r a 6 2 - ASSOCIAZIONE PITAGORICA E SCRITTI/serate di IS... · rire e sbocciare il germe Q.ivino. e...

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Transcript of r a 6 2 - ASSOCIAZIONE PITAGORICA E SCRITTI/serate di IS... · rire e sbocciare il germe Q.ivino. e...

r a 6 2 I D E A S P I R I T U A L I S ·T A

Stralci stenografici. Lezione n. 362 de 1 1 4 • 1 2 • 57

Mi sapreste dire che cosa è una mandorla? Mi direte che è un frutto secco o che è il seme del mandorlo; è giusto. Chi di voi non ha visto una mandorla? Tutti avete avuto l'oc­casione di vederla fresca e di vederla secca. La mandorla è un frutto molto int eressante . Noi cominciamo a yederlo avvol­to nel suo mallo verde; gli. togliamo questo manto e vediamo un durissimo guscio che bisogri.a schiacciare per romperlo;quaE: do lo abbiamo rotto, non siamo ancora alla fine del nostro 1§ voro, perchè dentro il guscio c'è la mandorla avvolta da una sottile amarissima pellicola che bisogna togliere.

Questo è il lavoro da compiere per mangiare ùna man dorla. Se, però, da una mandorla vogliamo ricavare il mandor­lo, il lavoro non è finito ancora. Perchè? Perchè la mandorla non ha importanza ai fini d.ell 1 albero; per 1 1 alhero è impor· -tante il minuscolo angolino c he ne cce ti tuisce il "germe flo­rigeno". Platone diceva: noi siamo delle piante celesti • • • "Il seme del mandorlo è il simbolo dell'essere umano. Affinchè da una mandorla nasca un mandorlo è necessario che tutto ciò che avvolge il germe fl origeno sia consumato, corroso, distrutto.

L'anima umana è la mandorla, perchè essa contiene in sè il germe florigeno di Dio. Ritorniamo al concetto di Platone: anzichè dire noi s iamo delle piante celesti, io di -rei che siamo 11� 11 di piante celesti e che germineremo, na­sceremo, radicheremo e faremo frutti nel giardino ineffabile dello spirito, perchè in noi è la natura di questo giardino.

In tutti i tempi, dagli aspetti più grossolani del­la religione agli aspetti più sottili della teogonia, gli uo­mini si posero il problema dell'anima perchè a pFiori, l'uomo riconobbe in sè una entità nettamente diversificata e diffe -renziata dalla sua stessa fisicità; vide sè , al tempo stesso,. come un frutto ed un :portatore di frutti .•

Torniamo all'esempio della mandorla; gli uomini nei primordi non poterono giungere di colpo alla concezione di questo germe divino, .cioè alla divina essenza e alla divina natura, ma videro gradualmente i vari strati ed i vari avvol­gi,menti che, contemporaneamente, difendevano e d ostacolavano questo germe divino.

Noi possiamo vedere il mallo verde come il corpo fi si co e la vita fisica; il duro guscio, che bisogna rompere

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:per aprire, come il cor:po :passionale ; l'amara pellicola, che avvolge la mandorla stessa, come la personalità. Quando abbia mo tolto anche la pellicola che avvolge la mandorla, noi ab : biamo il cor:po della mandorla, cioè l'anima; ma non abbiamo ancora la natura essenziale dell'anima che è il germe divino. Esso fiorità e farà frutti solamente quando tutti gli involu­cri che lo proteggono ed ostacolano saranno distrutti; quin -

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·�·- .. �. . . ·- . . . . . di, prima d ev ' es'se:re t olto il c orp o fis:Lc o · ( inailo ) ; il c orpo passi o nal e (gusc i o ) ; la p ersGnal ità (pelli c o l a amarissima ) e i nfi ne d ovrà essere consumato e di strutto il c orp o viv e nt e d e l l ' anima, c io è la natur a m entaie dell'anima, aff inchè i l g� m e div�no p ossa fi o rire e fare frutti .

. . . N e i pr e c e d enti i nc ontri , vi h o parlat o lungamente

della· m e nt e e v e l ' ho fat t a c onsi derar e in tut t a la sua pot e!! za ed il su o sp l e ndor e ; essa c ost i tuis c e la c arne viv ente d e l 1 1 .anima, per chè nQil n e . ·.è l a natur a essenzi al e ; BnCh I essa d O -vrà essere c onsumat a, di strutt a, anni chi lita , p er chè p ossa fio rir e e sbo c c iare il g erme Q.ivi n o. e perchè le pi antè c e lesti p ossano v erame nte r al_legrar e il g iar dino d.

i Di o . A .sec onda dei vari gradi. e stat i d e lla cui tura umana, a sec ond a d elle vari e p ossib ili tà è. speci fic azi o ni d e l r i travament o c oscienzual e u­mano, le div erse r e l i gi oni, c osì c ome i di versi sist emi t e ol� gi c i o c osmogonic i , v enivano a fissare un par ti c olare asp et to d e ll ' anima e su que sto partic o lar e aspet to venivano a c ostruì r e dei c ompli c ati si s·temi . Ona, qu esto lav ori o non è cessat o, c onti nua, e ogni re li gione, ogni· pop ol o ha d e ll'anima una par_ ti c olare. int er pr e tazi o ne e ne studia un partic olare aspe tto •

A noi int eressa di sapere fon d ament almente, nel l a su a :qatura ed essenz·a, c he c osa è · 1 1 ariima . L ' anima è i l vaso .cont ene nt e. i l pri nci pi o e ssenz i ale di v i t a e questo vaso. si t rova i n me z zo ad un farragi nos o e complic ato imb allaggi o .

I l lav o r o d ell ' .asc esi è pro pri o que l lo d ella gradu� le eliminazi one d e ll'imballaggi o , f ac end o ben at t en zi on e a non incrinare, guastare e r omp er e i l vaso, perchè c i ò signifi cherebb e·corromper e i l germe divino e d impedirne il suo fi o·-. rire . Ec c o per c hè i n tut t e le r e l i gi o ni abbiano due pi ani : l o exoteri .co. e e s o t er;i..c o . I , l pi ?:no esoteri c o c onsta. dei :pre c e tti e dei c onsigli ; l' exoteri c o c onst a d e gli ins egnamenti o c culti e d e ll e riv el a.zi oni e n on si pu ò giungere a· qu est o se non pas sand o.per qu ell o, c osì c ome n on si pu ò giunger e al la mand orla s e non passand o p er il mal l o d ella mand orla stessa ; la r e al i � Z?-zi o ne de ll a c onosc en za i nt eri or e i mpli c a l a re ali z zazi one d e lla c onosc enza est er i or e ; la possibilità di p er c e zi one del­la "vit a di vi na i nter i or e " impli c a la nec essi tà d e l la c om:pr e n si one de lla vita· uman a i n tut to i l v asto e c omple sso pi ano dei rapp orti di r ela zio ne . C ome ho pi ù vo l t e de t to , nei r ap -porti di r elazi one non e sis t e un uni c o " i o " ma ne e sist ono moltepli ci; .per chè l'i o di un u om o, quale padr e, non è più l o i o di qu ell o st esso u omo qua l e f i gl i o, mari t o, am ioo e fratel l o c i o è in o gni rapporto, i n ogni r el azi one c ol n ostr o pr os -simo, noi ci tr oviam o ad una mut a zi one d el l a nostra r e al e es­senz a e natura,. per c ui nessuno conos c e 1 ' altr o t o t alment e ma sol o c o nosc e. dell' altro ·1 1 asp e t t o ch e l ' altro a lui d ev e dimo strare .

C apisc o c he, forse, vi c ompli c o le i d e e, i nve ce d i chi arirle; ma, p o c o p er volta, arriverete a c o mpr en der e . S e voi , rifle t t e nd o sui rapp orti s o ciali, vi rend e t e c ont o di quest a di ff er en zi azi o ne.d el l ' i o, arriver e t e a c omprend ere qu el

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la grande verità che è "la relatività dell'io stesso ", perchè l'io non è nep pure il mallo che avvolge la mandorla, caso mai sarà il picciolo che lega la mandorla al ramo del,l' e,lbero.

Noi diamo tanta importanza a questo benedetto io e dimentichiamo che non esiste un io assoluto, ma solo un "io relativo " perchè · 11 Io assoluto non esiste ma è ed è percepibi le soltanto nei piani superiori della mente e nei pian i inef­fabili dello spirito; l'Io assoluto contemporane amente è fi -glio e padre, sposo e fratel lo, amico ed avversario e sempre presenta un unico identico volto .

Se noi ci rendiamo co nto della relatività dell'io nei nostri rapporti sociali e nei nostri rapporti esterni di relazione, ci sarà abbastanza facile di renderci conto anche di a ltri rapporti, d i questo nostro io relat ivo perchè noi a� biamo relazione con il mondo ma anche con Dio e, mentre del mondo, vediamo l' aspetto esterno, di Dio vediamo invece sola­me nte l'aspetto interno e non l'esteriorità, infatti quando Dante giunge alla beatificante visione dice: "All'alta fanta­sia qui mancò possa " cioè non v'è più nulla di descri ttibile, di percepibile, di immaginabi le, di concepibile; è l 1ineffabi lità.

L •uomo può avere cosci enza d ell 'interiorità di Dio co me Dio l'ha dell'interiorità dell'uomo; ma questo rapporto avviene solo nel fuoco centrale dell'essere umano, cioè nel germe divino, nell'unico principio veramente indistruttibile e immutaòile che però può g'erminare o non germinare; affinchè germini, noi dobbiamo distruggere tutto· ciò · che lo protegge, e lo' 6s tacola; affinchè' non germini, n on abbiamo che da. rendere più solidi que sti ostacoli e, purtroppo, è più facile render­li solidi! Questa vuol essere una sorta di prolusione perchè, nel corso di q ueste lezioni, dovrò parlare molto dell'anima , come è vista da·questa, quella e quell'altra, religione e do­vrò necessariamente :Parlare dell'anima nei riguardi dell·a col pa (cioè dell'erro re, della deviazione) e della purificazio ne o purgazione. In tutte le religi oni, eosì come è comune il concetto dell'anima, è anche comune il .concetto di un premio e di un castigo da incontrarsi proprio nella regione dell'ani

' ' -ma, cioe nello stato post-mortale.

Non è invenzione della chiesa cattolica o della chi� sa cristiana riformata il concetto dell'infern o e del paradi­so, così come il purgatorio non è invenzione del cardinale Bellarmino. Nello stesso tempo in cui gli uomini ebbero la percezioné del l'anima, ebbero del pari quella della possibili tà d;L sofferenza e di gioia dell'anima stessa ed ebbero anche la percezione di non essere giunti ancora a realizzare lo se� po per cu i furono creati, cioè il germogliare dello spirito.

Infatti, se il corpo passionale· non :può essere spez zato, il germe divino .non potrà mai fiorire e far frutti: ec:

co la dannazione eterna; se il corpo passionale può essere spezzato, il germe divino fiori rà e farà frutti: ecco l'eter-

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na ri c ompens a, l ' e terna b eati tudi ne; la purgazi one è nel tra­vagli o' è nel lungo op erare dall 1 e s tern o all 1 i nt erno . Que s ti tre s t ati., :pos s iam o c antarli c o n Dant e , temerli c on la d o nne t ta ana:lfàb et a·, c omplic arli c o n i l bis antinis mo d egli gnos ti : c i , ma non p os s iamo mutare que s ti tre s tati che s on o la r e altà d ell ' anima ; r e altà che adomb rat a in leggend e , in mi ti e d i n f avole, è l ' uni c a p e r c e ttibi l e d ell ' intelletto ..

La distruzi o ne d el c o rp o fis ic o è fatal e per tutti gli u omini e d è il primo pas s o c he au t omati cament e, i ndipen -dentement e da qualsias i riv e l azi o ne e d a qu als i as i c onos cimeE t o d e gli s 'tati s piritual i , l ' anima inc ontra d:L pe r s e s t essa . L ' avventura d e l l a morte fis i ca è la pri ma let t e ra d e ll ' alfabe to che 11.anima i mpara a leggere . S i è nati e cres c iu ti - s i pu ò di re - nell'o rror e più o m e n o c onf e s s ·at o o i nc onf e s s at o della m orte f i s i c a e, s i di reb11e ,

. c h e sol o 1 1 u om o n e ha. c o

sc i enza . L'animal e non ha p aura ; p e r i s t int o, d ifend e la sua vi ta s ino all ' ultimo respiro ; la lepre non fugg e p e r chè ha paura del c ane ; fugge perchè è l ' uni c a sua p os sibi lità di s al v e z za, ma s i ri s erva· la dis p erata Te s i s t enz a,

L a fuga della l epre davant i al c ane.non è la s te s s a c os a d ella fuga d ell ' u omo di front e all ' as s as s i no ; l a lepre ha c os c ie n z a della zanna , d ella s off ere nza ; ha c o s ci enza an -c es trale del male c h e deve pati re ma non ha c os c i enz a d ella morte9 difatti, l ' animale che vi ene a mor t e p er natural e d e -orepi te zza, mu ore nobi lmen t e e digni t os ament e, c ome non muore purtropp o l ' u omo . Qu e s ta paura d e .lla mor .te, che è èaratt e ri -s ti ca dell ' u omo, non è ances t rale nel l ' uomo s t es s o, p erchè l o u omo primi g e nit o moriv a c ome l ' ani male ; è una paura ch e l ' u omo ha acqui s t at o in s egui t o quando molt e gene razi o ni d ' u omi ni m� rir ono, l ' u om o acquis t ò la paura d ella morte, la paura dell o s tat o oscuro al quale è avvi ato; p er ò , s enz a qu e s t a paura e s enza l ' avve ntura d ella morte , l ' u omo non perv errebbe mai al­la rivelaz i o ne di s e s t es s o . Vi s o no - c ome h o gi à detto - due t empi: gli u omini impararono a t em ere la mort e , qu ando impar.§: r ono la c ont inuità d ella vi t a; può s emb rare parad os s al e , ma è c o sì . Quand o l ' u omo c omprese che non tut t o moriva , s ol o allo­ra ebbe :paura d el la morte , :paura di vers a da qu ella degli ani ­mali , una :paura i nc o ercibi le , una p aura che f a s c orrere bri .­vidi ghi c ci a t i nella s chi ena del più c oraggi os o ; una. paura che è i nuti l e v ole r neg ar e ! Da che c o s a nas c e ques ta pau ra prec og s ci a? C ' è chi dic e : dalla paura di t rovars i s ol o ; no , perchè l ' u omo anela alla s o litudi ne ; d al la s ens o ri e tà? No , per chè la sua vita non è ne lla s ens ori e tà , e la s ens o rie tà s te s s a d e l l o u omo è qualc os a d i non s tre t t ament e le gat o ai s e ns i f i s i c i .

Ho parlato di un alt r o ec orp o che d ev e e s s ere s p e z z a I -t o ; i l c orp o pas s i o nal e, ebbe ne l ' avventura d ella mort e fis i c a op era i l t entativo d i r ompe re i l c or p o pas s i onal e, cioè i l gu s ci o animi c o, e d è qu e s to c orp o pas s i onal e che ha paura , e che comunic a l a paura al c orp o f i s i c o e che irradia di qu e s t a pa� ra la m en t e c onc r e t a. S e l ' u om o non aves s e c os ci en za d ella m orte, s e non moris s e cos c i en tem e nt e , s e il suo c orp o fis i c o

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non venis s e di s trutt o, come viene d i s trut t o; s e non es i s tes se per l'u omo l'avventura della morte, non esi s terebbe la perce­zi o ne della conti nuità della v i t a.

Que s to è i l primo as pet t o, ma l ogicamente vi è i l 's ec ond o: c'è l a m orte de l s ingo l o individu o e quella dell a

s pecie. Il s ingol o indivi du o può effettivament e realiz zare la m orte anche rimanendo vivi ; real i z zare, ci oè, quell o s tat o mi s tico di cui parla Giovanni della Croce; "Vedere, non ved.en -d o; udire, non udendo • • • " ques ta p os s i bilità di pre-morte è molt o comune ai mi s tici ed è ampi amente praticat a d agli j ogi, perchè tutti gli es erci z i jogi tend ono preci s amente al rallen t amento de i vincoli c orp orei,· i n m od o d a permet tere all'anima di entrare e .d i uscire dalla carne, valend osi, quand o ne è f�ori, della sens o rietà, che non è le gat a s tre t tamen te al pi� no :puramente organico; cioè di una vis t a che non è dell'occhi o; di un udito che non è dell'o recchi o; s ens ori e tà che può es se­re verifi cata nell.' es teriori zzazi one de lla s ens ori 'età di . qùal ,che s ogget to; cos a effettuata sperimentalmen te anch e dal ma go di Napoli.

, · L o s t at o naturale d el l'uomo è quell o di aver :paura

d el la morte e non bis ogna verg ognars ene, è nel la natura delle cose; è l ogi co che la carne tema la sua dis organi z zazi one ed è altrettant o l ogic o che la men te deve convincere la carne che male non s arà mai per lei p erchè, con la morte, l'organi­s m o è finit o ; ciò che non è i n paoe e non è fini t a è l'anima, quella non mu ore.

L o gic amente, co lui che si aggrappa ai s acramenti in punto di m orte, e s s endos ene beffato i n v it a, ,quel l o mu ore con p aura. La m orte de ll'u omo c o sciente deve es s ere s empre una m ort� s aggi a, ci oè molt o coraggi o s a e molto persuas iva. L'u o­m o deve cioè. convincere la sua carne che ess a non ha nulla da temere, perchè e ffettivamente la. carne ( il corpo fi sic o ), non ha nulla da temere i n qua nt o eh e l'avventura d ella morte per il corp o fi s ic o è i ne s is tente, inf'atti non mu ore il corpo, ma s ol o ces s a la v it a organi z zat a; il corpo, nel la sua cos titu -zi one at omica e moleco lare, viv e. Ciò che fu chi amato vit a non è i l c omple s s o del corp o, ma è i l comple s s o della vos tra organi zzazi one •

Del res t o, tutti i gi orni morite perchè, fra l'al -tro, anche i gl obuli r o s s i mu oi o no e s i ri fabbricano: alla morte ces s a l' organi z zaz i one del comples s o organico. Quand o ces s erà la v it a di ques t o comple s s o, ces s erà pure que s ta con­t i nua m ort e. Ric orderet e que s t e c o s e i n punto di morte ?Vi di­co c he le ricorderet e! La persuas i one d ell'eternità - come ve­dremo nella s econ da part e - non è così conf ort ante.c ome ere -dete e pens ate; fors e, s e non ci fos s e la terribi le persuas i o ne d ell ' eterni tà, gli es s eri umani avrebbero men o paura del:

l a m orte: morirebbero come gl i animali, s erenament e e di gni -t os ament e.

I bambini non hann o paura della mort e; inf'att i, i

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_b ambini non p os s o no t emerla per chè , la l oro natura e la l oro . e s s enz a , s on o immor tali .Voi direte c he non s i ren d o no c ont o

d e lla c ontinuità , ma d ov ete pens ar e che s ono l or o s tes si la c ontinuità . Il bambino , fin o a quat tr o o cinque anni , vive più nel mondo animic o ch e non in quello fisic o ; per consegueg za , le sue r e azi oni - che gli adulti giu dic ano ab normi - s o no l e reazio ni d e l m ond o devas cha nic o più ch e del mond o fisic o. Vi s o no bambini c he s i impuntano e fanno c apric ci t erribili , p er chè non vo gliono vedere una data p ers ona e gli adulti non c apisc ono perhè il bambino tratta male quel la p er s o na . Egli ha l e su e ottime r agio ni dì non v ed erla e di tratt arla mal e. S e gli adulti p ot e s s ero vederla come la vede il b ambino , agireb­b er o c ome lui . N o n si c ompra l ' amicizia del bambin o , c olmand o l o di d oni , c er c and o di d ivertirl o e parland o c on s trane par_Q

· · 1e e strani ac c ent i! S ov ente il b ambino d imos tra viva aff e zio ne più alla p ers o na d ecis a ed aus t era che· non a quel la molt o aff e ttiva , in quant o c h e la prima ha vibrazi oni animiche for ­mid aòili . I l· bambino vede oltre lo schermo e le sue reazioni non si p os s ono misurar e c o n l o s t es s o metrò di que lle d e gli a dulti . Talvolta, si v iene a s ap er e che il bambino ama la p er ­s ona d e cis a e d au$ter a , perchè in es s a è inec cepibile sia la moralità che la b ontà , c os e che non ris c on tra in al tra pers o­na che gli s i dimostra magari più af fet tu os a. Non è detto che il bambino abbia s empr e ragio ne ; anzi, non ha mai ragione p er chè è venut o in ques�o mondò" per vivere ques ta e s peri enza di

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r elazi one e p er adat t arvis i ma s e l'adult o rie s ce a comprende re l o s tato reattiv o d el bambino s i a c c or gerà che non è c atti vo perchè fa i c apr ic ci, ma che s i rib ella e riprova un parti c olar e s tat o di c os e . ':i>:;,rnand o alla p aura d ella mor te , vedia­m o c h e al bambino ques ta paura viene incul c at a dagl i adu l ti· gradualme nte .

Difat ti , in una famiglia molt o apprens iv a , il bambi no cres c erà appr ensivo ; in u na f amiglia molt o serena , e gli cre s c erà s ereno . Nel bambino esis té invec e la paura del mor t o , del par e nt e defunto ; que s t o per r agioni anc es trali ed ambie n­t ali .

I l c adav er e- è tut ta una rete di ip osu oni c he vengono r e gis trati d a qualsiasi temperamento s ensibile e· nes suno è più s ens'i"f>il e de l fanc iull o ; ques ti ip os uoni l o s te s s o adult o li vinc e s ol o c on una c erta fàti c a e con grand e ragio namento. Vi s onq d el l e-persone d evotis s ime all ' ainmalato , c oraggiosis si me e pazientis s im e che fanno a lui qualsias i c ura e non vi è nulla del l1in fermo che fac cia l or o s chifo o ribr e z z o; pe -r ò qu e s t e perso ne , app ena s e ne t r ov ano il cad av ere nelle brac �

eia , c ambiano c omportament o , non entrano più in quel l a c ame -ra , p o t es s e c ontener e anche il c ad avere del padre o d e l fi glio . P er.eh�? E ' l ogic o ! P er ch è , attrav ers o il c adavGre , si ha la lib erazione delle 11stimuline" e quindi un y.ero e pr oprio b omb ardament o della s ensoriei:à e, in un s e c ondq tempo , si ha la lib erazio ne d ei c or pi animici , la quale tr'as cina s ec o una v era e pr opria dis c e s a agli inferi di ess eri simili-a l oro p er cui , nella camera dove qualcuno mu ore non pr G cis amente in

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grazia di Dio o in :pace, non :precisamente con coraggio ,non ci troviamo solo alle prese con l'anima di quGl defunto ,ma con migliaia di anime simili a qu ella. Così, si crea vna vera e propria rete di· i:posuoni che :può provocare un vero collasso cardiaco o anche la in orte :per s 68.ri ca di adrenalina. Il bainbi no fugge per togliersi a quello stato di tormento e, ripeto , il bambino che ha paura de 11 'uomo morto, non b'.a paura dell' a;.... nimale morto. Anche l'animale t emo l'uomo morto e solo un grande affetto porta, soprattutto cani e cavalli, a vegliàrc il cadavere. Per esempio, l'elefante�fugge dal cadavere, sia pure del padrone. Vi dirò anche che si hanno due modi di de -viare le mandrie di elefanti: collocando sul loro senticr o un bambino in fasce, oppure uri cadavere; nell 1 uno come nell' al -tro caso, le mandrie non passeranno più su quel sentiero, me:Q_ ti·e che: esse rimarrebbero dol tutto indifferenti a qualsiasi essere vivente e vi passerebbero sopra.

RIFLESSION I SUL RISPETTO UMANO

In tutte le rel igioni, nella parte riservata ai pr� cotti ed ai consigli, tutti i maestri d' anime hanno s cmpre il loro angoluccio nanti-rispetto" umano. Avete mai r ii'lc'ttuto al perchè? Il rispetto umano dovrebbe essere qualcosa si bel­lo e di doveroso. Io rispetto l'uomo, rispetto u!nariamentc le opinioni degli altri' perchè t utto le religioni si scagliano contro questo ris petto umano? Perchè il risp'etto umano sarebbe ·meglio chiamarlo conformismo, i n quanto che si riduce al: "ri spetto ciò che gli altri rispettano di me"; ciòè io mi confar mo alla visuale degli altri. Quanto :più'in questo piano di conformismo l'in dividuo tende ad immedesimarsi nel l'opini one che altri hanno di lui, tanto più l'individuo viene a per·aere le facoltà di germogliare spiritualmente, perchè lui. è cos1 tutto negli altri, ma non è negli altri come può esserlo so­lo il saggio ed il maestro: è dogli altri e non negli altri.

Il rapporto che crea è proprio qu ello della mandor- · la che dice: io sono il picciolo cioè l'io apparente relativo. Dobbiamo imparare a comprendere che noi, individui, non siamo mai .. l'Individuo uno. Come noi ci vediamo, nessuno ci vede;per cia scuno noi siamo quello che gli conviene: al tiglio convie­ne la madre, all'amante conviene l'amato; allo sposo, la spo­sa; all'amico, l'amico ment re come.io essenziale siamo incom:!!, nicabili perchè ognUno può vedere solo ciò che è in' relazione con lui. Nel mondo esterno, il ra pporto è sempre solo di rel� zione e non mai di comunione. Nel piano di ogni giorno, ognu­no è ciò che l'altro vuole che sia. Difatti, per il figlio interes'sa a1 massimo il dolore della madre, ma il dolore di quella stessa donna, fuori dal 'r appor-=to ma terno, al figlio non interessa più;' pò'tranno essergli solo di disturbo per e -sempio i problemi sessuali d ella madre.

'èiò che è percepì to dagli altri è il picciolo; ciò che ci fa soffrire è la mandorla; l'esame di coscienz a è la

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mand orla ·che l·o f a e nori il :pie c iòl o . Noi , che s tiamo ora' fa­c endo que s t o es ame , n on s i am o i l :pìcc iòl o . I l :pi c ci òlo è s o l o 1 1 i o d i r elazi'o 'ne; è il mez z o d i e s t .. eri ori z zazi one ':Per il qua l e si ha la :p oss i bi lità di una vita s o c i al e , ma qu es ta· vi ta

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non è la Vi ta . C on la m or te si h a , g enera1ment e , i l dis t ac c o dcl :p i c c iòl o dal l a mand or la e ; t alv o lta , s i ha la c adut a. dal :pi c ci òl o d all ' alb er o.

I . S.