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mostra Cesare Brandi e Alberto Burri: un rapporto intenso iniziato con un violento scontroE ora raccontato al Santa Maria della Scala di Siena fra capolavori, lettere e una villa speciale

Ldi Roberto Barzanti

L'analisi critica di un autoresfociava spesso in un rapportodiretto, che si modulava maga-ri in durature amicizie, e cosìCesare Brandi fu attorniato,lungo il suo febbrile itinerariodi incontri e scoperte, da unabrigata di artisti dei quali eraattento interprete e acuto testi-mone. Non stupisce che nel-l'anno che celebra il centenariodella nascita di Alberto Burri -a Città di Castello, il 12 marzo1915 - si sia organizzata a Sienauna mostra singolare, sotto iltitolo ammiccante Brandi eBurri. Un'amicizia informale.Dove l'aggettivo allude ad unaruggente stagione creativa nonmeno che all'affabilità di un'in-tesa memorabile tra le accesedispute estetiche del secondoNovecento. Il teorico senesenutrì una passione militanteper le vicende artistiche e sulloscontroso e cordiale umbro halasciato pagine definitive. Met-teva conto che, a umile eco del-l'esposizione fulcro che s'av-

volge su per la spirale del Gug-genheim a New York, nasces-sero appuntamenti incentratisu luoghi e persone che hannocostruito la fortuna di chi al-l'inizio fu dileggiato con suffi-cienza. E Cesare Brandi - di no-ve anni maggiore per età delmaestro oggi universalmentericonosciuto - non fu affattotra,gli entusiasti della prim'ora.

E restata famosa, e si tra-manda nella malevola tradizio-ne orale, la furiosa invettivache lanciò liquidando con irri-feribili epiteti Burri Morlotti eVedova, tre promettenti giova-ni accomunati - era il 19,7 -nella galleria romana La Salita.

ContrastiNel 19571a furiosacritica controil maestro umbro,poi il cambio di giudizio

E sì che erano passati dieci an-ni dall'esordio pubblico italia-no di Burri, ma ancora la sua ri-voluzione non era accolta. LeCombustioni in plastica inorri-dirono molti. Brandivi riscon-trava una clamorosa confermadella tesi avanzata nella sua Fi-ne dell'Avanguardia.

A fargli cambiare idea fuGiorgio Morandi, ascoltatissi-mo e da Brandi ammirato -sottolinea Vittorio Brandi Ru-biu - non solo perla sua opera.Come un apostolo che tenticon pacata sentenza di conver-tire un agguerrito incredulo, ilcasto Morandi sostenne impa-vido che Burri era a suo parere«il migliore dei moderni»:proseguiva una ricerca di es-senzialità che si spingeva fino anegare la pittura e a ritrovarla,farla emergere dai materialipiù banali e quotidiani, da ope-razioni che rifiutavano qualsia-si indugio decorativo e perfinole estrose macchinazioni deifuturisti e dintorni. La materiaconservava intatta il suo peso.E neppure veniva assunta per

farne simbolo d'una sorta di«correlato oggettivo» di statid'animo e di emblematiche si-tuazioni. Brandi era solito di-fendere con accanimento lesue posizioni, ma era pronto amutarle davanti all'esame diun manufatto, ai risultati diun'esperienza. Nacque così lasua monografia su Burri del'63, che segnò una svolta e nonsolo per la ricezione del rusticoasceta di Città di Castello. Bastarisfogliarla per cogliere la viaseguita e gli approdi raggiunti.Non era ignorata, di Burri, ladolorosa detenzione nel cam-po di concentramento di Here-ford, in Texas, e la scelta di dar-si, lui medico, alla pittura perdire senza parole uno smarri-

mento che l'aveva isolato dalleparti in guerra. Fu una libera-trice «azione catartica» l'inter-vento esercitato su elementidestinati alla consunzione:«Ho scelto - ha confessatoBurri in una delle rare intervi-ste concesse - materiali poveriper dimostrare che possonoancora essere utili. La povertàdel materiale non è un simbo-lo: è un pretesto per dipinge-re». Ed ecco la sequenza di Ca-trami, Muffe, Sacchi, Pelli,Gobbi, Cretti, Legni, Lamiere,Carte, Ferri, Combustioni chesi susseguono a riscattare nelsegno di una «classicità um-bra», severa e nuda, una con-danna alla dimenticanza. C'èun che di francescano, di mira-colosa manipolazione in Burri.Il suo studio assomigliava adun antro zeppo di arnesi datortura. Maneggiava la fiammaossidrica «come un pennelloinfernale», dice Brandi, per ri-cavare bruciature, lacerazioni,strappi, trasparenze, ferite cheformassero un universo di geo-metriche rispondenze e intoc-cabili equilibri.

Nella mostra senese, tra le 21opere di artisti della collezione

(De Pisis, Guttuso, Manzù, Ma-stroianni, Afro, Donghi, Scia-loja, Romiti, Sadun, Morandi,Tàpies) spiccano quattro testidello scontroso amico e sondoni di devoto affetto: una mi-nuscola Combustione (1960),un Cretto bianco (per il Natale'77), un curioso Cippo bianco-nero (1972) e un grande Cello-tex del 1981. Queste due ultimeinamovibili opere vanno vistein sede: erano fatte appostaper Vignano, la villa peruzzia-na di Brandi a due passi dallacittà. Posto all'ingresso com'è,il nero lucido che sovrasta laparte opaca del Cellotex sem-bra accoglierti con rispettosa esilente solennità illuminando-si d'improvviso: un abbracciodopo lunga assenza. AlbertoBurri, artista dei due mondi,non si toglieva dalla testa lacollina verde dell'infanzia equando poteva faceva unascappata a Vignano. «Qui soli-ta vita - scriveva a Brandi daLos Angeles nel dicembre '65-, quasi sempre in casa, `lavo-ricchio' a piccole cose su cartache penso di riportare, e contoi giorni, soprattutto conto igiorni che mancano al ritor-no».

Info

La mostraBrandi e Burriun'amiciziainformalesi tiene nellaSala SanGalgano delComplessoMuseale SantaMaria dellaScala di Sienadal 21novembreal 31 gennaio

Esposteventunoopere dellacollezioneBrandi, con lapossibilità divisitare la Villadi Vignano edue capolavoridi Burri

Sopra una saladella VillaBrandi aVignano,a destraAlberto Burriinsiemea CesareBrandi e«Scultura inceramica»di Burri (1972)espostaa Vignano