001 GIO 02-01-97

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  • La Giornata* * * * * *

    In Italia Nel mondo

    Milano. E stato reso noto il testo di unalettera che Francesco Pacini Battaglia hainviato al procuratore capo di Milano, Fran-cesco Saverio Borrelli: Ho letto pi voltesui giornali il contenuto di alcune intercet-tazioni, purtroppo sono molte le volte in cuinon dico la verit. Mi rendo conto che spes-so ho anche millantato rapporti di amiciziamai avuti; non voglio giustificarmi, ho sba-gliato, per, nel caso Suo specifico il miomodo di sparlare era dovuto al fatto che so-spettavo di essere intercettato da qualcheSuo sostituto. Inoltre non posso escludere diaver sparlato anche di qualche Suo sosti-tuto. Anche in questo caso non voglio giusti-ficarmi per i termini forse anche volgari dame usati. Infatti sono stato oggetto, subitodopo il difficile intervento chirurgico da mesubito, di una euforia incontrollata ecce-dendo spesso nei termini anche volgari einopportuni.

    Nessuna procedura, forse, regola la diffu-sione di lettere personali di un indagato alprocuratore capo di un ufficio che lo inqui-sisce, ma questa pubblicit che il procura-tore di Milano - o chigli sta vicino - ha vo-luto dare alla letteradi Pacini Battaglia,quantomeno, incu-riosisce. Anche per-ch qualcuno ricor-da come allindoma-ni dellormai famosoHo pagato per usci-re da Mani pulite,Borrelli dichiar alGiorno che S, ve-ro tutto sommatoPacini se l cavatafin troppo bene nelleinchieste milanesi, ilsuo trattamento stato meno duro rispettoa imputati di minore importanza. Nel meri-to, la lettera non aggiunge molto alle smen-tite seguite alla pubblicazione della frase in-tercettata in cui - riferendosi ad Antonio DiPietro e Giuseppe Lucibello - il banchiereitalo-svizzero diceva: Mi hanno sbancato.I giorni immediatamente successivi gli av-vocati difensori di Pacini Battaglia fecerogi circolare una o pi versioni corrette: Mihanno stangato o Mi hanno stancato. Mail pm di La Spezia Alberto Cardino, ribadi-va: La registrazione non lascia dubbi: ilsuono hi-fi. Il 20 dicembre, intervistato daEnzo Biagi, Pacini Battaglia ha fornito unal-tra versione. La frase sarebbe stata: Mihanno sbiancato. Con la lettera a Borrelli,il banchiere smentisce altri passaggi delleintercettazioni. Parlando con Emo Danesi,egli disse di essere stato chiamato da Bor-relli, tramite Antonio Di Pietro, e di poterecontare a Palazzo di giustizia su un colon-nello che lo informava sullo sviluppo delleinchieste. Tutto questo sarebbe solo il frut-to di uneuforia incontrollata conseguen-te un difficile intervento chirurgico. Dallalettera risulta difficile capire se il Pacini in-tercettato abbia mentito sempre o soloquando parlava di Borrelli o dei suoi sosti-tuti. Ancora pi problematico valutarequel sono molte le volte in cui non dico laverit: quando lo ha scritto stava ancoramentendo oppure no? In unintervista a Re-pubblica, poi, Pacini dice di essere convin-to che ascoltassero le telefonate ma ancheche non sapeva di avere un microfono nel-lo studio. Quindi, almeno nel caso delle in-tercettazioni ambientali, la letterina di scu-se non dovrebbe valere.

    Filippo Mancuso: Forse un atto negoziatoLex Guardasigilli Filippo Mancuso com-

    menta cos la lettera: Probabilmente unatto negoziato, conseguente a un do ut deso imposto per conseguire vantaggi proces-suali. Qualsiasi sia la ragione, denota sem-plicemente come certi uffici e certi perso-naggi non temano pi nemmeno il ridicoloe quanta poca fiducia abbiano nellintelli-genza dellopinione pubblica. LavvocatoGuido Calvi, senatore del Pds, di ben altroparere: Quando sento i sarcastici commen-ti su Pacini bugiardo, sulle sue smentite, lesue precisazioni mi viene da pensare cheancora una volta prevale una cultura giuri-dica approssimativa. E assolutamente im-proprio chiedersi se Pacini mentiva e so-prattutto se mente oggi. Va invece ricordatoche Pacini Battaglia un imputato chequando si rivolge agli inquirenti legitti-mato a difendersi anche non dicendo cosevere o addirittura rifiutando di rispondere.Non un bugiardo, semplicemente un im-putato che esercita un suo diritto. Sar poicompito dei giudici accertare se, quando eperch mente. Per Michele Saponara (FI),invece, evidente il tentativo di condizio-nare le indagini bresciane, a cominciaredallallontanamento di Salamone e del co-lonnello del Gico di Firenze, Autuori, finoalla goffa lettera di Pacini a Borrelli: uneventuale coinvolgimento di Di Pietro, in-fatti, suonerebbe come una condanna anchedellintero pool, il che - come ha ammonitoGiancarlo Caselli - costituirebbe delegitti-mazione della classe politica.

    FRANCESCO PACINI BATTAGLIA

    Gerusalemme. A Benjamin Netanyahunon gliene va bene una. Dopo mesi di fati-cosi negoziati con i palestinesi per leva-cuazione di Hebron, dopo essersi alienatole simpatie internazionali e aver contribui-to, con le sue dichiarazioni, a ricostruire ilfronte arabo contro Israele che la guerradel Golfo e la politica di Rabin avevanosbriciolato; dopo aver inoltre, di fatto, ab-bandonato quasi tutte le posizioni che in-tendeva riconquistare allinterno del trat-tato di Oslo, si trova oggi nellobbligo di ac-cettare il ritiro delle truppe israeliane dal-la Citt dei Patriarchi alle condizioni e nelmomento che far pi comodo ad Arafat.

    A metterlo in questa poco piacevole si-tuazione non sono stati i suoi oppositori, mauno di quei coloni, Noam Fridman, chehanno ardentemente sostenuto la sua can-didatura alla guida del paese nelle elezio-ni del maggio scorso. Disilluso da Ne-tanyahu, il giovane ha dichiarato di aversparato ieri sui civili arabi che andavano almercato per impedire laccordo su Hebron.

    Se Netanyahu fosse giunto al potere inbase alla vecchialegge elettorale, sa-rebbe gi probabil-mente caduto tregiorni fa, quando lalegge finanziariaper il 1997 statabocciata con il con-corso dellopposizio-ne e di met dei de-putati della coalizio-ne che si sono aste-nuti. Per sua fortu-na, la nuova leggecostituzionale rendedifficile riunire unamaggioranza assolu-

    ta al Parlamento di Gerusalemme contro dilui. Ma il militare di leva che ieri mattinaha sparato senza motivo, o provocazione, aHebron - ferendo mortalmente un palesti-nese e gravemente altri sette - ha messo ilprimo ministro in condizioni difficili.

    Anzitutto lo ha obbligato a denunciarepubblicamente questo nuovo eccidio per-petrato da un israeliano, a sangue freddo(come quello di tre anni fa di un colono diHebron che spar contro arabi in preghie-ra nella moschea dei patriarchi) scusando-si con i palestinesi e ribadendo, in una con-versazione telefonica con Arafat, la sua fer-ma intenzione di onorare gli impegni deltrattato di Oslo. In secondo luogo lattenta-to ha fortemente indebolito la posizione ne-goziale israeliana, dimostrando limpossi-bilit del cavilloso accordo che Netanyahuha cercato di imporre ai palestinesi, per ga-rantire la sicurezza dei coloni a Hebron.Cosa succeder se nel prossimo futuro unodi loro o un estremista palestinese aprir ilfuoco sui civili delle due parti o far brilla-re una carica di dinamite nella strada chedivide linsediamento ebraico dalle abita-zioni arabe? Lesercito ricever lordine dirioccupare Hebron e la polizia palestineseinterverr contro o in difesa dei coloni?

    Guerra con la Siria: allarme e smentiteE ovvio che laccordo su Hebron, come

    stato concepito senza una qualsiasi base difiducia reciproca, una bomba a scoppio ri-tardato che Netanyahu sa di non poter con-trollare. Sette dei suoi ministri su diciotto,guidati da Ariel Sharon e dai nazional-reli-giosi, sono decisi a votare contro laccordosu Hebron se verr presentato al consigliodei ministri. Dopo leccidio di ieri, diventapossibile, anche se improbabile, che Ne-tanyahu sia messo in minoranza allinternodella coalizione. In effetti la mozione di sfi-ducia presentata dallestrema destra stataieri respinta dalla Knesset, il Parlamentoisraeliano, ma nella maggioranza ceranosignificative assenze al momento del voto.Una situazione, notava un commentatore,pi appropriata ai fratelli Marx che a un go-verno civile e democratico. E ieri il vice ca-po di stato maggiore dellesercito, MatanVilnai, ha dichiarato che sono aumentate lepossibilit di guerra con la Siria, subitoper smentito dal suo superiore.

    Imbarazzante per il premier israeliano anche il fatto che luomo da lui snobbatosei mesi fa, Arafat, si trasformato - col so-stegno dellEgitto - nel fattore diplomaticodeterminante delle politica israelo-araba.E lui che stabilir se e quando gli accordiverranno conclusi; lui che in gran partegarantisce, attraverso la collaborazione deisuoi servizi di informazione con quelliisraeliani, la sicurezza dello stato di Israe-le nei confronti dei terroristi palestinesi. Elui a decidere le azioni di protesta araba aGerusalemme, protesta che ha recente-mente bloccato il programma di costruzio-ne di immobili ebraici nella zona arabadella citt. E ancora Arafat che con sagaciadiplomatica e cinismo politico sta cercandodi isolare Netanyahu nella sua coalizioneal punto di rendere la creazione di un go-verno di unit nazionale, con i laburisti,possibile anche se, per il momento, impro-babile.

    SCALFARO AUSPICA UN DIALOGONELLA PACATEZZA tra la maggio-ranza e lopposizione: La politica nonpu esprimersi in insinuazioni e calun-nie. Riconoscendo che gli affari leci-ti hanno il diritto di essere condotti nel-lo spazio necessario, il presidente del-la Repubblica esorta a evitare il peg-giore degli intrecci, quello tra affari epolitica.

    Per Massimo DAlema stato undiscorso tranquillo che riflette un mo-mento pi sereno della vita politica ita-liana. Secondo Marco Pannella Scal-faro ha fatto un passo indietro, saluta-to da un monito di DAlema che gli hafatto capire: non ti permettere con noiquello che hai fatto con altri . Pierfer-dinando Casini (Ccd) apprezza linvi-to al dialogo. Un discorso vago edelusivo commenta Beppe Pisanu (FI).Per Armando Cossutta (Prc) si sen-tita la consueta retorica, improntata aun buonismo di maniera e priva dicontenuti.

    * * *Mancuso chiede al capo dello Stato

    perch non voglia o non possa rispon-dere alla domanda se egli o non ildeputato di Novara cui sarebbe intito-lato un fascicolo presso la procura diMilano come percettore di illeciti fi-nanziamenti.

    Per Gerardo DAmbrosio, pm ag-giunto di Milano, le parole di FilippoMancuso si commentano da sole.

    * * *La Svimez prevede una crescita del pil

    intorno all1% nel 97. Laumento do-vrebbe essere dell1,1% al centro-norde dello 0,7% al sud. Loccupazione do-vrebbe crescere rispettivamente dello0,4% e dello 0,2%.

    * * *Il cardinale Giordano parla ai pentiti

    e rivolge loro un ammonimento: Ilpentimento non pu limitarsi, comefanno alcuni collaboratori di giustizia,ad accusare gli altri.

    * * *Cresce linteresse per le aziende ita-

    liane. La Kpmg, societ di revisionecontabile, rileva nei primi nove mesidel 96 una sensibile ripresa delleoperazioni di acquisizione e fusione,anche con partner stranieri: sono statequasi 500, pari a un aumento di circa il29% rispetto allo stesso periodo del-lanno precedente.

    Nellanno appena conclusosi lindi-ce Comit ha segnato un rialzo comples-sivo del 13%. La lira ha guadagnato3,41 punti percentuali sul dollaro e11,10 sul marco.

    * * *Capodanno sotto la neve in tutta Italia,

    ma le condizioni metereologiche stan-no leggermente migliorando. Il mal-tempo ha provocato numerosi inciden-ti stradali nei quali hanno perso la vitatre persone. Nessuna vittima per i tra-dizionali fuochi dartificio della nottedi San Silvestro (in Calabria ne sonostati sequestrati due quintali); i feritisono stati 833 (160 a Napoli). Tre gemel-li sardi i primi nati dellanno nuovo.

    * * *Metalmeccanici, per laccordo manca

    ancora qualche settimana. Lo sostie-ne il ministro del Lavoro, Tiziano Treu,precisando che la proposta del governopu essere modificata dalle parti.

    * * *Entrati in vigore gli aumenti delle ta-

    riffe per le autostrade e dei bolli auto.Lincremento, a partire dall1 gennaio,, rispettivamente, del 2,79% e del 3,5%.

    Saranno operativi dal 7 gennaio gliincentivi per favorire lacquisto di autonuove decisi dal governo nel decreto fi-scale di fine 96.

    * * *Franco Volpi morto, stroncato da un

    male incurabile, allet di 75 anni. Diorigine milanese, lattore era diventatofamoso per linterpretazione dei caro-selli tv negli anni 60.

    UN MILITARE ISRAELIANO HAFERITO SETTE PALESTINESI a He-bron, sparando sulla folla nella zonadel mercato. Luomo stato poi blocca-to da alcuni suoi commilitoni e portatovia. Benjamin Netanyahu ha subito te-lefonato a Yasser Arafat definendo le-pisodio un atto criminale e impe-gnandosi a favore di una intensificazio-ne dei colloqui di pace.

    Dura la reazione degli Stati Uniti:Condanniamo questa follia nel modopi duro possibile, ha detto linviato diWashington in Medio Oriente, DennisRoss.

    * * *Ancora dimostrazioni a Belgrado con-

    tro Slobodan Milosevic. Circa 250 milamanifestanti hanno sfilato per le stradedella capitale serba chiedendo il ri-spetto della democrazia.

    Gli ambasciatori dei paesi dellUe aBelgrado hanno presentato una richie-sta formale al ministero degli Esteriserbo perch Milosevic risponda al pipresto alle raccomandazioni Osce suirisultati delle elezioni.

    * * * Scontri in Corea del Sud tra la polizia

    e cinquemila dimostranti che protesta-vano contro la legge sul lavoro ap-provata gioved dal parlamento di Seul.I sindacati, intanto, hanno minacciatonuovi scioperi per i prossimi giorni.

    Nel suo discorso di fine anno, il pre-sidente sudcoreano, Kim Young Sam,ha detto che il 1997 sar lanno dellariconciliazione con la Corea del Nord.

    * * * Aerei turchi hanno bombardato le basi

    dei guerriglieri curdi del Pkk nel norddellIraq. Tre campi sono stati distrutti.

    * * * Algeria, 15 islamici condannati a morte

    in due distinti processi per apparte-nenza a gruppi terroristici.

    * * *Una rivoluzione in Russia potrebbe

    esplodere da un momento allaltro, pro-prio come accadde nel 1917. Lo ha so-stenuto il leader dellopposizione co-munista, Gennady Zyuganov, in unin-tervista alla Reuters.

    * * *Il Papa invita al perdono: E lunica

    via contro vendette e violenze, ha di-chiarato il Pontefice nel corso dellamessa da lui celebrata in occasionedella giornata mondiale della pace.

    * * *Offensiva nello Sri Lanka dellesercito

    di Colombo. Venti guerriglieri Tamil so-no stati uccisi e una base dei ribelli stata occupata.

    A tracciare un doppio viale del tramonto,ricco di singolari coincidenze, per il presi-dente serbo Slobodan Milosevic e quellocroato Franjo Tudjman stanno lavorandoalacremente in molti. Ma mentre nelle ca-pitali europee ci si interroga preoccupatisul futuro del processo di pace in un anno,il 1997, che vede il ridimensionamento del-la missione internazionale in Bosnia, al di-partimento di Stato americano c chi stanco delle due prime donne dei Balcani efavorevole a un pi veloce passaggio di po-

    teri. Scelta politica, quella americana, manon solo: si pensi per esempio alla presenzanei media croati e serbi del finanzierenewyorchese George Soros. Luomo daffaristatunitense ha infatti tentato di acquistareil quotidiano Veisnik di Zagabria ( statobloccato dal governo), finanzia il Borda diBelgrado e le radio indipendenti pi vicineal blocco di opposizione. Non sorprende laposizione Usa in merito alla Croazia: non acaso Tudjman infuriato con chi, negli Sta-ti Uniti, ha divulgato la notizia secondo cuisarebbe affetto da cancro al pancreas, sca-tenando a Zagabria unanticipata guerra disuccessione. Per quanto riguarda la Serbia,in sintonia con Washington si sono mosseGermania ed Olanda, condannando lopera-to di Slobo. Molto pi prudenti Roma, Pa-rigi e Londra. Della visita di Lamberto Dinia Belgrado e dei suoi battibecchi con VukDraskovic si ampiamente discusso. E perinteressante notare che Dini abbia dovutofare parziale marcia indietro, allindomanidella presentazione del rapporto della mis-sione Osce guidata da Felipe Gonzalez, ri-badendo limportanza di un tavolo di con-certazione tra governo e opposizione e au-spicando (in fortuita sintonia con Soros) dellibero funzionamento dei media.

    A Roma la preoccupazione rimane. Seppu-re, da qualche giorno, non ci si facciano piillusioni sul futuro di Milosevic. Luscita discena del presidente serbo, come quella diTudjman, rischia di destabilizzare linteraregione e la destra serba non meno peri-colosa della sinistra di Milosevic. BiljanaPlavsic, leader dei serbo-bosniaci, ha di-chiarato aperte simpatie per lopposizione.E il singolare fenomeno del crescente scol-lamento fra Milosevic e vasti settori delle-sercito, tradizionalmente revanscisti, pro-mette poco di buono. Un discorso analogo sifa, alla Farnesina, a proposito di uneven-tuale presa di potere, a Zagabria, da parte diGoijoko Susak, attuale ministro della Difesae super-falco del governo croato.

    Le simpatie italiane verso Belgrado pog-giano su diversi fattori. La famiglia politicafiloserba trasversale, agisce in maniera di-somogenea e con risultati non sempre ecla-tanti. Non va dunque sopravvalutata, anchese trova buone radici a sinistra (nonostantei freddini rapporti con Belgrado di Pds ePpi) e se ha qualche voce nel Polo, da MirkoTremaglia a Livio Caputo. I quali in verit,pi che amici della Serbia, sono piuttostoipersensibili nei confronti di Croazia e Slo-venia sulla questione dei confini orienta-li. I nostri recenti ministri degli Esteri si so-no di volta in volta appostati su posizioni fi-lojugoslave (Gianni De Michelis), equidi-stanti (Emilio Colombo, Antonio Martino eDini), filocroate (Beniamino Andreatta), e fi-loserbe (Susanna Agnelli). Decisamente picontinuativi e solidi sono invece gli interes-si economici che legano Roma a Belgrado:si va dal settore automobilistico a quello fer-roviario, dallenergetico al turistico. Tantoche lItalia vanta oggi un prezioso primatocommerciale con la Federazione jugoslava.

    IL 1996 BIFRONTE DEL CANCELLERE,successi allestero e sconfitte in patria

    I successi di Helmut Kohl in politica este-ra e comunitaria non trovano riscontri in ca-sa. Anzi, per quanto riguarda la politica in-terna, lanno passato da dimenticare equello nuovo non presenta prospettive en-tusiasmanti: nonostante una congiuntura fa-vorevole (la crescita del pil nel 96 stata dicirca l1,5%, la previsione per il 97 al 2,2%)nel 96 stato superato il record negativo didisoccupazione (4 milioni di disoccupati, il10,3%) e tutte le previsioni ne annuncianouna crescita per il 97. Lobiettivo del gover-no di dimezzare la disoccupazione entro il2000 non sembra a portata di mano. Il paeseha vissuto inoltre per sei mesi un durissimoscontro fra i partner sociali, e Kohl non ne uscito vincitore. Il rilancio economico del-lex Ddr non decolla e sulla moneta unicaeuropea rimangono forti perplessit nellapopolazione. La stabilit della maggioranza garantita, ma i sondaggi la danno in calo eda qui alle prossime elezioni politiche il go-verno deve affrontare problemi scottanti eimpopolari: la riforma pensionistica e delloStato sociale e la grande riforma fiscale.Oltre ovviamente alla lotta alla disoccupa-zione. Il Cancelliere non ha ancora scioltole riserve sulla sua ricandidatura; ma dagliosservatori la cosa data per scontata.

    LE GRANDI MANOVRE ELETTORALI sonogi iniziate. Anche se si voter solo nel 1998

    Il 1997 si presenta come lanno delle gran-di manovre preelettorali. Il Bundestagverr rinnovato solamente nellautunno del1998, ma il dibattito sulle possibili future al-leanze di governo continua a tormentarelopposizione: questa volta a causa delleesplicite offerte della Pds ad appoggiare, alivello regionale e federale, eventuali mag-gioranze di sinistra. Si tratta di unipotesigi sperimentata con successo nel Land diSachsen-Anhalt, dove Spd e Verdi governa-no grazie allastensione della Pds. La sini-stra divisa: un accordo regionale con glieredi di Honecker le permetterebbe di go-vernare in quasi tutti i Lnder orientali, mala pregiudicherebbe pesantemente a livel-lo federale. Il segretario della Spd, OskarLafontaine, si affrettato ad escludere fu-ture collaborazioni con la Pds al Bundestag,ma senza convincere tutti. Denunciando ilpericolo, a dicembre alcuni ex dissidentidella Ddr hanno abbandonato con clamoreSpd e Verdi per passare alla Cdu. Con il lo-ro gesto iniziata quella che gi stata de-finita dalla stampa tedesca la pi duracampagna elettorale nella storia della Re-pubblica federale.

    IL PARTITO ABBASSA-IMPOSTE, veranovit politica del panorama tedesco

    Si chiuso molto positivamente il bilan-cio politico 1996 dei liberali, il partito chedopo Hans-Dietrich Genscher per lungotempo non ha avuto modo di distinguersi inmodo particolare nel panorama tedesco.Contrariamente ad ogni previsione, la Fdp riuscita nel marzo scorso a superare la so-glia del 5% nelle tre elezioni politiche re-gionali. Il presidente della formazione, Wol-fang Gerhardt, il capogruppo al Bundestag,Hermann Otto Sloms, e il giovane segretariogenerale, Guido Westerwelle, sono riusciti arilanciare il partito grazie a unefficace epopolare politica di riduzione della pres-sione fiscale. La recente abolizione dellaimposta patrimoniale , sia pure indiretta-mente, attribuibile proprio allazione dellaFdp. Come pure la riduzione dellimpostadi solidariet per il rilancio economico del-lex Ddr, confermata dal governo poco pri-ma di Natale. Per ottenere questa riduzionela Fdp a novembre si imposta nella mag-gioranza fino a sfiorare una crisi di governo.Con successo: nellimmaginario collettivo laFdp ormai considerata il partito abbas-sa-imposte. Un dato incoraggiante per i li-berali in vista della grande riforma fisca-le da varare nel 1999.

    LE ARCHITETTURE DI UN PASSATO unpo ingombrante per la nuova Germania

    Il trasferimento del governo e del Parla-mento da Bonn a Berlino, che dal 1999 sarla nuova capitale tedesca, entrer nel 1997in una fase operativa e si concluder, comeprevisto, entro il 2000. Secondo il ministrodei Lavori pubblici, Klaus Toepfer, respon-sabile del trasferimento, la fase progettualesi ormai conclusa e il budget complessivodi 20 miliardi di marchi approvato dal Bun-destag, compresi i 4 miliardi di risarcimen-to per la citt di Bonn, sar rispettato. IlParlamento ritorner nellantico Reichstag,sua sede dal 1894, e le sedute plenarie vi siterranno a partire dal 1999. La sede del Can-celliere sar posta in un nuovo edificio giin costruzione, mentre il presidente dellaRepubblica risiede a Berlino gi dal 94, nelpiccolo castello di Bellevue. I ministeri chesi trasferiranno nella nuova capitale (alcu-ni infatti rimarranno a Bonn) verranno tut-ti ubicati in edifici gi esistenti nel centrodella citt, alcuni dei quali sono importantitestimonianze della storia pi recente dellaGermania: il ministero degli Esteri si stabi-lir nellex sede del Comitato centrale delSed; quello dei Lavori pubblici risiedernelledificio dellex ministero della Propa-ganda di Goebbels. Anche gli uffici della Di-fesa avranno il loro distaccamento a Berli-no, nel palazzo che gi fu sede dellO-berkommando della Wehrmacht.

    BENJAMIN NETANYAHU

    IL FOGLIOANNO II NUMERO 1 DIRETTORE EDITORIALE GIULIANO FERRARA GIOVED 2 GENNAIO 1997 - L.1500

    DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA VICTOR HUGO, 1 - 20123 - MILANO quotidiano TEL. 02/8639181 - FAX 02/878596 - SPED. ABB. POST. C. 26 ART. 2 LEGGE 549/95 - MILANO

    Questo numero stato chiuso in redazione alle 19,30

    FARNESINA

    MaastrichtPolemiche di Capodanno sullunione mo-

    netaria in Germania. E non solo. Nel mes-saggio di fine 1996, il ministro degli Esteritedesco Klaus Kinkel ha invitato gli elettoridel Regno Unito a fare una scelta chiaraper i candidati a favore della moneta unicaquando a maggio andranno alle urne. La di-chiarazione ha innescato un putiferio inGran Bretagna; tanto i conservatori quantoi laburisti lhanno letta come una interfe-renza indebita di leader politici tedeschi inpure questioni interne. In un editoriale, ilcompassato Time ha chiamato Kinkel ungaffeur inesperto. La stampa francese hadato ampio rilievo al mini-scontro tra Ger-mania e Inghilterra anche perch in Fran-cia si annuncia un allentamento dei frenimonetari, non certo gradito alla Bunde-sbank. In unintervista Wilhelm Hankel, uneconomista noto anche in Italia perch hainsegnato alla Johns Hopkins University aBologna, ha definito leuro come la micciache potrebbe fare esplodere lEuropa sulpiano regionale e su quello politico-socia-le. Professore a Francoforte e consulentedella Banca mondiale, Hankel ha raggiuntofama internazionale negli anni 70, quandoha pubblicato lopera ancora giudicata picompleta sulla nascita e la fine dellunionemonetaria pi importante e pi duratura -quella dellImpero romano - in un libro daltitolo Caesars Money.

    Annata pessima per Kohle ottima per i liberali. Lavoripubblici per Berlino capitale

    Taccuino tedesco Il premier ancora sotto tiroGli spari di Hebronpossono far vacillareil governo NetanyahuLa Knesset ha confermato ieri la fiducia

    ma cerano significative assenzetra i parlamentari della maggioranza

    Arafat mina la coalizione

    OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO

    UNO STATO VUOTO,MUTO E PROLISSO

    IL MESSAGGIO DI FINE ANNO delpresidente della Repubblica, unesempio di diseducazione linguisti-ca per il paese (editoriale pagina 3)

    I TUPAC AMARU sognano la Rus-sia. I terroristi chiedono la media-zione di Eltsin, lui vuole mandare ireparti speciali (editoriale pagina 3)

    POPOLO DEI FAX, la fine di un mi-to. Migliaia di messaggi di appoggioalleurotassa, la bugia di un mini-stro tra le Bufale del 96 (pagina 3)

    Il partito filoserbo italianonon brinda a WashingtonGli Usa fanno pressioni su Milosevic,

    ma Roma teme la destabilizzazione

    Capodanno con Slobo

    Mi hanno sb(i)ancatoPerch limputatoPacini si scusa con ilsuo inquisitore BorrelliLettera da Bientina: Non ho detto la

    verit, sapevo di essere intercettato.Calvi (Pds): Bugiardo? E indagato...

    Il paradosso del mentitore

  • I VIAGGI DI GULLIVER da Jonathan Swift,regia di Paolo Poli (Teatro di Porta Romana,Milano dal 7 gennaio al 9 febbraio)Salpato da Bristol il 4 maggio 1699, il chirur-go Lemuel Gulliver compie uno dei pistraordinari viaggi letterari mai concepiti.Durante otto anni di vagabondaggio nelleterre pi lontane, visita i miti culturali cheaffascinarono il secolo dei Lumi. Nei primidue viaggi lesotismo antropologico, sotto for-ma dellinfinitamente piccolo (il paese di Lil-liput) e infinitamente grande (i giganti delli-sola di Brobdingnang). Nel terzo lavveniri-smo, sotto forma di una scienza tanto evolu-ta da essere inutilizzabile (la Grande Acca-demia degli immortali nellisola di Balni-barbi). Il quarto viaggio rovescia lapologiadel progresso con una provocatoria inven-zione satirica, tratta dalla tradizione della fa-vola antica. I cavalli saggi dellimpronuncia-bile isola di Houyhnhnm, si rivelano come idepositari di valori razionali superiori. Lasede della virt il mondo animale, cio lanatura. Il primo criterio delladattamentoteatrale di Paolo Poli e Ida Omboni, si basasulla fortuna storica del romanzo, per cui Iviaggi di Gulliver si sono trasformati da li-bello filosofico in classico della letteraturainfantile. Di qui la loro apparentabilit al-limmaginario creato dai cartoni animati. Ri-spetto a quello che definisce mercato inter-nazionale della melassa disneyana, Poli me-scola ai buoni sentimenti e al fasto sceno-grafico di siparietti, pupazzi e maschere,unabbondante dose di veleno. La secondachiave di lettura costituita dalle corrispon-denze con lattualit. Negli scienziati impaz-ziti di Jonathan Swift si possono riconoscerequei ricercatori atomici che sparivano con iloro misteri e la disputa lillipuziana sul giu-sto modo di rompere le uova sembra presadirettamente da una guerra integralista dioggi (scene di Emanuele Luzzati, costumi diSantuzza Cal).

    ESULI di James Joyce, regia di Nanni Garel-la (Teatro S. Chiara, Brescia, poi in tourne)In una celebre conferenza su James Joycetenuta nel 1927 al Convegno di Milano, Ita-lo Svevo parla anche di questo unico testoteatrale dellautore di Ulisse, iniziato aTrieste verso il 1915 e pubblicato a Londranel 18. Esiliati? domandai io quando assi-stetti alla sua rappresentazione. Esiliati co-loro che ritornano in patria? E il Joyce midisse: Ma lei non ricorda come il figliol pro-digo fu ricevuto dal fratello nella casa pater-na? E pericoloso abbandonare la propriapatria, ma anche pi pericoloso ritornarciperch allora i vostri compagni se possono vicacciano il coltello nel cuore. Il torbido in-treccio che lega i personaggi dello scrittoreRichard Rowan e della moglie Berta, di Ro-bert e Beatrice (due amici ritrovati dopo no-ve anni di assenza dallIrlanda e di esiliodai sentimenti), una raffigurazione esplici-tamente autobiografica. Nelle parole di Sve-vo, Joyce mostrava tuttavia di considerare te-ma nazionale (il ritorno in patria) e sfondoreligioso (il figliol prodigo) come motivi cen-trali e non semplici contesti della comme-dia. Invece prevalse la sua considerazionequale un complicato problema di passionee di sesso (...), acutissima penetrazione dellerealt pi delicate dello spirito, specie quan-do esse sono materiate di tutta la malinconiadel mondo moderno, come la present Car-lo Linati, primo traduttore italiano (1920). Lalettura di Esuli in chiave di problema mo-rale e intellettuale condivisa da Nanni Ga-rella, attirato dallandamento di seduta psi-canalitica del racconto, dal progetto scan-daloso che racchiude i personaggi in unagabbia logica, dalla sfida romantica insitanei rapporti damore vissuti nella verit(allestimento del Centro Teatrale Bresciano,scene e costumi di Antonio Fiorentino).

    LA CRISI DEL PICCOLO TEATRO di Milano(notizie e voci sulla successione a GiorgioStrehler / 2)Per il Piccolo Teatro di Milano infine usci-to il nome di Jack Lang, la star politico-me-diatica degli anni 80. La candidatura di Pe-ter Stein decaduta occultamente come eranata: un affare tra privati. La soluzione Lang,a parte il metodo palese ma non per questotrasparente, appare insensata e intelligente.Insensata, perch da tutti intesa come unconsolato di sei mesi per assicurare che, do-verosamente, sia Strehler a celebrare i 50 an-ni del Piccolo e trovargli un successore chenon scontenti troppi. Un garante, come si ve-de. Quello che non si vede il bisogno di an-darlo a cercare in Francia. E qui subentra illato intelligente. Lang non un regista eperci non usurper aspettative altrui, hamolti impegni e perci non disturber i ma-novratori del nuovo assetto del Piccolo, amico di Walter Veltroni e perci non incon-trer ostacoli e non ne creer a Roma.

    OGGI - Al nord e sullalta Toscanainiziali condizioni di cielo nuvolosocon locali e sporadiche precipita-zioni, nevose anche a quote basse.Sul resto del paese cielo parzial-mente nuvoloso. Intensificazionedelle precipitazioni sul nord-ovest eloro estensione al centro nel corsodella notte.DOMANI - Cielo nuvoloso su tutto ilpaese con precipitazioni sparse. Laneve torner soprattutto sulle zonecollinari e montuose delle regioninordoccidentali.

    ANNO II NUMERO 1 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 2 GENNAIO 1997

    Vescovo a soli 38 anni, cardinale a 47 ePapa a 58: non si pu dire che le doti diWojtyla non siano state riconosciute daisuoi superiori ha osservato il regista po-lacco Krzysztof Zanussi, autore del film-biografia Un uomo venuto da lontano. Ineffetti la nomina vescovile del giovane ebrillante sacerdote di Wadowice, specia-lizzato nelleducazione dei giovani uni-

    versitari e specialmente delle giovani cop-pie, arriva inaspettata anche per lui. No-nostante il nuovo incarico, il futuro Papacontinua le sue attivit e due anni dopo,nel 1960, pubblica il dramma La bottegadellorefice e il saggio Amore e respon-sabilit. Luscita di questultimo provocaun certo scalpore: per la prima volta un ve-scovo della Chiesa cattolica si cimenta ascrivere e ad analizzare argomenti qualileccitazione sessuale o linsoddisfazionedella donna che finge lorgasmo. Wojtyla hastudiato le opinioni dei sessuologi, ma so-prattutto confessa molti giovani e ascolta iloro problemi. Parla cos apertamente del-limportanza della sessualit nella vita dicoppia, scendendo nei particolari: Biso-gna tener conto, scrive il futuro Papa inAmore e responsabilit, del fatto che, inquesti rapporti, la donna prova una natu-

    rale difficolt ad adattarsi alluomo, il che dovuto alla divergenza del loro ritmo fisi-co e psichico. E quindi necessaria unar-monizzazione, che non pu aver luogo sen-za uno sforzo di volont, soprattutto da par-te delluomo, senza unattenta osservazionedella donna. Quando essa non trova neirapporti sessuali la naturale soddisfazione,legata allacme delleccitazione sessuale...,c da temere che essa non senta piena-mente latto coniugale, che non vimpegnila propria personalit totale, il che la ren-de particolarmente soggetta alla nevrosi edetermina una frigidit sessuale. Questaattenta considerazione del valore della ses-sualit umana si accompagnava a una con-vinta adesione allinsegnamento dellaChiesa circa il divieto assoluto di qualsiasimezzo contraccettivo. E proprio su questopunto nascer la sintonia fra il futuro Gio-vanni Paolo II e Papa Paolo VI.

    Ma torniamo al momento della nomina avescovo ausiliare di Cracovia. Il trentotten-ne sacerdote viene raggiunto da un tele-gramma, datato 4 luglio 1958, che lo convo-ca a Varsavia nella residenza del primatedi Polonia, il cardinale Stefan Wyszynski. Ilcardinale, che non aveva inserito il nome diWojtyla nella rosa dei preti da promuovereallepiscopato, gli comunica che Pio XIIlha nominato vescovo su richiesta dellar-

    civescovo Baziak (il successore di Sapiehaalla guida della diocesi di Cracovia). Wy-szynski si ferma per osservare attentamen-te la reazione del neoeletto che quella serastessa descrive nel suo diario privato. Le-pisodio riportato nel libro Sua Santitrecentemente pubblicato da Carl Bernsteine Marco Politi. A volte un candidato inti-midito, trovandosi a decidere se accettareun incarico pastorale come quello offerto aWojtyla, si limitava a balbettare: Devo con-

    sultarmi con il miopadre spirituale pri-ma di prendere unasimile decisione. Al-lora il primate ri-spondeva: Se lei una persona matura,dovrebbe saperequello che vuole. Al-tri preti cercavano diguadagnare tempo di-cendo: Devo chieder-

    lo a Ges nelle mie preghiere. Al che il pri-mate indicava una porta: C una cappellaproprio l dietro. Si accomodi, dica le suepreghiere. Ma per piacere non ci metta pidi quindici minuti perch non ho tempo enon ne ha nemmeno Ges. Wyszynski chie-se a Wojtyla: Accetta lincarico?. Dove de-vo firmare? rispose il prete senza esitare.

    P R O T A G O N I S T I D I F I N E S E C O L O

    Teatro

    Nella melassa dei cartonianimati Paolo Poli distilla gocce

    di veleno swiftiano

    Quellotto luglio rimane impresso nella me-moria del primate: era la prima volta cheveniva scavalcato nella nomina di un ve-scovo polacco. Questo episodio, che de-scrive la forte personalit del futuro Papa, stato confermato nel marzo del 1993 dal-larcivescovo emerito di Madrid VicenteEnrique y Tarancon, oggi scomparso. Inunintervista al mensile Trentagiorni ilporporato spagnolo, che aveva partecipatoai due conclavi del 1978, raccontava latteg-giamento profondamente diverso del car-dinale Albino Luciani e del cardinale Ka-rol Wojtyla di fronte allelezione papale. Ilprimo era sconvolto, si era lasciato sprofon-dare sulla sedia e si lasciava docilmenteguidare dal cerimoniere pontificio e daisuoi ordini. Il secondo, non appena pro-nunciato il fatidico accetto, era apparsoperfettamente padrone di s e della situa-zione. Non si era sottoposto alle regole delcerimoniale, ma le aveva in un certo sensostravolte, decidendo di pronunciare un bre-ve saluto alla folla anche durante la primaapparizione dal balcone di San Pietro.

    Nellottobre del 1962 si apriva a Roma ilConcilio ecumenico Vaticano II. Il vescovoWojtyla non ebbe un ruolo significativo du-rante i lavori: come tutti i presuli polacchiera rimasto un po ai margini. Venne inse-rito nel gruppo di lavoro per il cosiddettoSchema XIII che diventer poi la costitu-zione pastorale Gaudium et spes. Ma lasua partecipazione al Concilio si rivelerfondamentale per gli sviluppi futuri dellasua missione. A Roma infatti abita un ami-co di lunga data del vescovo Wojtyla, ilmonsignore polacco Adrej Deskur (oggicardinale), suo compagno di seminario ne-gli anni di Sapieha: lui che presenta il fu-turo Papa ai personaggi pi importanti epi influenti della Curia. Ogni luned glichiedevo chi volesse conoscere, e Karol midava un elenco ricorda Deskur. In questoperiodo si saldano amicizie destinate a pe-sare in un futuro non tanto lontano. Comequella con il vescovopolacco-americanoJohn Krol e con il ret-tore del Collegio po-lacco a Roma Wlady-slaw Rubin.

    Nel giugno del 62era morto larcivesco-vo di Cracovia Euge-niusz Baziak e Wojty-la, in qualit di ve-scovo ausiliare, reg-geva la diocesi in attesa che il Papa nomi-nasse un successore. Invano il primate diVarsavia Stefan Wyszynski aveva propostonumerosi candidati, tutti bocciati dal regi-me comunista, che invece sperava nella de-signazione del giovane Wojtyla, considera-to pi aperto e disponibile al dialogo conil regime. Ovviamente quello che per i co-munisti polacchi era considerato un pregio,per Wyszynski un difetto: il regime pensadi poter manipolare senza problemi Wojty-la, il cardinale teme che ci riescano. La sto-ria dimostrer che si sbagliavano entrambi.Alla fine, nel dicembre del 1963, Wyszynskicede e Karol Wojtyla viene nominato arci-vescovo di Cracovia, allet di soli 43 anni.E gi il giorno del suo ingresso trionfale indiocesi, scegliendo di indossare paramentiantichissimi, appartenuti ai predecessorimedioevali, il nuovo arcivescovo ricorda atutti (ma soprattutto al potere comunista)che senza la Chiesa la Polonia non sarebbeesistita.

    Karol Wojtyla viene creato cardinale daPapa Paolo VI nel 1967. Ma gi da qualcheanno larcivescovo di Cracovia diventatoil punto di riferimento del Vaticano in Po-lonia. In particolare Papa Montini apprez-zer il contributo del giovane cardinale inoccasione degli studi sulla contraccezione,culminati nella pubblicazione, nel giugnodel 1969, dellenciclica Humanae vitae,con la quale il pontefice dichiara illecitoqualsiasi mezzo contraccettivo, facendo suala posizione espressa dalla minoranza del-la commissione di studio, alla quale avevapartecipato anche Wojtyla, battendosi con-tro ogni cambiamento della dottrina tradi-zionale. E curioso notare come un altro gio-vane vescovo, quel monsignor Albino Lu-ciani di Vittorio Veneto, che regner sullacattedra di Pietro per soli 33 giorni primadi Giovanni Paolo II, avesse inviato a PapaMontini unapprezzata relazione di segnoopposto, dichiarandosi possibilista circaluso della pillola.

    E singolare la sorpresa e la diffidenza concui stato accolto il proposito espresso dalsegretario del Pds di collocare il proprio par-tito tra le forze che competono a pieno titolonella rappresentanza di interessi, esigenze eopinioni che si definiscono di centro. Passi lascolastica e scontata polemica di Rifondazio-ne. Ci che difficilmente spiegabile la rea-zione di forze che si definiscono moderate esi collocano per natura e cultura in quel luo-go spaziale della lotta politica che il centro.Forze, a quanto pare, che avvertono il dise-gno del Pds come unillegittima concorrenza,una sorta di invasione di campo.

    Le cose stanno in modo esattamente oppo-sto. Il problema posto da DAlema tipico diun sistema politico in cui, cancellato ogni re-siduo di antagonismo estremo, tutte le forma-zioni, di destra e di sinistra, competono sul-larena elettorale fidando non su risorse ideo-logiche ma su programmi e affidabilit. I mo-derati autentici dovrebbero augurarsi un ta-le approdo pi che contrastarlo o temerlo gio-cando, un po goffamente, alla fondazione diimprobabili partiti e partitini.

    Il problema decisivo della sinistra in Eu-ropa, diventato in questi anni quello dellasaldatura, che si fatta pi problematica, tralinsediamento sociale tradizionale delle for-ze socialiste e questarea sociale centrale chesi va, in misura crescente, estendendo e al-largando. Mi sarei aspettato unaltra e piproduttiva polemica verso il proposito deli-neato da DAlema: veramente pronta la si-nistra a impegnarsi nella sfida per il consen-so dei ceti e delle opinioni moderate? Questo il problema vero. Esiste ancora uno scartotra la consapevolezza che il futuro della sini-stra dipende dalla capacit di insediarsi inunarea sociale decisiva del sistema di con-senso delle societ avanzate che (con una cer-ta approssimazione) viene definita il centro ela maturazione conseguente sul terreno cul-turale e programmatico. E su questo che for-se sarebbe stato utile incalzare la riflessionenella sinistra di governo. Invitarla a supera-re, come scrive Giuliano Amato, le lentezzenellabbandonare i propri errori.

    Liberarsi dalle ossessioni del passato Prendiamo la vicenda del contratto dei

    metalmeccanici. Fuori discussione linsop-portabile chiusura della Confindustria il cuidisegno appare, a questo punto, di difficilecomprensione. E altrettanto evidente, tutta-via, che si consumato un corredo di filoso-fie contrattuali e di modelli rivendicativi sucui si costruito il radicamento del sindaca-to italiano. Appare fastidioso il richiamo no-stalgico di Bertinotti ai bei tempi in cui unamediazione del governo riusciva a comporretutti i conflitti. E unaltra prova dellincapa-cit di una certa sinistra a liberarsi dellos-sessione del passato e del vezzo conservatoredi specchiarsi nei propri miti. Quella del sin-dacato che rischia di restare prigioniero nel-la ripetizione di un modello rivendicativo chenon riesce neppure pi a garantire una dife-sa delle condizioni di reddito dei lavoratori,mi sembra una metafora eloquente dei pro-blemi irrisolti della sinistra. E evidente lalentezza con cui esso stenta a tradurre, nonsolo in Italia, le novit radicali di un sistemaindustriale moderno in modelli contrattualinuovi. Non si impone ormai una riflessionesui problemi irrisolti e sui ritardi dellazionesindacale come aspetto non secondario dei li-miti da rimuovere per una sinistra che nonsenta il futuro come un maleficio? Questotema coincide con quello indicato da Giulia-no Amato come spartiacque per una sinistrache non accetti di suicidarsi dinanzi allesfide di fine secolo. Come intendere la conti-nuit della rappresentanza degli interessi sucui la sinistra ha fondato il proprio consenso- il lavoro dipendente - in uneconomia com-petitiva? Come farlo estendendo la rappre-sentanza a mondi che non vi ragione chesiano lontani da una sinistra moderna come igiovani o il lavoro autonomo? La risposta cuiAmato allude quella di un nuovo modellodi relazioni e di sistemi di sicurezza socialein cui il funzionamento di istituzioni colletti-ve e solidaristiche possa convivere con unospazio nuovo e consistente della dimensioneprivata. E lintero spettro degli istituti delWelfare che va interessato da una riformaispirata alla ricerca di un tale equilibrio. Civale per i sistemi previdenziali e di sicurezzasociale come per i modelli di partecipazionee di democrazia economica, per gli istituticontrattuali come per gli schemi salariali eretributivi. Il problema su cui riflettere ladifficolt evidente per la sinistra riformista,che pure si dice da tempo consapevole dellanecessit di una innovazione radicale del-larchitettura sociale del Welfare esistente, apassare dalle parole ai fatti. A tradurre i pro-positi in progetti di riforma. E singolare: la si-nistra appare pi disinvolta e coraggiosa sutematiche lontane dalla sua sensibilit tradi-zionale come quelle istituzionali che sul ter-reno classico della propria identit cultura-le, quello sociale. Eppure qui che, nelle de-mocrazie delloccidente, si giocher la parti-ta decisiva del consenso nei prossimi anni. Sequeste considerazioni hanno un senso loriz-zonte proposto alla riflessione congressualedel Pds - la costruzione di una nuova e mo-derna formazione socialdemocratica - acqui-sta un significato logico e politico evidente.Per due ragioni sostanziali. La prima: essoproietta la riflessione della sinistra italianain una dimensione sovranazionale ed euro-pea che lunica in cui possibile immagi-nare la riforma del Welfare. La seconda: lo-rizzonte socialdemocratico pu contribuire arifamiliarizzare la sinistra con i temi dellin-novazione sociale che diventeranno centralinellagenda di governo di questo fine secolo.Insomma il contrario di ci che alcuni te-mono: la costruzione in Italia di una forma-zione socialista europea estende la portatainnovativa dei cambiamenti programmaticiche si richiedono a una sinistra che voglia en-trare da protagonista nel secolo che viene.

    Umberto Ranieri,responsabile esteri del Pds

    Quel giovane prete di Cracovia che il cardinal Wyszynski non volevavescovo perch pensava che il regime potesse manipolarlo facilmente

    SECONDO DI QUATTRO ARTICOLI

    P I G N O L E R I E

    Ladri, serial killer, terroristi, libertadores e limmancabile VeltroniE sempre interessante (e piena di sorpre-

    se) la lettura dei brevi riassunti che Repub-blica dedica alle trame dei film in program-mazione sugli schermi televisivi. Pu capita-re di scoprire che esistono due film con lostesso titolo visto che lo svolgimento descrit-to diverge spesso da quello che ci suggeriscela memoria (della quale, per altro, sempre cifidiamo). Lultimo caso riguarda Come ruba-re un milione di dollari e vivere felici - labella commedia del 1966 di William Wylercon Audrey Hepburn, Peter OToole e unostuolo di ottimi caratteristi. A tale proposito,Repubblica (31 dicembre) scrive: Nicole or-ganizza un piano quasi perfetto per rubareuna preziosa statuetta custodita in un museodi Parigi, esattamente lopposto di quanto ef-fettivamente accade, perch, in realt, Nico-le - che deve recuperare la statua fatta dalnonno alla nonna e spacciata per un Canova- non saprebbe assolutamente come cavarse-la se non fosse per laiuto di Simon Dermott(OToole), che lei (ovviamente Hepburn) cre-de un ladro e che, invece, un esperto dar-te/investigatore sulle tracce del padre falsa-rio, il quale studia e realizza - con la sua, avolte ingombrante, partecipazione - il piano,

    perfetto, che porta al furto della statuetta inquestione.

    Sempre lo stesso giornale, il medesimogiorno, nellansia di citare il pi possibile lal-to operato di Walter Veltroni, nelle Brevi inpagina spettacoli, ne riporta due volte la stes-sa dichiarazione e per di pi in due pezzicollocati luno sotto laltro. Il primo intito-lato Teatro in carcere s di Veltroni e il se-condo Veltroni difende il teatro in carcere.Ambedue riferiscono testualmente le identi-che parole del ministro che qui non ripetia-mo anche noi per non tediare i lettori oltremisura. Rammentando che non c due sen-za tre, abbiamo, invano cercato una terza ci-tazione nella stessa pagina. Mancava, sareb-be stato un errore perfetto, peccato.

    Due giorni prima (29 dicembre) Repubbli-ca dedicava un interessante articolo, opera diLaura Laurenzi, a Barbabl e, ricordandoi vari personaggi storici, letterari e cinemato-grafici assimilabili al mitico e primo serialkiller immaginato dal grande Charles Per-rault, fra laltro, scrive: A Landru (celebreassassino ghigliottinato nel 22 in Francia espesso paragonato a Barbabl) si ispira Char-lie Chaplin nel tratteggiare la figura del suo

    Monsieur Verdoux. In verit, lidea base,anzi - potremmo tranquillamente dire - il sog-getto del famoso film di Chaplin in questionenon era dellattore-regista inglese, ma del-laltrettanto grande Orson Welles, che, ispira-to da un cartellone pubblicitario, visto disfuggita nella metropolitana (si trattava dellarclame di un prodotto antiforfora), and atrovare Chaplin proponendogli di interpreta-re il film. Dopo qualche tempo, per, que-stultimo prefer comprare il copione cheWelles aveva gi scritto e modificarlo secon-do le proprie esigenze, dirigendolo personal-mente. In seguito, cosa della quale OrsonWelles si rammarica notevolmente, cercsempre e in ogni modo di disconoscere la pa-ternit wellesiana dellopera.

    A proposito, invece, del Per - che per al-tre questioni (terroristi e non serial killer) faparlare di s in questi giorni - il Corriere del-la Sera del 22 dicembre, a sigla S. Gan., pub-blicava un articolo che, fin dal titolo (Persi-no Bolivar voleva farsi dittatore nellanticoimpero del Sole), costellato di imprecisio-ni. In specie per quel che riguarda il brevecapitolo dedicato ai due grandi libertadoresJos di San Martin e Simon Bolivar. Del pri-mo larticolista scrive: Finch il 28 luglio

    1821 il generale argentino Jos di San Martinentra a Lima insorta e proclama lindipen-denza. Nella realt storica il generale entra Lima il 9 luglio 1821 mentre il successivo ci-tato 28 proclam lindipendenza del paese.Del secondo viene dapprima affermato: Ladefinitiva vittoria sulle truppe spagnole per merito del venezuelano Simon Bolivarche le costringe alla resa ad Ayacucho il 9 di-cembre 1824. In effetti, le truppe degli in-sorti nella citata decisiva battaglia erano gui-date da Jos Antonio de Sucre, luogotenentedi Bolivar, mentre questultimo, invece, ave-va sconfitto in precedenza (nellagosto diquello stesso anno) un altro esercito nemicoa Junin. Subito dopo leggiamo: Anche al li-bertador, autoproclamatosi dittatore..., incontrasto sia con il ricordato titolo del pezzoche recitava voleva farsi dittatore, sia, so-prattutto, con la storia perch gli altisonantititoli di libertador e di dittatore supremofurono concessi a Bolivar dal Congresso delPer al suo arrivo a Lima nel 1823 senza al-cuna sua sollecitazione e, inoltre, senza cheminimamente ne abusasse.

    Mauro della Porta Raffo

    Perch una sinistra europeadeve rappresentare il centroPer Ranieri (Pds), la sfida decisiva deiprossimi anni quella sul Welfare State

    Signor direttore

  • Lasciateli soli

    Vuoto di politica, muto di significaticivili e anche prolisso, cio lungo enoioso. Cos il Capo dello Stato, OscarLuigi Scalfaro, ci si presentato a fineanno con il suo fervorino televisivo dal-la sintassi affaticata e dallaggettivazio-ne ridondante (il quinto dallelezione).Il peggiore inciampo su cui scivol il92, anno bisesto predecessore del 96,fu appunto lelezione al vertice delloStato di una persona, per carit, de-gnissima e rispettabilissima, epper in-capace di trasmettere altro, nella fati-dica funzione di garante delle istituzio-ni, che non siano arsenici protodemo-cristiani e vecchi merletti clericali, am-pollose ciarle e scampoli di fiacca reto-rica senza bellezza, senza patriottismo,senza verit.

    In confronto a quel che dice e a comelo dice, le opere di Scalfaro, che pure come politico un notaio arcigno dellaconservazione e un maestro di ingannipubblici e privati, brillano di luce su-blime. E talmente povero il suo lessico,cos scontata e prevedibile e sciattalaggettivazione, tanto improbabili sonoi suoi ritmi, la metrica, le assonanze ele finzioni di pensiero, che al confrontole mene di Palazzo, le giravolte e altremeschinerie da tappeto rosso appaionocapolavori dellarte di governo. Se Scal-faro promettesse di non parlare maipi in pubblico, di non diseducare maipi linguisticamente questo paese giprostrato dallabuso sintattico e gram-maticale, saremmo pronti a rivotarloper un secondo mandato, al quale si di-ce segretamente aspiri, nonostante le

    false promesse di elezioni, il tradimen-to del maggioritario, le gaffe diplomati-che e la vocazione a difendere i dirittidel cittadino solo e soltanto quando sitratta dei suoi interessi di potenzialeindagato nel caso Sisde.

    Sa quanto sia importante un buon di-scorso, lucido nelle forme e pensato, ar-gomentato secondo una misura alta dicultura storica e politica, chi ha peresempio ascoltato Jacques Chirac, ilquale pure non ha alcuna vocazione al-la buona retorica politica come il suopredecessore Franois Mitterrand, par-lare di Andr Malraux davanti alPantheon; lo sa chi guardi su Sky-newsi dibattiti tra John Major e Tony Blairai Comuni, chi ricordi il passo da hi-dalgo di un Adolfo Suarez alle Cortes, epersino la biascicata e domestica sem-plicit di un Helmut Kohl, per non par-lare della letteratura politica mitteleu-ropea di Vaclav Havel. Ma Scalfaro farimpiangere caldamente anche gli ar-caismi professorali di Palmiro Togliat-ti, il trito ma vivo vernacolo fanfaniano,le fumisterie levantine di Aldo Moro,gli ossimori di Enrico Berlinguer, la flu-vialit dei grandi tribuni logorroici al-la Pannella e alla Cossiga. E una que-stione decisiva di professionalit e dibuongusto politico saper parlare alpaese, dargli una mano a tirarsi su, reg-gere lo Stato mediante il puntiglio del-la parola. Per il sesto e il settimo mes-saggio di Capodanno auguriamo a Scal-faro di trovarsi un ghost writer e di leg-gere, senza recitare, il discorso di un al-tro. Nellinteresse della nazione.

    I terroristi Tupac Amaru che hannosequestrato centinaia di persone nel-lambasciata giapponese di Lima il 17dicembre mostrano una elevata capa-cit propagandistica. Per giorni e gior-ni gli organi di informazione hanno da-to conto dei corsi di cucina che si svol-gono nellambasciata occupata grazieallo spirito umanitario dei sequestrato-ri, mentre viene stigmatizzata la deci-sione del malvagio governo peruvianoche li priva dellelettricit. A corona-mento della sua strategia dellimmagi-ne, Nestor Cespa Cartolini, capo pre-sunto del commando, ha tenuto unaconferenza stampa nel corso della qua-le, dopo la consueta litania di banalitrivoluzionarie, ha chiesto la mediazio-ne del presidente cubano o di quellorusso. Che guerriglieri di origine gue-varista (anche se poi dedicatisi princi-palmente a reati comuni) si attendanocomprensione da Fidel Castro scon-tato, mentre lappello a Boris Eltsinsembra incomprensibile. Il presidenterusso, infatti, si era espresso con estre-ma durezza nei confronti dei terroristiperuviani, arrivando a proporre una-zione concertata delle forze di sicurez-za dei paesi pi industrializzati per li-berare gli ostaggi con le buone o con le

    cattive. La propensione di Eltsin, chenon ha connazionali fra i sequestrati,per luso delle teste di cuoio signifi-cativa di un atteggiamento di assolutorigore, lontanissimo dallequidistanzarichiesta a un mediatore.

    Al fondo della proposta dei terroristinon ci pu essere la ragionevole aspet-tativa di una qualche indulgenza delleautorit russe: resta quindi soltanto laforza irresistibile del mito rivoluziona-rio sovietico, cui ci si appella anche aldi l della realt politica concreta. In ef-fetti elementi simbolici e mitologici (acominciare dal richiamo alla resistenzadegli indios alla colonizzazione) fannoparte, insieme alla spregiudicatezza tat-tica, alla contiguit con la malavita econ il traffico e la coltivazione delladroga, dellimpasto politico ideologicodel nuovo terrorismo dellAmerica lati-na. Linteresse allinternazionalizzazio-ne del conflitto, sottolineata dalla scel-ta di un obiettivo extraterritoriale comeuna residenza diplomatica e conferma-ta dalla ricerca di mediatori stranieri,ha levidente scopo di delegittimare ilgoverno peruviano. Si tratta di una po-litica sottile, che si accompagna per arichiami mitici, come quello alla Rus-sia, che rivoluzionaria non pi.

    Alessandro Galante Garrone, che lapensa come Oscar Luigi Scalfaro,ma almeno sa pensare e scrivere, ha da-to laddio al 96 sulla Stampa di Torinocon un articolo fervoroso e sentito, daltitolo: Giudici sempre pi soli. La suatesi che in molti lavorino, tra unopi-nione pubblica che d segni di stan-chezza e vilt, per isolare i magistrati egiudici coraggiosi i quali combattono ilmalaffare. Ne sarebbe testimonianza lospazio che ha conquistato per s nel-lanno appena trascorso la definizionespregiativa di un certo modo di fare giu-stizia, inteso appunto come giustiziali-smo. Una formula nata storicamenteper il regime argentino di Juan Pern,impasto di cruda politica e grottescacommedia, sarebbe ora applicata, per li-berarsi dellimperio della legge, aglieroi di Mani pulite e ai loro colleghi.Sicch limperativo della gente perbenesarebbe quello di affollarsi intorno ai

    giudici, tutti equiparati moralmente al-lalto esempio dei martiri nella lotta alterrorismo e alla mafia, per non la-sciarli soli.

    Se si trattasse di mezzi e procedureda mettere a disposizione del sistemadella giustizia, mediante leggi e stanzia-menti di bilancio adeguati a un paesecivile, non ci sarebbe nulla da eccepire.Se stare dalla parte dei giudici volessedire proteggerli, come non si stati ca-paci di fare in cento occasioni, tutti dac-cordo. Ma la folla che circonda i giudicie toglie loro il privilegio di quella chePiero Calamandrei chiamava la solitu-dine del giudice, garanzia della sua im-parzialit e del suo essere bocca dellalegge, altra cosa. E una folla di sugge-ritori e registi politici e tifosi di cui i ma-gistrati pi capaci e pi onesti farebbe-ro volentieri a meno. In questo sensolappello di Galante Garrone va specu-larmente rovesciato: Lasciateli soli.

    EDDIITTOORRIIAALLII

    ANNO II NUMERO 1 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 2 GENNAIO 1997

    Lombra lunga di Lenin su Lima

    Uno Stato vuoto, muto e prolisso New York. Un anno ricco di nuove inizia-tive allestero e di trepidazioni allinterno.Queste le due grandi linee che la chiro-manzia politologica americana legge per il1997 sulla palma della nazione. La politicaestera sar ispirata ad alcuni grandi ob-biettivi che lamministrazione Clinton per-seguir su una chiave il pi possibile bi-partitica. Il rilancio della collaborazionecon la Russia, con particolare attenzione al-la riduzione delle incognite nucleari e inequilibristico parallelismo con lamplia-mento della Nato; il raggiungimento con laCina di un modus vivendi che contemperigli interessi economici con il rispetto dei di-ritti umani (due i banchi di prova: il trasfe-rimento di Hong Kong sotto la gestione ci-nese il 1 luglio e lesportazione di tecnolo-gia militare). Ci saranno poi interventi perla riforma dellOnu e spinte per il raffred-damento degli hot spot mondiali: MedioOriente, Balcani, Africa. In tutti questi set-tori, Washington promette sotto la direzionedella tenace Madeleine Albright una lineaaggressive, parola che peraltro significa

    Tutto questo ricco carnet di buoni propo-siti sar per condizionato dai travagli in-terni e dalle vicende anche personali deiprotagonisti. Per Clinton, in particolare, il1997 dovrebbe portare la conclusione dei va-ri scandali che hanno afflitto il suo primomandato presidenziale. Nel campo dellop-posizione, si decider la sorte politica diNewt Gingrich, vulnerabile anchegli sulfronte giudiziario per una storia di piccoletrasgressioni fiscali e conflitti dinteresse. Lasua rielezione a Speaker della Camera, traqualche giorno, considerata probabile, manon certa. Un personaggio di cui invece at-tesa la resurrezione lex stratega elettora-le di Clinton, Dick Morris, a suo tempo al-lontanato per una storiella a sfondo sessua-le: pare che verr arruolato nella campagnadi Rudolph Giuliani, il cui mandato di sin-daco di New York scade a novembre.

    Ma i grandi temi che appassionerannolopinione pubblica americana e che ine-vitabilmente si ripercuoteranno su quellainternazionale non usciranno dal Con-gresso e, nel caso, troveranno come propria

    sede specifica la Corte suprema, da cui siattendono per il 97 importanti verdetti. Dal-la affirmative action alla depenalizzazio-ne della marijuana (che ha tra gli sponsor ilfinanziere George Soros), al matrimonio deigay innovazioni legislative approvate lo-calmente nei referendum del novembrescorso i problemi sono molti e forieri digrandi dibattiti. Nel confronto politico insenso stretto, invece, c aria di compro-messo. Ci vale per il completamento dellariforma del welfare, per la progettata revi-sione delle norme sul lobbismo e il finan-ziamento delle campagne elettorali, per laristrutturazione dei fondi nazionali per lepensioni e lassistenza medica. Vale persinoper il bilancio, che questanno dovrebbeprocurare meno polemiche che negli anniscorsi, anche in vista del traguardo conve-nuto in linea di principio dalle due parti del pareggio nel 2002. La temperatura deldibattito sar naturalmente influenzata dal-landamento delleconomia, che la maggio-ranza degli economisti continua a prevede-re benigno, anche se non esaltante.

    semplicemente intraprendente.Oltre a queste direttrici strategiche sono

    allo studio nuove iniziative. Una formazionemilitare internazionale, ma in gran parteamericana, per la cattura dei criminali diguerra in Bosnia; un tentativo in grande sti-le di risolvere il problema di Cipro; uno sfor-zo di ravvicinamento alla Turchia, estrema-mente complesso perch si lega strettamen-te al problema curdo e iracheno. Se su Ba-ghdad tutto segreto, non viene invece fattomistero della nuova volont distensiva neiconfronti di Teheran, dove il 1997 sar lan-no in cui si decider la successione al presi-dente Ali Akbar Hashemi Rafsanjani. Perquanto riguarda lEuropa, Bill Clinton sem-bra intenzionato a sospendere nuovamentele punizioni per i rapporti con Cuba, e ilproblema potrebbe trovare soluzione gi inquesto mese. Infine a Washington si intensi-ficano gli studi per unalternativa al canaledi Panama (esistono tre progetti, due deiquali per il trasporto di containers via terra)in vista del trasferimento totale della sua ge-stione al governo panamense, nel 1999.

    za essere sommerso di pernacchie. Vincen-zo Visco ha distrutto - forse in un accesso dilucida follia, forse senza accorgersene, spe-riamo senza volerlo - il popolo dei fax. Que-sta la tragica realt a cui il popolo italia-no deve ormai abituarsi: quella sua rara,unica etnia che ci invidiava tutto il mondo stata inghiottita dal cratere della pi gran-

    de castroneria ministeriale della storia pa-tria. Il popolo dei fax non abita pi in Italia.

    Pure, quel popolo, aveva segnato la re-cente storia patria, non solo: aveva ricoper-to un tale ruolo che il Quirinale, in pi oc-casioni, gli aveva riconosciuto un ruolo isti-tuzionale addirittura preminente a quellodellesecutivo e del Parlamento. Adesso cheil popolo dei fax stato inghiottito dal nul-

    la delle parole di Vincenzo Visco ora direndergli onore e di ricostituirne le gesta.

    Dopo un periodo di esistenza sotterraneae grama, di uscite in pubblico solo in occa-sione di fatti calamitosi e degni dellumanapiet, il popolo dei fax si scopr uno e po-tente nel marzo del 93. Per settimane tra ilQuirinale, Via Arenula e Palazzo Chigi si eraintessuto un fitto scambio di abboccamenti,riunioni, visite, testi scritti. Alla fine, corret-to, limato, soppesato era venuto a formarsiun decreto talmente bello che il presidentedella Repubblica non perdeva occasioneper vantarsene e magnificarne le doti salvi-fiche a chiunque lo andasse a trovare al Qui-rinale. Oscar Luigi Scalfaro aveva ragione dimostrare quella sua creatura con orgoglio:anche se si sarebbe chiamato Decreto Con-so, era stata sua, del presidente, limpron-ta. Quel provvedimento si limitava a dispor-re poca cosa, in apparenza, a depenalizzareil reato di finanziamento illegale dei partiti,ma essendo quel reato - unico al mondo - ilbaricentro su cui il pool Mani Pulite di Mi-lano stava costruendo leliminazione del-

    lintera Dc e dellintero Psi, la conseguenzasarebbe stata di grande rilievo. Lazione del-la magistratura avrebbe potuto continuare,quanto a contrasto della corruzione, ma sen-za poter decapitare violentemente e rapida-mente unintera classe politica.

    Ma non appena il Decreto Conso fu resopubblico, la procura di Milano si ribell:

    Francesco Saverio Borrelli, Gerardo DAm-brosio, Antonio Di Pietro e gli altri pm in-sorsero. Il colpo era gi grave, ma fu il po-polo dei fax a decidere la partita. I quoti-diani ebbero i centralini intasati e cos i te-legiornali e il ministero di Grazia e Giusti-zia e forsanche il Quirinale: Quel decretonon sha da fare. I venditori di carta da faxingrassarono e lindignazione popolaretrov finalmente il suo strumento. OscarLuigi Scalfaro reag da par suo, con lo stileche tutti gli riconoscono: neg levidenza, fe-ce finta di non saperne nulla, guard dal-lalto in basso Giuliano Amato e il Guarda-sigilli Giovanni Conso che avevano osatoproporgli tanta bassezza e si rifiut di fir-mare. Sdegnosamente.

    Fu uno spettacolo esaltante di democra-zia, di rispetto delle regole, di divisione deiruoli, di coraggio personale della pi altacarica dello Stato. Il decreto Conso fin nel-la pattumiera della Storia. Il popolo dei faxinizi il suo regno. Alcuni pignoli tentaronodi obiettare, furono messi a tacere: era unarivoluzione, che si adeguassero o tacessero.

    Cos il fax divenne strumento principedel potere popolare e ci fu qualche estetache trov delizioso il fatto che il popolo mo-ralizzatore usasse a sbafo questo strumento,senza pagare, scroccando la telefonata; mi-rabile che ogni messaggio via fax contro i la-dri, fosse il frutto di un piccolo furto. Era lastatistica a spiegarlo: tutti i messaggi mora-lizzatori arrivavano in ore dufficio - anchequando si paga la sovrattassa - segno che ipopolani del fax usavano di bollette altrui -anche quelle degli uffici pubblici - peresprimere la loro condanna. Unapoteosidella moralit.

    La grande prova del 93 ebbe una replicaquasi identica nel 94, nel luglio. Il Decre-to Biondi aveva provocato un nuovo pro-clama dei pm milanesi; per dare un sensoancora pi rivoluzionario Antonio Di Pietrosi era presentato davanti alle telecamerecon la barba lunga. Il Guardasigilli AlfredoBiondi aveva osato tentare di limitare lacarcerazione preventiva. Con voce roca DiPietro spieg che senza schiaffare i sospet-ti in galera, il Pool non sarebbe riuscito afarli confessare. Il popolo dei fax reag allo-ra come un sol uomo. Il consumo di carta futale che da quel momento inizi una crisi diapprovvigionamento che dura tuttora. Scal-faro ripet lexploit dellanno precedente,Roberto Maroni, ministro dellInterno, si

    Roma. Esiste una punizione per chi di-strugge un mito? Pu la mente umana con-cepire una pena, un contrappasso, una tor-tura, una dichiarazione dei redditi che sug-gelli sulla carne del colpevole il disprezzodella collettivit? Per la fortuna di Vincen-zo Visco, ministro delle Finanze, non esistenulla di simile: il delitto cos inimmagina-bile che non stato coniato neppure il ter-mine per definirlo. Cos il suo delitto re-ster impunito: ha distrutto un mito, ancorapeggio, un mito rivoluzionario e pu ancoraagire indisturbato. Lha distrutto con catti-veria, senza ragione, con nonchalance, concrudelt; ha eliminato dalla scena, nel mo-do peggiore, coprendolo di ridicolo, il sog-getto rivoluzionario, e nessuno gli far pa-gare il fio.

    I fatti: il 22 novembre scorso viene reca-pitato a tutte le redazioni dei giornali un co-municato su carta intestata del ministerodelle Finanze, una dura dichiarazione au-tografa di Vincenzo Visco contro le polemi-che montanti sullEurotassa: Ho notizia dimigliaia di fax, lettere, telefonate di cittadi-ni a medio reddito, operai, impiegati, pen-sionati che si dichiarano molto soddisfatti.Addirittura c gente che, esonerata percha basso reddito, chiede di poter offrire uncontributo volontario, sia pure di propor-zioni ridotte. Io credo che la maggioranzadegli italiani sia fatta di questa gente che,davanti a misure fiscali palesemente equee oneste, trova lorgoglio di partecipare allosforzo collettivo per il risanamento del pae-se. Lo sconcerto generale: cosa pu ave-re spinto una persona sana di mente a so-stenere che c chi lamenta di non dover pa-gare lEurotassa - perch povero - ed quin-di costretto a offrire un contributo volon-tario? Quale demone, sfuggito a frotte diromanzieri russi, pu agitare linconscio diun ministro delle Finanze che scrive - sucarta intestata - una boiata cos pazzesca?La domanda cos drammatica, cos pienadi implicazioni politiche - e umane, pur-troppo - che va a finire che i quotidiani, an-che quelli dellopposizione, vanno in soc-corso al ministro e si mettono a cercare ifax. A dire il vero c un giornale che si ri-bella, veementemente, un giornale di parti-to, il Popolo, che il quotidiano ufficiale delPpi, che ha ben tre ministri colleghi di Vin-cenzo Visco: Il ministro delle Finanze hafatto ridere mezza Italia. Vincenzo Visconon ha il senso del grottesco e agita i suoiEurofax come gli agit-prop agitavano i lorocartelli propagandistici nellUrss di Brez-nev. Gli altri quotidiani, pietosamente, simettono dunque alla ricerca dei fax. Al mi-nistero delle Finanze fanno finta di nulla: ifax non li hanno ricevuti. I cronisti non siperdono danimo e alla fine scovano benquindici fax, di tenore tiepidino, peraltro,inviati a Italia Radio o a sezioni del Pds deiCastelli romani e di Parma.

    Come si compiuto il delittoCos si compiuto il delitto, cos si in-

    franto il mito. Da quel lugubre 22 di novem-bre, dopo quel comunicato con carta inte-stata dal ministero delle Finanze, nessunopotr mai pi parlare di popolo dei fax sen-

    Quando il ministro Visco affoss per sempre il popolo dei fax

    Guardando lAmerica, qualche istruzione per luso del 1997

    Anche i dittatori hanno una mamma, equella di Stalin era una donna sem-plice e schiva, discendente da una fami-glia di servi della gleba osseti, che per tut-ta la vita osserv da lontano la singolarecarriera del figlio, senza mai comprende-re esattamente in cosa consistesse il lavo-ro del suo Josif, segretario del comitatocentrale del partito comunista. Mamma,te lo ricordi il nostro zar? cerc di spie-garle Stalin in una delle sue rare visite inGeorgia, nel 1935. Certamente. Ecco, iosono in un certo senso lo zar. E quandoalla fine cap cosa ci significava, la piadonna concluse con rammarico: In fin deiconti, era meglio che ti fossi fatto prete.

    Per tutta la vita, Stalin raccont diverti-to questa storia, che diverte anche noi, a di-mostrazione che pure sullo sfondo di unavicenda tra le pi tragiche del secolo sipu tranquillamente indulgere alla legge-rezza del sorriso. Del resto, non affatto di-sdicevole guardare ai grandi eventi dalbuco della serratura, ovvero, come si dice-va una volta, in epoche meno democrati-che, con gli occhi disincantati del maggior-domo. La nostra curiosit attorno alla vitadei protagonisti di rango inesauribile, enel caso di Stalin perfino accentuata dalsostanziale mistero che circonda la suapersona, non gi perch egli la abbia sot-tratta agli sguardi, ma perch ad essa fusempre sovrapposta laura del mito.

    Lilly Marcou, che una studiosa seriadel movimento comunista, non vuole de-

    monizzare Stalin n divinizzarlo, e nep-pure intende istruire nuovamente il pro-cesso agli anni del terrore. Pi modesta-mente, attratta dallidea di ricostruireil percorso della sua vita privata. E perfarlo ha approfittato dellapertura, a Mo-sca, di nuovi archivi e delle sue conversa-zioni con i (pochi) sopravvissuti che feceroparte degli intimi del dittatore.

    Certo, ci si potrebbe domandare che co-sa mai la vita privata di un uomo cheha avuto per tanti anni nelle proprie maniil destino della sua gente e che su quel de-stino ha cos potentemente inciso. Gi labiografia, come genere storiografico, so-prattutto nel caso di un grande leader,conserva una sua ambiguit. Figuriamocila vita privata, cio la trama degli affettipi intimi e personali, che viene eviden-ziata proprio lasciando sullo sfondo tuttoci che riempiva di bruciante passione le-sistenza presa in esame.

    Eppure il libro della Marcou , a suomodo, avvincente, proprio perch la gran-

    de storia al centro della quale Stalin tro-neggia, finisce per riaffiorare in ogni pagi-na, e non ci si stancherebbe mai di legge-re e rileggere quelle vicende attraverso lequali il giovane seminarista caucasico ar-riv ai vertici dello Stato e mise sottosoprail proprio paese. E poi, probabilmente,batte in ognuno di noi un poco del cuoredi quellimmaginario maggiordomo, che cispinge a curiosare nei rapporti con la pri-ma moglie, Ekaterina, morta giovanissima,e soprattutto in quelli con la seconda,Nadja Allilueva, morta suicida nel 1932, inseguito a una violenta crisi depressiva, ac-centuata da un vero e proprio attacco digelosia. E poi nei rapporti con lamatissi-ma figlia Svetlana, che a lungo intrattennecol padre un gioco affettuoso e surreale:lui si rivolgeva a lei, anche per iscritto,chiamandola mia padrona e lei lo trat-tava da mio segretario.

    Ma la galleria della Marcou arricchitada tutti i personaggi, familiari e amici, cheentrarono nella sua cerchia pi intima, espesso ne uscirono tragicamente. Dal figlioJakov, catturato dai tedeschi e morto in pri-gionia, allumile contadina Valentina, uffi-cialmente sua assistente e che in realt loam negli ultimi anni. E non furono certoanni allegri. Da vero uomo del Caucaso,Stalin aveva sempre amato sedere a capo-tavola circondato da amici e parenti. Magiunto alla fine della sua vita, ne avevasterminati una gran parte, aveva rotto congli altri, e quella tavola era ormai vuota.

    LLIIBBRRIILilly Marcou

    STALIN. VITA PRIVATA256 pp. Editori Riuniti, Lire 25.000

    Il 22 novembre il responsabile delle Finanze ha chiuso unera. Dicendodi aver ricevuto migliaia di fogli teletrasmessi di cittadini soddisfatti dellenuove tasse, ha distrutto un mito rivoluzionario che dal Decreto Consoa quello Biondi fino al ribaltone ha segnato la recente storia patria

    esib in una fantastica replica delle picesdei fratelli De Rege e le istituzioni si inchi-narono... al fax. Dalle redazioni della Vocedi Indro Montanelli, di Micromega e di Re-pubblica fu dettato anche il protocollo pro-cedurale della nuova democrazia e si teo-rizz da pi parti che solo il popolo dei faxavrebbe potuto contrastare la deriva ple-biscitaria su cui il governo Berlusconi vo-leva trascinare il paese.

    Lapoteosi e linizio del declinoMa fu nei giorni del ribaltone che il fax

    diede il meglio di s; fu allora che entr nelsancta sanctorum della vita istituzionale; fuOscar Luigi Scalfaro, ancora lui, a farlo en-trare nei riti delle Costituzione materiale. Ilquesito politico era semplice: quanti parla-mentari avevano i gruppi di Camera e Se-nato che chiedevano - con il Polo - elezioniimmediate, e quanti - con i partiti del ribal-tone - speravano in un rinvio il pi lungopossibile? In pratica, quanti deputati avevadietro di s Umberto Bossi dopo il ribalto-ne? Sulla carta ne aveva 107. Ma era in attouna diaspora consistente, tanto consistenteche di l a pochi giorni il gruppo parlamen-tare della Lega, alla Camera, avrebbe regi-strato, ufficialmente, solo 77 deputati. Queitrenta parlamentari da una parte o dallal-tra facevano la differenza. Umberto Bossiebbe unidea: i fax, naturalmente. OscarLuigi Scalfaro accett cos per buoni i cen-to e pi fax di adesione alla linea del se-gretario della Lega, e spieg a un attonitoGianfranco Fini - che rese pubblico il collo-quio - che la conta dei fax non lasciava al-ternative. Fu cos che il presidente dellaRepubblica pot rivolgersi al paese, nel di-scorso di fine anno, annunciando che lamaggioranza dei parlamentari si opponevaallo scioglimento delle Camere.

    Ma lapoteosi del fax segn anche liniziodel declino. Il popolo che lo serviva parveessersi dedicato ad altre divinit. Vi fu unafiammata, effimera, quando Italo Moretti,direttore del Tg3, decise di chiamare a rac-colta quel popolo prediletto dalla sinistra,per protestare contro il blasfemo pm di Bre-scia Fabio Salamone, che aveva osato chie-dere il rinvio a giudizio (per ben cinque rea-ti) per Antonio Di Pietro. Ma per misteriosestrade, il popolo dei fax era forse stato avvi-sato che la giustizia con Di Pietro segue re-gole tutte sue, e forse, saggiamente, avevacapito che il fax in televisione non ha lostesso senso che ha sui quotidiani. Fatto stache dopo due o tre ore di Tg3 passati a leg-gere fax, Italo Moretti si dovette arrendereallevidenza, e allaudience. Vita sotterra-nea dunque, ma pur sempre in grado di co-stituire una minaccia per molti. Era unadelle poche certezze del paese quella che vifosse una sorta di fiume carsico da cuiemergeva di tanto in tanto una marea di fo-glietti di carta traslucida a cui il Quirinaleavrebbe comunque obbedito. Una certezzagranitica. Almeno fino a quando il colle pialto fosse stato abitato da Oscar Luigi Scal-faro, lunico uomo al mondo che ha paura diun fax. Ma poi, sul calar dellimpeto rivolu-zionario, arrivato Vincenzo Visco. E non

    2 GENNAIO 1947

    Gli Stati Uniti dEuropa: questo deveessere lobiettivo dei paesi dellEuropaoccidentale se vogliono in futuro tratta-re alla pari con gli Usa e contrapporsi al-la potenza sovietica che, attraverso gliStati a regime comunista, sta allungandoi suoi tentacoli sul cuore del vecchiocontinente. Lo afferma lex primo mini-stro britannico, Winston Churchill, in unarticolo per una rivista americana.

    I socialisti verso la scissione: non cormai alcuna possibilit di composizio-ne dei dissensi tra Pietro Nenni e Giu-seppe Saragat, che si troveranno di fron-te, faccia a faccia, su sponde contrappo-ste, al congresso del Psiup (Partito so-cialista italiano di unit proletaria), cheaprir i suoi lavori a Roma il 9 gennaio.In un articolo Saragat scrive: Chi vuolelunit della classe lavoratrice deve com-battere ogni forma di degradazione tota-litaria e denunciare i fautori di metodiche sono unoffesa alla democrazia. De-stinatario del messaggio: Nenni. Ma, in-direttamente anche il segretario comu-nista, Palmiro Togliatti, accusato da Sa-ragat di voler esercitare unegemonianefasta sulla sinistra. A questo punto cisi chiede soltanto quali saranno i risul-tati della scissione del Psiup nel gruppoparlamentare e nellelettorato.

    5 0 A N N I F A

    LA FINE DEL RUOLO POLITICO E ISTITUZIONALE DI QUEL ROTOLO DI CARTA CHE PIACE TANTO AL PRESIDENTE SCALFARO

  • ANNO II NUMERO 1 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 2 GENNAIO 1997

    Mercato on line

    Il momento magicodella telefonia pubblica spagnola

    e di British Telecom

    TELEFONICA DE ESPAA PRIVATIZZA,vince in Brasile e raddoppia in Borsa

    Momento magico per Telefonica, lopera-tore pubblico spagnolo. Alla vigilia di Nata-le il governo ha deciso di cedere tra gennaioe febbraio il 21% di capitale ancora in suopossesso (manterr una golden share valida10 anni). Loperazione si chiuder primadellarrivo sul mercato di France Tlcome di Stet/Telecom e dovrebbe fruttare quasi4 miliardi di dollari. Il 60% dei titoli sar ri-servato ai piccoli investitori iberici, il 40%agli istituti finanziari. Intanto la Sociedaddel Patrimonio del Estado, la holding chedetiene le partecipazioni pubbliche, hamesso in vendita la sua quota (23,7%) di Te-lefonica International (Tisa); Telefonica spe-ra di poterla acquistare aumentando i pro-fitti e migliorando lattrattiva finanziaria. Ti-sa molto forte in America Latina: princi-pale operatore in Cile e Per, gestisce atti-vit di rilievo in Argentina, Venezuela ePortorico. Proprio poco prima di Natale havinto la gara per aggiudicarsi il 35% dellaCompanhia Riograndense de Telecomuni-caoes, operatore pubblico regionale brasi-liano. Alla guida di un consorzio formatodal gruppo locale Rede Brasil do Sul (tv viacavo, radio, periodici), dalle controllate Ctc(Cile) e Telefonica de Argentina e da Citi-corp (Usa), che ha offerto 681 milioni di rea-les (circa 660 milioni di dollari), 4 in pi diun consorzio guidato da Stet, Tisa si ponecome una delle grandi dorsali di comunica-zione del Mercosur (la zona di libero scam-bio sudamericana). La buona congiunturaha dato grande spinta in Borsa al titolo Te-lefonica, giunto alla soglia record di 3.045pesetas, con un incremento dell86% in 15mesi. Nel 96 la societ ha ridotto del 25% letariffe per le chiamate internazionali e an-nunciato il taglio di 11.000 dipendenti (supoco pi di 70.000) per il 2000; ha decisoinoltre di impegnarsi nella tv digitale: pen-sa di lanciare per marzo una piattaforma dialmeno 15 canali in concorrenza con Soge-cable (Canal Plus e Prisa) che parte a gen-naio con 20 canali. Telefonica sar lazioni-sta leader con il 36% del capitale (pari a 20miliardi di pesetas); gli altri soci (tutti al17%) sono Rtve (la tv pubblica con molti de-biti), Antena 3 (privata) e la messicana Te-levisa; 4 tv regionali si dividono il restante13%. Telecinco ha preferito restare fuori(Mediaset, il socio che la gestisce, ha comeazionista Canal Plus).

    BATTAGLIA IN FRANCIA SULLA TV digi-tale, tre i competitori

    Il 17 dicembre ha debuttato in Francia laseconda tv digitale via satellite: TlvisionPar Satellite (Tps), unalleanza composita diex nemici (Clt, con la sua filiale M6 ha il40%; Tf1 il 25%; France Tlcom il 16,7%;France Tlvision, che raggruppa le due re-ti terrestri pubbliche, controlla l8,3% eLyonnaise Communications ha il restante10%) che mira a sottrarre mercato a CanalSatellite, la tv digitale del comune avversa-rio Canal Plus. La strategia di marketingpunta su prezzi pi bassi di quelli del con-corrente: 90 franchi per il pacchetto basic(20 canali) contro 98 di Canal Satellite (15canali), 34 franchi contro 50 per una partitadi calcio. Tps ha per lesclusiva solo per lepartite di coppa e i film Mgm e Paramount,mentre Canal Plus detiene i diritti di tuttele altre majors e degli incontri di campio-nato. Inoltre Tps, diffuso da Eutelsat, pareavere problemi con i decoder (tecnologiaViaccess di France Tlcom, noleggiabili a45 franchi): incompatibili con quelli di Ca-nal Satellite, che viaggia su Astra, sarannonei 3.500 punti vendita convenzionati solo agennaio. Allinizio del 97 partir su Eutel-sat una terza piattaforma digitale, Ab Sat,alleata di Canal Satellite (i loro decoder so-no compatibili): senza calcio, punta su prez-zi inferiori anche a quelli di Tps.

    BT VINCE LA CONCORRENZA battendofrancesi e tedeschi in Svizzera

    Sul mercato svizzero British Telecom eTeleDanmark hanno battuto la coppia Deut-sche Telekom-France Tlcom (favorita permotivi geografici) e hanno acquisito per 450milioni di franchi rispettivamente il 20% eil 29% di Newtelco, societ che punta a com-petere con loperatore telefonico pubblicosfruttando la rete tlc delle ferrovie (che, conUbs e Migros, grande distribuzione, con-trollano il restante 51%).

    INTERNET COL TELECOMANDO sulle re-ti via cavo di Time-Warner

    Time-Warner ha ordinato un milione dispeciali decoder digitali che consentirannoalle sue reti via cavo in Usa (12 milioni diutenti) di portare lofferta di canali da 50 a175 e navigare su Internet col telecomando.Nel 97 un terzo delle reti TW sar moder-nizzato per sopportare laumento di traffico.

    IL FOGLIO quotidianoDIRETTORE EDITORIALE: GIULIANO FERRARA

    CONDIRETTORE RESPONSABILE: LODOVICO FESTASOCIET EDITRICE: IL FOGLIO QUOTIDIANO S.R.L

    VIA VICTOR HUGO, 1 - 20123 MILANOTEL. 02/8639181 - FAX 02/878596

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    REDAZIONE: BEPPE BENVENUTO, MICHELE BURACCHIO,UBALDO CASOTTO, MAURIZIO CRIPPA,

    MATTIA FELTRI, GIANCARLO LOQUENZI,MARILENA MARCHIONNE, CHRISTIAN ROCCA.

    DAGLI STATI UNITI: MAURO LUCENTINIREGISTRAZIONE TRIBUNALE DI MILANO

    N. 611 DEL 7/12/1995TIPOGRAFIE: ON LINE SYSTEM - VIA DELLA MAGLIANA 400 - 00148 ROMA;

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    Signor direttore Il teatrino continua. Diquanti atti composta lopera? Tre atti, perqualsiasi copione sarebbero sufficienti a addor-mentare lo spettatore in poltrona e financhequello sul loggione, ma qui si esagera e copionigi recitati vengono replicati e controreplicaticome se fossero novit di stagione. Bisogna da-re atto a Silvio Berlusconi (sar per il mestieregi svolto) che ha ben definito gli accadimentipassati, presenti e futuri: teatrino della politica.

    Andiamo, Geronimo, non vorr farci crede-re che ormai, a saper fare di politica, sia rima-sto solo lei? Anche perch, le sue manipolazio-ni genetiche, nei laboratori della politica, nonhanno mai dato risultati, e non c neanche iltimore che qualche virus transgenico sia sfug-gito dalla provetta perch nella sua provetta

    cera solo acqua calda, buona per impressiona-re i gonzi di allora e, forse, anche quelli di oggi.

    Insomma, questa non neanche fantapoliti-ca, questa filosofia del nulla. E, detta tra dinoi, non mi piace neanche lautorevolezza conla quale Lei vuole influenzare le indecisioni delPolo. La Sua posizione non divenga come quel-la del tanto stigmatizzato Scalfari, n tenti conil Foglio di divenire Partito nel Partito.

    Per carit, ce lo risparmi. Le prometto cheper il nuovo anno saremo pi buoni.

    Con molta cordialit.Celestino Ferraro, Calvizzano (Napoli)

    Fa bene a dare sfogo ai malumori di ini-zio anno, signor Ferraro; cos che ci si li-bera dagli incubi susseguenti le feste, con il

    carico calorico e alcolico in sovrappi da in-tegrare, smaltire e convertire in nuova ener-gia. Con Geronimo ha avuto parole dure, malombra del sospetto si estende anche al Fo-glio, giornale che lei ama e al quale scrivedi tanto in tanto, con nostro infinito piacere.Ora lei domanda: Non che vorrete diven-tare la mosca cocchiera del centrodestra,per guidare quel magnifico destriero dovevoi, giornale irresponsabile di fronte aglielettori e partito nel partito, vorrete? Nonsarete inconsapevolmente scalfariani?. Larisposta : No. Noi vogliamo un paese li-bero e stabile, parte integrante dellUnioneeuropea (anche di quella monetaria); unpaese in cui il conformismo sia una even-tuale libera scelta, non un obbligo sociale, e

    il peso dei magistrati e dei giudici non siasuperiore, in modo per di pi schiacciante,a quello dei diritti civili universali, egualiper tutti. Vogliamo uno Stato pi piccolo,una classe dirigente competente, vivace maconsapevole dei suoi limiti, e un sistema po-litico in cui lesecutivo sia direttamenteeletto dal popolo, allo scopo di garantire de-finitivamente lalternanza di forze diversealla guida della cosa pubblica e una fortecapacit di controllo del Parlamento. Il pro-gramma minimo e ambizioso, con unapunta di velleitarismo sognatore come si ad-dice a un giornale (che si limita a racconta-re e commentare quel che gli altri fanno);ma soprattutto un programma n di destran di sinistra. Critichiamo il governo e in-

    calziamo lopposizione perch facciano be-ne il loro mestiere. Non parliamo a nomedel pubblico, ma a nome nostro.

    Signor direttore Gli estemporanei giornali-sti della Rai ci hanno informato che il freddopolare di questi giorni dovuto al noto ventosiberiano Burian. Tutti gli altri tromboni dicasa nostra sono loro corsi dietro ripetendopappagallescamente il Burian, il Burian.Io fino a ieri sapevo che Burian significa erbac-cia o malaerba. Non sar uno strafalcione Rai?

    Alberto Foderaro, Sori (Genova)

    Giro la domanda a Mauro dellaPorta Raffo, il Gran Pignolo chetanto ci piace e diverte. E un lavo-

    Il Foglio mosca cocchiera? No, vogliamo che governo e opposizione siano seri