OK ARTE

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OK ARTE Rivista di cultura di Milano, Lombardia, Italia

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3LUGLIO - AGOSTO 2009 OK Arte Milano

ne cantine di case milane-si ove la parte inferiore, che dovrebbe essere la più anti-ca è in realtà quella più re-cente, mentre al di sopra si trova un livello di mattoni romani e a volte anche me-dievali. La Milano romana precristiana, e cioè prima dell’emanazione dell’edit-to di Costantino che con-tribuirà con la costruzione di chiese a mutare l’archi-tettura della città, assurta a capitale dell’impero do-veva essere una splendida città, per come la descri-ve il poeta romano-gal-lico Ausonio che non la ritenne assolutamente in-feriore a Roma, in quanto

“ogni cosa è degna di am-mirazione. Vi è profusione di ricchezze e innumere-voli sono le case signorili. La popolazione è di gran-di capacità, eloquente ed affabile. La città... è cir-

condata da una duplice cerchia di mura: vi sono il circo, dove il popolo go-de degli spettacoli, il teatro con le gradinate a cuneo, la rocca del palazzo im-periale, la zecca, il quar-tiere che prende il nome dalle celebri terme erculee. Le sue costruzioni sono una più imponente dell’al-tra“. In effetti l’imperatore

Massimiano vi fece costru-ire un imponente palazzo imperiale che occupava un intero quartiere, da corso Magenta a via Torino (an-che se al giorno d’oggi i re-sti riferibili al complesso del palazzo imperiale so-no del tutto modesti); il circo per le corse dei caval-li la cui torre del Carceres (il cancello da cui scatta-

vano i cavalli) è divenuta il campanile del Monastero Maggiore e del quale og-gi restano visibili solo una trentina di metri; le terme.Quest’ultime, dette Terme Erculee, occupavano una superficie di circa 14.500 mq; tra l’attuale corso Vittorio Emanuele e cor-so Europa, con pavimen-ti a mosaico che si possono tuttora ammirare nel mu-seo archeologico di via Magenta insieme ad un bu-sto di Ercole, ritrovato nel XIX secolo che faceva par-te dell’arredo decorati-vo del complesso termale. Della Milano romana im-periale precristiana sappia-mo, inoltre, che nel posto oggi occupato dall’attua-le palazzo della borsa vi era un teatro, di cui oggi si possono vedere alcuni resti protetti da lastre di vetro, ed il foro nei pressi dell’at-

tuale piazza San Sepolcro. Se anche della duplice cer-chia di mura citata da Ausonio non ci rimane molto, ad esclusione di due torri poligonali ed un bre-vissimo tratto posti die-tro il museo archeologico di via Magenta, nulla, in-vece, ci rimane dell’anfite-atro (collocato fuori dalle mura) che sorgeva nell’area

oggi compresa tra via De Amicis e via Arena e che per dimensioni ci viene descritto come più gran-de dell’arena di Verona in quanto misurava 125 per 155 metri e che, a seguito dell divieto dei giochi gla-diatori, fu una delle prime opere demolite per utiliz-zarne i materiali in costru-zioni di basiliche cristiane.

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In Piazza Duomo a Milano ha la propria sede un pic-

colo, ma storico istituto di credito: Banca Cesare Ponti. Originariamente nata per l’esercizio di cambiava-lute, si è poi trasformata all’inizio del ‘900 in banca. Rappresenta un raro esem-pio di tradizione nell’evol-versi della vita economica e culturale milanese. A chi

Banca Cesare Pontite e massimo esponente del romanticismo storico, di un’arte basata su sog-getti e argomenti medio-evali e rinascimentali e meglio di chiunque al-tro ha saputo interpreta-re i grandi ideali nazionali. E’ stato inoltre artefice di spe-rimentazioni di nuovi ma-teriali e tecniche esecutive.Nel suo modo di interpre-tare l’arte pittorica c’è una notevole sensibilità croma-

mozione evidente e perché molti dei personaggi furo-no riconosciuti come quel-li dei protagonisti della vita contemporanea milanese. L’Istituto bancario è promo-tore da anni, di un program-ma culturale: Ponti’900; iniziativa rilevante per le opere d’arte scelte: tut-te del ‘900, esposte negli ambienti della sede del-la banca aperti al pubblico. L’originalità di questa espo-

Milano sotterranea e romana

Connubio fra arte ed economia

Una particolarità di Milano, non avendo la

città vicino né cave di pie-tra né cave di argilla, è che i materiali edili dovevano essere importati e, quindi, risultavano costosi per cui, quando veniva demolito un edificio i materiali non andavano, come si fa oggi, in “discarica” ma venivano quasi religiosamente custo-diti per essere riutilizza-ti nelle nuove costruzioni. Il tutto con la conseguen-za che per costruire si do-veva prima demolire ed è per questo motivo (ol-tre alle distruzioni effet-tuate dal Barbarossa) che in città mancano (comun-que sono scarsamente vi-sibili) i resti non solo degli insediamenti celtici e ro-mani ma, anche medioevali. Se la città, come ci dice Tito Livio venne fondata dai Celti (vuoi dagli Insubri della cultura di Golasecca già stanziali all’età del fer-ro, vuoi da quelli Biturigi che, insieme ad altri in-vasero il nord Italia nel IV secolo a.c.), il suo no-me «Mediolanum» le ven-ne dato dai Romani dopo che, nel 222 a.c. a seguito di un lungo assedio, ven-ne conquistata dal Console Marco Claudio Marcello.

Non sappiamo, però, se l’appellativo derivi come sostengono alcuni da un toponimo celtico (Midland- in mezzo alla pianura) op-pure dal fatto che sia stata fondata in maggio (mai-land) piuttosto che da un suo simbolo quale è la scro-fa semilanuta (in medio lanum). A detta di mol-ti quest’ultima etimologia parrebbe l’ipotesi più esatta. Ad ogni modo i Romani ef-fettuarono la prima distru-zione di Milano in quanto la trovavano anomala ri-spetto al loro modo di costruire. Molto probabil-mente, la Milano celtica era

una città spontanea e caoti-ca dove prima si erano co-struite le case, scegliendo il luogo più adatto, così che le strade erano la semplice ri-sultanza delle loro divisio-ni. Al contrario i Romani organizzavano le città sul-lo schema dei loro accam-pamenti in lotti regolari di forma quadrata o rettango-lare ed in base ad una griglia ortogonale contraddistin-ta da due assi principali: il Cardo Massimo orienta-to generalmente secondo la direzione Sud-Nord e il Decumano Massimo orien-tato generalmente secon-do la direzione Ovest-Est

Augusto Colucci

Ivana Metadow

Dalla città caotica fondata dai Celti alla griglia romana

ed il loro incrocio deter-minava il centro della città, zona in cui dovevano tro-vare sede gli edifici di cul-to, il mercato, gli edifici per le attività sportive. In al-tre parole, i Romani prima tracciavano le strade che delimitavano l’area urba-na in quattro grandi parti e poi costruivano, intorno ad esse, gli edifici ben proget-tando che le strade secon-darie fossero tutte parallele al Cardo ed al Decumano L’urbanistica romana deter-minava, conseguentemen-te, che i confini catastali delle case rimanessero fis-si all’interno della città così che le nuove costru-zioni nascevano necessa-riamente sopra quelle più vecchie, senza che i detriti venissero portati via, ed è per questo che una sezione verticale delle fondamenta delle antiche case romane ha rivelato diversi strati di mosaici che datano dal I se-colo a.c. al II/IV secolo d.c. Altro aspetto interessan-te dei ruderi milanesi è il fatto che spesso inglobi-no strutture di secoli di-versi, ma in ordine inverso. A causa degli spazi limitati

dai confini catastali e della mancanza cronica di mate-riale edilizio, i resti roma-ni venivano integrati nel tessuto edilizio dei nuo-vi edifici per cui le nuove fondamenta venivano co-struite spesso aggiungen-do un nuovo muro al di sotto di quello precedente. E’ possibile vedere queste sottomurazioni in alcu-

Milano, Duomo - Fonte battesimale in vasca romana. Foto Giovanni Dall’Orto - 9 luglio ‘07

tica, una certa ombrosità dei colori bruni utilizza-ta per suscitare emozioni. E queste emozioni sono evidenti nei volti di colo-ro che assistono alla salita al patibolo di Maria Stuart. Il dipinto, datato 1827, fu accolto con molto calore proprio per questa com-

entra nell’atrio del-la sede pare di tornare ad un se-colo passato, in-fatti nel salone restano inalterati e ben curati gli arredi d’epoca con gli ot-toni lucidi e dorati. Sono conservati i decori con la ric-chezza degli intagli, i fastigi arricciolati, i vetri con le scritte e le cornici sabbia-te. Particolarmente

sizione sta nel tentativo di con-ciliare la duali-tà fra la funzione estetica della mo-stra e la funzione prettamente eco-nomica del luogo. Per creare ar-monia fra que-ste due realtà, le opere d’arte ven-gono esposte su dei pannelli so-spesi in modo tale da poter es-

preziosi sono la Testa Alata di Mercurio, scolpi-ta nel legno di noce, sim-bolo del commercio e della prosperità e il dipinto di Francesco Hayez, situa-to al 1° piano, che raffigu-ra Maria Stuart al patibolo. Il pittore italiano è sta-to il principale interpre-

sere contemplate sia dal corridoio della banca che dalla strada, a notevole be-neficio della valorizzazione dello spazio urbano circo-stante. Questa attenzione è meritoria e se, maggior-mente diffusa, rendereb-be la città esteticamente più bella e apprezzabile.