spettacolo di ulderico pesce

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“Volete sapere perché tengo questa

cicatrice?”

• si apre con queste parole lo spettacolo di Ulderico Pesce,

attore che nelle sue rappresentazioni, sempre in dialetto pugliese, mette in scena tematiche rispetto a problemi di tipo sociale e

politico.

•e la scena si apre, immergendosi nelle immagini dei ricordi di una puglia, vista con lo sguardo di un’anziana signora, la nonna, che vive la terra e nella terra vede un’esistenza, e per la quale una bandiera rossa è

amore, lotta, vita…

• la nonna che ogni 18 maggio chiamava tutti giù al paese e festeggiava, chissà cosa, ma Ulderico ha vissuto una vita intera senza saperlo, che noi

possiamo anche aspettare dieci minuti…

• e ora ci racconta la sua di storia, che s’intreccia con le vite e con i

racconti dei migranti, che fuggono, con una lacrima in

tasca, da un paese che amano, ma che nel martirio, non riesce a

non renderli vittime di cinici corrotto, che portano in mano

soltanto i propri interessi…

•così in puglia arrivano i nuovi schiavi, dice la

nonna, che forse non sa che il triangolo degli schiavi è ovunque…

• nelle colture di pomodori, ma anche in una Roma, dove Ulderico

si trova in una veranda abusivamente affittata, tra i

canarini che volano e le gabbie che gli coronano la testa tra le

intensamente cercate ore di sonno, dopo essersi reso conto che le

centocinquanta mila lire al mese della nonna per studiare, non sono

sufficienti e allora… le pesanti casse da scaricare…

•e lui desiderava viaggiare, voleva andare a Londra…l’Italia di numerosi immigrati che cercano una nuova vita per ricominciare, che abbandonano insieme ai propri nomi, in una vita da clandestino, la propria identità… che cancellano e provano a ricominciare salpando a bordo di rottamate imbarcazioni, che neanche si sa se giungeranno a destinazione… questo è stato per il vicino di stanza di Ulderico, ora diventato il suo più grande amico…

• I sogni di una Londra… i sogni di un’Italia… e le loro storie si uniscono ad una tavola, servita con un capretto affumicato…

•Camilla con le sue lunghe trecce bionde e il terzo mese di gravidanza, ma con il viso da bambina…

•Petre… il russo dal dente d’argento, che illumina tutto il campo con il suo sorriso…

•Abdul, con il corpo scultoreo, il senegalese che quando ride apre in un sospiro di sollievo tutta l’Italia…

•e due fotografie chiudono il cerchio che unisce la trama di questi racconti…

• un delitto tra i campi di pomodori, un’altra violenza che ha origine

dal sopruso…• dove nessun individuo è tutelato

dai diritti che gli spettano…• in Italia non è come in Francia e in

Spagna, dove leggi che tutelano il lavoro manuale nelle colture è già in vigore, e condanna il lavoro in nero , come fonte di guadagno di

numerosi imprenditori.

•una mano che afferra, tra le tracce di sangue, una fotografia…

•18 Maggio 1959… morto per il pane.

•e anche dopo cinquant’anni uomini muoiono per la vita, e questa volta senza neanche

un nome…

•2009…Ignoto.