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Acquedotto Lucano Progettazione S.r.l. Sede legale ed amministrativa: Via Grippo – 85100 Potenza Tel. 0971.3921 (8 linee r.a.) - fax 0971.392243 - e-mail: [email protected] FINANZIAMENTO Fondo per lo Sviluppo e la Coesione - Delibera CIPE n. 60/2012 - D.G.R. n° 889/2012 “Piano Nazionale per il Sud” REGIONE BASILICATA COMUNE DI PISTICCI PROVINCIA DI MATERA REALIZZAZIONE DEL DEPURATORE CITTADINO E DEL RELATIVO SISTEMA DI COLLETTAMENTO CODICE PROGETTO CB1002 TITOLO ELABORATO Relazione illustrativa, Corografia, Quadro Economico ed Elenco Elaborati LIVELLO DI PROGETTAZIONE Esecutivo Definitivo Preliminare DIRETTORE TECNICO Ing. E. Gerardo MAROTTA PROGETTISTI Ing. Gaetano PACIFICO Ing. Raffaele CAFARELLI Ing. Vincenzo PAPANDREA Ing. Giuseppe VERRASTRO SUPPORTO ALLA PROGETTAZIONE Geom. Pasquale BRUCOLI Geom. Michele PASSARELLA GEOLOGIA Dott. Geol. Antonio DEL GIUDICE COMMITTENTE Acquedotto Lucano S.p.A. Via P.Grippo - 85100 Potenza tel. 0971.392.111 - fax 0971.392.600 www.acquedottolucano.it RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Ing. Raffaele PELLETTIERI COD. 1 DATA APRILE 2014 SCALA GRAFICA - FILE: REV. DATA

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Acquedotto Lucano Progettazione S.r.l. Sede legale ed amministrativa: Via Grippo – 85100 Potenza Tel. 0971.3921 (8 linee r.a.) - fax 0971.392243 - e-mail: [email protected]

FINANZIAMENTO

Fondo per lo Sviluppo e la Coesione - Delibera CIPE n. 60/2012 - D.G.R. n° 889/2012

“Piano Nazionale per il Sud”

REGIONE BASILICATA

COMUNE DI PISTICCI PROVINCIA DI MATERA

REALIZZAZIONE DEL DEPURATORE

CITTADINO E DEL RELATIVO SISTEMA DI COLLETTAMENTO

CODICE PROGETTO CB1002

TITOLO ELABORATO

Relazione illustrativa, Corografia, Quadro Economico ed Elenco Elaborati

LIVELLO DI PROGETTAZIONE

Esecutivo

Definitivo

Preliminare

DIRETTORE TECNICO Ing. E. Gerardo MAROTTA

PROGETTISTI

Ing. Gaetano PACIFICO

Ing. Raffaele CAFARELLI

Ing. Vincenzo PAPANDREA

Ing. Giuseppe VERRASTRO SUPPORTO ALLA PROGETTAZIONE

Geom. Pasquale BRUCOLI

Geom. Michele PASSARELLA GEOLOGIA

Dott. Geol. Antonio DEL GIUDICE

COMMITTENTE

Acquedotto Lucano S.p.A. Via P.Grippo - 85100 Potenza

tel. 0971.392.111 - fax 0971.392.600 www.acquedottolucano.it

RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO

Ing. Raffaele PELLETTIERI

COD.

1 DATA

APRILE 2014

SCALA GRAFICA

- FILE:

REV. DATA

Acquedotto Lucano Progettazione S.r.l. Sede legale ed amministrativa: Via Grippo – 85100 Potenza

Tel. 0971.3921 (8 linee r.a.) - fax 0971.392243 - e-mail: [email protected]

1. PREMESSA

La presente relazione tecnica e illustrativa descrive l’intervento di “Realizzazione del depuratore

cittadino e del relativo sistema di collettamento di Pisticci” (MT), inserito nell’elenco degli interventi

previsti dall’Accordo di programma Quadro “Potenziamento dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque

reflue urbane relativi ad agglomerati soggetti a procedure di infrazione comunitaria in maniera ambientale”

nell’ambito del Piano Nazionale per il Sud - Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, finanziato con Delibera

CIPE n. 60/2012 del 30.04.2012.

La Regione Basilicata ha individuato soggetto attuatore l’Acquedotto Lucano S.p.A. gestore del

Servizio idrico e per il quale Acquedotto Lucano Progettazione S.r.l. cura la redazione del progetto ai sensi

del D. Lgs. n°163/2006 e s.m.i..

Mediante tale finanziamento sarà progettato e successivamente costruito l’impianto di trattamento

dei reflui a servizio del centro abitato di Pisticci, la cui attuale mancanza rappresenta una delle maggiori

criticità del sistema depurativo a servizio degli abitati della Basilicata. L’intervento sarà completato da una

serie di nuovi sollevamenti fognari che realizzeranno il convogliamento verso il collettore principale di

adduzione al depuratore anch’esso da realizzare.

Il sistema consentirà il trattamento della portata giornaliera di refluo che, attualmente, senza alcun

trattamento vengono ad oggi scaricati lungo i versanti dei Fiumi Basento e Cavone intorno ai quali sorge il

Centro abitato di Pisticci.

In tal modo l’intervento sarà risolutivo per il Precontenzioso (EU-Pilot) relativamente agli art. 3

(collettamento) e 4 della direttiva 99/271/CEE (sistemi di depurazione).

Al momento dell’avvio del Sistema Idrico Integrato della Regione Basilicata e, dunque, con il

passaggio in gestione delle relative opere ad Acquedotto Lucano, la situazione dell’intero territorio del

Comune di Pisticci risultava ancora più critica in quanto la sola zona Marina (loc. San Basilio) risultava

provvista di un efficiente sistema di collettamento mentre gli impianti a servizio delle popolose frazioni di

Marconia, Tinchi e Centro Agricolo (nelle quali risiede oltre la meta dell’intera popolazione cittadina)

risultavano assolutamente inadeguati per vetustà e capacità di trattamento.

Per risolvere detta problematica, nell’ambito di un precedente finanziamento dell’Accordo di

Programma Quadro “Tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche” sottoscritto a Roma il

30.12.2002 tra regione Basilicata e Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, è stato individuato e finanziato

un apposito intervento, i cui lavori, in fase di esecuzione, consentiranno una volta ultimati di collettare i

reflui prodotti da dette Frazioni verso l’impianto sito in loc. San Basilio con la contestuale dismissioni dei

depuratori esistenti nelle frazioni.

Per quanto attiene al centro invece, è stata effettuata un’analisi dettagliata dell’attuale sistema di

raccolta e smaltimento dei reflui e delle soluzioni progettuali idonee a risolvere le deficienze esistenti. Dallo

studio è emersa anzitutto l’impraticabilità, a causa degli elevati costi connessi alla distanza della forte

instabilità idrogeologica dei terreni calanchivi da attraversare, dell’ipotesi di collettamento dei reflui

all’impianto “Val Basento” di proprietà del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Matera

oppure all’impianto di San Basilio.

Pertanto è stata predisposta un’ipotesi alternativa che prevede la realizzazione di un nuovo impianto

di depurazione a servizio dell’abitato in località Madonna delle Grazie.

Con l’intervento in oggetto si completerà l’opera di adeguamento e ammodernamento del sistema

fognario e del sistema di trattamento dei reflui riguardante l’intero territorio del Comune di Pisticci.

2. STATO DI FATTO

L’originario sistema fognario a servizio del centro abitato di Pisticci, realizzato negli anni ’50-’60,

convogliava esclusivamente i liquami domestici. A partire dagli anni ’70 la rete è stata oggetto di diversi

interventi da parte sia dell’EAAP sia del Genio Civile anche a causa di una frana che interessò il rione

“Croci”. Il sistema di smaltimento, diventato nel corso degli anni unitario, in seguito ad altri sostanziali

interventi effettuati tra il 1980 e il 1990 ha assunto l’attuale configurazione plano-altimetrica.

L’abitato è tuttora sprovvisto di un impianto di trattamento ed i reflui vengono scaricati, mediante

una serie di canali aperti, in alcuni fossi tra i versanti calanchivi alimentando ed acuendo una generale

situazione di dissesto idrogeologico. Per la particolare conformazione morfologica dell’abitato, tali canali

sono localizzati sia nella zona settentrionale sia in quella meridionale degradando rispettivamente verso i

fiumi Basento e Cavone. I canali emissari, realizzati in cls a sezione trapezia nella parte apicale e confluenti

in tubi ARMCO nella parte medio-bassa, sono caratterizzati da fortissime pendenze, inoltre, in alcuni punti,

per la presenza di frane, il deflusso superficiale scompare per poi riaffiorare alcune centinaia di metri più a

valle.

3. RICHIAMI DI NORMATIVA E VINCOLI SOVRATERRITORIALI

3.1. Richiami di normativa Le opere in oggetto saranno eseguite in conformità alle Leggi e Norme vigenti in Italia con tutti i

relativi aggiornamenti in vigore alla data di esecuzione dei lavori.

A titolo esemplificativo e non limitativo vengono indicate:

1) Lavori pubblici

1.1) D. Lgs. 12.04.2006 n.163

Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture

1.2) D.P.R. 05.10.2010 n.207

Regolamento di esecuzione ed attuazione del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, recante «Codice dei

contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e

2004/18/CE».

2) Sicurezza sul lavoro

Sicurezza e salute per cantiere a terra

2.1) D. Lgs. 09.04.2008 n.81

Tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

3) Tutela delle acque dall'inquinamento

3.1) D. Lgs. 03.04.2006 n.152

Norme in materia ambientale

3.2) P.R.T.A. Piano Regionale di Tutela delle Acque – (art. 121 del D. Lgs. N. 152/2006)

Norme tecniche di attuazione

4) Difesa del suolo ed assetto del territorio

4.1) Legge 18.05.1989 n.183

Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo

Si fa presente che il Comune di Pisticci è inserito nel Bacino Regionale unico della Basilicata e pertanto

sottoposto al Progetto di Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico (P.A.I.).

4.2) Legge Regione Basilicata 17.02.1993 n.9

5) Risorse idriche

5.1) Legge 04.02.1963 n.129

Piano Regolatore Generale degli Acquedotti…

e variante Regione Basilicata approvata con delibera di G.R. 1241/94

5.2) D.P.C.M. 04.03.1996

Disposizioni in materia di risorse idriche

5.3) Legge 05.01.1994 n.36 (Legge Galli)

Disposizioni in materia di risorse idriche

5.4) Legge Regione Basilicata 23.12.1996 n. 63

Direttive per l’attuazione del servizio idrico integrato

Si fa presente che il Comune di Pisticci è inserito, ai sensi della 3.4), nell’Ambito Territoriale Ottimale

Unico della Regione Basilicata.

6) Materiali e impianti

6.1) Circolare Ministero LL. PP. 07.01.1974 n. 11633

Norme tecniche relative alle tubazioni

6.2) D.M. 12.12.1985

Istruzioni per la progettazione delle fognature e degli impianti di trattamento delle acque di rifiuto

3.2. Vincoli territoriali

Regime dei vincoli e acquisizione dei relativi pareri

Il precedente stadio progettuale, relativo alla fase definitiva, dovrà essere sottoposto alla

approvazione di tutti gli enti interessati in sede di Conferenza di Servizi.

Risulta in corso la procedura di gara per l’affidamento delle necessarie indagini geognostiche i cui

risultati saranno necessari ad individuare le soluzioni tecniche per l’attraversamento delle aree caratterizzate

da rischio idrogeologico nonché al calcolo delle opere in c.a.

Pertanto, prima di procedere alla validazione del progetto esecutivo e conseguentemente all’appalto

dei lavori, occorre acquisire il parere dei seguenti Enti:

• AdB Basilicata

• Amministrazione Comunale di Pisticci (MT)

• Regione Basilicata - UFFICIO URBANISTICA

• Regione Basilicata - UFFICIO TUTELA DEL PAESAGGIO

• Regione Basilicata - UFFICIO COMPATIBILITA' AMBIENTALE

• Regione Basilicata - UFFICIO FORESTE E TUTELA DEL TERRITORIO

• Regione Basilicata - UFFICIO CICLO DELL' ACQUA

• Regione Basilicata - UFFICIO GEOLOGICO E ATTIVITA' ESTRATTIVE

• SOPRINTENDENZA PER I BENI AMBIENTALI E ARCHITETTONICI

• SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DELLA BASILICATA

Rapporti con le indicazioni delle Norme di salvaguardia dell’Autorità di Bacino della Basilicata

Dall’esame delle planimetrie su foto relative al tenimento di Pisticci, costituenti parti integranti delle

Norme di Salvaguardia, si evidenzia, che il sito di lavoro e’ caratterizzato da rischio idrogeologico.

Relativamente agli interventi ricadenti in aree classificate a rischio idrogeologico ai sensi delle

Norme di attuazione del Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico (P.A.I.) agg. 2012, si

specifica quanto segue.

Per gli interventi riguardanti rifacimenti di condotte esistenti, è lecito ritenere che gli stessi si

configurano come manutenzione straordinaria ai sensi del D.P.R. n. 380/2001 e, pertanto, trattabili secondo

quanto previsto dai relativi articoli del P.A.I..

Per la realizzazione di nuove reti, si farà riferimento, invece, a quanto stabilito dall’art. 22 dello

stesso Piano. Per questi ultimi, è opportuno sottolineare che criteri di valutazione tecnico economico (utilizzo

di tracciati stradali esistenti, più brevi ed evitanti terreni in proprietà privata, che garantiscono anche una

manutenzione più efficiente ed efficace) hanno escluso alternative di progetto che permettessero di evitare

zone classificate a rischio.

In ogni caso, valgono le seguenti considerazioni di carattere generale.

La realizzazione di tali infrastrutture riveste una primaria ed effettiva esigenza di pubblico interesse.

Esse saranno realizzate quasi esclusivamente su sede stradale, e nel caso di sostituzione di condotte esistenti

non più efficienti con nuove tubazioni, conservano l’ubicazione originaria.

Indubbiamente, la sostituzione non costituisce elemento pregiudizievole all’attenuazione o

all’eliminazione definitiva delle specifiche cause di rischio esistenti sul territorio oggetto di intervento: la

dismissione di condotte fatiscenti caratterizzate da notevoli perdite e relative infiltrazioni nel terreno non può

che configurarsi come migliorativa in termini di sicurezza.

In tali situazioni sarà posta maggiore attenzione sulla scelta di materiali tecnologicamente

all’avanguardia, tali da fornire maggiori garanzie in termini di tenuta idraulica e di durabilità dell’opera

realizzata.

4. LE PRINCIPALI SCELTE DI PROGETTO

4.1. Finalità progettuali

L’ipotesi di progetto prevede la realizzazione di un impianto di trattamento reflui in località “Madonna delle

Grazie”, la realizzazione di un collettore fognario che recapiti i reflui all’impianto di trattamento e

l’adeguamento funzionale della rete fognaria esistente.

Dall’impossibilità di convogliare a gravità la totalità dei reflui in un unico punto di raccolta a valle del quale

ubicare l’impianto depurativo scaturisce l’esigenza della realizzazione di alcune stazioni di sollevamento

opportunamente dislocate nel centro abitato.

L’intervento in progetto prevede dunque:

1) Adeguamento funzionale della rete fognaria esistente.

2) Realizzazione del collettore fognario all’impianto di trattamento;

3) Realizzazione di un impianto di trattamento reflui in località “Madonna delle Grazie”

4.2. Adeguamento funzionale della rete fognaria esistente

In ragione della natura dei luoghi ed in particolare delle caratteristiche geologiche, morfologiche e

meccaniche dei terreni nei dintorni del centro abitato nonché delle superfici necessarie, condizioni idonee per

l’ubicazione dell’impianto di trattamento sono state individuate in località “Madonna delle Grazie”. Pertanto,

l’adeguamento funzionale della rete esistente consiste nella realizzazione di un sistema integrato di stazioni

di sollevamento e condotte prementi tali da convogliare in prossimità della strada comunale Madonna delle

Grazie i reflui raccolti dal sistema di drenaggio urbano. Da tale località muoverà il tronco fognante principale

che colletterà le acque da trattare all’impianto di depurazione.

La proposta progettuale utilizza parte dello schema infrastrutturale del citato intervento dell’EAAP degli anni

’80 e prevede la realizzazione e/o adeguamento di cinque stazioni di sollevamento: Villa, Cammarelle,

Pagnotta, La Salsa, Nuova Camarda, e 4 tronchi fognari ubicati in Via Paisiello, Via Cammarelle, Strada

comunale per il rione “Dirupo”, Via Magenta.

La stazione di sollevamento denominata “Villa”, in quanto localizzata a valle della Villa Comunale nella

parte sud-orientale del centro abitato, raccoglierà le acque rivenienti dal rione “Matina” e dall’impianto di

sollevamento “Nuova Camarda” attraverso il collettore principale di Via Vespucci.

I reflui mediante una condotta premente, che segue la strada comunale verso il rione “Dirupo”, saranno

rilanciati verso il rione “Croci” dove, presso l’incrocio con Via Paisiello, sarà realizzato il pozzetto di

disconnessione. In tale pozzetto saranno convogliate anche le acque rivenienti dal rione “San Giovanni”, in

quanto in Via Paisiello è prevista la realizzazione di un nuovo tronco fognario.

L’impianto “Nuova Camarda” raccoglierà le acque reflue che attualmente confluiscono in un emissario

esistente. Grazie alla realizzazione di una condotta premente i liquami saranno convogliati nell’esistente

cunicolo di Via Vespucci.

Presso la stazione di sollevamento “Cammarelle”, ubicata nella omonima località sul versante settentrionale

dell’abitato, le acque rivenienti dalla parte nord-occidentale saranno sollevate fino a Piazza Plebiscito

utilizzando una condotta premente. Dal pozzetto di disconnessione localizzato nei pressi di Corso Regina

Margherita, tali acque discenderanno a gravità verso il rione “Dirupo” attraverso Via Risorgimento.

Sarà altresì realizzato un impianto di sollevamento in località “Pagnotta”, in prossimità dell’area su cui

sarebbe dovuto sorgere un impianto di trattamento reflui, secondo un progetto redatto, ma mai completato,

dall’EAAP.

Mediante l’installazione di una condotta premente che seguirà Via Meridionale, le acque provenienti da

Corso Regina Margherita, da Via Risorgimento e da parte del rione “Dirupo”, sollevate presso l’impianto

Pagnotta, saranno collettate su Via Magenta sulla quale sarà realizzato un pozzetto di disconnessione. Nel

medesimo pozzetto saranno convogliate anche le acque sollevate presso piazzale “La Salsa”. Da tale

pozzetto prenderà inizio un tronco collettore che procederà per l’incrocio con la strada comunale “Madonna

delle Grazie”.

In totale saranno realizzate nuove condotte per una lunghezza complessiva di circa 3.540 m.

4.3. Collettore fognario all’impianto di trattamento

Si prevede la realizzazione di un collettore fognario per una lunghezza complessiva di circa 1200 m. Tale

collettore, muovendo dalla strada comunale per il rione “Dirupo” e proseguendo sulla via Madonna delle

Grazie, recapiterà le acque reflue sollevate presso le varie stazioni di sollevamento ubicate nel centro abitato

all’impianto di trattamento in progetto.

4.4. Impianto di trattamento dei reflui

In località Madonna delle Grazie si prevede la realizzazione di un impianto del tipo a fanghi attivi

con una potenzialità di 7.000 ab. eq. (equivalente ad una capacità di trattamento di una portata giornaliera di

refluo superiore ai 2.500 mc), con una doppia linea di trattamento che, oltre a prevedere i sistemi di

pretrattamento e le stazioni primarie e secondarie, sarà dotata di un sistema di affinamento (denitrificazione e

defosfatazione) e di ulteriore filtrazione. La linea fanghi sarà dotata di stazioni di stabilizzazione aerobica,

ispessimento fanghi e di disidratazione meccanica. Sarà prevista, infine, una stazione per il trattamento dei

reflui trasportati su gomma. Lo schema depurativo scelto sarà quello cosiddetto semplificato poiché

dall’analisi costi benefici non risulta essere conveniente l’inserimento di una stazione di sedimentazione

primaria.

Segue una breve tabella indicante alcuni datisignificatividell’impianto.

 • Comune:           Pisticci • Provincia:          Mt • Località:          Madonna delle Grazie • Tipologia Impianto:       Fanghi Attivi • Schema:           Classico ‐ Semplificato 

• Ossidazione:         Prolungata • Fc :             0,09      [kg BOD5 /m

3 × d] • Abitanti Equivalenti :      7.000      AE • ε = Coeff. di efflusso:       0,8 • Dotazione idrica:        325       l/ab d • Fognatura Mista :         Si • Area Sensibile:         No • Scarico:           In corpo idrico • Ca :            5      [kg SS/m3] • CS :            12      [kg SS/m3] • Temperatura:        15      °C • Coeff. di punta:         20 x 7.000‐0,2  

  

SCHEMA A BLOCCHI DELL’IMPIANTO PROPOSTO

CALCOLO DEI VOLUMI NECESSARI

LINEA ACQUE

• Denitrificazione

Volume necessario: 185 mc

Numero: 2

Altezza: 4,5 ml

Lunghezza: 4,0 ml

Larghezza: 7,0 ml

• Ossidazione

Volume necessario: 933 mc

Numero: 2

Altezza: 4,5 ml

Lunghezza: 15,0 ml

Larghezza: 7,0 ml

• Sedimentazione finale

Numero: 2

Diametro: 11,0 ml

Altezza al centro: 2,3 ml

Altezza in periferia: 2,7 ml

• Disinfezione

Setti: 3

Lunghezza: 13,0 ml

Larghezza: 0,7 ml

Altezza: 1,5 ml

Fondo per lo Sv i luppo e la Coes ione - De l ibera CIPE n . 60/2012 - D.G.R. n° 889/2012

“Piano Naz ionale per i l Sud” Comune di PISTICCI - Real i z zaz ione de l depuratore c i t tadino e de l re la t i vo s i s tema d i col l e t tamento

RELAZIONE TECNICO-ILLUSTRATIVA

A C Q U E D O T T O L U C A N O P R O G E T T A Z I O N E S . R . L . V I A P A S Q U A L E G R I P P O – 8 5 1 0 0 P O T E N Z A - T E L . 0 9 7 1 / 3 9 2 1 1 1 - F A X 0 9 7 1 / 3 9 2 2 4 3

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LINEA FANGHI

• Digestore Aerobico

Volume necessario: 477 mc

Numero: 2

Altezza: 4,5 ml

Lunghezza: 7,0 ml

Larghezza: 8,0 ml

• Postispessitore

Numero: 1

Superficie necessaria: 336 mq

Diametro: 5,5 ml

Altezza al centro: 3,8 ml

Altezza in periferia: 4,3 ml

La linea fanghi si completa con:

• Stazione di disidratazione meccanica

• Letti di essiccamento

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“Piano Naz ionale per i l Sud” Comune di PISTICCI - Real i z zaz ione de l depuratore c i t tadino e de l re la t i vo s i s tema d i col l e t tamento

RELAZIONE TECNICO-ILLUSTRATIVA

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5. QUADRO ECONOMICO

A – Lavori 1) Lavori a misura € 4.000.000,00 2) Lavori a corpo 3) lavori in economia IMPORTO LAVORI A BASE DI GARA (1+2+3) € 4.000.000,00 4) Oneri della sicurezza non soggetti a ribasso € 120.000,00 Totale lavori da appaltare (1+2+3+4) € 4.120.000,00 B - Somme a disposizione della stazione appaltante

1) Lavori in economia, previsti in progetto ed esclusi dall'appalto € 100.000,00 2) allacciamenti ai pubblici servizi € 90.000,00 3) Imprevisti € 287.000,00 4) Acquisizioni di aree o immobili e pertinenti indirizzi 5) Espropriazione di aree o immobili e pertinenti indirizzi € 150.000,00 6) Accantonamento di cui all'art. 133, commi 3 e 4 del codice appalti € 82.000,00 7) Spese per pubblicità e, ove previsto, per opere artistiche € 2.000,00 8) Spese di cui agli artt. 90 e 92, comma 7bis, del codice appalti 9) Spese connesse alla attuazione e gestione dell'appalto, di cui:

a) rilievi, accertamenti ed indagini, comprese le eventuali prove di laboratorio per materiali, di cui all'art. 16, comma 1, punto 11 del DPR 207/10

b) Spese tecniche relative alla progettazione, alle necessarie attività preliminari, ai coordinamenti per la sicurezza in fase di progettazione, alle conferenze di servizi, alla direzione dei lavori ed al coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione, alla assistenza giornaliera e contabilità, liquidazione e assistenza ai collaudi

c) Importo relativo all'incentivo di cui all'art. 92, comma 5, del codice appalti nella misura corrispondente alle prestazioni che dovranno essere svolte dal personale dipendente

d) Spese per attività tecnico-amministrative connesse alla progettazione, di supporto al responsabile del procedimento, di verifica e di validazione

e) Eventuali spese per commissioni giudicatrici f) Verifiche tecniche previste dal capitolato speciale d'appalto, incluse le spese per le verifiche

ordinate dal direttore dei lavori di cui all'art.148, comma 4, del DPR 207/2010 g) Spese per collaudi (collaudo tecnico-amministrativo, collaudo statico ed altri eventuali collaudi

specialistici) h) IVA sulle spese connesse alla attuazione e gestione dell'appalto

Totale spese connesse alla attuazione e gestione del contratto (a+b+c+d+e+f+g+h) € 659.200,00 10) IVA sui lavori € 412.000,00 11) IVA sulle altre voci a disposizione della stazione appaltante € 97.800,00 12) Eventuali altre imposte e contributi dovuti per legge Totale somme a disposizione (somma da 1 a 12) € 1.880.000,00 C) Beni/forniture funzionali alla realizzazione dell'opera COSTO COMPLESSIVO PROGETTO (A+B+C) € 6.000.000,00

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col le t tamento RELAZIONE TECNICO-ILLUSTRATIVA

A C Q U E D O T T O L U C A N O P R O G E T T A Z I O N E S . R . L . V I A P A S Q U A L E G R I P P O – 8 5 1 0 0 P O T E N Z A - T E L . 0 9 7 1 / 3 9 2 1 1 1 - F A X 0 9 7 1 / 3 9 2 2 4 3

14/14

INDICE 1.  PREMESSA ..........................................................................................................1 

2.  STATO DI FATTO ...............................................................................................3 

3.  RICHIAMI DI NORMATIVA E VINCOLI SOVRATERRITORIALI ..............4 

3.1.  Richiami di normativa .............................................................................................. 4 

3.2.  Vincoli territoriali .................................................................................................... 5 

4.  LE PRINCIPALI SCELTE DI PROGETTO .......................................................7 

4.1.  Finalità progettuali ................................................................................................... 7 

4.2.  Adeguamento funzionale della rete fognaria esistente ............................................. 7 

4.3.  Collettore fognario all’impianto di trattamento ....................................................... 8 

4.4.  Impianto di trattamento dei reflui ............................................................................ 8 

5.  QUADRO ECONOMICO ...................................................................................13 

APPENDICE

RIUTILIZZO DI ACQUE REFLUE CON SCHEMI OTTIMIZZATI PER LA FERTI-IRRIGAZIONE

DESCRIZIONE SEMPLIFICATA DEI PRINCIPI GENERALI E DEL SISTEMA DI TRATTAMENTO

. Aspetti generali e concetto

Le acque reflue urbane contengono un mix di elementi potenzialmente utili ma che se immessi in maniera massiccia ed incontrollata nell’ambiente ne provocano gravi alterazioni. Tra queste sono di gran lunga prevalenti sostanze non propriamente pericolose o biotossiche la cui origine è da ricercarsi nello scarico di residui alimentari e prodotti del metabolismo umano. Sostanza organica, azoto e fosforo non sono contenute in nessun elenco tossicologico ma sono normalmente additati tra le sostanze più pericolose per l’ambiente. La loro pericolosità è legata all’accelerazione che determinano nei cicli biochimici dei corpi idrici ricettori. La deossigenazione delle acque e la crescita di biomassa vegetale (eutrofizzazione) sono gli aspetti più evidenti dell’inquinamento dovuto a sostanze organiche azoto e fosforo.

Apporti di sostanza organica nell’adriatico (T. Tesi et al. / Marine Geology 337 - 2013)

Attualmente la rimozione di tali sostanze avviene per via biologica o chimica trasferendo le

stesse dalla fase liquida disciolta alla fase solida sottoforma di fanghi di risulta. Mediamente per depurare un refluo urbano agli standard previsti dalla normativa si producono fino a 50-70 grammi di sostanza secca per abitante per giorno corrispondenti a 20-25 kg/AB*anno come sostanza secca e fino a 100 kg/AB*anno come fanghi umidi.

Questa grande quantità di fanghi, equivalente ad oltre 6 milioni di tonnellate all’anno in Italia, pone non pochi problemi di smaltimento. L’opzione più diffusa è la discarica controllata ma la stessa è anche quella più costosa ed ambientalmente impattante. Sempre più di frequente si cerca di

avviare i fanghi di depurazione al riuso come ammentanti agricoli direttamente o attraverso previo compostaggio; il suolo diventa quindi il ricettore terminale degli elementi inquinanti originariamente contenuti nelle acque reflue.

Notevoli economie e riduzione degli impatti ambientali si avrebbero apportando gli elementi fertilizzanti direttamente attraverso le acque reflue realizzando in questo modo contestualmente la fertilizzazione e l’irrigazione dei suoli. Vantaggi e problematiche

Attualmente praticamente tutte le pratiche agricole prevedono l’impiego di fertilizzanti chimici; azoto e fosforo soprattutto. L’intensa concimazione chimica ha comportato un graduale impoverimento della componente carboniosa che in alcune aree ha assunto i caratteri di una vera e propria desertificazione dei suoli. In 5000 m3 di acque reflue (quantitativo mediamente utilizzato nella frutticoltura mediterranea) sono contenuti circa 3000 kg di sostanza organica 250 kg di azoto e 60 kg di fosforo. Il recupero del 50% di tali sostanze equivale, in termini economici, ad un valore superiore ai correnti canoni irrigui. Per contro lo smaltimento dei fanghi prodotti dalla stessa quantità di acque depurate (circa 5 ton) può arrivare a costare oltre 500-700€.

In Italia l’uso potabile assorbe circa il 20% dei consumi idrici complessivi (agricoltura 60%, industria 20%). Nelle regioni meridionali mediterranee si hanno i seguenti consumi per uso potabile: Basilicata 60Mm3, Calabria 180Mm3, Puglia 400Mm3, Campania 600Mm3, Sicilia 500Mm3, Sardegna 160Mm3.

Ammettendo un recupero del 25-30% di tale dotazione idrica si avrebbero a disposizione oltre 500Mm3 di acque dolci. Per ogni 10 Mm3 di acque disponibili si possono irrigare, con sistemi a basso consumo, circa 2500ha di superficie (4000m3/ha). Sufficienti, ad esempio, ad alimentare una mini filiera di produzione e trasformazione energetica della biomassa. Problematiche operative Il rischio sanitario.

Gli studi internazionali confermano che il rischio per gli agricoltori utilizzatori di acque reflue trattate è molto basso e comunque inferiore a quello a cui sono normalmente esposti gli operatori degli impianti di depurazione. Il problema sanitario si sposta quindi sui consumatori delle colture irrigate. È evidente che le biomasse si collocano a livelli bassissimi di rischio e l’unico problema risiede nel delimitare in maniera rigida le aree irrigate precludendo l’utilizzo sulle colture sensibili quali gli ortaggi.

RISK LEVEL TYPE OF CROP

High Vegetables to be eaten raw Fruit grown near the ground Gardens and parks

Medium Vegetables to be eaten cooked Fruits harvested in the irrigation period

Low Forage consumed after drying Crop seeds (maize, soybean)

Very Low Fiber crops (cotton, hemp) Energy crops

In ogni caso le acque addotte alle colture devono subire un trattamento di disinfezione che,

per effetto dell’alto contenuto di sostanze ossidabili, non può essere un forte ossidante come

l’ipoclorito, il biossido di cloro o l’ozono. Buoni risultati si sono ottenuti con l’utilizzo di disinfettanti non ossidativi quali l’acido peracetico o con agenti fisici quali i raggi UV. Lo schema impiantistico

Lo schema impiantistico proposto è una evoluzione del sistema a fanghi attivi con pre-denitrificazione.

Le unità di trattamento rimangono sostanzialmente invariate nella disposizione e nella funzione primaria. Il nouvo schema di trattamento si realizza esclusivamente per mezzo di circuiti agiuntivi e partitori di portata. Il circuito aggiuntivo principale è una condotta che preleva i liquam dall’uscita dell’unità di predenitrificazione e li invia direttamente alla decantazione secondaria. Nello schema di principio questo decantatore secondario è dedicato alla sola produzione di acque per l’uso urriguo ma nella realtà lo stesso decantatore può assovere anche alla funzione di chiarificazione delle acque derivanti dal flusso in uscita dall’ossidazione; in questo caso però il flusso congiunto di acque chiarificate non rispetterà i limiti per lo scarico in acque superficiali e deve essere interamente utilizzato per l’irrigazione.

Il flusso in uscita dalla denitrificazione è caratterizzato da un rilevante contenuto di azoto in forma ammoniacale e di sostanza organica. La sostanza organica però ha perso la sua componente rapidamente biodegradabile (potenzialmente dannosa per i terreni agricoli) utilizzata dai batteri denitrificanti.

Lo schema di trattamento si può arricchire anche di un ingresso direttamente in ossidazione

mentre i decantatori finali possono essere unificati in una sola unità come mostrato nello schema seguente.

Le prestazioni attese

La simulazione modellistica condotta con i software ASM1 e ASM2, considerando differenti cinetiche di degradazione per le componenti rapidamente e lentamente biodegradabile del BOD,

forniscono i risultati riportati nelle figure seguenti in termini di sostanza organica ed azoto totale rilasciati dall’impianto nella configurazione a sedimentatore secondario unico.

Agendo sulle percentuali di suddivisione del flusso alimentato tra l’unità anossica e quella

aerobica e regolando lo “spillamento” diretto dall’unità di predenitrificazione, si può ottenere un effluente con contenuti variabili di sostanza organica (lentamente biodegradabile) ed azoto totale. Quest’ultimo avrà contenuti variabili di ammoniaca e nitrati in funzione delle diverse regolazioni.

Risulta realistico assumerne che l’impianto possa funzionare in condizioni stabili assicurando le prestazioni indicate nel prospetto seguente ottenibili con opportune regolazioni dei flussaggi.

Parametro Ingresso (g/m3) Uscita g/m3)

BOD5 (componente 60 10

100%  internal recirculation

0% internal recirculation

rapidamente degradabile)

BOD5 (componente lentamente degradabile)

200 110

NH4-N 50 15

NO3-N 0 10

P, tot 12 9

Gli aspetti agronomici

Tutte le specie agricole coltivate con metodi intensivi e con integrazione idrica estiva (irrigazione), prevedono un bilancio negativo dei nutrienti (micro e macro nutrienti) e della sostanza organica. Ne deriva che i terreni subiscono un graduale impoverimento di tali sostanze con un rapido calo delle produttività. Il mantenimento degli elevati livelli di produttività dei terreni può essere perseguito solo con regolari concimazioni integrative per il reintegro dei livelli ottimali di nutrienti nel terreno. In generale Azoto, Fosforo e Potassio vengono sono disponibili come fertilizzanti mentre la sostanza organica può essere reintegrata son substrati ammendanti come torba, letame, compost o fanghi di depurazione. La disponibilità di fertilizzanti è certa, anche se a prezzi rapidamente crescenti negli ultimi anni, mentre le frazioni organiche sono assolutamente insufficienti per i fabbisogni dei terreni agricoli sfruttati intensamente. Si pensi che l’intero quantitativo di compost prodotto annualmente in Italia potrebbe essere sufficiente a reintegrare la perdita di carbonio organico da meno del 5% dei terreni coltivati della Regione Basilicata.

Per un apporto irriguo di 4000 m3/ettaro*anno si possono apportare ai terreni i quantitativi di sostanze riportati lella tabella seguente.

Elemento Concentrazione (g/m3)

Apporto per ettaro per 4000 m3 (kg)

Organic matter 120 480

Nitric nitrogen 10 40

Ammonia Nitrogen 15 60

Phosphorus 9 36

Potassium 20 80

Calcium 80 320

Magnesium 15 60

Boron 0,5 2

Tali quantitativi vanno a ridurre in pari misura gli apporti esterni della concimazione

convenzionale. Venendo apportati gradualmente con l’irrigazione i quantitativi di fertilizzanti dosati con le acque reflue sono utilizzati direttamente dalle piante riducendo in tal modo le perdite verso la falda tipico delle concimazioni chimiche fatte in dose annuale unica.

Per quanto attiene all’aspetto irriguo l’area ionica lucana è caratterizzata da precipitazioni inferiori agli 800 mm/anno. Ne risulta un fabbisogno irriguo, nei mesi da aprile ad ottobre di circa 4000 m3/ha*anno.

ETP Precipitazione Deficit idrico Apporto irriguo

Gennaio 50 130 80

Febbraio 60 120 60

Marzo 80 90 10

Aprile 150 60 -90 90

Maggio 450 60 -390 390

Giugno 800 20 -780 780

Luglio 1000 10 -990 990

Agosto 900 30 -870 870

Settembre 600 50 -550 550

Ottobre 250 60 -190 190

Novembre 70 70 0

Dicembre 50 100 50

Totale annuo 4460 800 -3660 3860

‐250

‐200

‐150

‐100

‐50

0

50

100

150

200

250

Gennaio

Febbraio

Marzo

Aprile

Maggio

Giugno

Luglio

Agosto

Settembre

Ottobre

Novembre

Dicembre

ET0

Precipitazione

Deficit idricoteorico

Il fabbisogno irriguo è estremamente variabile nell’arco della stagione. Si va dai 50 mm di

maggio ai circa 200mm di luglio. Questo pone non pochi problemi per servire un comprensorio esclusivamente con la risorsa acqua reflua.

Gli scarichi urbani sono infatti a portata praticamente costante per cui, in mancanza di accumulo della risorsa idrica, l’estensione del comprensorio da irrigare è limitata dal bilancio nel mese di massimo fabbisogno.

Il fabbisogno giornaliero nel mese di luglio è pari a circa 60 m3/ha*giorno. Considerato che la quantità disponibile allo scarico di Pisticci è pari a circa 1800 m3/giorno, si potranno irrigare non più di 30 ettari. Evidentemente in questo modo si sfrutterebbe in modo non ottimale la risorsa acque reflue che verrebbe impiegata per non più del 25%. Alcune considerazione di tipo agronomico ed

idraulico possono essere fatte per incrementare il tasso di utilizzo della risorsa senza ricorrere a costosi e problematici bacini di accumulo.

In primo luogo, in funzione delle caratteristiche del suolo e della sua capacità di ritenzione idrica, si può sfruttare la capacità-serbatoio del suolo stesso accumulando acque con un eccesso di irrigazione nella stagione primaverile. In questo modo possono essere recuperati circa 1000 m3/ettaro di acque che altrimenti andrebbero scaricate. Di conseguenza potranno essere ridotti di una pari quantità gli apporti irrigui nel periodo di massima richiesta facendoli passare da circa 60 a circa 40 m3/ha*giorno. In questo modo il comprensorio irrigato sale a circa 45 ettari e l’utilizzo di acqua sale al 35% su base annuale (e circa il 75% nei soli mesi estivi).

In ulteriore miglioramento nel grado di utilizzo delle acque reflue si può ottenere integrando le stesse con una diversa fonte di approvvigionamento a disponibilità estiva (acque del consorzio di irrigazione, piccole sorgenti, pozzi). Assicurando solo 30 m3/giorno*ettaro con acque reflue si arriva ad un utilizzo delle stesse superiore al 50% su base annua e praticamente pari al 100% negli otto mesi irrigui. In questo modo si può ipotizzare un funzionamento dell’impianto estivo/invernale senza necessità di ulteriori regolazioni delle portate.

0

10,000

20,000

30,000

40,000

50,000

60,000

70,000

80,000

genn

aio

febbra

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rile

maggio

giugn

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agos

to

sette

mbre

ottob

re

nove

mbre

dicem

bre

mq/

mes

e

Scarico in corpo idrico Utilizzo irriguo refluo trattato

Utilizzo fonti diverse Utilizzo complessivo di acque

Fabbisogni irrigui ed integrazione delle fonti di approvvigionamento nell’ipotesi di

disponibilità di un quantitativo di reflui pari a 21 l/s al depuratore. Limitando il campo di applicazione a specie arboree resistenti a limitati periodi di stress idrico

si può operare una irrigazione a portata praticamente costante da marzo ad ottobre senza integrazione con fonti idriche diverse. È questo il caso ad esempio dell’olivo in campo alimentare o l’eucalipto nel campo delle biomasse. In questo caso si possono ridurre anche i quantitativi complessivi di acqua per ettaro non soddisfacendo la richiesta evapotraspirativa potenziale ma gestendo le colture in modalità semi-irrigua. Sperimentazioni condotte su oliveti maturi del comune di Ferrandina hanno dimostrato la fattibilità di conduzione di campi con circa 3000 m3/ettaro nell’arco della stagione irrigua con apporti giornalieri inferiori a 15 m3/ha*giorno. In questo modo con una disponibilità di 1800 m3/giorno si può condurre un’area irrigua di 120 ettari. Implicazioni sui costi di gestione del’impianto di trattamento

La rimozione di minori quantitativi di sostanze dal refluo si traduce in un contenimento dei costi di trattamento. Il risparmio più consistente è legato alla rimozione delle sostanze carboniose in termini di minore fornitura di ossigeno e minore produzione di fanghi di supero.

Assumendo in prima approssimazione pari a 1 kWh/kg BOD5 rimosso il fabbisogno energetico per l’ossidazione della sostanza organica (compresa stabilizzazione fanghi), un rilascio di 0.1 kg/m3 di sostanza organica (in eccesso rispetto ai limiti normativi) si traduce per un impianto da 1800 m3/d ed un recupero del 66% dell’acqua trattata in un risparmio energetico di 43.200 kWh/anno per circa 6000€ di costo. Un risparmio dello stesso ordine di grandezza può essere ottenuto dalla mancata nitrificazione.

In termini di minore produzione di fanghi, per la stessa minore rimozione di sostanza organica, si ha risparmio di oltre 200 ton/anno (di fanghi al 20-25% di secco). Lo smaltimento di tale quantitativo di fanghi costerebbe non meno di 24.000€.

La mancata rimozione del fosforo per tutto il periodo irriguo (oltre 5000 kg) comporta un risparmio di reagenti di circa 4000 kg come AL che se approvvigionato come Al2(SO4)3 , a prezzi di mercato equivale ad oltre 8.000€.

Ne consegue che in termini di minori rimozioni di inquinanti si può ottenere un’economia sui normali costi di trattamento delle acque reflue dell’ordine di 44.000€/anno equivalenti a circa 10c€/m3 di acqua avviata al riutilizzo agricolo.

Valenza ambientale del recupero delle acque reflue.

Le acque reflue urbane, pur depurate secondo le più severe norme comunitarie, rappresentano una delle principali fonti di inquinamento dei sistemi idrici a lento ricambio come i mari chiusi (es. adriatico). Si stima che solo gli scarichi di origine urbana italiani che affluiscono nell’adriatico apportano ogni anno circa:

500.000 ton di sostanza organica 80.000 ton di sostanze azotate 4.000 ton di fosforo.

Il concetto di bacino chiuso è, evidentemente, molto relativo. L’intero Mediterraneo soffre di un costante incremento dei carichi di sostanza organica e fertilizzanti oltre che di tutta una serie di micro-inquinanti. Questo enorme quantitativo di carbonio e fertilizzanti potrebbe essere visto in positivo se addotto a colture agricole e forestali piuttosto che scaricato a mare.

Numerose ricerche hanno dimostrato che per gli utilizzi agronomici nel campo no-food potrebbero utilizzate acque reflue a concentrazioni più che doppie rispetto a quanto richiesto dagli standard depurativi per lo scarico in acque superficiali. In questo modo si otterrebbero ulteriori vantaggi in termini di potenziale di “fertiirrigazione” senza compromettere la sicurezza per gli operatori e per l’ambiente.

Recupero di fertilizzanti. Se per quanto riguarda i nitrati e l’ammonio il problema si riduce ad un mero aspetto

energetico essendo questi prodotti sintetizzabili chimicamente, la stessa cosa non può dirsi per il fosforo che, al contrario, è una tipica materia a disponibilità (mondiale) limitata ed in rapido esaurimento. Numerosi studi hanno valutato che consumando fosfati allo stesso ritmo degli ultimi 30 anni le riserve mondiali saranno praticamente esaurite entro il 2040.

Stima della dinamica di esaurimento delle riserve mondiali di fosforo

L’effetto più immediato della scarsa disponibilità di fosfati è il costante aumento dei prezzi e l’utilizzo di materiali di minore qualità ed, in alcuni casi, contenenti alte concentrazioni di metalli pesanti ed elementi radioattivi.

Negli ultimi 25 anni, non considerando il picco di costo raggiunto nel 2008 per effetto della

crisi petrolifera, iil costo del fosfato è crescioto da circa 100 a circa 400/tonnellata. Altrettanto significativi sono gli incrementi di costo dell’urea che, seguendo una dinamica

parallela a quella del costo dell’energia, ha visto il suo presso crescere da circa 150 a circa 300 $/tonnelalta.

Emissione di gas serra Il ciclo di trattamento delle acque reflue ha un forte impatto in termini di emissione di gas

serra. Queste sono dovute a diversi fattori: − consumo di energia per il funzionamento delle unità elettromeccaniche degli impianti di

trattamento (principalmente pompe, compressori, centrifughe); − emissione di CO2 per effetto del metabolismo microbico aerobico alla base della

trasformazione di sostanza carboniosa organica in sostanze carboniose mineralizzate; − emissioni di CH4 dalla decomposizione anaerobica in discarica dei fanghi di risulta dalle

attività di trattamento. Le diverse aliquote di gas serra sono schematizzate nella figura seguente per la rimozione di

una quantità unitaria di sostanza organica.

Per un primo confronto si consideri che per il trattamento delle acque reflue prodotte da un

centro di 10.000 abitanti si arriva a rimuovere circa 230 tonnellate di sostanza organica in un anno che possono quindi comportare fino a 700 tonnellate di emissioni di CO2 equivalente.

Il bilancio di carbonio nel suolo

Il bilancio di carbonio organico nei suoli è un aspetto da sempre preso in considerazione in campo agronomico. Negli ultimi decenni a tale aspetto si sono aggiunte le implicazioni sull'effetto serra ed i cambiamenti climatici.

Sul pianeta Terra vi sono quattro grandi serbatoi di carbonio: acqua, aria, suolo e piante, sottosuolo. Ogni macro-serbatoio tenderebbe a portarsi in condizioni di equilibrio ed emetterebbe e riceverebbe anidride carbonica in ugual misura, cosicché‚ la concentrazione nell'atmosfera rimarrebbe costante per tempi relativamente lunghi (millenni). Alla naturale dinamica dei cicli del carbonio negli ultimi cento anni si è aggiunta la forzante antropica che ha comportato uno spostamento delle casse di carbonio verso il contenitore atmosfera che ha visto un incremento superiore al 15% in termini di CO2.

L'equilibrio è stato alterato principalmente a causa degli elevati consumi di combustibili fossili, ma anche dalla deforestazione e dalla coltivazione di vaste aree agricole con modalità intensive.

La cattura del carbonio da parte degli ecosistemi terrestri può essere definita come la rimozione netta di anidride carbonica dall'atmosfera e la sua collocazione in serbatoi dove al carbonio viene assicurata una lunga permanenza.

Il suolo contiene carbonio nelle seguenti forme: − biologicamente attiva (radici e microrganismi), − labile (lettiera), − recalcitrante organica (lignina e tannini), − recalcitrante inorganica (per lo più carbonato di calcio). Nel suolo coesistono in fase contemporanea due opposti processi: la cattura e la liberazione

del carbonio. La prima deriva dalla caduta a terra dei residui vegetali che comprendono sia i prodotti legati all'alternanza della stagioni sia i prodotti organici conseguenti la morte dei vegetali e degli animali. La liberazione del carbonio è invece dovuta alla respirazione della miriade di organismi di varie dimensioni che vivono nel suolo ed all'ossidazione della sostanza organica quando questa si trova esposta all'aria.

Condizioni favorevoli alla cattura del carbonio da parte del suolo sono: − aumento degli input di sostanza organica, − diminuzione del grado di decomposibilità della sostanza organica, − stoccaggio a maggior profondità… della sostanza organica, − formazione di complessi organo-minerali attraverso legami di chelazione, − protezione più efficiente del carbonio contenuto nel suolo attraverso formazione di

microaggregati. Le condizioni sopra elencate si possono ottenere passando da una conduzione “dissipativa” dei suoli agricoli ad una conservativa e, pertanto, sostenibile. Nelle tabelle seguenti sono riportati i bilanci della conduzione di un oliveto con il sistema convenzionale (CS) ed il sistema sostenibile alimentato da acque reflue urbane (SS)

Palese et Al. Environmental Science & Policy 01/2013

Palese et Al. Environmental Science & Policy 01/2013

Aspetto del campo sperimentale di Ferrandina all’inizio della fase di irrigazione con acque

reflue e dopo circa 10 anni.

L’effetto ambientale sui suoli dell’apporto di lungo termine di acque reflue La possibilità di apportare ai terreni significative quantità di inquinanti è certamente reale ma

molto variabile in funzione della tipologia delle acque utilizzate. Per acque provenienti da insediamenti privi di attività industriali significative numerose sperimentazioni hanno dimostrato che non vi sono problemi particolari. Una consistente attività è stata condotta in tal senso dall’università della Basilicata sul sito sperimentale di Ferrandina. Dopo 10 anni di applicazione di acque reflue gli incrementi dei principali elementi indice di contaminazione organica ed inorganica si sono dimostrati trascurabili e lontani dalle soglie di attenzione. Si riportano di seguito i risultati di una campagna di analisi comparata tra le parcelle irrigate e quelle di controllo del livello di alcuni inquinanti tipici delle acque reflue urbane.

Piede dell’albeto

ingombro albero

gocciolatoi

Tubazione distribuzione acque

Area bagnata

Circa 10 m

Circa 10 m

I parametri ricercati sono: − metalli pesanti − indicatori di contaminazione idrocarburi − indicatori di contaminazione da prodotti chimici (BTEX) Le determinazioni i carattere microbiologico sono state effettuate dal gruppo di ricerca di

agraria. In sintesi i dati significativi dell’apporto idrico protratto per sei anni può essere così sintetizzato:

− le acque sono state apportate in una ristretta area in corrispondenza del piede dell’albero interessato

− le dotazioni medie sono state di circa 3000 m3/ettaro concentrate in meno di un decimo della superficie irrigata

− gli apporti specifici sono stati periodo di sei anni pari a 18 m3/m2. − Schema dell’impianto arboreo nell’area di sperimentazione Procedura di Campionamento: Il campionamento del terreno in esame è stato effettuato secondo la procedura del D.M.

13 settembre 1999. La strumentazione utilizzata comprendeva una trivella a mano, vanga e contenitori in vetro della capacità di 1 Kg muniti di tappo a vite. La zona di campionamento è stata suddivisa in 3 aree :

la 1° e la 2° area situate nella zona irrigata tra loro a distanza di circa 100 m; la 3° area invece è stata scelta tra quelle non irrigate. Nella 1° e la 2° area sono stati individuati 3 punti di prelievo distanti circa 1 mt l’uno

dall’altro in ognuno dei quali sono stati effettuati 3 prelievi alle varie profondità ( da 0,0 a 0,3 m ; da 0,3 a 0,6 m ; da 0,6 a 1,0 m ). La 3° area è costituita da un unico punto nel quale sono stati effettuati i 3 prelievi alle stesse profondità dei punti irrigati. In totale si sono analizzati 21 camponi ciascuno dei quali è stato opportunamente trattato e onservato in quota parte. Le analisi sono state effettuate mediante l’utilizzo delle seguenti apparecchiature:

- Assorbimento Atomico Perkin-Elmer mod. AAnalyst400 (per la determinazione di piombo, rame, zinco, cadmio, nichel, cromo totale, boro);

- Gas cromatografo Perkin-Elmer mod. Clarus 500 (per la determinazione di BTEX, C<12, C>12);

- Spettrofotometro UV-VIS Perkin-Elmer mod. Lambda 25 (per la determinazione del cromo esavalente).

Per la preparazione dei campioni e la determinazione dei parametri è stata utilizzata la metodica IRSA-CNR Q 64.

Per nessun parametro tra quelli analizzati si sono riscontrati valori anomali o differenze significative tra le aree irrigate e non irrigate.

AREA 1

Sondaggio S1 (sotto il gocciolatore) Sondaggio S2 ( a 1 m da S1) Sondaggio S3 (a 1 m da S2)

U.M. (tra 0-0,3m)

(tra 0,3-0,6m)

(tra 0,6-1m)

(tra 0-0,3m)

(tra 0,3-0,6m)

(tra 0,6-1m)

(tra 0-0,3m)

(tra 0,3-0,6m)

(tra 0,6-1m)

Boro (Bo) mg/Kg 1,5 1,7 1,6 1,6 1,6 1,4 1,6 1,0 1,9

Cadmio (Cd) mg/Kg < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5

Cromo tot. (Cr) mg/Kg 8,9 8,7 8,4 7,1 6,9 6,7 7,3 7,4 6,9

Cromo esa.(Cr VI) mg/Kg < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1

Nichel (Ni) mg/Kg 15,8 14,7 13,0 15,0 12,6 14,1 12,5 11,0 10,8

Piombo (Pb) mg/Kg 11,4 10,6 9,3 10,5 10,0 10,2 9,1 10,1 9,7

Rame (Cu) mg/Kg 25,2 13,9 21,3 20,3 19,3 11,5 14,9 8,7 8,4

Zinco (Zn) mg/Kg 66,8 22,3 23,3 32,4 29,5 23,1 29,2 25,1 85,4

BTEX mg/Kg < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1

Idrocarburi (C<12) mg/Kg < 10 < 10 < 10 < 10 < 10 < 10 < 10 < 10 < 10

Idrocarburi (C>12) mg/Kg 60 40 40 60 60 40 20 40 40

AREA 2

Sondaggio S4 (sotto il gocciolatore) Sondaggio S5 ( a 1 m da S4) Sondaggio S6 (a 1 m da S5)

U.M. (tra 0-

0,3m) (tra 0,3-0,6m)

(tra 0,6-1m)

(tra 0-0,3m)

(tra 0,3-0,6m)

(tra 0,6-1m)

(tra 0-0,3m)

(tra 0,3-0,6m)

(tra 0,6-1m)

Boro (Bo) mg/Kg 1,4 1,4 1,5 1,4 1,4 1,4 1,6 1,2 1,7

Cadmio (Cd) mg/Kg < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5

Cromo tot. (Cr) mg/Kg 6,8 7,3 7,0 4,3 3,4 3,8 4,2 4,2 5,3

Cromo esa. (Cr VI) mg/Kg < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1

Nichel (Ni) mg/Kg 13,4 18,3 20,2 16,1 17,1 20,0 12,2 17,8 18,6

Piombo (Pb) mg/Kg 8,5 9,1 9,3 10,2 9,2 9,7 9,6 8,7 8,4

Rame (Cu) mg/Kg 9,7 8,8 11,0 11,6 10,8 12,0 11,3 10,2 9,1

Zinco (Zn) mg/Kg 62,6 54,9 48,3 29,8 26,6 34,6 35,0 27,1 46,3

BTEX mg/Kg < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1 < 1

Idrocarburi (C<12) mg/Kg < 10 < 10 < 10 < 10 < 10 < 10 < 10 < 10 < 10

Idrocarburi (C>12) mg/Kg 40 60 40 60 20 40 20 60 40

AREA 3

Sondaggio S7 (area non irrigata)

U.M. 05.025.19 (tra 0-0,3m)

05.025.20 (tra 0,3-0,6m)

05.025.21(tra 0,6-1m)

Boro (Bo) mg/Kg 1,5 1,5 1,0

Cadmio (Cd) mg/Kg < 0,5 < 0,5 < 0,5

Cromo tot. (Cr) mg/Kg 11,3 10,9 9,8

Cromo esavalente (Cr VI) mg/Kg < 1 < 1 < 1

Nichel (Ni) mg/Kg 12,8 14,7 10,8

Piombo (Pb) mg/Kg 8,5 7,9 7,9

Rame (Cu) mg/Kg 11,5 9,2 8,5

Zinco (Zn) mg/Kg 39,1 48,8 49,2

BTEX mg/Kg < 1 < 1 < 1

Idrocarburi leggeri (C<12) mg/Kg < 10 < 10 < 10

Idrocarburi pesanti (C>12) mg/Kg 40 20 20

Tabella. Efficienza della disinfezione con Acido per acetico (PAA) ed Ipoclorito di Sodio

Treated WW W.W.T.P.

scheme

Average content of fertilizing substances

(mg/l) Disinfection

Residual microbial contamination (MPN/100 ml)

COD Ntot Ptot Disinfectant mg/l Total Coliforms Streptococchi

Sheme n°1 Raw water

Grilling Grit removal

Flocculation Filtration Disinfection

400 50 10

PAA 5-15 100-105 10-102

NaOCl 5-25 100-105 10-102

Scheme n°2 Output by anoxic

reactor

Sedimentation Flocculation Filtration

Disinfection 250 35 8

PAA 2-10 10-103 0-10

NaOCl 5-10 10-103 1-10

Scheme n°3 Output by

secondary settler

Flocculation Filtration Disinfection 60 15 2

PAA 0.5-2.5 0-102 0

NaOCl 1-5 0-102 0

Considerazioni conclusive

Le sperimentazioni condotte in diversi paesi confermano la possibilità di poter utilizzare acque reflue per numerose applicazioni agronomiche ed agro-forestali prestando comunque attenzione alle caratteristiche delle acque e dell’ambiente in cui si opera.

Gli aspetti peculiari del territorio lucano e delle acque reflue disponibili sono stati approfonditamente valutati nella ricerca condotta presso l’impianto sperimentale di Ferrandina i cui risultati sono stati in più occasioni sottoposti alla comunità scientifica internazionale.

Al momento si ritiene quindi che vi siano sufficienti dati tecnico-scintifici per poter passare alla realizzazione di un impianto in scala dimostrativa per la produzione di acque sufficienti all’irrigazione di almeno 50-70 ettari.

A tal fine è indispensabile dotare un impianto di trattamento reale delle modifiche necessarie al funzionamento nelle condizioni estive (produzione di acque per l’irrigazione) ed invernali (scarico in acque superficiali. L’impianto in fase di progettazione a servizio dell’abitato di Pisticci risulta essere idoneo allo scopo per taglia, tipologia di acque disponibili e per localizzazione. In particolare si segnala la favorevole ubicazione per quota altimetrica, che permette l’adduzione per caduta delle acque ai terreni da irrigare, che per disponibilità di suoli attualmente coltivati in asciutto e con colture a basso reddito.