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Il Sole 24 Ore 5Venerdì 18 Settembre 2015 N. 257
Mercati globaliLA BUSSOLA DEL RISPARMIATORE
Le “minute”I gestori consigliano di leggere i verbali Fedper capire quando arriverà il rialzo dei tassi
Il nodo CinaIl rallentamento della Repubblica Popolareè una variabile cruciale da monitorare
Andrea Franceschi
L a Federal Reserve stapreparando da tempo imercati alla
normalizzazione della sua politica monetaria ma il tanto atteso rialzo del costo del denaro non è arrivato. Da qualche tempo per la verità gli investitori stavano scontando l’eventualità di un rinvio. La frenata cinese, il crollo dei prezzi delle materie prime, gli scossoni sui mercati emergenti e l’ondata di volatilità che ha colpito i listini globali nel corso dell’estate hanno evidentemente turbato il clima di fiducia sulla ripresa negli Stati Uniti che era alla base del processo di normalizzazione della politica monetaria ultraespansiva mantenuta dalla banca centrale Usa.
La Federal Reserve ha pensato di prendersi ancora del tempo per ponderare una scelta tanto delicata come l’avvio del primo ciclo rialzista sui tassi da oltre dieci anni a questa parte. Come si sono mossi i mercati a seguito di questa decisione? Nell’immediato si è visto un prevedibile deprezzamento del dollaro e un netto calo dei
rendimenti dei titoli di Stato Usa mentre meno chiaro è stato l’orientamento di Wall Street dove la prospettiva del mantenimento dei tassi zero (tendenzialmente positivo perla Borsa) è stato controbilanciato dai timori espressi nel comunicatofinale dei banchieri centrali sui possibili effetti negativi derivanti dal difficile contesto globale (si pensi alla frenata cinese).
Una certezza resta: la volatilità dei mercati che resta superiore alla media. Sebbene nell’immediato si possano presentare delle opportunità a seguito della decisione della Fed il consiglio degli addetti ai lavori per gli investitori dal profilo di rischio medio basso è quello di non muoversi in attesa di una stabilizzazione del quadro di riferimento.
In questi giorni alcuni commentatori invocavano un intervento dei tassi da parte della Fed che in qualche modo potesse mettere fine all’incertezza sui tempi della stretta che si protrae da molto tempo. La banca centrale ha deciso di mantenere in vigore le misure ultraaccomodanti di politica monetaria. Ma allo stesso tempo ha lasciato gli investitori «appesi» all’eventualità di un rialzo dei tassi visto dai più come inevitabile. Per pianificare il proprio investimento è quindi cruciale cercare di farsi un’idea di quando il fatidico rialzo del costo del denaro potrebbe arrivare. Il consiglio di Domenico Rizzuto di Dr Finance Consulting è quello di leggere con attenzione i verbali del direttivo Fed, da sempre molto indicativi
dell’orientamento dei banchieri centrali.
Nel frattempo gli investitoripiù abituati alle operazioni mordi e fuggi (e quindi dal profilo di rischio più alto) potrebbero beneficiare del prevedibile “rimbalzo” che il rinvio della stretta sui tassi Usa potrebbe innescare su quelle classi di investimento che più di altre avevano sofferto la prospettiva di un rialzo dei tassi.
Resta il fatto che quella della Fed è una “non decisione” che certo non scioglie nodi importanti come quello del rallentamento dell'economia cinese o il problema della debolezza strutturale delle materie prime (di cui Paesi come il Brasile o la Russia sono importanti esportatori) che continua ad essere pesantemente viziato da un grave problema di sovracapacità produttiva.
Insomma avvertivano neigiorni scorsi gli analisti di Goldman Sachs se nell’immediato la mossa Fed potrebbe ridare ossigeno ad alcune asset class fortemente svalutate come valute e Borse dei mercati emergenti, occorre sempre ricordare che i fattori che ne hanno determinato la debolezza restano.
La mossa Fed in definitiva potrebbe provocare nel breve periodo un’inversione di tendenza rispetto a quanto visto nei mesi scorsi ma il quadro generale resta inalterato e a quello occorre fare riferimento quando si pianifica un investimento in un’ottica di medio periodo.
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Scelte di breve termineRestano le incognite crescita ed emergentiLa volatilità si conferma un rischio
Valute
Il dollarosi deprezza,ossigeno per i Brics
pLa prospettiva di un rialzo dei tassi di interesse negli Usaha fatto apprezzare molto il biglietto verde (il dollar index è risalito del 10% nell’ultimo anno). La mossa dei banchieri centrali Usa , sebbene scontata da una parte degli investitori alla luce degli scossoni che hanno colpito il mercato negliultimi mesi, dovrebbe prevedibilmente invertire questa tendenza. È probabile quindi che si possa assistere a un recupero delle valute emergentiche più erano state penalizzate dalla prospettiva di unastretta Fed. Resta il fatto che gli squilibri finanziari che hanno innescato il tonfo di questemonete restano problemi da risolvere e che, nel mediolungo periodo, dovrebbero mantenere sotto pressione i corsi di queste monete.
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Azioni
Il rinviosolleva dubbisulla ripresadell’economia
pLa banca centrale Usa ha preparato da tempo i mercati aun rialzo dei tassi di interesse motivandolo con l’andamentopositivo dell’economia. Tutti iprincipali indicatori macroeconomici sono in miglioramento e solo l’inflazione viaggia ancora lontano dall’obiettivo del 2% (principalmente a causa di fattori temporanei come il crollo del prezzo del petrolio). Rinviando la stretta la banca centrale ammette che lasolidità dell’economia americana potrebbe essere minacciata da fattori di debolezza esterni (come la frenata cinese). Un segnale che potrebbe spingere gli investitori chehanno puntato sull’azionario Usa sulla spinta della ripresa apreferire altre asset class meno legate alle fluttuazioni delciclo economico.
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Titoli di Stato
I Tbond Usatornanoad esseregettonati
pIl mantenimento dello status quo di politica monetaria è stato accompagnatoda una corsa all’acquisto dititoli di Stato Usa i cui rendimenti sono tornati a scendere. Al netto delle reazionidi giornata resta il fatto chela stretta, nell’opinione dibuona parte degli osservatori, viene semplicementerimandata. La Fed insommaha dato il proverbiale calcioalla lattina che non modifica la prospettiva generaleche resta restrittiva (e quindi negativa per l’obbligazionario). Insomma se nell’immediato i tassi deiTbond sono scesi l’orientamento nel medio lungo periodo è al rialzo. Tutto peròdipenderà dai tempi e daimodi in cui il rincaro del costo del denaro arriverà.
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Rendimenti 10 anni nel secondario
2,281
1,593
5,647
1,956
1,1590,777
1,9052,106
2,663
0,355
Brasile Portogallo SpagnaUsa ITALIAGb FranciaCanada Germania Giappone
I TITOLI DI STATO NEL MONDO
I tassi dei bond governativi
Base 31/12/14 = 100
160
150
140
130
120
110
100
90
17/09/201531/12/2014
S&P 500
-3,0%
ShanghaiComposite
-4,6%
Stoxx 600
+5,6%
100
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