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CESARE PAVESE Santo Stefano Belbo, 9 Settembre 1908 Torino, 27 Agosto 1950 (42 años). Scrittore Poeta Saggista Traduttore

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CESARE PAVESE

Santo Stefano Belbo, 9 Settembre 1908Torino, 27 Agosto 1950 (42 años).

ScrittorePoetaSaggistaTraduttore

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CESARE PAVESE

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CESARE PAVESE

Pensavo a quel gelo, a quel vuoto che avevo traversato e che lei si portava nelle ossa, nel midollo, nel sangue. Valeva la pena di rivivere ancora? Ci pensai, e intravvidi il barlume del giorno. Allora dissi "Sia finita" e mi voltai. Euridice scomparve come si spegne una candela.

ORFEO E EURIDICE

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1908: Nasce a Santo Stefano Belbo, paesinodelle Langhe in provincia di Cuneo. Ben presto la famiglia si trasferisce a Torino.

Ma le colline del suo paese rimarranno per sempre impresse nella mente dello scrittore e si fonderanno con l’idea mitica dell’infanzia e della nostalgia.

Le colline di Santo Stefano Belbo viste dall'alto

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Infanzia, non felice

Sorellina nata prima di lui muore di diferite, e altri due fratelli anche sono morti molto piccoli.

Madre fragile di salute, affida ad una balia il piccolo Cesare.

Il padre muore subito quando lui aveva 6 anni, episodio che inciderà molto sull’indole del ragazzo Madre sostutuisce al marito nell’allevare i figli impartendo loro un’educazione molto rigorosa e rigida. Con la sua freddezza e riserbo non attua da madre affettuosa e dolce.

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CESARE PAVESEAdolescenza

Ragazzo timido, amante dei libri, della natura e sempre pronto ad isolarsi dagli altri, a nascondersi, a inseguire farfalle e ucelli, a sondare i misteri dei boschi. Sceglie fin da ragazzo la letteratura nella ricerca della risoluzione dei suoi conflitti interiori. Comincia la sua tendenza al “vizio assurdo”, la vocazione suicida. In tutte le lettere del periodo liceale ritroviamo sempre un accenno alla mania suicida

Alla introversione tipica dell’adolescenza si somma la risultante dei traumi infantili.

Si profila subito in lui la storia di un destino tragico e amaro

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CESARE PAVESELiceo

Liceo D’Azeglio, avrà come professore un maestro d’umanità, Augusto Monti, al quale molti intelettuali torinesi di quegli anni devono molto.

È assai riluttante a impegnarsi nella lotta politica, verso la quale non ha un grande interesse, ma tende a fondere sempre il motivo politico con quello più propriamente letterario.

Trova gusto nelle discussioni, si trova asuo agio nelle trattorie, assieme agli operai, ai venditori ambulanti, alla gente qualunque. Molti di questi saranno un giorno protagonisti dei suoi romanzi.

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CESARE PAVESEUniversità

Negli ultimi anni dell’università entra nella sua vita “la donna dalla voce rauca”, che sarà il centro della sua anima. Si trasforma, diventa cordiale, affettuoso, aperto al colloquio con gli altri. Ha la sensazione di essere giovane, rinato. L'interesse per la letteratura americana divenne sempre più rilevante e così nel 1930 si laurea con una tesi Sulla interpretazione della poesia di Walt Whitman. Comincia a lavorare alla rivista “La Cultura” e si dedica alla traduzione della letteratura inglese e americana nella quale acquisisce ben presto fama e notorietà.

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CESARE PAVESE

1931: viene stampata la sua prima traduzione, importante anche per tutta la cultura italiana in cui si inizia un nuvo periodo. Rompe lo schema delle retoriche nazionalistiche, apre nuovi orizzonti. Il fascismo negava ogni iniziativa alle grandi masse, impediva gli scioperi, mentre in quei romanzi americani si vedevano nuovi rapporti sociali.

Traduttore

1931: muore la madre. L’ammirazione mai manifestata e il rimorso di non avere mai saputo dimostrare il suo affetto e la sua tenerezza per lei, segnano un altro solco amaro nella sua vita.

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CESARE PAVESE

1933: sorge la casa editrice Einaudi al cui progetto Pavese partecipa con entusiasmo per amicizia con Giulio Einaudi.

Sono i suoi migliori anni con “la donna dalla voce rauca”, intelettuale laureata in matematica e fortemente impegnata in la lotta antifascista (fa giungere al proprio domicilio lettere fortemente compromettenti sul piano politico, scoperto non fa il nome della donna).

1935: viene condannato per sospetto antifascismo a tre anni di confino, al suo ritorno si trova davanti al fatto dell’abbandono della donna e il matrimonio di lei con un altro.

Scrittore

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CESARE PAVESE

1936: prima raccolta di poesie Lavorare stanca (1931-35) letta da pochi. Seconda edizione (1942).

L’esperienza (il suo primo romanzo, Il Carcere) lo fa sprofondare in una crisi grave e profonda, che per anni lo terrà avvinto alla tentazione del suicidio. Si richiude in un isolamento forse peggiore di quello adolescenziale, ma ancora una volta a salvarlo è la letteratura.

In quegli anni scrive racconti, romanzi brevi, saggi. Nel 1941 esce la sua prima opera narrativa Paesi tuoi, ambientata in quelle colline delle Langhe.

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CESARE PAVESE Sembra aver riacquistato la fiducia in se stesso e nella vita e soprattutto frequentando gli intellettuali antifascisti della sua città, aver maturato una coscienza politica. Tuttavia non partecipa né alla guerra né alla resistenza: chiamato alle armi, viene dimesso perché malato di asma.

Destinato a Roma per aprire una sede della Einaudi, si trova isolato. Prova ripugnanza per la violenza, per gli orrori che la guerra comporta e si rifugia nel Monferrato presso la sorella (due anni) dove vivrà recluso tra le colline con un acenno di crisi religiosa e soprattutto con la certezza di essere diverso, di non sapere partecipare alla vita, di non essere attivo e presente, di non essere capace di avere ideali concreti per vivere.

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CESARE PAVESE Dopo la fine della guerra si iscrive al Partito Comunista, ma anche questa scelta, come la crisi religiosa, altro non era se non un ennesimo equivoco, una nuova maniera di prendere in giro se stesso, di illudersi. Una sorta di tentativo di riparazione, di voglia di mettere a posto la coscienza.

Ancora il suo impegno è sempre letterario: scrivearticoli e saggi di ispirazione etico-civile, riprende il suo lavoro editoriale,si interessa di mitologia e di etnologia, elaborando la sua teoria sul mito,concretizzata nei Dialogui con Leucò.

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CESARE PAVESE Conosce una giovane attrice americana, Constance Dowling. È di nuovo l’amore. La giovane in qualche modo con una sincera ammirazione per un uomo ormai famosos e noto, ricco di intelletto e capace di una forte emotività, accende ancora una volta Cesare. Ma poi va via, lo abbandona e torna in America e Pavese scrive Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

A questo secondo abbandono, alle crisi politiche e religiose, all’angoscia, alla nuova ondata di solitudine e di senso di vuoto non riesce più a reagire.

Logorato, stanco, ma in fondo perfettamente lucido, si toglie la vita in una camera dell’albergo Roma di Torino ingoiando una forte dose di barbiturici. È il 27 agosto di 1950.

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CESARE PAVESE

Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi

(sul comodino della sua stanza, sulla prima paginadei Dialoghi con Leucò)

Dopo la sua morte viene pubblicata un’altra raccolta poetica“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”