VALUTARE E CAPIRE I COMPORTAMENTI PROBLEMA … · e e il mantenimento dei comportamenti problema...

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Corso di Formazione di Rete

Disturbo dello Spettro Autistico

VALUTARE E CAPIRE

I COMPORTAMENTI PROBLEMA

Il seguente materiale è di proprietà del Servizio Centro Abilitativo Gioc-abile

Cooperativa La Rondine 1

Esperti: Dott.ssa Maria Ragnoli, Dott.ssa Valentina Grandi

Tutor: Dott.ssa Serena Scaglia

Parlare di Comportamenti

Problema1 – Che cos’è un comportamento problema?

1.1 Fattori di rischio

2- Come si presenta ai nostri occhi un CP? Le macro-topografie

3- Topografia verso funzione

4- Come registrare il comportamento?

5- Intervenire sui Comportamenti Problema

5.1 Intervento proattivo e reattivo

5.2 L’assessment funzionale

5.3 Gli antecedenti

5.4 Le conseguenze

5.5 Tipi di comportamento problema e interventi

6- Monitorare l’intervento

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“…. L’origine e il mantenimento dei comportamenti problema sta

nelle interazioni, nelle comunicazioni, nelle relazioni, nel valore

funzionale di un’azione che ne crea l’apprendimento e il

mantenimento. Certamente la condizione biologica del soggetto

può giocare un ruolo: se una persona autistica ha un’iper-

reattività percettiva e sensoriale, causata da qualche caratteristica

del suo sistema nervoso centrale, che le crea, ad esempio, un

fortissimo disagio in luoghi con motori elettrici, o con altri tipi di

vibrazioni, sarà in lei molto forte la motivazione a fuggire, o

meglio evitare, questi stati di disagio. Dovrà allora imparare una

strategia che si dimostri funzionale ed efficace. Quale

imparerà? È improbabile, dati i suoi deficit di comunicazione e di

interazione sociale, che elabori una strategia comunicativa,

coinvolgendo altri, chiedendo loro aiuto, ecc. è sicuramente più

probabile che cerchi di arrangiarsi da sola, scappando via o

buttandosi per terra per evitare di entrare nelle situazioni che le

creano disagio. Se le altre persone le consentiranno di non

entrare nei luoghi negativi, la sua strategia sarà funzionale e,

dato che ha bisogno della mediazione degli altri per funzionare,

sarà anche comunicativa, anche se in modo problematico. …”.

(D.IANES, 2002)

1- CHE COS’È UN COMPORTAMENTO

PROBLEMA (CP)?

“Un comportamento di una tale intensità,

durata, frequenza che la salvaguardia

fisica della persona o degli altri è messa in

pericolo, o un comportamento che limita

in modo severo l’integrazione nella

società”

Non è un fenomeno transitorioEmerson et al. (1987)

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Emerson (1995) definisce un

comportamento problema come

un comportamento:

pericoloso per l’individuo o per gli

altri

distruttivo per l’ambiente

ostacola l’apprendimento e

l’interazione sociale

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1.1 Fattori a rischio per lo

sviluppo di comportamenti

problema

Livello di funzionamento (Sigafoos et al,

1995)

Limitata abilità comunicativa (Schroeder

et al, 1978)

Disturbi del linguaggio (Van Daal,

Verhoeven, Van Balkom, 2007)

Autismo (Sturmey and Vernon, 2001)

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La presenza di comportamenti problema è così frequente

nel repertorio dei bambini con disabilità, che spesso viene

confusa con un criterio diagnostico

Tuttavia è importante ricordare che, nella maggior parte

dei casi, non è parte della patologia, ma

conseguenza dei deficit dovuti alla patologia,

plasmata inavvertitamente dall’ambiente

circostante e quindi sensibile al cambiamento.

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Il comportamento problema

ha una spiegazione, un

senso per l’individuo che lo

emette

Dobbiamo cercare di capire il

senso, la funzione di quel

comportamento

La meta è legittima Dobbiamo capire perché

quel comportamento ha

quella funzione

Il mezzo per raggiungere la

meta è problematico

Dobbiamo intervenire per

manipolare le variabili che

controllano il

comportamento e insegnare

abilità alternative

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Nella pratica è importante ricordare…

3- Topografia verso funzione

Topografia

Forma, aspetto di un

comportamento (urlare,

picchiare, buttarsi a terra,

ecc.)

Funzione

A cosa serve quel

comportamento (attenzione

sociale, evitamento,ecc.)

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Differenze tra topografia e

funzione di un comportamento

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Topografia:

Forma, aspetto di un

comportamento

Funzione: a cosa serve

• URLARE

• PICCHIARE

• CALCIARE

• BUTTARSI A TERRA

• LANCIARE OGGETTI

• MORDERE

• SFARFALLARE

• TIRARE I CAPELLI

• FUGGIRE

ecc…

• ATTENZIONE

• EVITAMENTO

• ACCESSO

• RINFORZO AUTOMATICO

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4- Come registrare il comportamento?

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Analisi funzionale ABC

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Nome

Data

Ora

Giorno

Presenti

Eventi contestuali

(sezione, attività)

Durata

Antecedenti Comportamento Conseguenze

Esempi di registrazione

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NOME: DATA: ORA:

Antecedenti Comportamenti Conseguenze

Accesso negato al

rinforzatore

Vuole qualcosa

Domande al tavolino

Domande nel NET

MO non chiara

Interruzione/transi

zione

_______________

Piangere

Urlare

Buttarsi a terra

Mordere

Tirare i capelli

Sputare

Dare sberle o pugni

Dare calci

Lanciare oggetti

Scappare via

Colpirsi

Piangere

_______________

Ignorato

Guidato fisicamente

a finire

Contenuto

fisicamente

Conta e richiedi

Mantenimento

dell’istruzione

Bloccato l’accesso al

SR+

Estinzione della fuga

______________

______________

Durata ____________

INTERVENTI O TRATTAMENTI BASATI SULLA

FORMA (TOPOGRAFIA) DEL COMPORTAMENTO

INVECE CHE SUL SUO MESSAGGIO (FUNZIONE) A

VOLTE RINFORZANO IL COMPORTAMENTO

MALADATTIVO INVECE CHE RIDURLO O NON

RISULTANO AFFATTO EFFICACI.

Il tipo di trattamento scelto per diminuire il comportamento

problema dovrebbe dipendere dalle condizioni responsabili

del comportamento problema stesso

(LeBlanc et al., 2001).

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5- Intervenire sui Comportamenti

Problema

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COME INIZIA L’INTERVENTO?

DEFINIRE LA PROBLEMATICITA’ E CONFERIRE UNA PRIORITA’

Si affrontano per primi i comportamenti più pericolosi o più frequenti

Rispetto dell’identità e della libertà di espressione del soggetto

Criterio del danno: comportamenti che provocano danni documentabili alla persona, agli altri o alle cose.

Criterio dell’ostacolo: comportamenti che costituisco un ostacolo reale allo sviluppo affettivo, interpersonale e fisico dell’individuo. Si fa riferimento ad un ostacolo oggettivo per il soggetto e non per l’insegnante o il genitore nello svolgimento del loro lavoro educativo.

Stigma sociale: caratteristiche dei soggetti che peggiorano le dinamiche di stigmatizzazione sociale. È una categoria molto delicata da utilizzare perché in questi casi facilmente si corre il rischio di cadere nell’errore di omogeneizzare le diverse identità, mentre questo non dovrebbe essere l’obiettivo di nessun tipo di intervento

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DEFINIRE IN MANIERA OPERAZIONALE I CP

E’ aggressivo

-OGNI VOLTA CHE GLI VIENE FATTA RICHIESTA VOCALE BATTE CON MANO APERTA L’ADULTO PER TRE/QUATTRO VOLTE CONSECUTIVE

E’distratto

-SI DEDICA AD ATTIVITÀ DIVERSE RISPETTO A QUELLE CHE L’INSEGNANTE PROPONE PER 30’ SU UN ORA DI LEZIONE

-LASCIA IL POSTO E GIRA PER L’AULA O ESCE DALL’AULA ALMENO 4 VOLTE DURANTE LA PRIMA ORA DEL MATTINO

E’ iperattivo

-SI ALZA DALLA SEDIA PER 40 VOLTE IN 10 MINUTI

-RESTA FUORI DAL POSTO PER 4 MINUTI SU 10 MINUTI

-LANCIA IL MATERIALE SCOLASTICO 3 VOLTE IN 10 MINUTI

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I VANTAGGI DI UN COMPORTAMENTO DEFINITO

IN MANIERA CHIARA

tutti sanno di che cosa si tratta e discutono della stessa cosa

diventa più facile stabilire obiettivi realistici piuttosto che irraggiungibili

diventa più facile capire se e quando l’obiettivo è stato raggiunto

REGISTRARE I COMPORTAMENTI

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Sviluppare e implementare un intervento basandosi sulle

funzioni del comportamento problema

PROGRAMMAZIONE POSITIVA E

GESTIONE REATTIVA

L’analisi funzionale classifica il comportamento problema secondo la sua funzione (causa) selezionando i trattamenti e gli interventi efficaci nella riduzione del comportamento

all’interno della specifica categoria funzionale identificata.

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Ricordiamo la contingenza a tre termini: ABC

(Antecedent- Behavior- Consequence)

Indica il legame di dipendenza funzionale che si è

instaurato fra tre elementi:

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A = Antecedenti

B = Comportamento

C = Conseguenze

ABC

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uno sguardo avanti...

L’INTERVENTO EDUCATIVO PRENDE AVVIO DALLA

CONTINGENZA A TRE TERMINI!!!

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5.1 INTERVENTO PROATTIVO E REATTIVO

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5.2 ASSESSMENT FUNZIONALE

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DAL PUNTO DI VISTA DELL’ ANALISI FUNZIONALE

5.3 GLI ANTECEDENTI

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▪Stimoli discriminativi (SD): fattori scatenanti

▪Operazioni motivazionali (MO)

▪Fattori contestuali o eventi setting

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Operazioni Motivazionali (MO)- Motivational

operations (MO):comprende sia EO che AO

Alterano sia l’efficacia di alcuni stimoli come

rinforzatori (alterazione del valore) sia la frequenza di

tutti i comportamenti che sono stati rinforzati da

quello stimolo (alterazione del comportamento).

Establishing Operation (EO) - (desiderio/motivazione) - Aumenta (o

diminuisce) temporaneamente l’efficacia di un rinforzo e aumenta (o

diminuisce) temporaneamente i comportamenti mantenuti da quel

rinforzo in passato.

Abolishing Operation (AO):Molte variabili motivazionali

decrementano l’efficacia delle conseguenze.

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5.4 LE CONSEGUENZE

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Conseguenze rinforzanti

LE CONSEGUENZE CHE MANTENGONO IL

COMPORTAMENTO

❑RINFORZO POSITIVO +

➢RINFORZO NEGATIVO -

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❑ RINFORZO POSITIVO +

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➢RINFORZO NEGATIVO -

5.5 TIPI DI COMPORTAMENTI PROBLEMA

(DEFINITI IN BASE ALLA FUNZIONE) E

INTERVENTO

Comportamenti mantenuti da attenzione

Comportamenti mantenuti da accesso al tangibile

Comportamenti mantenuti da fuga-evitamento

Comportamenti mantenuti dal rinforzo automatico:

autostimolazioni

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In sintesi…

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Un esempio…

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VALUTARE I RISULTATI OTTENUTI =

Rivedere il piano d’intervento

Scegliere un’altra soluzione

Continuare

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6- MONITORARE L’INTERVENTO

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Valutazione finale

HA FUNZIONATO ? Per capirlo è utile aver registrato

nel tempo il numero di episodi

per valutare se si assiste a un

reale decremento.

PUNTI DI FORZA

DELL’INTERVENTO

ATTUATO

Alcune modalità di intervento:

strategie proattive e/o reattive

che hanno funzionato.

PUNTI DEBOLI

DELL’INTERVENTO

ATTUATO

Alcune modalità di intervento:

strategie proattive e/o reattive

che non hanno funzionato.

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COME POSSIAMO ESSERVI

UTILI?

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