Industria culturale e Media studies Laboratorio di Analisi ...
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A.A. 2008-2009
Prof.ssa Silvia Leonzi
Industria culturale e Media studies
Laboratorio di Analisi dei Prodotti culturali
Si ha un’industria culturale quando beni e
servizi culturali sono prodotti e riprodotti,
immagazzinati e distribuiti con criteri
industriali e commerciali, cioè su larga
scala e in conformità a strategie basate su
considerazioni economiche piuttosto che
strategie concernenti lo sviluppo culturale.
Unesco, 1982
Industria culturale: una definizione
È un apparato in grado di raggiungere una soglia
media di produzione e diffusione di beni e consumi
culturali, moderno e
concorrenziale nella
comparazione internazionale.
È un sistema che prevede
l’integrazione di diversi
linguaggi in ognuno dei suoi
settori.
Industria culturale: una definizione
Garnham, 1990: uso del termine plurale invece che del
singolare.
Le “industrie culturali” sono quelle istituzioni nella
nostra società che impiegano i modi di produzione e di
organizzazione caratteristici delle corporazioni
industriali per produrre e diffondere simboli nella
forma di beni e servizi culturali.
Industria culturale o industrie culturali?
Le industrie creative sono quelle che hanno origine dalla
creatività individuale, abilità e talento. Esse hanno un
potenziale di creazione di ricchezza e posti di lavoro
attraverso lo sviluppo della proprietà intellettuale. Le industrie
creative includono pubblicità, film e video, architettura,
musica, arte e mercati antiquari, spettacolo dal vivo, computer
e videogame, editoria, artigianato, software, design,
televisione e radio, moda
Industrie creative
Mibact, Libro bianco sulle imprese culturali e creative, 2007
Industria culturale
Sociologia della Comunicazione II
Le relazioni tra sfera
pubblica e sfera privata
sono per lo più generate dalla
percezione di desideri che l’individuo riconosce come
propri, ma, in effetti, le due sfere si definiscono
reciprocamente senza essere necessariamente
omologhi o riflessi speculari esatti.
Le dinamiche di consumo e produzione generano un campo di relazioni
Industria culturale
Sociologia della Comunicazione II
«Da un certo punto di vista, si può dunque dire che
l’industria culturale è sempre stata fortemente orientata
alla soddisfazione (in forme nuove di bisogni e desideri già
sedimentati nel sociale, piuttosto che (come avviene per
l’industria tout court), alla costruzione di nuovi bisogni e
desideri (o alla riformulazione di bisogni e desideri
preesistenti.»
F. Colombo La cultura sottile, 1998
Protoindustria culturale
Il passaggio da forme di industria artigianale aforme di industria moderna
Non si deve pensare ad un salto improvviso ma a una serie di fasi intermedie, una delle quali è stata chiamata
“protoindustrializzazione”
«queste forme di protoindustria trasformarono non solol’economia europea, gettando le basi dell’industrializzazionematura, ma anche il comportamento demografico, creandoquell’espansione della popolazione necessaria per la crescita urbana»
W. Griswold, Sociologia della cultura, Il Mulino, 2005
Protoindustria culturale
Cinque stadi dell’industrializzazione della società: società tradizionale,predizione del decollo, decollo, maturità, raggiungimento del consumo dimassa (Rostow, 1960).
Inghilterra decollo 1750, Italia latecomers (tardi arrivati) decollo tra il 1896-1906.
Caso di protoindustrializzazione culturale in Italia
▪ Contraddizione tra il modo di produzione industriale e il mercato non ancora di massa
▪ Disuguaglianze strutturale del paese (Nord e Sud, città e campagna)
▪ Industrializzazione a «singhiozzo» (Forgacs, 2000)
Protoindustria culturale: lirica tardo ‘700/’800
▪ Produzione costante da parte di artisti e divi
ingaggiati dagli impresari
▪ Rete distributiva nazionale e internazionale
▪ Assenza di centri fissi di produzione (ad
esempio gli studios)
▪ Mancanza di mezzi per la riproduzione
tecnica, quindi distribuzione per un pubblico
di massa
Protoindustria culturale: produzione libraria
▪ Meccanizzazione della produzione
▪ Integrazione verticale (produzione
carta, tipografia, rilegatura ed
editoria)
▪ Distribuzione europea
▪ Produzione ancora per nicchie (reti di
clienti), mancanza di un vero
mercato di massa.
Pagina 19
La modernizzazione
Processo che conduce al conseguimento dei tratti fondamentali della società
moderna. Sebbene la m. comprenda necessariamente fattori esterni di sviluppo
(come, per es., l’industrializzazione, l’urbanizzazione, l’alfabetizzazione, le
infrastrutture di comunicazione e trasporto), essa implica soprattutto
trasformazioni corrispondenti nella sfera culturale, sociale e politica.
Nella sfera culturale indica solitamente il passaggio da società di tipo primitivo,
nel senso della tradizionalità, a società di tipo moderno nel senso della
razionalità.
Nella sfera sociale, prevede in particolare il passaggio da un modello di
stratificazione sociale basato su legami rigidi (castali o di classe) a un modello di
mobilità sociale basato sull’uguaglianza delle opportunità e sulla differenza dei
meriti individuali.
Nella sfera politica, si intende per m. il processo attraverso il quale si attua il
passaggio da una condizione generalizzata di ‘sudditi’ a una condizione
generalizzata di ‘cittadini’, accompagnato dall’espansione del diritto di voto e
della forma di partecipazione politica.
Pagina 20
Il caso italiano: la modernizzazione
Un tratto fondamentale «sembra essere l’insufficiente sviluppo nella
società italiana di un ingrediente fondamentale della modernità, ossia
la capacità, la disposizione affettiva e valutativa, l’interesse
dell’individuo per l’azione pubblica»
L.Gallino, La modernizzazione mancata, 1987
«per poter affrontare consapevolmente dei cambiamenti bisogna trovare in sé la
possibilità di compiere un’azione collettiva decisa. E noi italiani che, come è stato
detto, non sappiamo cantare in coro, non facciamo che dubitare di essere una
collettività unita. Non sappiamo, non abbiamo forse mai veramente saputo che
cosa ci tiene insieme: e ci sembra meglio evitare di saperlo sottoponendoci a
sforzi e impegni collettivi costosi e rischiosi (…) L’imperativo della
modernizzazione incombe sulla nostra società da decenni»
A. Berardinelli, Autoritratto italiano, 1998
UN’IPOTESI DI PERIODIZZAZIONE
1945–1953
Il cammino della speranza
1954 – 1963
Il Boom
1963 – 1969
La grande illusione
1970 – 1979
Dagli anni di piombo al Mediaevo
1980 – 1990 L’obbligo del nuovo
Dagli anni ‘90 -…L’era Berlusconi
IL CASO ITALIANO: IL DOPOGUERRA
“Il secondo dopoguerra s’inscrive nella storia d’Italia
come un periodo contraddistinto da uno scarto relativo
fra la perdita di beni materiali, che è nel complesso
contenuta, e la perdita di beni immateriali o comunque
di ricchezze simboliche, affettive, spirituali, che è invece
assai elevata.”
(S. Lanaro, Storia dell’Italia repubblicana. Dalla fine della guerra agli anni 90,
Marsilio, Venezia 1992, p. 5.)
Un’assimilazione troppo veloce del modo di consumare tipico
delle classi borghesi, da parte di una società ancora
provinciale e contadina, crea uno scenario pieno di contraddizioni:
IL CASO ITALIANO: IL BOOM
Le fratture intergenerazionali create
dall’esperienza traumatica della guerra si
radicalizzano:
frattura incolmabile tra giovani ed adulti
le due nuove e distinte classi sociali
diversificano l’approccio al consumo e
condividono diversi modelli di
modernizzazione
Stato vs società civile
il Sessantotto non confluisce nella
politica, ma prende una deriva drammatica
IL CASO ITALIANO: GLI ANNI SETTANTA
IL CASO ITALIANO: GLI ANNI
OTTANTA
8 luglio 1978
Sandro Pertini diventa Presidente Della Repubblica“Presidente di tutti”
Desiderio di voltare pagina dopo il sequestro di Aldo Moro
Segno di apertura nei confronti del PSI
Inizio di un processo di
trasformazione a livello
internazionale
“
Dopo gli anni Cinquanta (la
Ricostruzione),Sessanta (l’uscita dalla
povertà e il primo accenno di benessere),
Settanta (i problemi e le paure), negli
anni Ottanta esplode la corsa al
benessere”.
M. Livolsi, L’Italia che cambia,
La nuova Italia editrice, Firenze, 19931993,
p.58
IL CASO ITALIANO: GLI ANNI OTTANTA
Anni Ottanta
“Questo, in estrema sintesi, sono stati gli anni Ottanta:
il decennio di una mutazione radicale, il cui ritmo vorticoso e disorientante ha
contrassegnato, nel bene o nel male, la storia recente del nostro paese, culminata nella sua metamorfosi in una società del
consumo e della comunicazione”.
M. Morcellini
IL CASO ITALIANO: GLI ANNI OTTANTA
Pagina 37
IL CASO ITALIANO: DAGLI ANNI NOVANTA
Un’ulteriore crescita dei processi di integrazione e differenziazione si
riflette in una maggiore complessità del sistema
Aumento progressivo della consapevolezza e della capacità di scelta
dei consumatori:
Tv da pedagogica a multiofferta
Crescente autoreferenzialità del sistema dei media
Exploit delle dimensioni comunicative
Individuo sociale
Il caso italiano
Se si considera l’industria culturale come un sistema ben
sviluppato e articolato di mezzi di comunicazione
tecnologicamente avanzati e operanti in un mercato di massa, si
può dire che l’industria culturale in Italia nasca solo nella seconda
metà del XX secolo.
Se si estende il concetto di industria culturale anche a fasi
anteriori di produzione culturale, prima ancora dell’esistenza di un
mercato di massa, diventa legittimo parlare di industria culturale
anche in altre epoche.
Sistema caratterizzato da un andamento discontinuo e da una
maturazione disomogenea dei diversi apparati
È difficile formulare interpretazioni chiare ed univoche sulla
nascita di un’industria culturale nel nostro Paese
Il caso italiano
Il caso italiano
▪ Disuguaglianze strutturali del Paese: tra Centro-Nord e Sud;
grande città, cittadina di provincia e campagna;
grande industria, piccola industria o artigianato
▪ Una industrializzazione a singhiozzo fatta di anticipi e di
ritardi,che va scomposta e analizzata nelle sue varie fasi e
studiata caso per caso
Tratti caratteristici
▪ percorso atipico;
▪ scolarizzazione ritardata;
▪ diffusione di massa di radio, cinema e televisione;
▪ disomogeneità dei differenti settori
A partire dal dopoguerra:
▪ nuova offerta culturale fondata sui media di massa;
▪ debolezza del processo di consolidamento degli apparati;
▪ scarsa confidenza con le tecnologie;
▪ centralità del sistema politico;
▪ gestione elitistica e pedagogica
Il caso italiano
Cultura di massa e modernizzazione
“Laddove i tempi e le sequenze della modernizzazione non
procedono gradualmente pregiudicano il successo del
processo”.
Alberto Martinelli, La modernizzazione, Laterza, Roma-Bari 1998, p. 58
“Il percorso classico è: aumento della scolarizzazione,
diffusione di massa della stampa periodica e quotidiana,
diffusione della radio, poi del cinema, poi della televisione…
Da noi invece la diffusione di massa della radio, del cinema
e soprattutto della televisione precedono l’aumento della
scolarizzazione.”
G. Bechelloni, F. Rositi, «Il sistema delle comunicazioni
di massa in Italia», Problemi dell’informazione, I, 1977, p. 35.
Due fasi dell’industria
culturale
Strategia pedagogica:
▪ Asimmetria dei
media
▪ Sudditanza della cultura popolare
dei media a un modello alto e ideologico
Il grillo
Il corvo
Strategia
dell’intrattenimentoI media come autentica continuazione
dell’intrattenimento popolare
Il topo
Strategia dell’intrattenimento
Serializzazione fondata sul marketing,
modelli stranieri come punto di arrivo e non di
partenza
Il gatto
IL CASO ITALIANO: 3 SCENARI
1. Dalla Ricostruzione alla fine degli anni ‘70
Un Mega-scenario di protoindustria culturale
2. Gli anni ’80: il punto di svolta
Uno scenario più circoscritto, caratterizzato dell’exploit dell’industria culturale diffusa (ancora con distorsioni politico, economiche-industriali, tecnologiche etc.)
3. Dagli anni ’90 ad oggi: il Mediaevo
Industria culturale diffusa, avvento delle nuove tecnologie, contraddizione politica-comunicazione, exploit dell’informazione, tendenziale superamento del generalismo e diversificazione culturale accentuata, exploit dei nuovi media
È possibile, quindi, far riferimento alla situazione italiana
prima e dopo gli anni Ottanta
Prima degli anni ’80 Dopo gli anni ’80
Sacche di arretratezza e di povertà
compresenti con quote di benessere
Diffusione del benessere
Scarsa alfabetizzazione di base
Sacche di analfabetismo
Massificazione dell’istruzione
Differenziazione verticale della
fruizione culturale
Tendenza a una diffusione
orizzontale della fruizione culturale
Peso vincolante della stratificazione
sociale
Prevalenza delle aspettative di
consumo e degli stili di vita
Centralità dell’etica del lavoro e del
risparmio
Centralità del consumo e narcisismo
di massa
LA CENTRALITÀ DEGLI ANNI OTTANTA: LA SOCIETÀ
Prima degli anni ’80 Dopo gli anni ’80
Autorevolezza delle fonti
comunicative
Sdrammatizzazione e
quotidianizzazione delle fonti
comunicative
Corrispondenza tra biunivoca media
e linguaggi
Diffusione della multimedialità
Separatezza e competizione tra i
diversi settori dell’industria culturale
Interdipendenza e Integrazione
dei settori
dell’industria culturale
Dieta mediale prescrittiva Dieta comunicativa “alla carta”
Pubblico di massa Pubblici e target
LA CENTRALITÀ DEGLI ANNI OTTANTA: LA COMUNICAZIONE
Prima di volare
Cultura di massa e modernizzazione
«Il secondo dopoguerra s’inscrive nella storiad’Italia come un periodo contraddistinto dauno scarto relativo fra la perdita di benimateriali, che è nel complesso contenuta, e laperdita di beni immateriali o comunque diricchezze simboliche, affettive, spirituali, che èinvece assai elevata.»
Silvio Lanaro, Storia dell’Italia repubblicana. Dalla fine della guerra agli anni 90, Marsilio, Venezia 1992, p. 5.
Finita la guerra, ci fu una sostanziale continuità negli apparati produttivi:
i professionisti che avevano occupato i postichiave durante il fascismo restarono al loroposto nell’editoria, nella radio, nella stampa
Prima di volare:il quadro storico
Continuità:
• Opacità della società
italiana rurale
• Valori concreti
• Etica del lavoro
• Monogamia
• Moralità
• Famiglia tradizionale
Prima di volare: il quadro storico
2 GIUGNO 1946 - L'ITALIA E' REPUBBLICANA
A favore della REPUBBLICA
12.717.923 di voti
A favore della MONARCHIA
10.719.284 di voti
Voti nulli
1.498.136 di schede
Un sogno lungo un giorno
Prima di volare: il quadro storico
Produzione 1945-1953
L'Italia riesce ad
esportare il 35%
della sua
produzione,
il 40% riguarda il
mercato delle
auto, moto,
scooter, mobili,
tessuti di pregio
L’occupazione 1945-1953
E’ negli anni ‘50 che il settore agricolo
perde per la prima volta più del 10%
della popolazione
attiva e che l’industria
detiene la
maggioranza relativa
del numero degli
occupati.
DALLE STALLE ALLE STELLE
Le condizioni per dare impulso a questo fenomeno di
ripresa, sono molteplici:
▪ gli aiuti economici americani,
▪ la riconversione degli apparati industriali
▪ un’austerità che paradossalmente colpisce le piccole
strutture e il mondo agrario lasciato ai margini dello
sviluppo, ma non colpisce quel settore uscito
organizzato e potenzialmente forte proprio dalla
produzione bellica (motorizzazione di massa e
produzione di beni di consumo primari)
L’occupazione 1945-1953
Equilibri di potere:
condominio costituzionale, ferite guerra
civile: clima di scontro sociale e politico
Crisi dell’identità nazionale e
morte della patria
Prima di volare: nodi problematici
▪ Piano Marshall e adesione
all’economia capitalista;
▪ stabilizzazione della moneta;
▪ modernizzazione
dell’industria con tecnologie e
capitali Usa;
▪ lotta alla povertà e alla
disoccupazione;
▪ sollecitazione dell’iniziativa
privata e delle esportazioni;
▪ Patto atlantico (1949).
Prima di volare: il quadro storico
Identità nazionale
Il caso italiano
Habitus nazionale:
✓scarsa affezione alla
cosa pubblica
✓individualismo (amorale?)
✓diffidenza e disincanto
Non esiste una definizione esaustiva e
assolutamente adeguata.
È più semplice definirla nella sua
Assenza.
Strettissimo legame fra la costruzione
dell’identità locale (senso di
appartenenza) e il passato, referente
imprescindibile nel rapporto tra luogo
e identità.
Identità nazionale
"La nazione è una comunità storica, non etnica e neppure
linguistica o culturale; nel caso italiano, i suoi ritmi principali
sono costituiti dal Risorgimento e dalla Resistenza,
rispettivamente "mito di fondazione" e "mito di
rifondazione" della nazione stessa. Ma — né la fondazione
né la rifondazione sono riuscite in modo soddisfacente
infatti, la nazione — nel caso, evidentemente, quanti
abitavano nel paese al momento degli avvenimenti evocati
— ha risposto alla ragione dell’arte politica in modo
parziale, e i miti di fondazione e di rifondazione non sono
entrati a far parte del patrimonio storico, della memoria
collettiva della nazione stessa."
Intervento dell’on. Luciano Violante, eletto presidente della Camera dei Deputati Il 9 maggio 1996
Identità nazionale
L’arresto di sviluppo dell’identità individuale e nazionale
degli italiani (inesistenza o debolezza di un complesso di
valori tendenzialmente universali e fedeltà al localismo)
si riflette nella letteratura e in generale nell’attività
artistica e viceversa…
Identità nazionale
Prima di volareIl quadro culturale
Produzione culturale di massa:
▪ l’immaginario si costruisce su una crescita
caotica della civiltà industriale
▪ l’esterofilia come rifiuto del patriottismo e di
atteggiamenti provincialisti
Cinema neorealista:
stagione breve ed elitaria
Prima di volare: il quadro culturale
Peppone e Don Camillo
Giovannino Guareschi inizia la pubblicazione del suo romanzo il cui protagonista è il famoso personaggio Don Camillo.
Divisi dalla fede e dalla politica un parroco di un paese e il sindaco comunista si affrontano e si accordano su piccoli e grandi problemi della vita quotidiana.
Tanto qualunquismo a piene mani, ma ne vengono tuttavia fuori due personaggi simpatici, interpretati dagli attori FERNANDEL e GINO CERVI.
Peppone e Don Camillo
Dopo il ’48 i catto-democristiani occupano i luoghi della cosa pubblica: scuola, università, radiotelevisione, istituzioni culturali.
Le professioni degli intellettuali di sinistra trovano spazio nella stampa, nel cinema, nell’editoria, paradossalmente nel “mercato”.
Peppone e Don Camillo
Pci e Chiesa si alleano in funzione anticapitalista e anticonsumistica.
L’eccesso dei consumi da un lato è dannoso per lo spirito religioso, dall’altro perché rappresenta un’evasione.
Peppone…
Dopo la guerra, il gruppo dirigente del Pci persegue tre obiettivi programmatici:
1. Penetrare nella società civile attraverso una rete capillare di apparati culturali (biblioteche, case del popolo, parchi di divertimento, etc)
2. Mobilitare gli intellettuali, creando sinergie tra partito e organizzazioni culturali e apparati della nascente industria culturale (scuola, giornali, teatro, cinema, editoria, etc.)
Nel Dopoguerra si creò un legame molto forte tra il PCI e gli intellettuali, attraverso i giornali, le riviste, i centri studi e le case editrici. Un luogo importante di questo legame politico e culturale fu per anni la casa editrice torinese Einaudi.
Appena finita la guerra, Giulio Einaudi realizzò con Vittorini la straordinaria rivista Politecnico. Nel primo numero un'inchiesta sul lavoro alla Fiat e la traduzione di Per chi suona la campana. Il progressismo del giornale si scontrò con lo zhdanovismo che ispirava il Pci: Togliatti attaccò la linea di Vittorini.
Peppone…
…e Don Camillo
ì
Dopo la guerra la Dc si trova ad occupare i più importanti apparati culturali statali.
Caduto il regime, sono subentrate nuovamente le associazioni cattoliche che hanno ricostituito subito quelle soppresse dal fascismo e si sono sostituite a quelle che il fascismo stesso aveva create.
Da un lato: modernizzazione, capitalismo, lasseiz faire;dall’altro: tradizionalismo, difesa dell’Italia contadina.
In entrambi i casi: anticomunismo.
La cultura popolare:
Il Pci riprese possesso di attività che erano state in mano ai
fascisti.
A Roma venne istituito un Centro del Libro Popolare.
L’Unità reintrodusse forme culturali popolari tipiche dell’800,
come il romanzo d’appendice, invitando i lettori a spedire un
tagliando con il nome del romanzo che avrebbero preferito
Vederpubblicato.
Il risultato fu una mescolanza di classici russi e sovietici, di
autori socialisti americani e di verismo italiano.
Prima di volare: il quadro culturale
Antonio Gramsci nei suoi
Quaderni del carcere parla del
"romanzo popolare” e, in
particolare, del
"romanzo d'appendice”,
che si pubblicava a dispense
in fondo ai giornali - fino ad
identificarlo con
una sorta di "moderno
Umanesimo”.
Prima di volare: il quadro culturale
Per Gramsci, lo spirito"nazional-popolare" costituiva la premessa etica perché l'Italia potesse diventare una nazione unitaria, superando la secolare separazione tra cultura e lingua, da una parte, e popolo-nazione dall'altra, cioè la cosiddetta "mancata Riforma intellettuale e morale", che aveva così tragicamente svantaggiato l'Italia, rispetto ad altre nazioni come la Francia, l'Inghilterra, la Spagna e anche la Germania.
Prima di volare: il quadro culturale
30/04/2019Pagina 123
➢ 1924: Istituto Luce
Importazione di film USA
➢ 1937: Cinecittà
➢ 1938: embargo, tasse nei confronti degli USA
➢ Lo Stato interviene con contributi dal 1935 al 1944
➢ G. Andreotti, sottosegretario
allo spettacolo (chiede contributi
sulla base dei biglietti venduti)
Prima del Neorealismo
Prima di volare
30/04/2019Pagina 124
Fu creato un Ufficio Centrale
per la Cinematografia.
La Censura veniva:
- Attuata preventivamente su
trattamenti e sceneggiature
- Integrata dalle attività del
Centro Cattolico Cinematografico
Dal maggio 1947 all’agosto 1953,
Andreotti fu Sottosegretario per lo
Spettacolo
Prima di volare Il cinema del dopoguerra
30/04/2019Pagina 125
Nel 1949, una legge sul cinema, concedeva sussidi all’industria nazionale e premi ai “film di qualità”.
Aumentò il controllo
del governo sull’esame
dei progetti e sul
finanziamento della
produzione tramite
la BNL.
Prima di volareIl cinema del dopoguerra
30/04/2019Pagina 127
Prima di volareIl cinema del dopoguerra
Alla fine della guerra ci fu un forte afflusso di film Usa - ma anche inglesi e francesi - bloccati dalla autarchia fascista iniziata nel ’38.
Fu messo in atto un aggressivo dumping di film, trattenuti durante il boicottaggio italiano.
I distributori erano obbligati a prendere due film non scelti da loro, per ogni film scelto.
Tra i 100 film di maggior successo 79 erano americani.
Nelle sale di periferia i ceti popolari divennero un pubblico omogeneo.
A riscuotere il maggior successo sono:
Il melodramma popolare
Il film comico
Il film rivista
La commedia popolare
Il filone storico-mitologico
Il film di cappa e spada
Il cinema italiano negli anni ‘50
30/04/2019 Pagina 131
La liberalizzazione del mercato cinematografico apre le porte ai film di Hollywood.
Nascono i periodici: “L’Europeo”, “Confidenze”, “Grand Hotel”.
Straordinaria crescita dei consumi culturali:balli, mostre, fiere, ecc. Il cinema domina ilmercato dei consumi con una media annuadi 560 milioni di biglietti venduti.
1946Prima di volare
30/04/2019 Pagina 135
Prima di volareIl quadro culturale
modernizzazione (esterofilia)
tradizione (provincialismo)
Politiche strategiche
1. Oscillazione tra
2. Non si crea interscambio tra:
cinema popolare o di massa, fortemente di genere e cinema d’autore, innovativo
I film del Neorealismo ebbero un grande successo di critica e di pubblico, ma furono
solo una piccola parte della produzione italiana e una ancora più piccola dei film visti nel dopoguerra.
Prima di volare Il cinema del dopoguerra
*** Roma città aperta di ROBERTO ROSSELLINI
Fu un caso eccezionale, poiché suscitò il plauso della critica e del pubblico,riscuotendo un immediato successo di cassa, registrando gli incassi più altidella stagione 1945/46, con 162 milioni.
*** Ladri di biciclette di VITTORIO DE SICA
Una delle opere migliori del neorealismo che fece guadagnare a De Sica ilsuo secondo Oscar dopo Sciuscià.
*** La terra trema di LUCHINO VISCONTI ispirato ai "Malavoglia" diVerga.
Un grande affresco poetico-politico di eccezionale interesse. Lo strettodialetto siciliano e l'impostazione spiccatamente comunista impedì al film, inquesto particolare periodo di Crociate Cattoliche, di avere un grandesuccesso nelle sale.
30/04/2019 Pagina 138
Il NeorealismoQuadro generale
30/04/2019 Pagina 139
Il Neorealismo e Lizzani
“Il neorealismo aveva dietro una grande cultura: il ‘900.”Si cercava di recuperare un passato molto dinamico, nel senso di un lavoro In profondità per verificare e raccontare storie e personaggi d’un paese che cercava se stesso, che cercava una sua identità.Sarebbero entrati in questa prospettiva anche i film storici di Visconti, come Senso o Il Gattopardo, e naturalmente tutto quello che raccontava l’Italia contemporanea.
30/04/2019 Pagina 141
I. Mette in scena, per un breve periodo, un ‘umanità dolente extranazionale.
Il Neorealismo
Nodi cruciali
II. Non è una scuola ma un orientamento - non tanto estetico, quanto etico/ politico - di autori diversi con stili diversi.
30/04/2019 Pagina 142
III. Riflette la rivoluzione antropologica
in atto.
Il Neorealismo
La guerra ha sconvolto modi di parlare e gerarchie, creando nuove figure sociali:
Nodi cruciali
bambini adultidonne soldato preti partigiani
30/04/2019 Pagina 143
Il Neorealismo
Nodi cruciali
IV. Opera una ibridazione tra generi.
V. Alla monumentalità del cinema precedente si sostituisce un paesaggio lineare e orizzontale.
VI. Nell’umanesimo del neorealismo è contenuto lo spirito della Ri-costruzione.
30/04/2019 Pagina 144
Caracciolo lamenta che i collaboratori
hanno avuto difficoltà a documentare la
miseria, regolarmente censurata dai
cinegiornali.
Andreotti, al tempo sottosegretario allo
spettacolo, definisce Umberto D come
un "film totalmente privo di speranza”.
Reazione di una società ipocrita e
perbenista che pensava fosse
meglio lavare i panni sporchi in
casa.
Prima di volareIl quadro culturale
30/04/2019 Pagina 145
“Ritengo che la stagione migliore delcinema italiano sia stata quella delneorealismo. Io mi attirai fulmini a farnotare che oltre ai ladri di biciclette e aibarboni vi erano “anche” altre realtàitaliane validamente considerabili. Tuttaviami accredito il merito di aver promossoleggi di sostegno del cinema italiano, in unclima che non era molto favorevole. Eppurein tutto il mondo nostri film raccolserosuccessi straordinari. Ci fu una vera svoltarispetto agli anni del fascismo”.
(Giulio Andreotti)
Il Neorealismo e Andreotti
I SETTORI DELL’INDUSTRIA CULTURALE
Con il termine letteratura rosa generalmente si fa riferimento ad un preciso genere che si
caratterizza principalmente per il maggiore spazio dedicato alle
storie d’amore.
Il rosa è effettivamente un metagenere.
La paraletteraturaIl
romanzo
rosa
30/04/2019Pagina 147
1946“Grand Hotel”
✓ E’ il primo settimanale con storie a fumetti
per adulti (è un ibrido tra i cartoons degliadolescenti e il romanzo popolare);
✓ Contiene storie favolistiche e sentimentali;
✓ Presenta un modo patinato, che richiama ilmondo americano, ma con dive ed eroi piùpopolari.
Nasce nel giugno del 1946, da un’idea diDomenico del Duca, proprietario della casaeditrice “Universo”.
Nasce il fotoromanzo: un incrociotra film narrativo romantico e il
fumetto.
Fotoromanzo
“Il fotoromanzo permise ciò che né la stampa né la radio erano riuscite a fare in Italia : penetrò negli strati di popolazione
che non erano mai stati toccati da un mass medium: i contadini del sud, e in
particolare le donne. Migliaia di donne che non avevano mai letto cominciarono a leggere con passione, con frenesia (le testimonianze in questo periodo sono
abbondanti) le improbabili foto-storie di Grand Hotel, Bolero, Sogno, Tipo”.
I SETTORI DELL’INDUSTRIA CULTURALE
La paraletteratura