Post on 30-Oct-2021
Dal boom alla crisi
Fine della fase espansiva del Boom
Mutamento antropologico, urbanistico, architettonico
Instabilità politica e immobilismo
Degrado ambientale
Conseguenze morali del consumismo
Debolezza di una borghesia matura
Economia protetta e assistita
Scarsa equità sociale
Nascita della partitocrazia
Dal Boom alla crisi
Ampliamento della sfera dei diritti civili
Avanzare delle classi lavoratrici e dei sindacati
Corruzione politica
Nuova competitività tra classi
Primi scontri intergenerazionali
Deficit di responsabilità individuale
Dal Boom alla crisi
Alle formule del centro-sinistra di Aldo Moro, si alternano
le formule del centro-destra del governo Andreotti
Nel 1971 Il Presidente Giovanni Leone viene eletto con
l’appoggio del Movimento Sociale
Il malumore viene sia da sinistra che da alcuni cattolici
(Comitati di base)
La formazione di corpi intermedi tra Stato e individuo
non è interpretata come un’occasione di
modernizzazione ma come una sfida al potere
Il quadro politico
Pagina 6
L’Italia pre-moderna: parole chiave
Valori “reali” oggettivamente radicati nelle
culture particolare e concrete dell’Italia
agricola e paleoindustriale
Chiesa
Patria
Famiglia
Obbedienza
Disciplina
Ordine
Risparmio
Moralità
Pagina 7
L’Italia moderna: parole chiave
Il modello consumistico rischia di essere
vincente laddove l’ottica pedagogica non è più
sorretta dalla forza delle “istituzioni del sapere”
MetropoliConsumismo
Industria
Meccanizzazione
Diffusione dei gusti di massa
Disillusione
Pagina 8
La modernizzazione aveva portato alla liberazione progressiva di forme di consumo e di intrattenimento che avevano avuto una incerta fase di sperimentazione negli anni Trenta, prima della
definitiva stretta del regime fascista
L’ambito dei conflitti culturali
La generazione dei genitori, coinvolta come avversaria nella contestazione cresciuta anche nutrendosi della fortuna della commedia all’italiana, spesso
criticamente corrosiva nei confronti del boom e dei suoi lati
oscuri
La generazione studentesca cresciuta consumando accanto a una cultura scolastica, che faceva
perno sul liceo classico come matrice della classe dirigente
futura, il fumetto nero e il cinema mitologico-seriale o quello
spaghetti western
“Nei primi anni Sessanta, a causa dell’inquinamento dell’aria, e,
soprattutto, in campagna, a causa dell’inquinamento dell’acqua
(gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a
scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante.
Dopo pochi ani le lucciole non c’erano più (…) Quel “qualcosa”
che è accaduto una decina di anni fa lo chiamerò dunque
“scomparsa delle lucciole”.
Il regime democristiano ha avuto due fasi assolutamente distinte,
che non solo non si possono confrontare tra loro, implicando una
certa continuità, ma sono diventate addirittura storicamente
incommensurabili. La prima fase di tale regime è quella che va
dalla fine della guerra alla scomparsa delle lucciole, la seconda
fase è quella che va dalla scomparsa delle lucciole a oggi.”
P. P. P Pasolini. Il vuoto del potere, in “Corriere della Sera”, 1-2-1975
La fine delle lucciole
Prima della scomparsa delle lucciole
“La continuità tra fascismo fascista e fascismo democristiano è completa e
assoluta. Taccio su ciò, che a questo proposito, si diceva anche allora,
magari appunto nel "Politecnico": la mancata epurazione, la continuità dei
codici, la violenza poliziesca, il disprezzo per la Costituzione. E mi
soffermo su ciò che ha poi contato in una coscienza storica retrospettiva. La
democrazia che gli antifascisti democristiani opponevano alla dittatura
fascista, era spudoratamente formale.”
In tale universo i "valori" che contavano erano gli stessi che per il fascismo:
la Chiesa, la Patria, la famiglia, l'obbedienza, la disciplina, l'ordine, il
risparmio, la moralità. Tali "valori" (come del resto durante il fascismo)
erano "anche reali": appartenevano cioè alle culture particolari e concrete
che costituivano l'Italia arcaicamente agricola e paleoindustriale. Ma nel
momento in cui venivano assunti a "valori" nazionali non potevano che
perdere ogni realtà, e divenire atroce, stupido, repressivo conformismo di
Stato.”
P. P. P Pasolini. Il vuoto del potere, in “Corriere della Sera”, 1-2-1975
La fine delle lucciole
Dopo la scomparsa delle lucciole
“I "valori" nazionalizzati e quindi falsificati del vecchio universo agricolo e paleocapitalistico, di colpo non contano più. Chiesa, patria, famiglia, obbedienza, ordine, risparmio, moralità non contano più.”
“Ho visto dunque "coi miei sensi" il comportamento coatto del potere dei consumi ricreare e deformare la coscienza del popolo italiani, fino a una irreversibile degradazione.”
“gli uomini di potere democristiani sono passati dalla "fase delle lucciole" alla "fase della scomparsa delle lucciole" senza accorgersene. Per quanto ciò possa sembrare prossimo alla criminalità la loro inconsapevolezza su questo punto è stata assoluta; non hanno sospettato minimamente che il potere, che essi detenevano e gestivano, non stava semplicemente subendo una "normale" evoluzione, ma sta cambiando radicalmente natura.”
“Essi non vedevano che il potere, che essi stessi continuavano a detenere e a gestire, già manovrava per gettare la base di eserciti nuovi in quanto transnazionali, quasi polizie tecnocratiche. E lo stesso si dica per la famiglia, costretta, senza soluzione di continuità dai tempi del fascismo, al risparmio, alla moralità: ora il potere dei consumi imponeva a essa cambiamenti radicali nel senso della modernità.”
La fine delle lucciole
“La Congiuntura”
Nel 1963 il grande ciclo espansivo dell'economia italiana
subisce una battuta d'arresto.
Si esaurisce l'eccesso di offerta di forza lavoro dal sud e
dalle campagne, col raggiungimento di una
situazione prossima alla piena occupazione.
Le organizzazioni sindacali cominciano ad ottenere
consistenti aumenti salariali per i lavoratori, le cui basse
retribuzioni avevano contribuito a rendere possibile il
"miracolo economico".
La crescita dei consumi, seguita agli
aumenti salariali, ha prodotto un’espansione
della domanda, a cui fa seguito un ciclo
di inflazione e di disavanzo progressivo della
bilancia commerciale.
Per far fronte a tale situazione, nell'autunno
del 1963, le autorità monetarie intervengono
con una stretta creditizia (ossia una limitazione
del credito e della liquidità mediante vincoli sui
depositi bancari), provocando la caduta degli
investimenti e della produzione.
“La Congiuntura”
I provvedimenti dei governi di
centro-sinistra danno il via a
una massiccia esportazione di
capitali, che affliggerà a
lungo il paese, anche al di là
dei momenti di effettiva
difficoltà interna.
Si arresta così il ciclo
espansivo e
inizia una fase di recessione.
“La Congiuntura”
“La Congiuntura”, 1964
Un principe romano, Giuliano, donnaiolo, affascinato da una giovaneragazza inglese, Jane, decide di accompagnarla in Svizzera con la suaautomobile con targa diplomatica. In realtà, la ragazza vuole sfruttarel'ingenuo principe e i sui privilegi di diplomatico per trasportare inSvizzera, senza rischi, una grossa somma di denaro. Il viaggio si rivelapieno di contrattempi e di disavventure, terminando, coltre il confine,secondo il piano studiato da Jane. Giuliano scopre d'essere statotruffato dalla ragazza, la quale abbandona su due piedi il principe,fuggendo con la sua automobile.
GENERE: COMMEDIAREGIA: ETTORE SCOLA SCENEGGIATURA: ETTORE SCOLA RUGGERO MACCARI ATTORI: VITTORIO GASSMAN, JOAN COLLINS, JACQUES BERGERAC, BILDA HARRY, MARINO MASÉ
L’Italia è priva di una legislazione per la tutela delle risorse
naturali come l’aria e l’acqua.
Il 9 ottobre del ‘63, vi era stata la tragedia del Vajont,
provocata da una frana, staccata dal monte Toc, che era
finita nel lago artificiale chiuso dalla diga del Vajont
(provocando oltre 2000 morti).
La sfera pubblica:
modernizzazione e illegalità
Negli anni ’60, l’Italia è travolta
dall’egemonia edilizia
Ne esce stravolto il paesaggio
nazionale, ma soprattutto si rafforza
una classe dirigente di notabili,
burocrati, speculatori e affaristi
In questo modo, i capitali fuggono
all’estero, gli imprenditori liberi
rimangono una merce rara
La sfera pubblica.
Modernizzazione e illegalità:
l’ edilizia
Nell’agosto del 1966, 8000 persone ad Agrigento rimangono senza casa per la gigantesca frana di una porzione della città.
Da un rapporto condotto due anni prima sulla fioritura del cemento nella città siciliana, era emersoil “caso Vaiana”.
Modernizzazione e illegalità (edilizia)
Alfonso Vaiana svolgeva contemporaneamente il ruolo di Ingegnere, Assessore ai lavori pubblici, Progettista e direttore dei cantieri per conto delle maggiori imprese edili.
In qualità di assessore aveva concesso innumerevoli licenze al proprio fratello e a due cognati
Modernizzazione e illegalità (edilizia)
La stessa politica si è ormai trasformata in un «affare».
Ne paga le spese il ministro dei lavori pubblici, Fiorentino
Sullo, che ha preparato per il governo Fanfani, nel ’62, un
testo di 87 articoli contro il disordine e la speculazione.
La legge non approderà neppure alla discussione
parlamentare, e lo stesso Sullo, sconfessato dal suo
partito, sarà addirittura screditato da pettegolezzi sulla sua
condotta privata.
La sfera pubblica.
Modernizzazione e illegalità: l’ edilizia
“Il business italiano, già colpito dalla
nazionalizzazione dell’industria elettrica, tremava
al pensiero che i socialisti volessero attuare la
nazionalizzazione dei suoli edificabili, che avrebbe
spezzato la speculazione sulle aree ed avrebbe
impresso un corso diverso allo sviluppo delle città,
delle coste, insomma del Paese”.
Eugenio Scalfari, 1964
La sfera pubblica.
Modernizzazione e illegalità: l’ edilizia
“I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, autentica è invece la realtà sociale ed ambientale che li produce.”
La speculazione edilizia
La normativa sui fiumi,
approvata nel ’62, è del tutto
disattesa, come ci si può
rendere conto nel 1966,
quando le acque dell’Arno
ricoprono Firenze.
La sfera pubblica:
modernizzazione e illegalità
L'alluvione è uno dei primi
episodi in Italia in cui si
registrano forti carenze nella
Protezione civile.
L’allarme viene dato in ritardo e
l’informazione cerca di
sminuire l'entità del disastro;
per i primi giorni gli aiuti
provengono quasi
esclusivamente dai cosiddetti
Angeli del fango
...fu una politica senza cultura quella che accompagnò, o piuttosto
dovremmo dire inseguì come poteva, certamente non previde e
non governò lo stupefacente balzo in avanti che ci portò al settimo
posto tra i paesi industrializzati. Rivoluzioni silenziose
trasformarono radicalmente la nostra vita e rimescolarono le
classi in un calderone bollente; la cultura di massa e l’ondata
dei consumi furono come un’incontenibile esplosione di energia
vitale da cui nacque una nuova, ancora misteriosa plebe, che ora
esprime impulsi democratici, ora ci mostra un volto orribilmente
barbarico…
Peripezie italiane di politica e cultura, in L’Italiano. Il carattere nazionale
come storia e come invenzione, Einaudi, Torino, 1983, pp.195-207
Giulio Bollati
Una politica senza cultura…
Art 34: L’istruzione inferiore, impartita
per almeno 8 anni, è obbligatoria e
gratuita
1962 – Nasce la scuola media unificata
Obbligo scolastico fino a 13 anni
Don Lorenzo Milani (1923-1967), sacerdote ededucatore, fondatore della scuola diSant'Andrea di Barbiana, il primo tentativo discuola a tempo pieno rivolto all’istruzionedelle classi popolari. I suoi progetti di riformascolastica e la sua difesa della libertà dicoscienza, anche nei confronti del serviziomilitare, furono fraintesi e ostacolati dalleautorità scolastiche e anche da una parte diquelle religiose.
La Scuola
I programmi sono vecchi e nozionistici
La scuola è distante dalla vita reale
La scuola non insegna ad essere cittadini consapevoli
L’uso del voto
La scuola è di classe, in quanto:
riproduce e consolida le diseguaglianze socioeconomiche e
culturali presenti nella società
esclude la possibilità di migliorare la propria condizione sociale
Lettera a una professoressa: 1963
“Cara signora, lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne
ha bocciati tanti. Io invece ho ripensato tanto a lei, ai suoi
colleghi, a quell'istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che
"respingete". Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci
dimenticate.”
Sandro e Gianni
“Sandro aveva 15 anni. Alto un metro e settanta, umiliato, adulto. I professori
l’avevano giudicato un cretino. Volevano che ripetesse la prima per la terza
volta. Gianni aveva 14 anni. Svagato, allergico alla lettura. I professori
l’avevano sentenziato un delinquente. E non avevano tutti i torti, ma non è un
motivo per levarselo di torno. Nè l’uno nè l’altro avevano intenzione di
ripetere. Erano ridotti desiderare l’officina. Sono venuti da noi solo perchè noi
ignoriamo le vostre bocciature e mettiamo ogni ragazzo nella classe giusta
per la sua età. Si mise Sandro in terza e Gianni in seconda. È stata la prima
soddisfazione scolastica della loro povera vita. Sandro se ne ricorderà
per sempre. Gianni se ne ricorda un giorno sì e uno no.”
Lettera a una professoressa
“Perché l’eguaglianza non resti un sogno
proponiamo tre riforme:
I. Non bocciare
II. A quelli che sembrano cretini dargli la
scuola a tempo pieno
III. Agli svogliati dargli uno “scopo”
Lettera a una professoressa
La condizione abitativaLa condizione urbana: per buona parte degli italiani le condizioni
abitative sono quanto mai precarie e scadenti.
A Roma le borgate di costruzione fascista si sono dilatate sotto la
spinta dell’abusivismo edilizio, alimentato dalla crescita
dell’immigrazione.
Al Nord l’aumento demografico, unito all’emigrazione dal
Mezzogiorno, ha creato una situazione di permanente emergenza
abitativa.
Nel Sud l’abbandono dei centri storici, dove erano ancora aperte
le ferite più profonde della guerra, determina un generale degrado
degli edifici e una considerevole carenza di servizi igienico -
sanitari.
Il diritto alla casa e a un’abitazione "decente"
diventa una delle parole d’ordine di molti
movimenti spontanei, collegati a collettivi politici
extraparlamentari.
Sotto la spinta delle vittorie sindacali di questi
anni, si allarga la consapevolezza dei propri diritti
e aumenta, nelle manifestazioni e nelle azioni di
protesta e di difesa sindacali, la presenza
femminile.
La condizione abitativa
La sfera privata: la casa
Centro del
riposo e
degli
affetti,dello
spettacolo
e del
divertimento
Simbolo di
status sociale
Luogo della
fatica
femminile e
dei conflitti
familiari
Spazio di
hobby
privati
La sfera privata: la casa
Il modello domestico degli anni ’60 rispecchia
l’ambiguità dei tempi nuovi:
1) Isolamento e ripiegamento nell’intimità vs giovani
che si uniscono alle “comuni” e al movimento “beat”
2) Individualismo egoico: si lavano con cura i
pavimenti ma al tempo stesso si rimane indifferenti – ad
esempio - di fronte allo scempio edilizio e del
paesaggio
La società civile: la donna
I beni di consumo sono pensati per tutti. Grazie alla
diffusione degli elettrodomestici si accorciano le distanze tra
una classe e l’altra.
La donna, da ex angelo del focolare, inizia a trasformarsi in
un soggetto più moderno, proprio attraverso l’utilizzo di
prodotti tecnologicamente avanzati.
La televisione, in particolare,
contribuisce a informare molte
giovani donne su altri possibili
destini, oltre a quello di moglie e
madre “felicemente” reclusa.
La donna nell’Italia proto-moderna
Il caso di Franca Viola è esemplare
(’65-’66).
La giovane, diciassettenne, figlia di un
agricoltore, viene fatta oggetto delle
attenzioni di Filippo Melodia (23 anni),
della famiglia Rimi, dominante ad Alcamo
(Trapani).
Al rifiuto della famiglia di lei, Melodia
risponde con una serie di intimidazioni
(ad esempio, una mandria di mucche viene ritrovata a
pascolare sul terreno appena seminato della Famiglia Viola).
La donna nell’Italia proto-modernaIl 26 dicembre del 1965 una banda di 15 persone rapisce
Franca e il fratello, che verrà liberato poco dopo.
Al secondo degli otto giorni, la giovane viene violentata.
Il 2 gennaio del 1966 viene rilasciata da Melodia, il quale
è convinto in questo modo di poter ottenere il consenso al
matrimonio.
La ragazza, rapita, violentata, e infine liberata, rifiuta il
matrimonio riparatore, riconosciuto dall’articolo 544 del
codice penale: chi ha sedotto una minorenne può
cancellare il reato sposandola. In caso contrario si
applicherà l’articolo 530 che prevede pene dai 6 mesi ai tre
anni.
Franca denuncia Filippo, che viene condannato a 11
anni. Il paese siciliano però è con lui, in quanto la
cultura locale non prevede che una ragazza rifiuti le
nozze, né che qualcuno si opponga ai più forti.
La donna nell’Italia proto-moderna
La donna nell’Italia proto-moderna
La ragazza con la pistola
Mario Monicelli, 1968
La moglie più bella
Damiano Damiani, 1970
Il caso di Franca Viola è rivelatore di un
mutamento in atto.
Anche se, ad esempio, come rivela un’indagine
della Doxa condotta nel 1967, 89 donne su 100
ritengono sia ancora più decoroso
per una donna
“non avere
alcuna
opinione
politica”
La donna nell’Italia proto-moderna
Il divorzio
Nel 1965, esce l’inchiesta, “I sultani”, di Gabriella
Parca, un’indagine sul comportamento dell’uomo
nell’Italia moderna, che mostra come la maggioranza di
loro sia favorevole al divorzio
Sempre nel ’65, il socialista Loris Fortuna avanza la sua
prima proposta di legge sul divorzio
Tra il 1967 e il 1968 viene abrogato il reato di adulterio
Nel 1969, la camera approva la legge Fortuna-Baslini
(la legge entra in vigore nel dicembre ’70)
Umberto Eco sottolinea la distanza tra l’Italia del 1948, della “guerra di
religione” tra cattolici e comunisti, e quella del 1974, in cui “i modelli
di vita più aperti diffusi dal cinema, dalla stessa televisione, dai libri, dai
giornali, avevano penetrato anche le zone più tradizionalmente
timorose del nostro sud e della Vandea di nordest […] Non solo lo
sviluppo industriale, le lotte sociali, ma perfino il telegiornale, perfino
“Rischiatutto” hanno inciso sulla quota di analfabetismo riducendola”
Per Pasolini, la vittoria del No “non dimostrava la vittoria del laicismo
progressista e democratico, quanto piuttosto che i ceti medi avevano
sposato, grazie all’azione del nuovo potere della moda,
dell’informazione e della televisione, l’edonismo consumista,
abbandonando i valori clericali di un’Italia contadina”.
Il referendum sul divorzio - 1974
G. Crapis, Il frigorifero del cervello
Negli anni ’60 è ancora in
vigore l’articolo 553 del
Codice penale fascista,
che proibisce ogni forma di
propaganda sulla
limitazione delle nascite.
Di conseguenza, i medici
non possono consigliare ai
pazienti l’uso di
anticoncezionali.
La maternità
e l’aborto
Il talidomide è una sostanza contenuta in certi sonniferi,
che vengono prescritti anche alle pazienti in gravidanza
Nove mesi dopo l’entrata nel mercato, cominciano a
nascere bambini senza arti
In Belgio, i coniugi Vandeput arrivano a uccidere la loro
figlia nata con questo handicap
Se negli altri paesi, come la Gran Bretagna, la Francia e
il Belgio, viene consentito l’aborto delle future madri che
avessero assunto il talidomide, in Italia si preferisce
minimizzare, rinviando qualsiasi intervento risolutivo
La maternità e l’aborto: il caso Talidomide (1962)
Pagina 49
“Sembrava che non succedesse quasi nulla, come se il tempo avesse rallentato la
sua corsa. Certo, c’era stata l’elezione di John Fitzgerald Kennedy, che mio
padre aveva preso per una vittoria personale, sua e del Papa, sua e della Chiesa,
in quanto si trattava di un presidente cattolico, oltretutto con moglie elegantissima.
“Il Giorno” parlava della “distensione”, che voleva dire un rapporto appena meno
teso tra Stati Uniti e l’Unione Sovietica, terra di materialisti senza Dio, persecutori
di preti e di fedeli. In Vaticano, il Giovanni Vigesimo Terzo, che era stato eletto
come papa di transizione, stava per prendere iniziative piuttosto vivaci, rendendo
palese a tutti che non bisognava mai eleggere qualcuno contando sulla cattiva
salute o sull’età avanzata. Chi va al potere comanda, e il Contadino non si limitava
a fare quelle encicliche ispirate dai buoni sentimenti, secondo cui nei riguardi dei
comunisti bisognava distinguere “l’errante dall’errore”, giungendo cioè alla
conclusione che spesso i comunisti erano brava gente anche se il comunismo
rimaneva una bestialità. No, il “papa buono”, il papa che piaceva alle nonne,
riceveva il genero di Krusciov, lanciava il concilio ecumenico facendo tremare i
conservatori, diceva: fate una carezza ai vostri bambini; insomma, governava alla
grande e si era creato un’immagine popolarissima. Perciò molti si convinsero che
un altro mondo era possibile, come avrebbero detto diverse star del cinema e
della musica.”E. Berselli, Adulti con riserva, op. cit., p.44
Pagina 50
Senza la dimensione di sincronicità mondiale non è possibile risalire alle ragione di un
movimento che alla fine degli anni Sessanta avrebbe dato origine a moti di rivolta
giovanile a livello globale, né comprendere l’energia che avrebbe permesso a tali
movimenti di influire in modo così significativo sul tessuto della società civile e non solo
“Non è poi un caso se, mentre per altri grandi eventi, come la Rivoluzione francese o
quella russa, la denominazione localizza l’avvenimento, il ’68 – come già era accaduto
un secolo prima per le insurrezioni urbane del ’48 in Europa - non riusciamo a definirlo
meglio che con una data. La sua natura specifica ha a che fare con la dimensione
temporale: segna il crinale di rottura della temporalità moderna, di quella apprensione
del tempo che proprio il ’48 aveva grandemente contribuito a rendere senso comune”
F. Piperno, ’68. L’anno che ritorna, Rizzoli, Milano, 2008, p.12
Nasce un senso di “contemporaneità” dovuto a
trasformazioni planetarie
Pagina 52
La dittatura fascista aveva impedito al paese di evolvere civilmente e
politicamente in direzione democratica.
Nel dopoguerra le classi dirigenti avevano cercato di ricostruire il paese
e di modernizzarlo, ma avevano dovuto tener conto delle grandi
istituzioni tradizionali, la chiesa cattolica, le subculture dei partiti di
massa, la burocrazia pubblica.
Questi italiani del Sessantotto avvertiranno soprattutto le tensioni
distruttive sull’ordine sociale e sul sistema di potere. Su di loro il
Sessantotto sarebbe arrivato come un uragano nel mezzo dello sviluppo
economico degli anni del Boom, con le sue disuguaglianze e
contraddizioni.
In Italia…
Pagina 53
La ricomposizione delle famiglie, dopo la separazione sui fronti
di guerra, produce un’onda demografica di notevole portata:
baby boom
Il tasso di nascita si quintuplica e una generazione
straordinariamente numerosa e mediamente più istruita, entra
nel mercato del lavoro in contemporanea al boom economico
degli anni Sessanta
Baby Boom
Pagina 54
La lezione che i padri, quelli che avevano fatto la Resistenza, avevanotramandato ai figli era che la forza politica può cambiare la realtà,rendendola migliore.
Ma i giovani di questa società del benessere, usano questa forza per le loroistanze di soggetti singoli, per il loro concetto personale e individuale dilibertà da tutte le costrizioni del sistema, con la speranza utopica di renderela vita un’esperienza creativa, gioiosa e irripetibile, fondata sui valoridella sincerità, dell’autenticità, dell’uguaglianza e della giustizia sociale.
In concomitanza con lo sviluppo economico, era ancora facile trovarelavoro, non si lottava per la sopravvivenza minima, in parte si potevanoseguire le proprie vocazioni e non ricalcare necessariamente le orme deipadri, trovando nella professione la realizzazione delle proprieaspirazioni.
Per un mondo migliore… generazioni a confonto
Un’esperienza che riguarda direttamente rapporti e le relazioni interpersonali.
Nelle occupazioni universitarie, come nell’incontro tra studenti e operai, si sperimenta e si verifica un clima di grande entusiasmo e di potenzialità trasformatrici.
Si partecipa e si vive una dimensione di gruppo ricca di progettualità collettiva.
Il sessantotto
Pagina 58
La democrazia che si era venuta a creare
con la stagnazione della Guerra fredda non
piaceva né ai giovani di sinistra, né a
quelli neofascisti che ne rifiutavano
l’autorità, considerandola imperfetta e
inadempiente rispetto agli obblighi di
giustizia sociale, partecipazione popolare e
gestione del potere.
La rivoluzione veniva invocata come
strumento per raggiungere una
democrazia migliore, ma alla base della
dichiarazione d’intenti le idee stentavano a
precisare i contenuti di questa azione
politica, oltre che le modalità di attuazione.
Dentro la contestazione
Pagina 59
“Non è più il tempo della scoperta felice, dell’euforia leggermente irresponsabile e della creatività spregiudicata. No, qui ci si vuole incazzare. Alla grande.”
E. Berselli, Adulti con riserva, p.129
Pagina 60
Il movimento studentesco inizia in Italia nell’autunno del 1967, con occupazioni
nelle università di Torino e Trento e alla Cattolica di Milano.Il primo marzo del
1968 la lotta per le rivendicazioni giovanili diventa una vera e propria guerriglia
armata.
In tre ore di violenti scontri davanti alla Facoltà di Architettura di Roma, a Valle
Giulia, gli studenti reagiscono per la prima volta alle cariche della polizia e
costringono gli agenti a battere la ritirata.
L’evento si caricherà di un particolare valore simbolico, destinato a rimanere
nell’immaginario collettivo come data d’inizio del Movimento studentesco italiano.
Per la prima volta, nell’Italia del dopoguerra era cresciuto un movimento
d’opposizione al di fuori del controllo o dell’immediata sfera di influenza del PCI.
Segno di un’incapacità del partito di mediare tra i settori tradizionali della sua base
e lo sviluppo delle tendenza più conflittuali della società.
Gli scontri di Valle Giulia
Pagina 67
Gli idoli presi a guida per sognare la
rivoluzione contro il capitalismo venivano
dagli eventi di lotta del Terzo mondo: la
Cina, il Vietnam e la piccola esemplare
Cuba. Che Guevara, scomparso in una
imboscata boliviana nell’ottobre del 1967,
veniva rappresentato come un “Garibaldi
fuori tempo”:
“il vero uomo d’azione capace di
interpretare e mettere in pratica il pensiero
e l’anelito di libertà delle masse sfruttate di
tutto il mondo”.
Iconologie della Rivoluzione
Il Sessantotto
“Il personale è politico” recitava uno dei più diffusi slogan del femminismo. Non si avvertiva separazione tra dimensione pubblicae privata. Questa coerenza dell’esistenziale individuale con la pratica sociale si prendeva come condizione di ogni impegno politico rivoluzionario. Era quel che si considerava il distintivo del rivoluzionario rispetto al politicante,al burocrate di partito, al machista e all’imbroglione
G. C. Marino, Biografia del Sessantotto. Utopie, conquiste, sbandamenti, Milano, Bompiani, 2004
Il Sessantotto: la musica
Per sognare in grande, occorreva essere comunque dotati dicultura; non stupisce dunque che a guidare il movimentofossero soprattutto i giovani di buona famiglia e gli studentiuniversitari. Come pure risulta facile capire perché il lorofondamentale linguaggio fosse la musica pop, dalle canzoni diprotesta di Joan Baez e di Bob Dylan a quanto era seguitonell’universo del rock e in quello dei nuovi cantautori italiani:Lucio Battisti, i Camaleonti, Caterina Caselli, Adriano Celentano,Lucio Dalla, Fabrizio De André, Giorgio Gaber, I Giganti,Francesco Guccini, Gianni Morandi, I Nomadi, The Rokes, ShelShapiro, Luigi Tenco, Ornella Vanoni.
G. Borgna, Storia della canzone italiana, Milano, Mondadori, 1992
Pagina 79
La mancanza di progettualità porterà alla sconfitta del Sessantotto.
Ma se sul piano politico, paradossalmente, i sessantottini finiranno per rafforzare
l’assetto tradizionale che cercavano di distruggere, sul terreno simbolico, sul
versante della rivoluzione culturale il ’68 conseguirà non pochi successi.
1. La liberazione sessuale sull’Italia cattolica della famiglia monogama,
borghese, basata sul matrimonio.
2. Lo sviluppo del femminismo italiano. Le donne erano ormai massicciamente
presenti in tutte le occasioni di dibattito politico, dando vita a un’aggregazione
sostenuta da una nuova consapevolezza.
3. L’avvio di un processo di laicizzazione della società grazie allo scambio di
informazioni internazionali permesso dallo sviluppo dei media e al ruolo
centrale della televisione (malgrado la stretta vigilanza morale della gestione
Bernabei).
Alcuni effetti del ’68
Pagina 80
Il 12 dicembre 1969 scoppia una bomba a Milano, nella sede della Banca
Nazionale dell'Agricoltura, a piazza Fontana, provocando la morte di diciassette
persone ed il ferimento di altre ottantotto. Per l’Italia intera fu uno shock.
Si inaugurava così una nuova, drammatica pagina della storia d’Italia: gli Anni
di piombo.
“Da quel tragico momento in poi, e definitivamente, non sarebbe stato più tempo
di innocenza, così come non sarebbe più
stato tempo di sogni. Da ogni parte, cattiveria
e perversione avrebbero spento e liquidato
i sogni con le astuzie machiavelliche di
umbratili poteri.”
Ù
G. C. Marino, Biografia del Sessantotto.
Utopie, conquiste, sbandamenti, p. 413.
Piazza Fontana: la fine dell’illusione
Dopo il sessantottoDalle lotte studentesche e operaie prende avvio un radicale processo di
ripensamento dei rapporti sociali e di potere.
L’esperienza di quegli anni coinvolge, infatti, un’intera generazione che, per la
prima volta, sperimenta direttamente l’azione politica.
Nulla sarà più come prima: la politica diventa un elemento quotidiano, un
aspetto rilevante della vita.
Un interesse che caratterizzerà la società italiana per quasi tutti gli anni
Settanta, fino a una nuova fase di ripiegamento, di allontanamento dei
movimenti dalla politica.
Il riflusso, che aprirà la strada agli “infiniti” anni Ottanta.
Non soltanto l’assemblea, lo sciopero, la manifestazione di piazza, entrano a far parte della fenomenologia sociale e della vita collettiva.
L'esperienza sessantottina consente la sedimentazione di un bagaglio culturale fatto di pubblica discussione, di confronto, di ragionamento nei termini dell’ideologia e degli interessi politici, checontribuisce a cambiare il modo di percepire l’evoluzione dei rapporti sociali e di valutare il mondo esterno.
Dopo il sessantotto
Un processo ampio, che si accompagna a una radicalizzazione del conflitto politico segnato dalla reazione stragista e terroristica.
In questo contesto, la diaspora dell’esperienza sessantottina si orienta in diverse direzioni:
- l’abbandono della militanza e la contemporanea scelta per molti di confermare l’adesione ai partiti storici della sinistra;
- una scelta di più accentuata sindacalizzazione;
- la continuità dell’impegno militante con la partecipazione al femminismo o ai movimenti extraparlamentari costituitisi a sinistra del PCI.
Dopo il sessantotto
Cresce l’adesione a obiettivi che
investono direttamente la sfera delle
libertà individuali e dei diritti civili.
Dai movimenti per il miglioramento
delle condizioni di vita e il
riconoscimento dei diritti dei
detenuti, alla denuncia della violenza
negli ospedali psichiatrici e nelle
caserme, l’intera società viene
investita da un clima “rivendicativo”
volto a rimuovere situazioni di
illegittimità e di sopraffazione.
Dopo il sessantotto
Legge Basaglia
«Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o menomanicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamoprovato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c'è un altromodo di affrontare la questione; anche senza la costrizione.»
Franco Basaglia
La Legge 180 del 13 maggio 1978 è la legge quadro per laregolamentazione dei Accertamenti e trattamenti sanitari volontari eobbligatori. Con l’intento di modernizzare il trattamento delle malattiementali vennero chiusi i manicomi.
L’autunno caldo
Gli anni dal 1966 al 1968 segnano una blanda ripresa, con il riaprirsi di ondate migratorie e la conseguente congestione dei centri urbani, in cui poco si era fatto per la casa, i trasporti, i
servizi sociali.
Le dure condizioni di vita dei lavoratori, particolarmente di quelli immigrati dal sud, contribuiscono a far esplodere le lotte nell'autunno del 1969 e far emergere, accanto agli obiettivi sindacali, la richiesta di investimenti sociali.