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REGIONE BASILICATA Comune di Maratea (PZ) Intervento di miglioramento dell’infrastruttura portuale di Maratea per una corretta fruizione delle risorse naturali e turistiche – II stralcio funzionale Porto di Maratea RELAZIONE GEOLOGICA E ALLEGATI Autorità di Bacino della Basilicata Dott. Geol. Enzo D’Andrea

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REGIONE BASILICATA

Comune di Maratea (PZ)

Intervento di miglioramento dell’infrastruttura portuale di Maratea per una corretta fruizione delle risorse naturali e

turistiche – II stralcio funzionale

Porto di Maratea

RELAZIONE GEOLOGICA

E ALLEGATI

Autorità di Bacino della Basilicata Dott. Geol. Enzo D’Andrea

Porto di Maratea

Relazione geologica e allegati

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1 Premessa

Tra il mese di dicembre 2008 ed il mese di febbraio 2009, lungo la costa di

Maratea si sono succedute mareggiate intense e dagli effetti particolarmente critici sulle

strutture portuali e su quelle balneari esistenti, interessando in parte anche porzioni del

sistema della viabilità adiacente. Queste mareggiate danneggiarono, con una continua

azione di tipo erosivo, la massicciata lato mare del molo di sottoflutto e lo sperone di

appoggio.

Questo ha comportato la necessità di operare tempestivamente per ripristinare le

condizioni minime di sicurezza dei manufatti e dei luoghi interessati, mediante

interventi di rifacimento della mantellata, demolizione e ricostruzione di 10 ml del

muro paraonde e altre opere minore; i lavori citati sono stati tutti espletati nel I stralcio

(con una variante migliorativa introdotta durante i lavori, che prevedeva la sostituzione

dei tetrapodi con massi naturali).

Il II Stralcio dei lavori si propone di completare la massicciata fino al gomito del

molo di sottoflutto come normale proseguimento dei lavori precedenti. A tal scopo, la

presente relazione risulta un aggiornamento e revisione dell'omologo documento redatto

nel novembre del 2010.

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2 Geologia e tettonica dell’area

L’area in cui sorge il porto di Maratea è situata lungo la costa della Valle di

Maratea, tra il Capo la Timpa, che la delimita verso Nord, le pendici del Monte Rotonda

verso Ovest e il Mar Tirreno verso Sud e Sud-Est. Le coordinate del porto sono 39° 59’,

16 Nord 15° 42’, 59 Est.

La Valle di Maratea deve la genesi a fasi tettoniche distensive e trascorrenti

seguite da fenomeni di minore entità a carattere transpressivo e transtensivo.

L’assetto tettonico dell’area è derivato essenzialmente dall’attività lungo una

zona di taglio profonda a carattere trascorrente destro con componente distensiva, nota

in letteratura come Linea del Pollino. L’attività trascorrente di detta faglia ha innescato

la formazione di alcuni bacini tipo pull-apart, tra cui la Valle di Maratea. Inoltre,

l’attività distensiva lungo sistemi di faglie dirette variamente orientati ha causato

l’approfondimento di tali bacini e il complesso assetto tettonico attuale.

I sistemi di fratture sono responsabili delle fasce cataclastiche che si riscontrano

alla base dei versanti.

I monti di Maratea rappresentano una morfostruttura all’interno della quale è

situata l’area del Porto; sono geologicamente costituiti da litologie carbonatiche e

subordinatamente dolomitiche afferenti alle Unità Bulgheria – Verbicaro e Alburno –

Cervati. Sono presenti, inoltre, le litologie flyschoidi riferibili alle Unità Liguridi e

coperture detritiche di genesi mista (detriti di versante di frana).

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In particolare, nell’area del Porto di Maratea affiorano calcari grigi con rudiste,

calcareniti, calcilutiti e dolomie di colore nero, grigio e avana. Tali litologie sono

riferibili all’Unità Alburno – Cervati. Le litologie flyschoidi, pur non affiorando

direttamente nell’area di dettaglio, costituiscono la base su cui poggiano strutturalmente

i calcari; esse sono costituite da argilliti scagliettate e marne grigio-plumbee e, a varie

altezze stratigrafiche, da livelli calcareo-siliciferi e arenarie-micacee. Le argilliti sono

intensamente fratturate e disarticolate, e quantitativamente predominanti nella

successione flyschoide.

I depositi detritici, come già detto, sono costituiti essenzialmente da detriti di

falda rappresentati da brecce calcaree, sovente organizzate e strutturate e caratterizzate

da grado di cementazione variabile, nonché da blocchi calcarei lapidei. Tali blocchi, le

cui dimensioni variano tra pochi centimetri e il metro, sono variamente fratturati e

carsificati. La genesi di tali detriti va ricercata nell’intensa fratturazione dei sistemi

rocciosi calcarei e nell’azione combinata di gelo e salsedine nel rendere beanti tali

fratture, soprattutto nelle porzioni più superficiali degli ammassi rocciosi. Quest'azione

giunge a predisporre il distacco dei blocchi e di frammenti di dimensioni minori.

I detriti da frana sono legati al lento movimento, verso le quote più basse, di

materiali detritici di varia genesi e tipologia litologica.

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Fig.1 – Foto aerea del porto di Maratea con localizzazione dell’area di intervento del I

stralcio funzionale (in verde) e del II stralcio previsto (in rosso).

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Fig. 2 – Planimetria del porto di Maratea con localizzazione dell’area di intervento del I stralcio

funzionale (in verde) e del II stralcio previsto (in rosso).

area di intervento

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2 Geomorfologia e idrogeologia dell’area

Nell’area in esame le problematiche legate ai fenomeni di dissesto sono

differenziate. In particolare, sono presenti fenomeni franosi di tipo scorrimento-colata e

fronti rocciosi ad andamento verticale e sub-verticale.. Più in dettaglio, le litologie sono

costituite da calcari e dolomie cataclastici, caratterizzati da sistemi di fratture che

pervadono intimamente l’ammasso roccioso di Capo la Timpa. Tali fratture sono serrate

nelle porzioni più profonde dell’ammasso, ma nei livelli superficiali risentono degli

agenti atmosferici che ne causano l’apertura e favoriscono, in corrispondenza di eventi

sismici o in presenza di altro tipo di sollecitazione meccanica, il distacco di frammenti

rocciosi e più di rado di blocchi lapidei.

L'agente che interessa più direttamente l'infrastruttura è, però, il moto ondoso

L’azione erosiva del mare durante frequenti mareggiate, infatti, può innescare la

predisposizione a dissesti riguardanti in primo luogo gli affioramenti rocciosi e di

conseguenza le infrastrutture soprastanti, in particolare la strada di accesso al porto.

Dal punto di vista idrogeologico, nell’area in esame l’ammasso roccioso carbonatico

costituisce un acquifero delimitato strutturalmente in profondità dalle litologie

prevalentemente argillitiche afferenti alle Unità Liguridi, che di fatto costituiscono

l’ acquiclude.

Le litologie carbonatiche hanno permeabilità da media ad elevata, soprattutto

secondaria (per fessurazione). Le argilliti sono, invece, caratterizzate da permeabilità

bassa, così come le litologie cataclastiche della porzione più tettonizzata del complesso

calcareo-dolomitico. La permeabilità di questi livelli cataclastici varia da media a bassa

in base al grado di cataclasizzazione.

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I calcari sono molto fratturati ed a luoghi affetti intensamente da manifestazioni

del fenomeno carsico.

Infine, all’interno del materiale detritico, i filetti idrici riscontrabili sono sovente

effimeri. Nell’area di stretto dettaglio è presente la sorgente Ondavo, distante dai luoghi

oggetto dell’intervento e situata a circa 150 metri sul livello del mare.

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3 Caratterizzazione stratigrafica e geotecnica dell’area d’intervento

Per caratterizzare dal punto di vista stratigrafico e geotecnico l’area di intervento

per il presente progetto, si è fatto ricorso al programma di indagini eseguito per lo

“Studio geologico, idrogeologico, geomorfologico e geotecnico relativo all’area

portuale di Maratea” redatto dal Prof. Geol. A. Salvemini, dal Dott. Ing. Lorenzo

D’Anisi e dalla D.ssa Geol. Gabriella Coviello, a supporto del “Progetto di

completamento della infrastruttura portuale – arredo e riqualificazione – P.O.

Plurifondo 1994-1995”. Tale studio, datato 2004, ha analizzato problematiche relative

ad un’area più ampia di quella considerata per il presente lavoro. Le indagini furono

commissionate dall’Amministrazione Comunale di Maratea ed eseguite dalla Ditta

Bruno Srl di Matera nel periodo compreso tra febbraio e marzo 2004. Nel corso della

suddetta indagine furono terebrati 5 sondaggi geomeccanici, di cui tre (S1, S2 e S5)

ubicati lungo la banchina del molo Nord e fu effettuata una campagna di indagini

sismiche nello stesso sito.

Nei tre sondaggi S1, S2 e S5, tutti terebrati fino a profondità di 20 metri, non

furono prelevati campioni da analizzare in laboratorio. Le stratigrafie dei sondaggi

forniscono informazioni sulla costituzione stratigrafica del volume di terreno su cui è

ubicato il molo Nord. Nella fattispecie, le stratigrafie forniscono un primo livello di

0.40 m di spessore corrispondente a conglomerato cementizio, seguito da un livello di

spessore variabile tra 15,10 m (S1) e 16,40 (S5), costituito da ghiaia e ghiaietto misti a

sabbia e intervallati a blocchi lapidei di varia natura. I ciottoli sono stati descritti come

dotati di spigoli vivi e dimensioni centimetriche. Al di sotto di tale livello e fino a fondo

foro, le litologie sono costituite da ghiaia e ghiaietto con ciottoli arrotondati e

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generalmente appiattiti. Il livello della falda, in tutti e tre i sondaggi, è stato riportato a -

1.50 m dal piano di calpestio.

Inoltre, furono eseguite 4 sismiche a rifrazione. Le sismosezioni, ciascuna

ricavata da stendimenti di 60 metri per un totale di 240 metri, hanno consentito di

individuare almeno 2 sismostrati: il primo è caratterizzato da velocità medie delle onde

P comprese tra 2354.61 m/s e 3455.98 m/s e ha uno spessore stimato intorno a 1-2 metri

massimo; il secondo, di spessore superiore ai 10-12 metri, ha valori medi della velocità

delle onde P compresi tra 2550.71 m/s e 5826.75 m/s. Nella prima sismosezione, per

essere precisi, era stato riconosciuto un terzo simsostrato a profondità maggiori di 12

metri, ma venne uniformato al materiale del secondo sismostrato riconosciuto nelle altre

sismiche. I valori di velocità hanno portato a riconoscere le litologie investigate come

depositi ghiaiosi e sabbiosi con un grado di compattezza in aumento verso il basso; va

detto, inoltre, che i valori particolarmente elevati riscontrati in alcuni casi (Vp fino a

9000 m/s), e la variabilità degli stessi valori nell’ambito delle sezioni, sono

probabilmente dovuti alla presenza dell’acqua che rende meno visibili le discontinuità

presenti e ciò si traduce in sovrastima dei dati, specie se confrontati con le stratigrafie

dei sondaggi.

Le indagini sismiche disponibili hanno confermato l’analisi stratigrafica

derivante dai dati dei sondaggi. Campioni furono prelevati nei sondaggi S3 e S4, poco

distanti dall’area del molo Nord (in corrispondenza della piazzetta del Porto), e le loro

analisi in laboratorio hanno fornito, per la profondità di circa 14-15 metri, valori di

coesione nulla e un angolo di attrito di circa 38°.

Per quanto concerne i dati per la caratterizzazione geotecnica del rilevato su cui

poggiano le strutture del molo devono essere fatte alcune considerazioni. Le similitudini

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litologiche e osservazioni di tipo superficiale, insieme ad altre considerazioni

morfologiche e stratigrafiche, fanno ritenere che le litologie ghiaiose e sabbiose

sottostanti il molo siano assimilabili a quelle rinvenute nei sondaggi S3 e S4. Tale

similitudine si può tradurre nell’attribuire a tali depositi, con buon grado di

approssimazione, i parametri geotecnici ricavati in laboratorio per i loro analoghi

litologici. Tale considerazione è supportata dalla stabilità del rilevato con una pendenza

di 2/1 e da una procedura di back analisys eseguita verificando il pendio costituito dal

rilevato (i tabulati della back analisys sono i medesimi della relazione del 2010 e

vengono qui riproposti, non essendo insorti mutamenti normativi o di altro tipo). La

verifica presuppone un modello costituito dal rilevato al limite della stabilità (Fs=1) e

attribuendogli una coesione nulla. I parametri geotecnici ricavati da quest’analisi

all’equilibrio limite sono c=0 Kg/mq e φ=24.7°. Se ne deduce, per valori di angolo

d’attrito superiori, una situazione molto più favorevole. Pertanto l’attribuzione di un

φ=38° appare più che cautelativa. Inoltre, se a ciò si aggiunge che, sia nella situazione

attuale ma soprattutto nella situazione di progetto, la scarpa sarà protetta da un

rivestimento di massi naturali che resistono col loro peso all'azione del moto ondoso e

al mutuo scivolamento, si può supporre che tale rivestimento possa assicurare un angolo

di attrito anche maggiore, sulla base della resistenza intrinseca della stessa massicciata.

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4 Caratterizzazione sismica dell’area

Per la caratterizzazione sismica del suolo, si è proceduto analizzando in primis i

dati derivanti dalle prospezioni sismiche, che mostrano valori di velocità delle onde di

taglio Vs30 superiori a 2000m/s, il che vorrebbe dire attribuire una categoria di suolo di

fondazione A (Vs30 > 800 m/s).

Tuttavia, i dati sono probabilmente stati influenzati dalla presenza di miscela

cementizia nei primi metri, risalente ai tempi di costruzione del molo; pertanto, si ritiene

che, procedendo per similitudine stratigrafica e litologica (depositi di terreni a grana

grossa mediamente addensati o terreni a grana fine mediamente consistenti), si possa

cautelativamente attribuire al sito in esame una categoria di suolo di fondazione C cui

corrisponde un fattore di amplificazione litologica pari ad un valore variabile tra 1.25 e

1.50 a seconda dello stato limite ultimo considerato. Il coefficiente di amplificazione

corrisponde ad un pendio con inclinazione > 15° (T2) ed è pari a 1.2.

4.1 Morfologia costiera e problematiche connesse con l’azione del moto ondoso

Il Porto di Maratea è ubicato lungo un tratto di costa caratterizzato da tratti

scoscesi di rocce a picco sul mare, di altezza variabile e intervallati da insenature di

varia forma e dimensione in cui sono sviluppate spiagge sabbiose e ciottolose.

L’andamento generale della costa è frastagliato, con ripetuta alternanza di promontori e

insenature.

In generale, i fattori che governano l’evoluzione morfogenetica della costa sono

la natura litologica e le strutture tettoniche e stratigrafiche delle rocce che affiorano

lungo la linea di battigia, l’altezza della costa relativamente al livello del mare,

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l’andamento batimetrico dei fondali in corrispondenza della costa, l’orientazione della

linea di costa rispetto alle direzioni prevalenti del moto ondoso e dei venti

predominanti, il regime meteo marino locale.

In particolare, nell’area in esame, gli affioramenti sub-verticali delle rocce, da

considerarsi come vere e proprie falesie, subiscono la continua azione del moto ondoso

che, operando un’azione di scalzamento al piede, provoca crolli che determinano il

progressivo arretramento delle stesse.

Questa fenomenologia è più consistente e si esplica con maggior rapidità in

corrispondenza di rocce meno competenti (depositi detritici a grado di cementazione

basso o nullo) piuttosto che nei tratti di affioramento delle rocce lapidee e in genere più

competenti. In questo secondo caso, l’azione erosiva è meno uniforme, produce locali

aperture nel fronte roccioso e genera piccole grotte le quali sono preludio a fenomeni di

crollo delle volte rocciose soprastanti, anche se con modalità e tempistica differenti dal

primo caso.

L’attenzione nel corso dei sopralluoghi è stata, in maggior dettaglio, indirizzata

nei confronti del molo di sottoflutto (molo Nord). La diga, in questo sito, è composta da

un rilevato di materiale a grana grossa, sul quale poggia una struttura in c.a.

rappresentata da un piano di banchina e un muro paraonde di altezza circa di 6.00 m. Il

molo, verso il mare aperto è protetto per uno sviluppo lineare pari a circa 50 metri da

una mantellata realizzata con i lavori del I stralcio e costituita da massi naturali del peso

maggiore di 13,30 tonnellate.

Il muro paraonde, nel corso del I Stralcio funzionale e per una lunghezza di circa

10,00 ml, è stato demolito e ricostruito. A parere dello scrivente, lo stato dei luoghi è

stato decisamente migliorato laddove sono stati eseguiti gli interventi del I Stralcio,

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perché hanno consentito il ripristino di un accettabile livello di sicurezza per

l’infrastruttura in previsione dei futuri eventi meteo climatici. La massicciata artificiale

di protezione del molo, laddove ancora non si è intervenuti, necessita di ripristino,

potenziamento e risagomatura con ampliamento verso il mare aperto della mantellata

mediante la ricollocazione dei massi artificiali presenti e rifioritura con elementi naturali

dal peso maggiore di 13,30 tonnellate fino al gomito del molo nord. Sarà opportuno

realizzare i lavori del II Stralcio con le stesse modalità e gli stessi materiali del I Stralcio

funzionale, essendone un'ideale prosecuzione. Il miglioramento della protezione

limiterà gli effetti negativi del moto ondoso in corrispondenza di eventi normali ed

eccezionali, riducendo di molto la possibilità di scalzamento al piede della massicciata e

problemi di stabilità connessi a tale fenomeno.

Infine, si precisa e raccomanda che gli interventi da eseguirsi dovranno esser tali

da non alterare l’equilibrio statico e funzionale dei luoghi, in quanto si procederà in

modo da ripristinare e dove possibile migliorare lo stato di fatto, introducendo

condizioni di sicurezza superiori alle attuali.

Fig. 3 – Foto del porto di Maratea con massicciata già realizzata con il I° stralcio funzionale (in verde) e localizzazione area di intervento da realizzarsi con il II° stralcio (in rosso).

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5 Verifiche della stabilità

Trattandosi di un intervento del tutto similare a quello eseguito nel I Stralcio, si è

fatto ricorso alle stesse ipotesi progettuali del suddetto. Pertanto, si è modellata la

struttura con il muro paraonde e la mantellata a ricoprire il rilevato. I parametri del

rilevato sono definiti in base alle considerazioni fatte per la caratterizzazione

geotecnica, mentre per la massicciata si fa riferimento all’ipotesi progettuale su cui

furono basati i lavori del I Stralcio, in specie per le caratteristiche di resistenza al taglio;

il materiale da mettere in posa dovrà attenersi alle caratteristiche minime ipotizzate.

Sono state effettuate analisi di stabilità globale per l’insieme rilevato-

rivestimento, allo scopo di supportare analiticamente ogni altra valutazione sulla

stabilità stessa. Le verifiche, eseguite lungo superfici circolari, secondo la nuova

normativa sismica (analisi allo stato limite ultimo SLO, Approccio 1- Combinazione 2),

hanno mostrato valori del fattore si sicurezza superiori a 1,1, assunto come fattore

minimo in base a tale normativa.

Sono state allegate le relazioni di calcolo della back analisys e della verifica con

il metodo che ha fornito il Fs minimo (Metodo di Fellenius Fs=1.17), oltre alle

rappresentazioni grafiche di tutte le verifiche eseguite.

Non sono state eseguite altre tipologie di verifica in quanto l’intervento a farsi

non è un’opera di sostegno del versante, ma di ripristino e miglioramento di una

struttura che ha funzione esclusiva di protezione dal moto ondoso.

Pare superfluo sottolineare che la protezione dal moto ondoso aiuterà a prevenire

fenomeni di scalzamento al piede, e di conseguenza situazioni di potenziale instabilità.

In tal senso, l’opera contribuirà indirettamente alla stabilità globale del sito.

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6 Conclusioni

In conclusione, si può quindi fornire un giudizio favorevole sulla fattibilità

dell’opera raccomandando la verifica, in sede di lavori, della sussistenza delle ipotesi e

valutazioni fornite in sede di progettazione.

L’intervento, pertanto, andrà eseguito attenendosi alle ipotesi minime di calcolo

e verifica, minimizzando l’impatto sullo stato dei luoghi oltre a ripristinare e dove

possibile migliorare il livello di protezione del sito. Si dovranno porre in essere, anche

in corso d’opera, tutte le strategie necessarie per non alterare le situazioni morfologiche

preesistenti e la generale sicurezza, per garantire la stabilità globale dei luoghi e

l’efficacia dell’intervento progettato.

Potenza , 20 aprile 2016