SOLEMI02: SPECIALE 3D-Z RAPPORTI-01

4
SPECIALE Martedì3 Novembre 2009 www.ilsole24ore.com ALIMENTAZIONE SOSTENIBILE di Jacopo Giliberto U n paio di anni fa scoppiò lo scandalo: la tortilla dei messicani rincarava perché c’era meno granturco sul mercato: i loro vicini di ca- sa, gli statunitensi, consumava- no mais a tonnellate per produr- re benzina all’alcol. Il motivo re- ale dei rincari del granturco non era quello, non era la benzi- na ricavata dalle derrate: c’era- no di mezzo le speculazioni sul- le materie prime alimentari, c’erano i costi agricoli trascina- ti da un petrolio pazzo, c’era la domanda dei cinesi che a milio- ni scoprivano – come alternati- va al solito riso – il gusto per le merendine confezionate. E c’era anche l’effetto dei biocar- buranti, vittima facile delle ac- cuse generiche e delle "leggen- de metropolitane": come nelle fogne di New York vivono i coc- codrilli ciechi, così i biocarbu- ranti affamano il mondo. I biocarburanti sono stati il simbolo del contenzioso tra l’agricoltura, l’ambiente e l’energia. Un contenzioso che sembra risolversi solamente ora con l’arrivo dei biocarbu- ranti di seconda generazione, cioè quelli che non fanno ricor- so a materie prime alimentari. Ma bisogna sfatare un luogo co- mune, l’ennesimo. La maggior parte del fabbiso- gno mondiale di energia è sod- disfatto non dal petrolio, non dal metano, non dal carbone. La prima fonte di energia nel mon- do è la "bioenergia", cioè la le- gna bruciata in camini e stufe, la carbonella, le mattonelle di sterco secco o la paglia usata per cuocere. A Khayelitsha, sob- borgo-bidonville di Città del Capo (Sudafrica), l’arrivo della corrente e del fornello elettrico ha permesso di ridurre il nume- ro di bambini feriti o uccisi dal ribaltarsi della pentola di acqua bollente poggiata sopra il fuoco di legna e ha liberato le donne dalle ore passate a cercare stec- chi e legni nella savana adiacen- te alla "metropoli stracciona". La produzione di combustibi- li di origine vegetale ha rendi- menti diversi secondo la mate- ria prima usata. Per esempio, si stima che produrre alcol da granturco con l’agricoltura mec- canizzata della "corn belt" statu- nitense – con il ciclo dei fertiliz- zanti, con i trasporti e gli altri co- sti ambientali – abbia un rendi- mento della riduzione delle emissioni di anidride carbo- nica (il gas cambiaclima) nell’ordine del 30% e sen- za forme di incentivazio- ne l’alcol ottenuto è competitivo con il pe- trolio solamente quan- do il greggio costa più di 80 dollari al barile. Inve- ce l’alcol ot- tenuto in Brasile con la canna da zucchero avverte la Gbep, Global bioenergy partnership, un organi- smo del G-8 – ha un rendimento vi- cino al 90% ed è competitivo con un greggio a 30 dollari al barile. Ci sono anche casi estremi, come le centrali elettriche ali- mentate bruciando olio di pal- ma: in apparenza ottime, ma non sono rari i casi in cui le pian- tagioni di palme da olio vengo- no realizzate nel Sud-Est asiati- co abbattendo le ricchissime fo- reste pluviali. Beneficio ambien- tale: negativo. Difatti c’è chi - re- alizzando una centrale a biomas- se – esige dal suo fornitore di olio di palma un "certificato di buona condotta". Così nascono mille alternati- ve, come l’italiana Mossi&Ghi- solfi che sta sviluppando una bioraffineria che usa come mate- ria prima la canna comune, quel- la che cresce spontanea ai bordi dei fossi. Cresce velocissima, non chiede acqua, e gli agricolto- ri sembrano molto interessati a occuparsi di questa coltura co- me integrazione (non come so- stituzione) alle produzioni soli- te alimentari. Come piace agli agricoltori umbri la coltura del- le materie prime usate dalla No- vamont per produrre la plastica biodegradabile Mater Bi. In altri casi si punta sulla gia- trofa, ovvero jatropha, un arbu- sto di pochissime esigenze che in Africa produce semi ricchi di un olio orribile per l’alimenta- zione ma ottimo per il biodie- sel. Tant’è che un terzetto di gio- vani fiorentini – raccontava Marco Magrini il 28 maggio scorso sul Sole 24 Ore – ha crea- to un’azienda specializzata nel- la giatrofa, l’Agroils. Diversi puntano sula produ- zione di elettricità partendo da legname. Accade con le centrali del Trentino o dell’Alto Adige, alimentate con la segatura. Ma la società Industria e Innovazio- ne trasforma la legna in un olio combustibile di pirolisi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Intervista. Jeremy Rifkin propone di tassare il consumo di carne in Occidente u pagina 29 Scenario. Wwf e Legambiente illustrano l’impatto degli alimenti sul clima u pagina 28 Analisi. Veronesi difende la dieta mediterranea u pagina 28 Il Barilla center for food & nutrition (Bcfn) con sede a Ro- ma è un centro di pensiero e proposte dall’approccio multi- disciplinare, costituito all’ini- zio del 2009 con l’obiettivo di: edare ascolto alle esigenze at- tuali ed emergenti della socie- tà sui grandi temi legati al mon- do della nutrizione e dell’ali- mentazione; r individuare le tematiche fondamentali in relazione a persone, ambiente, scienza ed economia; t raccogliere e analizzare le esperienze così come le cono- scenze e le competenze più avanzate a oggi disponibili a li- vello mondiale; u sviluppare e rendere dispo- nibili a tutti i maggiori opi- nion e decision maker propo- ste e raccomandazioni sul mondo dell’alimentazione e della nutrizione, al fine di favo- rire una vita migliore e un be- nessere diffuso e sostenibile per tutte le persone. Lo scopo del Barilla center for food & nutrition è quello di offrire una molteplicità di output e contributi ad alto contenuto scientifico e diven- tare nel tempo un prezioso strumento di servizio alle isti- tuzioni, alla comunità scienti- fica, ai media e ai cittadini, punto di incontro privilegiato tra chiunque abbia a cuore l’alimentazione, l’ambiente, lo sviluppo sostenibile e le sue implicazioni sulla vita delle persone e della società, a livel- lo italiano e internazionale. Questi output si traducono in position paper che raccol- gono le più avanzate e aggior- nate rilevazioni scientifiche e le conseguenti raccomanda- zioni e proposte operative per i decision maker. Il Bcfn si avvale di un gruppo multidi- sciplinare di esperti che ne compongono l’advisory bo- ard. Essi sono i professori Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto euro- peo di Oncologia di Milano; Mario Monti, presidente del- l’Università di Economia Lui- gi Bocconi di Milano; Camillo Ricordi, chirurgo e capo divi- sione Trapianti cellulari del- l’Università di Miami, Usa; Gabriele Riccardi, endocrino- logo e presidente della Socie- tà italiana di Diabetologia; Jo- seph Sasson, sociologo e fon- datore dell’Istituto di ricerca Senior partner; dottoressa Barbara Buchner, ricercatri- ce presso l’International ener- gy agency di Parigi. Le aree di interesse e di lavo- ro del Barilla center for food & nutrition sono quattro: e Food for sustainable growth, ovvero le implicazio- ni di impatto ambientale per settore agro-industriale; r Food for all, ovvero le impli- cazionilegate alla gestione del- le filiere alimentari e relative distribuzione a livello globale per l’accesso al cibo; t Food for health, ovvero le implicazioni che connetto- no l’alimentazione allo stato di salute e benessere delle persone; u Food for culture, ovvero le implicazioni che legano il cibo alle tradizioni, alle abitudini alimentari, alle religioni delle varie popolazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA INTERVISTA Barbara Buchner Ricercatrice dell’Agenzia internazionale dell’energia Futuro a portata di mano. Sotto accusa l’uso distorto nell’utilizzo di materie prime agricole per creare ricchezza Più cibo con meno energia I biocarburanti di seconda generazione rispettano esigenze alimentari e ambiente Che cos’è il Barilla center for food & nutrition di Nicola Dante Basile «I negoziati a livello interna- zionale in materia di cam- biamento climatico sono moltocomplessi. Non c’è da mera- vigliarsi: è l’argomento che è di per sé variegato e coinvolge cultu- re e interessi diversi. Il confronto è essenziale per capire». Barbara Buchner, austriaca, dottorato in Economia consegui- to all’Università di Graz e un lavo- ro di prestigio come ricercatrice all’Aie, l’International Energy Agency di Parigi, Buchner segue in particolare tutto ciò che ha a che fare con il cambiamento cli- matico e l’economia ambientale. A lei, che fa parte del gruppo di esperti del Bcfn, abbiamo rivolto alcune domande. Dottoressa Buchner, lei tra le altre cose è impegnata ad analizzare l’applicazione del "protocollo di Kyoto e le rica- dute in termini di effetto ser- ra. A che punto sono i negozia- ti sul tema del cambiamento climatico? Dicevo della complessità del- le negoziazioni. Un problema di base, che rallenta ulteriormente tutto il processo, è che in realtà sono in atto due percorsi paralle- li. Il primo è quello che riguarda i paesi che hanno ratificato il "pro- tocollo", mentre il secondo rac- coglie tutti gli altri: un gruppo ben più numeroso che compren- de anche Cina e Usa. Le negozia- zioni quindi si tengono sui due li- velli e si spera che prima della Climate Conference di Copenha- gen (in calendario dal 6 all’8 di- cembre prossino, ndr) si possa ar- rivare a qualche significativo ri- sultato. Per ora, di buono c’è che ogni paese ha dichiarato esplici- tamente la propria posizione, puntando al massimo. In una ipotetica scala dei va- lori, come descriverebbe l’at- teggiamento di ciascun paese negoziatore? Stiamo assistendo a una evolu- zione. Alcuni governi, che prima sembravano meno disponibili a un accordo, oggi hanno rivisto le proprie posizioni. Gli Usa, con la nuova presidenza, hanno cambia- to atteggiamento, avanzando pro- poste molto interessanti. Purtrop- po le loro decisioni sono forte- mente condizionate dalla legisla- zione interna che richiede tempi moltolunghi: per non ripetere l’er- rore di Kyoto, non vogliono accet- tare vincoli senza prima avere ap- provato leggi che gli consentano di rispettarli. In ogni caso senza l’appoggio degli americani è uto- pistico sperare in qualche risulta- to significativo a Copenhagen. E l’Europa, ovvero l'Unione europea a 27? Per quanto riguarda l’Unione europea, direi che conferma la sua posizione di leadership in ma- teria. È stata l’Europa a essersi mossa per prima, anche quando il tema del climate change era anco- ra confuso e nessuno sapeva bene quale direzione intraprendere. Ancora adesso siamo soprattutto noi europei ad avere una strategia chiara e delle proposte concrete. Ovviamente all’interno della Ue ci sono disomogeneità piuttosto evidenti. La differenza maggiore è quella che si percepisce tra est e ovest. L’Italia si pone un po’ a me- tà strada tra le due posizioni. Naturalmente il cambiamen- to climatico è un problema glo- bale. Coinvolge tutti. Cose se ne sa di Australia, Cina, India, Brasile...? L’Australia ha intrapreso un cammino di responsabilità, in par- te influenzato dal fatto che lì gli ef- fetti del climate change sono evi- denti e gravi. La notizia più recen- te e positiva è che il Giappone ha dichiarato di volersi impegnare per una riduzione del 25%: questo cambia un po’ gli equilibri e lascia ben sperare. Poi ci sono le cosid- dette Emerging economies: un gruppo che comprende Cina, In- dia, Brasile, Sud Africa, Messico. Anche tra di loro stiamo registran- do dei miglioramenti. Prima tra tutti la Cina, che recentemente a New York ha manifestato dispo- nibilità a impegnarsi a ridurre si- gnificativamente le emissioni per unità di Pil. Quanto detto per gli Usa valga anche per la Cina: sen- za un loro coinvolgimento buona parte dei nostri discorsi rischia di rimanere sulla carta. Un quadro tutt’altro che defi- nito. Ma se lo scenario è questo, nel mondo si può fare agricoltu- ra sostenibile? Assolutamente sì. Fare agricol- tura più sostenibile è possibile. Chiaramente c’è bisogno di un aiuto dai governi, perché ogni cambiamento di paradigma all’inizio rappresenta un costo. L’importante è smettere di pensa- re che la povertà e la sicurezza ali- mentare siano problemi distinti: esistono soluzioni che possono conciliare i due obiettivi. Il cam- biamento all’inizio può essere co- stoso, non solo in termini econo- mici ma anche di abitudini e stili di vita, ma è solo investendo nel medio e lungo periodo che si ot- tengono i risultati. © RIPRODUZIONE RISERVATA di Corrado Clini N onostante le incertezze scientifiche sulle cause delcambiamento clima- tico, i governi dei 18 pa- esi più sviluppati si so- no impegnati a limita- re l’aumento della temperaturame- dia del pianeta entro due gradi rispetto aivalo- ri pre- rivolu- zione indu- stria- le. Per raggiungere questo risultato le emissioni globa- li di anidride carbonica do- vrannoessere ridotte nei pros- simi 30 anni di almeno il 50%, rispettoai livelli del1990, attra- verso il taglio drastico di com- bustibili fossili e la dissemina- zione di tecnologie per l’effi- cienza energetica, la cattura e il sequestro del carbonio, le fonti rinnovabili, i biocombu- stibili, il nucleare. Purtroppo la tendenza è op- posta: nonostante la crisi eco- nomica, i consumi globali di energia sostenuti dai combu- stibili fossili e le correlate emissioni continuano ad au- mentare, sia per la scarsa effi- cienza delle economie svilup- pate sia per la crescita tumul- tuosa dei paesi di Asia e Sud America che stanno emergen- do dalla povertà e dal sotto- sviluppo, ai quali nessuno può chiedere di fermarsi per salvare il pianeta. Copenaghen segnerà un passaggio positivo se ci sarà convergenza su misure e rego- le da adottare da qui al 2012, gettando le basi di una nuova economia globale "de-carbo- nizzata" in grado di sostenere la crescita dimezzando le emissioni. In questa prospetti- va, i leader del G8 all’Aquila hanno indicato la green eco- nomy come "driving force" per l’uscita dalla crisi e per la costruzione "dal basso" di un accordo globale per la de-car- bonizzazione dell’economia. Secondo il Programma del- le Nazioni Unite per l’Am- biente e della Banca Mondia- le, le "locomotive" della gre- en economy sono oggi Cina, Brasile, Corea del Sud, India, per il volume degli investi- menti pubblici e degli incenti- vi destinati allo sviluppo del- le fonti rinnovabili e alle tec- nologie a basso contenuto di carbonio, ai biocombustibili: in questi paesi nel 2008 gli in- vestimenti per le fonti rinno- vabili sono aumentati del 25% rispetto al 2007. Accanto a questi paesi, ma con meno ri- sorse e iniziative, si collocano gli Usa, il Giappone e l’Euro- pa, impegnati ad accelerare i programmi per la transizione energetica verso un’econo- mia a basso contenuto di car- bonio pur se "appesantiti" da infrastrutture industriali così come da politiche agricole e di gestione forestale ad "alta intensità" di carbonio. A questo proposito, i settori agroforestale e agroalimenta- re possono svolgere un ruolo primario nella green eco- nomy di decarbonizzazione dell’economia mondiale. Si sti- ma che le bioenergie, prodot- te in modo sostenibile e senza incidere sulla sicurezza ali- mentare, potrebbero coprire entro il 2040 oltre il 30% della domanda globale di energia: si tratta di un’opzione tecnolo- gica già in gran parte disponi- bile, che costituisce un’alter- nativa concreta e su larga sca- la ai combustibili fossili. In ag- giunta alle bioenergie, l’assor- bimento del carbonio atmosfe- rico attraverso il sequestro nelle piante e nei suoli può contribuire a ridurre di oltre il 20% le emissioni globali equi- valenti di CO2, oltre a consoli- dare la protezione dei suoli soggetti a degrado, dissesto e desertificazione. Ecco perché, come hanno recentemente messo in evi- denza i ministri europei dell’Agricoltura, le politiche agricole devono assumere una funzione di punta nelle strategie sul cambiamento climatico. L’industria alimen- tare, attraverso una catena di produzione orientata alla ri- duzione dell"’impronta di car- bonio" nelle diete, può svol- gere un ruolo decisivo per dis- seminare stili di consumo ef- ficaci per la riduzione delle emissioni, oltreché utili per la protezione della salute: in questo ambito l’Italia può svolgere un ruolo di leader- ship mondiale. In questa pro- spettiva il ministero dell’Am- biente, in occasione della V˚ Conferenza PanEuropea am- biente e salute del prossimo marzo a Parma, lancerà un programma nazionale per la riduzione dell’impronta di carbonio nel sistema agro ali- mentare italiano. Corrado Clini è direttore generale del ministero dell’Ambiente © RIPRODUZIONE RISERVATA Green economy chiave anti-crisi Economista ambientale. Barbara Buchner dell’Aie di Parigi COMBUSTIBILI ALTERNATIVI L’alcol di canna da zucchero (ora si usa anche la canna comune) offre benefici in termini di emissioni ed è competitivo con il petrolio ANALISI Sul clima l’accordo è necessario ANNA GODEASSI Idee nuove per i decision maker ECONOMIA DECARBONIZZATA L’agricoltura è fondamentale per il climate changing: può orientare le produzioni alla riduzione dell’impronta di carbonio nelle diete

Transcript of SOLEMI02: SPECIALE 3D-Z RAPPORTI-01

Page 1: SOLEMI02: SPECIALE 3D-Z RAPPORTI-01

SPECIALEMartedì3Novembre2009

www.ilsole24ore.com

ALIMENTAZIONESOSTENIBILE

di Jacopo Giliberto

U n paio di anni fascoppiòlo scandalo: la tortilladei messicani rincarava

perché c’era meno granturcosul mercato: i loro vicini di ca-sa,gli statunitensi, consumava-nomaisatonnellateperprodur-rebenzinaall’alcol. Ilmotivore-ale dei rincari del granturcononeraquello,noneralabenzi-na ricavata dalle derrate: c’era-nodimezzolespeculazionisul-le materie prime alimentari,c’eranoicostiagricoli trascina-ti da un petrolio pazzo, c’era ladomandadeicinesicheamilio-ni scoprivano – come alternati-va al solito riso – il gusto per lemerendine confezionate. Ec’era anche l’effetto dei biocar-buranti, vittima facile delle ac-cuse generiche e delle "leggen-de metropolitane": come nellefognediNewYorkvivonoicoc-codrilli ciechi, così i biocarbu-ranti affamano il mondo.

I biocarburanti sono stati ilsimbolo del contenzioso tral’agricoltura, l’ambiente e

l’energia. Un contenzioso chesembra risolversi solamenteora con l’arrivo dei biocarbu-ranti di seconda generazione,cioè quelli che non fanno ricor-so a materie prime alimentari.Mabisognasfatareunluogoco-mune, l’ennesimo.

Lamaggiorpartedel fabbiso-gno mondiale di energia è sod-disfatto non dal petrolio, nondalmetano,nondalcarbone.Laprimafontedienergianelmon-do è la "bioenergia", cioè la le-gna bruciata in camini e stufe,la carbonella, le mattonelle disterco secco o la paglia usatapercuocere.AKhayelitsha,sob-borgo-bidonville di Città delCapo (Sudafrica), l’arrivo dellacorrentee del fornelloelettricohapermessodiridurre ilnume-ro di bambini feriti o uccisi dalribaltarsidella pentola diacquabollentepoggiatasopra il fuocodi legna e ha liberato le donnedalleorepassate acercarestec-chielegninellasavanaadiacen-te alla "metropoli stracciona".

Laproduzionedicombustibi-li di origine vegetale ha rendi-menti diversi secondo la mate-ria prima usata. Per esempio, sistima che produrre alcol dagranturcoconl’agricolturamec-canizzatadella"cornbelt"statu-nitense – con il ciclo dei fertiliz-zanti,conitrasportieglialtrico-

sti ambientali – abbia un rendi-mento della riduzione delleemissionidianidridecarbo-nica (il gas cambiaclima)nell’ordinedel30%esen-zaformediincentivazio-ne l’alcol ottenuto ècompetitivo con il pe-trolio solamente quan-do il greggio costa più di80 dollari albarile. Inve-cel’alcolot-tenuto inBrasile conla canna dazucchero –avverte laGbep, Globalb i o e n e r g ypartnership,un organi-smo delG-8 – ha unrendimento vi-cino al 90% ed ècompetitivo con ungreggioa30 dollarial barile.

Ci sono anche casi estremi,come le centrali elettriche ali-mentate bruciando olio di pal-ma: in apparenza ottime, manonsonorariicasiincuilepian-tagioni di palme da olio vengo-no realizzate nel Sud-Est asiati-coabbattendolericchissimefo-restepluviali.Beneficioambien-tale:negativo.Difattic’èchi-re-alizzandounacentraleabiomas-se – esige dal suo fornitore diolio di palma un "certificato dibuonacondotta".

Così nascono mille alternati-ve, come l’italiana Mossi&Ghi-solfi che sta sviluppando unabioraffineriacheusacomemate-riaprimalacannacomune,quel-la che cresce spontanea ai bordidei fossi. Cresce velocissima,nonchiedeacqua,egliagricolto-ri sembrano molto interessati aoccuparsi di questa coltura co-me integrazione (non come so-stituzione) alle produzioni soli-te alimentari. Come piace agliagricoltori umbri la coltura del-lematerieprimeusatedallaNo-vamont per produrre la plasticabiodegradabileMaterBi.

In altri casi si punta sulla gia-trofa, ovvero jatropha, un arbu-sto di pochissime esigenze cheinAfricaproducesemiricchidiun olio orribile per l’alimenta-zione ma ottimo per il biodie-sel.Tant’ècheunterzettodigio-vani fiorentini – raccontavaMarco Magrini il 28 maggioscorsosulSole24Ore–hacrea-toun’azienda specializzata nel-la giatrofa, l’Agroils.

Diversi puntano sula produ-zione di elettricità partendo dalegname.Accade con lecentralidel Trentino o dell’Alto Adige,alimentate con la segatura. MalasocietàIndustriaeInnovazio-ne trasforma la legna in un oliocombustibiledi pirolisi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Intervista. Jeremy Rifkin propone di tassareil consumodi carnein Occidente u pagina 29

Scenario.Wwf eLegambiente illustranol’impattodeglialimenti sul clima u pagina 28

Analisi. Veronesidifendeladietamediterranea u pagina 28

IlBarillacenterforfood&nutrition(Bcfn)consedeaRo-ma è un centro di pensiero epropostedall’approcciomulti-disciplinare, costituito all’ini-ziodel 2009conl’obiettivo di:e dareascoltoalleesigenzeat-tualied emergentidella socie-tàsuigranditemilegatialmon-do della nutrizione e dell’ali-mentazione;r individuare le tematichefondamentali in relazione apersone, ambiente, scienza edeconomia;t raccogliere e analizzare leesperienzecosì comele cono-scenze e le competenze piùavanzateaoggidisponibiliali-vellomondiale;u sviluppareerenderedispo-nibili a tutti i maggiori opi-nion e decision maker propo-

ste e raccomandazioni sulmondo dell’alimentazione edellanutrizione,alfinedifavo-rire una vita migliore e un be-nessere diffuso e sostenibileper tutte lepersone.

Lo scopo del Barilla centerfor food & nutrition è quellodi offrire una molteplicità dioutput e contributi ad altocontenutoscientificoediven-tare nel tempo un preziosostrumentodiservizio alle isti-tuzioni, alla comunità scienti-fica, ai media e ai cittadini,punto di incontro privilegiatotra chiunque abbia a cuorel’alimentazione, l’ambiente,losvilupposostenibileelesueimplicazioni sulla vita dellepersoneedellasocietà,alivel-lo italiano e internazionale.

Questi output si traducono

in position paper che raccol-gonolepiù avanzateeaggior-naterilevazioni scientificheele conseguenti raccomanda-zioni e proposte operativeper i decision maker. Il Bcfnsiavvalediungruppomultidi-sciplinare di esperti che necompongono l’advisory bo-ard. Essi sono i professoriUmberto Veronesi, direttorescientifico dell’Istituto euro-peo di Oncologia di Milano;Mario Monti, presidente del-l’Università di Economia Lui-giBocconi di Milano; CamilloRicordi, chirurgo e capo divi-sione Trapianti cellulari del-l’Università di Miami, Usa;GabrieleRiccardi,endocrino-logo e presidente della Socie-tà italiana di Diabetologia; Jo-seph Sasson, sociologo e fon-

datore dell’Istituto di ricercaSenior partner; dottoressaBarbara Buchner, ricercatri-cepressol’Internationalener-gy agency di Parigi.

Leareediinteresseedilavo-rodelBarillacenterforfood&nutritionsono quattro:e Food for susta inablegrowth, ovvero le implicazio-ni di impatto ambientale persettoreagro-industriale;r Foodforall,ovveroleimpli-cazionilegateallagestionedel-le filiere alimentari e relativedistribuzione a livello globaleper l’accessoalcibo;t Food for health, ovvero leimplicazioni che connetto-no l’alimentazione allo statodi salute e benessere dellepersone;u Food for culture, ovvero leimplicazionicheleganoilciboalle tradizioni, alle abitudinialimentari, alle religioni dellevariepopolazioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

INTERVISTA BarbaraBuchner Ricercatricedell’Agenziainternazionaledell’energia

Futuro a portata di mano. Sotto accusa l’uso distorto nell’utilizzo di materie prime agricole per creare ricchezza

PiùciboconmenoenergiaIbiocarburanti di seconda generazione rispettano esigenze alimentari e ambiente

Che cos’è il Barilla center for food & nutrition

di Nicola Dante Basile

«Inegoziatialivellointerna-zionaleinmateriadicam-biamento climatico sono

moltocomplessi.Nonc’èdamera-vigliarsi: è l’argomento che è dipersévariegatoecoinvolgecultu-re e interessi diversi. Il confrontoèessenziale percapire».

Barbara Buchner, austriaca,dottorato in Economia consegui-toall’UniversitàdiGrazeunlavo-ro di prestigio come ricercatriceall’Aie, l’International EnergyAgency di Parigi, Buchner seguein particolare tutto ciò che ha a

che fare con il cambiamento cli-matico e l’economia ambientale.A lei, che fa parte del gruppo diesperti del Bcfn, abbiamo rivoltoalcunedomande.Dottoressa Buchner, lei tra

le altre cose è impegnata adanalizzare l’applicazione del"protocollo di Kyoto e le rica-dute in termini di effetto ser-ra.Achepuntosono inegozia-ti sul tema del cambiamentoclimatico?

Dicevo della complessità del-le negoziazioni. Un problema dibase, che rallenta ulteriormentetutto il processo, è che in realtà

sonoinattoduepercorsiparalle-li. Il primo èquello che riguarda ipaesichehannoratificato il"pro-tocollo", mentre il secondo rac-coglie tutti gli altri: un gruppoben più numeroso che compren-de anche Cina e Usa. Le negozia-zioniquindisi tengonosuidueli-velli e si spera che prima dellaClimateConferencediCopenha-gen (in calendario dal 6 all’8 di-cembreprossino,ndr)sipossaar-rivare a qualche significativo ri-sultato. Per ora, di buono c’è cheogni paese ha dichiarato esplici-tamente la propria posizione,puntando al massimo.

In una ipotetica scala dei va-lori, come descriverebbe l’at-teggiamento di ciascun paesenegoziatore?

Stiamo assistendo a una evolu-zione. Alcuni governi, che primasembravano meno disponibili aun accordo, oggi hanno rivisto leproprie posizioni. Gli Usa, con lanuovapresidenza,hannocambia-toatteggiamento,avanzandopro-postemoltointeressanti.Purtrop-po le loro decisioni sono forte-mente condizionate dalla legisla-zione interna che richiede tempimoltolunghi:pernonripeterel’er-rorediKyoto,nonvoglionoaccet-tarevincolisenzaprimaavereap-provato leggi che gli consentanodi rispettarli. In ogni caso senzal’appoggio degli americani è uto-pisticosperare inqualche risulta-

tosignificativoa Copenhagen.E l’Europa, ovvero l'Unione

europeaa27?Per quanto riguarda l’Unione

europea, direi che conferma lasuaposizionedileadershipinma-teria. È stata l’Europa a essersimossaperprima,anchequandoiltemadelclimatechangeeraanco-raconfusoenessunosapevabenequale direzione intraprendere.Ancora adesso siamo soprattuttonoieuropeiadavereunastrategiachiara e delle proposte concrete.Ovviamente all’interno della Ueci sono disomogeneità piuttostoevidenti. La differenza maggioreèquella che si percepisce tra est eovest.L’Italia si poneunpo’ a me-tàstradatra ledue posizioni.Naturalmenteilcambiamen-

to climaticoèunproblemaglo-

bale. Coinvolge tutti. Cose sene sa di Australia, Cina, India,Brasile...?

L’Australia ha intrapreso uncamminodiresponsabilità,inpar-

teinfluenzatodalfattochelìglief-fetti del climate change sono evi-dentiegravi.Lanotiziapiùrecen-te e positiva è che il Giappone hadichiarato di volersi impegnareperunariduzione del25%: questocambiaunpo’ gliequilibrie lasciaben sperare. Poi ci sono le cosid-dette Emerging economies: ungruppo che comprende Cina, In-dia, Brasile, Sud Africa, Messico.Anchetradilorostiamoregistran-do dei miglioramenti. Prima tratutti la Cina, che recentemente aNew York ha manifestato dispo-nibilità a impegnarsi a ridurre si-gnificativamente leemissioniperunità di Pil. Quanto detto per gliUsa valga anche per la Cina: sen-za un loro coinvolgimento buonaparte deinostri discorsi rischia dirimaneresullacarta.

Unquadrotutt’altrochedefi-nito.Mase lo scenarioèquesto,nelmondosipuòfareagricoltu-rasostenibile?

Assolutamentesì.Fareagricol-tura più sostenibile è possibile.Chiaramente c’è bisogno di unaiuto dai governi, perché ognicambiamento di paradigmaall’inizio rappresenta un costo.L’importanteèsmetteredipensa-rechelapovertàelasicurezzaali-mentare siano problemi distinti:esistono soluzioni che possonoconciliare i due obiettivi. Il cam-biamentoall’iniziopuòessereco-stoso, non solo in termini econo-mici ma anche di abitudini e stilidi vita, ma è solo investendo nelmedio e lungo periodo che si ot-tengono i risultati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Corrado Clini

Nonostante le incertezzescientifiche sulle causedelcambiamentoclima-tico, igovernidei 18pa-esi più sviluppati si so-

noimpegnatialimita-rel’aumentodella

temperaturame-dia del pianetaentro due gradi

rispettoaivalo-ri pre-rivolu-zioneindu-stria-le. Per

raggiungere questorisultatoleemissionigloba-

li di anidride carbonica do-vrannoessereridotteneipros-simi 30 anni di almeno il 50%,rispettoailivellidel1990,attra-verso il taglio drastico di com-bustibili fossili e la dissemina-zione di tecnologie per l’effi-cienza energetica, la cattura eil sequestro del carbonio, lefonti rinnovabili, i biocombu-stibili, ilnucleare.

Purtroppolatendenzaèop-posta:nonostante lacrisieco-nomica, i consumi globali dienergia sostenuti dai combu-stibili fossili e le correlateemissioni continuano ad au-mentare, siaper lascarsaeffi-cienzadelleeconomiesvilup-pate sia per la crescita tumul-tuosa dei paesi di Asia e SudAmericachestannoemergen-do dalla povertà e dal sotto-sviluppo, ai quali nessunopuò chiedere di fermarsi persalvare il pianeta.

Copenaghen segnerà unpassaggio positivo se ci saràconvergenzasumisureerego-le da adottare da qui al 2012,gettando le basi di una nuovaeconomia globale "de-carbo-nizzata" in grado di sostenerela crescita dimezzando leemissioni.Inquestaprospetti-va, i leader del G8 all’Aquilahanno indicato la green eco-nomy come "driving force"per l’uscita dalla crisi e per lacostruzione "dal basso" di unaccordo globale per la de-car-bonizzazionedell’economia.

Secondoil Programma del-le Nazioni Unite per l’Am-biente e della Banca Mondia-le, le "locomotive" della gre-en economy sono oggi Cina,Brasile, Corea del Sud, India,per il volume degli investi-mentipubbliciedegli incenti-vi destinati allo sviluppo del-le fonti rinnovabili e alle tec-nologie a basso contenuto dicarbonio, ai biocombustibili:in questi paesi nel 2008 gli in-vestimenti per le fonti rinno-vabili sono aumentati del 25%rispetto al 2007. Accanto aquesti paesi, ma con meno ri-

sorsee iniziative, sicollocanogli Usa, il Giappone e l’Euro-pa, impegnati ad accelerare iprogrammi per la transizioneenergetica verso un’econo-mia a basso contenuto di car-bonio pur se "appesantiti" dainfrastrutture industriali cosìcome da politiche agricole edi gestione forestale ad "altaintensità" di carbonio.

Aquestoproposito, i settoriagroforestale e agroalimenta-re possono svolgere un ruoloprimario nella green eco-nomy di decarbonizzazionedell’economiamondiale.Sisti-ma che le bioenergie, prodot-te in modo sostenibile e senzaincidere sulla sicurezza ali-mentare, potrebbero coprireentro il 2040 oltre il 30% delladomanda globale di energia:sitrattadiun’opzionetecnolo-gica già in gran parte disponi-bile, che costituisce un’alter-nativa concreta e su larga sca-laaicombustibili fossili. Inag-giuntaalle bioenergie, l’assor-bimentodelcarbonioatmosfe-rico attraverso il sequestronelle piante e nei suoli può

contribuirearidurredioltre il20% le emissioni globali equi-valentidiCO2,oltreaconsoli-dare la protezione dei suolisoggetti a degrado, dissesto edesertificazione.

Ecco perché, come hannorecentemente messo in evi-denza i ministri europeidell’Agricoltura, le politicheagricole devono assumereuna funzione di punta nellestrategie sul cambiamentoclimatico.L’industriaalimen-tare, attraverso una catena diproduzione orientata alla ri-duzionedell"’improntadicar-bonio" nelle diete, può svol-gereunruolodecisivoperdis-seminare stili di consumo ef-ficaci per la riduzione delleemissioni, oltreché utili perla protezione della salute: inquesto ambito l’Italia puòsvolgere un ruolo di leader-ship mondiale. In questa pro-spettiva ilministerodell’Am-biente, in occasione della V˚Conferenza PanEuropea am-biente e salute del prossimomarzo a Parma, lancerà unprogramma nazionale per lariduzione dell’impronta dicarbonionel sistemaagroali-mentare italiano.

Corrado Clini è direttore generaledel ministero dell’Ambiente

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Greeneconomychiave anti-crisi

Economista ambientale.

Barbara Buchner dell’Aie di Parigi

COMBUSTIBILIALTERNATIVI

L’alcoldi canna da zucchero

(orasi usa anche lacanna

comune)offre benefici

in termini di emissioni ed è

competitivo con il petrolio

ANALISI

Sul clima l’accordoènecessario

AN

NA

GO

DE

AS

SI

Ideenuoveperidecisionmaker

ECONOMIA DECARBONIZZATA

L’agricoltura è fondamentale

per il climate changing:

può orientare le produzioni

alla riduzione dell’impronta

dicarbonio nelle diete

Page 2: SOLEMI02: SPECIALE 3D-Z RAPPORTI-01

28 Il Sole 24 Ore Martedì 3 Novembre 2009

Alimentazione sostenibile

di Umberto Veronesi

Il dibattito sull’alimentazio-ne va avanti da 8.000 anni,piùomenodallanascitadel-

l’agricoltura in Mesopotamia eprosegue fino a oggi, coinvol-gendo tutto il settore agro-in-dustriale.Èuntemadistraordi-naria ampiezza che dà luogo agrandi dibattiti.

Da tempo si discute per sta-bilire se il cibo prodotto nelmondosiasufficienteasfamar-

ne tutti gli abitanti: c’è chi dicedino,ec’èchiritienecheilpro-blema di fondo sia una nonequa distribuzione dello stes-so, prova ne è l’esistenza di unmiliardo di persone che man-gia troppo, e che quindi soffreditutte lepatologiedellasovra-limentazione;eunaltromiliar-docherischiadimorirepersot-tonutrizione. E poi, di recente,nell’ambito del più ampio di-battito sullo sviluppo sosteni-bile, siè iniziatoadiscuterean-che sull’impatto dell’alimenta-zione in termini di consumodelle risorse naturali.

Si sta valutando, per esem-pio, la quantità di acqua cheogni diverso cibo richiede perlasuaproduzione.Oggisappia-mo che i prodotti dell’alleva-mento(carne,uova,latteederi-vati) presentano un contenuto

diacqua"virtuale"moltoeleva-to, perché il bestiame oltre adabbeverarsi in tutto il propriociclo di vita si alimenta conenormiquantitàdiprodotticol-tivati(ognichilodicarnerichie-decirca10chilidi foraggio)chea loro volta richiedono conti-nua irrigazione. Per produrreun solo hamburger servono2.400 litri di acqua; 500 litri per100grammidiformaggio;200li-tri per un piatto di pasta; 25 litriperunapatatae13perunpomo-doro. Ognuno di noi, quindi, aseconda di come mangia, puòconsumare giornalmente tra i1.500 e i 2.600 litri (nel caso diuna dieta vegetariana), fino a4.000- 5.400 litri (per una dietaricca dicarne).

Oltre al consumo d’acqua lenostre scelte alimentari deter-minano altri impatti socio-am-bientalidigranderilevanza,ba-stipensarecheicircatremiliar-di di capi di bestiame presentisulnostro pianeta, cheoccupa-no una quota enorme del terri-torio, sottraggono buona partedeicerealichepotrebberoesse-re destinati all’alimentazioneumana e producono gas serraingrandissimequantità.Afron-te di questi dati piuttosto allar-manti, appare evidente la ne-cessità di avviare ulteriori ri-cerchescientificheeapprofon-dimenti, che indirizzino le isti-tuzione–eancheisingolicitta-dini – verso scelte alimentaricorrette e responsabili.

Inutile nascondere che fi-noa oggi il tema dell’alimenta-zione, da un punto di vistastrettamentescientifico, è sta-to un po’ maltrattato: lo si èimplicitamente collocato tragli ambiti di studio puramen-te empirici, per i quali le lineeguidevengono dettate più dal-la tradizione e dall’istinto chenon dalla ricerca. Questa con-statazionemi ha indotto ad ac-cettare l’invito a far partedell’advisory board del Baril-la Center for Food and Nutri-tion (Bcfn), con l’obiettivo di

prendere parte alla discussio-ne e, facendo leva sui risultatipiù recenti della ricerca, defi-nire le linee guida da suggeri-rea chi oggi è chiamatoa pren-dere decisioni sul tema dellanutrizione.

Uno dei primi risultati aiquali siamo pervenuti è statoquello di riconfermare, oltreogni ragionevole dubbio, ladieta mediterranea come unodei più equilibrati mix alimen-tari, capace non solo di preve-nire le principali malattie cro-

niche, ma anche di ridurresensibilmente il nostro impat-to sull’ambiente.

Seconfrontiamoivalorinutri-zionalichecompongonolapira-midealimentare–simbolorico-nosciuto della dieta mediterra-nea–conicorrispettivivaloridiecologicalfootprint(l’improntaecologica, ossia l’indicatore chemetteinrelazioneilconsumodirisorse naturali con la capacitàdelpianetadi rigenerarle) si ot-tiene una "piramide rovescia-ta", al cui vertice (posto in bas-

so) troviamo gli alimenti a bas-soimpattoambientaleealtova-lore benefico nella prevenzio-nedellasalute(frutta, latteede-rivati, uova, pasta e riso), men-treallabase(postainalto)quel-li la cui produzione comportaun consumo più elevato di ri-sorseambientali,eicuinutrien-ti implicanounincrementodel-la propensione al rischio di pa-tologie croniche (soprattutto,carne, salumi e dolci).

Insomma, al confronto conla dieta mediterranea, un’as-

sunzione di 100 calorie con unalimentazione di tipo norda-mericanodeterminaunimpat-toambientaledel 60%maggio-re (80%, se si estrapola il solodato relativo alla produzionedi CO2). Non è un caso quindiche se anche l’ultimo rapportoalla Ue redatto dal NationalFood Administration svedeseè arrivato ad analoghe conclu-sioni del Bcfn, raccomandan-do il consumo di patate, cerea-li, pasta, riso e pane.

È quindi evidente che sia

giunto il momento di promuo-verea livello globaleunconsu-mo alimentare responsabile e,conquestoobiettivo, si debba-noavviare una serie di azioni epolitiche volte a frenare e con-tenere ilprogressivoabbando-no della dieta mediterraneanei paesi del Sud Europa: senonlofaremo nonsolopeggio-reremola nostrasalute, maan-che quella del pianeta.

Umberto Veronesi è Ricercatoree Medico Oncologo

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LaconcentrazionediCO2

sicombatteancheatavola

MODELLI A CONFRONTO

Inbase alle calorie assunte

il mangiare all’americana

haun impatto ambientale

superioredel 60% rispetto

allo stilesud-europeo

Wwf Italia. Il peso dei prodotti alimentari nella formazione di anidride carbonica che è la più alta da 20 milioni di anni Legambiente. Parla Vittorio Cogliati Dezza

UnduroattodiaccusacontroilconsumodicarneinOccidente.InEcocidio(Mondadori,380pagine,9,50euro),ilprofetadellarivoluzioneindustrialesostenibileJeremyRifkinricostruiscedalpuntodivistastorico,ecologico,antropologico,economicoepoliticol’ascesadellaculturadellabisteccadall’anticoEgittoaigiorninostri.L’economistaamericanometteinluceglialticostiambientali, irischiperlasaluteeglisquilibrisocialinelpianetaderivantidalfattochelaproduzionealimentarebovinaèimperanteinEuropaeinAmerica.

Puntaresulrapportoconlaterraperricreareunequilibriotraalimentazione,saluteeambiente.SirAlbertHowardèilbotanicobritannicoacuisidevonofondamentalicontributiall’elaborazionedelletecnicheagrobiologiche.Idirittidellaterra(SlowFood,256pagine,13,50euro)èilsuo"testamentoagricolo".Nellibro,l’autoreanalizzairisultatidelmetododicompostaggiodaluipropostonel1931inbaseaun’esperienzafattainsiemeaicontadiniindiani.Inevidenzaancheletecnichebiodinamicheelostudiodeglieffettidellamicorrizasullasalutedelsuolo.

IN LIBRERIA

Hasensononmangiarelacarneeilpescenelterzomillennio?UnapossibilerispostaprovanoadarlaFrancoTravaglinieGiuseppeCapanoinPerchéesserequasivegetariani(Sperling&Kupfer,291pagine,8,80euro).Conl’obiettivodisuggerirespuntiericetteperunadietaecosostenibile,nellibrogliautorisisoffermanosuivantaggidellacucinavegetarianainterminidisalute,benessereetuteladell’ambiente,evidenziandocomelecattiveabitudinialimentaricontribuiscanoall’impoverimentodelpianeta.

NelsaggioL’ingannoatavola(Nuovimondimedia,224pagine,18euro),JeffreyM.Smithsiproponeunoscopoambizioso:smascherare«lebugiedelleindustrieedeigovernisullasicurezzadeicibigeneticamentemodificati».Perfarlo,l’autoreanalizzaletecnichediingegneriageneticaapplicatedallemultinazionalidelbio-techallaproduzioneagro-alimentareestudiaiprocessidicomunicazioneattivatidapartedeipaesioccidentaliperrenderesocialmente"accettabili"iprodottiogm,nonostantel’allarmedialcuniscienziati.

di Eva Alessie Gianfranco Bologna

L’alterazionedellacompo-sizione chimica dell’at-mosfera riconducibile

all’impatto umano dovuto al-l’utilizzodei combustibili fossi-li, alla deforestazione e alle tra-sformazioni nell’uso del suolo,preoccupa profondamente l’in-tera comunità scientifica e, or-mai, igovernidi tutto ilmondo.

Oggi la concentrazione dianidride carbonica (CO2)nell’atmosfera ha raggiunto le387 parti per milione (ppm)che, come dimostrano le più

avanzate ricerche scientifiche,è di sicuro la più alta degli ulti-mi800milaannie,conognipro-babilità, degli ultimi 20 milionidianni.Buonapartedellacomu-nità scientifica internazionaleindica come «confine planeta-rio», cioè come limite che nondovrebbe essere sorpassatoper gli effetti profondamentenegativi che potrebbero verifi-carsiperlenostresocietà,quel-lo di 350. Questo limite è statooggetto in tutto il mondo diun’intera giornata di iniziativepubbliche di sensibilizzazionechehaavutoluogosabato24ot-tobre, in occasione della Gior-nata internazionaledel clima.

IlWwf,tenendocontodelfat-to che i sistemi naturali sonosottoposti alla crescente pres-sione umana a un livello tale dainficiarelelorocapacitàrigene-rativeeassimilative,ritienechesia ormai fondamentale rende-reoperatival’equazionechedo-

vrebbe caratterizzare l’impe-gno politico ed economico diquesto nuovo secolo: un essereumano = una quota di natura adisposizione. Questa equazio-ne viene ritenuta la vera sfidadella sostenibilità. Ovviamenteè anche una grande sfida dellapolitica,deldirittoedelladiplo-mazia internazionale.

Cercando di mettere i limitiecologici al centro dei processidecisionali, il Wwf opera perporre fine al sovrasfruttamen-todeisisteminaturalie,percre-aresocietà in cui tutte le perso-ne possano vivere bene, entro ilimitibiofisicidelnostropiane-ta. Pertanto il Wwf ha avviatoun percorso di coinvolgimentodei vari attori sociali (cittadini,imprese, istituzioni)peranaliz-zare la propria "impronta", ilproprio "peso" sulla natura ecercare di avviare soluzioniconcrete al fine di rendere me-no insostenibile questa "im-pronta".Dobbiamoinfattiesse-re sempre più consapevoli cheogni prodotto e ogni filiera diproduzione, trascinano con séunvero e proprio "zaino ecolo-gico"dienergiaedirisorsecon-sumate e di inquinanti prodot-ti, che non vediamo e che nonsono mai resi palesi al momen-to dell’acquisto.

AquestoscopoilWwfharea-lizzatosulsuositowww.impron-tawwf.it un calcolatore che pe-sal’improntadicarbonioindivi-duale analizzando i settori delvivere quotidiano: l’abitazione,i mezzi di trasporto, l’alimenta-zione, i servizi e lancerà prossi-mamenteun«carrellodellaspe-

sa virtuale» tutto dedicato al-l’alimentazione.Unrecentestu-dio realizzato dall’equipe delprofessor Riccardo Valentini,biofisico e responsabile del La-boratorio di ecologia forestaleall’UniversitàdellaTusciadiVi-terbo,hadimostratocomecom-plessivamente l’Italia abbia unbilancio di emissioni di gas ser-ra pari a 553 milioni di tonnella-te di CO2eq per l’anno 2007, dicui il settore agroalimentarecontribuisce per circa il 19%(quasi 104 milioni di tonnellatedi CO2eq). Il cittadino italianomedio per le sue necessità ali-mentari contribuisce con 1.778kg CO2eq l’anno al bilancio del-leemissioninazionali.

La produzione in serra di 1 kgdi pomodori rilascia 3,5 kg diCO2eq, rispetto a meno di 0,05kg della stessa quantità di po-modori prodotta in un campo,una differenza di ben 70 volte.Senza contare che il trasportoaereo di prodotti alimentari(fragole,mele,pomodori, aspa-ragi, zucchine eccetera) da uncapoall’altrodelpianetapuòge-nerare circa 1.700 volte piùemissionidiCO2 cheuntraspor-to in camion per 50 km. Fino adalcuni decenni fa, gli alimentipercorrevano brevi tragitti perandaredalproduttorealconsu-matore;oggi, invece,attraversa-nooceaniecontinenti.Lestimeattuali mostrano come il 98%della produzione agricola fre-scaitalianasiatrasportataaunadistanza superiore a 50 km dalluogodi produzione.

L’aumentata mobilità dellemercipresentailsuo"zainoeco-logico" con un drastico incre-mentodelleemissionidiCO2,ol-tre che di altri inquinanti. Unchilogrammo di kiwi che arrivadalla Nuova Zelanda percorrecirca 18mila km ed emette circa25 kg di CO2, 1 kg di pesche dal-l’Argentinapercorreoltre12mi-la km ed emette circa 16 kg diCO2.Finalmentestacomincian-

do a diffondersi il concetto di«cibo a chilometro zero» persottolinearequantosiapriorita-rio consumare prodotti di zonaedistagione.Eancora,è impor-tante prediligere prodotti a im-ballaggio ridotto. Un’altra voceelevata dal punto di vista del-l’impatto ambientale è proprioil packaging degli alimenti sti-mato essere equivalente a 225kgCO2 procapitel’anno,soprat-tuttoperalcuniprodottieperlebevande alcoliche o analcoli-che imbottigliate.

È fondamentale dal punto divistaecologicoimparareaman-giaremenocarne. Ilsettoredel-laproduzionezootecnicaècau-

sa del 18% delle emissioni totalidi gas serra dovute alle attivitàumane, una percentuale similea quella dell’industria e moltomaggiore di quella dell’interosettore dei trasporti (che am-monta a un 13,5%). Certamentequalsiasi alimento che consu-miamo, comprese frutta e ver-dura, implica dei costi ambien-tali,maquesticostiperlaprodu-zione di vegetali sono molto in-ferioriaquellidellaproduzionedicarneealtrialimentianimali.

Si può fare la differenza sce-gliendo di mangiare meno pro-teine animali: a una bistecca dicarne di bovino di 250 g è asso-ciata l’emissione di quasi 3,4 kgdiCO2, l’equivalentediun’auto-mobile di cilindrata medio-grande che percorre 16 km. Laproduzionedellostessoquanti-tativo di patate provoca l’emis-sione di circa 0,06 kg di CO2,ben 57 volte inferiore a quelladella bistecca. Sostituire ancheunsolo pastoasettimana abasedicarneconunpiattotipicodel-la dieta mediterranea fa rispar-miare180kgdiCO2l’anno.Infat-tiunpastoabasedipastacondi-ta con olio di oliva, pomodorofresco e parmigiano provocal’emissione di 0,45 kg di CO2,mentreunpastoabasedibistec-cadimanzoecontornodiverdu-ra fuori stagione, condita con 2cucchiaidioliodiolivaprovocal’emissionedi4kgdi CO2.

L’obiettivo del Wwf per con-trastare i cambiamenti climati-ciinatto,seguendoleindicazio-ni della comunità scientifica, èquello di raggiungere entro il2050 il valore di emissione di 2tonnellate pro capite di CO2eql’anno.Sitrattadellanostraquo-ta di natura di emissioni di CO2

che, in ossequio al principio diequità, deve valere per ogni es-sere umano. Tale obiettivo èraggiungibile attraverso un in-sieme di azioni che riguardanotanto lo stile di vita dell’indivi-duo, quanto l’efficienza e l’effi-caciadeisistemiproduttiviein-dustriali che hanno enormi po-tenzialitàdimiglioramentodel-le loroprestazioni.

Eva Alessi è biologa e responsabile delProgramma sostenibilità del Wwf Italia;

Gianfranco Bolognaè direttore scientifico del Wwf Italia

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Scenario. L’invito di Umberto Veronesi al mondo scientifico affinché affronti con maggiore impegno il tema dell’alimentazione sostenibile

Ladietamediterranea?NonèteoriaGli studi del Bcfn confermano i benefici delmodello alimentare povero di grassi animali

La doppia piramide dell’alimentazione

Cambiare modello di svi-luppo in un’ottica sostenibileè urgente. Ma chi deve occu-parsene e come? La domandala giriamo a Vittorio CogliatiDezza, presidente di Legam-bientecheall’argomentodedi-cagrandeattenzione.

«Piuttostochedinuovomo-dello di sviluppo – rispondeCogliatiDezza–preferireipar-lare di evoluzione verso un si-stema di vita a bassa emissio-ne di CO2. Il nostro futuro sigioca su due piani: c’è la parti-ta della interdipendenza trapaesi,cherendeindispensabi-le un accordo mondiale, e c’èlaresponsabilitàdeisingoligo-

verni,chiamatiadavviarepro-cessivirtuosi ecoerenti con ledecisioniglobali.Enonmirife-risco solo alle amministrazio-ni centrali, ma anche a quellelocali. Basti pensare a ciò cheoccorre fare nellecittà per ab-battereleemissioni.Maanchei cittadini debbono assumersile lororesponsabilitàadottan-dostilidivitacoerenti. Il terzoattorenelprocessosonoleim-prese,chedebbonoapprofitta-re della crisi per investire suprodotti e processi a minoreimpatto in termini di consumierifiutiprodotti».Confrontando la situazio-

ne italiana con il resto delmondo, secondo lei stiamomeglioopeggiodeglialtri?

L’immagine del nostro pae-seintemadiambienteèinbuo-napartecondizionatadallapo-sizione presa in alcuni mo-mentiimportantidelletrattati-vea livelloeuropeo,quandoci

siamo schierati con chi, a Est,hafattoresistenzaaffinchéve-nissero attenuati i vincoli. Seperòandiamoavedere ilcom-portamento reale del paese,non sfiguriamo poi così tanto.Basti pensare a quanto fatto,peresempio, intemadigestio-nedeltrafficoaMilano,airapi-diprogressiintemadiinstalla-zioni eoliche e fotovoltaiche,grazieagliincentivieallaposi-zione di una buona parte delmondo industriale che è piut-tosto in linea con le posizioniinternazionali.Oggi si parla del settoreagro-alimentare come diquello che ha un impatto si-gnificativo sull’ambiente eche verrà maggiormente in-fluenzato dai cambiamenticlimatici. A questo proposi-to, qual è la posizione di Le-gambiente?

Inparticolaresonotreleque-stioni critiche che riguardanol’agricoltura. La prima è quellarelativaall’allevamento che haun impatto enorme in terminidi CO2 e che, in qualche modo,dovràessereaffrontata e risol-ta. La seconda riguarda l’ac-qua, sotto due punti di vista: ildissesto idrogeologico, dovu-to in parte all’abbandono dellecampagne, e il consumo del-l’acquaperl’irrigazionechean-drà razionalizzato per evitareeccessivi sprechi, consideratoche in futuro l’acqua sarà unarisorsa sempre più limitata. Ilterzopuntodicontattotraagri-colturaecambiamentoclimati-co è quello della chimica, inparticolare i pesticidi, che ol-treaesseredannosiperlasalu-te umana sono l’altro risvoltodelle colture a elevato consu-moidrico.Piùingeneraledireicheneiprossimiannidovrem-mo ripensare all’agricolturanell’otticadellaqualità,abban-donando l’enfasi che abbiamodatoallaproduttività.

M. D. L.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Contro la civiltàdei carnivori

ALIMENTAZIONESOSTENIBILE SPECIALE

COORDINAMENTO EDITORIALE:

Nicola Dante BasileSecondo di una serie di quattro Speciali.Il primo, ALIMENTAZIONE E SALUTE,è stato pubblicato il 9 ottobre

Perché il suolodeve riposare

La propostadei vegetariani

I rischi del cibotransgenico

L’EQUAZIONE UOMO-NATURA

Èimportante che cittadini,

impresee istituzioni

misurino la propria impronta

sull’ambiente in modo

darenderla sostenibile

«Nuovomodelloper losviluppo»

L’ITALIA

Lasituazione del nostro

paese in tema ambientale

non sfigura grazie

a incentivigovernativi che

agevolano nuoveiniziative

Un’alimentazionebasatasupochiprodottiècausadisquilibrinutrizionali.

Lapiramidealimentaresuggeritadagliespertisiarticolasuseipianiincuisonodisposti,inmodoscalare,ivarigruppidialimenti,ciascunocaratterizzatodaundifferentecontenutodinutrientiecherichiedeundifferenteconsumodiporzioni.Allabasedellapiramidecisonoiprodotti

dioriginevegetale(tipicidelladietamediterranea)ricchidinutrientinonenergetici(vitamine,saliminerali,acqua)edicompostiprotettivi(fibreecompostibioattividioriginevegetale).Alpianosuperioresisonoglialimentiamaggioredensitàenergetica(tipicidelladietanordamericana),cheandrebberoconsumatiinminorequantità.

Valelapenaosservarechesesivalutanoglistessialimentisullabasedelloroimpattoambientale,siarrivaarisultatianaloghi.Utilizzandocomeindicatorel’ecologicalfootprint,chemisuralaquantitàdisuperficiecheognialimentorichiedeperessereprodottoesmaltito,siarrivaadisporreuna"piramiderovesciata",alcuiverticecisonofrutta,latteederivati,uova,

pastaerisochehannounminoreimpattoambientalee,contemporaneamente,svolgonoun’azioneparticolarmentepositivainterminidiprevenzionedellasalute.Allabase,invece,troviamoicibichedeterminanoilmaggioreconsumodirisorse,ilcuiconsumoeccessivovienesconsigliatoachivogliaadottareunadietaequilibrata.

I COSTI IDRICI

Per produrre un solo

hamburger necessitano

2.400litri diacqua

Per un piatto dipasta solo

200e 13 per un pomodoro

Page 3: SOLEMI02: SPECIALE 3D-Z RAPPORTI-01

Il Sole 24 Ore Martedì 3 Novembre 2009 29

Alimentazione sostenibile

GETTYIMAGESREUTERS

di Carlo Alberto Pratesi

Tutti gli scritti del profes-sor Jeremy Rifkin,econo-mista di fama mondiale,

hannoinqualchemodoinfluen-zatoleopinionidistudiosiepoli-tici. Difficile dire lo stesso perEcocidio, il saggio uscito quasivent’anni fa contro quella cheviene definita la «cultura dellabistecca».ProfessorRifkin, il suo j’ac-cuse contro un sistema ali-mentarebasatoessenzialmen-tesulconsumodicarneèrima-sto praticamente inascoltato.Perché?

In effetti è un problema di cuinessuno vuole parlare – rispon-deRifkin–.Pochisannochel’al-levamento e la produzione dicarne contribuiscono al riscal-damento globale più di tutti imezzi di trasporto messi insie-me. La produzione di carne è inassoluto la seconda causa diemissioni di gas serra sul piane-ta (la prima è il riscaldamentodegliedifici).Eppurenessunlea-der politico dei 175 paesi nelmondohamaispesounasolapa-rolasuquestotema,inclusiOba-mae AlGore.

Siamo nel mezzo di una crisieconomica,ambientaleedener-getica senza precedenti che stamettendoarepentagliolastessasopravvivenza della nostra spe-cie. In questo contesto osservoche,daunlato,l’allevamentooc-cupail28%delleterrenonghiac-ciate del pianeta e 1,3 miliardi di

capi di bestiame consumanouna spropositata quantità di ri-sorse, mentre dall’altro lato 850milioni di persone soffrono perscarsa nutrizione. L’assurdo èchedellegrandiquantitàdicere-ali prodotte nel mondo, solo unterzovienedestinatoall’alimen-tazioneumana.Ilrestovienede-stinato a foraggio per il bestia-me allevato nei paesi ricchi, do-

ve per contro si muore per ma-lattie come cancro, colesterolo,infarto, diabete. Vale a dire ma-lattiespessocausatedaunecces-sivoconsumo di carne.

Credo sia arrivato il tempo didiscutere a livello globale sul-l’impattochequestotipodiagri-coltura sta avendo sulla nostraeconomia, sull’ambiente e suimilionidipersonecheognigior-nomuoionodi fame.

Qualcosa le fa credere chesia in atto unamaggiore presadi posizione nella giusta dire-zione, o l’atteggiamento è ri-mastoquellodiallora?

Potrei citare Rajendra Pa-chauri, premio Nobel per la pa-ce nel 2007 insieme ad Al Gore,il quale ha dichiarato pubblica-menteche la miglioresoluzioneper contrastare il cambiamentoclimaticoè lariduzionedelcon-sumodicarne.Manessunosem-braabbiacoltoilvalorediquelladichiarazione. Paul McCartneyne ha parlato, sua moglie Linda,decedutaditumore,hascrittolaprefazione del mio libro perl’edizioneinglese,ionehoparla-to, il ministro tedesco dell’Am-bientenestaparlando.

Negli Usa, invece, non è suc-cessonulla. Siva avanti conl’in-dustrializzazione degli alleva-menti, con le bestie tenute inspaziristrettichefavorisconoladiffusionedi viruschemutanoacontatto tra un esemplare e l’al-tro. L’ultimo caso è l’influenzasuina,prima c’era stata l’aviaria.Dobbiamo svegliarci! Se questamanieradifareagricolturaèno-civa per gli animali, lo è ancheperlapopolazione,perl’ambien-teeper ilpianeta.Cambiare la cultura di unapopolazione è difficile. Qualepotrebbe essere lo strumentodautilizzareper indirizzare lepersoneversoregiminutrizio-nali caratterizzatidaunmino-reconsumodicarne?

Assistiamo quotidianamente

adiscussioni globali su comeri-durreilconsumoenergeticodo-mestico, su come utilizzare piùefficientementel’energia,sulri-ciclodeirifiutiesucomerende-re più efficiente il consumo dicarburante, ma non c’è ancoraalcun dibattito su come ridurreil consumo di carne. Si parla dicometassareleemissionidiani-dridecarbonica,comegiàavvie-ne per il petrolio, ma non si par-laditassarelacarne.Perché?Ri-cordiamoci che l’uomo è onni-voro e che i nostri antenati era-no cacciatori occasionali. Sia-mo stati disegnati biologica-mente per ingerire un grandequantitativo di frutta e verduraepoca carne.

Il regime alimentare che do-vrebbeessereadottatointuttoilmondo è la dieta mediterranea.Questo permetterebbe di ridur-re l’utilizzo di carne e liberareterre agricole: si potrebbe quin-dicoltivarepiùciboperl’umani-tà,facendonediconseguenzadi-minuireilprezzo.Lasalutedellapopolazionemigliorerebbe,poi-ché nei paesi ricchi si ridurreb-berolemalattiederivantidall’al-to consumo di grasso animale,mentre in quelli più poveri au-menterebbela quantitàdi ciboadisposizione, garantendo allapopolazioneunavitadecente.

È veramente così difficilecambiare le nostre abitudini ali-mentari riducendo il consumodicarneeaumentandoquellodicereali, fruttaeverdura?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

StatiUniti.Lemisurecontro idanniambientali Russia. Nelle fattorie il maggior uso di pesticidi Cina. Le soluzioni per la tutela degli ecosistemi

I PERICOLI PER LA SALUTE

«Negli Usa sicontinua

a tenere il bestiamein spazi

ristretti che favoriscono

ladiffusione divirus

Dobbiamo svegliarci!»

Argentina. I costi sociali della produzione di soia

Vladimir Sapozhnikov

MOSCA

I verdi della Russia hannolanciatoun allarme: sin daitempi sovietici nel paese sitrovano decine di migliaia dimagazzini abbandonati e difosse clandestine contenentimilionidi tonnellate dipesticidi, concimi chimiciscaduti e molte altre sostanzealtamente tossiche. Secondo leorganizzazioni ambientaliste,il problema riguarda un po’tutte le altrerepubblicheexsovietiche.

Di recente la Tvstatale ha mandatoin onda un filmatodrammatico suun’epidemiamisteriosa che hacolpito gli abitanti dialcuni villaggi della regionesettentrionaledi Udmurtia,situati non lontano da unmagazzino di pesticidiabbandonato.Ebbene, invent’anni il tasso di mortalitàdegli abitanti è aumentato dioltre sei volte. I medici hannostabilito l’esistenza di unlegame diretto tra la presenzadeipesticidi e le malattieoncologicheche stannomietendo sempre più vittimetra i contadini.

Malgrado le due leggifederali russe del 1997 e del2001 abbiano regolamentatorigorosamente gli standarddella conservazione edell’utilizzo dei pesticidi e deiconcimi chimici, molte fattorieagricole ne fanno uso apropriadiscrezione. Con risultatidrammatici. Nella regione diUljanovsk la dispersione dipesticidi da un aereo ha

provocato l’avvelenamento dioltre100persone.

«La distribuzione deipesticidi con l’aviazione èseveramente vietata in Russia,magli agricoltori lo fanno lostesso», ha dichiarato ilportavoce del movimentoecologico russo, MariannaRitvanova, secondo cui«nessuno saprebbe stimarel’esattaquantità di sostanzechimiche sparse su tutto il

territorio russo».L’agricoltura

biologicaèpraticamenteinesistente,mentreaumentaesageratamente la

concentrazione dipesticidi e concimi

chimici nella frutta, negliortaggie in molti altri prodottiagricoli. Il sistema di controllo,consistentedi soli 97 centritossicologici regionali, riescead analizzare appena il 10-13%di tutti i terreni agricoli trattatie meno del 5% dellaproduzioneagricola del paese.Dei 220 milionidi ettari diterreni agricoli, 70 milionisono inquinati con pesticidi econ metalli pesanti tra cuipiombo e arsenico.

Ogni anno le fattorieagricole del Paese scaricanosenza alcuna depurazione da1,2 a 1,5 miliardi di metri cubi diacqua inquinatissima, ovveroil 20% di tutte le acque discaricodella Russia. Ilrisultato è il drastico calo dellasperanza di vita, che in Russiaraggiunge una media diappena 59 anni per gli uomini e72 anni per le donne.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le superfici occupate dagli allevamenti.

Oltre un quarto delle terre non ghiacciatedel pianeta è occupato da bovini

Miliardi di animali nel mondo.

I capi di bestiame sono più delle persone(850 milioni) che soffrono di fame

La quota di cereali destinata al bestiame.

Dell’intera produzione mondiale di cerealii due terzi sono usati come foraggio

1,328% 2/3

Roberto Da Rin

BUENOS AIRES. Dal nostro corrispondente

Unacittà collassatada 440blocchistradalinegliultiminovemesi.La capitaleargentinaviveunoscontrosocialecontinuo, ingranparteimputabilealcampo, ovveroagliagricoltori chesioppongonoallemisuredelgovernodiCristina Kirchner, lapresidentachepiùsièdistanziatadalle loro istanze.Soiasì, soiano. Oppure«soiasì,ma...», con unosviluppomenonocivoperl’agricolturadelpaeseeperglialimentichesiproducono.Unaquestionecheinteressaaltripaesilatinoamericanichequi èparticolarmentespinosa.

Aldi làdellepolemichepolitiche,ciò cheappare inchiaraevidenzaèunadiscordanzasullosviluppo delpaese.Lasoia negliultimisetteannihaconsentitoalpaese dicrescerearitmi quasicinesi.Soloquest’anno il tasso dicrescitadelPil rallenteràvisibilmente.Dal 2004al 2008èstatocompresotra il6 e il 9 percento. Inparticolare lacoltivazionedi soia èmoltoredditiziapergli investitori esoprattuttogenera ingentiricaviper lecasse dell’erario,graziealle esportazioniversoEuropa,StatiUnitieCina.

Adispettodegli indiscussivantaggiche scaturisconoper ilpaese, igrandi interrogativisonodue, contigui madistinti: ilprimoriguardaglieffettidellasoiasulla produttivitádelleterrecoltivate; il secondo

concernegli effettiche ilglifosatoproduce suglialimenti. Il glifosatoèunerbicidadiffuso inAmericalatina,dovesistima vengautilizzataunaquantitàcompresatra 160e 180milionidi litri, con unaspesadi 600milionidi dollari.

Lamaggiorpartedegliagronomiconcordasul fattochela conversionedei terrenidall’agricolturatradizionale alla

soiapresenti molti rischi.Primotra tutti

l’impossibilitàditornareindietro nelbreve-medioperiodo.La forteredditivitàdella soia

ha indottomoltiproprietari terrieri

argentiniadabbandonarelecoltivazionipiù tradizionaliavantaggiodella soia. Ilnumerodicapidi bestiame, inArgentina,pare infatti crollatonegliultimi dieci anni.

Per il Senasa(Servizionazionaledi sanitàequalitàagrolimentare) il glifosato«normalmentenonproducepericoli».Ma gliecologistireplicanochesi trattadi unprodottoaltamente inquinante.MiguelTeubal, economistaagrariodell’università diBuenosAires, haspiegatoche«leesternalitànegative delmodellosoierosonomolte: icosti sociali relativi allasalutepubblicapotrebberoessereesorbitanti. Ilproblemaèchenonèfacilequantificarli esoprattuttoallostatoattualenonèfaciledimostrare i costidelladiffusione diprodottialimentariottenuticon metodinontestatinel lungoperiodo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Daniela Roveda

LOS ANGELES

Tassesul trasporto diciliegiedal Cileedell’acquamineraleda Fiji.Anche inAmerica lapresa dicoscienzasuicosti ambientalideltrasportodiprodotti agricoli staprendendopiede, alpuntochepersinoil governodiBarackObamaha decisodi intervenire.L’amministrazionestaprendendoper laprimavolta inconsiderazionemisurevoltea incoraggiare laproduzioneagricolalocaleperabbassare i danniambientali causatidall’importdiprodotti fuoristagionetrasportatida terre lontane,e ilministerodell’Agricoltura halanciato ilmese scorsounacampagnadi sensibilizzazionedell’opinionepubblica facendopropria l’argomentazioneavanzatadaannidagliambientalistiedaisostenitorideicibi naturaliegenuini.

Conlo slogan"Conosci ilcontadino, sappidadovevieneciòchemangi",l’amministrazioneObamahadatounanuova spintaalmovimentodei "farmersmarket"edel cibo responsabile.L’incoraggiamentodellaproduzione locale, sostengonoormaigli economisti, ha sensononsolodal puntodivistaambientalema ancheeconomico.

Grazieall’interventodelministerodell’Agricoltura, ilnumerodeicontadini chevendononeimercati rionali ècresciutodel 30%a 232mila tra il2002eil 2007, sebbene iprofitti

generatidaqueste aziendeagricoleèuna frazione deltotale.Restaquindimoltastradadafare, a cominciaredallacorrezionedeltrattamentofiscaledeltrasportoaereo.Magliambientalisti sannoche laveragrossabattagliacontrol’inquinamentolegatoall’alimentazionenonèl’agricolturama l’allevamentodelbestiame.

L’inquinamentocausatodagliallevamenti è il

maggiorresponsabileinassolutodell’effettoserra,ancormaggiorediquellocausatodall’interosettore dei

trasportimondiale.Gliallevamentidibestiame

inquinanole faldeacquifere,disseminanoparassitiintestinali,utilizzano il72%degliantibioticiconsumati nelpianeta, sono laprincipalecausadideforestazione,contribuisconoa ridurre ladiversificazionebiologica.Muccheemaiali sonoanchecausadi inquinamentoatmosferico,alpuntoche laEnvironmentalprotectionagency, l’organo governativochetutela l’ambiente, vuoleproporre l’imposizionediunatassadi 20dollari perognimaiale,87 dollariperognibovinodamacelloe 175 dollariperognimuccada latte.

L’Americanfarm bureaufederation, l’associazione degliallevatoriamericani,ha definitol’idea«ridicola», mail governofasul serio: l’Americaèpronta avarare laprima tassasulleflatulenzedel bestiame.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marco Masciaga

NEW DELHI

Quandosiparladel"secoloasiatico", sipensa ingenereall’impetuosacrescitadelleindustriedeiserviziedelmanifatturierodi IndiaeCina.Unapprocciochemette inombrauntemachiaveper ilfuturodellepopolazionidell’Asia: lamessaapuntodimodellidiagricolturasostenibile.Unobiettivonobile,madifficiledarealizzareperunaseriedifattori legatialdeterioramentodelterritorio.

Unfenomenochenelsubcontinenteindianoenelsud-estasiaticoriguardacircail74%deiterreniagricoliederivadacauseambientali,comelacarenzaol’eccessod’acqua,opiùlegateall’azioneumana,comel’inquinamentoelecoltivazioni intensive,ovverolosfruttamentodegliecosistemipiùfragilidapartedeipiccoliproprietari.

InCina,secondoidatiOnu,sonogià5,4 imilionidichilometriquadratidi terrenoseriamentedanneggiati.

Lasituazionedellerisorseidrichenonèmenopreoccupante. In intereregionidell’India,40annidisussidisullebolletteenergetichehannoportatoall’abusodeipozzieaunabbassamentodelle faldeacquifere.Unquadrosucuiglieffettideicambiamenticlimatici(siccità,alluvioniederosionedeighiacciaihimalayani)rischianodiavereunimpatto

moltiplicatore.Perfortunaintuttoilcontinentesistadiffondendounamaggioreconsapevolezzariguardoaquestirischiegliagricoltoripiùevolutiricorronoormaiacomplessisistemipermiscelarei raccoltie integrarliconaltreformediguadagno.Unesempiosonogli stagniartificialineldeltadelFiumedelleperle inCina,doveglispecchid’acquasonousatiper

allevarelecarpeegliarginipercoltivarei

gelsi,coniqualisinutronole larve,chealorovoltaincoraggianoconipropriescrementi

la formazionedelplanctonpernutrire i

pesci.Ciclicamente ilfangodegli stagnivieneprelevatoper l’impiegonellacoltivazionedifunghi,verdureealberidafrutta. InGiapponeinvecesisperimental’allevamentodianatrenellepiantagionidirisopereliminare insettieparassiti, stimolarelacrescitadellepiantineeossigenarel’acqua.

Unavoltacheil risoèformato, leanatrevengonorimossepernondanneggiareilraccoltoequindi impiegateperprodurreuovaoppurevenduteperla lorocarne.InteressanteèancheilprogettodellaSelf-employedwomen’sassociation, inIndia,chehacreatodellebancheperlesementi, il foraggioegliattrezziper forniremezzia40milapiccolicoltivatorisparsineidistrettisemi-deserticidelGujarat.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il guru. La provocazione di Jeremy Rifkin, il profeta della terza rivoluzione industriale

«Proposta: tassiamoilconsumodicarne»Solo il riscaldamentodegli edifici producepiùgas serra

Obamapreparaimposte sulbestiame

Cresce l’emergenzadeiconcimiscaduti

AFP

TIPS

Icontadinimettonoarischio i terreni

LA DENUNCIA

«Gliallevamenti

contribuiscono

al riscaldamento globale

piùdi tutti i mezzi

di trasporto messi insieme»

Fangodegli stagnipercoltivare frutta

Page 4: SOLEMI02: SPECIALE 3D-Z RAPPORTI-01

30Il Sole 24 Ore

Martedì 3 Novembre 2009 - N. 303