12 Dicembre 2010

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Speranze Speranze online NOTE DI VITA E SPIRITUALITÀ ROSMINIANA ANNO 1° N.5 DICEMBRE 2010

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SperanzeSperanzeonline

NOTE DI VITA E SPIRITUALITÀ ROSMINIANA

ANNO 1° N.5 DICEMBRE 2010

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Buon Natale a tutti con i pensieri del nostro Beato Padre Fondatore

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Direttore responsabile: don Gianni PicenardiRedazione: Luigi Lombardo, Sergio Quirico, Argo TobaldoImpaginazione grafica: Argo TobaldoIn copertina: Giuseppe Craffonara, Madonna Addolorata

(Rovereto, camera natale del Beato Rosmini)

SACRA DI SAN [email protected] / [email protected]

sommarioBuon Natale a tutti con i pensieri del

nostro Beato Padre Fondatore,pag. 3

Una parola rosminiana sulla pazien-za, pag.4

Il dono del Natale, pag. 5

MEMORIE ROSMINIANE

Rosmini, Maria S.S., la Chiesa e l’I-stituto della Carità, pag. 7

Vegni Signor, pag. 9

Rosmini parroco a Rovereto, pag. 11

Aneddoti rosminiani di Padre For-tunato Signini, pag. 12

Il presepio dei ricordi, pag. 13

Di chi è la Sacra?, pag. 14

Ricordando Fratello Enzo, pag. 16

3 giorni vocazionali a Intra, pag. 17

Riapertura Sacra Famiglia di Cro-cevie, pag. 20

Notizie dall’India, pag. 22

PROPOSTEPROPOSTEPROPOSTE

Preghiera per le Vocazioni, pag. 24

Buon Natale a tutti con i pensieri del nostro Beato Padre Fondatore

Uniamoci con fiducia ai santi Pa-stori, entriamo con l’aiuto dellaVerginella-Madre, Maria, e di sanGiuseppe, in quella grotta divenu-ta la reggia del Re dei Re e del Si-gnore della gloria, accostiamocicon la più umile riverenza ma contimore, ad offrire i nostri doni alFigliolo di Dio, al Verbo Eterno,fatto carne per noi, e nato in unastalla, e riposto dentro una man-giatoia di giumenti. Che mistero di Pietà! Che miracolo di misericordia!

(Epistolario Ascetico, III, lett. 1002)

In occasione del Natale di Gesù, mil-le affetti, i più dolci, devono esseresuscitati dai nostri cuori, e risuo-nare in essi le angeliche parole:«Gloria a Dio negli altissimi cieli, epace agli uomini di buona volontà».Tutti uniti e concordi cerchiamo lamaggior gloria di Dio, a somiglian-za degli Angeli, “negli altissimi cie-li”, cioè nelle anime nostre pure espirituali, dove con i buoni e santipensieri il cantico di lode, di rin-graziamento, e di offerta non devemai tacere; e abbiamo e conser-viamo tra tutti noi una pace per-fetta, la pace di Gesù Cristo, che èil frutto della carità.

(Epistolario Ascetico, IV, 1369)

Predella del trittico di Defendente Fer-rari alla Sacra di S. Michele. Sopra:Natività. Sotto: Adorazione dei Magi.

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IL DONO DEL NATALE

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Uno dei primi addobbi con cui mia mam-ma decora la nostra casa sotto il temponatalizio, è un piccolo cartoncino rossoche riporta un pensiero di Clemente Re-bora sul Natale regalatoci da un carissi-mo amico prete.Dietro questo cartoncino vi è riportata ladata: 22 dicembre 2000.Da 10 anni è la decorazione apposta sullanostra porta di ingresso, e recita così:«Siamo quasi a Natale. Tutti fanno acqui-sti, spese e regali. A me interessa acqui-stare il vero bene che sei tu e quella sta-tura spirituale che tu hai previsto per me.Ma non ho altra possibilità se non la tuainfinita benevolenza.So che stai preparando il regalo giustoper me, un regalo nel quale ci sei tu comedonatore e il tuo Figlio come dono, undono di comunione. Tu stesso, in coluiche nascerà, ti comunicherai a me». Ricordo che la prima volta che ho lettoqueste parole di Rebora le avevo catalo-gate come una poesia lontana da me. Erotroppo piccolo per comprendere il sensodi queste parole. Nel tempo queste paro-le mi hanno interpellato e fatto suscitareil desiderio di capirle. Ora so che sonoparole che possono fare del Bene, chepossono essere apprezzate da tutti, nonsolo dai poeti.

NATALE, UN DONO DI COMUNIONECome cristiani celebriamo il Natale comela venuta di Gesù. Nel pensiero comuneil Natale è occasione di gioia, di festa, dicondivisione, di amicizia, di fraternità.Certamente queste realtà fanno parte del

Natale. Riconosciamo però che vi sono e-lementi negativi (non di per sé) che iden-tificano il Natale secondo logiche com-merciali. Il Natale non è certamente cor-sa regali, non sono le luci in strada, nonsono gli auguri scambiati per convenzio-ne. Non ci può bastare però questo mododi circoscrivere il Natale, non è sufficien-te dire cosa il Natale non è per poter di-re, da cristiani, di celebrare il Natale.Rebora parla di un dono, non si limita ariconoscere che per molti (o per tutti?) ilNatale è ormai una festa dai caratterimondani.

UNA SOSTA CONTEMPLATIVAIn questi giorni la chiesa ci invita a vive-re un cammino di attesa che ci prepara auna Venuta. In questo senso le parrocchie collocanonumerose iniziative: incontri, confessioni,chiese aperte un po’ di più rispettoall’orario ordinario ecc…Siamo chiamati quindi a fare spazio den-tro di noi, a disporci in un clima e una di-mensione personale per raggiungere unacerta pace. Non significa trasformare perquesti giorni la nostra fede in fede sensi-tiva, di un mistico che non ci appartiene.Significa fare pausa, trovare il tempo perLui e chiedersi con i magi “Dov’è il re deiGiudei?” (Mt 2,2). C’è una Venuta che cichiama al raccoglimento, alla sosta con-templativa. C’è una Parola del Vangelo un po’ diffici-le che di Gesù dice che «veniva nelmondo la luce vera, quella che illuminaogni uomo» (Gv 1,9).

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UNA PAROLA ROSMINIANA SULLA PAZIENZAUNA PAROLA ROSMINIANA SULLA PAZIENZAPenso che tutti vogliamo saperne di più sulla pazienza, per intervenire in modopiù illuminato quando ci capita di averne bisogno.Rosmini, anche in questo, possiamo ritenerlo un maestro, lui che era capace disuperare gli istinti umani, aspettando i segni della carità, della Provvidenza, dellavolontà di Dio, di cui abbiamo tanto bisogno, nei momenti della fretta.Prenderemo ora un insegnamento utile quando le persone mettono alla prova lanostra umana fragilità.Nel 1831, in una lettera al Padre Maestro, don Luigi Gentili (superiore dei rosmi-niani novizi), Rosmini rivolge queste parole: «Ricordatevi che la pazienza e il saper aspettare è di somma importanza per noi;sappiate che io sono nemico della fretta e che mi è oltremodo cara quella virtù chesi chiama longanimità, che vorrei molto praticata da noi tutti e che è tanto loda-ta nelle Scritture. Raccomando di trattare con dolcezza e carità senza fine, sopportare i difetti con

vera longanimità e pazienza. Soprattutto rare volte avvieneche la correzione, nel momentodella mancanza, giovi.Il più delle volte conviene tran-quillare l’animo e solo nel mo-mento di tranquillità e benevo-lenza, anche quando meno lo siaspetta, fargli allora sentire lavoce della ragione e della since-rissima carità e perdonare lemancanze, non solo sette volte,ma settantasette.E non vi date segno di offesa perniente, altrimenti perdereste laloro confidenza e il loro amore,senza il quale non servirebbe anulla ogni fatica».Per esperienza posso aggiun-gere che queste parole sono ve-ramente illuminanti e sagge nelcampo della formazione, dell’e-ducazione, soprattutto dei giovani.

PADRE ROMANO GIOVANNINIMadonna della Pazienza, venerata nella Par-rocchia San Romano a Milano.

IL DONO DEL NATALE

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Il Padre Fondatore aveva per MariaMadre e Modello una spiccata de-vozione che confermò al Papa Gre-gorio XVI nel giorno della profes-sione perpetua sua e dei primicompagni pronunciata il 25 marzo1839, festività dell’Annunciazione.«Per ottenere con maggior abbondan-za il celeste aiuto (…) ci siamo vinco-lati irrevocabilmente a Dio con la pro-fessione e con i sacri legami dei voti inquesta festività di Maria Vergine, met-tendoci anche con quest’atto sotto lospeciale patrocinio di questa Madrenostra, e Madre e Signora dell’Istitutonostro amorosissima».Per finire… ancora lui Rosmini.«Tutto l’Istituto è un suo figliolino: la-sciamo fare alla Madre».Una così speciale devozione per laMadonna come Madre e Modello èun invito a riflettere e a esaminarepiù da vicino l’ispirazione da cuiessa nasce.Parlando in termini generali, pos-

siamo affermare che questa devo-zione è stata originata da due fatto-ri: in primo luogo, una profondaconsapevolezza che la santificazio-ne cui tende la Chiesa in generale el’Istituto in particolare è già piena-mente realizzata in Maria; in se-condo luogo, il fatto che Maria è vi-sta come modello vivente di quellespecifiche virtù a cui l’Istituto fa ap-pello e che si sforza di coltivare: fe-de, amore, umiltà, indifferenza spi-rituale e quella santa sapienza permezzo della quale l’esercizio dellacarità è diretto alla maggior gloriadi Dio Padre e del nostro SalvatoreGesù Cristo. In tal modo Maria èvista allo stesso tempo come sim-bolo del fine a cui tendiamo, guidaal nostro cammino nel pellegrinag-gio terreno e garanzia della vittoriafinale.Padre Bozzetti, parlando della no-stra Celeste Regina, descrive assaibene il suo ruolo di modello per-

MEMORIEROSMINIANE

Rosmini, Maria S.S., la Chiesae l’Istituto della Carità

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CONSEGNARSI ALLA GIOIA: È NATO!Mi vengono in mente quelle volte in cuisiamo in trepidazione, attendiamo unanotizia, un qualcosa che deve arrivare…Penso a tutte quelle famiglie di amici oparenti che sappiamo in dolce attesa. Igiorni antecedenti alla data prevista perla nascita sono caratterizzati da un au-mento di telefonate. Da parte nostra nonriusciamo a trattenere la curiosità, siamoun po’ impazienti e desideriamo avere ilpiù notizie possibile. Poi finalmente vieneal mondo colui tanto atteso. Siamo entu-siasti. Non riusciamo a trattenere la no-stra gioia e del bimbo chiediamo subito:“com’è?”, “sta bene?”, “a chi somiglia?” e“in che stanza dell’ospedale è?”.Non ci fermiamo e vogliamo prendere iltelefono. Vogliamo darne notizia a quan-

ti con noi possono condividere questagioia… saremmo anche contenti di poterdare questa notizia per primi, di averel’esclusiva. Fare spazio dentro di noi ci permette diprepararci a vivere una gioia che non èuna parola che vale un po’ per ogni occa-sione, ma la Venuta di un bimbo.Speriamo di vivere questa vera Gioia, diquella stessa di quando viene al mondoun bambino… sapremo così interessarcidi Lui, desiderare di sapere come sta econoscere il luogo in cui si trova Gesù,l’Emmanuele, il “Dio-con-noi”. IL NATALE!

LUCA

Antonio Maria Viani: Natività. Sacra diSan Michele, Oratorio Domestico.

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Per finire, mi piace far seguire aquella di Padre Bozzetti la testimo-nianza del rosminiano Padre Rebo-ra, poeta e innamorato di Mariaquanto del suo Fondatore. L’infuocato trasporto di Rosminiverso Maria si può contrassegnaresotto questi tre aspetti: “come bam-bino”, Rosmini grida esultante: VivaGesù e Maria! Viva, Viva! “come poe-ta evangelicamente inteso”, Rosminicanta: Viva dunque Gesù, di cui sia-mo tralci; viva Maria nostra Madre te-nerissima, nostra speranza, che è iltralcio maggiore della vite!…Era sempre lui (Rosmini) che sen-tendo ridire dal Tommaseo i versimanzoniani «La mira Madre in po-veri / panni il figliol compose / e nel-l’umil presepio soavemente il pose / el’adorò beata…», preso da subitosommovimento, uscì in altra stan-za; “come filosofo e teologo e pensato-re, e, meglio come santo”, Rosminivede supernamente: scrivendo a unsuo neo-sacerdote, e dopo averloavvisato che l’anima sua doveva or-mai essere tutta in Dio solo, termi-na con questo corale della liturgiaceleste:«Ivi troveremo Gesù, ivi Maria, la no-stra direttissima Madre, e in Gesù eMaria troveremo medesimamente Dioperché Gesù è Dio e in Maria vi è Dio,come Maria è in Dio. Siamo dunquecon Maria in Gesù, e con Gesù in Dioora e sempre per tutti i secoli. Amen».E perché questo avvenga Gesù e

Maria siano i dominatori di ciò che èin noi.

DON RINALDO

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fetto della Chiesa e, implicitamen-te, anche dell’Istituto:«Essa rappresenta la Chiesa nel modopiù alto e completo, perché in lei sirealizza nel modo più alto e più com-pleto lo scopo ultimo della Chiesa, laperfezione della vita spirituale attuataper la grazia di Cristo e portata al suomassimo grado. In nessun’altra creatura quanto e co-me Maria la Chiesa riconosce se stes-sa, riconosce l’attuazione dello spirito,da cui essenzialmente essa vien costi-tuita».Il ruolo di Maria come modellodell’Istituto della Carità presuppo-ne il suo ruolo fondamentale come

Madre e Modello della Chiesa. C’èuna consapevolezza crescente nellaChiesa di oggi circa questo ruolo diMaria:«(…) la Chiesa Cattolica – dice il Va-ticano II – edotta dallo Spirito Santo,con affetto di pietà filiale la venera co-me madre amatissima».E ancora:«La madre di Gesù, come in cielo glo-rificata ormai nel corpo e nell’anima,è immagine ed inizio della Chiesa chedovrà avere il suo compimento nell’etàfutura, così sulla terra brilla ora in-nanzi al peregrinante Popolo di Dioquale segno di sicura speranza e diconsolazione, fino a quando non verràil giorno del Signore».

VEGNI SIGNORVegni Signòr

rento el còr enduro del’omonel roerso sgrondo de sto

mondoa smorsar brugnei de guera

Vegni Signora metere en gràn de somensa

e nel sorco en fià de amòrparché nassa butì de speransa

Vegni Signòra ‘npenir nadai de cune

e gniai de ciassofa che mame non perda lume

Vegni Signora sugar pianto tribulà

su paure e bisi de giornatasu ‘n poro scancanà

Vegni Signornel me remengo

insieme ala cometache riva ala capana

fame pastòren cor de lana

che possa scaldarte.Anna Maria Zantedeschi

Il Sacro Monte Calvario a Domodossola.

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ROSMINI PARROCO A ROVERETO”…quando l’amore cura e fa star bene…”

Caro lettore, in margine al bell’inter-vento di don Romano: Rosmini e laParrocchia di San Marco (Speranze n. 3)propongo su cosa rifletterà insieme.Alessandro Manzoni, l’amico del cuore,piaceva ripetere, secondo lui, il suo Ro-smini era in anticipo sui suoi tempi dicent’anni e oltre… insomma che eraun profeta. Altri cent’anni… e un certoPadre Rebora affermava, anche luiprofeticamente, che il suo Fondatoresentiva gravargli addosso l’onerosità deglierrori e dei mali dell’epoca sua, mentrel’andava scrutando nelle principali eprime cause e si struggeva per rime-diarvi, secondo gli fosse dato.Poiché Rosmini amava, l’acume delsuo spirito, orante e vigilante, gli face-va captare – e patire sul vivo – i sinto-mi di un pervertimento e di una disso-luzione generale come se il mondo co-minciasse a slittare a rovina, crescevaperciò in lui l’urgenza di quella instau-razione in Cristo, di quel dover portareGesù – il Vivente e per la sua Chiesa –in tutti i settori della vita singola e so-ciale per salvare tutto l’uomo (esigenzaoggi giunta allo spasimo), comincian-do dal riconoscere Iddio nell’ordinedelle idee, onde trovarlo felicementenell’ordine delle cose reali, mediantel’unità delle menti nella verità, l’umil-tà dei cuori nella carità, il consenti-mento della volontà nell’azione «affinché tutti siano una cosa sola cometu, Padre, sei in me e io sono con te, cosìanch’essi siano in noi affinché creda ilmondo che mi hai mandato».Questo fu il segreto dramma di A. R.nei primi decenni del secolo passato;questa fu la sua voce clamante nel de-serto; questa la sua amorosa e insiemeterribile chiarezza di sguardo che ha

del profetico come vedremo in questavicenda. La Vallarsa è una piccola valleche unisce Rovereto a Vicenza, il Tren-tino al Veneto ed è abitata da gente la-boriosa e buona… eppure! Attento let-tore… anch’io sono un “Valarser…”!Mentre dunque Rosmini è parroco diRovereto (per un anno esatto) un gio-vane “Valarser”, tale Felice Robol, si mac-chiò di un orribile delitto. Ritenen-dosi, a torto, tradito dalla giovane pro-messa sposa, la buttò in un burronecon la creaturina che portava in seno.Sospettato negò a lungo finchè la co-scienza ebbe il sopravvento: processa-to, condannato all’impiccagione fu tra-dotto in carcere a Rovereto. Chiese unsacerdote e Rosmini gli fu accanto perdue mesi… affermò che alla vista diquel disgraziato arricciato in se stessoe singhiozzante si propose di fargli vi-vere l’esperienza della misericordia diDio! Felice corrispose: giunse a deside-rare di espiare il proprio peccato arri-vando al punto di far dire a Rosminiche scopriva il lui un martire di giusti-zia e di penitenza cristiana.Il giorno dell’esecuzione, Rosmini glifu vicino fin dalle prime ore del matti-no: messa, comunione, preghiera in-tensa… all’ora fissata la “chiamata”: «su,Felice in nome di Gesù… vieni alla mor-te!”. Al momento dell’addio ai suoi ca-ri: genitori, fratelli, sorelle fu lui a con-solarli… chiedendo loro perdono.Sul palco Felice non si smentì; davantialla folla ammutolita, baciò il Croci-fisso che Rosmini gli porgeva e preso ilcappio se lo infilò da solo… e Rosminiindicando alla folla il corpo palpitan-te pronunziò parole di amore e di ad-dio… seguite a pochi giorni di distan-za da quelle di addio ai parrocchiani,amati come lui sapeva fare e la genteaveva, alla fine, capito.

DON RINALDO

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Antonio Rosmini (+1.7.1855)Conte Giacomo Mellerio (+27.11.1847)Anna Maria Bolongaro (+8.2.1848)Principe Alberto Ernesto d’Aremberg

(+20.11.1857)X……. (+1.9.1857)Gioacchino De Agostinis - Moroni (…….

+1861?)Conte Gustavo Benso di Cavour

(+26.2.1864)Baronessa Maria Giovanna Koenneritz

(+ 16.2.1874))Conte Paolo Perez (+15.9.1879)Mons. Lorenzo Gastaldi (+25.3.1883)Conte Brandolino Grandolini Rota

(+27.2.1894)P.Pietro Prada (+20.3.1900)P.Luigi Lanzoni (+5.1.1901)Pietro Stauvenghi (+3.10.1905)Paolo Borgnis (+1911)Baillet (+1914)Alessandro Comzi (+31.5.1915)Rachele Salati e sorelle (+14.10.1825)P.Giambattista Pagani jr. (+ 3.6.1926)P.Giustino Valla (+1.7.1933)P.Francesco Pinauda (+14.1.1934)Papa Pio XI (+10.2.1939)Brinda (+1940)Vittoria Fabrizi de’ Biani (+30.10.1957)Ing. Gino (+15.1.1939) e Padre

Clemente Rebora (+1.11.1957)Luisa Saroli (zia di P. Rebora)Avv. Giuseppe De Antonis (+16.6.1945)Fr. Giorgio Savaglio (+3.9.1949)Giuseppe Cereda (+16.12.1953)Mons. Marco Martini (+3.9.1959) Avv. Carlo Gray (+21.11.1959)Maria Pimalli (+19.4.1960)

Adele Pàveri Boggiali (+3.5.1961)Fr. Achille Camplani (+21.2.1963)Dr. Giacomo Garbagnati (+23.10.1968)Michele Federico Sciacca (+24.2.1975)Mons. Giambattista Nicola (+21.5.1975)Gemma De Antonis (+2.2.1976) Fr. Federico Pross (+30.11.1976)Sac. Giuseppe Cattaneo di Talonno

(+1990)Ettore AllegranzaMaria Barni Benedetti (+29.11.1978)Ing. Enzo Gigli (+5.11.1980)Prof. D. Giorgio Zunini (+28.7.1977) Sac. Alberto Manara (+22.7.1985)Carlo (1951) e figlie Paloschi Lena,

Maria, Luigia (questa +3.8.1987)Giulia Filippini (+10.7.1987)Alberto Furiga (+1.9.1998)Antonietta ColomboDr. Rina Pasquè (+26.4.1992)P. Andrea Alotto (+7.1.1993)Ing. Giuseppe Bonzanigo (+19.6.1993)Ing. Camillo Barluzzi (+24.1.1994)Prof. Arduino (+30.10.1984) e Anita

Ratti (+2.12.2002)Giovannina Dominicis (+3.8.2001)Pia Franch (+25.12.2001)Dr. Arunte Bossi (+4.10.2003)Guerrino Nicolli (+26.4.2004)Roberta Lavinia Riolo (+11.8.2004)Flora BadaProf.ssa Margherita Pedicone (+28.5.2006)Maddalena Casnedi (+3.2.2007)Dr.ssa Maria Samonini (+6.9.2007)

Ancora in vita:Mons. Antonio Riboldi, Cont.ssa Carmela

Attolico, Lina Mancini, Olga Personè.

BENEFATTORI DELL’ISTITUTO (ITALIA)

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bile di scrupoli, che non po-tevo mancare di mostrarmifrequentemente, in modo e-sterno, triste e annuvolato.Quante volte quel Sant’uo-mo, incontrandomi qua olà, mi guardava con la fac-cia sorridente e allegra, econ poche parole ma ispi-ranti coraggio e sollievo! Ionon potevo fare a meno disentirmi incoraggiato daquella sua squisita e vigilecarità. E così la mia stimae affetto per lui si rinforza-va sempre di più.������ Questa poi mi pareche fosse graziosa: in unodegli incontri or ora riferi-ti, avendogli io detto comemi stesse fisso nella menteun non so qual pensiero tor-mentoso, egli mi rispose,con un famigliarissimo sor-riso: guardate, sono lo stes-so anch’io: oggi mi sta in-fissa in mente una parolada cui non posso liberarmi;questa è la parola “campa-nino”. La mi si ripete inte-riormente così che la portodovunque io vada. Io non miricordo se allora vedessi ilvero spirito di quella rispo-sta. Ma pensandoci ades-so, sono persuaso che sicontenevano in essa, nelsuo piccolo, due belli atti divirtù: un atto di carità in-dustriosa nei modi di inco-raggiare gli afflitti; e un at-to di umiltà che faceva di-scendere il capo di tutta lafamiglia religiosa a svelareuna tale debolezza (comela si voglia chiamare) a unmero novizietto di pochimesi.

PRESEPIO DEI RICORDIHo tirà fora dan scatolonEl presepio dei ricordi,pegorete sensa timònn’ora spampanè‘n bater d’ocio iera en processionel bò el museto mai rento’n la stalaparché nol se engiasseseel bùtin lo quertà con na peseta gialae la testina sora el cussinadesso stò presepioel resta come te lo meteci lo portava en volta iè dei giovanotiel bò el museto no i gà pì fiài pastori come mi iè veciotile pegorete scancanéla nostalgia mi pessega el còrcol fià del’anima te scaldare Signore se pegoreta scapa la veto ti a sercar

Anna Maria ZantedeschiGiotto: il presepe di Grecchia,Assisi, Basilica S. Francesco

ANEDDOTI ROSMINIANI DI PADRE FORTUNATO SIGNINI

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Don Eduino Menestrina e isuoi collaboratori stannopreparando il terzo volumedelle testimonianze dellasantità del Beato AntonioRosmini. Tra queste testi-monianze ci sono gli scrittidi padre Signini pubblica-ti in parte a Venezia nel1888 nella Vita di AntonioRosmini-Serbati PreteRoveretano di LuigiSernagiotto. Vogliamo anti-ciparvi il perché di questiscritti e alcuni aneddoti.

Padre Fortunato Signini(Borgomanero 1817 – Wad-hurst 1889) era nipote dipadre Giambattista Paganisenior ed entrò nell’Istitutoil 29-10-1835. Ancora no-vizio, come racconta inquesti ricordi, fa da ama-nuense al Padre Fondatoreper nove mesi e il 4-10-1837 parte per l’Inghilter-ra, per Prior Park, dove in-segna italiano, fisica e logi-ca. Ordinato sacerdote daMons. Wiseman a Oscott,nel 1844 è segretario di Ro-smini per un anno. Tornatodefinitivamente in Inghil-terra svolge un’incredibileattività come Rettore in di-verse case, Maestro dei No-vizi, missionario eloquentee zelante, predicatore di e-sercizi spirituali molto ap-prezzato e richiesto, parro-co pieno di zelo pastoralesoprattutto a Cardiff… E tutto questo con una sa-lute veramente precaria.Gli ultimi anni della sua vi-

ta li dedicò alla traduzionedi alcune grandi opere diRosmini: Nuovo saggio, Psi-cologia, Teodicea.

Vari aneddoti Rosminiani(Ratcliffe College, Leice-ster, Inghilterra Centrale,20 luglio 1881).Comincio col dire:

� Che ho scritto questianeddoti per ubbidire al de-siderio espressomi in taleproposito dal Reverendis-simo Padre Generale DonLuigi Lanzoni sul principiodi questo mese, nella Casanostra di S. Etheldreda inpresenza dei nostri Padridi colà e del Padre Tondini,Barnabita, nostro ospite.

� Che avendo già altre vol-te avuto il pensiero di met-tere giù in iscritto certe co-se simili che io aveva osser-vato nella persona del no-stro Venerabile PadreFondatore, desistetti dalporlo in esecuzione per ilmotivo che alla fin fine nonmi parevano di peso suffi-ciente, e ad ogni modo me-re inezie a paragone diquello che ne sapevano, epotevano dire, altri dei no-stri Padri e Fratelli tuttoraviventi, che vissero con essonostro Padre Fondatoreassai più lungamente di me.

� Che, o nel 1844 o 1845,io m’ero assunto l’impegnodi notare di giorno in gior-no quello che mi veniva fat-

to osservare delle azioni odelle parole di esso PadreFondatore. Continuai cosìper varie settimane, forseper alcuni mesi; ma alla fi-ne, per un motivo simile aldetto n. 2, distrussi le mol-te paginette che avevoscritto; e ora me ne rincre-sce molto, perché mi pareche parecchie cose, proba-bilmente anche più degnedi memoria di ciò che diròqui, sono andate perdute.

� Che in tutto quello cheseguirà qui, io ho sicuracoscienza di dire la sempli-ce verità, perché ne ritengoancora la memoria limpidae certa.Dunque per fare l’ubbidien-za, provvedo:�� La prima volta che io vi-di il nostro Padre Fondato-re fu il maggio o giugno1836, nell’occasione sullasua venuta alla nostra casadel Monte Calvario pressoDomodossola. Io ero alloraun Novizio di 19 anni.Avendo sentito di lui grandicose, principalmente dalPadre Molinari allora Ret-tore della Casa e Maestrodei Novizi, rimasi moltocolpito della sua aria sem-plice, umile, mansueta, mo-desta, mirabile! Dicevo trame stesso, questo grand’uo-mo sembra un umile fan-ciullo! E me ne sentii cre-scere nel cuore la stima el’ammirazione.���� In quel tempo io erosoggetto di uno stato terri-

ANEDDOTI ROSMINIANI DI PADRE FORTUNATO SIGNINI

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dalla proprietà intestata ad Antonio Ro-smini in Verona: si tratta di quel grandeprato a sinistra (a destra per chi guarda lafacciata) della basilica di San Zeno Mag-giore, dove sorge il campanile e lì dovevasorgere la nostra Casa centrale (terrenoultimamente attribuito al Comune di Ve-rona, considerato che Antonio Rosminimai rispose alle ingiunzioni). Scusate l’autocitazione, ma se confrontateSperanze n. 89, luglio 1989, pagg. 18-19: lìspiego meglio la faccenda.Ancora Padre Alfeo Valle è chiaro e docu-mentato: «Nel 1869 il Demanio dello Stato,applicando all’Abbazia la legge del 1866sull’incameramento dei beni ecclesiastici,la spogliava dei suoi averi: l’antica Badiadichiarata monumento nazionale, divenneproprietà dello Stato. I religiosi rosminianituttavia, benché in numero assai minoredel passato, rimasero a loro spese, con unlimitato contributo dello Stato, in quellaalpestre solitudine, custodi delle memoriepatrie, delle spoglie dei principi sabaudi, ezelanti ministri di Dio per i fedeli dei pae-setti vicini e per i pellegrini al Santuario diSan Michele Arcangelo (o. c. pag. 78). Custodi e amministratori,, non proprietari.Se, poi, lo Stato la vendette a privati (pareper la somma di L. 27.000 dell’epoca), perpagare i debiti di guerra, non mi risultache gli acquirenti furono i Padri Rosminia-ni. Attualmente noi abbiamo acquistato al-cuni terreni vicini. Ma questo è un altro di-scorso. Tutto sommato è un bene per noinon essere i proprietari della “Sacra”, vi-ste le attuali leggi e tasse sui castelli, ecc...che ci sono in Italia. In conclusione:23 agosto 1836 Papa Gregorio XVI ciconcesse in perpetuo la “Sacra”;30 settembre 1836 noi ottenemmo dalGoverno di Torino di essere custodi eamministratori;1866 le leggi Rattazzi-Cavour ce la sot-trassero, perché considerata da alcunibene ecclesiastico;1869 il Demanio dello Stato diventa pro-prietario della “Sacra” e la stessa monu-mento dello Stato. Noi vi rimanemmo aspese nostre, con un limitato contributostatale;

1994 la “Sacra” di San Michele con leggen. 65 del 24 dicembre 1994 venne dichiara-ta “monumento simbolo del Piemonte”.Ora, se consideriamo chi fu e come sem-pre agì il Beato Antonio Rosmini, nostroPadre Fondatore, possiamo concludereche noi Padri Rosminiani mai fummo pro-prietari della “Sacra”, tramite Rosmini oaltro Confratello, ma soltanto custodi eamministratori.Mi direte che è poco: convengo; ma per ar-rivare alla cifra 1 bisogna partire dalla cifra0. Se altri conoscono meglio la questione,allora esibiscano i documenti: così anch’iomi aggiorno; e grazie anticipate!

Bibliografia:

Alessandro Malladra – G. Ranieri Enrico, La Sacra di

San Michele, TO-GE, ed. Renzo Streglio, soc. an.,1907; rieditata ed. ros. Sodalitas Stresa 1998.Giovanni Gaddo, La Sacra di San Michele in Val di

Susa, Tipografia E. Bigliardi e C., Chieri - TO 1977;ripresentata aggiornata con CD nel 2007.Giovanni Gaddo, La Sacra di San Michele in Val di

Susa, Monumento simbolo della Regione Piemonte,Susalibri 2009.Alfeo Valle, Antonio Rosmini e la rinascita della

Sacra di San Michele della Chiusa, Longo editore,Rovereto - TN 1986.Associazione Volontari Sacra di San Michele (a curadell’), Alla Sacra, una guida per i volontari,

Litografia Marcograf, Venaria Reale -TO 2008. Luigi Arioli, Vita della Sacra di San Michele della

Chiusa, ed. ros. Sodalitas, Stresa 1998, 2004[2]. Giampiero Casiraghi e Giuseppe Sergi (a cura di),Pellegrinaggi e Santuari di San Michele nell’Oc-

cidente Medievale, ed. ros. Sodalitas, Stresa 2009.Antonio Salvatori, Visitando la Sacra di San Michele,

B.N. Marconi srl, Genova, 2004[7], Sacra di San

Michele, Sacranatura, ed. Mariogros srl, Torino 2009.Regole dell’Istituto della Carità, ed. art. graf.Alzani, Pinerolo - TO 1994. Speranze 89, Tipolitografia Pistone, Domodossola,1989. Antonio Rosmini, Epistolario Completo vol. XIII,

Tip. G. Pane, Casale Monferrato 1894.

Sacra di San Michele della Chiusa in Val diSusa, 175° anniversario (20 ottobre 1836-2011) della presenza dei Padri Rosminianialla “Sacra”.

P. GIANCARLO ANGELO ANDREIS

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Chi è il proprietario della “Sacra”? Altri pri-ma di me hanno lavorato per rispondere aquesta domanda. Dai documenti che cono-sco, ecco il risultato della breve ricerca.Se noi leggiamo nell’Epistolario Completodi Rosmini il carteggio intercorso fra ReCarlo Alberto, il card. Morozzo di Novara, ilcard. Tadini di Genova, entrambi Senatoridel Regno, e Rosmini stesso, mai troviamol’espressione “diede in proprietà”, ma“offerse l’opera ad Antonio Rosmini” (G.Gaddo, La Sacra di San Michele in Valdi Susa, ed. 2007, pag. 154). Ed è per que-sto motivo che Rosmini chiese, a più ripre-se, soldi al Ministero delle Finanze, perpoter eseguire restauri e altre opere ne-cessarie: la “Sacra” non è sua, ma del Re.Secondo le nostre Costituzioni, le LettereApostoliche, le Regole Comuni, la nostraTradizione, l’Istituto della Carità, come ta-le, non può possedere, ma possono posse-dere i singoli Religiosi, perché come citta-dini essi mantengono il dominio radicale diproprietà di fronte allo Stato; salvo, poi, u-sare secondo obbedienza quanto possedu-to (cfr. Memoriale della Prima Probazione,nn. 44 e 48; Regole Comuni, n. 48; ecc.).Domanda accademica: è possibile che Ro-smini, a proposito della “Sacra”, abbia se-guito un criterio diverso? Non credo che,proprio Lui che tanto si è battuto per que-sta nuova forma di povertà, per evitare gliespropri degli Stati moderni, abbia deroga-to dai suoi principi.Se la “Sacra” fosse stata proprietà di Ro-smini o di altro Confratello, secondo le no-stre Regole, non sarebbe stata incamerata,come non lo furono i Collegi e le altre no-stre Case.È vero che Padre Gaddo (o. c., pagg. 154-155) scrisse: «23 agosto 1836, con suo Bre-ve (Gregorio XVI – 1831/1846) concedevain perpetuo ai Padri Rosminiani questa glo-riosa abbazia, con l’amministrazione e il go-dimento dei pochi beni che ancora vi rima-nevano. Un mese dopo (settembre), il Se-

nato piemontese approvava e faceva ese-guire (Exequatur) il Decreto».Ma è anche vero che a pag. 156 aggiunse:«Purtroppo il primo fervore di opere nonfu potuto continuare perché in questo an-no (1866) l’infausta legge (Rattazzi-Cavour)d’incameramento dei beni ecclesiastici to-glieva a quei religiosi i pochi beni del mo-nastero e il monastero stesso».Più chiaro è Padre Alfeo Valle (Rosmini ela Sacra di San Michele della Chiusa,1986, pagg. 92-93): «viene conferita l’am-ministrazione dell’abbazia suddetta collariscossione dei proventi della Medesima»(Torino 30 settembre 1836).Sappiamo che nel Senato Regio Piemon-tese ci fu una grande battaglia di diritto trai sostenitori della legalità – essi, infatti, so-stennero che la “Sacra” è proprietà di Ca-sa Reale e, come tale, non è un bene eccle-siastico da incamerare – e gli anticlericaligiacobini che, sentendo parlare di “abba-zia”, la ritennero un bene ecclesiastico:purtroppo prevalsero questi ultimi. Unpiccolo gruppo di giacobini che persegui-rono la politica del “cosa fatta, capo ha”.E da allora la forma statuale d’Italia, illegit-tima fin dal suo nascere (infatti non fu vo-luta dai legittimi prìncipi, né dai loro popo-li, ma da una minoranza giacobina con ilsostegno straniero), non garantì lo stato didiritto.Il Governo di Torino concesse l’Exequatur,ma non tutelò la proprietà privata; inveceil Governo di Vienna negò l’Exequatur perVerona, ma tutelò la proprietà privata.Noi Padri Rosminiani avremmo dovutobatterci per la proprietà di Rosmini attiguaalla parrocchia di San Zeno Maggiore inVerona: quella sì era intestata a Rosmini. È vero il Governo di Vienna non concessel’Exequatur al Breve di Pio IX (11 maggio1847) a differenza del Governo di Torino;tuttavia se il governo di Vienna brigò perallontanarci da Trento e da Verona, non lofece da Palazzo Rosmini in Rovereto, né

Di chi e la Sacra?

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33 GGIIOORRNNII VVOOCCAAZZIIOONNAALLII AA IINNTTRRAALunedì 15, martedì 16 e mercoledì 17 novembre le classi della scuoladi Intra, affidata alle cure delle Suore rosminiane, hanno vissuto 3intense giornate vocazionali.Da parte nostra abbiamo riscontrato nei bambini una buona capacitàdi ascolto e di attenzione, qualità che hanno facilitato le attività pen-sate per loro.

VOCAZIONE… UNA COSA DA PRETI?Il termine vocazione riproduce il latino vocatio, da “vocare”, cioè,chiamare: ecco dunque il senso di questi 3 giorni.La vocazione è la chiamata di Dio per ogni uomo, è rivolta a tutti maal tempo stesso è unica, perché unica è la chiamata che Dio fa a cia-scuno di noi chiamandoci per nome.Per questo condividere una esperienza vocazionale (seppur breve)con i bambini è molto importante. Fin da piccoli bisogna avere la con-sapevolezza che siamo chiamati a vivere un progetto pensato da Dio.

I più piccoli cantano una canzoncina diretti da don Pierluigi.

16 / ANNIVERSARI

Chi era Fratello Enzo? Una mente apertaai grandi orizzonti e un cuore ricco di pro-fonda umanità: queste le sue caratteristi-che naturali. Nel 1929, con un bagaglio di conoscenzae di esperienze mondane, la crisi: si spo-glia di tutto ciò che possiede e troncaogni legame con il mondo, orientandosinella scelta di una vita di nascondimento.La sua è una conversione maturata attra-verso un periodo sofferto, sempre vissutonella tensione verso un totale dono di sestesso a Dio. Nel 1941 entra a far parte dell’Istitutodella Carità, dove svolge svariati incarichiaffidatigli dai Superiori.Molte sono le persone che ricorrono a lui,a cui corrisponde in modo coerente conla sua scelta di vita riservata. Da autentico rosminiano si attiene al prin-cipio di aspettare la chiamata della Prov-videnza, interpretata attraverso le circo-stanze. In tal caso accorre sollecito a consigliare ea intervenire in situazioni difficili: con sen-sibilità umana e spirituale invita alla spe-

ranza, facendosi carico del dolore altrui.Dalle sue poesie emergono due elementiche vengono confermati quando avvertela morte ormai vicina: la gioia di una gio-vinezza spirituale e l’anelito alla mortevissuta come “risurrezione” nell’unionedefinitiva con Dio: «Sono nella gioia perché ritorno al mioSignore». Così esclama in piena lucidità.Che cosa è stato per me Fratello Enzo?A chi me lo domandasse, risponderei:”Un vero amico”. Un amico di quelli che hanno la capacitàdi stabilire con gli altri un rapporto aper-to, in una rapida intuizione del loro senti-re. Caratteristica peculiare di Fratello En-zo era di stabilire con gli altri un rapportodi amicizia che li metteva a proprio agio edava a lui la possibilità di trasmettere lafede e i valori in cui credeva.L’incontro con lui è stato determinantenel dare un indirizzo significativo alla miavita. Vivevo nel disagio interiore alla ricer-ca dell’unico valido punto di riferimentoche dà senso all’esistenza umana. Avevo sete e non andavo alla Sorgente.Con estrema pazienza e rispetto della mialibertà, Fratello Enzo mi portò a farechiarezza nell’increscioso disorientamen-to in cui mi trovavo. In un dialogo stimo-lante, alla maniera socratica, mi aiutò a“tirar fuori” quello che avevo nel profondoe a fare ordine nella mia situazione inte-riore. Mi nacque così la persuasione chela realizzazione umana non può compier-si che nell’integrare la fede con la vita.

UN’ASCRITTA ROSMINIANA

RICORDANDO FRATELLO ENZO

L’Istituto della Carità a Domodossola.

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IL SENSO DELLA PASTORALE VOCAZIONALESe scriviamo queste righe è per condividere il lavoro che stiamofacendo, non semplicemente per raccontarlo.Desideriamo che ognuno di voi, nella libertà della propria vita di fede,possa pregare per le vocazioni. A questa esperienza durante il 2011 neseguiranno altre. Giornate vocazionali si rivivranno a Milano e in altrecase dove opera l’Istituto.Nella vostra preghiera vocazionale, ricordateci affidando al Signore lepersone che incontreremo. Davvero poiché è Dio che chiama, senzala preghiera, non avremo il terreno fertile su cui poter nel nostro pic-colo seminare.

DON PIERLUIGI, SUOR AVE, MICHELE, FRANCESCO, ANDREA E LUCA

Don Pierluigi, suor Ave, le suore rosminiane di Intra e i ragazzi dell’Istituto.

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La vocazione quindi non riguarda solo i preti o le suore, ma ogniuomo.

PARLARE CHIARONon basta avere chiaro il desiderio di trasmettere la consapevolezzadella vocazione.Questo è “solo” lo scopo. Per raggiungere tale obiettivo è necessariomuoversi attraverso segni ed immagini con cui i concetti chiavi pos-sono comprendersi e rimanere. Così abbiamo strutturato le giornatecercando di coinvolgere e appassionare. Le proposte sono state le piùvarie, a seconda delle classi e quindi delle eta’ dei bambini. Così i piùpiccoli hanno cantato una canzoncina composta da don Pierluigi, altrihanno conosciuto la vita di Rosmini attraverso dei burattini… altriancora hanno dovuto fare la drammatizzazione del brano della chia-mata di Simone e Andrea, pagina evangelica che esprime bene il temavocazionale.Per i più grandi invece abbiamo pensato di proporre la vita del PadreFondatore in relazione all’immagine del seme: Rosmini è diventatoalbero perché si è messo nelle mani di Dio, autore e custode dellanostra vocazione.

Suor Ave e don Pierluigi.

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RIAPERTURA CHIESA DI CROCEVIEÈ avvenuta l’8 dicembre, con una celebrazione eucaristica presieduta da d.Gianni Errigo, la riapertura della piccola chiesa dedicata a S. Alberto e alla Sa-cra Famiglia di Crocevie, una delle tre parrocchie rosminiane del comune diValderice. Erano presenti d. Mario Natale, superiore della comunità rosminiana di Sicilia,e i diaconi d. Andrea Carollo e d. Vito Martinico. Ad animare la liturgia è intervenuto il coro interparrocchiale di Valderice “Gio-vanni Paolo II” diretto dal maestro Caterina Messina.La chiesa era stata chiusa per consentire i lavori di consolidamento della strut-tura cui era mancata, negli ultimi anni, la dovuta manutenzione. Tra questi, gli interventi volti a rendere più ampio e luminoso l’ambiente; piùfunzionali i luoghi liturgici: la mensa, la sede, l’ambone, il fonte battesimale.Al termine della celebrazione il parroco d. Gianni Errigo ha ringraziato i nume-

rosi fedeli intervenuti el’intera comunità par-rocchiale che ha genero-samente contribuito allacopertura delle spese so-stenute con l’impegnoprevalente della diocesidi Trapani.Un momento di condivi-sione fraterna, svolto nelsalone parrocchiale atti-guo alla chiesa, è stato ilgiusto corollario all’avve-nimento, testimonianzatangibile del sentimentodi riconoscenza dei par-rocchiani verso il pro-prio pastore.

GIOVANNI BARRACO

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Il Padre Provincialedell’India don XavierMoonjely ci fa parte-cipi della grande gioia

della sua Comunitàperché anche tre stu-denti indiani hannoprofessato i voti per-

petui.Ravi Prakash Rao,nativo dell’An-drapradesh a Romanella Comunità diPorta latina;Joel Cletus Patrick,nativo del Tamilnadue Manoj Mathew dalKerala hanno fatto ivoti nel noviziatoindiano.Da queste pagine rin-graziamo don Xavierper aver voluto farcipartecipi di questabenedizione sulla loroComunità e ci impe-gnamo a pregare perquesti giovani.

NOTIZIEDALL’INDIA

A sinistra, in alto: Ravi Prakash col Padre Generale conferma i suoi voti perpe-tui; in basso: Joel Cletus nella funzione dei voti perpetui nella chiesa del Novi-ziato con don Xavier.Qui sopra: Manoj Mathew pronuncia i voti perpetui alla presenza del ProvincialeIndiano.Sotto: Manoj Mathew e Joel Cletus Patrick durante la funzione.

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P R O P O S T EP R O P O S T E P R O P O S T E

PREGHIERA PER LE VOCAZIONISignore Gesù Cristo, pastore delle anime,

che hai chiamato gli apostoliad essere pescatori di uomini,

suscita nuovi apostoli nella tua santa Chiesa.

Insegna loro che servirti è regnareche possedere Te è possedere tutto.

Accendi nei giovani cuori dei nostri figli e figlieil fuoco dell’ardore per le anime.

Rendili impazienti di diffondere il tuo Regno sulla terra.Concedi loro il coraggio di seguire Te,

che sei la Via, la Verità, la Vita,che vivi e regni per tutti i secoli. Amen.

Maria madre delle vocazioni, prega per noi.Aiuta tutti coloro che si preparano al sacerdozio

e alla vita consacrata. Amen.

P R O P O S T EP R O P O S T E P R O P O S T E