108 - Sfida alla moda

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GREENPEACE NEWS - N.108 - I TRIMESTRE 2013 - ANNO XXVII GREENPEACE NEWS - N.108 - I TRIMESTRE 2013 - ANNO XXVII SFIDA ALLA MODA n°centootto

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I trimestrale 2013

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GREENPEACE NEWS - N.108 - I TRIMESTRE 2013 - ANNO XXVIIGREENPEACE NEWS - N.108 - I TRIMESTRE 2013 - ANNO XXVII

SFIDAALLA MODA

n°centootto

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7SOMMARIO

CLIMAAbbracci polari

CLIMAIo non vi votoSPECIALE

Fashion weekSPECIALEThe fashion duel

10AGRICOLTURAProcessoagli OGM

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INQUINAMENTOEx-sisas

12CLICK & CO.

MENTRE CHIUDIAMO il giornale si sono appena concluse leelezioni, con un risultato inaspettato e un Parlamento difficil-mente governabile. La nostra campagna "IoNonViVoto" volevaprovocare un dibattito su alcuni dei nostri temi prioritari – car-bone, trivelle a mare, rinnovabili – e molti politici hanno effetti-vamente risposto, da sinistra a destra. Ma non i candidati pre-mier di centrodestra e centrosinistra, né il Presidente uscenteMonti. Eppure avevamo raccolto oltre 50 mila firme chiedendoloro di prendere posizione.

Le ragioni del risultato politico sono ampie e non tocca certo anoi analizzarle. Una cosa però dobbiamo dirla: che i cittadini sierano stufati di una certa politica era apparso chiaro alReferendum del 2011, quando la maggioranza degli italiani èandata a votare su nucleare, acqua pubblica e giustizia, temi chehanno interessato e appassionato tante persone indipendente-mente dalla loro collocazione politica, com'è giusto che sia trat-tandosi di questioni di grande rilievo sociale.

Ma cosa è accaduto da allora? Chi si è reso conto che esisteva edesiste una domanda di futuro? La risposta dei partiti tradizionali aquesta richiesta è stata insufficiente a dir poco. Poi crisi economi-ca e scandali hanno certo ampliato la disaffezione verso la politi-ca tradizionale. Quella politica che abbiamo tacciato come "fossi-le" perché incapace di produrre una visione di futuro e di prospet-tiva per mettere assieme ambiente e occupazione, innovazione enuovo paradigma energetico. Noi continueremo a batterci per-ché la battaglia per la salvaguardia del clima possa essere vinta ein modo tale da averne anche dei benefici occupazionali.Ambiente e lavoro possono e devono andare insieme.

Nelle stesse settimane abbiamo lanciato la sfida all'alta moda su

due obiettivi: eliminare gli scarichi inquinanti nella filiera tessilee la deforestazione nella produzione di pelle e packaging. Lacampagna è iniziata denunciando gli scarichi tossici delle azien-de tessili della moda in Cina e in Messico, la deforestazione inIndonesia per la carta e in Amazzonia per l'allevamento dibestiame.

La campagna "The Fashion Duel", promossa oltre che dalnostro ufficio anche da Greenpeace in Francia, USA e RegnoUnito e sostenuta da altri uffici, era iniziata nel 2012 con unarichiesta non pubblica a quindici grandi aziende della moda. Inpoche settimane, alcuni marchi hanno cominciato a prendereimpegni seri verso gli obiettivi indicati da Greenpeace: defore-stazione zero e scarichi tossici zero. Il lancio della classifica ècoinciso con l'apertura della settimana della moda di New Yorkper poi passare alla Milano Fashion Week, con attività di guer-rilla e due azioni spettacolari, e infine a Parigi. La campagna con-tinuerà nei prossimi mesi: per cambiare il modo di produrre èimportante coinvolgere anche i marchi più ricchi e famosi prose-guendo la campagna che aveva già ottenuto risultati positivi coni marchi più popolari dell'abbigliamento casual.

In ultimo, ma non meno importante, registriamo un grande suc-cesso per la protezione delle foreste: il gigante asiatico APP haaccettato, dopo dieci anni di campagna, di muoversi versoobiettivi di deforestazione zero. È una svolta per le foreste indo-nesiane, una speranza per la tigre di Sumatra che abbiamopreso a simbolo della campagna, un successo che ci sprona acontinuare e per il quale non smetteremo mai di ringraziare inostri attivisti e volontari e la gene-rosità di chi ci sostiene.

EDITORIALE

PERIODICODI GREENPEACE ITALIADirettore editoriale/Andrea PincheraDirettore responsabile/Fabrizio CarboneRedazione/Serena Bianchi, Laura Ciccardini,Maria Carla Giugliano, Valeria Iovane,Luigi Lingelli, Felice Moramarco,Cecilia Preite Martinez, Gabriele SalariArchivio foto/Massimo GuidiInternet/Alessio NunziProgetto grafico/Saatchi&SaatchiImpaginazione/Francesca Schiavoni, Paolo Costa

Redazione e Amministrazione/Greenpeace ONLUSVia della Cordonata, 700187 Romaemail: [email protected]: 06.68136061 fax: 06.45439793Ufficio abbonamenti/Augusto Carta tel: 06.68136061(231)Sped. in abb. postale -Art.1, Comma 2- Legge 46/2004 - DBC RomaAbbonamento annuo 35 EuroAut. Tribunale di Roma 275/87 del 8.5/87

Foto copertina/©Valerio De Berardinis/Greenpeace

Questo periodico è stampato su cartaamica delle foreste: carta riciclata conte-nente alte quantità di fibre post-consumoe sbiancata senza cloro. L’involucro perl’invio del Greenpeace News è inMaterbi, un materiale derivato dal mais,completamente biodegradabile.

NEWS

di GIUSEPPE ONUFRIO

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DAL MONDO

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CLIMAAbbracci polari

CLIMAIo non vi votoSPECIALE

Fashion weekSPECIALEThe fashion duel

10AGRICOLTURAProcessoagli OGM

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INQUINAMENTOEx-sisas

12CLICK & CO.

MENTRE CHIUDIAMO il giornale si sono appena concluse leelezioni, con un risultato inaspettato e un Parlamento difficil-mente governabile. La nostra campagna "IoNonViVoto" volevaprovocare un dibattito su alcuni dei nostri temi prioritari – car-bone, trivelle a mare, rinnovabili – e molti politici hanno effetti-vamente risposto, da sinistra a destra. Ma non i candidati pre-mier di centrodestra e centrosinistra, né il Presidente uscenteMonti. Eppure avevamo raccolto oltre 50 mila firme chiedendoloro di prendere posizione.

Le ragioni del risultato politico sono ampie e non tocca certo anoi analizzarle. Una cosa però dobbiamo dirla: che i cittadini sierano stufati di una certa politica era apparso chiaro alReferendum del 2011, quando la maggioranza degli italiani èandata a votare su nucleare, acqua pubblica e giustizia, temi chehanno interessato e appassionato tante persone indipendente-mente dalla loro collocazione politica, com'è giusto che sia trat-tandosi di questioni di grande rilievo sociale.

Ma cosa è accaduto da allora? Chi si è reso conto che esisteva edesiste una domanda di futuro? La risposta dei partiti tradizionali aquesta richiesta è stata insufficiente a dir poco. Poi crisi economi-ca e scandali hanno certo ampliato la disaffezione verso la politi-ca tradizionale. Quella politica che abbiamo tacciato come "fossi-le" perché incapace di produrre una visione di futuro e di prospet-tiva per mettere assieme ambiente e occupazione, innovazione enuovo paradigma energetico. Noi continueremo a batterci per-ché la battaglia per la salvaguardia del clima possa essere vinta ein modo tale da averne anche dei benefici occupazionali.Ambiente e lavoro possono e devono andare insieme.

Nelle stesse settimane abbiamo lanciato la sfida all'alta moda su

due obiettivi: eliminare gli scarichi inquinanti nella filiera tessilee la deforestazione nella produzione di pelle e packaging. Lacampagna è iniziata denunciando gli scarichi tossici delle azien-de tessili della moda in Cina e in Messico, la deforestazione inIndonesia per la carta e in Amazzonia per l'allevamento dibestiame.

La campagna "The Fashion Duel", promossa oltre che dalnostro ufficio anche da Greenpeace in Francia, USA e RegnoUnito e sostenuta da altri uffici, era iniziata nel 2012 con unarichiesta non pubblica a quindici grandi aziende della moda. Inpoche settimane, alcuni marchi hanno cominciato a prendereimpegni seri verso gli obiettivi indicati da Greenpeace: defore-stazione zero e scarichi tossici zero. Il lancio della classifica ècoinciso con l'apertura della settimana della moda di New Yorkper poi passare alla Milano Fashion Week, con attività di guer-rilla e due azioni spettacolari, e infine a Parigi. La campagna con-tinuerà nei prossimi mesi: per cambiare il modo di produrre èimportante coinvolgere anche i marchi più ricchi e famosi prose-guendo la campagna che aveva già ottenuto risultati positivi coni marchi più popolari dell'abbigliamento casual.

In ultimo, ma non meno importante, registriamo un grande suc-cesso per la protezione delle foreste: il gigante asiatico APP haaccettato, dopo dieci anni di campagna, di muoversi versoobiettivi di deforestazione zero. È una svolta per le foreste indo-nesiane, una speranza per la tigre di Sumatra che abbiamopreso a simbolo della campagna, un successo che ci sprona acontinuare e per il quale non smetteremo mai di ringraziare inostri attivisti e volontari e la gene-rosità di chi ci sostiene.

EDITORIALE

PERIODICODI GREENPEACE ITALIADirettore editoriale/Andrea PincheraDirettore responsabile/Fabrizio CarboneRedazione/Serena Bianchi, Laura Ciccardini,Maria Carla Giugliano, Valeria Iovane,Luigi Lingelli, Felice Moramarco,Cecilia Preite Martinez, Gabriele SalariArchivio foto/Massimo GuidiInternet/Alessio NunziProgetto grafico/Saatchi&SaatchiImpaginazione/Francesca Schiavoni, Paolo Costa

Redazione e Amministrazione/Greenpeace ONLUSVia della Cordonata, 700187 Romaemail: [email protected]: 06.68136061 fax: 06.45439793Ufficio abbonamenti/Augusto Carta tel: 06.68136061(231)Sped. in abb. postale -Art.1, Comma 2- Legge 46/2004 - DBC RomaAbbonamento annuo 35 EuroAut. Tribunale di Roma 275/87 del 8.5/87

Foto copertina/©Valerio De Berardinis/Greenpeace

Questo periodico è stampato su cartaamica delle foreste: carta riciclata conte-nente alte quantità di fibre post-consumoe sbiancata senza cloro. L’involucro perl’invio del Greenpeace News è inMaterbi, un materiale derivato dal mais,completamente biodegradabile.

NEWS

di GIUSEPPE ONUFRIO

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DAL MONDO

LA FORESTA AMAZZONICA in Brasile ele ultime foreste indonesiane vengonodistrutte ogni giorno. I fiumi e i laghi inCina e Messico vengono contaminati e ipesci avvelenati. Sapete perché? Per laproduzione di carne e di pelle si deforestal’Amazzonia per far spazio agli allevamen-ti bovini: milioni di ettari di foresta vengo-no tagliati a raso e incendiati per produr-re la pelle che spesso finisce nei nostrivestiti, scarpe,borse e cinture. In Indone-sia, multinazionali dell’industria cartaria,come APRIL (Asia Pacific ResourcesInternational Holdings Limited), stannomandando al macero un patrimonio comele foreste pluviali indonesiane, habitatdelle ultime tigri di Sumatra, trasforman-dole in carta, scatole e sacchetti per inostri acquisti. In Cina, Messico e altreregioni del Sud del mondo, l’uso disostanze chimiche tossiche nei cicli pro-duttivi dell’industria tessile compromettegravemente le risorse idriche globali.Cosa hanno in comune carta, pelle e tes-suti? Che sono le materie prime più utiliz-zate dalle case di Alta moda. È per questoche abbiamo deciso di mettere insiemedue dei più importanti obiettivi dellanostra organizzazione: Detox eDeforestazioneZero, e lanciare un’ambi-

ziosa sfida al mondo dell’Alta moda peraiutarlo a “ripulirsi”.

IL NOSTRO GUANTO DI SFIDAPer farlo abbiamo scelto come simbolo unguanto verde, molto simile a quello cheusiamo nelle nostre case per fare le puli-zie. Lo scorso novembre lo abbiamo invia-to a 15 note case di moda con un link a unquestionario di 25 domande su tre impor-tanti segmenti delle loro filiere: la pelle, lacarta per il packaging e le produzioni tes-sili. Il nostro guanto di sfida e le nostrerichieste di impegno hanno raggiunto cosìArmani, Louis Vuitton, Christian Dior,Salvatore Ferragamo, Roberto Cavalli,Alberta Ferretti, Chanel, Dolce&Gab-bana, Hermès, Prada, Trussardi, Gucci,Versace, Ermenegildo Zegna e Valentino.Per settimane abbiamo sollecitato questeaziende a rispondere ai nostri questionari.Alcuni lo hanno fatto dimostrando unbuon livello di trasparenza nei nostri con-fronti e dei consumatori. I risultati sono stati elaborati e hanno datovita alla nostra classifica, che vedeValentino in testa mentre marchi comeDolce&Gabbana, Chanel, Hermès, Prada,Alberta Ferretti e Trussardi non hannonemmeno risposto al questionario.

Proprio per spingere gli ultimi in classificaad accettare la sfida per una moda piùpulita abbiamo chiesto ai consumatori disfidare le case d'Alta moda firmando lapetizione sul nostro sito.

UNA TESTIMONIAL D’ECCEZIONELa campagna thefashionduel.com è natacon un solo obiettivo: ripulire la moda perassicurare a ogni consumatore prodottinon contaminati da fenomeni come ladeforestazione e l’inquinamento dellerisorse idriche del nostro Pianeta. Ad aiutarci come testimonial l’attriceValeria Golino, che ha interpretato per noiun bellissimo video, diretto dalla registaAnna Negri, nel quale indossa i panni diuna Madre Terra contaminata dalle ceneridella distruzione delle foreste e dallesostanze tossiche con le quali l’industriatessile avvelena le risorse idriche delnostro Pianeta. Con la sua dirompentefisicità e con una voce da vera guerrieradell’arcobaleno, Valeria ha mandato ilnostro messaggio forte e chiaro: “Lamoda vende sogni! Ma così è un incuboper il Pianeta”. Il video “Let's Clean UpFashion” è stato realizzato dall'agenziaGrey Milano e prodotto dalla casa di pro-duzione The Family.

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SPECIALE

THEFASHIONDUEL

GUANTO DI SFIDAALLA MODA

di CHIARA CAMPIONE

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MODA, SOGNO O INCUBO?Marchi come Chanel, Prada e Dolce &Gabbana sono nomi riconosciuti a livellomondiale e da oggi hanno l'opportunitàdi dettare il vero nuovo trend del settore:tutelare il nostro Pianeta. A questi brandabbiamo chiesto di impegnarsi da subitoper eliminare le sostanze chimiche perico-lose dalla loro filiera produttiva e metterein atto delle misure concrete per evitare ilrischio di contaminazione da fenomeni

come la deforestazione. Con altre aziende come Gucci, Armani,Versace e Zegna abbiamo anche apertoun dialogo che fino ad adesso sembracostruttivo e che le ha portate a prenderealcuni degli impegni richiesti. Ma nelnostro duello con il mondo della moda unimpegno parziale non è abbastanza e spe-riamo di vedere presto queste azienderaggiungere dei livelli di sostenibilitàaccettabili per tutti.

Nelle prossime settimane con la campa-gna The Fashion Duel, Greenpeace faràpressione su tutti gli altri marchi di Altamoda per spingerli ad assumere impegnia tutela delle foreste e per l'eliminazionedelle sostanze tossiche dalla filiera tessile.La nostra sfida al mondo dell’alta moda èappena cominciata. E voi? Avete già lan-ciato il vostro guanto di sfida per unamoda più pulita?

HANNO I NOMI più glamour, indossano gli outfit più chic, sonosempre informate sulle ultime tendenze e non c’è ragazza appas-sionata di moda che, almeno una volta nella vita, non abbia con-sultato uno dei loro blog alla ricerca di qualche consiglio su comevestirsi per un’occasione speciale. Sono le fashion blogger italia-ne, l’esercito di ragazze modaiole che osano con gli abbinamentidiventando delle vere e proprie muse per l’universo femminile.Noi le abbiamo coinvolte per dare ancora più forza alla nostrasfida al mondo dell’Alta moda. Chi meglio di loro poteva lancia-re il guanto di The Fashion Duel all’universo patinato del prêt-à-porter e al contempo far avvicinare ai temi della campagna letante donne che forse non conoscono Greenpeace ma conosco-no nomi come Chanel, Hermés, Prada e Dolce&Gabbana? The

Chilicool, Patchwork à Porter, The Slow Cat Walk e tante altrehanno accolto con entusiasmo l’idea di entrare in azione insiemea noi. Una risposta non affatto scontata.La moda, per essere bella davvero, deve essere buona con ilPianeta. Alessia, Francesca, Greta, Sandra e le altre ragazze checi hanno risposto la pensano esattamente così. Per dirlo hannoutilizzato la vetrina migliore: il loro fashion blog. Greenpeace laha sfidate a indossare l’outfit più green da abbinare al guantocento per cento biodegradabile di The Fashion Duel. E il risulta-to ha superato le aspettative. Look basic e casual per lanciare la sfida al mondo dell’Alta moda.Pelle rigorosamente sintetica, lavaggio denim in linea con lostandard GOTS, qualche tocco green e hairstyle e makeup natu-rali per Patchwork à Porter. Una maglietta a righe bianche eazzurre in puro cotone con un simpatico gattino bianco aggrap-pato al guanto della sfida per The Slow Cat Walk. Tante libellulesul vestito di Dora, simbolo delle meraviglie della natura. E poistile semplice e naturale per Il filo di Penelope e una simpaticafantasia “pavone” per il vestito di Bio-Fashion. Con stile e creatività hanno chiesto alla moda di non essere com-plice di crimini ambientali quali la deforestazione e l’inquinamen-to delle nostre acque. Insieme a oltre ventimila persone hannofirmato la petizione sul sito www.thefashionduel.org invitando lelettrici a fare altrettanto.“La moda sostenibile deve essere il futuro!” - afferma Alessia suThe Chilicool. E noi non ci arrenderemo fino a quando anche gliultimi brand in classifica non avranno capito che la moda è trop-po bella per costare qualcosa al Pianeta. SERENA BIANCHI

L’OUTFIT GREEN PER SALVARE IL PIANETA

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MODA, SOGNO O INCUBO?Marchi come Chanel, Prada e Dolce &Gabbana sono nomi riconosciuti a livellomondiale e da oggi hanno l'opportunitàdi dettare il vero nuovo trend del settore:tutelare il nostro Pianeta. A questi brandabbiamo chiesto di impegnarsi da subitoper eliminare le sostanze chimiche perico-lose dalla loro filiera produttiva e metterein atto delle misure concrete per evitare ilrischio di contaminazione da fenomeni

come la deforestazione. Con altre aziende come Gucci, Armani,Versace e Zegna abbiamo anche apertoun dialogo che fino ad adesso sembracostruttivo e che le ha portate a prenderealcuni degli impegni richiesti. Ma nelnostro duello con il mondo della moda unimpegno parziale non è abbastanza e spe-riamo di vedere presto queste azienderaggiungere dei livelli di sostenibilitàaccettabili per tutti.

Nelle prossime settimane con la campa-gna The Fashion Duel, Greenpeace faràpressione su tutti gli altri marchi di Altamoda per spingerli ad assumere impegnia tutela delle foreste e per l'eliminazionedelle sostanze tossiche dalla filiera tessile.La nostra sfida al mondo dell’alta moda èappena cominciata. E voi? Avete già lan-ciato il vostro guanto di sfida per unamoda più pulita?

HANNO I NOMI più glamour, indossano gli outfit più chic, sonosempre informate sulle ultime tendenze e non c’è ragazza appas-sionata di moda che, almeno una volta nella vita, non abbia con-sultato uno dei loro blog alla ricerca di qualche consiglio su comevestirsi per un’occasione speciale. Sono le fashion blogger italia-ne, l’esercito di ragazze modaiole che osano con gli abbinamentidiventando delle vere e proprie muse per l’universo femminile.Noi le abbiamo coinvolte per dare ancora più forza alla nostrasfida al mondo dell’Alta moda. Chi meglio di loro poteva lancia-re il guanto di The Fashion Duel all’universo patinato del prêt-à-porter e al contempo far avvicinare ai temi della campagna letante donne che forse non conoscono Greenpeace ma conosco-no nomi come Chanel, Hermés, Prada e Dolce&Gabbana? The

Chilicool, Patchwork à Porter, The Slow Cat Walk e tante altrehanno accolto con entusiasmo l’idea di entrare in azione insiemea noi. Una risposta non affatto scontata.La moda, per essere bella davvero, deve essere buona con ilPianeta. Alessia, Francesca, Greta, Sandra e le altre ragazze checi hanno risposto la pensano esattamente così. Per dirlo hannoutilizzato la vetrina migliore: il loro fashion blog. Greenpeace laha sfidate a indossare l’outfit più green da abbinare al guantocento per cento biodegradabile di The Fashion Duel. E il risulta-to ha superato le aspettative. Look basic e casual per lanciare la sfida al mondo dell’Alta moda.Pelle rigorosamente sintetica, lavaggio denim in linea con lostandard GOTS, qualche tocco green e hairstyle e makeup natu-rali per Patchwork à Porter. Una maglietta a righe bianche eazzurre in puro cotone con un simpatico gattino bianco aggrap-pato al guanto della sfida per The Slow Cat Walk. Tante libellulesul vestito di Dora, simbolo delle meraviglie della natura. E poistile semplice e naturale per Il filo di Penelope e una simpaticafantasia “pavone” per il vestito di Bio-Fashion. Con stile e creatività hanno chiesto alla moda di non essere com-plice di crimini ambientali quali la deforestazione e l’inquinamen-to delle nostre acque. Insieme a oltre ventimila persone hannofirmato la petizione sul sito www.thefashionduel.org invitando lelettrici a fare altrettanto.“La moda sostenibile deve essere il futuro!” - afferma Alessia suThe Chilicool. E noi non ci arrenderemo fino a quando anche gliultimi brand in classifica non avranno capito che la moda è trop-po bella per costare qualcosa al Pianeta. SERENA BIANCHI

L’OUTFIT GREEN PER SALVARE IL PIANETA

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“20 FEBBRAIO – ORE 7.30 Milano. Ca-stello Sforzesco. Che succede? Srotolato"green carpet" a forma di guanto di sfida#thefashionduel” “7.35 La nostra é unamodella-climber e la sfilata è verticale#fashionduel” “7.40 Sfilata verticale: unasfida per chiunque. Che aspettano leaziende a offrirci una moda più pulita?#thefashionduel”.Così – via Twitter – raccontiamo la nostraapertura speciale e inaspettata dellaSettimana della Moda in una Milano che sista appena svegliando. Nel backstagedella sfilata della nostra climber Indira,sulla torre del Castello, non ci sono trucca-tori ma altri attivisti che le preparano gliancoraggi. Nella sua borsa insieme aglistivali con il tacco, vestiti glamour e ros-setto, ci sono corde e imbracatura. Lapressione delle corde sui fianchi è pesan-te da sopportare, i muscoli sono tesissimisu addome, schiena e collo ma Indira resi-ste e si esibisce in una spettacolare passe-rella verticale: abbiamo sfidato la forza digravità per sfidare le case di moda a ripu-lirsi. Rubiamo alle grandi firme spazi sugiornali e media online perché l’attenzio-ne dei giornalisti è tutta per noi e per lanostra sfilata alla rovescia.

CLEAN GRAFFITI Non è la prima visita milanese. Abbiamolasciato il segno “The Fashion Duel” giànelle notti precedenti portando i nostrimessaggi fin sui marciapiedi delle viedello shopping. Abbiamo utilizzato i cleangraffiti, una tecnica per creare immagini emessaggi temporanei sulle strade, rimuo-vendo lo sporco dalla superficie e giocan-do appunto sul contrasto che si crea traarea sporca e area pulita. E indovinatecosa è comparso? Sagome di modelle edi guanti con la scritta “The FashionDuel”.

IL “DITO” INDICA LA STRADALa settimana della moda di Milano nonl’abbiamo solo aperta ma anche chiusa. Esempre a modo nostro. Il 23 febbraio lascultura di Maurizio Cattelan L.O.V.E.,nota come “Il Dito”, che si trova a PiazzaAffari si è presentata agli occhi dei pas-santi rivestita di un guanto verde. Sì, ilnostro guanto di sfida! Abbiamo scelto lascultura di Cattelan perché le dita mozza-te e l’indice medio eretto indicano unasola via da percorrere. Rivestendola con ilnostro guanto abbiamo lanciato unsegnale esplicito a tutte le aziende cheancora non hanno imboccato la stradagiusta. Il guanto di sfida sul “Dito” diCattelan è per Prada, Trussardi, Cavalli,Ferretti, Hermés e Chanel che sono stativalutati con uno “zero in condotta” nellanostra classifica.

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FASHIONWEEK

CHE IL “DUELLO”ABBIA INZIO

SPECIALEdi MARIA CARLA GIUGLIANO

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A Milano questi brand hanno svelato tuttele tendenze della prossima stagione. Noicon le nostre proteste – che hanno attira-to l’attenzione dei media di tutto il mondo– abbiamo dimostrato, invece, che l’unicomust-have deve essere una moda senzadistruzione.

IN AZIONE ONLINENon è solo Greenpeace a portare avanti“The Fashion Duel”. Mentre insceniamole proteste, la nostra community ci sostie-ne e partecipa con noi. In poche settima-ne più di 20 mila persone hanno scrittoalle aziende per chiedere una moda piùpulita e hanno contribuito a diffondere lenostre richieste condividendo su Face-book e twittando con l’ashtag #thefa-shionduel. Siamo in tanti a fare pressioneper convincere tutti i brand in classificache c’è un solo modo per non trasforma-re la moda in un incubo: un impegnoDeforestazione Zero e Scarichi Zero.

CI SONO VOLUTI DIECI ANNI di lavoro, di inchieste, richiestecongiunte e pressioni dell'opinione pubblica, ma grazie alla cam-pagna di Greenpeace, il colosso cartario indonesiano Asia Pulp &Paper ha detto addio alla deforestazione. Le foreste pluviali del-l'Indonesia sono un habitat vitale per specie in via di estinzionecome la tigre di Sumatra e rappresentano l'unica casa per miglia-ia di popolazioni. Secondo il governo indonesiano, la produzionedi cellulosa, carta e olio di palma rientra tra le principali causedella deforestazione in Indonesia. APP è stata fino ad oggiresponsabile dell’80 per cento di questa distruzione.Grazie alle pressioni dell'opinione pubblica e di Greenpeacenumerosi marchi globali hanno sospeso ogni rapporto commer-ciale con APP eliminando la deforestazione dalle loro filiere pro-duttive. Più di cento aziende si sono mosse, tra queste Adidas,Kraft, Mattel, Hasbro, Nestlé, Carrefour, Staples e Unilever. InItalia, grazie alla campagna “Salvaforeste” rivolta al mondo del-l'editoria, il 65 per cento circa del mercato editoriale italiano si è

dotato di politiche di acquisto della carta a Deforestazione Zero. La nuova “Politica di Conservazione Forestale” pubblicata daAPP a febbraio 2013 sancisce un cambiamento epocale per ilfuturo delle foreste indonesiane. Ma deve essere applicata sulserio! E proprio in tal senso monitoreremo da vicino i progressidell'azienda.L'impegno di APP arriva in un momento cruciale: i due anni dimoratoria sulla deforestazione decretati dal presidentedell’Indonesia nel 2011, infatti, scadranno a maggio di quest'an-no. Per questo chiediamo al governo di sfruttare l'impegno presoda APP per rafforzare ed estendere la moratoria sulla deforesta-zione, a partire dalla revisione di tutte le concessioni forestali esi-stenti. Greenpeace ha scritto anche al CEO di APRIL (Asia PacificResources International), il secondo più grande produttore di cel-lulosa e carta dell'Indonesia dopo APP, per chiedere quando lasua azienda prevede di assumere un impegno simile per metterela parola fine al crimine della deforestazione. ESPERANZA MORA

UNA VITTORIA STORICAPER LE FORESTE INDONESIANE

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A Milano questi brand hanno svelato tuttele tendenze della prossima stagione. Noicon le nostre proteste – che hanno attira-to l’attenzione dei media di tutto il mondo– abbiamo dimostrato, invece, che l’unicomust-have deve essere una moda senzadistruzione.

IN AZIONE ONLINENon è solo Greenpeace a portare avanti“The Fashion Duel”. Mentre insceniamole proteste, la nostra community ci sostie-ne e partecipa con noi. In poche settima-ne più di 20 mila persone hanno scrittoalle aziende per chiedere una moda piùpulita e hanno contribuito a diffondere lenostre richieste condividendo su Face-book e twittando con l’ashtag #thefa-shionduel. Siamo in tanti a fare pressioneper convincere tutti i brand in classificache c’è un solo modo per non trasforma-re la moda in un incubo: un impegnoDeforestazione Zero e Scarichi Zero.

CI SONO VOLUTI DIECI ANNI di lavoro, di inchieste, richiestecongiunte e pressioni dell'opinione pubblica, ma grazie alla cam-pagna di Greenpeace, il colosso cartario indonesiano Asia Pulp &Paper ha detto addio alla deforestazione. Le foreste pluviali del-l'Indonesia sono un habitat vitale per specie in via di estinzionecome la tigre di Sumatra e rappresentano l'unica casa per miglia-ia di popolazioni. Secondo il governo indonesiano, la produzionedi cellulosa, carta e olio di palma rientra tra le principali causedella deforestazione in Indonesia. APP è stata fino ad oggiresponsabile dell’80 per cento di questa distruzione.Grazie alle pressioni dell'opinione pubblica e di Greenpeacenumerosi marchi globali hanno sospeso ogni rapporto commer-ciale con APP eliminando la deforestazione dalle loro filiere pro-duttive. Più di cento aziende si sono mosse, tra queste Adidas,Kraft, Mattel, Hasbro, Nestlé, Carrefour, Staples e Unilever. InItalia, grazie alla campagna “Salvaforeste” rivolta al mondo del-l'editoria, il 65 per cento circa del mercato editoriale italiano si è

dotato di politiche di acquisto della carta a Deforestazione Zero. La nuova “Politica di Conservazione Forestale” pubblicata daAPP a febbraio 2013 sancisce un cambiamento epocale per ilfuturo delle foreste indonesiane. Ma deve essere applicata sulserio! E proprio in tal senso monitoreremo da vicino i progressidell'azienda.L'impegno di APP arriva in un momento cruciale: i due anni dimoratoria sulla deforestazione decretati dal presidentedell’Indonesia nel 2011, infatti, scadranno a maggio di quest'an-no. Per questo chiediamo al governo di sfruttare l'impegno presoda APP per rafforzare ed estendere la moratoria sulla deforesta-zione, a partire dalla revisione di tutte le concessioni forestali esi-stenti. Greenpeace ha scritto anche al CEO di APRIL (Asia PacificResources International), il secondo più grande produttore di cel-lulosa e carta dell'Indonesia dopo APP, per chiedere quando lasua azienda prevede di assumere un impegno simile per metterela parola fine al crimine della deforestazione. ESPERANZA MORA

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DOPO UN LUNGO braccio di ferro conEnel, l’azienda maggiormente responsabi-le dell’uso del carbone a fini di produzio-ne elettrica in Italia, e dopo una campa-gna che ha raccolto il sostegno di oltre 57mila cittadini e di 39 sindaci siciliani perproteggere il Canale di Sicilia dalle trivel-le petrolifere, Greenpeace ha deciso digiocare la sua partita di contrasto allefonti fossili direttamente con la politica. “IoNonViVoto” è stata una campagna conun fine esplicito: mandare un messaggiochiaro e niente affatto rassegnato allapolitica. Più di 50 mila elettori hanno rac-colto l’invito della nostra associazione scri-vendo a tutti i leader, ai comitati elettora-li, a segreterie di partito e movimenti: nonavrete il nostro voto se non prendereteimpegni precisi per contrastare l’espan-sione di carbone e petrolio e per sostene-re la crescita delle fonti rinnovabili e del-l’efficienza energetica.

LE NOSTRE PROPOSTELa protesta si basa su una piattaforma svi-luppata da Greenpeace, “Energie puliteper l’Italia”, articolata in 9 punti: un pianodi uscita dall’era del carbone; la richiestadi sostituzione dei vertici di Enel e di uncambio di rotta per l’azienda; l’allontana-mento delle trivelle dalle nostre coste;l’aumento della fiscalità sulle estrazioni di

greggio; nuovi target per l’efficienza deimotori; rimozione delle barriere burocrati-che che frenano la crescita delle fonti rin-novabili, e priorità assoluta all’energiapulita; sviluppo delle smart grid e dell’ef-

ficienza energetica; una nuova fiscalitàenergetica a sostegno dello sviluppo dellagreen economy.Sulla base di questo piano, Greenpeaceha interpellato tutti i candidati ponendo

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MONTI, BERSANI E BERLUSCONI, SIETE DEI DINOSAURI

I DINOSAURI SONO ESTINTI datempo. Il Bersanodonte, il Tirannosilvioe il Montisauro invece sono ancora qui esi candidano a guidare il Paese. Per laloro inclinazione verso le fonti energeti-

che sporche Monti, Bersani e Berlusconisono “fossili” come i dinosauri. Greenpeace lancia loro il suo atto d’ac-cusa sul web ritraendoli come dinosauriimmaginari, simbolo di una politica vec-chia – incapace di ascolto e interlocuzio-ne con la società civile – e incapace diuscire dall’epoca delle fonti fossili. Il candidato Berlusconi è stato primasponsor del nucleare – bocciato dagliitaliani – e poi del carbone. Monti inve-ce ha scambiato il Belpaese per il Texas,proponendo una strategia energeticabasata sullo sfruttamento delle misererisorse petrolifere del nostro suolo e,ancor peggio, dei nostri mari. Bersani,dichiaratosi totalmente d’accordo conMonti, è a capo di un partito che accet-ta supinamente – e talvolta promuove –l’aumento dell’uso del carbone in Italia.GABRIELE SALARI

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IO NONVI VOTO

SFIDA ALLAPOLITICA FOSSILE

di ANDREA BORASCHI

CLIMA

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loro domande impegnative. Sono statimolti quelli che hanno risposto: Vendola, DiPietro, Ingroia, Maroni, Montezemolo,Meloni tra gli altri. Ma altrettanto nutrito èstato il gruppo dei candidati che nonhanno trovato tempo, modo e maniera didire la loro su queste questioni. E di rispon-dere, dunque, a più di 50 mila italiani.Lo scopo primo di Greenpeace con questacampagna era quello di rendere una parteessenziale di informazione alla cittadinan-za: di contribuire, in altri termini, a un pro-cesso democratico consapevole. Gli italia-ni hanno il diritto di conoscere l’orienta-mento della politica rispetto alla questioneenergetica. Perché l’energia è una compo-nente fondamentale del nostro import e lanostra dipendenza dall’estero pesa comeun macigno sull’economia italiana; perchéla produzione e i consumi energetici sonotra le prime cause di degrado ambientalee la prima in assoluto di distruzione delclima; perché da una rivoluzione energeti-ca profonda dipendono la creazione dimigliaia di posti di lavoro, la tutela dellasalute pubblica, la salvaguardia dei nostriterritori e dei nostri mari.

LE RISPOSTEAlcuni candidati hanno sposato in pienogli impegni richiesti da Greenpeace, men-

tre dai principali candidati, Bersani,Berlusconi e Monti, un lungo silenzio. Nonè difficile, tuttavia, chiarire il quadro dellaloro proposta politica. Silvio Berlusconiera e rimane il premier che ha tentato diriavviare in Italia un programma nucleare,nonché colui che ha nominato un mana-gement che vorrebbe fare di Enel un cam-pione europeo del carbone. La strategiadi Mario Monti è quella definita già mesiaddietro dal ministro Corrado Passera:l’Italia come un grande hub del gas, conun programma straordinario di estrazione,per terra e per mare, di misere risorse diidrocarburi, e le rinnovabili ferme al palo,imbrigliate da lacci burocratici d’ognisorta. Bersani si è detto d’accordo con lastrategia di Monti; e nel programma delPD il verde è infine divenuto un colorepallido e residuale.L’Europa, almeno nelle sue economie piùforti, procede in direzione contraria.Con le elezioni, l’insediamento di unnuovo Parlamento e la nomina di unnuovo Governo, la partita non sarà chiusa.Esistono almeno due strade per cercare dipromuovere un drastico cambiamentonella strategia energetica del Paese: agiresui decisori e agire sulle aziende.Greenpeace non lascerà nulla di intenta-to, in entrambe le direzioni.

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IL GIORNALE DEI NOSTRI SOGNI

UNA FREDDA MATTINA di febbraio circa100 mila romani avranno strabuzzato gliocchi quando hanno preso una copia delquotidiano Metro, distribuito gratuita-mente nelle principali stazioni ferroviarie edella metropolitana della Capitale.Greenpeace, infatti, ha distribuito un facsi-mile del popolare quotidiano gratuito,quasi identico all’originale, con notizietroppo belle per essere vere. Gli Usa cheentrano nel Protocollo di Kyoto o ancoraBersani e Monti che puntano sulle rinno-vabili e dicono addio a petrolio e carbo-ne… Ecco cosa vorremmo leggere sullastampa.Nel giornale – disponibile anche on linewww.greenpeace.it/metro/ – c’è spazioper tante buone notizie. Di fronte all’Ilva diTaranto, ad esempio, ecco nascere unmega parco eolico off shore che dà lavoroa duemila lavoratori in tre anni, mentre ilDelta del Po vede la scomparsa della cen-trale di Porto Tolle, trasformata in un avve-nieristico centro visite del parco ecocom-patibile. Perfino l’oroscopo, le ricette, laprogrammazione dei cinema e le notiziesportive sono green, con una intervista aTotti che vuole proteggere gli alberi per lafiglia Chanel. Ciliegina sulla torta due finteinserzioni pubblicitarie: Enel che annunciadi dimezzare l’uso del carbone entro il2020 e Shell che promette di cancellareogni attività estrattiva di idrocarburi inmare. Metro è un giornale molto attentoall’ambiente, ma il 5 febbraio lo è statodavvero in ogni virgola. Passato lo stupo-re, molti romani sono corsi dietro agli atti-visti di Greenpeace che distribuivano ilgiornale per complimentarsi. G.S.

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loro domande impegnative. Sono statimolti quelli che hanno risposto: Vendola, DiPietro, Ingroia, Maroni, Montezemolo,Meloni tra gli altri. Ma altrettanto nutrito èstato il gruppo dei candidati che nonhanno trovato tempo, modo e maniera didire la loro su queste questioni. E di rispon-dere, dunque, a più di 50 mila italiani.Lo scopo primo di Greenpeace con questacampagna era quello di rendere una parteessenziale di informazione alla cittadinan-za: di contribuire, in altri termini, a un pro-cesso democratico consapevole. Gli italia-ni hanno il diritto di conoscere l’orienta-mento della politica rispetto alla questioneenergetica. Perché l’energia è una compo-nente fondamentale del nostro import e lanostra dipendenza dall’estero pesa comeun macigno sull’economia italiana; perchéla produzione e i consumi energetici sonotra le prime cause di degrado ambientalee la prima in assoluto di distruzione delclima; perché da una rivoluzione energeti-ca profonda dipendono la creazione dimigliaia di posti di lavoro, la tutela dellasalute pubblica, la salvaguardia dei nostriterritori e dei nostri mari.

LE RISPOSTEAlcuni candidati hanno sposato in pienogli impegni richiesti da Greenpeace, men-

tre dai principali candidati, Bersani,Berlusconi e Monti, un lungo silenzio. Nonè difficile, tuttavia, chiarire il quadro dellaloro proposta politica. Silvio Berlusconiera e rimane il premier che ha tentato diriavviare in Italia un programma nucleare,nonché colui che ha nominato un mana-gement che vorrebbe fare di Enel un cam-pione europeo del carbone. La strategiadi Mario Monti è quella definita già mesiaddietro dal ministro Corrado Passera:l’Italia come un grande hub del gas, conun programma straordinario di estrazione,per terra e per mare, di misere risorse diidrocarburi, e le rinnovabili ferme al palo,imbrigliate da lacci burocratici d’ognisorta. Bersani si è detto d’accordo con lastrategia di Monti; e nel programma delPD il verde è infine divenuto un colorepallido e residuale.L’Europa, almeno nelle sue economie piùforti, procede in direzione contraria.Con le elezioni, l’insediamento di unnuovo Parlamento e la nomina di unnuovo Governo, la partita non sarà chiusa.Esistono almeno due strade per cercare dipromuovere un drastico cambiamentonella strategia energetica del Paese: agiresui decisori e agire sulle aziende.Greenpeace non lascerà nulla di intenta-to, in entrambe le direzioni.

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IL GIORNALE DEI NOSTRI SOGNI

UNA FREDDA MATTINA di febbraio circa100 mila romani avranno strabuzzato gliocchi quando hanno preso una copia delquotidiano Metro, distribuito gratuita-mente nelle principali stazioni ferroviarie edella metropolitana della Capitale.Greenpeace, infatti, ha distribuito un facsi-mile del popolare quotidiano gratuito,quasi identico all’originale, con notizietroppo belle per essere vere. Gli Usa cheentrano nel Protocollo di Kyoto o ancoraBersani e Monti che puntano sulle rinno-vabili e dicono addio a petrolio e carbo-ne… Ecco cosa vorremmo leggere sullastampa.Nel giornale – disponibile anche on linewww.greenpeace.it/metro/ – c’è spazioper tante buone notizie. Di fronte all’Ilva diTaranto, ad esempio, ecco nascere unmega parco eolico off shore che dà lavoroa duemila lavoratori in tre anni, mentre ilDelta del Po vede la scomparsa della cen-trale di Porto Tolle, trasformata in un avve-nieristico centro visite del parco ecocom-patibile. Perfino l’oroscopo, le ricette, laprogrammazione dei cinema e le notiziesportive sono green, con una intervista aTotti che vuole proteggere gli alberi per lafiglia Chanel. Ciliegina sulla torta due finteinserzioni pubblicitarie: Enel che annunciadi dimezzare l’uso del carbone entro il2020 e Shell che promette di cancellareogni attività estrattiva di idrocarburi inmare. Metro è un giornale molto attentoall’ambiente, ma il 5 febbraio lo è statodavvero in ogni virgola. Passato lo stupo-re, molti romani sono corsi dietro agli atti-visti di Greenpeace che distribuivano ilgiornale per complimentarsi. G.S.

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Margherita Buy Mimmo Calopresti Claudio Santamaria

Alessandro HaberGiorgio PasottiGianluca Maria TavarelliClaudia Gerini

Pino Quartullo

Claudia Zanella

Giobbe Covatta Sandra CeccarelliEnnio Fantastichini

Paolo Briguglia

ABBRACCIPOLARI

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PER SALVAREL’ARTICO

di CECILIA PREITE MARTINEZ

BANDIRE LE TRIVELLAZIONI offshore e la pesca distruttiva attor-no al Polo Nord: è questo l'obiettivo della campagna Save theArctic. La sfida è di creare un santuario globale che protegga l’eco-sistema, gli animali e le popolazioni indigene che vi abitano, cosìcome è stato fatto in Antartide nel 1991 quando, in seguito anchealla campagna di Greenpeace, è stato bandito per 50 anni ognisfruttamento minerario dell'Antartide.La petizione in difesa dell'Artico, attiva da giugno 2012 sul sitowww.savethearctic.org, ha già superato due milioni e mezzo difirme. Quando toccherà quota tre milioni, Greenpeace inserirà inomi del primo milione di firmatari in una capsula che verrà colloca-ta nei fondali dell'Artico, a una profondità di quattro chilometri, econtrassegnerà il luogo con la "Bandiera per il Futuro" disegnatadai bambini che hanno partecipato al concorso globale del movi-mento scoutistico Girl Guide. La spedizione partirà i primi di aprile.

Abbracciati a un orso polare, simbolo dell'ecosistema più preziosoper il clima del Pianeta, sono tanti i personaggi che hanno prestatola loro immagine alla campagna: Margherita Buy, Claudia Gerini,Claudio Santamaria, Ennio Fantastichini, Alessandro Haber, GiobbeCovatta, Sandra Ceccarelli, Claudia Zanella, Paolo Briguglia, MimmoCalopresti, Giorgio Pasotti, Pino Quartullo e Gianluca Tavarelli.«Quella per la salvaguardia dell’Artico è sicuramente una dellebattaglie decisive dei nostri giorni, quella per la quale verremoricordati da chi abiterà il Pianeta che costruiamo oggi. Si tratta diuno degli ultimi ecosistemi incontaminati del Pianeta, la casa dianimali rari e bellissimi. Tutti da bambini sogniamo di abbracciareun orso polare, grazie a questa campagna di Greenpeace io hoavuto la possibilità di contribuire alla difesa del loro habitat, cheappartiene all’umanità intera» ci ha detto Claudio Santamaria amargine del suo scatto.

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SE C'È UN SETTORE in Italia che, nono-stante la crisi, ha le carte in regola per uscir-ne meglio di prima – un settore che ci invi-diano in tutto il mondo – è proprio quelloagricolo. Per proteggerlo, nell’estate 2010ventitré attivisti di Greenpeace sono entra-ti in azione in Friuli fermando la contamina-zione da OGM causata dalla semina illega-le di mais geneticamente modificato dellaMonsanto in due appezzamenti dellaregione. Quel giorno, Greenpeace ha fattociò che gli enti preposti inspiegabilmentenon facevano: ha difeso la nostra agricoltu-ra. Ma a quale prezzo? Il 17 gennaio 2013, a Pordenone, in Friuli, èiniziato il processo a quei ventitré attivisti,

che due anni fa entrarono in azione. Due i capi di imputazione: danneggiamen-to e invasione arbitraria di terreno agricoloal fine di occupazione e danneggiamento.Esito di quella prima udienza, l’archiviazio-ne del reato di danneggiamento che haportato il Pubblico Ministero a dover modi-ficare il capo di imputazione di arbitrariainvasione con rinvio del processo a marzo.A oltre due anni di distanza, fa specie chesiano proprio le persone che hanno pun-tato il dito sul problema – mettendosi ingioco in prima persona – a essere sottoprocesso per "invasione di terreno agrico-lo". Sotto processo, invece, ci dovrebbeessere il vero problema: gli OGM.

Noi di Greenpeace pensiamo che agricol-tura di qualità significhi non solo garantireil sostentamento degli agricoltori e la pro-duzione alimentare, ma anche salvaguar-dare il territorio e quei beni comuni comesuolo, acqua, aria dai quali dipendiamo eche rappresentano il lasciapassare per unfuturo sostenibile. Perché l’avvenire del-l'agricoltura italiana è legato alla qualità,non all'omologazione. E uno dei passaggiobbligati per farla rifiorire e garantire lasostenibilità del settore e dell'ambiente incui viviamo, è un forte e netto rifiuto degliOGM e del tipo di agricoltura di stampoindustriale che rappresentano, rischi perambiente e salute compresi.

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SCIAMI DECIMATI da pesticidi che promettono raccolti rigoglio-si al prezzo di una vera e propria strage. Quella delle api, meravi-gliose paladine dell’agricoltura. Forse non tutti sanno che l’uso dialcuni pesticidi sta causando la moria delle infaticabili regine del-l’impollinazione. Con il risultato di renderesempre più incerto il futuro dell’agricoltura.Secondo l’UNEP (Programma delle NazioniUnite per l'Ambiente), l'ottantaquattro percento delle principali colture europeedipende dall'impollinazione degli insetti,capitanati dalle api. Le api, infatti, sono leprincipali responsabili dell’impollinazione dicentinaia di specie di piante, sia coltivateche selvatiche. Alcuni pesticidi autorizzati ecomunemente utilizzati – i neonicotinoidi –stanno distruggendo intere colonie di api e insetti impollinatori.Insetti che giocano un ruolo fondamentale nella riproduzione dimolte piante commestibili. Non molte mele maturerebbero senzal'aiuto delle api. Il 31 gennaio scorso, la Commissione Europea hapresentato agli Stati Membri una proposta per sospendere per

due anni l'uso di tre neonicotinoidi particolarmente nocivi per leapi. La sospensione riguarda principalmente il loro utilizzo comeconcianti per le sementi di mais, colza, girasole e cotone, parlia-mo di sementi che vengono trattate con l’insetticida prima di

essere messe in vendita.La proposta della Commissione UE è certa-mente un primo e positivo passo per argina-re gli effetti nocivi dei pesticidi sulle api, manon basta. Queste sostanze sono fonte diproblemi per gli insetti impollinatori anchequando vengono utilizzate in colture diversedalle quattro elencate nella proposta. In Italia questi neonicotinoidi sono giàoggetto di specifico bando temporaneo perla concia delle sementi. Ma per difendere sul

serio le api e gli altri insetti impollinatori, oltre a trasformare ilbando da temporaneo a definitivo, è importante estendere ildivieto anche all'uso di questi pesticidi in formulazione granularee in spray. Altrimenti dovremo organizzarci e arrampicarci noisugli alberi per fare il lavoro delle defunte api. Non è troppo? F.F.

NEL RONZIO DELLE API C’È IL FUTURO DEL PIANETA

AGRICOLTURA

PROCESSOAGLI OGM

I NOSTRIATTIVISTIIN AULA

di FEDERICA FERRARIO

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SE C'È UN SETTORE in Italia che, nono-stante la crisi, ha le carte in regola per uscir-ne meglio di prima – un settore che ci invi-diano in tutto il mondo – è proprio quelloagricolo. Per proteggerlo, nell’estate 2010ventitré attivisti di Greenpeace sono entra-ti in azione in Friuli fermando la contamina-zione da OGM causata dalla semina illega-le di mais geneticamente modificato dellaMonsanto in due appezzamenti dellaregione. Quel giorno, Greenpeace ha fattociò che gli enti preposti inspiegabilmentenon facevano: ha difeso la nostra agricoltu-ra. Ma a quale prezzo? Il 17 gennaio 2013, a Pordenone, in Friuli, èiniziato il processo a quei ventitré attivisti,

che due anni fa entrarono in azione. Due i capi di imputazione: danneggiamen-to e invasione arbitraria di terreno agricoloal fine di occupazione e danneggiamento.Esito di quella prima udienza, l’archiviazio-ne del reato di danneggiamento che haportato il Pubblico Ministero a dover modi-ficare il capo di imputazione di arbitrariainvasione con rinvio del processo a marzo.A oltre due anni di distanza, fa specie chesiano proprio le persone che hanno pun-tato il dito sul problema – mettendosi ingioco in prima persona – a essere sottoprocesso per "invasione di terreno agrico-lo". Sotto processo, invece, ci dovrebbeessere il vero problema: gli OGM.

Noi di Greenpeace pensiamo che agricol-tura di qualità significhi non solo garantireil sostentamento degli agricoltori e la pro-duzione alimentare, ma anche salvaguar-dare il territorio e quei beni comuni comesuolo, acqua, aria dai quali dipendiamo eche rappresentano il lasciapassare per unfuturo sostenibile. Perché l’avvenire del-l'agricoltura italiana è legato alla qualità,non all'omologazione. E uno dei passaggiobbligati per farla rifiorire e garantire lasostenibilità del settore e dell'ambiente incui viviamo, è un forte e netto rifiuto degliOGM e del tipo di agricoltura di stampoindustriale che rappresentano, rischi perambiente e salute compresi.

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SCIAMI DECIMATI da pesticidi che promettono raccolti rigoglio-si al prezzo di una vera e propria strage. Quella delle api, meravi-gliose paladine dell’agricoltura. Forse non tutti sanno che l’uso dialcuni pesticidi sta causando la moria delle infaticabili regine del-l’impollinazione. Con il risultato di renderesempre più incerto il futuro dell’agricoltura.Secondo l’UNEP (Programma delle NazioniUnite per l'Ambiente), l'ottantaquattro percento delle principali colture europeedipende dall'impollinazione degli insetti,capitanati dalle api. Le api, infatti, sono leprincipali responsabili dell’impollinazione dicentinaia di specie di piante, sia coltivateche selvatiche. Alcuni pesticidi autorizzati ecomunemente utilizzati – i neonicotinoidi –stanno distruggendo intere colonie di api e insetti impollinatori.Insetti che giocano un ruolo fondamentale nella riproduzione dimolte piante commestibili. Non molte mele maturerebbero senzal'aiuto delle api. Il 31 gennaio scorso, la Commissione Europea hapresentato agli Stati Membri una proposta per sospendere per

due anni l'uso di tre neonicotinoidi particolarmente nocivi per leapi. La sospensione riguarda principalmente il loro utilizzo comeconcianti per le sementi di mais, colza, girasole e cotone, parlia-mo di sementi che vengono trattate con l’insetticida prima di

essere messe in vendita.La proposta della Commissione UE è certa-mente un primo e positivo passo per argina-re gli effetti nocivi dei pesticidi sulle api, manon basta. Queste sostanze sono fonte diproblemi per gli insetti impollinatori anchequando vengono utilizzate in colture diversedalle quattro elencate nella proposta. In Italia questi neonicotinoidi sono giàoggetto di specifico bando temporaneo perla concia delle sementi. Ma per difendere sul

serio le api e gli altri insetti impollinatori, oltre a trasformare ilbando da temporaneo a definitivo, è importante estendere ildivieto anche all'uso di questi pesticidi in formulazione granularee in spray. Altrimenti dovremo organizzarci e arrampicarci noisugli alberi per fare il lavoro delle defunte api. Non è troppo? F.F.

NEL RONZIO DELLE API C’È IL FUTURO DEL PIANETA

AGRICOLTURA

PROCESSOAGLI OGM

I NOSTRIATTIVISTIIN AULA

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IL LAVORO DELLA COMMISSIONE parla-mentare di inchiesta sulle attività illeciteconnesse al ciclo dei rifiuti, riassunto nella"Relazione territoriale sulle attività illeciteconnesse al ciclo dei rifiuti nella RegioneLombardia” ha finalmente ufficializzato leaccuse che Greenpeace faceva dall'iniziodel 2011 sul caso ex-Sisas, e cioè la vergo-gnosa truffa dietro la bonifica della ex-Sisas di Pioltello-Rodano. Nel documentosi descrive bene un sistema in cui impren-ditori privati e controllori (Commissari stra-ordinari, Provincia di Milano, AgenziaRegionale per l'Ambiente della RegioneLombardia, Ministeri competenti, finoall'Istituto Superiore di Sanità), hannospeso oltre 40 milioni di euro per una boni-fica che – di fatto – ancora non c'è.Nonostante le denunce di Greenpeace –sui criteri della caratterizzazione dei rifiutiasportati, sulla destinazione finale di parte

dei rifiuti, sulla frazione di rifiuti pericolosipiù contaminata da mercurio, sulle tempisti-che – la Commissione Europea nella prima-vera del 2011 ha avallato le comunicazionidel governo italiano che dichiarava conclu-sa la bonifica della ex-Sisas, giusto in tempoper evitare la maxi sanzione di oltre 400milioni di euro pendente in capo all'Italiaper non aver effettuato la bonifica dell'area.Adesso finalmente è ufficializzato il fattoche la bonifica non si è mai conclusa.

UNA CONFESSIONE VERA E PROPRIATra i molti punti da segnalare, nella rela-zione spicca a pagina 153 la dichiarazionedi Rosanna Cantore, responsabile del ser-vizio bonifiche della provincia di Milanoche in merito ai motivi che hanno condot-to a modificare i codici dei rifiuti prove-nienti dall'area ex-Sisas, ha giustificato ilcambio codice con “l'urgenza di evitare la

sanzione europea” e “il rispetto dei tempistabiliti per lo smaltimento dei rifiuti daparte della società appaltatrice” che haquindi proposto un codice che potesseessere accettato da più impianti.A giugno 2012, Greenpeace ha denuncia-to alla Commissione UE che la bonificaalla ex-Sisas non era finita, e i lavori fattipresentavano ancora troppi aspetti oscuri.La Commissione UE ha risposto che era incorso una richiesta di chiarimenti alleautorità italiane. Ora è stata inoltrata aglistessi funzionari dell'UE la relazione dellaCommissione parlamentare, chiedendoloro un rapido intervento. La Com-missione Europea deve ora farsi sentire,per affermare il diritto degli italiani a nonessere derubati da chi dovrebbe bonifica-re, e ingannati da chi avrebbe dovuto con-trollare. In caso contrario, ne diverrebbecorresponsabile.

A gennaio di quest’anno la Task Force perun'Italia libera dagli OGM – della qualeGreenpeace fa parte insieme a una trenti-na di associazioni ambientaliste, di consu-matori e associazioni agricole di categoria– ha inviato un appello a candidati e par-titi per chiedere una volta per tutte unchiaro no alla coltivazione di OGM sul ter-ritorio nazionale.La richiesta indirizzata ai candidati cheavrebbero formato il nuovo Governo erauna e semplice: «Chiediamo in modochiaro e trasparente a tutti i partiti e can-

didati impegnati nella consultazione elet-torale di esprimersi in merito all’adozione,entro sessanta giorni dalla data di forma-zione del Governo, della clausola di salva-guardia da notificarsi alla Commissioneeuropea, su iniziativa dei Ministri dellePolitiche agricole, alimentari e forestali,della Salute, dell’Ambiente e della tuteladel territorio e del mare, al fine di vietareogni forma di coltivazione di OGM auto-rizzati a livello europeo (mais MON-810 epatata Amflora) a tutela della sicurezza delmodello economico e sociale di sviluppo

dell’agroalimentare italiano».D'altronde non è un segreto per nessunoche l’opposizione dei cittadini italiani edeuropei alle colture OGM è forte. Tant'èche la BASF, società chimica leader nelmondo, all'inizio dell'anno ha annunciatodi rinunciare alle procedure autorizzativeper le sue tre patate OGM – Fortuna,Amadea e Modena – proprio a causa dellaforte opposizione in Europa.Il bando alla coltivazione degli OGM è giàin vigore in molti Paesi, ultimo in ordinecronologico la Polonia, ora tocca all'Italia.

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LA VERITÀVIENE A GALLA

INQUINAMENTO

di FEDERICA FERRARIO

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Java, Indonesia – Attivisti di Greenpeace chiedo-no al governo indonesiano di adottare una politi-ca seria contro lo scarico di sostanze tossiche neifiumi. © Yudi Mahatma/ Greenpeace.

San Francisco, California – Greenpeace manifestafuori il quartier generale della Levi's per chiedere dieliminare l'uso di sostanze tossiche dalla propria cate-na produttiva. © George Nikitin/ Greenpeace.

Johannesburg, Sud Africa – Greenpeace in mar-cia contro il nucleare. © Mujahid Safodien/Greenpeace. © Shayne Robinson/Greenpeace.

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Utrecht, Olanda – Attivisti in costume da tigrechiedono alla catena KFC di non distruggere leforeste dell'Indonesia. © Greenpeace/Gerard Til.

Matauri Bay, Nuova Zelanda – La nuova RainbowWarrior arriva a Mataury Bay dove nel 1987 è stataaffondata la prima Rainbow Warrior. ©Greenpeace/Brian Latham.

Palau, Micronesia – I sub di Greenpeace mani-festano contro i metodi di pesca distruttiva nelPacifico.© Alex Hofford/ Greenpeace.

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Java, Indonesia – Attivisti di Greenpeace chiedo-no al governo indonesiano di adottare una politi-ca seria contro lo scarico di sostanze tossiche neifiumi. © Yudi Mahatma/ Greenpeace.

San Francisco, California – Greenpeace manifestafuori il quartier generale della Levi's per chiedere dieliminare l'uso di sostanze tossiche dalla propria cate-na produttiva. © George Nikitin/ Greenpeace.

Johannesburg, Sud Africa – Greenpeace in mar-cia contro il nucleare. © Mujahid Safodien/Greenpeace. © Shayne Robinson/Greenpeace.

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Utrecht, Olanda – Attivisti in costume da tigrechiedono alla catena KFC di non distruggere leforeste dell'Indonesia. © Greenpeace/Gerard Til.

Matauri Bay, Nuova Zelanda – La nuova RainbowWarrior arriva a Mataury Bay dove nel 1987 è stataaffondata la prima Rainbow Warrior. ©Greenpeace/Brian Latham.

Palau, Micronesia – I sub di Greenpeace mani-festano contro i metodi di pesca distruttiva nelPacifico.© Alex Hofford/ Greenpeace.

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Bavaria, Germania – Attivisti documentano prati-che di deforestazione nella foresta vicino aRoehrweg. © Fred Dott/Greenpeace.

New York, Stati Uniti – Attivisti in azione fuori dalnegozio di Prada per chiedere una moda che noninquini e non distrugga le foreste.© Jeff Christensen/ Greenpeace.

Davos, Svizzera – Greenpeace blocca i distributo-ri Shell vicino al World Economic Forum per chie-dere la tutela dell'Artico dalle perforazioni petroli-fere. © Flurin Bertshinger/ Greenpeace.

Ile de France, Parigi – In azione per proteggere leforeste africane in Camerun.© Tatiana Chumakova/ Greenpeace.

Dakar, Senegal – Greenpeace in Africa per unapesca sostenibile.© Clèment Tardif/ Greenpeace.

Oslo, Norvegia – Un attivista vestito da orso chie-de ai partecipanti all'Oslo Energy Forum di pro-teggere l'Artico dalle compagnie petrolifere.© Cristian Aslund/ Greenpeace .

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CLICK& CO.di MASSIMO GUIDI

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IL 2013 È INIZIATO con una notizia allarmante per i rischi delleperforazioni petrolifere in mare. La notte dell’ultimo giorno del2012 la piattaforma petrolifera “Kulluk” della Shell si è incagliatavicino all’isola di Kodiak, in Alaska. Quest’area è un vero e pro-prio paradiso della biodiversità dell’Artico, casa dell’orso Kodiak,foche, leoni marini e numerose specie di uccelli, tra cui alcune inpericolo di estinzione. La Kulluk è una vecchia piattaforma della Shell, che l’estate scor-sa avrebbe dovuto trivellare l’Artico ma, per fortuna, le operazio-ni – costate 5 miliardi di dollari – sono state ufficialmente inter-rotte per un problema di sicurezza. Dopo il fiasco estivo, il 27dicembre la Kulluk, in transito verso Dutch Harbour in Alaska,finisce alla deriva a causa della rottura dei cavi di traino.Nonostante i numerosi tentativi fatti per riagganciarla, il 30dicembre l’equipaggio viene fatto evacuare. Il 31 dicembre laKulluk viene riagganciata, ma quella che sembra la fine di unincubo è in realtà solo l’inizio: la sera di capodanno i cavi d’or-meggio si rompono per l’ultima volta a sole quattro migliadall’Isola di Sitkalidak, dove la Kulluk si arena. Sulla piattaforma ci sono 530 mila litri di gasolio e 45 mila litri dioli lubrificanti: sostanze pericolose che potrebbero contaminareper sempre i delicati ecosistemi marini. A causa delle difficili con-dizioni meteo ci vuole più di una settimana, e una flotta di oltreotto imbarcazioni, per disincagliare la piattaforma, trasportarla inuna baia al largo dell’isola e verificarne lo stato. Attendiamo colfiato sospeso, e finalmente la comunicazione: le perdite di idro-carburi sembra siano state irrilevanti. Per questa volta siamo statifortunati, ma a quando il disastro? Questo non è certo il primo

incidente che la Shell si trova ad affrontare, nonostante si vanti diavere programmi di prima classe in termini di sicurezza. Ad esse-re minacciato non è solo l’Artico ma anche il nostro mare, doveShell cerca petrolio dal Canale di Sicilia al Mar Ionio. Forse ègiunto il momento che ammetta che queste operazioni sonotroppo rischiose e decida di sospendere ogni progetto di trivel-lazione in mare: nell’Artico come nel nostro Mediterraneo!GIORGIA MONTI ©

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TRIVELLAZIONI IN MARE UN DISASTRO ANNUNCIATO

UN INIZIO DEL 2013 tanto drammaticoquanto emblematico per l’Australia. Ilnuovo continente, da sempre fedelealleato degli USA nel boicottare gliaccordi globali per la difesa del clima,ha visto alternarsi in poche settimaneeventi meteorologici catastrofici e perdi più di segno opposto. Prima venti cal-dissimi hanno attraversato la Tasmania,il Nuovo Galles e molti stati del Sudincenerendo boschi, case e centri urba-ni con temperature fino a 50 gradi cen-tigradi e venti a 80 chilometri orari. Poi,placatasi l’ondata anomala di caldo, èstata la volta di piogge torrenziali, conallagamenti, decine di morti e numerosiincidenti. Brisbane – la terza città piùpopolosa del continente australiano – èfinita sott’acqua e molte migliaia di cit-tadini sono stati evacuati; ma in alcunearee i fenomeni si sono rivelati ancor piùviolenti, come nella città di Bundaberg,

dove la piena ha raggiunto i 9 metri emezzo e dove sono state sfollate 7.500persone.Intanto l’Australia ha superato gli StatiUniti per emissioni di gas serra pro capi-te. Anche il suo primo ministro, JuliaGillard, ha dovuto ammettere che leteorie sostenute da numerosi scienziati,nonché le fosche previsioni sugli effetti

che il cambiamento climatico avrebbepotuto avere sull’Australia, si sono rive-late più che fondate. Nel Paese dei can-guri, che si appresta a sviluppare unpiano di estrazione ed export del carbo-ne da 760 milioni di tonnellate di CO2,l’energia eolica costa oggi il 14 percento di quella che si produrrebbe connuove centrali a carbone. A.B.

AUSTRALIA, PER SALVARE IL CLIMA ABBANDONARE LE FOSSILI

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IL 2013 È INIZIATO con una notizia allarmante per i rischi delleperforazioni petrolifere in mare. La notte dell’ultimo giorno del2012 la piattaforma petrolifera “Kulluk” della Shell si è incagliatavicino all’isola di Kodiak, in Alaska. Quest’area è un vero e pro-prio paradiso della biodiversità dell’Artico, casa dell’orso Kodiak,foche, leoni marini e numerose specie di uccelli, tra cui alcune inpericolo di estinzione. La Kulluk è una vecchia piattaforma della Shell, che l’estate scor-sa avrebbe dovuto trivellare l’Artico ma, per fortuna, le operazio-ni – costate 5 miliardi di dollari – sono state ufficialmente inter-rotte per un problema di sicurezza. Dopo il fiasco estivo, il 27dicembre la Kulluk, in transito verso Dutch Harbour in Alaska,finisce alla deriva a causa della rottura dei cavi di traino.Nonostante i numerosi tentativi fatti per riagganciarla, il 30dicembre l’equipaggio viene fatto evacuare. Il 31 dicembre laKulluk viene riagganciata, ma quella che sembra la fine di unincubo è in realtà solo l’inizio: la sera di capodanno i cavi d’or-meggio si rompono per l’ultima volta a sole quattro migliadall’Isola di Sitkalidak, dove la Kulluk si arena. Sulla piattaforma ci sono 530 mila litri di gasolio e 45 mila litri dioli lubrificanti: sostanze pericolose che potrebbero contaminareper sempre i delicati ecosistemi marini. A causa delle difficili con-dizioni meteo ci vuole più di una settimana, e una flotta di oltreotto imbarcazioni, per disincagliare la piattaforma, trasportarla inuna baia al largo dell’isola e verificarne lo stato. Attendiamo colfiato sospeso, e finalmente la comunicazione: le perdite di idro-carburi sembra siano state irrilevanti. Per questa volta siamo statifortunati, ma a quando il disastro? Questo non è certo il primo

incidente che la Shell si trova ad affrontare, nonostante si vanti diavere programmi di prima classe in termini di sicurezza. Ad esse-re minacciato non è solo l’Artico ma anche il nostro mare, doveShell cerca petrolio dal Canale di Sicilia al Mar Ionio. Forse ègiunto il momento che ammetta che queste operazioni sonotroppo rischiose e decida di sospendere ogni progetto di trivel-lazione in mare: nell’Artico come nel nostro Mediterraneo!GIORGIA MONTI ©

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TRIVELLAZIONI IN MARE UN DISASTRO ANNUNCIATO

UN INIZIO DEL 2013 tanto drammaticoquanto emblematico per l’Australia. Ilnuovo continente, da sempre fedelealleato degli USA nel boicottare gliaccordi globali per la difesa del clima,ha visto alternarsi in poche settimaneeventi meteorologici catastrofici e perdi più di segno opposto. Prima venti cal-dissimi hanno attraversato la Tasmania,il Nuovo Galles e molti stati del Sudincenerendo boschi, case e centri urba-ni con temperature fino a 50 gradi cen-tigradi e venti a 80 chilometri orari. Poi,placatasi l’ondata anomala di caldo, èstata la volta di piogge torrenziali, conallagamenti, decine di morti e numerosiincidenti. Brisbane – la terza città piùpopolosa del continente australiano – èfinita sott’acqua e molte migliaia di cit-tadini sono stati evacuati; ma in alcunearee i fenomeni si sono rivelati ancor piùviolenti, come nella città di Bundaberg,

dove la piena ha raggiunto i 9 metri emezzo e dove sono state sfollate 7.500persone.Intanto l’Australia ha superato gli StatiUniti per emissioni di gas serra pro capi-te. Anche il suo primo ministro, JuliaGillard, ha dovuto ammettere che leteorie sostenute da numerosi scienziati,nonché le fosche previsioni sugli effetti

che il cambiamento climatico avrebbepotuto avere sull’Australia, si sono rive-late più che fondate. Nel Paese dei can-guri, che si appresta a sviluppare unpiano di estrazione ed export del carbo-ne da 760 milioni di tonnellate di CO2,l’energia eolica costa oggi il 14 percento di quella che si produrrebbe connuove centrali a carbone. A.B.

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CICLONE DETOX PER LA MODA tossica questa è l’ultimastagione. Con Benetton, Victoria’s Secret eG-Star i marchi d’abbigliamento chehanno deciso di ripulire le proprie filiereproduttive dalle sostanze chimiche perico-lose entro il 2020 sono saliti a quota dicias-sette. Un impegno ottenuto anche graziealle oltre cinquecento mila persone che,dal 2011 a oggi, hanno firmato la petizio-ne di Greenpeace per chiedere alla modadi non intossicare il Pianeta. Iniziamo daBenetton che già entro la fine del 2013rivelerà i valori delle emissioni delle sostan-ze chimiche pericolose di ben trenta deipropri fornitori, quindici dei quali in Cina.L’azienda garantirà alle popolazioni chevivono in prossimità di queste industrie ildiritto di conoscere esattamente cosaviene scaricato nell’ambiente in cui vivono.Una scelta che accelera un processo dimaggiore trasparenza e sostenibilità già inatto nel settore tessile. Victoria’s Secret,invece, è stata la prima a garantire la tota-le eliminazione degli ftalati dai propri pro-dotti, impegnandosi alla stipula di contrat-ti con fornitori che utilizzano formulazionichimiche prive di questi composti perico-losi entro giugno 2013. La concretezza diquesto impegno trasforma l’azienda dadiavolo tossico ad angelo Detox. E perfinire il marchio olandese G-Star, che harisposto alla campagna Detox impegnan-dosi ad eliminare ftalati e alchilfenoletossi-lati entro il 2013, nonché i composti per-fluoroclorurati entro il 2014. Tempi di eli-minazione tra i più rapidi rispetto agli altribrand impegnati nella campagna. Unamoda libera da sostanze tossiche è possi-bile, e l’impegno di questi tre marchi lodimostra. Ora tocca a Calvin Klein e GAPseguire l’esempio. S.B.

COSTA CONCORDIA: NON ABBIAMOIMPARATO LA LEZIONE! A UN ANNO dal tragico naufragio dellaCosta Concordia nulla è cambiato. Il gigan-tesco relitto è ancora lì a minacciare la salu-te dei fondali e ricordare una tragedia diffi-cile da dimenticare, dove a perdere la vitasono state ben trentadue persone.L’incidente che ha fatto il giro del mondodoveva essere motivo di riflessione e occa-sione per sviluppare una regolamentazioneefficace per il trasporto marittimo, soprat-tutto in aree protette come quella delSantuario dei Cetacei, dove si trova l’isoladel Giglio. La verità, invece, è che nonabbiamo imparato la lezione.Greenpeaceda anni denuncia il sovraffollamento dellerotte marittime nelle acque del Santuario eil degrado di quest’area “protetta” chedalla Toscana si estende fino alla Liguria ealla Francia. Ma per ottenere le primeregole abbiamo dovuto attendere il disa-stro. Il famoso decreto “anti inchini” ema-nato a inizio marzo dal Ministro Passera èfrutto di quella tragedia. Un decreto che, purtroppo, è servito apoco: il primo giugno 2012 un cargo turco,la Mersa2, si è arenato di fronte all’Isolad’Elba, e a dicembre 2012 un traghettodella Grimaldi ha perso una decina di tir esemirimorchi al largo di Palermo, dopoaver attraversato il Santuario dei Cetacei.Insomma, un’altra Costa Concordia è pos-sibile, ed è ora che il ministerodell’Ambiente prenda in mano la situazio-ne. Da un lato si deve attivare per rimuove-re il relitto in tempi brevi – la nave è un con-tenitore di sostanze pericolose che rischia-no di contaminare il mare – e dall’altro ciaspettiamo l’emanazione di un piano digestione serio che tuteli davvero l’area.G.M.

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BREVIDAL MONDO

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"Riuscire ad insegnare qualcosa di co-struttivo alle nuove generazioni è vera-mente difficile e lo è ancora di più se siprova a sensibilizzarle su temi moltodelicati come quello dell'ambiente edel rispetto della natura. Cristina lofaceva quotidianamente con i bambinidella scuola elementare presso la qualelavorava, insegnandogli i valori nei qualiLei credeva. Difatti lo ha sempre dimo-strato in tutto ciò che faceva, metten-doci l'anima e la passione, così comefanno tutti i volontari del gruppo locale,del quale è sempre stata parte inte-grante. Grazie di tutto. Ciao Cristina."I volontari del Gruppo Locale di Bari

"Luciano Moltrasio ci ha lasciati il 21dicembre 2012. ‘I Maya dicevano...’,con la sua ironia lui avrebbe certamen-te fatto una battuta su questo. Era unapersona gentile, rispettosa e moltosensibile. Una persona colta che amavaleggere e conoscere. Una personagenerosa, sempre pronta ad accoglie-re ogni richiesta di aiuto, da qualsiasiparte gli arrivasse. Aveva un grandeamore per gli animali, soprattutto perquelli più indifesi ed in particolare per ilsuo cagnolino Harry, che adesso sentela sua mancanza. Ha lasciato un grandevuoto, non solo in quelli che lo hannoconosciuto personalmente, ma anchein quelle persone che, a distanza,hanno avuto da lui aiuto e comprensio-ne.” Giovanna Terragni

IN RICORDO DI CRISTINA E LUCIANO

SCOPRI LE MARCHE DETOX Puma, Nike, H&M, Adidas, Li Ning, M&S, C&A, Zara (Inditex), Mango, Esprit, Levi’s,Uniqlo (Fast Retailing), Benetton, Victoria’s Secret (Limited Brands), G-Star,Valentino, Coop Svizzera S.B.

Il lascito aGreenpeace.Per lasciare

il Pianeta senzaabbandonarlo.

Per saperne di più: [email protected]

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IL GIORNOCHE “PER FAVORE”BLOCCHERA IL NUCLEARE,STATE CERTI CHE LO SCRIVEREMOSUI NOSTRI STRISCIONI.

2011Il 12 e 13 giugno c’è il Referendum sul nucleare, ma moltiitaliani non lo sanno. Gli attivisti di Greenpeace entrano in azioneallo Stadio Olimpico, nel corso della finale di Coppa Italia: ottomilioni di spettatori se ne accorgono in diretta, almeno altrettantida telegiornali e quotidiani del giorno dopo.Al Referendum, il 94 per cento degli elettori dirà di no al nucleare.

© Francesco Alesi/Greenpeace

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