[NAZIONALE - 1] GIORN/INTERNI/PAG-PRIMA 06/01/09 · Morstua,valorisuoi diFilippoFacci ilGiornale...

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Mors tua, valori suoidi Filippo Facci

il Giornale

Mode È ancora in panciama i suoi calcisono già su Internet

Gaza, caccia casa per casa ai terroristiE Israele avverte: «Non ci fermeremo»

La Lega non cede su Malpensa:«O Lufthansa o liberalizzazioni»

Il governo chiede la fiduciasul decreto Gelmini

E ora Di Pietro insulta il «Giornale»Sul sito ufficiale del partito il direttore di questo quotidiano definito un «paranoico pericoloso»Poi le minacce di morte: «Finirai a testa in giù». Intanto a Napoli nuovi sospetti sul figlio Cristiano

MARTEDÌ6 GENNAIO 2009

Il caso Milano

Parla Alemanno«Il parco della romanitàdiventeràl’Eurodisney italiana»

Parla Mastella«Il Pd si divida:tornino a fare Dse Margherita»

CONTROCORRENTEWalter Veltroni giudica «particolarmenteinadeguato» l’operato del ministro degliEsteri Franco Frattini. Tale accusa fa venireinmente il piùvolteministrogiolittianoVit-torioEmanueleOrlandocuivieneattribuitaunafrasepronunciatanelsuoapprossima-tivo francese: «Ecoute qui parle».

I GUAI GIUDIZIARI DEL PD

Gian Maria De Francesco a pagina 14

UNIVERSITÀ

Paolo Bracalini, Gian Marco Chiocci, Stefano Filippi, Massimo Malpica e Stefano Zurlo alle pagine 2-3

L’ITALIADEI LIVORI

di Camillo Langone

La polemicaMa che erroreil silenziodi Tettamanzi

I musulmani «invadono» per la pre-ghierailsagratodelDuomodiMila-no.EmonsignorTettamanzi,vesco-vodella più grandediocesi d’Italia,fautoredeldialogoconl’islam,tace.

Matteo Sacchi

«Gli islamici dovevano avere piùrispetto. Vi immaginate cristianipregare davanti a una moschea?»È quanto sostiene Antonio Socciin un’intervista al Giornale.

di Gianni Baget Bozzo

Il commentoQuella piazzametaforadella loro identità

segue a pagina 9

LaPiazzadelDuomodiMilanooc-cupatadaimanifestantimusulma-ni contrari alla guerra nella Stri-scia di Gaza fa comprendere cheanche in Italia il conflitto (...)

Èiniziataun'altrafasedell'of-fensivadi terra, si èconcluso l'ac-cerchiamento della città dopounagiornata incui imilitaridiGe-rusalemme hanno martellatodall'alto,da terraedalmare lepo-sizioni di Hamas nel resto dellaStriscia. Il movimento islamiconon dà segni di essere sul puntodicedere.Dall'altraparte, ilmini-stro della Difesa israeliano EhudBarak aveva detto che le opera-zioni stanno procedendo secon-do ipiani,manon tutti gli obietti-vi sono ancora stati raggiunti,perciò l'offensiva continuerà.

MEDIO ORIENTE

Gianni Pennacchi

di Stefano Lorenzetto

Il mio amore per i giornali, una sorta diimprinting, penso sia dovuto al fatto cheperanni li ho tenuti sulcuore,nel sensochemi foderavo ilpettocolCorrieredellaSera -ilmigliore, senonaltropernumerodipagi-ne - prima di chiudere il giaccone e avviarela Lambretta. Ieri mattina all’alba, appenasalito in auto, un istinto primordiale mi hadettato un Sms che ho inviato a mio figliotredicenne: «Oggi meno 6 gradi! Non deviuscire con quel giubbetto. O ti metti il piu-mino o stai in casa». In altri tempi sarebbestato impensabile che mio padre, allo sco-po di difendermi dal freddo, mi ingiunges-se di rinunciare al mio capo (...)

segue a pagina 10

Sabrina Cottone a pagina 12

ALITALIA

I furbettidel municipioI sindaci di Napoli e Pescaranon mollano la poltrona

Anno XXXVINumero 4

1 euro*www.ilgiornale.it

AP

PU

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Dall’Italia dei Favori all’Italia dei Li-vori. Di valori, evidentemente, nedevono essere rimasti davvero po-chi: sul sito ufficiale del partito di

DiPietro, infatti, è comparsounarticolo in-titolato «Il paranoico direttore». Sotto, mo-destamente, lamiafoto.Nel testomisiaccu-sa di «infermità mentale», elaborando unafulminante diagnosi psichiatrica che intra-vede in me «quadri di delirio sistematizza-to», «azione coartata all’idea delirante cheprevale» e dunque «incapacità, se nondi in-tendere, certo di volere». Di fatto sarei, invirtù della mia pazzia, «pericoloso per me eper gli altri». La ragione della pericolosità,s’intende, è il fatto che il Giornale abbiaosato porre a Di Pietro alcune domande. Acui, per altro, Di Pietro non ha ancora datorisposta.

Evidentementequandosi finisconogliar-gomenti, cominciano gli insulti. Così è, an-che se non vi pare. Spiace dover parlare dinoi, ma i lettori devono sapere, il fatto è diuna gravità assoluta. Mai prima d’ora sulsito ufficiale di un partito della Repubblicaera stato attaccato in modo così violento evolgare il direttore di un giornale. Quandoqualche settimana fa Berlusconi criticò levignette e i titoli di alcuni giornali si levò (enoiscrivemmo:giustamente) ilcoro indife-sadella libertàdi stampa.Eallorasi trattavadi frasi pronunciate in un colloquio infor-male, amarginedi un incontro coi giornali-sti.Qui, invece, siamodi fronteaunattaccoche parte dal sito ufficiale del partito Idv:una vera aggressione squadrista, non ca-suale, ma organizzata e meditata.

L’autoredel saggiodipsichiatria formatoIkea, questo piccolo Freud del Toys Cen-ter, infatti,nonèunmilitantequalsiasi:èunesponente di spicco dell’Idv: Luigi Li Gotti,senatoredellaRepubblica,giàsottosegreta-rio nel governo Prodi. Ora: si può tollerarecheunparlamentareoffenda inquestomo-do un giornale? Non è un insulto, oltre chealla ragione, anche all’istituzione che rap-presenta? E che cosa sarebbe successo separole simili fossero state rivolte, a un qua-lunquegiornale,daunqualsiasi esponentedel centrodestra?

Per quanto riguarda l’oggetto dell’accu-sa, loconfessiamo:èvero, siamoparanoici.Se porre alcune domande e pubblicare in-chiestesignificaessereparanoici, ecco:noilo siamo. Se non demordere prima di avereavutocertezzeerispostechiaresignificaes-sere paranoici, ecco: noi lo (...)

di Mario Giordano

a pagina 8

L’intervistaSocci: «Gli islamicidovevano averemolto più rispetto»

a pagina 9

a pagina 24

Gulli, Kramar, Lyghounise Micalessin alle pagine 6-7

Luca Doninelli

Nonèancoranatoedègià su internet.Sta andando di gran moda una fasciadove sono nascosti sensori che regi-strano i movimenti del bambino nelventredellamamma.Così ilnascituroannuncia al mondo di essersi mosso.

Che fa Clemente Mastella inquesti giorni che gli rendonogiustizia, quella morale alme-no?«Stocomeilcinese»,rispon-de, quello seduto sulla riva delfiume che non ha visto passareancoratutti icadaveri,politica-mente s’intende, di quanti loavevano criminalizzato di-struggendo il suo (...)

segue a pagina 4

ITALIA SOTTOZERO

Benedetto gelo, così riscopriamo che d’inverno fa freddo

segue a pagina 34

di Paolo Guzzanti

a pagina 13

a pagina 5Emanuela Fontana e Adalberto Signore alle pagine 4-5

Luca Telese

Solo una volta mi fu censuratoun articolo su Antonio Di Pie-tro: avevomesso in filaalcunedisgraziedella suaadolescen-

za e vi avevo intravisto un nesso conla sua inumana incapacità di amici-zia, con l’impressionante schiera deitantissimi che per ragioni inconosci-bili l’hanno sfiorato epoi sono cadu-ti in disgrazia: inquisiti, arrestati, tal-volta morti.

Anni fa, nello scrivere una biogra-fiasudi lui,miaccorsichelesuecom-pagnedigiochiavrebberopoi incon-trato un destino di morte precocissi-ma, di assassinio del proprio figlio,di suicidio: ed ero solo a pagina 3.Verificai che certi suoi amici demo-cristiani e socialisti, coi quali aveva

condiviso complicità e favori prima difotterli tutti, erano stati suoi amici perdavvero.

DiPietro, in58anni,nonsi è tenutounamico o un sodale. Il Giornale accenna-va alla vicenda di Pasqualino Cianci,compagno di seminario dell’ex Pm esuo amico del cuore in Molise: accusatodell’omicidiodellamoglie, tempoaddie-tro, chiese soccorso a Di Pietro che lodifese come suo avvocato sino al giornoincuiToninopassòdallapartedell’accu-sa. Ho verificato che ancora da avvoca-to, oltreché da amico, raccolse parte de-gli elementi che fecero condannare ilsuo amico Pasqualino Cianci a 21 annidi carcere. Sono agnostico, non credoesista l’inferno.Ma comincio a sperarlo.

SPED

IZIONEIN

ABBONAMEN

TOPOSTALE

-D.L.353/03(CONV.IN

L.27/02/2004

N.46)-ARTICO

LO1CO

MMA1,DCB

-MILANO-*PREZZO

SOLO

PER

L’ITALIA

10 INTERNI il Giornale Martedì 6 gennaio 2009

(...) d’abbigliamento preferito.Per vari motivi: innanzitutto nondisponeva di un telefono, né por-tatile né fisso; in famiglia ciascu-noavevaunsolocappotto,ebellopesante,dapassareeventualmen-te al fratello più piccolo; la modagriffata non esisteva; e soprattut-to anche il più sprovveduto fra glisprovveduti era consapevole cheirigoridelclimaavevanolaprece-denza sulle frivolezze estetiche.

Laudatosi’,mi’ Signore,per fra-teGennaio, chepermettedunqueainostri figli di scoprire ciò che fuchiaro naturaliter ai loro nonni ebisnonni:d’inverno fa freddo, tal-voltamolto freddo.Cen’eravamoquasi dimenticati anche noi pa-dri, pur appartenendo all’ultimagenerazione che ha usato lo scal-dino con le braci, un’arca roventedainfilaresottolecoltripersgelar-le.Chefestaquel ritoseraleprimad’andare a letto.

Boom o non boom, allora, a ca-vallo fra gli Anni ’50 e ’60, per lamaggioranza degli italiani il fred-do era ancora una cosa seria, dauomini. Provate voi, cari ragazzidel terzo millennio, ad affrontareimbacuccati ilgabinettocollocatoall’esterno, sul poggiolo, e a pog-giare le natiche sulla ciambellaghiacciatadelwater,com’ècapita-toameper tutta l’infanzia.Eavetemaisentitoparlaredigeloni,quel-le tumefazioni violacee, lucenti,pruriginose,checomparivanosul-le ditadellemani edei piedi, sulla

punta del naso, sulle orecchie etendevano a ulcerarsi, fino a tra-sformarsi innecrosicutanea?Gra-ziaddio queste mi sono state ri-sparmiate, e con esse ho evitatoanche la cura, di certo peggioredel male, che secondo la medici-na popolare era in grado di scon-figgerle:unapisciatinacaldasullaparte dolente.

Però subivo l’immancabile pre-cettazione della domenica sera: ilpovero don Luciano non avevatrovatounostracciodi chierichet-to che per la settimana entrantegli servisse messa alle 6. Ricordola camminata nella neve fresca fi-noalla chiesa; ricordo il gelomiti-gato solo dalle candele, l’odoredella cera fusa nel quale ristagna-vano ancora gli effluvi dolciastrid’incensodelTantumergodome-nicale. Era un gelo molto simile,credo, a quello che stordisce glialpinisti dispersi sulle vette e che

precede il passaggio indolore dalsonnoallamorte.Einfattiunamat-tina,al terminedellamessadaobi-to con tantodi catafalco ma senzaildefunto, fracassai la lungacroceastileneracontroilmurodelcorri-doio a gomito che portava in sa-grestia: un difetto d’attenzioneprovocatodallostatoditrancepo-lare in cui ero piombato.

Non posso lamentarmi. In casaavevamo solo una stufa Fargas,piazzata strategicamente in corri-

doio, e imiei due fratellimaggiorierano costretti a studiare in unastanzetta dove, su un fornello, te-nevano capovolti tre vasi di terra-cotta. Indossavanocappotto,ber-retto e guanti. A me è andata me-glio: dalla terza media ero già inunappartamentoprovvistodi ter-mosifoni.

Al freddo ci si preparava pertempo. Durante la villeggiaturaestiva dai nonni - appena 8 chilo-metri da casa, ma non ho mai piùavutovacanzecosì belle, nemme-no a 8.000 miglia di distanza - ilmio compito era trasferirmi unamattina sì e una no sul poggiolodella zia Valentina alle Case Nuo-ve, nuove in quanto popolari, emettere in ammollo nel mastellocentinaia di copie della GazzettadelloSport, ilquotidianopreferitodellozioArturo,da trasformare inpalle di carta pressata che sareb-bero state bruciate l’inverno se-guente nella stufa Bechi.

Miaccorgosoloadessodiparla-recomeunnonno,e a52anni sto-na. Ma quando i nostri ragazziavranno la nostra stessa età, checosa racconteranno ai loro figli?Cheil cellularenonprendevaper-chéiripetitoriavevanocedutosot-to il peso della neve? Capirai chepoesia.Nelfreezerdeiricordiècu-stodita la forzadiunanazionechehabattutoidentimahasaputoan-chestringerli.Benedetto il freddo

se ci permette di riaprire questoscrigno di ghiaccio.

Èdestino che ogni generazionedenigrisestessaerimpiangaquel-lepassate,perpoi essere rivaluta-ta dalle successive, mi diceva Ce-sare Marchi. I pochi soldati del-l’Armir tornati dallaRussia aveva-nolescarpedicartone:benchéca-tafratti,noicibuschiamoilraffred-doresoloaportare le immondiziefino al cassonetto. Appena tredi-cenne,d’invernomiamadreveni-vamandataa fare ilbucatoal lava-toio del paese quando non eranoancorale4delmattino: laproprie-taria dell’abitazione e dellavita dei miei nonnivoleva es-sere sicurache nessu-no avesse ri-sciacquato ipanni in quel-l’acqua. «Rom-pevo il ghiacciocon lo zoccolo»,rammentalamam-ma. È sopravvissu-ta, non so come, eoggi si tiene stretti isuoi 87 anni nonmeno della sua ar-trite reumatoide che lehatramutato leditadellemani in rami d’albero storti-gnaccoli.

Nonsopportiamopiùné il fred-do freddo né il caldo caldo. Il be-nessereciharesi tiepidi.Èunafor-ma di relativismo termico dallaquale faremmo bene a guardarci,se non altro per via dell’oscurasentenzacontenutanell’Apocalis-sediGiovanni: «Tunonseinéfred-do né caldo. Magari tu fossi fred-doo caldo! Ma poiché sei tiepido,non sei cioè né freddo né caldo,stopervomitartidallamiabocca».

Dovremmo reimparare ad af-frontare le stagioni e i loro estre-mi. Faceva così Mario RigoniStern, il sergente nella neve, chefinoall’ultimodeisuoiinvernisul-l’altopiano di Asiago s’è sempreorganizzato per durare sino allaprimavera inunasplendidaautar-chia. Fanno così il mio amico Re-nato Magnoni e i padri Bernard,

Frédéric, Yvan e Hilaire al ColleGranSanBernardo,nelcuoredel-le Alpi, sepolti vivi da ottobre amaggio sotto 18 metri di coltrebianca, e se qualcuno muore loseppelliscono nella cripta, senzalapide, però con il De profundis ei canti gregoriani.

Nel miopiccolo ho fatto in tem-po, da caporedattore di un quoti-diano locale, a rimproverare uncronistachemiandavaalleconfe-renze stampa - in municipio, inprefettura,inquestura,daicarabi-nieri - bardato con una giacca a

ventorossaeunberrettodi lana provvisto di pa-

raorecchie. Ero piùimbarazzato io dilui ilgiornoincui loconvocai in una sa-letta dell’archivioper fargli capireche quel look al-pestremalsicon-ciliava con gliobblighidirap-presentanza.Sbagliavo, einfatti oggiè capocro-nista.

Per affrontarel’emergenza, domenica in

casamiaèbastatopoco:unpullo-ver in più equalche ciocco nel ca-mino. Mia moglie s’è accorta cheerano i ceppi del calicanto taglia-to da suo padre nel nostro giardi-no prima d’andarsene per sem-pre. Nella fiamma profumata, ci èsembratoperunattimodirisentir-li vivi, l’uomo e la pianta.

Siamofortunati,enonlosappia-mo. In fin dei conti il Re del Cielocantato da Alfonso Maria de’ Li-guori,dicui tantosiparla inquestigiorni, da duemila anni viene inuna grotta al freddo e al gelo, èsempre qui a tremar, continuanoa mancargli panni e fuoco. Di checi lamentiamo?

Torna in mente il Racconto diNatale di Dino Buzzati, con donValentino, segretario dell’arcive-scovo, che respinge un poverosull’uscio del duomo e subito ve-de scomparire Dio dalle navate.Sarà costretto ad andarlo a cerca-re, il suo Dio, nel buio della nottesanta,conipiedigelati, affondan-do nella neve fino al ginocchio.Lo ritroverà in una chiesa di cam-pagna, nelle sembianze del suovescovo, che sussurrerà al preti-no irto di ghiaccioli: «Benedettoragazzo, ma dove ti eri cacciato?Si può sapere che cosa sei andatoa cercar fuori in questa notte dalupi?».

Dev’esserci un motivo se Dioviene con il freddo.

Stefano Lorenzetto

stefano.lorenzetto@ilgiornale.it

IERI E OGGI

TENDENZA

A destra e nella foto in basso, dueimmagini della provincia veneta co-perta dalla neve negli anni Cinquan-ta. Al centro dell’articolo, invece,un’istantanea del Campidoglio, a Ro-ma, durante la leggendaria nevica-ta dell’inverno del 1956. Nella pagi-na a fianco, alcune immagini dell’on-data di gelo che ha travolto l’Italia inquesti giorni. Arrivano dal lagoghiacciato di Fimon, a sud di Vicen-za. Proprio nel Vicentino, nella Pia-na di Marcesina, il termometro ierinotte è sceso a quota meno 25 gra-di: record nazionale. Gli abitanti del-la zona sono abituati da sempre ainverni particolarmente rigidi[FOTO: ALINARI, PUBLIFOTO, BETTOLINI, EMMEVI]

L’ennesimafiguracciadei catastrofisti

Nonostante alcu-ne apocalitticheprevisioni il livellodei ghiacci dellaterra è risalito ne-gli ultimi mesi del2008, chiudendol’anno appena tra-scorso agli stessivalori del 1979.Nei primi mesi del2008 la superficieghiacciata avevasubito una forte ri-duzione, tanto chequalcuno avevapredetto lo sciogli-mento totale deighiacci artici entrol’anno. Secondo idati del Centro di ri-cerca sul clima arti-co dell’Universitàdell’Illinois i terri-tori ghiacciati so-no invece aumenta-ti velocemente neimesi invernali ri-portando i livelli aquelli di 30 anni fa.Gli scienziati ame-ricani monitoranoperiodicamente lasolidità del ghiac-cio terrestre attra-verso i satelliti.Ogni anno milionidi chilometri qua-drati di ghiaccio sisciolgono e si riso-lidificano con l’arri-vo dell’inverno magli scienziati nonsi aspettavano unandamento così im-provviso negli ulti-mi mesi. A contri-buire al raffredda-mento sembra inol-tre essere stato ilcalo dei venti.

Benedetto gelo, ci fa riscoprireche d’inverno fa davvero freddoQuando non c’era il piumino, ci si riparava con un giornale sottoil maglione e i rigori del clima erano ancora una cosa seria, da uomini

L’ITALIA SOTTO ZERO

MEMORIA Che cosa

racconteranno i nostri

figli? Che il cellulare non

prendeva per maltempo?

NEGLI ANNI 50 Nessuno

ha mai più sentito

parlare di gabinetti

all’esterno e geloni

dalla prima pagina