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ilG

B onafede: giustizia è sfatta!

Conte: coiffeur pour dame.

Toninelli: la Torre degli asinelli.

L’amore è un fiore nel cuore chedopo un po’ appassisce.

La cosa più bella dell’orgasmo èche ti fa dimenticare te stesso e tifonde con Dio.

Io quando vedo un carabiniere

mi metto sull’attenti.

Dalla Roma di ricotta democri-stiana, alla Roma di groviera grilli-na.

La fede è l’unico dono di Dioche non possiamo rifiutare.La politica è donna; i politici so-

no uomini.

I sogni muoiono all’alba e rina-

scono al tramonto.

La vita è un serviziomilitare sen-za congedi.

La burocrazia: il cavillo di Troia.

Bonafede: il codice racchio.

Gasparri: l’ultimo samurai.

Ha cercato l’amore tutta la vita,e ha perso se stesso.

Ogni giorno un’occhiata alla na-tura che bonariamente, in nomedi Dio, ti ammicca.

AFORISMI IN LIBERTÀ

Il Gervaso di Pandora di Roberto Gervaso

di Maria Sorbi

L’INCHIESTA

Il bottino dei baby ladrivale una Finanziaria

alle pagine 17 e 18-19

Chi è davvero contro le don-ne?Anzitutto il nuovo femmi-nismo di sinistra, che

decide cosa è giusto e cosa èsbagliato, in genere in ba-se alle posizioni politiche.Tipo: adesso ce l’hanno

con le cubiste che hannocantato l’Inno di Mameli alPapeete di Salvini. Come fos-sero delle cerebrolese. Come senon fosse loro diritto di donne farequello che vogliono. Come se lefemministe storiche non fosseroquelle che dicevano l’utero è mio e

me lo gestisco io, e così il corpo. Maè sorprendente il disprezzo per ilconcetto stesso di cubista, basta an-darsi a vedere Twitter.

Tra i tanti utenti infuriati,uno commenta: «Far ballaredelle cubiste e far bere alco-lici, non c’è più limite alladecenza». Ma anche CarloCalenda, rivolgendosi a Sal-vini: «Sei una vergogna»,

per via delle cubiste. Tuttisconvolti soprattutto dal costumeleopardato e scosciato (come il ver-de Angelo Bonelli (...)

il GiornaleLUNEDÌ 5 AGOSTO 2019 Anno XXXIX - Numero 30 - 1.50 euro*

di Vittorio Macioce

segue a pagina 4

DAL 1974 CONTRO IL COROwww.ilgiornale.it

STORIE DI PALLONE

La dinastia Maldinifavola impossibiledi amore rossonero

Un mobile in legno andato a fuoco, unincendio del tutto casuale, si è trasformatoin una sorta di rivolta. Con sette africani arre-stati per resistenza e danneggiamento, altriotto immigrati rimasti in qualche modo in-tossicati, ricoverati in codice verde e giallotra l’ospedale Niguarda e la clinica «CittàStudi» e altri 24 soccorsi sul posto.

Paola Fucilieri

Èuna dipendenza, gior-no dopo giorno, senzaun attimo di respiro, co-

stante, puntuale, furba, studia-ta a tavolino. È una dipenden-za che si chiamaMatteo Salvi-ni e ad alimentarla di più sono

proprio quelli che non lo sop-portano. È lui che batte il rit-mo, che non è più neppure so-lo politica, ma occupazione dispazi, discorsi, parole calde,ramazza di consensi, viscerali,immediati, senza (...)

di Massimo M. Veronese

«Ho avuto successoma papà Mogolè un monumento»

a pagina 7

segue a pagina 10

SANGUINARIO Nuon Chea mandò a morte 2 milioni di persone

ISSN 2532-4071 il Giornale (ed. nazionale-online)9 771124 883008

90805

Quotidiano diretto da ALESSANDRO SALLUSTI G

del lunedì

*INITALIA.FATTESALVEECCEZIONITERRITORIALI(VEDIGERENZA)

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Aun anno emezzo dalle ultime elezio-ni viene da chiedersi a che servaandare alle urne se il rispetto che ipartiti hanno del mandato ricevuto

dagli elettori è pressoché zero. Nessuno pre-tende una corrispondenza rigorosa e assolu-ta tra gli impegni presi e i fatti, ma nessunoimmaginava possibile uno scostamento cosìlargo, come quello a cui stiamo assistendo,in questa sciagurata legislatura.Rapida e sintetica carrellata. Chi votò Cin-

que Stelle in quanto No Tav, No Tap, No Ilvae sì accoglienza agli immigrati si ritrova, com-plice il suo partito, con i porti chiusi, i cantie-ri di Tav e Tap riaperti e l’Ilva rilanciata.L’elettore leghista immaginava la flat tax eha avuto invece, con il sì di Salvini, la sorpre-sa di dovere finanziare con le sue stesse tassel’esatto contrario, cioè quel reddito di cittadi-nanza capolavoro di assistenzialismo. Aglielettori di sinistra Renzi chiese un voto per-ché il Pd fosse l’argine al grillismo e oggi nonpochi dirigenti e parlamentari, eletti anchein forza di quella promessa, si dicono invecedisponibili ad allearsi a Di Maio e soci.E ora ci si mette anche Forza Italia. Pare

infatti che ci siano deputati e senatori tentatiin queste ore di uscire e accasarsi alla cortedi Salvini o della Meloni dopo essere statieletti sulla promessa di controbilanciare,all’interno del centrodestra, il populismo le-ghista e il nazionalismo di Fratelli d’Italia.Altri, più semplicemente, sarebbero dispostiad abiurare, sull’esempio di Giovanni Toti, alberlusconismo pur sapendo di essere statimessi dagli elettori dove sono proprio inquanto dichiaratamente berlusconiani.Questo è un Parlamento che, ovunque posi

lo sguardo, sta perdendo qualsiasi legittima-zione elettorale. Doveva essere quellodell’anticasta e invece si è fatto più casta deiprecedenti. Si riempiono la bocca di parolecome «popolo» e «cittadini», ma delle indica-zioni ricevute dal popolo e dai cittadini se neinfischiano alla grande.Pensate che bello sarebbe se i grillini faces-

sero i grillini, i leghisti i leghisti, i berlusco-niani i berlusconiani e così via. Bello, madovrebbero andare tutti a casa perché non cisarebbe nessuna maggioranza numericacoincidente con una politica. Quando unacosa nasce da una truffa - quale è il contrattodi governo -, poi, per farla stare in piedi,bisogna continuare a truffare. Questo, in sin-tesi, è un Parlamento condannato a tradireper sopravvivere.

LA TRUFFA DEL PARLAMENTO

PERCHÉ VOTIAMOSE POI FANNOQUEL CHE VOGLIONOdi Alessandro Sallusti

Libero insulto alle donne degli altridi Massimiliano Parente

di Claudio De Carli

INFERNO A MILANO

Centro migranti a fuocoSassaiola sui pompieri

OSSESSIONE PAPEETE

Sinistra drogata di SalviniI radical chic senza idee alimentano il potere del vicepremier

perché rilanciano ogni sua parola e fanno il suo gioco

Era il «Grande fratello»di Pol Pot, l’Himmlerdei Khmer rossi,

l’ideologo del genocidiocambogiano, due milioni dipoveri cristi macellati inquattro anni da lavori forza-ti, fame, esecuzioni di mas-sa, un quarto della popola-

zione dell’intero Paese ster-minato scientificamente, so-prattutto vecchi, bambini edonne.Nuon Chea, 93 anni appe-

na compiuti, arrestato solonel 2007 e condannato all’er-gastolo cinque (...)

L’ultimo macellaio comunistabenedetto anche dal Pci

di Piera Anna Franini

di Massimiliano Scafi

alle pagine 22-23

Bracalini, Cottone, De Feo, De FrancescoDi Sanzo e Napolitano da pagina 2 a pagina 5

Le vacanze di Scelbatra arrosticinie partite a bocce

a pagina 15

a pagina 28

MORTO A 93 ANNI IL LEADER DEI KHMER ROSSI

segue a pagina 4

IL CASO DELLE CUBISTE

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GADGETECOLOGICI

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Lunedì 5 agosto 2019 il GiornaleCONTROCORRENTE IL PERSONAGGIO

di Piera Anna Franini

Alfredo Rapetti Mogol, in arteCheope, è artista a tutto tondo,paroliere e pittore. Vive l’arte

ereditata dal ramo materno, deditoalla grafica, e da quello paterno: èfiglio di Mogol e nipote di Mariano,l’autore diVecchio Scarpone e Le col-line sono in fiore. Nato a Milano nel1961, ha firmato una serie di testiiconici della canzone italiana, colla-borando con Laura Pausini (StraniAmori), Raf (Il battito animale), Ce-lentano,Mango, Nek, Ron, Elisa, Ari-sa, Francesca Abbate. Le sue canzo-ni hanno venduto più di 40 milionidi copie nel mondo. Da pittore, hamesso a punto la tecnica dell’impun-tura, per cui fonde l’atto dello scrive-re con l’azione del dipingere. La suaè una pittura su tela, piombo, ce-mento, carte antiche, marmo.Nonno Mariano, papà Giulio, lei.Una stirpe di autori di testi. Co-me siamomessi con la quarta ge-nerazione?«Mio figlio fa rap, ma sotto falso

nome».Che non svelerebbe neppure sot-to tortura?«Se lo dicessi, mi ucciderebbe. No,

non si può proprio dire».Domanda scontata. Crescere contanto padre cosa ha implicato?«All’inizio era papà e basta. Poi

quando t’accorgi che sei figlio di unmonumento, la situazione si fa piùcomplicata, almeno fino a quandonon trovi un tuo spazio».Lei come e quando l’ha trovato?«Ho iniziato subito a scrivere, face-

vo vedere cose anche a papà che eralì, pronto con la matita rossa o blu.Poi, dopo i 16 anni, ho deciso diemanciparmi dalla matita cercandoun percorso personale che alla finemi ha offerto più di quanto avreimaipensato. Un percorso chemi ha por-tato a vendere tantissimi dischi,quando esistevano i dischi, e a vince-re dei Grammy negli Usa. Ripeto, ilsuccesso è andato oltre lemie aspet-tative».Quando è arrivato, esattamente?«Vado per ordine. La prima canzo-

ne risale al 1983, ma scrivevo da al-meno 6 o 7 anni. Buttavo giù cose.Poi sono passati altri dieci anni pri-ma che mi potessi mantenere scri-vendo. Il primo vero successo l’hoavuto con Il battito animale di Raf.Oltre al fatto di essere il figlio di Mo-gol, vivevo un problema comune aquanti fanno il mio mestiere. A uncerto punto scatta inevitabile la do-manda: “che canzone hai scritto?“ Ese non hai scritto una canzone cono-sciuta da tutti, sei nessuno. Quindic’era l’ansia di questa canzone».Che finalmente arrivò. Era il1993.«Il battito animale vinse il Festival

Bar. Andavo in giro e ritrovavo lacanzone nei jukebox. Il caso vuoleche fosse diventata la colonna sono-ra del primo grande amore di LauraPausini, chemi chiamò. Iniziai quin-di a lavorare con lei, Berté, Celenta-no Morandi, fino a Ramazzotti…».Quale fu la reazione di papà alprimo successo?«Si sentiva sollevato. E anch’io, de-

vo dire. Quello era stato un discorocambolesco, fatto di notte. All’epo-ca facevo l’editore musicale, lavora-

vo dalle nove del mattino fino allesei di sera, come un impiegato. Rafsi svegliava alle tre del pomeriggio,praticamente lui faceva colazionequando io lasciavo l’ufficio. A quelpunto iniziava la mia seconda vitalavorativa, che andava avanti tuttanotte. Dopo mesi con questi ritmi,ero così esausto che finii per addor-mentarmi sulla bicicletta andandocontro un taxi. Mi venne pure la pol-monite».È quasi un azzardo fare lo stessomestiere di papà, il numero unodella canzone italiana.«È stato parecchio duro. Ma papà

ha una tale facilità di scrittura chenon è in gara. È un gigante. Lui sen-

te la musica e scrive con una veloci-tà sorprendente. È al di là dei giochi,nessun confronto».È consapevole di questo dono in-credibile?«Sì».Fu poi Celentano a unire i Mogoljunior e senior.«Dopo vent’anni trascorsi a scrive-

re e qualche Grammy, papàmi disseche era arrivato il momento di fareuna canzone insieme».Quanto si sente con lui?«Almeno una volta al mese, anche

perché insegno nella sua scuola aToscolano, in Umbria».Andiamo al nonno.«Lavorava per l’editrice Ricordi,

era il direttore generale. Credeva nel-la canzone leggera, per questo aprì50 uffici nel mondo per rappresen-tarla».Ora anche sulla carta d’identitàcompare il nome Mogol, giusto?«Da una decina d’anni papà ha ot-

tenuto l’autorizzazione ad aggiun-gerlo al cognome. Ci teneva molto, ea noi fa piacere tramandare questonome legato all’attività di scrittore».I Rapetti Mogol dimostrano chela genetica fa la sua parte.«Chissà. Io posso solo dire che pa-

pà mi sconsigliò subito di scriverecanzoni perché diceva che con glianni ’80 il mestiere sarebbe morto.Era poi consapevole della difficoltà

di scrivere e di vivere di scrittura».Soprattutto quando la tua linguaè l’italiano, parlata da 60 milionidi persone… briciole.«Eh sì. La Germania ha tre volte il

nostro mercato, la Francia più deldoppio. Per non parlare del mercatoinglese. Si aggiunga che ci confron-tiamo con una tradizione letterariaparticolare, abbiamo testi che lirica-mente sono fra i più belli in assolu-to. Gli altri Paesi non hanno una tra-dizione di scrittura così profonda,noi abbiamo familiarità con la lirica,quindi è più difficile essere accetta-ti».A parte suo padre, quali altri au-tori italiani ammira?

«Io ho avuto i miei successima papà è un monumento»

Ha scritto per Celentano e Laura Pausini, venduto 40 milioni di dischi«Eppure la vita di figlio d’arte è complicata, mi ha aiutato la pittura»

AlfredoRapetti Mogol

L’INTERVISTA

QUELLO CHE LE AZIENDE BIO NON DICONO OGNI MESE UN LIBRO INEDITO, FUORI DAL CORO

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23Lunedì 5 agosto 2019 il Giornale CONTROCORRENTE IL PERSONAGGIO

«Dalla, De André e De Gregori».E dell’ultima generazione?«Il rap sta dando la possibilità a

tanti ragazzi di esprimersi, prima in-vece se non avevi la voce non c’eraniente da fare. Io sono estremamen-te favorevole a questo stile, i rappersono pensanti, riflettono sulle cose.E la riflessione è sempre positiva.Ora anche in Italia sta accadendoquello che all’estero si verifica da an-ni: i giovani che si avvicinano allamusica. Altrove i ragazzi iniziano afare una propria band già ai tempidella scuola, da noi si suona il piffe-ro… Trovo tutto questo molto inte-ressante anche da un punto di vistasociologico oltre che artistico. Ci so-no penne valide nel rap, se poi nonnaufragheranno entro i prossimi cin-quant’anni, questo non lo so».Torniamo a lei. Come è arrivatoalla pittura?«È stata determinante la parte ma-

terna, nonno era presidente dell’As-sociazione Arti Grafiche di Milano.Nel laboratorio sentivi l’odoredell’inchiostro. Ricordo la cameraoscura. Da piccolo ero molto affasci-nato dalla pittura, l’ho frequentatacon costanza fino a quando ho trova-to la vera voce della mia pittura cheera la parola. E mi sono riconosciu-to».

Ha fatto accademie?«Da giovanissimo avevo frequenta-

to la scuola del fumetto, avevo unamano decente. Poi accadde che allamorte della nonna materna, mio ziomi regalò degli armadi art déco.Non ci stavano tutti in casa, eranorimasti dei ripiani e mi spiaceva but-tarli. Così li dipinsi di nero e comin-ciai a scriverci sopra. Proseguii conquesta tecnica. S’innamorò del miolavoro Fabrizio Ferri e ci fece un li-bro. Cominciai così a fare semprepiù cose, che tra l’altro incontrava-no il gusto del pubblico».Sonopiù le ore dedicate alla scrit-tura o alla pittura?«Le giornate si dividono abbastan-

za equamente. Forse dedico più tem-po alla pittura. Comunque scrivo al-meno due giorni alla settimana».Si guadagna di più facendo il pit-tore o lo scrittore?«Per quanto mi riguarda, è la scrit-

tura la prima voce di reddito, hoscritto tanto e poi insegno».Torniamo alla collaborazionecon Laura Pausini...«Con Laura abbiamo lavorato a ol-

tre 60 canzoni. E devo ringraziarlaperché soprattutto all’inizio, questacollaborazione mi aiutò a pagare lebollette e andare in vacanza».Quando scrisse il testo Strani

Amori sentiva che sarebbe diven-tato una hit?«Ero convinto che funzionasse,

questo sì...».A proposito di testi. Chi sono isuoi poeti italiani del cuore?«Franco Arminio e Mariangela

Gualtieri».E del passato?«Direi Quasimodo e Montale».Ama la parola asciutta, novecen-tesca. Ma se andassimo ai grandidel passato?«Foscolo non si può più leggere

ormai, mentre Leopardi è ancoramoderno».E Dante dove lo mettiamo?«Dante è sopra tutti. Non ce n’è

per nessuno. Fa male la testa anchesolo a pensare alla mole delle sueopere».Un tuffo nel passato. Lei ragazzoche in casa si imbatte nei gigantidella canzone italiana…«Per me erano solo amici di papà,

persone grandi che venivano in ca-sa. Era tutto molto normale. Non mirendevo neppure conto di quell’epo-ca straordinaria. Da adolescente di-venni un po’ più consapevole, mafinché io stesso non ho iniziato a oc-cuparmi professionalmente di que-sto mondo, non ero conscio fino infondo».

Un ricordo di Lucio Battisti?«Era il 1983 e stavo partendo per il

servizio militare. Avevo i capelli cor-tissimi. Battisti mi disse che sembra-vo un marines».E di Mina?«Ammetto che è stata l’unica arti-

sta a farmi veramente impressione.Mi emozionava quella figura iconi-ca. È una persona dal grande magne-tismo».Ci racconti un aneddoto.«Papà mi chiese di preparare un

caffè. Ero nervosissimo, già eranogià gli anni in cui Mina non si facevavedere. Così portai sale anziché zuc-chero».E lei?«Fu gentile, molto gentile. Rifeci il

caffè, naturalmente».Perché si fa chiamare Cheope?«Prima di tutto per distinguermi

da papà. Poi c’entra l’amore per l’ar-cheologia».Ha studiato Scienze politiche...«Quando mi iscrissi all’università

non avevo passioni particolari. Così,pensai che questa facoltà mi avreb-be aiutato a decodificare il mondodel presente. Sapevo che gli esaminon erano di difficoltà insormontabi-le, particolare non secondario per-ché già lavoravo in una casa editriceamericana».Lei che ha scritto “Combattente”di Mannoia, ha la tempra del lot-tatore?«Diciamo che nelle cose che amo

fare sono tenace. Sono abbastanzacompetitivo, però non arrivo mai aun livello di competitività ossessiva.Quindi sì, se è necessario lotto».Soddisfatto del suo presente?«Sto vivendo un momento di gra-

zia. Mi sto divertendo molto. Ora hola fortuna di fare progetti che mi inte-ressano e con artisti che stimo. Misento particolarmente creativo. Di si-curo ha inciso l’incontro artistica-mente straordinario con FedericaAbbate (ndr, seconda a Sanremo), èla giovane cantautrice che negli ulti-mi cinque anni ha raccolto più suc-cesso di tutti. Ha 28 anni e io 58 maci troviamo perfettamente».Spingiamo lo sguardo oltre le Al-pi. Chi sono i cantautori stranieriche ama?«Bob Dylan mi piace anche per il

modo di cantare. Ha lasciato perde-re il canto bello e piacevole, per direle cose in faccia. Like a Rolling Stoneè la canzone che preferisco.Altri cantanti o complessi?«Musicalmente i Coldplay».È più faticoso dipingere o scrive-re testi?«Con la musica riparti sempre da

capo, ti togli la pelle e ricominci.Con la pittura hai già un tuo stile,dei codici che riproponi. La musicati consente di proporti con più facili-tà, come pittore è più difficile farsiconoscere, in compenso ora la musi-ca è ormai gratis, scarichi senza pro-blemi tutto quello che vuoi, mentreun quadro lo devi comprare».Che messaggio lancia attraversole sue tele?«Viviamo in un’epoca di scambi,

di messaggi veloci, io invece chiedoascolto a chi osserva i miei quadri.Cercare di interpretare un lavoro ri-chiede tempo, ma fa trovare delleverità che magari non si sapeva diavere».

La mia prima hit èstata “Il battitoanimale“ di Raf,era il 1993

Dopo che avevovinto i Grammys miopadre mi chiese dilavorare insieme

Con la Pausini hofatto 60 canzoni,mi ha aiutato apagare le bollette

L’ESEMPIO«Nessunconfronto conmio padre»,dice AlfredoRapetti Mogoldell’autoredelle piùfamosecanzoni diLucio Battisti.«Sente lamusica escrive con unavelocitàsorprendente»

L’INCONTRO«Di LucioBattistiricordo unincontroquando stavopartendo peril militare, midisse chesembravo unmarine. Maper me erasolo un amicodi papà, lovedevo in giroper casa»

LA GAFFE«Mina è statal’unica artistaa farmiveramenteimpressione.Erano già glianni in cuinon si facevavedere.Io ero cosìemozionatoche nel caffèle versai ilsale anzichélo zucchero»

Nonno era direttoredella Ricordi,“Vecchio scarpone”è suo

Con la musicariparti sempre dacapo, dipingendoproponi il tuo stile

A lfredo RapettiMo-gol, in arte Cheo-

pe, è paroliere e pitto-re. La sua famiglia hafatto la storia dellamusica italiana. Ilnonno, Mariano, eraautore di canzoni co-me «Vecchio scarpo-ne» e «Le colline sonoin fiore», il padre Giu-lio, in arteMogol, è di-ventato celebre grazieal sodalizio artisticocon Lucio Battisti.Cheope ha esorditocon la canzone «Il chi-tarrista», ha lavoratocon i fratelli Gianni eMarcella Bella, ha fir-mato numerose can-zoni di Raf («Il battitoanimale», «Due»,«Stai con me») . Nel1994 ha iniziato la col-laborazione con Lau-ra Pausini, per la qua-le ha scritto tra l’altro«Strani amori» (terzaal Festival di Sanre-mo del 1994). È ancheaffermato pittore, conmostre personali e col-lettive che hanno avu-to luogo tra l’altro aBerlino e Parigi. Negliultimi anni si è dedi-cato alle canzoni perbambini: nove dellesue composizioni han-no partecipato allo«Zecchino d’oro».

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