1. PRELIMINARE DI RAPPORTO AMBIENTALE AI SENSI … · dell'intersezione a norma del D.M. 19 aprile...

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1. PRELIMINARE DI RAPPORTO AMBIENTALE AI SENSI DELL’art. 12 DEL D.Lgs. 4/2008

Il presente progetto rientra nel piano di riqualificazione ed adeguamento del tratto della S.P. 654R compresa nel territorio comunale di Podenzano

Il progetto in esame è relativo ad un tratto di viabilità extraurbana secondaria, si tratta di un intervento atto ad adeguare l’attuale sezione trasversale della S.P. n° 654R di Val Nure ad una sezione di tipo C2 cos ì come quanto disposto dalle “Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade” approvato con Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in data 05/11/2001; inoltre, in corrispondenza dell'intersezione di questa con la strada comunale Via Campo Sportivo, è prevista la sistemazione dell'intersezione a norma del D.M. 19 aprile 2006 n° 1699 “Norme sulle caratteristiche funzionali e geometriche delle intersezioni stradali”, mediante la realizzazione di una rotatoria.

Dall’esame dei dati di traffico risulta un T.M.G. pari a 11.000 veicoli in media, dei quali buona parte è rappresentata dal traffico pesante, si deduce che la S.P. n° 654R di Val Nure è tra gli assi maggiorme nte trafficati della rete provinciale, è indispensabile quindi un intervento atto ad adeguare la sezione trasversale alle nuove condizioni di traffico.

Il criterio seguito nella progettazione dell'allargamento è stato quello di tenere, nei limiti del possibile, come asse stradale di progetto l'asse esistente, in questo modo l'ampliamento risulta simmetrico sui due lati della carreggiata.

Il presente progetto è stato elaborato per perseguire il raggiungimento dell’obbiettivo di massimo soddisfacimento delle differenti componenti dei flussi di traffico e di regolazione della velocità di transito, riducendo quanto più possibile le interferenze con le proprietà private e massimizzando il vantaggio per la comunità locale.

2.1 Verifica di compatibilità con i piani interessa nti l’area di intervento

2.1.1 PTCP

Il Piano Territoriale vigente è stato adottato con atto di Consiglio Provinciale n° 5 del 26/01/1999 successivamente approvato con atto di Giunta Regionale n° 1303 del 25/07/2000.

Attualmente con atto n° 17 del 16/02/2009 è stata a dottata la Variante Generale del P.T.C.P.

Il P.T.C.P. inserisce la S.P.654R di Val Nure nell'ambito del sistema viario territoriale, in viabilità primaria per la quale le tipologie di intervento previste sono di ristrutturazione, rettifica e recupero di tracciati esistenti (Tav. I1.1 collegamenti e mobilità territoriale del P.T.C.P.)

2.1.1.1 Corsi d’acqua superficiali

Il progetto in esame prevede il tombamanto, in alcuni tratti, del Rio Grazzano, che in questo tratto corre parallelamente alla strada oggetto di riqualifica.

Il suddetto Rio, in base a quanto disposto dagli elaborati del PTCP vigente e adottato, non risulta essere sottoposto a specifica tutela (Tav. A1.5 Tutela ambientale, paesaggistica e storico culturale). Inoltre, non ricade nel reticolo idrografico soggetto alle norme del R.D. n. 532 del 25/7/1904.

Sono inoltre previsti diversi prolungamenti di tombinature esistenti a servizio di attraversamenti stradali di canali irrigui.

2.1.1.2 Ambienti paesaggistici e geoambientali rilevanti

L’area interessata dall’intervento non ricade nelle zone di particolare interesse paesaggistico - ambientale di cui all’art. 18 del PTCP vigente e del PTCP adottato, in quanto le aree interessati risultano infatti essere agricole.

2.1.1.3 Ambiti di particolare interesse storico ed archeologico

L’articolo 24 del PTCP vigente (così come l'art. 23 del PTCP adottato) fa riferimento alle zone caratterizzate da struttura centuriata. Nella tavola A1 del PTCP si riconosce che l’area di interesse ricade proprio all’interno di una di queste zone. L’art.24, comma 3, lettera a) del PTCP vigente (art. 23 comma 3, lettera a)), dice che “è fatto divieto di alterare le caratteristiche essenziali degli elementi della centuriazione come indicati al comma 1 del presente

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articolo; qualsiasi intervento di realizzazione, ampliamento e rifacimento di infrastrutture viarie e canalizie deve possibilmente riprendere l’orientamento degli elementi localizzati della centuriazione.” Al comma 6 si dice “Le seguenti attrezzature:

a. linee di comunicazione viaria e ferroviaria … omissis …

sono ammesse qualora siano previste in strumenti di pianificazione nazionali, regionali o provinciali e si dimostri che gli interventi garantiscono il rispetto delle disposizioni dettate nel presente articolo.” Il progetto si presenta come intervento di riqualificazione di un tracciato viario esistente, non va quindi ad interferire con la struttura centuriata della zona in esame. 2.1.1.4 Insediamenti storici e ambiti di interesse storico-testimoniale.

Il progetto in esame interessa un percorso consolidato di viabilità storica, l’art. 29 del PTCP vigente (ovvero l'art. 27 del PTCP adottato) si occupa delle norme di tutela riguardanti questo aspetto. Le discipline specifiche dei singoli tracciati sono demandate alla pianificazione comunale, che comunque “deve consentire interventi di manutenzione e ampliamento della sede evitando la soppressione o il pregiudizio degli eventuali elementi di arredo e pertinenze di pregio presenti, quali filari alberati, maestà e tabernacoli, ponti realizzati in muratura e altri elementi similari. Qualora si attuino interventi modificativi del tracciato storico, si devono garantire, per i tratti esclusi dal nuovo percorso, una fruizione alternativa ed un adeguato livello di manutenzione, nel caso che gli stessi assolvano ad una funzione insostituibile per la riconoscibilità del complessivo itinerario storico (comma 5). In ogni caso lungo i tratti di viabilità storica sono consentiti interventi di adeguamento funzionale che comportino manutenzioni, lievi modificazioni di tracciati originari […] evitando comunque alterazioni significative della riconoscibilità dei percorso storici e la soppressione degli eventuali elementi di arredo o pertinenza di pregio quali filari alberati, ponti storici in muratura ed altri elementi similari “(comma 7). 2.1.1.5 Vulnerabilità idrogeologica.

L’area in esame ricade all’interno di una zona di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei (tav. A1 del PTCP vigente). In queste zone sono vigenti vincoli (art. 35 del PTCP) per garantire la difesa dei corpi idrici (definiti nelle tavole A1 e A4 del PTCP), il progetto in esame non è in contrasto con nessuno dei vincoli in atto. Bisognerà evitare operazioni di cantiere che possano causare danno alle risorse idriche e quindi redigere opportune prescrizioni operative. A tal fine si può affermare che la presenza di una coltre superficiale caratterizzata da bassa conducibilità idraulica, determina un grado di vulnerabilità degli acquiferi “bassa” come indicato sulla cartografia tematica del PTCP. Nel PTCP adottato l'area oggetto d'intervento non ricade all'interno di una zona di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei. 2.1.1.6 Assetto vegetazionale

Nell'area in esame sono presenti elementi lineari (formazioni lineari) secondo quanto indicato dall'art. 8 comma 1 lett. c) del PTCP adottato, il quale ammette, comunque, la possibilità di realizzare opere pubbliche o di interesse pubblico. 2.1.2 PRG

Il P.R.G. Del Comune di Podenzano è stato approvato con delibera della Giunta Provinciale n. 99 del 07/04/99; l'opera in progetto è inquadrata nel P.R.G. vigente come “Zona F/G destinata alla viabilità- Area di rispetto stradale” di cui all'art. 60 delle N.T.A. Vigenti.

L'intervento di allargamento stradale verrà realizzato in fascia di rispetto stradale, previa intesa con il Comune di Podenzano. In sede di Conferenza dei Servizi lo strumento urbanistico verrà adeguato ai lavori in progetto.

L'intersezione a rotatoria verrà realizzata in fascia di rispetto stradale.

2.1.3 Piano Stralcio di Bacino

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Il Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico del bacino del fiume Po (PAI), è stato approvato con D.P.C.M. In data 24 maggio 2001, ai sensi dell'art. 4, comma 1, lettera c, della L.183/89 (pubblicato su G.U. n. 183 dell'8 agosto 2001), quale piano stralcio del piano generale del bacino del Po.

Il piano non prevede per il corso d'acqua consortile Rio Grazzano fasce di delimitazione di rispetto fluviale; non sono previsti quindi particolari vincoli alla realizzazione del progetto.

2.1.4 Piano Regionale Integrato dei Trasporti (P.R.I.T.)

Il P.R.I.T. '98, approvato con delibera del Consiglio Regionale n. 1322 del 22/12/99, prevede che su tutte le infrastrutture della rete di base gli interventi previsti siano riconducibili alla riqualificazione della piattaforma, al miglioramento delle caratteristiche di deflusso e delle condizioni di sicurezza.

Il progetto rientra nella rete di base principale come previsto nel P.R.I.T. '98; il tracciato della S.P. 654R di Val Nure è individuato nella carta B allegata al P.R.I.T. '98 denominata “Sistema stradale di previsione all'anno 2010” e identificata all'interno della rete di base soggetta ad adeguamenti della piattaforma stradale allo standard IV CNR, con eventuali varianti e/o rettifiche plano-altimetriche del tracciato e razionalizzazione delle intersezioni.

2.2 Caratteristiche fisiche, biologiche ed antropic he

Le analisi territoriali, eseguite per un congruo intorno dell’area di progetto, sono finalizzate a:

- definire le caratteristiche fisiche, biologiche ed antropiche del territorio interessato dal progetto; - individuare le componenti ambientali e socio economiche sensibili all’introduzione del progetto; - valutare qualitativamente e quantitativamente le componenti costituenti l’ambiente e il paesaggio;

Le componenti ambientali e socio economiche nell'ambito dello “Studio d'Impatto Ambientale” assumono la funzione d'indicatori di qualità, con i quali quantificare l'influenza dell'introduzione dell'opera in rapporto alle sue fonti d'impatto.

2.2.1 Inquadramento geografico

L’area di progetto si sviluppa lungo il percorso della S.P. n° 654R di Val Nure tra il centro abitato di Gariga e il centro abitato di Podenzano nell’ambito del Territorio Comunale di Podenzano.

2.2.2 Aspetti geomorfologici

La pianura piacentina corrisponde alla zona compresa tra il F. Po e l’allineamento Castel San Giovanni – Campremoldo di Sopra – Gossolengo – Gariga – San Giorgio Piacentino – Carpaneto – Lusurasco. In realtà, in corrispondenza delle valli principali, la zona di pianura si estende a monte dell’allineamento citato, attraverso propaggini triangolari che si insinuano per alcuni chilometri all’interno delle valli stesse. Tali appendici rappresentano i corpi apicali delle conoidi più recenti, dalla cui unione e sovrapposizione si è originata l’ampia pianura che si estende a valle. La pianura piacentina è costituita da quattro unità morfologiche distinte, anche se sfumanti l’una nell’altra: - alveo e fascia di meandreggiamento del F. Po; - bassa pianura; - pianura occidentale; - pianura orientale. La zona d’indagine è ubicata in corrispondenza del sistema di conoide del F. Trebbia, all’interno della pianura occidentale. A causa della relativa vicinanza del F. Po al margine appenninico, in questa zona di territorio viene a mancare una vero e proprio tratto di bassa pianura, così il confine settentrionale di questo settore è rappresentato dalla fascia di meandreggiamento del F. Po, la cui morfologia è caratterizzata dal fenomeno di migrazione verso valle dei meandri, provocato dai processi di erosione della sponda concava e di deposizione sulla sponda convessa. Solitamente il passaggio dalla pianura occidentale alla fascia di meandreggiamento del F. Po è ben visibile, delimitato da una brusca rottura di pendenza, o anche da una scarpata. In corrispondenza dell’area d’indagine, se si escludono le tipiche forme concave dei conoidi, l’aspetto morfologico del paesaggio è del tutto omogeneo, rotto solamente dalle incisioni provocate dai corsi d’acqua. I processi morfoevolutivi sono esclusivamente legati alla dinamica dei principali apparati fluviali, che nel tratto di pertinenza manifestano un trend evolutivo sostanzialmente stabile. L’assetto territoriale è caratterizzato da superfici piane leggermente degradanti verso Nord.

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2.2.3 Aspetti geologici – geotecnici

Da un punto di vista geologico l’area d’indagine è collocata all’interno dell’ampio bacino di sedimentazione padano, in corrispondenza della vasta zona di pianura che si estende a Nord dell’Appennino piacentino. Le formazioni geologiche che caratterizzano questa parte della provincia di Piacenza non sono quindi direttamente coinvolte nelle complesse vicissitudini tettoniche che contraddistinguono i rilievi appenninici, ma si sono depositate in epoche più recenti. I sedimenti affioranti nel vasto bacino della Pianura Padana appartengono al Quaternario, un’era geologica caratterizzata da due fasi principali: una di bacino prevalentemente marino (Pleistocene inferiore), ed una di bacino essenzialmente continentale (Pleistocene medio – Olocene). In particolare, il materasso alluvionale depositatosi sui sedimenti marini Quaternari si è venuto a formare in seguito alla saldatura dei “conoidi” dei corsi d’acqua appenninici che, nel costruire la pianura sulla destra orografica del F. Po, hanno spesso mutato percorso, fino a fare interferire le alluvioni di un apparato fluviale con quelle di un altro. I depositi fluviali a “conoide” presentano il vertice in corrispondenza degli sbocchi delle valli torrentizie e si allargano a ventaglio verso la pianura con una sedimentazione eterogenea, a forma lenticolare, variabile dalle ghiaie fino alle argille più o meno limose. Nella letteratura Geologica Ufficiale, i terreni ivi affioranti appartengono alla formazione nota con il nome di “Fluviale Riss”: trattasi di depositi litologicamente appartenenti al gruppo delle rocce incoerenti eterogenee; generalmente si tratta di ghiaie parzialmente cementate (conglomerati), con intercalazioni lenticolari di ghiaie sciolte e di bancate sabbioso - limose. Tali depositi alluvionali risultano intensamente alterate per uno spessore di 5-8 metri dal piano di campagna, e, in conseguenza di ciò, ricche di una matrice argillosa rosso-brunastra. Comunque và rilevato che le alluvioni, per le loro caratteristiche deposizionali 1 , spesso presentano significative variazioni litologiche laterali. Dal punto di vista morfologico, quest’ambito, ricade nella zona di passaggio tra i pianalti terrazzati quaternari e l’alta pianura piacentina. Quest’ultima è caratterizzata da un andamento planimetrico piuttosto regolare con una debole pendenza verso nord. I due ambienti sono separati da una scarpata morfologica di altezza pari a tre – quattro metri che, nel’area in esame è sostanzialmente mascherata da interventi antropici. Verso sud, tale dislivello si sviluppa progressivamente fino a raggiungere alcune decine di metri di altezza. Le superfici terrazzate antiche (prewurmiane), sono disposte concordemente alla direzione di sviluppo dei corsi d’acqua principali (SO-NE). Da questi ultimi, esse, sono separate per mezzo del terrazzo inferiore (Wurm) che, a sua volta, è sospeso di alcuni metri rispetto all’alveo attivo del collettore che le ha generate. L’alta pianura piacentina corrisponde al territorio compreso tra il F. Po e l’allineamento Castel San Giovanni – Campremoldo di Sopra – Gossolengo – Gariga – San Giorgio Piacentino – Carpaneto – Lusurasco. Restano quindi esclusi i pianalti terrazzati, modellati nei depositi alluvionali più antichi e/o nelle serie di sedimenti marini più recenti (ad est del Nure e al margine occidentale del territorio provinciale). In realtà, in corrispondenza delle valli principali, la pianura si estende anche a monte dell’allineamento citato, attraverso propaggini triangolari che si insinuano per alcuni chilometri all’interno delle valli stesse. Tali appendici rappresentano i corpi apicali delle conoidi più recenti, dalla cui unione e sovrapposizione si è originata l’ampia pianura che si estende a valle. La pianura piacentina è costituita da quattro unità morfologiche distinte, anche se sfumanti l’una nell’altra:

- alveo del F. Po e relativa fascia soggetta alle divagazioni del suo corso meandriforme; - bassa pianura; - pianura occidentale; - pianura orientale.

La zona d’indagine, come anticipato, ricade nella zona di passaggio tra i pianalti terrazzati quaternari e la pianura piacentina occidentale.

A causa della relativa vicinanza del F. Po al margine appenninico, in questa parte di territorio viene a mancare una vero e proprio tratto di bassa pianura; pertanto il confine settentrionale di questo settore è rappresentato dalla fascia soggetta alle divagazioni del corso d’acqua principale, la cui morfologia è caratterizzata dal fenomeno di migrazione verso valle dei meandri stessi, provocato dai processi di erosione della sponda concava e di deposizione sulla sponda convessa. Solitamente il passaggio da questa fascia territoriale alla pianura occidentale è ben visibile, delimitato da una brusca rottura di pendenza, o anche da una scarpata.

- 1Generalmente si tratta di più eventi deposizionali messi in posto da flussi idrici con differenti caratteri-

stiche di trasporto.

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In corrispondenza dell’area d’indagine, se si escludono le tipiche forme convesse dei conoidi, la morfologia del paesaggio è del tutto omogenea, caratterizzato da superfici piane leggermente degradanti verso Nord, interrotte solamente dalle incisioni provocate dai corsi d’acqua. I processi morfoevolutivi sono esclusivamente legati alla dinamica dei principali apparati fluviali, che nel tratto di pertinenza manifestano un trend evolutivo sostanzialmente stabile. Si tratta quindi di una piana pedeappenninica che degrada dolcemente fino all’impluvio principale (Fiume Po), percorsa da torrenti con alvei pochissimo assolcati fuori dell’ambito delle rispettive conoidi. 2.2.4 Aspetti pedologici

Il suolo, essendo l'ambiente di contatto tra litosfera, atmosfera e biosfera, è soggetto all'azione integrata di numerosi processi fisici, chimici e biologici, a loro volta condizionati dal tempo (durata dei processi pedogenetici), dal clima, dalla morfologia (rilievo), dalla roccia madre e dagli organismi viventi (fattore biotico). In riferimento all'ampia gamma di fattori che influenzano i processi pedogenetici, nelle zone di specifico interesse è utilizzata la metodologia di analisi introdotta dalla Regione Emilia Romagna "I suoli dell'Emilia Romagna". La classificazione e la zonizzazione dell'areale pedologico è basata sui seguenti caratteri: − pendenza: parametro per la stima in percentuale del gradiente topografico dell'orizzonte pedogenetico; − rocciosità: parametro per la valutazione in percentuale del grado di affioramento del substrato roccioso; − pietrosità superficiale: parametro utilizzato per quantificare in percentuale la frazione grossolana; − profondità: profondità alla quale si attesta il confine tra il suolo e il sottostante substrato roccioso; − disponibilità d'ossigeno: parametro valutato mediante la misurazione dell'acqua libera, l'imbibizione

capillare e le tracce di idromorfia; − tessitura: parametro che definisce la composizione granulometrica del suolo attraverso la stima della

percentuale di sabbia (diametro: 2 - 0,05 mm), limo (diametro: 0,05 - 0,002 mm) e argilla (diametro: < 0,002 mm);

− scheletro: parametro per quantificare il tipo e i volumi dei frammenti rocciosi con diametro > 2 mm presenti nel suolo;

− calcare totale: parametro per la quantificazione in percentuale del calcare presente nella frazione di suolo inferiore a 2 mm;

− reazione: parametro per la valutazione del grado di acidità e di alcalinità del suolo in funzione del pH; − salinità: parametro per la quantificazione del contenuto salino, misurato in funzione della conducibilità

elettrica dell'estratto di saturazione espressa in millimhoms per cm. Nell'ambito territoriale in esame il quadro pedologico è caratterizzato essenzialmente da una tipologia di suolo denominata “Confine franca argillosa ghiaiosa”. Si tratta di suoli molto profondi aventi le seguenti caratteristiche: - orizzonti superficiali da non calcarei a scarsamente calcarei, da neutri a debolmente alcalini ed a

tessitura franca argillosa o franca argillosa sabbiosa con scheletro ghiaioso da comune a frequente; - orizzonti profondi da non calcarei a molto scarsamente calcarei, da neutri a debolmente alcalini ed a

tessitura da media a moderatamente fine con scheletro ghiaioso da abbondante a molto abbondante; - Classificazione Soil Taxonomy (Chiavi 1994): loamy skeletal, mixed, mesic Udic Ustochrepts; - Legenda FAO: Chromic Cambisols. I suoli “Confine franca argillosa ghiaiosa” sono tipici delle antiche superfici della piana pedemontana, in prossimità dei principali corsi d'acqua appenninici. In queste terre la pendenza varia dallo 0,5 al 3%. Il substrato è costituito da alluvioni ghiaiose. I caratteri per il riconoscimento locale sono: - zolle di aratura di medie dimensioni, moderatamente coesive allo stato secco; - tessitura franco argilloso limosa nell’orizzonte superficiale; - presenza di scheletro nel profilo a partire dall'orizzonte lavorato; - colore dell'orizzonte di superficie da bruno a bruno scuro; (riconoscibili nella pagina o 10YR o 7,5YR

delle tavole Munsell) e colore degli orizzonti profondi bruno rossastro scuro (riconoscibile nelle pagine 7,5YR e 5YR delle tavole Munsell);

- effervescenza all'HCl in soluzione acquosa al 10% da assente a debole fino a circa 90-100 cm di profondità.

Il profilo di riferimento è il seguente:

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Ap1 0-3 cm; franco ghiaioso; bruno molto scuro (10YR2/2), frammenti grumosi medi, nessuna effervescenza all'HCl; neutro, limite abrupto lineare. Ap2 3-50 cm; franco ghiaioso, scheletro frequente con ciottoli alterati costituiti da arenarie e calcari; bruno scuro (7.5YR3/4); frammenti poliedrici subangolari medi; pori fini e medi da 0.5 a 2%; nessuna effervescenza all'HCl; neutro; limite chiaro lineare. Bw 50-120 cm; franco argilloso sabbioso, ghiaioso; scheletro abbondante con ciottoli alterati costituiti da arenarie e calcari; bruno rossastro scuro (5YR3/4) allo stato umido e asciutto, molto debole effervescenza all'HCl; debolmente alcalino; limite chiaro lineare. C 120-150 cm; sabbia estremamente ghiaiosa con ciottoli non alterati, costituiti da arenarie e calcari; bruno oliva (2.5Y4/4) e bruno giallastro scuro (10YR4/4); violenta effervescenza all'HCl.

(fonte “I suoli dell’Emilia-Romagna”) Determinazioni analitiche relative al profilo di riferimento.

Orizzonte Profondità [cm]

Sabbia [%]

Limo [%]

Argilla [%]

pH in H2O

CaCO3 totale

[%]

CaCO3 attivo

[%]

Mat. org.

[%]

C.S.C. [meq / 100g]

Salinità [dS/m]

ESP

Ap1 0-35 22 50 28 7,6 0 0 2,3 Ap2 35-60 21 47 32 7,6 2 1 1,9 Bt 60-150 33 35 32 8,1 1 0 0,6 C 150-180 56 24 20 8,4 9 2 0,6

I suoli “Confine franca argillosa ghiaiosa” hanno caratteristiche fisiche condizionate dalla presenza di ghiaia sin dall'orizzonte superficiale, in aumento con la profondità, che determina moderate difficoltà nell'esecuzione delle lavorazioni, per possibili danni e accentuata usura agli organi lavoranti, e restrizioni all'approfondimento e all'esplorazione radicale entro 100 cm. A causa della ridotta capacità in acqua disponibile riveste particolare importanza la pratica dell’irrigazione, che deve essere effettuata adottando in genere turni piuttosto brevi. Lo scolo naturale delle acque non rende necessaria l'adozione di particolari pratiche di sistemazione. I suoli “Confine franca argillosa ghiaiosa” hanno caratteristiche chimiche equilibrate (pH, C.S.C., saturazione in basi e contenuto in carbonati), che favoriscono i processi di assorbimento e scambio degli elementi della nutrizione. Non presentano eccessi di sali solubili, di sodio o di altre sostanze potenzialmente dannose alle piante. Se ben lavorati e fertilizzati questi suoli mostrano buone attitudini produttive nei confronti delle principali colture praticabili nell'ambiente della pianura emiliano-romagnola. Dal punto di vista agroambientale, il comportamento dei suoli “Confine franca argillosa limosa” è condizionato dalla bassa capacità di trattenere e/o degradare i potenziali inquinanti minerali (es. metalli pesanti) e organici. Ulteriore elemento di rischio riguardo alla possibilità di spandimento di fanghi o liquami è costituito dalla presenza di orizzonti ghiaiosi a bassa profondità. Qualità Commento Profondità utile per le radici delle piante moderatamente elevata (50-100 cm) sopra strati

ghiaiosi Rischio di incrostamento superficiale assente Fessurabilità bassa Resistenza meccanica alle lavorazioni moderata, dovuta allo scheletro, frequente

nell'orizzonte di superficie ed abbondante in quello profondo, che può danneggiare i mezzi meccanici

Tempo di attesa per le lavorazioni breve Percorribilità buona Permeabilità del suolo media (0,035-3,5 cm/h) Capacità in acqua disponibile bassa (75-150 mm)

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Qualità Commento Disponibilità di ossigeno buona Capacità di accettazione piogge bassa Capacità di scambio cationico >10 meq/100g Capacità depurativa bassa Calcare attivo da 0 a 2 % Salinità non salino (EC5 <0,15 dS/m) Sodicità assente (ESP <8)

Qualità agronomiche. 2.2.5 Ambiente idrico sotterraneo - Inquadramento idrogeologico La Pianura Piacentina è attraversata dai seguenti corsi d’acqua (a partire da Est): Ongina, Arda, Chiavenna, Chero, Riglio, Nure, Trebbia, Luretta, Tidone, tutti orientati SW-NE. Ciò è evidente in tutta l’area situata a valle della congiungente “Diga del Molato”-Bobbio-Farini d’Olmo-Casali (di Morfasso). A partire da dette località, infatti, i corsi d’acqua citati raggiungono il Po mantenendosi all’incirca paralleli e conservando il predetto senso di movimento. Nei massicci montuosi appenninici la formazione e la alimentazione di cospicue falde idriche è favorita anche dagli elevati afflussi meteorici e in particolare da quelli in forma nevosa. Nella fascia collinare vengono invece a mancare i serbatoi acquiferi naturali, capaci di accumulare e di erogare per tutto l’anno quantitativi di acqua di una certa rilevanza per gli usi antropici, a causa della diffusione di rocce impermeabili o semipermeabili, come nel caso delle Argille di Lugagnano. Le risorse idriche sono pertanto modeste e per di più notoriamente fluttuanti nell’arco dell’anno solare, con cali cronici estivi e/o autunnali. Questo quadro si riscontra nei tratti medio-inferiori delle valli d’Arda, Chero, Riglio, Vezzeno, Nure, Trebbia, Luretta e Tidone; in tali zone le sole risorse idriche, disponibili anche nelle stagioni più aride, si sono rivelate le falde di subalveo dei corsi d’acqua principali, impostate nelle alluvioni di fondo valle. Nel settore della bassa collina, le risorse idriche sotterranee risultano ancora modeste, ma a differenza dalla media collina, non si riscontrano forti escursioni stagionali. In effetti le risorse idriche sotterranee dei citati settori della bassa collina sono legate alla presenza di falde relativamente profonde (20 - 30 m), che in alcuni casi vengono ad assumere un comportamento idrogeologico di tipo artesiano. Questa situazione si ricollega alla presenza di serie sedimentarie marine, trasgressive, ad assetto monoclinale e contenenti lembi di materiale più grossolano, sabbioso, sufficiente per costituire acquiferi paralleli alla stratificazione e debolmente immergenti verso l’antistante pianura (zone di Castell’Arquato, Rezzano di Carpaneto, Sariano di Gropparello, Ziano). La conoide alluvionale del F. Trebbia presenta, rispetto ad altri settori della pianura piacentina, caratteri idrogeologici differenti, sia per la disponibilità di risorse idriche sotterranee, sia per la vulnerabilità delle stesse al pericolo di possibili inquinamenti. In particolare, in questa fascia di territorio è stato riscontrato un notevole aumento di spessore delle intercalazioni ghiaiose e sabbiose comprese nelle coltri dei sedimenti fluviali deposti dai corsi d’acqua, sede naturale delle falde acquifere. L’unità idrogeologica, costituita da bancate di ghiaie prevalenti con intercalazioni di materiali fini, configura un acquifero multistrato, nel quale il serbatoio idrico è costituito dai sedimenti ghiaiosi, caratterizzati peraltro da elevati valori di conducibilità idraulica e di coefficiente di immagazzinamento. Il regime idrico sotterraneo è costituito da:

- falde freatiche e semiconfinate negli acquiferi più superficiali; - falde confinate negli acquiferi più profondi, dalle quali attingono i principali acquedotti per usi

idropotabili. Nella zona d’indagine l’andamento generale della superficie piezometrica è relativamente regolare, con direzione di flusso prevalente verso NE; le linee equipotenziali sono orientate in senso NW-SE. I terreni sopra descritti presentano un diverso comportamento nei confronti della circolazione idrica sotterranea. In particolare la porzione superficiale alterata e le lenti “fini” presentano valori di permeabilità piuttosto bassi (in occasione di specifiche indagini di laboratorio condotte dallo scrivente sui limi – argillosi “Rissiani” sono stati ottenuti valori di K = 10-6 cm/s) mentre, le bancate sabbiose e conglomeratiche possono ospitare falde idriche. In quest’area, il livello piezometrico della prima falda dovrebbe essere attestato, stabilmente o stagionalmente, ad una profondità maggiore di otto - dieci metri dal piano campagna (cfr Provincia di Piacenza - Carta delle Risorse Idriche del Sottosuolo, elaborato del P.T.I. adottato con atto del C.P. n° 114/5 in data 29/06/1994, successivamente approvato con atto della G.R. n° 2363 in data 27/06/95). 2.2.6 Ambiente idrico superficiale

La zona d’indagine è collocata nella zona perifluviale compresa tra il F. Trebbia ad ovest e il T. Nure ad est.

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L’ambiente idrico superficiale è rappresentato dalla rete superficiale di sgrondo dei campi coltivati e dalla presenza di un fitto reticolo idrografico, prevalentemente ad uso irriguo. 2.2.7 Caratteristiche agroforestali e vegetazionali potenziali

Le “regioni forestali” costituiscono la chiave più immediata per l’interpretazione della vocazione vegetazionale ed ecosistemica di un territorio e, come tali, rappresentano una sintesi fra i suoi aspetti fitogeografici, climatici e geo-litologici. La loro utilità consiste pertanto nel permettere l’individuazione delle zone in cui si colloca l’otimum ecologico di determinate categorie tipologiche o di specie forestali che, in virtù della loro plasticità, possono al contrario essere presenti su aree più varte. Nel caso specifico, l’area di progetto ricade all’interno della Pianura Padana, nell’ambito della regione forestale definibile come “planiziale”, ad un’altidudine inferiore ai 100 m s.l.m. e con suoli caratterizzati dalla presenza di depositi sedimentari fini. La sub-regione di riferimento risulta quindi quella della “Bassa Pianura alluvionale”, contraddistinta dall’assenza quasi assoluta di rilievi, dalla vocazione produttiva spiccatamente agricola e dalla capillare attività di bonifica e regimazione delle acque superficiali. In questo contesto, appare evidente come sia la vegetazione forestale che la diffusione di aree umide non possono che risultare assai ridotte, limitate in genere a rari boschetti relitti ed alle fasce d’accompagnamento di grandi fiumi o torrenti. Anche nell’area oggetto del presente studio, pertanto, la diffusione di ecosistemi naturali appare quantitativamente marginale oltre che di scarso rilievo qualitativo, soprattutto se confrontata, da un punto di vista ambientale e paesaggistico, con le forme di vegetazione potenziale espresse dai tipi forestali e di cenosi elofitiche: L’assetto floristico-vegetazionale potenziale di un’area, in condizioni di non disturbo dipende strettamente dalla configurazione bioclimatica in cui ricade. In questo caso, l’area di progetto è compresa nel piano altitudinale denominato "piano basale" e nell'orizzonte "sub-mediterraneo"; comprendente la fascia compresa tra 0 e 400 metri s.l.m., in cui, fino a 100 metri s.l.m., più precisamente nella fascia “medioeuropea”, nella sottofascia “planiziale” in cui si rileva la presenza di vegetazione di tipo "litoraneo" e "planiziale". Per quanto riguarda l’inquadramento fitoclimatico della zona, l'area è classificabile nella zona “medioeuropea" e nella sottofascia “planiziale". In particolare, sotto l'aspetto climatico-forestale, secondo la classificazione proposta da Pavari (1916), la zona rientra nel "Castanetum", sottozona "calda" (Cc). Tale classificazione si avvale di pochi parametri climatici, ritenuti dall’Autore più discriminanti di altri ai fini di un corretto inquadramento fitoclimatico. Dal punto di vista fito-climatico la zona è classificata in quella del “Castenetum caldo” (Cc) ove la fitoassociazione climax potenziale è ancora costitutita dal “Querco-Carpinetum boreoitalicum”. Pertanto, la copertura vegetale potenziale tipica risulterebbe quella formata dalla struttura del bosco planiziale di querce caducifoglie mesofile quali Farnia (Quercus robur) e Rovere (Quercus petraea) e in cui significative risultano le presenze di Ciliegio (Prunus avium), Noce (Junglans regia), Carpino bianco (Carpinus betulus), Olmo campestre (Ulmus minor), Frassino maggiore (Fraxinus excelsa), Frassino meridionale (Fraxinus oxycarpa) e Acero campestre (Acer campestre). Lo strato arbustivo risulta invece composto da Ligustro, Sanguinello, Rovo, Rosa selvatica, Sambuco nero, Prugnolo, Salice bianco, Evonimo, Biancospino, Crespino e Nocciolo. Nelle aree limitrofe alla rete di sgrondo delle acque superficiali, invece, la vegetazione arborea ed arbustiva assume i connotati tipici del bosco di ripa “dolce” con presenza di essenze a rapido accrescimento quali: Salice bianco (Salix alba), Rovere (Quercus petraea), Salicone (Salix caprea), Pioppo bianco (Populus alba), Pioppo nero (Populus nigra), Pioppo cipressino (Populus nigra var. italica), con Frassino maggiore (Fraxinus excelsa) e Frassino meridionale (Fraxinus oxycarpa), Olmo campestre (Ulmus minor), Acero campestre (Acer campestre) decisamente in subordine. 2.2.7.1 Caratteristiche della copertura vegetale attuale

Oggi, la copertura vegetale arborea, arbustiva ed erbacea risente notevolmente dell’attività antropica. L’ambito agricolo risente dei fenomeni connessi all’estrema meccanizzazione ormai raggiunta. La copertura vegetale naturale o paranaturale è molto scarsa e insediata da piante infestanti che, talvolta, sostituiscono quasi totalmente la flora e vegetazione autoctona. Le superfici boscate risultano ormai confinate in prossimità dei canali di sgrondo superficiale delle acque che con il loro reticolo e la loro copertura risultano gli unici elementi che caratterizzano un paesaggio alquanto omogeneo nell’uso agricolo e fortemente antropizzato dalla presenza di importanti reti viarie quali: la tangenziale di Piacenza, la Statale della Val Trebbia e la Statale della Val Nure.

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La componente faunistica risente di questa pesante rarefazione degli habitat naturali e seminaturali; le presenze più forti risultano infatti legate a specie opportuniste o a specie periodicamente immesse per scopi venatori, con indici di biodiversità autoctona a livelli preoccupanti. Le formazioni boschive relittuali di ripa sono miste e governate sempre a ceduo o a capitozza, con asportazione periodica di legna da ardere e/o saltuariamente da paleria, i turni risultano abbastanza serrati e compresi tra i 5 � 6 e i 10 � 15 anni secondo le specie prevalenti, quindi con pesanti ripercussioni sotto il profilo naturalistico. L’intensa ceduazione inoltre, ha favorito nel corso degli anni la diffusione delle specie avventizie sottoelencate dando il via all’introduzione di vere e proprie fitoassociazioni di sostituzione dal valore estetico-paesaggistico ed ecologico poco rilevante. In particolare, alcune presenze quali: la Robinia (Robinia pseudoacacia), l’Ailanto (Ailanthus altissima), l’edera (Hedera helix), e la Vitalba (Clematis vitalba) risultano particolarmente importanti in riferimento alle caratteristiche di stabilità strutturale dei popolamenti presenti. Il mantello arbustivo risente, in aree frequentemente esondate, di pesanti colonizzazioni da parte di Indaco bastardo (Amorpha fruticosa), rovo (Rubus caesius) e specie infestanti annuali e perenni dei coltivi e degli incolti quali: Sorghetta (Sorghum halepense), Gramigna (Cynodon dactilon), Fitolacca (Phytolacca phytolacca), Vilucchio (Polygonum aviculare), Persicaria (Polygonum persicaria), Ortica (Urtica dioica), Parietaria (Parietaria officinalis) e Cencio molle (Abutilon theophrasti). 2.2.8 Uso del suolo

Il paesaggio dell’area in esame risulta piuttosto uniforme e povero dal punto di vista ambientale, a parte le aree di stretta pertinenza dei Rii sopraccitati. Come si riscontra ormai in molte aree periurbane, l’attività agricola anche se ancora dominante, risulta frammista ad attività industriali e/o connesse al settore terziario. Ormai quasi completamente scomparse risultano le formazioni vegetali originarie che occupavano gran parte di questo territorio, con funzioni decisamente conservative.

L’intensa opera di bonifica e la conseguente messa a coltura dei terreni ha sconvolto nel tempo il paesaggio originario, arginando i torrenti, rendendo lineare e impermeabile il loro corso e il loro alveo; impoverendolo di habitat e quindi di specie vegetali e animali ad essi connesse. Per lo studio delle caratteristiche dell’area, interessata dall’intervento, l’analisi ha consentito di individuare alcune tipologie principali di ecosistemi e di agroecosistemi tra le quali si distinguono le diverse categorie di uso del suolo e più precisamente: - superfici di interesse agrario; - formazioni vegetali naturali o seminaturali; - incolti; - elementi del reticolo idrico minore; - insediamenti rurali; - insediamenti urbani; - insediamenti industriali; - reti e linee di comunicazione.

2.2.9 Inquinamento acustico ed atmosferico La S.P. n° 654R di Val Nure è interessata in entram bi i sensi di marcia da un vivace flusso di veicoli; dall’esame dei dati di traffico registrati in prossimità del presente intervento, come anticipato, è risultato un T.G.M. pari a 11.000 veicoli di cui il 11,70% rappresentato da traffico pesante. Il traffico è di carattere sia locale che sovracomunale, essendo la strada in oggetto la principale via di comunicazione tra l’alta Val Nure e Piacenza, nonché la sua tangenziale e l’autostrada. L’intervento oggetto del presente progetto porta ad un sostanziale miglioramento del livello di sicurezza della S. P. n° 654R di Val Nure. Il Comune di Podenzano ha effettuato la zonizzazione acustica prevista dalla Legge n° 447 del 26/10/19 95 per quanto riguarda i limiti massimi di esposizione al rumore. La zona interessata dall’intervento (classe IV – area di intensa attività umana) prevede per le strade extraurbane secondarie un limite massimo diurno di 65 Db e un limite massimo notturno di 55 Db. Dovendosi realizzare un allargamento di strada esistente non si prevede un innalzamento dei valori attualmente presenti. 2.3 Previsione degli impatti

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Al fine di definire l’incidenza degli impatti, sia negativa che positiva, è stata effettuata, attraverso un livello di identificazione e un livello di stima, la descrizione delle modificazioni e delle alterazioni indotte sul sistema ambientale e sui fattori dell’ambito territoriale considerato. A livello di identificazione, la totalità degli impatti sul territorio è suddivisibile in due categorie: gli effetti temporanei relativi alla fase attuativa degli interventi in progetto e gli effetti permanenti afferenti alla normale messa in funzione dell’opera prevista. A livello di stima è valutata l’entità di ogni impatto sulla base di scale di giudizio interne alla disciplina ambientale e territoriale coinvolta. Nel seguito sono trattati gli impatti, con particolare riferimento a tutti i possibili effetti prevedibili e alle misure mitigative più appropriate per la loro minimizzazione. 2.3.1 Impatto sull’assetto geolitologico e geostrutturale del territorio

L’area in esame è impostata su depositi alluvionali a granulometria variabile (in superficie depositi fini prevalentemente coesivi in profondità depositi granulari), geneticamente riconducibili alla deposizione di corsi d’acqua di provenienza appenninica. Si tratta di un ambiente deposizionale stabilizzato e l’intervento in oggetto ha quindi un impatto trascurabile sull’assetto geologico generale, interessando solo gli strati più superficiali in corrispondenza dei sedimi utili all’ampliamento. Per quanto concerne la sismicità dell’area in esame, l’ordinanza 3274 del 2003, inserisce il Comune di Podenzano nella zona sismica 3; la tipologia delle opere in progetto, unitamente al basso grado di sismicità, non comportano particolari precauzioni e/o prescrizioni. 2.3.2 Impatto sull’assetto territoriale e valutazione del rischio geomorfologico

L’area oggetto di intervento è completamente pianeggiante e l’intervento di riqualificazione in progetto, andrà quindi ad inserirsi in un contesto territoriale stabile, nel quale il rischio geomorfologico risulta sostanzialmente trascurabile. L’intervento in oggetto, non interferisce inoltre con nessun elemento morfologico naturale significativo. Si può concludere quindi che in riferimento alla situazione paesaggistica del territorio, gli impatti sull’assetto geomorfologico, derivanti dalla riconfigurazione della attuale sede stradale, possono essere considerati trascurabili, sia in termini di rischio, sia in termini estetico formali. 2.3.3 Impatto sul sistema idrico sotterraneo

La presenza di un livello superficiale avente uno spessore di circa tre m costituito da materiale a bassa conducibilità idraulica, consente una discreta protezione dall’acquifero a pelo libero ivi presente. Peraltro, il livello freatico di quest’ultimo è attestato ad una profondità considerevole rispetto al Piano campagna. Considerando inoltre che il progetto non prevede strutture interrate dall’attuale piano di campagna, l’intervento non interferisce con il normale deflusso idrico sotterraneo 2.3.4 Impatto sul sistema di drenaggio delle acque meteoriche

L’opera in progetto, per conformazione e tecniche progettuali, non andrà ad interferire in maniera significativa sull’attuale rete di canali posti a drenaggio delle acque meteoriche. Il ridotto aumento di superfici impermeabilizzate comporterà un modesto aumento del carico idraulico sulla rete di colo superficiale, della cui capacità ricettiva si terrà comunque conto nella programmazione degli scarichi delle acque di piattaforma. 2.3.5 Impatto sulla qualità delle acque superficiali e sotterranee

La presenza di un livello superficiale a bassa conducibilità idraulica, determina un discreto grado di protezione della falda freatica. Le modifiche infrastrutturali previste non possono comportare un incremento del rischio di inquinamento dell’acquifero in quanto limitate ad una modesta porzione territoriale senza alcuna riduzione del suddetto orizzonte superficiale. Anche i rischi riconducibili ad eventuali sversamenti di sostanze o liquidi inquinanti dovuti a guasti o incidenti durante le fasi costruttive (operazioni di cantiere) sono nel complesso limitati in quanto i tempi per gli eventuali interventi di bonifica sono minori dei tempi di percolazione degli inquinanti nell’orizzonte superficiale. 2.3.6 Impatto per emissioni acustiche ed atmosferiche

La realizzazione dell’ampliamento in progetto, viste soprattutto le caratteristiche del traffico della zona, non dovrebbero provocare un incremento significativo delle emissioni di scarichi in atmosfera, interessata da fonti di impatto indotte essenzialmente dal traffico veicolare già presente sul territorio. Per quanto riguarda invece l’intersezione tra la S.P. n° 654R di Val Nure e la strada comunale via Cam po Sportivo, la soluzione di intersezione a rotatoria (minor impatto territoriale, fluidificazione e miglioramento

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della circolazione delle condizioni di sicurezza), è quella che consente la maggiore riduzione delle emissioni inquinanti sia atmosferiche che acustiche. A tal proposito, in un recente studio (Rotatorie stradali come dispositivi di traffic calming. Le Strade. N°10 – ottobre 2003), si è avuto modo di rilevare una riduzione media della velocità del 55-60% nelle fasi di avvicinamento alle rotatorie, mentre si ottiene una diminuzione invece molto più contenuta, pari circa al 20-30%, caso di intersezioni a raso tradizionali. Per quanto riguarda la fase di cantierizzazione si avranno le seguenti azioni:

- scavi per la realizzazione del cassonetto; - opere di demolizione di alcuni manufatti esistenti; - opere di scarifica della sede stradale esistente; - messa in opera di materiali da rilevato e delle fondazioni; - messa in opera di pavimentazione bituminosa; - messa in opera di barriere di sicurezza.

I lavori sono previsti in un contesto territoriale a discreto traffico veicolare, pertanto si può considerare trascurabile l’incremento di rumore e polveri rispetto agli attuali standard esistenti. L’intervento verrà realizzato per piccoli tratti ed in tempi limitati, al fine di non incidere ulteriormente sulla situazione presente. 2.3.7 Impatto sul sistema forestale ed agrario

Il territorio di pertinenza dell’opera in progetto appartiene già da tempo ad un ecosistema di tipo antropizzato, in cui scarse sono le connotazioni di interesse faunistico/vegetazionale. La realizzazione dell’intervento in progetto si andrà quindi ad inserire, quindi, in un contesto ambientale e paesaggistico già profondamente privato di elementi di pregio di carattere sia faunistico che vegetazionale, integrandosi senza particolari impatti con il territorio circostante. Data la tipologia dell’opera, l’unico impatto negativo che ne potrà derivare è rappresentato dalla modestissima sottrazione di terreno agrario e dall’abbattimento di pochi esemplari arborei peraltro di basso pregio naturalistico. 2.3.8 impatto sul paesaggio

Considerando l’elevato grado di antropizzazione dell’area interessata, si ritiene che l’opera in progetto non determini un impatto significativo sulle componenti paesaggistiche. Gli impatti sono commisurati prevalentemente alle fasi di realizzazione dell’opera, con l’apertura di cantieri temporanei, peraltro di entità modesta, che non prevedono la realizzazione di manufatti o strutture che possono impattare visivamente sul paesaggio circostante. Relativamente a questa fase, quindi, gli effetti di alterazione degli aspetti scenici del paesaggio sono limitati ad un arco temporale definito e sono essenzialmente legati alle fasi transitorie dei cantieri stessi (scavi, depositi temporanei del materiale stoccato, mezzi d’opera ecc.). 2.4 Misure di compensazione e interventi di riprist ino e riqualificazione

Gli impatti indotti dall’ampliamento della infrastruttura stradale esistente nonché dalla sistemazione dell’intersezione stradale, risultano poco rilevanti in quanto il valore naturalistico dell’area è in effetti modesto. Al fine di ridurre comunque gli eventuali effetti negativi, saranno comunque adottate le misure di mitigazione di seguito descritte. 2.4.1 Misure di mitigazione per la componente “ambiente idrico superficiale e sotterraneo”

Le operazioni di manutenzione dei mezzi impiegati dovranno essere effettuate in aree di cantiere appositamente predisposte dotate di copertura impermeabile al fine di ridurre il rischio di sversamenti sul suolo di carburanti e oli minerali. I mezzi impiegati dovranno essere efficienti e non inquinanti. I rifornimenti dei mezzi d’opera dovranno essere effettuati tramite un carro cisterna equipaggiato con erogatore di carburante a tenuta, che impedisca il rilascio accidentale di sostanze nell’ambiente. 2.4.2 Misure di compensazione dell'assetto vegetazionale

Al fine di compensare il “corridoio ecologico” posto lungo il canale in adiacenza alla strada oggetto dell'intervento si è ipotizzato di utilizzare esemplari arborei di 1,3-1,9 m si altezza a inter distanza di 5-6 m alternando le seguenti specie: Quercus robur (farnia), Populus nigra (pioppo nero), Juglans regia ( noce) Ulmus minor (olmo campestre), Acer campestre (acero campestre), Fraxinus excelsio (frassino). Il tutto integrato con arbusti a radice nuda o fitocella di altezza circa di riferimento 50 cm, delle specie: Sambucus nigra (Sambuco), Berberis vulgaris (Crespino), Corylus avellana (Nocciolo) Frangola, Cornus Sanguinea

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(Sanguinello), Prunus spinosa (Prugnolo), Spino cervino, Viburnum opulus (Pallon di maggio), Viburnum lantana (Lantana), Euonynus europaeus (Fusaggine), Rosa canina (Rosa canina), Lugustrum vulgare (Ligustro) ,Cornus mas (Corniolo). es schema: A ar ar ar ar A ar ar ar ar A ar ar ar ar

ar ar N ar ar ar ar N ar ar ar ar N ar ar

A specie arborea

A----A = 5-6 m

Ar specie arbustiva

ar-ar = 1 m

2.4.3 Misure di mitigazione contro le polveri e il rumore

- Periodica umidificazione delle piste di cantiere e del sedime della strada. - Moderazione della velocità dei mezzi sulla viabilità di cantiere. - Sospensione dei lavori durante le giornate particolarmente ventose in caso siano in svolgimento

lavorazioni al alto rischio di polveri. Per quanto riguarda il rumore, nell’eventualità che in sede di esecuzione dell’opera emergano situazioni di criticità per le quali è possibile il superamento degli attuali standard di qualità come prescritto dalla normativa vigente, si dovranno mettere in opera barriere opportunamente dimensionate. 2.4.4 Gestione dei rifiuti

Le attività connesse alla realizzazione dell’intervento in progetto, comportano la produzione di differenti tipologie di rifiuti. I rifiuti per i quali non è possibile un loro recupero nell’ambito del cantiere, verranno accumulati, differenziati in un’area appositamente destinata al deposito temporaneo situata all’interno dell’area di cantiere. Tali materiali dotati di apposito formulario di identificazione, saranno periodicamente smaltiti mediante impresa autorizzata. 2.4.5 Impatto sulla viabilità locale

Per garantire un impatto il più basso possibile sulla viabilità locale e sul livello di servizio della S.P. n° 654 di Val Nure, in fase di progettazione esecutiva, saranno valutati i possibili accorgimenti per garantire la sicurezza dei lavoratori e di chi transita in prossimità del cantiere. In particolare, per garantire il normale svolgimento delle attività per le quali è indispensabile l’utilizzo della viabilità ordinaria, in mancanza di percorsi alternativi, si prevedono l’istituzione di scambi di corsia e la realizzazione di sensi unici alternati con l’utilizzo di impianti semaforici a norma del Regolamento di esecuzione del N.C.S.