Il Centro Donne di Gaza

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NELLE TUE MANI PROGETTI, CAMPAGNE, EVENTI, VIAGGI, RETE | PERIODICO INFORMATIVO | ANNO III, NUMERO 2. GRATUITO COSPE - Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti è un'associazione privata, laica e senza scopo di lucro. Dal 1983, opera nel sud del mondo, in Italia e in Europa per il dialogo interculturale, lo sviluppo equo e sostenibile, i diritti umani, la pace e la giustizia tra i popoli. COSPE è oggi impegnato nella realizzazione di 154 progetti in 31 paesi nel mondo. IL TUO SOSTEGNO PER TENERE IN VITA IL CENTRO PER LE DONNE DI GAZA di Gianni Toma IL SORRISO DI CATARINA Catarina è una ragazza mukubal e vive in una delle comunità del progetto Angola, portato avanti da COSPE nella regione del Namibe, nel sud del Paese. Come la maggior parte delle donne mukubal (gruppo etnico seminomade dell’africa australe dedito al piccolo allevamento e all’agricoltura definita di sussistenza). Catarina è molto riservata, non si espone e non parla troppo e comunque mai prima degli uomini. Ha 30 anni, è madre di 4 figli, non ha mai frequentato la scuola e si dedica quotidianamente alle varie mansioni che tradizionalmente sono riservate alle donne. Si alza presto al mattino, già poco dopo il sorgere del sole comincia a pulire il cortile della capanna che serve da abitazione alla sua famiglia, poi va a lavoro nei campi, a prendere l’acqua a una fonte lontana per poi tornare e pensare ai pasti della famiglia. L’ho incontrata per la prima volta durante una riunione effettuata per pianificare le attività di appoggio alle comunità e per valutarne i risultati e l’impatto complessivo. In quell’occasione stavamo parlando delle difficoltà e dei problemi che affliggono la popolazione ed è emerso come l’analfabetismo e la mancanza di istruzione costituiscano dei sostanziali limiti per uscire dall’isolamento culturale e dall’esclusione sociale di cui soffre la maggior parte della popolazione rurale che ancor oggi vive in maniera tradizionale. Catarina annuiva quando ascoltava queste osservazioni e il suo sguardo sembrava voler dire che sarebbe stato bello poter andare a scuola, nonostante lei non fosse più una bambina ormai. Dopo questa riunione abbiamo valutato la fattibilità di costruire una piccola scuola nella comunità di Catuvo ne abbiamo riparlato con i responsabili comunitari, con i Nell’ultimo anno più di 1000 donne hanno potuto, grazie al Centro di Gaza, ricevere assistenza sanitaria, psicologica e legale oltre a partecipare a incontri sui diritti delle donne e corsi di formazione professionale. Oggi il centro è a rischio di chiusura per mancanza di fondi che fino all’anno scorso venivano garantiti da un progetto finanziato, oggi non rinnovato. Entro fine anno dobbiamo trovare 10mila euro per garantirne la sopravvivenza. Nella Striscia di Gaza la condizione delle donne, prime vittime del conflitto è allarmante: ridotto accesso alla sanità, al lavoro e a servizi di base, causate dall’embargo israeliano, a cui si aggiungono le pratiche patriarcali imposte da Hamas. Le donne sono sempre di più vittime di discriminazione, soprusi, violenza familiare. In questo contesto partire dalle donne e i loro diritti è dare una speranza al processo di pace. Come ci racconta la storia di Nawal Abu Si’da, una donna che vive a Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza, l’area a più alta densità di popolazione al mondo, dove COSPE da un anno oltre al Centro donne che garantisce servizi in ambito sociale, medico e legale, ha attivato anche due laboratori di cucito per le donne dei due campi profughi di Beit Lahia e Al Maghazi dove Nawal, adesso, lavora. “Negli ultimi mesi ho sentito che COSPE avrebbe aperto un laboratorio di cucito a Beit Lahia, alcune donne del laboratorio mi hanno chiamata per chiedermi se volevo unirmi a loro, ho accettato la proposta: ero pronta a mettere a frutto le mie abilità nel cucire e iniziare a lavorare con loro. Mi sono anche consultata con mio fratello e lui non ha avuto obiezioni: voleva che io rompessi la mia solitudine. Il mio lavoro nel laboratorio di cucito ha rafforzato la mia personalità. Mi ha aiutata a uscire fuori dal mondo familiare in cui mi stavo rinchiudendo e ad avere un po’ di svago. Ora mi sento piena di energia: ho un lavoro e devo sforzarmi di guadagnarmi da vivere e raggiungere la mia autonomia”. La sua è una delle tante storie di donne che si ascoltano al centro. Una storia di isolamento e rinunce che però ha un lieto fine: “Ho studiato fino al quarto grado - racconta infatti Nawal - poi, a causa delle botte che ricevevo dagli insegnanti, crescendo ho avuto problemi psicologici. Alla fine ho lasciato la scuola. Mio padre era un contadino, ma il suo lavoro non era sufficiente per soddisfare a pieno i bisogni della nostra famiglia, e questo mi ha costretto a doverlo aiutare nel lavoro dei campi. Dopo, ho aperto un negozio di falafel ma per lavorare dovevo indossare dei pantaloni, una maglietta e un berretto, vestiti larghi che coprivano le mie fattezze femminili, così la gente mi scambiava per un ragazzo. Una donna che lavora non è vista di buon occhio, specialmente in un negozio. Intorno ai 19 anni, poi, ho iniziato a ricevere attenzioni e ad essere molestata, alla fine ho ricevuto pressioni tali che mi hanno spinto a chiudere l’attività per cui avevo lavorato tanto duramente. Quando chiusi il negozio, i pretendenti cominciarono a chiedere la mia mano, ma io li rifiutavo, perché mio padre era malato e i miei fratelli e sorelle erano ancora piccoli. Avevo 25 anni quando mio padre morì, e da allora indosso solo abiti neri. Poco dopo morì anche uno dei miei fratelli, in un incidente di autobus. I suoi figli erano ancora piccoli e io da allora li ho aiutati come potevo. Per le donne di Gaza solo povertà, insicurezza e violenza [ A CHIARE LETTERE [ FILO DIRETTO rappresentati del dipartimento dell’educazione Foto © Simona Ghizzoni EMERGENZA DONNE A GAZA EMERGENZA DONNE A GAZA

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In occasione del 25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, salviamo il Centro Donna di Gaza, che rischia la chiusura! www.cospe.org/piudonna

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N E L L E T U E M A N IPROGETTI, CAMPAGNE, EVENTI, VIAGGI, RETE | PERIODICO INFORMATIVO | ANNO II I , NUMERO 2. GRATUITO

All’indomani della vittoria della Rivoluzione egiziana, in piazza Tahrir e nelle strade circostanti, i cittadini pulivano i marciapiedi, raccoglievano rifiuti, spazzavano in segno di civiltà e cambiamento. La salvaguardia dell’ambiente, il riciclaggio dei rifiuti, l’educazione ambientale sono stati anche al centro del progetto di lotta alla povertà COSPE nel popoloso quartiere del Cairo Nord: con 20 milioni di abitanti Il Cairo è una delle

CONTAINERLe iniziative COSPe degLi uLtimi meSi

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Direttore Responsabile > Pamela CioniIn Redazione > Susanna Finardi, Fabio Laurenzi, Marco LenziSi ringraziano > Asmaa Ali, Giovanni Barbagli, Angela Bardelli, Silvia Ricchieri, Claudio Russo, Gianni TomaFoto > Archivio COSPE, Simona Ghizzoni e Alberto Conti per concessione di Contrasto, Luca RinaldiniRealizzazione grafica DUEEVENTI COMUNICAZIONEStampa C.G.E. Centro Grafico Editoriale - FirenzeStampato in 6000 copie distribuzione gratuitaTessera soci € 40 - Tessera Amici con donazione a partire da € 20

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Paesi Emergentiè un'associazione privata,

laica e senza scopo di lucro.Dal 1983, opera nel sud

del mondo, in Italiae in Europa per

il dialogo interculturale,lo sviluppo equo

e sostenibile,i diritti umani, la pace

e la giustizia tra i popoli.COSPE è oggi impegnato

nella realizzazionedi 154 progetti

in 31 paesi nel mondo.

IL TUO SOSTEGNO PER TENERE IN VITA IL CENTRO PER LE DONNE DI GAZA di Gianni Toma

IL SORRISO DI CATARINACatarina è una ragazza mukubal e vive in una delle comunità del progetto Angola, portato avanti da COSPE nella regione del Namibe, nel sud del Paese. Come la maggior parte delle donne mukubal (gruppo etnico seminomade dell’africa australe dedito al piccolo allevamento e all’agricoltura definita di sussistenza). Catarina è molto riservata, non si espone e non parla troppo e comunque mai prima degli uomini. Ha 30 anni, è madre di 4 figli, non ha mai frequentato la scuola e si dedica quotidianamente alle varie mansioni che tradizionalmente sono riservate alle donne. Si alza presto al mattino, già poco dopo il sorgere del sole comincia a pulire il cortile della capanna che serve da abitazione alla sua famiglia, poi va a lavoro nei campi, a prendere l’acqua a una fonte lontana per poi tornare e pensare ai pasti della famiglia. L’ho incontrata per la prima volta durante una riunione effettuata per pianificare le attività di appoggio alle comunità e per valutarne i risultati e l’impatto complessivo. In quell’occasione stavamo parlando delle difficoltà e dei problemi che affliggono la popolazione ed è emerso come l’analfabetismo e la mancanza di istruzione costituiscano dei sostanziali limiti per uscire dall’isolamento culturale e dall’esclusione sociale di cui soffre la maggior parte della popolazione rurale che ancor oggi vive in maniera tradizionale.Catarina annuiva quando ascoltava queste osservazioni e il suo sguardo sembrava voler dire che sarebbe stato bello poter andare a scuola, nonostante lei non fosse più una bambina ormai. Dopo questa riunione abbiamo valutato la fattibilità di costruire una piccola scuola nella comunità di Catuvo ne abbiamo riparlato con i responsabili comunitari, con i

Nell’ultimo anno più di 1000 donne hanno potuto, grazie al Centro di Gaza, ricevere assistenza sanitaria, psicologica e legale oltre a partecipare a incontri sui diritti delle donne e corsi di formazione professionale. Oggi il centro è a rischio di chiusura per mancanza di fondi che fino all’anno scorso venivano garantiti da un progetto finanziato, oggi non rinnovato. Entro fine anno dobbiamo trovare 10mila euro per garantirne la sopravvivenza.

Nella Striscia di Gaza la condizione delle donne, prime vittime del conflitto è allarmante: ridotto accesso alla sanità, al lavoro e a servizi di base, causate dall’embargo israeliano, a cui si aggiungono le pratiche patriarcali imposte da Hamas. Le donne sono sempre di più vittime di discriminazione, soprusi, violenza familiare. In questo contesto partire dalle donne e i loro diritti è dare una speranza al processo di pace.

Come ci racconta la storia di Nawal Abu Si’da, una donna che vive a Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza, l’area a più alta densità di popolazione al mondo, dove COSPE da un anno oltre al Centro donne che garantisce servizi in ambito sociale,

medico e legale, ha attivato anche due laboratori di cucito per le donne dei due campi profughi di Beit Lahia e Al Maghazi dove Nawal, adesso, lavora.

“Negli ultimi mesi ho sentito che COSPE avrebbe aperto un laboratorio di cucito a Beit Lahia, alcune donne del laboratorio mi hanno chiamata per chiedermi se volevo unirmi a loro, ho accettato la proposta: ero pronta a mettere a frutto le mie abilità nel cucire e iniziare a lavorare con loro. Mi sono anche consultata con mio fratello e lui non ha avuto obiezioni: voleva che io rompessi la mia solitudine. Il mio lavoro nel laboratorio di cucito ha rafforzato la mia personalità. Mi ha aiutata a uscire fuori dal mondo familiare in cui mi stavo rinchiudendo e ad avere un po’ di svago. Ora mi sento piena di energia: ho un lavoro e devo sforzarmi di guadagnarmi da vivere e raggiungere la mia autonomia”. La sua è una delle tante storie di donne che si ascoltano al centro. Una storia di isolamento e rinunce che però ha un lieto fine: “Ho studiato fino al quarto grado - racconta infatti Nawal - poi, a causa delle botte che ricevevo dagli insegnanti, crescendo ho avuto problemi psicologici.

Alla fine ho lasciato la scuola. Mio padre era un contadino, ma il suo lavoro non era sufficiente per soddisfare a pieno i bisogni della nostra famiglia, e questo mi ha costretto a doverlo aiutare nel lavoro dei campi. Dopo, ho aperto un negozio di falafel ma per lavorare dovevo indossare dei pantaloni, una maglietta e un berretto,

vestiti larghi che coprivano le mie fattezze f e m m i n i l i , così la gente mi scambiava

per un ragazzo. Una donna che lavora non è vista di buon occhio, specialmente in un negozio. Intorno ai 19 anni, poi, ho iniziato a ricevere attenzioni e ad essere molestata, alla fine ho ricevuto pressioni tali che mi hanno spinto a chiudere l’attività per cui avevo lavorato tanto duramente. Quando chiusi il negozio, i pretendenti cominciarono a chiedere la mia mano, ma io li rifiutavo, perché mio padre era malato e i miei fratelli e sorelle erano ancora piccoli. Avevo 25 anni quando mio padre morì, e da allora indosso solo abiti neri. Poco dopo morì anche uno dei miei fratelli, in un incidente di autobus. I suoi figli erano ancora piccoli e io da allora li ho aiutati come potevo.

Per le donne di Gaza solo povertà,

insicurezza e violenza

[ A CHIARE LETTERE [ FILO DIRETTO

EGITTO RIVOLUZIONARIO E PULITO [ GLOB

LA CAROVANA DELL’ACQUA IN PALESTINAPalestina, 10-17 settembreLa Carovana dell’acqua in Palestina, per il diritto all’accesso all’acqua nei Territori, è stata seguita in diretta grazie al “diario in pillole” inviato quotidianamente dalla giornalista di “Left” Paola Mirenda.

IL RUOLO DELLE DONNE NEL PROCESSO DI PACIFICAZIONESvezia, 23-24 settembre 2011 COSPE e SWA, la Somali Women Agenda, alla conferenza internazionale sul Corno d’Africa e sull’emancipazione femminile che si è svolta a Lund, in Svezia.

‘NUOVE LETTERE’ IN MUSICA AL FESTIVAL DI INTERNAZIONALEFerrara, 1 0ttobre 2011Al Festival di Internazionale di Ferrara, COSPE ha presentato con un reading musicale “Nuove lettere persiane”.

TERRA DI TUTTI FILM FESTIVAL A BOLOGNABologna, 6-9 ottobreUn programma di 40 film e documentari provenienti dai cinque continenti e 6.000 presenze: sono i numeri di “Terra di Tutti Film Festival”, la rassegna di cinema e documentario sociale di Bologna. Novità di quest’anno il concorso di reportage fotografici “Terra di Tutti Photo Contest”.

AMINATA TRAORÈ: L’AFRICA CHE LOTTAFirenze, Bologna, Padova, Ancona e Pesaro, 10 - 15 ottobre 2011Un ciclo di conferenze di Aminata Traorè, politica ed intellettuale Africana, ospite di COSPE nell’ambito della campagna “Earthforall - una terra per tutti”.

FONDAZIONI4AFRICA: MIGRANTI E COOPERAZIONESiena e Poggibonsi, 24 ottobre 2011Seminario finale del progetto “Fondazioni 4 Africa – Senegal”, promosso da quattro Fondazioni italiane di origine bancaria in collaborazione con quattro ONG.

‘TERRA DI TUTTI FILM FESTIVAL’ A FIRENZEFirenze, 2 novembre 2011 David Riondino ha presentato l’edizione fiorentina del “Terra di Tutti Film Festival” e il suo ultimo film “Shakespeare in Habana” al Cinema Odeon nell’ambito dei “50 giorni di cinema internazionale” della Mediateca Toscana.

‘IMMAGINAFRICA’: L’ARTE E LE PERSONE IN FESTA CON L’AFRICAPadova, 18 settembre - 5 novembre“Africa e derivati. Riciclare creativamente dopo l’uso” . COSPE ha raccontato l’esperienza del progetto del Ghana su rifiuti e riciclo alla manifestazione “In festa con l’Africa” di Padova.

Partecipa e aiutaci a organizzare cene di raccolta fondi per la campagna + DONNA di COSPE. Quest’anno i fondi saranno destinati al Centro donne di Gaza. Segui la campagna e cerca la cena più vicina a te sul nostro blog www.cospe.org/piudonna/

CENE + DONNA

rappresentati del dipartimento dell’educazione

Foto © Simona Ghizzoni

EMERGENZA DONNE A GAZA

EMERGENZA

DONNE A GAZA

città con più problemi al mondo di inquinamento e di smaltimento di rifiuti. Se a condizioni igieniche precarie si sommano povertà estrema, disoccupazione e scarsa educazione ci rendiamo conto di quanto importante sia lavorare nei quartieri su questi temi. Il progetto di COSPE si è orientato soprattutto su giovani, donne e bambini e sono state moltissime le iniziative che hanno coinvolto la popolazione, raggiungendo (tra iniziative, eventi, campagne di informazione) un bacino di circa 30000 persone. Nei tre anni del progetto sono stati riabilitati sei giardini pubblici, sono state fatte 50 giornate di sensibilizzazione ambientale ed è stato prodotto, con i bambini, un materiale didattico di educazione ambientale che le scuole stanno usando. Tanti successi soprattutto sul fronte della partecipazione cittadina, che raccontano di una società civile egiziana in crescita e desiderosa di protagonismo. Tutto quello che abbiamo visto con la Rivoluzione in corso nel Paese.

Cairo Nord, giornata ambientale © Luca Rinaldini

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