11 – Giornalino di Febbraio 2013

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Giornalino di Febbraio 2013

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AGAPE

GIORNALINO A CURA DEI GIOVANI DELL’ORATORIO

ASSOCIAZIONE “DON BOSCO”

ANNO 2 N°11 FEBBRAIO 2013

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La nostra mamma ce-leste ci insegna a segui-re suo Figlio: aspetto es-senziale nel cammino di fede di ogni uomo e nel-la nostra realtà giovani-le così fragile. Infine abbiamo colto l’occasione per lan-ciare nuove iniziati-ve a cura della spi-ritualità di ogni gio-vane, in prepara-zione a quella chesarà la rispostasarà la rispostadi ognuno alla pro-pria chiamata, conti-nuando poi le quotidia-ne attività.

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BUON COMPLEANNO ECCELLENZA

Con tutto il cuore, attraverso il nostro gior-nalino “Agape”, espri-miamo all’amato Arcive-scovo Michele CASTO-RO, nostro Pastore e guida l’augurio di buon compleanno. L’augurio che faccia-

mo a Lei, Eccellenza, è soprattutto quello di camminare ancora in-sieme per molti anni. La sua opera di aposto-lato, il suo carisma, la sua grande capacità di comunicazione sono doni straordinari per noi. Un giorno Gesù, sulla riva del lago, disse a Pietro: "Simone di Gio-vanni, mi vuoi bene tu più di costoro? Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene. - Pasci le miemie pecorelle" (Gv 21,15-17). Non ha esi-gito altro: "Se mi ami... pasci"!

Siamo consapevoli che la nostra fede in Cristo si esprime in un’appartenenza con-creta alla Chiesa da Gesù fondata e affidata al Papa e ai Vescovi. Eccellenza, nel rin-

novare i nostri più fervi-di auguri ci preme dirle che la ricordiamo sempre nelle nostre preghiere.

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Il papa Benedetto XVI nell’Udienza Generale ha rivolto un appello: “Invito tutti a pregare, chiedendo con insistenza a Dio il grande dono dell’unità tra tutti i discepoli del Signo-re”.re”.Chiesa Cattolica, Chiese Evangeliche e Chiesa Or-todossa in preghiera, e “l’unità dei cristiani sarà un dono dello Spirito Santo”. Inoltre, in questi otto giorni, ci invita a pre-gare anche per la pace.Sono più di 100 anni che dal 18 al 25 Gennaio, nel mondo cristiano si celebra la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.Il papa incoraggia “tutti a pregare insieme affinché possiamo realizzare «Quello che esige il Si-gnore da noi» (cfr Mi 6, 6-8) come dice quest’ anno il tema della Setti-mana; un tema proposto da alcune comunità cri-stiane dell’India, che invi-tano a camminare con de-cisione verso l’umanità vi-sibile tra tutti i cristiani, ed a superare, come fratelli in Cristo, ogni tipo di in-giusto, discriminazione”.In questa settimana tutta la comunità della parroc-chia “San Maria del Car-mine”, in comunione con tutti i cristiani, si è stretta in preghiera per chiedere a Gesù vero Dio e vero uomo, sostanzialmente ed ininterrottamente, esposto

nel “Santissimo sacra-mento dell’Eucarestia”, l’unità dei cristiani. I ragazzi dell’ Asso-ciazione “San Giovanni Bosco”, hanno animato l’Adorazione Eucaristi-ca del giorno 24 con la lettura ed il commento del libro del profeta Michea (6,6-8 – Quello che esige il Signore da noi), il Salmo (14,1-5 – Chi è degno, Signore, di stare nella tua casa?) e il Vangelo di Marco (10, 35-45 – Il servizioservizio Cristiano), in-tervallata da momenti di silenzio e di ascolto.In ascolto di Gesù per conoscere il suo pen-siero, per stare con Lui, per adorarlo. Questo è stato l’atteggiamento dei ragazzi durante l’Adorazione: “Parla, Signore,Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (1 Sam. 3, 10).S. Tommaso D’ Aquino al termine della sua opera si sentì dire un giorno dal crocifis-

so: “Hai descritto bene di me, ora cosa vuoi?” Tom-maso rispose: “Te solum domine.” “ Te solo Signo-re.”.Questa è adorazione! L’adorazione si traduce in contemplazione: è guar-dare a lungo con stupore e ammirazione Dio pre-sente dinanzi a te. La contemplazione è il grado più alto dell’unione con Dio.

DAL 18 AL 25 GENNAIO PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

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hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.LaLa storia è piena di uomini perseguitati - uomini che non hanno avuto paura di confessa-re la loro fede – che sono morti pregando per i loro assassini.Nella Spagna, degli anni trenta del secolo scorso ci fù una tremen-da persecuzione contro la Chiesa. Furono uccisi in pochi mesi 13 Vescovi, 4.184 preti e seminaristi, 23652365 religiosi, 283 suore e migliaia di semplici cri-stiani. Il parroco di un paesino che si chiama Navalmo-rel fù crocifisso come Gesù e morì benedicen-do e perdonando i mili-ziani comunisti e anar-chici che lo stavano torturando.Pochi anni dopo in un paesino Emiliano che si chiama Marzabotto, un altro parroco, don Gio-vanni FORNASINI, venne fucilato insieme

con i suoi parrocchia-ni dai nazisti e prima di morire tracciò un segno della croce nell’aria di-cendo: <<assolvo chi muore e chi uccide>>E ancora oggi in India, in Nigeria e altri paesi del mondo i cristiani perseguitati sono milio-ni e non hanno paura di confessare la loro fede in Cristo. Questo che stiamo vi-vendo è l’anno della fede, indetto da Papa Benedetto XVI. Nella sua lettera apostolica “Porta Fidei”, scrive: <<desideriamo che questoquesto anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confes-sare la fede in pienezza e con rinnovata convin-zione, con fiducia e speranza>>.

PER NON DIMENTICARE! FEBBRAIO 2013 ANNO 2 N°11 ANNO 2 N°11 FEBBRAIO 2013

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Ogni anno la giorna-ta del 27 gennaio è dedi-cata alla memoria e al commiato di tutti gli ebrei, morti a causa della violenza del regime nazista durante il Secondo Conflitto Mon-diale.Si stima che il numero delle vittime della “Shoà”, in ebraico “olo-causto”, “sacrificio”, sia intorno ai sei milioni; numero che potrebbe addirittura essere supe-riore, dato che molti corpi sono stati inceneri-ti dopo il decesso.Il 27 gennaio 1945 è proprio la data in cui i soldati russi entrarono a Berlino, liberando le vit-time dal loro “calvario”, vittime che sono state a lungo nascoste alla storiastoria per via della “per-fetta” razionalità dei sol-dati nazisti che, vistisi scoperti, hanno tentato invano di nascondere le prove del loro delitto.Padri, madri, fratelli, sorelle, bambini, paren-ti, sono stati divisi tra loro ed hanno subìto il più atroce calvario avve-nuto nella storia dell’umanità, dopo lo sterminio dei cristiani at-tuato da Nerone ai tempi della Roma imperiale.Molti superstiti hanno raccontato la loro storia e le loro testimonianze. Tra i più importanti e commoventi: l’opera

dello scrittore Primo Levi (Se Questo E’ Un Uomo), l’indimenticabile Diario Di Anna Frank e tanti altri autori-vittime che hanno dovuto subire un ulteriore colpo: l’accusal’accusa di calunnia da parte degli scettici che tutt’ora oggi negano l’esistenza della Shoà e delle sue conseguenze.Molti cristiani hanno perso la fede durante il loro “martirio”, altri hanno accettato il calvario di-ventando Santissimi Mar-tiri: tra i tanti, San Massi-miliano Maria Kolbe che diede la vita per salvare un padre di famiglia ed altri probissimi laici che fornirono passaporti te-deschi fasulli agli ebrei, salvandone migliaia (l’italiano Piergiorgio Perlasca e la famosa lista del tedesco Oskar Schindler)In questa mesta giorna-ta, noi ragazzi dell’Associazione Don Bosco ci riuniremo in pre-ghiera per RICORDARE i nostri fratelli martiri trami-

te la visione del film diret-to da Roberto Benigni: La Vita E’ Bella, il quale narra la storia di Guido Orefice (Benigni), giovane ebreo deportato che si è sacrifi-cato per salvare il figlioletto Giosuè.E’ importante ricordare questa giornata con pre-ghiere e meditazioni PER NON DIMENTICARE quest’atrocità: un simile orrore non dovrà mai più ripetersi nella storia, ognunoognuno deve comprende-re che l’uomo senza Dio è capace soltanto di compie-re il male!Molti si sono domandati dove fosse Dio ad Au-schwitz: ebbene Dio era in quella madre che soffriva per il distacco dai suoi figli, era in quel bambino che gemeva mentre spirava, in quell’uomoquell’uomo che veniva sot-toposto a mille patimenti ed atrocità. Ecco dov’era Dio!Concludo con una do-manda tratta dal testo di una famosissima canzone: “Chissà se l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare…”.

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Tante volte si parla di carità, di amare il fratello che ci sta accanto ma non facciamo nulla per aiutarlo. Questo succede perché di solito noi amiamo le definizioni, pensandopensando che una volta concettualizzato un pen-siero sia di fatto posse-duto, tuttavia questo modo di fare conduce fa-cilmente tutto ad un’astrazione. La Bibbia si comporta in modo di-verso, essa di solito non ama definire, quanto piuttosto narrare: ecco allora che si descrive Dio che crea, che libera dall’Egitto, che riconduce il popolo da Babilonia nella terra promessa… Su questa linea Paolo preferisce descrivere l’amore, lo personifica, dicendo che cosa fa e che cosa non fa, perché l’amorel’amore non si può defini-re o delimitare, ma solo vivere.

Proprio a riguardo, noi ragazzi dell’ Associazio-ne don Bosco il 06/01/2013, il giorno dell’Epifania del Signore abbiamo partecipato alla tombolata organizzata daidai fratelli dell’U,A,L,(Unione Amici di Lourdes) per i nostri ammalati.Con semplici gesti e poche parole abbiamo passato qualche ora in loro compagnia giocan-do, scherzando e gu-stando qualche dolce na-talizio. Inoltre i nostri amici dell’U.A.L. hanno distribuito sia agli amma-lati sia a noi dei piccoli doni, in occasione del natale.La nascita e manifesta-zione del Signore a tutto il mondo è il più bel gesto di carità che DIO Padre poteva fare ai suoi figli e soprattutto il sacrificio di suo figlio, morto sulla crocecroce è il più grande sim-bolo ed espressione dell’amore di DIO all’umanità peccatrice.L’ augurio per noi ra-gazzi e di imitare Cristo e amare gli ultimi, nei quali Gesù si manifesta oggi a tutti noi.

Carità per te!!! FEBBRAIO 2013 ANNO 2 N°11 ANNO 2 N°11 FEBBRAIO 2013

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La voglia di coinvol-gere tanti ragazzi nei locali dell’Associazione nasce da un idea della nostra comunità. L’intento è quello di cer-care di trasmettere un giusto insegnamento ai ragazzi, poiché è bene che sin da piccoli si ab-biano amicizie giuste, per crescere in maniera sana.

Lo scopo, prima indi-cato, viene concretizza-to con la prima fase: l’accoglienza.

La mia riflessione è partita da un versetto del Vangelo: Chi scan-dalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asinoasino al collo e venga gettato nel mare (Mc 9,42).

I fanciulli di oggi cre-scono con un messag-gio sbagliato. La tv è il veicolo più “pericoloso” ma soprattutto noi adulti, spesso anche in-consapevolmente, diamo loro un cattivo esempio.

Ecco perché questa è parsa a noi una bella iniziativa: organizzare sempre più cose origi-nali per i giovani “del domani”, che siano in-contri semplici sulla vita

di Gesù oppure sul comportamento che si deve assumere nella società. Ovviamente te-nendo conto della loro età, una componente fondamentale è il gioco.

In questo mese ab-biamo deciso di orga-nizzare un torneo di ca-rambola.Proprio attraverso

questo umile mezzo si possono imparare molte cose, come ad esempio, il rispetto reciproco nell’adeguarsi alle regole, che valgono per tutti:tutti: essere puntuali all’appuntamento, non disturbare chi gioca, ecc..

La gioia di stare con “i fratellini”

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Il giorno 3 gennaio, le ragazze dell'Asso-ciazione don Bosco, assieme alla collabora-zione di alcune ragaz-ze dell'A.V.O. ( Asso-ciazione Volontari Ospedalieri ), hanno dato al via alla secon-da edizione di ''Coro in Corsia 2013''. L’evento si è svolto presso l'o-spedale San Camillo de Lellis di Manfredonia, con il fine di porta-re, attraverso il canto e all'energica presenza di ogni ragazza, l'ar-monia che solo le feste natalizie sanno porta-re... poiché nasce Gesù tra noi!

Le ragazze si sono radunate alle 16 da-vanti l'ospedale per andar tutte insieme nella sede dell'A.V.O. dove sono iniziati i pre-parativi. Dopo aver organizzato tutto, le porte della piccola Bet-lemme si sono aperte.

ognuna delle ragazze la voglia di accogliere quel piccolo Gesù che da una corsia all'altra, si poteva scorgere nei volti dei degenti. L'armoniaL'armonia e la sem-plicità che solo un bambino sa portare ha accompagnato le ra-gazze a trascorrere un pomeriggio diverso dagli altri, insieme ai tanti fratelli bisognosi. Bisognosi di quel pizzi-co di allegria che basta per allietare quei mo-menti di sofferenza che la vita può riservare, ma che in essa racchiude la perfetta leti-zia, la ''felicità'' che d e r i v a dall’accettazione serena della sofferen-za.La stessa “letizia” che Giuseppe e Maria hanno saputo vivere nel drammatico rifiuto di essere ospitati dagli albergatori, ma che esplose nella gioia delladella nascita del Salva-tore. Loro ci ricordano che in ogni persona soffe-rente c'è il bambin Gesù, che vuole na-scere nei nostri cuori, colmandoci di fede, speranza e carità.

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