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ANNO V N. 11/12 Nov / Dic 1998 - Sped. A. P. comma 20 art. 2 L.23.12.96 n. 662 Roma/Romanina (o ferrovia) Estero: Taxe percue - Rome - Italy Tipolitografia - Lavori offset Stampa editoriale e commerciale Pieghevoli, opuscoli, riviste e giornali - Fotocomposizione computerizzata Macintosh Rilievo a secco - Termorilievo Partecipazioni Lungotevere Prati, 16 - Roma Tel./Fax 06/6879867 Tipolitografia - Lavori offset Stampa editoriale e commerciale Pieghevoli, opuscoli, riviste e giornali - Fotocomposizione computerizzata Macintosh Rilievo a secco - Termorilievo Partecipazioni Lungotevere Prati, 16 - Roma Tel./Fax 06/6879867 MENSILE MOLISANO DI INFORMAZIONE FONDATO DAL GRUPPO “INSIEME PER DURONIA” PATRIMONIO CULTURALE IN ROVINA SALVIAMOLO ! NASCE L’UNIONE DEI COMUNI “MEDIO SANNIO” NOVE COMUNI CASTROPIGNANO, DURONIA, FOSSALTO, LIMOSANO, MOLISE, PIETRACUPA, SAN BIASE, SANT’ANGELO LIMOSANO E TORELLA DEL SANNIO. VOGLIONO FONDERSI PER GESTIRE MEGLIO I SERVIZI (Servizio a pag.15) CARCERI E ANTENNE di R. SARDELLA (a pag. 13) CASTROPIGNANO I POPOLARI RILANCIANO di A. CARRELLI (a pag. 12) FOSSALTO LA POLITICA DEL VERDE URBANO di F. POLEGGI (a pag. 8) COMUNE DI CAMPOBASSO VINCENZO D’ALISERA È IL NUOVO SINDACO (nostro servizio) (a pag. 11) SALCITO IL BALLO E LA SUA DIFFUSIONE di M. RICO (a pag. 10) TORELLA DEL SANNIO SOMMARIO • OCCUPAZIONE DEL LICEO di Alessia Acquistapace pag. 3 • SCUOLA PUBBLICA E LAICA di Filippo Poleggi pag. 3 • NASCE IL COMITATO PER LA SALVAGUARDIA DEI TRATTURI pag. 4 • P.O.M. …ATE di Giovanni Germano pag. 4 • FESTA DELLA TRANSUMANZA di Lino Mastronardi pag. 5 • NOTE DI REGIA di Pierluigi Giorgio pag. 6 • LA “MAITUNATA” di Antonella Angiolillo pag. 6 • IL MOLISE NEL TURBINE DELLA GUERRA di Giuseppe Manzo pag. 7 • C’ERA UNA VOLTA LA CITTÀ’ GIARDINO di Gianfranco Caccavaio pag. 9 • PUNTI VERDI SOCIALI di Antonio Battista pag. 9 • NOTIZIE IN BREVE di Renato Sala pag. 10 • NOTIZIE IN BREVE di Antonio Rulli pag. 11 • ASSEMBLEA PUBBLICA CON I GIOVANI di Nicola Cornacchione pag. 12 • CONCLUSIONE DI “FOSSALTO E ...” di Paolo D’Alena pag. 12 • RACCOLTA DIFFERENZIATA di Piergiorgio Acquistapace pag. 13 • GRAZIE DON GIOVANNI di ADDO pag. 15 • IL CALCIO di Vincenzo Chiocchio pag. 15 pag. 16 • GLI EMIGRANTI di Lina D’Alessandro pag. 17 • LE DUE AMERICHE di Savino Tartaglia pag. 17 • LA MIA ODISSEA di Vittorio Ciarmela pag. 18 • CIAO PA’ di Luciana Manzo pag. 19 • QUANDO SI PERDE UN AMICO di Pietro Berardo pag. 19 PER NON DIMENTICARE EMIGRANTE, AMICO MIO LETTERE ALLA REDAZIONE DURONIA IN PIAZZA CASTROPIGNANO FOSSALTO SALCITO TORELLA DEL SANNIO CAMPOBASSO STORIA CULTURA MANIFESTAZIONI P.O.M. SCUOLA SPESSO I FINANZIAMENTI ARRIVANO. MA IL RISCHIO È CHE, IN ASSENZA DI UNA ADEGUATA NORMATIVA DI RIFERIMENTO E MANCANDO PIÙ VOLTE LA SENSIBILITÀ DI CHI OPERA SUL TERRITORIO A LIVELLO PROFESSIONALE ED AMMINISTRATIVO, MOLTI INTERVENTI INVECE DI RECUPERARE DETURPANO. re in blocchetti di calcestruzzo volumi diversi e maggiorati, col risultato evi- dente di aver danneggiato irrimediabil- mente uno dei posti più caratteristici del Paese. A nulla sono valse le proteste di cittadini e associazioni rivolte all’Amministrazione Comunale, all’Assessorato all’Urbanistica regiona- le ed alla Sovrintendenza Archeologica. (Servizio a pag.2) Quello che è successo a Duronia è un piccolo esempio. La Regione Molise ha finanziato con i fondi di Edilizia Residenziale Pubblica un intervento di recupero per l’importo complessivo di £. 600 milioni. Oggetto del recupero erano alcuni edifici diruti siti sugli “Archi” in pieno centro storico. Invece di recuperare i materiali e le volumetrie preesistenti, si è demolito per ricostrui- DURONIA IN PIAZZA VICENDA CANNAVINE: VA IN SCENA L’OPERA BUFFA di FRANCO ADDUCCHIO (Servizio a pag.14) Duronia: Gli “Archi” della Terra IL NOSTRO PATRIMONIO CULTURALE di FRANCESCO MANFREDI SELVAGGI Per la tutela del nostro patrimonio sto- rico è necessario, innanzitutto, completare la catalogazione dei beni. Ciò non può esse- re un compito solo della Soprintendenza, ma ad essa si devono affiancare le istituzio- ni locali: è quello che ha fatto lo scorso anno l’Amministrazione Provinciale di Campobasso finanziando la catalogazione delle opere di interesse culturale di alcuni centri della fascia matesina, coordinandola con quanto aveva già fatto la Soprintendenza. Questo coordinamento non sempre, però, c’è stato come nel perio- do (siamo alla fine degli anni ’80) di svolgi- mento del progetto di catalogazione del tratturo inserito nei Giacimenti Culturali che è lo stesso in cui la Regione commissio- nava il censimento dei beni culturali tra le analisi a corredo dei piani paesistici. (Continua a pag.2)

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ANNO V N. 11/12 Nov / Dic 1998 - Sped. A. P. comma 20 art. 2 L.23.12.96 n. 662 Roma/Romanina (o ferrovia) Estero: Taxe percue - Rome - Italy

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Lungotevere Prati, 16 - RomaTel./Fax 06/6879867MENSILE MOLISANO DI INFORMAZIONE FONDATO DAL GRUPPO “INSIEME PER DURONIA”

PATRIMONIO CULTURALE

IN ROVINASALVIAMOLO !

NASCE L’UNIONEDEI COMUNI

“MEDIO SANNIO”

NOVE COMUNICASTROPIGNANO,

DURONIA,FOSSALTO,LIMOSANO,

MOLISE,PIETRACUPA,

SAN BIASE,SANT’ANGELOLIMOSANO E

TORELLA DELSANNIO.

VOGLIONOFONDERSI PER

GESTIREMEGLIO ISERVIZI

(Servizio a pag.15)CARCERI E ANTENNE

di R. SARDELLA (a pag. 13)

CASTROPIGNANO

I POPOLARI RILANCIANOdi A. CARRELLI (a pag. 12)

FOSSALTO

LA POLITICA DEL VERDEURBANOdi F. POLEGGI

(a pag. 8)

COMUNE DI CAMPOBASSOVINCENZO D’ALISERA È

IL NUOVO SINDACO(nostro servizio) (a pag. 11)

SALCITO

IL BALLOE LA SUA DIFFUSIONE

di M. RICO (a pag. 10)

TORELLA DEL SANNIO

SOMMARIO

• OCCUPAZIONE DEL LICEOdi Alessia Acquistapace pag. 3

• SCUOLA PUBBLICA E LAICAdi Filippo Poleggi pag. 3

• NASCE IL COMITATO PER LASALVAGUARDIA DEI TRATTURI pag. 4

• P.O.M. …ATEdi Giovanni Germano pag. 4

• FESTA DELLA TRANSUMANZAdi Lino Mastronardi pag. 5

• NOTE DI REGIAdi Pierluigi Giorgio pag. 6

• LA “MAITUNATA”di Antonella Angiolillo pag. 6

• IL MOLISE NEL TURBINE DELLA GUERRAdi Giuseppe Manzo pag. 7

• C’ERAUNAVOLTALACITTÀ’GIARDINOdi Gianfranco Caccavaio pag. 9

• PUNTI VERDI SOCIALIdi Antonio Battista pag. 9

• NOTIZIE IN BREVEdi Renato Sala pag. 10

• NOTIZIE IN BREVEdi Antonio Rulli pag. 11

• ASSEMBLEA PUBBLICA CON I GIOVANIdi Nicola Cornacchione pag. 12

• CONCLUSIONE DI “FOSSALTO E ...”di Paolo D’Alena pag. 12

• RACCOLTA DIFFERENZIATAdi Piergiorgio Acquistapace pag. 13

• GRAZIE DON GIOVANNIdi ADDO pag. 15

• IL CALCIOdi Vincenzo Chiocchio pag. 15

pag. 16

• GLI EMIGRANTIdi Lina D’Alessandro pag. 17

• LE DUE AMERICHEdi Savino Tartaglia pag. 17

• LA MIA ODISSEAdi Vittorio Ciarmela pag. 18

• CIAO PA’di Luciana Manzo pag. 19

• QUANDO SI PERDE UN AMICOdi Pietro Berardo pag. 19

PER NON DIMENTICARE

EMIGRANTE, AMICO MIOLETTERE ALLA REDAZIONE

DURONIA IN PIAZZA

CASTROPIGNANO

FOSSALTO

SALCITO

TORELLA DEL SANNIO

CAMPOBASSO

STORIA

CULTURA

MANIFESTAZIONI

P.O.M.

SCUOLA

SPESSO I FINANZIAMENTI ARRIVANO.MA IL RISCHIO È CHE, IN ASSENZA DI UNA ADEGUATA

NORMATIVA DI RIFERIMENTO E MANCANDO PIÙ VOLTE LASENSIBILITÀ DI CHI OPERA SUL TERRITORIO A LIVELLO

PROFESSIONALE ED AMMINISTRATIVO, MOLTI INTERVENTIINVECE DI RECUPERARE DETURPANO.

re in blocchetti di calcestruzzo volumidiversi e maggiorati, col risultato evi-dente di aver danneggiato irrimediabil-mente uno dei posti più caratteristici delPaese. A nulla sono valse le proteste dicittadini e associazioni rivolteall’Amministrazione Comunale,all’Assessorato all’Urbanistica regiona-le ed alla Sovrintendenza Archeologica.

(Servizio a pag.2)

Quello che è successo a Duronia è unpiccolo esempio. La Regione Molise hafinanziato con i fondi di EdiliziaResidenziale Pubblica un intervento direcupero per l’importo complessivo di£. 600 milioni. Oggetto del recuperoerano alcuni edifici diruti siti sugli“Archi” in pieno centro storico. Invecedi recuperare i materiali e le volumetriepreesistenti, si è demolito per ricostrui-

DURONIA IN PIAZZAVICENDA CANNAVINE:

VA IN SCENAL’OPERA BUFFA

di FRANCO ADDUCCHIO(Servizio a pag.14)

Duronia: Gli “Archi” della Terra

IL NOSTROPATRIMONIOCULTURALE

di FRANCESCO MANFREDI SELVAGGIPer la tutela del nostro patrimonio sto-

rico è necessario, innanzitutto, completarela catalogazione dei beni. Ciò non può esse-re un compito solo della Soprintendenza,ma ad essa si devono affiancare le istituzio-ni locali: è quello che ha fatto lo scorsoanno l’Amministrazione Provinciale diCampobasso finanziando la catalogazionedelle opere di interesse culturale di alcunicentri della fascia matesina, coordinandolacon quanto aveva già fatto laSoprintendenza. Questo coordinamentonon sempre, però, c’è stato come nel perio-do (siamo alla fine degli anni ’80) di svolgi-mento del progetto di catalogazione deltratturo inserito nei Giacimenti Culturaliche è lo stesso in cui la Regione commissio-nava il censimento dei beni culturali tra leanalisi a corredo dei piani paesistici.

(Continua a pag.2)

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TUTELA AMBIENTALE

ANNO V N° 11/12 PAGINA

2NOV-DIC 98

IL NOSTRO PATRIMONIO CULTURALEdi FRANCESCO MANFREDI SELVAGGI

dalla primaPer la grande mole degli oggetti da

catalogare negli ultimi anni si è deciso dipuntare sulla catalogazione di quelli piùa rischio di distruzione. Anche se non si èancora giunti alla redazione della Cartadel Rischio si possono indicare i princi-pali fattori di rischio che minacciano ilpatrimonio culturale del Molise. Uno deipericoli maggiori è costituito dal dissestoidrogeologico che ha portato alla distru-zione di interi insediamenti antichi qualiRocchetta al Volturno alta e Monacilioni.Un altro grosso pericolo è rappresentatodalla elevata sismicità del territorio moli-sano: si ricordano i danni provocati dalterremoto del maggio ’84 su molte chiesee palazzi dell’Alto Molise. Scosse telluri-che ce ne sono state anche in epoche pas-sate e i segni sono leggibili nella presenzadi fasi costruttive diverse di alcune chiesecome la medioevale S. Francesco alAgnone forse dovuta alle riparazioni dimurature danneggiate da qualche sisma.Tra i rischi va messa anche la pressioneantropica ed esempi significativi di ciòsono la trasformazione di diversi castelli(Bonefro, Cercepiccola, Limosano, ecc..)in abitazioni plurifamiliari, destinazioneche si è rivelata un uso improprio delmonumento per le notevoli alterazioniconnesse ai lavori di adattamento dellatipologia edilizia originaria.

Sicuramente, però, più che la pressio-ne antropica è la tendenza opposta apreoccupare, cioè l’abbandono. Moltipalazzotti signorili del secolo scorso sonoormai lasciati all’incuria per gli elevationeri di manutenzione che spesso i priva-ti non sono in grado di sostenere (unesempio, il palazzo Gioia a S. Massimoche l’ultima proprietaria ha deciso didonare alla Parrocchia che, comunque,non si è ancora attivata per il restauro).Una classica minaccia all’integrità delleopere architettoniche viene dal traffico edall’inquinamento: ciò non solo nellearee metropolitane, ma anche nei nostricentri come ha segnalato laSoprintendente Danter nella sua recentevisita a Larino, attribuendo i dissestidella Cattedrale alle vibrazioni prodottedal traffico nella zona circostante. In

effetti, pure nel Molise si registrano imedesimi rischi, anche se in scala mino-re, che riguardano le città d’arte. Traquesti, oltre al traffico, vi è il problemadella regolamentazione delle visite turi-stiche. A S. Vincenzo al Volturno si èdovuto istituire l’accesso limitato delpubblico all’interno della criptadell’Abate Epifanio, famosissima per ilsuo ciclo di affreschi di scuola benedetti-na, per evitare la perdita completa diquesta testimonianza artistica. Specificirischi per i beni culturali sono legati,ovviamente, anche alla loro collocazionegeografica: nell’altissimo Molise si temeil peso della neve sulle coperture, mentrenella zona costiera la minaccia è rappre-sentata dalla salsedine che ha corroso,con un esempio che serve solo a dare l’i-dea, i beccatelli ricostruiti in cementoarmato sul mastio del castello di Termolie poi definitivamente eliminati con ilrestauro condotto dal professor LuigiMarino perché “falso storico”. Finoraabbiamo parlato genericamente di “peri-coli”, ma questi vanno relazionati alla“vulnerabilità” cioè alle caratteristichepeculiari del particolare bene. Con ciò sivuol dire che ben più allarmante a paritàdi valore culturale è il periodo del degra-do, mettiamo, in una casa rurale dal tipi-co tetto in pietra (vi sono esemplari invarie zone tra cui Macchiagodena,Castelpetroso, Castelpizzuto, ecc..)rispetto ad una qualsiasi altra dimoratradizionale per l’eccessivo peso dellacopertura della prima la quale richiedeuna sostituzione delle travi di sottotettoquando manifestino segni di inflessione.Adesso abbiamo visto il tetto, ma vulne-rabile è anche il pavimento quando esso èin materiali tradizionali, come le matto-nelle in cotto con ognuna inciso lo stem-ma dei Pignatelli nella grande sala delcastello di Monteroduni che così nonpotrà ospitare manifestazioni con grandeafflusso di pubblico a pena di usurarel’antico manto di calpestio. Si potrebbecontinuare al elencare i pericoli rispettoalla vulnerabilità dei diversi beni, ma l’e-lenco è lungo perché i problemi non fini-scono mai, si potrebbe dire, mutuandouna frase di Eduardo de Filippo.

LE PIETRE NON LE ABBIAMO SALVATE

A NULLA SONO VALSE LE PROTESTE PROMOSSE DALL’A.C. LA TERRA PER SALVARE LEPIETRE NELLA ZONA ARCHI DELLA TERRA, IN PIENO CENTRO STORICO, A DURONIA.

Gli interventi di “recupero” previsti nel progetto ERP (Edilizia Residenziale Pubblica), a firmadell’arch. L. Piano e dell’Ing. C. D’Amico, sono stati realizzati. Blocchetti in calcestruzzo e foratoni in laterizio intonacati al posto delle pietre. Gli Archi della Terra, contrafforti in pietra che delimitano, in simbiosi con la roccia, sul ver-sante Est la rocca del borgo medievale, erano le strutture fondanti degli antichi edifici in pietradiruti, oggetto del “recupero” ERP. Gli Archi, gli edifici in pietra e la roccia hanno caratteriz-zato da secoli l’arce di Civitavecchia, suggestiva testimonianza della memoria storica deiDuroniesi. La povertà e la semplicità degli edifici presenti nel borgo, anche se diruti, esigonolo stesso rispetto di tutela che si riserva alle ”architetture più ricche”. Per fare questo i profes-sionisti locali, che ben hanno capito l’importanza delle “loro” pietre, pur nella mancanza asso-luta di norme che vincolino a livello storico ed ambientale il centro storico, hanno dovuto fati-care non poco per convincere la committenza, per via dei costi superiori, a riusare la pietra o aripulirla, ad impiegare cornicioni alla “romanella”, infissi in legno o coppi in cotto o inferriatein ferro battuto. L’intervento di “recupero” ERP, finanziato con i soldi pubblici ed eseguito conl’autorizzazione dell’Amministrazione Comunale e sotto gli occhi degli Enti regionali prepostialla tutela, crea un precedente irresponsabile che vanifica l’impegno e la sensibilità dei profes-sionisti locali ed oltraggia il privato che ha già “speso” per il recupero. L’A.C. La Terra, editrice di questo giornale, urla la sua rabbia per l’ennesimo atto vandalicocompiuto, sotto l’egida dell’intervento pubblico, nel cuore delle memorie storiche di una inte-ra comunità, ed impotente si arrende alla prepotenza, all’insensibilità, all’ignoranza.

Duronia: Gli “Archi della Terra”PRIMA DELL’INTERVENTO

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SCUOLA

ANNO V N° 11/12 PAGINA

3NOV/DIC 98

Verso metà ottobre gli studenti del LiceoScientifico “Romita” di Campobasso inizianoad approfondire la questione parità scuolapubblica-scuola privata e la proposta di rifor-ma scolastica del Ministro della PubblicaIstruzione Berlinguer. Un apposito gruppo dilavoro si incarica di leggerne il testo e riferirealla successiva assemblea degli studenti.

L’assemblea viene richiesta per il 25novembre, con all’ordine del giorno l’infor-mazione, il dibattito e la decisione di un’e-ventuale forma di protesta. Ma quest’ultimopunto viene depennato dal Preside, che ilgiorno prima, con un avviso, informa chel’assemblea non ha facoltà di decidere l’in-terruzione o la modifica dell’attività didatti-ca, e che l’occupazione e l’autogestione, purtollerate in passato, sono illegali. Quindi,nel caso, il Preside non esiterà a richiederel’intervento delle forze dell’ordine, poiché, silegge nell’avviso, desidera che in futuro igenitori abbiano buoni motivi per iscrivere iloro figli al Romita.

Nel dibattito prevale nettamente ladisapprovazione della parità scolastica e delfinanziamento pubblico delle scuole private,soprattutto in nome del principio che unoStato libero e laico non può finanziare un’i-struzione di parte, e poi perché qualunqueagevolazione alle private significherebbefavorire la nascita di tanti ghetti (una scuolaper ogni modo di pensare) a scapito dellatolleranza e del confronto; in più i ragazzisostengono che è sbagliato finanziare il pri-vato quando il pubblico non funziona e sonoscandalizzati dalla sistematica discrimina-zione operata dalle scuole private nei con-fronti degli insegnanti. Riguardo la riformale critiche si accentrano sulla scelta di indi-rizzo da fare a 12 anni, che oltre ad essereuna scelta immatura, significa una precocedivisione delle strade dei ragazzi “bravi” daquelle dei loro compagni meno bravi o menoricchi. Si disapprovano poi tutti quei provve-dimenti intesi ad “avvicinare la scuola allavoro”, come i lunghi stages di lavoro e lesponso6izzazioni delle scuole professionalida parte di aziende: provvedimenti che ten-dono a mettere da parte la cultura in nomedella professionalità e a fabbricare lavorato-

ri preparatissimi e non pensanti. L’assemblea discute dunque di tematiche

serie, e termina con una votazione sulla scel-ta fra la “normalità” e una “protesta” inte-sa come un’iniziale autogestione di cinquegiorni e la successiva occupazione, simulta-nea con altre scuole della città. La votazioneavviene nelle aule con i rappresentanti diclasse che si assumono la responsabilità digarantire un voto libero e segreto. Vieneapprovata la protesta con circa 890 voti su1050 votanti di 1200 aventi diritto. Ma poi-ché il Preside, come annunciato, non con-sente l’autogestione, i ragazzi decidono, peralzata di mano, l’ immediata occupazionedell’edificio.

Nella prima settimana la partecipazionemedia si aggira sulle 6-700 persone al gior-no al mattino, un centinaio al pomeriggio,meno di cinquanta la notte. Nella secondasettimana la partecipazione scende a 3-400persone nell’arco della mattinata.

I ragazzi organizzano gruppi di studio digeografia astronomica, filosofia e altro; lettu-ra dei quotidiani; approfondimento sullariforma scolastica; dibattiti su argomenti diattualità (immigrazione, questione curda,droga leggera); promuovono e organizzano lamarcia e il concerto per i diritti umani; stam-pano quotidianamente il “Diario dell’occu-pazione”; nelle prime ore del mattino provve-dono alle pulizie. Non mancano attivitàricreative come concerti, tornei di tressette,giochi. Tutte le domeniche a scuola si cele-

bra la S. Messa, un bel momento di aggrega-zione grazie al quale chi rimane a dormire ascuola può partecipare alla funzione domeni-cale. Il 1° dicembre i ragazzi ricevono la visi-ta del Sen. Biscardi e il 3 dicembre quella dialcuni esponenti di Rifondazione Comunista.Scrivono una lettera al Ministro dellaPubblica Istruzione che espone esauriente-mente le ragioni dell’agitazione.

Non mancano certo problemi e incom-prensioni con i genitori e con il Preside. Iprimi propongono di limitare l’occupazioneal pomeriggio per ottenere il loro appoggioe la loro partecipazione, e riprendere lelezioni al mattino; ma i ragazzi rifiutano,avendo constatato la scarsa condivisione ditale proposta tra gli stessi genitori, molti deiquali usavano toni e atteggiamenti ostili, avolte scorretti e disdicevoli, comunque noncostruttivi. Il Preside esorta continuamente iragazzi a sgombrare l’edificio, ora con toniautoritari, ora invitando a ricorrere agliorgani collegiali preposti per realizzare convie legali un modo diverso di fare scuola.Probabilmente la sera del 5 Dicembre, ungruppo di ragazzi decide di abbellire i muribianchi del corridoio del terzo piano con deimurales di dubbio pregio ma comunque nonsgradevoli. Purtroppo però, nelle notti suc-cessive, qualcun’altro segue il loro esempiocon intenti molto meno nobili, e ha imbrattail corridoio e le classi di scritte.

Si comincia a discutere dell’epilogo del-l’occupazione il 9 Dicembre, quando i

Rappresentanti di Istituto chiedono ai ragaz-zi di sottoscrivere una di queste tre alternati-ve: normalità, occupazione, o didattica“universitaria”, un’ipotesi proposta daalcuni insegnanti per conciliare l’attivitàdidattica con lo stato di occupazione dell’e-dificio. Prevale quest’ultima alternativa, mala consultazione viene invalidata perchè, perpoche decine, non si è raggiunta la parteci-pazione della metà più uno degli studenti.

Il 10 si celebra con un corteo il cinquan-tenario della Dichiarazione Universale deiDiritti Umani. L’11 in assemblea viene avan-zata la proposta di terminare spontaneamen-te l’occupazione domenica 13 dopo la con-sueta Messa, e poichè non sono sollevateobiezioni, si dà per scontata, in modo forseun po’ affrettato e scorretto, la generaleapprovazione di questa soluzione.

Gli ultimi due giorni trascorrono piutto-sto oziosi, malinconici, demotivati, disincan-tati. Più di qualcuno esprime il suo disagiofacendo danni all’edificio e alle suppellettilie preoccupandosi poco della pulizia e dellaciviltà. Il lunedì lo scientifico sfila in corteodalla scuola fino a Piazza Municipio.

L’edificio viene rimesso in sesto solo il17. Durante questa giornata, i rappresentan-ti degli studenti cercano il Capo di Istitutoper concordare un sistema per ripagare inqualche modo i danni, ma non riescono adavere un colloquio con lui fino all’una. Edurante questo colloquio apprendono diessere stati denunciati, insieme ad altri dueragazzi, per l’occupazione dell’edificio,interruzione di servizio pubblico, e per averviolato il diritto allo studio dei ragazzi non-chè il diritto al lavoro degli insegnanti. Ilgiorno dopo, indignati, quasi tutti i ragazzidel liceo, al suono della campanella iniziale,rimangono nel cortile della scuola, dovealcuni di loro hanno avuto una prima acce-sissima discussione con il Preside. Poi, men-tre il resto degli studenti comincia le lezioni,i rappresentanti di classe continuano ladiscussione, al termine della quale il Presidedecide di rettificare la sua denuncia indican-do come responsabili dell’occupazione nonsei persone ma diverse centinaia di ragazzidi cui non può indicare il nome, e precisan-do la parola “ignoti” riguardo ai danni.

OCCUPAZIONE ‘98Cronaca dell’occupazione del Liceo “Romita”

CARROZZERIASALIOLA

RomaVia Biordo Michelotti, 11

(Zona largo Preneste)

Tel. 06/2148639

LA CARROZZERIADEI MOLISANI

Credo che l’argomento occupazione sia stato affrontato con la massima superficia-lità, ipocrisia e disinformazione.

Molti genitori ci hanno attaccato con argomentazioni del tutto incongrue e infonda-te. Hanno detto che i ragazzi del biennio non sapevano quello che facevano, quando ilgiorno prima dell’assemblea che ha deciso l’occupazione se ne era tenuta un’altra appo-sitamente concepita per informare i più giovani. Hanno preteso di sostenere che i lorofigli avevano votato per la protesta solo perché temevano la reazione dei loro compagni,ma il voto del 25 novembre è stato libero e segreto, con tanto di bigliettini e cabine.Hanno detto che impedivamo ai loro figli di studiare, ma nessuno dei loro ragazzi hatentato di mettere il naso in un gruppo di studio o di chiedere ai propri insegnanti, cheper la maggior parte oziavano in sala professori, di istituirne uno. Fra tutti si è distintopoi un ingegnere (che non merita la citazione), che il 5 dicembre ha partecipato allanostra assemblea sbraitando la sua rabbia in modo indecoroso, insultando alcuni ragazzi in modopiuttosto grave e rischiando di provocare una rissa.

L’obiezione forse più sensata era di aver scelto una forma di protesta superata, poco credibile(“volere solo fare vacanza”), inadeguata (“così finite di affossare la scuola pubblica”), inutile (“tantonon otterrete niente”). Vorrei tentare di spiegare ancora una volta il senso di una scelta sostenuta da890 voti e che, ci crediate o no, è stata dettata da precise valutazioni, giuste o sbagliate che fossero.

Sapevano bene che gran parte degli studenti non era consapevole delle motivazioni della protestama avrebbe sostenuto l’occupazione più che altro per i suoi aspetti ricreativi, trasgressivi e di socia-lizzazione: proprio per questo abbiamo ritenuto che essa potesse essere l’occasione per informarli esensibilizzarli. Sapevamo poi che questo tipo di protesta ci avrebbe dato visibilità sui mezzi di infor-mazione. E in più avevamo bisogno di un luogo dove incontrarci e organizzare iniziative.

Anche se poteva andare meglio, anche se l’opinione pubblica non vuole riconoscercelo, anche sea mio parere sarebbe stato più saggio terminare l’occupazione ai primi segni di calo di entusiasmodopo la meravigliosa partecipazione dei primi tempi, mi sembra che siamo riusciti nei nostri intenti.

Il 4 dicembre un centinaio di genitori (se vi sembran pochi venite alle desolate assemblee per l’e-lezione dei loro rappresentanti) si sono riuniti nella palestra della nostra scuola per confrontarsi (congli atteggiamenti scorretti ed esagitati che contraddistinguono molti di loro) con i disagi creati dallanostra protesta: sono stati costretti ad accorgersi di noi e a riflettere sui motivi per cui protestavamo.L’undici, nella sala consigliare del Comune di Campobasso, si è tenuta un’assemblea sul tema “Ilfuturo della scuola italiana tra pubblico e privato”, promossa da nostri insegnanti di varie tendenze

politiche e da altri cittadini. Il giorno seguente altro convegno sullo stesso tema orga-nizzato da Rifondazione Comunista. Non legate alla protesta ma scaturite da essa, sonostate le iniziative per il 50° anniversario della Dichiarazione universale dei dirittiumani: il corteo del 10 dicembre e il concerto del 18.

Ci sono poi tanti altri “buoni frutti” della nostra occupazione, che non si vedonoperché sono nati nelle menti, nelle coscienze, nei cuori: ragazzi che non hanno piùpaura di credere nei loro ideali, e che hanno scoperto di non essere i soli ad averne;nuove amicizie, nuovi pensieri, confronto di idee diverse, crescita di buoni cittadini.

Ma tutto questo non è stato compreso, e probabilmente l’unica immagine rimastadi questa occupazione è quella dei muri imbrattati e dei vetri rotti. A questo proposito,la maggioranza dei ragazzi, me compresa, continua a condannare e a biasimare gli inci-vili compagni di scuola che hanno partecipato all’occupazione con irrazionali intenti

distruttivi e vendicativi. Credo però che il fatto che dei ragazzi nutrano simili sentimenti nei confron-ti dell’istituzione scuola dovrebbe far molto riflettere. E soprattutto voglio chiarire che si tratta dipochi vandali; il loro comportamento, prima ancora di recare danno al patrimonio provinciale, hadanneggiato, ferito e offeso tutti noi che credevano nella protesta e ce l’abbiamo messa per condurlaa buon fine; allo stesso modo ci hanno ferito ed offeso gli ipocriti, i vacanzieri, i vili, la gente chenon ha capito niente della dignità, dell’impegno e della lotta.

Da parte del Preside, infine, c’è stata la trovata della denuncia. Dopo aver fatto appello - invano,quotidianamente e fin dal primo giorno – alle autorità competenti perché sgomberassero l’edificio, ilPreside ha pensato di sporgere denuncia a carico dei sei ragazzi, scelti fra i più “in vista”, i più coe-renti e i più impegnati per il migliore svolgimento della protesta. Sarebbero passati per i “capi popo-lo” da punire in modo esemplare, per quelli che avevano trascinato i ragazzini, e quindi per uniciresponsabili dell’illegalità della protesta e dei danni all’edificio. “Ma ciò non era affatto nelle mieintenzioni”, dice il Preside, che ammette anche di aver agito “forse sull’onda del risentimento”, e haritirato la sua denuncia male interpretata lasciandola a carico di ignoti, dopo un’accesa assembleacon i rappresentanti di classe degli studenti.

E’ piuttosto grave che il Preside abbia agito con tale leggerezza, addirittura spinto dal risentimen-to, e soprattutto senza aver avuto, prima, alcun colloquio con i rappresentanti degli studenti, che pureavevano intenzione di trovare un modo di pagare i danni ma sono stati battuti sul tempo dalla simpa-tica iniziativa del capo di istituto.

DA UNASTUDENTESSA

ALCUNERIFLESSIONI

di ALESSIAACQUISTAPACE

RICEVIAMO E VOLENTIERIPUBBLICHIAMO

RINNOVAMENTO ERAFFORZAMENTO DELLA

SCUOLA PUBBLICA E LAICAdi FILIPPO POLEGGI

(Segretario Regionale S.D.I.)Il salutare dibattito aperto dagli emenda-

menti “Villetti” alla Camera e dal movimentodegli studenti registra soltanto una pausa finoalla ripresa dei lavori del Senato. Noi SocialistiDemocratici Italiani non abbiamo mai volutoimpostare una guerra di religione o rilanciare

un anticlericarismo che è fuori dalla storia;prima che la vicenda si chiuda in un senso onell’altro ci pare opportuno chiarire quali sonoi termini del problema per quanto riguarda.

Il tema dei finanziamenti pubblici allascuola privata ci pone che riteniamo fonda-mentali nel dibattito che si è aperto.

Gli aspetti costituzionaliLa prima riguarda i valori dell’educazione

e dell’istruzione costituzionalmente garantiti.I principi sanciti nella nostra CartaCostituzionale, sulla base degli art. 33 e 34,sono che l’istruzione è una funzione fonda-mentale della Stato, svolta nell’interesse dellacollettività e che l’insegnamento è libero per

tutti. La Costituzione assegna allo Stato lafunzione primaria di garantire a tutti l’accessoad una istruzione libera e pluralista e tutela lalibertà d’insegnamento. Questi principi sonotanto rispettati che la Costituzione non con-sente allo Stato di avere un proprio progettoeducativo al quale docenti ed alunni dovreb-bero uniformarsi. Le leggi generali dell’istru-zione, di cui tratta il comma 3 dell’art. 33,devono limitarsi a definire l’ordinamento sco-lastico, gli standard culturali, i sistemi di valu-tazione, ma non possono definire contenuti emetodi dell’attività didattica, demandati agliorgani di governo, ai diversi livelli, dellascuola.

(continua in ultima)

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CARI COLLEGHI, VERGOGNA!L’Antefatto.Comune di Duronia. Bando di concorso per l’affidamento dell’incarico di progettazione

P.O.M. affisso in data 19.03.98. Affidamento incarico agli archh. Giuseppe D’Uva,Annamaria Albino, Antonio, Iadiccio, Giuseppe Iadiccio ed Elena Oriente in data 4.04.98 conDelibera della Giunta Municipale n°36. Approvazione del progetto P.O.M., a firma degliarchitetti suddetti, in data 9.04.98 con Delibera della Giunta Municipale n°37. Tempo inter-corso tra l’affissione del bando e l’approvazione del progetto: giorni 20; tempo intercorso tral’affidamento dell’incarico e l’approvazione del progetto: giorni 5.

Tra gli elaborati allegati al progetto, redatto così precipitevolissimevolmente, figura anchela “Relazione Storica su Duronia”, di cui qui di seguito riporto uno stralcio striminzito masignificativo:

Notizie storicheLa denominazione originaria dell’abitato di Duronia era Civitavecchia dal nome latino

Civite Veteris perché situata sulla attuale località “la civita”.Nel corso della storia, e in particolare modo durante la dominazione sannita, il paese prese

il nome di Duronia dal fiume Il Durone, fiume che scorre nelle immediate vicinanze del paese.(….)Relazione tecnica(…)L’intervento prevede il recupero di due fabbricati (siti nei pressi della c/da Giliotti - n.d.r.)

di particolare interesse storico-artistico ed architettonico che rappresentano una testimonian-za della tradizione costruttiva locale; questi edifici, quando era ancora in uso il tratturo,venivano entrambi usati come stazione di sosta e di ristoro. Successivamente hanno sempreconservato la destinazione di edifici ad uso pubblico, come luogo di aggregazione e di incon-tro per gli abitanti della contrada e più in generale per l’intera cittadinanza.

(…)Il primo fabbricato, risalente agli anni 1920/30, attualmente è in stato di completo abban-

dono e degrado sarà ristrutturato ed utilizzato come ristorazione con una piccola cucina enumero 5 tavoli con relativi posti a sedere; sono altresì collocati i necessari servizi igienici dicui uno ad uso per disabili.

l secondo fabbricato più piccolo di dimensioni risalente al XVII secolo è anch’esso attual-mente in stato di completo abbandono e degrado; si prevede (…)

Per tutti quelli, io tra essi, che hanno un attaccamento viscerale alla propria terra, che nonhanno lesinato impegno professionale e culturale rivolto ad una ricerca metodica e passionaleverso le proprie radici (creazione di associazioni mirate - Archeoclub, La Terra - studi, con-vegni, pubblicazioni, etc.), per tutti quelli che sono nati a Duronia, io tra essi, e che sanno unminimo di storia sul loro paese, leggere quello che c’è scritto nella suddetta “Relazione stori-ca su Duronia” procura un forte senso di nausea. Non so come definirla altrimenti la reazione.

Cari colleghi, bisogna saper scendere ogni tanto dall’alto delle proprie preoccupazionidemiurgiche ed accostarsi con umiltà alla Storia dei nostri piccoli centri, offendendo la Storiasi offende la dignità di popolazioni intere che per secoli, con la loro cultura ed il loro lavoro,sono riuscite a dar vita financo alle pietre dei nostri monti aspri e remoti.

Come si fa a scrivere su un documento parte integrante di un atto pubblico, che per altrovi viene lautamente pagato, che “la denominazione originaria di Duronia era Civitavecchiadal nome latino Civite Veteris perché situata sull’attuale localita la Civita” e poi ancora “Nelcorso della storia, ed in particolar modo durante la dominazione sannita, il paese prese ilnome di Duronia dal fiume Durone ….”? Tutti a Duronia sanno che sul colle della Civita cisono le “mura ciclopiche” e che Civitavecchia è stato il nome del Paese fino al 1875 quando ilConsiglio Comunale dell’epoca, in data 8 settembre, deliberò di mutare il nome diCivitavecchia in quello di Duronia. Tutti sanno, e non solo i Molisani, che i Sanniti nonhanno “dominato” ma abitato le nostre terre. Qualcuno che ha letto il Masciotta sa cheCivite Veteris non era il nome sannita ma semplicemente il nome latino del Paese, nome cherisale al XIV secolo, d. C. però (Civitatis vetule nel latino curiale e Civitavetula nel XVIsecolo). I cultori di storia sannitica e molti a Duronia sanno che “Duronia” era una importantecittà sannita citata da Tito Livio nel Libro X delle sue Storie, quando racconta della sua espu-gnazione da parte del console Lucio Papirio Cursore nel 293 a.C. : “Duroniam urbem expu-gnavit; minus, quam collega, cepit hominum, plus aliquanto occidit; praeda opulenta utrobi-que est parta”. Infine tutti a Duronia sanno che nel 1875 al comune di Civitavecchia fu dato ilnome di Duronia, perché secondo illustri storici dell’epoca (per via anche degli importanti sitie reperti archeologici della zona) la “Duronia” sannita citata da T. Livio doveva essere ubicatain agro di Civitavecchia.

Non voglio farla lunga e tralascio il resto. Per ultimo solo una informazione sui due fab-bricati, definiti “di particolare interesse storico-artistico ed architettonico”: il “primo” è unpiccolo edificio scolastico rurale costruito, insieme ad altri quattro in altrettante borgate del-l’agro duroniese, nei primi anni sessanta per un importo a base d’asta di lire diecimilioni; “ilsecondo”, più piccolo, non risale al XVII secolo ma solo alla fine degli anni Trenta.

Per patacche del genere, cari colleghi, un progetto si boccia! Ma il Sindaco di Duronia e lasua giunta, passatisti di una cultura infarcita purtroppo solo del più becero assistenzialismoclientelare, non conoscono la Storia del loro Paese e, Ignari, vi hanno “promosso”.Precipitevolissimevolmente.

Giovanni Germano, ex architetto-condotto di Duronia

La Provincia di Campobasso esprime la volontà politica di accogliere le richieste dei

Verdi e delle Associazioni AmbientalisteNASCE IL COMITATO TECNICO-SCENTIFICO

PER LA SALVAGUARDIA DEI TRATTURI

Nell’incontro in data 2.11.1998 pressola Provincia di Campobasso sono statidibattuti temi e problematiche avanzatedalla Federazione Verdi del Molise ed inparticolare:1. Indirizzare la spesa per il recupero diimmobili da destinare alla creazione di strut-ture ricettive a servizio dei tratturi, versoquelle opere che consentano la messa insicurezza dei tratturi mediante la creazionedi ponti, cavalcavia, sottopassi, ecc, (persuperare strade statali, provinciali, comunali,fiumi, ruscelli, fissi d’acqua, ecc..)…senza iquali gli stessi tratturi non sono fruibili2. Integrare i progetti con specifici elabo-rati redatti da agronomi, botanici, espertiforestali, ecc. per quanto attiene al ripristinoambientale o leggibilità delle fasce tratturaliDopo ampio dibattito, considerato che tuttiquanti gli interventi previsti dal POM sonostati appaltati e constatata, quindi, l’impos-sibilità da parte dei soggetti beneficiaridegli interventi - alla luce della nuova leggesui LL.PP. - di effettuare perizie di variante,è stato stabilito:1. di istituire presso la Provincia un comi-tato tecnico scientifico composto da profes-sionalità specifiche e specialistiche e dai rap-presentanti degli enti competenti alla conser-vazione, tutela e gestione dei tratturi, permeglio indirizzare, nella fase attuale, le scel-te sulle essenze da utilizzare e, nella fasefutura, gli interventi da realizzare sui tratturi;2. di attivare tutte le possibilità di ricercadei finanziamenti, anche attraverso l’utiliz-zo delle economie derivanti dai ribassi d’a-sta, per la realizzazione degli interventi perla messa in sicurezza dei tratturi;3. di sensibilizzare i soggetti beneficiaridei finanziamenti ad effettuare, laddove pos-sibile e in coerenza con quanto previsto dallalegge sui Lavori Pubblici, interventi pergarantire la fruibilità in sicurezza dei tratturi.Alla luce di quanto stabilito in sede diincontro ho provveduto a sollecitare laPresidenza del Consiglio dei Ministri -Dipartimento del Turismo – per l’utilizzodelle economie derivanti dai ribassi d’astaper la realizzazione degli interventi richiestiimpegnandomi a trasmettere a breve unarelazione sugli interventi da effettuare con irelativi costi associati. Considerata inoltre la possibilità di richie-dere ulteriori finanziamenti anche nell’am-bito della riprogrammazione POP misura3.2 “Valorizzazione delle risorse di interes-se turistico” è mio impegno inoltrare richie-sta alla Regione per l’inserimento anche diulteriori interventi nell’ambito del program-ma POP-Molise.Essendo, comunque, necessario che lerichieste di documentazione e di atti sianosupportate da un necessario, giusto inqua-dramento degli interventi e dei costi asso-ciati, chiedo, al fine anche di attivare ilcomitato tecnico scientifico, che venganoindicati a breve dalle Associazioni in indi-rizzo i nominativi degli esperti al fine diiniziare a predisporre la documentazione dirichiesta sia per il Dipartimento delTurismo che per la Regione.

In attesa di riscontro in merito alla presenteporgo cordiali saluti.

IL PRESIDENTEDott. Antonio Chieffo

LETTERA DEL PRESIDENTE DELLAPROVINCIA DI CAMPOBASSO

INDIRIZZATA A:FEDERAZIONE VERDI MOLISE,

A.I.I.G., A.C. LA TERRA, A.G. PUNTOE ACCAPO, C.A.I., CAVALIERI DEL

TRATTURO, ITALIA NOSTRA,L’ALTRITALIA AMBIENTE.

VERBALE DI COSTITUZIONEDEL COMITATO

Lunedì 21 dicembre 1998 alle ore18.00, a Pesche presso l’abitazione deldr. Giuseppe Battista, si sono riuniti:Giuseppe Battista per i Cavalieri delTratturo, Giovanni Germano per l’A.C.La Terra, Domenico Lucarelli perl’A.I.I.G., Pasquale Sardella ePiergiorgio Acquistapace per laFed.Verdi Molise, che redige il presenteverbale.

Come si evince dalla lettera delPresidente della Provincia diCampobasso del 17.12.98, vistal’impossibilità legale di variare gliinterventi già appaltati per recepire leistanze da noi sollevate, avendosollecitato il Dipartimento del Turismoper l’utilizzo dei ribassi d’asta eindividuato ulteriori finanziamenti darichiedere alla Regione nell’ambito deiPOP misura 3.2, chiede alle nostresollecitazioni di indicare a breve inominativi degli esperti per attivare ilComitato Tecnico Scientifico presso laProvincia, da noi richiesto.

Tale Comitato dovrà essere compostoda professionalità specifiche especialistiche e dai rappresentanti deglienti preposti alla conservazione, tutela egestione dei tratturi; esso dovràcontrollare la corretta attuazione deiprogetti già appaltati e proporre altriinterventi correttivi dei precedenti o deltutto nuovi, nella direzione indicata nellenostre proposte alternative. È stataespressa la necessità di rimarcare che laprocedura introdotta dal Presidente dellaProvincia di Campobasso deve esserefatta valere anche in provincia di Isernia.

Per quanto stabilito in precedenza, siè individuato il seguente criterio dicomposizione del Comitato Tecnico:- Figure professionali: agronomo,botanico, dottore in Scienze Forestali,architetto e geologo;- Enti preposti: Provincia, Assessoratoregionale Agricoltura ufficio Tratturi,Corpo Forestale, Soprintendenza aiBAAAS;- Rappresentanti delle Associazioniinteressate ai tratturi.I presenti hanno ritenuto di proporre tuttie cinque i propri nominativi, più iseguenti, salvo verifica della lorodisponibilità:dott. Nunzio Marcelli, membrodell’Associazione Regionale ProduttoriOvocaprini; Mario Pellegrino,presidente Oasi WWF di Rosello; dott.Angelo Sanzò, geologo; dott. GiovanniSardella, agronomo; un ricercatore dellaFacoltà di Agraria da contattare.

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CHIESE TRATTURALI INTERESSATE:- Chiesa della Taverna di San Paolo di Civitate (ponte sul fiume Fortore);

- Cappella di S. Elena di Santa Croce di Magliano;- Chiesa di San Pietro in agro di S. Elia a Pianisi;- Chiesa di Monte Castello in agro di Ripabbottoni;- Chiesa di San Nicola e della Morgia di Sant’Angelo in agrodi Lucito-Castelbottaccio;

- Chiesa di Canneto in agro di Roccavivata (servizio navette);- Chiesa di San Nicola in C.da di Fontelefrassi di Trivento;- Chiesa di Sant’Antonio in C.da Fonte del Cerro di Trivento;- Chiesa di S. Egidio di Frosolone;- Chiesa di Sant’Onofrio di Chiauci;- Chiesa di San Domenico di Carovilli;- Chiesa di San Giovanni di San Pietro Avellana;- Eremo di Sant’Amico di San Pietro Avellana;- Chiesa del Lago di Barrea;- Chiesa di Santa Maria della Strada (Matrice-CB);- Santuario di Faifulae (Montagano).ZONE DI INTERESSE STORICO-ARCHEOLOGICO INTERESSATE:- Area archeologica italica di Pietrabbondante,località Calcatello (trasferimento in navetta);

- Castello di Pescolanciano;- Area archeologica italica di Monte Ferrante di Carovilli;- Area archeologica di Santa Maria di Pescolanciano;- Mura ciclopiche di Monte Miglio di San Pietro Avellana;- Mura ciclopiche italiche di Sant’Onofrio (Chiauci-IS);- Tempio italico di Sant’Angelo di Vastogirardi;- Mura ciclopiche di Monte Cavallerizzo di Capracotta;- Complesso ecclesiastico del centro storico di Agnone;- Centro storico di Trivento e cripta della chiesa Madre;- Necropoli di Alfedena.ZONE DI INTERESSE AMBIENTALE: - Lago di Occhito;- Riserva Lipu di Casacalenda;- Bosco di Colle Marasca di Trivento;- Faggeta di Sant’Amico di San Pietro Avellana;- Riserva MAB di Collemeluccio;- Riserva MAB di Monte Miglio;- Foresta demaniale del Feudozzo;- Parco Nazionale d’Abruzzo: lago di Barrea, Lago di Scanno;- Centro visite del Parco Nazionale d’Abruzzo-Pescasseroli;- Gole del Sagittario (Anversa degli Abruzzi).TRATTURI INTERESSATI:- Tratturello di collegamento dal Tratturo l’Aquila-Foggia

(Dogana di Serracapriola) al Tratturo Celano-Foggia(Santa Croce di Magliano San Giuliano di Puglia);

- Tratturo Celano-Foggia da Sant’Elia a Pianisi alla ContradaArco di Pietrabbondante;

- Tratturo Castel di Sangro-Lucera da Civitanova del Sannioa Carovilli (San Domenico);

- Tratturello di San Domenico dalle masserie Fischietto(Tratturo Castel di Sangro-Lucera) alla Chiesa tratturale di San Domenico-alle masserie di Monte Pizzi (TratturoCelano-Foggia);

- Tratturo Celano-Foggia da monte Pizzi a San Pietro Avellana;- Collegamento nel tenimento demaniale Feudozzo fino aGuado Sette Porte (Tratturo Castel di Sangro-Lucera);- Tratturo Castel di Sangro-Lucera da Guado Sette Porte al

Ponte della Zittola (Castel di Sangro);- Tratturo Pescasseroli-Candela dal Ponte della Zittola aVilletta Barrea (Parco Nazionale d’Abruzzo).PROGRAMMA CRONOLOGICO:Tappe di trasferimento: il raduno è previsto presso il ponteCivitale di San Paolo di Civitate ovvero nella zona dellaDogana Tratturale di Serracapriola in data 26.05.1998.Pertanto saranno effettuate, in data 24 e 25 maggio due tappedi avvicinamento così riassumibili:24.05.1998 - Ore 6.00 partenza da San Quirico di Agnoneper Colle Marasca di Trivento;- Ore 18.00 arrivo a Colle Marasca di Trivento;25.05.1998 - Ore 6.00 partenza da Colle Marasca per SanPaolo di Civitate lungo il Celano-Foggia passando per il Biferno, Ripabbottoni, Santa Croce diMagliano;- Ore 18.00 arrivo a Santa Croce di Magliano per la sostanotturna;26.05.1998 - Ore 5.00 partenza per il ponte Civitale o perSerracapriola;- Arrivo ore 9.00;Sosta fino alle ore 14.00 - Partenza della Transumanza 1999- Arrivo alle ore 18.00 del 26.05.1998 in tenimento diMacchia Valfortore sul lago di Occhito. Sosta nell’aziendadi Bonifacio.27.05.1998 - Sveglia ore 6.00 - visita guidata del lago diOcchito;- Ore 14.00 partenza per la chiesa di San Pietro di Sant’Eliaa Pianisi - arrivo alle ore 18.30: Festa popolare serale;28.05.1998 - Sveglia ore 6.00 - visita della chiesa di MonteCastello di Ripabbottoni e della Chiesa di Santa Maria dellastrada (Matrice) (trasporto navette);- Ore 14.00 partenza per Ripabbottoni lungo il Celano-Foggia- arrivo a Castel Bottaccio alle ore 19.00: Festa popolare; 29.05.1998 - Sveglia ore 6.00 - partenza per Colle Marascadi Trivento - Arrivo alle ore 10.00 - riposo e visita allaMadonna di Canneto (trasporto navette);- Ore 15.00 partenza lungo il Celano-Foggia fino ad Arco diPietrabbondante (arrivo ore 19.00): Festa popolare;30.05.1998 - Sveglia ore 8.00 - Visita guidata degli scaviarcheologici di Pietrabbondante (trasporto navette);- Ore 14.00 partenza per Civitanova del Sannio - arrivo alla

chiesa di Sant’Egidio di Frosolone alle ore 19.00: Festapopolare;31.05.1998 - Sveglia ore 8.00 - Visita guidata a Frosolone -Laboratori dei coltellinai di Frosolone (trasporto navette);- Ore 14.00 partenza per Pescolanciano e Carovilli - Arrivo aSan Domenico alle ore 20.00 (in alternativa si potrà visitarel’area della Chiesa tratturale di Sant’Onofrio di Chiauci edelle mura ciclopiche di Sant’Onofrio): Festa popolare;01.06.1998 - Sveglia ore 8.00 - Visita guidata alla zonaarcheologica di Monte Ferrante;- Ore 14.00 partenza lungo il tratturello di San Domenico edil Tratturo Celano-Foggia (monte Pizzi), per raggiungere SanPietro Avellana: Festa popolare;02.06.1998 - Sveglia ore 6.00 - attraversamento della forestademaniale del Feudozzo; Guado Sette Porte;- Ore 11.00 arrivo in tenimento di Castel di Sangro: Pontedella Zittola: sosta pomeridiana (iniziative a cura dellaComunità Montana “Alto Sangro e Altopiano delleCinquemiglia” e dei Comuni di Castel di Sangro eMontenero Valcocchiara);03.06.1998 - Sveglia ore 8.00 - Visita di Castel di Sangro-Montenero Valcocchiara-Roccaraso e piano delleCinquemiglia (servizio navette) comuni di Roccaraso,Pescocostanzo, Rocca Pia, Pettorano sul Gizio, Sulmona,Anversa degli Abruzzi, lago di Scanno, Villetta Barrea,Barrea, Alfedena;- Ore 14.00 partenza per Alfedena: ore 19.00 arrivo e Festapopolare;04.06.1998 - Sveglia ore 8.00 - partenza per il lago diVilletta Barrea - arrivo presso il lago in tenimento diCivitella Alfedena alle ore 19.00: Festa popolare;05.06.1998 - Sveglia alle ore 8.00 - visita guidata a CivitellaAlfedena e a Pescasseroli: serata: Festa popolare;06.06.1998 - Sveglia ore 8.00 - raduno ore 14.00 - partenzaper Villetta Barrea arrivo della Transumanza alle ore 16.00 -

I giorni 7 e 8 giugno saranno destinati al rientro in sede deicavalieri.NOTE:

Durante la festa Interregionale della Transumanza saràespletata la didattica sul territorio a favore delle scuole deipaesi attraversati. Sarà possibile degustare l’arte tradizionaleculinaria con i prodotti tipici della Transumanza in un appo-sito stand itinerante.SCHEMA ORGANIZZATIVO:Organizzazione generale - rapporti con istituzioni - Dr.Giuseppe BattistaOrganizzazione logistica - rapporti Mass Media e cura pro-paganda - assistenza ospiti - Dr. Nicola MastronardiOrganizzazione logistica stand itinerante e didattica territo-riale - Dr. Nunzio MarcelliOrganizzazione logistica animali transumanti - ValcrioMontanaro e Giacinto (Ururi)Organizzazione logistica carovana a servizio dei cavalli deibuttari Guida della Transumanza - Ing. Lino MastronardiOrganizzazione logistica servizio veterinario - Dr. RaffaeleAmiconeOrganizzazione Segreteria - Giuseppe Guerra

Lino Mastronardi

LA MANIFESTAZIONE, ORGANIZZATA DAI “CAVALIERI DEL TRATTURO”, SI SNODERÀ SULLE

PISTE VERDI DEI TRATTURI DI TRE REGIONI,ABRUZZO, MOLISE E PUGLIA E PARTIRÀ

IL 26 MAGGIO DA S. CROCE DI MAGLIANO PERCONCLUDERSI IL 6 GIUGNO A VILLETTA BARREA

FESTA INTERREGIONALE DELLATRANSUMANZA

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LA “MAITUNATA”di ANTONELLA ANGIOLILLO

Un capodanno senza la “Maitunata” sarebbe impensabile,insostenibile anzi, per i paesi molisani in cui la tradizione vaavanti con la stessa visione polemica, con la medesima caricavitale. Da decenni, da secoli il termine “Maitunata”, per pre-

cisione, può indicare la strofetta in 4 versi che è l’oggettodella tradizione, ma “La Maitunata” al plurale collettivo, è

anche il nome che si dà alle squadre di ragazzi che si abban-donano all’usanza, la notte del 31 Dicembre.

La Maitunata intesa come strofa, è un epigramma che siesprime nell’augurio benevolo di buon anno, così come (edè questa la sua cifra, il suo connotato saliente), in un sornio-ne popolare, a volte in un pungente sarcasmo che va a col-pire personaggi in vista e non della comunità, che rispol-verà fatti, situazioni verificatesi durante l’anno, vizi e virtù,facce della vittime dello scherno.La strofetta è cantata, accompagnata immancabilmente dalsuono di rudimentali strumenti (oltre che dall’organettoabruzzese), tra cui regna sovrano il bufù, che dà il sottotonoritmico a tutta la rappresentazione.Il bufù, su cui vale la pena di soffermarsi, non è altro che iltamburo a frizione, chiamato in Molise in questo modo ealtrimenti nelle altre regioni meridionali, del cui folklore èprotagonista; è costituito da una canna sfregata su una pelle,che sormonta un recipiente che funge da cassa di risonanza(a Pietracatella una tinta di rame, a Casacalenda una botte),in una gestualità che si ritiene che alluda all’atto sessuale, esia propiziatrice di fecondità.Chiusa la parentesi sul bufù, gli altri strumenti che creanol’inconfondibile melodia sono la “Nove Martelli”, “LaRacanella”, “La Tamburrella”, il Tamburo, il punteruolo, icui nomi possono lievemente cambiare a seconda dei paesi.Anche il suono può cambiare di paese in paese: per farequalche esempio, a Pietracatella è più attanagliante, mente aGambatesa, strumenti ritmici e non si fondono meglio,creando una melodia più soft.Questa è come si svolge la Maitunata, perché la si fa la nottedi San Silvestro, quali sono le sue origini: sono i punti cheoccorrerà, seppur brevemente, toccare per avere un quadropiù o meno esauriente della tradizione molisana in questione.I cantori e i suonatori sono tutti maschi, divisi in squadreche generalmente rispettano delle fasce di età (si va più omeno dai 10 ai 40 anni); fino ad un certo punto il costumeusato per la rappresentazione era quello contadino molisano(ancora in uso nei gruppi folk regionale), mentre ora iragazzi si defilano da questo mascheramento indossandodegli abiti il più possibile uniformi, con appena qualche

accessorio del vecchio travestimento, o nastri coloranti applicatiagli indumenti.Le squadre iniziano una vera e propria peregrinazione (che ha unsignificato antropologico con la liberazione dal vecchiume del-l’anno passato), per le vie del paese e sono destinate a vagare pertutta la notte del 31.Il loro intento è scacciare l’anno vecchio e aprire il nuovo, male-dicendo chi non apre loro l’uscio. Come tutte le questue, precisotenere folk del sud Italia, anche nella Maitunata si prega il padro-ne di casa di aprire la porta, di offrire doni e soldi e in cambio si

compie un sortilegio di buon augurio.La questua però, ad un certo punto cede il passo a quelloche abbiamo definito il connotato principio della Maitunata,cioè il sarcasmo.I leaders delle squadre improvvisano (l’improvvisazione èfondamentale) battute e motti sugli ospitanti, sui conoscenti,amici e nemici, su quanti vogliono, sui potenti e ricchi soprat-tutto, perché siamo nella notte in cui “Licet Insanire”, nellanotte del rovesciamento di ogni schema sociale e di bon tòn.Così va avanti la Maitunata, tra auguri e improperi e iragazzi che la compiono quasi perdono la loro identità, nonhanno nome ma sono “Le Maitunate”.E’ difficile far rientrare in questa che vuol essere unadescrizione impressionistica delle spiegazioni antropologi-che, etnologiche, storiche, ma occorre dire che negli ultimianni si sta lavorando ad esse, per ricostruire una storia, sep-pur a maglie larghe, della Maitunata.Si può dire che la Maitunata si colloca a pieno titolo nei ritiche gli studiosi di storia delle religioni, chiamano “Dei 12giorni” e che sono i mascheramenti, le questue (la analogiacon la quale è stata chiamata) e le purificazioni (come lacaccia delle streghe). I 12 giorni sono quelli che nel calen-dario cristiano vanno dal natale all’epifania, che nell’anticaRoma erano occupati dai saturnali e che esistevano, secon-do alcuni, fin dall’età indoeuropea.Tutti i rituali che in essi confluivano (e confluiscono), chia-mati oggi “tradizioni” avevano ed hanno il fine di chiudereun ciclo (l’anno vecchio), di ricreare il caos primordiale e diporre le basi per un nuovo ciclo (anno nuovo).Non ci si deve stupire se tra le righe di un’usanza si possanoleggere cose apparentemente affastellate, né che nel 2000sopravvivano rappresentazioni con una punta di trivialità.La Maitunata, per concludere, non è una tradizione disse-polta ma davvero sentita e vissuta, non è sbagliato comun-que studiarla o inserirla in operazioni più ampie, come haavuto modo di fare Pierluigi Giorgio, artista romano di ori-gini molisane, che ha riservato parte dei suoi spettacoli allibero genio delle Maitunate di Pietracatella.

Desidero subito puntare l’attenzione sul fatto – particolaritàdegna di nota e che sottolineo – che per la prima volta ci troviamodi fronte alla presenza dello scrittore Rimanelli non in un dibattitoo una conferenza, ma inserita in un preciso schema teatrale!Un’idea che mi venne tempo fa e che trovo intrigante e stimolantese si pensa, inoltre, che io e Giose ci siamo conosciuti/incontratil’anno scorso, soltanto per un paio di ore nell’aeroporto di Boston(con annessa lavanderia) tra un aereo e l’altro e arrivi e partenzereciproche. Il resto lo han fatto le telefonate transoceaniche, centi-naia di rotoli di fax e milionarie bollette telefoniche. Dunque, unascommessa: proposta ed accettata!

Partiamo dal titolo: “L’Arcangelo e il ragazzo”. Si tratta diun inedito in forma diaristica che copre il periodo che va dal-l’infanzia all’adolescenza di Giose Rimanelli: la “prima espe-rienza” della sua vita, un camioncino che lo investe mentre gio-cava in strada a Casacalenda; “la seconda” dettata dalla confu-sione infantile: la strana, inconsapevole, tragica scelta di partireper la guerra, pur di fuggire, ma sul fronte sbagliato; l’arresto,la fuga, l’arresto e ancora la fuga in un’Italia sconvolta da unalotta fratricida. E così via sino alla partenza per Roma, i ritorni,le nuove partenze per altri luoghi, i ritorni di nuovo el’America: nel cuore, comunque il ritorno; l’andare e il tornare.Il viaggio inquieto dentro di sé o tra cento esperienze, e la lace-rante (ma per Giose costruttiva, attiva) nostalgia. “Ma avevo unArcangelo, sapete? Che mi toccava sulla spalla e mi diceva: staiattento!” Ci informa Giose. Un Arcangelo che lo ha sempre sal-vato nelle situazioni più pericolose, sin da ragazzo, come abbia-mo visto. Il “ragazzo Giose”, sempre in lui presente, come l’uo-mo Giose, “Fratello Giose”.

La scenografia è un ammasso di valige e bauli soltanto: da unlato Giose, dall’altro io: un recital/confessione a due voci che vadall’”Arcangelo e il ragazzo” a “Molise Molise” passando per“other poems”, per altri scritti: “Tiro al piccione”, “La stanzagrande”, “Arcano”, “Moliseide”, “Tragica America”, “Biglietto diterza”, “Carmina Bla Bla”, “Peccato originale”, “Graffiti”, ecc…

la danza di Lares, ballerina e gitana in perenne movimento; inviaggio e ricerca.

Donna attraente, magnetica, sensuale e libera che elargiscedoni ovunque lei vada ma che spesso cadono in mani sbagliatee soffocanti, possessive e rozze. La libertà, l’arte – a mio avviso– accerchiata e svilita da convenzioni, consuetudini, accampatidiritti di proprietà. La libertà di Giose, anche. La sua arte.

E tutto – secondo la linea che ho voluto dare – parte nelleregole del “teatro nel teatro”, come in un giorno qualsiasi diprove della compagnia e del suo regista, nell’attesa che Giosearrivi dall’America e che ci racconti di viaggi, padre, madre,mogli e follie….Di miti, riti e laceranti emigrazioni.

La seconda parte è evocata dalla passione di Giose per i poetiprovenzali, i trovatori, i narratori vaganti: la sua simpatia dunqueper il mio “Narratore Ambulante”, spettacolo estivo itinerante sucarro gitano trainato da cavallo, che si basa e costruisce sulle sto-rie dei luoghi attraversati. Come non riportare in scena anche il“Mazzamauriello”, folletto errante, anima del proprio liberoistinto, della sottile magia, della leggerezza, di quella parte di“selvaggio” che è in ognuno di noi e che è ricacciata, rimossa,dimenticata in qualche angolo buio della nostra coscienza?

Non continua dunque ad esserci un nesso tra la “Donnafiore”, la ballerina libera dell’inizio e questo personale“Mazzamauriello”?

E il cerchio si chiude (o si apre?) nell’incontro non telemati-co ma ora finalmente reale “Giose/Pierluigi” su un palcosceni-co (in questo caso luogo non di finzione) della loro stessa terra(CARRAMBA CHE SORPRESA!). A dare calore, colore e col-lante al tutto, una sorta di colonna sonora della vita di Giose –interpretata dai musicisti – fatta musica popolare, motivetti del-l’epoca e jazz (canto e danza, anche).

Alla fine di tutto resta una valigia vuota – o meglio – volon-tariamente svuotata: “Si riempirà di nuovo. La vita continua”.Sono le ultime parole del recital-spettacolo.

E’ proprio l’alter ego che io rappresentonella prima parte di questo spettacolo: ilragazzo, la fantasia. Dò voce al suo pensierointimo, alla sua arte, a stralci di letteratura epoesia, alla sua irrequietudine, ai dubbi e allagioia; alla libertà. Libertà….Non è un caso seproprio nelle prime battute di un testo/collageho voluto impostare l’inizio attorno alla figu-ra simbolica della “Donna Fiore” (fa partedella trilogia “Tè in casa Picasso”) rappresen-tando coreograficamente un altro inedito con

L’ARCANGELO E IL RAGAZZOdi Giose Rimanelli

con inserti del “Narratore Ambulante”di Pierluigi Giorgio

GIOSE RIMANELLI - PIERLUIGI GIORGIOsax/clarino GABRIELE COENdanza/flauto CLAUDIA PESCATORIfisarmonica LUCA VENITUCCIviolino CARLO COSSUcontrabbasso DANIELE ERCOLIluci/fonica ANTONIO ZICCARDI

regia PIERLUIGI GIORGIO

NOTE DI REGIAdi PIERLUIGI GIORGIO

G.Rimanelli e P. Giorgio

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STORIA7NOV-DIC 98

ANNO V N° 11/12 PAGINA

IL MOLISE NEL TURBINEDELLA GUERRA

SETTEMBRE 1943 - GENNAIO 1944di GIUSEPPE MANZO

(SESTA PARTE)

Isernia. Ponte Santo Spirito ridotto a rudere

GLI ALLEATI VENGONO SOPRAFFATTIDALLE FORZE TEDESCHE

Ci sembra interessante la descrizione che il canadeseNicholson fa del teatro dei combattimenti termolesi: “Lacontrada nei pressi di Termoli offriva possibilità strategicheinteressanti sia per l’attacco che per la difesa. Il terrenogeneralmente piatto si prestava di per sé alle manovre belli-che, ma da alcuni modesti altipiani era possibile un’ostinataresistenza. Burroni occasionali, coperti spesso di vigneti eboschetti di olivi, offrivano le condizioni per approcci coper-ti ai fini dell’avanzamento di fanteria e di carri armati, manello stesso tempo potevano nascondere carri con artiglieriao armi anticarro. Ad ogni modo, la regione era, in sostanza,il campo di battaglia migliore tra quanti i canadesi avesseromai trovato in Sicilia o altrove in Italia.”(Nicholson-Thecanadians in Italy-Ottawa,1956

Il mattino dopo l’arrivo della 16^ Divisione Tedesca, dueserie di battaglie ingaggiate da questa affrettarono la cadutadella parte occidentale della valle del Biferno e fecero sì chei tedeschi raggiungessero il bivio della strada di Palata; daqui, con un movimento a forbice, da sud verso Guglionesi(70° Reggimento Corazzato Granatieri) e da ovest verso lastrada costiera nei pressi di Termoli, in una serie di improv-vise spinte dei carri armati, essi accerchiarono i difensoridella testa di ponte britannica, li “annegarono” dietro la peri-feria di Termoli e quasi spezzarono la congiunzione vitaledella strada statale n. 16 con la strada di Larino.

Dal mare, tuttavia, dove erano giunte nel frattempo duecacciatorpediniere della Royal Fleet e avevano preso posizio-ne al largo di Termoli, cominciarono ad essere bombardate leposizioni tedesche, mentre gli Spitfires della Desert Air Forcecercavano di proteggere le truppe alleate contro gli aerei dacaccia e i bombardieri tedeschi che attaccavano anche le navinel porto e in mare. La situazione era, comunque, molto criti-ca e la posizione della forza alleata a Termoli molto precaria,tanto che il comandante della flotta aveva dato ordine agliequipaggi di tenersi pronti per una evacuazione delle truppe diterra. Queste pare siano rimaste virtualmente senza mezzi perpiù di trentasei ore, se si escludono sei carri armati Shermanche erano riusciti a guadare il Biferno in piena e di cui quattroerano stati messi subito fuori uso.

Anche il Messaggero di Roma del 6 ottobre 1943 riferivaquesta notizia riportando, come ogni giorno, il testo ufficialedel bollettino di guerra emanato direttamente dal QuartierGenerale del Fuhrer a Berlino: “Reparti tedeschi hannorespinto a oriente di Larino un attacco di reparti corazzati edi fanteria inglese, provenienti da Foggia, infliggendo alnemico sanguinose perdite. In questi combattimenti sonostati distrutti cinque carri armati nemici.”

Il problema serio degli alleati consisteva proprio nelladifficoltà di guadare il Biferno da parte dei contingentidell’8^ Armata che avanzavano lungo la strada costiera n.16. Dei ponti finora gettati tra una riva e l’altra, alcuni eranostati travolti dalla corrente, altri erano stati regolarmentedistrutti e questo nonostante lo sforzo fatto dai genieri sottola pioggia intensa e le granate nemiche. “ Le munizione per icannoni campali - dice Shepperd - erano quasi sempre esau-rite e per portarne altre si dovevano attraversare ben settecorsi d’acqua e si era obbligati a salire e scendere lungo iripidi e scivolosi banchi del fiume.”

Finalmente, dopo 24 ore di lavoro, i genieri poteronomontare l’unico ponte Baley di cui si disponeva e che in pre-cedenza era stato utilizzato per la riparazione della ferrovianei pressi di S. Severo.

RINFORZI AGLI ALLEATI E ROTTURADELLA RESISTENZA TEDESCA

“Alle ore 14,40 del pomeriggio del 6 ottobre - scriveancora Shepperd - il ponte era finito e i carri Scherman ini-ziarono ad attraversate il fiume . Di nove carri, cinque furo-no messi subito fuori combattimento.” Ma questi primi cin-que carri pare abbiano impedito ai tedeschi di avvicinarsi efare strage delle truppe alleate, cosicché nel pomeriggio labattaglia ebbe una svolta decisiva. Infatti, alcuni reparti delreggimento carri canadesi attraversarono il ponte, mentre dasette navi da sbarco, che nel frattempo erano riuscite adavvicinarsi al porto, gli uomini della Brigata Irlandesecominciarono a sbarcare con un ritmo di 300 uomini all’ora.

Durante la notte tra il 6 e il 7 ottobre i tedeschi cercarono dipenetrare nella città con un forte attacco combinato di fanteriae di carri; e i fucilieri del Lancashire furono costretti a ritirarsi,ma alla fine da parte alleata ci fu un intenso fuoco concentratodall’aria e dalle artiglieria di terra e di mare e i tedeschi furonobloccati e costretti a riparare all’interno del cimitero.Alle sette del mattino del 7 ottobre, il comandante della 78^Divisione, gen. Evelegh, diede l’ordine di procedere al con-trattacco. I canadesi del Three Rivers Regiment aprirono ilfuoco in direzione ovest con l’obiettivo di tagliare la stradastatale n.87 e di occupare S. Giacomo dal sud, mentre unbattaglione di fanteria inglese seguiva i carri blindati perconsolidare la conquista del terreno. Il progresso fu piuttostolento, perché canadesi ed inglesi furono costretti a difendersidal fuoco intenso e pesante prodotto a difesa dai cannonianticarro che erano stati piazzati dal gen.Von Doering davan-

poco distante da Isernia, a Fornelli, si ebbe in quei giorni ilprimo caso di martirio della Resistenza Italiana.

Abbiamo visto che Shepperd parla del disturbo che ibombardieri alleati impegnati a Termoli portavano ai movi-menti tedeschi “fino all’altezza di Isernia”. Dopo la primaserie di Settembre, di cui il primo bombardamento del 10 fusicuramente il più efferato perché il più inatteso, si ebbe laseconda serie, quella di ottobre, che cominciò il giorno 3 inconcomitanza con la battaglia di Termoli. L’obiettivo imme-diato in questa circostanza era quello di ostacolare in tutti imodi il trasferimento della 16^ Divis. Cor. tedesca sulcampo termolese ed ogni movimento del nemico diretto aportare aiuto su quel fronte. A tale scopo il bombardamentosi ripeté il giorno 4 e poi il 5 e il 6 ottobre. Ma esso conti-nuò anche dopo la battaglia di Termoli il giorno 12 e poi il18 e 19 ottobre, quando si ebbero nello stesso giorno ben trebombardamenti.

Al di là dell’obiettivo contingente di non far affluire irinforzi tedeschi a Termoli, agiva dunque come movente deibombardamenti alleati a Isernia quello di colpirne i viadotti,come giustamente ha osservato G. Caroselli. Il fine era quel-lo di bloccare ai Tedeschi ogni possibilità di collegamentolungo la linea del loro fronte, attraverso la penisola, e metter-li in difficoltà nella costruzione della linea Gustav. E’ certoche Isernia rappresentava allora (date le posizioni delle forzetedesche lungo il medio e basso Volturno, ad est, e lungo ilBiferno e il Fortore, ad ovest) un importante nodo stradale.Nella città confluivano infatti la statale n.17, proveniente daFoggia e Vinchiaturo (e attraverso la quale erano transitate letruppe della 29^ Panzer Divisione risalenti dalla Puglia peraccorrere a dare manforte a Salerno nei giorni dello sbarcoalleato) e la statale n.85, proveniente da Venafro, (che erastata percorsa dai Tedeschi insieme con la n.17 suddetta, insenso inverso, quando la 16^ Divis. Corazzata, su odine diKesselring, accorse dal fronte occidentale con l’intento diimpedire la conquista di Termoli). Inoltre da Isernia la statalen.17 risaliva il Macerone per allacciare Castel di Sangro,Sulmona e L’Aquila. Sempre da Isernia partiva poi la stradastatale n.86 che, attraverso Agnone e Carunchio arrivava aVasto, dove essa si congiungeva alla strada costiera n.16diretta verso Pescara e verso il nord. Era possibile dunque,facendo perno su Isernia, il movimento delle forze lungo unpercorso che andava da Napoli e Roma a Termoli, Vasto ePescara e che attraverso l’Abruzzo allacciava l’Italia meri-dionale con quella centro-settentrionale. A Isernia, inoltre,come dice Caroselli, passava “l’unica via ferroviaria dicomunicazione tra nord e sud”, appunto la Sulmona-Isernia-Caianello-Nocera-Salerno. Le altre ferrovie avevano subitediverse interruzioni ed erano inutilizzabili.

Ma la ferrovia Sulmona-Isernia-Salerno presentava pro-prio a Isernia il punto più vulnerabile costituito dal lungoponte di Santo Spirito. Se si tiene presente, poi, che anche lestrade di cui abbiamo parlato presentavano a Isernia i trattipiù delicati proprio nei numerosi viadotti ivi presenti (primotra tutti, il ponte Cardarelli), si può facilmente capire l’appli-cazione ostinata degli alleati nel bombardare la città. Delresto, in quel periodo, essi avevano preso di mira con i lorobombardamenti anche altri centri nodali, forse meno impor-tanti, come Sulmona e Pescara.

E tuttavia, se, come dice F. Orlando, su diecimila abitantie forse duemila sfollati (per lo più napoletani), i morti furono4300 e i feriti almeno 2000, soprattutto a causa del primobombardamento del 10 settembre, non ci si può non chiede-re, a fronte del risultato dagli alleati conseguito dopo tantibombardamenti (tre tedeschi uccisi e nessun ponte distrutto),come si possa giustificare, sia pure in una logica di guerra,tanta carneficina di civili innocenti ed inermi, per tralasciarepoi ogni considerazione sulla distruzione dell’enorme patri-monio abitativo, oltre che storico-artistico. Si ha il diritto disupporre che vi sia stata da parte degli alleati o la massimainettitudine nell’uso della strategia e dei mezzi, oppure lamassima indifferenza, per non dire brutalità, nel perpetrare lastrage e le rovine nei confronti di ex nemici.

E come non bastasse il lutto e il danno inferto dagli allea-ti, i tedeschi, dal canto loro, gareggiando con gli “sciacalli”,saccheggiarono le case rimaste in piedi per asportarne tuttoquanto trovarono di prezioso, di commestibile e di utile. Sidiedero a rastrellare le campagne per requisire viveri e reclu-tare uomini da mandare a lavorare per le opere di difesadella Linea Gustav.

Va detto per inciso che nel primo anniversario del bom-bardamento, 10 settembre 1944, quando gli animi eranoancora sgomenti, Franco Ciampitti pronunziò in piazza dellaConcezione, ancora sconvolta, un discorso che scosseprofondamente l’assemblea dei cittadini e infuse loro l’ardo-re per continuare l’opera di ricostruzione. Il discorso termi-nava con una preghiera che poi fu ripetuta ogni commemo-razione annuale del 10 settembre. Tra l’altro, essa diceva:

“ .....Signore, nel nome di tutte le innocenze, nel segno diogni martirio, ai figli della nostra gente e ai viandanti chevenivano di lontano, alle creature che non ebbero il tempoper un grido e a quelli cui fu lunga l’agonia, ai fratelli checomponemmo nella zolla e a quelli che più non ritrovammo,concedi la tua misericordia e la tua pace”.

Va inoltre detto, sempre per inciso, che il martirio soffer-to dalla città fu riconosciuto sul piano nazionale e che il gon-falone di Isernia fu insignito di medaglia d’oro dalPresidente della Repubblica il 10 settembre 1960.

ti a Guglionesi. Furono distrutti, infatti, altri sei carri armatialleati. E mentre sul lato sinistro era in atto questo gravosomovimento, nel settore di Termoli la Brigata Irlandese,appoggiata da carri, si gettò all’assalto sulla strada di S.Giacomo e si impadronì di nuovo della fornace; nello stessotempo essa spingeva i suoi attacchi anche sulla stradacostiera verso Petacciato.

I tedeschi ora stavano subendo pesanti perdite di uomini edi mezzi e ciò proprio quando dai comandi della 20^ e della10^ Armata si faceva sapere via radio ai Comandi delle divisio-ni tedesche impegnate nel combattimento che Hitler desideravaessere costantemente informato della situazione di Termoli eche quindi “l’attacco è di considerevole importanza e deve riu-scire. Entro il 6 ottobre Termoli deve essere occupata”.

Invece, con l’occupazione di S. Giacomo da parte della36^ Brigata Irlandese, si riprese anche l’attacco della sinistrae si riuscì a disorganizzare da parte degli alleati l’insiemedella resistenza tedesca su Monte Coccia.

Durante gli ultimi due giorni, come dice Shepperd, “ gliSpitfire e i bombardieri americani avevano effettuato 950missioni in appoggio diretto alla battaglia terrestre e distur-bato i movimenti sulle strade fino all’altezza di Isernia.”Anche gli aerei tedeschi della Luftwaffe sferrarono attacchi,soprattutto contro le navi ancorate al largo e lungo la stradacostiera n.16, per impedire il trasporto di rifornimento emunizioni provenienti da Lucera.

Alle 4,35 del pomeriggio, la 16^ Divisione CorazzataTedesca riferiva al Quartier Generale del 10ø Corpo:“L’attacco nemico condotto con forze soverchie di brigate haannientato l’ala sinistra esausta del Gruppo di BattagliaDoering (...) Sono stati dati ordini di ritirata nella zona anord di Guglionesi”.

Il gen. di Brigata C. J. C. Molony (The Campaign in Italy- London 1954) dice: “Quella di Termoli si era rivelata unaostinata strenua battaglia con oltre 500 morti sia dall’una chedall’altra parte.”

I danni subiti dalle case e dagli edifici di Termoli, in queigiorni di dura battaglia, furono notevoli. Furono numerosedecine i morti tra i cittadini di Termoli, di S. Giacomo degliSchiavoni e di Petacciato.

La sera del 7 ottobre il Feldmaresciallo Kesselring (proba-bilmente col suo aereo personale con cui egli, dal suo quartiergenerale di Frascati, si manteneva al corrente della situazionenell’intero teatro di guerra “mediante voli e visite quasi gior-naliere sul fronte”, come egli stesso dice nelle sue memorie)apparve di persona al quartier generale della 16^ DivisioneCorazzata presso Palata. Il canadese Nicholson commenta iro-nicamente che egli vi giunse per sancire “un post mortem sullecause della disfatta”. Un mese più tardi il generale Sieckenius,comandante della suddetta divisione, veniva rimosso dalcomando della stessa e destinato ad altri compiti presso ilSupremo Quartier Generale Tedesco (AOK).

ISERNIA PERNO DELLE COMUNICAZIONIVIARIE E FERROVIARIE.

Seconda serie di bombardamenti sulla cittàMentre accadevano le vicende che abbiamo riferito e che

portarono all’occupazione di Termoli e dintorni da partedegli alleati, in almeno altre due aree del Molise maturavanofatti altrettanto drammatici.

Una di esse riguardava il medio corso del Fortore e ilpercorso della strada statale n.17, lungo i quali si stava svol-gendo la lotta tra i Tedeschi del 15ø Reggim. Corazzato e iCanadesi della 1^ Divisione. Rimandiamo per ora il resocon-to di tale lotta.

L’altra area ci riporta nella zona di Isernia, nella cui città,come abbiamo già accennato con le parole di G. Caroselli, siera verificata una rinnovata serie di bombardamenti, e dove,

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COMUNE DI CAMPOBASSO

ANNO V N° 11/12 PAGINA

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GLI INTERVENTI SONO CONSISTENTI,E SIAMO SOLO ALL’INIZIO

Un aspetto fondamentale delnuovo scenario urbano riguarda certa-mente il rapporto della città con glispazi naturali. Le famiglie e le imprese(soprattutto imprese innovative) attri-buiscono alla qualità ambientale ed inparticolare al rapporto con la naturagrande importanza. I modelli insedia-tivi sono certamente influenzati dalla“voglia di verde”, dalla domanda dinatura, dai bisogni del tempo libero datrascorrere all’aperto. La flessibilizza-zione degli orari di lavoro, il nuovoruolo della donna e l’aumento dellaquota liberamente spendibile deibilanci del tempo quotidiano, settima-nale, annuale e nell’arco della vitaindividuale, nella società contempora-nea, grazie anche alla maggiore mobi-lità ed alla diffusione del turismo,sono alcuni dei fattori che tendono adinfrangere i confini tra i tempi ed iluoghi del tempo libero e quelli dellavoro e dell’abitare. La nozione stes-sa dell’abitare diventa più complessa etende ad inglobare spazi ed attivitàche ancora di recente erano pesatiseparati, distinti, non di rado “ghettiz-zati” in tempi e luoghi specializzati.

Mentre cresce la domanda diminui-scono gli spazi verdi, i parchi e le areeverdi sono per di più in zone remotedove non ledono alcun “interesse”, isolefelici frequentemente in zone degradateche riaffermano la definizione della con-dizione urbana “dove si lavora” e quel-la naturale dove si “evade”.

IL VERDE URBANOIl verde urbano risulta così privato

del rapporto con la condizione naturale,i giardini sono piegati alla logica delcostruito, spesso in un ruolo puramentedecorativo, ancillare rispetto a questo,mentre le aree protette, estremamenteesigue nel Molise che non ha nessunparco naturale, sono impoverite e confi-nate in veri stereotipi del conservato.

LA SEPARAZIONE TRACULTURA E NATURA

La voglia di verde viene così dirot-tata, incanalata verso aree e riservenaturali, oppure confinata nelle città adaree assoggettate alle logiche funziona-liste, del tutto decorative rispetto agliinsediamenti abitativi.

Cade così il rapporto tra natura ecultura, viene a mancare il prendersicura, il modellarsi del territorio conl’intervento positivo dell’uomo, il farsidella società nel territorio come dicevaEmilio Sereni. Si può togliere significa-to ai parchi architettati nella città se sisepara natura e cultura.

GLI INTERVENTI DEL COMUNEDI CAMPOBASSO

Alla luce di queste considerazioni sipuò capire il valore degli interventiimportanti realizzati o messi in cantieredal Comune di Campobasso, innanzi-

tutto per i due più importanti parchiarchitettati, la “Villa dei Cannoni” e la“Villa de Capoa”.

E’ insostituibile il ruolo simbolico,didattico, rappresentativo di questi par-chi, che offrono una traccia, un ricordo,una metafora vivibile, concreta, delpassato per ricostruire il nostro rapportocon la natura profana. Ogni azione direcupero, di conservazione diviene inquesto senso luogo privilegiato dellainnovazione, rispetto ad un progetto divita attuale.

In questo senso sono di pocomomento le polemiche di chi ha pensatoad un restauro puramente conservativo.

LA CITTÀ GIARDINO È TUTTADA RIFARE

Egualmente limitata è la polemicaper la possibile morte di alcuni cedrinella “Villa dei Cannoni”. Noi ci stiamo

LA POLITICA DEL VERDEURBANO A CAMPOBASSOa cura di FILIPPO POLEGGI ASSESSORE ALLA GESTIONE DEL VERDE PUBBLICO

Villa comunale De Capoa - Piazzetta

muovendo nella logica di salvare possi-bilmente tutto il patrimonio arboreo madobbiamo dire che molti cittadini hannovissuto in una dimensione irreale.Campobasso ha giustamente guadagna-to nel tempo la denominazione di cittàgiardino per i suoi parchi ed i suoi giar-dini ma purtroppo, dopo l’interventoinsediato delle assenze arboree operatodai nostri padri, vi sono stati lunghissi-mi anni di abbandono ed incuria, diimprovvisati interventi che hanno com-promesso tutto il patrimonio arboreo; èimpensabile, in queste condizioni, ope-rate un recupero senza prezzi da pagareper dover eliminare le essenze compro-messe, per razionalizzare allo scopo didare spazio vitale alle piante.

Possiamo per questo dire che lapolitica del verde urbano a Campobassoè appena avviata, sebbene con un inter-vento consistente perché ai progetti di

recupero delle ville, alla via Matris,vanno aggiunti i progetti di recupero ela riqualificazione urbana nei quartieriche complessivamente riporteranno ilnostro capoluogo ed essere nella realtànuovamente città giardino.

QUANTE COSE DA FARE!Un progetto d’intervento sul verde deveaffermare concetti nuovi in una visioneintegrata del territorio abitato nelle suediverse parti, in un reticolo di spazinaturali che mostri interesse al territorioagricolo che è il tessuto connettivo tracittà ed aree naturali, alle macchieboschive e corridoi ecologici, agli spazinon razionalizzati nella città e nella suacintura che permettano di instaurare unrapporto completo con la natura perrendere più forti le funzioni biologichedel verde urbano che spesso restano inombra. Gli spazi verdi spontanei, i filaridi alberi da piantumare dovunque èpossibile, hanno anche una funzionefondamentale per assorbire l’inquina-mento, i rumori, temperare il microcli-ma, favorire l’ossigenazione internadegli agglomerati urbani. Il nostroobiettivo è quello di realizzare un reti-colo di verde urbano e attorno alla cittàa vocazione differenziata, con meccani-smi di protezione diversificati per orga-nizzare una offerta complessiva rispettoalla “Fame di verde”.

IL PROBLEMA DELLAGESTIONE

Il problema della gestione del verdeè forse quello meno evidente ed il piùdifficile da risolvere. La gestione delverde è estremamente costosa ma senzauna soluzione di questo problema, iprogetti e gli interventi restano sogni.Certamente il Comune, cogliendo unasensibilità ed una domanda diffusa tra icittadini, dovrà impegnare maggioririsorse per la manutenzione, ma noiriponiamo grandi speranze nel progettodi lavori socialmente utili, che verràavviato a giorni, che attraverso un pro-getto integrato per la gestione comples-siva dei beni culturali, archeologici,partendo dalla collina Monforte, dovràpervenire alla costituzione di unaimpresa sociale capace di inserirsi nelmercato rivolgendosi autonomamente aprivati e pubblico.

Nostro intendimento è coinvolgereanche i privati, imprese e cooperativeper la gestione dei punti versi sociali edel progetto giardini che offrirà ingestione aree più consistenti ed areeminori per realizzarvi imprese e lavoro,oppure perché privati sensibili versi gliinteressi collettivi offrano un servizionon gravoso ricavandone un giustoritorno di immagine positiva.

Credo si possa dire chel’Amministrazione di Campobasso ècosì capace di progettare e pensare alnuovo anche in questo settore.

INFORMAZIONE ISTITUZIONALEA CURADELL’ASSESSORATO

ALL’INFORMAZIONEDEL COMUNE DI CAMPOBASSO

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COMUNE DI CAMPOBASSO

ANNO V N° 11/12 PAGINA

9NOV-DIC 98

ORDINANZE DEL SINDACOPER IL DECORO DELLA CITTÀ

Ordinanza n.66 del 04/05/1998IL SINDACO

Riavvisata la necessità di salvaguardare l’igiene e la salute pubblica;Per la tutela dell’aspetto e decoro della Città, nonché di tutto il decoro comunale;

Visto il Decreto Legislativo 5 febbraio 1997 n°22;Visto il decreto Legislativo 8 novembre 1997 n°389;

FA DIVIETO• di gettare, versare e depositare abusivamente in aree pubbliche e private, soggette ad uso

pubblico, del territorio comunale qualsiasi rifiuto o residuo di attività di lavorazione di qual-siasi tipo e dimensione.IN PARTICOLARE:

• di abbandonare rifiuti solidi urbani fuori dagli appositi cassonetti; il contravventore sarà punitocon una sanzione da 50.000 a 300.000 lire,

• di abbandonare rifiuti ingombranti (carcasse di elettrodomestici, mobili in disuso, ecc..) in areepubbliche e private del territorio comunale; il contravventore sarà punito con la sanzione da

200.000 a 1.200.000 lire,• di depositare bottiglie di vetro o materiale vetroso, bottiglie e contenitori di plastica, pile esaustee farmaci scaduti fuori dagli appositi contenitori per la raccolta differenziata collocati nella città;

il contravventore sarà punito con la sanzione da 50.000 a 300.000,• ai possessori di cani e gatti far utilizzare le vie e le aree pubbliche per il deposito di rifiuti orga-nici degli animali stessi; il contravventore sarà punito con la sanzione da 50.000 a 300.000 lire.

FA OBBLIGO1. ai concessionari ed occupanti di aree e/o posti di vendita, in forma fissa o ambulante, di man-tenere pulito lo spazio occupato attorno ad esso; il contravventore sarà punito con la sanzione da

50.000 a 300.000 lire e fermo restando oltre eventuali sanzioni fino alla revoca della concessione;2. ai proprietari ed ai conduttori di terreni ed aree scoperte non edificate, ricadenti all’interno delcentro urbano, di mantenere in buono stato e decoro ambientale detti immobili, conservatori libe-ri da materiale deteriorabile o facilmente incendiabile e munendoli di idonea recinzione al fine dievitare l’abbandono abusivo di rifiuti; il contravventore sarà punito con la sanzione da 200.000 a1.200.000 lire, fermo restando la eventuale esecuzione in danno ai soggetti obbligati ed il recupe-

ro delle somme al tal fine occorse;3. ai possessori di cani e gatti di rimuovere dalle vie delle aree pubbliche gli eventuali rifiutiorganici ivi depositati dagli animali; il contravventore sarà punito con la sanzione da 500.000

a 300.000 lire

Copia della presente viene notificata al Corpo dei Vigili Urbani che è incaricato dell’esecu-zione delle disposizioni elencate.

Ordinanza N.181 del 7.10.98IL SINDACO

Viste le precedenti ordinanze n.92/78, n.220/83, n.277/88 nonché la n.334/90 e n.66/98 l’ulti-ma in ordine temporale con cui si disciplinavano, fra l’altro, le modalità di raccolta dei cartoni

e gli orari di deposito in sito degli stessi;Atteso che, per una migliore razionalizzazione del servizio, è opportuno modificare i punti di

cui alle citate ordinanze attinenti l’orario di raccolta dei cartoni di che trattasi:Per quanto innanzi, fermo restante il disposto di cui alle precitate ordinanze circa le modalità

di raccolta e deposito dei R.S.U.Visti i vigenti regolamenti di Polizia Urbana ed Igiene;

Vista la Legge Comunale e Provinciale;Visto il Decreto legislativo 5 febbraio 1977, n.22;

ORDINA- A parziale modifica delle Ordinanze precedenti che:

- i cartoni, previo depezzamento ovvero piegatura, saranno opportunamente legati e depositatia fianco dei contenitori in modo che non intralcino la circolazione veicolare e pedonale,

esclusivamente dalle ore alle ore di tutti i giorni feriali;- il personale del Servizio N.U. preposto alla sorveglianza, in caso di disattenzione da partedell’utenza della presente Ordinanza, relazione al responsabile del servizio stesso, che prov-

vederà a rimettere la segnalazione al Comando VV.UU. al fine delle attivazioni delle procedu-re sanzionatorie;

- i trasgressori saranno puniti con una sanzione da L. 50.000 a 300.000 in virtù delle vigentinormative nonché ai sensi del Regolamento di Polizia Urbana e del Regolamento di Igiene.

Copia della presente, viene notificata al Comando dei Vigili Urbani che è incaricato dell’ese-cuzione delle disposizioni di cui in parola.

IL SINDACOProf. AUGUSTO MASSA

CAMPAGNA DI SOLIDARIETA’A FAVORE DEI PAESI DELCENTRO AMERICA COLPITI DALL’URAGANO PROMOSSA

DALL’ASSESSORATO ALL’INFORMAZIONEHonduras, Nicaragua, Salvador, Guatemala, Messico: paesi e popoli già al centro diconflitti e vittime della povertà indotta dall’avidità del nord del pianeta, ora anchevittime non casuali di un uragano che ha spazzato via persone e cose, cancellandointeri paesi e comunità.Le cifre spaventose del disastro (20.000 morti, 14.000 dispersi, 2.100.000 senza tetto)non riescono a descrivere lo sgomento e la sofferenza dei sopravvissuti, la loro pauradel domani.Aderisci alla sottoscrizione lanciata dalla CARITAS ITALIANAc/c postale n° 3470130 specificando “Emergenza Centro America”

C’ERA UNA VOLTA…di GIANFRANCO CACCAVAIO

(Capogruppo Popolari d’Ispirazione Cristiana)

C’era una volta una città giardino.Non si tratta dell’inizio di una favo-

la, come potrebbe sembrare a primavista, ma di una storia, una storia vera:la storia della nostra città.

Non si vuole, in questa sede, porrein atto un intervento politico nei con-fronti dell’attuale maggioranza chegoverna la nostra Campobasso, masolo cercare, si spera in modo obbietti-vo, di fare il punto della situazione suun argomento di estrema e vitaleimportanza: il verde.

Ebbene, cari lettori, di “città giardi-no” si parlava dell’immediato dopo-guerra, con riguardo proprio allanostra Campobasso e, probabilmente,con riferimento alla qualità di vita cheoffriva: città pulita, pochissimo trafficoe tanto verde, rispettato e gelosamentecustodito, quest’ultimo, tanto dai citta-dini quanto dalle diverseAmministrazioni che si succedevano inquegli anni: Si pensi, ad esempio conuno sforzo di memoria, alla collinaMonforte, alla collina di SanGiovannello, alla foce, alla villa DeCapoa, al centro cittadino.

Man mano, negli anni successivi,con il boom economico e la cementifi-cazione indiscriminata, si è arrivatiall’attuale situazione di degrado e, perdi più, in pieno contrasto con l’affer-marsi a livello generale di una nuovacultura: la cultura dell’ambiente.

Venendo ai nostri giorni, al proble-ma “verde” si è data notevole impor-tanza, da parte di tutti i partiti politici,solo in occasione delle varie tornateelettorali, ma, puntualmente, a livellopratico, si è fatto ben poco.

Con l’attuale Amministrazione,dinanzi all’elevato costo economicodello specifico capitolo, si è assistito, daun lato, ad un tentativo di coinvolgi-mento dei privati per quanto attienealla cura ed alla conservazione dei“punti verde” in città e, dall’altro, adalcuni interventi mirati al recupero dei“punti verdi” di maggiore importanza.

Ebbene, cari lettori, quanto alprimo punto, non si sono registrateadesioni di privati alla lodevole iniziati-va e, quanto al secondo, si può solo evi-denziare il recupero, in termini di frui-zione, della villa De Capoa, della mortedi diversi “sempreverdi” nella villa dei“cannoni”, delle malattie contratte (enon curate) degli alberi che ornano ilcentro cittadino, dell’abbandono totaledel verde periferico?

Per le risposte, vista l’ispirazionedell’articolo, si rimanda alle sediopportune; in questa, però, non si puònon evidenziare come il verde era, è, eresterà sempre un bene collettivo, perla cui tutela occorre sentirsi tuttiresponsabili, al di là delle appartenenzepolitiche e nella piena consapevolezzache nessuno può disporre per torna-conti personali e\o di partito: la qualitàdella vita e la tutela dell’ambiente rap-presentano valori concreti, patrimonioda tramandare alle future generazioni,e non cavalli di battaglia da utilizzare,freddamente, in occasione delle varietornate elettorali.

Solo attraverso la effettiva presa dicoscienza da parte di tutti e con laeffettiva conoscenza del problema“verde”, in futuro, si potrà ancora par-lare di Campobasso città-giardinosenza timore di entrare nel mondodelle favole.

PROGETTO PUNTIVERDI SOCIALI

di ANTONIO BATTISTA(Presidente della Commissione Consiliare

Verde Pubblico)Negli ultimi anni, all’interno della

nostra società, è cresciuta e maturata unadiversa attenzione e sensibilità verso le pro-blematiche ambientali ed ecologiche.Questa maturazione sociale verso tematichevolte alla tutela dell’ambiente naturale e alsuo pieno e reale utilizzo, a cui hanno con-tribuito non poco i diversi movimenti eco-logisti che operano sul territorio, ha fatto siche si sviluppasse nella società un dibattitoconsapevole, soprattutto sulla presenza esulla necessità del verde di qualità all’inter-no degli spazi urbani, al di fuori dei classicicircuiti degli “addetti ai lavori”.

Il percorso di sensibilizzazione ambien-tale avviato non può certamente ritenersiconcluso, anzi, nei periodi di difficoltà eco-nomica sono proprio i settori più deboli,ritenuti a torto “minori”, non ancora perfet-tamente radicati nel tessuto culturale socia-le, che patiscono remore di finanziamento,attacchi e strumentalizzazioni a fini politici.

La Commissione Consiliare al VerdePubblico del Comune di Campobasso, per-fettamente a conoscenza delle difficoltà con-tingenti, ma anche della forza in proiezionefutura che il settore ecologico-ambientaleporta in sé, non si è certamente sottratta alladiscussione e, anzi, ha sviluppato un vastodibattito sulla importanza degli spazi a verdein ambito urbano. Dal dibattito sono uscitivalidi documenti, recepiti e fatti propri e dalConsiglio Comunale e dalla GiuntaComunale, in particolare sulla necessita disperimentare nuove vie per la parte cheriguarda l’arredo, la manutenzione e la guar-diania dei numerosi spazi di proprietà delComune, destinati a verde ma abbandonati,presenti nei quartieri e dove l’interventopubblico più volte è risultato inconcludente.

Partendo dalla considerazione che ilverde nell’ambiente cittadino non può ulte-riormente essere valutato come elementoresiduale marginale, ma punto di riferimen-to di uno o più quartieri, occasione e luogodove possono essere sviluppate attività ediniziative, la Commissione ha proposto l’a-dozione al Consiglio del progetto PuntiVerdi Sociali, che da un lato recepisce ledifficoltà finanziarie e organizzative delComune di Campobasso, dall’altro valoriz-za la potenziale forza dell’impresa privatanella gestione del verde pubblico attrezzato.

Il progetto Punti Verdi Sociali, conside-ra gli spazi urbani da attrezzare le proprierelazioni sociali, alla presenza di attività ditipo culturale, sportive, commerciale, gesti-te da una impresa privata, individuata sulmercato attraverso un bando pubblico.

Chiaramente l’obiettivo è quello dimigliorare la qualità dell’ambiente urbanocon la presenza di un numero adeguato dellearee attrezzate per ogni quartiere cittadino,affrancando il Comune da ogni onere relati-vo alla manutenzione, onere in questo caso,completamente a carico del gestore, purmantenendo le aree così create, assolutamen-te pubbliche e gratuite per tutti i cittadini.

All’interno dei parchi appartenenti alcircuito “punti verdi sociali”, l’utente potràtrovare una serie di servizi gratuiti: come iservizi igienici, posti telefonici pubblici,giochi per bambini, piccole aree espositive.Il gestore avrà, d’altro canto, la possibilitàdi creare una serie di attività commercialiattraverso le quali rientrare e delle spese diinvestimento e delle spese sopportate per lamanutenzione.

Questa proposta di intervento, non ha lavelleità di voler risolvere la carenza diverde attrezzato nella città di Campobasso,del resto il dibattito sviluppato in questadirezione è ben più vasto e mi riservo ulte-riori note informative, tuttavia attraverso diesse ritengo sia possibile iniziare a ricercarela risposta ad una prima serie di nuovenecessità quotidiane.

INFORMAZIONE ISTITUZIONALEA CURADELL’ASSESSORATO

ALL’INFORMAZIONEDEL COMUNE DI CAMPOBASSO

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TORELLA DEL SANNIO

ANNO V N° 11/12 PAGINA

10NOV-DIC 98

BALLIAMO!di R.S.

Al “Saggio di fine corso” della scuola diballo Style Dance del maestro Mario Ricohanno partecipato, con un certa sorpresa,molte coppie di bambini Torellesi.

Infatti a Torella non si notano spessoiniziative di tal genere.

l saggio si è tenuto presso l’Hotel Palmadi Castropignano il 6 giugno scorso.

I bambini di Torella, unitamente ad unaltro gruppo di Salcito, hanno frequentatolo scorso anno il corso di ballo pressol’Hotel President di Pietracupa.

Anche se la frequenza è stata breve, ibambini hanno mostrato nel “Saggio” unapreparazione accettabile e soprattutto ungrande interesse per questa attività.

Naturalmente sono stati accompagnatida genitori ed amici, che hanno trascorsouna piacevole serata.

Anche durante le feste estive a Torellanon è stato raro vedere questi bambini esi-birsi in piazza o in altri luoghi di incontro,con orgoglio, e mostrare i passi del mambo,cha cha cha, valzer, tango… per la soddi-sfazione e l’ammirazione di tutti.

La sorpresa è aumenta nel notare chenel corso successivo sta partecipando unnumero di bambini ancora maggiore - circa12 coppie oltre alle 4 coppie che hanno pro-seguito nel secondo anno. Al corso deibambini si è aggiunto un corso per gli adul-ti e ad esso partecipano circa 8 coppie, cherappresentano un numero abbastanza eleva-to, considerato che Torella non ha unapopolazione alta.

I corsi si tengono presso il localidell’Hotel Palma di Castropignano.

E’ davvero un peccato che a Torella nonvi sia una struttura né pubblica, né privataadeguata per ospitare non solo una grandemanifestazione, ma neanche un semplicecorso di ballo.

Comunque l’interesse per questa attività ènotevole e molti lo vedono anche come unaoccasione per incontrarsi e socializzare, pertrascorre dei momenti tranquilli in gruppo.

Sembra che ci stiamo adeguando alpasso dei tempi moderni, infatti, da qualcheanno il ballo sta avendo un grosso sviluppoanche nel Molise ed è diventato un fenome-no sociale, con la partecipazione di personeda tutte le fasce di età; in altre regione,come evidenzia anche il maestro MarioRico la diffusione del ballo è avvenutamolto prima; qui a volte mancano, oltre allestrutture adatte, anche la mentalità e l’aper-tura verso nobili iniziative.

In ogni parte del mondo e già dai tempiantichi il ballo è stato sempre il mezzo piùadatto per esprimere gioia, festeggiamenti etrasmissione di sentimenti.

Adesso il ballo è diventato anche unadisciplina olimpica e rappresenta, quindi, unosport, che fa bene al corpo ad allo spirito.

Nel partecipare a questa bella esperien-za, colpiti da un tocco di dolcezza e diromanticismo, nell’ammirare l’espressionedi un valzer si può pensare per un momentoad una favola lieta e si può augurare a questipiccoli allievi che si realizzi nella loro vita.

Il maestro Mario Rico, che da circa 14anni è nel mondo del ballo, ha espressodelle considerazioni che vengono qui diseguito riportate.

IL BALLO E LA SUA DIFFUSIONEdi Mario Rico

E’ stato molto difficile per me introdurre in ballo nel Molise, primo perché inizialmenteero poco pubblicizzato, secondo perché la gente era poco incline a sottoporsi a quelle regoleche ci sono in una qualsiasi disciplina, perché anche il ballo è attività che richiede unasomma di nozioni affinché possa essere eseguito con facilità e disinvoltura, (nozioni tipoattenersi a degli schemi, contare, stare composti e usare i piedi in un determinato modo),nozioni e regole che fanno contraddistinguere un ballo da un altro, nonché la musica.

Più tardi più con il fenomeno della lambada iniziò una nuova era, perché questomagnifico ballo viene pubblicizzato e quindi divenne una moda, per cui apportò maggioreinfluenza nelle scuole. Tutti volevano imparare la lambada, questo ballo così sensuale esoprattutto erotico. Essa fu un mezzo che apportò gente nelle scuole e da lì poi sentironola necessità di imparare tutti gli altri balli.

Oggi a distanza di 8 anni il ballo sta crescendo sempre di più, sta diventando semprepiù popolare e con il crescere della popolarità si vanno diffondendo anche delle situazionipoco piacevoli come una corsa affannosa e vergognosa al diploma e pochissima dedizioneallo studio tecnico e alla preparazione. Chiunque si improvvisa, si mette a insegnare siaper essere al centro dell’attenzione, sia per ricavare facili guadagni; una stragrande mag-gioranza si sente in diritto di fare i Maestri e tanti hanno questa mania di protagonismoper mettere in risalto la propria immagine, per avere dei meriti, che non si sono sudati e,ignorando quanta fatica è stata fatta di allenamenti, sacrifici, rinunce, delusioni, talvoltaanche umiliazioni e soprattutto quanto denaro ha dovuto versare un maestro per averequel minimo di preparazione indispensabile per l’arricchimento del bagaglio tecnico dainfondere sempre più affinato ai nostri allievi onde consentir loro una adeguata prepara-zione tecnica, senza contare l’importante sviluppo culturale nascosto dietro questi sforzifinalizzati anche alla promozione sportiva.

Il non tener conto di tutto questo significa mancanza di rispetto nei confronti di chi si èprodigato con tutte le proprie forze per la diffusione del ballo nella nostra Regione inmodo sano ed innovativo, attenendosi alle regole morali e civili.

NOTIZIE IN BREVEa cura di RENATO SALA

L’estate scorsa a Torella vi sono stati degli ospiti simpatici e particolari. Infatti otto famiglieTorellesi hanno ospitato altrettanti bambini provenienti dall’Ucraina per un periodo di vacanza.Dopo un breve periodo i bambini si sono ambientati, hanno superato la naturale diffidenza edhanno familiarizzato con le famiglie ospitanti, con i coetanei e con la comunità intera.E’ stato un gesto di grande solidarietà verso chi in questo momento è meno fortunato e costrettoa vivere in condizioni economiche disagiate. C’è da immaginare che non è stato semplice pren-dersi cura di questi bambiniLa difficoltà di comunicazione è stato un grosso handicap, ma i bambini hanno imparato subitole prime nozioni della lingua italiana.Soprattutto le famiglie ospitanti hanno conosciuto un mondo ed una realtà diverse; oltre al pro-blema dell’aria, inquinata dall’esplosione della centrale nucleare, nella loro regione non si vivemolto agiatamente, e ,da quello che si è potuto capire dalla diretta esperienza dei bambini.Ha colpito molto la loro simpatia, la loro intelligenza ed anche un certo orgoglio ed austeritàche è parte integrante del loro modo di vivere.Alla fine la loro partenza ha reso l’ambiente un po’ triste ed ha lasciato in molti la nostalgia diquesti piccoli ospiti.Ma tutti sperano che l’esperienza si possa ripetere, magari coinvolgendo non solo le famiglieche si sono impegnate, ma l’intera comunità.

Si è svolto il giorno 16 agosto il secondo Trofeo Ciclistico “Città di Torella”, con un note-vole interesse da parte della cittadinanza e degli sportivi.La gara a cronometro si è svolta in un percorso di circa 32 chilometri, che da Torella ha porta-to gli atleti a Duronia e Bagnoli, con ritorno a Torella.Il vincitore della gara ha realizzato un risultato tecnico di notevole rilievo; infatti il tracciatodella corsa, sebbene comprendeva una salita abbastanza impegnativa, è stato percorso dal vin-citore in soli 54 minuti.Sono stati molto applauditi dagli spettatori i due partecipanti Torellesi: Sala Pasqualino eIannacone Davide.L’organizzatore della manifestazione, sig. Iannacone Giuseppe, sta già preparando il terzo tro-feo per la prossima estate; ha modificato la competizione, rendendo la corsa in linea e modifi-cando il percorso, con l’inserimento della salita di Civitanova e di Salcito.

Anche quest’anno si è ripetuta la tradizionale sfilata dei carri allegorici il giorno 14 ago-sto con notevole interesse della popolazione di Torella e dei paesi limitrofi.Sono state rappresentate scene della vita contadina e degli antichi costumi.Ha vinto il carro che rappresentava “La tresca d’ zi Rocc” .

I cittadini protestano per i servizi telefoniciLETTERA INDIRIZZATA ALLA TELECOM

E AGLI ORGANI DI STAMPAI sottoscritti cittadini residenti nel Comune di Torella del Sannio esprimono viva protesta perl’inadeguatezza dei servizi telefonici messi a disposizione dalla Telecom. Infatti in questoComune, come in tutti quelli dotati delle vecchie centrali elettromeccaniche non si possonoutilizzare i seguenti servizi:1) Formula urbana, cioè riduzione del 50% del costo delle telefonate per un numero scelto dall’u-tente nell’ambito del proprio distretto telefonico;2) Riduzione del 15% sulle telefonate per tre numeri, sia per telefonate urbane che interurbane;3) Documentazione del traffico teleselettivo, con la distinta delle comunicazioni telefonicheeffettuate,4) Altri servizi Telecom: avviso di chiamata, telelettura del contatore, trasferimento di chiama-ta, conversazione a tre, autodisabilitazione, ecc.… Gli stessi cittadini, inoltre, si vedono privati della libertà di poter scegliere tra la Telecom e lenuove Società di telefonia fissa, determinando così, che cessi il “monopolio” esercitato dallaTelecom, in contrasto con le vigenti leggi anti-trust; essi si sentono lesi per quanto su esposto esono intenzionati anche a ricorrere ad azioni legali per chiedere il risarcimento dei danni econo-mici, che stanno subendo ormai da anni e che non sono più disposti a tollerare. C H I E D O N O pertanto, alla Telecom di sostituire la centrale elettromeccanica diTorella del Sannio con una analogica.Torella del Sannio lì 18.11.1998

PRIMO FIRMATARIO:D’ALESSANDRO MICHELE

(Seguono numerose firme)

Ciclisti alla partenza

Carro n°4: “La tresca d’zi ròcc”Partecipanti: D’Alessandro Claudia, Nicola, Francesco, Marianna,

Francesca, Meffe Luca, Emanuela e Giuliano, Izzi Benedetta,Podestà Massimo, Di Placido Elena, Izzi Giusy, Contestabile

Stefano, Perrino Amedeo, Miranda Donatella.

COME FARE PER ABBONARSIVERSARE UNA CIFRA MINIMA DI £.25.000

SUL C/C POSTALE N° 20459004 INTESTATO A:

la vianova - Lungotevere Prati, 1600193 Roma

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SALCITO

ANNO V N° 11/12 PAGINA

11NOV-DIC 98

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ABILITATO L. 46 ISCRITTO ALLA C.C.I.A.A. N.9363

UOMINI ILLUSTRI DI SALCITODOTTOR

AGAPITO SANTANGELO

SALCITO RICORDATA DALCOMPIANTO ALBINO PIETRAVALLE

NEL ”ALMANACCOSALCITANO”

Salcito in una foto del 1872

Da Pietrabbondante, dove era natoil 24 maggio 1868, il Dott. AgapitoSantangelo si era trasferito e stabilito aSalcito facendone sua patria d’elezio-ne. Esercitò a Salcito la professione diMedico condotto per oltre 45 anni e vimorì il 9 settembre 1949.

Fu missionario della medicina, chepraticò con spirito di grande amore edi assidua disponibilità al servizio:amò e servì indistintamente tutti quelliche soffrivano.

Correva premurosamente al capez-zale di un malato grave e di una parto-riente dovunque si trovassero.

Non si tirava mai indietro anche sedoveva affrontare disagi e rischi per lasua stessa vita: attraversava a cavallo ilfiume Trigno in piena per raggiungeregli sperduti casolari delle campagne diSchiavi d’Abruzzo e di PoggioSannita.

La preparazione scientifica noncomune, il profondo attaccamento aldovere e la disponibilità a servire tutticon amore lo resero così popolare cheda ogni paese della Regione chiedeva-no la sua opera. Tutti apprezzavano lepreclare qualità di clinico, la genero-sità d’animo e la gentilezza e la nobiltàdi sentimenti.

Il popolo di Salcito gli dedicò unalapide che si trova sulla facciata delvecchio Municipio in via.

PROVERBI SALCITANIMagnat’ e b’vet’,fav’rit’ quand’ v’let’,pan’ san’ nr’ t’ccat’,pan’ rutt’ nr’ m’vet’,sat’llat’m’ r’ chian’e ar’p’rtat’m’ r’ pan’.Mangiate e bevete,favorite quando volete,pane non tagliato non lo toccate,pane tagliato non lo muovete,satollatemi i canie riportatemi il pane.(Si riferisce all’avaro o a chivorrebbe fare le classiche nozzecon i funghi).

ELEZIONI COMUNALI: VINCE LA LISTA DEL SALICEVINCENZO D’ALISERA È IL NUOVO SINDACO DI SALCITO

LISTA N°1 “PER GUARDARE AL FUTURO”Candidato a Sindaco: Domenico CIRULLI – (Voti 107)

Candidati alla carica di Consigliere:Voti NOME E COGNOME DATA DI NASCITA

2 Antonio Ciccarella 16/01/714 Nicolino Florio 08/09/636 Giuseppina Fochitto 09/07/6010 Giovanna Di Claudio 17/12/7110 Adriano Ciafardini 21/09/697 Silvio Fabbrocino 09/03/704 Pasquale Carissimo 24/05/47

22 Simone Di Claudio 21/10/774 Luigi Ciccarella 23/11/77/ Annunziata Vasile 20/06/57

LISTA N°2 “INSIEME PER SALCITO”Candidato a Sindaco: Vincenzo D’ALISERA – (Voti 268)

Candidati alla carica di Consiglieri:Voti NOME E COGNOME DATA DI NASCITA33 Ugo Adduocchio 17/06/6519 Antonio Ciavarro 23/03/6716 Giancarlo Colitti 20/11/7610 Michele Carissimo 08/05/5511 Marco Di Filippo 18/08/696 Domenico Florio 30/10/6620 Domenico Griguolo 29/12/6321 Clara Lalli 12/08/6833 Paola Meffe 30/05/655 Pasqualino Serricchio 22/07/5711 Ugo Tucci 06/03/5813 Ennio Zezza 20/08/54

LISTA N°3 “CONTINUITA’-OPEROSITA’-TRASPARENZA”Candidato a Sindaco: Domenico DI GIORGIO – (Voti 117)

Candidati alla carica di Consiglieri:Voti NOME E COGNOME DATA DI NASCITA

5 Alfredo D’Andrea 23/02/5015 Giulio Ciccarella 12/07/5610 Elisa Di Vita 18/12/652 Franco Brienza 10/03/632 Vincenzo Fabbrocino 17/08/684 Giuseppe Florio 12/11/715 Domenico Ciarlitto 19/09/65/ Antonio Molinaro 09/11/49/ Mina Lamano 03/12/28

ECCO COME HANNO VOTATO I SALCITANI“BUON LAVORO,SINDACO!”

di A. RULLIIl 29/11/98 Salcito ha scelto il suo

nuovo sindaco e il nuovo consiglio comu-nale. Il Sindaco eletto si chiama VincenzoD’Alisera che capeggiava la lista “IlSalice, insieme per Salcito”. Invio al nuovoSindaco e a tutti i consiglieri eletti un augu-rio di “Buon lavoro!” da parte mia, da partedella redazione locale e della S.S. SalcitoCalcio ’89, di cui sono addetto stampa.

Vincenzo e i suoi consiglieri sono tuttivalidi e giovani elementi, e nella quasi tota-lità residenti nel territorio comunale; sonosicuro che ce la metteranno tutta per il benedi Salcito, dei residenti e dei non residenti.Un invito all’opposizione: che sia costrutti-va e non disfattista o vendicativa, e ai citta-dini di essere vicini all’amministrazione, diessere di appoggio e di stimolo continuoper il bene di tutta la comunità. Ai suggeri-menti da me inviati, di ulteriore sprone alprogramma presentato, vorrei evidenziarnetre: a) La fondazione Paola Pavone, b) lapresenza “All-time” di un medico, chegarantisca la presenza continua in mezzoalla comunità, c) la possibilità, su richiestaalla Regione e alla società di linea LaRivera, di avere collegamenti più frequenticon Campobasso, Roma, Agnone, Napoli,Isernia e Termoli.

Un saluto, un abbraccio e ancora“Buon lavoro”.

LA TERZA GUERRALà dove il tempo è cominciato a scorrere,dove il seme della vita fu piantato;dove la natura si adattò a vivere,e con le sue leggi ordinò tutto il creato;ora non c’è che morte e distruzionee ciò che alla vita, la natura ha dato,è svanito in pochi istanti di disperazione.

Terra ridente di un tempo passato,attraversata da fiumi di vita e di verde;ora ti posi su chi ti ha lasciatoche senza volerlo per sempre ti perde.Terra bruciata ostile alla vitaE cenere di corpi di chi ancora arde;si uniscono formando, una distesa infinita.

Ormai tutto ciò che era, è stato;non s’odon quasi più lamenti;il trascorrere del tempo si è arrestato,l’uomo, anticipando gli eventi,ha distrutto se stesso ed ogni cosa,polvere trasportata dai venti,e ciò che resta della terra rigogliosa.

Vincenzo D’Alisera (1988)

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FOSSALTO

ANNO V N° 11/12 PAGINA

12NOV-DIC 98

I POPOLARI RILANCIANOL’IMPEGNO PER UNAAMMINISTRAZIONE

MODERNA ED EFFICACEdi ANTONIO CARRELLI

Si è riunita domenica 29 novembre1998 presso il teatro comunale l’Assembleadei soci del P.P.I. di Fossalto per il rinnovodella cariche in seno alla locale Sezione eper la elezione dei delegati al secondo con-gresso provinciale.

L’assemblea, alla unanimità, ha riconfer-mato Segretario di Sezione CiarmelaGiovanni, e ha eletto membro del direttivosezionale Mascioli Giovanni, CiarmelaMario, Tullo Michele, Ciarlariello Giovanni,Piedimonte Giovanni e Vergalito Nicola.

Nel corso dell’Assemblea, oltre a consi-derazioni dell’azione del Partito a livellonazionale o regionale, ci si è soffermati inconsiderazioni sulla fattiva vivacità dellaminoranza del Consiglio Comunale diFossalto, costituita da due popolari e da dueindipendenti, che con attenta critica costi-tuisce sprone per una efficace azione ammi-nistrativa e consente a quei cittadini che lodesiderano di rendersi conto di ciò che suc-cede al Comune.

Il Segretario Ciarmela con forte sottoli-neatura ha ringraziato i consiglieri checostituiscono la minoranza per il loro intel-ligente impegno.

Si è evidenziato che l’azione dellaminoranza non è gradita al Sindaco Fusaroche usa reagire alle osservazioni dei consi-glieri non plaudenti con fare concitato e conaffermazioni, che tradiscono una chiaraindisponibilità al dialogo, del tenore “seimale informato” (salvo a capire poi che ilmale informato era lui), “non sai come siamministra”, “risponderò in campagna elet-torale”, “io sono stato eletto dal Popolo”dimenticando, evidentemente che non vi èsindaco che non sia stato eletto dal Popoloe che anche la scomoda minoranza è elettadal Popolo.

Il Segretario di sezione ha rivolto un chia-ro invito a quanti desiderano per il paese unagestione amministrativa dinamica, disponibi-le ad affrontare le nuove esigenze dellasocietà attuale in modo moderno, ad unire ilproprio impegno a quello dei Popolari, perutilizzare tutte le intelligenze utilizzabili,soprattutto per coinvolgere l’intelligenteentusiasmo del mondo giovanile del paese.

Il consigliere popolare Mascioli ha par-lato dell’azione svolta dalla minoranza e haaffermato di non temere la minaccia didenunzie che il Sindaco gli ha fatto perve-nire tramite il capogruppo della minoranzaperché egli cerca solo di evidenziare, pub-blicamente e nelle sedi ufficiali, quali sonoi Consigli Comunali, i fatti come veramentesono perché i cittadini possano sapere tuttociò che accade al Comune, è impegnato afar emergere la disparità di trattamento traamici ed avversari politici, perché ritieneche non è trasgressione, ma suo precisodovere, denunziare, come ha fatto più volte,che si consente a familiari dell’assessore diedificare su strada comunale e con procedu-ra anomala, a consigliere comunale in cari-ca di edificare casa di civile abitazionecamuffata da lanificio o laboratorio similarenella zona industriale e si fa, invece demo-lire un modestissimo muretto a chi votò perl’attuale minoranza. Perché ritiene che nonè trasgressione accusare i suoi colleghi dimaggioranza di mutismo, perché si distin-guono per il loro mutismo politico.

Certamente le difficoltà che incontrano igiovani a inserirsi nel mondo del lavoro, lamancanza di un reddito adeguato per gliimprenditori agricoli della nostra zona nonconsentono ad alcuno di chiudersi nell’arro-gante autosufficienza del vincitore, marichiedono lo sforzo convinto di tutti quelliche intendono farlo.

E per dare una chiara connotazione di tra-sparenza all’iniziativa politica che i Popolarisi sono impegnati ad assumere, l’Assembleaha ufficialmente indicato nel Dott. NicolaCornacchione il candidato a Sindaco nelleelezioni della prossima primavera.

ASSEMBLEA PUBBLICAVIVACIZZATA DAI GIOVANI

di NICOLA CORNACCHIONESi è svolta il 24 novembre 1998 l’assemblea pubblica convo-

cata dalla Amministrazione Comunale.Alla relazione del Sindaco Fusaro, che ha fatto l’elencazione

delle entrate e delle uscite, soffermandosi sull’aspetto ragionieri-stico dell’attività amministrativa, è seguito un vivace dibattitoincentrato sulle problematiche del mondo giovanile con particola-re riferimento alle difficoltà per le occasioni di lavoro.

Piacevole sorpresa è stata la partecipazione al dibattito dei gio-vani locali.

Sorpresa perché i giovani sono stati tenuti sempre lontani daiproblemi della società locale e, in particolare, dalla attività ammi-nistrativa e, in qualche occasione anche ufficiale, sono stati ogget-to di apprezzamenti non lusinghieri (per la verità inopportuni eimmeritati), o accusati di essere strumentalizzati.

Piacevole perché l’approccio dei giovani alla attività ammini-strativa intanto contraddice la superficiale e stupida affermazionefatta circolare che a Fossalto solo due persone sono in grado difare il Sindaco.

Affermazione che va decisamente respinta perché, oltretutto, èoffensiva della dignità e dell’intelligenza della collettività locale.

E perché fa concretamente sperare, per l’appunto, che nelprossimo futuro l’amministrazione civica si arricchisca della viva-cità propria dei giovani, di metodi adeguati alla crescita sociale eculturale dell’ambiente ed esca dal pantano in cui l’ha arenatal’antica tradizione paternalistica di “prussiana” memoria.

I giovani hanno chiesto lumi sui motivi che non hanno consen-tito l’attuazione del programma che ha ottenuto il consenso deglielettori nel 1995, nella parte in cui l’attuale maggioranza consilia-re si impegnava a porre particolare attenzione ai problemi sociali,al mondo giovanile, alla gestione partecipata della cosa pubblica.

Il tentativo del Sindaco di dare onorati gli impegni assunti conl’attivazione di alcuni servizi non hanno convinto i giovani pre-senti che hanno evidenziata l’inadempienza con argomentazionipressanti.

Il Sindaco mostrando chiaramente di non gradire la caratteri-stica vivacità giovanile ha chiuso l’argomento sentenziando cheavrebbe risposto in campagna elettorale indicendo una persona delpubblico presente in sala ad esclamare: “Ma, allora, perché, ci haiinvitato qui!”.

Nel suo intervento, poi, il consigliere Mascioli ha esposto ilproprio punto di vista in merito all’attività amministrativa e, inparticolare ha rappresentato le difficoltà a colloquiare con la mag-gioranza, perché questa, nonostante si sia arricchita (si fa per dire)della collaborazione del PDS, ora DS (per Mascioli P.P.S. “PartitoParenti del Sindaco”) e del partito di Rifondazione Comunista nontollera o che si contesti o si obietti sulla mancata attuazione delprogramma e sul comportamento complessivo che tradisce l’im-pegno assunto col programma approvato dalla maggioranza deglielettori e dal Consiglio Comunale nella prima seduta anche colvoto favorevole della minoranza.

Il prevedibile scontato intervento dell’Assessore D’Alessandroche si riassume in una sterile difesa all’operato del Sindaco, faparte di un vecchio copione che viene puntualmente ripropostonelle manifestazioni ufficiali, ma è fin troppo risaputo cheD’Alessandro non ha altra scelta e il sostegno al suo amatoSindaco è cosa “dovuta” considerato i privilegi che il Fusaro hagarantito nel corso degli anni alla famiglia dell’AssessoreD’Alessandro. Cose note a tutti!!!

Sintomo di intolleranza incomprensibile è l’affermazione di ungiovane fiancheggiatore del Sindaco, che ha sentenziato, rivolgen-dosi ai suoi coetanei disoccupati che lamentavano la non attenzio-ne dell’amministrazione ai loro problemi, che la mancanza dioccupazione dipende dal loro atteggiamento passivo.

Queste affermazioni non hanno bisogno di essere commentate,ma non c’è dubbio che la dicono lunga sulla cultura arcaico-con-servatrice dell’ambiente della maggioranza che nelle sedi ufficialiama fregiarsi della etichetta di democratica e progressista.

In genere il marchio è sinonimo di qualità, nel nostro caso ifatti sbugiardano l’etichetta.

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“FOSSALTO E DINTORNI”GIORNATA CONCLUSIVA

di PAOLO D’ALENAL’Associazione giovanile “Punto e Accapo” ha organizzato, il 28

Novembre 1998, a Fossalto, presso il Teatro Alfieri, la giornata conclusi-va di “Fossalto e Dintorni”, invitando alla manifestazione i partecipantialle marce naturalistiche di “Fossalto e Dintorni” che hanno percorso leantiche mulattiere tra natura e cultura, in tre giornate svoltesi negli indi-menticabili giorni di 19-26 Agosto e 3 Settembre 1998.

Alla manifestazione hanno partecipato, altresì, un folto stuolo di per-sone interessate all’iniziativa cui hanno collaborato l’AssociazioneCulturale “La Terra”, l’Associazione italiana Insegnanti di Geografia(Sezione Molise), il Mensile la vianova, l’Accademia Italiana dellaCucina (Delegazione di Campobasso), il CAI Molise (DelegazioneRegionale), l’Italia Nostra (Sezione di Isernia), l’Associazione“L’Altritalia Ambiente” (Delegazione Regionale).

Il programma della giornata conclusiva di “Fossalto e Dintorni” si èsvolto secondo la seguente scaletta:- Saluto del Presidente dell’Associazione “Punto e Accapo” Sig.Domenico Cornacchione;- Introduzione del Sig. Giovanni Mascioli sempre della predettaAssociazione;- Proiezione di videocassette registrazioni delle marce a cura dell’ar-ch.Claudio Di Cerbo dell’Associazione “Italia Nostra” (Sezione diIsernia);- Consegna targhe ricordo;- Intervento del Prof. Renato Lalli (Storico);- Intervento del Dott. Vincelli (Scrittore);- Dibattito sugli argomenti esposti.

Il tutto si è concluso con un incontro dei numerosi intervenuti alla piz-zeria “Vignola” di Fossalto per la degustazione di piatti tipici dell’anticacucina contadina molisana a cura dell’Accademia Italiana della Cucina(Delegazione di Campobasso) rappresentata dall’accademica SignoraMelina Tanno alla quale vanno gli elogi più sinceri per la preparazionedei piatti stessi.

La serata è stata allietata dal chitarrista Adriano Parente diCampobasso.

Un plauso, come sempre, va da queste colonne agli organizzatori dellasimpatica manifestazione, riuscitissima, con l’augurio che alla prima edi-zione possano far seguito, come già programmato, numerose altre edizio-ni per gli anni futuri, con nuovi itinerari da percorrere, onde conoscere edapprofondire gli aspetti naturalistici e culturali degli incontaminati angolidel nostro territorio, facenti parte dell’incantevole Molise.

BORSE DI STUDIO AD ALUNNI MERITEVOLIdi NICOLA CUPAIOLI

Lo scorso IV Novembre, nell’ambito della festa dell’unità Nazionalee della giornata delle FF.AA. si è celebrata ufficialmente a Fossalto la tra-dizionale festa del IV Novembre, nel ricordo di quanti nell’adempimentodel proprio dovere, si immolarono al servizio della Patria.

Dopo la celebrazione della S. Messa, in suffragio dei Caduti officiatadal parroco, Don Antonio Pizzi, che, nell’omelia ha rivolto sentiti pensieridi ricordo per i Caduti di tutte le guerre, e per quanti hanno sofferto leconseguenze degli eventi bellici, si è formato il corteo, con il testa la fan-fara di Castellino sul biferno, per recarsi al monumento dei Caduti ovesono state deposte corone di alloro da parte dell’AmministrazioneComunale e dell’Associazione A.N.C.R..

La cerimonia dell’ottantesimo anniversario di Vittorio Veneto, patro-cinata dal Comune di Fossalto ha avuto la sua caratterizzazione particola-re, in quanto sono state consegnate due borse di studio, da partedell’Associazione Combattenti e Reduci di Fossalto, di cui una al gruppodi studentesse della scuola media composto da: Rosanna Ciarlariello,Valentina Tullo, Annalisa Carrelli, Michela D’Alessandro, Simona Grana,Elisabetta Piedimonte, e un’altra all’alunna della scuola elementareEnrica Santilli, avendo riportato il miglior punteggio sul tema “LaBandiera Italiana”.

L’altro aspetto importante della cerimonia è stata la partecipazionedella consorella A.N.C.R., di Torella del Sannio, accompagnata dal sinda-co, e dal gonfalone del Comune, stendardi della stessa associazione.

L’organizzazione è stata curata nei minimi particolari dal simpatiz-zante insegnante Emilio Bagnoli, e presidente della locale sezione com-battenti e Reduci Cav. Nicola Tullo, il quale si è soffermato nel suodiscorso sul sacrificio dei Caduti in guerra, e soprattutto quelli della guer-ra 1915-18.

Subito dopo il saluto del Sindaco Vincenzo Fusaro alla cittadinanza, equello del consigliere Provinciale Carmine Trematerra, che a sua volta haringraziato l’Amministrazione Comunale e L’Associazione Combattentianche a nome dell’Amministrazione di Campobasso.

Un momento della premiazione.il Prof. Rocco Cirino (AIIG)

e il Dr.Micnietanno(foto: Mario Buzelli)

La degustazione(foto: Michele Cianciullo)

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CASTROPIGNANO

ANNO V N° 11/12 PAGINA

13NOV-DIC 98

OMAGGIO AEUGENIO CIRESEPOETA MOLISANO

CAMMINA(Castropignano, 29 settembre 1949)

Da ‘n coppa all’uortesembrava na furmicape ru tratture.Annanze e arrètematina e sera:a scegne la matina,a renchianà la serasudate e stanche,la zappa ‘n cuollee pède nnanze pède, tranche tranche.

-Zì Minche, è calle.-Frische è ru sciume.-Zì Minche, è fridde.-Zappe e me scalle.D’estate e dentr’a vierne,sempre la stessa via,isse, la zappa e la fatìa.

Na vota l’anne‘n coppa le spallenu sacchitte de grane:lu tuozze de pane.La zappa pe magnà,lu pane pe zappà.

Può na bella matinaZì Minche sbagliatte la via,pigliatte chella de Santa Luciapurtate a quattre.

Da in cima all’orto (Dall’alto del-l’orto) / sembrava una formica / per iltratturo. / Avanti e indietro / mattina esera: / a scendere la mattina, / a risalirela sera / sudato e stanco, / la zappa incollo (sulle spalle) / e piede avantipiede, piano piano. / - Zio Menico, ècaldo, / - Fresco è il fiume. / - ZioMenico, è freddo. / - Zappo e mi scal-do. / D’estate e dentro l’inverno, /sempre la stessa via, / lui, la zappa e lafatica (il lavoro). Una volta all’anno / in cima alle(sulle) spalle / un sacchetto di grano: /il tozzo di pane. / La zappa per man-giare, / il pane per zappare.Poi una bella mattina / zio Menicosbagliò la via, / pigliò quella di SantaLucia (il cimitero di Castropignano) /portato a (in) quattro.

IL CONSIGLIERE DIMINORANZA CARMINE PETTI

IN UN MOMENTO DI RELAX

RACCOLTA DIFFERENZIATAE NUOVA OCCUPAZIONE

di PIERGIORGIO ACQUISTAPACELa Giunta Regionale, su proposta dell’Assessore all’Ambiente, ha affidato al Consorzio com-

prensoriale per lo smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani dell’area Campobasso-Bojano 2 miliardie 205 milioni di lire per agevolare la raccolta differenziata e creare nuovi posti di lavoro.

“Si tratta - spiega l’assessore – della riprogrammazione di una scheda del Piano Triennaleper l’Ambiente 1994-96. Il finanziamento concesso dal Ministero per l’Ambiente prevede l’or-ganizzazione dei servizi, l’acquisto di attrezzature per la raccolta e la valorizzazione delle fra-zioni recuperate, l’attivazione di campagne di sensibilizzazione ed educazione ambientale.

Nella sostanza il Consorzio dovrà realizzare una piattaforma ecologica, cioè un’area dideposito nella quale le frazioni secche di RSU raccolte dai comuni in maniera differenziatasaranno ulteriormente separate e nobilitate per poi essere destinate alle industrie del recupero edel riciclaggio”.

L’ubicazione della piattaforma è individuata in uno dei comuni della media Valle delBiferno, anche perché nella piana di Bojano (Campochiaro) è in via di realizzazione una piat-taforma simile ma più grande. Il costo previsto della piattaforma bifernina è di circa 1,1 miliar-di e dovrebbe servire tutti i comuni che si affacciano sulla vallata, mentre quella diCampochiaro servirà Campobasso, l’alta Valle del Tammaro e i comuni della piana di Bojano.

Il resto del finanziamento è destinato ad attivare un circuito di raccolta differenziata neicomuni delle aree del Trigno, del Fortore e del Basso Molise che ne sono ancora sprovvisti.

Ben 882 milioni saranno destinati ad occupazione aggiuntiva. Gli addetti da impiegarenella raccolta, nella gestione della piattaforma e nella divulgazione saranno 12. Altri 223 milio-ni saranno destinati all’acquisto di attrezzature, alla formazione e alla redazione del piano diraccolta. In questo modo tutti i comuni della provincia di Campobasso avranno a disposizionele piattaforme ecologiche. I finanziamenti reperiti da questo Assessorato aiutano in manieraconsiderevole le imprese del riciclaggio. Ora i Comuni e i Consorzi devono attivarsi per la pro-mozione e l’organizzazione della raccolta differenziata, che, oltre ad essere un obbligo dilegge, è allo stato attuale l’unica possibilità concreta per una sana gestione del problema rifiuti.

Ma vi credevate veramente che la Giunta Iorio era capace di tutto questo? In realtà laGiunta Regionale di cui si parla è quella abruzzese; l’Assessore all’Ambiente è il verde AngeloTontodimmama (e c’è poco da scherzare sul cognome); il Consorzio comprensoriale è quellodi Pescara e le piattaforme sono destinate alle vallate del Tavo e del Pescara, gli 882 milioni aiConsorzi di Spoltore e Manoppello; e sarà tutta la provincia di Pescara a essere servita da piat-taforme ecologiche. Ma la sostanza delle notizie è vera e dimostra che, se si vuole, si può,gestire correttamente i rifiuti attivando posti di lavoro.

La Giunta regionale molisana di centro destra, invece, insiste ancora sul digestore da piaz-zare a Campochiaro, un pessimo affare da 40 miliardi che qualcuno in Regione si è impegnatoa spendere e che ora vorrebbe scaricare sulla collettività. Occorre impedirlo, altrimenti il pro-blema rifiuti nel Molise ci costerà sempre più caro e non sarà risolto. E ci piacerebbe anche chei responsabili pagassero di persona. Ah, Di Pietro! Perché non sei venuto nel Molise da magi-strato invece di metterti a fare politica?

CARCERIE

ANTENNEdi Raffaele Sardella

Mi piacerebbe poter risponderead Angelo Sardella, che nel suo arti-colo apparso sullo scorso numero de“la vianova” aveva posto la questio-ne dell’antenna a traliccio che frabreve dovrebbe sorgere aCastropignano.

Comincio subito col dire che a miavolta mi meraviglio molto dellameraviglia di Angelo a proposito dicome possa essere permesso l’immi-nente scempio e vorrei inoltreaggiungere che, se esiste un nettoconfine tra ideologia e politica,Questo singolare episodio ce lo con-ferma.

Proprio così, caro Angelo, perchése tu hai un’ideologia ambientalista,di contro c’è chi ha degli interessipolitici e se ne frega altamente deipaesaggi, dei vincoli ad essi allegati,delle onde elettromagnetiche e dellasalute dei cittadini.

Tuttavia a me la faccenda apparefin troppo chiara: c’è un terrenodisponibile, c’è chi l’affitta e ci sononaturalmente e immancabilmente deibei soldini, una bella cifretta. Inoltreci sono sempre dei “se” politici, nelsenso che se tu dai una cosa a me ione do una a te, e se infine tiriamo lesomme non ci dobbiamo affatto sor-prendere che due più due facciaquattro. Ebbene, caro Angelo, piùche stufo sono ormai disgustato diquesto modo losco di gestire la cosapubblica, di questo volerci buttare ilfumo negli occhi con carceri inespu-gnabili, con piazze e piazzette e conantenne superpotenti.

Ci sono problemi da risolvere, nelnostro comune, soprattutto di carat-tere sociale e non ho visto finora nes-suna volontà nel prendere un po’ dipetto la situazione. Non vedo alcunainiziativa vera per i giovani, alcunainiziativa per creare nuovi posti dilavoro, alcuna iniziativa vera perpoter risanare e preservare il paesag-gio sia costruito che naturale. E cosìci si affida alla solida e solita buro-crazia, che è la madre dell’apatia edell’ozio viscerale che aCastropignano ci portiamo dentro findai tempi dei famosi bulgari.

Se un tempo la religione era consi-derata oppio dei popoli, ora pensoche questa abbia ceduto il passo allapolitica, anche perché chi ha uncredo religioso a buona ragione haaccesi in sé anche degli ideali, a diffe-renza della politica che ci inganna.Con ciò non intendo attaccare nessu-na persona in particolare, ma questasocietà si.

Ci circondiamo di falso perbeni-smo di stampo americano che ci per-mette di dire “stiamo bene”, ma quel-lo che mi chiedo è: fra qualche annostaremo ancora bene e soprattuttoesisterà ancora questa piccola comu-nità che va sempre più riducendosi?E ancora: Castropignano, fravent’anni, sarà ancora il nostro belpaesetto o sarà solo il fantasma di sestesso?

Cari concittadini, a voi la risposta(e non chiamatemi pessimista).

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DURONIA IN PIAZZA

ANNO V N° 11/12 PAGINA

14NOV-DIC 98

Una lode a parte merita il primo Attoreche ha impersonato il Suo ruolo con magni-fica disinvoltura. Mentre gli antichi com-medianti per impersonare i loro personaggiusavano le maschere, il nostro primo Attorenon ne ha avuto bisogno. Egli infatti hausato la Sua maschera di bronzo che hadipinto sulla faccia e che esibisce anchefuori delle scene.

D’altra parte non potrebbe essere diversoper chi nell’Italia Repubblicana è riuscito adesercitare per tanto tempo il ruolo di Podestàcon i mezzi dei peggiori carrieristi politici.

Con tale primo Attore l’opera buffa nonpoteva che divertire. Comunque come ognisituazione comica che si rispetti la tramadoveva basarsi su degli equivoci e dovevain qualche modo stravolgere la logica nor-male con cui si inanellano i fatti della vita.E così è avvenuto.

La trama della nostra commedia infattigioca su un equivoco di fondo. Il contrat-to/convenzione tra il Comune di Duronia ela società Duronia s.r.l. Il primo Attore conmagia fa apparire questo contratto senzache esso ci sia e la Duronia s.r.l. lo rompesenza averlo firmato e dopo averlo negatolo invoca per utilizzare il dispositivo del-l’arbitrato in esso previsto al fine di ottene-re delle condizioni economiche irrisorie.

Confesso che la mia logica ha fatto tiltma, predisposta nell’occasione al comico,ha assaporato la risata al solo pensarealla trama.

Il sipario si è alzato e una voce fuoriscena ha chiarito l’antefatto della vicenda congli intrecci tra la World Trade 2 s.r.l., laDuronia s.r.l., la Water System s.r.l. ed ilComune di Duronia. Per il lettore di la viano-va tuto ciò è già noto e pertanto vado oltre.

La voce ha taciuto e l’opera buffa è ini-ziata con interventi di Attori secondari .

Un certo Michele Ricci, Consigliere incarriera, ha preteso farci credere che laWater System s.r.l., comprando la Duronias.r.l. dalla World Trade 2 s.r.l., con taleatto avesse comprato da Essa anche tutti isuoi obblighi e pertinenze (contratti comeEgli li definisce) anche se tali obblighi epertinenze risultano assunti dalla WorldTrade 2 s.r.l. stessa in tempi successiviall’atto di compra/vendita.

Per rendere più efficace la battuta sipotrebbe suggerire al comico Ricci di direanche che se qualcuno comprasse un’auto-mobile dalla Fiat dopo potrebbe rivendicareanche tutto quello che la Fiat stessa consuccessive operazioni dovesse acquisire.Alla Sua battuta la risata del pubblicocomunque è stata fragorosa.

Dopo è intervenuto anche un altro attoreminore, un tale Michelino D’Amico,Vicesindaco e “ libero di caratura superiore“. Costui litigando con i concetti come liti-ga con il pallone ma soprattutto con i gioca-tori avversari con i quali predilige usare lemani specie se sono giovani ragazzi, havoluto farci credere che la Duronia s.r.l. èsoggetto legittimo della convenzione inquanto nel suo atto costitutivo è previstol’esercizio dell’attività di imbottigliamentodell’acqua Cannavine.

Qui la risata è stata un po’ amara. Glispettatori, nonostante sapessero di assisteread un’opera buffa, hanno dovuto comunquerammaricarsi che in Italia non è previsto unistituto che potesse far interdireAmministratori che arrivino a dire taliscempiaggini.

Per maggiore ilarità della trama suggeri-rei al regista di dar vita ad una nuova societàche avesse nel suo atto costitutivo la stessadicitura esistente per la Duronia s.r.l. di un’at-tività per l’imbottigliamento dell’acquaCannavine e poi farle chiedere al Vicesindacoanche per essa l’affidamento dello stabili-mento per “ legittimità contrattuale “.

Il primo Attore in tale scena iniziale èrimasto in disparte. Ha solo declamato diaver fornito al Magistrato ogni esaustivadimostrazione della correttezza della vicenda.

Peccato che Egli non ha voluto e nonvuole partecipare questa dimostrazione alSuo pubblico. La risata sarebbe assicurata.

In verità si è avuto l’impressione che ilprimo Attore, più avvezzo dei Suoi discepo-li a calcare le scene, sa quando ritirarsi per

FOLLA AL CONSIGLIO COMUNALE

Va in scenaL’OPERA BUFFA

di FRANCO ADDUCCHIO

LA VICENDA RAPPRESENTATA NEL CONSIGLIO COMUNALEDEL 30/11/98 NEL COMUNE DI DURONIA NATURALMENTE

È ANCORA LA COMMEDIA DELLE CANNAVINE.SU QUESTA VICENDA ORMAI È MEGLIO RIDERE.

aver dimenticato la battuta.Comunque al momento opportuno Egli

ha riempito le scene lanciandosi in un lungosoliloquio per dimostrare che nonostante la“ anomalia “ contrattuale la Duronia s.r.l.ha manifestato in dieci punti la Sua volontàdi accoglienza del contratto/convenzione.

Il lettore mi deve permettere qui unanota seria non in costume con l’opera buffa.

Non ci voleva molto ad individuare idieci punti opposti dal Sindaco alla societàDuronia s.r.l. che si è chiamata fuori delcontratto, ma Egli ne dimentica molti altriin cui la stessa società non ha manifestatoquesta volontà soprattutto rispetto ai canonidel contratto stesso.

Cito solo a titolo di esempio che laDuronia s.r.l. ha inviato al Comune che liha recepiti senza nulla opporre i suoi bilan-ci dove non esistono i ratei da Essa dovutiin nome della convenzione. Ciò dimostra, enon in modo irrilevante, in danno delComune.

Tutto ciò per dire al Sindaco che se laDuronia s.r.l. volesse disimpegnarsi dallesomme che il Comune attende, in assenza dicontratto nonostante i Suoi 10 punti, potreb-be quanto meno creare un contenzioso.

A questo punto alcune domande sonodovute al Sindaco. Perchè il Comune devesottostare a tale rischio ed accettare il ricat-to che Lei subisce ? Non è forse vero cheLei ha bisogno per coprire le Sue responsa-bilità che la Duronia s.r.l. accetti l’oneredelle somme fin qui previste e perassecondarLa pretende le nuove condizionio c’è dell’altro ? Non poteva essere evitataquesta fesseria, se non c’è dell’altro ? Nonho motivo a dirLe di essere stato uno sprov-veduto, se non c’è dell’altro ?

Risponda, Sig. Sindaco. E’ vero che laSua dignità ormai è oggetto della trasmis-sione “ chi l’ha vista “ , ma tutto questo èveramente troppo.

Lo spettacolo è continuato. La vocefuori scena ha ricordato che il Comuneaveva concesso alla Duronia s.r.l un diffe-rimento del pagamento delle somme dovutein due scadenze previste al 30/9/98 e al31/12/98.

Nel rispetto del copione, il 17/9/98immediatamente a ridosso della prima sca-denza, la Duronia s.r.l. ha inviato alComune una nota formale per dire che ilSindaco aveva sognato e che quelle sommeche il Comune aspettava non erano per Essaaffatto duvute.

E qui l’Autore del copione ha superato

se stesso e la commedia ha toccato punti dicomicità veramente eccezionali. NelConsiglio Comunale del 30/11/98 il primoAttore ha annunciato la Sua intenzione diconcedere di nuovo alla Duronia s.r.l. undifferimento delle somme in sofferenza, e sibadi bene, senza che la stessa Società faces-se un atto formale con cui, ritornando suiSuoi passi rispetto alla lettera del 17/9/98,accettasse i termini del contratto e l’obbligodi versare tali somme. La logica vorrebbeche ciò fosse un atto dovuto come premessaad ogni ulteriore sviluppo della vicenda magli Attori possono far a meno della logica.

Noi ci chiediamo a che serve questaassurdità oltre che a far ridere gli spettatori.

A questa scena essi nonostante giàconoscessero la battuta sono scoppiatiugualmente in una risata fragorosa perchènon potevano supporre il candore comicocon cui il primo Attore, fidando in una logi-ca surreale del pubblico, l’ha proposta.

Nel finale poi dell’opera Egli ha corru-gato la fronte con un accenno allaMagistratura e ha trovato nel cilindro deitrucchi uno stratagemma per congelare lasituazione in attesa che la Magistratura stes-sa si pronunci.

Tale stratagemma era già scritto nelcopione da qualche mese come battutamessa in bocca alla Duronia s.r.l. ma è faci-le supporre che essa fosse stata ben studia-ta da tutta la compagnia di Attori.

Confesso di aver ritenuto che il primoAttore in tale frangente fosse meno cautoed arrivasse subito alla battuta finale dell’o-pera buffa: concedere alla Duronia s.r.l lenuove condizioni, in barba ad ogni legitti-mità, per lo svuotamento completo dell’ini-ziativa pubblica.

Evidentemente Egli ha avuto più timoredi quello che supponevo e non ha recitatosubito la battuta finale preferendo premu-nirsi e cercare di trovare le condizioni sce-niche adatte per poterla declamare.

Lo stratagemma è un arbitrato tra ilComune di Duronia e la Duronia s.r.l. chein verità deve servire sia a guadagnaretempo rispetto alle iniziative dellaMagistratura e sia a creare l’atmosfera perpoter giustificare la battuta finale qualoral’aspetto giudiziale della vicenda si appiani.

I nostri Attori al contrario hanno volutofarci credere di poter dipanare con l’arbitra-to il quesito se le condizioni economichedel contratto/convenzione siano vessatoriein danno del Gestore anche se è Lui stessoad averle proposte nell’offerta della gara

d’appalto e, ridete pure, le ha liberamentesottoscritte. Ma questo Gestore vale a direla World trade 2 s.r.l., , continuate pure aridere per l’assurdità degli intrecci, permagia è sparito dalle scene e la Duronias.r.l. ne è l’erede solo in virtù ancora dellearti magiche del primo Attore stesso. Se sifosse fuori delle scene non si comprende-rebbe a quale titolo questa società agisca.

Al di fuori dell’opera buffa si dovrebbericorrere all’arbitrato tra le parti solo perrisolvere un eventuale contenzioso sullenorme del rapporto quando queste si presta-no ad interpretazioni diverse. Sulle condi-zioni economiche l’unica cosa che potrebbeessere valutata è se esse siano sostenibilinell’attività d’impresa e nel mercato su cuisi opera e qualora si arrivasse ad una con-clusione negativa dovrebbe essere chiaroche chi ha fatto l’offerta nella gara d’appal-to e poi ha sottoscritto il contratto era unosprovveduto. Non ci sono altre conclusioni.

Nell’opera buffa le cose sono diverse enaturalmente per l’arbitrato non si conside-ra neppure l’inutilità di tale arguta dimo-strazione d’ingegno. Infatti quand’ancheesso stabilisse che le condizioni economi-che siano vessatorie (sic !) l’Ente pubblicodi fronte a qualsiasi forma di ricusazionedel contratto stesso è tenuto comunque afare una nuova gara d’appalto e quindi arivolgersi di nuovo al mercato sempre cheanche lì non si volesse recitare una nuovaopera buffa.

Gli spettatori hanno continuato a riderepoi pensando come il “collegio arbitrale”faccia a dimostrare “giuridicamente “ l’in-congruenza delle condizioni economichecosa che andrebbe affrontata sotto il profi-lo dell’analisi dell’attività d’impresa.

Viene il dubbio che anche tale collegiofarà parte dell’opera buffa. Naturalmentenon sappiamo a chi il primo Attore intendeaffidare tale parte della commedia e nésappiamo se farà riferimento anche per que-sto a chi ha interpretato con magnificoimpegno il ruolo di Difensore Civico o sepensi ad altri esimi personaggi.

Personalmente già pregusto il piaceredella lettura del testo della futura perizia diarbitrato e non mancherò certo di rappre-sentare al Magistrato le mie supposizionisulle conclusioni a cui mi immagino sivoglia giungere.

Il sipario si chiude e non mi rimanealtro che tentare a mia volta di far ridere ilprimo Attore fuori delle scene.

La Duronia s.r.l. nella sua lettera del17/9/98 con arguta notazione dice di avernecessità di eliminare tutti i costi inutilidella Sua attività.

Questi costi inutili sono per Essa,udite... udite....., il pagamento dei canonidovuti alla parte pubblica ( sic ! ).

Ha ragione. Lo Stato secondo Essadeve solo finanziare le attività che poivadano a tutto beneficio di sedicentiimprenditori privati.

Sappiamo che il primo Attore, per Suaricorrente confessione, non è bravo con inumeri però con l’aiuto del pallottolieredovrebbe comunque arrivarci a fare questocalcolo.

Lo Stato per poter finanziare un’attività,come Egli dice, il cui valore è pari a circatre miliardi deve aver fatto ricorso all’emis-sione di titoli il cui costo (considerandosolo un valore minimo medio del 4 %annuo) non dovrebbe essere stato inferiorea £. 360.000.000. Lo ripeto per evitareequivoci. Il costo di interessi che lo Statoha speso per mettere a disposizione del sog-getto privato l’investimento di tre miliardiè pari a 360.000.000 in tre anni.

Un accorto imprenditore, nel suo pianoindustriale, prevederebbe il recupero del-l’investimento con gli utili dell’attività. LoStato, in questa situazione, non conservaneppure il Suo investimento se non recupe-rasse il costo dei Suoi interessi. In più Essoha già visto invecchiare le Sue attrezzaturee, senza il recupero per esse delle quote diammortamento, ha sicuramente già persoparte del suo valore. Il soggetto privato inbuona sostanza si mangia le risorse pubbli-che se non c’è dell’altro.

Rida pure Sig. Sindaco !

(Foto: G. Pasqualotto)

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DURONIA IN PIAZZA

ANNO V N° 11/12 PAGINA

15NOV-DIC 98

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PARTITE E RISULTATI DELL’A.C. DUROMOLISINAa cura di VINCENZO CHIOCCHIO

Dopo una lunga attesa, è finalmente cominciato il campionato di III° categoria regionale chemolti aspettavano con ansia, il quale sarà disputato anche dall’A.C. Duromolisina.

Questo campionato non è cominciato nel migliore dei modi da parte della squadra, ma si sperache alla fine si arrivi ad un buon risultato.

Riportiamo qui di seguito le partite e i risultati ottenuti in queste prime partite:1° partita 8/11/98 A.C. Casalciprano - A.C. Duromolisina (rinviata);2° partita 15/11/98 A.C. Duromolisina 1-2 A.C. Campochiaro;3° partita 22/11/98 S.S. Cercepiccolese - A.C. Duromolisina (rinviata);4° partita 29/11/98 A.C. Duromolisina 1-7 Moda capelli Bojano;5° partita 6/12/98 Yama Gomme 8-0 A.C. Duromolisina;6° partita 13/12/98 A.C. Duromolisina 2-1 U.S. Guardiaregia;7° partita 19/12/98 Reds Campobasso 3-2 A.C. Duromolisina.Marcatori3 reti: D’Amico Michelino;1 rete: Ceccarelli Giuseppe, Ricciuto Gregorio, Liberanome Giuseppe.

Le partite rinviate saranno recuperate una il 27/12/98 e l’altra il 3/01/99.Prima di chiudere vorrei porre le mie scuse a D’Amico Pietro e a Ricci Michele perché non

sono stati citati nell’articolo precedente tra i dirigenti di cui anch’essi fanno parte.

Nel mese di dicembre Don Giovanni Russo ha passato le consegne. Il nuovo parroco di Duronia è Don Gino D’Ovidio, direttore del Seminario Diocesano di

Trivento. Don Gino è un giovane prete che i Duroniesi già conoscono, perché è stato l’aiutan-te del Parroco in questi ultimi anni, periodo in cui Don Giovanni ha attraversato momentidifficili per il forte affaticamento dovuto ad una preoccupante malattia che lo perseguita damolto tempo. Noi crediamo che Don Gino sostituirà degnamente Don Giovanni; la vianova èfelice di fargli auguri sinceri di buon lavoro ed auspica una fattiva collaborazione nell’inte-resse dell’intera comunità Duroniese, residente e non.

A Don Giovanni, che è stato tra l’altro uno dei primi collaboratori di questo giornale,dedichiamo un grosso grazie per il suo ultraquarantennale operato sacerdotale tra la genteduroniese attraverso il saluto dell’avv. Domenico Adducchio (ADDO), il nostro collaboratorepiù affezionato e più anziano e suo amico da una vita.

I Redattori del la vianova.

DON GIOVANNI, GRAZIE!

L’avvenimento è di notevole importan-za per Duronia e la vianova non lo haignorato. Don Giovanni quindi non è più ilParroco di Duronia. Gli amici della reda-zione hanno espresso grate e commosseparole per questo austero e dinamicosacerdote, ben sapendo che la prima voce“di stampa” circolata fra le case diDuronia e tra i Duroniesi residenti all’este-ro è stata proprio quella di Don Giovannicon il suo Bollettino Parrocchiale.

Mi son sentito onorato per l’incaricoricevuto di sottolineare il grazie che iDuroniesi sentono nell’intimo dell’animoper chi ha dedicato una vita al nostro paese.

Il grazie quindi de la vianova si uniscealla gratitudine generale di un popolo.

Mi sia consentito però qualche puntua-lizzazione di natura personale. DonGiovanni è stato, nei lontani anni dellafanciullezza, mio compagno di classe. Cisiamo ritrovati a Duronia con lo spiritod’intesa che nasce tra i banchi di scuola. Equell’intesa non è mai morta.

Ed è per questo che anch’io mi sentocommosso nel dire: ”Grazie, Don

Giovanni, per quello che tu hai fatto per lagente del mio paese; grazie per il tuoapporto di fede e di opere di bene. E nonposso non ricordare, qui, il tuo impegnonella realizzazione di opere che hannoarricchito Duronia: la nuova chiesa dipiazza S. Rocco; la costruzione della casadi riposo per anziani; l’aver fatto funziona-re una scuola materna, mai esistita prima,a Duronia; averci anche dato un gruppo dibrave suore che da oltre trent’anni lavoranell’interesse dei piccoli e degli anziani.

Grazie, Don Giovanni. So che ti avre-mo ancora con noi, ma sappi che resterai alungo nei ricordi e nell’affetto di tantagente. Spero, quanto prima, di potertistringere la mano ed esprimerti, a voce, isentimenti che la vianova tutta intendeconsacrare in queste mie povere parole.

Ed ora devo chiederti anche scusa, per-ché tutti ed anch’io affettuosamente tichiamiamo Don Giovanni, mentredovremmo chiamarti Monsignor GiovanniRusso”.Grazie ancora.ADDO

L’UNIONE DEI COMUNI“MEDIO SANNIO”

UN NUOVO LIVELLO ISTITUZIONALEPER IL GOVERNO LOCALE

NOVE COMUNI VOGLIONO FONDERSI Il 5 dicembre a Molise, presso l’hotel “La Meridiana”, si è tenuto l’incontro/dibattito sul

tema “l’Unione dei Comuni Medio Sannio, un nuovo livello istituzionale per il governo locale”.All’incontro erano presenti varie autorità amministrative regionali e provinciali e

tutti i sindaci dei nove comuni dell’Unione: Molise, Duronia, Torella, Fossalto,Pietracupa, Castropignano, Sant’Angelo Limosano, San Biase e Limosano.

La discussione si è aperta presentando i motivi della fusione dei comuni, di come eperché questa è nata e quali sono i problemi che con essa si vogliono risolvere e gli obietti-vi da raggiungere. Il sindaco di Fossalto ha sottolineato i propositi dei sindaci delle varieamministrazioni locali interessate che vedono nell’Unione il modo che consentirà di gesti-re in forma economica, produttiva e finanziaria i servizi che allo stato attuale sono gestitidai singoli piccoli centri con costi eccessivi e risultati non sempre ottimali.

Nella legge 142/90 sono previste forme associative e di cooperazione tra gli enti locali perla gestione dei servizi e delle funzioni pubbliche, tra queste vie è appunto l’Unione dei comuni.

Il dibattito in seguito si è incentrato sul come far nascere un ente nuovo e snello, chenon deve sovrapporsi alle Comunità Montane ma invece deve essere autonomo e proporsiad un livello più alto di operatività. L’Unione dovrà farsi portavoce delle singole realtàche la compongono senza che queste perdano la propria dignità e la propria singolarità.

La Nota:LA FRONTIERA AMMINISTRATIVA DEGLI ENTI LOCALI

di FRANCO ADDUCCHIOIl Consiglio Comunale di Duronia del 30/11/98 ha votato l’adesione alla Unione dei

Comuni “ Medio Sannio “ed il regolamento che ne disciplina il funzionamento.Il fatto ha una rilevanza notevole. Premetto che il mio voto in seno a questo consiglio

Comunale è stato favorevole anche se del tutto estraneo alla gestazione dell’iniziativa che èstata assunta dai Sindaci dei Comuni interessati: Castropignano, Duronia, Fossalto, Limosano,Molise, Pietracupa, San Biase, Sant’Angelo Limosano e Torella del Sannio.

Ho accolto favorevolmente questa iniziativa in quanto ritengo che si possa per tale stradarazionalizzare i servizi e i loro costi sempre che si realizzino anche alcune condizioni.

Nonostante il voto favorevole ho comunque due grosse riserve sulla vicenda. Primo. L’operazione, almeno per quanto riguarda Duronia, è stata pensata dall’alto senza

un vero coinvolgimento della popolazione ed un serio dibattito che comunque ne chiarisseanche la rilevanza.

Secondo. La composizione di Comuni partecipanti è avvenuta credo per affinità di “pro-getto politico” tra i Sindaci dei Comuni aderenti senza nessuna considerazione delle esigenzeterritoriali omogenee. Infatti non si comprende con quali criteri ad esempio il Comune diDuronia partecipi ad una Comunità Montana che per territorio è diversa dalla Unione deiComuni.

Tuttavia questo progetto politico dei Sindaci o più chiaramente questi interessi per cartellielettorali in ambito Provinciale e Regionale, se esistono, non devono privarci di pensare adun’opportunità positiva.

Al di là delle intenzioni di altri l’evento va salutato con attenzione per ciò che esso puòcostituire.

La condizione per una sua positività è che l’Unione dei Comuni non sia anche l’unionedelle cattive Amministrazioni.

Conosco poco la realtà degli altri Comuni ma conosco bene quella di Duronia che nondeve essere trasmigrata e, con il volano degli altri Sindaci, moltiplicata pena la vacuità dell’i-niziativa.

Occorre battere il rischio che si possa realizzare solamente un ampliamento del potere daesercitare sul territorio e la possibilità di presiedere con poca trasparenza a movimenti finan-ziari più cospicui.

Se non si batte questo l’iniziativa sarà un’altra occasione perduta. Occorre pertanto nei pros-simi mesi riflettere su questa opportunità qualora essa dovesse pienamente concretizzarsi.

Colgo pertanto l’occasione per invitare tutti gli amici di la vianova e soprattutto coloro chesono impegnati istituzionalmente in tale iniziativa ad una comune riflessione sulle posizionida assumere a salvaguardia degli interessi collettivi.

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DIFENDIAMO LE NOSTRE MEMORIERISPOSTA AD ALESSIA

Cara Alessia la tua lettera/critica sul giornale lavianova l’ho letta con molto piacere ed interesse. Micongratulo con te che hai avuto la fortuna di leggerefin dalle prime copie che sono uscite di detto giornale.Avevi undici anni. Io a questa età scappavo da unaparte all’altra per ripararmi dai bombardamenti: ilrifugio che ritenevo il più sicuro era un cipresso(pianta simbolo di morte) ma allora per me rappre-sentava la vita. Quante volte ho pensato al mioMolise, te non te lo immagini nemmeno. Certo per ciòche è stata la mia vita, il passato ora è vita per il miopresente e il presente mi guida verso un futuro lungoo breve che potrà essere con molta serenità.

Alessia, la tua terra è anche la mia: forse io chesono stata lontana per tanti anni apprezzo di più lasua bellezza, la sua gente. Quando ho potuto ho visi-tato il Molise dal mare ai monti, ho partecipato allefeste tipiche dei vari paesi, mi sono unita alla gentenon disdegnando la loro compagnia, partecipando ailoro balli (la tipica tarantella), alla loro sana allegria.Certo sono cose personali, come dici tu, che non pos-sono interessare nessuno, tantomeno una bimbacome te che, da quello che ho potuto capire, non vedel’ora di andare via da questa terra amara ma daamare.

Alessia, il nostro Molise si ama col vivere la nostravita ovunque ci si trovi, con rettitudine ed onestà.Dove ora mi trovo molte persone che mi conoscono(per la mia propaganda) sono andate nel Molise perle loro vacanze: sono tornate con tale entusiasmo digran lunga superiore al mio. Anche questo è un modoper sbloccare la nostra terra da quella triste ed intol-lerabile situazione di arretratezza culturale, mentale,economica e sociale come tu dici, ma non dico io chedel Molise conosco tante meraviglie sia storicamenteper una discreta raccolta di libri che sono riuscita aprocurarmi, sia per averlo visitato a piedi o in mac-china in lungo e in largo.

E’ una regione meravigliosa ! Te la porti semprenel cuore.

Un’ultima cosa voglio dirti: io sono Torellese, masono figlia di una donna stupenda di Castropignano.

Ti saluto Alessia e ti auguro ogni bene.

Lina D’Alessandro (Torella)

GIORNATA NAZIONALE DELLE FORZE ARMATECari Amici,celebriamo i nostri Caduti.

Vorrei che qualcuno mi spiegasse per cosa sono caduti e cosadovremmo prendere in loro.

Quattro Novembre: come ogni anno, processioni,corone di allori, celebrazioni, patetici manifesti patriottici.

Io ho sempre detestato questa festa. Mi dà un forte sensodi disagio - per non dire orrore - vedere celebrare come eroii soldati della nostra patria che morirono ammazzati nel-l’ammazzare i soldati delle altre patrie; soldati che hannocreduto di morire per la patria e che invece sono morti pergli interessi dei ricchi e dei potenti oper le ideologie nazionaliste, razzistee sballate di qualche folle.

Pensate ai Caduti della PrimaGuerra Mondiale: sono quelli chehanno i nomi scritti sui monumenti.Morti per conquistare terre cheGiolitti, e con lui la maggioranza delParlamento italiano, sapevano dipoter ottenere senza versare un solagoccia di quel sangue sulle Alpi.

Non si studia questo a scuola?Non è stata forse “una inutile stra-ge”? Non è un’espressione mia, madi un Papa. Solo ora il ministroScognamiglio si è reso conto che,forse, quei diecimila fucilati percodardia o diserzione non avevanotutti i torti ad esser “vili”. Io credoche avrebbero fatto bene a disertaretutti: l’Italia e il mondo si sarebberorisparmiati molto dolore e ci avreb-bero guadagnato in civiltà, progressoe immagine.

Pensate ora ai Caduti del ’36 inSpagna. Corsi in aiuto di un crimina-le come il generale Franco, che, gra-zie al loro aiuto e al loro sangue,poté instaurare un regime in cuiveniva meno ogni libertà civile, poli-tica e religiosa.

Pensate poi ai caduti della Seconda Guerra Mondiale.Pensavano di combattere e morire per la loro patria; mori-vano e combattevano contro ogni più elementare fonda-mento della dignità umana, contro la democrazia, controla libertà e l’indipendenza di altre patrie. Un’ideologiafolle, i crimini più orribili, gli intenti più mostruosi si

nascondevano dietro la bandiera della Patria.Quali virtù dobbiamo celebrare in questi infelici?

Quale nobiltà in chi è morto senza neanche sapere per-ché? Quale eroismo in chi ha combattuto solo perché glie-lo avevano ordinato, senza conoscere gli ignobili fini delsuo combattere? Possiamo solo aver compassione di loro.E spero bene che non si pretenda, alle soglie del 3° mil-

lennio e dopo 20 secoli di predica-zione cristiana, di esaltare l’obbe-dienza come un valore! Nondovremmo piuttosto celebrare l’e-roismo di chi ha disobbedito e diser-tato (come i partigiani e gli obiettoridi coscienza) invece che il funestoolocausto di chi ha obbedito cieca-mente ad ordini folli?

La “Giornata delle ForzeArmate” è una delle celebrazionipiù equivoche e diseducative maiconcepite. Celebrare i caduti di tuttele guerre significa esaltare l’obbe-dienza incondizionata, cieca e irre-sponsabile a dispetto della coscienzacivica e dei doveri morali di ciascu-no di noi.

“Rispettiamo la sofferenza e lamorte, ma davanti ai giovani che ciguardano non facciamo pericoloseconfusioni fra il bene e il male, fraverità e l’errore, fra la morte di unaggressore e quella della sua vittima.Se volete diciamo: preghiamo perquelli infelici che, avvelenati senzaloro colpa da una propaganda d’odio,si sono sacrificati per il loro malinte-so ideale di Patria calpestando senzaavvedersene ogni altro nobile ideale

umano”. (Cito Don Lorenzo Milani, che molto prima emolto meglio di me ha parlato di tutto questo).

Piuttosto che celebrare le forze armate io preferisco ope-rare per averne sempre meno bisogno. Piuttosto che elogiarei caduti io auspico che mai più i giovani si sottomettanoincondizionatamente alla maledetta obbedienza militare.

Alessia Acquistapace (Castropignano)

Fossalto 4 Novembre 1998. Il Presidente dell’Associazione Combattenti, NicolaTullo, Commemora i caduti di tutte le guerre alla

presenza del Sinsaco V. Fusaro.

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Ultimamente sono ritornato nella“Tierra caliente de Los Gauchos”, doveero già stato nel 1978 in occasione del“Campeonato Mundial” di calcio: unviaggio bellissimo tra gente meravigliosa.

L’Argentina è un paese delle millemeraviglie ed il suo popolo è, a dir poco,superbo per quel suo modo di viverestraricco di spontaneità, cordialità, alle-grezza, comunicabilità e, quindi, gioia divivere: dappertutto si ha la sensazione diessere tra gente amica, quasi familiare,pronta e felice di comunicare con te sem-pre cordialmente ed allegramente.

Io e la mia mogliettina abbiamo avutola gioia di incontrare tantissimiDuroniesi a Buenos Aires e soprattutto aMar Del Plata: l’uno più bello e meravi-glioso dell’altro!

Ricchi?!? …….Straricchi!!!Ebbene…!

Il Duroniese che vive nell’America delNord (Stati Uniti e Canada) ha vissuto,vive e vivrà per lavorare, pro-durre “dollari”, contarli millevolte e - ultima operazione, quasiuna cerimonia! - depositarli inun libretto di banca, dove reste-ranno “intoccabili” nei…..secolidei secoli.

Il Duroniese dell’America delSud (d’Argentina particolar-mente) lavora tanto quantobasta per i bisogni essenzialidella vita - quindi tanto tantomeno del Duroniese Nord-Americano - e, per quanto con-cerne il “piacere della vita”, checomporta un costo molto supe-riore alla sua “produzione lavo-rativa”, altro non fa - lui, ilDuroniese d’Argentina - cheinvitare il suo agente finanziariodi dare un colpo di telefono all’i-stituzione finanziaria Nord-Americana, dove stanno deposi-tati i “malloppi” dei Duroniesi-lavoratori-risparmiatori, invitandola afare un lauto prestito al Duroniesedell’America del Sud, prelevando daidepositi del Duroniese dell’America delNord. Operazione finanziaria compiuta:il Duroniese d’Argentina parte con la suabella a cavallo del “piacere della vita”,grazie ai risparmi del Duroniese Nord-Americano, che intanto si dà alla pazzagioia in un cantiere di costruzione, instal-lando pesantissime travi di ferro e, natu-ralmente, producendo quei “famosi” dol-larini che ben presto prenderanno la viadel Sud per la gioia di vivere delDuroniese della “Tierra caliente”. E…..lavita continua!

Ebbene di grazia, chi è il riccovero,…..il “Nordista” o il “Sudista”?!?

La risposta, Duroniese dei quattroangoli del mondo, via…….la vianova!

E’ pur vero che il Duroniese-gauchopreferisce parlare di…”squattune’,pane’, pr’sutt’ e vine’”, quindi di unadelle “77” gioie del vivere, ma è anchevero ch’egli è capace di distinguersi in

tutto quanto concerne l’attività economi-ca e finanziaria della società d’adozione.

La produzione agraria argentina ulti-mamente ha avuto un impulso formida-bile grazie ad un sistema di concimazionedel suolo scoperto e lanciato sul mercatoagricolo da “Fertilab”, laboratorio diret-to dal più grande agrario d’Argentina,nientepopodimeno che…Angelo Berardo,Angelìll, r’ fìgle’ d’ Marìne d’ r’ Faìte’, ilquale mi ha confessato che ad incorag-giarlo sulla via dello studio fu “lo suomaestro” della quarta e quinta elementa-re negli anni 1949-1950, il quale attual-mente gioca sotto falso nome (si fa perdire) nei meandri de la vianova:…..chiera costui?!?

Angelìll’ ed io saremmo felicissimi, se“lo nostro maestro” raccontasse - via lavianova con il suo nome vero, questavolta – di quel tempo gaio e spensieratodella Duronia-post-bellum, povera, mabella e straboccante di cuen’ndendezza.

Dappertutto in Mar del Plata, edanche in Buenos Aires,…”MobilificioManzo”: “Manzo?!?”, esclama la miamogliettina, “Ahò, questi sono sicura-mente parenti miei!”, e s’infila dentroquesto bel negozio.

Un simpaticissimo e bel giovanotto ciriceve con estrema cortesia ed in…italia-no: dopo qualche minuto ci rendiamoconto che di fronte a noi abbiamo r’n’pote d’ zi’ P’trìne’ d’ P’trangele, il redel trasporto duroniese del dopo-guerra,che all’età di 93 anni è vegeto come unventicinquenne, specialmente mental-mente. E lui, il bel giovanotto, è Pedro -come…P’trìne! -, che dirige con polsofermo e con estrema competenza la gran-de azienda commerciale, che papàOrlando e quella Stella di mamma hannomessa su dal nulla con grande abilità espirito di sacrificio, qualificandosi tra imaghi del business argentino.

E zia Marianicola, d’ chìll d’ r’ cand’-niere, a 94 anni suonati, fa ancora filardritto r’ figlie, Mìnghe, che a 70 anni

ancora vo’ fa’ r’ ‘uapparièll’, ahimè!‘Sta delinquentuccia della mia

mogliettina - figlia di Giuseppe “Peppe”Manzo, d’Chill’ d’ spaccavosch’, attual-mente famosissimo come “tranviere-poeta” di Roma - si è talmente innamora-ta dell’Argentina e della sua gente chenon fa altro che domandarmi quando ciritorneremo, lei che è l’unica Manzod’chill’ d’ spaccavosch’ che è andata arincontrare i suoi numerosi parentid’Argentina: da Roma, dove vivonol’80% degli “spaccaboschesi”, nessuno diloro, ahime!, ha mai preso la via cheporta in quella bellissima terrad’Argentina, dove riabbracciare, dopouna cinquantina d’anni, tanti parenti.

Don Pe’, dite a Nino, Ercole,Vincenzo, Vittorio, Mario, e chi altro?,che Angelo in Mar del Plata e Gino,Ernesto, Felice in Buenos Aires, li aspet-tano con un cuore grande comeuna…m’ndagna.

…E nell’America delNord, si continua a lavorare,produrre, contare!

…E nell’Agro duroniesesi continua a malignare, liti-gare, maramaldeggiare!

Le Cannavine, quellafonte meravigliosa che vivesempre nel mio cuore!

“Chiare, fresche e dolciacque”, dove, bambini, guaz-zavamo insieme alle “ranoc-chie”, dimentichi di tutti iguai del mondo e, quindi, feli-ci, tanto tanto felici.

Colgo l’occasione, carala vianova, di abbracciare contanto affetto, oltre Giovanni etutta la Redazione, il miogrande amico, Padre AntonioGermano, dalla cui profondafede nei valori assoluti dellavita io attingo continuamente,sapendola inesauribile, nel

tentativo di avvicinarmi sempre più a talivalori che sono i soli che conducono nelmondo della felicità, e colgo ancora l’oc-casione di pregarlo di dare una bella tira-tina d’orecchie al suo fratellino maggio-re, che da tanti anni ha dimenticato diavere un amico vicino al Polo Nord, chesi sente tanto triste, quando si sentedimenticato da un amico, soprattutto sesi tratta di un amico dei tempi ruggentidella prima giovinezza.

Ed a voi tutti, carissimi Duroniesi,dovunque voi siate, vada il mio saluto,invitandovi dal più profondo del miocuore di battervi con spirito leonino perla conquista di quei valori assoluti chefanno capo a Dio e che, dunque, sono isoli che possono rendervi felici. Ed asostenerci in questa battaglia ciclopica,specialmente per i tempi che corrono, èstato, e sarà per sempre lo spiritogagliardo della “m’ndagna”,…dellanostra “m’ndagna”.Ciao! Savino Tartaglia – Montreal (Canada)

LE DUE AMERICHEVISTE ATTRAVERSO GLI OCCHI DI UN “DURONIESE” DI MONTREAL

di SAVINO TARTAGLIA

Fra i vari documenti lasciateci danostro padre e che noi figli abbiamo sem-pre conservato con tanto affetto, abbiamotrovato, fra le tante, una fotografia cheper la sua storia ritengo opportuno farlaconoscere perché è la storia che sempreattraverso i secoli e maggiormente inquesti tempi attuali si è ripetuta sia purecon modalità e con finalità diverse: è lastoria degli emigranti, gente col miraggiodi una terra felice dove poter viveredegnamente. In questa foto c’è uno deifratelli di mio padre, zio Giuseppe, quellocon il cappello in testa. Era già stato inArgentina: aveva trovato lavoro e dopocirca due anni era tornato a Torella.Ripartì in compagnia di altri 4 Torellesi aiquali aveva trovato un contratto di lavoroquindi questi avevano già la certezza ditrovare non un miraggio, ma una terrache avrebbe procurato loro sicuro benes-sere. La data precisa di questa partenzanon la ricordo con precisione, ma erasicuramente tra il 1922 e 1925.

Mio padre mi raccontava che iTorellesi che partirono con mio zio conuna nave da Napoli per pagare il viaggioportarono da Torella sacchi di formaggioprodotto dalle proprie famiglie che purcon il dolore nel cuore contribuirono aquel cammino della speranza: speranza diuna vita migliore, una vita degna di esse-re vissuta. Quanti Torellesi sono oggi inArgentina? Penso che non ci sia famigliaa Torella che non abbia qualche parenteche vive laggiù in quella piccola parte diBuenos Aires chiamata “La piccolaTorella”.

Anche oggi da ogni parte del mondola gente o per un motivo o un altro cercadi andare verso quei paesi che credonopossa dar loro da vivere. La differenzadegli emigranti dei primi anni di questosecolo che sta per finire con gli emigrantidi oggi è molta ma la ragione è sempre lastessa e i mezzi per riuscirci sono diversi.Io ritengo che tutti dovrebbero potervivere con dignità e decoro nella terradove sono nati e mi auguro che l’Annodel Giubileo possa realizzare la pace e laserenità per tutti.

Questa fotografia che allego a quantoda me scritto, ho piacere di farla pubbli-care sul giornale la vianova per fare unomaggio ai miei compaesani vicini e lon-tani ai quali va un affettuoso saluto da meche sono la figlia di Domenico, detto“l’Applicato”.

Chi non lo ricorda?

Duronia(1957). Al lavoro(?) sui campi. Si riconoscono: Ins. Domenico Adducchio,Ins. Renato Ricciuto, Dario Ricciuto, Enzo D’Amico, Giuseppe Foriero, Savino Tartaglia,

Ins. Fioretto Berardo. (Archivio Parrocchiale)

GLI EMIGRANTIdi LINA D’ALESSANDRO

TORELLESE IN TEXASMarta D’Alessandro in Fernandez,

con la sua famiglia vive a El Paso (Texas)

VERSA IL TUOABBONAMENTO

salva la vianova

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DIARIO DI UN COMBATTENTEDELLA IIa GUERRA MONDIALE

(PRIMA PARTE)di VITTORIO CIARMELA

stare in alto mare vedi mare e cielo e nient’altro. I piccoli centri(come anche le città) in Libia erano distanti centinaia di chilo-metri uno dall’altro.

I centri abitati si trovavano solamente lungo la litoranea chedal confine della Tunisia portava alla litoranea Egiziana. Neldeserto c’è qualche oasi sperduta nella quale solo i beduini coni loro cammelli sono in grado di viverci per poco tempo.

Nel deserto ci sono poi dei capisaldi militari, senza abita-zioni private, che servono solo come punti di riferimento e diorientamento. In uno di essi, appunto, noi stavamo installati acausa della quarantena.

All’imbrunire, sonno permettendo, ci mettevamo a dormirea terra, con qualche coperta addosso, soffrendo il freddo per viadella escursione termica.

Una bella sera tra veglia e sonno tutto ad un tratto sentii chequalcuno mi stava togliendo la coperta che avevo addosso enella quale ero già ben avvolto. Mi alzai e dissi allo scalmana-to: “Brizzi, cosa fai?” Lui mi rispose: “Ma vai, merda!” Io alsentire quella parola offensiva (allora giovane e agile come ero)gli tirai un pugno che lo fece traballare per oltre quattro metriindietro. Da quel momento in poi il Bolognese Brizzi midiventò amico. Lo compatii e finì lì.

Finalmente dopo aver finito la quarantena un bel mattinosi decisero di portarci con automezzi dell’esercito a Derna,meta finale.

Lì stavamo molto meglio, almeno si dormiva in branda enon più nella sabbia senza né lenzuola e né cuscini. A Derna simangiava nel cortile che era tra una casermetta e l’altra.

La minestra non bisognava masticarla tanto, altrimenti la sab-bia si sentiva ancora di più scricchiolare sotto i denti; la Libia ècosì, basta un po’ di Ghibli e la sabbia penetra sin dentro alle ossa.

Derna è una cittadina all’italiana, non manca niente, massi-ma pulizia in qualsiasi locale pubblico e poi cinema, ristoranti,biliardi, gelaterie, negozi di tutte le specie, bar più o menograndi e più o meno gestiti da italiani.

Ci sono locali gestiti da Libici con altrettanta pulizia e gen-tilezza verso i clienti dei locali gestiti dagli italiani.

Ormai anche loro si erano italianizzati!La sera, quando uscivo in libera uscita, andavo sempre in un

bar libico per prendermi un bicchiere di te con le noccioline ame-ricane come è loro usanza preparare. Mi piacevano tanto quellenoccioline e mi ristoravano, ogni bicchiere costava dodici soldi.

La vita militare anteguerra, pur essendo in Africa, si condu-ceva normalmente, ci dispiaceva soltanto per la lontananzadella famiglia.

Tute le mattine ci facevano fare delle ore di istruzione, gin-nastica, corse, poi ci portavano al poligono per insegnarci asparare.

La prima volta che sparammo ci chiesero chi di noi avessemai sparato, anche con un semplice fucile da caccia.

Io dissi che sapevo sparare pur non avendo mai preso inmano un fucile e loro mi diedero due pallottole come ancheagli altri “esperti” soldati. Con il primo colpo, con superficia-lità, non riuscii a fare centro ma con il secondo centrai.

Da allora tutte le mattine mi facevano sparare, insieme adaltri soldati, un caricatore intero. Chi riusciva a fare più centriaveva mezza lira di premio.

Mi piaceva fare centro, mi impegnavo e miglioravo ogni

PER NON DIMENTICARE18NOV-DIC 98

ANNO V N° 11/12 PAGINA

Il primo febbraio del 1940 dovetti partire per fare il soldato,appena tre mesi dopo il mio matrimonio. Era tempo di pace.

Fui assegnato al 115° Reggimento Fanteria con sede in Libiaprecisamente a Derna, piccola cittadina della Cirenaica. Lo smi-stamento era all’Aquila, in quel periodo la ferrovia Campobasso-Termoli era interrotta causa “frane”, così insieme ad altre reclutefui costretto a fare un tragitto più lungo: Campobasso-Benevento-Foggia. In quest’ultima città pernottammo.

Ci diedero la cena e fu la prima volta che assaggiammo ilrancio militare, una schifezza da non credere! La mattina suc-cessiva ripartimmo da Foggia proseguendo poi per Termoli-Pescara-l’Aquila.

All’Aquila alloggiammo al castello situato nel punto piùalto della città. Ci misero all’ultimo piano. Dai vetri delle fine-stre, tutti rotti, entrava freddo e vento. Eravamo in pieno inver-no e c’era la neve. Il freddo era intensissimo e quelle brandemilitari con appena qualche coperta ci facevano più il gelo.

Tutti si coricavano senza spogliarsi. Noi nuove recludeormai ci si conosceva tutti, soprattutto tra molisani.

C’era un ragazzo di Termoli, Aloia era il suo cognome, chequando facevano l’appello rispondeva solo dopo 5 o 6 volteche lo chiamavano, fingendo di non sentire. La sera quando noiuscivamo in libera uscita lui rimaneva sempre in caserma permettersi in branda a riposare. Dormiva in modo strano, guar-dandolo con le coperte addosso, era enorme, sembrava quasiche nella branda ci fossero più persone; chissà, forse si mettevain ginocchio.

Chi non sapeva perché si comportasse in questo modo, lobeffeggiava, pesantemente, come si fa tra commilitoni.

Un giorno Aloia si confidò con me dicendomi che provenivada una famiglia molto numerosa. Lui era il primo dei cinque figli.Il padre era inabile e alla madre era impossibile portare avanti iltutto senza aiuto: la sua presenza era indispensabile e vitale.

Qualcuno prima di partire per soldato gli aveva consigliatodi comportarsi in tale modo strano, solo così avrebbe potutosperare di essere congedato subito! Io compresi il suo stato e locompatii.

Col passare dei giorni però il capitano si accorse che il suoera solo un trucco inutile e gli chiese: “Aloia questo tuo com-portamento da sordo e questi atteggiamenti così strambi sonoveri?” Lui angosciato e spaventato, chiarendo i suoi perché,confessò, ma il Capitano, pur considerando il caso, non potélasciarlo andare. “Stai tranquillo, Aloia - disse - un anno passain fretta e tu potrai tornare a casa a fare il capofamiglia!” Aloiasi convinse e smise di fare il finto tonto, anche se quell’anno,purtroppo, divenne molto ma molto più lungo dei soliti 365giorni di naja paventati dal Capitano.

Per due settimane dovremmo soffrire l’inizio della naja trat-tati come bestie per il freddo, il vitto e per tutto il resto; pazien-za, i quindici giorni passarono! Ci diedero la divisa militare ein più un piccolo pastrano adatto anche per il freddo notturnodella Libia che era la nostra reale destinazione.

Noi reclute che abitavamo non lontano dall’Aquila, ciaccordammo per fare di nascosto una “scappatella” dalla nostrafamiglia prima di partire per l’Africa. Purtroppo il piano fallìperché gli ufficiali sapendo delle nostre intenzioni, ci minaccia-rono dicendoci: “Non azzardatevi a fare questa pazzia perchése vi allontanate senza il permesso, arriveranno a casa vostra iCarabinieri e voi, sarete puniti severamente”. Noi, con la codatra le gambe, declinammo al piano predisposto.

La mattina del diciassette di Febbraio 1940 dall’Aquila par-timmo per Napoli. Qui ci imbarcarono sulla nave Piemonte cheera una caccavella più antica di quella di Cristoforo Colombo.In compenso come vitto ci trattavano benissimo. Esso erabuono ed abbondante ma a causa del mal di mare era possibileingoiare qualunque cibo per non vomitare.

Le sigarette della migliore qualità costavano appena 16soldi, per il pacchetto da 20 e noi ci saziavamo fumando.

Il giorno dopo proseguimmo per la Libia. Il mare era burra-scoso e a noi che la prima volta viaggiavamo per mare, ci fecemolto male. Sembravamo tutti cadaveri, specialmente nellostretto di Messina, lì dove le onde erano più impetuose delmare aperto.

Dopo tre giorni di navigazione arrivammo a Tobruk piùmorti che vivi. La gioventù per fortuna supera ogni ostacolo!

Sulla nave si verificò un caso di tifo, così invece di portarcinelle caserme ci fecero fare la quarantena in pieno deserto pernon creare una epidemia.

Lì restammo per parecchie settimane lontano da tutto e da tutti.Isolati dal mondo, non potevamo assolutamente andare in nessunposto, ma pur volendo e potendo, dove si sarebbe potuto andare?

L’idea di evadere era solo follia! Stare nel deserto è come

giorno di più. In breve tempo divenni provetto sparatore per lamia precisione e tutte le mattine mi mettevo in tasca mezza lire.

Quando facemmo i tiri di classificazione il Colonnello cipromise che al ritorno dalle grandi manovre chi avrebbe fattopiù centri cioè il primo, il secondo e il terzo classificato sareb-be stato mandato a casa per un mese di licenza premio.

Io fui il primo di tutto il Reggimento, avevo una mira for-midabile, feci 16 centri con 18 pallottole. Ero tiratore scelto.

Il secondo posto fu di chi fece 15 centri e il terzo posto, apari merito, fu di due soldati che fecero 14 centri con le solite18 pallottole.

Il centro da colpire era di forma rotonda non più di 20 cen-timetri di diametro alla distanza di 200 metri.

Io ero sicuro di me, tanto da non capacitarmi di come aves-si potuto sbagliare quei due tiri e di come non fossi riuscito afare 18 centri con 18 tiri.

La licenza premio promesso dal Colonnello però non siconcretizzò mai. Essa infatti sarebbe dovuta avvenire al ritornodalle esercitazioni militari, ma disgrazia volle che il ritorno inCaserma non ci fu, perché il 10 giugno 1940 scoppiò la guerrae di ogni licenza premio non se ne parlò più.

Si parlò di “guerra lampo” per via della sua rapidità, maavvenne esattamente il contrario.

Il maresciallo che dirigeva la banda del Reggimento inse-gnava a cantare a tutti i soldati una canzone che inneggiava lasicurezza della vittoria che si sarebbe dovuta ottenere in brevetempo. Quella canzone l’avremmo dovuta cantare in ventottoottobre 1940 marciando sulla via dell’Impero a Roma in unagrande parata militare davanti alle alte autorità del partitoFascista.

Fu un’illusione, di 28 ottobre ne passarono tanti e molti sol-dati che avevano imparato quella canzone e che avrebberodovuto marciare in quella così maestosa e imponente parata,dalla guerra non tornarono più.

La fortuna è stata solo di chi è riuscito a sopravvivere.Tanti commilitoni ci hanno lasciato la pelle, inutilmente, in

quella cosiddetta “guerra lampo”, a vent’anni, nella migliore età.Un mio compagno, per esempio, Costanzo Cacchione nati-

vo di San Martino in Pensilis, morì sotto un bombardamentoitaliano per un banale errore di comando (errore casuale o erro-re voluto?) dopo appena tre giorni dalla dichiarazione di guerraprecisamente il 13-6-1940.

Il fatto avvenne così. Il 115° Reggimento Fanteria di cuifacevano parte, era appostato nella ridotta Capuzzo, tra il confi-ne dell’Egitto e la Libia, per occupare il caposaldo. Un aereoche sorvolava la zona dall’alto vide che gli inglesi si avvicina-vano allo stesso caposaldo con mezzi imponenti tanto da nonriuscire noi italiani, in un ipotetico scontro, a far loro fronte. Ilpilota si rese conto della gravità del caso e inviò un messaggiodall’aereo ordinando categoricamente la ritirata: “…altrimenti -diceva - saremo tutti massacrati dalla superiorità numericainglese”, firmato Bruno Mussolini. L’ordine fu eseguito e noi ciritirammo.

La mattina successiva si sarebbe dovuto rioccupare il capo-saldo, naturalmente con più mezzi e più soldati. All’alba del13-6-1940 alle ore 7 e 45 l’aviazione militare avrebbe bombar-dato e alle 8 la truppa sarebbe entrata nella ridotta per rioccu-parla. Si fece tutto il contrario: alle 7,45 entrò la truppa e alle 8,quando la truppa italiana era nel caposaldo, iniziò il bombarda-mento: fu veramente un massacro fratricida. L’aviazione italia-na bombardò sulle truppe italiane credendole inglesi senza nes-suna remora. La truppa che riceveva dall’alto quei bei confetticercava in ogni modo e in ogni maniera di far capire all’avia-zione che loro erano italiani e non inglesi, ma non ci fu caso,l’ordine era quello! Il povero amico mio fu colpito non mortal-mente da una bomba. A distanza di dieci metri da lui c’eranoaltri soldati, tra cui un caporalmaggiore che vedendo il soldatoCacchione ferito corse per aiutarlo e soccorrerlo. Ma il casovolle che un’altra bomba cadesse nello stesso posto dellaprima. Morirono tutti e due flagellati.

Sotto quel bombardamento morirono 72 militari del mioReggimento.

E pensare che quando alle 7 e 45 entrò la nostra truppa nelcaposaldo da occupare, gli inglesi non c’erano più. Il loro erastato solo un semplice saggio di manovra, un’esercitazione eper quell’esercitazione e per quell’errore ci hanno lasciato lavita 72 militari italiani.

Errore umano o voluto?

A partire da questo numero inizieremo a raccontarvi, a puntate, l’Odissea vissuta durante la seconda guerra mondiale da un nostro corregionale di Fossalto ilsignor Vittorio Ciarmela, ex combattente, partito per fare il soldato il 1 febbraio 1940 in tempo di pace rimpatriato dall’Inghilterra dopo cinque anni e mezzo diprigionia il 14 giugno 1946.

Il racconto, frutto di una terribile e lunga esperienza vissuta in prima persona, ci immerge in un mondo distante da quello di oggi, un mondo fatto di sofferenze eprivazioni nel quale il valore della vita umana era minimo rispetto al sopruso e potere.

Don Vittorio con semplicità e chiarezza ci aiuta (meglio di un libro di storia) a capire come era la vita dei nostri soldati in trincea e in prigionia durante laseconda guerra mondiale con tutta la serie di disagi, difficoltà e patimenti che era necessario riuscire ad affrontare per sopravvivere.

Una vita difficile dove si soffriva sete e fame e dove il pericolo e la paura era la costante di ogni vissuto umano.Momenti difficili vissuti e non voluti, momenti di estrema fragilità, che per noi lettori di oggi forse sono ancora troppo lontani da capire; momenti di angoscia,

momenti terribili superati solo grazie all’aiuto Divino e a quella speranza di vita migliore che ha aiutato il soldato Ciarmela con i suoi corregionali e amici a com-battere uniti e vincere quel nemico comune che era il morire.

Vittorio Ciarmela è nato a Fossalto (CB) il 15 settembre 1920 dove ha lavorato prima come sarto poi come impiegato delle poste per oltre 40 anni. La suaavventura vissuta durante la seconda guerra mondiale l’ha condivisa con tanti altri nostri corregionali, citati nel racconto, di vari paesi limitrofi come Duronia,Torella, Bagnoli, Castropignano ecc..

Si è improvvisato scrittore e con chiarezza e dovizia di particolari, ha raccontato la sua Odissea in un manoscritto che la vianova ha il piacere di pubblicare a puntate.Lo ringraziamo per l’esperienza che ci trasmette e ci auguriamo che la sua attività di scrittore continui fervida a nutrirci perché ha tanto da dire.

LA MIA ODISSEA

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PER NON DIMENTICARE

ANNO V N° 11/12 PAGINA

19NOV-DIC 98

Una rapida affacciata di una sola mezzagiornata a Duronia, domenica primoNovembre, non mi ha permesso di respirarea sufficienza, come avrei voluto, l’aria pae-sana, anche perché dominava un ventacciospecie in piazza Monumento.

Ho raggiunto a fatica il cimitero per latradizionale visita alle tombe di famiglia, manon mi è stato possibile fare il mio abitualelento giro lungo tutte le tombe del recinto.

Ho appreso, in seguito, di una bellanovità, che avrei desiderato conoscereprima.

Mi riferisco alla pittura del collegaManzo Peppino.

Purtroppo non l’ho vista ancora, perchénessuno me ne aveva parlato prima. Di con-seguenza non posso riferirne le mie impres-sioni. Sono sicuro però, che l’impegno, laserietà e la bravura dell’autore vengono everranno apprezzate da tutti i Duroniesi.

E, qui, mi piace ancora fermarmi suManzo Peppino. Gradisco la sua collabora-zione a la vianova. Con interesse ho sempreletto i suoi articoli. E dirò di più, sono rima-sto impressionato per la ricostruzione stori-ca, da lui effettuata, di avvenimenti bellici,che in parte sono stati vissuti anche da menella mia giovinezza.

La ricerca storica effettuata, mi ha ancorpiù convinto della serietà di un uomo mode-sto, riservato, ma di elevate qualità umane eprofessionali.

Unitamente a Peppino vorrei ricordareanche un altri due nomi: Umberto Berardo eVincenzo Ricciuto.

Il professore Berardo è tra i Duroniesi diun certo livello anche se la sua modestia, spes-so, lo nasconde al dovuto apprezzamento.

Ho avuto la fortuna di poter leggere sul“Quaderno della solidarietà n.2” dal titolo“Camminare insieme”, edito dalla tipografiaSan Giorgio di Agnone, articoli di non tra-scurabile valore, scritti da Umberto.

Il professore Berardo affronta il proble-ma scuola con chiarezza di idee sia per letematiche generali che per quelle più stretta-mente territoriali, riguardanti le aree internedel nostro Molise.

L’argomento, che è di enorme attualità,viene trattato con competenza e convinzio-ne. Come non condividere, ad esempio, lanecessità di ridare la centralità alla scuola,operando sia sulle strutture che sull’organiz-zazione.

Il suo invito al dibattito critico a livellonazionale e territoriale per un futuro miglio-re della scuola, mi trova perfettamente con-senziente.

Altro argomento, trattato sullo stesso

Il Piripicchiodi Manzo AntonellaBomboniere

e Regalia tutti i lettori de “la vianova” sconti particolari

Via Tommaso da Celano, 57/59 RomaTel. 06/7807945

opuscolo, da Umberto riguarda gli “Anzianie la società”.

L’esposizione delle tematiche inerentialla valutazione, allo studio e alle propostevalide ad affrontare l’aspetto sociale relativoagli anziani, è senz’altro molto importante.

Le analisi effettuate, sia in campo psico-logico, che in quello socio-politico permigliorare la qualità della vita sono centratesu una realtà ben nota.

Bastano i dati riportati per Duronia:“La percentuale della popolazione ultra

sessantacinquenne tocca addirittura il39,07%”.

Lo studio, programmato dalla Caritas dio-cesana di Trivento trova, nell’articolo diUmberto, rilievi, proposte d’interventi e largospazio a riflessioni di tipo socio-politico.

Sento di dover un grazie particolare daparte mia, non perché mi sento e sono un anzia-no, ma principalmente perché mi sentoDuroniese e mi piace levarmi il cappello difronte a un concittadino che si batte per argo-menti ed obiettivi di squisita sensibilità umana.

Altra sincera menzione è dovuta aVincenzo (Enzo) Ricciuto, avvocato edocente universitario. Enzo è uno dei piùgiovani titolari di cattedra italiani, insegnaIstituzione di Diritto Privato alla Facoltà diGiurisprudenza dell’Università degli Studidi Sassari. Il prof. Ricciuto è anche unapprezzato civilista nell’ambiente capitolino.Per le alte qualità, riferite alla sua persona edalla sua preparazione tecnico-giuridica,sono sicuro che di Vincenzo Ricciuto si sen-tirà parlare nei prossimi anni a livello nazio-nale, per l’orgoglio della comunitàDuroniese sparsa nel mondo.

Chiedo scusa ai lettori de la vianova sequesta volta ho trascurato la chiacchieratacasereccia per occuparmi di tre persone, chenella loro umile riservatezza, nascondonoapprezzabilissimi valori.

Non mi posso certo, limitare solo a “ziaCarlina”, che si arrabbia con i ragazzi chefanno baccano in piazza e grida: “Né n’jèntsht’ m’shtrune”, e che, quando è più serena,canta la seguente filastrocca:

Bàll p’ lamm’cupan’sciune s’ d’rrupama tùtt chelle buchefiànn tartarughel’ machene v’locech’è propria na gran croce.S’ vieà p’ la Sammucan’n truove manche na bucama d’ cùrv n’ r’sarieche sembra n’calvarie.P’cciò la gènt trovaBella la vianova.

M’AR’CORDdi ADDO

LE NOSTRE

FAMIGLIE(Duronia 1935)

Gaetanina Manzo in Morsella insieme a:

Zuara Ricciuto ed ai figli Oreste, Dino

e Maria

QUANDO SI PERDE UN’AMICOQuando si perde un amico, certo è un

grande dolore, e in qualche modo cicambia anche le nostre abitudini, perchéquello che si faceva con lui ora non si fapiù. Purtroppo Duronia, il 13 settembre,ha perso un amico, Antonio Berardo

Era sempre disponibile, edera pronto a portarti dove si pote-va fare baldoria ed amava lamusica più di se stesso.

Io che scrivo queste righesono suo cugino Pietro e dico chese Duronia ha perso un amico ioe i miei parenti abbiamo perso unfratello per l’attaccamento cheaveva nei nostri confronti.

I funerali sono stati così com-moventi. Quella partecipazionedi massa accompagnata dallabanda musicale e, in testa al corteo, ilsuo gruppetto di amici che innalzavanola Bandiera dei Combattenti.

Tutto questo lo meritava proprio, per-ché per lui, la guerra è durata una vita,infatti è stato prigioniero per sette anni enoi lo davamo per disperso. Quando ètornato venne direttamente a casa nostra,nella borgata Valloni dove lui era nato,

portava un sacco addosso che pesavaoltre quaranta chili e dentro a quella saccac’erano tutte quelle cose che da noi se nesentiva parlare come, sigarette, caffè,cioccolata, scarpe e vestiario. Mio padrelo fece prima rifocillare perché era stres-

sato e affamato, e poi mandammoa chiamare sua madre e suo padre;al primo impatto zia Rosina fucolta da malore per la gioia dirivedere suo figlio, che ormai nonsi aspettava più. In quell’occasio-ne fece festa tutta la contrada.Un ricordo mi è rimasto impres-

so nella memoria: sulle spalleportava un sacco che pesava unacinquantina di chili e dentroc’era il ben di dio, tutte quellecose che da noi se ne sentiva solo

parlare (cioccolato, caffè, sigarette,vestiti strani, etc.). In quell’occasionefece festa tutta la contrada.

Il destino lo ha salvato da sette annidi pericoli di guerra ma non lo ha salva-to da quel male atroce che ce lo ha por-tato via.

Un ultimo affettuoso salutoBerardo Pietro

IN RICORDO DI...L’11 NOVEMBRE MANZO GINO

ABBANDONA PER SEMPRE DURONIA ED I SUOI CARINon ti nascondo, pà, che quando ho appreso la tragica notizia

mi sono molto inquietata. Le parole, non credo, abbiano ormaimolta importanza per te che sei volato in cielo, così, come un ange-lo, senza una parola, senza un addio, senza neppure lasciarmi iltempo di darti un ultimo saluto.

Tu che hai combattuto con forza e fierezza un male inesorabile.Con il tuo sorriso ci hai insegnato come vanno affrontati i proble-mi, quelli veri, quelli che possono cambiare una vita, una persona,e tu sei lì, fermo, senza poter far nulla per evitare che tutto ciòavvenga.

In silenzio te ne sei andato via, quello stesso silenzio che ti haaccompagnato in questi anni di sofferenza: mai un lamento, maiche abbia visto scender dai tuoi occhi una lacrima. E adesso, pà,guardami, perché sono io a pianger per te. Sei stato tu ad insegnar-mi a guardar le stelle, a scaldarmi con un raggio di sole, a sorride-re alla luna. Ma tutto ormai mi sembra velato da una grigiafoschia, perché vedi, per quanto banale possa sembrare, eri tu ilsenso della mia vita, eri tu che riuscivi a render stellato il mio cielo.Alcune volte mi capita di sentire il suono della tua voce, ma inrealtà è il mio essere che non riesce ad accettare la triste realtà chetu sia volato via…via per sempre.

Ed è l’idea, la consapevolezza di non poter stare mai più con te,che rende il mio cuore un mare tempestoso in cui la quiete sembranon voler giungere più.

Ricordo come se fosse ieri, il giorno in cui lasciasti questa casa,la tua casa, in quella triste mattina settembrina quando soltantoun lieve raggio di sole illuminava il tuo viso. Da quel giorno maiche rammendi di essermi arresa e tu con me, noi tutti certi diriportarti presto a casa. Ma i giorni passavano e le cose sembrava-no proprio non trovar via d’uscita.

Ma sempre a farci compagnia, nascosta da qualche parte, c’erala speranza, probabilmente ben custodita nel profondo del tuoessere, infatti, ogni qual volta ti si guardava, i nostri occhi ricomin-ciavano a splendere. Al tuo fianco abbiamo appreso grandi coseche porteremo sempre con noi, ed il bello sarà insegnarlo agli altrinello stesso modo in cui ti dilettavi a farlo con i tuoi cari: in questoeri un campione. Non voglio poi, parlare di te e di me per nonbanalizzare quanto di bello abbiamo creato.

Non dimenticherò mai gli ultimi due mesi trascorsi con te, sta-vamo così bene assieme che mai avremmo potuto immaginare diessere protagonisti di un così tragico finale. È vero, si dice che iltempo ogni cosa con se porti via e ancora, che sia anche un buonmedico, ma io sono di certo che non riuscirà mai ad affievolire inme il ricordo di te, ma soprattutto quel sorriso, quello splendidosorriso che accompagna, come un tenero conforto, il trascorreredelle mie giornate. E questa tristezza, che sembra aver trovatosicura dimora dentro di me, pian piano sarà vinta da quell’amoreche c’è tra me, che sono un semplice essere che vive scrutando leprofondità del cielo, e te che ho trovato lì, nell’immensità del blu,scoprendoti poi, senza troppa meraviglia nella stella più luminosa.

Addio principe del cielo, da lassù guardaci, proteggici, e cometutti i grandi maghi concedici un ultimo tuo incantesimo: rendi lenostre lacrime note eterne che volino fino a te e assieme ci fareteascoltare una nuova melodia…quella del tuo cielo.

ONORE A TE, PAPÀ. TI VOGLIO BENE.Luciana

Ha sofferto molto ilpovero Gino. Uncalvario duratoanni. Una terribilemalattia lo hamartorizzato perpoi rapirlo allavita, all’affetto deifamiliari e degliamici.Una vita spesacaparbiamente aDuronia, nellaconvinzioneprofonda edisincantata di unfuturo migliore peril paese stesso eper le sue tre figlie,educate cosìamorevolmente.Il tuo nome, Gino,rimarrà scritto suqueste umilipagine a memoriaper i Duroniesi cheverranno.A Lucilla, aCristina, a Marzia,a Luciana e a DonFranco un salutoaffettuoso dairedattori de lavianova.

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SUL PROSSIMO NUMEROCammina, Molise! ‘98

IL RACCONTODI QUATTRO GIORNI

VISSUTI BENE INSIEMEPER CONOSCERE

IL MOLISE MATESINO

segue da pag. 3La Costituzione rifiuta ogni forma di

monopolio statale dell’istruzione e rico-nosce il diritto di enti e privati di istitui-re scuole secondo tendenze ideologiche- culturali, confessionali o semplice-mente commerciali.

È del tutto evidente che l’istituzionedi tali scuole, che si configurano diparte, con un progetto educativo diparte, non deve comportare “oneri perlo Stato”. La libertà della scuola nellanostra Costituzione è garantita nelsenso più ampio, nel senso di libertàd’insegnamento nellascuola e di libertà perchiunque di istituirescuole. Non si capi-sce quale altra libertàdovremmo garantire.

Le ragioni di eticapubblica

La nostra posizio-ne sulla questionetrova sostegno inragioni di etica pub-blica. Sono arcinotele cifre del disagio edel deficit del nostrosistema pubblico d’i-struzione comparatecon l’Europa. Su 100bambini che s’iscri-vono alle elementarida noi solo 40 rag-giungono oggi un diploma ed appena 8la laurea. In Germania il tasso di scola-rizzazione secondaria raggiunge il100%, in Francia l’85% e in Inghilterrail 77%. L’Italia ha il numero più alto didocenti, i meno pagati d’Europa con ilpiù alto numero di precari. La spesadello Stato italiano per la scuola, per il1998, è pari al 3,04% del PIL, la metàdi quanto spende la Svezia, meno diquanto spendono Portogallo e Spagna.Soffriamo di carenze incredibili e dinotevoli squilibri territoriali sia perquanto riguarda le strutture ed i suppor-ti didattici, sia per la qualità e quantitàdi risorse impegnate. Anche in ordinealla vicenda ultima, relativa ai finanzia-menti impegnati per la parità, sono daevidenziare gli squilibri che risultanodegli ultimi dati ISTAT sulla distribu-

zione territoriale delle scuole private.(Tab. a.)

Quale scuola per la società del duemila?Non ci piacciono i venti che spirano

sul processo riformatore del nostro siste-ma pubblico di istruzione, impantanatonelle secche di un consociativismo cheattraverso le continue negoziazioni, i rin-vii, gli accordi fittizi, ha portato al falli-mento dei numerosi progetti di riforma.L’unica vera riforma di sistema dell’Italiarepubblicana resta tuttora quella, ormailontana negli anni, istitutiva della scuola

media obbligatoria,varata dal 1° centro-sinistra, che collocaval’Italia, insieme allaSvezia, alla testa deipaesi europei e che fupossibile approvaregrazie all’azione deisocialisti.

Noi siamo con-vinti che l’Italia nonriuscirà al avviare asoluzione le difficoltàche oggi i giovaniincontrano nel transi-tare dalla scuola almondo del lavoro senon si saprà risponde-re alla sfida che civiene dalle profondetrasformazioni delnostro tempo, se non

prepareranno i giovani a saper progetta-re la loro vita in un futuro che avrà sem-pre di più come risorsa l’intelligenza ecome caratteristiche la mobilità e l’in-ternazionalizzazione, se non promuove-remo una cultura del lavoro che valoriz-zi le competenze, la creatività, il dina-mismo personale.

Innalzamento dell’obbligo a 18 anni,riforma dei cicli, piena attuazione dellaautonomia e riforma del Ministero,valorizzazione del lavoro dei docenti,un nuovo rapporto istruzione-formazio-ne-lavoro e una moderna legge quadrosul diritto allo studio sono i punti pernoi qualificanti di un serio processo diriforma che non può essere indebolitoda strumentali accordi tattici all’internodella maggioranza di governo.

Filippo Poleggi

Tab. aDISTRIBUZIONE DELLESCUOLE PRIVATE TRA

NORD E SUD SECONDO GLIULTIMI DATI ISTATScuole medie superiori

62.96% al Centro - Nord, 20.15%nel Sud, 16.89 % nelle isole.

Scuole medie inferiori79.40% al Centro - Nord, 12.17%

nel Sud, 8.43 % nelle isole.Scuole elementari

57.99% al Centro - Nord, 29.17%nel Sud, 12.84% nelle isole.

Scuole materne61.06% al Centro – Nord, 25.50

nel Sud, 13.44 nelle isole.

COMUNICATO DELLA REDAZIONEAmici lettori,l’assemblea dei soci fondatori dell’A.C. La Terra, editrice e proprietaria di questo

giornale, nella riunione del 15 Gennaio, ha nominato il nuovo Direttore Responsabiledel la vianova.

Ringraziamo il dr. Filippo Poleggi, chiamato ad altri gravosi impegni e checomunque non ci lascia perché rimane nello staff redazionale con la qualifica diDirettore Editoriale, per l’enorme apporto professionale e passionale che ha contri-buito a far nascere la vianova e a farla crescere nelle mille difficoltà incontrate intutti questi anni di vita.

Ringraziamo il nuovo Direttore, il dr. Antonio De Santis, per aver accettato l’invitoa dirigere il nostro giornale; con lui ci auguriamo di proseguire insieme ed in armoniadi intenti il lavoro redazionale nella speranza che la vianova diventi sempre di più lostrumento dell’espressione e la palestra del confronto di tutte quelle realtà che voglionoincidere dal basso per una rinascita culturale e sociale delle terre molisane.

Con voi, amici lettori, ci scusiamo per l’ennesima volta del ritardo accumulato,dando la colpa questa volta a tutte quelle lungaggini burocratiche che ci sono stateimposte per il cambio del Direttore.

Un augurio affettuoso di buon anno a tutti voi, amici lettori, ed un augurio grandea questo giornale perché continui a vivere.

I Redattori de la vianova

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