sentiamo dire da mesi, forse da anni: il mercato immobiliare italiano è in sofferenza e fatica enormemente a riprendersi. Eppure c’è un settore che questa crisi non la percepisce o, se lo fa, non sembra curarsene troppo: quello degli immobili di lusso.

Nel nostro Paese questo genere di compravendite rappresenta, in percentuale, il 4 per cento del totale, ma a valore si tratta di un mercato, ovviamente, molto ricco. E Brescia non fa eccezione. Certo, non tutto il lusso è uguale, e guardando le tipologie di immobile su cui si concentrano le ricerche degli interessati a questo settore risulta evidente. Chi vuole diven-tare proprietario di un immobile di pregio preferisce, spesso, puntare su quelli che, oltre a soddisfare esigenze funzionali (vicinanza alla città) o estetiche (verde, piscina, domotica), garantiscono nel tempo un buon rendimento e una rivalutazione sicura. Anche a Brescia continuano ad essere richieste le soluzioni classiche, quelle che uniscono il pregio dell’edificio alla fama della zona in cui si trova. Sono piuttosto i “nuovi” immobili di lusso, che non hanno ancora dimostrato di essere un buon investimento, ad essere guardati con prudenza dagli acquirenti. Stesso discorso vale per gli immobili commerciali che devo-no essere di “rappresentanza” e inseriti in un contesto che trasmetta sensazioni di bellezza e di esclusività. Non solo. Chi cerca unicità chiede che gli immobili corrispondano ai più moderni concetti di rispar-mio energetico e quindi siano di classe energetica elevata. Vengono richiesti soprattutto immobili non arredati perché anche l’arredamento fa parte di quella ricerca di “rappresen-tare se stessi” che sta alla base della scelta di una casa di pregio. Per quanto riguarda poi l’andamento del mercato, le prospettive sul futuro economico generale o le conseguenze della nuova tassazione crea nuove tensioni. Anche se è ancora troppo presto per capire se ci saranno conseguenze dirette sul numero di compravendite, le prime analisi fatte dagli operatori del settore a livello nazionale evidenziano come le ricerche degli immobili di pregio nel primo semestre di quest’anno siano in leggero calo, e motivano questo dato con un aumento della diffidenza verso il futuro anche tra chi non ha problemi ad acquistare abitazioni di grande valore. Sempre positivo, invece, il mercato delle case di pregio in aree tradizionalmente votate al turismo come il lago di Garda e il suo entroterra dove soprattutto i tedeschi sono ritornati ad acquistare anche perché tradizionalmente hanno sempre preferito zone facilmente rag-giungibili dalla Germania che consentisse loro di godere della propria casa italiana anche nel corso dei fine settimana. E se il periodo estivo è ormai alle spalle, la stagione invernale è alle porte e anche le stazioni sciistiche della nostra provincia offrono case di pregio vicino alle piste da sci, immerse nei boschi o a due passi dal centro. Chalet o ville che in ogni caso hanno davvero poco da invidiare per comodità e confort a una casa in città.

Chi ha deciso di diventare proprietario di un immobile di pregio punta su quelli che possono garantire

anche una loro rivalutazione nel tempo

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