Post on 27-Mar-2016
description
22
2012 Voltana On Line www.voltanaonline.it
prendimento dei migliori (in prati-
ca, meglio pochi buoni, perché se ci
fossero tanti, non ci sarebbero nem-
meno quei pochi buoni). Attualmen-
te il numero chiuso universitario, o
limitazioni similari, vige in molti
Paesi.
LEGGE 2 agosto 1999, n.264
Norme in materia di accessi ai
corsi universitari.
GU n. 183 del 6-8-1999
La Camera dei deputati ed il Senato
della Repubblica hanno approvato;
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Promulga
la seguente legge:
Art. 1.
1. Sono programmati a livello nazio-
nale gli accessi:
a) ai corsi di laurea in medicina e
chirurgia, in medicina veterinaria, in
odontoiatria e protesi dentaria, in
architettura, nonché ai corsi di diplo-
ma universitario (professioni sanita-
rie; biotecnologie e tanti altri)
b) ai corsi di laurea in scienza della
formazione primaria e alle scuole di
specializzazione per l'insegnamento
secondari
c) ai corsi di formazione specialistica
dei medici
d) alle scuole di specializzazione per
le professioni legali
La storia inizia nel lontano 1986,
quando le prime università decise-
ro di limitare il numero degli stu-
denti mediante decreto rettoriale.
Fu in questi anni sancita la nascita
del numero chiuso in Italia. Nel
1987, visto l'elevato numero di stu-
denti che aspiravano ad intrapren-
dere la carriera medico-sanitaria il
Ministro Zecchino, sotto il governo
Prodi I, istituì il numero chiuso na-
zionale tramite decreto ministeria-
le. I ricorsi presentati presso il Tar
Lazio in quei primi anni, ebbero
tutti esito positivo, in quanto i giu-
dici amministrativi reputavano anti-
costituzionale limitare l'accesso alla
formazione universitaria tramite
decreto ministeriale. In seguito alle
direttive europee che impongono
un alto livello di preparazione per i
corsi di laurea in Medicina, Odon-
toiatria, Veterinaria e Architettura e
per porre fine al contenzioso pres-
so il Tar Lazio, il 2 Agosto 1999 il
ministro Zecchino, sotto il gover-
no D'Alema, varò la legge nume-
ro 264, con la quale limitava per
legge il numero di studenti di tali
facoltà. I ricorsi vennero vinti an-cora per l'anno successivo, poi il
test venne dichiarato costituzionale
in quanto un elevato numero di stu-
denti lederebbe la capacità di ap-
e) ai corsi universitari di nuova istitu-
zione o attivazione, su proposta delle
università.
[…] Art. 4.
1. L'ammissione ai corsi di cui agli
articoli 1 e 2 è disposta dagli atenei
previo superamento di apposite pro-
ve di cultura generale, sulla base dei
programmi della scuola secondaria
superiore, e di accertamento della
predisposizione per le discipline og-
getto dei corsi medesimi.
Da allora di tempo ne è passato,
ma la situazione non è mutata. Anzi,
secondo molti esperti il numero
chiuso è dannoso. Pare, ad esem-
pio, che sia stato calcolato male il
numero dei pediatri e, tra qualche
anno, oltre alle badanti per i vecchi
giungeranno le dottoresse per i
bambini. Inoltre, la riserva posti per
i cittadini stranieri ha portato gli
stranieri, una volta conseguita la
laurea, a chiedere la cittadinanza.
Infine gli italiani che possono per-
metterselo vanno all’estero, presso
Istituzioni “private”, abilitate al rila-
scio di un titolo. Poi, conseguita la
laurea, ritornano in patria ed eserci-
tano la professione. Purtroppo si ha
anche notizia di test lasciati in bian-
co e successivamente rinvenuti con
le risposte giuste. Ed è pure strana
la ...predisposizione familiare.
Breve storia del NUMERO CHIUSO
1° settembre 2012. Centro Sociale Ca’ Vecchia. Alcuni momenti
della “Festa del Volontariato” nelle immagini di Giovanni Bignardi
Elisa Bosi balla con il ... fuoco
Pagina 2 www.voltanaonline.it n. 22 - 2012
Il merito è la rivoluzione di Antonio Preiti non ha, se non con alcune eccezio-
ni, accesso ai posti di maggiore
responsabilità.
Allora la domanda è: se è di sinistra
chi difende lo status quo (che privi-
legia i privilegiati di censo) pur di
non ammettere che il merito debba
essere il criterio fondamentale nel-
le attribuzioni di incarichi, o se non
sia davvero di sinistra chi, sposan-
do definitivamente il merito, sa che
la sua adozione coerente e senza
deroghe, porta allo scardinamento
proprio di quei network fondati sul
censo?
Se l'accesso alle professioni è o-
stacolato o negato dagli ordini pro-
fessionali, dalle normative che im-
pediscono semplicemente di ope-
rare (la moltiplicazione degli albi
per esercitare anche professioni di
nessun rilievo pubblico, ad esem-
pio), dal meccanismo di cooptazio-
ne che vige, di fatto, in tante pro-
fessioni, questo come può essere
valutato "di sinistra"? E' evidente
che merito e liberalizzazioni sono
due facce della stessa medaglia: se
non c'è liberalizzazione il merito
non si può esprimere appieno e il
modo migliore per impedire il me-
rito è mantenere i meccanismi di
cooptazione di casta.
L'obiezione numero due che vie-
ne fatta al merito: è riferita al desti-
no di chi perde. Insomma, si dice,
se facciamo il campionato poi che
succede a chi perde? Naturalmente
una società coesa pensa anche a
chi perde. Ma non si può accettare
che per paura di un liberismo
(immaginato, chissà perché, solo
"selvaggio") si mantengano le cose
come stanno in cui pochi (i soliti)
È raro trovare una parola che con-
tenga in sé tanta ambiguità e ipo-
crisia, come il merito: è qualcosa su
cui non troverete mai nessuno a-
pertamente contrario. È un po' co-
me fare un referendum sulla bontà:
chi voterebbe per averne di meno?
Allo stesso tempo, il merito, se dav-
vero e coerentemente inteso, è la
vera rivoluzione che l'Italia aspetta.
Perché? Prima di cercare una rispo-
sta, è necessaria una digressione.
Com'è che il merito è sempre stato
guardato con sospetto dalla sini-
stra? Quali sono le radici di questa
inclinazione? La risposta è sempli-
ce: un tempo la scuola era di censo
(un po' lo sta tornando a essere, ma
lasciamo questo argomento ades-
so) e perciò sapere e ricchezza an-
davano a braccetto. Sicché porre
barriere derivanti, ad esempio, dal
titolo di studio, di fatto penalizzava
coloro che non avevano una istru-
zione superiore.
Oggi molta gente talentuosa non
arriva a ricoprire posti di responsa-
bilità, al contrario, perché il sapere
non basta, ci vogliono i network
familiari, politici, ecc. per riuscire
ad arrivare a posizioni di effettivo
potere e responsabilità. C'è una
"prima società" formata dalla sedi-
mentazione delle appartenenze
familiari, delle grandi ricchezze,
delle reti amicali di alto livello che
si divide, per quanto possibile, tut-
to il potere disponibile. Natural-
mente anche lì c'è gente talentuosa,
ma insomma non è questa la carat-
teristica che prevale, se non in ter-
mini relativi. C'è una "seconda so-
cietà", senza network, ma con solo il
talento e questa seconda società
vincono e tutti gli altri perdono.
[…] Se si evita che chi lavora nel
pubblico sia giudicato (dagli uten-
ti); se si evita di selezionare scuole,
università, ospedali e si preferisce
tagliare con criteri che non investo-
no mai la sostanza dei problemi e
della qualità del lavoro dei singoli
o di singole strutture; se si evita di
creare mercato dove ci sono solo
monopoli; se si evita insomma che
il paese si muova, che le élite siano
giudicate da altri se non dal loro
stesse; di fatto si evita che accada il
nuovo.
Il coraggio della sinistra oggi è
abbracciare il merito, perché solo
il merito può scardinare la conser-
vazione inefficiente, perché solo un
criterio oggettivo come il merito
può scalfire e legittimare moral-
mente il ricambio della classe diri-
gente. Non è cambiando la tessera
che si cambia la classe dirigente,
ma il cambiamento vero c'è solo
quando cambia il criterio della se-
lezione della classe dirigente e
l'appartenenza non è mai un buon
criterio.
Per altro l'Italia è proprio nella
situazione critica di un Paese che
declina fondamentalmente per l'in-
capacità complessiva della classe
dirigente pubblica. Se qualcuno ha
un criterio migliore e più di sinistra
del merito, si faccia avanti.
Per saperne di più
visita il sito:
http://www.giampa.
it/GCLugo/GCLugo.
asp
Pagina 3 www.voltanaonline.it n. 22 - 2012
Sbagliando la strada si impara a
riconoscere la propria.
proverbio africano - Tanzania
La libertà di stampa è … precaria di Nicola Biondo pubblici, riconosce 9 euro di com-
penso per le brevi, 18 euro le noti-
zie medie e 27 euro le aperture.
Lordi, ovviamente. Il Sole 24 Ore: 19.222.767,00** euro di contributi
pubblici e 0,90 euro a riga, con ces-sione dei diritti d'autore. Libero:
5.451.451** di finanziamenti pubbli-
ci e 18 euro lordi per un'apertura. Il
Nuovo Corriere di Firenze (chiuso n e l m a g g i o 2 0 1 2 ) r i c e v e
2.530.638,81*** euro di contributi
pubblici e paga a forfait tra i 50 e i
100 euro al mese, il Giornale di Sici-
lia a fronte di un finanziamento di
quasi 500 mila euro (anno 2006) pa-ga 3,10 euro. Provate a immaginare
quanti articoli servono per arrivare
ad uno stipendio decente. Provate
ad immaginare quale sarà la pen-
sione di chi scrive con un simile o-
norario (?). Perché questi giornali-
sti, se iscritti all'ordine- sennò sono
abusivi ed è un reato penale - i contributi devono versarli da sé,
nella misura del 10 per cento del compenso netto più un due per cen-
to di quello lordo. Che vanno a con-
fluire nella "gestione separata" (mai
nome fu più azzeccato) dell'ente
pensionistico dei giornalisti, l'Inpgi.
Una "serie B" della cassa principale
che, invece, prevede pensioni, di-
soccupazione, case in affitto, mutui
ipotecari, prestiti e assicurazione
infortuni. Ma questa vale solo per quelli "bravi", quelli a cui viene ap-
plicato il contratto collettivo nazio-
nale di lavoro giornalistico che, solo
nel 2011, dopo 6 anni, è stato rinno-
vato. Insomma quelli assunti. Che
ovviamente sono una piccola mino-
ranza. Ma, attenzione, questo solo
per quanto concerne la parte eco-
nomica. Perché il contratto colletti-
"Dove vanno a finire i soldi che lo
Stato da ai giornali? Di sicuro non
servono a pagare i giornalisti. Anzi.
Perché in Italia tranne rare eccezio-
ni fare il giornalista significa rasse-
gnarsi ad una vita da precario. Se c'è un microcosmo lavorativo
che riassume tutti i difetti del siste-
ma Italia è quello del giornalismo. E allora, dove finisce il finanziamento
pubblico? Nei mega stipendi a di-
rettori, capiredattori, amministrato-
ri delegati e a tutte quelle penne
illustri (?) che si ergono a guide mo-
rali che da anni non portano un
straccio di notizia, ma commentano,
avvertono, ammoniscono.
Vi hanno detto che la libertà di
stampa è minacciata dalla mafia, da
Berlusconi, dalle mille leggi bava-glio. Minchiate. La libertà di stampa
è minacciata dalla miseria in cui
vivono e lavorano migliaia di gior-
nalisti sfruttati: dagli editori, dai
direttori e, infine, dai loro stessi
colleghi assunti con contratto a tem-po indeterminato che quando scio-
perano, protestano, denunciano è
solo per i loro privilegi di giornali-
sti professionisti e assunti mentre
gli altri muoiono di fame. Facciamo
un esempio. Un articolo di cronaca,
secondo una ricerca compiuta
dall'Ordine dei giornalisti pubblica-
ta nel 2011, viene pagato anche 5
euro lordi a 60-90 giorni dalla pub-blicazione. Sono i numeri della ver-
gogna, la cifra, vera, della censura.
Ecco cosa dicono: La Repubblica a fronte di 16.186.244,00* euro di
contributi dello Stato all'editoria
elargisce un compenso che varia
tra i 30 e i 50 euro lordi a pezzo. Il
M e s s a g g e r o , c h e r i c e v e 1.449.995,00** euro di contributi
vo non disciplina solo il trattamento
economico ma regola a tutti gli ef-
fetti i rapporti fra datore di lavoro
(editore) e lavoratore (giornalista).
Fissa, insomma, diritti e doveri. Ma,
ancora una volta, questo vale solo per chi il contratto ce l'ha e, quindi,
tutti gli altri vivono nel far west,
perché la loro posizione non è di-
sciplinata da nulla. E si tratta della stragrande maggioranza dei gior-
nalisti della carta stampata - da Re-
pubblica fino al più piccolo foglio di
provincia: precari, sottopagati,
sfruttati, senza copertura legale, senza ferie, senza nulla. È questa moltitudine, oltre il 70% degli iscrit-
ti all'Ordine, che permette ai gior-
nali cartacei e on-line, alle agenzie di stampa di produrre notizie 24 ore
al giorno. Senza di loro le pagine
bianche sarebbero molte di più di
quelle scritte. La carta stampata ri-
ceve centinaia di milioni di euro di
contributi dallo Stato ogni anno, ma
lo Stato non chiede agli editori in cambio di garantire compensi mini-
mi e tutele contrattuali ai collabora-
tori. Poi arriva la Fornero, ministro
al Lavoro (nero) e di fronte alla più
elementare delle proposte di legge
sull'equo compenso ai giornalisti
precari dice: "Non mi sembra op-
portuno". Della serie siete precari,
non siete figli di papà (giornalista),
e allora morite. E qualcuno c'è an-che morto, stufo di subire. Come
Pierpaolo Faggiano, collaboratore
della Gazzetta del Mezzogiorno,
che nel giugno 2011 si è tolto la vi-
ta: non sopportava più, a quarantu-
no anni, di vivere da precario.
Chiara Baldi, da giornalista preca-
ria ha scritto una tesi sul precariato:
"i giornalisti sono "i più precari tra i
precari" – scrive Baldi - "perché lo
stipendio da fame li costringe anche
a rinunciare ai principi deontologici
a cui invece dovrebbero attenersi.
Una buona informazione è possibile
solo quando chi la fornisce non deve
sottostare al ricatto di uno stipendio
misero. Più è basso il guadagno del
giornalista e più sarà alta la sua
"voglia" di produrre senza professio-
nalità, non tanto per un desiderio
malato di non essere
Trovata su
Internet e
segnalata da
Daniele
Riaprono le scuole...
( Segue a pag. 4 )
Pagina 4 www.voltanaonline.it n. 22 - 2012
Immagine
trovata su
Internet e
segnalata da
Serena
Fagnocchi
“Chi ruba una mela finisce in gale-
ra anche se molti pensano che ruba-
re una mela è un reato da poco. E
chi ruba due mele? Chi ne ruba cen-
to? Quando il furto della mela diven-
ta un reato? C’è un limite? C’entra
con la qualità della mela? La Legge
è uguale per tutti e i giudici non si
mettono a contare le mele. La statua
della Giustizia davanti al Tribunale
ha una bilancia in mano, ma entram-
bi i piatti sono vuoti. Non è una bi-
lancia per pesare la frutta.”
Ascanio Celestini
dal sito www.ascaniocelestini.it
“Sai perché a
volte si rimane
delusi!? Perché
crediamo che
gli altri siano
disposti a fare
quello che fa-
remmo noi per
loro!”
Trovata su
Internet e segna-
lata da
Elisabetta
La libertà di stampa è … precaria di Nicola Biondo
professionale, quanto
per una necessità: quella di guada-
gnare".
Il potere, di qualsiasi colore, non
ama i giornalisti e in Italia per di-
sinnescare il problema è stato con-
sentito che diventare giornalisti,
essere assunti, sia un privilegio di
pochi, così che la stampa diventi il
cagnolino del regime e non il guar-
diano. Assumere il figlio del gior-
nalista è come candidare il Trota, sangue vecchio sostituisce altro
sangue vecchio.
Altro che bavaglio. Provate voi ad
( Segue da pag. 3 ) essere liberi a 5 euro a pezzo
(lordi). "
Nicola Biondo, giornalista freelance
dal sito www.cadoinpiedi.it
Note:
* Contributo elargito alle testate Espresso
e Repubblica ‐ Fonte: elaborazione Italia
Oggi del 12 maggio2007, riferiti all'anno
2006
** Fonte: elaborazione Italia Oggi del 12
maggio2007, dati riferiti all'anno 2006
*** Dati tratti dal sito della Presidenza del
Consiglio – Dipartimento per l'Editoria e
l'Informazione, contributi 2008 erogati
nell'anno 2009 (dati aggiornati al 7 maggio 2010).
Pagina 5 www.voltanaonline.it n. 22 - 2012
Stefano con la frustaStefano con la frustaStefano con la frusta
Francesca Ferri Francesca Ferri Francesca Ferri
the voicethe voicethe voice
Stefano e Damiana nel TangoStefano e Damiana nel TangoStefano e Damiana nel Tango Stefano e DamianaStefano e DamianaStefano e Damiana
La presentatrice La presentatrice La presentatrice
Melania Menoncin Melania Menoncin Melania Menoncin
Gli allievi del corso intermedioGli allievi del corso intermedioGli allievi del corso intermedio
1° settembre 2012. Centro Sociale Ca’ Vecchia. Alcuni momenti
della “Festa del Volontariato” nelle immagini di Giovanni Bignardi
Pagina 6 www.voltanaonline.it n. 22 - 2012
www.voltanaonline.it è un prodotto amatoriale al quale non può essere ap-
plicato l'art. 5 della legge 8 Febbraio
1948 n. 47, poiché l'aggiornamento del-
le notizie in esso contenute non ha peri-
odicità regolare (art. 1 comma 3, legge
7 Marzo 2001 n. 62).
www.voltanaonline.it non rappresenta una testata giornalistica e i post editi
hanno lo scopo di stimolare la discus-
sione e l’approfondimento politico, la
critica e la libertà di espressione del
pensiero, nei modi e nei termini con-
sentiti dalla legislazione vigente.
www.voltanaonline.it non persegue alcuno scopo di lucro. Tutto il materiale
pubblicato su Internet è di dominio
pubblico. Tuttavia, se qualcuno ricono-
scesse proprio materiale e non voleva
che fosse pubblicato, non ha che da
darne avviso al gestore e sarà immedia-
tamente rimosso.
www.voltanaonline.it verificherà, per quanto possibile, che tutto il materiale
inviato e riprodotto nel sito e nel PDF sia conforme alle licenze Creative Com-
mons o non coperto da copyright.
La trattativa sulla riforma elet-
torale è in stallo. Difficile concilia-re le posizioni dei diversi partiti, e
ancor più le diverse posizioni dello
stesso partito. Alle 11.30 di ieri il
Pdl si è espresso a favore di una
legge elettorale fortemente mag-
gioritaria. Alle 15.45 di una legge
elettorale fortemente proporziona-
le, perché, ha dichiarato il viceca-
pogruppo al Senato Gaetano Qua-
gliarello «I sondaggi sono parec-
chio altalenanti, aspettiamo quello
delle 18». Le oscillazioni del Pdl
sulla legge elettorale sono così fre-
quenti che lo Spread si è stabilizza-
to perché si era stancato di compe-
tere.
Il Pd è ora per il Sistema Tede-
sco, ma quello della Repubblica di Weimar, ispirato nel 1919 dalla
Bozza-Violante (la Bozza Violante,
secondo gli storici del diritto, è di
molto antecedente alla nascita di
Luciano Violante. La prima di 147
versioni della Bozza-Violante era
allegata al Levitico e ha in comune
con la versione attuale l’aramaico).
«Oggi come allora – dichiara Enri-
co Letta – serve una solida maggio-
ranza delle forze moderate come
quella che i liberali tedeschi crea-
rono a Weimar approfittando delle
divisioni e della scarsità di risorse
economiche dei partiti di sinistra (I
candidati del Partito Comunista Te-
desco erano così poveri che per
attaccare i manifesti elettorali li lec-
cavano sul retro, ndr)».
L’Udc è contraria al Porcellum o a un altro sistema che obblighi i
partiti a indicare la coalizione che
si vuole tradire. Casini sperava di
convincere Monti a guidare una
"Ho avuto la fortuna di nascere in un
angolo di mondo sicuro e protetto,
un posto che mi ha permesso di cre-
scere e studiare. Imparai a leggere e
far di conto, fino ad arrivare alle
"scuole alte", dove ti insegnano a
contare i numeri grossi! Oggi, con
un contratto a tempo indeterminato
presso una grande azienda, una casa
in affitto ed un'auto di proprietà, mi
trovo a redigere "la mia contabilità"
annuale ed ho paura:
- stipendio lordo annuo, "alias" il
mio PIL : 30.000 euro.
- tasse ritenute alla fonte (in busta
paga, per intenderci): 11.500 euro.
- spese per carburante (circa 1200
litri di gasolio): 2.000 euro, di cui
1.500 di accise (leggasi tasse!).
- spese per l'autovettura (bolli, assi-
curazione, tagliandi,ecc): 4.000 eu-
ro, di cui 2.000 di tasse (il bollo è
una tassa, il 50% dell'assicurazione è
una tassa, il 50% dell'acquisto
dell'autovettura è una tassa).
- spese per affitto annue: 6.000 euro
di cui 2.500 di tasse versate dal pro-
prietario dell'immobile.
- bollette annue: 1.000 euro, di cui
500 di tasse (iva, addizionali, acci-
se).
- spese per vitto (fatemi almeno
mangiare): 3.000 euro, di cui 1.500
di tasse (iva, costi di trasporto della
merce).
Le uscite totali, minime indispensa-
bili per vivere ed andare a lavorare
(attività essenziale per vivere), am-
montano a 27.500 euro, di cui 19.500
sono tasse. Il 65% del mio PIL va in
tasse !"
Paolo G.
coalizione moderata di centrosini-
stra, ma Monti ha fatto sapere di
non essere disponibile perché ha
già preso un impegno con Casini a
guidare una coalizione moderata di
centrodestra.
Nel frattempo, i sondaggi danno
in crescita il Movimento 5 Stelle, il cui Non-Statuto, come ha ribadito
il Non-Leader Grillo in una Non-
Intervista, vieta al Non-Partito di
fare alleanze, e – secondo una re-
cente Non-Circolare interpretativa
di Grillo – vieta anche di andare in
tv, parlare al citofono e mangiare
carne il venerdì. Allo stato attuale,
tutte le ipotesi sembrano quindi
favorire la formazione nella prossi-
ma legislatura di una larga maggio-
ranza composta dai partiti di cen-
trodestra e centrosinistra con
all’opposizione i soli elettori di cen-
trodestra e centrosinistra.
Pubblicato da Francesca Fornario
l’11/09/2012 nel sito
http://pubblicogiornale.it/
info: mariopaganini@gmail.com
il dipendente Le tasse e Destra e sinistra al governo,
gli elettori all’opposizione di Francesca Fornario
Pagina 7 www.voltanaonline.it n. 22 - 2012
Commette un errore chi ritiene
sostenibile un sistema elettorale che
consenta ai partiti di non dire prima
delle elezioni con chi intendono go-
vernare. Che consenta loro, cioè, di
chiedere un voto solo per sé e non
anche per una proposta di governo
di cui si indicano in anticipo forme,
contenuti e composizione.
È bastato che prendesse corpo
un'ipotesi di accordo Udc-Pd-Pdl su
una riforma neoproporzionalista per
vedere tornare in voga vizi da Prima
Repubblica: confusione e ambiguità
sulle alleanze, affermazione di tutto
e del suo contrario, fumisterie. L'e-
sempio. Bersani precisa i suoi pro-
positi: si fa un'alleanza con Vendola
e poi, meglio se prima del voto, o
comunque anche dopo le elezioni,
la si allarga a Casini. Con Di Pietro
nessun dialogo perché non si dialo-
ga con chi insulta il Capo dello Sta-
to.
Dice però Casini ("La Nazione" del
3 settembre): con Vendola c'è
"incompatibilità totale". Non lieve,
come dichiarazione. Come non era
stata lieve quella di Vendola sabato
scorso, all'assemblea nazionale di
Sel: "l'Udc? Impossibile governarci
insieme. Rottura con Di Pietro? Mac-
ché, con lui bisogna che ci riconci-
liamo". È ragionevole supporre che
in cuor loro né Casini né Vendola
escludano di stringere intese.
Il problema è che a quell'obiettivo
vogliono arrivarci alla vecchia ma-
niera "proporzionalista". Con un mo-
do di fare che francamente oggi ap-
pare indigeribile. Ovvero così: alle
elezioni ognuno chiede il voto per il
proprio partito, con Vendola che
esclude alleanze con Casini e Casini
che esclude alleanze con Vendola. E
con Vendola che diversamente da
Bersani non chiude la porta in faccia
all'Idv. A elezioni fatte, se non ci sarà
una maggioranza autosufficiente Pd-
Udc o Pd-Sel, o al limite anche se
questa ci fosse, si aprirà una trattati-
va in nome dell'emergenza, dello
stato di necessità, del bene del Pae-
se da salvare. Si farà cioè il contrario
di quanto detto in campagna eletto-
rale. E forse nascerà un governo. Un
governo comprendente forze in di-
saccordo tra loro su quasi tutto: poli-
tica estera, politica economica, giu-
dizio sulle riforme dell'epoca Monti.
Durerà questo governo? E soprattut-
to, funzionerà?
È chiaro che operazioni di questo
tipo - suscettibili tra l'altro di scate-
nare reazioni di rigetto in un eletto-
rato che gradisce sempre meno le
manfrine - può andare in porto solo
con un sistema elettorale che per-
metta ai partiti, prima delle elezioni,
di svicolare e stare sul vago in fatto
di alleanze. Diversamente da quel
che succederebbe con un sistema
maggioritario, i partiti che praticas-
sero il giochino del dire e non dire e
del tenersi le mani libere non subi-
rebbero purtroppo una penalizzazio-
ne molto grossa: quando ci provaro-
no il Ppi e Segni nel 1994, il 15% del
voto popolare si tradusse in appena
il 7% dei seggi. Fu una lezione indi-
menticabile, e venne da un sistema,
il Mattarellum, che non era maggio-
ritario al 100%.
Casini, che la bontà del suddetto
giochetto rivendica, del resto è stato
chiaro: "Se non vinceremo le elezio-
ni, andremo realisticamente a vede-
re le forze in campo. Ma non ci sono
alleanze precostituite e come sem-
pre decideranno gli elettori". Negli
anni '80, Forlani, prima delle elezio-
ni, diceva sempre cose del genere. E
il Pd? Da uno scenario come quello
appena descritto il Pd ha tutto da
perdere perché finirebbe per impie-
gare il grosso delle sue energie non
per stipulare un patto chiaro con gli
italiani sulla base delle proprie pro-
poste riformiste di governo. Bensì lo
impiegherebbe per cercare di rica-
vare il massimo dalle proprie capa-
cità mediatrici al fine di render cre-
dibile agli occhi degli elettori una
proposta (l'alleanza Pd-Sel da ampli-
are poi all'Udc) che di credibilità ne
ha poca, per tutte le ragioni pro-
grammatiche più volte esposte.
Questa azione di ricucitura sfian-
cherebbe il partito e ne intacchereb-
be lo smalto e l'appetibilità. E soprat-
tutto sarebbe un regalo a chi pensa
che si possa non sciogliere il nodo
dei nodi: la linea economica del Pd è
quella dei Giovani Turchi? Monti ha
fatto cose buone da portare avanti o
davvero ha inflitto all'Italia (Fassina,
intervista alla "Nazione" del 3 set-
tembre) un "rigore eccessivo, cieco,
fine a se stesso"? Parlando […] a Fer-
rara, Renzi ha detto che il governo
dei tecnici "ha fatto benissimo".
Cos'ha da dire il resto del partito su
questo?
Vizi da proporzionale di Dario Parrini
Trovata su
Internet e
segnalata da
Milena
Seguiamo l’esempio di Mario Monti che, in qualità di
Presidente della Bocconi, da 7 anni non paga l’ICI al
Comune di Milano per un palazzo della Bocconi di 333
camere affittate a 10.000 euro/anno, in quanto lo stabile
ha “finalità istituzionali, assistenziali, previdenziali, sani-
tarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”.
Grazie, Mario.
Seguiremo il suo esempio e le sue argomentazioni per
non pagare l’IMU sulla prima casa, perché nella prima
casa le famiglie italiane, assistono curano, educano, i-
struiscono e crescono i propri figli, senza scopo di lu-
cro, come le Fondazioni bancarie, le sedi dei Sindacati
e il tuo palazzo della Bocconi.
Immagine trovata su
Internet e segnalata da
Franco
Ci sono tre cose nella vita
che non tornano mai indie-
tro …
Le parole, il tempo e le oc-
casioni perse.
Ci sono tre cose nella vita
che possono distruggerti …
Le bugie, l’orgoglio e la
gelosia …
Ci sono tre cose nella vita
che non dovresti mai perde-
re …
La pazienza, la speranza e
l’onestà …
Ci sono tre cose nella vita
dal valore immenso …
La famiglia, l’amore e
l’amicizia!
Pagina 8 www.voltanaonline.it n. 22 - 2012
Trovata su Internet e segnalata da
Norma
Trovata su
Internet
e segnalata
da
Elisa
Trovata su
Internet
e segnalata
da
Elisa
Il collaboratore Rinaldo Ioppi, con i maestri Mascia Alpi, Tiberio Il collaboratore Rinaldo Ioppi, con i maestri Mascia Alpi, Tiberio Il collaboratore Rinaldo Ioppi, con i maestri Mascia Alpi, Tiberio
Filippi e Mila AlpiFilippi e Mila AlpiFilippi e Mila Alpi
Voltana
Centro
Sociale
Ca’ Vecchia
Momenti
della
Festa del
Volontariato nelle
immagini di
Giovanni
Bignardi Gli allievi del corso avanzatoGli allievi del corso avanzatoGli allievi del corso avanzato