10 Giugno 2015 - Nuovo Quotidiano di Puglia, Elisabetta Liguori recensisce "I bassisti muoiono...

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10 Giugno 2015 - Nuovo Quotidiano di Puglia Elisabetta Liguori recensisce “I bassisti muoiono giova- ni” di Francesco De Giorgi Ritrovare se stessi con la vecchia band Non è colpa della musica. Se la provincia salentina è quel che è, se gli anni novanta si sono tra- sformati in un cesto di serpenti velenosi, se il desiderio comincia a sedici anni e tale resta nel tem- po, non è colpa della musica. Se in questa storia non ci fosse, forse sarebbe la stessa storia. Ma la musica c’è ed è ottima musica. Francesco De Giorgi, pugliese, classe 1984, non è al suo primo ro- manzo, ma questa sua storia dal titolo - “I bassisti muoiono giovani” - per Musicaos Editore ha la forza di una prima volta. Quella che resta. Musicista dentro, scrittore ironico, De Giorgi tira fuori dalla sua penna un origina- lissimo romanzo di rivolta. Una resa dei conti ad alto tasso musicale. “Tornare indietro per darmi un motivo per andare avanti”, scrive. La sua musica quindi è un efficace pretesto per compiere il ne- cessario cammino a ritroso e dare un significato al vissuto. Per farlo De Giorgi si serve di una Intro, un Interludio, una Reprise, trentadue track più una bonus, testi sapidi, perizia tecnica, un’autentica band e una sana paura della morte. Tutto ciò che serve. Giorgio Mestrelli, voce narrante nella sto- ria, è un critico musicale che, colto da una insolita tachicardia e dalla paura di non aver più tempo, decide di ritrovare il senso della propria esistenza dentro la musica perduta. Così rimette insieme un gruppo rock, formato da cinque musicisti apparentemente improbabili, quelli con cui aveva con- diviso i sogni di gloria della giovinezza, per incidere i brani composti in quegli anni verdi. Da questo bisogno di capire e preservare prende inizio la narrazione. Cinque diversi tipi d’uomo: il protagonista Giorgio, bassista, il chitarrista Vermouth, il batterista Mi- lordo, il tastierista snob Roberto, il Laccio la voce. Ecco il gruppo alle prese con i vecchi strumenti, le magliette esistenziali, la sala prove, la guida spericolata nelle anguste giravolte del basso Salen- to, le donne, le significative o anche quelle di passaggio, le debolezze alcoliche: cinque identità condensate in un rif. Abilissimo De Giorgi nel descrivere un mondo diviso in cinque, non perde oc- casione per svelare la personale Matino con le sue leggi stabili quante antiche. Con tutta la musica e le parole che sono nell’aria in questa parte di mondo. Il luogo diventa la sintesi perfetta di un modo di vivere, che si svela gradualmente, track dopo track. La musica è piacere e sogno di riscatto, ma anche fatica, frustrazione, negoziazione continua, ecco perché i bassisti muoiono giovani. Accettare a pieno la propria contemporaneità e la caducità che ne deriva è un’operazione rischiosa, a volte fa male al cuore, altre somiglia ad un addio. Me- strelli, infatti, muore ogni giorno di più, ma lo fa con grande leggerezza e consapevolezza. Lui sa. Lui conosce la musica. Quella lungo la quale si muove da sempre ogni buona scrittura.

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10 Giugno 2015 - Nuovo Quotidiano di Puglia, Elisabetta Liguori recensisce "I bassisti muoiono giovani" di Francesco De Giorgi

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  • 10 Giugno 2015 - Nuovo Quotidiano di PugliaElisabetta Liguori recensisce I bassisti muoiono giova-ni di Francesco De Giorgi

    Ritrovare se stessi con la vecchia band

    Non colpa della musica. Se la provincia salentina quel che , se gli anni novanta si sono tra-sformati in un cesto di serpenti velenosi, se il desiderio comincia a sedici anni e tale resta nel tem-po, non colpa della musica. Se in questa storia non ci fosse, forse sarebbe la stessa storia. Ma lamusica c ed ottima musica. Francesco De Giorgi, pugliese, classe 1984, non al suo primo ro-manzo, ma questa sua storia dal titolo - I bassisti muoiono giovani - per Musicaos Editore ha laforza di una prima volta.

    Quella che resta. Musicista dentro, scrittore ironico, De Giorgi tira fuori dalla sua penna un origina-lissimo romanzo di rivolta. Una resa dei conti ad alto tasso musicale. Tornare indietro per darmi unmotivo per andare avanti, scrive. La sua musica quindi un efficace pretesto per compiere il ne-cessario cammino a ritroso e dare un significato al vissuto. Per farlo De Giorgi si serve di una Intro,un Interludio, una Reprise, trentadue track pi una bonus, testi sapidi, perizia tecnica, unautenticaband e una sana paura della morte. Tutto ci che serve. Giorgio Mestrelli, voce narrante nella sto-ria, un critico musicale che, colto da una insolita tachicardia e dalla paura di non aver pi tempo,decide di ritrovare il senso della propria esistenza dentro la musica perduta. Cos rimette insiemeun gruppo rock, formato da cinque musicisti apparentemente improbabili, quelli con cui aveva con-diviso i sogni di gloria della giovinezza, per incidere i brani composti in quegli anni verdi. Da questobisogno di capire e preservare prende inizio la narrazione.

    Cinque diversi tipi duomo: il protagonista Giorgio, bassista, il chitarrista Vermouth, il batterista Mi-lordo, il tastierista snob Roberto, il Laccio la voce. Ecco il gruppo alle prese con i vecchi strumenti,le magliette esistenziali, la sala prove, la guida spericolata nelle anguste giravolte del basso Salen-to, le donne, le significative o anche quelle di passaggio, le debolezze alcoliche: cinque identitcondensate in un rif. Abilissimo De Giorgi nel descrivere un mondo diviso in cinque, non perde oc-casione per svelare la personale Matino con le sue leggi stabili quante antiche. Con tutta la musicae le parole che sono nellaria in questa parte di mondo. Il luogo diventa la sintesi perfetta di unmodo di vivere, che si svela gradualmente, track dopo track.

    La musica piacere e sogno di riscatto, ma anche fatica, frustrazione, negoziazione continua,ecco perch i bassisti muoiono giovani. Accettare a pieno la propria contemporaneit e la caducitche ne deriva unoperazione rischiosa, a volte fa male al cuore, altre somiglia ad un addio. Me-strelli, infatti, muore ogni giorno di pi, ma lo fa con grande leggerezza e consapevolezza. Lui sa.Lui conosce la musica. Quella lungo la quale si muove da sempre ogni buona scrittura.