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INTRODUZIONE

AL

SEDEVACANTISMO TOTALE

a cura del

Centro Internazionale di

Sedevacantismo Totale

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Premessa

Questo libro è stato ideato e scritto per essere distribuito gratuitamente in formato PDF a chiunque ne faccia richiesta. La modalità è insolita, come insolito è l'argomento che viene trattato, ma il tema e i tempi sono gravi, soprattutto perché coinvolgono salvezza delle anime e, poiché la finalità del presente scritto è contribuire al bene eterno dell’anima di chi legge, viene distribuito gratuitamente per venire incontro alle difficoltà economiche di molti. Il libro è rivolto a tutte le anime di buona volontà, libere da pregiudizi e superbia spirituale, che sapranno accogliere con il giusto spirito i temi trattati. Gli obiettivi della lettura di questo libro, sono che il lettore sia

aiutato a 'vedere e sentire' i segni dei tempi, e che si prepari in

tempo, curando gli affari della propria anima, a partire dalla

confessione, e impostando la propria vita improntandola

maggiormente alle leggi di Dio.

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Sommario

- Introduzione: pag. 5.

- Capitolo 1 - l'indefettibilità della Chiesa: pag. 9.

- Capitolo 2 - Risposta ad obiezioni riguardanti gli argomenti del sedevacantismo totale: pag. 26.

obiezione 1: pag. 26. "L'eretico è tale solo se viene giudicato in un processo canonico?" ; obiezione 2: pag. 30. "L'eresia del 'papa materialiter".

obiezione 3: pag. 42. "Quanto può durare la Chiesa terrena senza un Papa?"

obiezione 4: pag. 46. "Le definizioni del Concilio Vaticano (1869-1870) e il sedevacantismo" ; obiezione 5: pag. 54. "Nessuno può giudicare la Santa Sede?"; obiezione 6: pag. 59. "La questione degli antipapi riguarda ogni cattolico"; obiezione 7: pag. 65. "Come è possibile che tutta la gerarchia segue degli antipapi?"; obiezione 8: pag. 68. “La Chiesa sulla terra e la gerarchia sono state e saranno sempre visibili sulla terra?”

obiezione 9: pag. 73. “Gli antipapi da Giovanni XXIII a Francesco hanno insegnato eresie manifeste?”; obiezione 10: pag. 81. “La perdita dell’ufficio ecclesiastico per eresia, avviene solo attraverso una dichiarazione?”.

- Capitolo 3 - La Chiesa Cattolica insegna che un eretico cesserebbe di essere Papa, e che egli non potrebbe essere un Papa validamente eletto: pag. 86.

- Capitolo 4 - Lista completa degli antipapi, nella storia della Chiesa: pag. 94.

- Capitolo 5 - Il Grande Scisma d’Occidente (1378-1417): pag. 98.

- Capitolo 6 - L’anticristo profetizzato dalla Bibbia, è un antipapa? : pag. 115.

- Capitolo 7 - L’orazione originale di Papa Leone XIII a San Michele – una profezia circa la futura apostasia a Roma: pag. 131.

- Capitolo 8 - Crisi e infiltrazioni nella Chiesa : pag. 147.

- Appendice: pag. 162. L’anticristo in Vaticano; l’Istruzione Permanente della massoneria.

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“Introduzione al Sedevacantismo Totale”

INTRODUZIONE

“Gesù rispose loro: «Badate che nessuno vi seduca. Perché molti verranno

nel mio nome e diranno: “Io sono il Cristo”, e sedurranno molti. Voi

sentirete parlare di guerre e rumori di guerre; badate di non turbarvi;

bisogna che questo avvenga, ma non sarà la fine. Si solleverà infatti

nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno pestilenze e

carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo non sarà che il

principio dei dolori. Allora vi getteranno in tribolazione e vi uccideranno,

e sarete odiati da tutte le genti per via del mio nome. E allora molti si

scandalizzeranno e si tradiranno a vicenda e si odieranno l'un l'altro. E

molti falsi profeti si leveranno e sedurranno molti. E per il moltiplicarsi

delle iniquità si raffredderà la carità di molti. Ma chi avrà perseverato

sino alla fine sarà salvo.

Perciò quando vedrete l'abominazione della desolazione, della quale ha

parlato il profeta Daniele, posta nel luogo santo -ponga mente il lettore-

allora quei che saranno in Giudea, fuggano ai monti; e chi sarà sulla

terrazza della casa non scenda a togliere quel che c'è in casa; e chi sarà

nel campo non torni indietro a prendere il mantello. (…) la tribolazione

allora sarà grande, quale non vi fu al principio del mondo fino a ora, né

sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma

quei giorni saranno abbreviati, per amor degli eletti. Allora se alcuno vi

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dirà: “Eccolo qui, il Cristo”; oppure: “Eccolo là”, non lo credete; perché

sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e prodigi da

sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco ve l'ho predetto.

Or subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna

non darà più la sua luce, e le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli

si commoveranno. E allora apparirà nel cielo il segno del Figliuol

dell'uomo e tutte le genti della terra piangeranno e vedranno il Figliuol

dell'uomo venire sulle nuvole del cielo, in gran potenza e gloria. E

manderà i suoi angeli con la tromba e con gran voce a radunare i suoi

eletti dai quattro vènti, da un'estremità all'altra dei cieli. Ascoltate ora un

paragone che prendo dal fico. Quando il suo ramo si fa tenero e mette le

foglie, voi dite che l'estate è vicina; così anche voi, quando vedrete tutte

queste cose, sappiate che Egli è alle porte.”

(Vangelo di san Matteo, capitolo 24)

Come accennato nel libro “Il tempo di Caino - Le rivelazioni profetiche”

(Alma Sapientiae), l’abominazione della desolazione nel luogo santo,

predetta da Gesù, e consistente nell’usurpazione del papato da parte di

schiavi di satana, è avvenuta nel 1958 con l’invalida elezione dello

scomunicato e apostata Roncalli (che prese il nome di Giovanni XXIII)

e con la creazione della controchiesa anticristica luciferiana (al servizio

della sinarchia mondialista massonica, devota a satana) nel 1965, al

termine dell’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano (1962-1965),

diretto e orchestrato dalla massoneria.

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In quest’opera comprendente vari libri, vengono spiegate la nascita e lo

sviluppo della controchiesa anticristica d’apostasia, al servizio di

lucifero, e condotta dagli antipapi massoni dal 1958 al tempo attuale.

Papa Vigilio, secondo concilio di Costantinopoli, 553:

“Il grande Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, secondo la parabola riferita

dai Vangeli (1), distribuisce i talenti secondo le capacità di ciascuno, ed

esige a suo tempo da essi il frutto proporzionato. Se, quindi, chi ha

ricevuto un talento e l'ha conservato senza alcuna perdita, per non averlo

trafficato e per non aver aumentato quanto aveva ricevuto, viene

condannato, come non sarà soggetto a più grave e terribile giudizio chi non

solo l'avrà trascurato, ma sarà stato causa di scandalo anche per gli altri?

E’ chiaro, infatti, a tutti i fedeli che quando si tratta della fede, non solo

l'empio è condannato, ma anche colui, che, potendo impedire l'empietà,

trascura la correzione degli altri.

E’ per questo che noi, a cui è stato affidato il compito di governare la

chiesa di Dio (2) temendo la maledizione minacciata a coloro che fanno con

negligenza le cose di Dio (3), facciamo di tutto per conservare puro il buon

seme della fede dalla zizzania dell'empietà, che viene seminata dal nemico

(4).”

1 Cfr. Mt 25, 14-30

2 Cfr. At 20, 28

3 Cfr. Ger 48, 10

4 Cfr. Mt 13, 36-43

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Lettera di san Paolo Apostolo ai Galati, capitolo 1:

“Mi meraviglio che così presto voi passiate, da quel Vangelo che v'ha

chiamato nella grazia di Cristo, ad uno diverso. Ma non esiste un altro

Vangelo; soltanto vi sono alcuni che vi disturbano, e vorrebbero

sovvertire il Vangelo di Cristo. Ma anche se noi stessi o un angelo del

Cielo venisse ad annunziarvi (un Vangelo) diverso da quello che

vi abbiamo annunziato noi, sia egli anàtema. Già l'abbiamo detto e

lo ripeto ora: se qualcuno evangelizza contro l'annunzio che avete

ricevuto, sia anàtema. Poiché ora ho io a conciliarmi gli uomini o Dio?

cerco forse di piacere agli uomini? se ancora cercassi piacere agli

uomini, non sarei servo di Cristo. Dovete sapere, o fratelli, che il

Vangelo da me predicato non è secondo l'uomo, e di fatto non l'ho mica

ricevuto da un uomo, né io ne fui ammaestrato, ma l'ho avuto per

rivelazione di Gesù Cristo.”

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CAPITOLO 1

L’indefettibilità della Chiesa.

La promessa di Gesù di rimanere sempre con la Sua Chiesa (Mt. 16), per cui le porte dell’inferno non sarebbero prevalse contro di essa, significa che la Chiesa Cattolica ci sarà sulla Terra, fino alla fine del mondo, anche se rimanesse un solo fedele sul pianeta: così ha sempre insegnato la dottrina della Chiesa. L’indefettibilità della Chiesa richiede quindi che almeno un fedele alla vera Chiesa Cattolica esista sulla Terra, e che un vero Papa non si sbagli mai nel suo insegnamento solenne riguardante la fede.

Ora, la controchiesa anticristica nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65, essendo scismatica e contraria alla vera Chiesa Cattolica, è guidata da falsi papi, da antipapi massoni e satanisti, che hanno trascinato nel loro inganno d’apostasia, milioni e milioni di anime ignare, come predetto dalla Sacra Scrittura e dalle profezie dei santi e dei Sommi Pontefici. Questi antipapi, essendo fuori dalla vera Chiesa Cattolica, in quanto scomunicati ipso facto dalle leggi immutabili della Chiesa (che scomunicano chiunque entra in massoneria, e chi segue le eresie fatta proprie dall’invalido conciliabolo Vaticano del 1962-65), non hanno nessuna autorità ecclesiale, e quindi la indefettibilità della vera Chiesa Cattolica non viene minimamente scalfita. Inoltre bisogna aggiungere che il Papa è un vicario di Cristo in Terra, ma che il vero Papa è sempre stato, è, e sarà sempre Gesù Cristo, in quanto fondatore e Capo della Chiesa.

È da precisare anche che la Chiesa è un ‘corpo mistico’ composto da tre ‘dimensioni’:

-la Chiesa trionfante, composta da Dio, la Beata Vergine Maria, i santi;

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-la Chiesa purgante, composta dalle anime del Purgatorio;

-la Chiesa militante, composta dalle anime dei battezzati che rimangono fedeli ai sacri dogmi della Chiesa.

Dalle rivelazioni di Anna Katharina Emmerick, 4 ottobre 1920:

“Quando vidi la Chiesa di San Pietro in rovina, e il modo in cui tanti

membri del clero erano essi stessi impegnati in quest’opera di

distruzione -nessuno di loro desiderava farlo apertamente davanti

agli altri-, ero talmente addolorata che chiamai Gesù con tutta la mia forza,

implorando la Sua misericordia. Allora vidi davanti a me lo Sposo Celeste ed

Egli mi parlò per lungo tempo...

Egli disse, fra le altre cose, che questo trasferimento della Chiesa da un luogo

ad un altro significava che essa sarebbe sembrata in completo declino. Ma

sarebbe risorta. Anche se rimanesse un solo cattolico, la Chiesa

vincerebbe di nuovo perché non si fonda sui consigli e

sull’intelligenza umani. Mi fece anche vedere che non era rimasto

quasi nessun cristiano, nell’antico significato della parola”.

L’indefettibilità della Chiesa, riguardo al Papa, non esclude l’eventualità che ci siano degli antipapi che si fingano papi, come è accaduto diverse volte nella storia della Chiesa, in modo che i veri fedeli cattolici rimasero pochissimi. Eventualità che è stata predetta dalla Sacra Scrittura e dai santi; disse sant’Atanasio: “Anche se i fedeli cattolici alla Tradizione venissero ridotti ad una manciata, essi sarebbero i componenti della vera Chiesa di Gesù Cristo”.

San Tommaso Aquino, “Introduzione alla Catena Aurea”, 1262: “La saggezza potrebbe riempire i cuori dei fedeli e porre in silenzio l’orripilante follia degli eretici, propriamente descritti come le porte dell’inferno.” Quindi se le “porte dell’inferno” di cui parla il Vangelo, sono gli eretici,

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allora tutto diviene più chiaro: perché gli eretici, cioè coloro che negano o distorcono una o più verità di fede, sono fuori dalla vera Chiesa Cattolica, e non fanno parte di essa; quindi nessun eretico potrà mai essere un vero Papa, perciò si comprende come Gesù disse “le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”. Le porte dell’inferno, gli eretici, non hanno potuto e non potranno mai avere la validità ecclesiale dei loro atti, anche se fossero infiltrati nascostamente nella gerarchia della vera Chiesa. Gli antipapi della controchiesa anticristica d’apostasia, nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65, ovviamente non hanno alcuna influenza sulla vera Chiesa di Cristo. L’unico grande danno che compiono è l’inganno dei fedeli, ignari della vera identità satanica degli antipapi della controchiesa.

Papa Innocenzo III, “Eius exemplo”, 18 aprile 1208: “Con il cuore noi crediamo e con la bocca noi confessiamo l’una Chiesa, non degli eretici, ma la Santa Romana, Cattolica ed Apostolica Chiesa, fuori dalla quale noi crediamo che nessuno è salvato.”

San Francesco Di Sales, XVII secolo, dottore della Chiesa, “La controversia Cattolica”, pag. 305-306: “Orbene, quando egli [il Papa] è esplicitamente un eretico, egli cade ipso facto dalla sua dignità, ed è al di fuori della Chiesa”.

La Chiesa ha sempre insegnato che gli eretici non sono mai membri della Chiesa, ma sono sempre fuori di essa.

Papa Leone XIII, “Satis cognitum”, 29/06/1896: “La pratica della Chiesa è sempre stata la stessa, come dimostrato dall’unanime insegnamento dei padri, i quali erano abituati a considerare al di fuori della comunione Cattolica, ed estraneo alla Chiesa chiunque recedesse nel minimo grado, da punto di morale alcuno proposto dal suo Magistero autorevole.”

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Inoltre, dire che aderire a tale dogma Cattolico, è compiere una privata interpretazione, è una eresia, condannata proprio dal Papa San Pio X nel ‘Sillabo’ degli errori contro i modernisti.

Papa San Pio X, “Lamentabile”, “Gli errori dei modernisti”, 03/07/1907: “I dogmi professati dalla Chiesa come rivelati, non sono verità cadute dal Cielo, bensì una sorta di interpretazione di fatti religiosi, i quali la razza umana mediante un impegno laborioso, si è preparata. Condannata.”

Papa San Pio X, “Lamentabile”, “Gli errori dei modernisti”, 03/07/1907: “I dogmi, i Sacramenti, la gerarchia, sia per quanto concerne la nozione e la realtà, sono niente fuorché interpretazioni e l’evoluzione dell’intelligenza Cristiana, le quali hanno aumentato e perfezionato il piccolo germe latente presente nel Vangelo. Condannata.”

Si noti che l’idea per cui i dogmi sono interpretazioni è condannata. Nel Decreto sul Sacramento dell’Ordine, il Concilio di Trento dichiarò solennemente che i canoni dogmatici sono ad uso di tutti i fedeli.

Papa Pio IV, Concilio di Trento, Sessione 13, Capitolo 4: “Questi sono i temi i quali, in generale, è sembrato giusto al sacro concilio insegnare ai fedeli di Cristo circa il Sacramento dell’Ordine. Si è, tuttavia, risolto a condannare il contrario in canoni definiti ed appropriati nella seguente maniera, cosicché tutti, utilizzando la regola della Fede, con l’assistenza di Cristo, siano in grado di riconoscere più facilmente la verità Cattolica nel mezzo delle tenebre di così tanti errori.”

La parola canone, “kanon” in greco, significa regolo, o bastone misuratore, uno strumento atto a determinare, a governare, a misurare. Il Concilio di Trento dichiarò infallibilmente che i suoi canoni sarebbero stati delle regole per tutti, cosicché ognuno, utilizzando tali regole di Fede, avrebbe riconosciuto e difeso la verità nel mezzo delle

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tenebre. Tale dichiarazione molto importante spazza via l’asserzione di coloro che affermano che l’utilizzo dei dogmi per dimostrare delle argomentazioni è una interpretazione privata.

Papa Gregorio XVI, “Mirari vos”, 15/08/1832: “…nulla delle cose stabilite dovrebbe essere diminuito, nulla cambiato, nulla aggiunto, esse debbono bensì essere preservate sia in espressione che in significato.”

Pio XII, “Mystici Corporis”:

“Gesù Cristo, come vuole che le singole membra siano simili a Lui, così anche il Corpo della Chiesa. Ciò certamente avviene quando essa, seguendo le vestigia del Suo Fondatore, insegna, governa e immola il divin sacrificio. Essa inoltre, quando abbraccia i consigli evangelici, riproduce in sé la povertà, l’ubbidienza, la verginità del Redentore. Essa, per molteplici e varie istituzioni di cui si orna come di gemme, fa vedere in certo modo Cristo che contempla sul monte, che predica ai popoli, che guarisce gli ammalati e i feriti, che richiama sulla buona via i peccatori, che fa del bene a tutti. Nessuna meraviglia dunque se la Chiesa, finché rimane su questa terra, debba subire ad imitazione di Cristo persecuzioni, sofferenze e dolori.

Inoltre Cristo deve ritenersi Capo della Chiesa, perché, eccellendo nella pienezza e nella perfezione dei doni soprannaturali, il Suo Corpo mistico attinge dalla Sua pienezza. Infatti (osservano molti Padri), come il capo del nostro corpo mortale gode di tutti i sensi, mentre le altre parti del nostro composto usufruiscono soltanto del tatto, così le virtù, i doni, i carismi, che sono nella società cristiana, risplendono tutti in modo perfettissimo nel suo Capo Cristo. "In Lui piacque (al Padre) che abitasse ogni

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pienezza" (Col. I, 19). Lo adornano quei doni soprannaturali che accompagnano l’unione ipostatica, giacché lo Spirito Santo abita in Lui con tale pienezza di grazia da non potersene concepire maggiore. A lui è stato conferito "ogni potere sopra ogni carne" (cfr. Joan. XVII, 2); copiosissimi sono in Lui "tutti i tesori della sapienza e della scienza" (Col. II, 3). E anche la visione beatifica vige in Lui talmente, che sia per ambito sia per chiarezza, supera del tutto la conoscenza beatifica di tutti i Santi del cielo. E infine, Egli è talmente ripieno di grazia e di verità, che della sua inesausta pienezza noi tutti riceviamo (cfr. Joan. I, 14-16).

Queste parole poi del discepolo prediletto di Gesù, Ci muovono a trattare dell’ultima ragione per cui siamo in modo particolare costretti ad asserire che Gesù Cristo è il Capo del suo Corpo mistico. Come i nervi si diffondono dal capo in tutte le membra del nostro corpo, e dànno loro facoltà di sentire e di muoversi, così il nostro Salvatore infonde nella Sua Chiesa la Sua forza e virtù, onde avviene che le cose divine siano dai fedeli più chiaramente conosciute e più avidamente desiderate. Da Lui scaturisce nel Corpo della Chiesa tutta la luce con cui i credenti sono illuminati da Dio, e tutta la grazia con cui divengono santi come è santo Egli stesso.

Cristo illumina tutta la sua Chiesa, come dimostrano quasi innumerevoli luoghi della Sacra Scrittura e dei Santi Padri. "Nessuno ha veduto mai Dio: il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, ce l’ha fatto conoscere" (cfr. Joan. I, 18). Venendo da Dio in qualità di Maestro (cfr. Joan. III, 2) per rendere testimonianza alla verità (cfr. Joan. XVIII, 37), illuminò talmente con la Sua luce la primitiva Chiesa degli Apostoli, che il Principe degli Apostoli esclamò: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna" (cfr. Joan. VI, 68), dal cielo assistette gli Evangelisti in modo che essi scrissero, come membra di Cristo, quasi sotto la dettatura del Capo (cfr. August. De cons. evang., I, 35, 54; Migne, P. L., XXXIV, 1070). Egli tuttora è l’Autore della nostra Fede in questa terra d’esilio, come ne sarà il consumatore

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nella patria celeste (cfr. Hebr. XII, 2). Egli infonde nei fedeli il lume della Fede; Egli arricchisce divinamente i Pastori e i Dottori, e specialmente il suo Vicario in terra, dei doni soprannaturali della scienza, dell’intelletto e della sapienza affinché custodiscano fedelmente il tesoro della Fede, lo difendano strenuamente, e pienamente lo spieghino e diligentemente lo ravvivino; Egli infine, sebbene non visto, presiede e guida i Concili della Chiesa (cfr. Cyr. Alex., Ep. 55 de Symb; Migne, P. G., LXXVII, 293).

Cristo è causa prima ed efficiente della santità, giacché non vi può essere nessun atto salutare se non promani da Lui come da fonte suprema: "Senza di Me, Egli ha detto, voi non potete far nulla" (cfr. Joan. XV, 5). Se, per i peccati commessi, il nostro animo è mosso dal dolore e dalla penitenza, se con timore e speranza filiale ci rivolgiamo a Dio, è sempre la Sua forza che ci spinge. La grazia e la gloria nascono dalla inesausta pienezza. Il nostro Salvatore arricchisce di continuo tutte le membra del Suo Corpo mistico e specialmente le più eminenti, con i doni del consiglio, della fortezza, del timore e della pietà, affinché tutto il Corpo aumenti sempre di più nella santità e nella integrità della vita. E quando dalla Chiesa vengono amministrati con rito esteriore i Sacramenti, è Lui che produce l’effetto interiore (cfr. S. Thom. III, q. 64, a. 3). È Lui che nutrendo i redenti con la propria Carne e con il proprio Sangue, seda i moti concitati e turbolenti dell’animo. È Lui che aumenta la grazia e prepara alle anime e ai corpi il conseguimento della gloria.

E questi tesori della divina bontà, li partecipa alle membra del Suo Corpo mistico, non solo perché li impetra dall’eterno Padre quale Vittima eucaristica sulla terra e quale Vittima glorificata nel cielo, col pregare per noi e mostrare le Sue piaghe, ma ancora perché Egli stesso sceglie, determina e distribuisce a ciascuno le grazie "secondo la misura del dono di Cristo" (Eph. VI, 7). Ne segue che dal divin Redentore, come da fonte principale, "tutto il corpo ben composto e connesso per l’utile concatenazione delle

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articolazioni efficacemente, nella misura di ciascuna delle sue parti, compie il suo sviluppo per la edificazione di se stesso" (Eph. IV, 16; Col. II, 19).”

(…)

In realtà, tra i membri della Chiesa bisogna annoverare esclusivamente quelli che ricevettero il lavacro della rigenerazione, e professando la vera Fede, né da se stessi disgraziatamente si separarono dalla compagine di questo Corpo, né per gravissime colpe commesse ne furono separati dalla legittima autorità. "Poiché — dice l’Apostolo — in un solo spirito tutti noi siamo stati battezzati per essere un solo corpo, o giudei o gentili, o servi, o liberi" (I Cor. XII, 13). Come dunque nel vero ceto dei fedeli si ha un sol Corpo, un solo Spirito, un solo Signore e un solo Battesimo, così non si può avere che una sola Fede (cfr. Eph. IV, 5), sicché chi abbia ricusato di ascoltare la Chiesa, deve, secondo l’ordine di Dio, ritenersi come eretico e pubblicano (cfr. Matth. XVIII, 17). Perciò quelli che son tra loro divisi per ragioni di fede o di governo, non possono vivere nell’unita di tale Corpo e per conseguenza neppure nel suo divino Spirito.

(…)

Cominciando a esporre brevemente in che modo Cristo fondò il suo Corpo sociale, Ci sovviene questa sentenza del Nostro Predecessore Leone XIII di f. m.: "La Chiesa, che già concepita, era nata dallo stesso costato del secondo Adamo dormente in Croce, si presentò per la prima volta agli uomini in maniera luminosa quel giorno solennissimo della Pentecoste" (Enc. "Divinum illud").

Infatti il divin Redentore iniziò la costruzione del mistico tempio della Chiesa, quando predicando espose i suoi precetti; lo ultimò, quando crocefisso, fu glorificato; lo manifestò e promulgò, quando mandò in modo visibile lo Spirito paraclito sui discepoli.

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Mentre infatti sosteneva l’ufficio di predicatore, eleggeva gli Apostoli e li mandava come Egli stesso era stato mandato dal Padre (Joan. XVII, 18), cioè come dottori, rettori, creatori della santità nel ceto dei credenti, indicava il loro Principe e suo Vicario in terra (cfr. Matth. XVI, 18-19); manifestava loro tutte quelle cose che aveva ascoltato dal Padre (Joan. XV, 15, coll. XVII, 8 et 14); designava anche il Battesimo (cfr. Joan. III, 5), con il quale coloro che avrebbero creduto sarebbero stati inseriti nel Corpo della Chiesa; e finalmente, giunto al termine della vita, istituiva durante l’ultima Cena il mirabile sacrificio e mirabile sacramento dell’Eucaristia.

Che poi egli avesse completato la Sua opera sul patibolo della Croce, lo attesta una serie ininterrotta di testimonianze dei Santi Padri, i quali osservano che la Chiesa nacque sulla Croce dal fianco del Salvatore a guisa di una nuova Eva, madre di tutti i viventi (cfr. Gen. III, 20). Dice il grande Ambrogio, trattando del costato trafitto di Cristo: "Ed ora è edificato, ed ora è formato, ed ora... è figurato, ed ora è creato... Ora la casa spirituale si erge in sacerdozio santo" (Ambros. In Luc., 11, 87; Migne, P. L., XV, 1585). Chi religiosamente approfondirà questa veneranda dottrina, senza difficoltà potrà vedere le ragioni sulle quali essa si fonda.

Anzitutto, con la morte del Redentore, successe il Nuovo Testamento alla Vecchia Legge; allora la Legge di Cristo, insieme con i suoi misteri, leggi, istituzioni e sacri riti, fu sancita per tutto il mondo nel sangue di Gesù Cristo. Infatti, mentre il divin Salvatore predicava in un piccolo territorio, non essendo stato inviato se non alle pecorelle della casa d’Israele ch’erano perite (cfr. Matth. XV, 24), avevano contemporaneamente valore la Legge e il Vangelo (cfr. S. Thom., I-II, q. 103, a. 3 ad 2); sul patibolo della Sua morte poi Gesù pose fine alla Legge (cfr. Eph. II, 15) e con i suoi decreti, affisse alla Croce il chirografo del Vecchio Testamento (cfr. Col. II, 14), costituendo nel sangue, sparso per tutto il genere umano, il Nuovo Testamento (cfr. Matth. XXVI, 28; I Cor. XI, 25). "Allora — dice San

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Leone Magno, parlando della Croce del Signore — avvenne un passaggio così evidente dalla Legge al Vangelo, dalla Sinagoga alla Chiesa, dalla molteplicità dei sacrifizi ad una sola ostia, che, quando il Signore rese lo spirito, quel mistico velo che con la sua interposizione nascondeva i penetrali del tempio e il santo segreto, si scisse con improvvisa violenza da capo a fondo" (Leo M., Serm., LXVIII, 3; Migne, P. L., LIV, 374).

Nella Croce dunque la Vecchia Legge morì, in modo da dover tra breve esser seppellita e divenir mortifera (cfr. Hier. et August. Epist., CXII, 14 et CXVI, 16; Migne, P. L.,XXII, 924 et 943; S. Thom. I-II, p. 103, a. 3 ad 2; ad. 4 ad 1; Concil. Flor., pro Jacob.: Mansi, XXX.7, 1738), per cedere il posto al Nuovo Testamento, di cui Cristo aveva eletto gli Apostoli come idonei ministri (cfr. II Cor. III, 6): e il nostro Salvatore, pur essendo stato già costituito Capo universale dell’umana famiglia fin dal seno della Vergine, esercita pienissimamente nella sua Chiesa l’ufficio di Capo appunto per la virtù della Croce. "Infatti — secondo la sentenza dell’angelico e comune Dottore — Egli meritò la potestà e il dominio sopra le genti per la vittoria della Croce" (cfr. S. Thom. III, q. 42, a. 1); per la medesima, aumentò immensamente per noi quel tesoro di grazia che ora, regnando nel cielo, elargisce senza alcuna interruzione alle Sue membra mortali; per il Sangue sparso sulla Croce fece sì che, rimosso l’ostacolo dell’ira divina, potessero scorrere dalle fonti del Salvatore per la salvezza degli uomini, e specialmente per i fedeli, tutti i doni celesti, soprattutto quelli spirituali, del Nuovo ed eterno Testamento; sull’albero della Croce finalmente si conquistò la Chiesa, cioè tutte le membra del suo mistico Corpo, poiché non si sarebbero unite a questo mistico Corpo col lavacro del Battesimo, se non per la virtù salutifera della Croce, nella quale già sarebbero appartenute alla pienissima giurisdizione di Cristo.

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Se con la Sua morte il nostro Salvatore, secondo il pieno ed integrale significato della parola, è diventato Capo della Chiesa, non altrimenti la Chiesa, per il Suo Sangue, si è arricchita di quella abbondantissima comunicazione dello Spirito, con la quale, in seguito all’elevazione e glorificazione del Figlio dell’uomo sul Suo patibolo del dolore, viene essa stessa divinamente illustrata. Allora infatti, come avverte Agostino (cfr. De pecc. orig., XXV, 29; Migne, P. L., XLIV, 400), squarciatosi il velo del tempio, avvenne che la rugiada dei carismi del Paraclito (discesa fino allora soltanto sul vello di Gedeone, cioè sul popolo d’Israele), essiccato ed abbandonato il vello, irrigasse tutta la terra, cioè la Chiesa Cattolica, la quale non sarebbe circoscritta da nessun termine di stirpe o di territorio. Come dunque, nel primo momento della incarnazione, il Figlio dell’Eterno Padre ornò con la pienezza dello Spirito Santo la natura umana che s’era sostanzialmente unita affinché fosse un adatto strumento della divinità nell’opera cruenta della Redenzione, così nell’ora della Sua morte preziosa volle la Sua Chiesa arricchita dei più abbondanti doni del Paraclito, affinché, nella distribuzione dei divini frutti della Redenzione, divenisse valido e perenne strumento del Verbo incarnato. Infatti, sia la missione giuridica della Chiesa, sia la potestà d’insegnare, di governare e di amministrare i Sacramenti, in tanto hanno forza e vigore soprannaturale per edificare il Corpo di Cristo, in quanto Gesù Cristo pendente dalla Croce aprì alla Sua Chiesa la fonte di quei doni divini, grazie ai quali essa non avrebbe mai potuto errare nell’insegnare agli uomini la sua dottrina, li avrebbe guidati salutarmente per mezzo di Pastori illuminati da Dio e li avrebbe colmati in abbondanza di grazie celesti.

Se poi consideriamo attentamente tutti questi misteri della Croce, non ci sono più oscure le parole con le quali l’Apostolo insegna agli Efesini che Cristo con il Suo Sangue fuse insieme i giudei e i gentili "annullando... nella Sua carne... la parete intermedia" con la quale i due popoli eran divisi; e che abolì l’Antica Legge "per formare in se stesso di due un solo uomo

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nuovo", cioè la Chiesa, ed entrambi li riconciliasse a Dio in un Corpo per mezzo della Croce (cfr. Eph. II,14-16).

E quella Chiesa che fondò col suo sangue, la fortificò nel giorno della Pentecoste con una peculiare virtù scesa dall’alto. Era asceso al cielo, dopo aver solennemente costituito nel suo ufficio colui che già aveva designato quale Suo Vicario: e sedendo alla destra del Padre, volle manifestare e promulgare la Sua Sposa, nella discesa visibile dello Spirito Santo, con il rumore di un vento veemente e con lingue di fuoco (cfr. Act. II,1-4). Infatti, come Egli stesso, nell’iniziare la Sua missione apostolica, fu manifestato dal Padre Suo per mezzo dello Spirito Santo che discese e rimase su di Lui in forma di colomba (cfr. Luc. 111, 22; Marc. 1, l0) così ugualmente quando gli Apostoli stanno per iniziare il sacro ministero della predicazione, Cristo Signore mandò dal cielo il Suo Spirito, il quale, toccandoli con lingue di fuoco, indicasse loro come un dito divino, la missione e il compito soprannaturale della Chiesa.

In secondo luogo, che il Corpo mistico della Chiesa si fregi del nome di Cristo, lo si rivendica dal fatto che in realtà egli da tutti debba essere per speciali ragioni ritenuto Capo della medesima.

"Egli stesso — dice l’Apostolo — è il Capo del Corpo della Chiesa" (Col. I, 18). Egli è il Capo dal quale tutto il Corpo, convenientemente organizzato, cresce ed aumenta nella propria edificazione (cfr. Eph. IV, l6 coll.; Col. II, 19).

Ci piace quindi trattarne brevemente per comune profitto. E dapprima, è evidente che il Figlio di Dio e della Beata Vergine deve chiamarsi Capo della Chiesa per uno specialissimo motivo di preminenza. Chi infatti è posto in luogo più alto di Cristo Dio, il quale, essendo Verbo dell’Eterno Padre, deve ritenersi "primogenito di ogni creatura"? (Col. 1, 15). Chi mai e situato in un vertice più alto di Cristo Dio, il quale, nato da una Vergine

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senza macchia, è vero e naturale Figlio di Dio e, per la prodigiosa e gloriosa resurrezione, è il "primogenito dei morti" (Col. I, 18; Apoc. I, 5), avendo trionfato della morte? Chi mai infine e stato collocato in sommità più eccelsa di colui che, come "unico mediatore di Dio e degli uomini", (I Tim. II, 5), congiunge in modo davvero ammirevole la terra col cielo; che, esaltato sulla Croce come su di un soglio di misericordia, attirò a Sé tutte le cose (cfr. Joan. XII, 32); e che, eletto a figlio dell’uomo tra miriadi, e amato da Dio più di tutti gli uomini, di tutti gli angeli, di tutte le cose create? (cfr. Cyr. Alex. Comm. in Joh.: Migne, P. G., LXXIII, 69; S. Thom. I, q 20, a. 4 ad 1).

Poiché Cristo occupa un posto tanto sublime, a buon diritto Egli solo regge e governa la Chiesa; e perciò anche per questo motivo deve essere assomigliato al capo. E infatti, come il capo (per servirCi delle parole di Ambrogio) è il "regale baluardo" del corpo (Hexæm., VI, 55; Migne, P. L., XIV, 265), e da esso, perché fornito delle doti migliori, vengono naturalmente dirette tutte le membra, alle quali è sovrapposto appunto affinché abbia cura di loro (cfr. August. De Agon. Christ., XX, 22, Migne P. L., XL, 301); così il divin Redentore tiene il supremo governo del Cristianesimo. E poiché il reggere una società di uomini non vuol dire altro che dirigerli al loro fine con provvidenza, con mezzi adeguati e con retti principi (cfr. S. Thom., I, q. 22, a. 14), è facile discernere come il nostro Salvatore, che si presenta come forma ed esemplare dei buoni Pastori (cfr. Joan. X, 1-13; I Petr. V, 1-5), eserciti in maniera davvero mirabile tutte queste funzioni.

Egli, infatti, mentre dimorava sulla terra, con leggi, consigli, ammonimenti, c’insegnò quella dottrina che mai non tramonterà e che sarà per gli uomini d’ogni tempo spirito e vita (cfr. Joan. VI, 63). Inoltre partecipò agli Apostoli e ai loro successori una triplice potestà: di insegnare, di governare e di condurre gli uomini alla santità, costituendo tale potestà, ben definita da precetti, diritti e doveri, come legge primaria della Chiesa universale.

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Ma il nostro divin Salvatore dirige e governa anche direttamente da Sé la società da Lui fondata. Egli infatti regna nelle menti degli uomini, e al suo volere piega e costringe anche le volontà ribelli. "Il cuore del re è in mano a Dio, ed Egli lo piega a tutto ciò che vuole" (Prov. XXI, 1). E con questo governo interno Egli "pastore e vescovo delle anime nostre" (cfr. I Petr. 11, 25), non soltanto ha cura dei singoli, ma provvede anche alla Chiesa universale, sia quando illumina e corrobora i suoi governanti a sostenere fedelmente e fruttuosamente le mansioni proprie di ciascuno; sia quando (specialmente nelle circostanze più difficili) suscita dal grembo della Madre Chiesa uomini e donne che, spiccando col fulgore della santità, siano di esempio agli altri cristiani e di incremento al suo Corpo mistico. Inoltre, dal cielo Cristo guarda con amore peculiare alla sua Sposa intemerata, che s’affatica in questa terra d’esilio; e quando la vede in pericolo, la salva dai flutti della tempesta o per sé direttamente, o per mezzo dei suoi angeli (cfr. Act. VIII, 26; IX, 1-19; X, 1-7; XII, 3-10), o per opera di Colei che invochiamo Aiuto dei Cristiani ed anche degli altri celesti protettori; e, una volta sedatosi il mare, la colma di quella pace "che supera ogni senso" (Phil. IV, 7).”

“Pietro infatti, in forza del primato, non è altro che un Vicario di Cristo: e in tal guisa si ha di questo Corpo un solo capo principale, cioè Cristo, il quale, (…) continua(…) a governare arcanamente la Chiesa direttamente da Sé.”

(Pietro infatti, in forza del primato, non è altro che un Vicario di Cristo: e in tal guisa si ha di questo Corpo un solo capo principale, cioè Cristo, il quale, pur continuando a governare arcanamente la Chiesa direttamente da Sé, visibilmente però, la dirige attraverso colui che rappresenta la Sua persona, poiché, dopo la Sua gloriosa ascensione in cielo, non la lasciò edificata soltanto in Sé, ma anche in Pietro, quale fondamento visibile.)

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San Roberto Bellarmino, Cardinale e dottore della Chiesa, “De Romano Pontefice”, Libro 2, Capitolo 30: “Un Papa manifestamente eretico cesserebbe automaticamente di essere Papa e capo, proprio come egli cesserebbe automaticamente di essere un cristiano e un membro della Chiesa. Quindi, egli potrebbe essere giudicato e punito dalla Chiesa. Tale è l’insegnamento di tutti gli antichi padri, i quali insegnarono che gli eretici manifesti, perdono immediatamente tutta la giurisdizione.”

San Roberto Bellarmino, “De Romano Pontefice”, Libro 2, Capitolo 30: “Poiché, in prima istanza, è dimostrato con degli argomenti provenienti dall’autorità e dalla ragione, che l’eretico manifesto è deposto ‘ipso facto’. L’argomento proveniente dall’autorità è basato su San Paolo, Tito 3;10, il quale ordina che un eretico venga evitato dopo due avvisi, cioè, dopo essersi mostrato manifestamente ostinato - il che significa prima di alcuna scomunica o sentenza giudiziale. Ciò è quello che scrisse San Girolamo, aggiungendo che gli altri peccatori sono esclusi dalla Chiesa mediante la sentenza di scomunica, ma che gli eretici esiliano e separano loro stessi, per mezzo del loro atto, dal corpo di Cristo.”

San Roberto Bellarmino, Cardinale e dottore della Chiesa, ‘De Romano Pontefice’, Libro 2, Capitolo 30: “Questo principio è certissimo. Il non-Cristiano non può in alcun modo essere Papa, come ammesso da Gaetano stesso (ibidem, c. 26). La ragione perciò è che egli non può essere ciò che non è; orbene, colui che non è Cristiano, non è un membro della Chiesa, e un eretico manifesto non è un Cristiano, come chiaramente insegnato da San Cipriano (libro 4, epistola 2), da Sant’Atanasio (scritto 2 contro gli Ariani), da Sant’Agostino (libro “Il grande Cristo”, capitolo 20), da San Girolamo (contro Lucifero) ed altri; quindi l’eretico manifesto non può essere Papa.”

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Storicamente, le scomuniche venivano distinte per mezzo dei termini maggiore e minore. Le scomuniche maggiori venivano subite per eresia e per scisma, peccati contro la Fede, e per certi altri maggiori peccati. Coloro i quali ricevevano la scomunica maggiore per eresia, non erano membri della Chiesa Cattolica. Le scomuniche minori, invece, non rimuovevano una persona dalla Chiesa Cattolica, esse bensì le vietavano di partecipare alla vita sacramentale della Chiesa Cattolica. Papa Benedetto XIV operò nota della distinzione.

Papa Benedetto XIV, “Ex quo primum”, 03/01/1756: “Inoltre gli eretici e gli scismatici sono soggetti alla censura delle scomuniche maggiori mediante la legge del Can. de Ligu. 23, quest. 5 e del Can. Nulli, quest. 5, dist. 19.”

La scomunica minore, invece, veniva subita per cose come la violazione di un segreto del Santo Uffizio, per la falsificazione delle reliquie (canone 2326), per la violazione di un convento (canone 2342) e così via. Tali sono tutte sanzioni ecclesiastiche. Tali azioni, sebbene gravemente peccaminose, non separano una persona dalla Chiesa Cattolica. Inoltre, benché i termini scomunica maggiore e minore non siano più utilizzati, rimane il fatto che una persona potrebbe incorrere in una scomunica per qualcos’altro al di fuori dell’eresia e non essere, dunque, separata dalla Chiesa Cattolica, come potrebbe incorrere in una scomunica per eresia ed essere, dunque, separata dalla Chiesa Cattolica.

Sant’Antonino, “Somma teologica”, citato in “Actes de Vatican I”, Frond publications, 1459: “Nel caso in cui il Papa divenisse un eretico, egli si ritroverebbe per il fatto stesso e senza altra sentenza, separato

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dalla Chiesa. Una testa separata dal corpo, fintantoché essa rimanga separata, non può e non potrebbe essere la testa dello stesso corpo dal quale essa è, e sarebbe stata tagliata. Un Papa separato dalla Chiesa mediante l’eresia, dunque, per tale fatto stesso, cesserebbe di essere la testa della Chiesa. Egli non potrebbe essere un eretico e rimanere Papa, giacché egli sarebbe al di fuori della Chiesa, ed egli non possederebbe le chiavi della Chiesa.”

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CAPITOLO 2

Risposta ad obiezioni riguardanti gli argomenti del sedevacantismo totale:

(fr. Michael Diamond, fr. Peter Diamond; vaticanocattolico.com)

Obiezione 1: Non si può sapere che qualcuno sia eretico né lo si può denunciare come tale, senza un processo ecclesiastico ed una chiara sentenza.

Risposta: non è così. La sentenza dichiaratoria successiva alla scomunica automatica, è un semplice riconoscimento legale di qualcosa già esistente. Se ciò non fosse vero, la scomunica automatica sarebbe insignificante.

Canone 2314, “Codice di diritto canonico” del 1917: “Tutti gli apostati dalla Fede Cattolica e ciascuno ed ogni eretico o scismatico: 1) incorrono ipso facto [per il fatto medesimo] nella scomunica”.

La persona scomunicata è già separata dalla Chiesa. La maggior parte degli eretici sono riconosciuti come tali, quasi sempre senza un processo o una sentenza dichiaratoria di eresia.

Papa Pio VI, “Auctorem Fidei”, 28/08/1794: “47. Parimenti, la proposizione insegnante che è necessario, secondo le leggi naturali e Divine, o per scomunica o per sospensione, che un’esaminazione personale proceda e che, quindi, le sentenze appellate ‘ipso facto’ detengono nessuna forza fuorché quella di una seria minaccia senza alcun effetto attuale, è falsa, perniciosa, ingiuriosa al potere della Chiesa ed erronea.”

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Come si nota, la Chiesa Cattolica insegna che i processi ed i giudizi formali non sono indispensabili affinché le scomuniche ipso facto, per il fatto medesimo, prendano effetto. Esse sono molto spesso, come nel caso dell’eretico Martin Lutero, dei riconoscimenti formali della scomunica ipso facto già avvenuta. Ciò dovrebbe essere ovvio ad un Cattolico, tuttavia, in modo da dimostrare maggiormente la questione, ecco ciò che affermò Martin Lutero prima che venisse scomunicato formalmente come eretico dal Papa:

Martin Lutero, commentando la bolla di Papa Leone X che gli offriva 60 giorni per ritrattare le sue eresie, prima dell’emissione di una dichiarazione di scomunica: “Quanto a me, il dado è tratto: io detesto parimenti il favore e la furia di Roma; io non spero di essere ad essa riconciliato, né di detenere più alcuna comunione con essa. Che essa mi condanni ed arda i miei libri, io, di contro, a meno che trovi nessun fuoco, condannerò ed arderò pubblicamente l’intero diritto Pontificale, quella palude di eresie.”

Si deve forse credere che l’uomo che pronunciò tali parole, ben prima di essere condannato formalmente come eretico per mezzo di una sentenza dichiaratoria, fu un Cattolico o che sia stato considerato tale? Se tale idea non fosse chiaramente assurda, allora nulla lo sarebbe. Ovviamente, Martin Lutero fu un eretico manifesto prima della dichiarazione formale di scomunica, ed ogni Cattolico cosciente delle sue credenze, avrebbe potuto e dovuto denunciarlo come un eretico manifesto, una volta conosciute le sue tesi scandalosamente eretiche.

Infatti, prima che iniziasse il processo canonico su Lutero, il cardinale Gaetano scrisse all’ “l’elettore Federico, il sovrano e protettore di Lutero, esortandolo a non rovinare il buon nome dei suoi avi nel difendere un eretico”.

Il medesimo principio si applica anche agli empi sostenitori e propagatori degli aborti. Quasi tutti i Cattolici fedeli, concorderebbero immediatamente

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che i sostenitori e propagatori dell’aborto non sono cattolici, perché rifiutano ostinatamente l’insegnamento Cattolico contro l’aborto. Tuttavia, essi opererebbero tale giudizio in privato, giacché nessuna sentenza dichiaratoria di scomunica sarebbe stata emessa contro di loro. Essi, dunque, dimostrerebbero il punto che una dichiarazione non è necessaria per condannare un eretico. La maggior parte degli eretici nella storia ecclesiastica, e quasi tutti gli eretici nel mondo odierno, sono stati e devono essere considerati eretici senza alcuna dichiarazione, in virtù della loro eresia manifesta.

Quando l’eresia è manifesta e chiaramente ostinata, come nel caso di Lutero o degli antipapi della controchiesa anticristica ‘conciliare’, affermanti che non è necessario di convertire i non cattolici, o che prendono parte alle preghiere giudaiche nelle sinagoghe, i cattolici non solamente possono denunciare (senza processo canonico) l’eretico come un acattolico, bensì devono. Ciò è precisamente il caso di cui parla San Roberto Bellarmino, dottore della Chiesa, quando spiega tale precisa questione, dichiarando inequivocabilmente la realtà per cui l’eretico manifesto è deposto automaticamente dal suo grado ecclesiale, e deve essere evitato come un acattolico privo di autorità, prima di qualsiasi scomunica o sentenza ecclesiale. In tale contesto, San Roberto Bellarmino utilizzò la parola scomunica per riferirsi alla punizione della “ferendae sententiae”, la dichiarazione formale da parte del Papa o del giudice ecclesiastico.

San Roberto Bellarmino, “De Romano Pontefice”, Libro 2, Capitolo 30, Discutendo di un pretendente all’ufficio papale: “Poiché, in prima istanza, è dimostrato con degli argomenti provenienti dall’autorità e dalla ragione che l’eretico manifesto è deposto ‘ipso facto’. L’argomento proveniente dall’autorità è basato su San Paolo, Tito 3;10, il quale ordina che un eretico venga evitato dopo due avvisi, cioè, dopo essersi mostrato manifestamente ostinato, il che significa prima di qualsiasi scomunica o sentenza di giudizio. Questo è ciò che scrisse San

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Girolamo, aggiungendo che gli altri peccatori sono esclusi dalla Chiesa mediante la sentenza di scomunica, ma che gli eretici esiliano e separano loro stessi per mezzo del loro atto eretico, dal corpo di Cristo.”

Lo si ripeta: “il che significa prima di qualsiasi scomunica o sentenza di giudizio.” Sicché, si capisce come i non-sedevacantisti, nell’argomentare che i Cattolici non possono denunciare gli eretici manifesti come gli antipapi della controchiesa anticristica conciliare (nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65), data la mancanza di un processo formale, errano completamente. La loro conclusione opera un completo scherno nei confronti della Fede nella Chiesa Cattolica. Nel caso lo si fosse dimenticato, esiste un’unità di Fede nella Chiesa Cattolica: Una, Santa, Cattolica e ed Apostolica.

Papa Pio XII, “Mystici corporis Christi”: “Come dunque nel vero ceto dei fedeli si ha un sol Corpo, un solo Spirito, un solo Signore e un solo Battesimo, così non si può avere che una sola Fede (cfr. Eph. IV, 5), sicché chi abbia ricusato di ascoltare la Chiesa, deve, secondo l’ordine di Dio, ritenersi come eretico e pubblicano (cfr. Matth. XVIII, 17). Perciò quelli che son tra loro divisi per ragioni di fede o di governo, non possono vivere nell’unita di tale Corpo, e per conseguenza neppure nel suo divino Spirito.”

Secondo la conclusione dei non-sedevacantisti, i Cattolici dovrebbero attestare comunione con un uomo che pubblicamente ha proclamato di desiderare nessuna comunione con la Chiesa Cattolica, e avendo sostenuto che l’intero diritto Pontificale è una palude di eresie; oppure con un uomo ostinatamente pro-aborto, solamente perché non sarebbe stata fatta alcuna dichiarazione formale di eresia contro di lui. Affermare che i Cattolici dovrebbero avere la comunione con tale eretico manifesto, perché nessun processo contro di lui sarebbe stato completato, è contrario all’insegnamento Cattolico, alla Tradizione Cattolica, ed al senso Cattolico.

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San Roberto Bellarmino, “De Romano Pontefice”, Parte 2, 30: “… poiché gli uomini non sono vincolati o capaci di leggere i cuori, tuttavia, quando essi vedono che qualcuno è un eretico per mezzo delle sue opere esterne, essi lo giudicano essere puramente e semplicemente un eretico, condannandolo come tale.”

Obiezione 2: Cosa dire dell’eresia ‘materialiter’? Non possono i “papi” della controchiesa anticristica ‘conciliare’ (nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65) essere solamente degli eretici ‘materiali’? (come sostengono ad esempio i membri dell’Istituto Mater Boni Consilii).

Risposta: un eretico ‘materialiter’ è un Cattolico errante in buonafede circa una questione dogmatica. Gli antipapi della controchiesa anticristica ‘conciliare’ sono senza dubbio degli eretici reali. Essi non possono essere degli eretici ‘materiali’, dei Cattolici erranti in buonafede, per molte ragioni. Le più importanti ragioni sono: essi non sostengono i misteri essenziali della Fede Cattolica; essi rigettano coscientemente vari dogmi della Chiesa.

‘Eretico materiale’ è un termine utilizzato dai teologi per descrivere un Cattolico che erra in buonafede (ignorando il proprio errore) su qualche insegnamento Cattolico. L’unico modo per cui un individuo sia un eretico materiale, sarebbe quando non fosse cosciente che la posizione sostenuta è contraria all’insegnamento della Chiesa Cattolica, e che cambierebbe la sua posizione immediatamente, quando è informata circa l’insegnamento della

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Chiesa Cattolica sulla questione in cui erra la persona. Sicché, un cosiddetto eretico materiale non è completamente un eretico, bensì un Cattolico confuso che nulla nega di ciò che -secondo la sua conoscenza- la Chiesa Cattolica ha insegnato. Il fatto da cui un cosiddetto eretico materiale non è un eretico, è dimostrato dalla realtà per la quale un cosiddetto eretico materiale non cessa di essere parte della Chiesa Cattolica, avendo già mostrato mediante molte citazioni, come tutti gli eretici cessano di essere membri della Chiesa Cattolica.

Papa Eugenio IV, Concilio di Firenze, “Cantate Domino”, 1441: “La Santa Romana Chiesa crede, professa e predica fermamente che tutti coloro al di fuori della Chiesa Cattolica, non solamente i pagani, ma anche gli Ebrei o gli eretici e gli scismatici”.

Inoltre, un cosiddetto eretico materiale, un cattolico errante, non reca sulla sua testa la punizione eterna per avere negato la Fede, mentre tutti gli eretici recano sulle loro teste, la punizione eterna per avere negato la Fede.

Papa San Celestino I, Concilio di Efeso, 431: “… tutti gli eretici corrompono le vere espressioni dello Spirito Santo con le loro menti malvagie, ponendo sulle loro teste una fiamma inestinguibile.”

Un eretico materiale, dunque, non è un eretico, bensì un cattolico innocentemente in errore circa qualche insegnamento cattolico. Quindi, coloro che affermano che gli antipapi della controchiesa anticristica vaticana (antipapi Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco) erano ignari di tutti i dogmi che essi negavano, essendo quindi stati solamente eretici materiali -in altre parole, dei cattolici in errore- non argomentano solamente ciò che è assurdo, bensì ciò che è impossibile.

È impossibile che gli antipapi della controchiesa anticristica ‘conciliare’ siano stati solamente dei cosiddetti eretici materiali, per tre ragioni:

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Prima: è un fatto che gli antipapi della controchiesa anticristica ‘conciliare’ conoscevano i molti dogmi della Chiesa, che essi hanno negato. Essi conoscevano gli insegnamenti cattolici quasi più di qualunque altro nel mondo, ed essi hanno rovesciato e contraddetto in parole ed in opere i pronunciamenti dogmatici della Chiesa Cattolica, contraddicendoli e rifiutandoli, come ad esempio gli insegnamenti delle encicliche “Pascendi”, del “Sillabus”, di “Quanta cura”, e di molti concili dogmatici, in particolare sull’ecumenismo, sull’apostolato, sul primato petrino, e su tanti altri dogmi.

Antipapa Benedetto XVI, “Princìpi della teologia cattolica”, pagine 197-198, 1982: “Da parte dell’Occidente la richiesta massima, sarebbe che l’Oriente riconosca il primato del Vescovo di Roma nel pieno scopo della definizione del 1870 [Vaticano I], ivi sottomettendosi in pratica ad un primato tale come quello accettato dalle chiese uniate. (…) ‘nessuna delle massime soluzioni offre alcuna speranza reale di unità’.”

In questa e in molte altre citazioni, si nota la familiarità dell’antipapa Ratzinger con l’insegnamento Cattolico, inclusi gli esatti concili da lui negati. Lo stesso vale per l’antipapa Wojtyla ed i suoi predecessori della controchiesa anticristica, nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65. Per esempio, nell’accordo del 1999 con la chiesa Luterana sulla giustificazione, approvato dall’antipapa Wojtyla, venne approvata la blasfemia secondo la quale il Concilio di Trento non sarebbe più valido nel tempo attuale.

Accordo Vaticano-Luterano sulla dottrina della giustificazione, approvato dagli antipapi Wojtyla e Ratzinger: 31/10/1999: “Alla luce di questo consenso, le corrispondenti condanne dottrinali del secolo XVI [i canoni del Concilio di Trento] ‘non si applicano al confratello odierno’.”

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È scontata la verità che egli non sarebbe potuto essere ignaro del Concilio di Trento, avendo concordato con la menzogna per cui esso non sarebbe più valido. In aggiunta, l’antipapa Ratzinger ebbe diversi dottorati in teologia, avendo scritto molti libri trattanti i dogmi Cattolici. L’antipapa Ratzinger conosceva molto bene ciò che insegna la vera Chiesa.

Dire che l’antipapa Ratzinger, l’antipapa Wojtyla, l’antipapa Montini, l’antipapa Roncalli, o l’antipapa Francesco, sono rimasti ignari degli insegnamenti più semplici della Chiesa Cattolica, da loro negati, in particolare su Gesù Cristo, o contro il Protestantesimo, circa la salvezza, o contro le false religioni, sulla libertà religiosa e così via, è falso e ridicolo nel modo più assoluto. Asserire, ad esempio, che l’antipapa Benedetto XVI era ignaro del dogma secondo il quale i Protestanti sono vincolati sotto pena di eresia ad accettare il Papato, quando egli insegnava esattamente l’opposto, è pura follia. Ciò è equivalente ad asserire che si può essere il capo cuoco di un ristorante a 5 stelle, senza sapere cosa sia il pomodoro. Tuttavia, ciò è esattamente quello che le persone che sostengono l’argomentazione dell’eretico materiale, vorrebbero fare credere.

Seconda: è impossibile per l’antipapa Ratzinger essere stato solamente un eretico materiale, un cattolico errante, perché fu un uomo che affermava di essere vescovo e papa, e il Papa è sempre vincolato a sapere e conoscere tutta la dottrina Cattolica. Sicché, non vi è nessuna scusa per lui, dato che non era ignaro dei fondamentali dogmi cattolici che negava.

Un manuale di diritto canonico: “Se il delinquente operante questa affermazione fosse un chierico, il suo ricorso per mitigazione dovrebbe essere dismesso o come falso, o altrimenti come indicante ignoranza affetta o almeno crassa e supina… La sua formazione ecclesiastica durante il seminario, con la sua teologia morale e dogmatica, la sua storia

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ecclesiastica, senza menzionare il diritto canonico, assicurano tutti che l’avversione della Chiesa verso l’eresia, sia stata a lui insegnata.”

Terza: è impossibile che l’antipapa Ratzinger fosse semplicemente un eretico materiale, perché esistono certe cose che ciascun adulto deve sostenere per essere considerato un cattolico, e l’antipapa Ratzinger non sosteneva tali cose. Ciascun cattolico adulto deve credere nella Santissima Trinità, nell’Incarnazione, nella realtà che Gesù Cristo e la Sua Chiesa sono veri, e che altre religioni al di fuori di Gesù Cristo sono false. Tali misteri essenziali devono essere conosciuti per necessità di mezzo.

Papa Benedetto XIV, “Cum religiosi”, 26/06/1754: “Noi non potemmo gioire, tuttavia, quando fu susseguentemente riportatoCi che nel corso del preparatorio di istruzione religiosa alla Confessione e alla Santa Comunione, si evinceva spesso che queste persone erano ignoranti dei misteri della Fede, anche di quei temi da conoscere per necessità di mezzo; conseguentemente esse non erano idonee a partecipare ai Sacramenti.”

In altre parole, ciascun cattolico sopra l’età della ragione, deve avere una conoscenza positiva di certi misteri della Fede in modo da essere salvato. Non vi sono scuse, anche per l’ignoranza. Sicché, se si sostenesse una credenza disgregante la Fede in quei misteri, anche se essi fossero stati insegnati correttamente, non si sarebbe cattolici.

Papa Benedetto XIV, “Cum religiosi”, 26/06/1754: “… i confessori dovrebbero prestare questa parte del loro dovere quantunque qualcuno presente presso il loro tribunale non conosca ciò che egli per necessità di mezzo deve conoscere per essere salvato… ”.

Papa San Pio X, “Acerbo nimis”, 15/04/1905: “Sicché il Nostro predecessore, Benedetto XIV, ebbe giusta causa per scrivere: ‘Noi dichiariamo che un gran numero di coloro condannati alla pena eterna, soffrono quell’eterna

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calamità, in virtù dell’ignoranza di quei misteri della Fede da essere conosciuti e creduti, in modo da essere annoverati fra gli eletti’.”

Ad esempio, se si credesse realmente in tre dèi differenti, e non in un Dio presente in tre Persone Divine, allora non si sarebbe cattolici. Ciò sarebbe vero anche se non si avesse ricevuto l’insegnamento circa la vera dottrina della Santissima Trinità. Non si sarebbe Cattolici, perché la propria credenza contraddirebbe un mistero essenziale da sostenere in modo da possedere la vera Fede.

Parimenti, se si credesse che le altre religioni -come l’islamismo, l’ebraismo e così via- siano buone, allora non si crederebbe nella verità per cui Gesù Cristo e, per estensione, la Sua Chiesa, sono l’unico bene. Se non si credesse nella realtà che Cristo e, per estensione, la Sua Chiesa, sono l’unica verità, allora non si ha la Fede Cattolica. Ciò sarebbe vero anche se non si avesse mai ricevuto l’insegnamento circa la vera dottrina su tale punto; motivo per cui Papa Pio XI affermò che tutti coloro che hanno l’opinione per la quale tutte le religioni sono più o meno buone e lodevoli, hanno abbandonato la vera Religione.

Papa Pio XI, “Mortalium animos”, 06/01/1928: “… Certamente tali tentativi non possono essere punto accettati dai Cattolici, fondati come essi sono su quella falsa opinione considerante tutte le religioni più o meno buone e lodevoli, in quanto tutte in modi differenti manifestano e significano quel senso innato a noi tutti, e per cui noi siamo condotti all’obbediente accreditamento della Sua regola. Non solamente sono in errore e sedotti coloro che hanno questa opinione, bensì anche nel distorcere l’idea della vera Religione, essi la rigettano, e poco a poco si voltano verso il naturalismo e l’ateismo, come esso è appellato, donde segue chiaramente che colui che sostiene coloro che hanno queste teorie nel tentativo di applicarle, abbandona sommamente la Religione divinamente rivelata.”

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L’antipapa Francesco ed i suoi predecessori nell’antipapato della controchiesa anticristica ‘conciliare’, credevano che l’ebraismo, l’islamismo e le altre false religioni, sono buone. L’antipapa Ratzinger fu persino iniziato all’islamismo in una moschea, il 30/11/2006. Egli e i suoi predecessori nell’antipapato, lodavano tali false religioni. L’antipapa Ratzinger chiamò specificatamente l’islam come nobile, dichiarando la bestemmia per cui esso rappresenta la ‘grandezza’. Non era possibile per lui credere ciò, ed essere solamente un eretico materiale, cattolico, giacché egli non credeva in un mistero essenziale da sostenere per possedere la vera Fede, per cui Cristo è la sola verità. Quindi, l’antipapa Benedetto XVI non fu un Cattolico.

Ciò è anche dimostrato da un altro aspetto. Giacché è un mistero essenziale della Fede Cattolica quello per il quale Cristo e -per estensione- la Sua Chiesa, sono l’unica verità, ne consegue che coloro che credono in tale mistero, sostengono anche la realtà per la quale la Chiesa di Cristo deve essere creduta. Tale è l’insegnamento di Papa Leone XIII.

Papa Leone XIII, “Satis cognitum”, 29/06/1896: “Non si potrebbe essere considerati come detentori della Fede Cattolica, ove non si insegnasse che la Fede di Roma è da essere creduta.”

Se si sostenesse che la religione Cattolica non deve essere accettata dagli acattolici, allora non si sarebbe Cattolici. Come mostrato, gli antipapi della controchiesa anticristica conciliare, insegnano la falsità che la religione Cattolica non deve essere accettata dagli acattolici; essi insegnano specificatamente la menzogna per la quale gli scismatici Orientali (‘ortodossi’) non necessitano la conversione alla Fede Cattolica.

Antipapa Paolo VI, “Dichiarazione congiunta” con il “Papa” Scismatico Scenuda III, 10/05/1973: “Paolo VI, ‘Vescovo di Roma e Papa della Chiesa Cattolica’, e Scenuda III, ‘Papa di Alessandria’ e patriarca delle ‘sede di San Marco’ (…). Nel nome di questa carità, noi

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rigettiamo tutte le forme di proselitismo (…). Che esso cessi ovunque esso esista”.

Antipapa Giovanni Paolo II, Omelia, 25/06/1993: “La via per raggiungere l’unità Cristiana, infatti, dice il documento della commissione ‘Pontificia’ per la Russia, ‘non è il proselitismo, bensì il dialogo fraterno…’ ”.

Antipapa Benedetto XVI, “Indirizzo ai protestanti durante la giornata mondiale della gioventù”, 19/08/2005: “E noi ora domandiamo: ‘Cosa significa restaurare l’unità di tutti i Cristiani?’… questa unità non significa ciò che potrebbe essere chiamato l’ecumenismo del ritorno, ossia, negare e rigettare la propria storia di fede. Assolutamente no.”.

Inoltre, si consideri ciò che segue:

La legge della Chiesa Cattolica presume la pertinacia nell’eresia a meno che venga dimostrato il contrario.

In aggiunta a tali fatti dimostranti che gli antipapi della controchiesa anticristica ‘conciliare’ (nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65) sono definitivamente degli eretici formali, è contro di loro la presunzione della legge.

Canone 2200.2, Codice di diritto canonico del 1917: “Quando una violazione esterna della legge viene commessa, è presunta la malizia nel foro esterno, sino a che venga dimostrato il contrario.”

Un commentario di questo canone da parte del Reverendo Henri F. Mackenzie, detta quanto segue:

Reverendo Hneri F. Mackenzie, A.M., S.T.L., J.C.L: “L’esatta commissione di qualunque atto significante eresia, ad esempio, la dichiarazione di qualche dottrina contraria o contraddittoria a

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un dogma rivelato e definito, offre base sufficiente per la presunzione giudiziale di depravazione eretica… Circostanze scusanti debbono essere dimostrate nel foro esterno, e il peso della prova è sulla persona la cui azione ha suscitato l’imputazione di eresia. In assenza di tale prova, tutte tali scuse sono presunte di non esistere.”

Non solamente gli antipapi della controchiesa anticristica hanno scritto letteralmente migliaia di dichiarazioni contrarie al dogma rivelato e definito dalla Chiesa Cattolica, bensì essi si sono anche esplicitamente dichiarati essere in comunione con le medesime ‘chiese’ degli scismatici e degli eretici. Essi hanno, quindi, confermato tali affermazioni con atti ulteriormente manifestanti la loro aderenza all’eresia, come la ‘communicatio in sacris’, comunicazione nelle cose sacre, con diverse false religioni.

Papa Innocenzo IV, Concilio di Lione I, 1245: “Il diritto civile dichiara che coloro che si è constatato avere errato dal giudizio e dal sentiero della Fede Cattolica, finanche per mezzo di lieve evidenza, debbono essere considerati eretici, e dovrebbero essere soggetti alle sentenze emesse contro di loro.”

San Roberto Bellarmino spiegò il motivo per cui ciò deve essere vero.

San Roberto Bellarmino, “De Romano Pontefice”, Parte 2, 30: “… poiché gli uomini non sono vincolati o capaci di leggere i cuori, tuttavia, quando essi vedono che qualcuno è un eretico per mezzo delle sue opere esterne, essi lo giudicano essere un eretico puramente e semplicemente, condannandolo come tale.”

Anche una semplice dimostrazione dimostra il motivo per cui ciò deve essere vero.

Si presuma che si possiedano delle pecore, e che si nomini un pastore per vegliare su di esse. Si presuma che un giorno il pastore divenga un lupo

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ed incominci a mangiare le pecore, riducendole a brandelli. Nel benessere delle pecore, verrebbe il lupo mantenuto capo delle pecore? Si esigerebbe che le pecore non divorate si assoggettino ancora al lupo, quindi ponendo loro stesse in pericolo immediato di essere mangiate? Ovviamente no, tantomeno da parte di Dio.

Dio non permetterebbe a qualcuno promulgante eresia manifesta nel foro esterno, di mantenere l’autorità nella Chiesa Cattolica, o di esigere la sottomissione dei Cattolici, a prescindere dalle sue intenzioni. Si ricordi che l’eresia uccide l’anima. Si presuma che il lupo nella storia sia solamente affamato, o che stia avendo una giornata storta. Cambierebbe ciò il fatto per cui le pecore verrebbero eliminate? No.

In aggiunta, quale lupo tentante di sedurre la gente, si dichiarerebbe apertamente acattolico o nemico della Chiesa Cattolica?

Mt 7;15: “Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi travestiti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci.”

Non esiste modo più effettivo di recare aiuto ad un falso profeta, che quello di insistere nell’affermazione per la quale egli, nonostante la sua pubblica professione di eresia, mantiene l’autorità nella Chiesa Cattolica. Papa San Celestino confermò autoritativamente il principio che non è possibile considerare un eretico pubblico come una persona avente l’autorità ecclesiale, prendendo come esempio il caso dell’eretico Nestorio. Nestorio, patriarca di Costantinopoli, cominciò a predicare l’eresia secondo la quale, Maria non è la Madre di Dio. I fedeli reagirono rompendo la loro comunione con lui, avendo realizzato che, giacché Nestorio predicava eresia pubblica e notoria, egli non avrebbe potuto avere l’autorità nella Chiesa Cattolica. La seguente citazione di Papa San Celestino è trovabile in “De Romano Pontefice”, l’opera di San Roberto Bellarmino.

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Papa San Celestino: “L’autorità della Nostra Sede Apostolica ha determinato che il vescovo, il chierico o il semplice cristiano già deposto o scomunicato da Nestorio o dai suoi seguaci, da dopo che quegli ha incominciato a predicare eresia, non sarà considerato deposto o scomunicato. Poiché colui che è recesso dalla Fede con tali prediche, non può punto deporre o rimuovere alcuno.”

Papa Pio IX confermò tale principio, insegnando che si verrebbe considerati eretici o scismatici, anche se non si fosse ancora stati dichiarati tali dalla Santa Sede.

Papa Pio IX, “Quartus supra”, 06/01/1873: “Giacché la fazione dell’Armenia è così, essi sarebbero scismatici, anche se non fossero ancora stati condannati come tali dall’autorità Apostolica.”

È per questo che i santi, i teologi, i dottori, i canonisti ed i Papi che hanno discusso il tema di un “Papa” eretico, evitarono i termini ‘eresia materiale e formale’, poiché tali sono termini implicanti un giudizio nel foro interno. Piuttosto, essi utilizzarono parole come pubblica, manifesta, notoria e così via, termini corrispondenti al foro esterno.

F.X. Wernz, P. Vidal, 1943: “Tramite l’eresia apertamente rivelata e notoria, il Romano Pontefice, dovesse egli cadere nell’eresia, mediante quell’esatto fatto, sarebbe reputato come privato del potere di giurisdizione anche prima di alcun giudizio dichiaratorio della Chiesa… ”.

Canone 188.4, Codice di diritto canonico del 1917: “Esistono certe cause che influiscono sulla tacita dimissione di un ufficio, la quale dimissione è accettata in anteprima mediante un’operazione della legge, essendo dunque effettiva senza alcuna dichiarazione. Queste cause sono… 4) ove l’eretico fosse caduto pubblicamente lontano dalla Fede.”

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Che cosa è una pubblica recessione dalla Fede?

Canone 2197.1, Codice di diritto canonico del 1917: “Un crimine sarebbe pubblico: se esso fosse già comunemente conosciuto, o le circostanze fossero tali da portare alla conclusione per cui esso possa facilmente diventarlo… “

Si è mostrato in dettaglio il motivo per cui è superlativamente falso asserire che gli antipapi della controchiesa anticristica ‘conciliare’ sono dei semplici eretici materiali. Essi non possono essere degli eretici materiali, perché:

-essi conoscono benissimo i dogmi da loro negati;

-essi sono vincolati a conoscere la Fede Cattolica in quanto presunti vescovi, particolarmente i dogmi da loro negati;

-essi non sostengono, ma contraddicono i misteri essenziali della Fede, che sono da sostenere in modo da essere Cattolici.

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Obiezione 3: la Chiesa Cattolica non può esistere senza un Papa, o almeno essa non può esistere per più di 40 anni senza un Papa, come proclamano i sedevacantisti.

Risposta: la Chiesa Cattolica è esistita per anni senza un Papa, e ciò succede tutte le volte che è morto un Papa. La Chiesa Cattolica ha attraversato un interregno papale, un periodo senza un Papa, più di 250 volte nella sua storia. L’interregno papale più lungo, prima dell’elezione invalida nell’ottobre 1958 dell’apostata e massone Roncalli, alias antipapa Giovanni XXIII, fu tra Papa San Marcellino (296-304) e Papa San Marcello (308-309): esso durò oltre i tre anni e mezzo. Inoltre, i teologi insegnano la verità per cui la Chiesa Cattolica può esistere anche per decenni senza un Papa.

Padre Edmondo Giacomo O’Reilly schiaccia l’argomento principale dei non-sedevacantisti sulla durata di un interregno papale, un periodo senza un Papa, insegnando la realtà per la quale la Chiesa Cattolica può esistere per decenni senza un Papa.

Padre Edmondo Giacomo O’Reilly, fu un teologo eminente vissuto al tempo del Concilio Vaticano (1869-1870). Avendo scritto nel periodo del Concilio Vaticano sulle definizioni della perpetuità dell’ufficio papale, egli insegnò la realtà per cui Iddio lascerebbe la Chiesa Cattolica senza un Papa per oltre 39 anni, ad esempio, oltre l’intera durata del Grande Scisma d’Occidente (1378-1417). Ecco una citazione della discussione di Padre O’Reilly, sul Grande Scisma d’Occidente.

Discussione del Grande Scisma d’Occidente di Padre O’Reilly: “Noi possiamo, dunque, cessare di indagare su ciò che debba essere detto rispetto alla posizione dell’epoca, dei tre pretendenti e dei loro diritti concernenti il papato. In prima istanza, durante tutto il periodo, sin dalla morte di

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Gregorio XI nel 1378, vi fu un Papa – con l’eccezione, ovviamente, degli intervalli tra le morti e le elezioni riempienti le vacanze ivi createsi. Vi fu, io dico, in ogni singolo momento un Papa, realmente investito della dignità del Vicario di Cristo e del Capo della Chiesa, per quanto vi siano opinioni fra i tanti circa la sua validità; non che un interregno ricoprente l’intero periodo sarebbe stato impossibile o inconsistente con le promesse del Cristo, poiché ciò non è punto manifesto, bensì che, invero, non vi fu un tale interregno.”

Padre O’Reilly affermò che un interregno, un periodo senza un Papa, ricoprente l’intero periodo del Grande Scisma d’Occidente, non è un punto incompatibile con le promesse di Cristo circa la Sua Chiesa. Il periodo di cui parlò Padre O’Reilly, incominciò nel 1378 con la morte di Papa Gregorio XI, e terminò nel 1417, allorché venne eletto Papa Martino V. Ciò sarebbe stato un interregno, un periodo senza un Papa, di 39 anni. Oltretutto, Padre O’Reilly fu uno dei teologi più eminenti del secolo XIX.

È ovvio il fatto per cui Padre O’Reilly sarebbe stato dalla parte di coloro i quali, nel rigettare gli antipapi della controchiesa anticristica nata dall’invalido conciliabolo Vaticano del 1962-65, sostengono la possibilità di una vacanza di lungo periodo presso la Santa Sede. Infatti, a pagina 287 del suo libro, Padre O’Reilly offre tale avvertimento profetico.

Avvertimento profetico di Padre O’Reilly circa la grande apostasia: “Il grande scisma dell’Occidente mi indica una riflessione che mi permetto di esprimere qui. Se lo scisma non fosse accaduto, l’ipotesi che una tale cosa accadesse, apparirebbe a molti chimerica, assurda. Essi direbbero che ciò non potrebbe accadere, che Dio non permetterebbe alla Chiesa di cadere in una situazione così triste. Le eresie potrebbero balzare sulla scena, spargendosi e durando a lungo, per mezzo della colpa e a discapito degli autori e degli artefici, anche per la grande pena dei fedeli, incrementata dall’effettiva persecuzione in molti

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luoghi nei quali predominassero gli eretici, ma che la vera Chiesa rimanga tra i 30 e i 40 anni senza un solidamente accertato Capo e rappresentante del Cristo in Terra, non potrebbe essere. Eppure ciò è stato, e noi non abbiamo nessuna garanzia che non accada di nuovo, per quanto possiamo noi ferventemente sperare il contrario. Ciò che io dedurrei è che noi non dobbiamo essere troppo pronti a pronunciare ciò che Dio possa permettere. Noi sappiamo con assoluta certezza che Egli adempirà le Sue promesse. Noi possiamo anche fidarci del fatto che Egli farà assai di più di ciò che si è vincolato a fare, tramite le sue promesse. Noi possiamo attendere con gioiosa probabilità l’esenzione futura da alcune tragedie e difficoltà capitate in passato. Tuttavia, noi o i nostri successori nelle generazioni Cristiane future, vedranno forse mali ancora più strani di quelli già attraversati. Io non mi sto candidando alla profezia, né fingo di vedere dubbi infelici, dei quali ho nessuna conoscenza. Tutto ciò che gradisco trasmettere, è che le contingenze riguardanti la Chiesa, non escluse dalle divine promesse, non possono essere considerate come praticamente impossibili, solamente perché esse sarebbero terribili e struggenti ad un altissimo grado.”

Padre O’Reilly spiegò la verità per cui se il Grande Scisma d’Occidente non fosse accaduto, i cattolici avrebbero affermato che una tale situazione -con tre pretendenti al papato in competizione, con l’assenza di un autentico Papa pienamente accertato per anni- sarebbe impossibile, come coloro che oggi dicono che le tesi sedevacantiste sono impossibili, sebbene i fatti dimostrino e dimostrano che la tesi del sedevacantismo totale è vera.

Il Grande Scisma d’Occidente accadde -scrisse Padre O’Reilly- e si aveva nessuna garanzia per la quale delle cose peggiori, non escluse dalle promesse divine, non potessero accadere. Vi è nulla di contrario all’indefettibilità, nell’affermare che non si è avuto un Papa sin dalla morte di Papa Pio XII nell’ottobre del 1958. Vi è tutto di contrario

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all’indefettibilità della Chiesa Cattolica, nel sostenere che un vero Papa abbia promulgato il cosiddetto concilio Vaticano II (invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65), sostenuto le false e pagane religioni, promulgato la nuova “messa” protestante nel 1969, e sostenuto che gli acattolici non necessitano della conversione per la salvezza dell’anima. Lasciare la Chiesa Cattolica senza un Papa per un periodo esteso della grande apostasia, è la punizione inflitta da Dio alla presente generazione, a causa dei grandi peccati dell’umanità.

Profezia di San Nicola di Flüe, 1417-1487: “La Chiesa verrà punita perché la maggior parte dei suoi membri, alti e bassi, diverranno perversi. La Chiesa affonderà sempre di più sinché essa apparirà in ultimo estinta e la successione di Pietro e degli Apostoli scaduta. Ma, dopodiché, essa verrà vittoriosamente esaltata dinnanzi a tutti i dubbiosi.”

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Obiezione 4: le definizioni del Concilio Vaticano (1869-1870) sulla perpetuità dell’ufficio Papale, contraddicono le affermazioni dei sedevacantisti.

Risposta: i dogmi del Concilio Vaticano del 1869-1870 non contraddicono una vacanza presso la Sede papale; infatti, solamente coloro che rifiutano gli antipapi della controchiesa anticristica ‘conciliare’ (nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65), possono accettare tali dogmi papali, giacché ad esempio l’antipapa Francesco li rigetta completamente.

Risposte ai passaggi specifici del Concilio Vaticano (1869-1870) citati dai non-sedevacantisti, e all’assurdità che un Papa non deve credere nel Concilio Vaticano del 1869-1870.

La gente che tenta di confutare il sedevacantismo, cita spesso tre passaggi provenienti dal Concilio Vaticano. Si indirizzeranno specificatamente tutti e tre tali passaggi. Prima di ciò, occorre enfatizzare il fatto appena discusso, per cui vi sono stati dei lunghi periodi di tempo nei quali la Chiesa Cattolica non ha avuto un Papa. Si è già menzionato l’interregno di tre anni mezzo, tra Papa San Marcellino e Papa San Marcello.

Sebbene Papa San Gregorio VII morì il 25/05/1085, non vi fu un Papa sino a quasi due anni dopo, il 09/05/1087, quando il suo successore, Papa Vittore III, fu eletto. Il 25/06/1243, Papa Innocenzo IV divenne il CLXXIX successore di San Pietro; il suo immediato predecessore, Papa Celestino IV, tuttavia, era morto oltre un anno e mezzo prima, il 10/11/1241. Più in avanti nello stesso secolo, i cattolici sarebbero stati obbligati ad attendere quasi tre anni, affinché la Chiesa Cattolica, dinnanzi alla morte di Papa Clemente IV il 29/11/1268, nominasse un nuovo Papa, San Gregorio X, scelto il 01/09/1271. Altri esempi di intervalli oltre l’anno o più, tra un Papa ed un altro, potrebbero essere citati, ma il punto è che quantunque il

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rapido trasferimento di potere papale sia ed è stato comune, sono sorte delle eccezioni. La crisi di oggi, dunque, non è certamente la prima volta che la Chiesa Cattolica soffre un periodo significativo di tempo senza un Papa.

Esiste un assioma teologico per cui “il più o il meno non muta la specie, ed un cambio di grado non influenza il principio”. Non avendo la Chiesa Cattolica perduto la perpetua successione papale durante una vacanza di tre anni e sette mesi, allora essa non la perderà nemmeno durante una vacanza di 40 anni. Il principio è il medesimo, a meno che si citi uno specifico insegnamento della Chiesa Cattolica dettante un limite alla sede vacante.

Giacché non esiste alcun insegnamento che impone un limite su tale sede vacante, un periodo senza un Papa, e giacché le definizioni del Concilio Vaticano (1869-1870) sulla perpetuità dell’ufficio papale non operano alcuna menzione sulla durata della sede vacante, se le definizioni del Concilio Vaticano I confutassero la posizione sedevacantista, come affermato da alcuni, allora esse confuterebbero l’indefettibilità della Chiesa Cattolica, tutte le volte che la Chiesa Cattolica si trovi senza un Papa, subito dopo la sua morte, e prima del successivo conclave. Ciò è tuttavia impossibile e ridicolo, ovviamente.

Ebbene, il fatto che la Chiesa Cattolica può rimanere senza un Papa per un lungo periodo di tempo, è stato stabilito nella dottrina della Chiesa, vedasi il passaggio del Concilio Vaticano.

1. Il Concilio Vaticano (1869-1870) dichiarò la verità che il papato è il principio perpetuo e la fondazione visibile dell’unità.

Vaticano I, Costituzione dogmatica sulla Chiesa di Cristo, 04/07/1870: “Tuttavia, affinché l’episcopato medesimo fosse uno e indiviso, e cosicché l’intera moltitudine di fedeli tramite i sacerdoti strettamente connessi uno con l’altro, venisse preservata nell’unità della Fede e della comunione, ponendo Pietro sopra gli altri Apostoli, Egli stabilì in lui il

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perpetuo principio e la visibile fondazione dell’unità, sulla cui forza l’eterno tempio venisse eretto, acciocché la sublimità della Chiesa si innalzasse nella fermezza della sua Fede.”

Il fatto che Cristo istituì in San Pietro, l’ufficio petrino, rimane il perpetuo principio e la visibile fondazione dell’unità anche oggi, e quantunque non vi sia un Papa, è dimostrato ad esempio ogni volta che un cattolico attuale, sedevacantista, converte uno scismatico “Ortodosso” Orientale alla Fede Cattolica.

Il Cattolico attuale, sedevacantista, informa caritatevolmente lo scismatico Orientale della realtà che egli, lo scismatico Orientale, non si trova nell’unità della Chiesa Cattolica, poiché non accetta ciò che Cristo istituì in San Pietro, l’ufficio del Papato, oltre a non accettare ciò che i successori di San Pietro hanno insegnato in maniera vincolante durante la storia, come nel Concilio di Trento, e così via. Tale è un chiaro esempio di come l’ufficio del papato serve ancora e sempre servirà il perpetuo principio dell’unità visibile, distinguendo i veri fedeli da quelli falsi, la vera Chiesa Cattolica da quella falsa. Ciò si applica anche quando non vi sia un Papa, e con i sedevacantisti. Tale insegnamento dogmatico del Concilio Vaticano I non esclude periodi senza un Papa, e non è contrario alla “tesi” sedevacantista in modo alcuno.

Infatti, seppure tale definizione rimanga e rimane vera per i sedevacantisti, deve essere dichiarato chiaramente che tale definizione del Concilio Vaticano I rimane solamente vera per i sedevacantisti. Tale definizione del Concilio Vaticano I (1869-1870) sul Papato, inteso come il perpetuo principio e visibile fondazione dell’unità, è certamente non vero per coloro che seguono gli antipapi della controchiesa anticristica nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65. Tale insegnamento del Concilio Vaticano I, rimane vero per i sedevacantisti e non per coloro che

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obbediscono agli antipapi della controchiesa anticristica, poiché l’invalido conciliabolo Vaticano del 1962-65, insegna esattamente l’opposto.

Documento dell’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65, “Lumen gentium”: “Per svariate ragioni la Chiesa riconosce che essa è unita a coloro i quali, sebbene non battezzati e sì onorati dal nome di cristiano, non professano la Fede nella sua interezza, o non preservano comunione sotto il successore di San Pietro.”

Si guardi la verità per cui l’invalido conciliabolo Vaticano del 1962-65, insegnò la blasfemia che il papato non è la visibile fondazione dell’unità della Fede e della Chiesa. Esso insegnò l’eresia che coloro che rifiutano il papato, sono in comunione con la Chiesa Cattolica. Giacché tale è l’insegnamento ufficiale della controchiesa anticristica nata dall’invalido conciliabolo Vaticano del 1962-65 e dei suoi antipapi, coloro che aderiscono ad essa, contraddicono il sopra citato insegnamento del vero Concilio Vaticano I.

Inoltre, l’insegnamento del Concilio Vaticano I sulla perpetuità dell’ufficio papale, rimane solamente vero per i sedevacantisti, perché ad esempio l’antipapa Benedetto XVI, insegnava esplicitamente che accettare il papato non è essenziale per l’unità:

Antipapa Benedetto XVI, “Principles of Catholic theology”, pagine 197-198, 1982: “Da parte dell’Occidente, la richiesta massima sarebbe che l’Oriente riconosca il primato del Vescovo di Roma nel pieno scopo della definizione del 1870, ivi sottomettendosi in pratica ad un primato tale come quello accettato dalle chiese uniate. … Per quanto concerne il protestantesimo, la ‘richiesta massima’ della Chiesa Cattolica sarebbe che i ministri protestanti siano considerati totalmente invalidi, e che i protestanti siano convertiti al Cattolicesimo; … ‘nessuna delle massime soluzioni offre alcuna speranza reale di unità’.”

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Si è già dimostrato, con la necessità di scandirlo però nuovamente, che l’antipapa Benedetto XVI menzionava specificatamente, rigettandolo spudoratamente, l’insegnamento della Chiesa Cattolica, per cui i protestanti e gli scismatici Orientali debbono essere convertiti alla Fede Cattolica ed accettare il Concilio Vaticano I, “il pieno scopo della definizione del 1870”, per l’unità e per la salvezza. Egli rigettava specificatamente la verità che la definizione dogmatica del Concilio Vaticano I, accettare il Papato e così via, è vincolante per l’unità della Chiesa Cattolica. Oltre al fatto per cui ciò è un altro chiaro esempio di eresia manifesta proveniente dagli antipapi della controchiesa anticristica, ciò dimostra la realtà per la quale l’antipapa Benedetto XVI, l’uomo da essi effettivamente dichiarato essere stato il Papa, negava l’esatto dogma proveniente dal Concilio Vaticano I, avanzato da tale obiezione.

2. Il Papato sarebbe durato per sempre.

Vaticano I, Costituzione dogmatica sulla Chiesa di Cristo, Sessione 4, Capitolo 2: “In aggiunta, ciò che il capo dei pastori ed il grande pastore delle pecore, il Signore Gesù, stabilì nel beato Apostolo Pietro, per la salvezza perpetua ed il bene perenne della Chiesa, ciò per mezzo dello stesso Autore, deve durare sempre nella Chiesa, la quale fu fondata su di una roccia, e durerà ferma sino alla fine dei tempi.”

Sì, ciò che Cristo istituì in San Pietro, l’ufficio del papato, deve durare sempre sino alla fine dei tempi. Che cosa è l’ufficio del papato? L’ufficio del papato è l’ufficio di San Pietro, occupato da ciascun vero e legittimo Vescovo di Roma. Ciò significa e garantisce che ciascuna volta per cui vi sia un vero e un valido occupante presso l’ufficio petrino, egli verrebbe dotato da parte di Cristo dell’infallibilità, nella sua vincolante e autoritativa capacità insegnante, egli verrebbe dotato di suprema giurisdizione sulla Chiesa

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Universale, ed egli sarebbe il visibile capo della Chiesa Cattolica. Ciò è vero per ciascun vero e legittimo occupante dell’ufficio papale sino alla fine del tempo. Ciò non significa che la Chiesa Cattolica deterrà sempre un tale occupante, come dimostrato dalla storia ecclesiastica e dalle oltre 200 vacanze papali, né significa che gli antipapi regnanti da Roma siano un’impossibilità, come l’antipapa Anacleto II, il quale regnò a Roma dal 1130 al 1138.

L’antipapa Benedetto XVI rigettava completamente tale canone e il Concilio Vaticano I.

Antipapa Benedetto XVI, “Princìpi della teologia cattolica”, pagina 198, 1982: “‘Né è per lui possibile’, invece, considerare come sola possibile forma, conseguentemente vincolante su tutti i cristiani, la forma che questo primato ha assunto nel secolo XIX e XX [ciò significa che gli scismatici non debbono accettare il Concilio Vaticano I]. Le gesta simboliche di Papa Paolo VI ed in particolare la sua genuflessione dinnanzi al rappresentate del patriarca ‘ecumenico’ [il patriarca Scismatico Atenagoras] furono un tentativo di esprimere precisamente ciò e, mediante tali segni, di indicare la via di uscita dalla ‘difficoltà storica’… In altre parole, Roma ‘non deve esigere’ altro dall’Oriente, con riguardo alla dottrina del primato, fuorché ‘ciò che fu formulato e vissuto nel I millennio’. Quando il patriarca Atenagoras [il patriarca scismatico acattolico], il 25/07/1967, per l’occasione della visita del Papa a Fanar, lo designò come il successore di San Pietro, come il più stimato fra noi, come colui che presiede nella carità, questa grande guida ecclesiastica espresse il consenso ecclesiale della dottrina del primato come conosciuta nel I millennio. Roma non deve esigere altro.”

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Ciò significa, ancora una volta, che secondo l’antipapa Benedetto XVI, tutti i cristiani non sono vincolati a credere nel papato come definito dal Concilio Vaticano I nel 1870. Ciò significa che gli scismatici “Ortodossi” sono liberi di rigettare il papato. Tale è una palese negazione del Concilio Vaticano I, e della necessità di accettare il primato da parte dell’apostata Ratzinger. Chi protesterà contro tale abominevole follia?

Papa Pio IX, Concilio Vaticano I, ex-cathedra: “… tutti i fedeli di Cristo devono credere che la Sede Apostolica e il Romano Pontefice detengono il primato su tutto il mondo, e che il Pontefice di Roma stesso è il successore del beato Pietro, il capo degli Apostoli, il vero vicario di Cristo, e il capo dell’intera Chiesa… Inoltre, Noi insegniamo e dichiariamo che la Chiesa Romana, per mezzo della disposizione del Signore, ha la sovranità di potere ordinario su tutte le altre… Questa è la dottrina della verità Cattolica, dalla quale nessuno può deviare mantenendo la propria fede e salvezza.”

Inoltre, si noti che l’antipapa Benedetto XVI ammise la realtà che le gesta simboliche dell’antipapa Paolo VI con il patriarca scismatico ortodosso, furono un tentativo di esprimere precisamente “ciò”, vale a dire, le sue gesta, come la genuflessione dinnanzi al rappresentante del patriarca acattolico scismatico Atenagoras, espressero la bestemmia per cui gli scismatici non devono credere nel papato e nel Concilio Vaticano I. Si consideri ciò una struggente corroborazione di tutto ciò che si è affermato circa le incessanti gesta dell’antipapa Giovanni Paolo II, nei confronti degli scismatici: reliquie offerte; donazioni, offerte; cessione di edifici ecclesiastici cattolici; firma di dichiarazioni comuni eretiche; scomuniche contro gli scismatici invalidamente rimosse.

Chi nega il Concilio Vaticano I? Chi nega i dogmi sulla perpetuità, sull’autorità, e sulle prerogative dell’ufficio papale? Chi nega ciò che Cristo istituì in San Pietro? Sono forse i sedevacantisti, coloro che correttamente

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sottolineano la verità che un uomo negante il Concilio Vaticano I, è al di fuori della Chiesa Cattolica, al di fuori dell’unità, giacché rigettante, fra le altre cose, il perpetuo principio dell’unità, il Papato, impossibilitato quindi ad essere capo della Chiesa Cattolica in cui non crede?

San Roberto Bellarmino, Cardinale e dottore della Chiesa, “De Romano Pontefice”, Libro 2, Capitolo 30, 1610: “Un Papa manifestamente eretico, cesserebbe automaticamente, per sé, di essere Papa e capo, proprio come egli cesserebbe automaticamente di essere un cristiano ed un membro della Chiesa. Laonde, egli potrebbe essere giudicato e punito dalla Chiesa. Tale è l’insegnamento di tutti gli antichi padri, i quali insegnarono che gli eretici manifesti perdono immediatamente tutta la giurisdizione.”

San Francesco di Sales, Dottore della Chiesa Cattolica: “Sarebbe invero uno dei mostri più strani visibili, se il capo della Chiesa non fosse della Chiesa.”

Sono gli antipapi della controchiesa anticristica ‘conciliare’, e tutti coloro che ostinatamente insistono nel rimanere in unione con loro, a negare il papato. Sono i sedevacantisti ad essere fedeli al papato.

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Obiezione 5: nessuno può giudicare la Santa Sede… pertanto, gli antipapi da Giovanni XXIII a Francesco, sono veri Papi.

Risposta: primo, occorre che la gente comprenda ciò che l’insegnamento del “nessuno può giudicare la Santa Sede” significa. Esso proviene dalla Chiesa Cattolica antica. Nella Chiesa Cattolica antica, quando un vescovo veniva accusato di crimine, era talora svolto un processo presieduto da altri vescovi o da un patriarca di maggiore autorità. Tali vescovi si riunivano in giudizio riguardo al vescovo accusato. Il Vescovo di Roma, tuttavia, giacché vescovo supremo della Chiesa Cattolica, non poteva e non può essere soggetto ad alcun processo da parte di altri vescovi o altre persone.

Papa San Niccolò, Epistola, “Proposueramus quidem”, 865: “… Né da Augusto, né da tutto il clero, né dai religiosi, né dalla gente sarà il giudice giudicato… ‘La primiera sedia non sarà giudicata da alcuno’.”

Questo insegnamento non si riferisce al riconoscere un eretico manifesto che si finge Papa, come un antipapa. Ciò conduce al secondo punto, il quale è il più importante a tale riguardo.

Secondo, la Santa Sede ha comunicato la verità che nessun eretico può essere accettato come il valido occupante della Santa Sede, il Papa. Nel pieno della sua autorità, Papa Paolo IV definì la realtà per la quale chiunque fosse stato promosso al papato come eretico, non sarebbe stato un vero e valido Papa, ma sarebbe da rigettare come stregone, pagano, pubblicano ed eresiarca.

Papa Paolo IV, “Cum ex apostolatus officio”, 15/02/1559: “6. In aggiunta, mediante questa Nostra costituzione, da ritenere valida in perpetuo, Noi mettiamo in atto, determiniamo, decretiamo e definiamo che, se mai dovesse accadere in qualche tempo che un vescovo, anche se agisce in qualità

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di arcivescovo o di patriarca o primate od un cardinale di Romana Chiesa, come detto, od un legato, oppure lo stesso Romano Pontefice, che prima della sua promozione a cardinale od alla sua elevazione a Romano Pontefice, avesse deviato dalla fede cattolica o fosse caduto in qualche eresia (o fosse incorso in uno scisma o abbia questo suscitato):

(1) la sua promozione od elevazione, anche se avvenuta con la concordanza e l’unanime consenso di tutti i cardinali, sia nulla, non valida e senza alcun valore ;

(2) neppure si potrà dire che essa è convalidata col ricevimento della carica, della consacrazione o del possesso o quasi possesso susseguente del governo e dell’amministrazione, ovvero per l’intronizzazione o adorazione dello stesso Romano Pontefice, o per l’obbedienza lui prestata da tutti e per il decorso di qualsiasi durata di tempo nel detto esercizio della sua carica, né essa potrebbe in alcuna sua parte essere ritenuta legittima, e si giudichi aver attribuito o attribuire una facoltà nulla, per amministrare a tali persone promosse come vescovi od arcivescovi, o patriarchi o primati, o assunte come cardinali o come Romano Pontefice, in cose spirituali o temporali;

(3) ma difettino di qualsiasi forza tutte e ciascuna di qualsivoglia loro parola, azione, opera di amministrazione o ad esse conseguenti, non possano conferire nessuna fermezza di diritto, e le persone stesse che fossero state così promosse od elevate, siano per il fatto stesso e senza bisogno di una ulteriore dichiarazione, private di ogni dignità, posto, onore, titolo, autorità, carica e potere.

7. E sia lecito a tutte ed a ciascuna delle persone subordinate a coloro che siano stati in tal modo promossi o elevati, ove non abbiano precedentemente deviato dalla fede, né siano state eretiche e non siano incorse in uno scisma o questo abbiano provocato o commesso, e tanto ai chierici secolari e regolari così come ai laici come pure ai cardinali, compresi quelli che avessero

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partecipato all’elezione di un Pontefice che in precedenza aveva deviato dalla fede, o fosse eretico o scismatico, o avesse aderito ad altre dottrine, anche se gli avessero prestato obbedienza e lo avessero adorato e così pure ai castellani, ai prefetti, ai capitani e funzionari, compresi quelli della nostra alma Urbe e di tutto lo Stato Ecclesiastico, anche quelli obbligati e vincolati a coloro così promossi o elevati per vassallaggio o giuramento o per cauzione, sia lecito ritenersi in qualsiasi tempo ed impunemente liberati dalla obbedienza e devozione verso quelli in tal modo promossi ed elevati, evitandoli quali maghi, pagani, pubblicani ed eresiarchi, fermo tuttavia da parte di queste medesime persone sottoposte, l’obbligo di fedeltà e di obbedienza da prestarsi ai futuri vescovi, arcivescovi, patriarchi, primati, cardinali e Romano Pontefice canonicamente subentranti [ai deviati].

Ed a maggior confusione di quelli in tale modo promossi ed elevati, ove pretendano di continuare l’amministrazione, sia lecito richiedere l’aiuto del braccio secolare, né per questo, coloro che si sottraggono alla fedeltà ed all’obbedienza verso quelli che fossero stati nel modo già detto promossi ed elevati, siano soggetti ad alcuna di quelle censure e punizioni comminate a quanti vorrebbero scindere la tunica del Signore.

10. Pertanto, a nessun uomo sia lecito infrangere questo foglio di nostra approvazione, innovazione, sanzione, statuto, derogazione, volontà e decreto, né contraddirlo con temeraria audacia.

Che se qualcuno avesse la presunzione d’attentarvisi, sappia che incorrerà nello sdegno di Dio Onnipotente e dei suoi Beati Apostoli Pietro e Paolo.

Data a Roma, in San Pietro, nell’anno 1559 dall’Incarnazione del Signore, il giorno 15 marzo, IV anno del Nostro Pontificato.

+ Io, Paolo, vescovo della Chiesa Cattolica…”

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Pertanto, si obbedisce e si aderisce all’insegnamento della Santa Sede, quando si rifiutano come invalidi gli antipapi della controchiesa anticristica nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65. Essi non sono stati veri Papi secondo l’insegnamento della Santa Sede.

Terzo, è all’inizio del documento pontificio di Paolo IV, prima della dichiarazione per cui i fedeli possono rigettare come totalmente invalida la tentata elezione di un eretico, che Papa Paolo IV ripete l’insegnamento per il quale nessuno può giudicare il Papa.

Papa Paolo IV, “Cum ex apostolatus officio”, 15/02/1559: “1. Noi riteniamo che una siffatta materia sia talmente grave e pericolosa che lo stesso Romano Pontefice, il quale agisce in terra quale Vicario di Dio e di Nostro Signore Gesù Cristo, ed ha avuto piena potestà su tutti i popoli ed i regni, e tutti giudica senza che da nessuno possa essere giudicato, qualora sia riconosciuto deviato dalla fede possa essere redarguito, e che quanto maggiore è il pericolo, tanto più diligentemente ed in modo completo si deve provvedere, con lo scopo d’impedire che dei falsi profeti o altre persone investite di giurisdizione secolare possano miserevolmente irretire le anime semplici e trascinare con sé alla perdizione ed alla morte eterna innumerevoli popoli, affidati alle loro cure e governo per le necessità spirituali o temporali; né accada in alcun tempo di vedere nel luogo santo l’abominio della desolazione predetta dal Profeta Daniele, desiderosi come siamo, per quanto ci è possibile con l’aiuto di Dio, e come c’impone il nostro dovere di Pastore, di catturare le volpi indaffarate a distruggere la vigna del Signore e di tener lontani i lupi dagli ovili, per non apparire come cani muti che non hanno voglia di abbaiare, per non subire la condanna dei cattivi agricoltori o essere assimilati al mercenario.”

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Potrebbe esservi una più struggente confermazione, per cui la posizione sedevacantista non contraddice la realtà che “nessuno può giudicare la Santa Sede”, in quanto la bolla di Papa Paolo IV ripete tale insegnamento circa il non potere giudicare il Papa immediatamente prima di dichiarare che i fedeli devono riconoscere come invalida l’elezione di un eretico?

Papa Paolo IV, distinse correttamente tra un vero Papa cattolico giudicabile da nessuno, ed un eretico manifesto, come gli antipapi della controchiesa anticristica succedutisi dall’ottobre del 1958. Tale è una stupefacente dimostrazione che i sedevacantisti che reputano invalida la elezione di eretici manifesti come gli antipapi della controchiesa anticristica conciliare, non giudicano il Papa.

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Obiezione 6: cosa importa se l’antipapa Francesco fosse o non fosse il Papa? La questione non mi riguarda.

Risposta: se non importasse ad una persona che l’antipapa Francesco fosse o non fosse il Papa, allora anche l’acattolicesimo della controchiesa anticristica conciliare non importerebbe, la nuova invalida “messa” protestante del 1969 non importerebbe, e così via. Gli elementi non si possono scindere. Non è possibile separare il Papa dalla Chiesa Cattolica. Oltretutto, sostenere che l’antipapa Francesco è il capo della Chiesa Cattolica, è asserire che le porte dell’inferno sono prevalse contro di essa.

In aggiunta, riconoscere ostinatamente l’antipapa Francesco come Papa, è commettere un peccato contro la Fede, poiché significa asserire la blasfemia che egli ha la vera Fede quando, in realtà, egli è un eretico manifesto ed un apostata contro di essa. Inoltre, riconoscere l’antipapa Francesco e gli altri antipapi della controchiesa anticristica (nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65), come veri Papi, è scandalizzare i non-cattolici (acattolici), significa essere incapaci di presentare consistentemente la Fede ad un acattolico. Circa tale punto occorre ora osservare il dilemma devastante, in modo da dimostrare quanto importa esattamente tale tematica.

Il dilemma devastante: perché la gente che accetta gli antipapi della controchiesa anticristica come veri Papi, non possono neanche presentare la Fede ad un Protestante.

Si supponga che un domani si incontri un protestante bene informato e interessato a divenire Cattolico. Sebbene tale uomo affermi di essere interessato a divenire Cattolico, egli sente dei problemi con l’insegnamento della Chiesa Cattolica sulla giustificazione, egli rigetta i canoni e i decreti del Concilio di Trento del secolo XVI. Nello spiegare la sua posizione, si penserebbe: “Come può quest’uomo attendersi di divenire Cattolico,

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quando egli non crede nell’insegnamento del Concilio di Trento sulla giustificazione?”

Pertanto, in qualità di Cattolici caritatevoli, lo si informerebbe circa la realtà che se egli volesse divenire Cattolico, egli dovrebbe accettare e credere nell’insegnamento del Concilio di Trento sulla giustificazione e ripudiare la visione di Lutero sulla giustificazione mediante la sola fede, giacché la Chiesa Cattolica, senza menzionare la Sacra Scrittura, Giacomo 2;24, condanna l’idea della giustificazione mediante la sola fede.

Papa Paolo III, Concilio di Trento, Sessione 6, Capitolo 10, ex-cathedra: “Voi vedete che mediante le opere, è l’uomo giustificato, e non per mezzo della sola fede, Giacomo 2;24.”

Il Protestante, ciò malgrado, risponderebbe nel seguente modo.

Risposta del Protestante: “Scusatemi signore, io non devo accettare e credere nell’insegnamento del Concilio di Trento sulla giustificazione per divenire ‘Cattolico’. Né devo io credere che la giustificazione mediante la sola fede è un eresia, come voi affermate. Il vostro ‘Papa’, Francesco e i suoi predecessori, Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, tutti ‘cattolici’, hanno approvato e concordano con il documento dettante che la sola fede non è un eresia, e che i canoni del Concilio di Trento sulla giustificazione non si applicano alla spiegazione Luterana sulla giustificazione.”

Egli, dopodiché, procederebbe esponendo tre punti in successione, in modo da dimostrare ciò.

Numero 1. Il Protestante citerebbe innanzitutto la Dichiarazione congiunta con i Luterani sulla dottrina della giustificazione, approvata dal Vaticano il 31/10/1999. Egli citerebbe due sezioni provenienti dalla Dichiarazione congiunta con i Luterani sulla dottrina della giustificazione.

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Dichiarazione congiunta con i Luterani sulla giustificazione (5), 31/10/1999: “La presente dichiarazione congiunta ha questa intenzione, ovvero: mostrare che sulla base del dialogo, le sottoscritte chiese Luterane e la ‘Chiesa Cattolica Romana’ sono ora capaci di articolare una comune comprensione della nostra giustificazione ‘per grazia di Dio tramite la Fede in Cristo’. Essa non copre tutto ciò che ciascuna chiesa insegna circa la giustificazione; essa include sì un consenso sulle basilari verità della dottrina della giustificazione, ‘dimostrando che le rimanenti differenze non sono più l’occasione per le condanne dottrinali’.”

Dopo che avrebbe citato questo, il Protestante spiegherebbe correttamente l’effettività che ciò elimina qualunque condanna della visione Luterana sulla giustificazione, sola fede e così via. Egli, poi, citerebbe il numero 13.

Dichiarazione congiunta con i Luterani sulla giustificazione (13), 31/10/1999: “Alla luce di questo consenso, le corrispondenti condanne dottrinali del secolo XVI [del Concilio di Trento] ‘non si applicano al confratello odierno’.”

Una volta che avrebbe citato ciò, il protestante spiegherebbe giustamente la realtà per cui anche ciò significa che le condanne del Concilio di Trento, della visione Luterana sulla giustificazione, non sono più applicabili.

Numero 2. In modo da spiegare ulteriormente il suo punto di vista, il protestante procederebbe con la citazione di altre due sezioni provenienti dalla stessa dichiarazione congiunta con i Luterani.

Dichiarazione congiunta con i Luterani sulla giustificazione (41), 31/10/1999: “Pertanto, le condanne dottrinali del secolo XVI [del Concilio di Trento], sintantoché esse siano collegate con la dottrina della giustificazione, ‘appaiono sotto una nuova luce': l’insegnamento delle chiese Luterane presentato in questa dichiarazione, ‘non cade sotto le condanne provenienti dal Concilio di Trento’.”

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Il protestante indicherebbe l’ovvio fatto che ciò significa che nessuno degli insegnamenti Luterani contenuti nella dichiarazione congiunta, è condannato dal Concilio di Trento. Egli, poi, dimostrerebbe che la giustificazione mediante la sola fede, è presente fra gli insegnamenti delle chiese Luterane nella dichiarazione congiunta.

Dichiarazione congiunta con i Luterani sulla giustificazione (26), 31/10/1999: “Secondo la comprensione Luterana, Dio giustifica i peccatori nella sola fede, sola fide. ‘Nella fede essi pongono la loro fiducia interamente nel Creatore e Redentore, vivendo quindi in comunione con Lui’.”

Egli concluderebbe, in perfetta logica, asserendo che secondo l’accordo medesimo del Vaticano con i Luterani sulla giustificazione, la sola fede è certamente non condannata dal Concilio di Trento. Quindi, egli dichiarerebbe quanto segue.

Dichiarazione del protestante: “Vedete signore, i ‘Cattolici’ aderenti e credenti nella Dichiarazione congiunta con i Luterani sulla dottrina della giustificazione, non devono sostenere che la sola fede è un’eresia anatemizzata e condannata infallibilmente dal decreto del Concilio di Trento, cosa che voi affermate dovrebbe fare un cattolico, per continuare ad esserlo.”

Numero 3. Infine, tale scaltro protestante si attenderebbe l’ipotesi per la quale si tenti di rispondergli che Karol Wojtyla, Joseph Ratzinger e Jorge Bergoglio non hanno firmato la Dichiarazione congiunta con i Luterani sulla dottrina della giustificazione. Pertanto, egli sottolineerebbe che la dichiarazione congiunta venne firmata sotto gli auspici di Karol Wojtyla, approvata ripetutamente da Joseph Ratzinger, entrambi in comunione con Jorge Bergoglio.

Antipapa Giovanni Paolo II, Durante un incontro con i Luterani della Finlandia, 19/01/2004: “… io desidero esprimere la mia gratitudine per il

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progresso ecumenico fatto tra i cattolici ed i luterani in questi cinque anni, sin dalla firma della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione.”

Antipapa Benedetto XVI, Indirizzo ai Metodisti, 09/12/2005: “Io sono stato incoraggiato dall’iniziativa che avrebbe recato le chiese membri del consiglio Metodista mondiale, in associazione con la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, firmata dalla ‘Chiesa Cattolica’ e dalla federazione Luterana mondiale nel 1999.”

Il protestante concluderebbe la sua presentazione avanzando quanto segue.

Conclusione del Protestante: “Jorge Bergoglio, Joseph Ratzinger e Karol Wojtyla sono ‘Cattolici’ e aderiscono alla Dichiarazione congiunta con i Luterani sulla dottrina della giustificazione, dichiarazione che insegna che la sola fede non è anatemizzata e condannata dal Concilio di Trento, e che le rimanenti differenti tra i Luterani ed i ‘Cattolici’ sulla giustificazione, non sono occasione per alcuna condanna dottrinale. Pertanto, se io divenissi ‘Cattolico’, io avrei la medesima posizione avanzata da Jorge Bergoglio, Joseph Ratzinger e Karol Wojtyla, e dalla dichiarazione congiunta con i Luterani. Io sosterrei che la sola fede giustifica, io non sosterrei che essa è un eresia anatemizzata e condannata. Io non abbraccerei i canoni e i decreti del Concilio di Trento, poiché Karol Wojtyla, Joseph Ratzinger e Jorge Bergoglio hanno accettato, sostenuto e concordato con la dichiarazione congiunta, spiegante che i canoni del Concilio di Trento non sono più in vigore.”

In qualità di Cattolici, si conoscerebbe l’obbligo di avvisarlo nella verità per la quale la credenza nella sola fede, e la credenza nella Fede Cattolica, sono incompatibili. Sicché, cosa gli si risponderebbe?

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Ove si sostenesse la bestemmia per la quale gli antipapi della controchiesa anticristica (nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65) furono e sono dei veri Papi, si risponderebbe la seguente asserzione, l’unica ipotizzabile.

Risposta al Protestante: “Jorge Bergoglio, Joseph Ratzinger e Karol Wojtyla sono in errore. Essi non sono infallibili in ogni cosa che dicono o affermano. La dichiarazione congiunta non è infallibile. Il Concilio di Trento è infallibile.”

Il protestante, prontamente identificante le falle in tale illogica e scarsa risposta, replicherebbe ciò che segue.

Replica del protestante: “Signore, io non ho mai affermato che la dichiarazione congiunta è infallibile. L’infallibilità non rientra nella nostra discussione. La sintesi è che voi ammettete che Bergoglio, Ratzinger e Wojtyla sono e sono stati dei cattolici con cui voi siete e siete stato in comunione, e con cui ogni cattolico deve essere in comunione. Voi ammettete che non è eretico colui che è al di fuori della comunione della Chiesa Cattolica per avere abbracciato la Dichiarazione congiunta con i Luterani sulla dottrina della giustificazione, pertanto, dovete ammettere che anche io sarei un cattolico in comunione con la Chiesa Cattolica, e non un eretico quando io assumessi la medesima posizione.”

Ove si sostenesse l’eresia per la quale gli antipapi della controchiesa anticristica conciliare furono e sono dei validi Papi, non si potrebbe rispondere alcunché a tale protestante. Il dibattito sarebbe terminato e si sarebbe perso. Non si potrebbe, da un lato, affermare che la sola fede e la Dichiarazione congiunta con i Luterani sulla dottrina della giustificazione, è incompatibile con l’entrata di un protestante nella Chiesa Cattolica -cosa obbligatoria per un Cattolico, giacché così è stato infallibilmente definito dal Concilio di Trento- e

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dall’altro lato offrire una simultanea obbedienza agli antipapi della controchiesa anticristica come capi della Chiesa Cattolica, avendo dimostrato la loro accettazione della Dichiarazione congiunta con i Luterani sulla dottrina della giustificazione, svariate volte e pubblicamente. Il protestante avrebbe costretto ad ammettere che egli potrebbe divenire “cattolico”, e sostenere ciò che è insegnato nella dichiarazione congiunta. Ciò dimostra la realtà che coloro che accettano gli antipapi della controchiesa anticristica conciliare, come Papi, non possono neanche presentare efficacemente e validamente la Fede Cattolica ad un protestante. Essi dovrebbero ammettere la bestemmia per la quale è possibile divenire “cattolici” e sostenere che la sola fede non è un’eresia anatemizzata, e che i canoni del Concilio di Trento non si applicano alla visione Luterana della giustificazione.

Fintantoché si accreditino gli antipapi della controchiesa anticristica conciliare come dei Papi cattolici, si difenderebbe una ‘chiesa’ che ha ripudiato il Concilio di Trento, una ‘chiesa’ essente acattolica per definizione, una chiesa di eretici.

Papa Innocenzo III, “Eius exemplo”, 18/12/1208: “Con il cuore noi crediamo, e con la bocca noi confessiamo l’una Chiesa, non degli eretici, ma la Santa Romana, Cattolica ed Apostolica Chiesa, fuori dalla quale noi crediamo che nessuno è salvato.”

Il medesimo giudizio, con la medesima autorità, mediante cui si sarebbe constatato che tale protestante sarebbe un eretico e al di fuori della Chiesa Cattolica, un giudizio operato una volta incontratolo e scoperte le sue credenze ed il suo ripudio del Concilio di Trento, sarebbe lo stesso esatto giudizio da operare assolutamente e forzatamente nei confronti degli antipapi della controchiesa anticristica. Dovrebbe colpire in maniera serena ed illuminante, il fatto per cui non si sarebbe colpevoli di giudizio nei confronti della Santa Sede o di un Papa, ove si giudicasse correttamente che

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gli antipapi della controchiesa anticristica conciliare sono acattolici, e quindi fuori dalla vera Chiesa; per l’appunto, si identificherebbe un acattolico per quello che egli è, siccome si sarebbe identificato correttamente come un acattolico il protestante incontrato, tanto quanto qualunque Calvinista, Metodista o Episcopaliano.

Obiezione 7: come potrebbero l’intera Chiesa Cattolica e tutti i cardinali riconoscere un antipapa come Papa, come nel caso dell’antipapa Giovanni XXIII (1958-1963)?

Risposta: Papa Paolo IV dichiarò la verità che i cattolici avrebbero potuto non accettare un tale pretendente eretico, finanche se fosse stata resa a lui obbedienza da parte di tutti, indicando per mezzo di tale dichiarazione, la realtà che offrire obbedienza ad un antipapa, è una possibilità.

Papa Paolo IV, “Cum ex apostolatus officio”, 15/02/1559: “6. In aggiunta, mediante questa Nostra costituzione, da rimanere attiva in perpetuo, Noi mettiamo in atto, determiniamo, decretiamo e definiamo che, se mai dovesse accadere in qualche tempo che (…) lo stesso Romano Pontefice, che prima della sua promozione a cardinale od alla sua elevazione a Romano Pontefice, avesse deviato dalla fede cattolica o fosse caduto in qualche eresia (o fosse incorso in uno scisma o abbia questo suscitato):

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sia nulla, non valida e senza alcun valore, la sua promozione od elevazione, anche se avvenuta con la concordanza e l’unanime consenso di tutti i cardinali; neppure si potrà dire che essa è convalidata col ricevimento della carica, della consacrazione o del possesso o quasi possesso susseguente del governo e dell’amministrazione, ovvero per l’intronizzazione o adorazione dello stesso Romano Pontefice o per l’obbedienza lui prestata da tutti e per il decorso di qualsiasi durata di tempo nel detto esercizio della sua carica, né essa potrebbe in alcuna sua parte essere ritenuta legittima, e si giudichi aver attribuito o attribuire una facoltà nulla, per amministrare a tali persone promosse come vescovi o arcivescovi, o patriarchi o primati, o assunte come cardinali o come Romano Pontefice, in cose spirituali o temporali; ma difettino di qualsiasi forza tutte e ciascuna di qualsivoglia loro parola, azione, opera di amministrazione o ad esse conseguenti, non possano conferire nessuna fermezza di diritto, e le persone stesse che fossero state così promosse od elevate, siano per il fatto stesso e senza bisogno di una ulteriore dichiarazione, private di ogni dignità, posto, onore, titolo, autorità, carica e potere.”

Ciò nondimeno, si è già avuta una situazione in cui tutti i cardinali hanno riconosciuto un antipapa come Papa. Durante il Grande Scisma d’Occidente, 15 dei 16 cardinali che elessero Papa Urbano VI, ritirarono la loro obbedienza, sulla base che l’irruente folla dei romani aveva reso l’elezione non canonica. L’unico cardinale che non ripudiò Papa Urbano VI, fu il cardinale Tebaldeschi, il quale, però, morì poco dopo, il 7 Settembre, lasciando una situazione per cui neanche uno dei cardinali della Chiesa Cattolica riconosceva il vero Papa, Papa Urbano VI. Tutti i cardinali viventi considerarono la sua elezione invalida.

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Nel secolo XII, l’antipapa Anacleto II, il quale regnò 8 anni a Roma durante la sua rivalità con il vero Papa, Innocenzo II, guadagnò la maggioranza dei cardinali, il vescovo di Porto, il rettore del sacro collegio e l’intero popolo Romano come suoi sostenitori.

Obiezione 8: la Chiesa Cattolica e la sua gerarchia saranno sempre visibili. Se la ‘controchiesa anticristica conciliare’ (nata dall’invalido conciliabolo Vaticano del 1962-65) non fosse la Chiesa Cattolica, allora la Chiesa e la sua gerarchia non sarebbero più visibili.

Risposta: la gente capisce male ciò in cui consiste la visibilità della Chiesa Cattolica; la controchiesa anticristica non può essere la visibile Chiesa di Cristo, e la controchiesa anticristica ‘conciliare’ nega tale esatto insegnamento circa la visibilità della Chiesa Cattolica.

Nessuno nega la verità che la Chiesa Cattolica potrebbe cessare di esistere in tutti i paesi del mondo, eccetto che in uno. La visibilità della Chiesa Cattolica non richiede che i fedeli o la sua gerarchia siano visti in ogni singola località geografica del globo. Ciò non è mai accaduto. Semplicemente, la visibilità della Chiesa Cattolica significa l’esistenza di reali fedeli cattolici, professanti esternamente l’unica vera Religione, anche se essi siano ridotti ad un numero estremamente piccolo. Tali fedeli professanti esternamente la vera religione, rimarranno sempre la visibile Chiesa del Cristo, per quanto i loro ranghi siano ridotti solamente ad una manciata di persone.

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Ciò è precisamente quello che fu predetto accadere alla fine del mondo.

Sant’Atanasio: “Anche se i fedeli cattolici alla Tradizione venissero ridotti ad una manciata, essi sarebbero i componenti della vera Chiesa di Gesù Cristo.”

Nostro Signore stesso indicò la verità che la dimensione della Chiesa Cattolica sarebbe divenuta spaventosamente piccola durante gli ultimi giorni.

Lc 18;8: “E Dio non farà giustizia ai suoi eletti, i quali lo invocano giorno e notte e sarà lento a loro riguardo? Io vi dico che egli prontamente renderà loro giustizia. Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà ancora la fede sulla terra?».

L’Apocalisse di San Giovanni indica lo stesso.

Apocalisse 11;1-2: “E mi fu data una canna simile a un bastone, e mi fu detto: «Sorgi e misura il tempio di Dio e l'altare e coloro che in esso adorano; ma il cortile esterno del tempio lascialo fuori e non lo misurare, perché fu dato ai Gentili, e calpesteranno la città santa per quarantadue mesi.”

Una compilazione di commenti cattolici delle Sacre Scritture, curata dal reverendo Padre Giorgio Leone Haydock, contiene il seguente commento su Apocalisse 11;1-2.

Commento Cattolico di Apocalisse 11;1-2, Haydock versione of the Douay-Rheims Bible: “Le chiese consacrate al vero Dio sono talmente diminuite in numero, che esse sono rappresentate da San Giovanni come una chiesa; i suoi ministri prestano ufficio presso un altare, e tutti i veri fedeli sono così pochi, in confronto all’insieme dell’umanità, che l’Evangelista li vede assemblati in un tempio per recare le loro adorazioni all’Altissimo – Pastorini.”

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Il Magistero della Chiesa Cattolica non ha mai insegnato che vi deve sempre essere uno specifico numero di vescovi o di fedeli, acciocché la Chiesa Cattolica esista. In realtà, finché ci sia almeno un sacerdote o un vescovo, ed almeno qualche fedele, la Chiesa Cattolica e la sua gerarchia sarebbero vive e visibili. Oggi vi è molto di più che una manciata di fedeli rimasti che mantengono l’immutabile Fede Cattolica. Sicché, l’argomentazione degli oppositori dalla prospettiva della visibilità della gerarchia, manca di qualunque merito, ed è contraria alle profezie della Sacra Scrittura.

Inoltre, durante la crisi dell’eresia ariana, la vera Fede venne eliminata da intere regioni, talmente tanto che dei vescovi cattolici erano difficilmente trovabili ovunque.

Padre Wilhelm Jurgens: “Ad un punto nella storia della Chiesa, solamente qualche anno prima della presente predicazione di Gregorio [Nazianzeno] (380 D.C.), il numero di vescovi cattolici in possesso di sedi episcopali, in confronto ai vescovi ariani in possesso di diocesi, non sarà forse stato maggiore di qualche cosa come tra l’1% e il 3% del totale. Fosse stata la dottrina determinata dalla popolarità, oggi noi dovremmo essere tutti negatori di Cristo, e avversari dello Spirito.”

Padre Wilhelm Jurgens: “Al tempo dell’imperatore Valente (secolo IV), Basilio fu virtualmente l’unico vescovo cattolico in tutto l’Oriente, ad avere successo nel mantenere la carica della sua sede… Ove essa non avesse alcuna altra importanza per l’uomo moderno, una conoscenza della storia dell’arianesimo, dovrebbe dimostrare almeno che la Chiesa Cattolica non si interessa della popolarità e dei numeri formanti e mantenenti la dottrina, altrimenti, noi avremmo dovuto abbandonare san Basilio, sant’Ilario, sant’Atanasio, Liberio e Osio, per appellarci secondo Ario.”

L’eresia ariana divenne così diffusa nel IV secolo, che gli ariani, neganti la divinità di Cristo, giunsero ad occupare quasi tutte le sedi della Chiesa Cattolica, apparendo come la legittima gerarchia praticamente ovunque.

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Sant’Ambrogio, 382: “Non vi sono abbastanza ore nella giornata, affinché io possa persino recitare i nomi di tutte le varie sette di eretici.”

Le cose erano talmente deteriorate, che San Gregorio Nazianzeno si sentì costretto ad affermare ciò che oggi potrebbe benissimo affermare il rimanente cattolico.

San Gregorio Nazianzeno, “Contro gli Ariani”, 380: “Dove sono coloro i quali ci vilipendono per la nostra povertà, e si inorgogliscono per le loro ricchezze? Coloro i quali definiscono la Chiesa secondo i numeri, e deridono il piccolo gregge?”

Tale periodo di storia ecclesiastica, dunque, dimostra un punto importante per la nostra epoca. Ove la missione indefettibile della Chiesa Cattolica di insegnamento, di governo e di santificazione necessitasse un vescovo governante, ossia, giurisdizionale, dimodoché la Chiesa di Cristo sia presente ed operativa in una particolare sede o diocesi, allora occorrerebbe affermare che la Chiesa di Cristo cadde in tutti quei territori nei quali non vi fu alcun vescovo cattolico durante l’eresia ariana. Ciononostante, è un fatto quello per cui nel secolo IV, in cui pochi fedeli avevano la vera Fede Cattolica, persino nelle sedi in cui i vescovi caddero all’arianesimo, il rimanente di fedeli cattolici costituì la vera Chiesa di Cristo. In tale rimanente, la Chiesa Cattolica esistette e resistette nella sua missione di insegnare, di governare e di santificare senza un vescovo governante, quindi dimostrando la verità per la quale l’indefettibilità della Chiesa di Cristo e la sua missione di insegnamento, di governo e di santificazione, non richiede solo e sempre la presenza di un vescovo giurisdizionale.

Dovrebbe anche essere notato che la gerarchia può essere definita in due modi: la gerarchia giurisdizionale e la gerarchia ecclesiastica.

Papa Pio XII, “Ad sinarum gentum” (13), 07/10/1954: “Comunque sia, come è stato anche divinamente stabilito, il potere degli Ordini, tramite il

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quale la gerarchia ecclesiastica è composta da vescovi, sacerdoti e ministri, proviene dalla ricezione del Sacramento dei Santi Ordini.”

Solamente coloro che hanno la giurisdizione ordinaria, ovvero, la giurisdizione collegata ad un ufficio, costituiscono la gerarchia giurisdizionale. Tutti i validi sacerdoti cattolici, invece, fanno parte della gerarchia ecclesiastica. È possibile che la gerarchia esista sintantoché rimanga la gerarchia ecclesiastica.

I non-sedevacantisti sollevanti tale obiezione, non sono in grado di indicare un reale vescovo cattolico munito di giurisdizione ordinaria. Chi indicheranno? Indicheranno essi il “vescovo” Bruskewitz, avente condotto una super cena inter-religiosa con un gruppo di rabbini nella sua cattedrale durante la Settimana Santa? O indicheranno altri notori eretici e massoni ecclesiastici, che hanno profanato con le loro apostasie i luoghi santi, guidati dall’esempio nefando e blasfemo degli antipapi della controchiesa anticristica?

La controchiesa anticristica conciliare rigetta la visibilità della Chiesa Cattolica, dimostrando quindi la realtà che essa non è la visibile Chiesa Cattolica.

Documento dell’invalido conciliabolo Vaticano del 1962-65, “Unitatis redintegratio”: “Eppure quasi tutti, sebbene in modi diversi, desiderano l’una visibile Chiesa di Dio, quella veramente Universale Chiesa la quale missione è quella di convertire il mondo intero al ‘Vangelo’, cosicché il mondo sia salvato, alla gloria di ‘Dio’.”

Nell’esatto principio del decreto sull’ecumenismo, l’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65, insegna la bestemmia che quasi tutti desiderano una universale e visibile Chiesa, la cui missione è quella di convertire il mondo al Vangelo. Cioè sottindendo che la vera Chiesa

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Cattolica, in realtà, non è veramente tale, perché in attesa di divenire assieme alle altre sette eretiche, una “chiesa universale”. Proprio il sogno e l’obbiettivo della sinarchia mondialista satanica: la creazione di una religione universale composta dalla fusione di tutte le sette, adorante l’uomo, o meglio, al servizio di lucifero, il tutto sotto un “nuovo ordine mondiale” satanista.

Antipapa Giovanni Paolo II, omelia, Trattando della preghiera con gli acattolici, 05/12/1996: “Quando preghiamo assieme, noi lo facciamo con il desiderio ‘che vi sia una visibile Chiesa di Dio, una ‘Chiesa’ veramente ‘Universale’, inviata all’intero mondo affinché il mondo sia convertito al ‘Vangelo’ e, dunque, salvato, alla gloria di ‘Dio’ (Unitatis redintegratio, 1.).”

Antipapa Giovanni Paolo II, “Ut unum sint” (7), 25/05/1995: “Eppure quasi tutti, sebbene in modi diversi, desiderano che vi sia una visibile ‘Chiesa di Dio’, una ‘Chiesa veramente Universale’, inviata al mondo intero, cosicché il mondo sia convertito al ‘Vangelo’ e così salvato, alla gloria di ‘Dio’ (Documento del Vaticano II Unitatis redintegratio, 1.).”

L’idea della Chiesa Cattolica ‘invisibile’ e ‘non completa’, insegnata dalla controchiesa anticristica conciliare, sulle orme dell’invalido conciliabolo Vaticano del 1962-65, è stata condannata almeno tre volte: da Papa Leone XIII, nella “Satis cognitum” (3), 29/06/1896; da Papa Pio XI, nella “Mortalium animos” (10), 06/01/1928; da Papa Pio XII, nella “Mystici corporis Christi” (64), 29/06/1943.

Papa Leone XIII, “Satis cognitum” (3), 29/06/1896: “Ora tu sei il corpo di Cristo, 1 Corinti 12;27, e precisamente perché esso è un corpo, è la Chiesa visibile… Da ciò consegue che coloro arbitrariamente

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congiuranti e disegnantisi una chiesa nascosta ed invisibile, sono in grave e pernicioso errore.”

In aggiunta, ecco una citazione interessante proveniente dal periodo della lotta per le investiture (1075-1122). Durante tale periodo, il malvagio re di Germania, Enrico IV, nominò un antipapa, sostenuto da molti vescovi tedeschi. Enrico nominò i suoi vescovi personali, anch’essi soggetti all’antipapa. Il risultato consistette nel produrre due vescovi nella maggior parte delle diocesi, e una grande confusione.

L’enciclopedia Cattolica, Volume 8, 1910, Investiture, pagina 86: “Vi fu, dunque, molta confusione da tutte le parti… Molte diocesi avevano due occupanti. Entrambe le parti chiamavano i loro rivali spergiuranti e traditori…”.

Il punto è che seppure si ha attualmente a che fare con un’apostasia senza precedenti, la Chiesa Cattolica ha testimoniato l’avere avuto tempi confusi nel passato, inclusi quelli nei quali la vera gerarchia non era facilmente accertabile.

Obiezione 9: i “Papi” da Giovanni XXIII a Francesco non hanno insegnato eresia manifesta, poiché le loro dichiarazioni sono state ambigue, e

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richiedono un commento.

Risposta: Innanzitutto, esistono molti esempi di eresie manifeste provenienti dagli antipapi della controchiesa anticristica conciliare, richiedenti nessuna spiegazione o commento, come già osservato. Dopodiché, l’autorità papale insegna la verità che alcune eresie richiedono eccome una spiegazione, uno studio e un’analisi profonda, in modo da svelarle e condannarle.

Citiamo più di dieci dichiarazioni da parte dell’antipapa Benedetto XVI, e una da parte dell’antipapa Giovanni Paolo II, senza commento. Chiunque fosse sincero ed onesto, vedrebbe la realtà per la quale esse corrispondono a dei rifiuti diretti del dogma cattolico, senza il bisogno di condurre analisi alcuna.

Antipapa Benedetto XVI, “The meaning of Christian brotherhood”, pagine 87-88: “La difficoltà presente nel modo di fornire una risposta, è profonda. Fondamentalmente essa è dovuta dal fatto per cui oggi non esiste alcuna categoria appropriata nel pensiero Cattolico per il fenomeno del protestantesimo – si potrebbe dire lo stesso circa la relazione con le chiese separate dell’Oriente. È ovvio che la vecchia categoria di eresia non ha più alcun valore. … il protestantesimo ha apportato contributi importanti alla realizzazione della religione cristiana, adempiendo una funzione positiva nello sviluppo del messaggio Cristiano… La conclusione è ineludibile, quindi: il protestantesimo oggi è un qualcosa di diverso dall’eresia nel senso tradizionale, un fenomeno il cui vero posto teologico non è ancora stato determinato.”

Nessun commento è necessario.

Antipapa Benedetto XVI, “Theological highlights of Vatican II”, pagine 61, 68, 1966: “… Frattanto, la Chiesa Cattolica non ha alcun diritto ad assorbire le altre chiese. … Un’unità basica – di chiese rimanenti

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chiese, eppure divenenti una chiesa – deve rimpiazzare l’idea della conversione… ”.

Nessun commento è necessario.

Antipapa Benedetto XVI, “Princìpi della teologia cattolica”, pagine 197-198, 1982: “A questo passato, possiamo noi ora contrapporre le possibilità aperte all’ecumenismo ‘cristiano’. Le richieste massime sulle quali la ‘ricerca dell’unità’ deve certamente affondare, sono immediatamente chiare. Da parte dell’Occidente, la richiesta massima sarebbe che l’Oriente riconosca il primato del Vescovo di Roma nel pieno scopo della definizione del 1870, ivi sottomettendosi in pratica ad un primato tale come quello accettato dalle chiese uniate. Da parte dell’Oriente, la richiesta massima sarebbe che l’Occidente dichiari erronea la dottrina del primato del 1870, ivi sottomettendosi in pratica ad un primato tale come quello accettabile mediante la rimozione del Filioque dal Credo, e dei dogmi mariani del secolo XIX e XX. Per quanto concerne il protestantesimo la richiesta massima della Chiesa Cattolica, sarebbe che i ministri protestanti siano considerati totalmente invalidi, e che i protestanti siano convertiti al Cattolicesimo; … nessuna delle massime soluzioni offre alcuna speranza reale di unità.”

Nessun commento è necessario.

Antipapa Benedetto XVI, “Dio e il mondo”, pagina 209, 2000: “È certamente possibile leggere il Vecchio Testamento, cosicché esso non sia diretto verso Cristo; esso non punta inequivocabilmente verso Cristo. Se gli ebrei non potessero vedere le promesse adempiersi in Lui, allora non sarebbe solamente malafede dalla loro parte, bensì genuinamente in virtù dell’oscurità dei testi e della tensione presente nella relazione tra questi testi e la figura di Gesù. Gesù reca un nuovo significato a questi testi, eppure è Lui il primo a dare ad essi la loro propria

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coerenza, rilevanza e significato. Esistono perfettamente delle buone ragioni, dunque, per negare che il Vecchio Testamento si riferisca a Cristo, e per affermare: no, ciò non è quello che è stato detto. Esistono anche delle buone ragioni per riferirlo a Lui – tale è la disputa tra gli ebrei ed i cristiani.”

Nessun commento è necessario.

Antipapa Benedetto XVI, “Princìpi della teologia cattolica”, pagina 377, 1982: “… Vi è un’ossessione con la lettera considerante la Liturgia della Chiesa invalida, dunque posizionandola al di fuori della Chiesa. Qui viene dimenticato che ‘la validità della Liturgia dipende primariamente, non da parole specifiche, bensì dalla comunità della Chiesa’… ”

Nessun commento è necessario.

Antipapa Benedetto XVI, “Princìpi della teologia cattolica”, pagina 202, 1982: “Ciò significa che il ‘cattolico’ non deve insistere circa la dissoluzione delle confessioni protestanti e la demolizione delle loro chiese, bensì spera, invece, che esse siano rafforzate nelle loro confessioni e nella loro realtà ‘ecclesiale’.”

Nessun commento è necessario.

Antipapa Giovanni Paolo II, “Ut unum sint” (84), Trattando delle chiese non-cattoliche, 25/05/1995: “… Questi santi ‘provengono da tutte le chiese e comunità ecclesiali’, le quali hanno dato loro accesso alla comunione della salvezza.”

Nessun commento è necessario.

Antipapa Benedetto XVI, “Princìpi della teologia cattolica”, pagina 381, 1982: “Se fosse desiderabile offrire una diagnosi del testo [del documento dell’invalido conciliabolo Vaticano del 1962-65 “Gaudium et

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spes”] nel suo complesso noi diremmo che, assieme agli altri testi sulla libertà religiosa e sulle religioni mondiali, esso è una revisione del sillabo di Pio IX, una specie di contro sillabo… Come risultato, lo schieramento della posizione adottata dalla Chiesa sotto Pio IX e Pio X, in risposta alla situazione creata dalla nuova fase storica inaugurata dalla Rivoluzione Francese fu, in gran parte, ‘corretto via facti’, specialmente nell’Europa centrale; tuttavia, non vi era ancora una dichiarazione basica circa la relazione che dovesse esistere tra la ‘Chiesa’ ed il mondo venuto ad essere dopo il 1789.”

Nessun commento è necessario.

Antipapa Benedetto XVI, “Cooperatori della verità”, pagina 217, 1990: “La questione che ci concerne realmente, la questione che ci opprime realmente, è il perché è necessario per noi in particolare, praticare la fede cattolica nella sua totalità, il perché, quando esistono così tanti altri sentieri guidanti in Cielo ed alla salvezza, dovrebbe esserci richiesto di sorreggere giorno dopo giorno l’intero peso dei dogmi e degli ethos ecclesiali. Sicché, noi ritorniamo alla domanda: ‘Cosa è esattamente la realtà Cristiana?’ Quale è l’elemento specifico presente nella Cristianità che non lo giustifica meramente, ma che lo rende obbligatoriamente necessario per noi? Quando noi solleviamo questa domanda circa il fondamento ed il significato della nostra esistenza Cristiana, entra in gioco un certo falso desiderio per la vita, apparentemente più confortevole dell’altra gente che entra comunque in Cielo. Noi siamo troppo simili ai lavoratori della prima ora nella parabola dei vignaioli, Matteo 20;1-16. Una volta scoperto che essi avrebbero potuto guadagnare la loro paga giornaliera di un denaro in maniera molto più semplice, essi non capivano il motivo per cui avevano dovuto faticare tutto il giorno. Ma che strana attitudine è trovare i doveri della nostra vita cristiana irriconoscenti, solamente perché il denaro della salvezza può

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essere guadagnato senza di essi. Sembrerebbe che noi – come i lavoratori della prima ora – vogliamo essere pagati non solamente con la nostra propria salvezza, ma più particolarmente con la mancanza di salvezza degli altri. Ciò è univocamente molto umano e profondamente non-Cristiano.”

Aperta violazione del dogma immutabile “Extra ecclasiam nulla salus”, “fuori dalla Chiesa non c’è salvezza”.

Antipapa Benedetto XVI, “Principi della teologia cattolica”, pagina 29, 1982: “Prendendo in prestito la cocente frase di Congar, ‘sarebbe stolto e perverso identificare l’efficacia dello Spirito Santo con l’opera dell’apparato ecclesiale’. Ciò significa che anche nella credenza cattolica, l’unità della Chiesa è ancora in processo di formazione, che sarà totalmente raggiunta solamente durante la fine dei giorni, così come la grazia non sarà perfezionata sinché i suoi effetti saranno visibili, per quanto la comunità di Dio abbia già incominciato ad essere visibile.”

Nessun commento è necessario.

Antipapa Benedetto XVI, “Introduzione al Cristianesimo”, pagina 349, 2004: “Diviene ora chiaro che il reale cuore della fede nella risurrezione, non consiste affatto nell’idea della resurrezione dei corpi, alla quale noi lo abbiamo ridotto nel nostro pensare; ciò è il caso, sebbene questa sia l’immagine pittoresca utilizzata nella Bibbia’.”

Nessun commento è necessario.

“Il popolo ebraico e le loro Sacre Scritture nella Bibbia cristiana”, Sezione 2, A, 5: “L’attesa messianica ebraica non è fatta invano… leggere la Bibbia come fa l’ebraismo, coinvolge necessariamente un’accettazione implicita di tutte le sue

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presupposizioni, ovvero, la piena accettazione di ciò che è l’ebraismo, in particolare, l’autorità dei suoi scritti e delle tradizioni rabbiniche, le quali escludono la Fede in Gesù come Messia e Figlio di Dio… i Cristiani possono e dovrebbero ammettere che la lettura ebraica della Bibbia è possibile…”

Esistono molti altri esempi, ciò nondimeno, tali costituiscono più di dieci esempi di eresia manifesta, corrispondente ad una negazione diretta del dogma Cattolico.

Papa Pio VI, Bolla “Auctorem Fidei”, 28/08/1794: “[I dottori antichi] conoscevano la capacità degli innovatori nell’arte della seduzione. In modo da non scuotere le orecchie dei cattolici, essi cercavano di celare le sottigliezze… mediante l’uso di parole apparentemente innocue, tali da consentirli di insinuare l’errore nelle anime, nella maniera più docile. Una volta compromessa la verità, essi avrebbero potuto, mediante lievi cambiamenti o addizioni nella fraseologia, distorcere la confessione della Fede, la quale è necessaria per la nostra salvezza, e guidare i fedeli per mezzo di errori sottili verso la loro dannazione eterna. Questa maniera di dissimulare e mentire è viziosa, a prescindere dalle circostanze sotto le quali essa viene utilizzata. Per delle buonissime ragioni, essa non può mai essere tollerata presso un sinodo, la cui gloria principale consiste soprattutto nell’insegnare la verità con chiarezza, e nell’escludere tutto il pericolo di errore.

Inoltre, se tutto ciò fosse peccaminoso, non potrebbe essere scusato nel modo per cui lo si vede essere operato, sotto l’erroneo pretesto che le dichiarazioni in un posto, vengono ulteriormente sviluppate secondo delle linee più ortodosse in altri, e persino corrette in altri ancora, come se si ammettesse la possibilità o di

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affermare o di negare la dichiarazione, o di lasciarla all’interpretazione personale dell’individuo; tale è sempre stato il metodo fraudolento ed azzardato utilizzato dagli innovatori per stabilire l’errore. Esso ammette sia la possibilità di promuovere l’errore che di scusarlo.

È come se gli innovatori fingessero che essi abbiano sempre inteso di presentare dei sentieri alternativi, specialmente a coloro che sono di Fede semplice, eventualmente giungenti a conoscere solamente qualche parte delle conclusioni di tali discussioni pubblicate in lingua comune, per l’utilizzo di tutti. O nuovamente, come se gli stessi fedeli avessero l’abilità di esaminare tali documenti per giudicare tali temi da soli, senza essere confusi ed evitare tutto il rischio di errore. Essa è una tecnica assai riprensibile per l’insinuazione degli errori dottrinali, condannata da molto tempo dal Nostro predecessore San Celestino, il quale la trovò utilizzata negli scritti di Nestorio, vescovo di Costantinopoli, da lui esposta in modo da condannarla con la maggiore severità possibile. Una volta esaminati attentamente questi testi, l’impostore veniva esposto e rivoltato, poiché egli si era espresso mediante una pletora di parole, mischiando le cose vere con delle altre oscure; mischiando a volte una con l’altra, dimodoché egli fosse in grado di confessare quelle cose che erano state negate, e allo stesso tempo possedere una base per negare quelle esatte frasi da lui confessate.

In modo da esporre tali tranelli, qualche cosa che diviene necessaria con una certa frequenza ogni secolo, nessun altro metodo è richiesto, fuorché il seguente: quantunque divenga necessario esporre dichiarazioni celanti qualche errore o pericolo sospetto sotto il velo dell’ambiguità, occorre

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denunciare il significato perverso sotto il quale l’errore opposto alla verità Cattolica, è mimetizzato.”

Papa Pio VI insegnò la realtà per la quale ove qualcuno velasse un’eresia nell’ambiguità, come hanno fatto gli eretici nel corso delle epoche, un cattolico dovrebbe svelarlo come eretico, e denunciare il significato eretico camuffato nell’ambiguità.

Si noti un’importante distinzione. Non si sta asserendo che i documenti e le dichiarazioni meramente ambigue -però insegnanti nessuna chiara contraddizione dottrinale della Fede cattolica- sono eretiche. No; si sta asserendo assieme a Papa Pio VI, la verità che i documenti contenenti dichiarazioni eretiche o asserzioni chiaramente contraddicenti il dogma Cattolico -affermazioni, secondo Papa Pio VI, contenenti anche auto-contraddizioni ed ambiguità, assieme alle dichiarazioni eretiche- sono comunque eretiche, nonostante l’ambiguità e l’auto-contraddizione accompagnanti l’eresia. Un esempio potrebbe essere un presunto cattolico che sostiene costantemente l’aborto, talora però affermante la sua accettazione dell’insegnamento della Chiesa Cattolica circa l’aborto. Tale persona sarebbe un eretico manifesto, nonostante l’auto-contraddizione e l’ambiguità implicata dalla sua posizione. Un altro esempio potrebbe essere un uomo che dichiara la non necessità di convertire i protestanti (un’eresia manifesta), però tale uomo afferma anche la verità per cui la sola Chiesa Cattolica è la pienezza della religione cristiana. Egli sarebbe un eretico manifesto, nonostante il fatto per cui quest’ultima affermazione appaia ad alcuni contraddire la prima. Gli eretici sono disonesti e mendaci, sicché, essi tentano soventemente di contraddire o mitigare l’offensività delle loro eresie, tramite tattiche sottili di auto-contraddizione, accompagnate da ambiguità.

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Si noti che Papa Pio VI affermò anche la realtà per cui alcuni errori dottrinali, essendo anche eresie in tale caso, giacché riferitosi alle eresie dell’eresiarca Nestorio, vennero scoperte solamente tramite uno studio ed un’analisi accurata.

Papa Pio XI, “Rite expiatis” (6), 30/04/1926: “… le eresie fuoriuscirono e crebbero gradualmente nella vigna del Signore, propagate o da eretici aperti o da viscidi seduttori, i quali, giacché professanti una certa austerità di vita, offrendo una falsa apparenza di virtù e di pietà, guidarono facilmente le anime deboli e semplici in errore.”

Si noti che le eresie fuoriescono tramite gli eretici manifesti, così come per mezzo dei seduttori viscidi, come l’antipapa Benedetto XVI, cha ha mischiato dichiarazioni ed azioni conservatrici, con le sue aperte ed innegabili eresie. L’eresiarca Ario si fece approvare da Costantino, offrendogli un’ambigua professione di Fede. Sant’Atanasio non fu ingannato, tuttavia, e si rifiutò di considerarlo un cattolico.

L’inganno di Ario: “Ario si presentò assieme a Fozio, il suo alleato nella dottrina e nell’esilio. Egli lasciò all’imperatore [Costantino] un’esitante professione di Fede, interpretabile o nel senso ariano o nel senso cattolico, tuttavia, non contenente il termine ‘consustanziale’. Costantino fu contento, revocando la sua sentenza di esilio, ordinando che Ario fosse riammesso nel suo rango del clero. Il superiore ecclesiastico di Ario, sant’Atanasio, si rifiutò però di accettarlo.”

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Obiezione 10: sia il Codice di diritto canonico del 1917 che quello invalido del 1983, insegnano che è necessaria una dichiarazione, affinché si perda il proprio ufficio causa eresia.

Risposta: ciò è semplicemente falso. L’eretico e invalido Codice di diritto canonico del 1983, dell’antipapa Giovanni Paolo II, dichiara la menzogna per cui tale dichiarazione è necessaria nel canone 194.3. Il Codice di diritto canonico del 1917, invece, non la dichiara. Il canone parallelo al canone 194, nel Codice del 1917, è il canone 188. Il canone 188 del Codice del 1917 non contiene tale provvisione, esso detta semplicemente che un eretico “defezionante pubblicamente dalla Fede cattolica, perde il suo ufficio per mezzo di tale esatto fatto, senza dichiarazione alcuna (188.4)”.

Canone 188.4, Codice di diritto canonico del 1917: “Esistono certe cause che influiscono sulla tacita dimissione di un ufficio, la quale dimissione è accettata in anteprima mediante un’operazione della legge, essendo dunque effettiva senza alcuna dichiarazione. Queste cause sono… 4) ove l’eretico fosse caduto pubblicamente lontano dalla Fede.”

Si noti che il Codice del 1917 non menziona alcunché circa la necessità di una dichiarazione; esso detta l’opposto: “senza dichiarazione alcuna”. Ove si raffrontassero i due canoni, si vedrebbe la chiara differenza.

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Canone 194.1-3, invalido ‘Codice di diritto canonico’ del 1983: “Si è rimossi da un ufficio ecclesiastico dalla legge stessa: … 2) colui avente defezionato pubblicamente dalla Fede cattolica o dalla comunione della Chiesa… La rimozione dell’ufficio menzionata nei numeri 2 e 3, può essere applicata solamente ove venisse stabilita dalla dichiarazione di un’autorità competente.”

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CAPITOLO 3

La Chiesa Cattolica insegna che un eretico cesserebbe di essere Papa, e che egli non potrebbe essere un Papa validamente eletto.

(fr. Michael Diamond, fr. Peter Diamond; vaticanocattolico.com)

San Roberto Bellarmino, Cardinale e dottore della Chiesa Cattolica, De Romano Pontefice, Libro 2, Capitolo 30: “Questo principio è certissimo. Il non-Cristiano non può in alcun modo essere Papa, come ammesso da Gaetano stesso (ibidem, c. 26). La ragione per ciò è che egli non può essere ciò che non è; orbene, colui che non è un cristiano, non è un membro della Chiesa, e un eretico manifesto non è un cristiano, come chiaramente insegnato da San Cipriano (libro 4, epistola 2), da Sant’Atanasio (scritto 2 contro gli Ariani), da Sant’Agostino (libro “The great Christ”, capitolo 20), da San Girolamo (contro Lucifero) ed altri; quindi l’eretico manifesto non può essere Papa.”

L’Enciclopedia Cattolica, ‘Eresia’, 1914, Volume 7, pagina 261: “Il Papa stesso, ove notoriamente reo di eresia, cesserebbe di essere Papa, perché egli cesserebbe di essere membro della Chiesa.”

L’eresia è l’ostinato rinnego o dubbio, da parte di una persona battezzata, di un articolo di Fede cattolica. In altre parole, una persona battezzata, deliberatamente rinnegante un insegnamento autoritativo della Chiesa Cattolica, è un eretico.

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Martin Lutero, forse il più noto eretico della storia ecclesiastica, fra le tante, insegnò l’eresia della giustificazione mediante la sola fede.

A prescindere dalla realtà in cui gli antipapi della controchiesa anticristica conciliare (nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65) regnarono e regnano da Roma in virtù di elezioni non-canoniche, la Chiesa Cattolica insegna che se un Papa divenisse un eretico, egli perderebbe automaticamente il suo ufficio, e cesserebbe di essere il Papa. Tale è l’insegnamento di tutti i dottori e dei padri della Chiesa che affrontarono la questione.

San Roberto Bellarmino, cardinale e dottore della Chiesa, “De Romano Pontefice”, II, 30: “Un Papa manifestamente eretico cesserebbe automaticamente, per sé, di essere Papa e capo, proprio come egli cesserebbe automaticamente di essere un cristiano ed un membro della Chiesa. Perciò, egli potrebbe essere giudicato e punito dalla Chiesa. Tale è l’insegnamento di tutti gli antichi padri, i quali insegnarono che gli eretici manifesti perdono immediatamente tutta la giurisdizione.”

San Roberto Bellarmino, cardinale e dottore della Chiesa, “De Romano Pontefice”, II, 30: “Questo principio è certissimo. Il non-Cristiano non può in alcun modo essere Papa, come ammesso da Gaetano stesso (ibidem, c. 26). La ragione perciò, è che egli non può essere ciò che non è; orbene, colui che non è un Cristiano, non è un membro della Chiesa, e un eretico manifesto non è un cristiano, come chiaramente insegnato da San Cipriano (libro 4, epistola 2), da Sant’Atanasio (scritto 2 ‘contro gli Ariani’), da Sant’Agostino (libro “Il grande Cristo”, capitolo 20), da San Girolamo (‘contro Lucifero’) ed altri; perciò l’eretico manifesto non può essere Papa.”

San Francesco Di Sales, XVII secolo, dottore della Chiesa, “La controversia cattolica”, pagine 305-306: “Orbene, quando egli [il

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Papa] è esplicitamente un eretico, egli cade ipso facto dalla sua dignità ed è al di fuori della Chiesa…”

Sant’Antonino, Somma teologica, citato in “Actes de Vatican I”, Frond publications, 1459: “Nel caso in cui il Papa divenisse un eretico, egli si ritroverebbe, per il fatto stesso e senza altra sentenza, separato dalla Chiesa. Una testa separata dal corpo, sintantoché essa rimanga separata, non può e non potrebbe essere la testa dello stesso corpo dal quale essa è e sarebbe stata tagliata. Un Papa separato dalla Chiesa mediante l’eresia, dunque, per il fatto stesso, cesserebbe di essere la testa della Chiesa. Egli non potrebbe essere un eretico e rimanere Papa, perché, giacché egli sarebbe al di fuori della Chiesa, egli non possederebbe le chiavi della Chiesa.”

La verità che un eretico non può essere Papa, è radicata nel dogma per il quale gli eretici non sono membri della Chiesa Cattolica.

Dovrebbe essere notato che l’insegnamento dei santi e dei dottori della Chiesa sopra citato, per cui un Papa divenente eretico, cesserebbe automaticamente di essere Papa, è radicato nell’infallibile dogma che un eretico non è un membro della Chiesa Cattolica.

Papa Eugenio IV, Concilio di Firenze, “Cantate Domino”, 1441: “La Santa Romana Chiesa crede, professa e predica fermamente che tutti coloro che sono al di fuori della Chiesa Cattolica, non solamente i pagani, ma anche i Giudei o gli eretici e gli scismatici, non possono condividere la vita eterna, e andranno nel fuoco eterno, che fu preparato per il diavolo e i suoi angeli, a meno che essi siano uniti alla Chiesa prima della fine delle loro vite…”.

Papa Pio XII, “Mystici corporis Christi” (23), 29/06/1943: “Poiché non ogni peccato, per quanto grave esso sia, è tale per sua propria natura da separare un uomo dal corpo della Chiesa, come lo scisma, l’eresia o l’apostasia.”

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È comprensibile la verità per cui è un insegnamento della Chiesa Cattolica, che un uomo sarebbe separato dalla Chiesa in caso di eresia, di scisma o di apostasia.

Papa Leone XIII, “Satis cognitum” (9), 29/06/1896: “La pratica della Chiesa è sempre stata la stessa, come dimostrato dall’unanime insegnamento dei padri, i quali erano abituati a considerare al di fuori della comunione cattolica ed estraneo alla Chiesa, chiunque recedesse nel minimo grado da qualsiasi punto di morale proposto dal suo autoritativo magistero.”

Papa Leone XIII, “Satis cognitum” (9), 29/06/1896: “Nessuno che creda malamente in tutte tali eresie, può per tale ragione considerarsi cattolico, o chiamarsi tale. Poiché potrebbero sorgere alcune altre eresie, le quali non sono esposte in questo nostro lavoro, e ove alcuno aderisse a una singola di esse, egli non sarebbe cattolico.”

Papa Innocenzo III, “Eius exemplo”, 18/12/1208: “Con il cuore noi crediamo, e con la bocca noi confessiamo l’una Chiesa, non degli eretici, ma la Santa Romana, Cattolica ed Apostolica Chiesa, fuori dalla quale noi crediamo che nessuno è salvato.”

Sicché, non è meramente l’opinione di alcuni santi e dottori della Chiesa, quella per la quale un eretico cesserebbe di essere Papa, ma essa è un fatto inestricabilmente vincolato all’insegnamento dogmatico. Una verità vincolata con un dogma, è chiamata fatto dogmatico. È quindi un fatto dogmatico, che un eretico non può essere Papa. Un eretico non può essere il Papa, giacché colui che si trova al di fuori della Chiesa, non può capeggiare ciò di cui egli è nemmeno un membro.

Papa Leone XIII, “Satis cognitum” (15), 29/06/1896: “Nessuno, dunque, a meno che sia in comunione con Pietro, può condividere la sua autorità, giacché è assurdo immaginare che colui che si trova al di fuori, comandi nella Chiesa.”

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Papa Paolo IV emise una bolla Papale solennemente dichiarante che l’elezione di un eretico come Papa, è nulla e invalida.

Nel 1559, Papa Paolo IV emise un’intera bolla papale trattante il tema e la possibilità di un eretico che viene eletto Papa.

All’epoca nella quale Paolo IV promulgò tale documento, vi erano dei sospetti fondati secondo i quali uno dei cardinali fosse in segreto un protestante. In modo da evitare l’elezione di tale eretico al papato, Papa Paolo IV dichiarò solennemente che un eretico non può essere validamente eletto Papa.

Papa Paolo IV, “Cum ex apostolatus officio”, 15/02/1559: “1. Noi riteniamo che una siffatta materia sia talmente grave e pericolosa, che lo stesso Romano Pontefice, il quale agisce in terra quale Vicario di Dio e di Nostro Signore Gesù Cristo, ed ha avuto piena potestà su tutti i popoli e i regni, e tutti giudica senza che da nessuno possa essere giudicato, qualora sia riconosciuto deviato dalla fede possa essere redarguito, e che quanto maggiore è il pericolo, tanto più diligentemente ed in modo completo si deve provvedere, con lo scopo d’impedire che dei falsi profeti o altre persone investite di giurisdizione secolare, possano miserevolmente irretire le anime semplici e trascinare con sé alla perdizione ed alla morte eterna innumerevoli popoli, affidati alle loro cure e governo per le necessità spirituali o temporali; né accada in alcun tempo di vedere nel luogo santo l’abominio della desolazione predetta dal Profeta Daniele, desiderosi come siamo, per quanto ci è possibile con l’aiuto di Dio e come c’impone il nostro dovere di Pastore, di catturare le volpi indaffarate a distruggere la vigna del Signore e di tener lontani i lupi dagli ovili, per non apparire come cani muti che non hanno voglia di abbaiare, per non subire la condanna dei cattivi agricoltori, o essere assimilati al mercenario.”

6. Aggiungiamo che, se mai dovesse accadere in qualche tempo che un vescovo, anche se agisce in qualità di arcivescovo o di patriarca o primate, o un cardinale di Romana Chiesa, come detto, o un

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legato, oppure lo stesso Romano Pontefice, che prima della sua promozione a cardinale o alla sua elevazione a Romano Pontefice, avesse deviato dalla fede cattolica o fosse caduto in qualche eresia (o fosse incorso in uno scisma o abbia questo suscitato), sia nulla, non valida e senza alcun valore, la sua promozione o elevazione, anche se avvenuta con la concordanza e l’unanime consenso di tutti i cardinali; neppure si potrà dire che essa è convalidata col ricevimento della carica, della consacrazione o del possesso o quasi possesso susseguente del governo e dell’amministrazione, ovvero per l’intronizzazione o adorazione dello stesso Romano Pontefice, o per l’obbedienza a lui prestata da tutti, e per il decorso di qualsiasi durata di tempo nel detto esercizio della sua carica, né essa potrebbe in alcuna sua parte essere ritenuta legittima, e si giudichi aver attribuito o attribuire una facoltà nulla, per amministrare a tali persone promosse come vescovi o arcivescovi, o patriarchi o primati, o assunte come cardinali o come Romano Pontefice, in cose spirituali o temporali; ma difettino di qualsiasi forza tutte e ciascuna di qualsivoglia loro parola, azione, opera di amministrazione o ad esse conseguenti, non possano conferire nessuna fermezza di diritto, e le persone stesse che fossero state così promosse o elevate, siano per il fatto stesso, e senza bisogno di una ulteriore dichiarazione, private di ogni dignità, posto, onore, titolo, autorità, carica e potere.

10. Pertanto, a nessun uomo sia lecito infrangere questo foglio di nostra approvazione, innovazione, sanzione, statuto, derogazione, volontà e decreto, né contraddirlo con temeraria audacia.

Che se qualcuno avesse la presunzione d’attentarvisi, sappia che incorrerà nello sdegno di Dio Onnipotente e dei suoi Beati Apostoli Pietro e Paolo.

Data a Roma, in San Pietro, nell’anno 1559 dall’Incarnazione del Signore, il giorno 15 marzo, IV anno del Nostro Pontificato.

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+ Io, Paolo, vescovo della Chiesa Cattolica…”.

Mediante la sua autorità papale, Papa Paolo IV dichiarò che l’elezione di un eretico è invalida, anche se essa accadesse per mezzo dell’unanime consenso dei cardinali, e venisse accettata da tutti. Papa Paolo IV proclamò anche che egli operava tale dichiarazione in modo da combattere l’avvento dell’abominio della desolazione (di cui parla il profeta Daniele) nel luogo santo. Ciò è tremendo, e indica come il magistero medesimo stesse connettendo l’eventuale arrivo dell’abominio della desolazione nel luogo santo, (Mt 24;15), con un eretico travestito da Papa – forse perché l’eretico usurpatore del papato, avrebbe prodotto l’abominio della desolazione nel luogo santo, la nuova invalida “messa”, come si crede sia il caso, o perché l’antipapa eretico avrebbe egli stesso costituto l’abominio della desolazione nel luogo santo.

L’Enciclopedia Cattolica ripete tale verità asserita da Papa Paolo IV, scandendo che l’elezione di un eretico come Papa sarebbe, certamente, completamente nulla e invalida.

L’Enciclopedia Cattolica, ‘Elezioni Papali’, 1914, Volume 11, pagina 456: “Ovviamente, l’elezione di un eretico, di uno scismatico o di una femmina [come Papa], sarebbe nulla ed invalida.”

In linea con la verità che un eretico non può essere il Papa, la Chiesa insegna che gli eretici non possono essere pregati nel canone della Messa.

Un Papa è pregato nell’orazione ‘Te igitur’ del canone della Messa. Tuttavia, la Chiesa insegna anche che gli eretici non possono essere pregati nel canone della Messa. Se un eretico potesse essere un vero

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Papa, allora vi sarebbe un dilemma insolubile. Ciò malgrado, esso non è un dilemma, perché un eretico non può essere un valido Papa.

“Libellus professionis fidei”, 02/04/517, Professione di Fede prescritta dal Papa Sant’Ormisda: “Dunque, io spero che io meriti di essere nell’una comunione con Te, la quale la Sede Apostolica proclama, nella quale vi è l’intera e la vera solidità della religione Cristiana, promettendo che in futuro i nomi di coloro che saranno separati dalla comunione con la Chiesa Cattolica, cioè, coloro non concordanti con la Sede Apostolica, non saranno letti durante i sacri misteri. Ma se io deviassi in alcun modo dalla mia professione, io confesso che sarei unito nella mia opinione con coloro i quali io ho condannato. Ciò malgrado, io ho firmato con la mia stessa mano questa mia professione ed a voi, Ormisda, il santo e venerabile Papa della città di Roma, io l’ho decretata.”

Papa Benedetto XIV, “Ex quo primum” (23), 01/03/1756: “Inoltre, gli eretici e gli scismatici sono soggetti alla censura di scomunica maggiore, secondo le legge del Canone de Ligu. 23, questione 5 e del Canone Nulli, questione 5, 19. Ma i sacri canoni della Chiesa vietano la preghiera pubblica per gli scomunicati come visibile, nel capitolo ‘A nobis’ 2 e nel capitolo ‘Sacris’ circa la sentenza della scomunica. Quantunque ciò non proibisca l’orazione per la loro conversione, tale preghiera non deve prendere ancora la forma della proclamazione dei loro nomi nella solenne orazione durante il sacrificio della Messa.”

Papa Pio IX, “Quartus supra” (9), 06/01/1873: “Per questa ragione, Giovanni, vescovo di Costantinopoli, dichiarò solennemente – e ciò fece l’intero ottavo Concilio Ecumenico in seguito – ‘che i nomi di coloro i quali furono separati dalla comunione con la Chiesa Cattolica, vale a dire, di coloro i quali non concordavano su tutte le materie con la Sede Apostolica, non sono da essere letti durante i sacri misteri.”

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CAPITOLO 4

Lista completa degli antipapi, nella storia della Chiesa

In modo da comprendere ciò che Dio consente di avvenire negli ultimi giorni, occorre conoscere l’insegnamento cattolico sul papato, ed esaminare alcuni esempi di storia ecclesiastica riguardanti fatti da Dio permessi che avvenissero, riguardanti il papato. È un fatto storico, scritturale e tradizionale, quello per cui nostro Signore Gesù Cristo fondò la Sua Chiesa universale, la Chiesa Cattolica, su San Pietro.

Ciò nondimeno, nei 2000 anni di storia della Chiesa Cattolica, vi sono stati più di 40 antipapi. Un antipapa è un vescovo affermantesi Papa, tuttavia, non canonicamente eletto Vescovo di Roma, ossia, supremo Pontefice. Ecco una lista dei 42 antipapi con i quali la Chiesa dovette lottare, prima dell’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65:

1. Sant’Ippolito (poi riconciliatosi con Papa San Ponziano, e morto martire della Chiesa), 217-235.

2. Novaziano, 251-258.

3. Felice II (confuso con un omonimo martire, sicché, considerato un autentico Papa sino di recente), 355-365.

4. Ursicino od Ursino, 366-367.

5. Eulalio, 418-419.

6. Laurenzio o Lorenzo, 498-499, 501-506.

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7. Dioscuro o Dioscoro (forse legittimo rispetto a Bonifacio II, però deceduto 22 giorni dopo l’elezione), 530.

8. Teodoro II (opposto all’antipapa Pasquale), 687.

9. Pasquale I [opposto all’ antipapa Teodoro II], 687.

10. Teofilatto, 757.

11. Costantino II, 767-768.

12. Filippo (rimpiazzò brevemente l’antipapa Costantino II, regnò per un giorno per poi ritornare al suo monastero), 768.

13. Giovanni VIII, 844.

14. Anastasio III Bibliotecario, 855.

15. Cristoforo, 903-904.

16. Bonifacio VII, 974, 984-985.

17. Giovanni Filagatto o Giovanni XVI, 997-999.

18. Gregorio VI, 1012.

19. Silvestro III, 1045.

20. Giovanni Mincio [Benedetto X], 1058-1059.

21. Pietro Cadalo [Onorio III], 1061-1064.

22. Guiberto di Ravenna [Clemente III], 1080, 1084-1100.

23. Teodorico, 1100-1101.

24. Adalberto, 1101.

25. Maginulfo [Silvestro IV], 1005-1111.

26. Maurizio Bardano [Gregorio VIII], 1118-1121.

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27. Teobaldo Boccapecora [Celestino II] (legittimo, però sottomesso ad Onorio (II) e, dopodiché, considerato antipapa), 1124.

28. Pietro Pierleoni [Anacleto II], 1130-1138.

29. Gregorio Conti o Gregorio de Ceccano [Vittore IV primo], 1138.

30. Ottaviano de’ Monticelli o Ottaviano dei Crescenzi Ottaviani [Vittore IV secondo], 1159-1164.

31. Guido da Crema [Pasquale III], 1164-1168.

32. Giovanni di Struma [Callisto III], 1168-1178.

33. Lando o Lanzo di Sezze [Innocenzo III], 1179-1180.

34. Pietro Rainalducci [Niccolò V], Antipapa a Roma, 1328-1330.

35. Roberto di Ginevra [Clemente VII], Antipapa della linea di Avignone, 20/09/1378-16/09/1394.

36. Pietro Martínez de Luna y Peris de Gotor [Benedetto XIII], Antipapa della linea di Avignone, 1394-1423.

37. Pietro Filargo o Pietro di Candia [Alessandro V], Antipapa della linea di Pisa, 1409-1410.

38. Baldassarre Cossa [Giovanni XXIII], Antipapa della linea di Pisa, 1410-1415.

39. Gil Sánchez de Muñoz [Clemente VIII], Antipapa della linea di Avignone, 1423-1429.

40. Bernardo Garnier [Benedetto XIV primo], Antipapa della linea di Avignone, 1425-1429.

41. Giovanni Carrier [Benedetto XIV secondo], Antipapa della linea di Avignone, 1430-1437.

42. Duca Amedeo VIII di Savoia [Felice V], 05/11/1439-07/04/1449.

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Uno dei più noti casi di storia ecclesiastica, fu quello dell’antipapa Anacleto II, il quale regnò a Roma dal 1130 sino al 1138. Anacleto II venne insediato mediante un’elezione non-canonica, dopo che Innocenzo II, il vero Papa, era già stato scelto. Malgrado la sua invalida e non-canonica elezione, l’antipapa Anacleto II guadagnò il controllo di Roma e il supporto della maggior parte del collegio cardinalizio. Anacleto ebbe il supporto di quasi tutto il popolo romano, sino a che il vero Papa acquisì nuovamente il controllo della città nel 1138. (“The Catholic encyclopaedia”, Anacleto, Volume 1, 1907, pagina 447)

Occorre, ora, analizzare anche il Grande Scisma d’Occidente, in modo da comprendere ciò che Dio permise nella storia della Chiesa, in maniera da capire quello che Egli permetta durante l’attuale grande apostasia.

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CAPITOLO 5

Il Grande Scisma d’Occidente (1378-1417), e ciò che esso insegna sull’ attuale grande apostasia.

(fr. Michael Diamond, fr. Peter Diamond; vaticanocattolico.com)

Confusione massiccia, molteplici antipapi, antipapi a Roma, un antipapa riconosciuto

da tutti i cardinali: il Grande Scisma d’Occidente dimostra che una linea di antipapi presente nel cuore della controchiesa anticristica conciliare (nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65), sia assolutamente possibile.

La confusione nel Grande Scisma d’Occidente

Papi Antipapi di Avignone Antipapi di Pisa Urbano VI (1378-1389); Bonifacio IX (1389-1404); Innocenzo VII (1404-1406) Gregorio XII (1406-1415), il Papa meno supportato della storia, il meno riconosciuto dei tre pretendenti, e rigettato da quasi tutta la Cristianità.

Clemente VII (1378-1394). Riconosciuto da tutti i cardinali viventi che avevano eletto Urbano VI. Benedetto XIII (1394-1417) Riconosciuto da San Vincenzo Ferrero per diverso tempo.

Linea favorita dalla maggior parte dei teologi del tempo, eletta dai cardinali di entrambe le fazioni. Alessandro V (1409-1410), eletto dai cardinali a Pisa. Giovanni XXIII (1410-1415), regnò a Roma, ebbe il più ampio supporto fra i tre pretendenti.

Grande Scisma d’Occidente risolto con l’elezione di Papa Martino V, 1417, durante il Concilio di Costanza.

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Gli avvenimenti

Il conclave presso il Vaticano, nel 1378, dopo la morte di Papa Gregorio XI, fu il primo a radunarsi Roma dopo l’anno 1303. I Papi avevano sino ad allora, risieduto ad Avignone per 70 anni circa, causa instabilità politiche. Il conclave fu tenuto nel mezzo di un pandemonio senza precedenti. Giacché la Francia era divenuta la dimora dei Papi per i precedenti 70 anni circa, il popolo romano circondante il conclave, era desiderosa di vedere un romano, o almeno un italiano, eletto dai cardinali. Ad un certo punto, allorché parve che fosse stato eletto un francese piuttosto che un italiano, la folla irruppe nel palazzo: “Furiosa, la folla prese a tirare sassi alle finestre del palazzo, e ad attaccare le porte con picconi ed asce. Non vi era alcuna forza difensiva effettiva; la folla irruppe nel palazzo.”

Alla fine venne eletto un italiano, Papa Urbano VI, da sedici cardinali. Il nuovo Papa domandò ai cardinali se essi lo avessero eletto liberamente e canonicamente, essi risposero di sì. Poco dopo l’elezione, i sedici aventi eletto Urbano VI, scrissero ai sei cardinali rimasti ostinatamente ad Avignone: “Noi abbiamo dato i nostri voti a Bartolomeo, l’arcivescovo di Bari [Urbano VI], il quale è cospicuo per i suoi grandi meriti e le ampie virtù, del quale lo rendono un luminoso esempio; noi lo abbiamo elevato in pieno accordo alla sommità dell’eccellenza Apostolica, e abbiamo annunciato la nostra scelta alla moltitudine di cristiani.”

I cardinali rifiutarono Papa Urbano VI, sotto il pretesto che furono influenzati ad eleggerlo dalla folla romana.

I Cardinali Francesi, i quali formavano la maggior parte del sacro collegio, erano insoddisfatti dalla città, desiderosi di ritornare ad Avignone, dove non vi erano basiliche dilapidate e palazzi rovinati, dove non vi erano folle romane tumultuose e febbri romane mortali, dove la vita era più confortevole. Urbano VI si rifiutò di lasciare Roma, e la sua ferrea

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risolutezza di riformare la corte papale e di cessare il lusso di essa, offese prontamente i cardinali.

Uno ad uno i cardinali si recarono ad Anagni in vacanza.

Il nuovo Papa, avendo nulla sospettato, aveva dato loro il permesso di andare lì per l’estate. A metà luglio, essi concordarono fra di loro che l’elezione di aprile fosse stata invalida, causa la durezza della folla circostante e che, pertanto, essi avrebbero tolto il riconoscimento ad Urbano VI.

Dopo che la notizia circa la decisione dei cardinali di ripudiare Urbano VI fu fatta circolare, il canonista Baldo, considerato il più famoso giurista dell’epoca, pubblicò un trattato contestante la loro decisione. Esso dettava quanto segue:

“… vi era nessuna base sulla quale i cardinali ripudiassero un Papa una volta da loro eletto, e nessuna sulla quale la Chiesa nel suo intero lo deponesse, fuorché l’eresia aperta e persistita.”

Malgrado tale imprecisione nella dichiarazione di Baldo – poiché un vero Papa non può mai essere deposto; è l’eretico che si auto-scomunica – nelle sue parole si può vedere chiaramente la comunemente accettata verità che un pretendente al papato, apertamente e persistentemente eretico, può essere rigettato come antipapa, in quanto egli sarebbe al di fuori della Chiesa.

Tutti i cardinali viventi rigettarono Papa Urbano VI, e riconobbero un antipapa.

Il 20/07/1378, 15 dei 16 cardinali che avevano eletto Papa Urbano VI, disconobbero la sua potestà, con il pretesto che l’intrattabile folla romana aveva reso l’elezione non-canonica. L’unico cardinale che non ripudiò Papa

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Urbano VI, fu il cardinale Tebaldeschi; tuttavia, egli morì di lì a poco, il 07/09/1378 – lasciando una situazione per la quale neanche uno dei cardinali della Chiesa Cattolica riconosceva il vero Papa, Urbano VI. Tutti i cardinali allora viventi, consideravano la sua elezione invalida.

Dopo avere ripudiato Urbano VI, il 20/09/1378 i cardinali procedettero con l’elezione di Clemente VII come “Papa”, il quale stabilì il “papato” rivale ad Avignone. Il Grande Scisma d’Occidente era incominciato.

Elezione e riconoscimento dell’antipapa Clemente VII: “I cardinali ribelli scrissero, poi, alle corti europee, spiegando la loro azione. Carlo V di Francia, assieme l’intera nazione francese, accreditarono immediatamente Clemente VII, lo stesso fecero i fiamminghi, la Spagna e la Scozia. L’Impero e l’Inghilterra, assieme alle nazioni settentrionali ed orientali, e la maggior parte delle repubbliche italiane, aderirono ad Urbano VI.”

Sebbene la validità dell’elezione di Urbano VI fosse ed era accertabile, è chiaro come molti furono ingannati dal discorso per cui la folla romana avesse influenzato illegalmente la sua elezione, considerandolo, dunque, non-canonico. Inoltre, il fatto per il quale 15 dei 16 cardinali che avevano eletto Urbano VI, finirono per ripudiare la sua elezione come invalida, mostra come la posizione dell’antipapa Clemente VII fosse, e si venne rafforzandosi considerevolmente e dispoticamente agli occhi di molti. La situazione risultante dopo l’accettazione di Clemente VII da parte dei cardinali, fu un incubo, un incubo sin dal principio, un incubo dimostrante quanto gravi ed offuscate Dio permetta che le cose diventino, senza violare le promesse essenziali da Lui fatte alla Sua Chiesa.

Lo scisma era, dunque, un fatto compiuto, e per 40 anni il Cristianesimo venne trattato con lo spettacolo melanconico di due o persino tre pretendenti papali rivali, rivendicanti la loro aderenza alla Chiesa. Entrambi i pretendenti papali si dichiararono una scomunica reciprocamente. Ciascuno

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dei pretendenti papali rivendicava il diritto di creare cardinali e di confermare arcivescovi, vescovi ed abati, talché vi fossero, e sì furono, due collegi di cardinali ed in molti posti due pretendenti per le alte posizioni della Chiesa. Ciascun pretendente papale tentò di accumulare tutte le rendite ecclesiastiche, e ciascuno scomunicò l’altro, assieme a tutti i suoi aderenti.”

Lo spettacolo continuò, mentre i Papi e gli antipapi parimenti morivano, per essere succeduti da altrettanti. Papa Urbano VI morì nel 1389, e fu succeduto da Papa Bonifacio IX, il quale regnò dal 1389 sino al 1404. Dopo l’elezione di Bonifacio IX, egli venne prontamente scomunicato dall’antipapa Clemente VII, rispondendo a sua volta con una scomunica verso quest’ultimo.

Durante il suo regno, Papa Bonifacio IX “fu incapace di allargare la sua sfera d’influenza in Europa; egli, infatti, perse la Sicilia e Genova. In modo da evitare lo spargersi del supporto in favore di Clementino in Germania, egli ricoprì il re tedesco di Wenceslas di favori.

I cardinali di entrambe le fazioni, giurarono di porre fine allo scisma prima di partecipare a nuove elezioni, dimostrando quanto grave fosse divenuta la situazione.

Frattanto, ad Avignone, l’antipapa Clemente VII morì nel 1394. Prima di eleggere il successore dell’antipapa Clemente VII, tutti i 21 cardinali “giurarono di lavorare per l’eliminazione dello scisma, ciascuno giurando di abdicare, ove eletto, se e dove la maggioranza lo reputasse opportuno.” Si tenga ciò a mente, in quanto è rilevante circa il motivo per cui un terzo pretendente al papato sarebbe, dopo, entrato sulla scena.

I cardinali ad Avignone procedettero con l’elezione di Pietro de Luna, antipapa Benedetto XIII, come successore dell’antipapa Clemente VII.

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Benedetto XIII ebbe in suo supporto nessun altro fuorché il miracoloso domenicano San Vincenzo Ferrer. San Vincenzo fu persino il suo confessore per diverso tempo, credendo che la linea di Avignone fosse quella valida. San Vincenzo fu ovviamente persuaso che l’elezione di Papa Urbano VI fosse stata invalida, a causa di una facinorosa folla romana, oltre alla accettazione della linea di Avignone da parte di 15 dei 16 cardinali elettori di Papa Urbano VI.

Da cardinale, l’antipapa Benedetto XIII aveva originariamente preso parte egli stesso all’elezione di papa Urbano VI, per poi abbandonarlo ed aiutare Clemente VII, giacché convinto che l’elezione di Urbano VI fosse stata invalida. Da cardinale sotto l’antipapa Clemente VII, Benedetto XIII si recò presso la penisola iberica per undici anni come suo legato, e mediante la sua diplomazia raccolse l’Aragona, la Castiglia, la Navarra ed il Portogallo sotto la sua -dell’antipapa Clemente VII- obbedienza”.

Dopo avere giurato di perseguire la strada dell’abdicazione, in modo da terminare lo scisma, ove la maggioranza dei suoi cardinali avessero concordato, l’antipapa Benedetto XIII alienò molti dei suoi cardinali, allorché voltò le spalle alla sua promessa, mostrandosi non incline all’abdicazione, malgrado la maggior parte dei suoi cardinali ciò desiderasse, e sì desiderava. Il suo rivale, Papa Bonifacio IX, era ugualmente restio.

Nel 1404 Papa Bonifacio IX, il successore di Urbano VI, morì, e Papa Innocenzo VII venne eletto come suo successore da otto cardinali disponibili. Tuttavia Papa Innocenzo VII non visse a lungo; egli morì solamente due anni più tardi, nel 1406. Durante il suo breve regno, Innocenzo VII rimase avverso all’idea di incontrarsi con il pretendente di Avignone, Benedetto XIII, quantunque egli avesse, e sì aveva, giurato prima della sua elezione, di fare tutto il possibile nei suoi poteri per porre fine allo scisma, abdicazione inclusa, ove necessaria.

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Persistito lo scisma, membri da entrambe le fazioni divennero sempre più frustrati, con la refrattarietà di entrambi i pretendenti, sul prendere delle misure effettive per terminare lo scisma.

Da tutti i lati giungevano voci che l’unione fosse restaurata. L’università di Parigi, o meglio, i suoi due professori più preminenti, Johannes Gerson e Pierre d’Ailly, proposero che si convocasse un concilio generale, in modo da scegliere tra i pretendenti.”

In accordo con tale dilagante sentimento, per cui azioni effettive venissero prese in modo da porre fine allo scisma, venne fatto un altro giuramento prima dell’elezione dell’elezione del successore di Papa Innocenzo VII.

Ciascuno dei 14 cardinali presenti al conclave, a seguito della morte di Innocenzo VII, giurò che, se eletto, egli avrebbe abdicato a patto che l’antipapa Benedetto XIII avesse fatto lo stesso, o nel caso egli fosse morto; che non avrebbe creato nuovi cardinali, se non per mantenere la parità di numero con i cardinali di Avignone, e che entro i tre successivi mesi, egli avrebbe negoziato con il suo rivale, circa il luogo di appuntamento.”

Il fatto medesimo che i cardinali preparantisi ad eleggere un vero Papa, fecero un tale giuramento – uno includente negoziati con un antipapa – dimostra quanto orribile fosse, e così era, la situazione durante lo scisma, e quanto potere detenesse, e deteneva, l’antipapa in tutto la Cristianità.

Il conclave procedette con l’elezione di Papa Gregorio XII, il 30/11/1406. La speranza per la quale la fine dello scisma stesse per giungere, sorse con i negoziati di Papa Gregorio XII con l’antipapa Benedetto XIII. I due concordarono persino un incontro; ciononostante, Papa Gregorio XII tergiversò, in quanto egli dubitò, giustamente, della sincerità delle intenzioni dell’antipapa Benedetto XIII. Papa Gregorio XII fu anche influenzato a sfavore dell’idea di dimissioni, da parte di alcuni suoi parenti stretti, i quali prospettarono una ripercussione di immagine negativa nel caso in cui egli si fosse dimesso.

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Alcuni cardinali da entrambe le fazioni persero la pazienza, e si recarono a Pisa, eleggendo un nuovo “papa”.

Continuanti i negoziati tra Papa Gregorio XII e l’antipapa Benedetto XIII, i cardinali di Gregorio divennero maggiormente impazienti. Una rottura aperta divenne inevitabile allorché Gregorio, dubbioso circa la loro lealtà, ruppe la sua promessa pre-elettiva, e il 4 maggio annunciò la creazione di quattro nuovi cardinali. Tutti, eccetto tre appartenenti al suo collegio originale, lo lasciarono e si recarono a Pisa.

I 14 cardinali che avevano lasciato la gerarchia di Papa Gregorio XII, che si recarono a Pisa, furono raggiunti da altri 10 aventi lasciato la gerarchia dell’antipapa Benedetto XIII. I cardinali da entrambe le fazioni avevano organizzato un concilio con la risolutezza di porre fine allo scisma mediante un’elezione comune a Pisa.

Agli occhi del mondo il Concilio di Pisa era una grande assemblea, costituita da 24 cardinali, di cui quattordici precedentemente aderenti a Papa Gregorio XII, e dieci a de Luna [Benedetto XIII]. Vi erano inoltre quattro patriarchi, ottanta vescovi, ottantanove abati, quarantuno priori, i capi degli ordini religiosi e i rappresentati di quasi ogni università, di quasi ogni monarchia, e di quasi ogni grande famiglia nobile dell’Europa Cattolica.

Il cardinale arcivescovo di Milano pronunciò il discorso iniziale a Pisa. Egli condannò entrambi i pretendenti, Gregorio XII e l’antipapa Benedetto XIII, convocandoli formalmente ad apparire al concilio. Essi vennero dichiarati contumaci allorché non si presentarono.

Occorre enfatizzare come a tale punto delle scisma, 1409, la gente era talmente esasperata per lo scisma continuo e le promesse infrante dai due pretendenti, che l’assemblea di Pisa era ampiamente accolta e supportata.

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Essa fu resa ancor più impressionante e convincente, dal fatto che alcuni dei suoi ventiquattro cardinali, erano precedentemente parte di entrambe le fazioni [Gregorio XII e l’antipapa Benedetto XIII]. Ciò le diede l’apparenza di un’azione unita da parte del cardinali della Chiesa. Il 29/06/1409, i ventiquattro cardinali elessero unanimemente Alessandro V. A tal punto vi furono tre pretendenti al papato, simultaneamente.

Padre Giovanni Laux, “Church History”, pagina 405: “Vi erano, dunque, tre pretendenti papali e tre collegi cardinalizi, in talune diocesi tre vescovi rivali, e in certuni ordini religiosi, tre superiori rivali.”

Il terzo pretendente, l’antipapa pisano, ebbe il maggior supporto e la maggior parte di teologi dalla sua parte, perché egli fu all’apparenza il frutto della scelta dei cardinali di entrambe le fazioni.

Il nuovo eletto antipapa Pisano, Alessandro V, ebbe il supporto più ampio, fra i tre pretendenti, in tutto la Cristianità. Il vero Papa, Gregorio XII, ne ebbe il minore.

Sin dall’inizio, Alessandro V ebbe il supporto dell’Inghilterra, di gran parte della Francia, dei Paesi Bassi, della Boemia… della Polonia… della sua Milano, di Venezia e di Firenze. De Luna [antipapa Benedetto XIII] ebbe il supporto della sua Aragona, della Castiglia, di parti della Francia Meridionale e della Scozia… Gregorio XII fu il più debole dei tre, avendo la lealtà di Napoli, della Germania Occidentale, di alcune città dell’Italia Settentrionale, e di Carlo Malatesta di Rimini. Il Grande Scisma d’Occidente era divenuto un triangolo di lealtà distorte, con il vero Papa come il più debole dei tre pretendenti. La Chiesa Cattolica apparve soffrire il fatto che avrebbe poi sormontato il protestantesimo: suddivisione ripetuta ed irreprensibile… Peggio di tutto, nessuna salvezza da tale disastro appariva possibile.

La maggior parte dei savi teologi e canonisti del tempo, erano favorevoli alla linea degli antipapi pisani.

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Durante l’autunno del 1408, e nell’inverno del 1409, il dibattito continuò a infuriare fra i teologi e i canonisti. La maggior parte di loro, a vari gradi di disperazione, favoreggiavano il concilio, a prescindere da chi fosse il vero Papa o come venisse quest’ultimo autorizzato.

Nessun Papa nella storia ebbe un supporto così piccolo, quanto Papa Gregorio XII, verso la fine del Grande Scisma d’Occidente.

Nel 1411 il nuovo eletto Sacro Romano imperatore, Sigismondo, seguì il sentimento generale, abbandonando il vero Papa, Gregorio XII.

Sigismondo desiderava un favoreggiamento elettorale unanime, e alla luce del comune abbandono di Gregorio XII da parte di molti dei quali gli avevano in precedenza obbedito, soprattutto in Italia e in Inghilterra, la fiducia personale di Sigismondo nella legittimità di Gregorio XII fu probabilmente assai scossa. Nessun vero Papa nella storia della Chiesa ebbe un supporto così ristretto quanto Gregorio XII, dopo il Concilio di Pisa.

Il nuovo eletto antipapa pisano, Alessandro V, non visse a lungo. Egli morì neanche un anno dopo la sua falsa elezione papale, nel maggio del 1410. Per succederlo, il 17/05/1410, i cardinali pisani elessero unanimemente Baldassarre Cossa, noto come Giovanni XXIII. Come il suo predecessore antipapa Alessandro V, anche Giovanni XXIII ebbe il maggiore supporto tra i tre pretendenti.

Supporto in favore dell’antipapa Giovanni XXIII: “Mentre vi erano ancora tre pretendenti al papato, Giovanni XXIII guidava il supporto più ampio, con la Francia, l’Inghilterra e svariati stati italiani e tedeschi a riconoscerlo. Mediante l’ausilio di Luigi di Anjou… egli fu in grado di stabilirsi a Roma.

Come osservato, l’antipapa Giovanni XXIII fu in grado di regnare da Roma. Giovanni XXIII (1410-1415), sarebbe stato l’ultimo antipapa regnante da Roma, sino all’ottobre del 1958, con la falsa ed invalida elezione dello

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scomunicato eretico massone Angelo Giuseppe Roncalli, che scelse il nome di Giovanni XXIII (1958-1963).

Durante il quarto anno del suo regno come antipapa, Giovanni XXIII convocò il Concilio di Costanza, nel 1414, dinnanzi all’insistenza dell’imperatore Sigismondo. È interessante notare che anche il recente antipapa Giovanni XXIII, convocò l’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65. Come l’invalido conciliabolo Vaticano del 1962-65, il Concilio di Costanza cominciò come un falso concilio, in quanto convocato da un antipapa.

A tale punto dello scisma, l’imperatore Sigismondo era determinato nel riunire la Cristianità, lavorando per l’abdicazione di tutti e tre i pretendenti. Allorché l’antipapa Giovanni XXIII realizzò che egli non sarebbe stato accettato come il vero papa, durante il Concilio di Costanza, egli fuggì dal concilio.

La fuga dell’antipapa Giovanni XXIII: “Quella notte, Cossa fuggì da Costanza, cavalcando un piccolo cavallo scuro, in contrasto ai nove cavalli bianchi dietro ai quali egli era entrato in città in ottobre, fasciato in un largo mantello grigio avvoltogli intorno, in modo da celare il suo volto ed il suo corpo.

L’antipapa Giovanni XXIII fu poi condannato formalmente dal concilio, e deposto. Un ordine fu inviato dall’imperatore per il suo arresto; egli fu arrestato e rinchiuso in prigione. In prigione, l’antipapa Giovanni XXIII rese il sigillo papale e l’anello del pescatore, in lacrime, ai rappresentati del concilio. Egli accettò il verdetto contro di lui senza proteste.

Allorché il Concilio di Costanza, riconosciuto in parte o totalmente come il sedicesimo concilio generale (1414-1417), … depose Giovanni XXIII, esso entrò in negoziati con Gregorio, il quale trasmise la sua intenzione di abdicare, a patto che egli convocasse formalmente i prelati e i dignitari riuniti nuovamente sotto concilio generale; come Papa, egli non poteva

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riconoscerne uno convocato da Giovanni. Questa procedura venne accettata, e alla quattordicesima sessione, il 04/07/1415, il suo cardinale Giovanni Dominici lesse la sua bolla convocante il concilio, tramite la quale Carlo Malatesta [Papa Gregorio XII] annunciò le sue dimissioni. I due collegi cardinalizi erano uniti, gli atti di Gregorio vennero ratificati.

Frattanto, l’antipapa Benedetto XIII, il pretendente di Avignone, era stato contattato dall’imperatore Sigismondo per dimettersi. Egli si rifiutò di farlo sino alla fine, tuttavia, il sentimento generale era ormai talmente contro di lui, che i suoi sostenitori diminuirono sostanzialmente.

Sigismondo, il quale aveva sfruttato tutto il suo potere in modo da indurre Benedetto XIII, della linea di Avignone, ad abdicare, riuscì a staccare gli ispanici dalla sua causa. Dopodiché, il Concilio dichiarò la sua deposizione, il 16/07/1417.

Con entrambi gli antipapi deposti, e il vero Papa dimissionato, il Concilio di Costanza procedette con l’elezione di Papa Martino V, l’11/11/1417, ponendo ufficialmente fine al Grande Scisma d’Occidente. La linea di antipapi di Avignone, continuò dopo la morte dell’antipapa Benedetto XIII, con l’elezione dell’antipapa Clemente (VIII) come suo successore, mediante i suoi quattro rimanenti cardinali. Tali cardinali, poi, considerarono l’elezione dell’antipapa Clemente (VIII) invalida, ed elessero l’antipapa Benedetto (XIV); tuttavia, già dalla deposizione dell’antipapa Benedetto XIII da parte del Concilio di Costanza, la linea di Avignone aveva perso talmente tanto supporto, che tali due successori finali dell’antipapa Benedetto XIII, non fecero quasi più notizia, avendo quasi nessun sostenitore.

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Ciò che il Grande Scisma d’Occidente insegna per l’epoca attuale.

In questo capitolo si è ripassato uno dei più importanti periodi della storia della Chiesa. Si sono potute osservare una serie di cose, assai rilevanti per la presente situazione.

1. Si è osservata la verità che gli antipapi possono esistere.

2. Si è osservata la realtà per la quale gli antipapi possono regnare da Roma.

3. Si e osservato l’evento per cui tutti i cardinali viventi, poco dopo l’elezione di Urbano VI, ripudiarono il vero Papa, Urbano VI, e riconobbero l’antipapa Clemente VII. Ciò dimostra che il riconoscimento da parte di tutti i cardinali di un antipapa, non è affatto incompatibile con l’indefettibilità, ossia, le promesse di Cristo, per cui Egli sarebbe stato con la Sua Chiesa e con il papato, sino alla fine dei tempi.

4. Si è osservato l’accadimento per il quale la maggior parte dei teologi dell’epoca favoreggiò la terza linea, la linea degli antipapi pisani. Tale linea di antipapi dovrà essere stata un’opzione accattivante per molti, in quanto cardinali da entrambe le fazioni la appoggiavano. Ciò dimostra quanto seducenti Dio talora permetta che le cose diventino, senza violare le promesse essenziali da Lui fatte alla Sua Chiesa. Inoltre, la maggior parte del supporto dei teologi in favore della linea pisana, dimostra chiaramente che l’insegnamento comune di essi circa una particolare materia, come la salvezza, ad esempio, per quanto eruditi essi siano, non è vincolante, contrariamente a ciò che viene affermato nel tempo presente.

5. Si è osservato il fatto per cui il principio che un eretico manifesto non può essere considerato il Papa, è antico, essendo stato espresso dai primissimi canonisti dell’epoca, come Baldo.

6. Si è osservata la realtà per la quale le cose erano talmente gravi e talmente disperate, durante il Grande Scisma d’Occidente, che la gente non vedeva alcuna via di uscita da tale disastro – un disastro in cui la gente, ad un certo

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punto, fu persino confrontata con tre vescovi rivali, tre superiori religiosi rivali, e tre pretendenti al papato rivali, scomunicantisi l’un l’altro.

7. Avere appreso il tutto, può aiutare a realizzare chiaramente la verità per la quale ciò che è avvenuto – ossia, il fatto per cui si è stabilita una linea di antipapi a seguito dall’ottobre del 1958 (con l’invalida elezione dell’eretico massone e scomunicato Angelo Giuseppe Roncalli), avente imposto al mondo una nuova e contraffatta religione -la controchiesa anticristica nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65- la quale ha ridotto la vera Chiesa Cattolica ad un ‘piccolo resto’, adempiendo in pieno le profezie cattoliche e bibliche circa la seduzione della grande apostasia – non è palese assurdità, come hanno erroneamente espresso alcuni.

Al contrario, siccome Dio consentì a tale disastro di avvenire durante il Grande Scisma d’Occidente (il quale sarebbe potuto essere, al peggio, solo un preludio della grande apostasia, con molteplici antipapi regnanti al medesimo tempo, ed il vero Papa come il più debole dei tre), il disastro e la seduzione caratterizzati dagli antipapi -violando giammai le promesse essenziali da Lui fatte alla Sua Chiesa- durante la tribolazione spirituale finale, le più ingannevoli di sempre, saranno da Lui consentite essere ancora peggio.

Ciò che è una palese assurdità, direttamente confutata dall’insegnamento cattolico e dai fatti di storia ecclesiastica, è l’asserire che una linea di antipapi che ha creato una setta di contraffazione in opposizione alla vera Chiesa, sia un’impossibilità. Oltretutto, è estremamente scandaloso asserire che una tale situazione sia ‘palesemente assurda’, una volta ripassati gli innegabili fatti analizzati per dimostrare la questione sedevacantista.

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La presente revisione del Grande Scisma d’Occidente, viene terminata citando Padre Edmund James O’Reilly. Egli proclamò delle cose assai interessanti circa il Grande Scisma d’Occidente nel suo libro “The relations of the Church to society – theological essays”, del 1882. Egli menzionò la possibilità di un interregno papale, un periodo in cui fosse assente un Papa, estesosi durante tutto il periodo del Grande Scisma d’Occidente, quasi 40 anni:

“Noi possiamo dunque, cessare di indagare su ciò che debba essere detto rispetto alla posizione dell’epoca, dei tre pretendenti e dei loro diritti concernenti il papato. In prima istanza, durante tutto il periodo, sin dalla morte di Gregorio XI nel 1378, vi fu un papa – con l’eccezione, ovviamente, degli intervalli tra le morti e le elezioni riempienti le vacanze ivi createsi. Vi fu, io dico, in ogni singolo momento un Papa, realmente investito della dignità del Vicario di Cristo e del Capo della Chiesa, per quanto vi siano opinioni fra i tanti circa la sua genuinità; non che un interregno ricoprente l’intero periodo sarebbe stato impossibile o inconsistente con le promesse di Cristo, poiché ciò non è punto manifesto, bensì che non vi fu un tale interregno.”

Padre O’Reilly proclamò che un interregno, un periodo in cui è assente un Papa, ricoprente l’intero periodo del Grande Scisma d’Occidente, non è incompatibile con le promesse di Cristo circa l’indefettibilità della Sua Chiesa. Il periodo discusso da Padre O’Reilly incominciò nel 1378, con la morte di Papa Gregorio XI, e cessò essenzialmente nel 1417, con l’elezione di Papa Martino V. Tale sarebbe stato un interregno di 39 anni.

Avendo scritto dopo il Concilio Vaticano del 1869-1870, è ovvia la constatazione per la quale Padre O’Reilly sarebbe oggi dalla parte di coloro i quali, rigettanti gli antipapi Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, sostengono la verità che una vacanza di lungo periodo presente nella Santa Sede esista, e sì esiste. Infatti, a pagina 287 del suo libro, Padre O’Reilly offre il seguente avvertimento:

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“Il grande scisma dell’Occidente mi indica una riflessione che mi permetto di esprimere qui. Se lo scisma non fosse accaduto, l’ipotesi che una tale cosa accadesse, apparirebbe a molti chimerica, assurda. Essi direbbero che ciò non potrebbe essere, che Dio non permetterebbe alla Chiesa di cadere in una situazione così triste. Le eresie potrebbero balzare sulla scena, spargendosi e durando a lungo, per mezzo della colpa e a discapito degli autori e degli artefici, anche per la grande pena dei fedeli, incrementata dall’effettiva persecuzione in molti luoghi nei quali predominassero gli eretici, ma che la vera Chiesa rimanga tra i 30 e i 40 anni senza un solidamente accertato Capo e rappresentante del Cristo in Terra, non potrebbe essere. Eppure ciò è stato e noi non abbiamo nessuna garanzia che non accada di nuovo, per quanto possiamo noi ferventemente sperare il contrario. Ciò che io dedurrei, è che noi non dobbiamo essere troppo pronti a pronunciare ciò che Dio possa permettere. Noi sappiamo con assoluta certezza che Egli adempirà le Sue promesse… Noi possiamo anche fidarci del fatto che Egli farà assai di più di ciò che si è vincolato a fare tramite le sue promesse. Noi possiamo attendere con gioiosa probabilità l’esenzione futura da talune sfortune e difficoltà capitate in passato. Tuttavia, noi o i nostri successori nelle future generazioni cristiane, vedranno forse mali ancor più strani di quelli già attraversati, anche prima dell’immediato approccio della grande riavvolgimento di tutte le cose sulla Terra precedente il giorno del giudizio. Io non mi sto candidando alla profezia, né fingo di vedere dubbi infelici, dei quali non ho alcuna conoscenza. Tutto ciò che gradisco trasmettere, è che le contingenze riguardanti la Chiesa, non escluse dalle divine promesse, non possono essere considerate come praticamente impossibili, solamente perché esse sarebbero terribili e struggenti ad un altissimo grado.”

Padre O’Reilly scrisse che nel caso in cui il Grande Scisma d’Occidente non fosse mai accaduto, la gente avrebbe affermato che una tale situazione

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sarebbe impossibile e incompatibile con le promesse di Cristo alla Sua Chiesa, oltre al fatto per cui non è consentito rifiutare la possibilità di cose simili o forse anche peggiori nel futuro, solamente perché esse sarebbero devastanti ad un altissimo grado.

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CAPITOLO 6

L’anticristo profetizzato dalla Bibbia è un antipapa?

(fr. Michael Diamond, fr. Peter Diamond; vaticanocattolico.com)

Padre Hermann Kramer, sacerdote cattolico che passò trent’anni a studiare, ricercare e

scrivere sull'Apocalisse, suggellando lo sforzo con un libro, annotò in esso le seguenti

parole rispetto alla profezia paolina riguardante l'anticristo sedente nel tempio di Dio:

"San Paolo annunciò che l'Anticristo si sarebbe seduto nel tempio di Dio. Esso non è

l'antico tempio giudaico di Gerusalemme, né uno simile costruito dall'anticristo, come

alcuni hanno pensato, poiché se fosse uno di questi, sarebbe non di Dio, ma il suo, di

tempio. Pertanto, il detto tempio appare necessariamente essere una chiesa cattolica o

una delle tante chiese di Gerusalemme, o quella di San Pietro a Roma, la quale essendo

di fatto la più grande chiesa al mondo, potrebbe ben essere -come d'altronde è, in ogni

senso della parola- il tempio di Dio.".

Padre Kramer, essenzialmente, ipotizzò la basilica di San Pietro come il tempio di Dio

menzionato da San Paolo, relativamente a Satana, nella seconda lettera ai Tessalonicesi.

Per l'appunto, Papa Pio XI, disse il 23 dicembre 1921: " La Basilica di San Pietro: questo

grande tempio.". Similmente, San Bernardo credette che l'anticristo sarebbe stato un

antipapa. Il venerabile Gioacchino, morto nel 1202, dichiarò: "Verso la fine del mondo,

l'anticristo rovescerà il Papa ed usurperà il suo posto.".

Comunque sia, la certezza è che attualmente la sede petrina è stata usurpata dalle

maligne forze anticristiane e massoniche.

Uno dei più riconosciuti simboli dell'anticristo, è la croce inversa o capovolta.

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Ebbene, il 24 Marzo 2000, l’antipapa Giovanni Paolo II, dinanzi a 100.000 cittadini in

Israele, sedette su un enorme trono avente, sulla sua sommità, una gigantesca croce

rovesciata.

È cruciale ricordare che, nell'intera Sacra Bibbia, e particolarmente nel Nuovo

Testamento, l'appellativo "Anticristo" è utilizzato solamente quattro volte.

1 Giovanni 4;2-3: " Lo spirito di Dio si riconosce da questo: ogni spirito che confessa

che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ma ogni spirito che divide Gesù, non è

da Dio; e questi è un anticristo, del quale avete udito che viene, e già fin d'adesso è nel

mondo.".

1 Giovanni 2:22: " Chi è il mentitore, se non chi nega che Gesù è il Cristo? Egli è

l'anticristo, che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non ha neanche il

Padre; chi confessa il Figlio, ha anche il Padre. ".

L'Anticristo è così definito non solo come colui che nega che il Signore nostro Gesù

Cristo sia il Messia, ma come il tale che dissolve, divide o distrugge il concetto di Gesù,

come Figlio di Dio vissuto nel mondo. Il nostro Signore Gesù Cristo fu una sola

persona divina con due distinte nature, vero uomo e vero Dio. Il Figlio di Dio, Cristo, il

Verbo non creato bensì generato dal Padre, Egli, invece, né creato né generato,

coesistente e consustanziale con Lui da sempre, è, per sempre e da sempre, Gesù Cristo

nostro Signore. Il Verbo di Dio prese forma umana incarnandosi nel grembo della

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Santissima Vergine Maria, per mezzo dello Spirito Santo, procedente dal Padre e dal

Figlio, essendo quindi un'unica santa Persona veramente umana e veramente divina.

Insinuare che nostro Signore Gesù Cristo in Terra non sia stato il Verbo divino

incarnato -o che Cristo abbia semplicemente preso dimora in un essere umano, dal

nome Gesù- è una blasfemia dell’anticristo. Insinuare che nostro Signore Gesù Cristo

non sia stato il Cristo, alludendo al suo prossimo arrivo, o negandone addirittura la

totale esistenza, è parimenti una blasfemia dell’anticristo. La dottrina principale

dell’antipapa Karol Wojtyla, durante il suo lunghissimo anti-pontificato, fu proprio

quella per cui il nostro Signore Gesù Cristo non fu il Cristo, bensì che il Cristo, il Figlio

di Dio, il Verbo divino, si sia incarnato in ogni essere umano, in Gesù ed in ciascuno di

noi.

Karol Wojtyla, l’antipapa Giovanni Paolo II, insegnò che ogni essere umano è il Cristo,

e per questa eresia, egli fu veramente, Satana incarnato. Similmente, il falso profeta

Joseph Ratzinger, già antipapa Benedetto XVI, professò puntigliosamente la necessità di

non guardare al nostro Signore Gesù Cristo come il profetizzato Messia dalle Sacre

Scritture. Anch'egli, operante sotto il regno della bestia e glorificante la bestia, è stato

uno spirito satanico.

Benedetto XVI, "Dio e il mondo" (in inglese), pagine 147-148: "Leggendo il Vecchio

Testamento, si scorge che la figura di Cristo non è indicata in modo inequivocabile.

Se, dunque, gli ebrei possano scegliere di non stimare l'adempimento dalla venuta

messianica in Lui, non è solamente attribuibile a della cattiva volontà di loro.

Infatti, è dovuto all'oscurità dei testi. Si può pertanto, essendoci delle buone ragioni per

farlo, ben rifiutare il Cristo nell’antico Testamento ed affermare: no, questo non è ciò

che fu detto. Similmente, tramite analoghe buone ragioni, si può, invece, accettarlo.

Questo è il dibattito tra gli ebrei e i cristiani.".

Benedetto XVI affermò quindi, che credere al fatto che nel Vecchio Testamento, Cristo

non fu profetizzato come Messia, sia legittimo. Egli, in altre parole, proclama che il

Vecchio Testamento si possa non riferire necessariamente a Cristo come Messia. Tale è

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una totale negazione della Religione Cristiana. Per di più, ciò che rende tale

manifestazione apostatica ancor più scandalosa, è che il Nuovo Testamento è pieno di

passaggi confermanti che nostro Signore Gesù Cristo adempì le profezie del Vecchio

Testamento, concernenti la venuta del Messia. Per citarne uno solo, in Giovanni 5;39,

45-47, nostro Signore Gesù Cristo comunica agli ebrei che è proprio il Vecchio

Testamento a condannarli all'inferno: "Voi andate investigando le Scritture perché

credete di avere in esse la vita eterna: e queste sono quelle che parlano a mio favore…

Non pensate che sia io ad accusarvi presso il Padre: c’è già chi vi accusa, quel Mosè, in

cui voi confidate… Che se non credete a quel che egli ha scritto, come crederete voi alle

mie parole?".

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Nonostante ciò, secondo l'apostata Joseph Ratzinger, le divine parole di nostro Signore

Gesù Cristo, concernenti l'adempimento delle profezie del Vecchio Testamento

riguardo Cristo come il Messia, potrebbero benissimo essere errate. A suo avviso, la

legge ebraica per cui il Signore nostro Gesù Cristo non sia il Messia, né il Verbo divino,

né il Figlio di Dio profetizzato nel Vecchio Testamento, può essere sia possibile che

valida. Ratzinger, dunque, non è un semplice eretico, e nemmeno un qualunque

apostata, costui è un anticristo. Infatti, nel suo libro "Pietre miliari" (in inglese) egli

nega proprio Gesù Cristo nostro Signore.

Benedetto XVI, "Pietre miliari" (in inglese), 1998, pagine 53-54: "Mai venni, prima

d'ora, alla realizzazione che l'Ebraismo e il Cristianesimo, descritti entrambi nel Nuovo

Testamento, sono due modi di appropriarsi delle Scritture d'Israele; due modi i quali,

infine, sono unicamente determinati dalla posizione assunta rispetto alla figura di Gesù

di Nazareth. La scrittura oggi chiamata Vecchio Testamento, è per altro parimenti

aperta alle due tesi.".

Chiaramente, oltre alla negazione di Cristo Gesù come Messia, Ratzinger affermò anche

che la visione ebraica rispetto a Lui sia tollerabile, cioè che Gesù Cristo nostro Signore

non sia stato il Messia, non sia stato il Cristo, non sia stato il Verbo divino incarnato,

né il Figlio di Dio. Infatti, Benedetto XVI professò precisamente l'eresia per cui gli ebrei

non debbano credere in nostro Signore Gesù Cristo, per la loro salvezza. Nella

prefazione del blasfemo libro dal titolo "Il popolo Ebraico e le sue Sacre Scritture nella

Bibbia Cristiana", per cui la venuta del Messia è ivi affermata ancora inadempiuta, e la

Vecchia Alleanza, dunque, valida, nel 2001 Ratzinger non a caso reiterò tali eresie. È

rivelatore come l’antipapa Giovanni Paolo II nominò proprio Ratzinger a capo della

Congregazione per la Dottrina della Fede, nel 1981.

Esattamente due anni dopo il decesso di Karol Wojtyla, fu scattata una fotografia presso

il luogo di nascita di quest'ultimo, in Polonia. Per mezzo di un effetto indubbiamente

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paranormale, l’antipapa Giovanni Paolo II apparve in sagoma tra le fiamme, mentre un

folto gruppo di giovani animava una veglia di preghiera in ricordo dell’antipapa

Wojtyla. Tale foto, destando notevole scalpore su scala mondiale, rimase a lungo

oggetto d'interesse sulla rete.

E’ tutto ciò un adempimento di ciò che fu annunciato, particolarmente rispetto alla

bestia di cui si parla nel capitolo 13 dell’Apocalisse? Le teste della detta bestia,

potrebbero ben essere il numero degli antipapi governanti la Roma apostata,

sostenendosi come capi della controchiesa anticristica nata dall’invalido ed eretico

conciliabolo Vaticano del 1962-65.

Nel capitolo 13 dell’Apocalisse, si parla di come la bestia, dopo aver ricevuto una ferita

mortale, in seguito guarita, sarebbe stata adorata dalla quasi totalità del mondo intero.

Tale bestia è anche narrata di bestemmiare gravemente contro Dio, in particolare modo,

e che un'altra bestia sarebbe avvenuta dopo.

Karol Wojtyla, per l'appunto, ricevette una ferita mortale (il 13 maggio 1981) che fu,

poi, guarita; Karol Wojtyla fu, è e sarà (ancor per poco) adulato dal mondo; proprio

Karol Wojtyla bestemmiò contro il Signore Gesù Cristo. Durante il suo anti-pontificato,

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Giovanni Paolo II fece numerose affermazioni dichiarando come ciascun essere umano

fosse Dio. Eccone intanto alcune.

Durante il suo primo discorso di Natale, egli proclamò tale solenne festività, ricordante

la nascita di nostro Signore Gesù Cristo, come la festa dell'uomo. Giovanni Paolo II, 25

dicembre 1978: "Questo messaggio è per ogni uomo, per l'uomo nella sua umanità. Il

Natale è la festa dell'uomo. Questa è la nascita dell'uomo.". Nella sua prima enciclica,

Giovanni Paolo II professò che la Buona Novella – il Vangelo del Signore Gesù Cristo-

e il Cristianesimo, furono meraviglie procedenti dall'uomo. Infatti, Giovanni Paolo II,

discorso ai missionari del Preziosissimo Sangue, 14 Settembre 2001: "Il volto del

Signore risorto, questa è la verità di chi siete, cari fratelli.".

Papa San Pio X, 4 Ottobre 1903: "Il carattere dell'Anticristo: l'uomo senza nome che ha

con incoscienza usurpato il posto del Creatore.".

Adam Weishaupt, fondatore della società segreta anticattolica degli Illuminati, asserì:

"Ci infiltreremo in Vaticano, e una volta dentro non ne usciremo più; o meglio,

resteremo sino a quando esso non sarà che una conchiglia vuota.".

Sia l’antipapa Giovanni Paolo II, che l’antipapa Benedetto XVI, vestirono più volte abiti

raffiguranti una conchiglia. Benedetto XVI portava la conchiglia proprio sul proprio

stemma. Saranno stati, dunque, gli anti-pontificati della controchiesa anticristica, con

particolari enfasi su quelli di Wojtyla e Ratzinger, delle fasi verso il compimento

satanico del sogno degli Illuminati di distruggere la Chiesa Cattolica? I loro regni,

d'altronde, furono null'altro che decenni interi di totale apostasia dalla Fede Cattolica.

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La controchiesa anticristica nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del

1962-65, non è altro che un guscio vuoto! Essa ha lavorato con l'unico obiettivo di

annichilire il Cattolicesimo, quasi riuscendoci.

Non esiste più al mondo, dunque, il Cristianesimo Universale, il Cattolicesimo, la

Chiesa Cattolica in pratica, se non nella rimanente manciata di Cattolici sedevacantisti

totali - un vero e proprio “piccolo gregge”, di cui parla Gesù nel Vangelo.

Gli antipapi della controchiesa anticristica ‘conciliare’, avvicendatisi dal 1958 in poi, si

sono spostati sempre con un crocifisso che in pochissimi capirono. Ebbene, tale croce fu

una croce blasfema e satanica, detta croce rotta o storta, usata dagli stregoni, dai seguaci

di magia nera e dagli adoratori di Lucifero stessi, utilizzata nel 5° e 6° secolo, durante i

loro riti anti-Cristiani. Gli antipapi della controchiesa anticristica ‘conciliare’, hanno

scelto tale croce per irriverentemente manifestare ai veri Cattolici il loro odio sfrenato

verso Gesù Cristo nostro Signore, e al Cattolicesimo. Per concludere, nel "Museo della

Stregoneria", ubicato a Bayonne in Francia, sono visibili al pubblico svariati simboli ed

emblemi utilizzati, durante il Medioevo, dai frequentatori delle messe nere e dai

componenti dei sabba satanici; ebbene, la ‘croce rotta’ fu lo strumento ivi

rappresentante l'Anticristo, la stessa ‘croce rotta’ usata dagli antipapi della controchiesa

anticristica ‘conciliare’.

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La “Prostituta di Babilonia”.

Nei capitoli 17 e 18 del libro dell'Apocalisse, vi sono profezie riguardanti una grande

prostituta, nello specifico, la ‘prostituta di Babilonia’, sorgente proprio nella città dai

sette colli. Poiché Roma, nella storica regione Laziale (Latium), fu costruita proprio

sopra i famosi sette colli, essa nel corso della storia delle civiltà fu sempre identificata,

sino ad oggi, come la città dei sette colli. Babilonia è, inoltre, il nome apostolico

utilizzato ivi da san Giovanni e anche da san Pietro nelle sue epistole, per la città

imperiale, Roma.

Ciò è, infatti, corroborato da Papa Benedetto XIV, il quale, parlando di Babilonia, la

città dai sette colli nota come Roma, disse: "I più grandi del mondo inginocchiavano

tutti i loro terreni poteri di fronte alla religione della paura, Roma Imperiale, ma

pagana. Ma ciò che un tempo fu Babilonia, grazie alla sua trasformazione nell'epicentro

Cristiano, ora non è che una nuova città, una città paradiso.".

Benedetto XIV fu chiaro rispetto all'ubicazione centrale del Cristianesimo, ossia, della

Chiesa di Cristo sulla Terra: a Roma; città una volta dominante tramite le tenebre, ma

dopo la venuta del Cristo, tramite la luce. In conclusione, il Vaticano è sinonimo della

città di Roma, Babilonia, la città dai sette colli.

L’antipapa Benedetto XVI confermò tutto ciò in un'omelia del 19 Giugno 2009, allorché

disse: "Vi sono anche due lettere sotto il nome di San Pietro. La prima di esse si

conclude esplicitamente con una salvezza proveniente da Roma, che, però, appare sotto

il nome di copertura apocalittica, ovvero, Babilonia. Vi saluta la “Chiesa, che è in

Babilonia, con voi eletta, e Marco mio figlio”. - 1 Pietro 5;13.".

In virtù di tutto ciò, durante i secoli passati, gli eretici protestanti, accusarono proprio la

Chiesa Cattolica d'essere la prostituta babilonese. Attenzione a tale malefica eresia; la

Chiesa Cattolica, Corpo Mistico del Signore nostro Gesù Cristo, e i suoi fedeli

universali raccolti assieme in una sola vera Fede, è la Sua Sposa Immacolata, da Lui

stesso fondata su di Sé, sulla Fede e su san Pietro. La prostituta babilonese, invece, è la

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falsa sposa, la falsa Chiesa Cattolica, o meglio la controchiesa anticristica, sotto la guida

di Lucifero o satana, per sedurre definitivamente anche i fedeli universali di Cristo, i

veri credenti, abolendo la Fede e commettendo innumerevole gesta di fornicazione

spirituale. Apocalisse 17;4, difatti, annuncia che la prostituta babilonese avrebbe vestito

il rosso scarlatto ed il viola, mentre regge una coppa dorata nella mano. La presente è

una delle indicazioni più rivelatrici dell'intera Apocalisse, anche perché i cardinali e i

vescovi vestirono sempre di viola e di rosso.

Scegliendo di descrivere la prostituta babilonese in tal maniera, alludendo agli abiti dei

cardinali e vescovili, il Signore nostro Cristo Gesù volle indicare ai veri fedeli, la chiara

criminale controchiesa anticristica che si sarebbe formata nel tempo profetizzato dalla

Sacra Scrittura. L'indicazione divina rispetto a tali colori concernenti la prostituta in

questione, funge proprio a sottolineare la sua usurpazione nella storica terrena struttura

della reale Chiesa di Cristo. Essa, infatti, materialmente, ha tutto ciò che ebbe la vera

Chiesa Cristiana: diocesi; gerarchia; abbigliamento; cerimonie; sacramenti e invalido

papa. Una cosa non possiede, però, la più importante, quella spirituale, che ove

posseduta, salva l'anima dell'uomo: la Fede Universale. Essa è, dunque, una frode, è una

falsa chiesa, è un'impostura.

La descrizione divina per mezzo dell'Apostolo, è perfetta in relazione alla controchiesa

anticristica nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65. Nello

specifico, nonostante vi siano i classici colori e le classiche abitudini del Cattolicesimo,

si tratta in realtà d'una centrale propagatrice d'apostasia, e di falsa religione.

La prostituta babilonese è per altro detta caratterizzarsi da impurità e fornicazione, le

quali, oltre che negli scandali ricorrenti di sodomia e pedofilia, sono principalmente

personificate dall'incessante idolatria e infedeltà spirituale da essa propagate. Nelle Sacre

Scritture, il termine fornicazione descrive proprio tali spirituali abominazioni.

Esodo 34;16: "Né le loro figlie farai sposare ai tuoi figlioli; perché non avvenga, che

dopo aver esse fornicato coi loro dèi, a fornicazione inducano anche i tuoi figlioli."

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Giudici 2;17: "Ma peccavano con gli déi stranieri; e li adoravano. E ben presto

abbandonarono la strada battuta dai padri loro: e avendo uditi gli ordini del Signore,

fecero tutto l'opposto."

Chiaramente, esistono molti altri esempi rispetto al modo in cui le Sacre Scritture

chiamano l'infedeltà spirituale e le pratiche d'idolatria, immoralità e prostituzione.

L'apostasia dal Cattolicesimo e l'accettazione delle false religioni, contraddistinguono la

controchiesa anticristica conciliare, il cui invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del

1962-65, è ricordato principalmente come il concilio dell'ecumenismo, inteso come del

ritorno pan-religioso, verso il relativismo religioso e verso il paganesimo, con l’obiettivo

finale della creazione di una religione mondiale adorante lucifero, in un nuovo ordine

mondiale satanico, basato sulla menzogna, l’ignoranza e il terrore.

La sua apostasia ambì da sempre, infatti, a sostituire definitivamente il reale Dio della

Chiesa Cattolica, con Satana ed i suoi demoni, nel pantheon delle false religioni. Tale

prostituzione, cominciata a Roma (dall’ottobre del 1958) proprio con l’antipapa

scomunicato Angelo Giuseppe Roncalli, e terminata dal rimanente degli antipapi, fu

seminata, sparsa ed infiltrata in ogni singolo angolo del globo, adempiendo così la

fornicazione babilonese mondiale, raccontata da san Giovanni Apostolo nell’Apocalisse.

“e luce di lampada non rilucerà più in te, e voce di sposo e sposa non s'udrà più in te.

Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra, perché con la tua malia furono sedotte

tutte le genti; e in essa s'è trovato il sangue de' profeti e de' santi e di quanti furono

sgozzati sulla terra» (Apocalisse, capitolo 18, v. 23-24).

Nel passaggio Apocalisse 18;23, è narrato che la luce non sarebbe più apparsa in tale

prostituta. Per chi vuol aver occhio per vedere, la detta luce non è altro che la lampada

dei santuari tipica delle tradizionali chiese cattoliche. Essa, manifestante la reale

presenza del Signore nostro Gesù Cristo nella Santa Eucaristia, custodita nel

tabernacolo, è oggi pressoché sparita dalle chiese aderenti alla controchiesa anticristica

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‘conciliare’. Fu infatti rimossa o, nei casi migliori, posta nella parte posteriore della

chiesa. Ad ogni modo, il fatto peggiore, rinforzato da Apocalisse 6;23, è che la luce

perenne, ovvero, la reale presenza di nostro Signore Gesù Cristo nostro dentro

l'Eucaristia, non è più dentro le chiese della controchiesa anticristica. Il citato passaggio

precisa per giunta, che le voci dello sposo e della sposa non sarebbero più state udibili

presso la prostituta babilonese. In altre parole, la dottrina di nostro Signore Gesù

Cristo, lo sposo, da sempre insegnata dalla Sua Chiesa, la Sua sposa, non è più

annunciata dalla blasfema odierna controchiesa anticristica ‘conciliare’.

Nuovamente nei capitoli 17 e 18 dello stesso libro biblico, il sangue dei santi e dei

martiri è detto bevuto dalla prostituta. Da diverse prospettive, è asseribile che essa sia

ubriaca ed ebbra del sangue di costoro. La prima che viene a mente, è proprio

l'ecumenismo pan-religioso propagato dalla controchiesa anticristica e da tutti i suoi

antipapi. Prima dell’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65, la pratica

dell'ecumenismo rappresentava il laborioso tentativo da parte dei cattolici guidati dalla

Chiesa, di convertire il mondo alla Fede Cattolica. Oggi, tuttavia, questo sforzo è

tramutato in un malefico obbiettivo d'indifferentismo religioso, mistificato sotto

l'appellativo di unificazione o accettazione religiosa, senza alcun tentativo di

conversione verso la vera Fede, quella Cattolica. La base satanica di ciò, è la convinzione

della controchiesa anticristica, che tutte quante le religioni sono vere, uguali e legittime,

andando così direttamente a trasgredire la divina rivelazione, per cui tutte le divinità dei

non-Cattolici non sono altro che dei demoni, come comprovato dall'Apostolo delle

genti san Paolo, in 1 Corinzi 10;20.

Conseguentemente, difendere l'ecumenismo pan-religioso, è porre sullo stesso piano

nostro Signore Gesù Cristo ed il maligno Satana; poiché, siccome qualunque divinità è

legittima, lo sarebbe, secondo tali figli del demonio, anche il loro padre, Lucifero. In tale

maniera è, dunque, comprensibile come la memoria dei santi e dei martiri sia stata

bestemmiata: essi, infatti, morirono sotto tortura; la loro carne fu tormentata da leoni,

da decapitazioni, da ghigliottine e da molte altre atrocità, tutto per mai minimamente

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compromettere, e tantomeno rinnegare, la Fede Cattolica. L'ecumenismo pan-religioso

se ne infischia altamente dei loro sacri sforzi e dei loro divini sacrifici, se ne frega dei

santi uomini e delle sante donne che diedero la loro vita al sacerdozio ed alla castità

religiosa per una vita missionaria e spiritualmente caritatevole, per una vita nel nome

della vera religione; tutto ciò, concernente la salvezza degli uomini, secondo la

controchiesa nata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-63, fu futile,

superfluo, non necessario o addirittura arretrato, errato e tirannico.

Nel XVI secolo, Margherita Clitherow rifiutò l'accettazione della setta anglicana e la sua

falsa messa, invitando un sacerdote cattolico presso la sua dimora, andando quindi

contro le leggi penali, fu martirizzata per via di una massiccia porta di ferro compressale

addosso. Ella soffrì tutto ciò, poiché scelse di non accettare l'anglicanesimo. Di contro,

la controchiesa anticristica ‘conciliare’, nata dall’invalido ed eretico conciliabolo

Vaticano del 1962-65, professa che gli anglicani sono fratelli dei presunti cattolici,

sicché, ugualmente cristiani, privi in pratica del bisogno di ricevere proselitismo o

evangelizzazione alla Fede Cattolica. La diabolica setta afferma anche che i loro finti

vescovi, sono null'altro che vescovi della Chiesa del Signore. Tale combriccola di

apostati, indottrina che i martiri cattolici morirono totalmente invano, privi di necessità

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o significato. Quanti martiri patirono la morte per compromettere nemmeno un articolo

della Fede Cattolica? L'ecumenismo pan-religioso schernisce e deride l'aspersione di tale

sangue, poiché la banalizza. È per tale ragione che la controchiesa anticristica conciliare,

è detta ebbra ed ubriacata di sangue santo e martire, perché essa beve in sintesi il

sangue dei santi e dei martiri di nostro Signore Gesù Cristo. Si comprenda, quindi, che

chiunque non condanni tale attività satanica, sarebbe altrettanto ubriaco o volutamente

demoniaco. Il passaggio a tale riguardo è nell’Apocalisse 6;9-10, nel quale i martiri sono

uditi gridare da sotto l'altare: “E quand'ebbe aperto il quinto sigillo sotto l'altare delle

anime di coloro che erano stati sgozzati a motivo della parola di Dio e della

testimonianza che avevano [reso]. E gridarono a gran voce dicendo: «Sino a quando, o

Signore, o santo e verace, non giudichi tu e vendichi il sangue nostro su quei che

abitano la terra?».

È volontà e prescrizione cattolica, che le Sante Messe avvengano sopra altari contenenti

le reliquie dei martiri; è logico, dunque, che oggi, per quanto solo simbolicamente

accadente, essi siano uditi gemere. Le loro vite sono derise dalla controchiesa

‘conciliare’, sono ridicolizzate dall'ecumenismo pan-religioso, sono bestemmiate

dall'accettazione delle false religioni; in aggiunta a ciò, i martiri piangono anche contro

l'abominio liturgico prendente luogo dinnanzi alle loro simboliche reliquie nel mezzo

della falsa e invalida messa istituita dall’antipapa satanista Paolo VI, il “Novus Ordo

Missae”, promulgata nel 1969. Il presente suggestivo tema, dovrebbe fare ben riflettere i

protestanti, rispetto alla veridicità della Chiesa Cattolica in relazione all'unica e vera

Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo.

Dovrebbe farli rivedere rispetto alle loro innumerevoli eresie, poiché la controchiesa

anticristica ‘conciliare’ è la prostituta babilonese vaticinata dalle Sacre Scritture, e

contrariamente a ciò che essi affermano (che la Chiesa Cattolica sia tale prostituta), essa

è sorta -dissociandosi ufficialmente da venti secoli di storia della Chiesa Cattolica- nei

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soli ultimi 50 anni, dimostrando in sintesi, e non demolendo, l'autenticità della Chiesa

Cattolica.

Le tribolazioni degli ultimi giorni, d'altronde, furono mirate da Satana ai veri credenti,

andando ad attaccare la loro roccaforte ed il loro pastore, così da ingannarli e minare la

loro universale Fede, per poi condurli definitivamente all'inferno.

In conclusione, in modo da salvare la propria anima, è fondamentale persistere nella

Fede Cattolica in maniera in maniera tradizionale, seguendo tutti i sacri dogmi della

vera Chiesa Cattolica, e istruendosi sui princìpi e fondamenti della vera Religione

Cattolica. Occorre peraltro essere sinceramente devoti alla Santissima Vergine Maria ed

al suo Santo Rosario. Perché? Perché la Madre di Dio è la Donna di cui discute Genesi

3;15, colei che alla fine avrebbe e avrà schiacciato la testa al serpente lucifero. Per

questo, nostro Signore Gesù Cristo chiamò sua madre "Donna", in tutto il Nuovo

Testamento, perché i veri fedeli capissero chi realmente fosse. Il rapporto che Ella ha

con suo Figlio, è talmente unico ed incorruttibile, che qualunque cosa Ella gli domandi

o richieda, Egli non la rifiuterebbe. Difatti, alle nozze di Cana, su implicita richiesta di

Sua madre, il Signore Gesù Cristo operò il miracolo dell'acqua tramutata in vino,

nonostante la Sua stessa affermazione che non fosse giunto il Suo tempo di fare

miracoli.

Come insegna San Giacomo nella sua Lettera Cattolica, 5;16: "… molto può l'assidua

preghiera del giusto.". Ma quanto ancora maggiori potranno essere le preghiere della

Santissima Vergine Maria nostra Signora, la Madre di Dio? Pregare significa chiedere

ausilio, aiuto. Allorché in preghiera verso la Vergine Maria, le si chiede semplicemente

di domandare a suo Figlio le grazie e le benedizioni di cui abbiamo bisogno – e dove

tali nostre preghiere fossero presentate al Signore nostro Dio, per mezzo di Lei,

piuttosto che noi, Egli sarebbe più incline a rispondere. Dopo la venuta del Salvatore, è

questa una delle più grandi misericordie di Dio: avere donato all'umanità la Santissima

Vergine Maria. La Madre di Dio non è solo Colei che schiaccerà il demonio, ma è

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anche l'Arca della Nuova Alleanza tra il Signore ed il Suo popolo, il redento genere

umano. Pertanto, rifiutare d'essere devoti alla Santa Vergine Immacolata, è equivalente

all'uomo del Vecchio Testamento rigettante l'adorazione della processione prima di una

battaglia, dall'Arca dell'Alleanza. Tal uomo, infatti, cadeva dinnanzi ai nemici di Dio,

perendo e finendo definitivamente separato dal campo dei fedeli di Dio. Giacché quel

momento è vicino, fate che per voi non sia, infine, così.

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CAPITOLO 7

L’esorcismo di Leone XIII, e la profezia sull’apostasia di

Roma.

(fr. Michael Diamond, fr. Peter Diamond; vaticanocattolico.com)

L’orazione originale di Papa Leone XIII all’Arcangelo San Michele fu profetica. Composta oltre 100 anni fa, poi soppressa dal Vaticano, l’orazione originale di Papa Leone XIII a San Michele è una delle più interessanti e controverse preghiere che si collegano alla presente situazione nella quale si trova la vera Chiesa Cattolica. Il 25/09/1888, dopo la Messa mattutina, Papa Leone XIII rimase traumatizzato al punto di svenire. Coloro che si trovavano in sua presenza, pensarono che egli fosse morto. Una volta ripresa conoscenza, il Papa descrisse una spaventosa conversazione da lui udita, provenuta dal fianco del tabernacolo. Tale conversazione fu delineata da due voci –voci le quali Papa Leone XIII comprese essere chiaramente quelle di Gesù Cristo e del diavolo. Il diavolo si vantò di potere distruggere la Chiesa, a patto che gli fossero stati concessi 75 anni o 100 per svolgere il suo piano. Il diavolo domandò anche il permesso di operare “una grande influenza sopra coloro che si sarebbero offerti al suo servizio”. Alle richieste del diavolo, nostro Signore le permise, dicendogli che non sarebbe riuscito a distruggere completamente la Chiesa.

Turbato profondamente da ciò che egli aveva udito, Papa Leone XIII compose la seguente ed originale “Orazione a San Michele”, anche profetica, ordinando che essa venisse recitata in tutte le Sante Messe, come protezione per la Chiesa dagli attacchi provenienti dall’inferno. Ciò che segue è l’orazione originale

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Orazione originale all’Arcangelo San Michele di Papa Leone XIII, 1930, Denzinger B., pagine 314-315:

“Gloriosissimo principe della milizia celeste, San Michele Arcangelo, proteggeteci nella lotta e nel combattimento che dobbiamo affrontare contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti (Ef 6, 12). Venite in aiuto agli uomini che Dio ha fatto per l’immortalità; li fece a immagine della propria natura (Sap 2, 23), e comprati a caro prezzo (1 Cor 6, 20), dalla tirannia del demonio. Anche oggi, voi, San Michele e tutto l’esercito degli Angeli beati, combattete la battaglia del Signore, così come un tempo avete lottato contro Lucifero, il corifeo della superbia, e contro i suoi angeli apostati. Ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e Satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli

(Ap 12, 8-9).

Ed ecco che questo antico nemico, omicida fin dal principio (Gv 8, 44) si è innalzato con veemenza, travestito da angelo di luce (2 Cor 11, 14), scortato dall’orda degli spiriti perversi, percorre in ogni senso la terra, e inserendosi ovunque al fine di abolire il nome di Dio e del Suo Cristo, di rubare, di far perire e di perdere nella dannazione senza fine le anime che dovevano incoronare la gloria eterna. Il malefico drago trasfonde negli uomini mentalmente depravati e corrotti dal cuore un fiume di abiezione: il germe della sua malizia, lo spirito di menzogna, di empietà e di bestemmia, il soffio mortale del vizio, della lussuria e dell'iniquità universalizzata.

Ecco la Chiesa, Sposa dell’Agnello Immacolato, saturata di amarezza e abbeverata di veleno da nemici molto astuti; essi

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hanno posato le loro empie mani su tutto ciò che c’è di più sacro. Laddove fu istituita la sede del beato Pietro e la cattedra della Verità, là hanno posto il trono della loro abominazione nell’empietà; in modo che colpito il pastore, il gregge possa essere disperso.

O San Michele, capo invincibile, rendetevi dunque presente al popolo di Dio che è alle prese con lo spirito d’iniquità, dategli la vittoria e fatelo trionfare. La Santa Chiesa vi venera come suo Custode e suo Protettore; vi rende gloria come suo Difensore contro tutti i poteri malvagi, sulla terra e negli inferi; a voi, il Signore ha affidato la missione di condurre le anime da Lui redente nel luogo della suprema felicità. Pregate il Dio della pace che schiacci Satana sotto i nostri piedi, affinché non possa più né trattenere gli uomini prigionieri, né nuocere alla Chiesa. Offrite le nostre preghiere alla presenza dell’Altissimo, affinché sopraggiungano per noi al più presto le misericordie del Signore (Sl 78, 8), e che voi afferriate il drago, l’antico serpente che è il diavolo o Satana, e che, legato nell’abisso, non possa più sedurre le nazioni (Ap 20, 3). Così, affidandoci alla vostra protezione e al vostro patrocinio, con la sacra autorità di nostra madre la Santa Chiesa, è con ogni fiducia che intraprendiamo di respingere, in nome di Gesù Cristo, nostro Dio e Signore, le infestazioni dell’astuzia diabolica.

V. Ecco la Croce del Signore, fuggite potenze nemiche. R. Vinse il Leone della tribù di Giuda, il discendente di Davide. V. Che la vostra misericordia, Signore, sia su di noi. R. Siccome abbiamo sperato in Voi. V. O Signore, esaudite la mia preghiera. R. E il mio grido giunga fino a Voi. V. Il Signore sia con voi. R. E con il tuo spirito.

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Preghiamo.

Dio e Padre di nostro Signore Gesù Cristo, invochiamo il vostro santo Nome; e, supplichevoli, chiediamo insistentemente la Vostra clemenza, per l’intercessione dell’Immacolata sempre Vergine Maria, Madre di Dio, di San Michele Arcangelo, di San Giuseppe, sposo di Maria, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i Santi, degnateVi di concederci soccorso contro Satana e tutti gli altri spiriti impuri che percorrono il mondo con l’intento di nuocere al genere umano e di perdere le anime. Per Cristo nostro Signore. Così sia.”

Papa Leone XIII previde e predisse la grande apostasia, precisando che tale apostasia sarebbe stata guidata da Roma – Roma la quale sola è “il luogo santo medesimo, nel quale è stata stabilita la Sede del beatissimo Pietro e la cattedra della Verità per la luce del mondo”. Papa Leone XIII previde chiaramente che tale luogo, la Città del Vaticano a Roma, nel quale fu stabilita la sede petrina dal primo Papa, San Pietro medesimo, sarebbe divenuto il trono dell’abominevole empietà di Satana, “con l’iniquo piano per il quale allorché il Pastore [il vero Papa] viene colpito, le pecore [i fedeli cattolici] siano disperse”. Tali furono le parole di Papa Leone XIII.

Papa Leone XIII non predisse la defezione della Chiesa Cattolica, di per sé impossibile, giacché le porte dell’inferno non possono mai prevalere sulla Chiesa, (Mt 16), né la defezione della sede petrina, altrettanto impossibile, (Lc 22), egli bensì predisse l’implementazione di un’apostatica e contraffatta controchiesa anticristica da Roma, nella quale “il pastore”, il vero Papa, sarebbe stato rimpiazzato da un usurpatore antipapa, come talora accaduto nella storia della Chiesa, con l’iniquo piano donde “le pecore fossero disperse”.

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La preghiera di Papa Leone XIII, profetizzò anche che gli impuri apostati di satana, avrebbero posto mani empie “sui possedimenti più sacri della Chiesa”. Quali sono i possedimenti più sacri della Chiesa? Essi sono quelle cose che Cristo le ha affidato, in altre parole, il deposito della Fede, assieme a tutti i suoi dogmi, ed i sette Sacramenti istituiti da nostro Signore Gesù Cristo stesso. Quindi, l’orazione di Papa Leone XIII, profetizzò la tentata distruzione del deposito della Fede mediante l’azione di antipapi e tramite l’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65, che hanno provocato la nascita della controchiesa anticristica, e la promulgazione di nuovi invalidi riti sacramentali, opposti a quelli cattolici, come il “novus ordo missae” del 1969. Si nota come il porre mani empie da parte dell’antipapa Paolo VI sui sette riti sacramentali della Chiesa, a partire dall’aprile 1969, e la creazione di una nuova “messa” invalida, un nuovo rito di Ordinazione invalido, e dei riti gravemente dubbiosi di Cresima e di Estrema Unzione, hanno adempiuto la profezia di Papa Leone XIII alla lettera.

Nel 1934, la sconvolgente orazione di Papa Leone XIII, sopra riportata, fu mutata senza spiegazioni. La frase chiave riferentesi all’apostasia proveniente da Roma, il luogo santo, nel quale la Sede di Pietro fu stabilita per la luce del mondo, venne rimossa. Intorno allo stesso periodo, morto Papa Leone XIII, dunque, l’uso dell’orazione originale a San Michele di Papa Leone XIII dopo ciascuna “Messa bassa”, venne sostituita con una totalmente nuova combinazione, l’attuale abbreviata preghiera a San Michele, ancora portante il nome di Papa Leone XIII, tuttavia non scritta da tale Papa.

Nuova orazione a San Michele di Papa Leone XIII: “San Michele Arcangelo, difendici nel combattimento, sii tu la nostra protezione contro la malvagità e gli inganni del diavolo; possa Dio respingerlo, noi umilmente preghiamo; possa tu, o principe della milizia celeste, mediante la possanza di Dio,

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schiacciare all’inferno Satana e tutti gli spiriti malvagi, i quali girano nel mondo per la perdizione delle anime. Amen.”

Non vi è alcunché di errato con tale preghiera a San Michele, anzi, essa è molto buona ed efficace. Ciò malgrado, il punto è che essa non è l’orazione originale a San Michele, composta da Papa Leone XIII, ordinata da recitare alla fine di ogni “Messa bassa”. Essa fu promossa in forma sostitutiva, cosicché i fedeli fossero ignari dell’incredibile suo contenuto originale, come sopra descritto. Se la preghiera originale a San Michele fosse stata recitata alla fine di ciascuna “Messa bassa”, piuttosto che soppressa nel 1934, quanti milioni di persone, in più, avrebbero posto resistenza all’incontro con la nuova controchiesa anticristica fondata dall’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65? Quanti esseri umani avrebbero identificato lucidamente lo smantellamento sistematico della Fede Cattolica, dopo l’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65, e con l’azione nefasta degli antipapi di tale controchiesa anticristica, succedutisi dall’ottobre del 1958?

L’orazione originale di Papa Leone XIII a San Michele, calza anche precisamente con la famosa apparizione, e predizione, di nostra Signora di La Salette del 1846: “Roma perderà la Fede e diverrà la sedia dell’Anticristo… la Chiesa sarà eclissata”. Le parole di Papa Leone XIII, indicano che l’anticristo medesimo, o quantomeno le forze dell’anticristo, avrebbe stabilito la propria sede a Roma: “Nel luogo santo medesimo, nel quale è stata stabilita la Sede del beatissimo Pietro… essi hanno innalzato il trono della loro abominevole empietà…”

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«… Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia, e dovrà essere rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio.» (2 Ts 2,3-4)

«Forze da lui armate si muoveranno a profanare il santuario della cittadella, aboliranno il Sacrificio quotidiano, e vi metteranno l’abominio della desolazione. Con lusinghe egli sedurrà coloro che avranno apostatato dall’alleanza, ma quanti riconoscono il proprio Dio, si fortificheranno e agiranno. E i bene istruiti tra il popolo istruiranno molti altri » (Dn 11, 31-33)

«Il re dunque farà ciò che vuole, s’innalzerà, si magnificherà sopra ogni dio e proferirà cose inaudite contro il Dio degli dèi e avrà successo finché non sarà colma l’ira; poiché ciò che è stato determinato si compirà.» (Dn 11, 36)

«La sua potenza si rafforzerà, ma non per potenza propria; causerà inaudite rovine, avrà successo nelle imprese, distruggerà i potenti e il popolo dei santi. Per la sua astuzia, la frode prospererà nelle sue mani, si insuperbirà in cuor suo e con inganno farà perire molti: insorgerà contro il principe dei prìncipi, ma verrà spezzato senza intervento di mano d’uomo.» (Dn 8, 24-25)

« E le fu data una bocca che proferiva vanterie e bestemmie, e le fu data facoltà d'agire per quarantadue mesi. E aprì la sua bocca in bestemmie contro Dio, a bestemmiare il suo nome e il suo tabernacolo e quelli attendati nel Cielo. E le fu dato di far guerra ai santi e vincerli; e le fu data autorità sopra ogni tribù e popolo e lingua e nazione. E l'adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro di vita dell'Agnello sgozzato, fin dalla fondazione del mondo.» (Ap 13, 5-8)

«Qui sta la sapienza! Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia: è infatti un numero d'uomo, e il suo numero è seicentosessantasei.» (Ap 13, 18)

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Concilio di Basilea, Ferrara, Firenze (1431-1445):

(Della Professione del sommo Pontefice).

Questo santo sinodo dispone che chi è stato eletto papa deve esprimere il

suo consenso all'elezione fatta nella sua persona, nel modo che segue. Se

egli è presente in curia il consenso sia manifestato ai cardinali, o, se fuori di

essa, a qualcuno di essi, o ad altri che ne abbia da essi il mandato, alla

presenza di un notaio e di almeno dieci persone. Se poi egli, comunicatagli

l'elezione, dopo esserne stato richiesto non accettasse entro un giorno

naturale dall'ora della richiesta, la sua elezione sia considerata come non

avvenuta e i cardinali siano tenuti a procedere ad un'altra nel nome del

Signore.

Ma espresso, come si diceva, il consenso, i cardinali gli prestino subito la

dovuta obbedienza come a sommo pontefice. Una volta, poi, prestata

l'obbedienza dai cardinali, a nessuno sia più lecito dubitare della

legittimità del suo pontificato.

(Forma del consenso).

In nome della santa ed indivisa Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo.

lo N., eletto papa, col cuore e con la bocca confesso e prometto a Dio

onnipotente, la cui chiesa col suo aiuto mi accingo a governare, e al beato

Pietro, principe degli apostoli, che, fino a che vivrò questa fragile vita,

crederò e terrò fermamente la fede cattolica come è stata tramandata dagli

apostoli, dai concili generali, e dagli altri santi padri, specialmente dagli

otto santi concili universali, e cioè dal primo di Nicea; dal secondo, di

Costantinopoli; dal terzo, primo di Efeso; dal quarto, di Calcedonia; dal

quinto e sesto, ugualmente di Costantinopoli; dal settimo, di Nicea;

dall'ottavo, similmente di Costantinopoli; ed inoltre dal Lateranense da

quelli di Lione, di Vienne, di Costanza, e di Basilea, concili generali

anch'essi; prometto di conservare intatta questa fede fino all'ultima

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sillaba, di difenderla e di predicarla fino all'effusione della vita e del

sangue; e similmente di seguire in ogni modo e di osservare il rito dei

sacramenti della chiesa ad essa trasmesso.

Prometto anche di lavorare fedelmente per la difesa della fede cattolica,

per la estirpazione delle eresie e degli errori, per la riforma dei costumi, e

per la pace del popolo cristiano.

Giuro anche di attendere alla celebrazione dei concili generali e alla

conferma delle elezioni, secondo le prescrizioni del sacro concilio di Basilea.

Ho sottoscritto questa professione di mia mano: la offro a te, con mente

sincera, sull'altare, o Dio onnipotente, cui nel giorno del tremendo giudizio

dovrò render conto di questo e di tutte le mie opere. Ripeterò

solennemente questa professione nel primo concistoro pubblico.

Perché col passare del tempo una cosi salutare prescrizione non venga

dimenticata dal sommo pontefice, ogni anno, nel giorno in cui si celebra

l'anniversario della sua elezione o della sua incoronazione, durante la

messa il primo dei cardinali presenti, pubblicamente, ad alta voce, legga in

questo modo dinanzi al sommo pontefice: "Santissimo padre, rifletta la tua

santità e consideri attentamente questa promessa che ha fatto a Dio il

giorno dell'elezione". Quindi la legga; e in fine dica: "Veda, dunque, la

santità tua, per l'onore di Dio, per la salvezza della sua anima, per il bene

della chiesa universale, di osservare come meglio può quanto è stato

premesso, in buona fede, senza inganno e frode.

Ricordati anche di chi fai le veci in terra: di colui, cioè, che diede la sua vita

per le pecore, che per tre volte, prima di affidarle a Pietro, gli chiese se lo

amasse; e che, giusto giudice, cui nessun segreto è nascosto, ti chiederà

conto fino all'ultimo centesimo.

Ricordati di quanto hanno fatto il beato Pietro e gli altri pontefici che gli

successero. Essi non pensarono ad altro che all'onore di Dio, alla

propagazione della fede, al pubblico bene della chiesa, alla salvezza e

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all'utilità dei loro figli. E finalmente, ad imitazione del maestro e Signore,

non esitarono a dar la vita per le pecore loro affidate.

Non voler accumulare tesori in terra, per te o per i tuoi, dove la tignola e la

ruggine li consumano, dove i furfanti e i ladroni scassinano; ma accumula per

il cielo.

Non fare accezione di persone, di sangue, di patria, di nazione. Tutti sono

figli di Dio e affidati ugualmente alla tua cura. E di', come Cristo: Chi farà

la volontà del Padre mio, che è nei cieli, quegli è mio fratello, mia sorella, mia

madre.

Nell'assegnare le dignità e i benefici, non considerare la carne, i doni, o

altro motivo temporale, ma solo Dio, le virtù e i meriti delle persone. Nel

correggere i difetti, usa la disciplina ecclesiastica, memore di quale grazia

meritò Pincas, di quale pena meritò Eli, l'uno riparando le ingiurie fatte a

Dio, l'altro fingendo di non vedere. Difendi; aiuta e sostieni i poveri e i

miseri. Usa con tutti una paterna carità".

Terminate le solennità dell'incoronazione – e poi ogni anno dopo

l'anniversario dell'incoronazione – almeno per otto giorni di seguito il

sommo pontefice studi attentamente con i cardinali quale sia il modo

migliore per mettere in pratica quello che con tanta solennità ha promesso

a Dio.

E per prima cosa esamini con attenzione in quale parte del mondo la

religione cristiana sia perseguitata dai Turchi, dai Saraceni, dai Tartari, e

dagli altri infedeli; in quale regione prosperi l'eresia, lo scisma o qualsiasi

altra specie di superstizione; in quali province i costumi, l'osservanza dei

divini comandamenti e il retto modo di vivere vadano peggiorando, sia nel

campo ecclesiastico che in quello secolare; ove, inoltre, la libertà della

chiesa viene conculcata; tra quali re, principi e popoli imperversino gli odi,

le guerre, o i pericoli di guerre. E dovunque come padre pietoso, cerchi di

provvedere diligentemente, assieme ai suoi fratelli, con opportuni rimedi.

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Provveduto a questi affari di carattere più universale ponga mano a ciò

che gli è più vicino; e cominci ad ordinare in modo esemplare la casa, la

servitù, la curia romana, dove e come riterrà necessario, e a riformarle sul

serio, di modo che dalla sapiente riforma di quella che è la prima di tutte le

altre chiese, le altre, che sono minori, sappiano attingere la purezza dei

costumi, e non si dia ad alcuno occasione di calunnia e di maldicenza.

Cercando, quindi, di vigilare attentissimamente e di far vigilare sui grandi

e sui piccoli, non tardi a correggere tutto ciò che egli troverà degno di

correzione, e non lo dissimili, ben sapendo che doppio è il peccato: uno,

quello che li si commette; l'altro, assai più grave, quello che ne consegue.

Qualsiasi cosa, infatti, si compie nella curia romana facilmente viene preso

come esempio. Di conseguenza, se languisce il capo, il male invade tutto il

resto del corpo. La casa del pontefice, invece, e la curia devono essere come

uno specchio terso; e gli altri, guardandolo, devono potersi conformare ad

esso e vivere secondo il suo esempio.

Disperda, perciò, e sradichi del tutto da esse qualsiasi macchia di simonia,

qualsiasi indegno concubinato, e qualsiasi cosa che possa offendere Dio o

scandalizzare gli uomini.

Curi che i suoi impiegati non amministrino male i loro uffici; che non

gravino nessuno, che non estorcano nulla abusando del loro potere o

illecitamente; e che i capi degli officiali non permettono che le loro

mancanze restino impunite. Non permettono neppure che qualcuno usi

vesti e colori proibiti dai sacri canoni.

Istruisca con cura il clero romano, che gli è particolarmente e

immediatamente soggetto, in ogni virtù ecclesiastica, ammonendolo che

Dio non si compiace delle pompe dei vestiti, ma dell'umiltà, della dignità,

della purezza della mente, della semplicità del cuore, della santità dei

costumi, e dell'ornamento delle altre virtù: queste raccomandano chi le ha

a Dio e agli uomini.

Riformi, inoltre il culto divino nelle chiese di Roma perché venga

esercitato con la venerazione e disciplina che si conviene. Insegni,

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istruisca, diriga il popolo di Roma, che è la sua parrocchia per la via della

salvezza. Imponga ai cardinali che visitino e riformino i loro titoli e le loro

parrocchie, come è dovere del loro ufficio. Costituisca vicario in Roma un

prelato di grande scienza, di vita provata ed esemplare, il quale eserciti la

cura di vescovo in sua vece verso il clero e il popolo. E si informi spesso se

questi attende diligentemente al suo ufficio.

Dopo di ciò attenda con cura, insieme ai suoi fratelli cardinali agli affari

temporali della chiesa romana, provveda perché le province, le città, i

paesi, i castelli, le terre soggette alla stessa chiesa, siano governati nella

giustizia e nella pace; cioè con tale moderazione, che tra il governo degli

ecclesiastici e quello dei principi secolari vi sia la stessa differenza che vi è

tra il padre e il padrone.

Non abbia di mira il guadagno, ma la protezione e la tutela; e scaldando

tutti con la paterna carità, li consideri non tanto sudditi, quanto figli. E

poiché ha la loro cura spirituale, cerchi di togliere di mezzo ogni odio di

parte e le sedizioni, specie dei guelfi e dei ghibellini, e qualsiasi altro nome

simile a questi, che uccide le anime e i corpi; e con ogni industria cerchi di

conservarli tutti, unanimemente, a difesa della chiesa, eliminando, con

pene spirituali e temporali, e con tutti i modi a sua disposizione, ogni causa

di dissenso.

A governare le province e le città principali destini i cardinali, o prelati di

fama integra ed incorrotta, che non siano avidi di denaro, ma che

attendano a procurare la giustizia e la pace ai loro sudditi. Il loro incarico

duri due anni, o, al massimo, tre.

E poiché è normale che ciascuno renda conto della sua amministrazione

(38), vengano scelte, alla fine di ogni legazione, una o due persone

ragguardevoli che ascoltino la relazione dell'amministrazione, le lamentele

e le richieste dei cittadini e facciano giustizia. Quello che esse non possono

fare, lo riferiscano al papa, il quale deve in ogni modo conoscere ciò che è

stato fatto: e se risulterà che essi hanno agito illecitamente in qualche

cosa, non li lasci impuniti in modo che i loro successori imparino dal loro

esempio a guardarsi da quanto non è lecito.

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Perché gli officiali non debbano appropriarsi di ciò che è illecito, si

stabilisca per essi un giusto salario, con cui possano vivere onestamente.

Si informi spesso il sommo pontefice sul governo dei legati, dei governatori

e dei commissari, nonché dei vicari e dei feudatari della chiesa romana e se

per caso non gravino i sudditi di nuove tasse ed esazioni. E non tolleri

severità o ingiusti pesi imposti ai sudditi; sarebbe, infatti, empio tollerare

che quelli che il papa da sé governerebbe paternamente, siano trattati

malamente dagli altri.

Procuri anche che le antiche disposizione e costituzioni, con cui le province

e le terre sono governate con buoni effetti, vengano conservate fedelmente.

E se vi fossero leggi emanate in seguito per invidia o per partigianeria,

conosciuto il motivo, vengano riviste e riformate.

Entro un anno dal giorno della sua elezione il Romano pontefice convochi

gli ambasciatori o procuratori delle province e delle principali città della

chiesa romana e mostrando loro l'affetto di un amore paterno, si informi

sullo stato e sulla condizione delle loro terre; come fossero trattati all'epoca

del suo predecessore; se siano gravati da qualche ingiusto peso; e veda che

cosa si possa fare perché il loro governo sia salutare. E finalmente apporti

in ogni cosa i rimedi necessari. E non gli dispiaccia di ripetere tutto ciò

almeno di biennio in biennio.

Tra le altre cose, poi, che i feudatari, i capitani, i governatori, i senatori, i

castellani e gli altri più alti officiali di Roma e dei territori della chiesa

devono giurare, vi sia anche questa: che giurino, cioè, nella loro

assunzione, che durante la sede vacante essi reggeranno le città, le terre, i

luoghi, le fortezze, i castelli e i popoli secondo gli ordini dei cardinali, a

nome della chiesa romana, e che li riconsegneranno liberamente e senza

alcuna opposizione.

Perché, inoltre, il sommo pontefice non sembri esser mosso da affetto

umano, più che dal giudizio della ragione, e perché si possano evitare gli

scandali che, per quanto si può dedurre dall'esperienza, spesso ne sono

seguiti, in avvenire non nomini e non permetta che qualche suo

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consanguineo od affine, fino al terzo grado incluso sia duca, marchese,

conte, feudatario, enfiteuta, vicario, governatore, officiale, castellano di

qualche provincia, città, paese, castello, fortilizio, o luogo della chiesa

romana, e che abbia giurisdizione e autorità su questi luoghi, o sia

capitano, o duce di gente d'armi.

Gli stessi cardinali, se il sommo pontefice volesse fare diversamente, non

consentano in nessuna maniera. E facciano in modo che il pontefice

successivo riveda completamente e revochi ciò che fosse stato fatto

diversamente.

Secondo la costituzione di papa Nicolò IV, questo santo sinodo stabilisce

che ai cardinali della santa chiesa romana sia destinata metà di tutti i

frutti, redditi, proventi, multe, condanne e tasse, che provengono da

qualsiasi terra e luogo soggetto alla chiesa romana; e che la scelta e la

destituzione di tutti i reggitori, dei governatori e dei custodi, comunque

essi si chiamino, che presiederanno alle terre e ai luoghi suddetti, ed anche

di quelli che raccoglieranno i frutti, debbano esser fatte col consiglio e col

consenso degli stessi cardinali.

Questo santo sinodo ammonisce, quindi, i cardinali perché proteggano le

terre e i sudditi della chiesa romana dalle ingiustizie e dalle oppressioni e,

avendo di mira la pace, la salvezza e il loro buon governo, li mettano in

buona luce, se fosse necessario, presso il sommo pontefice.

Se, poi, il sommo pontefice e i cardinali devono avere una grande cura di

tutte le terre della chiesa romana, tuttavia hanno il dovere di rivolgere

sollecitamente le loro cure alla città di Roma e nutrire verso di essa un

amore ed un affetto particolare: è, infatti, la loro figlia particolare e la loro

principale parrocchia, nella quale riposano i corpi sacri dei beati Pietro e

Paolo e di innumerevoli martiri di Cristo e dei santi; dov'è la sede del

romano pontefice, e da dove egli stesso e l'impero romano regnano; e nella

quale confluiscono per devozione tutti i cristiani, perché sia governata

nella pace, nella tranquillità e nella giustizia, e non debba soffrire danno

nelle sue chiese, nelle sue mura, nelle sue vie, e nella sicurezza delle strade.

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Perciò questo santo sinodo stabilisce che una parte adeguata di tutti i

redditi e proventi di Roma venga destinata alla conservazione delle chiese,

delle mura, delle vie, dei ponti, della sicurezza delle strade della stessa

Roma e del suo distretto. Ciò venga fatto per mezzo di uomini di nota

fama, da scegliersi col consiglio dei cardinali.

Dato che il sommo pontefice si professa servo dei servi di Dio, lo dimostri

con le opere. E dal momento che da ogni parte la gente viene a lui come al

padre comune, egli consenta che tutti possano facilmente recarsi da lui.

Stabilisca, quindi, almeno un giorno alla settimana per l'udienza pubblica

nella quale possa ascoltare pazientemente e benignamente tutti, specie i

poveri e gli oppressi e, per quanto gli è possibile in coscienza li accontenti,

e, come padre coi figli, provveda benevolmente a tutti col consiglio e con

l'aiuto, secondo le loro necessità e conforme alle sue possibilità. Se ne fosse

impedito da qualche materiale necessità, ne affidi l'incarico a qualche

cardinale o ad altra degna persona, che gli riferisca ogni cosa; e comandi a

tutti gli officiali della curia, specialmente al vice cancelliere, al

penitenziere e al camerlengo di sbrigare le cose dei poveri subito e gratis,

memore della carità apostolica, per cui Pietro e Paolo si diedero la destra,

perché si ricordassero dei poveri.

Nelle domeniche e nei giorni festivi celebri pubblicamente la messa, dopo

la quale per qualche tempo dia udienza ai bisognosi. Ogni settimana, o

almeno due volte al mese, tenga pubblici concistori, in cui tratti i problemi

delle chiese cattedrali e dei monasteri, ovvero dei principi e delle

università, ed altre cose d'importanza. Rimetta le liti e le cause minori al

vice cancelliere. Egli, quanto più può, resti estraneo dai litigi e dalle

questioni di minore importanza, perché possa attendere più liberamente a

quelle più gravi.

Poiché i cardinali della santa chiesa romana sono ritenuti parte del corpo

del romano pontefice, è utilissimo per la cristianità che, secondo l'antica

consuetudine, le questioni più gravi e più difficili, in futuro siano risolte

col loro consiglio, sotto la loro direzione, e dopo matura deliberazione,

specie per quanto riguarda le decisioni delle cause della fede, le

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canonizzazioni dei santi, le elezioni, le soppressioni, le divisioni, le

soggezioni, le unioni delle chiese cattedrali e dei monasteri, le promozioni

di cardinali, le conferme e le provviste delle chiese cattedrali e dei

monasteri, le privazioni e i trasferimenti degli abati, dei vescovi e dei loro

superiori, le leggi, o costituzioni, le legazioni de latere, ossia le nomine dei

vicari e dei nunzi con autorità di legati de latere, la fondazione di nuove

istituzioni religiose, le nuove esenzioni alle chiese e ai monasteri o alle

cappelle, o le revocazioni di quelle già fatte loro, salvo il decreto del

concilio di Costanza sul non doversi trasferire i prelati contro la loro

volontà."

(Concilio di Basilea, Ferrara, Firenze; 1431-1445).

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CAPITOLO 8

Crisi e infiltrazioni nella Chiesa

(fr. Michael Diamond, fr. Peter Diamond; vaticanocattolico.com)

Riguardo all’infiltrazione massonica e comunista nella gerarchia della Chiesa, per preparare l’avvento della controchiesa anticristica conciliare -compiuto con l’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65- avviato dall’antipapa apostata e massone Giovanni XXIII, se ne è già parlato diffusamente nel volume “Il Tempo di Caino –Le rivelazioni profetiche”. Qui vengono ribaditi alcuni concetti, e ampliata la documentazione riguardante l’infiltrazione massonica nel clero.

Papa Leone XIII, “Dall’Alto”, 15/10/1890: “È superfluo porre, dunque, le sette massoniche sotto giudizio. Esse sono già giudicate; i loro fini, i loro mezzi, le loro dottrine e il loro modo di agire sono tutti conosciuti con certezza indiscutibile. Posseduti dallo spirito di Satana, strumenti del quale essi sono, essi bruciano come lui con un mortale ed implacabile odio per Gesù Cristo e per la Sua opera, impegnandosi mediante ogni mezzo a soppiantarla e ad inibirla.”

Papa Leone XIII, “In ipso”, 03/03/1891: “Ciò nondimeno, ci duole pensare che i nemici della Chiesa, radunatisi nella più malvagia delle cospirazioni, tramano per indebolire e anche, se possibile, spazzare via totalmente quel magnifico edificio il quale Dio medesimo ha eretto come rifugio della razza umana.”

È un fatto risaputo, che la massoneria e il comunismo hanno impiegato sforzi organizzati per infiltrare la gerarchia della Chiesa Cattolica. Essi hanno

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inviato numerosi loro membri nei seminari e nei conventi, per diventare sacerdoti, con l’obbiettivo di minare e distruggere la Chiesa Cattolica, grazie ai loro membri dislocati nei più alti gradi della gerarchia ecclesiastica.

La comunista Bella Dodd militò nel partito comunista statunitense, e fu candidata alla posizione di ministro della giustizia, nel caso il partito avesse vinto le presidenziali, arrivando alla “Casa Bianca”. Bella Dodd però, si convertì al cattolicesimo, e dopo la sua uscita dal partito, confessò le sue colpe, rivelando che una delle sue funzioni come agente comunista, era stata quella di incoraggiare i giovani radicali, non sempre comunisti tesserati, ad entrare nei seminari cattolici. Ella affermò che prima della sua uscita dal partito negli USA, ella aveva incoraggiato quasi 1000 (mille) giovani radicali ad infiltrare i seminari e gli ordini religiosi; si consideri che si trattava solamente di una sola comunista.

Father Joseph, fondatore del Monastero della Santa negli U.S.A., fu

presente ad una delle lezioni di Bella Dodd nei primi anni 50′. Egli dichiarò al riguardo: “Io ascoltai quella donna per ore, ed ella mi fece venire la pelle d’oca. Tutto ciò che ella disse si è adempiuto alla lettera. Voi pensereste che ella sia stata la profeta più grande del mondo, però ella non era una profeta. Ella espose nel minimo dettaglio il piano della sovversione comunista nei confronti della Chiesa Cattolica. Ella spiegò che di tutte le religioni al mondo, quella della Chiesa Cattolica era l’unica temuta dai comunisti, in quanto era la loro sola effettiva avversaria.”

Bella Dodd si convertì al Cattolicesimo verso la fine della sua vita. Ella disse:

“Negli anni 30′ noi mettemmo 1100 uomini nel sacerdozio, in modo da distruggere la Chiesa dal suo interno.” L’idea era che tali infiltrati fossero ordinati preti, per poi salire la scala dell’influenza e dell’autorità come monsignori, vescovi e cardinali. All’epoca ella rivelò: “Al momento essi si trovano nelle posizioni più alte della Chiesa. Essi stanno lavorando ai fini di un cambiamento dal quale la Chiesa Cattolica non sarà più efficace contro il comunismo.”

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Ella dichiarò anche che tali cambiamenti sarebbero stati così drastici, che “non si sarebbe più riconosciuta la Chiesa Cattolica”. Tutto ciò fu dichiarato dieci anni prima dell’avvento dell’antipapa massone ed apostata Roncalli (nell’ottobre del 1958), che con l’invalido ed eretico conciliabolo Vaticano del 1962-65, diede inizio alla controchiesa anticristica conciliare.

Ammise Bella Dodd: “L’intera idea era quella di distruggere non tanto l’istituzione della Chiesa, ma la Fede della gente, ed utilizzare persino l’istituzione della Chiesa, se possibile, per distruggere la Fede, tramite la promozione di una pseudo-religione: qualcosa che somigliasse al Cattolicesimo ma, in verità, non lo fosse. Una volta distrutta la Fede, ella spiegò che sarebbe stato introdotto nella Chiesa un complesso di colpa… in modo da etichettare la ‘Chiesa del passato’ come oppressiva, autoritaria, piena di pregiudizi, arrogante nell’affermare di essere depositaria assoluta della verità, e responsabile per le divisioni dei corpi religiosi durante i secoli. Ciò sarebbe stato necessario in modo da far vergognare le guide della Chiesa, cosicché ‘si aprissero al mondo’, dunque assumendo un atteggiamento più flessibile nei confronti di tutte le religioni e le filosofie. I comunisti avrebbero poi sfruttato tale apertura, così da soppiantare la Chiesa.”

La massoneria operò svariati tentativi per infiltrare la Chiesa Cattolica con successo, per elevare tali infiltrati nei posti più alti della gerarchia ecclesiastica. La società segreta luciferiana dei Carbonari, conosciuta come l’Alta vendita, compose una serie di istruzioni permanenti, dette anche codice di regole, apparse in Italia nel 1818. Esse dettavano quanto segue.

Istruzioni permanenti dell’Alta vendita, 1818: “… diviene obbligo delle società segrete, quello di operare i primi avanzamenti verso la Chiesa e verso il Papa, con l’obbiettivo di conquistare entrambi. Il lavoro al quale ci accingiamo non è il lavoro di un giorno, né di un mese, né di un anno. Esso

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potrebbe durare molti anni, forse un secolo. Ciò che noi dobbiamo domandare, ciò che noi dovremmo ricercare ed attendere, come gli Ebrei attendono il Messia, è un Papa secondo le nostre richieste. Noi esigiamo un Papa tutto per noi, ove tale Papa fosse possibile. Con un tale Papa noi marceremo più sicuramente verso l’annientamento della Chiesa, che con tutti i libretti dei nostri fratelli francesi ed inglesi.”

Il medesimo documento massonico operò la seguente struggente predizione: “Tra 100 anni, i vescovi e i sacerdoti penseranno di marciare dietro lo stendardo delle chiavi di Pietro, quando in realtà essi staranno seguendo la nostra bandiera… Le riforme dovranno essere eseguite nel nome dell’obbedienza.”

Tali organizzazioni e gli individui ad esse appartenenti, sono agenti che il demonio utilizza per attaccare la Chiesa di Cristo.

Lettera di san Paolo Apostolo agli Efesini, capitolo 6: “Del resto, fratelli, siate forti nel Signore e nel potere della forza di Lui. Rivestitevi dell'armatura di Dio per potere affrontare le insidie del diavolo, poiché non è la nostra lotta col sangue e con la carne, ma contro i dominatori del mondo delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell'aria. Per questo prendete l'armatura di Dio affinché possiate resistere nel giorno cattivo e, compiuto il vostro dovere, restare in piedi. Saldi dunque, cingendo i vostri lombi nella verità e indossando la corazza della giustizia, e calzando i piedi nella preparazione che dà il Vangelo della pace; in ogni cosa impugnando lo scudo della fede, su cui possiate spegnere tutti i dardi infocati del maligno. E prendete su anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio; con ogni preghiera e supplicazione, pregando in ogni tempo in spirito, e vegliando allo stesso fine con incessante perseveranza e supplicazione a pro dei santi tutti.”

Il 03/04/1844 un capo dell’Alta vendita chiamato Nubius, scrisse una lettera ad un altro capo massone. La lettera trattava ancora del piano di

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infiltrazione nella “Chiesa Cattolica” e del tentativo di inserire un “Papa” massonico, il quale avrebbe promosso la religione luciferiana della massoneria.

Lettera dell’Alta vendita di Nubius: “Orbene, di modo da assicurare un Papa nelle esatte proporzioni, noi dobbiamo innanzitutto preparare una generazione degna del regno che noi sogniamo. Che il clero avanzi sotto il vostro stendardo, lo stendardo massonico, credendo sempre che esso avanzi sotto lo stendardo delle chiavi apostoliche. Tendete la vostra rete come Simone Bar Giona, allargatela sino al fondo delle sacrestie, dei seminari e dei conventi… Voi avrete terminato una rivoluzione vestita nella tiara e nel mantello papale, portando la croce e la bandiera, una rivoluzione che necessiterà solamente di un piccolo stimolo, per dare fuoco ai quattro angoli della Terra.”

Eliphas Levi, massone e satanista, 1862: “Giungerà un giorno allorché il ‘Papa’… dichiarerà la volontà nostra, per cui tutte le scomuniche saranno rimosse e tutti gli anatemi retratti, allorché tutti i ‘Cristiani’ saranno uniti alla ‘Chiesa’, allorché gli Ebrei e i Musulmani saranno benedetti e richiamati ad essa… essa permetterà a tutte le sette di avvicinarsi ad essa, per gradi, abbracciando tutta l’umanità nella comunione dell’amore per le preghiere. Dopodiché, i Protestanti non esisteranno più. Contro cosa potranno essi protestare? Il sovrano ‘Pontefice’ sarà, allora, davvero il re del mondo religioso, ed egli farà qualunque cosa egli desideri con tutte le nazioni della Terra.”

Un sacerdote apostata e già avvocato canonico, dal nome Padre Roca (1830-1893), dopo essere stato scomunicato, affermò: “Il ‘Papato’ cadrà; esso morirà sotto il coltello affilato che i padri dell’ultimo concilio forgeranno.”

Padre Roca, sacerdote apostata: “Occorre avere un nuovo dogma, una nuova religione, un nuovo ministero, e dei nuovi rituali che assomiglino

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strettamente a quelli dell’arresa Chiesa. Il culto divino diretto dalla liturgia, dal cerimoniale, dal rituale e dalle regolazioni della Chiesa Cattolica Romana, subiranno una trasformazione durante un concilio ecumenico.”

Benedetto Croce, su «Il Giornale d'Italia» (15. 10. 1907) rispondendo al

futuro apostata don Minocchi, scrisse:

“Il Modernismo pretende di distinguere il contenuto reale del Dogma dalle sue

espressioni metafisiche che egli considera come cosa del tutto accidentale, allo stesso

modo che sono accidentali le varie espressioni di linguaggio, in cui può venire tradotto

un medesimo pensiero. E in questo paragone è il primo e sommo sofisma dei

modernisti. Infatti, è verissimo che un medesimo concetto può essere tradotto nelle più

varie forme di linguaggio, ma il pensiero metafisico non è linguaggio, non è forma di

espressione: è logica ed è concetto. Onde un dogma tradotto in altra forma metafisica,

non è più lo stesso dogma, come un concetto trasformato in altro concetto non è più

quello.

“Liberissimi i modernisti di trasformare i dogmi secondo le loro idee. Anch'io uso di

questa libertà... Soltanto io ho coscienza, facendo questo, di essere fuori della Chiesa,

anzi fuori di ogni religione; laddove i modernisti si ostinano a professarsi non solo

religiosi, ma cattolici.

“Che se poi, per salvarsi dalla necessaria conseguenza dell'assunto principio, i

modernisti, simpatizzando con i positivisti, con i pragmatisti e con gli empiristi di

ogni risma, addurranno che essi non credono al valore del pensiero e della logica,

cadranno di necessità nell'agnosticismo e nello scetticismo. Dottrine, queste,

conciliabili con un vago sentimentalismo religioso, ma che ripugna affatto ad ogni

religione positiva”. Concludeva: “non ci capiterà facilmente un’altra volta la fortuna

di essere d’accordo con il Papa”. (cf. Sì sì no no, 31.03.83).

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L’operazione dell’errore è in atto: “la cui venuta dell'iniquo avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quanti si perdono perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi” (II Ts. 2, 9-10).

Dal libro «Le infiltrazioni massoniche nella Chiesa» del P. E. Barbier, edito

nel 1910 e favorito da molte approvazioni episcopali: «La Massoneria ha

concepito il proposito infernale di insensibilmente corrompere i membri della Chiesa,

del clero e della gerarchia, inoculando in essi, sotto forme seduttrici e di apparenza

inoffensiva, i falsi principi con i quali pianificava di sovvertire il mondo cristiano».

«Fino a che tra i cristiani non sarà eliminata ogni concezione morale dell'ordine sociale e fino a che non sarà distrutta ogni religione, ogni patriottismo e ogni dignità, il nostro regno sul mondo non potrà essere realizzato. Abbiamo già compiuto gran parte del nostro lavoro, ma non possiamo dire di avere realizzato lo scopo della nostra opera. Abbiamo ancora un lungo cammino da percorrere prima di poter abbattere il nostro principale nemico: la Chiesa cattolica. Dobbiamo metterci bene in mente che la Chiesa cattolica è l'unica istituzione che si è posta e che rimarrà ad intralciare il nostro cammino per quanto durerà la sua esistenza. La Chiesa cattolica, con il suo lavoro metodico e i suoi insegnamenti educativi e morali, forma nei proprî figli una tale mentalità che li manterrà troppo fieri di sé stessi per sottomettersi alla nostra dominazione e per inginocchiarsi ai piedi del futuro Re d'Israele [...]. Per questa ragione, abbiamo cercato di trovare il cammino migliore per attaccare la Chiesa nelle sue stesse fondamenta. Abbiamo diffuso lo spirito della Rivoluzione e del falso liberalismo tra le nazioni dei cristiani per indurli ad allontanarsi dalla loro fede e addirittura a vergognarsi di professare i precetti della loro religione e di obbedire ai comandamenti della Chiesa. Abbiamo indotto molti di costoro (i cristiani) al punto di trasformarli in atei e, più ancora, a vantarsi di discendere dalle scimmie (il darwinismo). Abbiamo loro offerto nuove teorie impossibili a realizzarsi, come il

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comunismo, il socialismo e l'anarchia, che servono attualmente ai nostri progetti [...]. I cristiani le hanno stupidamente accettate con grande entusiasmo, senza rendersi conto che queste sono nostre teorie e che esse costituiscono la nostra arma più pericolosa contro di loro [...]. Abbiamo coperto la Chiesa cattolica con le più abominevoli calunnie, abbiamo falsificato la sua storia e abbiamo sporcato le sue più nobili attività; abbiamo imputato ad essa la malvagità dei suoi nemici e abbiamo attratto questi ultimi vicino a noi, al nostro fianco [...]. E tutto questo lo abbiamo fatto in tal misura che stiamo ora assistendo, con la più grande soddisfazione, a ribellioni contro la Chiesa in diversi Paesi [...]. Abbiamo trasformato il suo clero in oggetto di odio e di ridicolo e lo abbiamo sottomesso al disprezzo delle masse. Siamo riusciti a fare in modo che l'osservanza della religione venga considerata come anacronistica o semplicemente una perdita di tempo. E i cristiani, nella loro stupidità, hanno dato prova di essere più sciocchi di quanto credevamo. Ci si attendeva maggiore intelligenza, ma si sono dimostrati non migliori di un branco di pecore. Lasciamoli brucare nel nostro campo fino a che non diventino abbastanza grassi per essere sacrificati al nostro futuro Re del Mondo [...]. Abbiamo fondato molte associazioni segrete che lavorano per i nostri fini, sotto i nostri ordini e sotto la nostra direzione. Abbiamo reso un onore ai cristiani permettendo loro di unirsi a noi nelle nostre associazioni che, grazie al nostro danaro, hanno raggiunto un alto grado di forza e potenza. Deve rimanere un segreto che quei cristiani che tradiscono i loro stessi interessi unendosi a noi, non devono sapere mai che tali associazioni sono di nostra creazione e che esse servono ai nostri fini. Una delle cose migliori della Massoneria è che i cristiani divenuti membri delle nostre Logge non riescono mai a sospettare che noi li utilizziamo per costruire le mura del proprio carcere su cui erigeremo il trono del Re Universale di Israele, e mai dovranno sospettare che facciamo forgiare ad essi le catene della loro stessa schiavitù per la gloria del nostro futuro Re del Mondo. Fino ad oggi, abbiamo studiato la strategia degli attacchi contro la Chiesa cattolica dal di fuori, ma questa è solo una parte dei nostri attacchi. Ci accingiamo ora ad esporre il modo con cui abbiamo progredito nel nostro lavoro per affrettare la rovina della Chiesa cattolica e come siamo penetrati nei suoi ambienti più intimi, avendo indotto perfino parte del suo clero a trasformarsi in avanguardia della nostra causa. Prescindendo dall'influenza della nostra filosofia, abbiamo preso altre misure per provocare una scissione entro la Chiesa cattolica. Permettetemi che vi spieghi come siamo giunti a questo: abbiamo convinto alcuni dei nostri figli ad entrare negli ordini cattolici con l'esplicito compito di lavorare in modo più efficiente per la distruzione della Chiesa

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cattolica creando situazioni di scandalo al suo interno. In questo abbiamo seguito il consiglio del Principe degli ebrei che così saggiamente diceva: "Fate divenire Cardinali e Vescovi qualcuno dei nostri figli, in modo che essi distruggano la Chiesa" 1. Disgraziatamente, non tutti gli ebrei convertiti sono rimasti fedeli alla loro missione. Molti di essi ci hanno traditi, ma ce ne sono stati degli altri che hanno mantenuto le loro promesse facendo così onore alla loro nazione. In questa maniera, il consiglio dei nostri anziani ha avuto pieno successo. Noi siamo stati i padri di tutte le rivoluzioni, anche di quelle che qualche volta si rivoltarono contro noi stessi. Noi siamo coloro che hanno in mano la pace e la guerra. Noi possiamo andare orgogliosi di essere i creatori delle riforme. Calvino è stato uno dei nostri figli; egli era di origine ebraica ed è stato consigliato da autorità ebraiche, nonché appoggiato dalla finanza ebraica per svolgere il suo ruolo di riformatore. Martin Lutero era sotto l'influenza dei suoi amici ebrei solo per i consigli e per il danaro ebraico; la sua congiura contro la Chiesa è stata coronata da successo [...]. Grazie alla nostra propaganda, alle nostre teorie sul liberalismo e alle nostre false interpretazioni della libertà, le menti di molti cristiani sono state preparate per abbracciare la Riforma protestante. Essi si sono separati dalla Chiesa per cadere nelle nostre mani. E attraverso tutto questo, la Chiesa cattolica rimase sensibilmente indebolita e la sua autorità sui re dei cristiani è stata ridotta quasi a nulla. Siamo riconoscenti ai protestanti per la loro lealtà verso i nostri desideri, anche se la maggioranza di essi, nella sincerità della loro fede, non siano coscienti della lealtà verso di noi. Siamo loro grati per l'ammirevole appoggio che danno alla nostra lotta contro la civiltà cattolica e ai preparativi per l'avvento della nostra supremazia su tutto il mondo e sulle nazioni dei cristiani. Siamo riusciti ad abbattere la maggioranza dei troni europei. Il resto verrà in un prossimo futuro. La Russia ha già accettato il nostro regno; la Francia, con il suo Governo massonico, si trova nelle nostre mani. L'Inghilterra, dipendendo dalla nostra finanza, sta sotto i nostri piedi, e nel protestantesimo sta la nostra speranza di distruggere la Chiesa cattolica. La Spagna e il Messico sono delle ottime armi nelle nostre mani. E molti altri Paesi, compresi gli Stati Uniti d'America, sono già sottomessi ai nostri piani. Ma la Chiesa cattolica è ancora viva [...]. Dobbiamo distruggerla senza il minimo ritardo e senza pietà. La maggior parte della stampa mondiale si trova sotto il nostro controllo; facciamo in modo che essa fomenti nella forma più violenta l'odio del mondo contro la Chiesa cattolica. Intensifichiamo le nostre attività di avvelenamento della moralità dei cristiani; essi debbono essere indotti a detestare il patriottismo e l'amore verso la famiglia, e considerare la loro fede come un'onta e la loro obbedienza verso la Chiesa

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come una servitù degradante, in modo che divengano sordi agli appelli della Chiesa e ciechi di fronte agli avvertimenti contro di noi. Facciamo innanzitutto in modo che i cristiani escano dalla Chiesa cattolica e che i non-cristiani si avvicinino a tale Chiesa; in caso contrario, si rafforzerà sempre più l’opposizione contro la nostra dominazione e tutto il nostro lavoro andrà perduto, la nostra congiura sarà scoperta, i cristiani si rivolgeranno contro di noi con spirito di vendetta e non si avvererà mai la nostra dominazione su di essi. Ricordiamoci che fino al momento in cui i nostri nemici della Chiesa cattolica saranno attivi, noi non potremo arrivare ad essere i padroni del mondo [...]. E ricordiamoci pure che il futuro Re d'Israele non regnerà mai sul mondo fino a che il Papa di Roma non verrà detronizzato, così come tutti gli altri monarchi regnanti sui cristiani» 2.

(Testo delle conversazioni durante una riunione segreta del B'nai B'rith (élite massonica di alto grado) a Parigi. Articolo apparso sulla “Catholic Gazette”, nel 1936. Nonostante il fatto che il B'nai B'rith appaia ufficialmente come un'istituzione di beneficenza e di «consultazione politica», la sua appartenenza all'alta gerarchia massonica è stata ampiamente dimostrata già da diversi anni. Il defunto Cardinale José Maria Caro Rodriguez (1866-1958), Primate del Cile, citando Mons. Jouin nella sua opera Le Mystere de la Maçonnerie («Il mistero della Massoneria»), scriveva: «L'Ordine ebraico-massonico del B'nai B'rith che, contravvenendo agli statuti delle Logge massoniche, accetta solamente degli ebrei e conta nel mondo più di 426 Logge esclusivamente ebraiche, serve da legame tra

tutte le internazionali citate più sopra». Dicendo questo, Sua Eminenza si riferiva3 alle internazionali dell'Alta Finanza, del comunismo e del socialismo, dai sionisti alla Massoneria universale. Il Cardinale José Maria Caro Rodriguez prosegue: «I dirigenti del B'nai B'rith sono gli ebrei Morgenthau, ex ambasciatore degli Stati Uniti a Costantinopoli; Brandeis, Giudice Supremo degli Stati Uniti; Mack, sionista; Warbourg (Felix) banchiere; Eckus; Kraus (Alfred), suo primo Presidente; Schiff (Jacob), defunto, che ha sovvenzionato il movimento di emancipazione degli ebrei in Russia; Marshall (Louis), sionista». Tra i numerosi altri documenti che dimostrano e confermano questa verità, riportiamo qui le dichiarazioni dello storico cattolico Vicente Risco (1884-1963) che, nella sua opera intitolata Histoire des Juifs («Storia degli ebrei») si esprime in questi termini: «Per qualcuno, l'organizzazione direttiva dell’ebraismo mondiale sarebbe l'Ordine massonico universale del B'nai B'rith, che è esclusivamente ebraico e che non ammette tra i suoi membri quelli che non sono ebrei. Il B'nai B'rith forma un Ordine massonico che ufficialmente si proclama indipendente, possiede una struttura internazionale

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nettamente dichiarata e ammette solo quelli che sono ebrei. Per questa ragione è la più segreta delle sètte massoniche. Un fatto indiscutibile è che mentre i membri del B'nai B'rith possono far parte delle Logge di qualsiasi altro rito massonico, nelle proprie Logge esso ammette solamente degli ebrei e nessun massone può farvi parte se non è ebreo [...]. Numerosi membri dell'Ordine occupano posti importanti nel

Governo e nella diplomazia nordamericana» 4).

Note:

1 Cfr. Mémoires d'un antiapôtre («Ricordi di un anti-apostolo»), pag. 213. Si tratta di un diario scritto da un comunista infiltrato in un seminario per diventare sacerdote e sabotare la Chiesa dall'interno. 2 Cfr. Articolo apparso sul settimanale Le Reveil du peuple («Il risveglio del popolo»), intitolato «La libre parole» («La libera parola»), nel giugno del 1936. Fu mentre ne era direttore Henri Coston che apparve questo articolo sul B'nai B'rith. 3 Cfr. MONS. E. JOUIN, Le Mystere de la Maçonnerie, pagg. 263-266. 4 Cfr. V. RISCO, Histoire des Juifs, pagg. 339-343.

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Nel 1814 Papa Pio VII espresse al Re di Francia i pericoli della nuova

Costituzione rivoluzionaria, che era essenzialmente contraria alla Fede della

Chiesa: “si permette la libertà di culto e di coscienza...; per ciò stesso si confonde la

verità con l’errore, e si pone al pari delle sètte, eretiche, e anche della perfidia

giudaica, la Sposa santa e immacolata di Cristo, la Chiesa, fuori della quale non vi è

salvezza. (…) “Sotto l'uguale protezione di tutti i culti, si nasconde la più pericolosa

persecuzione, la più astuta che sia possibile immaginare contro la Chiesa di Gesù

Cristo, e, purtroppo, la meglio attrezzata per lanciarvi la confusione e anche di-

struggerla, se fosse possibile, con il prevalere delle forze dell'inferno contro la Chiesa”

(Enciclica Post tam diuturnas, 29.4.1814).

Oggi, a mettere tutte le fedi e culti insieme sono gli stessi antipapi della

controchiesa anticristica conciliare, come ad esempio nei riti d’apostasia ad

Assisi organizzati ed esaltati dagli antipapi Ratzinger e Wojtyla, o come

numerosi altri pronunciamenti e atti d’apostasia degli antipapi della

controchiesa conciliare.

Papa Gregorio XVI, nell’Enciclica “Mirari vos” (15.8.1832), contro il delirio

della libertà e dell’indifferentismo in materia di religione, scrisse: “Tolto ogni

freno che contenga nelle vie della verità gli uomini già volgentisi al precipizio per la

natura inclinata al male, potremmo dire con verità essersi aperto il pozzo dell’abisso

dal quale vide S. Giovanni salire tal fumo, che oscurato ne rimase il sole, uscendone

innumerabili locuste a disertare la terra”. Oggi, la libertà di scelta in materia di

religione è proclamata dagli stessi antipapi della controchiesa anticristica

conciliare, in nome della dichiarazione «Dignitatis humanae» dell’eretico e

invalido conciliabolo Vaticano del 1962-65.

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La Madre di Dio, nell’apparizione a La Salette (1846), affidò ai due bambini

Maximin Giraud e Melanie Calvat un messaggio segreto sul futuro, che fece

trepidare Pio IX: “Si è spenta la vera fede e una falsa luce si è diffusa sul mondo. La

Chiesa andrà soggetta a una crisi spaventosa. Roma perderà la fede e diventerà la sede

dell’Anticristo. La Chiesa sarà eclissata e il mondo sarà nella desolazione”.

Lo stesso Papa Pio IX, al Concilio Vaticano (1869-70), parlò del pericolo

che minacciava la Chiesa (27.11.1871): “Oggi non è più l'eresia, non è più il

martirio di sangue che si fa incontro alla Chiesa per combatterla, ma è, dirò così, il

martirio intellettuale e morale. Oggi non si fa più guerra a una parte della Chiesa, a

un lato della sua fede, a qualcheduno dei suoi dommi... Oggi sta contro la Chiesa

l'Incredulità, l'Ateismo, il Materialismo. Oggi non è più da lottare (giova ripeterlo)

con eresie, che non hanno importanza alcuna; ma con l’indifferenza, con l'empietà,

che mira a schiantare dal cuore di ogni Cattolico la fede; mira a ruinar dalle

fondamenta la Chiesa di Gesù Cristo, e questa Città, fatta preziosa dal sangue di

tanti Martiri, a gittar di nuovo nel lezzo dell'antica corruzione, riducendola come

sotto i Neroni, o più veramente come sotto i Giuliani Apostati. Sicché Roma, sede

venerata della verità, diventerebbe insomma un'altra volta, centro di tutti gli errori”.

La massoneria e i suoi infiltrati complottavano per il compromesso della

Chiesa e del Papa con il mondo moderno.

Il Sillabo nel suo ultimo articolo condannò l’asserzione: “che il Romano

Pontefice possa e debba riconciliarsi e andare d’accordo con il progresso, con il

liberalismo e con la civiltà moderna”.

Papa Leone XIII (15.X.1890): “Il piano delle sette che si svolge ora in Italia,

specialmente nella parte che tocca la Chiesa e la religione cattolica, ha come scopo

finale e notorio di ridurla, se è possibile, al niente.

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Questa guerra, al presente, si combatte più che altrove in Italia dove la religione

cattolica ha gettato più profonde radici, e soprattutto in Roma, dove è il centro della

Cattolica Unità e la Sede del Pastore e Maestro universale della Chiesa”.

Papa San Pio X: “L’errore che si vuol diffondere ai nostri dì, è ben più micidiale di quello dei tempi di Lutero, perché arriva direttamente alla distruzione non della Chiesa soltanto, ma del Cristianesimo, per cui in qualche luogo gli stessi protestanti hanno stabilito la Commissione di vigilanza, che ha deposto da poco un Pastore convinto di modernismo" (Lettera all’Arcivescovo di Cremona, (Mons. Geremia Bonomelli) nell’estate del 1907, in seguito alla pubblicazione del decreto Lamentabili (3 luglio 1907).

Papa Benedetto XV parlò del ripudio rivoluzionario dell’autorità (Lettera

Anno jam exeunte, 7.3.1917): “Dopo i primi tre secoli dalle origini della Chiesa, nel

corso dei quali il sangue dei cristiani fecondò l'intera terra, si può dire che mai la

Chiesa ha corso un tale pericolo come quello che si manifestò alla fine del XVIII

secolo. Fu allora, infatti, che una filosofia in delirio, prolungamento dell'eresia e

dell'apostasia dei novatori, acquistò sugli spiriti una potenza universale di sedizione e

provocò uno sconvolgimento totale con il proposito determinato di rovinare i

fondamenti cristiani della società, non solo in Francia, ma, a poco a poco, in tutte le

nazioni”.

La inimicizia tra lo spirito rivoluzionario e quello cristiano è descritta da Pio

XII (Disc. all’ACI, 12.X.52): “Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa

essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione

intellettuale, morale, sociale dell’unità nell’organismo misterioso di Cristo. Ha voluto

la natura senza la grazia; la ragione senza la fede; la libertà senza l'autorità; tal-

volta l’autorità senza la libertà. È un nemico divenuto sempre più concreto, con una

spregiudicatezza che lascia ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo

no. Finalmente il grido empio: Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato. Ed ecco il

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tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo

ad additare come principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità:

un'economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio. Il «nemico» si è

adoperato e si adopera perché Cristo sia un estraneo nelle università, nella scuola,

nella famiglia, nell’amministrazione della giustizia, nell’attività legislativa, nel

consesso delle nazioni, là ove si determina la pace o la guerra. Esso sta corrompendo il

mondo con una stampa e con spettacoli, che uccidono il pudore nei giovani e nelle

fanciulle e distruggono l’amore fra gli sposi; inculca un nazionalismo che conduce

alla guerra”.

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APPENDICE

L’anticristo in Vaticano (scritto da Arai Daniele) La ribellione finale contro l’autorità di Dio si manifesta laddove è costituita l'opera di redenzione dalla prima ribellione: nella Sua Chiesa. Ecco il «mistero dell’iniquità», che era trattenuto dal potere divino del Papato, il Katéchon che aveva il potere per impedirlo, ma è tolto di mezzo (2 Tessalonicesi, 2). Così, l’assenza di chi ha il potere delle chiavi per l’accesso dell'empio Anticristo indica la sua presenza. Infatti, lo spirito umanistico e umanitarista opera oggi nel silenzio dell’apostasia generale poiché procede dal vertice ecclesiale.

Dove è ormai il potere delle chiavi che impediva l’iniquità? C’è oggi quel potere? Tutto

indica che no, perché è dato da Dio, e Dio non può lasciarlo a chi lo tradisce. Se il potere

per impedire l’iniquità è usato per scatenarla, vuol dire che il nemico primordiale ha varcato

la soglia della Chiesa e... «dove fu costituita la sede del beatissimo Pietro e la cattedra della verità a

illuminare le genti, lì tentano d’erigere il trono della loro abominazione e scelleratezza affinché, colpito il

pastore, possano disperdere anche il gregge» (esorcismo di Leone XIII).

Ecco il «mistero dell’iniquità», finora trattenuto dal potere divino del Papato. Ma oggi il

modernismo, con la sua democrazia clericale, «umanizzando» l'autorità divina della Chiesa,

sta rimuovendo la sua suprema difesa.

E così, la cattedra che arginava l'iniquità ecumenista, che livella ogni verità religiosa, in

verità non è più la Cattedra perché è ormai adoperata per promuovere il diritto alla libertà

dell’errore. L’ingannatore primordiale è riuscito a varcare la soglia della Chiesa.

E' l’ora culminante della persecuzione contro la Chiesa che Leone XIII vide e mise al centro

dell’esorcismo che redasse per invocare l'aiuto dell’Arcangelo san Michele. E il suo

successore, San Pio X, nella sua prima allocuzione papale affermò essere lecito pensare che

l’Anticristo fosse già tra noi. Esso è riconoscibile dai suoi due obiettivi principali: Roma, «il

luogo santo» dove «cambiare i tempi e le leggi» (Dn 7, 25), per essere come Dio, o pure

meglio, come sostengono i buonisti fautori del pantheon di tutte le religioni del mondo.

- Seguono note sulla posizione sospetta di Roncalli divenuto Giovanni XXIII.

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Nel 1949, Mons. Roncalli dichiarò, tra altre cose sulla Massoneria; "In realtà, cos’è che ci separa?

Le nostre idee? A dire il vero è poca cosa". (Barech, "Eglise Catholique e franc-maçonnerie",

conclusion).

I dubbi iniziali sull’eccidio del “Terzo Segreto”

È alla luce dell’ecumenismo sinarchico, per realizzare una pace ed una «libera coscienza»

autonome da Gesù Cristo, che si vuole interpretare il testo della visione del Terzo Segreto

pubblicato nel giugno 2000 dal Vaticano. Poteva non essere stato scritto da Suor Lucia, a

dispetto della conferma? Ciò perché la stessa Suora lasciò l’interpretazione del suo

significato religioso e storico a Giovanni Paolo II, che se ne appropriò, rimediando alle

“difficoltà simboliche” per la comprensione della visione dei pastorelli, applicandola al suo

attentato di Piazza San Pietro. Perciò, esso diveniva da allora il “punto culminante della

storia”, come ha pronunciato il cardinal Sodano.

Ecco come la portata della visione dell’attentato alla Chiesa di Cristo e alla Cristianità, un

attentato che essendo contro il Vicario di Cristo è contro Gesù Cristo stesso, un “attentato

anticristico” passò a essere ristretto alla propria persona di Karol Wojtyla. Nessun dubbio?

Qui la perplessità non va rivolta tanto alla falsa interpretazione vaticana, che era scontata

perché ordinata ad assecondare un colossale equivoco, ma alla reazione di quelli che si sono

occupati del «Segreto» per lungo tempo e che di fronte a tale sua riduzione hanno preferito

pensare che la falsità era da attribuire al testo. Incapaci di riconoscere che era stato

manipolato il senso della visione, giunsero a credere e diffondere l’idea che fosse falso o

mutilato lo scritto che descrive l’attentato al Papa cattolico col suo seguito fedele. Ma un

testo falsificato indica l’opera di contraffattori che lo dicono vero e integro. Quindi, il

dilemma, alla luce della logica, offre due soluzioni:

- o l’autenticità del testo attribuito a suor Lucia è ingannevole o deformata e chi dichiara lo

scritto vero e integro attenta alla verità,

- o il testo che descrive la visione simbolica dell’eccidio del Papa col suo seguito è vero e

raffigura per i cattolici proprio il colpo contro la Sede che per mandato di Cristo conferma

la Verità. C’era da domandarsi riguardo alla terribile visione simbolica dell’attentato: - Si

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tratta o no di una catastrofe per la Chiesa del nostro tempo? E in tal caso, quando e in quali

termini l’attentato anticristico dovrebbe essere inteso?

Ora, già il Vangelo insegna che il nemico perenne della Chiesa di Cristo è lo spirito del

mondo Nel tentativo di abbattere la Fede esso suscita falsi pastori per rimpiazzare i veri.

Essi sono attentatori della purezza ed integrità della Fede che mirano all’occupazione del

Luogo Santo per deformare la verità secondo le illuminazioni dei tempi.

A questo punto, o si è con Cristo e la sua Chiesa o col mondo contrario a Lui. Parimenti, o

si accoglie l’avviso del Cielo che conferma tale lotta, o si oscura il suo intendimento di

modo che non ci sia l’azione di difesa della Chiesa. Già l’interpretazione di tale visione

definisce due campi opposti: degli amici dello spirito mondano e degli amici della verità. In

questa luce, la sospetta interpretazione fornita dai gerarchi vaticani, che hanno tenuto il

Segreto censurato dal 1960, è davvero emblematica e il modo di trattare il Segreto doveva

sollevare grave sospetto, poiché occultare la visione di quell’attentato già svela un rapporto

con esso.

Non era forse implicita nella visione di quella “soppressione” del Papa col suo intero

seguito, di quel grande martirio, il passaggio dalla presenza di un papa cattolico a uno di

altra fede? Non è forse lecito pensare che, proprio perché intuivano tale senso del mistero,

che non li disturbava affatto, ma che poteva suscitare dubbi sull’autenticità di un pontificato

in rotta coi precedenti, tennero il Segreto sotto chiave così a lungo?

Che altra ragione c’era per non pubblicarlo, se era autentico?

Quando Giovanni Paolo II ha finalmente tolto il sigillo imposto da Giovanni XXIII,

verosimilmente non ha pensato a questo, ma solo che il rischio di svelare il Segreto, a lui

ancora poco chiaro, poteva essere compensato dal tornaconto alla sua immagine di martire

della pace. E data l’enorme popolarità che aveva raggiunto nel mondo, sarebbe stato in

grado di pilotare l’interpretazione del Segreto da impartire ai media, come si è visto nella

conferenza vaticana ad hoc condotta dai suoi assistenti.

Non contava, però, che la reazione alla lettura del Segreto di Fatima, così interpretato, fosse

pesantemente negativa e provocasse un profondo disagio. Per alcuni fu la dimostrazione

dell’inautenticità del testo; per altri della vacuità di simili messaggi celesti; per altri, prova

che Dio non esiste! (Il Manifesto). Il fatto é che la presentazione vaticana, con le forzate

allusioni a Giovanni Paolo II del card. Sodano e rinforzate dalla nota teologica del card.

Ratzinger, dimostrò che lo scopo di tale iniziativa era personale: diffondere un’aura di

martirio e di approvazione divina su Giovanni Paolo II e il suo «eroismo» ecumenista.

Dato che Pio XII è stato l’ultimo papa a invocare la conversione dei popoli alla fede cattolica, si può dire che con lui scadeva anche la richiesta mariana per la conversione della Russia, non ad una vaga pace o ad una caotica democrazia, ma alla Fede dell’unica Chiesa di Cristo, Cattolica, Apostolica e Romana. Oggi, per i capi conciliari, perché mai musulmani ed

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ebrei dovrebbero convertirsi se abbiamo lo stesso Dio? La Chiesa e il Sommo Pontefice esistono per confermare opportune et importune la Nuova Alleanza dell’eterno Bene. Tale voce oggi è scomparsa, anche se c’è chi si presenta come Vicario di Cristo, scelto per “confermare” il Suo mandato. Il pastore idolo di questa rivoluzione è additato nella frase dello scrittore Louis Veuillot: “Quando l’insolenza dell’uomo, ostinatamente respinge Dio, Dio alla fine dice all’uomo: sia fatta la tua volontà! E l’ultimo flagello si scatena: non è più la fame, la guerra, la peste... è l’uomo! E quando l’uomo è consegnato all’uomo si può capire quel che significa la Collera di Dio!”. Si tratta di quell’uomo elevato dallo spirito del «non serviam» a gran maestro d’umanità!

1 - È sorprendente notare come il “metodo Dhanis” sia il medesimo già adottato a suo

tempo dai nemici del messaggio di La Salette, ovvero “coloro che, di perduti costumi, erano

incatenati al carro della setta massonica”, come disse Mons. Cecchini, vescovo di Altamura

e Acquaviva, in occasione dei funerali di Mélanie (Osservatore Romano del 25 dicembre

1904, sotto il regnante pontefice Papa San Pio X ). Anche allora c’era La Salette Uno,

limitata alla sola apparizione e La Salette Due completa dei relativi messaggi di Melania e

Massimino. Ancor oggi i detrattori di La Salette continuano ad usare questa stessa

procedura. Apparizione sì, messaggi no: la Madonna può apparire, se proprio ci tiene, ma

non ha il permesso di dire nulla di spiacevole. Peccato che, essendo la fonte testimoniale

unicamente quella dei veggenti, logica vuole che se si ammette come veridica la prima, si

debba ammettere a pari titolo anche il resto. Ma la logica, si sa, non è di casa tra i negatori

del vero.

L’unione ecumenista uccide la Fede unica della Chiesa cattolica

Il Concilio Mondiale delle Chiese, si riunisce sotto ogni sorta d’influenza massonica,

liberale, mondialista, conciliare, che esclude solo il vero Papa cattolico. Eppure, è proprio in

nome di questo che la Chiesa conciliare è passata a promuovere tale operazione ecumenista

come se derivasse da una nuova coscienza cattolica!

Quindi rimane chiaro che la “nuova fede” sarebbe per l’unione ecumenista e non questa per

la fede apostolica. Per certificarsi dell’origine di quest’operazione ecumenista si veda, per

esempio, quanto svela il libro “Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia” di

Epiphanius. Lì troverà documentata la parte della “Lucis Trust” in questa operazione, con i

nomi dei suoi più noti araldi e sostenitori nel campo “religioso”: Eleanor Roosevelt, Dalai

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Lama, Albert Schweitzer, Thomas Merton, Athenagora, Giovanni XXIII e Paolo VI. Ma

dato che la U.R.I. (Vedi Appendice) per la riunione delle religione fa parte di quel piano

luciferino, c'è da registrare anche l'appoggio di Giovanni Paolo II e successore. Parlano

tanto di etica, ma quale, quella del nuovo ordine mondiale e dell’ONU? Allora la

promozione dell’aborto vi fa parte dato che questi lo promuovono nel mondo, in speciale in

quello latino-americano; è impossibile che in Vaticano lo ignori.

Quindi, la “faccia occulta della storia” riguarda solo il fatto di come sia stata possibile

l’elezione di questi alla Sede di Pietro. Dopo di che non vi è più niente di occulto; il

Vaticano II fu convocato per tale mutamento ecumenista e ora il suo continuatore opera

per l’unione nel nuovo ordine senza veli e ormai mezzo mondo ritenuto cattolico è

convinto che la via dell’indifferentismo relativista conciliare sia la buona. Il lungo lavorio

rivoluzionario, oggi completato dai papi conciliari, si compie nel ripudio dell’Ordine

cristiano; l’appoggio e complicità, anche indiretto, riguardo a “Lucis Trust” è maledettamente

intrinseco alla Chiesa conciliare. L’al-lucinante stranezza è che la maggioranza dei consacrati

e dei fedeli ancora non se ne sia accorta.

Come ebbe a scrivere l’Abbé Louis Coache oltre trent’anni fa: “Che cosa cercano questi buoni

apostoli? Rendere la pastorale più vicina all’uomo, la liturgia più vivente e comprensibile? Comprendere

meglio gli uomini e facilitare l’esercizio della carità? Rendere più aperte le istituzioni ecclesiastiche e la Chiesa

più simpatica alle masse? Predicare una morale più attraente e facilitare lo sfruttamento delle Verità della

Fede? NIENTE AFFATTO! Queste “ricerche” − che già spazzano via l’essenziale, per molti − sono

unicamente dei pretesti e degli abominevoli inganni. Essi vogliono abolire tutte le istituzioni ecclesiastiche,

distruggere la Chiesa stessa e detronizzare Nostro Signore Gesù Cristo. Infine, dopo aver glorificato il

mondo, celebrare Satana. Tutto il resto è inganno per gli occhi e manovra per addormentare e sfruttare i

tiepidi, i lassi, i ciechi ed anche le buone volontà. Il rendere tutto insipido non è che una tappa, il lassismo

non è che una tappa, la protestantizzazione non è che una tappa, l’adozione di tutti i princìpi e pratiche del

mondo (ivi comprese tutte le immoralità) non è e non sarà che una tappa, la marxistizzazione totale non

sarà che una tappa… verso l’odio mondiale, dopo l’odio di Dio, e il culto di Lucifero”(1).

Oggi vediamo le immagini dei papi conciliari che vanno alle sinagoghe e a Gerusalemme per

spiegare che gli ebrei non avevano bisogno della venuta di Gesù. Vanno all’Assemblea

dell’ONU per dichiarare che le iniziative interreligiose, con i loro principi massonici e

rivoluzionari, sono l’ultima speranza per la pace tra gli uomini.

1 - Abbé Louis Coache, En Attendant la Fin, T. 1 - La Perfidie du Modernisme, Editions de Chiré, Vouillé, 1976, pp 23-24 (maiuscolo e corsivo del testo originale).

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I Papi, fino a Pio XII, in conformità all’insegnamento di San Paolo, avvertivano e

operavano contro l’avanzare del mistero d’iniquità – “solamente vi è colui che lo trattiene e lo

tratterrà fino a che sia tolto di mezzo -, ecco la sostanza della visione del Terzo Segreto di Fatima.

La ragione dell’autorità del Papa, Vicario di Cristo, è la conferma e la definizione della

Legge che vincola le coscienze. È per questa ragione che Pietro ha ricevuto il privilegio

dell’infallibilità e le chiavi.

Lo scopo della sua autorità è il vincolo della Legge; quello dei falsi profeti è l’emancipazione

delle coscienze dall’Alleanza divina, che conduce al trasferimento della fedeltà religiosa a un

uomo, deviazione esecrata da Dio (Ps 146, 3; Is 2, 22; Ger 17, 5).

Non vi è altra via da seguire per interpretare la visione dell’eccidio nel Terzo Segreto di

Fatima, che racchiude la profezia portata dalla Madre di Dio per aiutare i suoi figli a capire e

finalmente voler superare il male spaventoso della predica anticristica nella stessa Chiesa; la

rovina finale del tempo delle nazioni (Lc 21, 24).

Il Terzo Segreto tratta, quindi, del disastro di portata storica che stiamo vivendo: l’eccidio

della vera testimonianza papale nelle coscienze.

Era più chiaro nel 1960, come testimoniò suor Lucia al cardinale Ottaviani, perché in quella

data tutti avrebbero potuto constatare quale era il vero disastro, l’immane castigo: l’elezione

al soglio papale del modernista e filo massone Angelo Roncalli… di tal modo che oggi si

può dire che… dove fu costituita la sede del beatissimo Pietro e la Cattedra della verità ad illuminare le

genti, lì hanno eretto il trono della loro abominazione e scelleratezza affinché colpito il pastore possano

disperdere anche il gregge (Leone XIII, esorcismo con l’invocazione a San Michele Arcangelo).

Chi non vede che oggi il gregge, una volta cattolico, è disperso in tante sètte dette cattoliche

in un mondo di devastante scristianizzazione? Ecco il terzo castigo, in tal modo subdolo

che era necessario un segno del cielo per farlo capire ad alcuni; una testimonianza che però

solo diventerà visibile nel tempo della grande apostasia, quando si svelerà l’aspetto temibile

del castigo universale.

Sarà necessario arrivare a uno stato d’angoscia estrema perché la gente capisca che, col

Cristianesimo, sono state demolite anche le naturali e uniche difese del mondo ordinato alla

pace nella giustizia? Che l’Europa, l’America, il mondo, son gravemente mutilati, non da

membri e organi ingenerati da un’utopica democrazia mondiale, ma dall’idea stessa della

natura dell’uomo, della sua origine, della sua condizione nel mondo, del suo fine ultimo.

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1ª conclusione: un papa, se devia dalla Fede, va accusato.

L’immunità papale esiste per la difesa del Seggio papale, in qualità di prima Sede di difesa della Fede integra e pura della Chiesa; ha quindi proprio il senso contrario di proteggere chi incorre in eresia. A questo punto, in vista del fatto che la posizione pontificale esiste essenzialmente per la difesa della Fede voluta da Dio, si pone una seconda questione: se l’accusa a un papa in queste condizioni non sia più necessaria dell’accusa a qualsiasi altra persona della Chiesa. Quale cattolico potrebbe credere all’"immunità giudiziaria" di un chierico, pur papa, riguardo alla fede; un’immunità per cambiare o smentire la Parola divina? L’autorità nella Chiesa poggia sull’autorità di Cristo, di cui il Pontefice è Vicario; un’autorità per la conferma della Fede, in rappresentanza di Cristo. A tale somma responsabilità corrisponde il sommo dovere di fedeltà nella continuità; se manca, insorge il sommo pericolo di prendere la parola di un anticristo per quella di Gesù Cristo.

Si vedrà che questi problemi per la preservazione della Fede nella sua suprema Cattedra, sono affrontati nel documento pontificale che qui sarà il riferimento riguardo alla legittimità del Vicario di Cristo; quello che appare come più diretto e dirimente in tal senso. Si tratta della Bolla “Cum ex apostolatus” del Papa Paolo IV, che affrontò simile situazione di diffusione eretica e protestante nel seno della Chiesa (2).

Si riconosce la natura delle persecuzioni interne, le più letali per la Chiesa, prima di questa finale del Vaticano II, rivedendo gli scopi dei grandi assalti al Cattolicesimo da parte delle rivoluzioni protestanti e liberali. Entrambe s’impegnarono contro il dogma, il Santo Sacrificio della Messa e l’Autorità cattolica, per suscitare una «nuova coscienza» nella stessa Chiesa. All’attacco sono corrisposti documenti pontificali.

Per arginare l’attacco protestante operò il Concilio di Trento, che nel campo liturgico, con San Pio V, codificò per sempre il Rito del Santo Sacrificio del Signore, ponendo come modello il Rito Romano.

Per quanto riguarda la difesa dell’autorità cattolica nell’empia scalata, abbiamo la Bolla del Papa Paolo IV, Cum ex apostolatus, che porta una definizione apostolica sull’assoluta incompatibilità tra deviazione dalla fede e Autorità cattolica che, in rappresentanza di Dio è di Diritto divino e colonna del Diritto canonico della Chiesa. Perciò è nel Codice di Diritto Canonico voluto da San Pio X e pubblicato nel 1917.

2) - Vedi articolo “Quando Roma rischiò di svegliarsi protestante” (agerecontra).

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La Costituzione Apostolica Cum ex apostolatus officio fu pubblicata nel 1559, ultimo

anno di vita di Paolo IV. Dai suoi nemici, fu attribuita a ragioni contro alcuni cardinali di

cui non si fidava, come dell’influente Giovanni Morone, che fece arrestare per sospetta

eresia. Paolo IV temeva una scalata da parte di cripto-eretici alle posizioni chiave della

Chiesa, per questa ragione era lento anche ad assegnare nuovi titolari alle Sedi episcopali

rimaste vacanti. Papa Carafa non nascondeva di sentire il dovere di prendere misure

draconiane per la situazione molto grave e confusa della sua epoca; ragioni enunciate

esplicitamente anche all’origine di diversi altri atti del suo pontificato. Così l’Indice dei libri

proibiti (Index librorum prohibitorum) e la Bolla “Cum secundum Apostolum” del 16 dicembre

1558, con pene severissime contro i cardinali incorsi in simonia o intrallazzati con il potere

politico per conquistare la tiara. Non meravigliano perciò l’odio e le calunnie suscitate dai

nemici della Fede contro il Papa e alcuni dei suoi atti, di cui la Bolla “Cum ex apostolatus

officio”, decisiva per evitare che la Roma cattolica prendesse la piega del protestantesimo

ecumenista che è arrivata solo con Giovanni XXIII quattro secoli dopo.

Allora, s’investigava i sospetti di simpatie di alcuni cardinali verso le nuove idee religiose. Le

inchieste sul Cardinale inglese Reginald Pole e sul Cardinal Morone sono due vistosi esempi

delle tendenze regnanti.

I nemici di Paolo IV lo accusarono anche di aver incriminato e fatto imprigionare il

Cardinale Morone senza prove, tant’è vero che, morto Paolo IV, egli fu liberato e partecipò

al conclave per l’elezione papale.

Esaminiamo i motivi che indussero Papa Carafa ad adottare misure disciplinari nei

confronti dei due porporati. Reginald Pole si stabilì nel 1540 a Viterbo, e attorno a lui,

Giovanni Morone, Vittoria Colonna e Carnesecchi, già protonotario di Clemente VII, e

anche lo spagnolo Juan de Valdez, un “alumbrado”, versione ante litteram dei moderni

carismatici, movimento che attrasse pure intellettuali, artisti e dame note quali Giulia e

Eleonora, cugina e sorella del Cardinal Gonzaga. Costoro, con fede incerta, accettando il

principio luterano della giustificazione per la sola fede, giunsero ad accogliere quella dottrina

poi respinta dal Concilio di Trento, della “doppia giustificazione”. Diffusero pure “Il

Beneficio di Cristo”, trattatello eretico condannato dal Sant’Uffizio. Il pericolo di queste

correnti si rivelò in quegli anni alle autorità ecclesiastiche con l’apostasia di due predicatori:

l’austero oratore Occhino, che fu vicario generale dell’Ordine Cappuccino e il canonico

Vermigli, anch’esso “maestro”, passati al Protestantesimo. L’accusa a Pole e Morone era di

simpatia verso questi, anche se non si poteva provare che avessero aderito all’eresia, ma

entrambi, propensi ad aperture dottrinali, furono vicini ad essere eletti al Sommo

Pontificato, con enorme pericolo per la Fede.

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Il Cardinale Pole, attaccato dal Cardinale Carafa, perché incline ad idee di giustificazione

protestante, non fu eletto papa nel conclave del 1549 per un solo voto. E Giovanni Morone

era ancora una minaccia nel conclave del 1566, per cui il Cardinale Michele Ghislieri, futuro

San Pio V, dovette ricordare la nullità dell’elezione di chi era sospetto d’eresia. E, sulle orme

del Cardinale Carafa, che si era presentato al conclave precedente con gli incartamenti

riguardanti il Cardinale Pole, egli portò quelli concernenti il caso Morone, facendo presente

ai membri del Sacro Collegio le direttive enunciate dalla Costituzione Apostolica “Cum ex

apostolatus officio” di Paolo IV. San Pio V non mancò di riconfermare detta Costituzione

paolina con la Bolla “Inter multiplices” e confessò, asserisce il Von Pastor, storico della

Chiesa, di aver accettato la sua elezione a papa “perché altrimenti essa, a svantaggio della

Santa Sede, avrebbe potuto cadere sul Cardinale Morone”. Questi santi Papi, hanno difeso

la Chiesa, non solo dalle dottrine protestanti che sfidavano apertamente la dottrina cattolica,

ma anche dai compromessi striscianti più dannosi, perché travestiti da sentimenti di

tolleranza, da ecumenismi di fratellanza, che aprono ai loro fautori la via alla carica di

autorità nella Chiesa. In tal caso si tratta di una elezione possibile solo umanamente, perché

di fatto nulla, come in qualsiasi tempo è nulla l’elezione di un modernista. Ma il danno

incalcolabile deriva dall’interregno sotto una falsa autorità, la cui deviazione è causa di quella

generale scristianizzazione, i cui segni sono purtroppo più che evidenti nel mondo

contemporaneo.

Lo zelo intrepido di Paolo IV per la Chiesa fu ripreso da San Pio V. Egli rinvigorì il

Tribunale dell’Inquisizione Romana che rinnovò la condanna del razionalismo di Lelio e

Fausto Socini e condannò, come eretici recidivi, Pietro Carnesecchi (del gruppo di Viterbo),

l’umanista Aonio Paleario e Michele Baio (Michel du Bay), la cui dottrina era un

compromesso tra il protestantesimo ed il futuro Giansenismo.

Si può pensare che essi, col loro prestigio teologico, sarebbero divenuti gran periti, alla stregua

dei Rahner, Schillebeeckz, Hans Kueng, Congar, Ratzinger e compagnia, per un “Trento

II”.

Contro ogni previsione umana, la Provvidenza ha sempre dato alla Chiesa fedele i papi del

suo rinnovamento spirituale. Anche nel secolo scorso, contro ogni calcolo umano e intrigo

politico, contro la sua stessa volontà, fu eletto San Pio X. Tutto dipende dallo Spirito Santo

che vigila sulla Chiesa per tenerla al riparo dalla perfidia umana, assistendo i papi che

devono però governare la Chiesa loro affidata come se la libertà della stessa dipendesse solo

dalla loro azione. Essi devono impedire che le porte della Chiesa siano aperte al mondo, che

prelati di fede malferma siano promossi, che uomini di ortodossia sospetta siano elevati alla

porpora o a qualsiasi dignità ecclesiastica con potere di giurisdizione. Questo è quanto ha

cercato di fare Papa Paolo IV, il quale ha insegnato che nel caso sia eletto in un conclave,

anche se legittimo e con l’unanimità dei cardinali, un individuo che si rivelerà, poi deviato

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nella dottrina, l’assistenza dello Spirito Santo si volge ai figli della Chiesa, affinché

riconoscano la nullità della sua elezione, affinché possano resistere e reagire all’opera di

distruzione della Chiesa. E qui si vedrà che nessuno, in nessun tempo, s’inquadrò come

Roncalli così completamente a quanto stabilisce questa Bolla.

La Costituzione Apostolica in forma Bullae “Cum ex Apostolatus officio”, di traduzione difficile a causa dell’estensione dei periodi dell’originale è qui riassunta nel suo contenuto essenziale. Il testo in lingua latina è tratto dal “Bullarium Romanum” edizione pubblicata a Torino nel 1860. Dall’esordio si conosce il suo scopo; impedire il Magistero dell’errore di coloro che insorgono contro la vera ortodossia pervertendo il modo di comprendere le Sacre Scritture per mezzo di fittizie invenzioni.

Finalità della Costituzione: “Allontanare i lupi dal gregge di Cristo”.

“Noi riteniamo che una siffatta materia sia talmente grave e pericolosa che lo stesso Romano Pontefice, il quale agisce in terra quale Vicario di Dio e di Nostro Signore Gesù Cristo ed ha avuto piena potestà su tutti i popoli ed i regni e tutti giudica senza che da nessuno possa essere giudicato, qualora sia riconosciuto deviato dalla Fede possa essere redarguito (possit a fide devius, redargui), poiché quanto più grande è il pericolo tanto più diligentemente ed in modo completo si deve provvedere, con lo scopo d’impedire che dei falsi profeti o altre persone investite di giurisdizione secolare possano miserevolmente irretire le anime semplici e trascinare con sé‚ alla perdizione ed alla morte eterna innumerevoli popoli affidati alle loro cure e governi per le necessità spirituali o temporali; ne accada in alcun tempo di vedere nel luogo santo l’abominio della desolazione predetta dal Profeta Daniele, desiderosi come siamo, per quanto ci è possibile con l’aiuto di Dio e come ci impone il nostro dovere di Pastore, di catturare le volpi indaffarate a distruggere la vigna del Signore e di tener lontani i lupi dagli ovili, per non apparire come cani muti che non hanno voglia di abbaiare, per non subire la condanna dei cattivi agricoltori o essere assimilati al mercenario.”

Pene per il delitto di favoreggiamento delle eresie: Incorreranno in sentenza di scomunica «ipso facto», tutti quelli che scientemente (scienter) si assumeranno la responsabilità di accogliere (receptare) e difendere, o favorire (eis favere) coloro che, come già detto, siano colti sul fatto, o confessino o siano convinti in giudizio, oppure diano loro attendibilità (credere) o insegnino i loro dogmi (eorum dogmata dogmatizare); e siano tenuti come infami; ne siano ammessi, ne possano esserlo (nec admitti possint) con voce, sia di persona, sia per scritto o a mezzo delegato o di procuratore per cariche pubbliche o private, consigli, sinodi, Concilio generale o provinciale, né conclave di Cardinali, né congregazione di fedeli od elezione di qualcuno... Inoltre,

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siano i chierici privati di tutte e ciascuna delle loro Chiese, anche Cattedrali, Metropolitane, Patriarcali e Primaziali, delle loro dignità, monasteri, benefici e cariche ecclesiastiche in qualsivoglia modo dalle qualifiche ottenute anche regolarmente...”

Nullità della Giurisdizione ordinaria e pontificale in tutti gli eretici.

“Aggiungiamo che, se mai dovesse accadere in qualche tempo che un Vescovo, anche se agisce in qualità di Arcivescovo o di Patriarca o Primate od un Cardinale di Romana Chiesa, come detto, od un Legato, oppure lo stesso Romano Pontefice, che prima della sua promozione a Cardinale od alla sua elevazione a Romano Pontefice, avesse deviato dalla Fede cattolica o fosse caduto in qualche eresia (o fosse incorso in uno scisma o abbia questo suscitato), sia nulla, non valida e senza alcun valore (nulla, irrita et inanis existat), la sua promozione od elevazione, anche se avvenuta con la concordanza e l’unanime consenso di tutti i Cardinali; neppure si potrà dire che essa è convalidata col ricevimento della carica, della consacrazione o del possesso susseguente del governo e dell’amministrazione, ovvero per l’introniz-zazione o “adoratio” dello stesso Romano Pontefice o per il decorso dell’obbedienza lui prestata da tutti o per qualsiasi durata di tempo nel detto esercizio della sua carica, ne essa potrebbe in alcuna sua parte essere ritenuta legittima, e si giudichi aver attribuito od attribuire una facoltà nulla, per amministrare (nullam... facultatem) a tali persone promosse come Vescovi od Arcivescovi o Patriarchi o Primati od assunte come Cardinali o come Romano Pontefice, in cose spirituali o temporali; ma difettino di qualsiasi forza tutte e ciascuna (omnia et singula) di qualsivoglia loro parola, azione, opera di amministrazione o ad esse conseguenti, non possano conferire nessuna fermezza di diritto (nullam prorsus firmitatem nec ius), e le persone stesse che fossero state così promosse od elevate, siano per il fatto stesso (eo ipso) e senza bisogno di una ulteriore dichiarazione (absque aliqua desuper facienda declaratione), private (sint privati) di ogni dignità, posto, onore, titolo, autorità, carica e potere.”

La liceità delle persone subordinate di recedere impunemente dalla ubbidienza alle autorità… deviate dalla Fede.

“E sia lecito a tutte e a ciascuna delle persone subordinate a coloro che siano stati in tal modo promossi o elevati, ove precedentemente non abbiano deviato dalla Fede ne siano state eretiche e non siano incorse in uno scisma o questo abbiano provocato o commesso, e tanto ai chierici secolari e regolari così come ai laici (quam etiam laicis) come ai Cardinali, compresi quelli che avessero partecipato all’elezione di un Pontefice che in precedenza aveva deviato dalla Fede o fosse eretico o scismatico o avesse aderito ad altre dottrine, anche se gli avessero prestato obbedienza e lo avessero adorato... anche quelli obbligati e vincolati a coloro così promossi od elevati per vassallaggio o giuramento o per cauzione, sia lecito (liceat) ritenersi in qualsiasi tempo ed impunemente liberati dalle devozione (ab ipsorum obedientia et devotione, impune…) verso quelli in tal modo promossi ed elevati, evitandoli (evitare eos) quali maghi, pagani, pubblicani ed eresiarchi, fermo tuttavia da parte di queste medesime persone sottoposte, l’obbligo di fedeltà e di obbedienza a prestare ai futuri Vescovi, Arcivescovi, Patriarchi, Primati, Cardinali e Romano Pontefice canonicamente subentranti (ai deviati). E a maggior confusione di quelli in tale modo promossi ed elevati, ove pretendano di continuare

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l’amministrazione, sia lecito richiedere l’aiuto del braccio secolare, né per questo, coloro che si sottraggono alla fedeltà ed all’obbedienza verso quelli nel modo già detto promossi ed elevati, siano soggetti ad alcuna censura...”

False obiezioni alla Bolla di Papa Paolo IV

La risposta che segue è dell’egregio giudice Carlo Alberto Agnoli.

« I) La principale tesi che si adduce contro chi invoca la Bolla di Papa Paolo IV è che si tratterebbe di una disposizione a carattere puramente legislativo e non dogmatico e che, di conseguenza, essa, non essendo stata riprodotta nel Codex Juris Canonici del 1917, dovrebbe inten-dersi decaduta a mente del canone 6 del medesimo Codex.

Ora, a parte l'obiezione, pur fondamentale e dirimente, che si tratta invece di una pronuncia a carattere dogmatico come risulta chiara-mente sia dalle espressioni tipiche con cui viene formulata "de apostolica potestatis”; plenitudine sancimus, statuimus, decernimus et definimus" - "in perpetuum valitura... " sia dal fatto che essa si riporta, come risulta dai suoi precedenti già citati in questo lavoro, alle parole scritturali e quindi all'insegnamento divino "qui non credit jam judicatus est" (Joan. III), va detto che tale tesi è palesemente infondata anche per i motivi che qui di seguito si espongono: Prima di tutto, non è affatto vero che il Codex non riporti tradotto in termini appunto codicistici il contenuto della bolla. Esso, al contrario, la riproduce integralmente al Canone 188 par. 4, che testualmente recita: "Ogni ufficio rimane vacante per tacita rinuncia 'ipso facto' e senza alcuna dichiarazione se il chierico si sia allontanato dalla fede cattolica pubblicamente ".

«Ora, è indubitabile che il Papa ricada nella categoria dei chierici perché il Canone 108 par. 3, definendo tale categoria, espressamente lo ricomprende. Questo richiamo è già sufficiente a stabilire la piena e totale validità e attualità della bolla, anche perché il precedente can. 6, a sproposito invocato per sostenere la tesi contraria, espressamente stabilisce: # 4: "in dubium aliquod canonum praescriptum cum veteri jure discreper, a veteri jure non est recedendum"; e la bolla di Paolo IV faceva parte del 'Corpus Juris Canonici’. Non si deve quindi discostare da tale diritto.

«Un altro argomento, pure decisivo, a sostegno del nostro assunto è dato dal fatto che il documento in questione è iscritto tra le fonti del Codex. In questo contesto normativo è

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evidente che la tesi qui op-pugnata è frutto di una scarsa dimestichezza con le regole dell'er-meneutica e con i testi giuridici.

«Come ultima e disperata ‘ratio': ci si aggrappa al disposto del canone 2314 che, nello stabilire la scomunica "latae sententiae" a tutti gli eretici e scismatici e quindi anche a chi, appartenendo a una di tali categorie, sedesse sul Soglio di Pietro, statuisce anche che essi ven-gano deposti dall'ufficio da loro ricoperto se, dopo duplice ammoni-zione, non si siano ravveduti. Senonché è principio fondamentale di ermeneutica giuridica che non vi può essere contrasto fra due propo-sizioni di una medesima legge. Ora, l'apparente discrepanza si risolve agevolmente considerando che il can. 188 par.4 si inquadra nella normativa generale del Codex, mentre il can.2314 rientra nella norma-tiva speciale inerente alle sanzioni contro i delitti (pars tertia, titulus IX) e quindi alle modalità di erogazione delle sanzioni, cioè a una fase per così dire procedurale che, come tale, è subordinata a quella sostanziale ad opera se ad in quanto la procedura possa essere seguita.

«Ora, è evidente che la procedura di cui al can. 2314 si riferisce alle modalità con cui un organo gerarchicamente superiore giudica e punisce le infrazioni di un inferiore e non sarebbe quindi applicabile a chi, anche solo apparentemente, detenesse nella Chiesa la “plenitudo potestatis" il quale, non potendo essere ammonito da nessuno "ratione jurisdictionis”: lo può essere invece da chiunque "ratione charitatis”: «Si può inoltre argomentare che il can. 2314 è composto da due parti distinte: a) imposizione della pena di scomunica "ipso facto" a tutti i delinquenti in materia di fede; b) distinzione dell'erogazione delle sanzioni secondo la forma del delitto:

«1) se non è pubblico, stabilisce le ammonizioni necessarie perché lo diventi e non sia inoltre frutto di ignoranza della dottrina della Chiesa. Se queste ammonizioni non sortono alcun effetto di ravvedimento nel delinquente, viene dichiarata la deposizione dall'ufficio o dal beneficio.

«2) se è pubblico ("publice adheserint") mantiene la vacanza ipso facto stabilita dal can. 188 par. 4 ("firme").

«In ogni caso, l' "occasio legis”: e cioè il timore da parte di Papa Paolo IV che nel conclave convocato successivamente alla sua morte potesse essere eletto il cardinale Morone - sospettato di eresia, ma che mai era stato ufficialmente riconosciuto come eretico - dimostra l'evi-denza che la Bolla intendeva colpire chiunque versasse in eresia anche se non in precedenza riconosciuta.

«L'interpretazione qui patrocinata del resto (e cioè l'invalidità "ipso jure" dell'elezione a pontefice romano di un eretico o scismatico è pacifica in dottrina, tant'è vero che l'Enchiridion Juris Canonici già citato nelle note afferma: "Eligi potest quolibet masculum, usu rationis pollens, membrum Ecclesiae. Invalide ergo eligerenfur feminae, infantes, hahituali amentia laborantes, non baptizati, haeretici, schismatici" (SIPOS- GALOS, op.cit., p. 187.1)

«A conclusione di queste asserzioni, osserviamo "ad abundantiam":

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1) che la BoIla di Paolo IV è stata ribadita anche da San Pio V con il Motu proprio "Inter multiplices curas". 2) che il Codex del 1917, lungi dallo svalutarla, ne ha addirittura ampliato la portata chiarendo ciò che in essa era solo implicito, e cioè che anche l'eresia super-veniens causa la decadenza del Pontefice Romano come da ogni altro ufficio ecclesiastico.

«Tra le obiezioni che vengono ulteriormente sollevate per inficiare la validità della Bolla di Papa Paolo IV, ricorre sovente, quella secondo cui Pio XII con la costituzione "Vacantis Sedis apostolicae" dell' 8 dicembre 1945, ha derogato l'applicazione del documento paolino in oggetto. Pio XII, infatti, ha dichiarato che: "Nessun cardinale può essere escluso dall'elezione attiva e passiva del Sommo Pontefice, con il pretesto o il motivo di non importa quale scomunica, sospensione, interdetto o impedimento ecclesiastico. Queste censure infatti, restano sospese solamente per questa elezione" e conservano "il loro effetto per il resto" (PIO XII, Acta apostolicae sedis, Roma, annata 1945, Titolo II, cap. 1, par. 34). La lettura di questa frase dimostra in modo evidente che l'obiezione è priva di fondamento.

«Non si tratta infatti come nella Bolla di Paolo IV di eresia, ma di censure disciplinari. L'eresia come l'apostasia, non si oppongono alla disciplina della Chiesa, bensì alla fede, e non entrano quindi, nella categoria degli "impedimenti ecclesiastici", di cui parla Pio XII nella costituzione sopra citata.

«Bisogna inoltre ancora ricordare che non è la Chiesa che scaccia dal suo seno gli eretici e gli apostati, come invece accade per coloro che danno pubblicamente scandalo. Sono gli eretici e gli apostati che l'abbandonano e che da allora non gli appartiene più e non a causa delle pene (anatema o scomunica), di cui essa li colpisce a volte ulteriormente, ma per effetto della loro diserzione. La differenza tra la nozione di eretico e quella di scomunicato ci è data a conferma di ciò dal Catechismo del Concilio di Trento (Siena, cap. X, par. 3).»

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di JOHN VENNARI 1

Questo scritto di John Vennari, prende in esame l'Istruzione

Permanente dell'Alta Vendita, l'unico documento segreto massonico che svela il progetto di sovversione della Chiesa

cattolica, la cui pubblicazione fu voluta da Papi come Pio IX e Leone XIII. In esso si descrive la strategia diabolica messa

in atto dai massoni per distruggere la Chiesa mediante il

contagio della sua Gerarchia con le idee liberali. In questo modo, sono stati diffusi tra i cattolici i principî massonici

(dignità dell'uomo, libertà religiosa, tolleranza, ecc...) sotto il manto dell'«aggiornamento». Questo agile libretto offre al

lettore una conoscenza del pericolo costituito dalla sètta

massonica ed espone la verità circa gli scopi occulti di questa potente organizzazione segreta.

Introduzione Pochi cattolici conoscono l'Istruzione permanente dell'Alta Vendita, un documento segreto scritto agli inizi del XIX secolo che descrive accuratamente il disegno di

sovversione della Chiesa cattolica. L'Alta Vendita era la Loggia più elevata della Carboneria, una Società Segreta italiana con collegamenti con la Massoneria e che, insieme a quest'ultima, venne condannata dalla Chiesa cattolica 4. Nel suo libro

Freemasonry and the Anti-Christian Movement («La Massoneria e il movimento anticristiano»), Padre Edward Cahill s.j. (1868-1941) scrive: «Si presume

comunemente che (l'Alta Vendita) sia stata la centrale operativa della Massoneria europea» 5. La Carboneria era molto attiva in Italia e in Francia. Nel suo libro Athanasius and the Church of Our Time («Sant'Atanasio e la Chiesa del nostro

tempo»), Mons. Rudolph Graber (1903-1992), Vescovo di Ratisbona, cita un massone secondo cui «la mèta (della Massoneria) non è più la distruzione della Chiesa, ma di

avvalersene infiltrandola» 6. In altre parole, siccome la Massoneria non può

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distruggere completamente la Chiesa di Cristo, non solo progetta di sradicare l'influenza

del cattolicesimo nella società, ma anche di usare la struttura della Chiesa come uno strumento di «rinnovamento», di «progresso» e di «illuminazione intellettuale» per

promuovere molti dei suoi principî e scopi.

Uno schema La strategia progettata nell'Istruzione permanente dell'Alta Vendita è sbalorditiva per la sua audacia e per la sua astuzia. Fin dalle prime righe, questo documento parla di un

processo che richiederà decenni per essere portato a termine. Gli estensori del documento erano consci del fatto che non avrebbero visto la sua realizzazione. Essi

stavano preparando un piano che sarebbe stato tradotto in pratica dalle generazioni successive di iniziati. Dice l'Istruzione permanente: «Nelle nostre file il soldato muore e la lotta prosegue». L'Istruzione prevedeva la divulgazione delle idee e degli assiomi liberali

in tutta la società e all'interno delle istituzioni della Chiesa cattolica; nel corso degli anni, il laicato, i seminaristi, il clero e i prelati avrebbero dovuto essere gradualmente imbevuti

di principî progressisti. Col tempo, questa mentalità sarebbe così penetrata che i nuovi preti ordinati, i nuovi Vescovi consacrati e i nuovi Cardinali nominati avrebbero finito col pensare che queste idee erano al passo col pensiero moderno che ha le sue radici nella

Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e nei principî della Rivoluzione Francese del 1789 (l'uguaglianza di tutte le religioni, la separazione tra Chiesa e Stato, il pluralismo

religioso, ecc...). Alla fine, da queste file sarebbe uscito un Papa che avrebbe condotto la Chiesa sul cammino dell'«illuminazione intellettuale» e del «rinnovamento». Essi affermavano che non era loro scopo insediare un massone sulla Cattedra di Pietro. La

loro mèta era quella di creare quelle condizioni ideali che alla fine avrebbero generato un Papa e una Gerarchia persuasi dalle idee del cattolicesimo liberale, credendo comunque

di essere ancora cattolici fedeli. Questi responsabili cattolici, non si sarebbero più opposti alle idee moderne della Rivoluzione (come avevano costantemente fatto i Papi dal 1789

fino al 1958 - con la morte di Papa Pio XII - che condannò i principî liberali), ma li avrebbero introdotti nella Chiesa. Il risultato finale sarebbe stato un clero e un laicato cattolico che marcia sotto la bandiera dell'illuminazione intellettuale, ma che è convinto di

marciare sotto la bandiera delle Chiavi Apostoliche. Tutto ciò è possibile? A coloro che pensano che questo progetto sia irrealizzabile, che si tratti di una mèta senza speranza di essere raggiunta senza che il nemico se ne avveda, ricordiamo che

Papa Pio IX e Papa Leone XIII (1810-1903) chiesero che L'Istruzione permanente venisse pubblicata, indubbiamente per impedire che tale tragedia si concretizzasse.

Comunque, se un simile evento si fosse realizzato, ci sarebbero stati tre segni chiari ed evidenti per riconoscerlo:

uno sconvolgimento di notevole rilevanza, di fronte al quale il mondo intero

capirebbe che all'interno della Chiesa cattolica c'è stata una rivoluzione che l'ha posta in linea con le idee moderne. Sarebbe chiaro a tutti che c'è stato un

«aggiornamento»;

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una nuova teologia verrebbe introdotta e adottata, pur essendo in

contraddizione con gli insegnamenti precedenti; i massoni stessi canterebbero il loro grido di vittoria, credendo che la Chiesa

cattolica è stata finalmente «illuminata» su taluni punti quali l'uguaglianza delle religioni, la laicità dello Stato, il pluralismo e altri compromessi verrebbero accettati.

L'autenticità dei documenti dell'Alta Vendita Gli incartamenti segreti dell'Alta Vendita, che finirono nelle mani di Papa Gregorio XVI, abbracciano un periodo che va dal 1820 al 1846. Essi furono pubblicati su richiesta di Pio IX da Jacques Crétineau-Joly (1803-1875) nella sua opera L'Église Romaine en face

de la Révolution («La Chiesa di Roma di fronte alla Rivoluzione») 7. Con un Breve di approvazione del 25 febbraio 1861 indirizzato all'autore, Pio IX garantì l'autenticità di

questi documenti, ma non permise a nessuno di divulgare i veri nomi dei membri dell'Alta Vendita citati in questo carteggio. Il testo completo dell'Istruzione permanente dell'Alta Vendita è contenuto anche nel libro di Mons. George E. Dillon intitolata Grand Orient

Freemasonry Unmasked («Il Grand'Oriente della Massoneria smascherato»).

Quando a Leone XIII venne presentata una copia del libro di Mons. Dillon, egli ne rimase

impressionato ed ordinò che ne venisse stampata, a sue spese, una edizione in lingua italiana 8. Nell'Enciclica Humanum genum (del 20 aprile 1884), Leone XIII fece appello ai

leader cattolici affinché restituissero «ai massoni la loro faccia, strappando loro la maschera» 9. La pubblicazione di questi documenti è un mezzo per strappare tale maschera. E se i Papi hanno chiesto che queste lettere fossero pubblicate, è perché

volevano che tutti i cattolici venissero messi a conoscenza dei piani delle Società Segrete per sovvertire la Chiesa dall'interno, per metterli in guardia e impedire che tale

catastrofe avvenisse. Un Papa imbevuto delle idee massoniche Quella che segue non è tutta l'Istruzione, ma le parti più pertinenti alla nostra discussione. Dice questo documento: «Il nostro fine ultimo è quello di Voltaire e dei

rivoluzionari francesi: la distruzione finale del cattolicesimo e dell'idea cristiana [...]. Il Papa, chiunque sarà, non verrà mai alle società segrete. Sta alle società segrete

compiere il primo passo verso la Chiesa, con lo scopo di conquistare entrambi. Il compito che stiamo per intraprendere non è il lavoro di un giorno, o di un mese, o di un anno; può durare molti anni, forse un secolo; ma nelle nostre file il soldato muore e la lotta

prosegue. Noi non intendiamo guadagnare i Papi alla nostra causa, farne dei neofiti dei nostri principî, dei propagatori delle nostre idee. Sarebbe un sogno ridicolo, e, in qualsiasi

modo si svolgano gli avvenimenti, se per esempio dei Cardinali o dei prelati siano entrati, di loro spontanea volontà o di sorpresa, a parte dei nostri segreti, questo non è nient'affatto un incentivo per desiderare la loro elevazione alla Sede di Pietro. Quella

esaltazione ci rovinerebbe. L'ambizione li avrebbe condotti all'apostasia, i bisogni del potere li costringerebbero a sacrificarci. Quello che noi dobbiamo domandare, quello che

dobbiamo cercare e aspettare, come gli ebrei aspettano il Messia, è un Papa secondo le nostre necessità [...]. Con quello marceremo più sicuramente all'assalto della Chiesa

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che con gli opuscoli dei nostri Fratelli in Francia e anche con l'oro dell'Inghilterra. Volete

saperne la ragione? È questa: per distruggere la pietra sulla quale Dio ha costruito la Sua Chiesa, noi non abbiamo bisogno di aceto annibaliano, o di polvere da sparo, né delle

nostre stesse braccia. Noi abbiamo il dito mignolo del successore di Pietro impegnato nella congiura e questo dito vale per una simile crociata tutti gli Urbani II e tutti i San Bernardo della cristianità. Senza dubbio raggiungeremo questo fine supremo

dei nostri sforzi. Ma quando? Come? L'ignoto non è stato ancora rivelato. Ciononostante, niente deve dissuaderci dal piano tracciato; al contrario, tutto deve tenderci: l'opera è

appena abbozzata, ma fin da oggi dobbiamo lavorarci con lo stesso ardore come se il successo dovesse coronarla domani. Desideriamo che questa istruzione rimanga segreta per i soli iniziati, e che venga detto ai soli ufficiali del consiglio della suprema Vendita

(Loggia) che dovrebbero instillarla nei loro Fratelli, in forma di istruzione o di memorandum [...]. Or dunque, per assicurarci un Papa fornito delle qualità richieste, si

tratta di formare a questo Papa una generazione degna del regno che desideriamo. Lasciamo da parte le persone anziane e quelli di età matura; andiamo alla gioventù, e se è possibile, anche ai bambini [...]. Escogiterete per voi stessi, senza

grandi sforzi, una reputazione di buoni cattolici e di puri patrioti. Questa reputazione permetterà l'accesso delle nostre dottrine negli ambienti del giovane clero, così come nei

conventi. Per forza di cose, nel giro di alcuni anni, questo giovane clero avrà occupato tutte le cariche; esso governerà, amministrerà, giudicherà, formerà il consiglio del

sommo gerarca, sarà chiamato a scegliere il Pontefice che deve regnare. E questo Pontefice, come la maggior parte dei suoi contemporanei, sarà necessariamente imbevuto più o meno dei principî italiani umanitari (leggi "rivoluzionari") che abbiamo

incominciato a mettere in circolazione. È un piccolo grano di senape nera che stiamo affidando alla terra; ma la luce del sole della giustizia lo farà crescere sino al potere più

elevato, e un giorno vedremo che ricco raccolto produrrà questo piccolo seme. Nel percorso che stiamo tracciando ai nostri Fratelli si devono vincere grandi ostacoli e superare molteplici difficoltà. Si trionferà con l'esperienza e con la perspicacia. Ma il fine

è così bello che vale la pena di spiegare tutte le vele al vento per raggiungerlo. Volete rinnovare radicalmente l'Italia? Cercate il Papa di cui abbiamo appena disegnato il

profilo. Desiderate stabilire il regno degli eletti sul trono della prostituta di Babilonia? Lasciate il clero marciare sotto il Suo stendardo, mentre crede di marciare sotto la bandiera delle Chiavi Apostoliche. Vuoi distruggere l'ultimo vestigio dei tiranni e degli

oppressori? Piazzate le vostre trappole (le reti) come Simon Pietro; gettatele nelle sacrestie, nei seminari e nei conventi piuttosto che in fondo al mare: e se non avete

fretta, vi promettiamo una pesca più miracolosa della sua. Il pescatore di pesci divenne pescatore di uomini; voi porrete dei nostri amici attorno alla Cattedra Apostolica. Avrete predicato una rivoluzione in tiara e cappa, camminando con la croce e la bandiera,

una rivoluzione che non avrà bisogno se non che di essere un po' spronata per mettere il fuoco ai quattro lati del mondo» 10. Ora non ci rimane che esaminare se questo piano è

stato coronato da successo.

Il filosofo Voltaire (1694-1778), iniziato alla Massoneria in

Inghilterra nel 1725, era solito dire: «Sono stufo di sentir ripetere che dodici uomini hanno potuto stabilire il cristianesimo, e ho un

gran voglia di provare che basta uno solo per distruggerlo». La sua

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parola d'ordine, che ripeteva costantemente nelle sue lettere, era la seguente: «Schiacciate l'infame! Ciò che mi interessa è

l'avvilimento dell'infame. Impegnate tutti i Fratelli e perseguitate

l'infame a viva voce e per iscritto senza concedergli la minima tregua». L'«infame», nell'odioso linguaggio della sètta, è Gesù Cristo

(cfr. MONS. H. DELASSUS, Il problema dell'ora presente, Desclée, Roma 1907, pagg. 90-91).

Penetrazione dei principî massonici Per tutto il XIX secolo, la società è stata permeata in modo crescente dai principî liberali dell'«illuminazione intellettuale» e della Rivoluzione Francese, è ciò a grande detrimento della fede cattolica e dello Stato cattolico. Nozioni apparentemente religiose come quella

di «gentile e garbato», di pluralismo e di indifferentismo religioso, di una democrazia che crede che ogni autorità venga dal popolo, della falsa nozione di libertà, di

separazione tra Chiesa e Stato, di adunate interconfessionali e di altre simili novità stavano affascinando le menti dell'Europa post-illuminista, infettando gli uomini di Stato e gli ecclesiastici. I Papi del XIX secolo - e ben presto anche quelli del XX - ingaggiarono

una guerra totale contro queste pericolose tendenze. Con un'acuta presenza di spirito, radicata in una certezza di fede intransigente, questi Papi non si lasciarono ingannare.

Essi sapevano che i cattivi principî, per quanto onorevoli possano sembrare, non possono produrre buoni frutti, e che questi cattivi principî erano il peggio del peggio, poiché non solo erano radicati nell'eresia, ma anche nell'apostasia. Come autentici generali che

riconoscono essere loro dovere mantenere il possesso della loro terra ad ogni costo, questi Papi tirarono potenti bordate contro gli errori del mondo moderno e spararono

incessantemente. Le Encicliche erano i loro colpi di cannone, e non mancarono mai il loro obiettivo 11. Il colpo più devastante e monumentale entrò sotto forma di Sillabo degli errori, del 1864, di Pio IX, e quando il fumo si diradò, a tutti coloro che erano coinvolti

nella battaglia fu chiaro a quale dei due schieramenti appartenevano. Le linee di demarcazione erano state chiaramente tracciate. In questo grande Sillabo, Pio IX

condannò gli errori principali del mondo moderno, non perché erano moderni, ma perché queste nuove idee erano radicate nel naturalismo panteistico ed erano perciò incompatibili con la dottrina cattolica, così come erano distruttive per la società. Gli

insegnamenti del Sillabo erano anti-liberali, e i principî del liberalismo erano anti-Sillabo. Questo fu incontestabilmente riconosciuto da entrambe le parti. Padre Denis Fahey

(1883-1954) definì questo confronto «Pio IX contro la deificazione panteistica dell'Uomo» 12. Parlando a nome dell'altro schieramento, il massone francese Ferdinand

Buisson (1841-1932) dichiarò similmente: «Una scuola non può rimanere neutrale tra il Sillabo e la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo» 13.

I «cattolici liberali» Il XIX secolo vide anche una razza nuova di cattolico che utopisticamente cercò un

compromesso tra le due parti. Questi uomini cercarono ciò che credevano essere

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«buono» nei principî del 1789 e tentarono di introdurlo nella Chiesa. Molti ecclesiastici,

contagiati dallo spirito dell'epoca, furono presi nella rete che era stata gettata «nelle sacrestie e nei seminari». Essi divennero noti come «cattolici liberali». Papa Pio IX ebbe a

dire che essi erano i peggiori nemici della Chiesa. Nonostante questo monito, il loro numero aumentò progressivamente. San Pio X e il modernismo Questa crisi giunse al culmine all'inizio del XX secolo quando il liberalismo del 1789, che

era stato un «soffio al vento», turbinò vorticosamente nel tornado modernista. Padre Vincenzo Miceli identificò questa eresia tracciando l'identità della «trinità di genitori del modernismo». Egli scrisse:

«il suo antenato religioso è la Riforma protestante; il suo genitore filosofico è l'Illuminismo; la sua ascendenza politica proviene dalla Rivoluzione Francese» 14.

Papa San Pio X, che ascese al soglio pontificio nel 1903, riconobbe nel modernismo una piaga letale che doveva essere cauterizzata. Egli scrisse che il più importante obbligo del

Papa è assicurare la purezza e l'integrità della dottrina cattolica, e affermò che se non avesse fatto nulla, avrebbe mancato gravemente al suo dovere essenziale 15. San Pio X

scatenò la guerra contro il modernismo emanando un'Enciclica (la Pascendi Dominici Gregis) e un Sillabo di proposizioni errate (il Lamentabili), istituì il

giuramento anti-modernista, che doveva essere prestato da tutti i sacerdoti e insegnanti di Teologia, eliminò i seminari e le Università in mano ai modernisti e scomunicò i superbi e gli impenitenti. Egli frenò efficacemente l'espansione del modernismo nella sua epoca.

Tuttavia, si racconta che quando una persona si congratulò con lui per avere sradicato questo grave errore, San Pio X rispose immediatamente che, nonostante tutti i suoi

sforzi, non era riuscito ad uccidere quella bestia, ma l'aveva solamente sepolta. Egli avvertì che se i responsabili della Chiesa non fossero stati vigilanti, essa sarebbe riapparsa in futuro più virulenta che mai 16.

Il celebre mago cabalista ed ex diacono Eliphas Levi (1810-1875),

scrisse nella sua opera Grande Arcano (Atanor 1989, pag. 89): «Verrà un giorno in cui gli ultimi anatemi di un Concilio Ecumenico

saranno: "Maledetta sia la maledizione, che gli anatemi siano

anatemizzati, e che tutti gli uomini siano benedetti"! Allora non si vedrà più da una parte l'umanità e dall'altra la Chiesa. Poiché la

Chiesa abbraccerà l'umanità e chiunque farà parte dell'umanità non potrà essere al di fuori della Chiesa».

La Curia in allarme Un fatto quasi sconosciuto, avvenuto sotto il pontificato di Papa Pio XI (1857-1939),

dimostra che la corrente sotterranea del pensiero modernista fosse già attiva nell'immediato periodo successivo al regno di San Pio X. Padre Raymond Dulac

riferisce che durante il Concistoro segreto del 23 maggio 1923, Pio XI interpellò i trenta

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Cardinali della Curia circa l'opportunità di indire un Concilio Ecumenico. Erano presenti

prelati illustri come i Cardinali Rafael Merry del Val (1865-1930), Gaetano De Lai, Pietro Gasparri (1852-1934), Tommaso Pio Boggiani (1863-1942) e Louis Billot

(1846-1931).

I Cardinali si dichiarano sfavorevoli ad una simile evenienza. Il Cardinal Billot avvertì:

«L'esistenza di profonde lacerazioni tra l'episcopato stesso non può essere celata [...]. Si corre il rischio di dare luogo a discussioni che verrebbero prolungate indefinitamente». Il

Cardinale Boggiani richiamò le teorie moderniste, dalle quali - disse - una parte del clero e dei Vescovi non era esente. «Questa mentalità potrebbe indurre certi Padri a presentare mozioni o a introdurre metodi incompatibili con la tradizioni cattolica». Il

Cardinal Billot fu ancora più esplicito: «I peggiori nemici della Chiesa, i modernisti, che sono già pronti, come mostrano certe indicazioni, vogliono produrre la rivoluzione

nella Chiesa, un nuovo 1789» 17. Nello scoraggiare l'idea di un Concilio per le ragioni che abbiamo appena visto, questi Cardinali si mostrarono più idonei a riconoscere i «segni dei tempi» di tutti i teologi del post-Concilio. Inoltre, la loro cautela era radicata in

qualche cosa di ben più profondo. Forse essi erano rimasti turbati anche dalle letture delle opere dell'infame canonico scomunicato Paul Roca (1830-1893), il quale predicò la

rivoluzione e la «riforma» della Chiesa e predisse una sovversione di quest'ultima che sarebbe stata provocata da un Concilio. I deliri rivoluzionari di Roca Nel suo libro Athanasius and the Church of Our Time, Mons. Graber riporta la «profezia»

pronunciata dall'ex canonico Roca della nascita di una nuova Chiesa illuminata, che sarebbe stata influenzata dal «socialismo di Gesù e degli Apostoli» 18. In pieno XIX secolo, Roca aveva predetto: «La nuova Chiesa che, forse, non potrà mantenere niente

della dottrina scolastica e della forma originale della Chiesa di una volta, avrà, nondimeno, la sua benedizione la giurisdizione canonica da Roma».

Commentando questa «profezia», scrive Mons. Graber: «Pochi anni fa, sembrava del tutto impossibile immaginare tali cose; ma oggi»? 19. L'ex canonico Roca predisse anche una «riforma liturgica». Parlando della liturgia futura, egli credeva «che il culto divino,

come lo regolano il cerimoniale, il rituale e le costituzioni della Chiesa romana, sarà, prossimamente, tramite un Concilio Ecumenico, sottomesso ad un cambiamento

totale che ripristinerà la venerabile semplicità dell'epoca d'oro degli Apostoli, corrispondente alla coscienza e alla civiltà moderna» 20. Egli previde che mediante un

Concilio si sarebbe realizzato «un accordo perfetto tra gli ideali della civiltà moderna e l'ideale di Cristo e il Suo Vangelo. Questa sarà la consacrazione del Nuovo Ordine Sociale e il solenne battesimo della civiltà moderna». Roca parlò anche del futuro del

Papato. Egli scrisse: «Si delinea un sacrificio che sarà una solenne riparazione [...]. Il Papato cadrà; morirà sotto il sacro coltello che i Padri dell'ultimo Concilio

forgeranno. Il Cesare-Papa è un ostia (la vittima) coronata per il sacrificio» 21. Roca predisse entusiasticamente una «nuova religione», un «nuovo dogma», un «nuovo rituale» e un «nuovo sacerdozio». «Egli chiama "progressisti" i "nuovi sacerdoti";

parla della "soppressione" dell'abito talare e del "matrimonio dei sacerdoti"» 22. L'eco agghiacciante delle affermazioni Roca e dell'Istruzione permanente dell'Alta Vendita

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risuona nelle parole del rosacroce Rudolf Steiner (1861-1925) che dichiarò nel 1910:

«Abbiamo bisogno di un Concilio e di un Papa che lo convochi» 23.

Il grande Concilio che non venne mai indetto Circa nel 1948, Papa Pio XII, su richiesta del fedele e ortodosso Cardinale Ernesto Ruffini (1888-1967), prese in considerazione l'idea di convocare un Concilio generale, la

cui necessaria preparazioni avrebbe richiesto alcuni anni. È evidente che alla fine alcuni elementi progressisti presenti in Vaticano riuscirono a dissuadere Pio XII dalla

realizzazione poiché era chiaro fin dall'inizio che questo Concilio sarebbe stato in sintonia con la Lettera Enciclica Humani generis. Come questa grande Enciclica del 1950, il nuovo Concilio avrebbe combattuto le «false opinioni che minacciano di minare le

fondamenta della dottrina cattolica» 24. Tragicamente, Pio XII si convinse di essere troppo avanti negli anni per prendere sulle proprie spalle questo grave compito, e si

rassegnò all'idea che «questo sarà un compito del mio successore» 25. Roncalli consacra l'ecumenismo Durante tutto il pontificato di Pio XII, il Sant'Uffizio, sotto l'abile comando del Cardinale Alfredo Ottaviani (1890-1979), riuscì a salvaguardare la fede cattolica tenendo i cavalli

selvaggi del modernismo rinchiusi energicamente in un recinto. Molti degli attuali teologi neo-modernisti narrano sdegnosamente come - durante questo periodo - ad essi e ai loro

amici sia stata messa la museruola. Ma lo stesso Ottaviani non poteva impedire quello che sarebbe accaduto nel 1958. Un nuovo tipo di Papa, «che i progressisti credevano avrebbe favorito la loro causa» 26, sarebbe asceso al Soglio pontificio costringendo un

riluttante Ottaviani a togliere il catenaccio e ad aprire il recinto provocando la fuoriuscita disordinata e precipitosa dei modernisti. Tuttavia, un tale evento non era del tutto

imprevisto. Alla notizia della morte di Pio XII, un modernista, il vecchio dom Lambert Beauduin (1873-1960), un amico del Cardinale Angelo Roncalli (il futuro Giovanni XXIII), confidò a Padre Louis Bouyer: «Se eleggono Roncalli, tutto sarà salvo;

egli sarebbe capace di indire un Concilio e di consacrare l'ecumenismo» 27.

E così accadde: il Cardinale Roncalli fu eletto e convocò un Concilio che «consacrò»

l'ecumenismo. La «rivoluzione in tiara e cappa» era iniziata.

Un giorno, il Cardinale Eugenio Pacelli, il futuro Pio XII, confidò al conte Enrico Galeazzi: «Sento intorno a me degli innovatori che

vogliono smantellare la Sacra Cappella (la Chiesa), distruggere la fiamma universale della Chiesa, rigettare i suoi ornamenti e

procurarle il rimorso per il suo passato storico [...]. Verrà un

giorno in cui il mondo civilizzato rinnegherà il suo Dio, in cui la Chiesa dubiterà come Pietro ha dubitato. Sarà tentata di credere che

l'uomo è diventato Dio» (cfr. MONS. ROCHE-P. SAINT GERMAIN, Pie XII devant l'histoire, pagg. 52-53).

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La rivoluzione di Papa Giovanni È cosa nota e superbamente documentata 28 che una cricca di teologi liberali (i periti) e

di Vescovi dirottarono il Concilio Vaticano II (1962-1965) con l'intento di ricostruire una Chiesa a loro immagine tramite l'attuazione di una «nuova teologia». I critici e i difensori del Vaticano II concordano su questo punto. Nel suo libro Vatican II Revisited

(«Il Vaticano II rivisitato»), Mons. Aloysius J. Wycislo (1908-2005) - un entusiasta fautore della rivoluzione inaugurata dal Vaticano II - dichiara con ammirazione che

«teologi e studiosi biblici che erano rimasti "in discredito" per anni riapparvero come periti (esperti teologici che consigliavano i Vescovi al Concilio) e i loro libri e i commentari scritti nel post-concilio sono diventate opere di successo» 29. Egli scrive che «l'Enciclica

Humani generis di Pio XII aveva [...] avuto un effetto devastante sul lavoro di un buon numero di teologi preconciliari» 30, e spiega che «durante la prima preparazione del

Concilio, quei teologi (principalmente francesi e tedeschi) la cui attività era stata paralizzata da Pio XII, erano ancora sotto censura. Papa Giovanni tolse pacificamente il veto che colpiva quelli che tra loro erano i più influenti. Un certo numero di essi fu ancora

guardato con sospetto dai membri del Sant'Uffizio» 31. Mons. Wycislo declama gli encomi di alcuni progressisti trionfanti come Hans Küng, Karl Rahner (1904-1984), John

Courtney Murray (1904-1967), Yves Congar (1904-1995), Henri de Lubac (1896-1991), Edward Schillebeeckx e Gregory Baum, che erano stati considerati

come sospetti fino al Concilio, ma che in seguito sono diventate le colonne portanti della teologia post-conciliare 32. In effetti, quelli che Pio XII considerava non idonei a percorrere la via del cattolicesimo, ora tenevano sotto controllo la città. E come per

coronare la loro impresa, il giuramento anti-modernista venne tranquillamente abrogato. San Pio X aveva visto giusto. La mancanza di vigilanza da parte dell'autorità

aveva permesso al modernismo di ritornare armato di vendetta.

Marciando sotto una nuova bandiera Durante il Vaticano II, ci furono innumerevoli scontri tra il Cœtum Internationalis Patrum («Gruppo Internazionale dei Padri»), che lottava per mantenere inalterata la Tradizione

della Chiesa, e il gruppo progressista del Reno. Alla fine, prevalse tragicamente il secondo, formato da elementi liberali e modernisti 33. Era ovvio a chiunque, che avesse

occhi per vedere, che il Concilio aveva spalancato la porta a molte idee che erano state precedentemente anatemizzate dalla Chiesa docente, ma che erano al passo con il pensiero modernista. Ciò non accadde accidentalmente, ma fu il frutto di un disegno

preciso. Durante il Vaticano II, i progressisti evitarono di condannare gli errori modernisti. Inoltre, essi inserirono intenzionalmente numerose ambiguità nei testi dei

documenti conciliari che intendevano sfruttare a loro vantaggio dopo il Concilio 34. Queste ambiguità sono state utilizzate per promuovere un genere di ecumenismo che era stato già condannato da Pio XI, una libertà religiosa 35 che era già stata condannata dai

Pontefici del XIX e XX secolo (specialmente da Pio IX), una nuova liturgia che seguiva le linee dell'ecumenismo e che Mons. Annibale Bugnini (1912-1982) definì «una notevole

conquista della Chiesa cattolica», una collegialità che colpisce al cuore il primato pontificio, e infine un «nuovo atteggiamento verso il mondo», specialmente in uno

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dei documenti più importanti del Concilio: la Gaudium et Spes. Come gli autori

dell'Istruzione Permanente dell'Alta Vendita avevano sperato, i concetti della cultura liberale avevano finalmente incontrato l'adesione dei membri più ragguardevoli della

Gerarchia cattolica ed erano in tal modo penetrati all'interno della Chiesa. Il risultato è stata una crisi di fede senza precedenti che non accenna a migliorare. Alla stesso tempo, innumerevoli ecclesiastici che occupano posizioni di rilievo, evidentemente inebriati dallo

«spirito del Vaticano II», lodano continuamente le riforme post-conciliari che hanno permesso a questa calamità di abbattersi sulla Chiesa.

Acclamazioni dalle Logge massoniche Tuttavia, non solo molti uomini di Chiesa, ma anche numerosi massoni hanno celebrato

questa svolta degli eventi. Essi si sono allietati del fatto che finalmente i cattolici «hanno visto la luce» da quando molti dei loro principî sono stati accettati dalla Chiesa. Nel suo

libro L'œcuménism vu par un franc-maçon de tradition («L'ecumenismo visto da un massone di tradizione»), il barone Yves Marsaudon, del Rito Scozzese, ha lodato l'ecumenismo scaturito dal Vaticano II. Egli ha scritto: «I cattolici [...] non devono

dimenticare che tutte le strade conducono a Dio. E dovranno accettare che la coraggiosa idea di libertà di pensiero, che possiamo realmente definire una rivoluzione, partita

dalle nostre Logge massoniche, si è magnificamente estesa sotto la cupola di San Pietro» 36. Lo spirito di dubbio e di rivoluzione permanente proprio dell'era

post-conciliare deve evidentemente aver scaldato il cuore del massone francese Jacques Mitterand (1908-1991), il quale ha scritto approvando: «Qualcosa è cambiato all'interno della Chiesa, e le risposte date dal Papa alle questioni più urgenti, come il

celibato ecclesiastico e il controllo delle nascite, sono oggetto di veementi dibattiti all'interno della Chiesa stessa; la parola del Sommo Pontefice viene messa in discussione

dai Vescovi, dai sacerdoti e dai fedeli. Per un massone, un uomo che mette in dubbio un dogma è già un massone senza grembiule» 37. Marcel Prelot, senatore della regione del Doubs, in Francia, si spinge molto più in avanti nel descrivere quello che è

successo. Egli scrive: «Abbiamo lottato per un secolo e mezzo per far sì che le nostre idee prevalessero nella Chiesa e non ci siamo riusciti. Finalmente, è venuto il

Vaticano II e abbiamo trionfato. Da quel momento, le proposizioni e i principî del cattolicesimo liberale sono stati definitivamente e ufficialmente accettati dalla Santa Chiesa» 38.

L'affermazione di Prelot merita una precisazione; è necessario fare una distinzione tra la

Chiesa e gli uomini di Chiesa. Nonostante certe pretese dei massoni, è impossibile che errori dottrinali possano essere accettati «definitivamente e ufficialmente dalla Santa Chiesa». La Chiesa, Corpo Mistico di Cristo e Sua Sposa senza macchia, non può cadere

nell'errore. Nostro Signore ha promesso che «le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa» (Mt 16, 18). Ma questo non significa che gli ecclesiastici, anche quelli

appartenenti ai livelli più elevati, non possano essere contagiati dallo spirito liberale del nostro tempo e possano essere promosse idee e pratiche contrarie al Magistero perenne della Chiesa 39.

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Così il Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia Armando Corona (1921-2009): «Il

nostro interconfessionalismo ci ha valso la scomunica ricevuta nel 1738 da Clemente XI. Ma la Chiesa era certamente nell'errore se è vero che il 27 ottobre 1986 l'attuale

Pontefice ha riunito ad Assisi uomini di tutte le confessioni religiose per pregare assieme per la pace. Cos'altro cercavano i nostri Fratelli quando si riunivano nei templi, se non l'amore tra gli uomini, la tolleranza, la solidarietà, la difesa della dignità della persona

umana, considerandosi eguali al di là del loro credo politico, del loro credo religioso e del colore della pelle»? (cfr. «Discorso del Gran Maestro Armando Corona per l'Equinozio di

Primavera», in Hiram, primavera 1987).

Una rottura col passato Quei «conservatori» che negano che vari punti del Vaticano II costituiscano una rottura con la Tradizione e con il Magistero precedente - o come minimo pecchino di ambiguità, implicazioni od omissioni - non hanno ascoltato i

veri promotori e sbandieratori del Concilio che spudoratamente lo hanno ammesso. Padre Yves Congar, uno degli artefici della riforma, notava con soddisfazione che «la Chiesa

ha fatto, pacificamente, la sua "Rivoluzione d’Ottobre"» 40. Lo stesso Padre Congar affermava che la Dichiarazione del Vaticano II sulla libertà religiosa Dignitatis Humanæ è in contrasto con il Sillabo di Pio IX. A riguardo del paragrafo § 2 di detta Dichiarazione,

egli ebbe a dire: «Non si può negare che un testo come questo dica materialmente qualcosa di diverso dal Sillabo del 1864, e addirittura quasi

l'opposto delle proposizioni 15 e 77-79 di quel documento» 41. Recentemente, alcuni anni fa, il Cardinale Joseph Ratzinger, apparentemente non turbato dalla sua stessa ammissione, ha affermato di considerare il documento conciliare Gaudium et spes

una specie di «contro-Sillabo»: «Se si volesse fare una diagnosi del testo (Gaudium et spes) nell'insieme, è probabile che diremmo che (in rapporto ai testi sulla libertà religiosa

e sulle religioni del mondo) esso è una revisione del Sillabo di Pio IX, quasi una specie di contro-Sillabo [...]. Permetteteci di essere contenti di dire che il testo serve come un

contro-Sillabo, così come esso rappresenta, da parte della Chiesa, un tentativo di riconciliazione ufficiale con la nuova era inaugurata dal 1789» 42. La nuova epoca inaugurata dal 1789 consiste, in effetti, nell'elevazione dei Diritti dell'Uomo al di sopra

dei diritti di Dio. In verità, un commento come quello del Cardinale Ratzinger è inquietante, specialmente quando proviene dal Prefetto della Sacra Congregazione per la

Dottrina della Fede, la quale ha il compito di preservare la purezza della dottrina cattolica. Possiamo anche citare un'asserzione simile del progressista Cardinale Leo Iozef Suenens (1904-1996), a suo tempo Padre conciliare, il quale parlò in termini di

«vecchi regimi» che sono terminati. Le parole che egli ha usato per elogiare il Concilio sono tra le più efficaci, le più agghiaccianti e le più schiaccianti. Suenens ha dichiarato

che «il Vaticano II è stato la Rivoluzione Francese nella Chiesa» 43. «Una rivoluzione in tiara e cappa» La rivoluzione post-conciliare porta impressi tutti i segni di garanzia nell'aver adempiuto i disegni dell'Istruzione Permanente dell'Alta Vendita

e le profezie dell’ex canonico Roca:

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il mondo intero è testimone di un profondo cambiamento su scala mondiale

avvenuto all'interno della Chiesa cattolica, un cambiamento che la pone al passo col mondo moderno; i difensori e i detrattori del Vaticano II hanno entrambi dimostrato che certi orientamenti dottrinali introdotti a partire dal Concilio, costituiscono una rottura col passato; i massoni stessi si rallegrano del fatto che, grazie al Concilio, le loro idee hanno si sono estese «magnificamente sotto la cupola di San Pietro».

«La Gran Loggia occidentale messicana e i suoi confratelli, in occasione della morte di Papa Giovanni XXIII, annunciano

ufficialmente il loro cordoglio per la scomparsa di questo grand'uomo che ha rivoluzionato le idee, i pensieri e le forme della

liturgia cattolica romana. Le Encicliche "Mater et Magistra" e "Pacem in Terris" hanno rivoluzionato i concetti in favore dei Diritti

dell'Uomo e noi, massoni, riconosciamo in lui i suoi prinicipî elevati,

il suo umanitarismo e le sue qualità di grande liberale» (cfr. El Informador, del 3 giugno 1963). Durante il dibattito tra cattolici e

massoni di Lecce, Fr\ Volpicelli ha dichiarato che «due recenti

Pontefici sono apprezzati da entrambe le comunità (la Massoneria e la Chiesa): Papa Giovanni e Papa Wojtyla» (cfr. Débat

catholicomaçonnique de Lecce, del 24 febbraio 1979, pag. 114).

NOTE

1 Traduzione dall'originale inglese The Permanent Instruction of the Alta Vendita («L'istruzione permanente dell'Alta Vendita»), a cura di ANTONIO CASAZZA. 2 Questa posizione teologica, detta «Tesi di Cassiciacum», è stata presentata fin

dalla metà degli anni '70 dal teologo domenicano Padre Michel-Louis Guérard des Lauriers (1898-1988), già docente alla Pontificia Università del Laterano e alla

Facoltà di Teologia del Saulchoir, in Francia. Sulla scia di Padre Guérard des Lauriers, la «Tesi di Cassiciacum» è stata studiata e illustrata da dotti sacerdoti quali don Francesco Ricossa, sulla rivista italiana Sodalitium (Loc. Carbignano,

10020 Verrua Savoia, TO); Mons. Donald Sanborn, sulla rivista Sacerdotium negli Stati Uniti; don Hervè Belmont, in Francia, con alcuni saggi, tra cui

L'esercizio quotidiano della fede, tradotto in italiano e stampato per la Collana Fortes in Fide. 3 «Il peccato di eresia non è solo la negazione di qualche verità rivelata

solennemente dal Concilio, dal Pontefice ex cathedra, ma è peccato di eresia anche il negare qualche verità insegnata dalla Chiesa nel suo Magistero ordinario

universale. Poiché non tutto ciò che Dio ha rivelato è oggetto di particolari definizioni o dogmi della Chiesa. Molte verità Dio ce le propone a credere per

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mezzo del comune e quotidiano insegnamento ordinario della Chiesa. Che è

egualmente autentico e infallibile come quello solenne e straordinario» (cfr. Le virtù teologali e alcuni punti della dottrina sociale cristiana, Azione Cattolica

Italiana, Isola di Lari, 1943). 4 Cfr. The Catholic Encyclopedia, vol. III, Encyclopedia Press, New York 1913, pag. 330-331.

5 Cfr. P. E. CAHILL, Freemasonry and the Anti-Christian Movement, Gill, Dublino 1959, pag. 101.

6 Cfr. Mons. R. GRABER, Athanasius and the Church of Our Time, Christian Book Club, Palmdale 1974, pag. 39. 7 Cfr. J. CRETINEAU-JOLY, The Roman Church and the Revolution («La Chiesa

romana e la rivoluzione»), vol. II, 1859: Mons. Henri Delassus ha riprodotto ampi stralci di questo libro nella sua opera Il problema dell'ora presente.

Antagonismo fra due civiltà, Desclée, Roma 1907. 8 Cfr. M. DAVIES, Pope John's Council («Il Concilio di papa Giovanni»), Angelus Press, Kansas City 1992, pag. 166.

9 Cfr. LEONE XIII, Lettera Enciclica Humanum genus. Sulla Massoneria, § 21. 10 Cfr. MONS. H. DELASSUS, The Anti-Christian Conspiracy («La cospirazione

anticristiana»), Desclée de Brouver, Roma 1910, vol. III, pagg. 1035-1092. Il testo completo dell'Istruzione Permanente dell’Alta Vendita è stato pubblicato in

MONS. G. E. DILLON, op. cit., pagg. 51-56. 11 Per una piena comprensione della dottrina cattolica a riguardo degli errori del modernismo, è indispensabile lo studio delle Encicliche papali contro il

liberalismo, il modernismo e la Massoneria, della fine del XIX secolo e dell'inizio del XX.

12 Cfr. P. D. FAHEY C. CS. SP., The Mystical Body of Christ in the Modern World («Il corpo mistico di Cristo nel mondo moderno»), Regina Publications, Dublino 1939, cap. VII.

13 Ibid., pag. 116. 14 Cfr. P. V. MICELI, The Antichrist («L'anticristo»), Roman Catholics Books,

Harrison, pag. 133. 15 Cfr. PIO X, Lettera Enciclica Pascendi Dominici Grecis. Sul modernismo, § 1. 16 Cfr. P. V. MICELI, op. cit.

17 Cfr. P. R. DULAC, Episcopal Collegiality at the Second Council of the Vatican («La collegialità episcopale al Concilio Vaticano II»), Cedre, Parigi 1979, pagg.

9-10. 18 Cfr. MONS.. R. GRABER, op. cit., pag. 34. 19 Ibid., pagg. 34-35.

20 Ibid., pag. 35. 21 Ibid.

22 Ibid., pag. 36. 23 Ibid. 24 Il racconto completo di questa affascinante storia è presente in F. M. DE LA

SAINTE TRINITÉ, The Whole Truth About Fatima («Tutta la verità su Fatima»), vol. III, «Il terzo segreto», Immaculate Heart Publications, Ontario 1990, pagg.

257-304. 25 Ibid., pag. 298.

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26 Cfr. L. DE PONCINS, Freemasonry and the Vatican («La Massoneria e il

Vaticano»), Christian Book Club, Palmdale 1968, pag. 14. 27 Cfr. L. BOYER, Dom Lambert Beauduin. A Man of the Church («Dom Lambert

Beauduin. Un uomo della Chiesa»), Casterman, 1964: cit. in D. BONNETERRE, The Liturgical Movement («Il Movimento Liturgico»), Ed. Fideliter, 1980, pag. 119. 28 Cfr. P. R. WILTGEN S.V.D., The Rhine Flows into the Tiber («Il Reno sfocia nel

Tevere»), TAN, Hawthorne 1985. 29 Cfr. MONS. A. WYCISLO, Vatican Second Revisited. Reflections by One Who

Was There («Il Concilio Vaticano II rivisitato. Riflessioni di una persona che vi ha partecipato»), Alba House, Staten Island 1987, pag. x. 30 Ibid., pag. 33.

31 Ibid., pag. 27. 32 Ibid., pagg. 27-34.

33 Tutta la storia del dirottamento conciliare da parte dei prelati e dei teologi liberali, e le tragiche conseguenze di questo golpe modernista, sono superbamente spiegati nel libro del verbita Ralph Wiltgen The Rhine Flows into

the Tiber e nell’opera di Michael Davies Pope John’s Council. 34 L'uso di questa tattica fu ammesso dal perito conciliare Edward

Schillebeecks, il quale affermò: «Esprimeremo in maniera diplomatica - ma solo dopo il Concilio - che avremo previsto le implicite conclusioni» (cfr. De Bazuin, nº

16, 1965). In un'altra occasione egli ebbe a dire: «Durante il Concilio abbiamo fatto uso di frasi ambigue sapendo come sarebbero state interpretate in seguito» (cfr. MONS. M. LEFEBVRE, An Open Letter to Confused Catholics, Angelus Press,

Kansas City 1992, pag. 106). 35 Cfr. M. DAVIES, The Second Vatican Council and Religious Liberty («Il Concilio

Vaticano II e la libertà religiosa»), Neumann Press, Long Prairie 1992; in esso risulta evidente che il documento conciliare Dignitatis Humanæ (e particolarmente il § 2) contraddice l'insegnamento pontificio precedente in

materia. Lo stesso Padre Yves Congar o.p. ha ammesso apertamente l'esistenza di questa palese contraddizione.

36 Cfr. MONS. M. LEFEBVRE, op. cit., pag. 89. 37 Ibid., pagg. 88-89. 38 Cfr. M. PRELOT, Le catholicisme liberal, 1969; MONS. M. LEFEBVRE, op. cit., pag.

100. 39 Il problema sollevato dalla contraddizione in essere tra il Magistero pontificio

precedente e quello attuale non è solamente un problema dottrinale, ma è soprattutto una questione di autorità. Infatti, se la Chiesa è governata dallo Spirito Santo - ed è di fede che lo è - va da sé che un vero Papa non può

contraddire un suo predecessore su un qualunque punto di fede, perché ciò equivarrebbe a dire che lo Spirito Santo contraddice Sé stesso. Né è ammissibile

sostenere, come fanno certuni in modo aberrante, che un vero Papa possa allearsi o divenire strumento del lupo per far strage del gregge che gli è stato affidato da Cristo propinandogli il veleno dell'eresia e abusando dell'autorità che

gli proviene da Dio. La soluzione del dilemma è evidentemente nella mancanza di autorità in chi occupa la Sede di Pietro (N.d.T.).

40 Cfr. MONS. M. LEFEBVRE, op. cit., pag. 100.

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41 Cfr. P. Y. CONGAR O.P., Challenge to the Church («Sfida per la Chiesa»),

Londra 1977, pag. 177; cit. in M. DAVIES, The Second Vatican Council and the Religious Liberty, pag. 203.

42 Cfr. J. RATZINGER, Principles of the Catholic Theology («Principî di teologia cattolica»), Ignatius Press, San Francisco 1987, pagg. 381-382. 43 Cfr. MONS. M. LEFEBVRE, op. cit., pag. 100.